RIVISTA MILITARE 1869 TOMO IV

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MILITARE ITALIANA RACCOLTA MENSILE DI SCIENZA , ARTE E

STORIA MJLITARI

DELL'ESERCITO ITALIANO

m. -

Serie

Anno XIV. Tomo IV. ,... ·

.

.

G~ CASSONE E C O:MP. . TIP OGR.\FI-llDITORl 'A'OBINO

FIREJ)IZE

Via S. Frane. da Paola,

Via Cavour, N° 8.

1869

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CONSIDERAZIONI SULLA

DIFESA GENERALE DELL' ITALIA

(CONTINUAZIO!U Il FINE, -

V. la dispensa di settembre)

HL Proprietà letterci1·ia

Un esercito austriaco può penetrare in Italia: Dal Friuli orientale; . Dal passo di C.aporetto ; Da quello della Ponte.oa; Per la valle della Piave discendendo da Pieve di ·Cadore su Belluno, e di là su Ceneda o su Bassano ;· Per la valle della Brenta discendendo su Bassano. e Cittadella ; Per quella clell' Adige sboccando fra Verona e Peschiera·; Finahnènte dalle gole di Caffaro, ~el Tonale e dello, Stelvio.

Firenze, 1869 - G. Cassone e Comp. Tip. di

s.

M.

La moltitudine di tali passi e lo sviluppo grandissimo della frontiera lungo la quale si trovano disseminati, rendono impossibile di difenderli tuLti con uni unico concentramento di forze.


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CONSID)"i;llAZIONI

A nostro av_viso, _la prima co~a da farsi si è cli divi-

rn varie se,,. dere ,,la frontiera . . ;,, 1·0 u 1· , poche d i' numero quanL e yoss1b1l_e, e provvedere alla clifes;i di riaschedun~' rn, mod? pe1: altro c:he si possa sempre concentrare I e~e rc1to . difensore sopra quel punto contro del quale il nermco fosse per di ri.o·e l'e il massimo 0 · sforzo.

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La miglior divisione, a nostro credere ' s;irebbe la seguente:

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'.I o • Sco.'mpa.rtimenìo : .Froo t.iera del Friuli illirico o Fr1uh orrnntale ; passi di Caporeuo e di Ponteba. 2" Valli della Piave e della Bl'enta· ' 3: Vall~ dell'Adige, passo di Caffa~o; 4 . Passi del Ton ale e dello Stelvio.

'\ . Per tal man~era un corpo accampato sulriudrio ed

-\ 1:? l?rno alla p1~zza di J>almunova , con la riserva ad f3\t-,\' U?r~e e_ du~. d1st~ccamenti a S. Pietro degli Schiavi \ _/ ec1_ J~ ,,nl di R~sia, basLerebbe alle prime difese del

;-)·-.1/ .! Frrn!J, qu?lora il colle di Caporétto ed il pa sso dell

Ponteha fossero r•ua l'dati cla. for ti· di n1 On •tagna e s1~ , , . , . , t> j or~arnzzass~1o . nelle_,vallate 1 carab inieri territoriali, 1 ae,_quaJi altra volta grn. focemmo parola. Un alt_f'O corpo gu ..:rderebhe i pussi di Caffaro e di v_al d':\dr?e, appoggi;rndosi a Rocca d'Anfo ed a fort1pcaz10~ 1 ~he sarebbe necessa rio cl i eri,-re re sull'altip~ano (:1_1 ~.1voli ed alla Corona; e final~iente l'esercito pri ncipal e, _scaglionato fra Vicenza e Conegliano, nel meMre c,he gu~rd erebbe con due posti avanzati, a Rellu no eo a C1smon' le valli della Piave e della B.re nta e snrnbbe pronto a respingere un attacco di fi on te, potrebbe con LutLa sollecitudine, apprnfittando· della strada ferra ta, porla;·si o nel Friuli o dietro l'Adi ·e secondoc11è la destra o la sinistra fossero minacciate~ '

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SULLA. DIFESA GENERALE DELI)ITA.C(\"

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Sarebbero a ciò necessarie : una strada ferrala da) Vicenza a Conegliano per Cittadella, ed un'altra da · Udine alla PonLeba. J passi del Tonale e dello Stelvio dovrebbero essere ) d.ifesi da un. corpo d'ese rcito affatto indipendente. ,....-/ Come si è de tto per la Pon teba e per il colle di Caporetto , anco gli altri passi accessibili alle artiglierie dovrebbero essere guardati da forti di sbarro, e non solo nel Friu li, ma in tuUo il Cadore e nelle 1 montagne del Vicentino e del Veronese , come pure J..}i nelle valli di Lombardia dovrebbero gli abitnnti es- t \., sere ordinati in con~pagnie cli carabini eri teni toriali. J Il nemico che :venisse dal Friuli troverebbe dinunzi a sè s~ccessi varn~n te le linee del 'tagliam ento, della Li venza , della Piave, della Bl'enta, del Bacchiglione e dell'Adige ; ma, ad eccezione di quest'u ltima, che si p uò dire vera linea difensiva , tutte le altre per la loro natura non sono tali da permettere a.cl un esercito battuto di pren dere posizione, e si possono con- ; siderare appena quali sostegni di una ritirata . \.,· Volendo fare dei corsi d'acqua sovraccennati del! ~ i'·:~ 1: linee -d~fe~s!v,e p1~opr-ia~1 en.te dette, _co n verr:b))e, 'vista! f '· '.::0·"' 1~ mo!t1pl1c1ta dc1 ~unti. d1 p_assaggt0, moltrphcarn ~l-.~ ,J,J ;. ~ mfirnto le opere di fort1~caz10ne: e pe~·tanto spendere }·, .:' ,{· immense somme , e frazionare 1·esercito contro tutte ,..,... le buone regole della gue1:ra, e ciò senza un utile reale. Supponi amo infatti di rendere per tal modo difensiva la Jin ea clel Tagliamento : che cosa si coprirebbe? Nulla; perchè quandanche si volesse an1mettere che il nemico non la potesse forzare (cosa del resto mo'lto dubbia, attesa l'estensione della linea stessa), esso la potrebbe girare discendendo dulla valle della Piave., come girerebbe la linea della Piave discendendo dalla valle della Brenta, e le girerebbe tutte discendendo pei· val d'Adige.

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CONSIDEfiAZION[

Quali che fossero pertanto l'estensione ~ l'impor-· tanza delle opere costruLte allo scopo di convertire j; corsi d'acqua del Veneto in lineè difensive, -eccezionefatta pe~ I' ~dige, la difesa ·non ne ritrarrebbe maggior: vantaggio d1 quello che possa avere dai forti di mon-! tagna da no.i proposti ai passi delle Alpi. · E noi crediamo che ad eccezione di tali forti non si debbano erigere altre opere di fortificazione nè· sul Tagliamento, nè sulla Piave, nè sulla Brenta, nè· sul .B~cchiglione, e crediarno che, perduta una battaghu e costretto a battere definitivurnente in ritirata, l'esercito difensore. si debba ruccogliere dietro ]'Adige. Qualora con forti opere a .Rivoli ed alla Corona, e con opportune disposizioni difensive si tolga al nemicola pos~ibilità di sboccare dalla val d'Adige, e gli si tolga pure 1} passo di Caffaro _migliorando e completando. le ope1:e di Rocca d'Anfo, l'esercito italiano, padrone· ?ell'Adige'. con le piazze di Verona e di Legnago, è m ca~o , d1. arr~stare completamente l'invasione, pe:rocche l A?1g~ e .un gran fiume, il passaggio del quale 1 sarebbe difficile m presenza deJI'eserdto difensore e la direzione del suo corso permette all'esercito c;ncentrato fra Verona e Legnago di opporsi di fr:onte ; al nemico che tentasse avanzarsi nella Lombardia ed i a Ltaccarlo di fianco ea alle spalle se si diricre;se·: contro l'Italia peninsulare. 1-, I tronchi inferiori dell'Ad·ige, dalle grandi valli ve-. ronesi insino al mare, dovrebbero essere guardati;· ma le truppe in caricate di tale missione converrebbe fossero limitate allo stretto indispensabile per una difesa passiva, onde non ismembrare di troppo le forze dell'esercì lo d'operazione. A" sostegno e ridotto · della difesa: del basso Adige sarebbe necessaria Hna testa di ponte a s.a J.Uaria~Iaddalena sul Po.

SULLA DH'ESA GENERA°r,E DELL'ITALIA

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Acciocchè per altro la difesa dell'Adigè si possa condurre energicamente, e l'esercito sia libero nelle mano,;1·e, è necessario che : ,1° Si possa formare con tuua sollecitudine un ,concentramento _di forze su qua.lunque punto del fiume; :2° Si possa passare il fiume stesso nelle vicinanze di Rovigo con l'istessa facili.Là che a Legnago ed a Verona . ~ Egli è pert~nto che noi crediamo si debbano co- \ J strnrre una strada ferrata da Verona a Cerea e Rovigo, posta in comunicazione con Mantova, ed una _/./ testa'di ponte alla Boara. . Sarebbe facilé per tal maniera arrestare 11 nemico alla linea dell'Adige per tutto il tempo che ci sarebbe necessario a pordI in grado di riprendere l'offensiva, tanto più che, ri_dotti nel!' impossibilitò. d~ ~ifend_erne tutto il corso ,dalle gole del Trentino all'Adnnt1co, s1 potrebbero abbandonare i tronchi inferiori alle valli_vero. nesi, senza.che perciò fosse dato all'invasore d'inol.tr~rs~ nell'Italia peninsulare, perocchè dalle nostre pos1_z10m fra Verona e Legnago rotrernmo piombare suJla sua linea di ritirata , e qualora s'avanzasse fra 11 Po e l'Adige pex isloggia rci, gli potremmo opporre l'~stacolo delle valli di Castagnaro, la difesa delle quah sarebbe facile di completare con opere di campagna. Supposto poi che foss imo costretti _ad ab?andonare del tu uo la linea dell'Adige, la nostra difesa s1 dovrebbe appoggiare alla piazza di ì\i~va, la quale, per na~ura\ fortissima e per posizione naturale sosteg_no dell~ hnea dell'Adige, deve esser la grande piazza d1 deposito per quanto è necessario a ben condurre la guerra contro l'Austria. Dicendo che l'esercito, perduta la linea dell'Adige, ~i dovrebbe ripiegare su Mantova, non intendinmo già


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CONSIDElUZIONI '

ch'esso ubbia a chiudersi irnlla piazza o . tr· t ; m un campo incera o, ma c1'le e1ebba occupare un ·1 po·s·1·z1·on . d ll cr_iI a Je la prnzza · d ·' ' ~ e. e a I ìVIantova sarebbe l'appo«o: ,· c1palc. 00 10 p1m. Tale pos!zion_e ~;rebbe determinata dai laghi di M'antovu, dagli ultum tronchi del Mincio da 1> · t I fi allo sb d ie o e rno ' . o?co, e a1 Po do. Governolo a Scorsarolo '>er aare poi Il · · ·e . . g- _a pos1ZJone quel carattere offensivo ch 'è ::~::pensabile ad ?na buona cli[es~, sarebbero necesdue teste d1 ponte s ul Mrnc10 a va lle d1· ·,1 tova una · l · ' 11 an. ' picco a piazza a llivalta, dove il fiume im mette le sue acque nei lnghi , e due solide Leste d ' pson tc a cayallo del Po, una a Borgoforte e l'ultra ~ ; . Benede tto . '1/ Trincerato in siffatta guisa, l'esercito difensore occupan~o una posizione centrale fra le due ]in ct· operazwne che . il nem ico pof1·ebl . .ee 1 d · , • >e seguire quella ~lla Lombardia e quella dell'Emili a, sarebbe in O'i·ado d J manovrare e sull'u 1· ll' 1 o e .• . • i a e su a tra, a no rma delle ~~1costa~ze, e contendere . fi.1_0 all'estremo il dominio el Po, al qoa!e è legato md1ssol ubi lmente il d : . de11' Alta Italia . · om1n10 . A c~mpletarc_ pe~· altro la . posizione sovr;accen nafa rn modo che il, difensore rjdott·o pe,1 . l d cun tempo nell'" ·b·i· , d' . ' . . 1mposs1 J Ila , riprendere l'off8 nsiva assolut· ·, ll1 D'l''lC[O d. • · · ( , ffi ·cl, ·Sla o e . I 1e~1se1e e 1cacemente , CODVel'rebbe COStr•Jrre alcr · e!° e , me opere dI· t0rt1fÌC'azion e a · ~fo rcaria sul~~~ ahre a_ Costellucèbio,_in posizione interine td ta Marcarrn e la piccola piazza di RivaJta. ~arebb~ro pur~ utili due teste cl i ponte sull'O -lio ~ valle d1 ~Jarcarw , ima a Gazzuolo e l'nltra lJ g . fl uenza dell'Oglio con ìI Po Per tal . . a ~ con. hl · · maniera s1 ver1 ~d ')oro a cornpl~t~re le fronti· SP.ttentrionaJe ed occ1 entaJe della posizione. Ad eccezione della testa di ponte di Borgoforte,

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SULLA DIFESA GENEl\ALE DELL'JTALIA

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tutte le altre opere testè accennate po trebbero essere di fortificazione passeggera ecl erette durante. la campagn a, pcrocchè non do vrebbero resistere ad un a.ssedio, ma soltanto nppogginre le manovre del difensore . È necessario per altro che Borgofor,te sia munito cli opere pern1an eot.i, giaccl1è importerebbe moltissimo cli con se rvare un passaggio assicura lo sul Po, quandanch e l'esercito dovesse sgombrare la posizione di Mnntova. Due strade ferrate, una per Borgoforte, Parmo, Sarzana -e Pisa, l'al tra per Crernonc;t e Piacenza, dovrebbero porre lìlantova in diretta. comunicazione coll'Emilia, la Toscana, la Lombardia ed il Piemonte . . Dn quanto nbb:iarno dello fi nora appare chiaramente qu ale carattere debb ano avere le piazze cli Verona, dì Legnago e cl i !Ua n lova. · . Oltre ad essere cli grande importanza per la difesa della linea dell 'Ad ige, Verona è tnl piazza che l'i nvasore nvrebbe il massimo interesse di possedere, pe-rocchè essa sì trova ùel punto di congiunzione delle due linee d'operazion i del Veneto e de l Tirolo, ed assicura il dominio' cle:i tronelii superiori -clell' Ad ige. Come Alessandria e come · Pi acenza, donebbe quindi la piuzza di Verona essere in grado di resistere ad un assedio regolare ; e l.o stesso dicasi di l\1antova, princip.ale baluardo delle nostre posizioni sul Po. Legn ago, com e cl 'i n1po :·tanza molto min ore a q uella di Verona, basterebbe avesse il caraLtere cli una solida testa di ponte. · Oltre alle piazze testè nomina te, è pure importante quella clj Peschieh.1. : in -primo lnogo perchè appoggia la difesa del Mincio cont1·0 il nemico che fosse riescito a sboccare dalla valle der Chiese e tentasse di girare la linea dell'Adige; secondat iam en te perchè domina il lago cli Garda.' Non pertanto sarebbe ncces-

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CONSIQERAZI0Nl

sario ch'essa fosse una piazza da guerra di primo ordine, giacchè, quandanche, abbandonata dall'esercito difensore la linea dell'Adige, il nemico se ne rendesse padrone, non ne ritrat-rebbe grande vantagcrio fino a tanto che non av~sse esp ugnata Verona ; e pr:sa quest~, ancorch é Peschiera fosse una grande piazza, non s1 curerebbe d'assediarla, ma assicuratosi 'il dominio dell'~dige con Verona, si dirigerebbe su Olantova, che importerebbe moltissimo di togliere al difensore . Ossen:iamo ~uttavia_ che Peschiera non giace sulla ~Ostra. Imea d operazione, per cui le fo rze impiegate a guai darla sono perdute per ]' esercii.o difensote. conviene quindi limitarl e allo . stretto necessario ; per dar~ a Peschiera quel grado di forza ch'è indispe~sab1Ie perch' ella risponda allo scopo cui deve servire, basta farne un posto fortificato al sicuro da un J)Jtacco di viva forza . .,.çi rim_an e a parlare di Venezia e di Palmanova. " _., Ve_nezra è un gran porto, l'unico gran porto che I Italia possegga nell'Adriatico, dal confine illirico fino ' ad ~ncona, e bastereb~e una tale qualità perché Venez~a. dovesse es_sere difesa, ma oltrechè porto com-! ~etciale, Venezia è ~~ P?rto militare di primo ordme, e per le cond1z1on1 naLurali dell'estua rio nel \ quale è collocata ' ~i. presta in modo affatto speciale I per un grande sta~il,mento marittimo, sicchè, Napoleone I ebbe _a ?ire che Ven ezia dev'essere la base / della potenza 1tal1ana nell'Adriatico. Conve1~rà dunque porre Ven ezia al sicuro d'ogni attacco: sia dal lat? del mare che da!Ja terraferma, locc~e è quanto d1~·e converrà farne una gran piazza. . Dt Palmano_va s1 può dire ciò che si disse delle hnee del Tagliamento deIJa Pia ve e delle alt . . ' ll' a· , re msmo a A ige: ella potrebb'essere girata, e ciò basterebbe

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SUL l,A DIFESA GENERALE DELL I'fALIA.

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perchè non fosse conveniente di convertirla in grande piazza da guerra; ma si dev e aggiungere che, trovandosi su di una frontiera aperta, Palmanova non arresterebbe l'in vasione se non in quanto.potesse servire d'appoggio ad un corpo d'operazione, e ~he per servire a tale scopo converrebbe non si trovasse sul confine, ma in posizione ritirata, accioccltè il tùatro d'operazioni del difensore avesse una certa profondità. La piazza di Palmanova potrebbe avere una qualche i mportanza se il nostro confine giungesse all'Isonzo, l'avrebbe maggiore se nostre fossero l'Istria e le provin cie illirich e, perocchè in allora potrebb'essere considerata come il ridotto di difesa di quelle regioni; ma nelle attuali condizioni delle nostre frontiere, Palma.nova dev'essere considerata come ·un posto d' osservazione e nulla più, e pertanto basta migliorarne le opere esistenLi. Non è a temersi invel'O che un esercito austriaco tenti d'invadere l'Italia dallo Stelvio e dal Tonale, peroc__çhè in primo luogo s'esporrebbe al pericolo di essere attaccato di fianco ed alle spalle dall'esel'cilo italiano cbe, pigliando l'offensiva, sboccasse a sua volta nel Puster - Thal o nel Trentino; seconch,riamente incontrerebbe nei forti disbarro, negli abitnnti delle va llnte, ordinati i n carabin ieri tenitoriali, nell'asprezza dei lu oghi e nel corpo d'osservazion e di cui crià pnrlammo, ostacoli forse insormontabili; terzo infin~, amm esso pure che ricscisse a forza re i passi delle Alpi, dovrebbe percorrere prima di sboccare nei piani della Lombardia un paese che molto si presterebbe per una difesa passo a passo, e in cui è difficile di manovrare con grandi masse . Ammesso del resto che il nemico contro ogni probabilità scegliesse un a tal linea d'opP.razione e superasse tulle le accenn ate difficoltà, approfittando della

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S U LLA D!FES.\ GENERA LE DELL' l'l'ALU CO;-<SIDEllAZIOi'l'.l

strada fe rrala, potremmo sempre concentrare l'ese rcito all o sbocco delle vall i p-er dare battaglia, e questa perduta, un a ritirala -dietro la li nea del Mincio arresterebbe l'invasore se nza alcu n dubb io, pcrocchè esso non potrebbe tentare il pnss:1ggio del Po senza aver prima assicurata la propria ritirata, nò ciò otterrebbe che dopo aver cacciato il -difensore dalla linea del l\'.Iincio ed espugnate le piazze cli )1antova e di Vero-na. È faci le vedere co me siffatte imp rese sieno tali da concedern agli It aliani tu LLo il tempo necessa rio arimettere le sorti della guerra,, qualora la difesa si a ben contlolln .

I V.

A compiere la prima parte del nostro assunto ci rimane a trattare della difesa nèl caso l'invas ione venisse dalla Svizzera. La costituzione politica e le istituzioni mili tari dire tte a semplice difesa , non lasciano temere invero che la Con federazione Elvclica possa pensare ad invadere l'Italia, ma po trebbe avvenire ch'essa, od interessa ta od incapace a .d ifendere la propria neutrali tà, concedesse il passaggio ai nostri nemici e forse anche si unisse ad essi. Un esercito può dalla Svizzera venire in Italia : 1° Dal Vallese, discendendo per il passo del Sempione; 2° Dal can ton Ticino, per le strade che da Lugano discendono su Varese e Como;

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30 Dai Grigioni, discend,mdo dal passo dello Spi uga, da val Bragaglia o dalla valle di Poschiavo in quella dell'Adda , e quindi su Lecco o su Bergam o.

- Alla difesa del passo del Sempione si provveder~bbe ) Jacilmente con opere _di montagna e coll'or?am_zza~ 1 1 l ', zione dei carabini eri territoriali; l_o stes~o d1cas~ de\ passi dell o Spi ug:i, di val Bragngli a o dt valle ?1Po~ schia vo , pe rocchè le strndc che discendono da_ tah_µ ass1 si rid neon o ad un a sola, e siccome da Colico mfì no · a Lecco siffatta strada corre incnssata fra le montagne ed il lago di Como , cosl baste1·ebbe ben poco a renderla impraticabile. . La fronti era invece che si estende dal Lago Maggiore a quello di Como , non può esse re ·difes a con opere dì sbarro, impcrocchò è solcala da molte strade, d~lle quali non sarebbe difficile girare le opere stesse . ~risto. per altro l'estensione assai limitata deJla. fron ~1era , vis to l'appago-io fortissimo dei due lagl11, 1 quali permettono so l; un attacco di fr onte, visto infine che tutte le strade le qunli attraversan o la detta frontiera si svi luppano in terreno accidentato molto oppor tuno per una. difesa passo a passo, e mettono capo a Varese si vede che da Vnrese si può accorrere a qualu nc{ue p unto della frontiera . Ond~ ~e l'e~erci.to invasore si concen trasse nel Can ton T1cmo, 11 difensore occupando in forza -Varese ~ Como, ed approfittan~o delle condizioni topografiche del paese , sarebbe m .grado di opporre la più valida. resi~tenza . Qualunque siasi la linea d'opera.z10ne che fosse per sceo-lierc ]'esercito invasore, il suo primo punto obbieftivo indubitatamente sarà Mil ano, e però l' esercito \ difen so re dovrà man ovrare in mod~ da cop rire lo. I detta. città finchè è possibile , senza pe1: altro _lasciarsi togliere la ritirata sopra Piacenza . Che poi la

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CONSIDERAZIO NI

( posizione di Piacenza sia ,,eramE:nte quella che do, ( vrebbe .occupare l'esercito italiano onde tentare di' rimettere le sorti della guerra' la è cosa già dimo--' strata da quanto si disse trattando di una guerrJ . contro la l?rancia, perocchè, una ,;oJta occupata Mi, ]ano, l'esercito il quale venisse dnlla Svizzera si troverebbe in condizioni se non identiche, certo analoghe di molto a qu elle di un esercito francese il quale, seguendo Ja sinistra de] Po, fosse giunto nella Lombardia e cercasse impadronirsi del corso del fiume, sia per assicurare le conquiste fatte, che per procaçciarsi una base di future operazioni. Abb iamo adunque dinnanzi alla posizione di Piacenza gli eserciti fran cesi e quelli che venissero dalla Svizzera, e gli eserciti austriaci dinanzi a Mantova. Potrebbero un esercito francese od uno proveniente dalla Svizzera, sloggiato una volta il difensore dalle ( posizioni di Piacenza e pL'esa od assediata la piazza \ dello stesso nome, procedere senz'altro alla conquista ' dell'Italia peninsulare trascurando Mantova e le piazze del Veneto .· Sarebbe questa gcandissima temerità, qualora gl'Italiani dominassero l'Adriatico con buone flotte, perocchè, nel mentre l'invasor~ s'internerebbe nella penisola, allo,ntanandosi dalla propria base d'operazione, essi potrebbero dai porti del mezzogiorno trasportare un esercito nell~__Y.~neiia ,. .e, padroni. del- \ l'Adige con la piazza di Verona, _stab~li_ti solidam~nte ) ·, a cavallo del J?o con Mantova e Borgoforte, togliere; • al nemico ogni via di ritirata. ~ ..J.. Egli è p erciò che prima di cimentarsi a passare de~ ( finitivamente l'Apennino, l'invasore dovrebbe ultimare ~ la conquista clell' alta Italia, a meno che non fosse abbastanza fo.cte per operare simJltanearnente con due eserciti, uno nella valle del Po, l'altro nell'Italia peninsulare, locchè è contro tutte le probabilità, es-

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S ULLA DI FESA GEi"i:ERALE DE LL'ITALIA

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sendo molto di fficile che dopò una guerra la quale avrebbe di . giù durato tempo- non breve, ~o·li rimanes. sero ancora tante risorse. <. · . , , .f er le stesse ragioni non sarebbe possibile ad un , esercito austriaco d'internars i nella penisola ; senza aver prima espugnate non solo Mantova, Verona e Ve- , 1 nezia, ma Piacenza ed Ale$sandria, e bloccate almenoJ le piazze cli Genova e della Spezia, giacchè gli Itali ani , i quali dominassero il Mediterraneo, potrebb ero · trasp.ortc1re un · esercito nella Liguria e piombare alle spalle del vincitore. Nel mentre c he il nemico sarì.t occupato in una impresa sì lunga e sì diflìcile com e la conquista della valle del Po , è sperabile che la fortuna crILalia si . I possa cnng1.are; ma a rendere al'duo veramente il còmpito del nemico converrebbe che l'esercito italiano s'ostinasse a rimanere nella vall e del Po fino allo estremo, appoggiando con le manovre la difesa delle piazze forti, lf~ quali non potrebbe ro ahrimenti durare a luDgo. ;\J() Qualora J'es1!rcito italiano s'affrettasse a rip~rare l ~r--" dietro l'App ennino facilitereboé-:-d i n1oho l'i~11pre~·a del · (\ Al" ,. nemico, perocchè qu.esti, lasciato un corpo ad assediare successivamente le varie piazze, quanclnnèhe non tentasse di valicare l'Appennino, potrebbe concentrare l'esercito nell'Emilia, la qual cosa r enderebbe difficile agli Italiani di riprendere l'offensiva, sia che volessero seguire la s.trada del litorale adriatico, sia che intend esse_ro sboccare dai passi della Toscana. Nè quando l'invasore si tenesse riunito nella val le del Po. senza aver di fronte chj lo potesse·arrestare, sarebbe il caso di tent.are uno sb.Jrco nella Venezia o sulla rivi~ra .della Ligu ria, perocch.è siffatte imprese per essere con.do tte a termine , richiederebbe ro dii il nernic.o non potesse giungere in tempo per contrariarle. ANNO XIV,

Vot. IV.


I.

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CONSIDERA ZIONI

SUJ.T./\ DIFESA GENERALE DELL' ITALIA

Che se, per esempio, l'esercito costretto ad abbandonare la_posizione di Piacenza , coprendosi del corsodel Po si portasse a Ma ntova, il nemico sarebbe cost retto di procedere compatto contro tal piazza, e siccome avrebbe già dovut.o distaccare un corpo per assediare Piacenza e le piazze di Lombardia, così non po. 1.rebbe. guardare che debolmente la str()da delle ì\'Iarche ,-:d i passi della Toscana, ed il nuovo esercito che si fosse rnccolto nell'Italia peninsulare potrebbe sboccare facilmente nella valle del Po. Lo stesso avve rrebbe se l'esercito itali.ano, caccialo dagli Au striaci - dalla posizione di Man tova~ si trasp ortas_se in quel la di Piacenza, tenendosi a cavallo del Po, in modo da manovrare sull'una l~ sull'altra sponda, .. ,, . -~ . fo -iùià., parola, l'esercito della valle del Po non do,,., vrebbe possibilmen te uscire da quella, ma ostinarsi a difenderne il terreno palmo a palmo, ed aspettare _-çJ,1.slta1·1:iy9._dt un ~sercit0. di s.occorso. Da quanto abbiam o detto intorno alla difesa dell'alLa Ttalia si può concludere : 1° Che rinvaso re deve far precede re alla conquisi.a dell'Ha lia peninsulare quella di tutta intiera ia valle del Po, ogniqualvolta l'Italia sia forte in rnare ed in g rado cli dominare con le sue fl otte jJ Mediterraneo e l'Adriatico; 2° . Clie la conqui sta della valle del Po può essere'1 così diflicile, così lunga e piena di avvenimenti, che, se gli ltr)liari.i non saranno nel frattempo in grado di , cangiare le sorti 'della gu érra; converrebbe dire che 1 essi fossero impotenti a continuarla; , 3° Cb e l'alta Italia dovrebbe avere in se stessa quanto è necess~rio a condurre la guerra , locchè è quanto dire ars~riali di terra e di mare, magazzini e fabbriche d'ogni genere; quindi la necessità di riat-

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tìvare l'arsenale marittimo di Ven ezia e completa~ quello della Spezia, ·e di istituire arsenali cli terra. i magazzini di vestiario, depositi di materiali per l'ar- :I marneuto ed esercizio cli ferrovie, non che pel sepizio- , tele?rafico, o~ìcin e di costruzio? e e simili nelle piazze I forti, e mass imamente a Yenenn, a l\'lantova, a Ge- J nova ed a Piacenza , _) Per completare quanto si riferisce alla difesa dell'alta Italia ci rimane a dire dell a pi uzza dì ,Bologna .. Abbenchè per i principi i esposti sia nostro avviso, che la di fesa della vall e del Po ~i. debba fare appoggiandosi al corso del fiume, ciò rion pertanto dobbiamo riconoscere l'utilità dell a: piazza di Bologna,. perocchè ; 1° Essa proteggerebbe potentemen Le la l'itirnta dell'esercito che fosse costrett.o dì abbandon are la valle ciel Po ; 2° Faciliterebbe lo sbocco dalle valli npp enninead un esercito che ven isse dalla Toscana; 3° In una guerra contro l'Austria sarebl).e l'appoggio ed il punto di ritirata delle truppe in caricate· dell a difesa del basso Po; · 4° Infine, qualorà l' esercito difensore foss e obb-liga to a ritirarsi nella posizione di Mantov:i, impedirebbe agl i Austriaci di occupare la prineipale città, il centro politieo e commerciale delle pro vin cie del~ l'Em ilia, e sarebbe per essi una continua minaccia . · Affi nchè per aHro la piazza di Bologna potess<· rendere tali se1~v igi, converrebbe eh' ella non es igc'sst: p ersua d'if,esa la presenza di un esercito e neppun· di un corpo di grande forza, perocchè bisogna' so tLrMr'e il men o possibile all'esercito d'operazione, il q1-11d ~~ deve essere fo rte , riunito e libero nelle man.ovre. ·

1

\


20

G0i'i51DEfiAZl0:'il

V.

Discussa per tal maniera la difesa dell'Alta Italia od Ilalia con tinentale, dobbiamo ora trattare di quella dell'Italia. penin sulare. L'Itali a peninsulare può essere attaccata. o da un ' esercito proveniente dalla n\lle del Po o da uno traspor tato sulle navi e sbarcato su di un punto qualunque delle sue coste. Tratteremo prima ~ella difesa \ supponendo che l'attacco venga dall'alta Italia. Due casi possono avverarsi : ,1° Un esercito francese, cacciato il difensore dalla · posizion e di Pi ac0.nza, od un esereito au striaco, cacciatolo da quella di Mantova, possono tentare un'ardita im presa contro la Tosca na per impadronirsi dei · passi dell'Appennino ed impedi re il concentramento di un eserc ito destinato a soccorrere quello della rn lle del Po; 2° ruè) il nemi co intrnprendcrc la vera conqu ista, , dell'Itnli n peninsulare, dopo essersi reso assoluto pa. drone d<·lla valle del Po. . Nel primo cuso ognuno vede di. quanta utilit~ sa. rebbe il provvedere ~~o n opere d1 sb arro alla difesa dei passi che dall'Emilia conducono nella Toscana, e precisamente di quelli della Ci_s~, cli Fi.vizzano, di/ PieYe Pelago, di Porretta, delle Fil1gare, d1 S. God enzo e di S. Angelo in Vado, perocchè in tal maniera poche forze basterebbero a sventare i disegni del nem ico. Il quole forse, avuta notizia di tali fortificazioni, non tenterebbe neppure l'impresa, ed in qualunque caso,

SUL!,.\

DlFES.\ GE. ·rnALE DELl.'IT.\LI.\

l'esercito che si stesse organizzando nei clini.orni. .dj Lucra, cli Pistoia, di Firenze e cli Arezzo, non snrcl>~c colto alla sprovYista. ed avrebbe il tempo necessano per con centrarsi su l ~unto. rni?ac~iato .. , . Dal fotto che le fort1ficaz1om dei pnss1 dcli Appennino servfrebbero così bene ad arrestore un'incursione, e dal!' osserva re come dalla Toscan a si possn pio~1 uMe sul nem ico ch e si avanznsse pet' la stradu del htorale adriatico, pensnrono taluni si potesse fare del~~ Toscana una grn11d e regione trincerata, capnce d rn~pe- --..,yv)< dire non solamente un'ardita impresa ciel nemico, ma una Yera invasione dell'Italia pen insulare, e come centro, appoggio e ridotto di tal e regione "o:rcbbero fare di Firenze una grande piazzl'l a campo trincerato, quasi ultimo asilo delle fo rze nazionali. . Coloro i qualì ragionano in siffatta g.1usa, a !:OStrn avviso non considerarono le cose praticamente, perocchè altrim enti avrebbero n·o ta lo: 1° Che se la difesc1 della rnlle del ro Yenne condotta con tutta l'e~ergiu della quale è suscettibile, al momento nel quale il nemico tentasse l'i nvasiòn.c dell'Italia peninsulare, le noslre. forze ~a~ebb~ro ndolle in modo che ci riescircbbe rn1p oss1b1le cli guardare , efficacemente tutli i pass i dell'Appennino; . 2° Che tenendo nd ogni costo le nosti·e truppe nella Toscano, lascierernrno aperta al nellli co la strada del Jitol'ale adri atico, senza ch e ci foss e possib ile cli molestarlo sensibilmente, perorchè, nello stato delle forze nostre, esso potrebbe guardare facilmente i possi di l'oretta, delle Filigorc f\ cli S. Godenzo , onde co- !/ J; prirsi da un nttacco di fianco: nò. avt'ebl,e a temere /. le imprese che potri?mmo tentn re sbocrn r:clo da! pass.i di Pieve Pelago, cli Fivizzano o della Cisa, giacche v, nel tempo che ci sarebbe ne·cessario a compiere alcun alto di gr.rnde importanza, egli aneblJe tntto l'agio


II

22

CONSIDERAZIONT

St;LL.\ DIFESA GENE.RALE DELL'lTALlA

d i penetrare nell n Toscana pel' S. Angelo in Vado 0 per Per~gia, togliere all'esercito difensore ogni r-ifugio e conquistare d'un sol colpo tulla la penisola; • - 3°_ Che, to lta la possibilità di agire utilmente s ui fianchi cd alle spalle dell' invasore, ima ritirata su Firenze ùi fronte ad un nemico che, dirigendosi in massa su Perugia o su Fuligno, s'impadronisse di tu tte le grandi comunicazioni che si sviluppano nella cat~n_a_ ?ell'Appenllino, toglierebbe al difensore ogni poss1b1hta d'aver soccorsi dal mezzogiorno, lo ridurrebbe a lle sole risorse della Toscana, e quindi in breve a quell e del cam po trincerato di Firenze accelerando il termin e della difesa . ' C~ sembr~ aclunque che non s'abbia per nulla a f~ rt1fie_are. Firenze, e che, abbandonata ogni idea d,_sap1ent1 m:-mone ai fianchi ed alle spalle dell'inimico , la difesa dell'Ital io. penin su lare si cl&bba fa i·e po.sso a passo mantenendosi in possesso clelJa catena dell'Appennino, in modo da poter manovrare su l'uno e. suU'altro ~ei due versanti, e _tirare in lungo così la g uerra, precisamen te come fece Fabio Massimo. Per siffatta guisa : 1°. Con u_n solo e~c_rcito e ben riunito si copl'Ìrnbbe 11 mass11110 poss1bile della penisola; 2° Nel mentre si raccoglierebbe giorno per o'iorno quanto potessero somm inistrare in munizioni, ubomini ed armi, la Toscana, le Marche , l'Umbria, il territorio ' rom~no e le provincie napolit:rne, s'obblin·herebbe il 1 nemico a_d indebolirsi continuamente per successiYo .allungarsi della sua linea d' opernzion i, ed evitando una_battaglia decisiva iin o ul momento più opportun o, 1? s1 potr~bb_e battere a~ìevolito dalle perdile giornah ere e dm d1staccament1 e lontano dai suoi punti di ,ritirata; 1

,

il

3° Si terrebbe sempre aperta la comunicazione

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,con i due mari sia per il caso in cui fosse possibile, approfittando dell a flotta, portarn la guerra nell'Alta \ Italia, sia per utilizzare gli aiuti che venissero di fu ori. 11 ter1·eno dell'Itali a peninsulal'8 per la sua natura I montuosa molto bene si presta ad una guerra basata su tali pl'incipii, ma fo1·se in verun caso meglio che in questo l',3z ione degli eserciti sa rebbe efficacement~ / coadiuvata dagli abit anti delle città, delle terre e dell~ campagne qualora fossero organizzati in compagnie di -carabinieri territoriali . •.La guerra di purtigiani qua:1do è ben prepara la , ' diretta ad un unico scopo, ed alimentata dal buon volere di una nazione decisa a difende re fino all'éslrcmo la propl'ia. iriclipendenza, è il più terribile nernic.o degli eserciti stranieri. Dinanzi a quei soldati paesani i qua.li investono da. ogni parte e che pur è impossibile di raggi ungcl'e, che cacciati di fro nte riappa:iono alle spo lle, che intercettano le strade e depredano i comogli , le superbe legioni vittoriose in tante giornate campali cadono aifrnnto dalla· fame e dalla stanchezza e si distruggono senza poter combattere un nemico di cui avrebbero facilmente ragione in campo a.perto . Vedemm o infatti i veterani d'Austed itz, di Jena, di Eylau e di I1'riedland cadere vittime dei partigian i spagnuoli, nè valer loro le Yit.torie che pur tah·olta. riportarono, perocchè un paese infesta lo dalle bande si occupa ma non si conquista. Ora noi vorremmo che siffatte risorse fossero tutte ) utilizzate nella difesa d'Italia , e però converrebbe svolgere lo spirito militare in tutte le classi della nazione, \ renderle famigliari all'uso dell'armi e coli' organizzazione delle compagnie dei carabinieri territorfali e di circondari di <li fesa, pol'si in grado di dirigerne l' at- t tività.


1

COl'iSIDEIL.\ZIONI

Sarebbe facile agli Italiani il crearsi delle posizioni difensive con opere di campagn a .:ipprofitlando dell'asp rezza dei luoghi, ma perchè la difesa dcli' Italia peninsulare sì potesse dire veramente organ izzata, converrebbe che l'esercito troYassc sulla propria linea d'operazioni, armi , munizioni, vettovaglie e magazzini d'ogni genere , e che tutte codeste necessità fossero collocate in luoghi posti .:il sicuro da un attacco di viva forza. Saremmo quindi di avviso che si dovessero cost.n11'l'e due pio.zzc di deposi to, una nell'Appennino centrale e l'altra nel meridionale; e pcrcnelali piazze, oltrecltè servire cli ricovero alle cose necessarie per cond urre la guerra, avessero altrcsì per la loro po.sizione una veru imp ortanza slrategica, scegli eremm o .all'uopo le località cli Foligno e di Isernia. Quella cli . Foligno com e centro di tutte le grandi comunicazioni clic passando per Perugiu, Terni, Camerino e Nocera percorrono ccl altraYersano la catena dell'App ennino, e quella d'Iscrnin, perocchè ad essa mettono capo le strade che percorrono cd attraversano l'Appennino , passa ndo per Aquila, Chieti, Lanciuno , Cumpobasso . e Venafro. Solo un allento esame delle Jocal itù può determinare la qualità e l'estension e delle opere necessarie per tali piuzze, ma conviene per altro aver riguardo a far sì eh' ell e sieno difondibili con poche forze onde non affievolire di troppo l' esercito d'operazione e lasciarlo libero nelle manovre, pcrocchè bisogna ben persuadersi che in guerra sono tali e tanti i ca si possibili, che la liberti\ d'azione non è mai troppa. Dobbiamo ora Lraltarc della difesa uel caso m cui gli attacchi venissero dal mare . Tal i attacchi possono overe per iscopo: ; . 1° D'imp adronirsi di uno dei"porli principoli onde rovinare il nostro commercio o toglierci la possi-

SULLA DIPES.\ GENEH.\LE DEI.L I'l'AUA

C

(

bilitù di manovre combinate degli eserciti e delle flott e ; 2° Sia impadronendosi di un porto principule che di qualche porlo o rada di 2° ordine tentare lo sbarco di un esercito d'invasione. 1; ch iaro il modo nel quale è possibile cli oppors-i ai primi : bisogna munire di buon e opere le nostre grandi città di mare e munirle non solo contro alle batlcrie -di uno. flottu, mo ancora contro ai piccoli sbarchi che si po tessero fare in p1·ossimitù, accioechè le difese del porto non fossero gi1;ale. Per opporsi ai seconài bisogna impedire che il nemico padrone di un porto o di nna rada se ne pos'sa formare facilm ente un a base d'operazionì, ed è necessario porsi in grado di accorrere in forza sul punto r~inacciat.o. La prima di tali cose si ottiene facilmente fortificando dal lato di terra solo i grnn di porti milituri / e soltanto dal la to cli rnat·e quelli di minor im por tan za o qu elli che hunno sempliccme.nlc un carattere commerciul c, e guardando e difend endo i primi in modo che ad espugnarli si richieda un lungo assed io. Alla sec onda / , necessario prov vedere con unn buona clisLrihuzione delle forze organizzate in prossimità dei luoghi doYe lo sbarco è riù probabile. In quo.lsiasi caso poi, si tratti d'in\'asione o d'altra impresa che il nemico volesse tentare , lu prima e la più valida di tutte le difese sta indnbiLaLamente nell'avere una buona -,.·m arina. -_ Qualora l'lialia domin asse con le sue mni il l\ledi'terraneo e l'A driatico, non potrebb e il nemico imprendere alcuna cosa che offrisse probabilità di buona riuscitn, perocchè unche supposto l'iescisse a deludere la vigilanza dell e crociere ed a raggiungere le coste italiane, un concen tramento delle nostre flotte bustcrebbe a togliergli ogn i possibilità di ritirata.


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CONSIDERAZIOXI

Pcrchè poi l' I1alia po tesse realmente dominare i mari che la circondano, comerrebbe avesse, oltl'e agli arsenal i marillirni di Vcne7.ia e della Spezia, un terzo 1 arsenale o Taranto nel Ioni o; e, ad ageYolare le manovre delle flotte come pure a legare conreniente111ente , pee in ezzo dell e comunicazioni ma riuim e la difesa dell'Italia continen tale o valle del Po con quella dell'Italia peninsulare, converrebbe ancora fossero porti mili'Lari t.ucla ed Ancona.' Per quan-to i·iguarcfo la dislocazione delle forze destinate ud accorrere sul punto rninacciuto onde opporsi ai tentativi di sbarco, l'lla è resa facile dalle strade ferrate che percorrono i litorali.. Infnt.ti le truppe stanziate H Bologna potrebbero benissimo difendere le coste che si estendono da.Ile vall i di Comacchio fino ad Ancona; ,m roncentr11mento tra Vasto, Foggia e Bari difonderebbe il litorale da Anconn ad Otranto; 'la guarnigione <1i Tal'a11to quello da Otranto a Rossanoi e le Lruppc stanziate n '.'\apoli, a Rom a, nella Toscana ed a Genova il litorale mediterraneo. Conviene poi notare che le forze desLinate in Lai modo a difes,1 dell e coste nell'Italia media e nella meridionale dovrebbero essere telln te nei limiti de ll o slreuo indispensoLile ad un a prima difes.i, risen·andosi di spedire dull'alta llnlia i soccorsi necessn rii, o ciò perehè potrehbc aneni re che il nemico, riuscendo a sbarcare, separasse le Lruppe che si trovassero nel 111e1.zogiorno da quelle dell'Italia superiore con grave danno della difesa, ed in1porta di mincrrare, per quanlo è possibile, le conseguenze .di. tali evcn Lualitù , pro~ved enclo elle l'esercito difensore non abbia ad essere scemato di troppo . Supposto che non fosse stnto possibile imperlire to ~barco, le truppe destinale a difendere le coste dq_vrebbe ro cercare cli ri tira rsi accostandosi all'alta Italia, in modo da ritardare il progresso del nemico, e qua-

St;LLA DIFESA GEl'iERAl,E DELL'lTALL\

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lora fossero l'idoue nell'impossibilitò cli tenere la campagna, ricovrarsi o in una delle piazze moriLtin!e o in quella d'Isernia o cli Foligno a no.rma de!le eu·co~ stanze. Nel frattempo 1~ese rcito, che in previdenza di una guerra con tro ad una potenza ma ri ttim a si sarebbe raccolto fra Anconn e Bologna o nella Toscano, accorrerebbe per arrestare l'invasione. . Ognuno vede qu anto utile anch_e rn tal cas~ possa iescire l'aver ordinata la difesa dell'Appennino nel '°1oclo accennato allorchè trattum~o. di un' in:asion.e , / ~alla terraferma. Infestalo d' ogm mtorno dar partlgiani, il nemico non uvrebbe di. suo s~ non qunnto , \tenesse occupato materiai men Le , e affrontnto da un esercito, esposto a perdere ogni via di scumpo quando )a sua flotta fosse battuta dalla nostra, certamente non ~arebbe a buon partito; possia'mo nnzi dire senza terna d'errare che una potenza la quale sia in grado di invadere l'Italia dal lnto di terra, potrà far concor- \ rere all'impresa una spedizione marittima, ma non 1,farà mai cli questa ·il principale mezzo di at~ucco, e c\te 1 una potenza la quale fosse per attaccarc1 dal_mare soltanto intenderà forse rapirci un porlo, drstrug1 gere un'arsenale, rovinare il nostro co_rnmercio, ma non mai intraprendere una vera conqu!sta . . " Per.. ci.ò che ..riguarda la difesa -dell e isole, a nostro credere è necessal'io assicurarsi il possesso del porto di M:essina cd il do minio assolnto dello stretto .e.on buone balterie a Scilla cd a Capo di Faro, e stabilire due stazioni marittime una nell'Arcipolugo toscano e l'altra nelle parti merid ionali della Sardegna. DOMENICO Asr1

Capitano del Genio


LA TELEGfu\J:lA NELLA. GUEnl\A

LA TELEGRAFIA NELLA GUERRA ( CONTINUAZ!ON.E. -

Vedi la dispen~a ct1· _

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0

. 1869; . enna10 1

Il.

Secondochè già annunziammo fin dal cominciamento cli questo lavoro, faremo precedere alJo studio della telegrafia uno studio delle prinr:ipo.li teorie fisi che sulle quali essa si fonda. Non esitiamo a ripeterlo: potrà questa parte cÌel nostro lavor~ essere superflua à molti fra i lettori; ~a ·non crediamo possa essere inutile per tutti · massime se riusciremo a trattare in moç!Ò non a~truso, ar&'~~enti di scienza per se stessiw·avi. E una tendenza henefic.,i, che distinO'ue lo spirito eclettico del nostro secolo, quella di pr~curare Ja dif. fusion e della scienza e cli popol arizzarla , e vediamo invero che ingegni elevatissimi non disdegnano, col loro esempio, d'incoraggiare questo modo di propinare la scienza. Essi per buona fortuna non scrivono sulla porta delle loro scuole il rigido divieto: Chi non è matematico non entri.

l'ila una gra~e difficoltà si pre~enta oggi, nel trattare delle teoriche della fisica, e deriva da che qnesta

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scienza trovasi in quello stadio <li progresso che pre.conizza la rivelazione .di un grande principio, nel quale, con una sintesi meravigliosa, man mano vanno raccogliendosi gli elementi fo1:niti da una analisi ac. curata , da lunghe osservazioni, da numerosissime sperien ze. I faui che prima avevano speciali spiegazioni derivate da diversi principii, senza nesso reciproco, la moltiplicità d_egli agenti materiali, le distinzioni lra ·materia e materia, lra moto e forza, talun e tendenze astratte, le qualità occulte dei corpi; i numerosi fluidi immaginati, tutto ora converge in un prineipio unico che s'intravvede, sebbene non sinsi interamente svelato, ed è che: « 'fulte lè forze della natura dipen« dono dal moto.\ > · Ora, quando un principio sta per 6velarsi, necessariamente deve ad esso rispondere l'orientam ento dell'umano ingegno, ed il lingnaggio della sci enza ~;: deve alla fine rischiararsene, mostrarsene cosci,m- 1 zioso e rifletterlo. Questa esigenza costituisce appunto la grave diffìcolth per colui che si faccia a scriverè sulle scienze fisiche; ma per buona fortuna la via fu già aperta da uomini eminenti, e se per noi sarà audacia d'incamminarvisi, pensiamo che peggio sarebbe · ancorn di ristare o di ricalcare una strada abbandonata. Perciò, la presente esposizione tenteremo informatla il meglio che sapremo ali' odierno progresso della scienza. È noto che·- 1a elettricità si manifesta in un doppio ordine di fenomeni, con caratteri fra loro in apparenza ben distinti. ,1n· uno predomina lo stato cli tensione, che si palesa per attrazione e repulsioni sui corpi leggieri, nell'altro si rivela sotto forma di corrente, ed è ace;usata


LA TELEGllAFIA

da effe tti notissimi, tra ' i quali il più notevole è lo spostamento degli aghi magnetici quando percorre un . conduttore situalo in vicinanza di essi . Questo secondo ' stato si è riconosciuto derivare sernpre dal primo, e si manifesta quando· corpi elettrizzati si scaricano, sia in modo cominuo e tacit amen te pr,r l'intermediario d'un buon concliatore, sia violentemente a ttraYer:;o l'aria, con produzione di calorieo e luce. I fenomen i di tensione, scoperti pei primi, non sono quelli che potew~ro utilmente servire nelle applicazioni della telegTafia, sebbene dalla met.'1 fino allo scorciò élello scorso secolo su di essi si basarono le prime ric:erche e le prime prove, dovute principalmente a Lesage, Lamond,· Reiser, Selva, Cavallo. In ve.ce vn n0velfo .ordine di studi e di osservazioni succes·s e dopo la scoperta dellapi:Za, che geuò le ·basi dell'elettro-dinarnica, la quale ebbe iwportantissim e applicazioni singolarmente utili per la telegrafia. Dapprima l'attenzione dei fisici si volse sulle proprietà decomponenti della pila, e si fecero telegrafi in cui ftH"ono messe a p:rofit.to le reazioni chimiche dovute. alla corrente elettri ca. I ,risultati che s'ebbero allora, se furono ingegnosi , non però riuscirono di facile atrua zione; ma in seguito la scoperta dell' elettro-magnet1·sm,o iniziò la telegrafia in quella _ via di pratica utilità in cui oggi maravigliosamente ha progredito. FraUanlo tutte le svariatissime forme di telegrafi finora inventali non sono che degli apparecchi variamente congegnati, in cui sono messi a profitl(). alèuni determinati effettC della corrente, elettrica.

NELLA Gl:!EltRA

3t

Il[.

V'hanno nel linguaggio . della scienza espressioni che esse sole implicano una teoria. Tale appunto è fo parola corrente, adoperata per indicare una determ inata attuazione dell'elettricità in on conduttore, o, in altri termini, la linea attuata da forze elettriche. Ma col sostituire a quest'ultima frase assai lunga l'unica parola corrente, ci serviremo di un termin~ puramente convenzionale, o avremo trovato l'espressione d'un fat.to di cui siasi studiata l'intima forma? Non è. facile di rispondf,re a questa domarida, e pure · essa racchiude una questione che vuol essere considerata e studiata, anche a costo di prendere lè mosse da fatti del tutto elementari. È noto che du e corpi allorchè sono messi in presenza l'uno dell'alt1·0 e danno luogo ad una azione· ·chimica, vi è sempre sviluppo di elettricità. Così in una sol uzione acida, se introducasi una lamina ~i zinco, tutti sanno che quest'ultima p;ende lo stato elettrico che dicesi nega·tivo, l'acido quello che dicesi positivo. Se nella soluz~one introducasi contemporaneaniente allra lamina di metallo non attaccabile dall'acido, è risaputo ~he questa seconda lamina pren'derà lo stato elettrico del liquido. Senza cercare in ché consistano fisicamente i due stati elettrici positivo è negatfvo , basti solo sape1;e che le attrazioni e ripulsioni, gli effetti calorifici e fisiologici ,prodotti non lasciano dubbio sulla identità loro con quelli che si producono con la elettricità originata dalla frizione nelle macchine elettriche ordinarie; ma se le due


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l, A TE UWH .\FiA

si

lamine uniscano con un- conduttore metallico, coloro che spiegano i fe nomeni elettrici con l' esistenza di due fluidi, affermano che questi debbano affluire entrambi e neutrnlizzarsi nel · co-n duttore; senonchè, a differenza di ciò che a.ccade nella scarica della boccia di Leyda, le due lamine non si vedranno istai:itaneamente scaricate e ricondotte allo stato neutro, ma riforniranno nuove ·dosi di eletJricità, eguali a quelle neutralizzate per via del conduttore; e questo continuo afflusso e ricom·posizione di elettricità. contraria, che ha luogo qualunque sia la lunghezza del conduttore, sarebb e appunto lo stato eleurico indicato col nome cli corrente. Riteniamo questa parola e, per ora, · facendo astrazione da qualsiasi ipotesi, segniamo alcuni fatti per c_onchiudere dopo dall'esame di essi. Innanzi tutto è noto che fino a quando il conduttore riuniscè le dne lamine, cioè finchè ha luogo la corrente, desso è dotato di alcune proprietà elettriçhe che si rivelano in alcun i effetti ben determinati; si chiamino pure fisici, meccanici, . chimici , fisiologici, ecc. Questo stato elettrico, a sua volta, dura finchè dura l'azione chimica, e quando questa è esaurita quella cessa del pari. Per converso l'azione chimica procede solo a condizione èhe · il conduttore chiuda il circui'to. Da ciò s'inferisce un fatto ·capitale, ed è che l'azione chimica, quantunque sia causa dello sbilancio dei due stati elettrici positivo e negatt·vo, che si manifes,tano .nelle .due lamine, tuttavia rimane incoata, e perchè .prosegua è condizione assoluta che iL conduttore· iaterpolare chiuda· il circuito, dando luogo Alla cor·rente. Notisi poi che se l'arco interpolare varii per so:.&tan,za, per l~nghezza o per. forma, si verifica sempre ,che, con relazioni ben determinate, cresce o dirni-

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NELLA GUEI\I\A

nuisce il lavoro chimico nella pila. Da eiò siamo condotti a raffigurarci il conduttore interpolare come un vero regolatore col quale può a volontà attivarsi o scemarsi l'azione cliimica entro il reomotore. l\fa l'esperienza dice anche di più, e difat.to, quando si escludano dalla pila alcune particolari accidentalità che modificano il rapporto tra l'azione chimica e lo stato elettrico del conduttore , si trova che quest'ultimo in qualunque punto del suo circuito è capace di un lavoro chimico eguale a quello che hà luogo nel reomotore; e così, trattandosi di una pila composta di zinco puro od _amalgllmato, e di platino platinato, immersi in acqua acidulata eon acido solforico, si trqva che, ·in un dato tempo, la quantità d'idrngeno sviluppato nell'internò della pila è precisamente eguale a quella che si otti ene in un voltametro intercalato in qualunque punto del, conduttore interpolare. Questa eguaglianza fra il lavoro chimico esterno ed interno, lo ripetiamo, esclude alcune partic·.olari accidenta-lità che disturbano il fenomc FJ o , come esempio il caso che a vece di zinco puro od amalgamato si adoperasse dello zinco del _commercio, che contiene metalli eterogenei i quali darebbero , luogo a combinazioni parziali, ed anche se in luogo_ di platino si adoperasse altro metallo ch e per poco fosse pure esso attaccato dal liquido. In tali casi ii fenomeno si complica, e non potrebbe rivelarsi nella sua vera forma. _ Ecco dunque un'intima relazione fra lo stato elettrico, distinto col nome di corrente, e l'azione chimica. · In gr:azia di questa relazione, e prima ancora di indagare la natura dalla corrente, noi possiamo misurarla, nel modo stesso come è stato misuralo il calore, mercè le dilatazioni termometriche, e prima che

ad

A:NNO XIV, VOL. IV.

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3{

LA TELEGRAFIA

profonde investigazioni avesse~o rivel~to che q~1est-o, creduto acrente sui generis cons1ste umcamente m un 5 . modo di movimento della materia. Difotto se all\rnfoo conduttore interpolare della pila· se ne sostitlliscano due identici i quali abbiano ugriali lunghezze del primo e sezioni metà_, si . t!·overà_cl~e_il lavoro chimico ottenuto ne i due c1rcuit1 parziali m tempi eguali saranno -eguali , e ci~s~uno sarà· metà del lavoro chimico che otteTrebb es1 rn egual tempo mercè il conduttore unico sostituito dagli altri due . · ,Ciò dimostra che il lavoro chimico è_una misura esatta della quantità d'azione deìla c0rrente. · Ma accennamnJ o già un altro effetto dovuto alla cor1:ente, rivelato dagh aghi niagnetici. · . : -1nfatti è nolo che se un filo in cui passi 1a corrente ·si accosti ad un ago mag11etico, quest'ultimo devierà in un verso determinato, situandosi in croce con la primitiva sua giacitura di equilibrìo, che era nel piano del meridiano magnetico. Su questa propri età. sono congegnate le bussole ed i gn.lvano1net1·i , di cui occorrerà.'in seguito di parlare. Pei: ora basti sapere che se una data COC'.rente produce una determinata deviazione dell'ago, dividendo la corrente in due circu iti, come si è accennato nella esperienza dei voltametri, l'ago _magneti~o accnser~ per ciascuno dei circuiti parziali una a~10n~ d~v,atrice metà di quella corrispondente al e1rcmto rntegrale. In luogo di dividere i~. due il circuito, pu~ provarsi di dividerlo in tre , m quattro , ecc_..' e s1 · avranno risultati analoghi sia col voltametro, sia con 'ì'ago magnetico . Adunque il lavoro chimico e le deviazioni dell'ago magnetico, in une). stessa corrente, sono proporzionali e servono entrambi a misurarne la quantità d'azione. Non è qui il luogo dì cercare la spiegazione del- _

NE LT.A ,GUERR A

3f:>

l'effetto prodotto dalla corrente sull'ngo magnetico ; pel momento g ioverà volgere ]'aLLenzione ad un altro fenom eno dinamico importantissimo, che ci dar;\ modo di giungere per via più agevole ad un giusto concetto sull a natura di essa. Abb'iasi u n vaso ri empilo · di mercurio, nel qu_ale- . si metta a galleggiare una calamita cilindrica ; tenendola verticale con una zavorra di platino, fae cia si passare per essa e pel mercurio una corrente abbastanza fode, la calami ta concepfrà un moto rotatorio assai rapido, che durerù finchè ·dura la corrente. Ch e co_sa osserviamo in questo feno meno1 Un fotto notevolissimo, ed è : che i con duttori Httua ti dalla corrente son o capaci di /produrre un movimento e vincere una . resistenza, quale è quella che nell'esperienza accennata de ve incontrare la calamita nel denso metallo in cui si muove. Ciò suppone una forza viva nel conduttore, la qualè restituisce continuamente quella spesa a vincere le resistenze. Questa refusione di forza viva, questo lavoro dinamico non possiamo attribuirlo ad altro che all'effetto d'u na massa animata da una data velocità: Se è così, non siamo forse autorizzati a -spiegarci la corrente come vero movim ento di materia 1 Certo la riproduzione contin ua di moto nella cala.:. mita ci obbliga a ravvfaare nell a pila una vera rnac~ -china in attivi tà , in n.lcune parti della quale esiste una sorgente di forza ehe è propagata con un inter~ mediario miiteriale qual è il conduttore; il quale , malgrado l'apparente stato di quiete, deve in realtà essere in uno stato d inarnico da ·produrre un lavoro determinato, nel modo ste$SO come lo producono gli organi trasmettitol"i d'una macchin a. _ Fu agevole, nelle prime, spiegazioni date del fenomeno, d'invocare una forza. tangenziale che produceva:


3i tenzione quelli che si riferiscono a talune proprietù termic.J-1 e dei fili conduttori attuati dalla corrente. Vesperienza insegna: · '1° Che la te"mperatura d'un filo di egual i sezioni ed omogeneo è Ja stessa in tu Lte le sezioni, quando la corrente è stabi lita . 2° Che in un 610 di sezioni inegu~Ji la temperatura in ciascuna . è in ragione inversa della quarta potenza dei diametri. · . 3° Che il cal'orico destato in un filo da correnti diverse è in ragioue del quadrato dalle intensità . . 4ò Che malgrado le variazioni di temperatura e di sezione, l'intensitù della corrente è In stessa in ogni punto del .ci1·cuito. Già accennarrimo precedentemente · che col divi dere il circuito d'una pila in due perfettamente eguali, la bussola segnava per ciascuno <lei cil'cui ti parziali un'a1.ione deviatrice sull'ago magnetic-o eguale alla metà di qu ella corrispond,ente al c:ircuilo in~egrale. Qualunque sia la sp-ecie di movimento a cui si attribuisce lo stato eleurico dello corrente, ed indipen~ denternente dalla velocità di qu esto moto, è chiaro . che nei due circuiti parziali anzidetti la quantità di moto ridueesi alla metà di quella che corTisponde al r.ircuito integrale, perchè ih ciascuno la massa in movimento è rnetn di quella corrispondente al circuito integrale. · · Da ciò conchiudesi che le deviazioni della bussola, fatta astrazio.ne d1,dle velocità , debbono essere proporzionali alla massa in moto . Suppongasi ora cl_1e un 'filo di data lunghezza, attuato dalla corrente, sia adoperato per riscaldrire una data quantità d'acqua io un calorimetro. A norma della 3a legge trovasi: che la temperatura è proporzionale al quadrato della deviazione indicata dalla NELLA GUEIIHA

LA TELEGRAFIA. 36 il moto della calamita; ma cli forze astratte ;e ne possono create a piacimento. Ma è poi razionale q'invocare tali forze quando il fenomeno possa ridursi ad altro più semplice, o quando possa spiegarsi per analogia d'altri fatLi naturali? Se per additare la causa del moto .ascensionale d'un areostata si dicesse: essere allo zenit una forza che lo attrae, o che al suo nadir è una 'forza che lo ripelle, che èosa si sarebbe spiegato? Nulla. Ma il caso del moto della calamita ·è poi da notare che ne·mmeno risponde all'ipotesi di forze attrattive e repulsive, perchè queste azioni a djstanza si concepiscono emanate da centri fissi, e perciò cessa il moto quando il corpo ad esse soggetto trova la posizione di equilibrio. Perciò non spiegherebbero la continnilà del moto e la rifusion e continua di forza viva che l'esperienza lascia vedere nei' fenomeno descritto. · · Ora è appunto la corrente che r:ifonde questa forza viva, ed è per que~to che siamo autorizzati a supporla un vern mov1ment.o di materia; supposizione che vedremo sem pre meglio con{ermata dai fatti di cui si parlerà in seguito. Ma_se è razionale di ammettere che l«l° corren te sia non altro che movimento di materia, non di ssirnuliam?e:i la diffico~tà ·di ric;onoscere la speei9 di questo movunento: è esso un moto di traslazione o un moto vibratorio analogo a quello <lei calorico? ·t; moto solo di materia imponderabile, o cli materia ponderabile n_el suo massimo gfado di attenuazi.one? -Tali quesiti c1_allontanerebbero di troppo dal nostro scopo, ove volessimo ragionarne seguendo tutte le ipotesi che furono prodotte da eminenti fisici; contentiamoci di intravveder~ il vero, guidati dai faÌti più importanti che lo add1t~no. Fra questi meritano particolare at-

I


38

LA TELEG1'.\.FJA

NEJ,LA GUERRA

bussola. Ora la teoria dinamica del calore ha messo fuori dubbio che la temperatura di un corpo è misurata dalla forza viva che acqu istano le molecole ponderabil i del co rpo stesso, cioè dal prodotLo della massa pel quadralo della veloci tà . Nella nostra esper ienza la massa ponderabile rimnnendo invariata, deve conchiudersi che le temperaturn sono proporzionali ai quadra li dell e veloci tà; ma dicemmo essere le temperature stesse proporzionali anche a.i quadrati delle deviaz ioni: d unque q uest'uhime saran no proporz ionali alle velocità ter mi che . Preceden temente si è visto che le de viazioni della bussola sono proporziona li alla. massà: dunque è dimostrato che le deviazioni dell'ago saranno propo rzionali al p rodo tto dell;3 massa per la velocità; perciò la bussola mis ura la quantità di moto attuato dalla co rren te sul condutto!'e. La 4a leggo ci fa poi vedere che questa quantità di moto in ogni sezione del circui to è costan te perchè difa tto, in qualu nque punto di esso s'intercali la bussola , la deviazione dell'ago sarà costante. E poichè in ogni• sezione la massa è proporzionale all'area della sezione stessa, chiamando e,>, w' le aree di due sezioni, v , v' le velocità corrispondenti, si avrù w v = w'v'. Questo risultato è confermato dalla 2a legge, cioè -che in un fil o di diverse sezion i debba la tem pera.:. tura esseee in ragione inversa della 4a potenza, dei -dia metri. Difatto le temperature essendo proporzionali ai quadrati delle velocità, ne segue che qu este sarann o a nche esse inversamen te proporzionali alle 4e potenze dei diametri , ed infin e le velocità sem plici in ragi oni inverse delle sezioni, cioè v : v' : : w' : w , e così ricadiamo nella eguaglianza w v w' v'. È singolare l' analogia di questi risultati con la nota legge dell'efflusso dei fl uidi in un canale, conosciuta

39

dal nome del P . Castelli , cioè che in ogni sezi one la velocità è inversamenté proporzionale all'area della s.ezione, laonde conchiud esi che nello stesso tempo qua nto fluido passa per una sezione, altrettanto ne passa per· un'altra qualunq ue . La deduzione a cui siamo giunti, che cioè nel c,)ndutto re attuato dalla corren te , rlebbon o le velor·.i tti ter miche delle molecole di ogn i sezione essere inversamente pro porzionali alle aree delle sezi oni istesse, è il punto di partenza razionale per giungere ad una idea p iù concreta della natura della co1,rr.nte. Infatti ove s' immagini che essa consista in un flusso di rnatel'ia attenuatissima , e tale da poter penetrare a ttI'ave t·so la massa dei conduttori e porcone rli dall'un capo all'altro con le leggi stesse le quali eeggono il moto dei fl uidi ordinari, all ora è chia ro che la velocità della corrente elettrica in ogni sezione del condu·ttore dovrà essere in versa me nte proporzion ale all'area delle medesime; laonde non resta altro ad nmm ellere che, in queste, le molecole sieno scosse co n velocità proporzionali a quelle del fl•Jsso elettrico, per spi egarci la legge term ic.;a di sopra enunci ata . E cos~ in oCl'ni sezione del conduttore potremmo figurarci ehe lo molecole sieno animate d' una velocità terrn ica proporzion.ile alla velocità corrisponde~te de)la co~·.r ente, a quella guisa che diverse ruo te, situate m vane sezion i d'un corso d'acqua sarebbero animate da velocità proporzionali a quella che l'acqua avre~be nelle l'ispettive sezioni dell 'alveo . . Nel modo come ci siamo rappresentati la corrente, implicita mente è sta to ammesso che essa percona i conduttori in un verso determinato. L'esperienza mette fuori dubbio qu esto fatto e n ei fenome_ni magnetici e nei chimici, ed in generale in qualsivoglia effetto della .-corrente seµ1pre è riconoscibile a quale capo del con-

=

I


LA TELRGfl.\FL\

duttore trovisi il polo positivo od il ncgalivo della: pila. È però ritenuto in generale che dessa effettivamen.te proceda dal polo positivo al negativo . Una serie· cli folli lo confermano, sia nella corrente istantanea prodotta dalla scarica dei conduttori elettrizzali con le macchine elettriche, sia nella corrente continua pro.veniente dalla pila. In quest'ultimo caso i fatti più importanti sono i seguenti: , a0 Se nell'arco conduttore facciasi una interruzione e se ne riuniscano i due cnpi çon un filo di platino assai sottile, la temperatura di qu es to crescerà fìoo.'al punto da farlo diventare incandescente e voJalilizzorlo con apparizione dì luce. Tuttocìò dipende dalla. viva commozione in cui entrano le molecole del platino agitato dalla corrente. Se lnscisi libera l'in ter1·uzione portando i due capi del filo a breve distanza, allora la corrente vince la resistenza dello strato di al'ia interposto, e si ristabilisce dando luogo ad un getto ad arco luminoso da un capo all'altro delle du e porzioni del circuito. Ora è notevole che l'analisi spettrale di questa luce ha rivelato che dessa vario al variare la natura del metallo ch e costituisce il polo positivo, e Yeruna influenza vi arreca la diversa natura del metallo al polo negativo. Ciò prova che v'ha volatilizzazion e e trasporto dal polo positivo al negativo. Q;rnsto fatto è anche più chiaro qua ndo ai due capi del conduttore, fra i quali 'è in terrotto il circuito, si attacchino due pri smi di sostanza friabile, come ad esempio il carbon e ch e si adopera nella nota esperienza della luce elettrica. Si vede allora che il prisma di, "J~arbone attaccato al polo positivo man mano si consumo, a causa del continuo getto di particelle incandescenti che si scagliano contro il polo negativo.

NELL.\ GUERnA

41

Anche nello scari ca oscu ra e tacita fatta per mezzo di diversi liquidi interrotti da diaframmi porosi, si osserva trasporto del liquido dal polo positivo al negativo. Qu esti ed altri fatti sono invocati principalmente da coloro che ritengono essere la corrente un flusso della materia pon derabile dei corpi, ma nulla vieta pe r altro che possano aver luogo i medesimi trasporti col su pporla un flusso di materia imponderabile. In ogn i modo, fatta astrazion e delle molecole dei corpi ehe conservano i caratteri fisici o chimici dello sostan ze dalle. quali sono rapiti dalla corrente, non può farsi a meno di am mettere che il flusso el~ttrico sia composto principalmente da una massa d1 materia estremamente attenuata; tale da potere rapidamente attraversare i conduttori anche più densi. La necessità · di ammetlere questa mnteria estrem amente attenuata è il punto ·in ·cui convergon o le due ipotesi che spiegano i fenomeni di elettricità col solo intervento della materia ponderabile o col concorso d'un fluido imponderabile chiamato etere. Non è n ~lle viste di questo lavoro di entrare in tale ar"'omento. Nondimeno da quanto si è deLLo siamo in°grado di ritenere che ,quale che sia la intima natura della corrente, dessa costiLUisce un flu sso materiale che attraversa i conduttori con direzione dal polo positivo al negativo. Questa idea della corrente avvolora scientificamente l'accellazionc - comun e data al vocabolo, ed il linguaggio dei telegrafisti che ritrae es~ttamente.questa idea non ha nulla di grossolano o dt convenz10nale; è informato invece ad un profondo concetto scientifico.


4.2

L,\. TELEGllAFlA

IV. Le nozioni acquistate intorno alla corrente elet. t.rica sono per se soJe sufficienti a fa1: intendere che <lessa nel perr,orrere i condutto'fi debba incontrare . una certa resistenza, l.a quale varierà secondo la sostanza e la forma dei conduttori stessi. · L'ap~arecchio col quale si fanno le esperienze per determrnare questa resistenza è il reostata. Esso, come è_ noto, consiste in due cilindri, uno di metallo, l'altro d1 le?no, _situati co' loro assi paralleli, ed ai quali si puq 1mp:1mere un_ movimento di rotazione, per modo che un filo metallico, parte avvolto ad un cilindro e pa~·te all'~l_tro ' . possa passare sopra uno qualunque dei due c1hndr1 , sul quale tan to filo viene ad avvolgersi quanto se ne svolge dall'altro. Se ora s'immagini ?he i due capi del filo sieno uniti ai due reofori d'una pila, la Col'rente passerò. per tutta la lunghezza del fil.o avvolto sul cilindro cli legno'· nel quale. una .apposita scanalatura tiene discoste le successive spire. Invee; sul cilindro metallico non conta nel circuito la ·1urrghezza -~~l filo, potendo la corrente passare per la massa del c1lmdro. · ~ra se~ _nel circuito del reostata e della pila .s'intercali un apparecc:hio misuratore della intensità d ella · . corrente, u.n g~lvanometro, di cui si dirà in seguito, ,e che consiste in un ago magnetico messo in bilico nel piano d'un telarino verticale, intorno a cui è avvolto per più giri un filo, si vedrà che a misura che rendasi _più breve il circuito, facendo passare il filo . ·del ·reostata dal cilindro di Jeo-no a quello di metallo ·1 ~ ' 1 galvanometro accuserà delle intensità minori.

43

NELLA GUEI\RA

Con questo apparato s'intende di leggieri come possa esprimersi la resistenza di un filo qualun que in lunghezze del filo reostatico . Di fatto se nel circuito del reostata della pila e del galvanometro introclucasi una data lunghezza .del filo che vogliasi sperimentare, si vedrà . tosto scemare la intensità della corrente; ma per ripristinarla basterà far passare un dato numero di giri del filo reo.statico sul cilindro metallico . È chiaro allora che questo numero di giri darà la lunghezza del filo del reoslata di resistenza pari a quella del filo sp'e rimentato. Ripetendo le prove con fili di diversa sezione e lunghezza, ma dello ~tesso metallo, si è ' trovato che la

resù;tenza alla c~1:rente è zn ragione dfretta d~lla lunghezza clel filo e'd in1.,e1·sa dell'area della, se:àone·. Ecco

un'altra analogia col moto dei fjuidi entro tubi, . nei quali la resistenza ha luogo in un rapporto analogo; solo che in questi ultimi si considera il perimetro della sezione, mentre nei conduttori ·va considerata l'area, per' la ragioòe che il flusso elettrico incontra resistenza in tutte le molecole della massa del conduttore. Se poi col- mezzo del reo.stata si paragonino conduttori di eguali sezioni e lunghezze, ma d'i diverso metallo, verranno a conoscersi i rapporti fra l~ resistenze sp'ecifiche di ciascun metallo, rapporti i cui reciproci rappresentano le conducibttità specifiche, le quali da molte accurate sperie.nze risultano come appresso:

Rame. Platino Ferro . Stagno Zinco 0 -ro . . Argento MerCU l'iO

,1

o, 1 ·1 0,13

o '15

o'.26 O 71

1,' 1O 0,02 1

..


I,.\ TELEGRAFIA

Queste conducibilità sono sperimentate a H- 0 di temperatura. Col cre:;cere della temperatura cresce.. alquanto la conducibilità. Da questo quadro ril evasi che se la conducibilità del zinco, ad esempio, è espressa da O, 26, e quella dell'argento da 1, 10, il rnpporto della resistenza per questi due metalli sarà:

e così reciproci dei numeri scritti sul quadro darauno i coefficienti di resistenza, presa per unità quella del rame . Facendo egual i esperìenze sui liquidi, si è pure trovato che in un a colonna liquida la eorrente incontra anche una resistenza proporziona le al.Ja lungh ezza ed in ragione inversa della sezione. La conducibilità dei liquidi è però enorm emente più piccola che quella dei metalli; e<l anche nel liquido più conduttore che si conosce, composto dal miscuglio di dieci parti d'acqua ed una d'acido solfqrico, la conducibilità è più di un milione di volte più piccola che nel rame.

V. Fin qui abbiamo riguardato la pila come una sorgen~e di elettricità, come un apparato generatore della corrente, ed abbiamo an zi considerato questo reomotorc nella sua forma piL1 semplice , costituita

NELI,.\ GliElll\,\

45

dall a unione di du e metalli e d'un liquido. Questo non è che l'elemento semplice della pila, il quale pu ò variare in mille modi e dar luo_go a<l un sviluppo di elettri.citò. più o meno cons1dere,·ol~, se_condo la speciale disposizione delle sue parL1 ed 11 o-en ere di reazion e chimica che in esso ha luogo. Per ~ra facciamo astrazione dalla specie dell'elemento, e studiamo in qual modo si fol'ma un reomotore c_o mpo~to di più elementi, al quale propriam en te conviene il uome di pila. . Se più elementi simili si uniscuno succ~ss1vame~te, di guisa che il polo posi_tivo dell'u~o _5L atLacclu al negativo dell'altro, nel pnmo e nel! ultimo element? rimarranno liberi in uno il polo positivo, nell'alt1·0 11 ncgatirn, nei quali, a circuito aperto, si potrà ricono~ scere una tensione eleLtro scop1ca, ana logamente a quanto si accennò pel caso d'un solo elemento. Qui pure chiudendo il cit·cuito si av_rà l_a corren te; ma. la elettricità messa in movimento 10 ciascuna cellula deve farsi strada attraverso agli elementi contigui, i quali a loro volta fa:anno_ d~ co?dut.tor~ , ~ l'a~sieme di tutti gli. elemenu cost1tu1l'à ciò che d'JCes1 circuito interno della pila.

,

Per l'accen nata disposizione è però da notare cne, ·se ùa una. parta cresce la quantità di elettrico mess~ in m0vimen to · a misura che cresce il numero degh elementi, dall'altra parte aumenta altresì la resist_enz~ nel circuito inLerno, la quale è dovu ta alla rnne d1 strati liquidi dei vari elementi, e sappia?1o che i liquidi oppongono alla · corrente una resistenza sensibile. Abbiamo dunque un fatto, che del resto l'esp~rienza conferma in mille modi, ed è che con la disposizione degl i elementi, della quale si ragiona , vi hanno due cause trn loro in lotta, l'un a che tende


46

47 potuto agevolmen te determinare questa resis tenza, e si_a di n" giri. Ln resistenza to tale del. èircuito sarà n n' n!' giri, che indiehererno colla sola lettera "N. · Premes~o ciò, se sul cilind ro di legno si fanno ,passare altri N 2 N 3 N ecc. giri, si vedrà jJ gDlvan oNELLA GUERRA

LA TELEGRA17TA

ad accr.escere, l'altra a diminuire la intensità clella corrente. Riprendiamo il reostl'lta, e ci sarà agevole di r iconoscere la parte che spe tta a ciascuna delle cause accennate, e perverremo eziandio a completare le nozioni suI\e correnti· delle pile, cosa importan rissim a nelle pratiche·telep;rafìche'. Innunzi tutto è da osserv1Jre che in quanto ·alla resistenza interna del cireuit.o snrh focile determinarla, avendo quel la corrispondente fid uno qualunque degli elementi. Perciò hDsterù 'introd urre nel circuito for- · malo dal reostatn, da l galvanometro e da una pila di effetto costante, l'elemento da si:,erirnentare. · Si dovrà però nver 1'11vvertenza di annulla re la re~ azione chimica ed il conseguente sviluppo di elettri~ cità in questo elemento, il che può ottehersi col soslituire alla lamina del metallo attivo un'ultra lamina di nn metallo inattivo, intercalando l'elern~nto, co~ì mocìificato, riel circuito dovrà dirninufre la intensità dPlla corrente; quindi calando un numero di giri del rc'ostaU) dal cilindro di legno su quello cli rame, si ,nrh h1 resistenza dell'elemento espressa in lunghezza del fì.iò reostatico . Suppongasi ora di avere una pila di tre elementi idr ntici . a quello or ora sperimentato, disposti in sel'iè nel modo già accennato . .La resistenza di un elemento· essendo nota, sarà nota altresì la resiste11za dei tre elementi riuniti, e la indicherP.mo con n. Pongasi lD pila in circuito col reostata e col galvanometro, e sia n' il mìmero di git'i che, ad arbitrio, lasceremo sul cilindro di leg:no. La resistenza della pila e del reostata sarà dunque n n'. Il galvanome tro col suo filo ed i fili congiuntori, che per avventura occorrano a formare il circuito anche . . ' essi opporranno una resistenza; ma, prima di ordinare l'esperienza, e col mezzo del réostata, si sarà

+

+ +

nietro accusare delle intensjtà .che saranno .

i2' !3' ii:!

della primitiva. ~Questa esperienza, che si riproduce in niodo analogo qualunque sia il numero degli elementi, ci :tutorizza a eonch iudere che: la intensità dell a corrente -è in ragione inversa della resistenza del circuito. Laonde se chiarnisi n il numero degli eìementi di una, pila, R la resistenza di uno, r 1a resistenza del ~(rcuito esterno , l'intensità della corrente sarà .inversamente proporzionale ad n R r, sarà cioè proporzionale ad

+

nR +r·

I

Studiamo ora quale influeI1za spetta al numero degli elementi. Converrà perciò lasciare costante la resistenza totale del circuito, e vedere quali varìazioni subisce la corrente variando i1 numero degli élernenti. A tale uopo comincisi col neutralizzare ua elemento sostituendo alla lamina attiva - altra lamina inattiva. Si vedrà tosto sul galvanometro che Ja soppressione di uno fra i t~·e elemeÌHi farà scemare di ; la intensità della corrente; e così, se sopprirnasi un secondo elemento, la intensità scemerà altrettanto, cioè si riQ

durrà ai. ~ della primitiva.

.

Qu~sta esperienza, che può ripetersi con una pila di quanti elerne~ti si vogliano, insegna 'che: ad eguale


49

LA TELEGRAFIA

NELLA GUERnA

resistenza di circuito la intensità è proporzionale· al nume ro di elemen ti. Pertanto la intensit,\ ùella correntè sarà in ragione. diretla del numero degli elementi, ed inversa , come dicemmo , della resistenza del cireuito. Sa rà dunque propoezionale ad n n R +r ·

simboli J, e, R, r non hanno nè possono avel'e verun valore assoluto; desse rappresentano dei rappo rti, e

Fin.ora abbiamo lasciato nel circui to del reostata elementi di una data pila . Se invece ne sostituiamo un egual numero di un'altra pila, e procuriamo di mantenere costante la resistenza totale del circui to, cosa che sarà facile, quando siasi sperimentata seguendo le norme già indicate la resistenza del nuovo elemen to, avremo modo allora di paragonare la in tensità delle correnti fra due pile , dal punto di vista dell'influenza che in ciascuna debbe attribuirsi a1la reazione chimica da cui ha origine la corrente. In altri termini, paragoneremo ciò che i fisici hanno chiamato forza elettro-motrice della pila. Ci ò posto, se nell'esperienza ordinata con le avvertenze disopra ricordate, troviamo che le in_tensità delle correnti delle due pile stanno tra loro com e 3 : 5, conchiuderemo che le forze eleltro-motrici serbano anche esse il medesimo rapporto; quindi , se prendasi per unità la forza eleuro-mo trice di una data pila, ed esprimasi con t: quella di qualunque altra pila , avremo infine che la intensi tà della corrente, la quale denoteremo per J, sarà espressa dalla formola (~)

Non dimen tichiamo però che m questa formola i

così: J rappresenta l'intensità del la corrente misu rata soprn un dato gafoanometro; t: la forza elettro-motrice, presa per unità quella di una data pila; n, r sono lu nghezze del fìlo del rcostata, le quali si possono convertire in lunghezze di altro filo normale, come ad ese mpio il filo telegeafìco di fe rro del diametro di 4 mili. Le quantità t: ed R variano du una in ultra pila; -anzi variano cziunù io in 11na stessa pi la, dipenden- · temente da varie circostanze che non si possono tutte rigorosamente valutare. l)erò in quelle pile che diconsi costanti la forza elettro-motrice e la resistenza interna subiscono variazioni meno sensibili . Per questo motivo , e perchè pul'e in qualunque pi la le variazioni di quelle quantiti1 sono lievi negli esperimenti di breve durata, si è dato ad esse il n0 rn e di costanti volta'icltc. La form ola (I) è di uu'i mportanza C'ap itale nelle applicazioni elettro-dinami che; dessa è conosciuta sotto il titolo di formola di Ohm, dal nom e del suo illustre scopritore, il quale la ottenne con ricerche a priori, fondate sopra una teoria alla quale applicò muestre·volmente il calcolo. · Il metodo affatto sperimentale al quale ci siamo attenuti pel' giungere a questa form ola ci sembra pe~ò chiaro abbastanza e sufficiente per darcene una dimostrazione a posteriori; e così, traducendola in linguaggio 01·dinario, conchiuderemo ch e : Nelle correnti voltaiche la intensità, è in ra:gione diretta della forza elettro-motrice , ed inversa della resistenza totale del circuito interno ed esterno. Al'\NO XIV, VOL, l V.

4


50

LA TE LEGRAFIA

NELL.\ GUEnnA

Numèrosi corollari si 1raggono dalla formala di Ohm. Essa, nel caso che si tratti d'un solo elemento

Se poi, in luogo di unire gli elementi con la successione indicata, si uniscano per modo che siano congiunti assie!ne i polic- omonimi, il che torna lo stesso che formare una pila d'un solo elemento eguale in superficie alla somma della superficie. dei singoli elementi, è chiaro che la forza elettro-motrice sa rà sempre la stessa, pàchè non si è variata la natura dell'elemento; · ma la resistenzà interna dovrà diminuire in proporzione della ingrandita superficie che costituisce la sezione del circuito interno. Ora se n è il numero degli elementi, basterà nella formola rel;ltiva ad un solo elemento cambiare R in

riducesi

' e J=--·

R -)- r'

e se la resistenza esterna è trascurabile, ciò che oLterr~bbesi rnercè un arco interpolare grosso e corto e di metallo buon conduttore, · come p. o. l'argento, s1 avrà

Nello stesso caso la formola (1), relativa ad un numero qualunque d'elementi, diventa · 1

J=ne =.:. nR R' vale a dire che, quando la resistenza esterna è trascurabile, la in~ensità della corrente è la stessa, sia con ~n .~~lo'. s1~ coa un n~mero qualunque di elementi. C10 s1 spiega ; perchè, nel secondo caso, se da una parte è maggiore la qu·antità di elettrico .messo fo moviment0 nei vari elementi della pila, cresce dall'altra parte la resistenza interna del circuito. i\fa quando la resistenza del circuito esterno sia considerevole, allora la formola (1), messa sotto la forma e

J=--.

.

r '

R+n

dimostra c~e érescendo il numero degli elementi crescerà del parila-intensità della corrente, _avvicinandosi sempre più al limite massimo .:. . . R·

R

ii'

e si avrà ne

J=R+ nr .

(2)

- In questa seconda formola ".edesi che ove il circuito esterno.fosse trascurabile, sarebbe

vale a dire che nel caso attuale l'intensità della corrente cresce in proporzione del numero degli elementi mentre con la precedente disposizione abbiamo vedut; che qualunque era il numero degli elementi, la intensifa restava eguale a quella corrispondente ad un solo. Per questo riguardo la disposizion_e di _elementi .cui ora trattasi dà quantità di elettnco circolante m un dato tempo, che cresce in proporzione ~el .numero degli elementi; e perciò la loro assocrnz10ne co' poli omonimi congiunti è detta ~ ?ii~ntità.. Ma quando il circuito esterno è d1 res1ste~za considerevole, avviene che la (4) dà per J valori sempre

?i


NELLA GUERRA

LA TELEG1\AFIA

I

I 11

crescenti, a misura che cresce il numero degli èlementi, cosa che tanto meno si otterrà dalla (2) quanto maggiore è il valore di r . Adunque quando il cirC'u ilo esterno è considerevole, la quantità di elettrico circolante sarà maggiore con la disposizione degli el ementi relativa alla (•I), e perciò tale disposizione dicesi ci tensione. Da quanto si è considerato ora s'in tende perchè i fisici negli esperimenti ,·elativi nlla incandescenza dei fili metHllici attraversati dalla corrente adopernno la pila a quantùcì, avuto riguardo al circuito non interro tto e breve, e perciò meno resistente ~i quel h che invece ha luogo negli esperimenti di luce eletti ica o ili azioni chimiche prodotte da .Ila corrente, nei quali il -circuito metallico dovendo essere interrotto e la corrente 'obbligata a passare nell'intervallo per un mezzo meno conduttore, si adopera invece la pila a te1ttsione. Dicnsi il medesimo su li e linee telegrafiche, le quali, -sebbene non presen tino inter.ruzioni, pure per 1a loro ,,, lunghezza op ponendo molta resistenza, è necessario adoperarvi la pila a tensione. A questo modo, quolunqu e sia ln lunghezza del filo, si pu ò , . aumentando in proporzion e il numero deO'li o element1, mantenere costante l'effetto della pila. Così, ad esempio, se pee un filo di 50 chilometri ab biasi una pila di 30 elementi, la cui intensità è data da J=

30 e 30R

+r'

per una linea di ~ 00 chilometri basterà raddoppiare il numero degli elementi, e la intensità resterà la stessa; difatto avrebbesi 60 e

J

= 60 R + r =

30 e

30 R

+r·

Nella pila a quantità non si otterrebbe 10: stesso ri: sultato, perch è, se aumentisi il numero degli element~ in proporzione della maggiore resistenza e~terna , s1 hanno intensitli sempre minori , come chiaramente apparisce dalla forrnola (2). CESARE GO ARASCI

Maggiore del Genio. (Continwi)

-


UN INGEGNEfiE ITALIANO, ECC.

UN INGEGNERE ITALIANO CENTO ANNI PRIMA DEL MONTALEMBERT

Raggimglio .,opt•<i la G1•tinde l)if'e6a - N,uovo metodo di fo1·tifi,cazione, del tenente colonnello Don FELICE PllOSPEitr. Ingegnere degli e>serciti di S. M. Callolica il Re Don filippo

v:

.Monarca delle Spagne. nello del Genio, ecc.

Per Don Emuo

BEnNALDllz,

colon-

Tracluzione clallo spagnuolo consentita claLl'autore al capitano DENEoeno Pi.siH~J.

Diritti di t1·ath1zio11c e 1·l111•01luzlonc t'il\òct·l'ltti.

Ecco. un'opera ~li merito, alla quale si farebbe troppo torto .d1cendo)a d imenticata : essa, a quanto pare, non fu mai conosciuta. · ~~vero _Pros~eri I A che ti è servita la splendida · ed1z10ne m-folio da te •fotta a Messieo nel "744-, se neppur uno de' grandi cataloghi de' libri di fortific_azione si è poi degnato d'accogliere il tuo nome O il titolo della tua opera? · . E s~ qui,. mi domando qual possa mai essere stato 11 n:1ot1vo m tanta contrarietà della fonuna, non esito a rispondere che doyetle essere l'eccessiva contrarietà

delle idee del -Prosperi con quelle degli ingegneri del suo tempo : al modo stesso che l'affinità delle medesime con quelle degl' ingegneri 'd'oggidì mi spiega il .1-.:.i:••• fenomeno di- vedere ora il di .lui nome venÌl'e a galla ·:.,;.,.,.e l'opera sua salire in onore. · La Grande Difesa può considerarsi come un libro il're. peribile; epperciè> i cultori dell'archit'euura militare debbono esser grati al signor colonnello Bernaldez · (l'esimìo autore della Fortificazi·one moderna e della Descrizione clella piazza cl' Anversa) , d'aver egli pel primo tratto in .luce uno scrittore che nella storia dell a fortificazione poligonale prenderà ormai la precedenza sopra H Montalembert. , Noi ILaliani abbiamo poi obblighi assai più stretti verso il colonnello Bernaldei, inquantochè nella scoperta quasi pompeiana. stata fatta da esso trattasi d' opera d'un nostro connazionale : di uno cli quei tanti robusti ina-eo·ni ~he nel passato , per o o . le infelici condizioni della · patria, dovettero cercare in terra straniera sostent~-:; mento e gloria; per non trovarvi sovente che miseria è disprezzo . · Io sollecitai dal colonnello Bernaldez l'onore di poter tl'adurre in nostra lìngu,;i, l'accurato suo Ragguaglio , · nella persuasione che questo prei:d erà nelle biblioteche militari e nelle librerie deglì studiosi quel posto che -competerebbe alla Grande Difesa del Prosperi : e ciò . finchè la munificenza nazionale non pénserà a far eseguire in nostra lingua una nuova edizione di quell'insigne mo11 umento della scuola italiana, la quale in fortificazione fu la vera madre d'0gni altra. Prosperi è stato per l\lontalernbert ciò che De' Marchi fu per Vauban . . . Ben aveva ragione quell'altro nostro grande arcl11tétto militar·e Carlo Borgo di Vicenza , allorch~ scl'isse : « Io non ho sposato nessun partito: o a dit· meglio,


06

UN INGEGNERE ITAUANO

« si~c?me Italiano, tuLti i partili li con .d ~ nue1 (1). » si ero come

~i~ora i c?~ideui sistemi francese e tedesco sono da mo t, creduti mconcihabilì ·, ebbene b L • oc eh i sopra · · · ' as a gettar gh un piano del nostro ProSJ)eri per s11b1·10 scorrrere con q . · che t> I . J uan 1o poco s1 possa far dar loro ami... vo men te a mano e ~ d 1· n.,Jl'altro . . ' i.on ·er I per cosl dire l'uno· fo t'fi p~r guisa ~he mal sapresti 9ecìtlere se sia . , r I ca1.10ne bastionata che si ve 1 1 di q11ella poligona le, ovve ro viceverti/t e propr1eta Ma è temp o c1110 ·· Jasc1· parlar ' J· Prosperi per b (li Bernaldez. occa.

1/

Il Traduttore .BENEDETTO Pr,mwu.

(1) A.natisi ed esame ragionat del ' e difesa delle piazze. Venezia lo"'~'"' t a1·te della fortificazione ' . . . fil . l•ra • sistemi d'oO'ni risrna st· t· . . Zastrow e dal Bri:lmont Qll 1~· 1 ;on tanto zelo rac,colti dal loro ass<?nza. Eppure se . I e • el Borgo brillano per la , ma non m1 ap 1i 00 .,.0 · cora molto ma molto da . •. o , \'I snrebbo an. ' imparare rn ciuol 1·b . · . 1 che r1manà sempre moderno fin ·I è _1° inesauribi le, 1 mezzi di olfesa. e saranno m uso gli 11ltuali

CENTO ANNI PRIMA DEL MONTALEMBERT

PARTE

57

I.

Avvertenza preliminare. - Massime del Prosperi. - Descrizione d'un fronte del « Nuovo ~fotodo. » - Particolari. !.... Applicazione a poligoni vari. Osservazioni.

AVVERTENZA.

Nel rn60 pubblicai un libro intitolato La fortificazione moderna , oss1.·ano considerazioni generali sullo stato attuale dell'arte di fortificare le piazze (1). Nel medesimo io prendeva ad esame i due meLodi di fortifica zion e chiama ti tedesco e francese: cd essen dom i proposto d'indagare il motivo della resistenza incontrata in Francia più che altrove dal primo di essi ad essere preferito sul secondo, ind icai come una delle ragioni che s'erano addotte, la convenienza di non ammettere troppo leggermente le idee nuove, giacchè tali era no state qualificate quelle emesse dallo scrittor·e cui fu dato d'essere riconosciuto per l'inventore del succitato metodo tedesco moderno , il generale marchese di Mon talembert. Non sono punto nuove, io dissi allora, coteste idee; gli elementi, per éosì esprimermi, -difensi vi dì cui quell'uomo illu stre si valse per ideare i suoi tracciati di fortificazione erano

(ll Memoria coronata al concorso del 1859. L'editore parigino Coréard no pubblicò nel 1862 una traduzione fra ncese. Nota del traduUore.


uo

UN INGEGNEnE lTALIANO

di giù noti, ed altri ingegn eri se n'erano serviti ne · proporre tracciati simili ai suoi (1) . · . In conferma del che io citava il fronte poligonale 1.~1Ve~laL? nel 17~3 (ossia 34: anni prima che compas 11sse10 1 progetti del MonlalemberL) do! tenente colonnell o del genio spagnuolo D. Felice Prosperi: e per corroborare la mia asserzione diedi un cenno so°:mario di detto fronte, accompagnandolo d'uno scl:1zzo colle sole linee indi6p!;rnsabili per potere al pnmo colpo d'occh.io formarsi un'idea dell a forma e ?elle dir~ e~sioni _generali .di quel fronte, senza enLr!),re 10 ma~g10n part,co lari, che in allora sarebbero slati· fuor d1 luogo. Pongasi ben mente ch e de' progetti del Montalembert ·solo queflo dello poligonale ha cons~guito merita La fama. Appena pubblicato il libro cui mi riferisco, il citato fron~e _del Prosperi ottirò su di sè l'attenzione degli uffi ziall r Idel genio, segnatamente fra oo-Ji sLraniei·i , ....,., 1· CJ'.' o r ta e autore tornava affatto nuovo; cosicchè manifestarono desiderio di maggiori schiarimenti circa u? progett~ cotanto curioso, e più ancora che curioso d, g rande rngegno, fotta ragione dell'epoca in cui apparve , non che della portato. e forza delle armi da fuo co alloro. in uso . Pa rrebb~ che facilm ente dove.sse rimanere soddisfatta la gm~ta cul'iosilà clegl'intelligenti, dal mom ento che Prosperi pubblicò le proprie idee in un libro stam-

. (l? Noll'. opo~·a _succitata il Bern&ldez cita alcuni archile lti ita-

. 11am fra ~ P:1m1 cl~c fecero uso delle casamatta; e ciò sino dal 1496. Qurn~1 soggw nge che Pallavicini le adoperò uol 1506 nelle capon1ere; ed Algh isi da Carpi propose nel 1570 di c ~ samattare i fianchi de' bastioni. a Nota del tradttttò·re.

59 pato a Messico nel 1744 sollo il Litol o La grancle difesa, e cledicàto alla Maestà del Re D. Filippo V; ma il caso si è che gli esemplari dell 'u nica edizione stata faLla di quell'opera disparvero, per guisa che a noi non ne sono noti che tre, ùno de' quali incompleto. Questo deve essere senza dubbio il motivo per cui il nome del Prosperi non appare nel cop ioso catalogo di scrittori dell'arte, raccolto dall'infaticabile ed erudito A. cli Zastrow nell'interessantissima sua Storia della forti/ìcazione permcmente: e fu <·.erto per ciò, che parecchi ufficiali del genio degli eserciti tedeschi mi richiesero premurosamente informazioni sul nostro uutore, ullorch è nel 1864 io ebb i occasione di visitare i loi- paesi. Anche~ il belga Brialmont, quegli che scrisse gli Stiidi siilla clifesa degli Stati ,( 1), (indefesso inves tigatore di quanto si è mai pubblicato in ol'dine all'arte del fortificare, imbattutosi nel mio lieve cen no sui pensamenti del Prosperi, dettò queste parole: Il primo che pro7Jose ttn fronte rettilineo con batterie finncheggianti nella ccipitale del fronte, fu A1ontalembert : 'ciono1iclimeno Ndea primitù,a di cotesto tracciato si rin·viene ùi u11: opera antèriore d'una trentina, d'cinni al' l'inr;ir,xi, piibbticata a Messico dal tenente co-lonnello del genio spagnuolo Felice Prosperi, ignota ,al 1llonta.lembert.. ... 1Von ci fu possibile procurarci ·un esemplare di questo libro sommamente raro ... . ,. .. Porgiamo wna sommaria descrizione di tale fronte, fatta clal colon:.. nello Em,ilio Bernaldez . . Infine , ·rra le altre prove di quanlo sopra, citerò ancora che uno fra i comandanti del genio militare franeese, scrittore di molta riputazione (il cui nome non mi cred,o aulO'ri.zzal.o a stampar qui ) , mi di-· resse una compitissima lettera, clriedendomi notizie CENTO ANNI PRIMA DEL MONTALEMBERT 1

1

(1) Parigi, 1863.


60

UN INGEGNERE ITALIANO

ci rca il Prosperi e de' particolari sulla di lui invenzione; rfi°acchè, egli dice, tale nome non esiste ùi alcun cat~lo~o, _ed è _al(at_to sconosci"uto al deposito delle fort1ficazioni dt Parigi: rnferendone quindi che si tratlasse di qua.~che manoscritto giacente negli archivi del corpo del geni? ·?agnuoZo. Riscontrai inviandogli copia del frontesp!Zlo del libro di Prosperi, ed csprimendocrl i il rinc~·esci_m_enlo di non essere in grndo d'unirv{\1 libro, d1 cm 10 stesso rnancavn ; perchè se 11,e avessi posseduto un esemplare, non avrei esi tato a metterlo a di lui di sposizione. Inerentemente a tutte queste rogioni, intrapresi più fiate un es_trallo di quel libro ignorato, e ciò per far conoscere 1 progetti dell'antico ingegnerr. spagnuolo, ta~to per o?or del me~esimo'. che per vantaggio anche odierno dell arte : cd rn ogm caso come dato curiosissi~o della storia di essa. Svariate occupazioni me ne distrassero fino al presen te, ed ora mi vi sobbarco, ?on se?za l'apprensione di rendere incompiutamente il pensiero de~l'ingegnere D. Felice Prosperi; nutro per altr~ fiducia che, essendo del Prosperi e non mio qua?to 1J lell.01:e troverà qui, egli sarà per accogliere bemgnamente 11 lavoro che gli offro. Non debbo conchiudere quest'avvertenza senza interamente appropriarmi una dichiarazione dell'autore. « Non è mia intenzione vilipendere il metodo moderno « ma di esporn e piuttosto un altro ch e riunisca alcuni « maggiori vantaggi; e sarebbe temeri tà per parte mia « se mi ponessi a screditare lo studio ed il lavoro di « tanti uo~ini per ogn! riguardo eminenti, che con « tanta aggms tatezza discorsero con somma diligenza « questo soggeuo, e ciò a forza d'un'esperienza ri« schiosissima ..... Confesserò il vero, io non iscrivo « punto pei prin cip ianti, ma pei soli intelligenti co« sicchè in tutto attenderò ad esser breve. » '

CEN'l'O ANNI PRDIA DEL MONTALEMBERT

64

NOTE .

1 • I paragrafi che copierò letteralm ente o che estrarrò dal libt·o del Prosperi, saranno posti fra vir· golette. ;la ],'opera del Prosperi trovasi illustrata eon 57 tavole; 111i sono però limitato a ricavarne le figu re che possono bastare a far compren dere il tracciato di sua invenzi one, e ciò non-senzn qualche diOìcoltL1, giaccbè, come egli stesso dice, « i bulini d'America non sono « avvezzi alle delicaLure della fortificazione.» 3" Qt1antur\que l'autore adoperi per unità cli lunghezza la tesa, ne feci la riduzione in metri _onde accomodarmi al sistema odierno : e per maggior sempli citb, ogniq unlvolta t1·atterassi ùi dimensioni superiori a 11O tese, nel fa rne la riduzi one non terrò con lo dei decimali se il valore dc' medesimi non supererà mezzo metro; e quundo l'oltrepasserà lo calcolerò per un metro.

Cominceremo a far conoscere le ragioni su cui Prosperi fonda la radicale in nova~ione_ ch'egli pr?ponesi d'introdurre nella maniera d1 for-t1fica re le piazze del suo tern po; e ciò stl'alciando alcuni paragrafi dal disco1·so preliminare della di lui opera. « Il principal motivo (dice l'autore) che m'indusse « a scr ivere sulla fortificazione, fn lo scorgere tanta « co ntraddizion e fra tanti e sì celebri autori che trat:~ tarono di quella nobile scienza ed arte militare


u:; INGEG:;ERE ITALIANO

« così importan te , de' quali ciascuno procura di far ~ contem.ìosamente prevalere le proprie mossime, « abbauendo quelle contrarie; e ciò con tale perti« nacia, che han fatto prodigare ai Princ ipi somme « immen se per costru i1·e piazze inespugnabili, senza « conseguire l'intento, per essers i voluti mantenere « entro le ristrettezze di sistemi che in fondo sono « sempre gli stessi, quantunque diversifichino al« quanto fra di loro nella dimensione ·delle parti e « nell'apertura degli angoli, senza ottenere quel che « tanto si agogna, cioè fuochi continui ed occulti al« l'aggress;ore. « Ben so che per molti, e particolarmente per co« loro i quali a cagione della lor leggerezza (e sono « innumerevoli} non pervengono a ravvisare l' ine« sauribilitit dell'umano ingegno, la novità fa si che « non possano assentire a quanto essa inventa e pro<( duce; e secondo i medesimi le cose dovrebbe ro ~< essere lasciate quali ce le tramandarono i nostri « maggiori, essendo temerarietà il volersi allontanare « clalìe leggi e do.i metodi loro. « A. misura che la forza dell'assedionte si accrebbe « e rinforzò, d'altreLtanto s·i aumentò quella della for« tifìcazione; ma quesL'ultimn , bisogna confessarlo, « sempre quando l'attacco non sia sbagl iato, deve « cedere le piazze al nemico. « 'Ìi: così p·oco quello di cui l'arte può avvantag« giarsi nella difesa di esse, attenendosi al metodo « dei moderni, che non serve ad altro cbe ad ac« crescere enormemente le spese, aggiungendo opere « esteriori ad opere esteriori, nelle quali i Principi « vuotano i lor . tesori, ed obbligando a rin chiudere q in esse gran quantità di provvigioni e di truppe, « che scemano considerevolmente gli eserciti. « Il nuovo sistema che sono per proporre non lo

63 « prometto insuperabile del tutto; per altro <limo« strerò che offre più resistenza che quello de' mo« derni; che è più econom ico; che difende maggior « terreno con meno gente; che non ammette opere « esteriori oltre i rivellini; che può fortifìcare il trian« golo, figura stata da tuu.i rigettala sinora come « in etta; cl1e infine conseevti ai fianchi un fuoco con« tinuo e coperto. « Io ammetto angoli acnLi assai min ori di 60° (quali « incontransi ad ogni passo nella fortifìcazion e irre« go lare}; e ciò sen za il minimo scrupolo, sebbene « con ai e.une precauzi~n i. « Il minor lato che assegno ai miei poligoni (non « esternam en te, ma sopra le co1'tine, le quali ven« gono ad esse re lato interno) è di 300 tese ( circa « 592 metri); ordinariamente lo suppongo di 3-i-O tese « (67•1 metri all'incirca). « So r,he non mancheranno le confutazioni, ma « partiranno forse più dalla passione che dalla ra« gione : qual opera vi fu mai , la q u..1le esposta al « pubblico sia ri rnasta incontrovertibile? Non si può « dare alla luce parto alcuno che sia scevro d'im« perfezioni. « È uno .spettacolo singolare veder tanti uomini in« signi e sperimenta li essere diametralmente opposti « nelle loro rnv ~:sime. D.isputano sopra un palrno di « tena più o meno, e sopra una maggior o minore « apertura di angoli; se le mura alte siano migliori « delle basse, ecc. « La lin ea cli difesa, primo movente e base d'ogni « fo rtificazione, viene da me considerata di due specie, « una pel cannone e l'altra pc! fucile , facendo ser« vire le due armi senza imbarazzarsi fra loro, e per « guisa che con·corrano ad un medesimo effetto. » CENTO ANNI PRIM.\ DEL MONT..\.LDIDERT


64

UN lNGEGNEI\E l'l'ALlANO

DESCRIZIONE D'UN FRONTE DEL NUOVO METODO.

MASSIME.

1 a Che tu LLe le parti d'una piazza siano difese le une dalle altre. 2a Che i fianchi rimangano occulti, spaziosi, e con fuoco continua to e perenne. 3a Che il tutto si possa difendere con fucileria. 4" Che difen.dasi molto teneno con pocà gente. 5a Che i fossi sieno grandi e pieni. 6" Che i maggiori bastioni ed i maggipri ~ivellini siano preferiti ai minori. 7" Che · per beri fortificare non bisogna vincolarsi alle regole di verun autore, nè a massime particolari.

Da questa massima ultima trapela il risoluto ed ardito concetto de ll'autore , stt1to recen temente formu~ato in_ altr~ ~ermini da uno scrittore militare belga in un libro rntJtolato La fortificazione ecletica. Vediamo in tanto l':.ipplicazione .che l'autore fa di tah idee alla fortificazione del lato d'un tria~golo (Tav. 1a, fig. 4~. , . ~l lato AB è di 340 tese (1) (671m m). Sopra il suo punt? medio C s'innalza la perp endicolare e D, e dai · punti A e B si conducono le linee Aa· e Bb, che for-

(l} Nel l'ord~ne rinfo?·zato, di cui parleremo in appresso, l'au- · _tore <3stend~ 11 lato si~o a 710 metri. :Montalembert suppone il lato del pohgono tra

1

560 e 580 metri .

CENTO Al'\N\ Pl\JMA. DEL MON·T AI.Eil!DER·T

mano rispettivamen te un !)-Dgolo di 45° colle capitali 'Ao e Bo. Similmente si condurranno le linee DE, DE, rispetto alla capitt1le DC, in g uisa ch e facciano angolo retto in·D. · Sopra le linee Aa e Bb, segnunsi i punl.i x , z, a 436 metri dai ver tici A e B, e qu este sono le facce de' ba stioni; e quelle Dm, Dn del rivell ino si fan no di metri H 8. I pro] ungn rnen Li, di coteste facce de' bastioni e del l'ivellino (intersecantisi ne' punti h) determineranno il ciglio interno del fosso ,: che nell o s tesso tempo lo è pure dell a gran lingua di terrn (·1) lasciata fra la cortina ed il rivellino. I .fianchi del medesimo debbono difendere i bastion i, e per tale effe tLo si tirano le lin ee Ag, Bg', in guisa che· formino angoli di 6 a 7 gradi colle lin ee Ax, Bz; le quali si taglieranno in u . Formando poscia con esse · angoli cli ,100°, si tracceranno i fiancbi 1·, s, che risp_etLivamente difenderanno le . facce de' bastioni A., 13; come pure le ficcanLi g'i1,, g-i~. Qm,nto all' uso del fucile, riflettendo che la sua porLata è di metl'i S76 (2ì, sarò questa la dista nza a cui si collocheranno da A, B, le ba tterie , o fianehi in terrati, o vere trincee p, q, on de bauere il fosso e

(1) A quella lingiba d'i, terra si potrebbe forse dare il nome di pomerio. Veramen te i Romani intendevano con esso lo spazio che rimaneva tra le mura e le abi tazioni dell'interno, come ricavasi da Plutarco in Rorm,ilo, dove dice : Elisis aliquot Uteri$ Poniuimn dicitnr qu.asi post vel pone mamia. Ma ollrechè il De' Mar chi ed altri nostri antichi scrittori applicarono il nomo ài pomerio a rilasci di tena e ad opere poste innanzi le mura, qui poi non ri pugnerc bb~ alla sua ct.imologi.a , in quanto che si trova dietro al ·rivellino, Nota clel tradutt11·e. (2} Ci riferiamo all'anno 1743. ANNO XIV, VOL. lV.

5


66

UN INGEGNEllE, ITALIANO

CEN'l'O ANNI 'PR I MA DEL MONTALEMRERT

difendere « con tutta comodità » la faccia del bastion e vicino . Dall'angolo fiancheggiato del rivellino, e formando eziandio colle focce di esso angoli di 6 o 7 gradi, si menano le Jinee Dt, Dt'. Formansi perpendicolarmente a coteste «ficcan ti » i fianchi y, y , rimettendo « nl beneplacito di ciaschedun fortificatore » Ja !uro ampiezza ed -i nternamento. L'auto re. assegna ai me·desimì almeno 50 metri. Si tracceranno curvi tanto dall'angolo fiancheggiato del rivelJino quanto dai suoi fianchi esteriori. Paralleli a cotesti che abbiamo ora tracciati esser debbono y', y" per 1';:trtiglieria, non che ·e, e' per !a fucileria, Ja cui portata si c{Ì.lcola Jal punto D; il che, come l'autore ci dice, non lascia alJ'arbit.rio l'elo.zione del punto D sulla perpendicolare CD. Tutti codesti fianchi clifen dono il fosso e le facce del rirellino .

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« il lasciarli troppo scoperti è uno de' più grA~'i er« rori che si possano commettere nell'arte. L a·ss~<< diante pianterà le sue batterie .al. saglie~.{e d~l n« velli no; e questo occupato, dispone ~l un fuo~o « raddoppiato per interamente distruggerli, come ar:: « eade: ma secondo il nostro sistema non succedera « così, poicl1è malgrado 10 stabilimento delle con.« trobatterie nel sagliente deJla strada copertu del ~1« v~lhno, il nemico vi trova potente traversa 1~ « grossa muratura che molto gh .contrnsta l,o scop:1« mento deJl'intero fianco del bastione; e que:;ta stes:-ia « traversa, anche dopo occupata, rimane e~~osta ~I « fuoco di tutto il fronte della piazza; se poi infine 11 « fianco restasse spiana to, rimarrebbe sempre la bat' ficcante. . « te1·ia della gran ·« Lo stesso può dirsi .de' fianchi de' rivellini che « difendo no i bastioni. . . . o·Ji uni che gh allr1 m basso, ovarsi tanto Per tr (( ; b « non possono essere scoperti dalla campagna, ma << unicamente dalla prospettante strada .coperta, a « meno ch e il nemico non innalzi eccessi va men te 1~ <( proprie batterie, il che non può fare senza molli << saci::ifizi . )>

un~

de' bastioni e la gran lino·ua di Siccome. i finnc·hi . ' b I.erra, ossia spazio fra la cortina ed il rivel lino , restn no scopet'ti nel19 direzioni m'x e n'z, si alzano le «traverse» A', B', la cui lunghezza vien limitata dallo linee x n', cz '. zm', c'x , e da a', b', onde coprire la porta che cade sul mezzo della cortina in C. Il fosso (a scarpe parallele) deve avere per Jo meno 4,7 metri di Iarghezzil, tanto innanzi al rivellino quantb ai bastioni. Nel sagliente della strada' coperta del rivellino elevasi una « traversa » o caponierçi di grossa muratura H per viemmeglio coprire i fianchi de' bastioni. In questo nuovo metodo i fianchi de' bastioni non difendono reciprocamente le facce rispettive, ma.bensì quelle de rivellini: e e0sì pure sono i fianchi de' rivellini quelli che difendono i bastioni. « Le parti , dice !'autore, che prime sì affacciano « come essenziali in fortificazione, sono i fianchi; ed

Dopo aver fatto conoscere il cornpl~ssi.v? :racc1,utodel fronte,. noi passiamo a truHare de :1lrnv1 e .dal: . cune particolarità del le opere' senza d1scostar~1- dai precetti del Prosperi ' g1~an Lunque la sua -conc1s101'le talvolta eccessiva Io faccia sembrare alquanto oscuro in taluni tratti del Ji.bro, ·a<l onta dell'esaHezza ed eleganza del dettato .

..


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l lN TNGEGNEIIE ll'.\l,L\N O

CENTO ANi'i l PIU~I.\ DEL MON"l'.\l,E)Jl!J,:R'I'

Mun1. Maravigliandosi l'autore Jcl gran dispendio che esigono le « 11111 roglic » (in tentlunsi i rivcc.;tim euti <li grossa muratul'a} spesso rninate da l!'« in tollerabile peso de' lor terrapieni » e che solo si mantengono in pied i « a l'orza di contraffo1'li » ; come pu1·e del follo .clic Lali massicci termina no in una grnsse zza di quattro pied i e mezzo o cinque verso il cordone , rioè dove occorre i·ebhe maggior resisten zo, discorre d' un modo pruticolare di costru irl c,e <lice : « Pri1ni e1·amente le dispongo appoggiate contro al « terrapi eno, onde resistere alla spinta delle terre; « pi ù basse amn cbè 110n ri ùrnngano troppo scoperte, « cd inolt1·c d'uguale gl'Ossezza tnnlo in alto quanto « in basso, e ~11 e non so rgan o do! fondo del fosso « per nou essere ciò indi spensabile. » La (ig . 2~ del la tav. 1a ropprcsentu la proposta del Prosperi . La sezione della mu raglia ossia muro di rivestimc• 11 to F , è un pai·allelogrn. rnm o. Inclin ala in ùentro, gra'"ita contro il terrupieno, e seconda in pa rte la pendenza delle Le1Te; gli slrDLi di pieLl"C o di nwaoni non deggiono essere orizzonutl i, ma po!'alleli nll a base. Le leuero a, a, indicano la posizione delle ten·e l'lie pesano contro la muraglia 9 ia sospi ngouo, « pe1·iJ, siccome la med esima trovasi incli(( nata conl1o di css·e , 11011 può cade re 1101 fosso . Vuol « essCT'e alzala sino ai due terzi dell'altezza LoLale, « onde non possa essere halluta dalla camp:igna, ed « il terzo supcì'iore si rives te di zoll e.» Per di a i8lro ·vi sono alcun i piccoli cont1·,1fforli clie distano quattro metri da asse ad asse . Siffatta mu ragli a non parte dal fon do del fosso, ma. dal g ran rilascio di terra che scorgesi nella figurn. L'autore soggiunge : « Una volta constatata la forza « e la stabilità di cotes ta muraglia, non clic la sua « saldezza, qual difiìcoltà si avrebbe per ammetlerla?

« Qu nnto nll'effcuo se rre ugunl mcnte che le :i!lrt'. E « circa la faci liti\ dell a sca lata , <·Il e pu r nrnggiorc por « essere im a Lai muraglia più bnssa d'un terzo rlie « le altre, non c'è n11llc1 ùa Jerncre, giaceliè una. rnc« diocre dilig~nzn per pa rte dei di fenso l'i gn rnntisce « da siffa tto pcl'icolo. » Cotesto muro di rivestimen to, quantunque basso, so rregge un terra pieno assai elevato. Muri di tal genere vengono a. costare la rnel.'.t di quelli rhe costl'llisconsi negli ordinari recin~i bastiona Li.

TEn1uPTE;-;1. - [ terrapieni si debbono, seco ndo l'autore, fare alti; propend endo egli assai piì1 al le difese ficcanti che non' ulle raden ti, perr hè bnnn o, soggiunge, il vantaggio cli meglio dom inar la campagna e di rendere più difficile al nemico di cop rirsi. Assegna loro 1.1n' altczrn sup eriore di dll e metri a quella del prolìlo ordinario, ossia di Yauban, co me ben si può ril ern re in un con tutte le altre vMi età fra i du e profil i, osservi1ndo le lin ee punLeggintc della citala figura ~·. A cotesti terrapieni dà una larghezza di 43"' cd una di 7m al parapetto. Vogli ono essere pratica te al cent ro dell e cortin e per comunicar col di fuori, munite di pon te J,watoio e cli sa ra.cinescn , non che d'un arnpio co rpo di guard ia cap nce « cli numerosa g uarnigione e quan« titi.t di truppn, » con sale per gli ufficin li; eù alle estremitit della fabbri ca, dinnan zi la facciata interna, si debbo no tn:i.cciare in forma di sernibastion.i due corti li cintati oncic fìancl)eggiare l'ing resso. Po1nE. -

Ln strada copert a ha 13m cli larghezza; poich è, dice l' autore, « sebbene per regola S rnAD A coPEJ\'l'A . - -

1

..


70

G.N INGEGNERE ITALIANO, ECC.

« si facciano di cin que tese (9m 87) I . f , .- . ., « spaziose , · e prc tJ tsco prn b 'J L ,. ?e tamp.oco è quella una Jego·e in viola« i _e: a p,-irna ragione si è che nella I"i~irata delle q~i-l ed~uo/ ess:re ~rec~p itosa, qu ella -0 • o- . . . a a _ coperta i·1u sc1 molte volte fata le < a5 l1 st.css 1 d1fonsor1, che per la ressn ebbero ad f << fogars1 Ml fosso . La seconda r:1 i . , -~ « vorrei di fen dere la de'ta st, d 'g one s1 e cl1 IO . i I a a con un po' d · « valler1a quand o ne fosse il caso m . I , ca« ristretto questa non ot,·e '. a !n uogo tanto « terrebbe g· 1·., 1, p bbe agil'c; molt,.e la vi si ·... '' P on 1a pu accom · · , J . • d pagnai. ne le so rtlLe « la fantecin niuuo j(}' · .- . ' t>no r,rn quanta sia l'utilità ·I « si utt ae da coteste arm i allorch' . ,/ , . c ie ' e clt> i~cono a tempo. » Siffatta strada si lingua di terra, « 8e~~o;a alla medes11~a 9uota della « per farla d·uno od p _edg'.1a1!;lo non v1 esista ragione ue pre I p1u bassa. »

:::;,::~\;~a

stret-

CENNI SULLE ARMI PORTATILI DEGLI ESERCITI EUROPEI

CON

°

PIAZZE n'AnMr. -

TAVO L E

L IT OGRAFIC H E

CONTISUillO:IE B

n,g

Russi a .

Come al soli to. La Russia ha adottato per la trasformazione dei su oi fucili rigati del calibro di 6 linee, cioè fucil e di fanteria, fucil e da bersagl ieri e fucile da cosaccl1i, il sistema Karle, il quale, come i sistemi Chassep0 Lcd Italifl no, ,non è che una derivazione del sistema Drcysc. Qu esto sistema (I) è ad otLuraLorc c.ilindrico scorrevole a (tav. 7a, fig . 1, 2, 3 e 4) , terminato an LNiorrn ente da un tronco di cono, il quale viene ad appoggiarsi cont ro una supe rficie tronco-conica, r.lie LP.rmina poste riormente la camera. Su l davanti del tronco di cono dell'ottura tore trovasi un a tesla mobil e simile in pn.l'te a quella clel sistema ChasscpoL, cioè composta di una

(Continua)

---;. .. ~

----

(1) I dati seguenti sono ricava li da un opuseolo che contien e un sunto storico deg li studii fatti in nussia su questa trasformazione, di · B. Guniakoscki, n on che dal l'loennies : Ne·ue Studien sopra ci tati.


72

CENNI SULLE Am!I POR'!'A'rILI

OEGI.l ESERCITI EUROPEI

piastra C'ircolare, e di un fnsLo, il cui movimento longitudinal e è li mitnto dulla pun ta di una . vite fissala later11lmente nell'otturatore. Il fusto è trnforalo nell a suo fongh ezza per dar pnssaggio all'ago : su di esso, e nell'intervailo tra la piastra e la pari.e anteriore dell'otturatore, sono infilati tre dischi dt pelle o cuoio, cli diametro esterno prcssocltè eguale a quello della came ra. Q11 esti <lischi funzionano com e il disco di C'aoutchouc nel sistema Clrn ssepot, cioè si co mprimono e si dilatano circolarmente appoggian do contro le par eti della camera, per impedire così le sfuggite dei gé\s . L'ott11ratore sco rre in una fnlsu culatta b avvitata posteriormente ulla canna, e che presenta un'apertura superiore per l'introduzione della cartuc~ia . Sulla superficie esterna dcli' otturatore sporgono due alette terminate posteriormente da una su perficicjn<:l inata: esso è inoltre intagliat.o con una scannellatura ad F, nella qual e entra il dente del g ri lletto, e clic limito così il rnO\'imento dell'otturatore ad una co rsa longitudinal e e ad un mo,·i menlo di rolozione. Nella corsa longitudinale le aletto scorrono in due scannellature Jaternli interne della fo lsa culatta; nel movim en to di rotazione penetrano in una scannellatura circolare della falsa culatta stessa,·~ rimontando su di essa colla loro superfi cie inclinatu , stringono l' otturatore contro l'ori!ì cio posteriore della cnmera . Sono così le alette che sopportano l'urto dello sparo, il quale perciò è ripartito dall'una e dn li'allra parte dell a falsa culatta, mentre che nei sistemi I tnliano, Cha ssepot e Dreyse esso è sopportuto dalla sola spalla dell 'intaglio. Fjnalmente $Il due orecchie sporgenti sull'cst.remiti) posteriore dcll'oU uratorc, è impernata una leva angolnre <l, il braccio sporgente della quale serve di manubrio per maneggiare I' otturntore . Nell'intorno dell'o tturatore è colloca to il meccanismo

73

di scallo, il qunle con siste in un tubetlo ~il~ndrico e, spaccato lon.git uclinalm eot_e su due goneré'. tr1 c1 opposte, 0 conLenonte la molla sp irale. Questa e fissata cun un piu olo a vite alla parte anteriore de_l tul~etto, e la sua estremi tà posteriore, libera, è mu nlla d1 un ~ottone O chiodo a testa em isferica. Alla parte anteri ore del tubetto , e daYan Li alla molla, è. avvitato un grano nel qual e trovasi infisso l'ago destinat? a p~rforore l'innesco . Inoltre il tubetto porta un nsalto cJl'colare di scatto g. . Allorquando l'ottuh1tore viene spinto avantl . nella fa lsa culatta per ch iudere l' arma, 11 den te del gnllclt? passando per l' apertura ad F, viene ;;1d incontrnrc 11 risalto del tubetlo, e mantiene così questo verso la pa rte poste ri ore dell' ottura tore _: in qucst_n posiz io~e la molla è distesa. Se allora s1 nbbassa 11 manubrio, ossia il braccio sporgente della leva an golare, girandolo indietro, l'altro b raccio dcll n leva entra nell a spaccatura del tubetto, incontru la estrer:nità poste~iore d~lla molla spirale, e sp ingendola avanti la cornprim~. Se qui nd i si preme su l grillet.to, ed abbossandon c il dente si lascia libertà di moYirnento al tubetto, questo viene spinto avAnli dall'elnslicità della mol_la spirale, e l'ago pussando pel foro del!a te~ta rnob il~ va a perforare l'i nnesco dell a cortuccia. Rwl zando 1) manu brio il b raccio di leva infe riore incontra l'estremi tà post~r iore della spaccatura del tubetto , ~ lo riconduce in dietro facendo rientrHe l'ago nell' mtcrno del!' otturato re. Una piccola molletta h situata sull'ore~chia des~ra, sporge con un den te nell'apertura poster1 o~e clc)I otturvtore, ed impedisce così al tubetto d1 uscirne. Un'altra molla posta sull'orecchia sinistra spinge un dente in un incastro del braccio del manubrio qu ando è abbassato, o gli impedisce così di ri alzarsi da per

"


,,.,,,uu ~U LLJ:: ,\ l\ntl POl\'J'A'l'l Ll

sè, cedendo allo sforzo della molla spirale. Finalmente l'in taglio della fa lsa culatta, e la forma eccentrica data al gomito della leva angolare o ma nubrio , impediscono che si possa comprimere la molla quando l' olLuratorc non è thiu so. La cartuccia {fìg. 51 ) è di carta: essa porta l'innesco alla parte post~riorc in una cassula foratn, fissata ad un lacco di cut'toncino; posteriormen te le è incollalo un fondello di panno, il quale comprimendosi contro la tesla mob ile dcll'otturatol'e, contribuisce ad impedire le sfuggite dei gn. Semb ra che questo fondello non si estragga. ma che si spinga avanti nell'introdurre la nuova cartuc·cia . li pl'oietto è cavo posteriormente, e perciò espansìvo, cd è munito di scannellature esterne: il suo diametro è minOt'l' di quello dell' anim~ . Il fucile ha la canna abbrunata, la baionetta a tre spigoli, la barchetta munita di risalto, I' inc;issatura <l ì betulla, e I<' foscelle n vile. L'alzo è a quadrante analogo a quello svizzero, e serYe pel tiro fino a 600 passi (4:27 met,·i) . Analogo è quello del fucil e dn bersaglieri, mn graduato fìno a 4~00 passi (853 metl'i). Le dimensioni e i pesi principali del fucile trasforma to, sono i seguenti :

Calibro dell'arnia . Lunghezza della canna (pnrtc rigata) Numero . Larghezza (eguale ai pieni) r rofon<litii Passo .

I ndin nzione (da sinistra a destra) Lunghezza Lot;,Jc : con baioncua Id . senza iJ .

75

DEGLI ESEI\C l'rI EUJ\OP.El

Peso totale : con baionetta . Tcl. senza id . , Diametro del proietto Peso del proietto Id. della carica .

eirca Chi!. '•, 92 i<l. » 4-, 51 . Mili. H·, 73 Gr.

»

33 5,07

I movimenti necessarii per la carica e lo sparo del fu cile Russo sono sei, cioè :

rialzare il mo nubrio no rmalmente alla can ~a; girare il manubrio a sinistra, e tirare indietro l'otturatore ; 3° introdurre una cartuccia nella ca rn era; 40 spinge re avanti l'otturatore e girarlo a destra; 5° abbassare il manub rio sull'ouuralore ; 6° puntare e premere sul grilletto. ,t 0

:zo

Se no n si spara, no n si ha che da fQrm~r~i dop~ il 4-0 moYimenlo : l'a rma è all ol'a nella pos1z1one d1 sicurezza. Le velocità del tiro accele rato s1 dice essere di ~ ·a 9 colpi per minuto, mirando, e di circa ,15 colpi, non mirando. La velocità iniziale dol proi etto , mi s111·aLa coll' apparecchio Lcnrs, è di ci rca 309 metri . , Non si conoscono i dati di til'o dell'arma tl'asform ata .

. MiU .1 5,~i » 8 15 . N. •

. Mili . 6 » o, 38 » 1340 2°3' . Mi li. 18.Vi » 4 3159 1

-

Jncrbilt,erra. I fu cjli Enfi eld, Mod . 11853, che erano . in u~o n~l~

l'esere;ito inglese, fur ono trasfor mati in arm i ca ncant1 s1


l:J<.:l'/NI SUI.LE .\ID.II l'OP.'I'.\'l'lU

dalla cula tta secon do :il sistema Snidcr (Lov. 8"). Per eseguire tal e tra sformazione fu praLicato verso l'estremitì1 posteriore della cnnnn un taglio della lu nghezza di 0"', 05.i-, lasciando per questo trullo scoperta la metà inferiore della canna. Quest' apcr.tul'a .. destinata pel ca ri camento dell'arma, vien ehiusn per mezzo cl ell'ouuratore A (fig. 4·), cilindro pieno di ferro _temprato, girevole attorno alla cern iera a. b, disposta lateralmente in senso parallelo alla direzione della. canna. Dent.ro q11esto olturntore è praticato obliq uamente al l' asse un foro che sbocca nel mezzò Jelln sua focciata anteriore, e che superiormente è chiuso da un fnlso luminello ; in questo foro è disposto un pl"rcuotitoio e (l avvolto da una molla spirale la cu i estrernitli superi ore è destinata a ricevere l'urto del cane, e l'altra invece serve a produrre l'accensione della cartuccin, urlando contro l'innesco della medesima. Dal piano del Yiton e sporge <li piccola qunntitù la punto rotondatn di un p iu olo spinto do una molla spirale. Questo penetrando in una piccola cavitù che tro,·asi alla parte posteriore dell'otturatore, serve a tenerlo fermo e ad impedire che possa apri rsi nei movimenti dell'arma, quando il enne è armato . Per poter estrarre il bossolo della cartuccia, che rimane nell'arma dopo lo sparo, vi è l'estrattore e, il quale è uni to a cerniera coll'otturatort:) A, cd è fatto in modo, che quando si carica l'arma l'orlo della eartuccia rn ad appoggial'si contro la sua estremità, che è togliata in guisa da abbracciare circa 1/6 del perimetro della cal'loccia ~Lessa. Lu culatta essendo aperta, se si ri tira indietro l'otturatore comprimendo la molla spirale che trovasi allo cerniera a b, l' estrattore segue il suo movimento e trasporta seco anche il bossolo della cartuccia che si fa poi cadel'e inclinondo alquanto l'arma a ,sinistra.

DEGLl ESJrnCI'l'l Et:nùPEl

77

La cartuccia adoperata per questo fucile è quella Boxer. Esso ha l'inn esco centrale e consta (fìg. 5") d i' un fondello di ottone , e di un bossolo formato con due giri di una sottile lan:ina di ottone: sul~a qu~le è incolla to nn inYiluppo eh carta. Il prorntto e mu_nito di scnnnellature che si riempiono di cera vergine; esso è di diametro inferiore a ']_l lf>llo delb canna, e porla dt1c cavilà, l'una posteriore l'altra. ante_riore; la prima, tronco-coni ca, riceve _u n tace~ d1 nr.g11Ja compressa per farnrirn e l'espa_n_s1on? ed 1mred_irne la ~eformazione; la seconda, edindnca e eh piccolo diametro, è ri empila cou una caviglin di !e,gn~, on_de trasportare cosl più in dieLro il centro_ d1 grav ita _e fov~nre anche il moto di rotazione del proietto. Fra 11 proietto e la carica è disposto un piccolo strn_Lo ùi cot_one, e l'un ione della pallottoln col bossolo viene ~ss1curala con uno strangolamento all'altezza della prima scannellatura. L'innesco è fo rm alo da una ca ssulctla, che· contiene la materia fulminante, e da una spina. li fuci le è munito di alzo a cu rso1'e, col piede a gradini, e graduato fino 'n ,t OoO yards, ossia OH metri. L'acciarino (fig. 4•) a doppi a molla ed a catenella, col mollone in ava nti, non è stato pee nulla mo(ldìcato . La canna è abbrunata e fissa ta alla cassa per m~zz~ di fascette a vi te; la baion etta con loma a tre sp1goh s'inna:;ta alla canna in modo simil~ a quello usato d~ noi se non che il mirino serve anche da formo d1 bai~neua ; la bacchetta vien . fissata nel suo canal~ avvitandola al dado, sul quale si appoggia la s~a p~nLa! Le dimensioni cd i pesi principali del fucile d1 fanteria Enfield-Snider sono i seguenli (1) : {l) Jlandbook {or fìeld service l1y Gen. Lefr()y -_ 1867, e Rapporli della Commissione speciale per la Lrasformaz1one EnfieldSnid()r.


78

·I

CENNI SULLE ARMI P0RTA1'IL1

1

1

I movimenti per il ca1·icamentò e lo sparo dell'arm a son o sei, cioè: ·1° armare il cane;

2° impugnare la maniglia dell'otturatore e solleYarlo da sinistra a destra per aprire la culatta; 3° ritirare indietro l'otturatore per estrarre il bossolo della cartuccia sparata, g irar l'arma a sinistra per farlo cadere; 4° introdur!'e una nuova cartuccia nella camera· 5° chiudere la cula tta con movimento -inverso' a quello indicato al N° 2. 6° puntare e preinere sul grilletto per far partirè il colpo. · ·

(1) Le armi costruite prima del 1859 hanno il calcio di un

poll ice (25, 4 mili.) -più lungo.

79 Non si hanno a temere spari fortuiti quando /a culatta non è perfettamente chiusa perchè in tal caso il cane nel cadere non viene ad urtare contro la testa del percu otitoi-o, oppure nel battere su di esso spinge a posto l'otturatore. Se non si spara, si abbassa il cane sulla tacca di sicurezza. La celerità di tiro con quest'arma è di circa 114 colpi per minuto, quando si spara senza puntare. La velocÙb iniziale del proietlo, misurata con gli apparecehi elettro 'balisticj, è di cieca 378 wetri . _ Le ·circostanze di tiro ricavato dai risulta ti d~espe1·ienza che si conoscono (11), ):').scjano credere eh!; vi sia nn rilevamento di circa ,13' nella direzione di partenza ' del proietto. , I caratteri principali del tiro sono racchiusi nello speechio che segue: DEGL1 ESEnGITT EUROPEI

Calibro dell'arm{l . . . MiH. H., 66 Lunghezza della canna {parte rigata) . . )) 875,5 Numern . . . . . . . . . N. · 3 0 La ro·hezza . ~Ii]!. 6,3 i o Profondità m~di~ Oa. rigainra è pro~reisiva) : » 0, 20 ,:c.: Passo della rigatura (da sinistra a deslra}. }) 1981 Inclinazione delle riglrn . . . . · 1° 2' Lungh . tot. dell'a r·ma: con baionetta (iJ). Mill. 1816 Id. senza id. . » 1372 Peso to.tale dell'arma : con baionetta . ChiL .4., 52 Id. senza id. )) 4,16 Diametro massimo del proietto Mill.14, 55 Lunghezza del proietto . )) 28,4 Id. della cartuccia • 1) 61 ,4 Peso del proietto . · . Gr. 34 Id . della carica . » 4,43 Id. della cartuccia . 1> ' 4(ì, 3 Id. del pacco di 1O cartuccie . » 47-1.

(1$ Rapporti della Comm issione speciale d'artiglieria _sulla f.r~sl'ormazione Snider. Stampa ordinata di.llla. Camera dm comum, .23 luglio 1866.


80

CEi'ìl'iI SUI.I.E \lUJI POIIT.\.T[Ll

I SP,IZlO BATTUTO

AKGOLT

all''aIlezza · d'I

Distanze mcll'i

di lllÌl'a

O

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,

o. 18

l' 6'

1, 31

96

1

l° 37'

2, 58

64

82

~~,

Raggio] riel circolo

con li ene l" 70 2"' ,10 la mclù fant. carall.ldei colpi

I

100

300

I

Icad~lo c1·

di

tiro

400

1° i'

1° 20

500

1° 32'

P 115

1

2· 12'

4, 33

45

65

o, 28 o, ,13

600

1• 59'

2° 12'

2° 51'

6, 65

32

49

O, 65

700

2° 29'

2° '12'

3· :J,f

9, 63

rt

39

O, Oi

800

3• O'

3° 13'

4• 21'

13, 34

2-:l

32

l, 39

900

s•

3, .11·

s•

11, 84

19

26

1, f'.J,1

34'

13·

8~ ES&ncrrJ EOROPEl di chiusura, e si è avv itata in questa culatta una nuova célnna d'acciaio fuso di dionieLro minore; le casse, i fornimenti e le baionette esistenti sono state adattate alle nuove canne. 11 sistema adottnLo pe t' la chiusura dcli.i cul atta è qncllo Al bini-Braendlin (tac 9•), il quale consiste in un otturatore ,1 girevole ;ittorno ad una cerni era a b disposta in senso normo le oll' asse della canna, e che si rialza o si abbatte per mezzo della maniglia e ana]ogamenle al sistema Wnnzl. Secondo l'.:isse dell'otlurn lore è disposto un percuoLitoio p avvolto da una molla spirale, il qunle sbocca al centro della faccia anteriore e serve a produrre l'accensione della cnrtuccia, quando il formo f che è rnesso in mov imento dal cane, Yi ene a hnttere contro ]a sua estremità postel'iore. Questo fermo inoltre, penetrando nell'otturatore, serve a mantenel'io a posto cd imped ire che possa essere sollevato dall'azione dei gas della carica,' e quando si arma il cane, esso ne segue il movimento e ::;i l'ilira cln ll'ottnrnt.ore permettendone l'apert111·0. Onde impedi1·c però che la culatta possa aprirsi troppo facilmente quando 11 cane è armalo, vi è nell' otturatore, al disopra del percuotitoio, un piccolo piuolo a testn londa h sp into da una molla spirale con tro nna piccola caviLÌl al fond o della cassa di culatta, come è indicato nella fig. 3a che rapprnsentu la sezione del meccanismo di chi usura . Lateralmente alla cerniera a b son disposti due estrattori a leva e, i quali, muovendosi coll'otturatore, ritirano doll'aninw il bossolo de lla cartuccia qu ando si · apre la culatta. La cartuccia (fìg. 6 è di costnizione sim ile a quella Boxer ; il fond ello è fatto con nn a l'amina di ottone, e nel centro della sua base si trova l'innesco che consta di due dischetti di ram e conformati a calotta, fra i DEGLI

I

B elgio.

Gli attuali fucili a retrocarica Mod. 1867 non sono ,lt~·o eh~ g!i ,anLìcl_1i fu cili r igati di fanteria i1ocl. '1853, nei quah s1 e tagli ata la canna conservando soltanto un tratto di culatta per potervi applicare il sistema

3

A NNO XIV, VOL, IY.

)

6


II

CEl'\NI SULLE ARMI POR1'A'rILI 82 quoli è posta la materia fulminanle (1). Il bossolo • tronco-conico è formalo da una sottilissima foglia me, tallica sulla quale è incoJlato un tr:apezio di carta rìcoperlo di vernice. In queslo focile la canna è unita all'incassalura per mezzo di fascelle a molla; la bacchetta è fissala avvitando la sua punta nel dado; la baionetta è a tre spigoli. L':Jcciarino., a movim eu to indietro, è quello stesso che era in uso nelle antiche armi; il cane fu rinnovato per unirne aù articolazione la cresta col fermo dell'otturatore. L'alzo a cmsore col piede a gradini, come quello inglese, ma disposlo in se:iso inverso, è graduato fino a 1200 m., ma realmento la sua tacca. superiol'e eo1Tisponde soltanto alla distanza di 1126 metri. I dati principllli del fuci le di fanteria Belga, Modello 1867, sono i segue nti (2) :

Calibro dell'arma . Lunghezza della canna (parte l'igata) . Nurncl'o . Larghezza Profondil1'1 Passo .· . In clinazione (da si nistra a clestl'a) Lunghezza totale: con baionetta Id. senza id. Peso totale : con 'baionetta Id. senza id.

\\Iill. ))

11 840

N.

4 4,5 )) 0,3 }) 550 3° 36' Mili. 18 15 1 }) 1355 ChiJ. 4,, 95 )) 4,, 60.

Mili.

83

DEGLI ESERCITI EUROPEl

·niametro massimo del proietto Lun~hezza del proietto della cartucc ia ld. Peso dP-1 proietto . Irl. <lella carica Id. della rartucria Id. del pacco di I O.cartuccie .

111 ill. 4'1,6 )) 25 )) 68,5 35 Gr. f.'

>)

i)

>)

40

»

&.19

l moYimcnti necessari pel çaricamento e per lo sparo di quest'arm a sono sei, vale a dire: 1° arrnare il cane; '2° aprÌl'e l'otturatore girandolo in avanti; . 30. inclinare l'arma a sinistra per far cadere 11 bossolo c).ella ém·Luccia sparata; 4° introdurre la cartuccia nella camera: 5° chiudere l'ottnratore; 6° puntare e premere sul grilletto.

La celerità massima del tiro puÌ.l ritenersi di circa \.i, colpi al minuto. . . . La ,,eJo ci l.ì inizinle del proietto è d1 4·17 me11·1 circa. T carattel'Ì principali di tiro di questo fucile sono indicati nello specchio seguente (I).

1

(1) Parli eguali di clorato di potossa, solfuro d'antimonio o fulminato di mercurio. (2) Questi dati furono lolli <lai Taokels: Élitde pratique siw l8$ wrmes se chargeant pa1' l<i wlasse, etc. - 1868.

(1) Questi dati furono ricavati dal Terssen; ~ssai de_ Bali~tique appliquée autografala a Liège noi 1~. Oa1 calcoli falli dall'autore sembra che non vi sin alcun rilevamento nè dopressiono nella direzione inizio.lo di partenza del proietto.


DEGLI ESERCITI EUROPEI

8{,

CE~:'11 SULLE AR'.\II POR'l'ATll,l ctS

lli,ra.J metri

100 200 300

I I I

ctS

u,

~

Q

SP,IZIO

di caduta

e di mira

o'"'

nmuo

CP

!::

ctS

l" 70

c3

2··40

fanteria carnlleria

'O

I

O, 08

178

25'

o· 12· o• 31'

o, 40

262

· 273

42'

o•

55'

1, 05

103

351

1• 25'

2,H

66

101

2• 3'

3,17

4'7,

68

2• 49'

6, 08

31

49

3• 41'

9, 18

26

37

0° 11'

o• o•

"" .e 'O

1° l '

500

I" 24'

600

l° 51'

700

2' 20'

800

2° 53'

4° 42'

13, 20

21

29

900

3, 30'

;;• 51'

18,30

-

23

1° 11'

'7' 8'

~u. 62

-

19

1000

j

l

I

I

193

400

I

è conservato l'otturatore A girevole altorno alla cerniera ab, ma il pe1·cu0Litoio p invece di essere.di~post~ secondo l' asse , si trova inclinato come ne1 s1stem1

ali' altezza di

a ·a _g di Liro

I

a

·;;; ·.:;

ANGOLI

Por la trasformazione delle arrn-i dei cnrobin1eri fu adottato il sistema Tersscn, il quol0, nello esperienze eseguite comparatirnmentc con quello Albini, si moslrò a questo superiore, specialmente por essersi rimedialo all'inconvenien te osservato in questo ultimo, che talvolta, quando il foro del percuotitoio è sporco e pieno di fcccie, questo Mn essendo più r itira.lo dalla sua. molla spirale, rimane spo1·gent.e dall'otturntore, e può cosi esser causa di spari fortuiti. Come si vede dalla . tav. ma, nel sis~ema. Terssen (1) (l }

Tackels - Arme, de Gtterre - Pa1·is. 1868.

85

Waozl e Sn ider sporrrendo con una estrem ità da un fa lso lumi nello d e c~ll' altra da l ce ntro della faccia ante ri ore dell'otturatore; esso in oltre non è avvolto da alcuna molla spi rale. Per assicurare la chiusura della cul atta tenendo a posto I' ouuratore, vi è un fe rmo P, il quale spinto da una molla sp irale pe?ctra nella cavi tà g proticata al fondo della cassa d1 culatta. Tanto q uesto fermo P quanto il percuoti toio p obbediscono ai movimenti di una chiave O, che sen·e anche di presa per aprire e ehiud ere la c~lo l~~- I~1 tal modo dopo lo sparo basta girare Llall'avant, al h n.d1etro questa ch iaYe per ritirare il fe rmo P dalla cavità g ~ potee così sollevare l'otturator~. Nel~o ~Lesso tempo. i_l pereuotitoio p essendo pure tirato rnd1e.tro, non vt e pericolo che nel richiudere l' ott~ rato~·e esso p_ossa venire ad urtare contro la cartuccia prima che si abbatta il cane. L'estrattore E (fig. t•) d'un solo peno, è girevole attorno alla cerniera su cu i è fissato l'otturatore ed abbrac<;ia Ja rnetà superiore del perim etro della ca rtuccia; pe rciò è imposs ibile che questa sfu~ga alla sua azione, e non Yenga estratta quando s1 solleva l'otturatore . . Le dimensioni prin cipali dell a c.J rHhi oa eos1 tra sf'o r-· mala sono le stesse di quelle del fucile M0 il 8G'i; ossa ha il medesimo cDlibro, sparn la stessa cartuccia; la rigatura è pure identi ci:\, ma ri volta da destra n sinistra come nel fucile francese l\1° 1866; la lunghezza dell'arma è alquant.o minore ed invece di baionetta essa porla un ya tagan ; il peso . tot?l e d,:ll' arm a col yatagan è di chi!. 5, 400 e senza eh ch1I. i, 100.


86

87

CENNI , SULLE ARìl(I I'OftTATILl

DEGLI ESERC!Tl EUROPEI

. I rno":imenti .necessar!_per il caricamento e lo sparo, d1 quest,1 carabrna sono I seguenti: -

senza molla, che sbocca presso h1 generatrice inferiore della camera, e la cui corsa è limitata dal piuolo q. L'otturatore è formato di due pezzi distinti, if primo anteriore è propriamente destinato a chi udere l'orificio della camera; il secondo posteriore, girevole attorno ad un perno- trasversale fissato nel prirno, viene ad appoggiare contro un piano inclinato che termina posteriormente la falsa culatta ed in tal modo agisce guisa di cuneo per impedire che i gaz della cc1rica · possano aprire la culatta. Il maneggio dell'olluratore si fa per mezzo d<;lla piccola orecchia e, la quale serve pure ad impedire al cane di battere sul percuotitoio quandp la culatta non è perfettamente chiusa, ed inoltre serve anche a tener meglio a posto l'ottura tore, quando si fa partire il colpo, perchè in questa posizione 'essa trovasi disposta lll disotto del cane. Normalmente all'otturatore è praticato un foro d éhe fa uffizio di sfogatoi,o, permettendo la sfuggita dei gaz che potrebbero passare sotto l'otturatore; in tal modo si cerca di prevenire i guasti e le rotture del meccanismo, specialment.e alla cerniera, quando nrll o sparo si crepano le cartucce. , L'estrattore rnn consiste in una leva nngolore imperniata su lla destra dell a cerniera b, ed è pressochè simile n quello d~l sistema Albini; il suo movimento è regolato dllJla piccola mollar, la quale agisee sopra l'al etta m. Alla simstra dell'otturatore è fissato ,un freno (arrt!,toir) e, che consiste in una molla d'acciaio la quale premendo contro la cerniera, impedisce all'otturatore dì chiudersi mentre si esegu isce la carica; l'azione di questo freno si regola pe!' mezzo della vite anteriore. Le cartucce (fig. 15•) sono met.alliche col bosso lo cli

1° armare il cane· 2° far giral'e daJÌ'avant1· a, ll'"rn d.1etro Ia ehiave..

oe

sollevare l'otturatore. ' , 30 inclinare l_'arma a sinistra per far cadere il bos-sol o del!a cartuccw sparata; 40 introdurre una nuova cartucèin. • , 50 ch!uderc la cula.tla nbbnttendo' con forza l'ottur atore, rn morlo che il formo P · possa comp· rimerela moll 'a e poi esse·ie spmto · da essa nella cavità· g · · 0 ·1 61 puntare e prem ere sul grill etto per far parti;e l CO po.

a

La velocità massima di ti·r·o con quest'arma è da 49 a ,13 colpi per minuto .

Svizze1·a. la trasformnzione eleo-li f'uc1·1·i a·J fan teria· . . o ''lUt1·c1·1· i I orosso_ r-ahbro (Prélat-Bitrnèmcl) , nonchè dei fucili da fanterrn e da cacciatori Mo ,t863 d li .' fi~cl , J Mo e e a carabina e eia e 1864, fu adottato il sistema Milbank-Am l . In qu~sto . si_stema ('I) (ta v. ,J ,J•) la chi llSU;,a culatta s1 ottien e per mezzo · . : , di tln ott uratore agire1 vlol'e ~ttorno ad una cerniera b disposta normalmenie a asse della canna. AlL.raverso a questo otturatore è praticato oblirJu mente un foro, entro l·1 quale scorre un percuot.itoio · a

a· Per ,1'

Je~r~

' . (l ) Ploennies - Neue Hinterl . t . · ac..ungs Geu,ehre Costl'uz,·ono svizzere.

e Tavole di

·


I

88

CEì'ì Nl SULI,E ARM I POR1'A'l'ILI

ram e in un sol pezzo ; l'inn esco (·1) è disposlo circolarm en le olla peri fe ria del fo ndo. Le fi gn r·e 6 e 7• rappresentano le pallottole per i fuci li PrélaL-B urna ncl e per i fucil i di piccolo cal ibro. La pall ottola è ingrassata con untume composto di cera vergine e di sego; fra. la pallottola e la polvere si interpone un disco di ca rla . L'nlzo è a qu ad ran te, ed è g raduato fìno a 800 passi (600 metri)pc i fuciliPrélaL-Burnan d, e fi no o 4000 passi (7o0 metri) per le armi di piccol o culib co. L'acc.i a rfoo è lo stesso clie , ero in uso per i fu cili cal'icantisi dalla bòcca, cioè col moll one in ava nli e a catenella; quello della carabina è n dop pio sc;;i. tto . I fucil i Prélat-Burnand hanno la baionetta a lama tri ango lare; quelli d·i piccolo ealibro la bnionelta a lama qu adrangol::ire eli o s' innasta alla cann.:i come nei nos tri fu cili , colln so la di/T'e renza che il miri no serve pure di fe rrno di baio nelta. La ca ,·abina è m~nita ùi yatagan ; quond o osso è inn fls lalo, il piano della lama passa per l'asse della ca nn a, l'ocehi o della crociera ne abb raccia la bocca , e l'impugnatura è tenula a poslo dà nn fermo annesso al bocchino <lell'incassalU ra. Ne.i fu cili P rélat-Burn anù lo cnnna è unila alla cassa con fof;ce lte a rn 0ll a ; nei fucili i\1° 1863 con foscclle a vite ed a ni olla ; nelle carnbin e con cop iglie. Le cnnne, le ba ionette e le g uurnit.ure dell e arm i di piccolo ca libro sono ~bb rnnaLe ; le altre pani, meno la bacchetta, ridotte a color di lem pera. Le principali dimensioni delle «nni svi zze re trasfo rmate secon do il sistema Milbank-Amsler sono le seguenti : 11

1

(1) Composlo di 45 parli di fulminato di mercurio, 30di Yolro pesto, 12 di clo ra lo ùi po tassa , e 5 di g om ma sciolta.


Calibro dell'arma . .

. . . .

Lunghezza della r.anna (parte rigata) . . . Numero . .

. . .

l•'ucilc

Fucile

di fauloria

,li fanleria

da cacciatori

Prolat-llurnaod

M0 1863

U1863

Mill. ))

N.

18 1000 4, 6,9

1

I}

o, /4.

Diametro massimo del projetto . Lunghezza del proietto . . Id . della cartuccia . Peso del proietto . -Id. della catica (4) . . Id. della cartuccia . . . Id. del pacco di ,t Oc.arLuccic

. Mill. . . )) . .' . . . . . . . )) Gr. . . . )ì . . . .

.

. .

.

» ))

~8 24 40,6

40 4· , 5

50 5'1f5

{l) Di polvere nuoYa u 75 p. di salnitro . 14 p. di carbone e 11 p. di zolfo.

1Ol 4,

4

4:

1

1

--

)(

10,4 72 11, 5 4 4. , o

1

8·13, 5

1

fodoralo 0 1864

0

873,5

4.' ,.)~· . . • ·Mii]. I Larghezza. 0, 25 0,25 . . . » Profo nIIitò bJJ .,.... 11600 8 1o -. . . . . . . . . . . )) ~ Passo 20 1 ] I 2° 20' . . . . . In cli nazione . . . . . . 1920 , 1860 Lunghezza toLaJe dell'arma: con baionetta . . . . Mill. 11380 )) 4470 ,. Id. jd. senza id. Chil . h.,950 5,020 Peso totale dcll' arma: con bnionetta )) 4,630. 4,, 670 senza id . . . . id. Id. <l.)

...... .......

Fucile Carabina

4 5 ' O,""~ 9.CJ.5 8 1o 1

2° 20'

4830 1320 4,750 /4.,400 -...,,,.

1o, 8

O 223 ' 750

C>

1

l-1

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00

2° 30 fi 55

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1245

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5, 8·1O .... i-3 ,...

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5, 055 •

26

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"O ttj i-

56 20,2 3,75 30,4

320 00

e!)


90

91.,

OENNl SULLE AflMI POHTA1'ILI

DEGJ,1 ESERGI'.l'l EUROPEI

I movimenti necessari pel caricamento e spato di queste armi, sono se1:, cioè:

In una cassa dj culatta, che separa in due pa~'ti J'i~ cassatura dell'arma, trovasi un otturatore a. ~1oblle attorno alla cerniera b il quale è messo in movunento dal pontic:ello c. Quando l'a,·ma è cari_ca si. solleva l'otturatore e questo viene :i. ehiudere 11 tagho posteriore , della camera, come si vede dalla fig. 1°; quand~ invece si vuol caricare si abbassa l'otturatore e cosi si può introdurre la cartuccin nella camera, come è indieato nella fig. 2•. . . . Jl ponticello e 110n è altro che 'Il braccio lungo d1 una leva angoiare girevole attorno al perno o, la quale all'estremità del suo braccio corto d ha due alette che si adauano nei due hecchi che esistono ulla ~arte inferiOl'e dell'otturat.01·e a; siecomn guesii beecln trovansi a ,piceohi distanza dalla cerniera b, bastu un piccolo movimento d_el ponticello. per far- abb~ssare )'otturatore di quanto è necessario per poter rntrodune la r,artuccia nella ca~era. Per facilitare un tale movimento, la parte superiore dell'otturato~·e è sgusciata secondo una superfieie inclinata che s1 raccord~ colla parete inferiore della carnera quan?o l' ar!na e aperta . Nell' interno d:'ll'otturatore trovasi ~~a p~ccola leva l la quale è avvitata per una est.remtla all_olturatorn stesso ed nppoggia coll' altra sopra llD mamcotto (f)g. 3°) che riveste il piuolo h; l'azione di una molla/' se1:ve a tenere a posto questa leva, lu quale ?~la su~ estrem ità lrbera porla inferiormente due piccoli mtnglt circola'ri che si aduttano contro il mnnicotto quando J"arma è chi usa e quando è aperta; in tal modo vengono ad ess,ere fissate le due posizioni estt·en:e dell'otturatore·. L'estrattore e è una leva. angolare imperniata al disotto dell' otturatore, il cui braccio 1naggiore appoggiu colla sua estremità contro la parte poslc~·iore della camera, in modo da conteastare c~ntro l orlo della cartuccia quando si eseguisce la carica; il braccio

1° armare il cane; 2° sollevare l'otLul'atore spingendo avanti la maniglia; 3° girare l'arma a sinistl'a per fo t· cadere il bossolo della cnrtuccia sparata; 4° introdurrn una nuova cartuccin nella camera; 5° chiudere la cu latta abbassando l'otturatore: 6° puntare e premere sul grilletto.

La celerità media del tiro, mirando, si ritiene di '9 c;olpi per minuto . I dati di tiro relativi alle armi di piccolo calibro possono ritenersi prossimamente eguali ·a quelli indicati più innanzi pel fucile a ripetizione sistema Vetterli. Infaui nel rapporto della Corumisi:;ione svizzera sopra quest'nrma, è detto ehe gli angoli di tiro pel fucile di fan(eria M0 ,1863 e pel fucile a ripetiz ione sono gli stessi, e siccome anche il fucile da cacciatori e la carabina adoperano la stessa c;artuccia e vi è pochissima differenza nelle velocità iniziali, può ritenersi che le traiettorie di queste armi differi scano assai poco tra di loro. Mentre si stava lavorando alla trasformazione delle armi esistenti, e si fac evano gli sLuclii per l'acloz,ione di un'arma nuova, il Con:,iglio federale, volendo . armare pronlamente i· carabinieri con un'arma a retroearica, diede la commessa frJ America di Hi mila fucili del sistema Peabody, ma col la canna del calibro svizzero. Le figure della tav. 12• (•1) rappresentano il meccanismo di cliinsura di tale sistema. (1) Schmidt - Die Ent·1vicklung cfor Fe1terwaffm fhauson 1868.

Schat-


.92

CEWNI SULI;E A_n~n POltTA'l'JLI

minore invece è disposto quasi orizzontalmente in modo che ' q,uando si apre la culatta, l'otturatore viene a buttere su cli esso, obbl igando così l'ahru estremìtà. ~ r uota1;e intorno al perno ed a scucciare con forza 1! bossolo della cartuccia, che vien gettato fuori dell'arma. li percuotitoio a sezione reLlano·olare . è scorre~ole in un intaglio pnHicalo sulla p~·:rte destra clell_otlur~tore : esso sbocca contro la .generatrice destra d~ll'amma e comunica il fuoco all a cartuccìu ricevendo d~rettam_ente l'urto del cane; il percuotitoio è muffito d1 un prnolo cilindrico che scorre en tro una cavità oblunga praticata al fondo della scannellatura e che serv~ così a limitare la sua corsa. . L'acciarino . a movimento indietro, è fissato alla pane posteriore dell'incassa tura; la bacchei la è tenuta ~l posto mediante l'avvitatura della sua punta; la barnnetta è a quattro spigoli; la cartuccia è la stessa adoperata per le nitre armi del medesimo calib ro· l'alzo pure è lo stesso. ' Le dimensioni e i pesi principali cli questo fuci le , sono i seguenti:

p,

Calibro dell'arma . . . Lungliezza della canna (parte riguJa) Numero . . . O) Laro·hezza ,.. o ., . . .· .· . .· .· -~ Profondità . . . . .z Passo . . . Inclinazione . . . . . Lunghezza Lo tale : con baionetta lei. senza id. Peso lo tale : con baionetta Id. senza id.

I

. . .·

Mili. 40, 4 » 796, o N.

3

Mill.5,5 » 0, 225

»no 2° 36' Mill. ,f 800 » ;J 320

93

DEGLI ESEHCI'l'I EUROPEI

I movimenti necessari pel cariramento e sparo cli quest'arma sono cinqiie, cioè: 1 ° armare il cane; 2° aprire la culatta abbassando il ponticello; 3° introdune la çartucciu nella camera; 4° chiudere la cu latta l'ialzanclo il ponticello; 5° puntare e premere sul grilletto.

La eeleritù di tiro si ritiene essere da ,12 a 13 colpi per mi~uto. 1

1( fuc ile Vetterli a ripetnione è l'arma nuova adottata dalla Svizzera e destinata a sostituire poco per volta le armi trasformate ed i fucili Peabody. La Commissione e.be era stata in caricata di scegliere e proporre il miglior sistema; si dichiarò in favore di questo, ritenendolo il più atto ali' armamento del popolo svizzero, la cui particolare attitudine al tiro e Jo speciule ordinarnenlo militare , richiedono che si dia una grande imporlanza alla questione delle armi, onde poter ottenere quella forza monde tanto n ecessaria per compe1~sare i difetti che un esercito di mi-_ lizie nazionali presenta sempre in confronto degli es_ercili permanenti. In qu_esto sistema , come si può scorgerè dalle figure della tav. 113° (1), il meccanismo di chiusu~·a consiste di llll otturatore ci.lindrico B che scorre entro una cassa di culatta A, il quale è composto cli duè parti; ]a prima, destinata a chiudere la parte posteriore cl ell ' anima, porta nella sua testa un percuoti toio a forchetta (fig. 9°), ed ha, secondo l'asse, 1m foro ci-

Chil. 4, 570 » ,i,, 220 (1) Dallo Schm-iclt, opora. citala, e da un modello. •.


CENNI SULLE ARMl PORTAl'lLI

DEGLI ESERCITI EUJ\.Ol?EI

lindrico in cui scorre ]o stelo del percuotitoio a b destinato a ricever l'urto del cane e comunicarlo foi·chetta, per produrre l'accension e della cartuceia · l'altra p~rte dell 'otturatore è fissata alla prima pe;. mezzo d1 un bottone avvitato posteriormente, cd è forai.a per dar passaggio ullo stelo ora indicato, inoltre essa porta il man ubrio C e le tre;:alette d. Quando si spinge avanti l'otturatore, queste alette penetrano nelle scannellature longitudinali e della cassa di cùlatta, e, girando a destra il manubrio C, esse scorrono in un'altra scannel latura trasversale praticata internament~, la_quale è alquanto inclinata sull'asse per modo che girando l'ouuratore esso si porta anche a,·anti cou tro il taglio postei·iore della culatta. Nella parte superiore dell'otturatore è praticata una scannellatura, in cui è disposto l'estrattore e, il quale, quando si chiude la cu latta , viene ad adattarsi conl.rQ t~na cavità praticata -appositamente nella parte poster10re della camera, in modo che il suo becco si diSfO~~ su! davanti dell'orlo della cartuccia; così quando s1 r1tira rnd_ietro 1'.otturatore, la cartuccia è obbligata a seguirne 11 movunento e viene estf'atta dall'anima. Le caetuccje sono disposte in un serbatoio o magazzino àI praticato neì fusto della cassa parallelainente alla canna, e sono spinte dalJa spirale S en tro una scatola I, la quale è destinata a . portarle successiva~ente ad o.gni colpo all'altezza della canna, è perciò vien denominata anehe elevatore. Il m6vjmen to di questa scatola I si ottiene mediante ]a leva a gomito g h, la quale coll'estremit,\ del suo braccio minore si impegna e scor're in una scannellatura 1n n praticata al disotto dell'otturatore e coll'estremità arrotondata del suo braccio lungo alza o abbassa la scatola, adattandosi in un incastro esistente sulla parete sinistra. ·di essa.

al!;

95

La posizione del meccanismo, indicato dalla figura 2", rappresénta l'arma coli' otturatore tirato indietro finchè l'estremità del braccio minore de1la leva g h sia venuta a contrastare contrn il termine anteriore della scannellatura m n; se ora continuand o ad agire sul manubrio C si tira ancora indietro l'ottmatore, la leva g h è obbligata a girare attorno al perno ed a sollevare la scatola I, come è indicato nella fig. 3a. Quando -invece si chiude la culatta, facendo avanzare .l'otturatore, si comincia a spingere la cartuccia nella camera come si vede nella fig. 4,•, e poi l'estremità posteriore della scannellatura m n renendo ad agire contro il braccio corto della leva g h la obbliga nuovamente a g irare attorno al proprio perno e a riportare cosi a posto la seatola I, la quale riceve tosto dal serbatoio M un'ultra cartuccia. Quest'ultima posizione del meccanismo è rappresen tata dalla fìg . ,Ja. Per mantenere la leva g h nelle sue posizioni estreme, sia quando la scatola è a posto, sia' quando è sollevata, vi è la molla R la quale è fissata al ponticello P, ed agisce ora sotto ora sopra del gomito i della leva. L'acciarino è tutto rinchiuso nell'impugnatura; esso è composto di un cane Q, il quale fa anche le funzioni di noce; di un mollone semplice con catenella e del grilletto-scatto colla relativa molla fissata allo scudo del guardaman o. 11 cane porta sulla parte anteriore una aletta snodata l, la quale gli imp edisce di batt.erc sulla testa a dello stelo del percuotiLoio, prima che l'ottu- . ralore sia ben chiuso, perchè solo ullorquando questo è spinto avanti, ed il manubrio C è convenient.ernente inclìnalo, quest'aletta trova innanzi a sè una ca,,ità nel manubrio, entro la quale essa può penetrare, e permette così alla testa del cane di fare tutta la sua corsa. Quest' aletta snodata serve inoltre, nel maneggio

{?,Ì


96

DEGU ESE!lCl'l'l EUHO PEl

CENN I SULLE AlDil PORTA'l'ILI

dell' arm a, a dare il mezzo di poter armare il cane nell'atto stesso che si tira indietro l'otturatore senza rich iedere per ciò un movim ento speciale. Infatti, dopo lo sparo, è facile comp rendere come riLirundo vivnmente J' oLtu rator,~ questo obbliga l'alett.a Z a seg uirn e il movimento, facendo così girar e il enne .fin chè il becco del piccolo braccio del gl'i! Jetto abbia potuto penetrare nella tacca della noce. Contro la parete destra della cassa di cula tta vi è un'apertura, la quale serve pel caricamento del serbatoio M, e che. vien chiusa dalla pia stretta T girevole attorno ad u n perno a vite. Il serbatoio può contenere 13 cartuccie, ~for cui, se si s uppon e l'arm a carica si possono eseguire 44 colpi di. segù ito . ' Da q~ianto si è detto perb è facile comprend~rn, come s1 possa . anche eseguire il tiro senza far uso delle cariche del serba toio; bàsterà perciò introdurre ad og ni colpo una nuova cartuccia nella cassetta dal]' apertura laterale sopra citata. ' L'alzo di qu~sto .fuci le è a quadran te come que!Jo delle altre anm svizzere; Ja bacchetta è disposta lateralmente dalla parte · sinislrn del fusto della cassa e_d è 0ssata per mezzo di una chiocciola en tro Ja qual; s1 avv1_ta la punta. La canna e i fornimenti sono abbr unati come ~nelle alt.re armi di piccolo ca libro . la can na è unila alla cassa con tre fascette a vite ~da molla; la baionetta è a lama quadra.ngola ré . La car_tuccia è la stessa che si adopera per le altre armi del medesimq calibro , già descritte innanzi. 1

. I pesi e le dimensioni principali di questo fucile .son o i seguenti: Calibro dell'arma . . . . . Lunghezza della canna (parte rigata) .

Mill. •10, 4. » 789, r;

N11rnern N. 4 Larghezza Mill.4,5 _; Peofondità )> .O, 225 ~ Passo . )> 6GO lnclinaz iorie . Gr. · 2°50' ' Lunghezz.:i. to tale dell'anrn1: con baione tta . Mili . A800 Id. id. senza id . » ·l 320 Peso totalc·dell'at·rna: con blionetta . Chi l. 4, 9715 Id. id. senza id. » 4,670 Cl)

11,

I mòvi"menti che sono necessariì pel caricamen to e sparo dì quest·anna , quando tirano cli seguito tutti i colpi del serbatoio, sono tre, vale a dire:

si

•1° rialzare il manubrio e ritirare indietro vivamen te l'otturato re : io questo mov_imento il cane sarà in p,u·ì tempo armato, Ja cal'tuccia spara la sarù estratta dall'ani ma, e la sca tola I sollevandosi, porterà un a nuova cartuccia all' altezza dell'anima, facend o cadere a terra il bossolo es tratto; 2° spingere nuovamentè avanti con forza l' otturatore ed abbassare il man\1brio: la cnrtuccia vien e spinta nella carnera , e la scatola. sì abbassa al suo posto primitivo; 3° p untare , e premere su l grilletto per far partire il colpo.

Quando invece non si vuol fa r uso delle ca ri che del serbatoio, ma si introduce una cartuccia per volta nella. scatola, i movimenti necessarii saranno quattro, cioè: 1° introdurre per çnezzo dell'apertura laterale una cartuccia nella scatola; 2° rialzare il manubrio C e ritirare ind ietro l'otturatore; ANNO XIV, VOL, IV.

7


DEGU ESERCITI EUROPEI

CE:'iNI SULLE AR~II PORTATILI

3° sp iogere avanti l' otturatore ed abbassare ir manubrio : 4° Puntare, e premere sul grilletto. La vcl_ocitù di t!ro si_ ritiene nel primo caso, cioè usando il .magazzino di 14 colpi in 36" a 40'' , e ne1 secon do d 1 4 3 colpi per minuto. La velocità iniziale del proietto ò di 435 metri le principali circostanze di tiro sono quelle indidat: nello specchio seguente (4) .

. Spagna.

1

I

a:l

'

I

ANGOLI

i Distanze I

metri

Il

d. pal'L~nzn

100

o•

200

I

...

8 .::: "' o d ::: 8 .~

·;;

cli caduta

I

SPAZIO BATTUTO Raggio dol atralter.r.a di circolo

elle

~b I o ..:: 1• ,o

contiene 2'" 40 la metà :a e ] fan l. cavali . dei col pi o -o d

O, 12

H12

201

o, 09

o• 33'

o• 16' o• 35'

o, 49

.259

.270

o, 13

300

o•

o•

1, 15

119

35.2

o, 19

400

1• 9'

1• 16'

2,

12

80

119

o, 26

500

l' .29'

1• 40'

3, 43

59

84

O, 37

600

1° ,19•

2• 5'

5, 15

49

70

o, 51

700

2° 11'

2° 32'

7, 27

39

56

800

~· 33'

3· 0'

9, 83

32

46

o, 69 o, 92

16'

51'

55'

(1) I dali di tiro furono ricavati dal Bcricht ube,r das Schwei%~·i.~_che Repet·i1·-Cewehr; a11s dcn Protokollen der Cewehr-Com-

Sul finire del 186'7, la Spagna adottò per la trasformazione delle armi dei modelli •1857 e 11859, il sistema Berdan, o per meglio dire una modificazione del sistema Berdan original e. Questa trasformazione, il cui meccanismo trovasi rappresentato della tav. Hn, si rnvvicina assai a qu ella adottata in Svizzera. L'otturatore a, è mobile attorno la cern iera b (~) situata normalmente all'asse della canna e superiormente all'estrem ità posteriore di questa, e fissata non già direttamente alla canna, ma bensì ud una coda e che si unisce alla canna con due piuoli ed una vite. Nell'otturatore trovasi un foro obliquo che dal centro dell'orificio della camera. viene a sboccare sulla parte posteriore destra dell'otwratore: in esso Lro,·asi il percuotitoio m senza molla, la cui corsa è limitata da un ritegno a vite d, corrisponden te ad una tacca del percuotitoio. La parte flnteriore dell' otturatore, qu ella cioè che corrisponde· direttamente ail'apertura della camera, è costituita da un grano e, tenuto dallo stesso ritegno d che limita la col'sa del percuotitoio . Posteriormente l'otturatore presen(a nel mezzo una larga spaccatura longitudi.; nale, en tro la quale si muove un eccentrico f. Questo è impcrnato in avanti, a metà circa. del corpo dell'otturatore, ed è mu nito ,inclietro di una codctta o manubrio pe1 suo maneggio, la qnnle ò rivolta a destra, 1

misswn - Bru~g .1868. Dagli angoli di elernzione ivi indicati pare che n~n v1 sia .alcun angolo cli depressione nè di rilevamen to:_ poro ~a .alln dati risulterebbe che vi è un angolo -di depressione d1 circa 9'.

(1) Il disegno della trasformazioni, ò tratto dal Memm-iaL dt t'ArtiUerìa -

Abril de 1868 .


mo

CE:'\:'if SC I.LE ..\lnJT PORT.\ TILI

DEGLI ESEI\CITI EUROPEI

e possa sollo il coll o del eo ne. Una ,nolletta g interpos ta tra l'ecce ntrico e l'ottu rato re, ten de a mantenere l'eccenlrico nella posizione de ll a figura 3•. Tanto la supcrucie posteriore dell'eccen trico nell a sna metà superi ore, c1uanto la snpcrfì cie nnte l'iore del vit.on c di cu lattn, so no fogg iate secondo un cilindro, il cui .asse trovnsi nel perno dcll'eccent.rico cpiando il sistema è ch inso . In oltre s ul fondo della cassa di Clllntta è fissato un piuolo h a supe rfic ie anteriore inclinata destinato a focilitarn l'espulsione del bossolo dell; c,11?1ecia . Finalm en te un estra ttore k, impern ato sulla .cern iera dell'ottu rato re, a sinis tra , serve ad estrarre il bossolo della cnrtuce ia nell'aprirsi clell' ollu ratorc. Unt1 molla ripiega ta 11 , eol locata in 1m nm o o, com rrcso lr~ la co da de ll 'ottu ratOl'e e la cannn , pene trando rn 11n p1ccolo inenYo dell' esLrallore, ne limita il mo,·imento . . Ris u,i la questo mod o di costrn zione che, q11ando s1 vuo,e aprtre la r ulnlla rialzando la cad etta ùell'er cenlrico, la 111olletla di q1rnsto si comprime, e l'ecccn·i rico gi r.1 ull orn o al suo pern o. Qu an do esso è disimpegn ato dalla parte cilind rica del ,·itonc, al lorn t.utto il sistc1~1a di otturazione gira auorno alla c:crniera <lell' otturutOl'e , e si rovesc ia in ava nti s ull n cnnnn . L'estrn llore spioge indi etro il bossolo, e se il mo,·imcnto è abbnstanza riolento e l'arma pulita, il bossolo rimonta sul pi nolo dnlla cassa cli cul atta e quindi s ul vi ton c cadendo poi a ten a. Nel ri chiudersi poi dcli' arm a ' l' eccentrico viene ad urtare sul viLooe, ed allora ~ua moll etta si com rfr im.e fìnch è l'o tturatore si sia, mtcramente abbassa to ; in quell a posizione, l'azion e s~essa della molletta fa abbassare l'eccen trico il quale vi ene a .con trastare colla su perficie curva del viton c facendo così lo stesso ufficio del cun eo nel sistem~ Milbank-Amsler. Il cane non può abbattersi se l' ec-

ùa.

J;

centrico non è abbassato, e q 11i ncl i sono impossib ili gli spari aù arma non perfotlnmcnle chiusa. La cartuecia è rnct,11li ca, col bossolo di 1111 sol pezzo e ad inn esco centrale. Ln Jìg. 5" rDppresenta la sezione del bossolo. Le armi alle qunli è stato applirato questo sistema di Lrosfo rrnazi onc, son o il fucil e di fanteri a ~Iod. 18i.ifl, e la carnb ina 1Iod . 1867. Ambedue qu e$lé arn1i sono costrnile secondo un sistema analogo a quello dell e armi in gles i d' En ficld . L'accial'i no è a cl ne molle, con ca lenell a, e a 111o vimenlo avonti come quello inglese. Il fu cile è munito dì baionetta a tre spigoli, e co sì pu re la e1nabina, destin ntn all' arma mento dei cacc intori e tlcll 'al'tiglicria a piedi . La carab ina delln fanteria di rnnrinn n n diffor isce per aver la sciabola-bai one tta a lnma diritta . L'alzo della e.a ni bina è n cu1·so ro col piede a grad ini , analogo a quell o inglese, e grndnalo fino a 900 metri. I pochi dati che si sono potuti raccogliere sulle armi spagn uole so no i seguen ti , riforibìl i alla cal'abin a ('I) : Calibro dell'arma (comune a LuLlc le armi). Mili. ,1,... , ~. Lunghezza della canna (pn.:.te rigata). » 7,1s Numero. . . N. 4. P rofondiLù . . Mili. O, /1, Larghezza . » 5, 8 Passo . » 2·148 1 Inclinazione (da sinistra a destra). 1° 12' Lungh czzo totale : con baionella ~lill. ~ 69 1 Id. senza id . » ,1229 1

(1) Il proietto adoperato prima della trasformnzione, aveva un piccolo cavo posteriore ed era dot peso di 32 gram mi ; la carica cli polvere era di grammi 4, 5: è probabile che nnlla trasfor mazione qul'Sli due pesi abbiano Yarialo poco notevolmente.


102

CENNI SULLE ARIU POJ:I.TATlLI

. I movimenti d,l farsi per il caricamento . e lo sparo dell'arma sono cinque, cioè : 1°

armare il cane; 2° alzare l'eccen trico e l'otturatore, rovesciandoli in avanti; 3° introdurre la cartuccia ; 4° richiudere la culatt.1; 5° pun tare e premere su l grilleuo. È però probabile che, quundo l'arma è imbrattata, :si debba inclinurla per far cad ere il bossolo della car·t uccia. Mancano i dati relativi alla celerità di tiro ed ai ,caratteri del tiro stesso.

Danin'l.arca. •

Il sistema adottato per ìa lrasformazioné delle unni già esistenti è quello Snider. Per le armi nuove pare che siasi adottato il sistema Rcniington, ma non si conoscono le dimensioni ed i pes i principali di queste armi, nè le .modificazioni che possono esser.e state introdotte nel meceanisrno di chi usura. Ci limiteremo perciò a descrivere il sistema Rernington originale, cioè quale fu prnsentnto dnl suo inventore. In questo sistema (tav. 15a) il meccanismo cli chiu·s ura si compone di due parti A e B, le quali sono girevoli attorno a due for Li perni C e D, e di cui la prima costitu isce l'otturatore, e cou Liene un piccolo 1

_ DEGLI ESERCITI EUJ,\OPEI

'103

rpercuotitoio seorrevole, e l'altra invece fa le funzioni nello stesso tempp di noce, di cane e di sosuigno all'ot.turatore per Dssicurare la chiusura della culatta. Per comprendere il modo di agire di questo · meccanismo basta osservare le forrne dei due pezzi A e B, ,e la posizione che prendono rispettivamente nei diversi movimenti pel eariearnento e lo sparo .dell'arma. S11p- . pongasi tutto il meccanismo montnto come è indicato ·nella figura ,ta; se in questa posizione si arma il cane, facendo girare tutto il pezzo B attorno al suo albero O, s i potrh poi impugnare la testa g dell 'olturnlore A, e girarlo indietro per apri re la cuJa ttc1 , perehè la superficie curva de può scorrere contro quello concentrica a b del pezzo posteriore. Quando si cl1 iude la culatt.a i·iportando in avanti l'ottu ratore A, e si fa partire il colpo, è la superfìcie a e che nell'abbatt.ersi· del cane se.orre contro quella ( e dell'otturatorA, ed in tal mo do impedisce che questo possa aprirsi per l'azione dei gaz del!a cal'icD . Inoltre la direzione dello sfo rzo esercita to dall'otturatore A sul enne B passa nl disotto del. perno di quest'u ltimo , e percib t.ende a chiuderlo maggiormente spingendolo con forza contro l'ot.tura lore. Per mnntenere l'otlut·atore contro la canna, qua ndo il en ne è nrn1ato , vi è un piccolo bilanciere . spinto da una molletta fissata sul gunrdanrn no, clie preme contro l'inuiglio m nl disouo del perno .. Il perc.:uotitoio s,cofre liberarne-nte nrl suo foro senzn alcuna molla spirnle, e sb occa anteriormente contro l'orlo inferiore delìa carnera , e posteriorrn ente in una cavità de ll'otLurat0re con tro cui viene a battere la testa del cane; la corsa del percuolitoio è limi tata da una piccola vite trasversale. Come già si è detto, il pezzo posteriore fa le fun .zioni della noce, e perciò inferiormente ha le due tacche di sicurezza e di scatto, contro le quali viene


CEN NI SULLE AIWI PORTATILl

a premere il gl'illetto, e posteriormente ha un becco · che contrasta con la nocca del mollone. Il grilletto .è fatto in modo da sostituire lo scatto degl~ :acciarinì ordinari, perciò porta due becchi, di cui· ,l'uno, anteriore , .igi,5ce contro le tacche della noce, mentre su quello pos teriore agisce una piccola mD) la fissota al guardamano. ...Tutto il meccanismo è rinchiuso in una cassa cli culatta, contro le pnreti dell a qual e sono fissati i perni at.torno a cui girano l' otturatore ed il can e. . Qu esto sistema è uno dei più semplici e dei più in• gegn osi cl1 e si conoscano, ma esige un a grnnde preciisione ne lla costrnzione delle varie sue parti. Evidente mente esso rich iede l'impi ego di un ~ cartuccia nfetallica, e perciò vi è anche un est.ra tto re E (fig. 5"), il qu ale è col locato 'lateralmente in snnso orizzontale nella camera. Esso è unito all'ouuratore per mezzo cli · un é:l ente che penetra nell'incastro n, e p·erciè> è obbligato a seguirn e il movimento. In tal modo, ·quando s~ a,pre la · cnlnLta, l'estrattore si ritira portando seco il bossolo della ca rtuccia.

DEGLI ESEI\Cl'i'l F.UI\OPEI

Svezia.

Per il nuovo fuci le svedese, Mod. 4867, si adoUb il sistem a di chiusura llemington sopra descritto. Tutti i fucili costrniti dal ,J 860 in poi (che hanno lo stesso calibro di 12mm ·12 ) sono pure trnsformati secondo lo stesso sistema . L'alzo dei nuovi fucili è a cursore col piede a gradini come quello inglese: la canna è fissata alla cassa mediante / fascette a vile ; la cartuccia è di rame, coll'innesco alla periferia: la baionetta è a 4 spigoli. I pesi e le .dimensioni p1:in cipali del fucile svedese a retrocarica Mod. ,1867, sono i seguenti (1) : 1

Mill.· ,J2, 2

1° armare il cane; . 2° april'e l'otturatore e far caderè il bossolo e.st1;atto dall'anima; 3° introdurre la nuova carluccia; . 4° ch iudere l'otturntore; · 5° premere sul grilletto pel' for partire il colpo.

Calibro dell'arma alla culctta Id. alla bocca Lunghezza della canna Numero . Larghezza Profondità Passo . ·. Inclinazione . Lungh. totale : con baionetta Id. senza id . Peso totale: con baionetta Jd. senza id.

La velocità di tiro di quest'arma dice.si possa giungere a 13 colpi per minuto mirando, e a 16 o 17 colpi quando si spara senza mirare.

(1) Li:i.robok om Handgevèimt-t· tiU begagnande vici Sk.ju.tskot01· (or infanteri ·'o(lìcem re. - Stockholm, 1868. ·

, I movìmenli per il maneggio di ques t'arma sono i .seguenti:

»

12, 1

)) 9t7,1 N. 6 rtiill. 3 » _ o, 4. » 950 Gr.

2° ,t8'

l\Iill. ,J 850 » 1366 . Chil. 4,740 » 4, 335


CENNI SUI.I,

DEGLI ESEHCITl EUROPEI

ARMI PORTATJl,l

Diametro del pl'Oì etto Lunghezza del pro ìetto Peso dei pro ietto . Id. della c:irica . Id. della curtuccia

Mili. •12, 6

»

22,2

Gr. 24-

» ))

,i-, 25 35, 28

Non si conoscono i duti cli tiro di questo fucil e.

--··- --~----- - - - -

Non -si sn anco ra quali sicno i carnl.i iamenti che la Nol'vcgia ha introdotto nel proprio armarnento. Fi no dal 181'2 era giù stato adollato il sistema di cari camen to dalia came1·0, secondo un modello nel qu ale una cnm er:i mobil e era soll evala dn una leva acl ecc:enll'·ico fWI' in1rod111·vi la c.:iri ca, e poi Na abbassata per clii11dere l' arma." Il fu cile di fonterìa, modello 18~2, era del calibl'O di mili. 16, 6, ed ern rigato con 6 righe ad elica ch1 l passo dì ,pn 050. Nel 1860 qu r.sto fucii e fu sostituito da un nitro di piccolo cc1l ibro {1-1, 7<.ì mili.) coll'anima a sezione esagon ale e collo stesso sistema di ca l'ic·amen to dalla camera del Jiod . 18/4,'.2. Le dimen.s io ni p l"in1·ip,d i del focile di fanteria no,·Yegiano ;uod . 1860 sono le seguenti (I) : 1

1

1

(1) PLOEiX:'iIES - Neue Studicn ·iiba d-ie gezogene Feuerwaffe -e Lih'Jbok fcn· in{ant;;ri o,Jice1are s,):1raci lalo.

-107

Calibro dr~ll' armn (òiamelro del circolo inscrilto) . ~liii. •11, 76 Lungh ezza dell a canna » 997, 6 Rigalurn . esugonale Passo del la rigatura . Mili. 83·1, 3 Lungh ezza totale dell'armo: con baion etta . » 192.iId. id. senza id. .. >> 14-22 Peso Lo tale dell'arma: con ba ionetta . Chi!. 4-, 293 Id. iù. senza id. » 3,9 10 ltiill. 11,, 76 Diametro del prnielto Gr. 24,, 9 Peso del proietto » 4,8 Id. della carica .

Senza voler enLrare, com e già fu premesso, in alcu n su I Yalore rela Livo dei diversi sisL~m! di chiusura, ri limiteremo n fare alcune osserv11z1on1 sullo slnto attual e dell'armamen to, sotto il riguardo dell'effir.;acia delle diverse urrni finora accen nate. Conviene però pl'irna di tutto avvertire che le cifre inserite negli specch i dei caratteri di tiro dcli~ v~:·i e an~ i, per quantQ sieno state attinte alle sorgenti p1u precise che far si potesse, non po ssono riguard arsi ~omc esatte in modo asso luto, poichè esse prcsen lnno Lrn lol'o nlcune d:screpa11ze am:iuo nnormali. Tra queste si può citare, a cagion d'esempio, il fauo c::hc mentl'C la veloci tù inizic1 le del. proietto svizzero è maggiore che non quella del prniC'lto francese, la s11a traiettoria a_He piccole distanze è meno ll~sa : ed all'opposto, nel tn~o a grandi distan ze essa diviene più tesa nel ram~ discen dente , n1entl'echè è minore il peso del pro1ello relativamente alla. sua sezio ne, il che dovrebbe renderla meno tesa. La ciigi01ie di queste anomalie, che

1:1 pprezza men Lo


108

CEèi~I St;LLE .\lUU POlU.\TILI

però non influiscono gua ri sul ptlrago ue tra l l1 di;-erse armi, pu è1 in parte essere attrib uita alla diversìtù dell e cfrcostanze nelJ c quali so no sL11lc eseguite le esperienze nei dirnrsi paesi, io parte agli Cl'rori pressochè inevitabili delle osservazion i, in parte !ìirnlmen le al cl irerso modo col qunle son o stnti trattnti i risulnti d'esperienza per rellificarl i. Ciò nullnmcno, giovu ripeterlo , queste disc1·ep,rnze non iniluiscono menomarnente su lle larghe osservazioni che siamo· per fare. Da tutto ciò che è stato successiramente espo~to, s1 può conch iudere: 1° Sotto il riguardo della raclenzn delle traiettorie, le arm i di piccolo calibro {'IO ad ,111 rnill.) di nuova adozione (I) presentnno tra loro delle differenze assai piccole, e possono pe r conseguenza esser consid erale come prossinrnin ente equ ivalen ti. Solo alle g rand i distanze il fucile austriaco ed il fucil e belga rimangono al cli sotto del fu cile francese e dell e armi svizr.ere. l e armi di calibro rnedio, quali le trasformazioni inglese, ru ssa ed aus Lriaca ed il fucile prussiano, sono di poco inferi ori nlle preceùenli nel tif'Ò alle piccol e distanze, ma riescono assni inferiori alle grand i Ji stun ze. finalmente le armi Lrasformal.c degli anti chi calibri, quali le trasformazioni italiana, francese, olnndese, ecc., riescono notevolmente info f'i ori al le nltre, sì all e piccole che alle grandi distanze . Questa conclusione èconfcrìna la dall'osservazion e dei qunclri seguenti, che contengono le ordinale delle trniclloric delle diverse anni nel Liro a 600 ed a 300 metri .

(2) Cioè il fucile francese M• 1866, le armi svizzere, il nuovo )I' 1867.

fucil o austriaco ed il fucilo belga


Ordinate delle trai·ettorie ·nel tiro a 600 metri. .

.

-

l

ALLE D ISTANZE D I :tvIETRI '

. 100 '

200 ;

3)0

400

500

600

'

.

2, 48

4, 20

4, 97

,1 74.

3 04

o

Id. Svizzero a ripetizione Vetter!i .

2, 71

4, 45

5: 11

4, 6'1

:2, 98

o

Id. Austriaco nuovo (Werndl)

2, 67

4: 59

5, 52

5

99

:J, 17

o

2: 91

5, 01

6: 02

5, 82

3, 83

Id. Inglese Enfi eld-Snider . .

3, 36

6, 61

6. 12.

3: 98

Id. Austriaco trasformuto (Wanzl) .

3, 27

5 63 ' 5, 61

· 6, 7,1

6, 36

3, 62

6, 15

3-u

6, 90

4 21 ' 4. 5,1

4, 73

8, 28

10.10

9) 69

6, 50

Fucile Francese M0 1866

Id. Belga W 1867

Id. Prussiano

.

.

Id. Italiano trasformato

'

.

..

. .,

.

. I

l'"f

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'

'

ji,,/#it,,I

.

:

I

1

,~

o

o o o

o I


Ol'clinate dette traiettorie ucl tiro a .'JOO nietri . . '

ALLE D ISTANZE DI METRI I

'

50

100

I

I

150

200 '

250

300

o o

'

Fucile Francese M 1866

.

.

.

O. bO

o, 83

o, 96

O. 89

Id. Svizzero a ripetizione Vetterli .

O 57 '

O, 60

1, 01

1, 15

1, 011

.

O, 50

O, 83

o, 98

O, 91

o, 67 o, 59

O: 53

o, 86

1, 05

O 97

O, 62

o o o

0

Id . . Austriaco nuovo ('Werndl) .

Id. Dolga M· 1867 Id. Inglese Enfield-Snider .

Id. Austriaco lrusf'ormato (Wanzl) . ld. Prussiano

Id. Jtaljano tra~formato

.

, .

'

I

I•

o

\

. .

.

.

'

. .

I

o, 70

1, 16

1, 34

1, 23

O, 74

o, 62

1, 02

li 27

1, 12

O 73

o, 70

1, 17

1, 37

1, 26

' O, 88

1, 36

1, 66

1: 54

1, 05

0,80

.

I•

o o


DEGLl ESERCl'l.'.i EUP.OPE [

2° Le osservazioni sopraccennate valgono a spìegare la tendenza generale ad avvicjnnrsi ai calibri di r:nillimetri 11O, :.S od ,J 11 ìn tutte le arrni di nuova adozione, anche per parte di quegli eserciti nei quali in, quest'ultimo ventennio erasi già ridotto il calibro tra i limiti di ,J 3 e 115 millimetri. I vant::iggi principali . che questa diminuzione di calibro trne seco, possono compeudìarsi così: a) diminuzione di peso delle rnumz10 ni, e con-

seguentemente aumento nel numero dei colpi che ogni soldato può portare e diminuzione nel num ero dei carri da munizione per fanteria; b) possib,i lità di aumentare la carica relativamente al peso del proietto, per ottenere così velocità iniziali maggiori; e) maggior radenza nella traiettoria sì per la rnaggior velocità inizinle, sì per la minor resistenza dell'aria dovuta al maggior peso di piombo per ogni n1illimetro quadrato de.li a sezione del proietto; d) inaggiori effetti di penetrazione, quantunque i proietti sien o meno pesant.i (1); e) minor rinculo alla spalla per il minor peso del proietto relativamente a qu ello dell',irrna. 3° Quantunque il grado di giustezza di tiro delle varie armi non sin rappresentato in modo esatto dalle cifre _in seri le nei diversi specchi·, vista la irregolarità dei {l ) Per convi ncersene, basterà osservare che il proietto più leggiero, lo svizzero, ha, a 750 m etri di distanza, circa la stessa penetrazione cbe quelli italiano allnale a 250 o 260. Infatti il primo ha una ve locità residua di 163 metri; il se~ondo di 200

metri; e le forze vive ragguagliate all'unità · d'area della se. zione del proietto sono prossimamente uguali.


1·13

CEl'H'il Snl,LR Anm I>Of\TATILI DEGU ESEf\CITI EUHOPEI

pochi risu ltati d'esperienza dai quali esse, vennero dedotte, e non sia perciò l,de da pernrnllere eh parngonarle tra loro in modo assoluto, pure è eviden te che nel gruppo delle armi di piccolo ?alibro, il _fuci)e francese RJ •1866 è supera to alle distanze ordmaue di eombauimenlo dal fuci le nuovo austriaco e dalle arm i sv izzere, le quali uJtime lo superano pur anco alle maggiori cl istnnze. OLe armi di cal_ib1~0 meclio :ono tutte infe 1·iori in giustezza a quelle di piccolo calibro: fra esse il tiro più ofosto, stando ai dati riferiti, apparterrebbe al fucil; ingles.e. Finalrn: n:e ,l e armi di grosso ca libro lrnnno un tiro molta mfe n ore a q uello delle altre. 4° t difficile pa1:agonare tra loro la cel erità di tiro delle varie armi, poichè le cifre riportate per ciascuna di esse, ouenute in diversi paesi e eon diversiUl di circostanze, di uomini e di norme, non presen tano effeLti varnente un accordo tra loro . Non si può, per esem pio, ammettere in a_Jcun n:odo ?be i! sistema Milbank-Amsler, che ha glL st.ess1 mov1men t.t del sistema Wanzl, abbia una rapid ità di tiro mollo minore di questo, come ri sulterebbe dalle cifre _-che ahbiam riferite. Per qunn.Lo riguarda la costru zio ne dei meccanismi, sembea possa ri tenersi che la scala di celerità cli tiro , indipendentemente dalla' c\fra che può servir-e ad esprimerla, abbia ad essere la seguente: 0

a) fucile sviziero a rip etizione Vetterl.i, nel tiro a serbato io pieno; b) fucile austriaco Verndl, fucile svizzero Peabody, fucile Remington e fucile a ripetizione Vetterli quando si carica colpo per colpo, i quali hanno approssimativamente gli stessi movimenti; e) fucili Wiinzl, Snider, Albini, Terssen, Mii-

bank-Amslcr e Berdan , nei quali conviene genéralrn ente girare od inclinare l'arma per far ,ca dere il bossolo dell a' cartuccia ; cl) fucile Chassepot e fucile trnsformnlo italiano (senza estrarre il fondello} ; e) fucile prussiano, fuci le trasfo rma to russo e fuc ile trasformato italiano (estraendo il fond ello), poichè , essi hanno un movimento di più che i precedenti. }~: probabile che i gruppi e) e cl), i quol i nw1 si possono paragonare tra loro per la diversità dei mo- . vimenti, dieno risul tati presso a poco eguali. Si d,;ve però notMe che questa scala di celerità può essere modificata dipendentemente dalla facil iLit con la quale l'ayma si imbratta di feccie e dall'influenza che queste hanno nei vari sistemi sul modo di azione del meccanismo. 5° È manifesta la ten denza che comincia ad aversi per Je cartucci~ metalliche, le qunh, solo alc11ni anni addietro, erano considerate come inammissibili negli eserciti. È vero che finora non vi è un t.ipo unico che sia riconosciuto corne il miglior~, ma è pur vero che quasi tutti i sistemi in·uso guarentiscono perfettamen te la polveré dall' umidità e la conservan o nei traspo rti . Se l'esperienza dimostrerù che l'i nvolucro metallico conserva in buono stato la polvere e l'innesco per molti anni, non vi ha dubbio che queste preziose ,. qual ità compenseranno il leggiero aumento di spesa che richiede la cartuccia metallica, ed il peso morto di cui essa carica il soldato. Termineremo coll'accennare che, sebbene non sia ancora stato fissato il sistema di chiusura delle nuove armi italiane, si può però ritenere, a q uanto sembra, che sia stato adottato il calibro svizzero di ,t O, 5 millimetri, la r igatura svizzera e la cartuccia metallica ANNO XIV, VOL. IV.

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CENNI SULLE ARm POR'JIATJT.I DEGLT ESERCl'rI E UROPEI

con proietto di 20 gramm i, e la carica di 4,5 gramm,i. Il peso dell'arma sen za baionetta dovrebbe essere di circa 4 chil. In tali condizioni il nostro armàrnenlo non sarebbe certamente inferiore a quello di alcun altro esercito europeo, nè riguardo nl tiro , nè, riguardo alla leggerezza del mu nizionamen to (·1}.

LA TRAZIONE A VAPOR.E:

31 marzo 1869.

Capi'tano A. CEnnuTr. Maggiore E .. GrnvANNETT! .

APPLICATA AI TBASPORTI MILITARI IN GUERRA

(1) Omettiamo l'Ap7JencUce intorno alle modifiche arrec;1te al fucile Vetterli, trovandosi esse già dcscrilto ampiamenle nel lavoro del magg Nagle inserito nella Dis pensa di luglio 1869.

(Nota clella Direzione).

La necessità di un benin teso servizio cli trasporti mili tari in una guerra è così grande, eosì vitale e ins ieme così no ta che sarebbe s uperfluo l' insistervi sopra con molte pal'Ol.e. Invano voi avrete dei soldati valorosi, invano li armerete con le rnigli ol'i armi che il pubblico danaro e la scienia possono darvi; i nvan o l'artiglieria possederà le migliori bocche da fuoc o del mondo, se in una guerra l'eserci.to non potrà contare su di un ottimo servizio di tn1sporti per le munizioni, per gli alimenti, pei malati, pei feriti e via. L'organiziazione di un servizio così fotto non s'improvvisa all'aprirsi d'una campagna, ma è d'uopo stu diarla e preporarla dueo.nte gli ozi della pace; in guisa da rendèrla copace di rapido incremento· al · sopravvenire d'una guen·a. I principali requisiti di un sistema di tré, sportì sono certamente la rapidità con cui si può passare dallo stato


LA 'rRAZIONE A YAPOfiE

di paco a quello di guerra e la facilitù con Clii possono essere aumentnti i trasporti, secondo ì bisogni, senza che abbia n Ycn ir meno il meccani smo della loro organizza zion e. Clic se da una pal'te, a causa del mantenim ento degl i animal i, costerebbe moltissimo J'aYere in tempo di pace un treno di carri sempre pronto ad en trare in campagnn, d'al trn parte non sono men o gravi le spese cui gli Stati debbono soggiacere per radunare e org1rnizza re tmriultu ariamcnte i trasporti militari al sopravvenire d'una 'g uena . Cosl, i teso l'i che profuse l'Ingh il terra pcl solo serri zio dei trasporti nella Jonlana spedizione dell'Abiss ini a scossr.ro ie autorità inglesi a segno che nel 11866 fuvv i un' inchiesta sull'amministrazione dei trasportì per cercare di migliorare questo impol'tnntissimo servizio . Imperocchè, non ostan te le frequenti guerre colonin li , inglesi , la mancanza di un sistema Ol'ganiizato di trnsporti fa sì clie in ogni nnova guerra il governo bl'i ttanni co incontri, malgrado il grave dispendio, semp re le stesse difficoltà nel radunnre all'improvviso questi. traspor'Li. Oltre di ciò ne soffrono le operaz ioni militari che hanno dovuto sempre proeedcre lentamente, come accadde nell'Abissini a quando, per la dHficien za dei carri e per l'epizoozia svil uppatasi fra i muli, s'i nterruppero i traspo;·1i n! prineipio della campagna con danno gravissimo dell'esercito. Al presente, in cui i militari sono sempre intesi a fare che la guerra si gioYi dei moderni trovati delle scienze, vediamo, accanto alla telegrafia, all e nuove armi a retrocarica e alle torpedini, farsi innan zi l'idea di applicare la trazione a vapore pei trasporli militari. Così il Ministero della guerra austriaco, poco dopo l'esposizione di Parigi del 1867, deliberò di far costruire e sperimen tare pel' codesti trnspo-rti delle locomotive stradali, avendo riconosciuti i vantaggi di

APPLlC.\TA Al TRASPORTI :ùJLITARI Il'\ GUERRA

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tal sistem a (1) . B ultiF9amente è compa rso un op uscolo del capitano degli usseri inglesi sig . Trench, in cu i si propone appunto la trazione a vapore p0i trasp ol'li miliLari in guerra, dando la prefe renza al!e locomotirn stradali dell'ingegnere di Edimburgo signor Thom pson , delle quali si sono molto occupati i giornali . In questo scritto esporremo i vanlnggi della proposla del sig. Trench insieme ad alcuni ragguagli sulla nuovo ed eccell en te locom otiva del Thompson \2), ai quali terran dietro talune osservazioni intorno alle sue applicaz ioni in guer ra .

I.

r

antag91: 'della traZ1:one a vapore pei trasporti militari in una guerra. Le loc~motive stradali, destinute a trainare un certo : numero di carri sulle strade cn rrozzabili ordinarie, ritl'aao·o;;o della· locomobile e della locomo tiva oo . . ordi. naria delle nostre ferroYie. Esse ::;ono comumssune rn Ingbilterrn ed anche in Francia, ove il governo le ha autorizza te, limit,rndone il peso a 8 lonn ellalc, affinc:hè le strade non ne abbiano a soffrire. E fo rse non è lontano il tempo in cui gli eserciti potranno··

(1) V. l'Ostc1Teichische Jl!i l'itii l'ische Zeitschri(t , anno 1868.

pag. 277. .. . . (2) L'opuscolo del sig. Tr(lnch, cd allr1 1mp.o rta nt1d.ocumen~1 relativi alla locomoliva Thompson. sooo stal1 favor1t1 olla Direzione della. Ri'IJista dal sig. generolo CerroLi , n iggenlc la presidenza del Cornilal.o del Genio.


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APPLICATA Al T!\ASPORTI llULlTARI IN GUERRA

LA TRAZIONE A VAJ>OHE

giovarsi di codesle macchine, se si guarda allo studio indefesso con cui, da Giacomo Watt in poi, si è sempre. cercato di migliorar!~ e semplificarle per poterle adopcrn1·e su tntte le strade ordinarie. Secondo il signor Tr·ench si dovrebbe. non alter-are la struttura dei carri in uso presso gli ese rciti ma §Olo studiarne l'unione piu acconcia con la locomotiva, conservando ai ve icoli la possib ilità di venir tra inati dagli auimali quando occorresse. L'a utore non vuol fare giù della trazione· , a vapore 11na panacea gene rale da sostitu irsi ul tra.sporto coi quadrupedi. nè fornirebbe di locomo tive le colonne vola nti, ma si propone di impiegare il vapore soltanto co me a usilio ai trasporti militari. E ciò segnatamente lungo le sicure linee di comun icazione dalla base di operazione di un esercito, ove sono i grandi depositi di vettovaglie. alla fronte delle truppe e viceversa; o pei trasporli delle pesanti bocche da fuoco d'assedio, delle munizioni d'ogni sorta e di al tri mateeiali . All'esercito jnglese, più che ad ogni altro, può giovare la proposta del sig. Trench, avvegnachè in una gu0 rra offensiva l'Inghi lte rra , dovendo sempre invadP.re per la via. di mare, non possa, com e gli eserciti continent~li, sopperire ai trasporti militari con le risorse del proprio paese : nè alcuno si Ùffìderà alla sp<-'ran za di poter trovare sollo la mano, in pa ese straniero e nemico, l'immenso materiale necessario per un vasto servizio d·i trasporti militari. Ma forse anche le potenze con tin enta li accoglieranno di buon grado il sistema della trazione a vapore pei trasporti militari, com0 quello che rend e più agevole l'entrare subitamente in carnpngna. e può faci litare di molto le opernzioni militari degli sterminati eserciti moderni. È naturale che il sistema di tra zion e a vapore debba tornare più o meno utile secondo le parLicolari con-

dizioni dei paesi e degli eserciti in lotta fra di loro e secondo la natura geografi.ca del teatro della guerra; rnu in cigni caso i van taggi che il sig. Trench se ne ripromette sarebbero questi : •l La trazione a vapore non richiedendo - che il sol o acquisto delle locomotive stradal i, sarebbe poco Jispendiosa durante la pace, poichè non occorrerebbe più pensare al mantenimento dei cavalli . ;2° l trasporti sa rebbero sempre pr?nti al sopravvenire d' una guerra. 3° Nei trasporti a grandi distanze coi cavalli è mestieri pone a calcolo tutte le ore del necessario riposo e del sonno, mentre con le locomotive non si pei'de altro tem,po se non quello nec~ssario per rifornirle di acqua e di combustibile. 4° Gli animali liberali dalla grave fatica dei traspo rli nelle guerre, po trebbero essere. .ma~rniormente util i agli eserciti pei s~rvizi meno fot,cosr, ma che richiedessero soprattutto 1.rna grande rnobilit~. 5° Nel tem po di forzata inaz ione dell'esernito la locomoti,·a stra da le non consuma nulla, laddove gli anima li da tiro, dovendo nudri.esi giornalment~, sono sempre. di ng ual peso all'erario. 6° I cava lli e i muli ammalano per la troppu.fotica, pe r ]e intemperie e per i catti vi o scarsi alimenti. Ne muoiono all'irrompere di qualche epizo ozi a, come accadde in Cri1m~a e nell'tilLimn cnrnpngn a del l' Ab iss inif\, e allora le op erazioni mili Lari sono forzatamente ritardate per setlinrnne o per mesi interi, perdendosi un tempo prozio$o. La traz ione a vapore sarebbe immune da tutto questo. , 0 Le locomo tive stnH.hJ.li agevolano d'assai il còrnpito dei soldati, non ess0nclo da pDrngonare le cure della. ' macchina col fatiroso bv0 1·0 per rrwn len,:rc molissim i cavalli san i e vigorosi come richiede un attivo 0


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LA TI\AZIONE A \"APOB!.(

,servizio. La trazioue a vapore abi literà un uom·o a fare il lavoro che fanno tre o quattro pel servizio dei trasporti militari qua l'è al presente. Difatti per ciascun carro tirato da quattro eavalli ci voglion o du6 ·conducenti; il che rich iederebbe per un treno di 100 carri, per esempio, 200 ind ividui. Invece , potendosi . con molta faci lità attaccare i cani alla locomotiva Thornpson , accade che per eiascun treno di 5 cani basterebbero, secondo il Trench, 4 individui dei quali due per la locomotiva e due per guardare i carri; quindi per cento carri, ripartiti in 20 treni , basierebbero 80 individui . 8° Chiunque abbia esperienza di guerrn conosce pur troppo quale scena di confosione e di disordine presentano all 'occhio gl'impedirnenti di un '·esercito in movimento, e qua nte difficoltà s'incontrano nel con durre quelle sterminate colonne di earri che sono la tribolaz ione dei capi di un esercito . I carri non suno mai bastevoli quando una truppa è in marcia, e da 1.pli lo spreco di danaro a dnono dell'erario o dei privati cittadini, dai quali sono sempre requisiti carri . e bestiami per l'esercì to. Tutto ciò sarebbe in grandissima parte evitalo con un vasto e beninteso servizio di trazione a vapore per le vie ordinarie. 9° Quando per imperiose rDgioni una lunga estensione di terreno non può essere guardata se non da pochi distaccam enti di truppa, posti a lunghi intervalli fra di loro, una locomo tiva strada le sarebbe di immenso vantaggio nelle mani dell'au torità militare. Difa tti potendo essa 1.rasportarc un 200 uomini rapi-:damente a J.O o 50 migl ia di distanza, rende.rebbe una forza debole, doppia o tripla dell' effettiva. '10° La lunghezza .che occupa una Jocomo Liva col

APPLI CATA Al TRASPO RTI l\I ILl'rAHI IN GUEnnA

suo treno di 5 carri è molto minore di quella deHo stesso treno tirato da cavalli. Il che per una piccola truppa e per brevi marce è cosa insignificante ; ma in un paese nemico e nelle lunghe marce si pensi quanto sia meno diffici le il guardare e condurre un treno lungo cinque chilometri, per esempio, anzi che dieci. Ora, senzn en trare in minuti calcoli, notiamo che 1S carri, tirati ciascuno da 4 cavalli con 3"', 60 di intervallo fra carro e· carro, occupnno prossimnmente 64 metri di strada : laddove una locomotiva stradale, con gli stessi 5 carri a 0"', 90 d' intervallo l'un dali'altrn (quanto è la lunghezza dell'accoppiamento), non occ uperebb_e più di 27 metri di strada.

n. Cenni snlle locomotive Thompson. . (Tav. II .)

Le locomotive stradali, dall e qunli gl'inglesi sono ofonti ad ottenere straordinari risultati, sono adatte ~ei trasporti di pesanti carich i a velocità piuttosto piccole su lle strad e carro z~nbili ordinarie. Non parleremo deìla loton~otiva del Boydcl che men tre cammina pone a terra da se stessa le sue rotaie senza fine, nè del sistema Bray in cu i i cerch ioni delle ruote so no lisci ma provveduti cli denti che un meccanismo fà sporgere fuori a guisa di artigli ; pe~ rocehè codesti complica ti sistem i non hanno avuto alcun successo. Le migliori locomotive stl'adali inglesi


LA TI\AZIONE A VAPOIIE

erano finora quelle di Avel ing e Porter di Rochester, una delle quali, delta il Pioneer, ba un solo cilindro del diametro di om, 28 e di om, 356 di corsa. Le ruote hann o .1m, ~H5 di diametro e sono lar()'he O'n, .1.57 :.i. fine di ripartirè il peso della macchina s~1lla maml'iore s~perficie possibile e così danneggiàre pochi~simo la strada . La macchina pesa in azione, vale a dire con la media del le sue prov vigioni, .quasi 117 tonnellate di cui circa 13 gravitano sulla sala motrice e · costi~ tu'ìscono il cosiddetto peso aderente. Nelle esperienze fatte sulla stradn da Beaurain a Senli s la macch ina,. consumando 56 ehilogramrni di carbone per ora, trainò il catico di 8 1 tonnellate, e su di un a salita della pendenza del .3 per ·100 un carico di 60 ton nellate, . con la velocità di 4 chilometri all'ora. Tutti sanno che nelfo ìo comùlive la rota'zione delle ruote motrici non si traduce in movimento prooTessivo del convoglio se non in grazia dell"attrito f:.a la rotaia e codeste l'uote. Cosicchè per potersi trainare un daLo carico è necessario non solo che la lo comotiva abbia un'adeguata forza rna che vi sia una determinala aderenza delle ruote con le rotaie o con la strada. La potenza intrinseca della mar.china e J'aderenz,~ _del.le sue ruote col suolo sono aclunque due cond1z10m che debbono essere sempre in armonia fra di loro. Ora il difetto principale che si rimproverava alle locomotive stradiili eri¼ la. poca presa delle ruole sulla strada quando questa è umida o fangosa, nel qual caso le ruote motrici, girano bensì intorno al loro asse per l'azione del vapore, ma il Lreno non si muove. Per ovviare a questo inconveniente si soo·liono 0 munire le ruote motrici di denti o di righe che sporgendo dai cerchioni mordono il terreno, come si dice · e procurano il necessario attrito . Ma, com'è natu~ 1

APPLICATA Al 'l'nAS PORTJ MlLlTAlìI IN GUERRA

rale, questo ripiego guasta I~ strade, atteso lo enorme peso delle locomotive; a segno che in Francia è prescritto che le ruote debbano esser li sce. Le ruote delle locomotive Aveling e Pol'ter hanno delle sporgenze piane e dei grossi denti fissati in alcuna cavità dei cerchioni in guisa da potersi afferrare al suolo quando le sporgenze piane non basLano più. Codeste locomoti ve lasce rebbero ben poco a desideraee, se non fosse che le rnotc scivolano talvolta quando i denti più sporgPnti non sono in azione e quando lo sono si rovina la strada . Ecco dunque le vere di['ficoltà del problema delle locomotive strada li. Senza denti le ruote scivolano, coi denti rov inano le sL~acle, e se si. fanno rnòlto pesanti le locomoti?e, a fine di procurarsi per quest'nltrn via il necessario al- trito; le ru ote affondano troppo fa cilmente. - Adunqne le tre con dizioni cli una buona locomotiva strndnle sono che le ruote motrici non scivolino mai, non guastino la strada, nè affondino pee poco il terreno sia imrnolhito. 'Ebbene dopo tanti infruttuosi tentativ) _.. . semb ra oramai che il sig. Thornpson sia giunto con la -.. locomotiva stradale di sua invenzione a soddisfare a ~ q11este tre condizioni in una volta. - La principale partieolarit;1 di questa locornotivn consiste nell'esservi in to rno ai cerchioni delle ruote motrici delle fasce di gornma elastica spesse om, 15 e larghe Q•n, '.30 le quali, .,.. combaciando co.n la superficie della strada, vi ade- ,,,,. riscoo9 talmente da impedire ~1ffat10 lo scivolamento ,,.. delle ruote. Per tal guisa la locomotù;a può percorrere

indifferentemente qualwique strada e siipemre le più. forti pendenze. Oltre di ciò codeste fasce di gomma elnstica, se da m1a parte con la loro cedevolezza nfrn arrecano alla strada alcun danno, dall'altra pl'oteggono la macchina stessa dagli scuotimen ti e dai sussulti


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LA 'l'llAZIONE A VAPORE

APPLICATA Al 'fRASPOR'rl

MlLI'i'A Hl lN GUEI\RA

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« ton nellate e sopra una strada piana è cnpace di

violenti che nascono dalla irregolarità del suolo. Pet conseguenza la locomotiva Thompson è meno soo-getta a guasti di qualsiasi altra consimile rrrncch i;a -di trazione; il che fa sperare .assa i bene della sua dur~ta, t~nto pi~ che anche le locomotive~ stradnli, sprovvis te d1 cerchwni elastici, sono Ja,.o·nmente usate per tut~a ~'Ing_hjlterra « senza cli e si ri~contrino in pra« t1ca facili ad esser poste fnori di servizio ». I cerch!?ni_ di gom ma elastica del Thompson sono protetti ~Il rng~ro da sostegni flessibili di acciaio i qua li, senza unpedire menomam ente l'azion e dell'elasticità delle - fasce di gomma, producono una perfetta presa sul suolo « e rendono i cerchi stessi quasi praticamente « indistruttibili » . Da!le molte sperienze fatte dal Thompson sulJ;,1o·omma elast:rca egli ne ha trntla la fiducia che le s u: fasce elastiche « dureranno pet· molti e moli.i anni ». Cosicchè la felice idea di questo ioo·e,)"1rnre è senza dubLio ·1 . ' 5 t> 1. prn grn nde passo che sias i fatto finora per poter estender:e larg::imente l'uso delle locomotive alle strade carrozzabili ordinarie, come dimostra no le continue ric~iieste cli )ocomotive che ha il Thompson. Anzi ultrniamente .il governo francese ha fatto esaminare code~te macchine dal sig. Léon Rascol, ingegnere dei pont1. e ~trade, spedito a bella posta a Ed i mòurgo . U?a cl, quest_e I~comotive , costrnita non ha guarì per 1I propner.ar10 di alcuni vasti mulini presso Aberdeen, , pesa 5 1/2 tonnellate e va due volte al o-iorn o da questa cit~à a~ mulini di Kettocks e vicev;rsa, percorrendo Hl crnscun viaggio circa .5 chilometri. Una metà _della strada ·varie pendenze di circa "il , ,j o, ~'"1, -1[ ·12 e perfi no il 13 per 100, e intanto, dice il Thomp~on: « s~pra _questa pend enza del 13 per ·100 « la mia· mucel.nna Lll'a regolarmente un peso di 1 O

« tirarne 30 con facilità » (1) . A conferrnà delle cose discorse riportinmo il segU'ente es tratto di una relazione del giornale lo Scotsman di Edimburgo; la quale dà contezza di alcune interessanti esperienze fatte con una locomotiva Thompson, _ destinata per ,lava, ove sarà irnpiegnta a trainare dei carri fra due porti. « La loc0motiva Thompson ha le ruote cerchiate « con una materia la quale, a prima giun ta, non « sembra p0Le1' reggere all'uso cui è destinata.~!.: ((~0,92.,,,sgr_o."j~l)~,. la:;:_ine_ go':!_ma ,'2!~~~L~~~.,~.2l:. « ca111z zata.

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(li Per n1eglio far apprezzare la locomotiva Thompson r iportiamo il seguente brano di una lettera del fortunato ingegnere, scritta da Edimburgo il 26 maggio 1869 al sig. Ispettore capo dei telcgrntì a Firanzo. « ... Nel novembre ultimo io attraversai il .Moncenisio ed ebbi « occasione di paragonare quel la ferrovia col mio sistema. « Eravamo 64 passeggieri, e pel trasporto occorsero due .loco« motive , ci11scuna dellGl quali pesava 22 tonnellate; mentre le « tre carrozze attaccate ad esse con tenevano 32 passeggieri « ciascuna e pesavano in totale da 10 a 12 ton nellate : quindi ,: ciascuna locomotiva trai nava solo la metà del proprio peso, <1. laddove uno de'mici 1·oad Steamer sopra una salita dcll'S l /2 « per 100 (pendenza dello. forrovia Fell) trasciner ebbe due volte « il proprio peso_ Ònde la mia ruota coi cerchi elastici fa al« mrno 4 vr. !t,-. p;~t presa sopra nna s!rada 0rclinaria che non « il sistema Fell sopra rotaie di forra. li maggior pesò che < possono trascinare le macchine Fell è inf'oriore al loro pro« prio, mentre le mie possono tirare due volte jl proprio peso « sopra un'ertH come quella do! Moncenisio e per economia e « semplicità llOn vi è confronto fra i due sistemi. Il governo « indiano sta per adottare il mio sistema in uno dei più irn« portanti distretti dell'India pel trasporto delle truppe e degli « oggeUi militari e il governo inglese pensa pure di adottarlo « per gli usi m iìitari ».

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LA TllAZlONE A Y.\POllE

Ai>PI.IC.-1.TA Al TRASl'Oll'rI Mll,lT.\RI IN GUER RA

« ·.... È invero incredibile come questa sosLanza non « solo sorregga il ragguardevole peso della locomo« tiva, senza logorarsi, ma passi su frantumi rn<!tOl« lici, su vetri rotti e sopra. ogni mun iera di og<rctti . . l e tagI1ent1 senza <.; ie questi YÌ lascino il menorn0 « segno. Le ruote non affondano per nuila sulla stralla « e passano sul le pietre senza schiacciarle. Esse si « possono paragonare alle piunte di un elefante, le « guaii, al parj di quelle del came llo, sono soffici « anzi che dure _e co11sentono a questi animnli di << camminare sulle SLrade dure meglio degli altr·i. « La forza necessarja per spingere la locomotiva « Thornpson è minore di qL1ella che si richiederebbe « se i cerchioni fosset·o duri e rigidi. Difatti la loco« motjva gall eggia, per così dire, sui cerchioni di « gomma clastica e non solca la strada nè schiaccia « le pietre; quindi tuLta la forza che si con:-uniercbbe « nello schiacciamento delle pietre coi cercliioni i·i« gidi o nell'affondamento delle ruote è qui del tutto « rispal'miata. « Si potrebbe credere a bella prima che ci vrwlia « molla forza per spingere un pesa11tc carro su ier« chioni soffici; ma si noti ehe nel caso nostro Ja ( elasticità dei cerchion i fa sì che la forza consuma. La « per comprimerli sul davanti delle rnote è quasi re« stituita del tutto pel dilatarsi dei cerchioni sul di « dietro. « Nelle corse ~i prova :;i attraversò un prato sof« fice ed erboso nel qua le un carro or<li1rn rio a va« pore si sarebbe affondato; e mlanlo il cammino « percorso attraverso l'erba non lasciò alcuna traccia « notevole. Gli a.stanti mara.vigliavano nel vedere la « locomotiva, del peso di 4 a 5 tonnellate, attraver« sare una parte di campo ricoperta di uno strato « di teri'a spesso om, 30 a om, 60 e comprimerla si >l':)

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« poco .che poteYasi .fac il mente pianta.re un bastone « nel la traccia segnata. dalle 1·note . « Stando su questa lor.omotiva non si soffre la mi« nirna scossa e si pronl la sensazione di chi si « trova su di un carro trascinato per un pr~to di « erba fo lta. Il che dim ostra quanto il me<:c:inismo « sia ri:;panniato da i tl'nbal lamenti che producono « le ruote ordiuarie. - È incredibile ·come noo ap« paia il minimo iudiz io di logol'amento sui cerchioni, « i quali serbano alla . superficie la stessa. apparenza -« che aveva la gomma elasli<'a quando uscl dalla « fabbrica )> . Un'altra relazio11e dello stesso giornale, sulla lor.omoliva Th ompson, narra. che « .... alla prcsrnza di « un grande numero d'ingcgncri . una smisn r·ata r·1d« daia a vapore, che pesava col suo carro da 12 a « 13 tonnellate, fu trainata su di una collina. per una « salitu della pendenza dj circa il 9 per 100. Ln slrada « era sì sclru<'ciolcvolc, a causa del ghiaccio, che i « cava.lii penavnno a tenersi in piedi, ma i CCl'chioni « elastici aderivano èol terreno nel modo pi(r per« fetto . - La gomma clastica non scivola ntlunque « neppure sul ghinccio, come può fncilmenie Yerifi« care clii provasse a camminare sul ghia('cjo con « scarpe di gutlnperca ». Altri giornali còrr. e il Northern Wigh di nclfast ed il Once-a-Week conferma no gli ncc.ennati rngguagli, e lo Scotsman, Jescri\·endo altre esperienze fatt e colla locomotiva 'J'hornpson, dice : « Le contrade pee le ~ quali passò il treno ernno le più frequentate della « città; e, nonostante il grnnclc concorso di gente e « l'essere le vie in alcuni punti sbarrnle per· metà, a « causa di restauri, non s'in contrarono diflicoltà a « schivare completamente tutti gl' impedimenti ». Ignoriamo in qual modo sieno attaccali i carri dietro


128

la locomo~i va; :na. sembra ~be · siasi ' ri esci t.i a permettere ai trenr d1 voltare liberam ente; come si ri -leva dalle seguenti parole dello Scotsm,an, relative alle prove fatte con la locomotica Thompsçrn destinata per Cey!an. « ll modo curioso in cui i carri segu ivano le orme « della_loco m9tiYa era chinramente '·visibile al pas« sagg10 dal No1'lh Bridge all a contrada Leith. Da « pri m~ la_locomotiva doveva voltare a destra, e prima ·<< che l ultimo carro avesse passata la svolt;i la Jo« com?tiva aveva giù piegato rapidamente a .~inistra, « per im boccare la contrada Leith; cosicchè il treno « prendeva )a forma di un a S, ·e ciasc un carro rical<< cava lo Stl:'SSO Cammino della locomo tiva con la « maggioro regolaritù .... 1l passaggio dalla ·contrada « Juncl!on alla str-ada Bonnington forma un ano·olo « molto acuto; cosicchè ivi il freno dovè ripie:1.-1re « sopra se stesso, ma svoltò senza Ja minima diffi« coltà. Si dovè indi uscire da lla strada Bonninn·ton · o ' . 111 <1.. l arga 9 , H per enLrare ·rn ;m'altra larga 7m, 62, la « quale, per sopraggiunta , è in salita fino alla entrata « n~l~e . offi_cine di Bowershall. Tentato ques to passo « drffi?1le'. 11 treno, lungo 27'", 43, lo valicò ben issimo, « lasc1:md o ancora tanto spazio libero che, misurate « di. poi le tracçe dcllE> ruote , si vide che sarebbe << bastato uno spazio di 4-"1, 2i, quantunque la lar« ghezza de~ carri fosse di 2m, ,13 ». Lo stesso Scotsman narra in questi termini altre espc~·ienze fatte con la.1 loco motiva. Thompson sulla sabbia : ~ « Ieri la locomotiva appariva sulla sabbia di Porto« bello e passava liberamente, sia ove questa era « bagnata e molle, sia ove era secca e sciolta. La<< sciava una traccia non più profonda cli 25 milli-

,129

APPUCA'rA AI TllASl?OR'l'I ìlULl'J'Al\I IN GUEI\RA

· LA TRAZION E A VAPOI~E

""' metri; ma genel'almente questa era di ·12 milli« metri ». Da ultimo riportiamo il seguente brano della gazzetta Pall Jfall : << Le locomotive Thompson promettono delle im« portanti applicazioni, e siccome vanno dovunque « e non danneggiano le strade, così' poLranno con « successo impiegarsi non solo per l'agricoltura ma « anche per gli usi militar.i. Se -'llcune di queste lo« comotive avessero potuto agire sul colle di Baia«. clava in Crimea nell'inverno del 1851, si sarebbero « salvate molte vite. Aggiungasi che l'a ccresciuto peso di « molti pezzi d'artiglieria darebbe ora ad una loco« motiva siffatLa ,un'importanza che fors.e non avrebbe « avuto in addietro ». Infine, per rendere meno incomple te q11este notizie sulle locomotive Thompson, non sarà inutile riportare il segu ente quadro che contien e vari dati relativi a queste macchine sorprendenti .

.

\>

ANNO XIV, \'OL. IV,

....

I

9


Locon1otive stradali Thon1pson. . i,

Carico su

Lunghezza Larghezza . so strade Velocità totale massima pendenze della orizdell'8, 33 all'ora locomo- fra per 100 zontali ti va le ruote Carico

I

FORZA IN CAVALLI-VAPORE

h

Peso Prezzo della locomotiva a colle pr~VV!- E~imbnrgo giom

. .

.

,

4 caval1l-vapore (2 cilindri di om. 127 per Qm 203) . . .

Tonnellate Tonnellate

Chi!.

12

6

10 cavalli-vapore (2 cilindri di oro 10 per om254) . . . :

20 cavalli- vapore (2 cilindri di om 251 . per om 304) . . . .

L. It.

Metri

4 a 6 1/2 3, 65

1, ·75

4

12600

1, 82

6

15100

iTonnellatc

.

6 cavalli-vapore ( 2 cilindri di om152

per Qm 254) . . . . . . . .

Metri

8

16

'

1>

3, 96

li

15

30

>>

i,

26

I:

50

4, 57

1: 98

8 1./i

18900

-

1,

»

5, 18

2, 13

22700

12

I,

I

1,

...


APPLlCA'fA AI TRASP01l'1'I MIJ,IT.\T\I IN GUERRA

13·t

1

li consumo delle provvigioni per un dato carico varierà secondo la natura delle strade e il loro pendio. Su strade piane e buone, col pieno carico indìea to in qu esto quadro, si consumano circa èhil. O, 85 di carbone per chilometro e per tonnellata di carico : i limiti di qu es to consumo sono da chil. O, 28 a chiIogrummi 4, 42 di carbone per chilometro e tonnella la di carico. Il consumo di acqua è di li tri 4 a 6 per ciascun chilogramma di carbone b ru ciato. Una locomotiva Thornpson, della forza di 2 cavallivapore, con un cilindro di om, 127 di diametro e di 0'", 20 di corsa dello stantuffo, insieme a una comoda carrozza per 4 persone, collocata sulle stesse· ruote della locomotiva, costa lire 12600 e può -percorrere da H a 13 chilometri all'ora. La carrozza· essendo montata su molle in aggiunta alle cerchiature di gomma elastica, rende il movimento dolcissimo; e d'altra parte un solo ind ividuo "può guidare il pi ccolo treno e attendere al fuoco. Una locomotiva poi con 2 cilindri di om, 127 di diametro e 01°, 20 di corsa degli stantuffi., capace di trainare 2 o 3 omn ibus con 60 o 70 persone su stradedi collina con la velocità di ·1 1 a 13 chilometri al1' ora, costa lire 16400 circa.

per

1

1

'•


133

T. I. THAZION'E A YAPORE

Al'.PLICA'l'A Al TT\ASPOllTI MILITAR[ IN Gt:ERU;\.

133

1

compreso il pP,SO del veicolo ('!), così i detti '100 carri potranno formare col loro carico massimo un peso di '100 x 4, x 600 = '.2tOOOO c;b ilograrn 01i, ossia 24-0 . tonnellate. Per conseguenza, impiegllndo locomotiYf· . leggere, della forza di 4- cavalli-vapore, cias'.:una c'.elle quali può hainarc in piano il cnrico massnno di 12 tonnellate (pag . 1130) avremo d'uo po di 20 locomotive, che al prezzo cli lire 12600 l'una costeranno L. 21)'.2000 » · Aumento del 3 per 100 pel tra sporto da Edimburgo a un porlo italiano nel Mediterraneo » 7560 Y> Manutenzione a lire 200 l'anno per ciascuna locomotiva (Lu tto compreso) » 4000 »

IV. Osserrazioni sull'applicazione della locomotiva stradale Thonprnn a{ trasporti rnilitari in campa.gna.

1

Dal lato dell'economia sembra che la trazione a vapore, in quanto all'acquisto e al manteniménto delle macchine, presenti dei rea li vantaggi sui q11adrupedi. Difatti supponian.1 0 che si tratti di un treno di cento dei nostri grossi curri da traspo rto, trainati ciascuno da 2 pa riglie. È ch iaro che essi richiederanno 4-0ù buoni cavalli da tiro , i quali, potendosi computare in Italia nl prE>zzo medio ddire 668 l'uno, costerani10 . . L. 267200 ~1 Impo rto cli tOO bardature, delle quali 200 con sella e 200 senza, al prezzo medio di ljro 13:2 _l'una (I) . » 52800 )> Il mantenimento di un caYallo si può riten ere con grande approssiiilazione che costi in complesso 450 lire J'nnno al nostro governo; quindi pei 4-00 cavRlli avremo » ,J80000 »

.

,..

La qual somma è poco più della metà di quella che si sarebbe spesa alla fine cli un anno cli pace pei 400 cavalli da tiro acquistati e tenuti durante questo tempo • sempre pronti ad entrare in campagnn . Dunque vi ha econom ia, e molta, con la trazione a vapore. Volendosi impiegare le locomotive str.adali per gli usi cli guerra, l' èssenziale è che non manchi rna1 l'acqua nè il combustibile alle macchine. La mancanza d'acqua non sarà mai una seria obiezione, come giudiziosamente osserva ì1 sig. Treuch, perch~i in un paese ove DOI) se ne potesse avere grnn ?oprn, ~na ·forza mili lare non polrà soggiornare e cadra da se lo scopo della ~ocomotiva.

Adun c.p1e la spesa totale alla fine d'un anno, fra l'acqu isto dei 400 cavalli e il loro mantenimento sarà di » 500,000 » D'altra parte, siccome ciascun quadrupede non deve t rainare un peso maggiore di 500 a 600 chilogrammi,

(1) V. Giornale milita1·e pag. 698, anno 1867.

Spesa totale alla fine di un anno, fra l'acquisto delle 20 locomo\ive e la loro manutenzione . » 263560 »

.,. {l) V. Istruzione sulla mobilizzuzioue del Ti:..eno Militare, pagina 11. Firenze 1869.


LA 'fl\AZlOl'iE A YAPOllE

APPUCATA Al TR..\SPORTI llULlTARI l:'i GUERRA.

Del resto i pozzi a tubi traspo rtabili, dei qunli si

Peso necessario per sommergere un b~ttello Chil. 9200 Pesodelbauelloiozuppatod'acquaChil. 800) » ,1677 Peso di una travata del tavolato » 877j

-è parlato nel la Dispensa di ap rile di questa Bi'vz'sta,

saran no sempre un poteote ausilio per procurarsi in molt i casi dcll'acqun, e infatti l'uso di questi poz1,i tende a diffondersi general ,n ente, cd ess i resero grane.li servigi nella campagna dell'Abissinia . E qui -si rifletta chP- la più piccola locomotiva Thompson può fare il lavoro di circo '.20 bu oni cDvalli; quindi, se non si avesse la mocchinn, si dovrebbero pure provvedere giornalmente d i foraggio e di acqua codesti 20 animali; il che ricliied c delle r,nre dal ca nto dell 'amministrazione mi litare eerto non inferiori a qu ell e per .ilimentare la piccola locomotiva. Yi ha però questa differenza in favore del la locomotiva, c-l1e essu, come si è detto in na nzi, consumo acqua e co mbusfrbile solo ,durante il tempo in cui è in azione, laddorn per gli anima li si deve pro vvedere al lorn alimento sia che lavorino o no. Per dare un'idea delle provvigioni che richiede una locomotiva Thompson, il Trench s uppone un a di tali mac.:c:hine della forza di!, ca vu lli.- vnpore, la quale debba tirare un treno di circa ,16 tonnellate pe r la distanza d i 20 chilometri sopra u1rn strada ordinaria, con la velocitù cli 7 a 8 ch ilometri all'ora. La caldaia e il ·serbatoio con tengono in3ieme circa ,J 113 litri d'acqua, coi quali si può bene percorrere l'intera distanza con- · sumando da 27 a 3~ chilogrammi di ca rbon e all'ora, nè queste sono al ce rto delle provviste eccessive: Per gli usi mili tari in ca111pngna è naturale che si debbano preferil'e le locomotive legge re, della forza di 4 a 5 cavoJ li- \·apore per esempio, a fine di renderne facil e il trunsito, massime sui ponti militari. Frauanto pel materiale da ponti fran cese abbi amo -dal Laisné :

135

Forza di unu travata di ponte per battelli . » s uccessivi · · · · ·

71>'23

E il peso di una locomotiva Thom~son, del!~ fol'za di 5 cavalli, essendo di circa 5:jOO ch1logram m1, comprese le provvigion i, trovasi nei lirnjti che può soplPOrtarc una travata. , Essendosi gi,\ dello innanzi (pag. ~ 118) . che .1 uso delle locomotive non dovrà escludere che 1 cam del'l'esercito si po~sano trainare an ché ?oi cavnlli; ne a vviene che se il peso di una locomot1va col suo treno sia eccessivo per un dato ponte, vi si faranno pa ssa re i carri mercè nlcune paia. di cavl\lli, tempor.aneam cnte destinati a tale serv ii io: indi In ma cchrna, aLLra~ versato da sola il ponte, sarà cl i nuovo attaccata aL carri e prose<ruirà il suo cammino. Molti dubbi e molte obiezioni sollever,\ forse la proposta d'impiegare nelle guerre la tnizione a vc1pore sulle vie ord inarie . ì\la, ponendo da parte le vere d1fficoltù del problema, e il fatt-0 ehe rnirnca ancora alle locomotive stradali la du ra esperienza d'una campagna '. nessuno necrherà che esse potrebbero ren<le~c agJ1 eserciti gra~di servigi . Se fu possib ile in Cn me~ ~ nel!' Abissinia il costruire delle fcrl'ovie per le op eraz'. ?m militari e tr:i sportare su l teatro della gnena. tu tto 1 immen so nrnteri ale necessal'io per co testi lavon, non sur~ egli più facil e fornire le tn~pp.e di locomo.tive stradali mollo leggere, le quali non r1 ch1edono rotu,e e posson o ..andare dovunque ? .. . . Per oltro dice il Trench: < qunnt1 rn convemcntl n?n ~ furono r:iai pronosticati alla carabina Minié, al fucile


136

I.A THAZIONE A VAPORE

APPLICATA Al TRASPOl\'rI nlILI'fARl IN GUERRA

« Enfield, al cannone Armstrong e al fucile Snider'i' « Eppure nessuno dei pregiudizi che si avevano contro « queste armi è $!.ato confermato dalla pratica I » . Adu.nque è da sperare che anche le locomotive stradali: trionferanno dei soliti ostacoli, i quali sempre si par.ano dinanzi ai trovati che la scienza tenta· di porre a se'rvizio degli eserciti. ' E qlJ'i, nel porre termine a questo scritto, ci sia permesso di fare un piccolo volo e pensare se mai un giorno l'impiego del petrolio, come combustibile, potesse agevolare il sistema di trazione con le locomot.ive strndali, massime in Italia in cui si vanno e?plorando i nostri depositi di olii minerali . t vero c~ie qoesto espedie.nte nor,i è scevro di pericoli, pot~ndosi il petrolio infiammare quasi spontaneamente; ma i buoni risultati ottenuti in America, in Inghilterra ed in Francia ·nel!' applicare questa · sosranza come combustibile nelle macchine a vapore semoventi, e :ì . molti studi che si fanno /al presente su tale importan tissima applicazione ( 1) dimostrano che si è già ~~ lltt via per risolvere il difficile problema. Di sorta ç,he il sig. Sainte-Claire-Deville da moltissime esperienze fatto cli recente co'nchiude che esse « gl'inspi« rano la più grande fiducia nei risultati del rrscal« darnento.delle locomotive con gli olii minerali, quando « questi potranno essere introdoiti sul mercato dei t combustibili )>. , 1~ noto ehe il petrolio, oltre della proprietà di bru- · cia,re senza quasi lascfare residui solidi e senza fumo, ha anche un potere calorifico molto maggiorn del carbon fossile; come hanno confermato le belle espe-

•I 37

rien.ze del Sainte-Cla ire-Deville su ·19 olii minerali , ~i giacimenti vari i. Il potere calorifico di questi, oss'.a il numero delle calorie prodotto dnlla totale combnstione di un chilogramrna d'olio , si è trovato essere al minimo cli 8916 e, al massimo cli 1083 1 ; laddove il potere calorifico del ca rbon fos~ile è_ al ~iù di 700.0 calorie. È noto però che i fornelli ordmar.1 non utilizzano se non i 2j3 circa di queste calone, men~re i moderni fornell i a j)etrolio utilizza.no una maggior quantità del calorir.o svolto dulla combu~tione. ,. . Difatti 111la comune temperatura del! acqua cl c1hmentazi~ne delle caldaie, un chilograrnma del miglior.e carbone fossile con un buon forn ello pnò dare. chilogrammi 6, 30 . di ~apo re .P ), mentre le esper1~nze faue 'in America e m Inghilterra e quel1e del Samte1

1

(1) È nolo che por tramutare in vapore 1 lit~o di acqu~? o·: sono necessarie 650 calorifJ; quindi per vaporizzare n 11.tr1 dt a.e qua , che si trovino alla tempera tura t, sarà necessario un numer o C di calorie, espresso da

1

C

= n ( 650 -

t) ;

donde

Ora la parte utilizzabile del calorico svolto sollo u~ fornello da 1 chilog . di carbon fossile si ritio ne in generale d1 '.1000 calorie; quindi, supposta l'acqua d'alimentazione alta. temperatura media di 15', avremo C = 4000, t = 15•, e pero 400 65') - 15

n = - - - -.

= 6, 30:

· e questo sarebbe il numero di chilogrammi di vapore che può dare in media un chiloo-r. di carbon fossi lo. Ma questo numero può oscillare fra alct1n.i limit( secondochè la forma dei fornelli.

(l) Le Tech:nolog'iste, oltobre 1868,·novembre 1868 e agosto 1869. Annuario scientifico e industriale italiano, pag. 627. Anno V, 1868.

"' .


138

I,A 'I'J\AZJONE A VAPORE, ECC,

Claire-Deville dimostrano che col petrolio si ha un risultato doppio, quantunque il potere calori(ko non sia doppio: cosi 1 chilograrnrt1a del nostro petrolio del parmigiano dà r.hilogrammi 13, 96 di vapore, ed a1L1·i peLrolii danno risullati anche maggiori, che giungono iìoo a chilogrammi 15, 30 di vapore per ciascun chi lograrnma di petrolio bruciato. - Per conseguenza il petrolio renderebbe molto meno pesanti le provvigioni delle locomotive stradali e ei libererebbe dalla soggezione di dover chiedere il combustibile agli stranieri. E così, in un avvenire più o meRo lontano, forse si renderebbero comuni in Italia quest.e rnaravigliose locomotive srraclal i, che, dopo gli sforzi di un'intera generazione, sembrano ormai definj,tivamente conquistate dall'ingegno umano. B. DE

BENEl>ICTlS

Capitano del Genio.

e dello caldaie utilizza una maggiore o minor quantità del calorieo svollo ùc11!11 combu:; tione. Così le caldaie vertical i Thompson non dul"ebbero se no11 ,chilog. 4, 67 cli vapore. rwr c,iascun chi log. di earbon fossi le bruciato. come narra il g iornale lo Scotsmandi Rdirnburgo. Ma questo risultato le fo annoverare fra i generatori più economici di vapore cbe si conoscano, avvegnachè dai confronti e dalle prove fatte risulti che, sotto uno stesso peso di combustibile bruciato , la quan tità d'acqua vaporizzata colla caldaia Thompson è l, 27 tli quel la vaporizzata con io caldaie verticali ardinarie.

...

ASSOCIAZIONE GEODETICA. INTERNAZIONALE PER LA MISURA DI GRADI IN EUROPA

Sullo scorcio del passato mese Pirenze ha avuto l'onore di accogliere i più preclari ingegni d'Europa nella. scienza astronomica e nella geodesìa ; ed è debito di questa Riv'ista. il fare un cenno dello -?copo e dei lavori di così esimio congresso. . Al princ:ìpio del 1186 1 il dotto generale prusswno Baeyer presentava ul suo governo un progetto per la misuraz ione di gradi nell'Europa centrale, ~r_iendo esatto conto della effe ttiva figura dell a superficie del glo,bo, la quule in molti punti si scosta _dalla forma regolare secondo la qua le era stata ?ons1derata _nelle precedenti operazioni di t,~1 fatta, . Fmora le mi.sure di o-radi di 10119:itudine e dL la.t1tudrne erano state ese. gui~e isolatam;nt(;), e più per l'Oriente e l'Oc cidente _che per la media Europa. . . . . · Il nuovo problema. peoposto richiede rnvece che le operazioni si coll eghino in modo da_ far con?sce~e le curva tu re della superficie terrestre rn qualsivoglia dire7.ione. 1


140

.A.SSOCIAZTONE GEODETICA INTEI\NAZIONAL'E

la 1~~ova mis~razion e si fa nell'Europa centrnle, che ~os:1 ede un n cco materiale nelle sue estese 1rìan?olaz10~1 esew~ite al pri? cipio di qu es to secolo, le qunli mnanz1tulto 1mporta di collegare fra loro. Laond e il e-enera le Baeye1· p1·opon e, " cl· · cr.atla misurazi · · one · v . . . . ie SIH s'. estendesse da Palermo fino a Cristinnìa . abbrricc~an~o. così un nrco meridiano di 2 ! ' 48 , cd unn lista st~ro1d1 ca di ~8 mila migl ia geografiche quadrate, lin~JLata _ad ocCJdente e ad oriente eia due meridiani d1s~ostt dal primo di cil'ca 6 grad i, eioè uno per Trunz e_ l altro per Bonn, prolungati nl sud sino al pCTrallelo di Palermo e al nord sino a qu ello dì Cristiania . Sopra ~uesta lista trova nsì 30 osserYatorii e '})unti. astronom1cam_e1~te deter1ninati, i quali riescono dì possente suss1d10 alle operazioni necessari e per ollenere csa tt_arn ente la cnrvatura vera. della sup erficie te_rre,strP; : 1mprc~a questa che evi~lentern eritc non potea es~ere l opera d1 un solo Stato, ma del comune ed attivo accordo dei vari Stati europei. · Il governo prussiano comunicò la proposta del O"e0 nernle Baeyer ai govemi del 'Europa centrale u na gran p arte d_ei quali, appr_ezzandon e ]'importl)nu/, promette,1 ano cl~ cooperarvi crnscuno pel proprio territorio. F~rmavas1 .cosi !'a_ss~cinzione internazionnle rnppres~ntata dalla Cornm1s.s1on e che giorni sono siedeva in Firenze. Il_ g~verno italiano vi era rappresentato dal gen~rale R1cc1, dal colonnello De Vecchi e dai profess.ori Sch,apparelli e Don ati . .. li 15 _o Ltohr~ del '1,864 si riunirono per la prima volta m ~erlm?, 1 commissari dei govern i associati cioè dell Austria, dell'Assia principato, dell'Assia gl'anducato, _del Baclen, d~ll'Italia, del 1\1ecklemburg, della Pru~sia, della Russia, della Sassonia regno, della Sasso~11a Coburg-Gotha, dell a Svezia e Norveo·ia, e della 0 Svizzera. È

1"

PE!t LA MIS GIU

Dl GRADI IN EU ROPA

1,i,f

1

Rimasero eletti a presidenti. il generale Baeyer, il .dottore Hansen direttore aell'Osservatorio di Gotha, ed a vice-presiden ti i generali Ricci, De Fligely (austriaco), Blaremberg, e a segretari i professo ri Nagel e Forster. .E siccome i lavori da eseguirsi apparteiigono a due rami, cioè all'astronomia" e alla geodesia, cosl si forma:rono due Commissioni distinte. · La Commissione astronomica stabiliva i metodi per la determinazione delle altezze polari, degli azimuti e delle longitudini degli osservaLorii, sia :fissi çhe eventuali, e co nsigliava gli strumenti da adoperarsi per le osservazioni, come altresì alcune norme per i luoghi e i modi delle osservazioni stesse. Dal canto suo la Commissione geodeti ca stabiliva l'unità di misura da adoperarsi, che fu la tesa di Besse!, fissava le norme per la determinazione delle ,differenze di livello, e indicava i para11eli e i rn eri,<lia.ni lungo i quali sarebbe- stato opportuno eseguire le triangolazioni. Fu per ultimo nominata una · Commissione pennanente, la quale, nel tempo in cui non siedono le conferenze plenarie, fosse l'organo supremo della misu ra .dei. gradi nella media Europa, riun endosi almeno urrn volta all'anno . · Questa Commissione permanente, nominata per vot azion e nella prima Conferenza del 1864, risultò così .composta : Dott. Hausen, Generale Baeyer, ·Generale De Fligely, Prof. Schiapparelli, Prof. Brnhns, Prof. Linclhagen , Prof. Birsch. 1


1

142

. ~lt~e

ASSOCIAZIONE GEODETICA INTERNAZIONALE

?i ciò ,

l'EH J,A 1t11SURA DI GRADI li.X RUROPA

presso ciascuno degli Stati associati

Dott. Bruhns, Do Lt. lii rch , Generale Forsch, Generale Ricci, Dott. Kaiser. Ed è questa per lo appunto la Commissione che Fi renze ebbe ad accogliere il 23 settembre decorso, u della cui op era intelligente e solerte non sapremmo rendere conto pit1 esatto foorchè riproducendo in sunto le rela zioni ufficiali del!e singole sedute.

fu 1st!tu1ta una Sotto-Commissione, il cui ufficio è di

sop.rarntender~ alle operazioni astronomiche e geodet1c?e che si fanno nel proprio Stato, tenen'dosi in relaz10,ne. c?n. la. Com1:1issione permanente e con le S0t1o-Comm1ss10ni degli Stati finitimi. · La Sotto-Commission~ i~aliana è cosi composta~ Luogot. generale Rrcc1 - Presfrlente· Colonnello De Yec?hi (direttore dell'dffizio topografico del corpo d1 stato mac,,giore) · Prof. Schiapparellì (diretto~e dell,'Osservatorio di Brera) ; Pro~. Dorn~ti_ (di~·ettore defl'Osservatorio di Firenze); Prof. Sant1rn (d1retcore deH'OsserYatorio di Padova . Prof. De_ Gasparis ( direttore dell" Osservatorio di Capodimonte; · · . !rof ~chiavoni (ingegnere geografo}; e p~u tard~; nel 11868,. ne fu nominato · segretario if capitano d1 stato ma:gg1ore De-YiLa. ~sce d~i limiti di questo sempJiee cenno il discorrere· dei la".or.1 d:lla Co?1:nissione permanente e delle SottoC?~1m1ss10n1. Basti 11 dire che furono condotti con la diligenza che si poteva ripromettersi dagli eminenti personaggi che vi presero parte. . La; Comrn~ssione permanente nominata nel 1864 si riu~! a .B e~,]1110 _una sec-onda volta; indi a NeufcMteI, e prn tardt a Vienna. Una seconda Conferenza generale ebbe luogo dal . 30 ~eller:1bre al 7 o_tto_bre 1867 in Berlino, nella quale fu 11 ele~ta la Comrn1ss19ne permanen te nelle persone . seguenti: Gen erale Baeyer, Doli. Hansen, Generale Fligely, Dott. Lindhagen,

143:

Seditta dei 25 settembre,

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1

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La prima seduta della Commissione permanente ebbe luogo il 28 settembre. ll Ministro della pubblica istruzione ap.i:e la sessione con acconco puro le co lle quali ' esprime la soddisfazione sua e del governo di uceogliere nella capitale attual <:1 dello Stato la Commissione pérmanente o dà un cortese saluto ai membri di essa. Il presidente, Sua Eccellenza il generale F'ligely, espone l'ordimi dei lavori delle sedute e chiede ai membri della Commissione di eleggere un vice-presidente; e sulla pro posta del dottor Uirsch, segretario, è èletto ·il generalo Ricci. L'altro segretario, dott. Bruhns: dà lettura dei lavori, corrispondenze , ecc., avvenute dopo l'ultima riunione a Cotha della Commissione perman ente. Sua Ecc1:1llenza il generale Baeyer, a nome dell'ufficio centrale, · presenta la relazione dei suoi lavori cd anp.unzia che il Governo pr m,siano ha creato un tifflcio speciale-superiore geo,detico per attivare i lavori dell'ufficio centrale. Il presidente accenna ad alcuni lavori fatti in Dalmazia ed invita i membri ad esporre le nuove operazfoni fatte noi loro paesi . Il padre Secchi dà spiegazioni intorno allo stato dei lavori geodetici nello Stato romano. Riferiscono il padre Secchi ed il pror. De Gasparis circa la determinazione col cronografo della differenza di longitudine t.ra Napoli e Roma , ed il profes-


.\SSOCJAZ!O.:'iE Gf:ODE'rtC.\ INTEll.'i.\Z!Oì'iAl..t

soro De Casparis annu nzia pure che si propone rseguire egual lavoro tra Napoli e Palermo. La Commissione permanente riugrnzia il padre Secchi cloll'l cose esposte e delibera di fa re delle pra tiche onde i lavori geodetici dello Stato po~lilìcio possano congiungersi con qnelli del llugno italiano. Il professore Schiavoni dà alcune spiegazion i intorno alla comparazione della Lesa del1'11pparecchio per la misura delle basi esistente a l'\apoli con , l'esemplare della tesa dello Spa no , comparala a Berl ino con quella del Besse! e distribuisce una memoria stampala che dà ragione di q1,1esti con fronti. li generalo Bacyer dà ragguagli intorno ai lavori eseguili e co mbinati nell'Alemagna moridiooalr, sia por la parte uslronomica che geodetica.

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cazioni, e dnpn una discussione a c:ui prnndono. parlr, i signori Birsch, Baeyor, Bruhns, decide di ri volgere pregl~1era al GoYerno francese perchè la congiunzione accennata sia mandala ad cff11llo . Il si«nor Kaiser dà rag~uagli circa la misura d'una base presso"' Uarh•m ed indica altri hwor i falli in Olanda: il generale Forsch riferisce Je op"rnzioni astronomiche relnlin~ alla determinazione cli differenze di longitudioe iu H.ussio ed accenna ~d avvertenze usale per la prima volta e di cui consiglia. l'uso 1_n anaJoo-he circostanze. La Commissione unaniqiamenle e . . . r1ngraz1a i signori Knisor e Forsch dell e falle comun1caz1on 1.

Sec/Julct del 2J . Seduta dei N.

Il signor Hirsch ,dù lettura del progetto di lettora da ~iri: (Ters·i al Governo francese al'fìn chè sieno collegate le operaz10111 : eodeliche francesi in Algeria con qnel(e che s~ ri~ niscono alla Spagna. e perchè sieno inviati delega~1 francesi al i~ Confe· ronza gen erale dell 'associazione internaz10nale geodeti ca che avrà luogo noi 1870 . . ., Lo schema di lettura è approvato all'unamm1la. l n seguilo il professore Bruhns dù rclazion_i i_nlorno ad ~lc~no operazioni escguilr in Sassonia. e dà speciali 1·~gguagl1 ~u·ca le modificazioni inlrod0lle nel pendolo a revcrs10ne costrnllo da Ropsold. . .. Il professore Hirsch dà relazione circa i l:iv~ri geo_del1c1 H~ !svizzera ora terminali sul lcrreno; sta cominciando 1 calcoh che saranuo tcrminuti nel 1871 srbbono presentino molt~ ~1ffìcol l.à nello compensazio ni per la diversilil di strum enll impiegali fl per il numero degli ossen·atori che hanno preso p~rt~ alle osservazioni. Jìa pme un cenno intorno alle operaz1om astronom iche ed alle livl!llozioni eseguite. Annunzia che la Commissiono svizzera desidererebbe co noscere se si potessero determinare nell"anno venturo le differenze di longitudine tra il Sempione e Milano: il professore Schiapparelli di_chiara che per conto suo è pr onto a concorrere a tale oporaz1one. li professor .Govi, dietr o invito del presidente, espone un suo nuovo metodo per determinare la lunghezza del pendolo , ed enumera i vanta1rgi che egli si ripromette da questo nuovo sistema. Il profo~soro Ilirsch, mentre loda l'idea esternala dal

li colonnello Dc-Vecchi e,poue lo stato dei lavori geodetici

in Italia, riferentisi alla misura dei gradi e dà inlercsso.n li ragguagli sulla congiunzione del liloralo di Puglia con quello della Dalmazia.; lavoro questo quasi ultimalo su l terreno. La Commissione porge ol colonnollo De-Vecchi ringraziamenti per le notizie dato. l signori professori Donati, Santini, Cacciatori e Do Gasparis J'anuo comunicazioni su alcuni lavori astronomici cd accennano a quelli cho hanno in animo d'intraprendere. In seguito il colonnello Jbanez. riferendosi a comunicazioni giù fatte a Berlino intorno ai lavori geodetici nella Spagna, annunzia alla Commissiono come egli sia •riuscilo a ritrovare uoll'isola di Formentera il punto estremo sud dell'arco meridiano di Dunquerquc, misurnto da AJ 6chin, Delambro ccc. Sebbene non si ritrovino più i vertici dei triangoli ch e servirono alla misura di questo meridia no nel lerrilorio spag nuolo, tuttavia si sono rinvenute le estremità di un lato sulla fronti era francese, e quindi sarà possibile verificare le antiche operazioni. Aggiunge pure alèuni ragguagli circa il confronto cho si cseguisce nell'ufficio di comparazione a Sou!hamplon, dei campioni usali nelle operazioni in Ispogna cnn quelli inglesi già paragonali colla tesa di Besse!. Indica in fine quanto sarebbe utile la riun ione dei lavori geodetici fran cesi nell'Algeria con quelli spagnuoli sulla costa africauo. di contro alla Spagna. La Commissione ringrazia il colonnello delle fatte comuni-

ANNO XIV, VOL , lY,

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ASSO Cl AZIO:'<E GEO OE'l'ICA lNTEnl'i.\7.JO~ ALE

PEll L.\ ~USUR.\ DI GlUD I L'i EliROl'A

professore Go,i, cred(• però doYer f:ire qualche ri,,erva, e dopo varie osservazioni In Comu1issione permuirnnte, ringraziando il prufosso re Govi della sua notiziì\, dich iaro nssere suil opinione <:he si cominc.;ino quanto prima in Italia le ricerc.;he sulln intensitù della grn,·ilà, ed in talr circo~tanza si esperimenti il metodo •il'! professor Go,i. Il genc>rale Baoyer dà rc·laiio11e intorno Ai lavori di eomparazionc dP.i campioni l'St•g11ili dal!Tffìeio ec·utrale chn n<'n ha potuto spiogerc per mancanza di mezzi. 1: quindi si Slllleva una discu:;sione a cui prendono parte i signori flirsi-h . Govi . Baeyer e Bruhns circa l& couv<rnit•n,,u di ocr;uparsi clrlla determinazione prosa dal la Conferenza di Berli110 relativau1cn te al la formazione della Commissiono ill ternaziouule pel' lu <·ustruz ono <li un n11orn metro prototipo.

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I! professore na1:crnfeind. n r ichiesta del generalo Oaryor, fa ciol nuovo appa1·ecchio per la misura rlcllo basi che ~ln costruendo il signor Steinhcil a )lonaco. o dà ulll'esì una ales,·riziooP del nuovo comparatore dol signor Strinheil sotlil<·llo. Il signor K:iiser fa ak,1111e ris->n·<' rirr,a il principio ehe inforora il 11uovu COlllf.H\rnlorc di St<·inhei l, e dice dw or sono tronl'anui un snn co!lq.t:i in Olandll g-ià llveva propoo!o lfl costruziuo~ d i un compan1tore co11:;imi lw.

1rn·c~posizionfl

&dUt(l. del 28.

Yi assi<'te S. F,. il geuerale :\Jenabrea. presiò<·ulo del Consiglio. 11 dott. Ilir~ch, osservando i rnulaggi cho paro presnnl,Jr l'apparcl'chio a ,uote cli Stcinhcil per la misura delle basi, propone che l'Ufficio centrale sia incaricato di paragonare i risultali che si otterranno coo questo apparecchio a quelli ottenuti col sisLorntt di Besse! ud altri. Le conseguenze favol'evol i alla geodesia che rirnllercbhoro nel caso che l'opparecchio cli Slrinhcil corrispondesse alle spc•ranze concepite $0110 tali che lo in<lucono a rare la proposta so,-ra indicala. Si aprn una discussione. alla guaio prendono parte i signori Baeyer, H1n10rnfeiucl o Ilirsch, c'si vola in seguilo alf'unan imilà la proposla di cui si tratta. Il ;;eucrale Buoyer comunka una lettl'rn a iui dirPlfa dal celebre Gauss nel 1853 su 11a qut·sliono so nella mi~nra delle altrzze polari delibasi tenero conto Ò<1ll' altezza sul livello del maro del luogo di osservi.lzione. Jn esso. l'n ut.ore dà una for'mola semplice per calcolnre la qnantità da detrarsi; ma considerando la piccola quantità che ne risulterebbe por un'altezza di 500() piedi cioè di 114 di secondo. crrdo non sia il cnso di tenerne conto. Il generale Bneyer però consi<forando sfa la maggior esaf.tezza degli islrumenti a ltualf . sfa fa ofcvazione maggiore alla quale in ora si praticano osservazionL come a cagion d'esempio nelle Alpi, non può conseatfre intieraruenle a questo parere e crede che in molte circoslàuze sin <la tener conto della dotlu quantità òn detrarsi. La Commissione vota che la lettera presentata sfo inserfta ne verbale. U generale Fligely propone che sui fogli ché debbono_ costi-

Sediita del 27.

UifJigliu11dosi lu discussione i11ter!'otla por l'ora larda nella sedula nntecedenle, il generalo Baeyer dice che primn cl i occuparsi dulb costruzione di un campione prototipo. sin necessario riconoscere quale matrrin meglio co1wenga impiegare in tale costruzione. Parla dei metalli, dei cristalli, del Jr,gno ecc., ed j oi,istc perchè si facciano espcrionze su l proposito. Aggiungo essere pur uecessario, per r iso lvere la pt·oposta del <.:ampiono prutolipo, di incat'icare l'Ufficio centrale di porsi cfaccordo col Governo francesr, poichè senza di esso mal potrebbesi riuscire iu colcst.~ operazione. Il sig nor dottor Hirsch legge in seguito le risoluzioni che d'accordo col generale Baeyer ed i signori clollori Bnuernfeiad e Brubns propone alla Commissione di volare circa l'adozione di uu mt:lro prototipo: le quali sono approvate all'unanimità. Il generale Jìiccj partecipa l'invito del signor direttore del :Museo alla Comm issio ne di assi$lerc domani ad una riunione scientiOca alle 01·0 due pomeridiane. Il colonnello Jbaiìez dà alcuni ragguagli circa la comparazione da esso falla del regolo spagnuolo con quello n• 1 di Borda e testifica lo stato d'avaria in cui quest'ultimo si trova, per cui r iescono tanto piìl opportune le risoluzioni votate -dalla Comroissioue.

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ASSOClAZIO!\°E GEO DETICA lNTERNAZI011'.ALE

tuire la rete di iriaogola1.ione, le posizioni geografiche sieno col101:ate geodeticamen"to e non per mezzo di posizioni a~tronomiche. affinchè esse non vengano influenzate dalla deviazione del fil~ a piombo. Il generafo Baeyer però osser va che il disacc~rdo dell e a ttuali reti reca in mexzo uo errore maggiore di quello che porterebbe la deviazione del Dio. a piombo; oltre di che la scala quasi sempre· pfoco la non permette di valutare errore siffatto. Sorge il generale Baeyer : in brevi paro le enumerando le accoglienze che la Commissione ha ricevu to dal Governo . dai ministri e dalle varie autorità, propone la votazione di · una risoluzione che testìfìchi la r iconoscenza e la grati tudine della Commissione., Aggiunge che essn fu lieta di vedere sed uti fra i suoi membri S. E. il generale Menabrea presidehte del Conglio , il q uale è tanto noto agli 'sciei1zia li per le dotto sue 1\10morie, alcune delle quali hanno rapporto alle r icerche che ~ formpno ogge{(o dei lavori della Commissione. La Commissi·one approva per acclamazione la proposta . li generale Menabrea risponde immediatamente che il Gove.rno del re, nell'onorare la Commissione yermi;l.n·ente per la misura del grado europeo, vol lo attestare il suo amore, il suo culto per la scieuzu ccl il progresso; che era stato mollo lusingato dnl fatto di avere la Comrr1issione scello per la sua riunione annuale la ci ttù sede del Governo italiauo ; che sperava non esser questa l'ultima volta che la Commissione si riunirebbe in Italia; che quivi troverebbe sempre amichevole e cortese ac:coglienza; e elle inGne nell'assistere talvolta alle sed ute della Commissione aveva ri<;ordato con piacere qilei tempi· in cui g li ora dato occupar si di cose scientifiche. Il generale J\fcn 3brea lascia qu indi la sala fra i saluti o gli applausi dell 'adunao;:a. La Commissione, uniformandosi ai suoi statuti, procede, alla scelta della citli1 ove dovrà r iunirsi la conferenza generale dell'associazione internazionale geodetica per l'anno 1870, e -viene all'unanimità designata Vienna .·L'epoca della l!iunione è indicata nella seconda quindicina di setlombre. Si votano in seguito i punti de trattarsi nella ventura conferenza. Entrn nella sala s. E. il ministro dell'istruzione pubblica ed annunzia che S. M. il re si è degnata conferire a S. E. il ge,nerale Fligely, pr esidente della Commissione permanente, ed a S. E. il generale Ilaeyer, presidente dell'Ufficio centrale per

l'Ell LA MlSUl\A Dl Gl\AD1 IN EUROP.\

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la misura dei gradi ed iniziatore di codesta impresa, jl gran cordone del suQ Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, volendo con qu0sto allo manifestare il suo sovrano compiacimento verso i due ì\lustri scienziati e verso l'associazione internazionale geodetica. L·assemblea applaude. Dopo ciò il presidente dichiara chiusa la sessione ordinaria pel 1869 della Commissione permanente per la misura de'gradi 4n Europa.

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CRONACA POLITICA MILI'fAI\E

CRONACA POLITICA MILITARE

H. ottobre 1860.

Dopo il 1866, l'autunno del 1869 è i] primo in CUI I poli[ici di Europa non pronostichino per la primavera avvenire una campagna sul Reno. I rumori di guerra sono quasi intitiramcn te svaniti , e si 'giunge fino a creder e probauile una proposta di disarmo che verrebbe messa in campo dall'imperatore dei Francesi in occasione del l'inauguramento , fissato pel 29 novembre prossimo, della nuova sBssione del Corpo legislativo. Donde questo repentino cambiamento nello spirito dell'opinione pul.JI.J iica in Eu ropa? Or fa più di un anno , nella tornata del 4 luglio 1868 del Corpo legislativo francese. il signor Thiers esclamava : « La pace..... è possibile , io la desider o, la spero , seppure noi ci nsterremo dà opera1.ioni di plomatiche come quelle del Lusse1nburgo. e se un uomo il qua le ha recato mollo bene a un paese, e mollo ma le al nostro, il signor Di Bisrnark, con serva la sua salute o la sua influenza. :è un uomo di alta sagacia e che non farà in Germania alcuna impresa che necessili !'in. tervento della l"rancia. Se dunque la nostra diplomazia è saviamente condotta , se le persone che hanno oggi l'influenza in Europ'¼ si mantengono al potere , io fo assegnamento su lla pace per un cer to numero di anni (Jfovi1nento) ».

Dopo' che queste parole fu rono pronunciate alla tri bunn ft·J.ncese, la diplom.izia imperiale tentò ancora una di quelle npe·razioni . a cui aecennA il Thi-ers, e fu allorquando essa cercò di conv~rtire in questione politica la controver sia insòr6 fra H Belgio e la Compagnia .fran cese delle strade ferrate dell'Est ; ma la prndenza adoperata in ques ta occasione da lla di plomazia d! Berl in.o di leguò ùgui probaì>ilità di un contlillo armato. Oggimai , per quanto non si voglia climenticar e che g!: è sopratutto nel lo faccende politiche che è verissim o il C!'lebre · motto: il f'aitt s'cittendre cl, l'impréi'11,, tu tto induce a crerlera che niuna di quelle operazioni cos't temute dal signor Thiers verrà tenr.a t.a dalla diplomazia francese. Il prudente conteg'no do!la Prussia ba certamenle influito uon por.o ari , fll lon lanaro le probabili tii di guerra, ma una sr.ri e di altre consider azi0ni e di altri fatti importan t.i vi ha pme potentemtrnte conti;ibnito. . . . ·. Citeremo in prima linea il risulta to delle eleziorn gtinurah avvenute in Franeia nel maggio passato. Sebbem~ il Governo sia uscito dalla lotta numericam<m le vincitore, cionoodimr.no rispetto a lle el0.zioni g~loerflli del 1863, l'opposizion e lib~!J'ale. sovralutto nei granrli C!rntri , si accrcbb? di un numero sì gr,J nde cli elementi c;he. il Governo nun pote a meno di r imanerne profondamen te impensierito. Il 1-novimento elelloralo const.alò a1lZitulto la prevalènza di, un'idea, elle il paese, cioè, voleva avc,re la sua par te ncll'iodirizzo dell a cosa pu bblica , e che ripognava assolutamPnte ad essere trascin111Ò in ispedizioni come quel la del Messico, o a una guerra qualsiasi la qua :() non fo sse nt\Cessita ta dall'onore· del la bandiera o dalla difesa del territorio nazion;;.ll\. L'imperatore Napoleone il quale ebbe altra vo lta a prMlamare che l'opinione pubbl ica ~: oggi la r<igina del moocto, n?~ resistet.tr.. come fec0ro in consimili 0ccasioni Carlo X e Lmg1 Filippo con loro danoo; uomo pratico in supremo gr~fio , c_e~ dette all'opinione un iyersalmen te emessa dal paese nei com1z1 elettorali . r i111rnciò a una gran pa(le delle µr erog11tivu del goYerno pe~son,i te, accresC!~ nclo quelle del Corpo legislativo. La malattia sopravvenuta all'imperatore in questo fra ttempo, e la morte del maresciallo Niel (14 ,1gosto) .non Ahbero nn che esse una lieve influenza sulla. si tuazione poli tica d<llla rrancia rimpetto alla guerra. L'imperAtore infatti, tìnchè potè n utrire la speranza di potere, ·come nel l S59. guidaru egl i :,les60 uno esercito in campagna non poteva a meno di sentirsi tratto,


CllONACA

.col ,nome che porta, a rinverdire sul Reno gli allori mietuti .sul Ticino e sul Chiese , e spandere uno spra zzo di g loria guerresca sugli ultimi anni del suo regno; ma se mai egli ebbe, .come universalmente si credo, una tale il lusio1rn, questa dove . essergli S\'anita in que$le ullime setti mane: e una campagna su l Reno· non è di quell e che egli s'intenderebbe condurre per mezzo dei suoi luogo tenenti, per non dire che nessuno di essi si sen tirebbe la coscienza di affro ntare una sì enorme ri spo n.sab ililà . La morte del maresciallo Niet non fu un colpo meno grave ai partigiani della guerra. il marescial lo, Niel era considera lo, e non a lorto, come il più ardente fau tore di una campagna contro i Prussiani , e più assai di quello ell e potesse esserlo l'imperatore stesso , nso a guardàre ogn i cosa con calma e , ponrlernzione. Sono ancora negli orecchi di lulli le parole ener giche ti bellicose che l'illustre ministro deJÌa guerra faceva risuonare alla tribuna fra ncese or sono pochi mesi , e le sue r ipetute proteste che in meno di qniJJdici giorni egli ora pronto a entrare in campagna . Il ma rescial lo Kiel aveva di.fotto, d u,r an te un'amministrazione di due anni , impresso un nuovo . soffio di vi ta all 'esercilo francese, tentan do di .rialz;iruc a ogni tratto il morale scosso dai fresc hi trionfi di Sadowa, rinnovandone l'armamento, riformandone l'organizzazione, provvedendolo insomma di tutto l'occorrente per sostenere una lunga guerra . Ma se quesl'osevcito sarebbe stato invincibile in una guerra ridotta alla difosn del territorio nazionale , sarebb'egli slatò, o meglio, trovasi forse al pro~ente in · condizione tale da far fronte, eon pa ri lìd ueia di suc;cesso, a una guerra portata su territorio nemico, e contro un esHrcilo qual è il prussiano? Si parla, ii l'ero, di 700 mila uomini (folla astrazione dalia guardia mobile} di cui la Francia potrabbe disporre in caso di guerra; ma ana lizzando seriamen te questa cifra , che cosa si trova in lìn de' conti? 300.000 nomini immed iatamente disponibili, quan ti appunto potrebbe mohilizzarue la . Prussia. La Francin, fu dello, non c0nta i suoi nemici .Il motto è g rand ioso come quello di Cambronne. Ma niu no vorrà chiamare in co lpa l'imperatore Napoleone se di fro nte alle con seguenze . fa tali di una lolla incer ta . ha stimato miglior consiO'lio il seguirn la via della libertà a nzi che quell.a. del 'a gue~·ra , por raffermnçe le basi del suo tro no e assicurare il benessere della Francia. Un sintomo del trionfo delle idee paciOche nell'animo del

POU'l'ICA MILl'l'AUE

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governo francese lo si può scorgere in alcuni rr.cen ti provvedimenti di quel ministero delln. guerr a. Infalli non venne per anco elliamata sollo lo. arm i la ·classe 1868; sono state accordate le licenw semestrali nella proporzione cli 114 dell'effettivo; venne congedata per anticipazione la classe 1863, e sonosi sospese le esercitazioni del la guardia nazionale mobile . creata per effetto della leg-ge sul reclutamento del 1° febbraio 1868. Quest'istituzione, del r c~sto, non esiste per ora che in embrione, sia per le difficollà cli forma re i quadri, sia sovralutlo per ragione di economia. Finora n0n furon o organizzali definitivamente clrn i quadri elci dipartimenti della Senna e di quelli di frontiera uord e nord-est, elle sono in numero di 29, co mpresi nel territorio dei corpi d'esercito l ' (Parig i), 2• ,(Lilla) e 3° (Nancy). Tale organizzazione comprende 142 battaglioni, 91 batterie a piedi, e 2 compagnie pon tieri. Ma se esistono i quadri, fann o difetto· i militi, i quali, com'rJ stabi lilo, dovrobbero essere tratti fra i giovani delle ultime 5 classi atti al ser \'izio e non com presi nel contingen te annuo, mentre che per l'istruzione prescritta di 15 .giorni non venne chiamata che la classe 18(37, oltredicchè, VU01Si ancora avvertire che SUi 50 mila UO· mini di cui essa dovrebbe :cons[a re, poco più della metà fu chiamala alle esercitazioni , atteso le gravi difficoltà che s'incontrano per la riunione dei medesimi. Considerazioni ben più gravi che quella dell'organizzazion e della g uardia nazionale mobile pr eoccupano attualmente 'il governo .francese, e noi le menzioniamo porchè tendono a spiegare la corrcmle pacifica ehc spira ora non solo in Francia ma in tutta Euro pa . · Tutti i governi sono in questo momento profondamente i11quieti dol lavorio che si è venuto f1,1cendo in questi ultimi anni per corrompere le class,i opnraie e istillar e in esse l'odio a ll'autorità e a lla prop1'iotà, e a ogni idea di morale. li recente risveglio della libertà in F rancia , i C(lngressi di Basi lea e cli Losanna, han no messo in ch ia1;0 to lta la portata di questo disordine intelleltuale e monili~. In Iaghilt.erra stessa il male ha poslo cos'1 profonde radici che gli uomini di Slalo pih saldi nelle idee della li bertà piil ill imitata h~n no concepi ti serii tim ori in un prossimo avvenire. Lord Clarendon ha credulo testè di adoprare l'incontestata a utorità del suo carattere e l'influenza cli cui egli gode moritameu te presso tutte le corti di Europa per eccitarle a deporre i mutui rancori e le mutue diffidenze e innalzare concordi un argine al traboc-


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èHONACA

ca·re del torrente socialista. La sua parola è stata, dicesi, ascolta~a ~ou deferenza, ed è sovra tutto dopo aver e compiuta la sua m1ss1one che le idee pacifiche hnnno pr eso decisam(:lnte il sopr(l vvento. · Abbian:io. visto pih sopra quali sieno lo tendenze d,11 ,rornrno e d:l l'op,mone pubblica in Francia rispetto alla gnrn q~estione de.li.a pace e dellll g'Uf'rra . In Prussia spira attualmente la rne~es1ma corrente p~cifica . Nell'aprire la nuova sessione <lt' lle C?n:ere. prussiane 11 re Fedorico Guglielmo si dichiarò« pieno d~ hduc1a nel mantenimento delfa pace». E aggiu nse: « I serii ' s1or.z, del ~io governo. sul lo. scopo di manten ern e consolidare la ~ace e di guar:-ntir~ le no:tre buone 1'fllazioni colle potenze estt:lre con tro ogm pericolo d1 alterazione. sono stati la Dio mercè, corouati dal succesRo »· Cos) il. o"Overno della' p russia · . , dnon · desidera . so . ltanto che la pAce si manteno-a~ · t:> , ma s1· sforza 1 g uarentiro..' buoni rapporti che: esistono fra le potooze estere . con.tro tuttoè10 che potrebbe alterarli, e da qualunque parte venga la causa dell'al terazione. Come bene avverte il Débats ?el 12 corrente, da tre anni in qua non si era tenuto a Berlino 1~1 nom e. délla Prussia un linguaggio così rassicurante. Qiicsto l1.n g'.1agg10 ha, del . reslo, . tutta l'impronta della sin cerit'à; se ne rm~1e'.rn la P!ova_111 ogm trallo del discorso del re, i cui nove dec1n1:1 sono mtes1 a descrivere gli imbarazzi finanziari della Prussrn. . Questi imbarazzi sono grandissimi : le entrat<~ diminuiscono le .spese au mentano, e i bi lanci finiscono tulti coi deficit ', &ms~, clrn. s1· e' cos tretll,· per l'insuffìcié11u1 dei proventi ·dello P81 e Stato, a mlurre i crediti necessar ii per la costruzi~ne cieli stra,~e ~ d~lle férro~·ie ?iù utili. e malgrado tulte queste pre~ c~uz1001 d1 oeonomrn, 11 governo deve rassegnarsi a chiedere aile Camere un aumento delle tass<'. · Unfl,. bella prova de.! ~incero -desiderio cbe si. nutre D Berlino e dell 1~ teresse che vi s1 ann ef.le alfa conser vazione dHi buoni raµporl! colle potenze estere, la cor te di Federico Guofailmo l? ha '.iato or ora face ndo i prim i passi di ricoociliazion: verso l ~ustn a. Il harono di Werther, mir.ìislro del la Prussia a Vienna P~11na ~ ~o-po Sad~w~, ha nvuto nn'altrc1 desti nazione. Il princ1p~ . re~lo d 1 Pruss1c1 e passato a Vienna, dirfgendosi in Oriente e gia si. parla d1 un prossimo convegno fra Pimperatore Fran~ c~sç? Gmseppe. e il re Gugliolmo , a cui interverrebbero il conte d1 Bismarck e 11 conte di Beust. So !a bene1•olenza r ecipr oca delle due cor ti p,)tcsso condurre

POLITICA. 111.ILI'fAl\E

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ad intime r elazioni fra i due gahinelli, gli affari dell'Europa, non che quelli della German ia, ,errebbero posti .sop~a . una base così diffe rente da quella su cui furon o negli ult1m~ tre anni, che l'a tteggiamento dogli Stati minori della vd·~cch1~ . o •uova Cc,n federaziom1 germanica diventerebbe cosa I poc 1.ssima oomegu<>nza . Fra le potenze pili intèresBa l:e al 01anrenim1~11to della pace vuol essere qtJi cita la la Rllssio . _d iccchè si dica _del la sua. velleità di susr:i tarr In questione cl'Ori 1'n lc: . La Russia trova~1 ~ ftualmeote in nn periodo di grandi tra;formazioni , sociali ~ militari a compier e le quali ba bisogno di tranquillità e dt pace. P;'imo pensiPro del governo <' dd paese è oggi q_uc(lo di svolgere lo ind ustrie naziq1rnli, compiere la rete forrovi~na, dar l' ultima ma no alle questioni politico-sociali .economiche solleva le dal gra nde aHo del!' affroncamrnto dei servi. .I n tale conrlizione di cose è as$ai probnbile che non sarà il governo russo quel lo che porri1 per orn alc11na questione p,olitica. su l 'tappeto. la quale possa in v-0rnn modo porre -a repenta.gl10 l~ pace in E't1ropa . Anzi è più naturale il ~reòere che fara tult'. gli sforzi p()ssibi li perchè· ove tale questione per avven tura s1 presentasse, sia pacificam ente risoluta. . . Oltre le ra 'ioni non militari che conforlano questa opm1one. ve no sono altre gravissime, dipendenti dalle condizioni dell'esercito. L'ordinamento dell'esercito russo, come tutti sanno, fu cambiato fotalmento nel periodo di questi ultimi cinque o sei armi. Per essere complotarnente attìwto esso ha bisogno del tempo, specialmente per ciò che è relativo al reclulame1~to . Alle llr~i a retrbcarica si lavora alacremente negli arsenali governat1v1; ma si è ben lontani dall'averne a sufficienza per tutta la fanteria. Soli 200,000 fucili . furono distribuiti fiuora e in magazzino ne esiste un numero insignilìcante. 1\1~te le balt.erie hanno il nuovo cannone a retrocarica ma i magazzini sono vuoti e ci vuol del tempo per riempirli. . . 'Malgrado ciò o6n intendiamo con questo che la Russia sia in condizioni di assoluta impotenza militare , ma solo che dessa è oggi in uno stato di debolezza, relaliramente ad un prossimo avvenire, nel quale la spada russa avrà un peso mo lto considerevole nella bilanr.ia europea . Ma intan!o le piazz~ forti sono ,in ottimo stato' di difesa, hanno l'armamen to e l'approvvigiona. mento al completo e tutte le piazze marittime sono sempre mantenute, in quanto a materiale, in asse~to di guerra. Le 47 0


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Cl\ONACA

divisioni dell 'esercito a ttivo sono scarse di soldati, ma se Ja guerra sorgesse, la Russia non ha oggi bisogno di formare i. quadri ncaµche di un batlaglione di deposito. I soldati in congedo illimitato sono in poco numero, perchò anche oggi l'esercito si risente dell'antico or diuamenlo, ma per affrettare l'epoca nella quale, col richinmo delle classi, i 188 reggimenti rao-. . a grnngeranno 11 completo effettivo di guerra, il governo prende nella leva eccezionalmente il 5 per mille di popolazione invece del 4 come è solito. Forse in una sola circostanzn la Russia r inuncierebbc agli immensi vantaggi che la pace le procura, e ciò sarebb.e nel caso che una coalizione si formasse contro la Prussia; ma da ciò che piì1 innanzi abbiamo r iforito, non esiste ora ombra di pericolo a questo riguardo. Più che aà altre pot<~nze europee, alla Spagna tornerebbe ora preziosa la conservazione della pace. Sventuratamente l'anniversario della rivoluzione di settembre ha trovato1queslo paese in balìa di una rivolta del partito r(•pubblicauo au parecchi punLi de l suo terri'torio. Il governo di Madtirl .dopo avere soffocalo, due mesi fa, i tentativi d'insurrezio nè carlista. trovasi ' ora in lotta coo le bande di rr.pubhl ieani le quali banno levato il eapo nella Cata logoa. nell'Aodalnsia, neli 'Aragonn, nella Vecch ia Castiglia e nel la Gallizia. Finora l'esercilo ha ten uto saldamen te contro tutti gli sforzi adoperati per g uadagoarlo a lla parie degli insorti, ed ha colla sua energia e fermezza ristabilito rordine ovunque la sua azione fu richiesta; la situazione però <leve essere ben grave se clop·o un anno di libertà il governo ha dovuto reclamare dalle Cortes pro,vvedimenli eccezionali pel 'ristabilimento dell'ordine. La Spagna ha oggi bisogno del suo esercito non solo per fflr fronte al la, gravità della sua situazione interna, ma altresì a •1uel pericolo che la minaccia a i di là del l'Atlantico, l'insurrezione di Cuba, la quale invece di diminuire pare chn s'aggrandisca ogni giorno piL1. Gli Stati Uniti hanno ricusa to iìnora di · interl'cnire, hauno r esistilo all'appello degli ·insorti cubani e degli ausili.ari pronti a soccorrerli. 1~ da augurare alla Spagna che quest'atteggiamento degli Stati Oniti continui, chè altrimenti l'ora della finn della sua dominazione a Cuba sarebbe ~coccata per lei. Le forze di cui essa potrebbe ancora disporre ·e le condizioni morali del suo esercito non sono tali da fare apparire come probabile un suo trionfo contro gli sforzi collegati degli insorti e degli Sla!i Unili .

J>OLI'l'IC.1- ITilLlTAl\E

Io cambio di trnvagliarsi in una guerra di barricate o in o-uerriJYlie contro i rivoltosi di Cuba, l'esercito spagnuolo avrebbe ~vulo bisogno di fare o completare la sua educazione e_islr\1zione militare, come hanno praticato in quest'anno le prnnarie potenze mi litari di Europa mandando le loro truppe ai campi, o facendo ad esse es.eguir 0. del le grandi manovre. L'esercito prussiano ha in questa occasione fornite novelle prove dei notovolissimi progressi ch'egli è vern;to facendo dopo la guerra del 66. Le esperienze ac<Juistatc dai generali prussiani nella canwagna ora menzionata non andarono perdo.le_. Ben lungi dal pensare che il successo fosse una guarent1g1a del pe~·fezionamento delle loro truppe, essi sonosi adoperati a ricercare r. correggere ciò clrn poteva essere io qL1este di difettoso, e, vuolsi riconoscerlo, i loro sforzi in questo senso hanno ·avuto il miglior risultato. Gli sperimenti della più grande come dH_lla pfa piccola nazione sono studiati e messi a profitto, o dal principe sino al semplice soldato, ciascuno si sforza di completare ogni giorno la sua eapacitù mil itare. Le manovre prussiane di quest'anno banno poi an1ta una importanza eccezionale. · · . . . Trattavasi infaUi non solo di constatare le buone condlZlom e l'istruzione delle truppe, ma di eseguire i nuovi movimenti introdolli nelle manovre dopo il 66, di apprezzare il loro valo~e e la loro purlata e di giudicare soY!'alutlo delle modificazioni proposte nell'impiego della cavAlieria. E noto che do po l'invonzione delle nuove armi di precisione giudizi svariatissimi sono stati emessi dagli ufficiali dei diversi eserciti sulla situazione fatta alla .cavalleria in generale. ~Jentre che quasi per ogoi dove in Europa si fu d'accordo pc: t~n e:·e l'importanza di questo corpo ·come eccessivamente clumnu_ila ~i fu in Prussia di un, avviso opposto. Ciò che lo prova s1 è che in occ.~sinnc del riorganamento deli'eserr:ito federale. sonosi creati 150 nuovi squadroni. II concetto che guidò l'amministrazione della guerra di Berlino si è che Ìa riunione di grandi masse cli cavalleria non ,si accorda più colla tattic:a seguita nelle ultime guerre e che bisognava per conseguenza adottare pP-r questo , corpo una n~ova formazione . Si decise allora di dare per sostegno ad ogm divisione di fanter ia una brigata di due o tre reggimenti di caval leria. . Questa disposizione aveva incontrato all'estero nurr~eros1 av: versari, e le u!Lime manovre dovevano avore per 1scopo di


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H\9

POLI'rIC.\ MILI'fARE

Cì\ONACA

appl'ezzarne il valore. Il risultalo, a quanto si afferma, è sialo favo revolissimo. La cavalleria prussiana ha manovrato in guisa tale che non pare possihile di nugare l'efficacia dell'organizzazione e dei movimenli recentemente introdotti. Come la Prussia nou ha crcdnlo. per i suoi successi del 1866, di avere· raggiunto l'apogeo dei progressi mil itari, l'Austria non si è accas?int.à sollo il peso dtllle sue sconfìt.te, e rivol< •·e lutti . . ,. . o 1 suoi $l0l'ZL a correggere e migliorare, le sue istituzioni mililari. Tutti coloro i quali hanoo avuta occasione di Yedere e s~u diare davvicino l'esercito austriaco al campo di Bruck, hanno notato i maravigliosi progressi ehe esso ha ottenuto , e il grnnde svi luppo chH si è da to al l'istruzione del l'ufficiale e del soldlltO. I ragguagli che si hanno dai campi dL-Chil.lons e Lannemezan, da quelli d'Ouates in Svizzera, di Schweinfùrt in Baviera, di 13cverlo0 in Belgio, di 'l'ecucin in H.umenra. di Vursavia, ecc. sono concordi nell'affermare i buoni risu ltati cbc ciascuno degli eserci ti ivi raccol ti ha èonseguito, e l'importanza delle cspc1rienze che vi si sono fatte. In Italta risullali non meno rimarchevoli sonosi ottcuuti per l'istruzione delle truppe, dapprima nei campi di Chievo, cli Somma e di B. .Maurizio, e successivamente durante le grandi fazioni campali che l'attuale ministro della guerra hn avuto la felice idea di inaugurare anche presso di noi. Ciò che ha. mancato all'esercito italiano dal 1860 al 1866 è sta to ilppunto una. buona istruzione applicala al terreno. Questa lacuna ha voluto r iompi ore il. ministro Bertolè-Viale, e questa delle grandi fazi oni campali. noa è una delle meno importanti innovazior.ù ché egli ha introdotto nell'eserrilo, e che ba giù arrecato nel primo anno ottimi frutti, e migliori ne arr11cberà certo in · avvenire. L'esercito ha visto nella presente circostanza con profonda soddisfazione ,·.he il Principe Ereditario ha . diretto egli stesso una serie di queste grandi manovre, e che S. M. i.I Re, assist_eado a parecchie di quelle le qtrnli ebbero luogo sull'A.ppennrno sotto l'alla direzione di S. E. il generaie Cia ldilli ha voluto porgere un nuovo attestato del vivo interesse che Primo Soldato del l'incl1pendenza italiana non cessa di portare a tutto ciò che c,:mcerne il progresso e lo spl.eudore dell'esercito nazionale. A sviluppare questo progresso conferirà non poco, a nostro avviso, il recente riordinamento delle scuole dei corpi (l° ottobre). In ogni cosa, e specialmente in fatto di istruzione, non

è il mrglio, ma il po~sibile elle vuo lsi. cercare di raggiungere. Il livel lo generale dell'istruzione in Italia, pur troppo , non comportava un insegnarnen t.o superiore per i soldati, quale era quÒllo prescritlo <.lai regolamento 21 maggio 1865, il qualo oompre,odnva l'itm~gnamenlo del!' algel)ra . della geometria. della -sloria e geografia ganerali, della for ti Ocazione, della Lopografìa e delle nozioni sul tiro. Arroge ehe attese le riduzioni dovntr,si operare nella forza dell 'esercilo, questa essendo appena bastante al servizio terri loriale, le scuole reggimentali non potrebhoro più essere frcquonlatc con quella assiduità cbe sar ebbe rn~cessnria per esaurire i programmi stabi liti dal He.:golamP.n to del 1865. Jn tale stato di cose il ministro della gue1:ra è venuto in pensiero di modifìc·arc qucslo programma in guisa tale che divenissero praticabili, .e og ni so ldato potesse acquistare queWist.ruzione letteraria che è indispensabile al progressivo avanzamonlo . consentilo da lla l8gislazioue militare. Questi ed al lrelta li innovameuli vengono insensibilmente a n-iigliorare le condizioni doll' esercito 'italiano; rna il grande scopo non sarà rag·giunto se non quando il Parlamento avrà discusso e approvalo il disegno di riordinamento presentato dall'a lluale ministro 01' son parecchi mesi . Facciamo .v1.1t1 perchè pella n uova sessh)ne, la cui apertura è annunciata nel prossimo novembre, la discussione di un sì importante progetto non venga i::itardata di vantaggio; poichè se oggi l'orizzonte politico appare sereno e tranquil!o, potrebbe anche di rapente intorbidarsi, e sarebbe ben grave la responsabilità del Par!ame,n to se col.suo soverchio indugiare avesse impedito la rico- " stituzione ciel i' esercito in armonia dei nuovi progressi della tattica, e secondo le esigenze della guerra odierna . ·

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RIVISTA TECNOLOGICA

lfhu,v~> sisleaui tli 11esi e niisut•e ·,lellti Ct>Hf'etlm•a.zion.e C.et•mtiniea clel Nortl.

li Reichstag del la Confederazione Germanica ha adottato il· il seguente nuovo sistema di pesi e misure. Ar t. l".

La base dei pMi e delle misure sarà il metro ossia Stab, con suddivisioni e multipli decim'ali. Art. 2. Per campione serve la verga di platino possectùta dal R. Governo pr·ussiaoo, la quale, paragonata da apposita Commissione nominata dal pref'ato Governo in concorso di quello francese nel 1863, con il metro che conservasi negli archivi imperiali di Parigi, alla temperatura cli liquefazione del ghhccio fu trovato eguale a l " 00000301.

' Ar t. 3.

Saranno adotto.te le seguenti misure. a) ltfisure d·i l nnghezza.

L'unità , elle è il metro, si chiama S tab. La centesima parte del metro, ossia il centimetro, si chiama. NeuzoU .


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1\lYIST.\ TEC~OLOGlCA

La mille, irn a parte del metro, ossia il mìllirnctro, si chiama Millimeter oppu re St1·ich . 10 metri chia mansi Dekamcte?· o l{ette. 100:) metri un l{ilometer.

b) M·isu1·a di superficie.

1:unili1 è il metro quadralo, osEia Quadratsta'J. 100 metri quadrn li cl iconsi Ar. 10000 metri quadro.li diconsi Jlectm·. e) illis1t?'e di volwne. l,U base è il metro cubo, l(ubilmwte1'.

1:uaitil, il litro

= ioiJo

di me!!·o cubo, chiamo.si Lil(j.l' o

Kanne.

Il mezzo litro dicesi Schoppen. 100 litri diconsi lfectoliter o Fas.~. 5() liLJi 11 11 Sr;heffel. ' Art. 4.

Por lt1 misuro cli distanza surà atlollDlo il migl io , che dices Mcile, di 75'. )0 metri. Art. 5.

c ome campione ,l i peso serve il chilogro mrna di plali110 posseduto dal R. Go,·erno prussiano, e contrassegnali) col N. l ; il quale, parngonalo nel 1860 da una Cornmissio11r nominr.1,1 dal prcfn lo Governo e eia quello irnpori,, lc france~o co l chilog r11mmr1 prototipo i1nperialc <:onservnlo negli archivi di Parigi, r1, i1'0ralo del pPso di chilogramma 0;999999842. Ari. 6.

Un ità di peso è il ch ilogromma (eguale a due libbrei. Esso è i l peso_rii u11 litro d'acqua dìs lillnln al la lempLJra tura di + 4• del termometro cenligrado.

l i chilogramma si di \1 idc in 1000 grammi. con suddivisioni 1locimali. 10 Jl'an11ni <liconsi il:}kagmmm o Nculoth. Lo. decima parte di un grnmma diccsi Deciora1nm. la cenle ·

simu Centigrammi, la millesima 1llitl!igmmm. 1.12 chilogeainma dicesi Pftmd. ANNO XIV , YOL. IV.

11


RIVISTA

'l'ECNOLOGICA

50 chilogrammi sono 100 P[und e possono chiamarsi un Centne?·. 1000 chilogrammi sono 20800 Pfnnd. e possono chiamarsi una Tonne. (Ol!strrreiohische Militii r ische Zei tsch?-ift)

Js ti•wne ulo 11e•• 1nisu1•at•e le t1.l le.: z,!,

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Non ha guarì è sta to inventalo io lnghiltorra un istru~en~ per misurare le altezze, il ~1uale ~Juò _es~e~'? utd,) per ~~ 1 militari. Esso è basato sugh stessi prmc1p11 del sestante a 11llessiono, e sebbeno abbia piccolissime dimensioni, puro darebbe risultali c,salli fino al decimetro. Chiamasi 7'hc Apomccomcte-r: ha il diomelro di circa 0",04, o la grossezza di circo 0",02 e può servire anche quando l'oggello del quale vuolsi determina:~ l'altezza come un mon te, un fabbricato, un albero ecc., trov1s1 a discreta distanza dall'operatore. La semplicità dell'islru~iento sarebbe tale che chiunque lo può aclopernro dopo pochi tentativi o prove. A Londra il suo proizo è di 25 lire italiono.

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I.è esperienze folto a Dartmoor hanno talmen te dimostrata la necessità di ritrovar e una spolella cho agisca taulo a tempo quanto a percussione, cho lo autorità militari rivolser o tutta la l0ro alLonziono a cosl importante argomento . Il capitano Frcohu rn ha presentato dello spoletto· che nello pro,·e hanno dato eccellenti risultali . sebbene fossero confezionato n mano. Codeste spoletto si avYilano nel fo r o praticato nell a testa del pro ie lli le ordinario mediante una vite di legno; e sono accese. eom o le attuali, dalla fia mmo dello sparo dfll cannoor. L'apparato per la percussione consiste in tre piccoli pezzi conici. o meglio piramidali di metallo. inseriti ad inter,·al!i eq uidistanti e nello stesso piano verticale entro piccole cavi.li.i pratica le noiIn spessezza della canmt della spolell(I o as,;icura ti nel le loro nicchietlo da piccoli lnppi di legno. li vuoto ,:entrale della canna dello spolette vieoo riempito colla ordinn ria C'omposizionl', la quale fissa così invariabilmente i pezzetti di mclal lo al loro poslo. Ma n misura che la com posizione 1w lla canna . d11 ranlo il tragi llo del proi01.Lilo, si consuma , i tre pPzzutti vengono libl.) rali nelle loro nicch ie, od allorchè il proil'ltilc urta sul tcrrono o sui mozzi r esislculi, essi cadono nella nurna, agglomerandosi nella tosta della medesima, e chiudono l'l'g resso al la fiamma: la qual<1 rivolgendosi con maggiore in !ensità l'Orso l'interno, aCC('nde islan tanc<1mc nlo la cari ca del proicllilc e produce 1·o~plosione. Su Ycnti co lpi falli. 17 spolette agirono mirabilmonto; una per causa ignota fece scoppiare il pi-oit'ltile alla boccu del canuone, e due scoppiaron o in aria.

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Nd fl ne <limpiega l'c la navigazione subacquea iu g ucna, l'ir~geO'ooro Ollo VoO'el cli Dresda presentava ultimamento al m1ni:Ì.ero clolla ma;ina della Conrederaziono del Nord il progetto di una nave che il predetto mi nistero avrebbe r eputalo de~o di essere sol.toposlo a sperimenti pratici. La nave soltomarma è costruita sugli stessi principii clelln fr egate : la_ ~uu form a snella; u l'azione di una potente macchina o ciel ~rn~ ono fan no presumer e chH si otterrebbe grande velocità non d1sg1unla_dalla~ facilità del le manovre. Sulla coperta della nave trovas1 una spec·10 cl i cnpola- in ferro a prova di bomba: nel~a q_ualc star ebbero dei polen lissimi cannoni. Nei viogg1 orclman la n~ve sla a fior d' acqua come le ordinarie corazzate ; mn P~? a volontà essere sommersa e scendere a qnalunquo profono1tà . conli tlUando il suo tragitto. Prima della sommersione si ritrae il tul>o fumifero e si chiudono ormeticamonto tulle le aperture. Nella navigazione sottomarina si rischiara il cammino della nave con la luce elettrica.

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464

RIVISTA

! TECNOLOGICA

. Scopo ~rincipale di codeste navi sarebhe di pot.er dannegg iare e distruggere a colpi di cannone il timone o l'elìce delle n~v_i nemi~he o di poter colloca.re soU.o di queste delle torpedm1, che s1 -farebbero esplodere con l'ele tlrico, non sì tosto la nave sottomarina si fosse ritirata fuori della sfera d'azione delle torpedini stesse. . In qua_nto . ai can~oni sottomarini è già da par ecchi anni che 1?. Frau~ia. 1~ [ngh1lterra ed in Amerìcél si fanno degli apposi li studi. Cosi nell'Esposizione di Parig i dùl 1867 eravi il modello di un cannone sot.lornarino do! signor Fu rcy . Quosto cannone ~ mon~ato su di una specie di affusto a quattro ruol.e che poggia su rotaie dirille siluate noi senso trasversa le della nave. La manovra si fa con quattro para nchi posti due su l davanti . de.I pezzo e due su l di dietro. Nel la sezione americana orav i ~sposto il piano di un canno ne sottomarino del signor Dufly : 1!. cannone era quasi cilindrico e si caricava per la cu latta . . l'lnalmeole sotto la tettoia della marina ino-Jese eravi un . l t:> picco o modello di batteria sotto-marina del signor Bllrlev . . Già fin_ da_l 186.2 furono intraprese a PortsmouLh delle ·esperienze d1 tiro sotto-marino, le quo li furo no continuale con qtìalche successo fino al 1864.

uno staccio~conico , senza essere triturale: l'operazione dura a lcuni mi!Juti o non offre alcun pericolo. La carica delle armi · si fa come con la polvere ordinaria senza però batlern troppo, e il fuoco si comunica alla polvere sia con le capsule ordinarie. sia con le cartucce ad accensione centrale. Questa polvefe Ifa una forza che sembra ess~re un terzo di piL1 di quC'l la del la polvere ordinaria, per quanto narra la Revue Maritùne et Colowiale. Essa costa lire 2, 15 il chilog r·amma ; ma attesa la y ot1rnza mag·giore di un terzo, questo prezzo si ridurrebbe a lire 1. 44 il chilogr am ma. La proprietà caratteri stica dc~lla polver e bianca si è che non è duopo ridurla io geani-; operazione che presenta sempre dei peric;oli nelle pOll'eriere. Di pil.t questa n uova polvere esseudo compatlissima non occupa che un volume metà di qnl: llo della polveTe ·ordinaria.

1Vuo·va. cucina m'ililare J>orlatile.

La Dziennik Warsz-awvski descrive la eucina costruita per incarico del ministro della gucr'i'a russo dall' annoverese si• gnor Basson, la quale può seguire i convogli militari sulle ferrovie . Le prove di gur.sla cucina sono riescite benissimo . Il signor Bc1sson ha adatlato qualtro marmitte di ferro con .lutti gli accessorii in un carro da merci ; e così può fo rnire il r ancio ad un intero reggimento, senza che il viaggio ne soffra il minimo ritardo. Il costo di tale cucina sar:ebbe di lire 2400; e o'rdinandone parecchie si avrebbero per 2000 lire ciascuna.

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Lt1, 1,ot,v e,•e tla cannone bitinca.

. Fra i vari preparati che si sono proposti in questi ultimi tempi m luogo de lla polvere da sparo ordinaria , è da annoverare Ja polvere da cannone bianca. la quale fra g li altri pregi avrebbe -(J uello dell'economia. Essa rassomiglia al la fa rina . alla calce, o . al la magnesia in polvere; e non producendo fumo nè fiamma alla bocca dei pezzi , può essere impiegata benissimo nel le batterie casamatta te. Questo preparato si compone di 48 parti di clorato di pota~sa; 29 parti di prussialo gia llo di potassa; e 23 parti di zucchero in pani della mig lior qualitù. Il prussiato si deve disseccare .i n a lcune tinozze dHeno fino a che divenga bianco come il clorato; e le sostanze che en trano nella composizione di questa polvere debbono essere r idò lle separa tamente in polvere finissima. Indi esse sono mescolate media11te

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RIVISTA DI GIORNALI

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« chn a Moris-IslamL scop piarono 5 cannoni o uccisero o fo« rirono 45 individui, mentre sollanlo 11 persone furono uc« cise o ferite dai proiellili del nemico durante tullo l'as.sedio >>_-

RI.VISTA DI GIORNALI

A1•my tutd 1~a1J!J Gtt::.ette.

(Londra, settembre 1869).AllTlGLI ERIA AMERICANA .

Il rapporto dello Special Comrnittee of Congress sulle artiglierie di mare e di terra americane, condanna in modo assoluto i sistemi in uso, osservando che le opinioni diversificano . assai ~ui sistemi da seguire per ottenere potenti aritiglierie. Non si è stabilito se si debbano avere cannoni lisci o r i 'ali caricabili dalla bocca o dalla culatta, e se si debba adottato I~ ghisa od il ferro battl1to, l'acciaio di gello in un sol p(:}ZZQ temperato od a parli co nnesse. Anche la questione relativa alla massa ed alla veloci tà dei P,r~~elti li non sarebbe risoluta e octorr~rebbe ri tornare ai pri11c1p11 fondamentali p01· risolverla mercè accurati sperimenti. Il Camita.lo americano osserva su questo proposito che « ad « onla di una serie di accurati sperimen ti durante molli anni. « e della esperienza avuta nella nostro recente guerra, crli uf« f!ciali d'artig.lieria non hanno ancora determinato i principii « i?ndamentah dell'arfc loro, nè pqsseggono conoscenza posi« llva del problema che per tanto tempo hanno tenta to di ri« soln:r~. Il che sorprende tanto più in quanto si tratta di « uorn1111 che fino dall'i nfanzia si rivolsero allo studio di una ~ arte speciale » , P~r~ando poi gei vari cannoni di grosso calibro· provati od ,usati m guerra 0 del cqL!ivo risultato che diedero, cita il fa.llo 0

Una forma le condanna d<:I cosiddetto sistemn, americano e espressa dal Comitato nelle seguenti parole : « Le. esp~rienze « di tulle le nazioni tendono a. dimostrare che si ottiene la « massima potenza nelle artiglierio coi cannoni rigali. Hitor« narc alle canne liscfi ed ai pesanti proieltili sferici con pie« coh veloci tà è disgradare la scienza dell'artiglieria moderna « e retrocedere a'Jle armi in uso or sono due secoli » . L'ln"'hillerra perseveri aclunqne nel suo ·lungo, costoso ma 0 sicuro sist,?ma d01lo sperimentali ricercho, affinchi: un giorno 110n abbia a raccogliere frutti amari come, noì1 ha guari, toccarono agli artiglieri americani, ai quali il Comilato in c?nclusione raccomanda : « di non provvedere nè per la marina < nf! per le forlificaziçmi cannoni cli grosso calibro » . !1 Comitato considera il sistema Rodman come « indegno , d1 ulteriore confidenza ~ e condanna quello Dahlgrcen in ferro fuso come « non avento la resistenza voluta pei cannoni di ?Toss~ ca:libro ». Infine il Comitato propone di fare degli spenmont~ 1 « per accertare la causa intima dello sco~pio dei. ca.nnoni d t {)'rosso calibro e trovare quel metodo eh fabbr1caz1one che ( :ssicuri un m1iforme consolidamento della materia ». Nè manca di raccomandare ogni maniera d'incoraggiamento agli inventori, sottoponendo a speciale esame le proposte che s! faranno ·al governo ·e che promeltono una conveniente so)uz1one ciel problema dell 'armam ento.

CONSIUJUlA?'.!Oril SU,LA CA VALT.Rlll,\,

JI dello giornale, a proposito ùolle con ferenze roggimenta.H francesi e propriarnentH di _qnel le sull'impiego ,della cavallert~ in guena e sulla taltica separata della cavalleria, fa le seguenti considerazioni elle -non son prive d'int<~resse. Per parecch i anni, mentre andavasi aumentando la efficacia e Jp pi·ecisiono del lo armi da fuoco, si parlava nicnt~meno cbe della inutilili~ della cavalleria nello. future guerre, S1 facevano dei calco li , 111111 q11anlilìt di proiotti\i che possono rolpiro un


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RIVISTA

DI GIORN.A.LI

corpo di cavalleria il quale si nvanzi contro la 1'. • correndo allo scoparlo un lratto d. 1000 .' ~nter1a. pervare ad evidenza com" i . metr i e s1 voleva pro" non poteva runa ne.1 · · d" un caval ier e. Furono lasci·ate . < rn pie 1 nea nche • ' , 1ll non ca lo le gue · ·r· r1cane, e per avvalorare le cl •Il . . . r r e ·1 c1n J ame0 e oprnion1 fu rono , men te le insi o-ni fìcan ti arli c1 a tP, sol,1J el 1859 e J866. Mt- , ~re.~e d~ll_a c~vnller!a nolle g uerre . hl. . l , eri r1sult.at1 do1 descritti cale I" . zic o creare du hb1 sull'u tilità della c Il . o i , anvec~ dovuto dimostrare la ronde . ava or1a. avrnhbero ind_i ~rarre partito del terren: a une i;porta.'.1~~ ~cr quc~rarma, s1b1lo, schivando le posizioni in . . ' . cop, Jrsr il mt'glro poscolpiti. La cavalleria si deve set'bcm s!llpossu ossero fa cil mente are 1 osa c·on oo-ni c . pun l o per poter la avere pronta J ,. . .o u1a, apAd o,,.ni modo ... h per .e ilzroni rapide e decisive. e.. ne e Ie guorl'e del 1s · 9 . che la c11valleria non ha punti) ;:i ,. e 1866 insegnano il poco nso fallosi dell · ~cemato d importan za. In falti setten trionale, fu ascr it~o c~valle;-ia nel_1859 sui _cam pi dull'Ilalia cialmento in quanto n a co ~a d_e, genera i, austriaci. spep~i1 coruu ne, che è Ql~:i l~e~f ~.~~~~pie!aro qu~st'arn:ia p_er l'uso dicon o i Francesi a { l . . re a, ampost1, drs t10a l1. come . . . · , 1.c ai1 cr mie a?'m ée. A Sol/ermo dei 15 ol° I · . . tanto 4500 i a uom11H di cavall1~riu austriaca sol· preser o parte a l c b · , da 8 mila sciabolo francesi·. on1na1 nttn1:onf,lo e fu rono sopraffalti se s1 osse sp·nt ·1 . , de Ila carnllena austrinca sulle . . i o i grosso d_ell~ gior nata potr..va no ca mbi;1~~n~r~.~li11~odole, fors~ h, sor ti z1er1 francesi non fossero star I . parte se_1. cor azvittcirin sarebbcsi trasfo rrnat •. )en con.doll1, la q uasi indecisa del 1866 poi sono de:,rni di n~tt una d'.s~nlla . .Nella campag na adoperata in massa cioè a Lano-edue c~11 la ca,,alleria fu e Ca mbridge » annovp1·es1· ca1·~c ,nsa za ed o Sadowa. I dragoni . . , · 1 arono n r uppero I • dral1 d1 g ranatieri prussiani, nbl.Jonchè ·1 I , , a cuoi qua. . J • o10 attacco non fosse stato pr('pa ralo dal fu oco dello la bravura della caralleria copr\ 1: r ~ft/~:~~\~, ~· Sad~w~ solo ti . . eol~Austr1ac1 , e se Benedcck avesse prima fatt ?1 rla ca~alier i per esplorare i movimenti c1: 1 ~e; 5iO ~ suoi citi pruss· . co. orse I unione dei due cserlinee di ~a~1~ n? n avrebbe potu to aver luogo. E così lo due istoria a,·~ebi:r;~ s:::?~er~ state un'aura votta fatari o 0 opinione del , .,1: ,r~ a una seconda Iena. - Qua lunque leria nulÌe fut~1~es to: vog has1 ammetter e sull 'utilità della c.uva louerre, non può esso. . d bb. attuali condizioni delle armi d f r v1 . u JO che nelle debba totalmente cambiar e. a uoco, la tatl1c,\ di codesl'arma

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rnralli , la nece3silù di coprire la cavalleria dalla vista del nemico , eccetto ra1·0 occasioni. impedirà la possibilità di concentrarla in masse sollo comandi indipendenti comu usavano Federico Il e il primo Napoleone per decider e la sort e delle battaglie. Al presento la cavalleria o dovrà r imanere nascosta o pro tetta, oppure dovrà tenersi fuori della sfera d'azione delle armi eta fu oco nemiche. - S!' mbra quindi cho al preso11Le siasi generalmente r iconosciuta l'orporlunità di nssegnnre ne.I ogni divisione un corpo di cavalleria, sotto l'immediato comando del Coma ndante della Oivisione, lasciando por ò alcuno responsabilità totalmente al Comandante ciel dello corpo di cavalleria. Negli eserciti fran cesi e prussiani l'importanza di codesti principi i è pienamen te riconosciuta, ed appunto per non averli seguili l'esercito austriaco nel giug no ciel 1866, accadr!e che l'avanzarsi dei Prussian i pei passi della Boem ia a Trautenau e a Nach ocl non fu comunicato a tempo al gonorale Rammling, al quale sar ebbe ,;Lalo facile d'impedirlo. È da notare per ò Ch" più suddividesi il comando e maggiore sarà la ca pacità e l'int.. lligenza che dovranno avere i comandan ti della (',walier ia pre~so le singole Divisioni. Ad essi spetter à di scegliere il turreno piì1 ndatlo per coprire la loro truppa ed il momento miglioro per agire con successo. - Gro.vo r esponsabilità codesto . perchè il comandanto non dovrà mai titubare nò ingannarsi. La g rande celerit,\ acquistata ora dagli esorcili nei loro movimenti. mercè la quale le campagne richiedono a l presente tante settimane cli te mpo quanti anni r ichiedevano pl'ima, aggiunge ancora importonza al còmpito dalla cavaller ia . J movimenti del nemico non si possono sapere so non dalle spie o dalle vedette. Allo prime non dovrebbesi che 1·aramenlo prestar fede. o se i comaudanLi vi si affidano troppo , possono bene spesso esser tratti io inganno. come acca1lde nella campagna sul Meno nel 1866. Ne consegue cbe il servizio degli ar amposti e delle vedHtte devo essere assai esteso e port11to alla massi.ma per fezione. - Non vi ha esempio di un esercito il qnnlo trascurando quel ser vizio non abbia avuto dei disastri . Infine l'uso delle ferrovie e dei telegrafi 11ella moderna guerra e la g rand e impor tanza per gli eserciti cli impossessarsi dolio stazioni fe.rroviar io o lelegrafìcho, accr escono pure l'utilità clella cavalleria leggera , fra i cui còmpili , eome si è veduto nel la guerra d'America. vi è pur quello d'insignorirsi delle delle staz~oni .


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r UIVlSTA

Concludendo, so la porfezion<~ delle attnali al'mi da fuoco renderà forse impossibile quelle grandi cariche di cavalleria colle quali prima si decidevano le ballaglit>, d'altra parte è cresciuta l'importanza della cnvalleria in grazia dei maggiori servigi che essa potrà rendere alle coml~inazioni strategiche.

f>e1Jlet•i•eiclii•cl, e 1Jtilllifa•i,,c/, e Zeli:;cln•ift

(Vienna, 1869) Ecco il sunto di un articolo di questo periodico, sull'attacco e su lla difesa . Una delle pfo importanti condizioni poi buon risultato di un combattimento si è l'impiego delle forze combattenti in tempo e in luogo oppoJf t;mi , e nel miglior modo possibile. Gli ultimi avv~imenti militari del 1866 fanno fede che ormai i vantaggi e gli svantaggi dell'attacco o della difesa sembrerebbero squil ibrati. La difesa si avvale non solo delle masse di combattenti di cui può disporre, ma allresì dei vantnggi che la configurazione del terreno e l'arte possono procacciarle, mentre l'assalitore, con vera o supposta certezza di vincere. può solo aspirare alla villoria contando sulle sue forze attive . La preponderanza però di codeste forze attive non è quasi mai tale da pareggiare la forza passiva che il difensore trae dal terreno o dall'arte\ quindi l'attaccan te deve trova!' modo da equiparare codeste forze passive. · · J vantaggi che ha l'attaccante risiedono: l ' Nel sentimento della superiorità che ha chi aggredisce su colui che sta su Ila difensiva; 2' Nel fotto che l'attacco utilizza maggiormente le forze fisiche e morali de l soldato; _ 3° Nella ignoranza del difensore circa la grandezza del per icolo che gl i sovrasta; 4° Nell'avere l'attaccante uno scopo prefisso e determinato, mentre il difensore è incerto e dubbioso·· 5° Nella possibiliUt delle sorprese; '

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OI GIO RNALI

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6° Nella combinalR nziono delle tre armi , che è possibi le all 'attaccante contro una sola del nemico; mentre costui, ignorando il momento cl<~ll'attacco, non può con successo completo opporre l'azione unita dello tre armi. . . Quand'anche tutli gli enumerati vantaggi che ha [·aggl'essore sul difensore si voles~.ero considerare inofficac·i, l'ultimo sol· tanto di essi è tale da pone l'attacco al paro colla difesa. Premesse questo consideraziòui, l'autore dell'articolo prende ad esame i due pHt importnnli fattori che danno forza al!'attacco, c:ioè la sorpr·osa e l'azione combinata delle tre ar_m1, e ragionando clell'uua e dell'altra viene a concluclm:e che nmane , e r imarrà sempre da preferire l'attacco, perche concede un armonizzato impiego di tu lle le forze attive nel medesimo tempo, ed ha un potente ausilio nei dirersi modi di sorpresa, negati quasi del tutto al difensore.

ff/e~,.1• ZeilunfJ

( Vienua , settembre 1869 ) SPllfiBIRNTI Dl T IR O C:ONT!lO LAS1' IlF. ~I FFRRO PEll CORAZZE.

Nel fi ne di conoscere il grado di resistenza delle lastre di feÌ'ro battuto della grossezza di 2 cen~imetri contro l'artiglieria da campagna, furono intraprese delle sperie~ze sullo Ste~nfeld presso Vienna . Con siffatte lastre dovrcbbons1 ~orazzare 1 mo. nitori dBI Danubio, che dopo tante controversie furono ~clo.t: ' tati. Codeste navi non possono pescare molto, stante le variab1h profondi.ti! d'ac~ua eh•I tìume; onde nou è y?ssi()ilo c~ra'.'zarle con lastre rii spessé~ZZ<.1 maggiore rii 2 cent.1metr1; ~1t11.nd~ non si potranno rendere capaci di resistere ad altre art1_gh:r1e eh~ a quelle. da campagna . Del resto non pare neces~ar1? 1! fare_ 1 monitori del Danubio più resistenti, essendo cl1ffic1 le che 111 nna guerra essi possano trovarsi ài fronte delle artiglierie di gran potenza. . . . I] bersaglio nello sperienze in discorso ·era coslltu1to duo lastre di ferro lunghe 3" 10, larghe 0" 95 e g-ro~so 2 cont1metrt,

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RIVISTA

appoggiate ad un'armatura di legno e poste a contatto fra loro coi lc.li lunghi. · • Si t irò con tro questo bersaglio col cannone da 6 libbre caricnbile da lla culatta, come quello che per efficacia di tiro più si approssima ai cannoni da campagna da 6 libbre rigati della mng-g•or parte delle potenze estere. Le 1}osizioni de l cannone si scelsero per modo da ottenere utli g li ,1.ffelti possibi li dell'ango lo di cadut.1 dei proiettili sulla coper ta dai monitori, sotto varie altezze delle sponde sul pelo d'acqua ed a vario distanzB. . 'In comp lesso le lastre resistet.tero discre tamente, non avendo i proietti, neppure sotto i maggiori angoli di caduta, trapassalo compl el.amontc lt~ lastre. Alcun i colpi porò produssero delle scl1cgge g ro$se, e le staccarono eon ta le veemenza che, se in rea lLii esse fossero penetratn nei monitori , avrebbero potuto produrre~ g ravi danni. Il risu ltato di questo primo sp<•rimento sorvirà di hm;e per il prosieguo degli stud i del la sezione di marina e dei comil ali dell'artiglicrin e del genio.

(Del 19 settembre) Scrivono ria Berlin o alla Wehr Ze'il:u.11.g cho alcune compagnie della guardia sono st,ite armate per prova con fucili ad ago perfezionali della fabbrica di Dreyse. Questi fucili hanno dato buonissimi risulati negli esperimenf.i fatJ,i alla scuola di tiro di Spanciau . f loro vnntaggi principa li consisterebbero in una cele1·i'là .maggiore di tiro, io una tr:iiMtoria più radente ed in tin cal ibro piìl piccolo dell 'attuale fucile. Si ha inl1•nzione di dare ai cacciatori dei fucili ~larliuiHenry,

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ONOR l Al C-A DUTI NELLE llA TTAGLJ!l JN AllERICA

,

A Nuova-York si va pubbli cando un ele nco sotto il nome cli . ~ Roll of honor " nel qù,de sono registrati lutti i nomi dei sol-

GIORNAU

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dati che caddero sui cnmpi di battagl ia o morirono di ferite riportate nei comhatlimonli. l loro cadaveri.,_ m_,rn_ mano ~he si rinvengono, ricevono onorata· sepo ltura ne1 c1m1ter1 naz10: nali della Confedora1.ione. Il 18° volumi;i di siffatto elenco tesle van~ito alla luce enumera 22,000 sepolture ultimamenl.c eseguite ma rno-istra soltanto 11,,110 nomi, non essenclo stato possibil; riconos~ere tutti gli individui, che talvolta furono tumnlali in frolla insieme ai cadaveri dei nomici . Finora l'elenco menziona 193,000 5epolture e iodica 120.000 nomi. ~

A llfJemei11e · 1JDil-iliit• Zeittm!J_

{Del 30 settembre) [I 27 settembre ebbero lu ogo a Monaco , alla presenza del min istro della guerra e di mo lli ufOciali superiori ed iuferior~. degli esperimenti col cannone da fa11teria p1!rfcziona to del ~1stcma Feldlù. il quale è costruito con canmi ,idHnl1che '.1! fu c1!c , Werder. La munizione di questo fucile serve del pan per lo spsro del cannone. . . I ris1Jltati assai favorevo li ottenuti sono i seguenti : A.Ila cli,tauza cli 1000 passi, fra 320 colpi tirati con.lr_o nn ber~ s1wlio ordinario di fanteria, 210 colpirono. E alla cl1stan7,a di passi, contro un bersaglio· più esteso, fra 320 colpi lanciati 265 colpirono .

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CASSA mLITAlUl or PRESTITI IN AOSTllfA.

Il feld-maresciallo arciduca Alberto d'Austria ha soUoposto all'I~peratore la proposta di fondare una _cassa di prestiti pe~ o-li ufficiali in servizio attivo, di grado 10fer1oro a quello eh ~ 1 ao-o-iori,, ed ha posto dd suo la cospicua somma cli circa 00 . 'l . . 275,000 lire a favore <li questa 1st1 uz1one. . . Tale proposta, che muove dai piì.t nobil i ed 1rnH\01 sentimenti, accompagnata da sì generosa offerta, venne fost~vol menle accolta dal!'lmperator<1 d'Austria, .ecoµ piacere abbiamo già letto nella Welw Zeitung del 3 ottobre gli Statuti dell4


n JVTSTA n r (}JOnNALT

Casso. Essa è chiamata a porre queo-Ji ufficiali . , d . ~1:on te ,.ad i1~p~eveduti bisogni di d;naro , ed tp;;:ru~;~/~r '. ,_a a.Il rngord1g1a degli usurai. Ed oflìnchò lo mani della b • a c1 azia non a,·essero, secondo il solito I . • , . tt? opare rruesta alan t. . . . . . . • ea alterai e o <la incep. 10 p1ca 1sLJtuz1one, essa sar ' . . , . una Comm1ss_ione e!~tta fra gli stessi ufficiai~. amm1rnstiata eia ~a Cassa d1 p~e~t11L _fornirà, dietro semplièe richiesta d . ._ fì ciale, dolio ant1c1poz1ooi fino all'ammonta1·e d"1 3 sl· a· ell uf sili 11 · b , · f; · 1pen I men·, r,_m o1so s'. . n entro un anno in dodici rate sulle oo-h dcll ufficiale, aggmntovi l'interesse del 4 • 11 · • po o flO lla r ichiesta il visto lei d. lo a anno . Occorre ' coman unte ciel corpo per ,rn ca~:: che l"ufnzia_l~ ,non_ abbia ri temio ni su l suo stipendi~e1 i i m~ to g~~~de ul!h ta di questa istituzione per gli ufficiali che '_o e• senza colpa' versano in istrettezze ecuu. ,· causa eh malatlio, di troslocamenti o d'·tltro 1~o-nnpo •la11el: a di gra Il . . . . ' , ' app auc ire .<l 'n cuore a a nobile m1z1ativa dell'arciduca \ lberto o cl s1 erare che anch r . ' , ecosì utili istituzion~. presso g • altri eserciti si possano fondaro

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

lflocle,•n (,'ava.lry IJ!J colottcl DENISON.

(New-York, 1868). In quella grande rivoluzione alla quale assistiamo nell'arte della guerra, dacchè si è reso universale l'uso dell'armi da fu oco portatili a retrùcitrica e di piccolo calibro, nessuna del lo grandi armi di cui si compone un esercito ù così poco sicura dol proprio avvenire come la cavalleria. Sorgono aul0ri che ci additano quanto poco essa riuscisse utile nelle due grandi campagne del 1859 o 1866 in Europa, o non vogliono quasi più riconoscerle di ritlo ad un po5lo condegno nella ta ttica dell 'avvenire: altri invece danno risalto ai falli brillallti compiuti da cor pi inlieri di ca,·alleria nolh recente guerra americana, e proclamano che l'avvenire ù sno, ma a patto di trasfo rmarsi. Giova, iu presenza cl i opinioni cos'1 disparate, esaminare gli argomenti dai primi e quelli dei secondi : o fra questi non sappiamo se ,•i sia voce più autorevole di qu ella del colonnello Denison che, testimone ed attore di quel grande dramma, ci espone ora i sèrvigi colà resi dagli squadroni fed erali, o appoggiandosi all'opinione dei più illustri condottiori di cavalleria ' di enlrambi gli osercili comballonti, propone quanlo, a suo credere, bisogna mulare nelle sue islit11zioni pe.r farne· l'arma la più efficace. E di r iformo, lo diremo subi to. ne propone molle e radicali, e fra queste accenneremo alle due le più essenziali , di cui l'una r iguarda la formazione della cavalleria o l'altra l'armamontu.


IUYISTA.

Quau!o alla formazione l'autore propone di abolire addirittura tutta la cavallerie, Ji linea per mantenere unicamente , i bersaglieri a caval lù » che chiama anche dragoni. . Nr. ll'~rrnar:nen to egli consiglia di adottare come arma principale 11 revolver invece della sciabola . L'autore tratta inoltre del servizio degli uffìcia ìi <li caval leria, d1:lle l~vo luzioni, dell'equipaggio, dell'inseltnmento, ccc. 1 van laggi che l'aulorn si riprometto dai bersagl ieri a ca-i vul~o sono dedotli da alcuni esempi e su tal pl'oposito egl sc:rive: (< I . servizi che l'esero i b(irsaglieri a cavallo fu rono di gran < peso pei Confederati e que-sto gemere cli cavalleria Ju non• « solo utilissi mo, ma il più adatto al le co ndizioni pa rticblar " del paP.so di qualunque altra cava lleria formata secondo i < principii europei » . « Un altro gran vantaggio consiste in ciò: che i bersaglieri « I\ caval lo non richiedono il grado d'istruzione del la cavalleria « ré,s-olarn e le reclute si adattano meglio al servizi'o perchè « più confacente al loro carattere naturalr1 ed alle abitud ini ~ della loro vita ordinaria. · « Ogniqualvolta trattasi di creare prontamente de"'li eserciti O « o di ch iamare, durante la guerra, miove leve, la cava lleria « n?n ~avrebbe consistere che di questi bersaglieri. I cittadini « d1ffìc1 lmeIJte sanno adoperare nelle loro case la sciabola · « m:ia gran parte di essi invece conosco Je armi da fuoco: no~ 1 « occ~rre perciò tanto tempo per insegoarn l'uso di queste « a1·m1 quanta no richiedernbbe il maneggio della sciabola « volendosi ottenere un egual grado di istruzione . Oltre di ciò « l'?rma da fuoco, per proclurrc, discroli effetti, non ba d'uopo « di esse,re manegiiata colla maestria che ricl'J iede in tutte le (< circostanze la sciabola ». A c?nfel'ma di queste ragioni l'autore adduce gli esempi seguenti : . « Prima, .della battaglia cli Chancellorsville 111 brigata del ge« nerale l<Jlzhugh-Lee ed una lrntt.eriu a cavallo comandala « da l maggiore Pelham, trovavansi in posizione presso Cui« pe~per. Non .sì tosto avevano postato luoghesso il nappa« banock dei .d,sta~camenti per invigilare i passaggi che il ge« neral~ Aveni! dei Confederati avanzossi verso il fiume stesso. « Egl! a~laccò il distaccamento al porto di tragi tto di Kelly ; « lo mise ll1 fuga facenclon~ prigione la metà. Poi Averill pro« seguì cou lro Ct:1lpP-pper cd incontrò tosto Fitz•Loe che eragli

' BlllLJOGRAFIC!..

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« mosso incontro. Si impegnò un accani l<• combattimento e « Fitz-Leo non avrebbe potuto tenerè la posiiionc~ ad onta del « gran vn lore delle sue truppe se la cavalleria conf,~deral.a non ~ fo sse accorsa in suo aiuto, u, smontala da C:'. \'!!Ilo. uon avessH

.-, attacca to di fia nco lu truppo cli Averill, chti comba lteronc: « fino a nolle avanzata, ma dovettero infine, persegu itate dai « Con fo(foral.i. r itirarsi al J i lt1 de l nume 1> . T! n socond~ esempio riguarda la fa rµo sa marcia drd geuera~c Stuart coi dragoni. nel settembre 1862, flltrnvorso la ~ens1lvania per riuscire alle spalle dell'esercito di M' ClclJ~n . Al ritorno dn qud la sc1.iueria ebbe uoo sconti·o a Poolesv_ 1lle nel Maryland . , . « 10 spinsi in ni'l:1Zi, racconta il generale,. lo ~q~acl:one cl 1 « avanauardia della· bl'i<,.ata Lee, od esso ngetto md1e~ro la « cavall eria nemìca su\l; colonne della propria funtoria, ctw , " accingevasi appunto ad occupare le alture dalle qua li. io. aveva « cacciata la cavalleria. Appena ciò viddero 1 dragom, 11nme« diatamente smontarono da cavallo ed impegnarono, in ordine « sparso, un fuoco così energico col nomic? cho l'artiglieria e: d'avan"'uar-dia sotto il comando del maggiore Pelham ebbe O « t~mpo di stabilirsi sull'altura e potè obbligare il nemico a « ritirarsi ». Un terzo esempio sarebbe questo: . . « Uno squadrone di Fedf\rali attaccò al galoppo 1 pe_zz_1 del < ma"o'iore Pelham e giunto a poca distanza dalle batLerie salto « da ~:vallo sotto la protezione di un avallamento del tem,}nO. « 1 dragoni si postarono dietro un muretto e apriro110 u.n fuoco <, sì vivo contro le batterie da ridurle tosto a mal partito. Do c « squadroni di cavalleria dei Confede.rati a.uaccarono i drag~ni « ma furono costretti a retrocedere dmanz1 al fuoco ben nul11to « di questi. - La batteria polè finaltmrnte trarsi d''.ll'! pacci~ c.01 « dirigere i suoi colpi sul muretto, rendendo cosi 1mpo.ss1b1lc (< ai dragoni di starvi dietro a causa .delle molte s.che~g1e. » A favore della soconda proposta, cioè ~ella sost1tuz1on0 _del revolver alla sciabola, il colonnello Deo1son arreca un pri~10 esempio o\Te la sciabola non ebbe successo alcuno nella mischia, e si esprime cos): . . . . « 11 generalo Dulce accenna nella .storia d~lla ca,,aller!a d1 « Morgans un caso ·in cui la ca,~ller1~, ! Sh1l~k nel 1862.' at: « laccò un reggimento di fantena cle1 I•ederah . L~ scontro ~ « narralo come seguo: I cavalieri arrivarono quasi addosso ai « .fantaccini prima che a costoro fosse stato possibile far fuoco,


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HIVIS'l'A

« e solo u pochi passi ricevettero una scarica cbe abbruciò « a molti il viso ed a tutti suonù nell'orecchio come il fraO'orc « del fulmine. Un momento dopo però si .slanciarono ;ulla « fanteria, ma qui, soggiunse l'au~ore, inutili f'urnno ·i tentati vi « di coloro cbo vollero fare uso della sciabola, mentre d'allra « parte otten nero sorprendenti successi i cavalieri che diedero « mano alla loro carabina od a l revolver ». . Segue poi una opinione del gen·erale Stephen D. Lee di grande 1mport.auza : " Quasi tutta la cavall eria che fu messa in campo s·, dai << Confederati-che dai Federali consisteva in bersaglieri a cavallo. « La sciabola, che d'ordinario passava per buona arma, fu dai « Confederati tosto messa in disparte, nè fu mai adoperata « nella azione nè dall'uno nè da ll'allro esercito. Ed a mio av« viso, dopo che si è così grandemente pe_ r.feziouato il revolver, « la sciabola perdette assai dei pregi che aveva in altri tempi « ed ha tanto pi~ scemato d'importanza in quanto il cavaliere « attacca con maggior fid ucia quando è arma lo di r evolver. « L'esperienza dell'ullima guerra mi dimostrò che ogni volta « che il cavaliere sapeva di star a fronte di un avversario ar« mato di revolver, si peritava maggiormente. Quante volte i < soldati potevano im possessarsi di un revolver lo facevano e « obbandonavano le sciabole, di cui mo ltl'l andavano allres << perdute per le solite cause. « Ad onta di tutto ciò, non sapl'{3i se si debba abbandonare « completamente la sciabola, potendo esservi dei casi fa cui << mancando le mun:zioni da fuoco, la sciabola diventa indi« spen~abile. O_ve però si dovesse mai stabilire come principio < che 11 cavallero debba rinunziare ad una delle due armi « ritengo debba essere que.sta: la sciabola . Ormai la cavalleria « non può piì.1 separarsi dal r evolver e dalla carabina. li re« volver dà al solda to una maggiore fidu cia nelle proprie forze· « il revolver è per lui, nella mischia, l'arma Ja più confocenl~ « e gli darà sempre la preponderanza su colui che non a vessP e in mano che la sciabola. Per la cavalleria leggera il r evolve.1: « dev'essere come un tal-ismano, ùn inclispensnbile, che non << dovrebbe assolutamente mancar e giammai al s'uo armamento.}> L'autore prosiegue ad enumernre le varie specie di revolver. e per la cavalleria darebbe la prefe.renzu a quello cl i Golt. ·

Senza pronunziare una sentenza, che sareb be prematnra oltrecchè presuntuosa, diremo che là quislione doll'armamonlo

nIYIS'l'A DlDLIOGRAFICA

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de lla cavalleria, in relazione alln talticn odierna, va studiata con maggior attenzione di quanto avviene in Europa. Lo stesso Seidlilz so si tr ovasse oggi con noi a fronte di batta"'lioui armati di fucili a r(:\trocarica non ci direbbe probabil~ente più: «. Dnte al la cavnlleria la lancia, datele la ~ciabola, una frusta: mi è tutL'uno. Purchè vada avanti! » - Non si tratta soltanto di arrivare al nemico, ma di arrivarci in ordine con fiducin e sopratutto vivi. E 'vediamo altresì con piacere richiamata l'attenzione dei militari sui bersnglieri a cavallo, e confermata col fatto la loro efficacia in campagna, mentre ricordiamo le diffidenze con le quali veniva accolla dai più una consimi le proposta fatta parecch i anni in addietro da uno dei più valenti uffìziali della nostra cavalleria, il luogotenente generale Paolo GrifDui . li libro del colon~rnllo Denison offre insomma ricca materia allo studio e lo raccomandiamo di gran cuore ai nostri unìzia li di cavalleria i quali, anche a fronte delle recen ti innovazioni talliehe. studiano di mantenere la utilità e così tener e allo l'onore della loro arma.

Dei !J'l'ff.-m li ca11itaui italiani. -

Cenni .biogmfici

por

A. PAòLlNI, luogotenente nell 'esercito italiano . - Mantova, - Tipograria Nazionale Apollonio, 1869. Con questo piccolo libro l'autore si è proposto di d~re al o·iovane soldato dei semplici cenni della vila dei più 1lluslrt ;apitaui italiani dall 'epoca d~i Romani fino a Napoleone I. Egli lia cercato offrire« una istruttiva e piacevo le lettura al solda(o: « ponendogli sottiocchio generosi esempi da seguire, nob11J ~ ,virtù da emulare. » . .. Se i\ lavor o del signor Paolini non è fallo per scrvH·e a ser11 studi storie.i, può nondimeno tornare utile a chi. non avendo ratto questi stncli, debba prontarneule riscontrare _c(e~le_ n~t1z1e cronol(!_giché o dei dati relativi alla storia delle rn1l1z.ie 1lallanc. <Il; )


RIVISTA STATISTICA t;,u et;e1•cili tiella, (;,e niumia del Sml.

L'organizzazione e l'armam ento delle truppe badesi e wurtembe;'ghcsi sono at!ualmenle da considcral'si come completati secondo il sistema prussiano. li regolamento. snh·o qualcho modificazione dipcndcuto da locali co nd izioni, è in vigore e comincia a trasfondersi nel sangue dei militari. I duo Sla li possono fin d'ora. ciascuno con una forte dirisione, entrare in islretto collegamento con un esercito dC'. I nord, lasciando la cura ùolle fo rlezzc di Radstadt e di Ulma alle truppe della riser rn. Per l'ultima fortezza vi contribuisce In Ilaviern insieme al Wurtcmbergo . La Baviera ha puro in rn ussima conform ata l'organizzazione dolio suo tru ppe a quella della Confederazione del l'iord , dividendole in duo corpi d'esercito . - Per contro possiede uu diverso armamento della fontC\ria ed un a ltro r()golameoto per gli esercizi. Un esercito d'operazione germanico pub quindi fin rla orn con lare su 12 'di visioni prnssiane, una sassone, duo cor pi di 1>ser cito bava resi, una dh·isionc dell'Assia, una badese ed una wurtcmhergh cso. astra:,;ione fatta da nuove formazioni. - In · lu Uo si ha una 'fo rza di pi ù di 600 mi la uomini. - lnoltro il sistema della Lnndwehr, che si è attualo negli Stati germanici del nord cd è in creazione in quelli del surf, forn isco an cora un contingente di circa un ten:o della cifra suddetta por guarnigioni di forl<'zzo. corpi di riserrn, ecc., ecc. Dopo l'introduzione doll'obbligo generale alla milizia, la !isonomia doli e truppe ,lolla Germania del sud cambiò interamente, nl che non ' poco <'O nlribu't l'istituzione dei rnlontari per un anno, della quale si fa un uso assai esteso. L'atlivitò degli ufùci ali e dei sott'uf/ìciali crebbe assai ; il che fu naturalmente salutalo con plauso da tutti coloro che amano il progresso e lo sviluppo dell o milizie della madre patria. MA1i'l'tNr CAnr,o,

LE GR1\NDl lllNOVRE AUTUNNALI DEL 'l° CORPO D'ESERCITO

Il Ministero della Gllerra ha favorito alla !li-vista Militare ' perchè lo sta mpi' il .Rapporto d1 S. E. il generale Cialdini sulle grandi manovre che ?l~ bero luogo nell'autunno di qucsL'.anno .nelle v1c10anze di Firenze e nell'alta valle del S1eve. . . Questo sc.riUo che, uscen(lo da i limiLi ordm~n ,delle Relazioni uffi ciali , com pendi a le norme principali dell'arte militare moderna, sarà letto ~on ., tlo da tutti oli uffìciali del nostro esercito. f LU o ; ·, 0 _ .Ed affmchè codesta lettura possa i ,esc11 e mao oiormente chiara e proficu a, si è slima.to oppor~ ~uno di far precedere il Rapporto ùa1 Pro?et~1 delle manovre stesse o dalle relative Istruz10n1.

Gerente. ANNO XIV, VOL, IV.

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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

Primoperiodo 1lcHe manovre campali per le dil'isioni di Firenze Perugia e Livorno.

l\fentre i l Regno Italiano trovasi .ad avere impegnalo le sue forze di terra e di rnare in una guerra germanica, il Governo Pontificio invade la 'l'oscana. Dall'Umbria viene direttamente su Firenze per Val di Chiana una divisione, nel mentre che una seconda divisione, dopo aver· battuto le Maremme ed essersi impadronita di Livorno, avanza contemporaneamente· su Firenze per Val d'Arno . 11 comandante militarn di Firenze non può disporre per la difesa che di una sol8i divisione superiore in effettivo a ciascuna delle due divisioni nemiche, ma jnferioee di molto alle forze nemiche sorrimate assieme. Mentre fa sorvegliare dalla cavalleria i movim enti nemici , egli non esìta a far escire da Firenze tnLLe le sue forze per ritardare, se non altro, l'investimento .della capitale. l\'Ianda unà brigata con artiglieria e cavalleria ad Incisa e l'altra a l\fontelupo. Quest~ brigate J1an·no ordine di opporre la più gagliarda resistenza, ed in caso cli rovescio di sostenere in ritirata, quella cli 'Montelupo la posizione di Lastra, e l'altra d'Incisa" quelle di Rignano e Pontassieve . .Ed infatti favorite dal terreno riescono da una parte e dall'altra a. respingere le forze pontificie.

DEL

COR PO D'ESERCITO

183

Il nemico persuaso della di1ììcoltà di_ foe~are ' I_e ben difese posizioni di 1'1ontelupo e~ Incisa finge ritirarsi da ambe le parli, e con rapida manovra or~ di·na il concentr-amento di tutte le sue forze sopra d1 S. Casciano . , La divisione respinta da Incisa si ritira fin press? J?igline, e convergendo a cle_str~ peI,. ~onte Ros~o ,' il Crocifisso, Dudde, Greve, V1chtomagg10 e l\Iercatc-ile, si dirige a S. Casciano. L' ultra divisione respinta da l\1on_telupo c?~tromarcia sino ad Empoli; o quindi, pigliando a s1~1stra per Mnrtignana, Cal vana, ~~ontespcrtoli e Cerbarn, va a riunirsi colì'altra a S. Casciano. · Il generale difensore di Fieenze rim_ane perplesso e non intende subito la manovra nemica. l\la ~uando :finalmente arriva ad afferrarne lo scopo , fac~ndo sempre seguire o sorvegliare da _qualch e _c~vallen~ le mosse delle due dìvi sioni pontificie, nt1ra rapidamente da ~iontèlupo e da Incisa tutto le sue f?rze, · e per la strada di Gallu~zo le .port~ a _s. Casciano_, ne11a speranza di prevemre la eongmnz10ne delle divisioni nemiche. . . Per debita cautela mand.a un pl0tone <l1 cavalleria ad Impruneta, coll'ordine dì staccare un posto d'avviso a Panco1i, il quale spinga alcuoe vedet.Le fin verso l\lugnano, per essere rDpidarne nLe infol'mato se per avventura forze nemich e, molle o poçhe, prendessero quella strada. . . . . . . Riuscendo a-'prevemre la cong1unz1~ne delle ~1v1sioni nemiche, egli puq battere success1vamen:e luna e l'altra, trovandosi superiore In for.za a ciascuna di esse, come si disse. · . l\fa arrivando tardi, egli potrà. tentare la sorte delle àrmi· a Pèrcussina, a Monteboni.od 8.Galluzzo, in condizioni però. di marcata inferiorità.


DEL

184

LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

Qui avrebbe fine il priri10 periodo di manovre campali per le truppe delle divisioni di Firenze, Perugia e Livorno. Egli è evidente che questo progello può facilmente dar luogo tanto a ì\lontelupo quanto ad Incisa: · 1°· A combattimento di battaglione a batlaglione nel primo scontro delle vanguardie; 2° A combattimento di reggimento a reggimento, stabilendo che le foÌ·ze nemiche ed amiche arrivino ad Incisa ed a Montelupo successivamente; 3° A combattimento cli brigata a brigata, quando le forze di attact;o e di difesa siano giunte tulle sul luogo; 4° Perrnr-tte ( su larga scala ) l'impiego. cl i bersaglieri o di altri cacciatori per uso di vanguardia, fiancheggio ed esplorazione; 5° Esige · un buon servizio d'avamposti, grandi e lontane scoperte di cavalleria; 6° Domtlnda un servizio non interrolto di rapporti ed informazioQi; 7° E per ultimo presenta a S. Casciano una fazione qmpale di divisione a divisione.

NOTA.

Pare che i dintorni di S. Casciano s'ieno eopérti di viti. Non ,si pç>trebbe quindi rappresentarvi una battaglia senza recar gravi danni ed ésporci ad incalcolabili indennità.

•1°

CORPO o'ESEI\GITO

Galluzzo, punto indicato come nodo di strade, LJ·ovasi for se nelle stesse condizioni, cd oltre a ciò è troppo vicino a Firenze. Converrà dunque che il combattim ento abbia luogo a Percu ssina, o meglio a Montebon i, ,qoanlunque delle posizioni mi soddisfino incompl etamente. ll generale d'armata CrALDINl.

Primo ·periodo tielle manom campali per le divisioni di Bologna e di Parma. 'f.

Supponendoci ancora nelle condizioni anlec~denti al ,1866, vale a dire quando l'Austria oceupava il _qua~ dril atero , alcu ne forze nemich e concentrandosi n~1 clistretLi accennano ad irrompere nel nostro terntorio. L'esercito nostro sparso su tutta la superficie del regno noA è pronto alla difesa. . . ll comandante del presidio di Bologna, benche disponga di ~carse forze, pur .decide di uscire dalla piazza, andai! in contro al nemico, e qualora.sl!ucasse dai distretti ' sorveo·li arne le mosse e poss1bilmeote b . . .• ritardame -i progressi fino all'arrivo degh attesi rmforzi. Col O'l'osso delle su e forze occupa Modena e spinge delle f~rti avanzate, di un buttnglione al p'iù, a Reggio, S. ~fortino d'Este e Carpi, sostenendole con rise1·ve


186

LE Gl\ANDI MANOVRE AUTUNNALI

a Rubiera,. Campo Gagliano e Gana ceto. Spinge delle scoperte d1 cavallerif1 sulle varie strade da Reo·gio a Parma , da Reggio a .Brespello, da Reggio a G1rn~talla, S .. niartino ~'Esté a Novellara e Reggiolo, d~ Carpi a NoVJ e da Carpi alla Concordia. In tale di~posizione I~ varie sue fraz.ioni di fruppa appartenenti alle avanzate hanno parecchi scontri di poca significanza col nemico. Ma il nemico per Guastalla e Brescello· si porta rapidamente su Reggio col nerbo delle sue forze , facendo intanto occupar Parma e lasciandovi presi.dio. Il comandante generale di Bologna si decide a tener fe r·mo a Rubiera, per aver tempo di richiamare tutte le sue forze. ~fa battuto a Rubiera si ritira a Castelfranco ove, coll'appoggio del forte Urbano e del piccolo. torrente incassato Panaro, arriva a respingere il nemico . Questi, simulando con qualche forza un nuovo attacco sul Panaro, piglia invece col grosso la strada di S. Almazio, Nizzola, Spilamberto, ove passa il Pann ro, e per Pir~azzo cerca sbucare alle spalle delle tr uppe di B9logna. · . , Il comandante delle truppe italian!:), informato dai municipi di Nin ola e di Spilamberto del movimento nemico, si ritira rapidam ente dietl'o il torrente' Sa. moggia , e nei campi cli Anzola ha luog.o· un combattimento. decisivo nel quale il nemico ha la peO' . . . ooo·io , per cu1 s1 r1t1ra su 1\fodena inseguilo dai nostri sin presso Castelfranco.

<l\

Qui ha fine il primo periodo . Mi pare che .anche questo progetto possa facilmente ) dar luogo : · ) . 1° A combattim ento di batLagli one a bauaglione nel primo scontro delle avanzate;

f1

DET,

1o

1

CORPO D ESEUC1T0

487

2° Ad un combattimen to di reggimento a reggimento a Rubieea; 3° A comba tti men to di brigata a brigata con tulle le armi a Castelfran co ed Anzola; 4° Mi pare inoltre che pe l'metta su vasta scala l'im piego della cavalleria, dei bersaglieri o di altri cacciatori; 5° E per ultimo presen ti largo campo al servizio d'avampos ti , di sorveglinnza , di rapp orti e d'informaz1on1.

Il generale d'armata CIALDlNI.

Secondo periodo per ambe le parli.

Truppe nemiche sbarc.a te in diversi pun ti dell'Italia meri dionale tentano usufruire le scissure politiche e promuove re .un'ins urrezione generale. Una parte d~l nostro esercito vi accorre a difesa. E questa forte d1versionl~ ern lo scopo evid ente del nem ico, il q uale con numerose fo rze disceso nella valle del ro batte l'armat.1) itoliuoa , la costringe a ri tir.arsi dietro Ancon a , parte su Pescara, PU.rLe .s u FoJi~?o , s'imp~drnnisee di Bologna ed obbliga 1 pres1d11 del quad rilatero a raeehiudersi ciascuno nella sua fo rtezza. In ta le stato di cose. il nemi co dirige a marce fo rzate e per ln via più breve (la strada cioè detta delle Filio·àre) due piccole divisioni su Firenze, ·. che sa cu~ stodita dn. poche fo rze, lusingandosi d'impadronirsene facil mente .


18.8

DEL

LE GRAND1 MA,NOVllE AUTUNNALI

1

COI\PO D ESRl\CITO

189

che da Faenza e da Forlì arrivino altre colonne nemiche con movimento concertato sopra Firenze, e per quanto abbia fatto, non potè procurarsi informazioni esatte in proposito . Nel dubbio adunque egli crede suo debito di obbedire ai consigli dell n prudenza, e cade nell'errore, frequentissimo in guerrn, di volere abbracciar troppo

Ma giunto a Roncaliccio, presso S: Pietro a Sieve,

riceve notizie positi ve · che tanto da Perugia quanto da Livorno erano arrivati rinforzi a Firenze, ·di modo che il generale italiano potea disporre di forze quasi doppie delle sue. · Le informazioni aggiunp;ono che le forze italian e erano già escile da Firenze per venirgli incontro. Il generale nemico decidg allora di non compromettersi più , oltre e si arresta, nvendo tempo per prend ere poi il pa rtito . c:he, secondo le mosse- del nemico, gli sembrerà più conveniente. Frattanto manda scopèrte di cavalleria per tutte Je strade che da Val di Sieve discendono a Firenze : iJ' 0 Per qu ella cioè di Barberino , Cavallin ~i , Casagliola, Calenzano e Sesto; 2° Per que.!la di S. Piero a S.ieve, Vaglia , ecc., ch'è la continunzione delle Filigare; · 3° Per l'altra di Bol'go S. Lorenzo, Olmi, Gricignano e Fiesole; 4° E finalmen te per quella di Viccbio , Dicomano e Pontassieve, lungo il corso .del torrente. Tali riconoscenze di cavalleria hannq ordine di avanzare sin.o a . che trovino truppe italiane, e non trovandone, di arrivare a pochi chilornetri da Firenze., prendl1r voce, arrestare qualche pe rsona in tell igente per averne notizie, ecc. . E siccome importa che queste ri.conoscenze di cavalleria tengano informato il generale d'oTa in ora, lascieranno dietro di sè, scaglionati a regolare distanza, piccoli posti cli sette od otto 'cavalli per far correre gli avvisi . Il generale italiano ~a che il 1rnmico partiva .da Bologna per la via deJJe Filigare,-e sa.in modo sicuro che la straçla della Porr~t~a è completamente sgombra . di truppe nemiche. Ma ha m..olta ·ragione di temere

e tenere dapertutto.

1 '

Egli quindi divide le s ue forze in quattro colonn e e le dirige per le quattro strade predette nell'alta valle del Sieve. La 1a deve attendere ordini a Cavallina. La 2° a S. Piero a Sieve. La 3° a Borgo S. Lorenzo. La4aa Vicchio . ' Per tal modo si lusinga il generale italia no di chiudere ogni adit9 al nemico e di batterlo dovunque si presenti. Il nemico invece, bene informato delle disposizioni nostre e della forzn npprossimativa di ogni colonna, prende la risoluzìc,ne di non ritirarsi senza combattere, vedendo balennrsi innanzi la speranza archta di battere separntamente le quattro colonne italinne. Egli calcola che le due colonne laterali, avendo maggior distanza da percorrere, nrrivernnno tardi e che . frauanto egl i lia tempo di battere le due colonne centrali, eol vantaggio di v·ederle a.r::-ivare separate e sen za- poss ibile concerto nè legume fra loro. A peggio andare poi egli potrà sempre ritirarsi, se non per la strada delle Filigare, pe1· quella almeno di . Faenza o per l'altra di Fo l'l ì. Al primo apparire della colonna italiana per la strada di Vaglia e Cornelole, egli l'attacca vigorosamente, ed essendo molto superiore di forze, la scompiglia e la


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/

LE GRA!\'DI nI.\NOYIU1 AU'rUNNALI

~·esping~ in breve tempo. Il combattimento ha luogo rn prossimità di Casa.nuova. _ E~li quio?i si ~orla frettoloso a S. r·iero, vi passa 11 S1e~e, ~1 lascia a _custodia del ponte e del paese un p~10 di ~at~a~lioni con due pezzi e qualche cavall~ria, e St dmge a Borgo S. Lorenzo nei cui dintorni, trovandosi sempre superiore in forze, batte la ~a colonna centrale giunta per la strada di Fiesole la quale, secondo i·l solito, attcncleva ordini e non si era mossa, henchè udisse cl1e si combatteva presso s. Piero. Battuta e respinta questa colonrw si ritira per donde venne. Tutto ciò deve accadere in un giorno. La notte porta consiglio, ed il generale italiano ne approfitta per mandai:· ordini onde tutte le colonne concorrano nel giorno seguente ad un allncco simultaneo. Per_ò non è facile di noi.le tempo di scavalcare co~ tra_ffort1 e percorrnre l~rnga via nelle montagne. 1 Q~ .n~1, ~o.me accade. quasi sempre in simili casi, gli o1dim m_nvano tardi e non possono essere eseguiti coJla desiderata upportunità. All'alba ?ell'in?omani il gen'erale nemico copre di qualche difesa 11 ponte di Borgo S. Lorenzo, Jascìa qualche forza con artiglieria a custodia del paese e del pon~e.' e va a pre~de.re posizione a ,Rabaua per attende1v1 la colonna Italiana di destra, che rimontando la valle del Sieve sta arrivando da Vicchio se' condo gli avvisi delle sue scoperte. Inutile a dirsi che; mentrn egli si dispone à combattere a Rabatta, sorveglia sempre i movimenti delle altre colonne italiane per mezzo della sua cavalleria. Anche. a Rab atta egl i si trova superiore di forze n?n qua~to però nei combattimenti precedenti a ca~ g10ne de1 presidii lasciati a S. Piero a Sieve' ed a Borgo S. Lorenzo. Ol!re ciò le truppe sono enorme-

DEL

1o

CORPO D' ESERCITO

19,t

mente slanche. La sua vìLLo ria quindi è più contrastata e meno completa. La colonna italiana di destra si ritira lentamente ed in buon ordine su Vicchio. Ma intanto la colonna di sinisti-a arrestata a Cavallina in attesa d'orclùii, avendone finalmente rice~ vuti, si è mossa all'attacco di S. Piero a Sieve, e V1 concorre pur anche la 2n colonna battuta a Casanova. Le poche forze ivi lasciate non possono reggere ~u~gamente all'urto simultaneo delle due colonne, e s1ritirano incalzate e malconce. L'avviso di questo folto persuade il generale"nemico a ricondursi prontamente a Borgo S. Lorenzo per assicurarsi la strncla di Faenza. Poco dopo il suo ritorno a Borgo S. torenz_o e~ viene assalito dalle due colonne italiane provenienti da s. Piero a Sieve, e dalla terza che ricomparisce per la strada di Fiesole ed Olmi. Il generale nemico tien testa a qneste tre colonne con rara fermezza. Ma la 4a colonna italiana respinta a RabatLa su Vicchio, non vedendosi ·inseguita, si ar~ resta e fatta certa per mezzo dei suoi esploraton che jl nemico si era. ritifato da Rabalta ritorna lentamente indietro verso Borgo S. Lorenzo. All'µclfre il forte · cannoneggiam,ento accelera il passo ed arriva a tempo di concorrere alla battaglia. U generale nemico sopraffatto si risolve finalmente a battere in ritirata per la strada di Faenza. Qui hanno termine le grandi fazioni campali da me ideo.te per esercizio delle truppedispon!~i~i che c?mando. A parer mio non si otterrebbe ut1hta pratica dalle grandi manovre campali, se .noo _riuscissero con tutta evidenza a dimostrare la veri tù d1 un qualche precetto militare ed i risultati funesti a cui conduce quasi sempre un erroneo concetto.


DEL

LE GRANDI MANOVflE· AUTUNNALI

Io mi proposi di porre sott'occhio col tnezzò delle presenti manovre campali: 1° Che si può lottare vantaggiosam ente contro forze di gran lunga supel'iori le quali non arrivino unite e compatte, a condizione però. di saper fare . rapido ed esalto calcolo delle distanze di t.empo e di terreno che separano i va,rji corpi d'al'mata nemici. 2° Che il sistema di voler abbracciare il nemico, tener tutte le strade, presentar forze dovunqu e, è fallace, è rovinoso sempre, .a meno ch e non si abbia a fare con un nemico che si lasci avviluppare e che permetta tranquillamente ai nostri corpi d'armata separati e~iretti per marce con vergenti ad un punto comune!'cli arrivarvi e di congi~mgersi. . 3° Che l'applicazione pratica cli questi principi i ha però limiti inesorabili che non si possono eccedere senza pericolo. 4° Che manovrando contro forze superiori, importa nèll'ora del con1battimento aver ·che fare con forze inferiori, per vincere presto e bene. . 5° Che penetrando con forze inferiori fra i diversi corpi di un'arrnata complessivomente superiore, col progetto d'impedirn e la congiunzione bJttendoli separatamente, convien vincere in ogni combattimento, giacchè una 'sola sconfitta può divenire rovina. Sono verità vecchie e note a tutti. Non intendo insegnarle a nessuno; ma cr;edo possa giovare il dimostrarle pratieamente oi. giovani militari, perchè le lezioni pratiche meglio delle teoriche parlano contern, poraneamente ai senfi i ed al pensiero e restano scolpite più a lungo nella memoria. Il generale d' arriwtci CIALDINI.

. ,

1o

COl\PO D'ESERCITO

1~3

1

Forma·iione delle lruPlie del to Corpo d'esercito che presero parlè alle grandi mano\'re.

. Brigate della

1'

diFisione att~va.

1.a Dl'igata.

Comandante la brigala · Roche.

. u:enerale ca v. Mazè de la "'1agg1or ~

,13• reggimento fanteria (su tre _ballaglio~i). ,14' Jd. id. . 1d. . . . , 21, battaglione bersaglieri. "• e 6· squadrone del reggimento Janc1er1 d Aosta: . d' n · t·~ deJ 9° re"'c,1mento arUna balleria e mezza della 2:a tmga <:><:> . tiglieria. · 2.a Bl'igata..

Comandante - C?lonnello brigadiere cav. De Vecchi. 45, reggimento fanteria (su tre b~~laglioni). 1 46' id. id. , • 11• battaglione bersaglieri. . . , . 30 e 4' squadrone del reggimenl!) lanc1er1 d A.osta: , Una batteria e m_ezza della 2'' brigata del 9' reggimento dartiglieria. *


DEL

LE GRAN DI nIANOVl\E AUTUNNALI

1

CORPO D'ESERCITO

Brigata della 5• dvvisione attiva.

llrigcita della 2' dù;isione att:i'va.

Comandante la brigata ~ Magg. gen . cav. Cavalcbini (l •periodo) . ld . Id. Eberhar dt (2°periodo}.

Comandante la brigata -

Maggior gener ale cav. Tarditi.

I

l

un roggim0nlo fo rma to da due ba ttaglioni ciel 5' r egg1men o

3· r eggimento granatieri (quaUro ba,ttaglioni) . 3-4° id. fanteria id. 10' ballaglione ber~aglieri. 2s· id. ict. Due sq uadroni del r eggimento ea valleggcr i di Lodi. Una batteria e mezza della 3" briga la del 6' r eggimento d'artiglieria.

·. fanteria e due del 6° reg;imcnto fanter ia. un reggimento fo rmato da due batlagl ioni d~l 37· reggimento fanteria e due del 38° r eggimento fonter1n . 12• battaglione bersaglieri.

20° id. id . . . 5• 0 6· squadroni del r~ggimento cavalleggeri di ~odi. . Una batteria e mezza della 1• brigata dell'8° reggimento d'artiglieria.

Brigata della 5• divisione attiva.

Comandante la brigata -

Maggior generale cav. Dc Fornari.

8• reggimento :fanteria (quattro battaglinnif 61° id. id. id . .

N. B _ Nelle manovre del l' perio.do le due brigate della Ì• divisione difendono Firenze" e quelle della 3• e 4• la at-

3,1• battaglione bersaglieri. 3i.i° id . id . 3• e 4• squadrone lancieri ·di Milano. Una batteria e mezza della 4' brigata del 5• reggimento d'artigliHria. Brigata. della

Comandante la brigata -

1;,

I '\

divisione attfoa.

Maggior generale cav. Scalia.

21• r eggimento fanteria (due battaglioni).

22• id. id. id. 5'1° id. id. id. 58° id. id. id. 36° battaglione bersaglieri. . J.6• id. id. (due sole comp. aggr egate al 36•). Due squadr oni dei lancier i di Milano. Una hattr.ria e mezza della 2• b1'.igata del 7• reggimento d'artiglieria.

A

l' t, taccano. . Le brigate della 2' e 5• divisione agiscono una con 1 o l'altra tra Parma o Bologna. · . Nel 2• yeriodo difendono Firenze le quattro brigate della ì•, 3, e 1• divisioni, e la attaccano le ù.llre due.


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LE GI\ANDl MANOVRE AUTUNNALI

DEL

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CORPO D ESERCl'rO

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Fazione di ~ - (;asciano, Giudici.

GIUDICI DI CAMPO. /

IIaggior generale Ferrero, coma~dant~ la divisione di Parma. Id. Lanzavecchia d1 Bun Id. Bcssone. Colonnello Cugia Jd. Boglio. Id. Id.

Fazioni ,li ltubiera, Castelfranco e<l ,\11zola.

Peyssard. Roero di Settime.

Giudici. Fazio'ni in .Val dt Sieve.

Maggior generale Ebcrhardt, comandante la brigata Livorno. Colonnello Araldi, direttore del genio i11 Bologna. Id. Pasi, comandante il 5° fonteria. Id. Vandone, id. 37• id.

Fazioni d'l11ci~a. Giudici.

l laggior generale Lanznvecchia di Buri, comandante la brigala Sicilia. Colonnello Cugia, direttore d'artiglieria in Firenze. Id. llogl1o, comandante il .regg. lancieri di Milano.

Gi1id·ici.

I'

I.uogotenente gmwrale Bixio' comandante la divisione di Perugia. Maggior generale Ferrero. t' . d' Id. Cavalchini, comand. la brigat~ grana ien l Lombardiil. Id. Lanzavecchia di Buri. Id. Bessone Colonnello Araldi. Pasi. Id. Id. Vandone. Id. Cugia. Id. Boglio. Id. Pevssard. Id . Ro~ro cli .Settime.

Fazioni di 1illo11tclupo, Giudici•

. Maggior generale Bcssone, comandante la brigata Abruzzi. Colonnello Peyssard, comandante il 22° fanteria . Id. Roero di Settime, id. il regg. lancieri Aosta. Artl'IO XIV, VOL, lY,

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LE GRANDl MANOVRE AUTUNNALI

CORPO D'l!lSERCITO

Ron~le, pattuglie iotern~ ed esterne 1 11osti d'av,•iso.

Le ronde, pattuglie interne ed ·csterne 1 ecc .1 devono eseguirsi colla maggiore formalità ed acc uratezza . Per le pa\Luglie esterne diasi la prefer~~zét alle miste, le quali soddisfano allo scopo megUo delle pattuglie composte di un'arma sola,' Per i posti d'av>viso basta la sola cavalleria.

Pro-memoria alle Divisioni per le grandi manoyre.

U anei'. lHunizioni a palla.

Oltre le munizioni da salve , il soldato avrà seco la sua dotazione di muniz ioni a palla. l\1a le porterà racchiuse nell'apposito sacchetto, che dev'essere suo·.o-el0 lato e che non si potrà disuggellare senz' ordin; del capitano.

)

Gli accampamenti devono presentaee la prescritta regolarità di distribuzione, che soddisfa l'occhio non solo, ma facilita le comunicazioni ed i servigi del campo. La confusione negli attendamenti mostra chiaro che le truppe sono mal comandate. · Avamposti.

Durante i' due periodi di grandi fazioni campali, le trup~~ non accam peranno mai senza coprire d'àvampost~ 11 fronte ed i fianchi loro1 Il fronte ,di battaglia degh accampamenti sarà naturalmente verso la via p r esumibile del nemico.

Desidei·o che possibilm entè il soldato abbta dne ranci caldi , se non tutti i giorni , nel maggior numero almeno, durante le grandi fazioni campali. Desidero, pur anco che le due parti combattenti prendano fra loro gli oppor tuni concet·ti onde i sfmulati combattim6nti abbiano luogo dopo il rancio del mattino. Gi'udiei «li CRUJpO'.

Le incumbenze e le attribuzioni speciali dei giudici di campo sono chiaramente delineate nei .pa.ragrafi 20 e 311 delle Istruzioni Ministeriali dell' 44 giugno anno corrente. Nel secondo periodo sarà conveniente eh' essi si rechino da me mattina e sera, ·vale a dire prima e dopo i combattimenti della giornata. Raccomando ai signori ·com andanti delle cfrvisioni attive, a scanso di possibili gare e di altri incorivenienti, di infondere bene nei loro dipendenti l'idea che i giudici di campo sentenzieranno inappellabilrnente, e che tutti devono 1·ispettare i giudizi loro come ordini miei. Cosi dice espli citamen te il§ 20° delle citate Istruzioni.


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16 couro o'EsEncr1·0

LE GRANDI ~~ANO\'HE AUTUNNALI

Impiego della cavalleria.

La maggiore gittata e precisione dell e nuove armi a fu~co rendono probi.ematico l'impiego della cavalleria ' n_e1_ ~o!Dbattimenti di oggidì. Siamo in epoca di transizione, dalla quale usciremo modificando la tnLlica e_ l'.educazi~ne del'Ja cav~lleria., Solo una lunga guerra ci rnsegnera come ormai convenga .servirsene, ofacchè ' . . o poco si apprese m proposito a Solferino ed a Sadowa. Frauanto può essere grandemente utilizzata nelle l~nt~ne scoperte, pattuglie, posti d'avviso, comunicaz10111, ecc. Ma nei comballimenti conviene astenersi dall'impiegarla in attacchi dì fronte direLLÌ od· obliqui contro le linee nemiche, e dal gettarla là dove a mezzo della c.:arica sarebbe inevitabilmente distruLta d_alla intens~Là de' fuochi moderni. Convien limitarsi, smo a che 11 problema non venga risolto, a slanciare l~ cavall~ria sui fuggiaschi, ed a qualche dimostra- · z10ne su1 fia~chi _o sull~ _spall e del nemico, qualora 1 la manovra sia d1 possibile e:secuzione. Si potrà però/ opporla sempre alla cavalleria nemica.

llmpiego dell'~rtiglieria,

L'efficacia clell' artigli eri,1 viene accresciuta dalla convenienza delle posizioni cli\ cui fa fuoco. Non si dim entichi ~oi ch'.e l'~rtiglieria ~parpugliata è di poco effetto.') ( Amerei vedere qualche piccolo concentrnrnent.o d'ar- 1 tigli eria eseguito con molta rapidità pe'r colpire di t fianco o di sbieco il nemi co. L'artiglic~ria sia sempre protetta da sufficiente scorta; qualora llivenga bersaglio ai tiri di cacciatori nemici converrà difenderla con cacciatori nostr i. t f:'ecchio cost11nb1e degli a1·~ig 1ieri di sprecare il J. loro uoco a contro atter~ 1'arug1ieria nemica. 'fa.le ·} uso può riuscire conveniente 'quando un concentra- t mento d'artiglieria nem ico rechi sommi danni, o quando qualche pezzo nemico occupi una di quelle importanti e fortunat.c posizioni che convien prendere ad ogni costo. Ma, salvo casi rari ed eccezionali, deve essere lasciato, ai bersngliel'i il còmpito di paralizzare il scl'vigio delle batterie nemiche. Torna più oppor. tuno ed utile che l' artiglieria diriga i suoi fuochi sulle linee e sull e colon ne di fanteria e di cavalleria nerpi cn . Impiego della fontea·fo. ·

. Des!?ero. che nell 'frnpiego de' bersaglieri abbia rihev~ l importanza ~rese.ente che la trasformazione delle arm_1 ~ f~oco va loro assegrnmdo di giorno in giorno. E~l m:at~1, ol_tre all'ufficio di esploratori e dì fìancherr0 giaton, _1 bersaglieri hanno pur quello di jniziare iI combaH1mento, .prececlere e coprire le colonne che av~nzano _a combattere, sguernire di aqiglieri le batterie ne~~1che, ç~llegare le frazioni corpbattenti, colma.re gl mtervalh e le lacune, raggrnpparsi a fronte, · . a fianco, a · tergo e dovunque sia necessario.

La trasformazion e delle amii a fuoco esercita la sua infln enza anche sull'impiego della fanteria. Le masse profonde, le co lonne serrale non potrebbero oggigiorno essere pol'tate im punemente soito il tiro nemico. L'ot·<line sottile ottenn e r.sclusiva prevulcnza per le linee di ·combattimento, convenendo che anche la seconda linea resti spiegata , o tutto al più pieg,Ha in 'colonna aperta qualora si trovi a portata del fuoco nemico.


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L~ GRANDI

.MA~ovnn:

AUTUNNAJ.l

Cosi pure non conviene sp ingere colonne d'attacco contro pos izioni, i di cui fuochi difensivi non sieno altamente depauperati ed illanguiditi. Riscne.

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cacia e pratica opportunità. Ad ogni modo sarà sempre minore inconvenien te cli avanzare le linee, se l'inefficacia elci fuochi dimostra essere troppo distanti, di quanto sarebbe il farl e retrocedere. Occupazione delle 11oslzioni .

Ri cordiamo di conservare qualche r iserva pel momento decisivo della lotta . Disfanzn ftoa le linee coml,nUeuti.

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Ragion vuole che l'aumento nella gittala delle armi modern e porti seco per logica conse..,,ucnza l'aumento della distanza fra le linee combatten~i. Succede quasi sempr_e nei simulacri di combattimento, che le tt'uppe non risentendo danno alcuno dal fuoco nemico si avvicinino soverchiamente le une alle altre. Guardiamoci da questo errore che toglie ogni verosim iglianza alla finta ba ttaglia. Le ls_l~·uzioni del Ministero, dell'iJ ,1 gi ugno. anno pt·cscnte, stabili scono che non si abbia a far fuoco. sul supposto nemico ad 1:111a distanza minore di ,J 00 passi per la fanteria e di 300 per l'artiglieria. E ciò..1 affine d.i evitare ogni possibile disgrazia. . Ma questo limite corrisponde all o scopo à cu i in-· tese il Minis tero, e determina sol.tanto il massimo ravvicinamento nel quale è lecito far fuoco . . Rim ane da indicare la ragionevole distanza fra le lmee combattenti e fra i fuo chi di battaglia, distanza che coli ~ armi alluali dovrà essere dai ti ai 600 passi, almeno m massima generale, sino a che l'esperienza d'un~_ lunga ?uerra sorga a stabilirla con maggior , p~·ec1~10ne. Distanza tanta da superare rend e assai d1ffìc1 le e pericoloso il còrnpito çlelle colonne di at~cco; e per comandarle e con durle si richiede noQ solo molta ris?luzion e, ma ben anche somma perspi-

Nell'occupare una posizione per comballere bisogna trovarsi in grado di saper sodd isfare all'occorrenza a tre diverse necessità. La 14 di respingere il nemico. La 2" di avanzare. La 3a cli rctroccdct·c. Fa d'u opo quindi provredere a tutti quei piccoli dettagli, che rend_ono possibile o più facile <li fare ciò che conviene . TraLLandosi di posizioni in collina ·o montagna importa di co ronarle bene senza riguardo alcuno all'allineamento. Al diso tto dell e lin ee con tinue dei fuo chi di fanteria si possono aggiungere sciami di bersagli eri. . Le posizioni di colline o montagne permettono poi di mettere al cop erto·facilmente, e di occultare quindi al nemico, le riserve, i carri, la cavalleria. ccc. '1nlli e gole.

Se nelle aperte e larghe vallate basta tenere il basso e limitar i ad esplorarne le coll ine fiancheggianti e lontane , nelle valli .ri strelte importa invece di occupare le alture adiacenti con fo rze che fiancheggino ed accompagnino la marcia tielle colonne, e siano sufficienti per r esistere ad un improvviso urto nemico. Quando poi i versanti delle al ture ch e racchiudono la valle sono coperti di folto cd alto bosco, la colonna


LE GRANDI MANOVRE AU1'(.;N:\'Al.l

che segue il basso, non avanzerà mai prima di esser fatta sicura che il bosco venne diligentemente esplorato e trovato sgombro dal nemico. Ed allorchè la valle vie più restringendosi diventa una gola, secondo il nostro linguaggio, la colonna si arresterà sino a che Ja gola sia completnmente in mano de' suoi fian cheggiatori. Hoscl1i,

L'esplorazione dei grandi bosclii richiede molto criterio e non può ottenersi. completa se non per mezzo di successiye catene di quadrig·lie, a breve distanza, sostenute da opportune riserve. Dovendo difendere un bosco conviene portarne la difesa sul lembo estremo, giacchè combattendo nell'interno si vengono ad uguag·liare le co ndizioni del combattimento. L'attacco di un' bosco difeso da buona fa nteria dév'essere precedu10 àa un nudrito fuoco d'artiglieria . Imboscate e sorprese.

Nella gran guerra le imboscn te e le sorprese hanno poca o niuna impot·tanza ed in gen erale i grandi capitani non se ne occuparono mai. Stanno più nel dominio della guerra cli partigiani. Ma pure in via d'istruzione e per ecci ta re la récipt'oca sorveglian za, qualche imboscala e qualche sorpresa possono farsi · di giorno e più facilmente di noLle. . Il terreno di montagna, ne[ quale avr;\ luoo-o o la magg1or parte delle fazioni campali, si p1·esterà a Lai uopo.

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CORPO o'ESERCll'O

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Couumiea zioni fra le colonne d'uno stesso corpo.

Quando un corpo d'armala diviso in parecchie ~o ~ !onne comunica e manovra per diverse stra de, 1m~ porta che ciascuna frazione trovi ~ ezzo di m~~teners1 in relazione col comandante supeno re e poss1b1lmente anche colle colonn e più vicine. Ciò riesce difficilissimo nella guerra di montagna. ('ontegno clelRe truppe.

Il Ministero della guerra nel § 33 dell~ citat~ I_struzioni iJ ,1 giugno rn69 raccomirnda c'.1e 1 cor~J s1studino di mantener sempre il massimo ordine e la rnaagio r ca lma nelle truppe dipendenti. f.) • • Amo sperare che questa saggia ed.important1ss1ma raccomandazione non sarà dim entica ta da nessun o. Rapporti.

J sio-nori comandc1nti delle .Lruppc eserciteranno . i

loro dipendenti nella trnsmissione di bre,~i rap~ort1, che dovranno farsi sempre più frequenti a m1sur~ che le circostanze and ranno diven endo più incalzanti e gravi . Anch e questo è un esercizio utilissimo che . . non si deve dimenlicare nè disprezzare. Terminale le fazioni cam pali i signori generali d1 divisione mi rimelleranno il loro rapporto complessivo e pt.1 t'Licolareggio to.


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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

Qu~sto Pro-memoria pl'esenta un breve quadro delle massime ed avvertenze prùtc1jJali, che la S. V. si adoprerà a porre in rilìevo ed in evidenza pratica nelle pross·ime esercitazioni campali per istruzione de' suoi dipendenti e sovra tutto per quella dei giovani militari che vi assisteranno. Dopo le grandi fazioni campali, e quando a\ rò ricevuto i vari rapporti delle divisioni, manderò alla S. V. le riflessioni e le deduzioni che il concetto e l' esecuzione di queste manovre potranno suggerirmi.

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CORPO D'ESERCITO

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Istruzioni cd Amrlcnzc dimsc per le grandi fazioni campali.

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Commissioni per danni.

Pisa, 3 settembre 1869. .Raccomando caldamente la nomina delle Commissioni per la ricognizione e stima dei danni che recheranno le truppe Commissioni prescritle dalla Note Ministeriale 29 aprilo 1869. Tali Commissioni non dovranno limitarsi soltanto a riconoscere i danni recali, ma con previden te solerzia visiteranno anticipatamente i luoghi di possibile. combattimento e di pro-, bo.bile accampamento. In primo luogo potranno così stabi lire un utile confronto fra lo diverse condizioni in cui sarà il terreno prima e dopo l'occupazione delle truppe. In secondo luogo potranno con opporluna aDticipazione uvvorLiro il generale comandante della convenienza cli combattere o <li accampare altrove. Avuto riguardo alla speciale formazione da mo data alle truppe per le prossimo fazioni campali, conviene che ogni hrigat11 abbia la sua Commissiono pei danni. y

Il generale d'armata CIALDI NI.

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Servizio postale.

Nel primo periodo delle fazioni campali i corp'i appartenenti alle divisioni di Bologna e di Parma si far~nno dirigere le let· tore tu!to all'ufficio postalo di Bologna, Ol'e col mezzo della ferrovia manderanno giornalmente a ritirarle. Noi secondo periodo le faranno dirigere all'ufficio postale di Firenze, orn del pari manderanno giornalmen te a ritirarle, valendosi cli un qualsiasi mezzo di trasporlo . I corpi apparleneu ti .alle dirisiolli di Firenze, Perugia e Livorno, tanto nel primo che nel secondo !)triodo faranno diri-

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LE GRANO! ll.\NOVRE AU'!'UNl'C\.L[

gere le loro lettere all'ufficio postale di Firenze, maotlandole a ritirare per mozzo della fenovia allorchò so ranoo ad Incisa ~d a r,'.o ntelupo, e per mezzo di nn traspor lo qualunque quando rnvec,, saranno a S. Casciano ed in V.;l di Sicve. Paglia pel bin1cco.

F~cciasi_ nolo ai corpi non potersi ammettere che il soldato • abbia .ad 1°:p~dronirs_i il.l~gal_mente della. png lia che per av ventura s1 trovi rn pross1rrnta d1 un ac:ca mpamenlo. L~ Commissioni pei ~anni, prcceùendo le truppe sul luogo destmalo a serenare, riconosceranno subito se vi sia parrJ ia e ~er mczz~ di rapida stima ne conlr11Ueranno la quaolitù°suf~ fic1enlo al bisogno e non piii. Ogni corpo, fattos i carico della s?a quota, assegnerà a ciascun ball.iglione la parte che ;.li corn sponde, e questi la dividerù nllo compagnie. b Dopo ciò si vieterà scveramcnlo a l soldato di cercarne e prenderne per co/llo sno. Qualora si _nccampi in un luogo dove la paglia manchi assolulam~nte, 1.1 comand~nte superiore dello truppe Jo nwrrtirà subito ai corpi e venà impedito con ogni me?.zo di scwor·a sorveglianza che il so Ida lo ne vada in cerca e pretenda trovarne. l,egrrn pci ranei e Ilei fu ochi 110Uurni.

L'in tendenza genrrille lrn disposto onde sulle vie chn percor:eran~o le t_ruppe non mnnchi la legna necessaria per cuocere 1 ranci e pe1 sa l11lari fuochi no tturni. Ma colla miglior vo lontà del m~ndo la legna, che l'impresa dovrà somministrare, potrebbe n?n ~runge:o per cause imprerislo cd in nllora convien rimedrarn acqmstandola sul luogo o noi dintorni ed allenondosi in ci_ò alle norme prece<len tcmen te indicate per l'acquisto della paglia. Anc:he_ su questo articolo raccomando ai sig nori c~man<lanti , supcr1or1 delle !ruppe somma previdenza e soncglianzn, onde ~. n? n nv_vcnga che il soldato si nbbnndoni al selvaggio costume r: d1 tagliar alberi C siepi. Ambulan ze, O!ipcdali ed ammalati.

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r., Siano inform'.1ti ' i sig_oo~i c.omaodanli superiori <lelfe trnppe che nelle prossimo faz1onr camp:ili ,·errà assegnaln un· ambu-

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GOI\1'0 o'ESEl\ClTO

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lanzu ad og"Oi brigala e che inoltre ve ne sarà qualcun'altra di riserva. Verrà sl1bilito un ospedale ,li campagna nel Borgo di S. Lor enzo intorno a cui si riuniraono tutte le truppe dopo parecchi giorn i di non interrouo fa tiche. Ad evitare però ogni possibile iJJgombro cl i ammalali, raccomando allo divisioni di Parma e di Bologna di lasciare a Moùena ed a Bolognn non solo lutti gli inrlivid ui che cadessero ammalati durnn le il 1° periodo, ma ben onche tutti coloro che eYidentemonle non sembrassero in grado di sostenere lo mi,Tce e lo fatiche del 2' periodo. Ed alle divisioni di Firr nzo, Perugia e Lirorno, raccomando del pari, dopo le fazi oni cli Incisa e Mootelnpo, di non procedere a quella di S. Casciano, e dopo questa di non passare in Val di Sieve senza avere successivamente in,·iati i loro ammalali piii g ravi allo speda le cl i Firenze ed i piì.1 lievi ngli ospedali <lcllc rispettive divisioni. Avvisi ai Prefetti .

Avverto i signori Generali Comandanti delle divisioni attive di dare previo e confidenziale avYiso ai signori Prefetti d'31le provincie i di cui presidii verranno tolli o diminuiti a cagione dello prossime manovre campali. Così. pure sarà opportuno che i signori Prefetti di Modena , Bologna o Firenze vengano informati dai rispeltivi Generali di divisione degli agglomeramenti e scontri cli truppe che avranno luogo a Rubiera. Castelfranco, Anzola, Incisn, Montclupo, S. Casciano e \'al di Sievo. Essi poi ne fara1rno anerlili i rnrii Comun i. Ferro,·ia.

Por facililare il parziale concentramento ed il più spedito ritorno ai rispettivi prosidii di qualche Corpo o Brigata più lon tani dal terreno prescollo por le prossime fazioai campali, il Ministero della guerra accorda facoltà dì valersi della fer• rovia poi trasporlo di tru ppe a piedi. Le armi a cavallo dovranno venire e ritornare per tappe.


LE GRANDI .MANOVI\E AUTUNNALI

Trasporti ed attrezzi da. eampo .

I signori Generali di Divisione conoscono a quest'ora la fQrmazione che adoltai, avutane autorizzazioue dal Ministero, per le truppe che devcroo prender parte alle grandi fazioni campali. Conoscono le manovre progettate e ne sanno la durata. Essi son.o quindi in grado di avere esatto criterio dei mezzi d trasporto, dei vari attrezz~ da campo e degli oggetti di vestiario di cui possono abbisognare . .nene. inteso che convien stare negli stretti limiti. del necessario, Ma ho luogo di credere che Ie loro ragionevoli r ichieste, fatte con o·pportunità , saranno esaudite dall'intendenza militare, nel cui lodevole zelo ho piena 'fiducia e de' cui modi concilianti .ibbiamo motivo di lodarci.. · Per qualsiasi caso eccezionale che l'Inte11denza mj\itare non avesse facoltà di risolvere, la S. V. si Fivo lga a m:e.

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DEL

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COI\PO D ESERCITO

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RiPPORTO GENERlLE SULLE GRANDI ~UNOVRE DEL 1869.

PARTE PRIMA.

Pisa, 1° set.~embre 1869. 1l gene1·ale d'armata CIALDINI.

Rappol'ti.

Ho l'onore di .rimettere all' E. V. i rapporti dei signori Generali di Divisione e di Brigata che presero parte alle grandi fazioni. campali. Diversi di volume, di colore, di stile, tutti questi rapporti però mostrano palesemente che i sodi principii dell'arte militare, che le buone massime di guerra sono famigliari a coloro che li scrissero. lUostrano inoltre che ) l'eseguite manovre campali dieder·o luogo a riflettere, t· a ragionar molto, e questo sarà senza dubbio uno ì dei principali vantaggi che produssero. Tali rapporti uniti alle osservazioni che già feci sul terreno mi pongono in gradp di redigere il mio rapporto generale. E quantunque io non possa dir ~osa che l' E. V. non sappia a quest'ora, pure adempio

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111: GUANDJ MANOVRE AUTUNNALI

.Zelo cd muo1· propt'lo.

Contegno delle tl'uppc.

La còI1doHa delle truppe durante le fazioni cam.. pali fu superiore -ad ogni elogib. E meglio delle nostre dichiarav.iopi , .lo assicurano le testimonianze spontanee

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o'ESERr.J'fO

<ielle. autorità municipali e degli abiLanti stessi, che ~uov1 a quest? genere di militari e.sercizii, si eran? forse . allarrna t.1 delle conseguenze che' ne temevano. È penoso per noi cl i n0n potere istruirci praticnmente senza recnr molestie quotidiane più o meno gravi ~ chi ne circonda. 1 libri e le scuole fosegnano i buoni pr_incipii teorici del nos~ro _m es~iere , ma la loro apphcaz10ne prat1cn deve fors1 all aperto, deve rassomigliare, nei limiti del possibile e del ragion evole, alla vern g uerra. Senza ciò l'esercito noslro rimarrebbe nl par:1gone in un grado di pericolosa inferiorità .

al debito mio, bend1è persuoso di portar acqua al mare e éhe le mie parole giungeranno forse i'nutili o superflue almeno.

Anzitutto devo rico noscere e riferire ali' E. V. chi dall'alto al basso vi fu impegno e zelo grandissimo nell'esecuzione delle manovre campali. L'amor proprio poi degli Ufficiali Generali e Superiori preposti ad un celOrnndo fu messo in giuoco in .singolar maniera e mi apparve talvolta così e~cjtato da recarmi meraviglia e da se1nbr~rrhi soverehio. Analqgo era il sentimento che animnva gli ufficinli inferiori e gl'individui di bassaforza nei finti combattimenti. Nessuno voleva cederf\ nessuno rassegnarsi alla parte del vipto. Mi si. dice che nelle armate ~ermaniche queste esercita 7.ioni procedano con m~ggior calma, con maggior freddezza. Sarebbe ora ozioso il discutere se l'amor proprio eccessivo· sia pregio o difetto. Parmi più p·ratico ed u.tile -ai prendere gli Italiani come sono e -di considerare il gr'and~ ainor proprio, di cui li dotò natura, come potentissimo motore dell'intelligenza umana, che vuol essere sa.viamente' condotto ed usu1 fruito. Il .torrentè devasta ed isterilisce allorchè stra) ripa. Ma qualora si sappia c,oqtenerlo e trarne profitto, esso feconda le terre che bagna.

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1.

La ·salute delle truppe fil eccellente poicl1è di nrnnrnla li n0n si ebbe in media clie poco più del due per mille al giorno . Del resto il ~otlor Bnroflìo, capo <lei servizio sanitnri0, ed il comniissario Piolti, cnpo del servizio d'inten<j enza, si ernno procurate tutte le risorse necessurie per porre al coperto un gran numero di ammalati nel supposto che potesse divenire esagerato e elle in vece fu tenue come dissi. Essi furono fedeli esecutori delle istrnzioni previdenti date dal Diretloro generale dei servizi amministrativi presso codesto · Ministero, il commcndMorc Lerici, il qua le, precorrendo le truppe, si recò in persona sul luogo . I rnunicipii poi furono sommamente cortesi e va ricordato in singolar modo quello di Borgo S. Lorenzo ch'ebbe a sostenere il peso di tutte le trnppe riunite e della cui opera efficace dobbiamo grandemente lodarci. La cifra totale degli ammalati ne' due periodi delle grandi manovre, che durarono ,15 giorni compiuti, fu ANNO XIV , VOL. IV .'

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LE G'l.UNDI MANOVRE AO'l'UNNALl

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I 6t feriti gravi e leggeri per cause accidentali furono in media i ,11.1: per giorno. Il rapporto del medico-capo fa osservazioni importanti ed opportune sulla necessità: ,F di dotar l'armata ài. veri infermieri meritevoli di tal nome: 2° di ordinare le compagnie sanilarie sullo stile germanico: '71' 3° di concedere il cavallo a tutti i medici militari: ,,.-/ A..0 di modificare gli zaini d'ambulanza, i cofani troppo pesanti e le dotazioni del materiale farmaceutico : 5° di sopprimere l'armamen to degli infermieri e di apporre la croce di ne·utralizza.zi·one alle ambulanze, cofani, zaini ed altro materiale, e così pure di munire · del bracciale di neutralizzazione tutto il personale addetto al servizio sanitario. E ciò in omaggio· alla con-

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1

co'l'lsidle-111.ffe e tratta_re i feri ti, il corpo sanitario e tutti V'a t•ii addetti su,oi. sul campo di battaglia, siano dessi> amici o nemici.

1

64 In totale.

GO!WO'

YeBzio ne inre·1maziona,Je sanzfona-uai d·al'nostra Gov-erno, ' e pereii:i le,gge- d'ello, Stato, rehHivarnente al modo di

di 539, come risulta dal rapporto del medico-capo, e quindi in media di 36 al giorno; Ora la . forza delle varìe ~ruppe che vi presero parte essendo di 4804 1, ne segue che la media giornaliera degli ammalati fu incirca del 2 per mi)le come si accennò precedentemente . Tra i 539 amma lati sono compresi 64 feriti per cause accidentali, così classificati: 33 Per escoriazioni ai piedi prodotte dalle scarpe. Hl Per leggere dis Lorsi_oni al piede ricevute in terreni rotti e montagnosi. ~ 5 Per altre lesioni leggere , come graffiature, sco ttature, contusioni, ecc. · 4 Per lesioni · gravi, ossia rottura del braccio, distorsione del piede con frattura del malleolo, ecc.

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Pane e viveri.

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Il pane ed i viveri fur0no distribu-iti a dovere e ri'conosciu ti di buona qualità. Tutto il personale d'intendenza militare fece il còmpit.o suo con sommo zelo e l'impresa corrispose lodevolmente agl'impegni suoi. _I forni da ca1~1pagna funzionarono as~ai bene e mostrarono quanta e quale importanza vadano prendendo nella vita economica di un esercito. l\'.Ii sembra quindi hrnrilevole di considerazione la proposta del signor contabile princìpale delle sussistenze rnilitnri, che nei panifìcii delle divisioni territorial i s'istituiscano ~:· scuole pratich e per la panificazione noJJ solo, ma ben { a•ache per la costruzione dei forni da campagna in: furro. ~ Indennità, Jlei danoi J'ceati.

Le indennità pei danni recati nei" <lue periodi dellemanovre arnmontano a L. iJ3,48D 1>0. Av uto riguardo· quindi alla forza ( 18,000 uomin i) _che prese parte alle grandi fazioni campali, ogni soldato recò un danno complessivo di L. O, 75. E poichè le manovre durarono qu indici giorni, ne consegue che la media del danno giornaliero recato da ogni singolo individuo fu di L. O, -05 .

Tutti questi varii dati statistici vennero desunti dai rapporti che i comandanti generali delle divisioni attive


2 16

LE GRANDI MANOVRE .\UTUNNALI

mi trasmisero. Possono peccare di qualche in esa ttezza. Ma l'erro r8 più probabile è quello dell e duplicazioni e per conseguenza si può quasi asserire, che se racchiudono inesaLLezze, saranno in più e non ùi meno ùel vero.

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Carreggio.

All'epoca delle rnnnovre non e ran o nnco ra applica tè le recenti istruz ioni pel treno emannte dall' E. V. allo scopo di alleggerire il carreggio fissando rigorosamenle il peso del carico, il numero Je' CJ'léld ruped i ed il modo J i at~acca rl i. Non fa quin di n1e11.wigli n ehe Lu lli i rnpP?rti parziali sieno concordi nel gi11dicare il carreggio dell',,sercito troppo grave. E ad onta del miglioramento ottenu to mercè le sav.ie istruzion i sovraccenna te è da augurarsi che la ro ndizione delle finanz e venga a consentire all' E. V. la ' ri forma radicale clie le sta in animo di effellunre so~ s~itucnclo leggeri ca rri in ferro agli auuali troppo ~ ma ssicc-i e pesan ti. Questi si potevano trai nare senza sove rchie difficoltà nelle pianure lombarde e piemontesi . M<t J"espe- · ricnza dim ostrò nel ·1860 quanto cosli il farlo per le strade ùe lla m~din e bassa Ilalia, elt c affront ano le maggiori pendenzP. senza darsi briga di addo lcirle c:on lunghe risvolte. Nel rn66 le strade sabbiose del Ferrarese e dei distretti, le salite e le di scese degli argini alti e frequenti ne l Polesine e nel Vene to furono superate a prezzo solo di ~forzi gigantcsclii e con irreparabile perdita di temno . Sono spaventevo li gli ineOn\'cn icn Li che na scono in g uerra dal!' eccessin1 lenLezza del ca rreggio, dulia ùifficollà con cui guadagna la cima di un'erta salita,

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l)F.[.

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CORPO o'EsEnCITO

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traverS'.l il letto di un torrente, esco cln l terreno arenoso ( o molle cli fango, discende nei campi e ritornn sul lè ~ strade. Non è questo il momento di enum cr1nli. Basti farn e oenno e<l esprimere il desiderio che nella m1- , sura dei no stri mezzi vi si va.:la provvedendo. La più facil e mobil'iti1 clel carreggio servirù inoltre a ridurre le lroppo num erose scorte che si dnnno attualmente ai convogli di carri, non già per difenderli, ma bensì per lrDrl i in salvo dai passi difììcil i. Ciò cle1:iaupern il numero dei combatt enti. Quell e sco rte dedicate a spingere, a tirare, a sostenere i carri vi g~llano natnra lmente armi e bagaglio e quando sono vinte da ll'improba fatica Dniscono per salire sui ca rri stess i, aggravandone così lo condizioni . • Avver~as~ cl!e a~leggerendo il carreggio con-rerrà pur anch e d1mmmre 11 peso e cambillre la fo rma delle c~ssottc contenen ti il lrngaglio degli uffi cial i. È quest10ne che dev'rssere stu diata bene e domand a soluzi one soddisfacente. L'esercito che avrà qunnto primn, io spero, l'artiglieria alleggerita del co lonnell o ~fottei non potrebbe conservare i carri pesa nti e le enormi prolunghe.

Car..o-eucina del maggiore !nvlti.

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Le nuove esperienze a cu i -renne sotlopo::.to il ca 1To- ( cucin a nei du e periodi delle fazioni campali, dimo- I strarono quali e quanti vantaggi possa recé'\re alla / tru ppa in marcia una simi le inn ovazione la quale venn e già sp erini enta tn in Prussia. Il haltngl ione che l'ebbe in prova in porhi min ut.i otteneva il cu ffè subilo dopo la svegl ia. Al g rand' alt mangiava un primo rancio caldo e giunto alla lappn, appena stabililo il


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LE -GI\ANDI MAN0V-l'E AU1'UNNAL1

CORPO n' ESERCITO

219

l'altro si semplifica la questione dei locali per le cu- · cìne e per le distribuzioni dei ranci,. Per ul ti1110 la cottura del rancio esige una quantità di combustibile di gràn lunga infer iore alla competenza di legna fissata . dal regolamento ad ogni soldato. Il carro-cucina che fu messo a prova è forse troppo pesante, ha forse . difetti di esecuzione. Ciò poco monta , sarà facile mod ificarlo .e co rreggerlo. E se adottando il carro-cucina si vorrà inoltre mun ire i-l. soldato cl i un gamellino che resista al fuoco e permetta di cuocere un rancio individuale a quelle fra zioni di truppe che per unri causa qualunque si I trovino sepal'ate ,dai carri reggimentali , mi pare che J a:vrerno fatto_ un gran passo nella via del progresso ~ facil itando la distribuzione del cibo caldo alle truppe i e ponendole per tal modo in condizioni cli migliore igiene, di maggiore disciplina e cli massima mobilità. Per tutte queste consideruzioni, la cui importanza si sa.eà senza dubbio cli gilt affacc iata anche a V. E., ritengo che questo sistema meriti. speciale attenzione e serio esame.

campo, riceveva il secondo rancio. ,G-li albri baLtagli@.ni invece , v:ilendosi dei soliti mezzi, non a.vevario l'.aJil.CiG> alcu no al gl'and' alt e giun,ti alla tari>,r,:>a :PO·tevano otte11erlo soltanto tre o q un.Ltr'ore dopo.. · Cuocere il rancio mentre le t~'Uppe .marciano per .dis-tribuirlo a.ppenu si arrestano , cuocerlo se.nza difficoltà di sorta, aocl1e s@ tto una piogg.ia battente ,e .quando non si arriva .ud accendere fuoco alèuno .nei campi, vuol dire raggiungere un .ideale dietro cui .si .affa ticarono indarno pel passato.. Vuol dire aver le truppe sempre nudrite ad ore ed intervalli convenientin _.~ nud,r ite in modo igienico. ·v uol dire averl e semp~e ;p ronte a r iprendere .il cammino ed a comba uere. N.è cib basta . L'-;:idozione del carro-cucina ese11citerà molta influenza s1:J lla disciplina delle truppe e diminui rtà :grandemente Ja -somma dei danni che reca in guen~a .il loro passaggio. DopG lunga e fa ticosa marcia -il soldato aniva affamato ed accampa sapendo che solo dopo ire o quau r· ore po trà ricevere il suo rari cio. E siccom e nella plCiralità dei casi la guerrn si fa in estate, succede che_la distribuzione del rancio ha luogo nel cuor delln notte . Niuna meraviglia quindi se durnn~e quelle tre o quattr'orc di terribile aspettativa, egli va girovagn ndo e cercando modo di cnlmare con minor ritardo la fame che lo tormenta.. A quelle notturne escursi oni do! soldato in cerr.a di cibo devesi auribuire gran parte dei disordini e delle :violenze che talvolta commette. Aggiungasi poi cp_e la distribuzione del rancio forzosamente ritardata toglie molte ore ,al riposo ed al sonno del soldato con danno evidenbe ,della sua salute e del Sl.1 0 vigore. . Il carro-cuc ina adunque giova alfa disciplina, giov,a alla sal ute delle truppe in marcia e riesce utile del ,pari negl i accanto namenti e no' quartieri, po_ichè tra.sporlandone faci lmente le marmitte da un luoO'O alo 0

Z aini .

Qualche generale nel suo rapporto a.ccenna al so- ( ,verchio peso de' zaini ed alla necessità di ridurne le \ dimensioni ed il contenu to, o di studiare un ultro ( modo per far portare a1 soldato il suo indispensabile ) · bagaglio., La r.onveni enza di alleggerìre il nostro soldato, che nei calori soffocnnti dell'estate vedemmo in campagna gemere e cadere so tto il peso dello zaino, ben merita va quella seria considernzione in cui fu presa da V. E. Jl bensì vero che con malintesa sòllecitudine

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LE GRANDI MAN OYRE AUTUNNAJ,I

non si educa abbastanza il soldato in tempo di pace alle fatiche della guerra e che i comandanti di corp o · non esigono semp re che le trnppe portino lo _zaino completo ne' quotidiani esercizii. Ma quand'anche venisse data quesl.n progressiva e ginnastica educé;\zione al soldato che trova si :5oLlo le armi, le classi però che sono in congedo jllirnitato smetLerebber:b .sem pre gran parte del le ·abitudini militari. Alla vigìlia d'una guerra vengono rir;hinrnate il più t1.1rcli che si può, vestile in fretta e spinte in cnm• pag nn quasi semprr, in pien·o luglio od agosto. Quella povera gente passando così brusr.amente. d{ll lo seiolto e leggero vestilo del contadino, al keppy, 1.11 cappotto, al fucile, alla giberna, allo zaino_ ·completo I coll'aggiunta della coperta da campo, del sacco a tenda, della tnsca a pane, della borraccia, di oli.anta cartucce , di dne o tre razioni di p«rie o biscotto e qualche YOltu, come usossi nel p«ss,rto, di una marmitta, di un piccozz.ino, di un badile ecc. quella povera gente, dico , affogata dal sole, asfissiata dalla polvere, oppressa dal peso divenuto insolito, soccombe ce cade. 1 i l'lell' impossibilità adnnque di dare un'educazione ( preparatoria che abitui l'int ero esercito a sopportél.re I quando si voglia sì enormi fatiche, convien porre il ( suo vestiario ed il suo bagaglio in armonia col clima ~ nostro e colle nostre abitudini, se non si vuol rinun[ ciare ai vantaggi della grande mobilità ch'è divenuta condizione essernialissirna della guerra moderna.

DEL

4o

2:iH

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CORPO D ESEJJCITO

tata, la traieuoria , la velocità inizial e e l' esattezz a di tirò dei nuovi ca nnoni Mult.ei, abbiamo però potuto apprezzarne la straordinaria legge rezza e mobilitit unite -(e qui sLa l'impo rtante) ad una somma solidità. Impon en ti nltnre alla cui vetta non si giunge per istn1cle tr::i.cciate nè per sentieri battuti apparvero coronate dai cannoni ~lattei . E notisi ehe se vi fu fatica pe.r portare i p<'zzi su quelle ·cime, le manovre di forza non ebbero però C'aratlere cl' inverosimile esecm.ione nel caso di Yera battaglia. Io stesso seguii attentamente collo sguardo la sezione che il 16 di set.tembrc ritirandosi dalla Tah,rnnccia salì il Monte Cerro. A metà della sa lita il secondo pe7,zo fu nrrestoto probnbilrn ente da un mucchio di pietre smosse. Ma l'aìnto di poehi so ldaLi della sco rta bastò a rimet.terlo in ca mmino e la sezione arrivò senz'altro in ciampo, in breve tempo e per la massima penclenza, su l Monte Ceno. La. veloce n,1ohil ità ormai ineontras1abilc di ques ta nuova artiglieria, onche per terreno rotto e scabroso, presenta il singolare privilegio di trasportare glì inservienti senza pericolo di sorta, mentre che quelli dell'attuale arliglieria sono obbligA ti a discendere ad ogni ostacolo un po' grave . Tutti coloro ch e osservarono i connoni Mattei in queste manovre campali fanno voti perch è ne venga largn rnente doLato l'esercito. Gli straordinnrii ranta~gi ehe possono trarsi dul ia sua mobil ità sono ta li e tanti ehe dovreb- . 1 1 bero disarmar.e .j suoi tenaci oppositori se .pure ne restano ancor1J . 1

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t~an11011i ·ìllaUei.

i<'ueili ridotti.

Il tiro al bersagli o ha già praticamente dimostrata

Se nei simulati combattimenti delle fazioni campali ndn si poteva uvere argomento: per giùdicare la git-

1a bontà del sistema de' nostri fucili ridotti, e le grandi

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D.EL

LE GRANDI M:Al'"OV.RE AUTUNl'"ALI

CORPO .D 'ESERCl1'Ò

tiglierie potrà in gran parte supplfre al caso, essendo intimamente convinto che si debba venire senza ri:ta.rcl0 all'artiglieria reggimentale, vale a dire .ad asse. gm1eein guerr;a ai singoli reggimenti di fante,ria qualche p ezzo, i di cui cassoni dovrebbero poì custodfre la riscrv.a-rnunizio.ni per la fanteria. l\ia al punto a cui gjù .ne siamo, e pei casi che . saranno frequenti da nDi , in cu,i il teatro della uerra .comprende zone 9 montagnose, mi pare che ciò .non -possa bastare. Stimo prudente, fors'anche indispensabile, che ogni · brigata abbia un cerlo numero di muLi per portare a .dorso una riserva-munizioni al scg;uito dei battaglioni bersaglieri, per esempio, o di un'altra frazione .di fan teria che vada dove non potre.bb'esseJe seguita da cassoni di artiglieria .

manovre hanno posta maggiormente in evidenza l'imponente inLensitù de' fuochi che se n e ottengono, e di cui si era già avuto un primo saggio nel campo di Fo ian·o dell'anno scorso. Se quesLo risultato basta a renderci tranquilli per ogn i possibi le even tualità, non , arriva però a scemare H desiderio nè la convenienzH di vedere armala la nostra fanteria di un nuovo fucile che al!' intensità dei fuochi ed alle- buone qualità del fucile ridotto aggiunga i vantaggi importantissimi dì . una traiettoria più tesa, clt una nHJggiore gittala e di un calibro minore. Riserve di munizioni pel" fa f'anteria,

Fra le molte éonseguenze della trasformazione subiLa in questi ultimi tempi dalle armi da fuoco, vi è 11 quella di un lroppo rapido con bmo della dotazione di -cartucce. che il soldato porta seco. Qualche bat-. taglione p'uò trovar.si in circostanze eccezionali e veélersi ·senza mezzo di continuare il fuoco·. Tale possibile even tualità è grave, e lo sarì1 maggiormente in ragione della forza che combattendo rimanesse priva di munizioni. Tuui sappiamo quanto sia lungo ed angoscioso il tempo all.orchè, bruciata . l'ultima cartuccia, non si vedono apparire le chiéste riserve. Tutti sappiamo che sul campo di battaglia non è sempre facile nè · spedito di trovare ciò che si cerca. Ed il ritardo delle sospirate munizioni potrebbe produrre l'abbandono di nna posizion e importante ed esercitare un'influenza funesta sull'esito genernle della giornata. Le necessità cli ·provvèdère nll'uopo è riconosciuta, ,è sentila da• tutti . Una nuova distribuzione de'lle ar-

1o

lìnoforia.

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I: E. V. ·s a al paei di me. che gran parte della fanteria intcrve.nuta alle grandi fazioni campali giungeva dalle provincie meridionali nella se.orsa state. Il servigio gravoso che pesò sulle truppe dell' Italia meri dionale non perme(teva che ne venisse coltivata ]'istruzione tiuanto in altre meno ag-gravat'e .divisioni. La fanteria dunque non era preparata a!Je recenti modificazioni che le nuove armi da fuoco impongono a1Ja piccola tattica. E quasi ignara od immemore dellé precauzioni da prendersi -contro i fuoehi dei fncili a retrocarica mostrossi troppo allo scoperto, per cui avrebbe _subìto perdite gravissime. La scuola importantissima di caccia tori dev'essere. studiata rnegl'io e più saggiamen'te applicala. Le catene cd i sostegni stessi non approfittano abbastanza degli accidenti del .terreno per coprirsi o maschera1~si.


2'2,i.

LE GHAl'iDI )IANOVfiE AUT CNNAT.I

. Il facile en tusiasmp de' solclc1Li, in onta delle più calde raccomandazioni ed istruzioni, li portava con frequenza a ravvicinare le linee combauenti oltre i limiti del verosimile, <lei logico e del possibile. l\ia confesso che di questo generale difetto de lle fazioni campali io preoccupo poco. Un'ora, un'ora sola di Yero comba ttimentb) in.segnerà a tutti la distanza che ]a gittata dei fueili moderni e J'intensitù dei loro fuochi assegna oggigiorno alle linee di battaglia. Qual compenso di qursto errore notai , con soddisfazione, molta disinvoltura nel muoversi anche dell e piccol e fraz_ioni e molta sicurezza nel concorrere all'assieme del movimento generale. 11 che prova che l'o bb iellivo della rnanovra era bene afferrato e che dal più al meno tuLLi sapevano orientén·si nel laherinto boschivo in cui frequentemente si trovarono. Convi ene però, acquistare maggior pratica, m;iggior sicurezza nello stendere ed aprire le truppe senaa , cadere io disordinato sparpagliamento, srnza rompere la continuità delle linee, e nel ripiegarle e concentrarl e, senza confusione, senza coodensamerito. La fanteria cammina bene, accampa cun disinvoltura. e fa il servizio di avamposti io modo soddisfacente. Ma in, quanto al servizio di perlustrnione pare ancora al disotto del bisogno e molto lontana du l grado a cu i deve giungere.

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('avallerin.

Vidi con dispiaeere alcune rul·iche di eavnlleria contrarie affatto ni principii ed ai precetti cln. mericordati nel Pro-memoria cbe di edi alle di"isioni prima d'incomincinre le manovre ca mpali. Tali carich e però

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DEL

1o

GO flPO D'ESEHCITO

non riuscirono di funesto esempio, poichè lungi dal produrre una falsa id ea intorno alla loro convenienza ed opportunit,\, resero tutti persuasi, in modo palese ed ineqnivoco, che la cavalleria caricAndo in quelle <late cond izioni di terreno ed in mezzo ad una tremenda cerchi a cli fuochi, sarebbe stata irremissibilmente disL1·ut.ta. La cavalleria venne largam ente impicgnt.A nei due pe riodi delle fazioni eampnli al servigio di lont1:111e perlus trazioni, ed in quello di avamposti, posti d'aVYiso B trasmission i d'ordini e notizi e. Essa si p restò con lodevol~ zelo a quei faticosi servizii . · Ma tutti i generali si accordano a riconoscere cl:e nel 8erv igio irnporlantis::,imo di perlustrnzi oue e nei rapporti sullè m~sse del nemico l'istruzione della cavall eria lasci molto a ùesidernre. Nè di ciò fec i meraviglia aleuna, giaccbè il difficile ufficio della perlustl'azione, il modo cl'irrnd iarla in tutti i sensi e mantenerla pertinacemente a contatto del nemico , la trnsmissiooe di ì·apporti coneisi ma esali.i sulla sua presenza, forza e direzione, ·colla sicura e chiara indienione del luogo, non sono cose facili nè possono pretendersi senza lunga e ben intesa educazione. Ma una tal e educaiionc non pott·~t farsi fuorchè in fazion i grandi o piccole, nelle cjuali la parte del nemiro sia rappresentatA da qualcheclun0. E sic.come l'irnportanza mass im a delle perlustraz ioni lontane e sagar:ì non potrebbe essere posta in -dubbio, ne scglie che co_11vicne assolutamente approfittare di ogni circostanza e di ogni mezzo per esercilani la.eavall.eria. . Non snprei t<~rmina.re l' articol o cli c la riguarda senza sottoporre nll'alto giudi %'.io del!' E. -V. la conYenienza · di rnuni l'e In c:avalleria di una carabina o fucile corto, e di esercitarla al 1iro.


22&

LE GRA:NDI ~fANOVRE AUTtrNNALI

Nei' servigi di p~rfosirazione, di scorreri.a, di avamposti e posti d'avviso la cnvallerin· si vede oggigiorno impotente contro le sensibili offese che pochi fo nta·ecini astuti posson,o recarle: Sono persuaso che questo sia pur anche iF voto delln gran maggioranza deglr u.fficiAlì di cavaHeria. Frauat1to è fuor di dubbio che in altre arma te e specialmente nel la franc:ese e nella: prnssian n vi · si pensa seriamente.

In gener;1Je il servigio d'artiglieria venne fotlo eof mas:simo impegno e col più soddisfacente discernirnento. Meno poche eccezioni, l_e posizioni suc'cessive che occupò furono opportune e convcnientiss i'rne. Nella sola fazione di S. Piero a Sieve osservai una sezione che dalla bassa valle del Carza si' ostinava a battere l'elevato contraffor te del monte Cascioli sotto· il fuoco vivissimo e continuato di molli cacciatori nnscosti nel'1bosco che ne cowe il fianco. In complesso forse ]'artiglieria preoccupata della direzione cric <leve dare a' suoi fuochi, preocr.upata del!' artiglie ria e delle colonne nemiche, mostra tenere in poco conto i fuochi dc' caeciatori che molte volt.e l'avvicin an o. Ma anche in questo caso vuol si ripetere ciò che -dissi a.ntcriormente, a proposito del so:verchio ed irrnerasimile riavvicinamento delle lin ee di baHaglia, parziali o generali. L'eloquente esperienza di un vero combattimento darà a tutLe.le armi idee esatte intorno alla po lenza del fucile - rnoderno ed alle necessarie cautele e distan~e che- dovranno urèndere sul campo di battaglia. . ~fa frattanto conviene p;ù che mai che l'ufficiale d'ar-: tigìieria si faccia attento osservatore e sia munito per

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DEL

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CORPO D'ESEP.Cl'l'O

227

regolamento cli carte topografiche e di ottimo cannocd1iale, affinchè possa rend ersi ragion e di quanto osservi ed eviti così di cadei~e in qualche funeslo errore . La filla alberaturn che copre la maggior parte del nostro terreno nascondé per tal maniera i .movimenti delle truppe, che riesce malagevol e lo scoprfrl e senza di.:. ligente e continuo esame del teatro su cui si combatte . Si è talvolta tratti in inganno cla un vento impetuoso, che impedmdo di .udire Ìl frngore de' fuochi e dando al fumo una determinata direzione, conduce a sbagliati crite1:ii, a fatali equivoci. -A misura qu indi che la giuata delle armi e la disto nza fra i combattenti si fanno maggiori, im port a che cresca del pari l'oculatezza e la riflession e dell'ufficiale d'artiglieria. La prudenza sua non sarà poi mai troppa quando avvenga che fra la ·sua batteria e le lontane colonne nemiche vi siano truppe nostre. Dai rapporti avuti si rileva che le manovre di forza vennero eseguite senza stento, senza spiacevoli casi malgrado le ardue e freq'uenti difficoltà. del terreno, e che non si ebbero a lamentar discrrnzic in uomini ' . . o ne rn cavalli durante i due periodi delle fazioni <:ampali.. Risultati questi che tornano a lode dell'artio=!ieria o e di mostrano come il servigio vi sia fatto con intel· ligenza e con zelo.

Per quanto la deficienza di cavalli e la necessità di economie Io consèntano, sarebbe desiderabile che, una certa quantità di materialè du ·ponti seguisse le truppe nelle annuali grandi manovre. E nol dico per promuover-e. l'istruzione de' pontieri che possono essere,


'228

LE GRANDI MANOYI\E AUTUNNALI

come sono infat.Li, convenientemente esercitati e con minor spesa, nelle lo ro ab.ituali residenze. Ma invoco il materiale . da ponti per istruzione nostra. Conviene assuefarci alla mole che presenta qu el grande impedi11iento ed a tene r calcolo negl i ordini di marcia, nelle disposizioni di combattimento, nelle misure cli ritirala, dell'ingombro che procura un equipaggio da ponti. Oltre cib sarì.1 sempre utile d'istrui re le truppe nei passaggi spediti dei ponti militR ri colle speciali cautele che devono accompagnarli,' sia per evitnre il disastro di una 1·otLurD, sia per trovarsi subito in mis·ura dì combattere sull'opposta sponda . Snril se mpre 11tile cli mostrare praticamente le diLTir:oltit elle vi si in contrano ed il tempo ehe vi s'impiega prima di tutto in ragione del loro SYi luppo e poi in ragione dell a forza , del carreggio, dei cavalli che devon·o pn ssar0 e finalmente in ragione della natura delle rive, dell'altezza degli argini, della bassezza del pelo d'acqua e della qualità del terreno da p·crcol'l'ere per arri varvi e per uscir;1e. Sarà uLile di mostrare praticamente come e pei·chè il passaggio d'un importante corso cl' acqua in presenza od in prossim ità del neniico debba dirsi una d81le più difiì cili e delicate operazioni militari.

TelegPafi tlo '1en.1110.

I telegrafi da campo adottati da tutte le armate europee divennero ormai indis'pensahili per non trovarsi in condiz ioni di relativa inferiorità. La campagna del 1866 impose alla tel egra.fìa militare un lavorò faticoso ed improbo. Ma il personale destinato a quel servizio era instJfficiente pet' numero e per istruzione. 'È desiderio generale c1Je venga coltivata non s9lo la

DEL

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1

con PO n' ESERGITO

speciale istruzione del personale telegrafico-militare, ma che si provveda al miglior modo di riprodurlo, quando il li'cenziamento delle classi lo depauperi annualmente. ·

!Wee ssittì di prcp:ware Je truppe nHc fazioni ca~npali.

Da quan to venni esponendo emerge in modo palese, a parer mio ed a parere dei ~signori generali di divisione, la necessità cli da.re alle truppe una istruzione· preparatoria per le grandi manovre campali ·che le ponga in grado di eseguirle più correttamente e di !ri.l rn e so tto ogni rapporto maggiori vantaggi. Disporsi all' im provviso su terreno scono_sciuto, approfi,ltando .di tu tti gli accidenti che .man mano si vadano scoprendo, preparar~i all'attacco ed nlla difesa, apri rsi e stendusi s~nza sconnessione, ripiegarsi e chiudersi senza scompiglio, oond urs·i in ogni caso con tutti i criterii di un vero combattimento , son cose difiicilì ed alle quali non si arriva che per gradi, e non vi si arriva coi soli esei·cizii di piazza d'arme. La p1azza d'arme non dev'essere disprezzata troppo nè esclusivarnente idolatrata. 'I corpi vi imparano la parte regolam entare della loro speciale e tattica istruzion e, la q_uale è la base cl' ogni buona educazione militare, è il mezzo artifi ciale e meccanico con cui si muovono o.rdinatamente le truppe, è l'anello eh.e collega le varie armi e forma quell'assieme, quel tutto che si chiama esercito, che cammina e sì arresta, avanza e retrocede, si fraziona e si riunisce, si assottiglia e si condensa· ed assume disposizioni e forme molte e diverse sotto l'impulso d'una sola mente, sotto il comando di un uomo solo. ANNO XIV, VOL. IV,

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LE GI\ANl)l .i\IANOYRE AUTUNNALI

Aia alle _istruzioni di pia.zza d'arme devono poi tener dietro quelle dei campi e delle grandi fazioni campali . Tutte sono necessarie·, tutte hanno il loro grado irrecusabile di importanza . La piazza d'arme insegna il modo di eseguire un dato movimento . I campi e le grandi manovre ne dìmoslrano ìo scopo, ne addit:'rno l'opportunità. Sono cose diverse ma utili ed in. dispensabili del pari . In tutte ìe divisioni, a non molta distanza dai var ii / presidii, converrà cercare qualche località opporlu:qa, / qualche terreno sterile od inr.olto la di cui frequente e prolungata occupazione non possa recar danno nè riuscire gravosa all'erario. Converrà condurvi ed esercitarvi le truppe in piccola scala, cominciando dal ruetler_e in presenza. due compngnie e poi du e battagli oni. Converrà addestrarli pazientemente a spiegarsi, ad .ì prirsi, ad upprofittare di tuui gli accidenti del terren o a comprendere il valore di un fosso, dì un bivio, di una crocevia, di un bosco e via dicendo. Converrà aumentar quindi la forza sino a contrnpporre l'in tero reggimento d'una brigata all'altro, aggiungendovi una sezione d'artiglieria e qualche cavulleria per esercitarla nel servizio di perlustrazione. i Ritengo la cosa possibile, come dissi; se ,però nol osse, converrà in allora riunire anticipatamen te ed annualmente jn uno, o meglio ancora in varii piccoli campi ·d'istruzione le truppe des tinate ad esegoire le grandi fazioni campali.

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Libertà d'azione e suoi limiti indis11ensahili.

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Non havvì dubbio che affine di trarre un vero profitto pra,tico dalle · grandi fazioni campali importa che,.

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CO)l.P0 D'ESETlClTO

per quanto sia possibile, 1·iesc:ano fedele simulacro della guerra. Non si arriverà mai a rappresentare con sufficiente verosimiglianza il combattìment9. Ciò si comprende . Ma non vi ha r;:igione per cui non si debba giungere a rappresentare con molta verità le mosse e le manovre che lo precedono. Per me- credo che il gra~ van.tag.g io~ la gra.ndet st tcuola c1,elle. fanziond1: ~ campali stia prrnc1pa 1mente rn u .o q ue11 ass1e 1e 1 , studii, di criterii, di movimenti·, di disposizioni che ( · conducono poi alla battaglia. Do poca importanza ; ai finti combattimenti appunto perchè troppo lontani \ dal vero, per quanto si faccia, e ne saì·ei perciò m0lto 1 mraro. Ma ne do moltissima alla mano'vra, ~ r i.tengo 1 che non saremo rnai suffÌ'cientemente eserc1tat1 nel- '> l'arte difficile di maneggiare molte truppe e di apprczzarn con occhio strategico un vasto teatro di gue rra. Ciò premesso, reputo convenientissimo che si sta- bilisca un'orditura strategica qualsiasi, a fine di circoscrivere il terreno delle manovre campali e dare indirizzo e base alle operazioni deJie due parti com~ battenti. l.\'la credo poi convenga concedere libertà di ì azione a chi comanda in capo in un campo e nell'altro, giacchè le fazioni'combinale dietro accordi pre~tabilìti , potranno talvolta offrire gradito spettacolo, ma riescono \, sempre infeconde al punto di vista dell'istruzione che si cerca. Varie considerazioni però possono consigliare di porre qualche limite ragionevole alla libertà d'azione da concedersi ai còmandanti in capo. Anzitutto non deve esser lecito di affaticare eccessivamente le truppe f con marce troppo lunghe o privandole del necessario ( . riposo. Parmi quindi che le 24 ore della giornata debbano essere divise in due periodi, uno di guerra, l'altro di tregua, ri~ap.endo stabilito che nelle ore di

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LE GRANDI . MANOVRE AUTUNNALI

tregua ·niuno abbia a muovere dal luogo nel quale accampò. . · E così pure credo nAcessario venga determinato il raggio d'azione per ogni corpo operante proporzionato alla sua forza reale o tutt'al più alla sua forza su piede di guerra, onde non succeda, a cagion d'esempio, che tm semplice bai.taglione · manovri sulla scala di una divisione. Accordando facoltà ai comandanti delle truppe combattenti di rnanovra re a lo ro ngio entro i limiti prestabiliti cli un tracciato strategico, sarà d'uopo poi richiamarvi chi scostandosen·e troppo venisse ad alte'" rare il concetto _fondamentale del tema. Queste considerazioni ed altre che ometto rr1i fanno desiderare . qualche disposizione moderatrice che serva a completare l'architettura delle fazioni campali e ne assicuri meglio l'evidente utilità precludendo la via a tuttociò che potrebbe farsi di inutile o di dannoso.

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Ghuliei da campo.

Mi pare che l'ufiicio di giudice di campo sia difficile e delicato assa i. Seguire attentamente tutte le fasi di un combntlimento per trovarsi sempre colla necessaria opporiunitò là dove accada uno sconcio, richiede nei' giudici cli campo, per molti che sieno, grande e faticosa mobilit~. Decidere cosi su due piedi chi abbia torto o ragio1l'e, chi debba cedere e ritirarsi, chi possa rimanere od avanzare, chi meriti di esser posto fuori di c·ombattimento o considerato come prigiohiero, domanda senno pratico non sol o ed espe. rienza grandissima, ma ben anche criterio facile e pronto. Sentenziare fra i contendenti, d_ar torto all'uno

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DEL ~o COHl'O D ESEÌ\ClTO

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e ragione all'altr0 senza produrre gare sterili o pericolose, senza offendere nè disgustar nessuno , pro-

nu'nziar giudizii equi ed autorevoli, onde siano facilmente accolti e rispettati, esige ta tto squisito, una non comune superiorità di mente e di carattere, esig,~ finalmente ed incontestabil mente la superiorità del grado, alla quale in fin de' conti tutti si acquetano o si rassegnano . Sarà quindi necessario che i gi udici di campo abbiano un grado od almeno un'anzianità . superiore a chi comanda le frazioni di truppe diehiltrate in fallo, se non si vuol dar luogo a possibili inconvenienti di natura d,iversa <la quelli che si· cerea prevenire o cor-. reggere. Ed infatti sfogliando i varii rnpporti che lt o l'onore di dirigerle, potrà I' E. V. convincersi cbe se i v_e:detti dei. giudici di campo vennero sempre o_bbed1t1_ p_er virtù degli ordini dati, non furon? perb 111 ogm Cll'costanza tenuti per giusti nè opportuni. Sarà prudente inoltre che i giudici di campo si limitino a r1parare sul luogo agli sconci ed alle assurdità di parziale esecuzione, astenendosi da ll' ent.rnre nel merito generale della fozione, di cui il_ concetto e la condotta derivano esclusivamente da chi comanda in capo. Tali cautele mi sembrano- indi spensabili per ev.itnre che l'ufficio dei giudic·i di campo, nuovo fra noi, dia ;risul t:1ti assai lontani da quelli che l' E. V. volle trarne creandoli arbitri e moderatori nelle grandi fazioni e.ani pali.

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~ ~.

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DEL ,J

LE GflANDÌ illANOVflE AUl'UNNA.LI

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CORPO D ESERCITO

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ripetere a miglior mercato simili esercitazioni neUa misura che sembrasse necessaria . Quando il fuoco è impegnato, le correzioni sono generalmente poche e fors'rrncl1e inco nciliabili col bP.eve tempo concesso alfa battaglia dalla limitata dote ' di munizioni. Qualora invece, accordando il tempo necessario alle correzioni, non rie risulti spreco inutile di cartucce, so.no persuaso che le correzioni verranno fatte con sommo vantaggio dell' istruzioI)e. Ed accadrà poi che le truppe meglio preparate al combattimento, per mezzo cli queste pr1zienti e dettagliate esercLtazioni di compagnia e di battagl ione, esegui1:anno più tardi il simulucro dì battaglia da divisione a divisione con ma 6gior esattezza, accordo, concatenazione . e correzione.

JJU1u~tizioue tielle manovre che non- Ticscono.

· Quando una manovra per errori di dettaglio e di esecuzion e venne a fallire in modo chiaro ed evidente credo possa conven ire, prima di passar oltre, che i g~nerali comandan ti i due campi contrarii chfamin_o a confe-. renza gli ufficiali· .affine di mostrar loro per quali ragioni la manovra mancò. E tornerà senza dubbio di molto pl'ofitto il ripeterla l'indomani evitando o riparando gli er,rori della vigilia.

Combattimenti n fuoco. (:onfel'enzc.

Per le ragioni espo·ste poc'anzi credo inutile che i finti combattimenti sieno frequenti e soverchi. Si potrebbe co nservarli soltanto per gli scontri di divisione a divisione. l\fo per q-uelli di brigata a brigala, di reggimento a reggimento stimo sufficiente di distribuire quattro o cinque ·cartucce al più ad ogni sold~Lo di fanteria ed una carica per pezzo all'artiglieria. Ritengo che ciò basti per disegnare le due opposte linee di haLtaglia, marcare i diversi movimenti, indicar.e le su cr,essive posizioni dei due avversarii. I finti combattimenti di forze minori dovrebbero farsi in .. bianco, ossia senza far fuoco, limitandosi' a studiare diligentemente il modo di disporsi in presenza _del nemico, ad interpretar bene il terreno e ad jstruire · la truppa a coprirsi, a postarsi, a muoversi . Si avrebbe per tal modo una grande economia di cartucce, vale a dire di spesa, e così si potrebbero

Affinchè lutti possano imparar qualche cosa alla scuola delle grandi fazioni campali, cònviehe che, seguendo l' esempio già dato da qualche generale, vengano istruiti gli unìciali tutti per mezzo di apposite conferenze nei rispe.uivi corpi dell' argomento strate!rico che s'intende di svolgere e· delle svariate ' o ·considerazioni tat.tiche che il terreno prescelto andrà (, di mano in mano presentando. Nè ciò basta. Conviene · pure che il corpo de' sott' ufficiali ne abbia contezza, e conviene inoltre che ogni capitano formando il cir- ' colo, con linguaggio semplice, ch iaro e succinto, 1 spieghi alla coiripagnia l'intima ragione del movimento ~ o del combattimento che si va ad eseguire nella giornata. . Questa mia proposta non sarà eice.vuta con ischerno da quanti, al pari di me, vissero lungamente col sol-

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LE GRANDI MANOYI\E AUTGNNALI

dato ed avendolo j;onosciuto da viç,ino e non da lontano, sanno eh' ei . ragioon più di quel che si crede_, sanno che solo per giu ~ti criterii accorda o nega la sua fiducia a chi lo _guida .. · Alla fine dflle grandi fazioni campali nuove . confet:enze dovrebbero àprirsi per sottoporre le eseguite manovre a ponderale riflessioni, per trarne giudiziose ed utili conseguenze.

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Conf1•011to fra i , ·:lrii mctodl rer ei,;eg11El'e grnndi (aaio11i campali.

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Si ·possono eseg-uire gran(li fazioni campa.li nfUovendo attorno ad un cnmpo prestabilito da cui si parte ogni rnauina, ove. si ritorna ogni sera. In tal caso non si pub agire che . su di un raggio assa i limitato come ognun vede. E per quanto sinn o svariati gli accidenti del terreno circostante, per molta che sia l'immaginazione del cornandnnte in capo, le supposizioni st,:ategiche e le comlrinazioni tatti che non potranno a meno di essere assai poche, di rasson-ri-'gliarsi tutte e di assumere in breve tempo il ca rattere di continue e monotone ripeLitioni. Un tal metodo altro non è infin dei con.Li fuorcltè un campo d' istrnzione ollimo, per la scuola t/Jll.ica, insufficiente per la scuola stra tegica. Egli è perciò che lo riguardo piuttosto _come un esercizio preparatorio per le gr/Jndi manovre e nulla pi t'J. Si possono considerare le poch e forz e disponibi li in tempo di pace per le grandi manovre come parte di un esercito. immaginario e stabilire che du e o più divisioni reali ed effeuive si rnuornno di concerto ed in . armonia con molte altre drn non esistono rnn che s1' suppongono. Non v'ha dubbio che questo sistema

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DEL

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CORPO D ESE!\CI1'0

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,permeLLe ,larghe viste strntegiche cd esercita straordinariamente l'ingegno del generale in capo che deve muovere coo t·dinatamente un numero considerevole di divisioni ipotetiche tanto in un campo quanto nell'altro. Il sistema è grandioso, è sed ucente, ne conYengo. Ma temo che pochi lo comprendano bene e sappiano seguirlo nel suo continuato sviluppo, nella sua pratica applicazion e. Temo che la mass11 degli llflìciali trasportatv e trattenuta a lungo nell e regioni dell'astratto e dell'ipotet.ico, si confonda, si stanchi, si disgusti . Terno infine che questo metodo non riesca su l terreno di grande profiuo all'istruzione generale r delle truppe, se mbrandomi invece convenientissimo ) per esercilare alle mosse strategiche un corpo _scelto ? di ufficiali, per esempio il corpo cli stalo maggiore. I 'Ed in tal caso basterebbe eh e lo studio si facesse sulle \ carle ed a porte chiuse. Mi decisi dunque pee un terzo sistema più sernpliee e modesto, ina forse più pratico, il quale consiste nel prendere Je cose come sono. Imm.igin11i soltanto una invasione nemica per da r luogo alla guerra . Fu la sola ipotesi che rni permisi. Aggiunsi una orditura sti·ategièa onde avessero le n,anovre limiti e guida, ed affidai alle manovre stesse la cura di porre in rilievo l'importanza del terreno sul quale venivano eseguite. Ciò che sì free con sei brigate cli 3000 nomini incirca potrebbe ripetersi c;°:n s.ei divi~i~~i su piede di guerra . Le nianovre sarebbero esegn1b1l1 senza necessit?l cli cambiam en to alcuno. Hiuscirebbero forse con maggiori sembianze di verità. Assegnando dunque ogni anno 1111 diverso Leatrq alle future gra ndi manovre, arriverebbe gio rn o ip .;ui le più importanti posizioni del nostro suolo e la rete strategica dello Stato sarebbero famìgliari all'esercito.


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DEL

LE GRANDI MANOVHE AUTUNNALI

E così, nel dare istruzione alle truppe, le grandi manovre andrebbero · contemporaneamente dimostrando com e e dove si possa difendere 1I. nostro paese. Ecco le ragioni p rin~ipali della mia preferenza per q uesto genere di grandi manovre. Il confronto delle diverse prove fotte in qnest' anno potrà poi fornire all' E. V. i dati necessarii per determinare il pJtt°odo da seguirsi in avvenire. Giacchè mi parvebhe opportuno di scegljere fra tulli il migliore , quello cioè che sembri · più fecond o d'istrnzione pratica per l'esercito e quindi pi ù vantaggioso al servigio della Corona e dello Stato, unico e solenne obbiettivo delle nostre manovre e delle nostre fatiche .

PARTE SECONDA. I \

ll<'azioui di ~astelfranc<• e di Anzola. (l° Periodo).

Il supposto nemico, sbucando dai distretti mantovani, aveva varie strade per dirigérsi su Bologna.· Al comandan te di questa piazza., debolmente munita, premeva di conoscere con ogni possibile anticipazione· la via peescelLa dal nemico e le forze di cui disponeva, per decidere con esaLLo criterio se meglio convenisse di azzardare un combattimento , o di temporeggiare sino all'arrivo degli aLlesi soccorsi.

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CO RPO D'ESERCITO

2·39,

Du e mezzi vi sono per iscoprìre ]e mosse e le forze, nemiche: i confidenti spontanei o pagati e le esplo-. razioni mili lari. Le notizie dei messi, de i confidenti, delle ·spie sono talvol ta' infedeli, spesso erronee, quasi sempre ìnsufficienti per , mancanza di giuslo e pratico apprezzamento. 1-e esplorazioni militari,. purchè fatte in una scala · larga e concatenala, possono- forn ire una somma di . dati diversi, dal cui raffronto emerge più facilmente e sicuramente la verità. Di .ciò persuaso il difensore di Bologna, lasciata una pnrte delle sue_ forze nell a piazza, si reca coll'altra a 1'1odena, e di là irradia le sue perlustrazioni per le molte vie che cond ucono ai distretti . Le s ue paLtugl ie incontrano in più luoghi quelle del nemic9 che respingono o dalle quali sono respinte. Ai primi scontri dell e pattuglie succedono combattim enti di avamposti, di sostegni , di riserve che · si ·concentrano, si condensano, avanzano o retrocedono qua e là con qualche disordine, ma dovunque con sufficie nte int.elJ-igenza. Le mosse del nemico, che per Brcscello sì dìrige su Reggio , sono indovinate , ed i nostri tengono fermo a Rubiera quanto basti per raccogliere le forze sparse in perlustrazione e tentare poi. più indietro la sorte delle armi . A CastelfriJnco, appoggiandosi al forte Urbano, coprendosi col Piinaro, t.orrente incassato a rive dritte, guadabile in pochi posti e non sempre , ed a .cavaliere della via Emil ia, giudicarono i nostri cli accettare il combattimento. Jl nemico , indebolito dai presidii scaglionati che avea lasciato dietro di sè, non si presentò con SL1periorità di forze a Castelfranco e vi fu respinto.


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DEL

l.E GRANDI l\IANOYRE AUT UNNALI

. ~'indomani'. evitando un nuovo allacco di fronte, g~ro yer. S. Aimazio, Spilamberto e Pi mazzo, affine d1 nusc1re nlle spalle dei nostri. Un simile movimento,_ qualora fosse stato esegu ito da forze preponderanti, poteva produrre conseguenze funeste per le truppe d1 Bologna, poichè battendole le avrebbe allontanate~ di.dia piazza, e fors':rnco ne avrebbe chiusa loro la via. ,. Ma il comandante delle forz e italiane, conscio delI 1mpor1.anz~ ~i_ quel mo,iimento, e persuaso forse d~lla superwnta del nemico, si ritirò rapidamente dietro la Samoggin, raddoppiando la sua sorverrlianza 0 sul fronte e sui fianchi. ~are che, ih1emico, giud icundo molto esteso il fronte dei nostri, decid esse di riunire le sue forze per cadere sul ce~Lro d~lle truppe di Bologn5. Accudde in 7 tantO' che 1 _nost1:i_, ingannati_ da falsi rupporti, 'credetter? che il neimco portass.e l'alt.acco per Cal éara; e f~rs anche per .Crespellano .sul loro fianco sinist-ro, e -~1 prepararono ulla difesa . Di tali movimenti informato i_l nemico, argornentò ,che si cercasse cli guadagnargli In, destra, per cui cambiò subito cli progello. Tenend~ forte nl_ centro, val e a dire al ponte della S,1111~ggrn sulla v,a · Emilin, nvanzò la sua sinistr,1 per B?dr1e. a Tomba, ed esP.guenclo così un cambiam ento di fronte venne a C\clere sulla destra clAi ·nostri ad A!:zol~, copr·enùo in pari tempo le sue comunicazioni prn ~1:ette coi cl islre[ti, va le a dire la.strada di S. Giovanm rn Persiceto . . :\. q,_u es lo morimento, ideato ed eseguito con abilita, r1sp?se non rneno abilmente .il comnndante delle truppe ~1 Bologna, volgendo improvvisamente il suo fr~nte d1 battaglia e co11centrando le s11e.forze. li nemico venne respinto. Col ec,rnbattimento di Anzoln ebb1° termine il primo

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COJ.ll'O D' ESE!\CITO

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periodo delle fazion i campali eseg uite dalle !ruppe di Bologna e cli Parma . Sollo la sorveglianza dei rispettivi generali di divisione Ferrero e Cosenz, il maggior generale 'l'arditi sostenne la parte nemicu, ed il rn:Jggior generale Cavalchin i quella dei nostri . L'uno e l'..i ltro diedero alla finta guerra ogni possibile sembianza cli verità e la condussero · con molta intelligenza e p~rizia. Osservazioni. 1a L'importanza delle lontane scoperte di caval-

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leria venne dimostrata in queste fazioni campali. La piazza di Bol ogna aveva un raggio di perlustrazione di 80 e più chilometri , vale a dire potea conoscere le m0sse del nemico ·a tee marce di distanza. Il pericolo di perd ere qu.a lche fra,.zione di cavalleria nelle lontane esplorazioni non ha importanza nè può esercitare influenza alcuna sulle sorti della guerra. J~ un piccolissimo sacrificio largamente compensato · dai risultati che un generale può trarne. 2a La pianura bolognese è più favorevole alla difesa di quanto il sia all'offesn. Senza dubbio 'è questo un insign.e vantaggio per la piazza di .Bologna. I molti corsi d'acqua che la solcano, gli argini successivi che l'attraversano, i suoi villaggi di case raggruppate e compatte, le sue cascine solide e frequenti, la sua alberatura fitta -e continua rendono assai difficile il · còmpito del nernico che vuol avanzare, ed agevolano invece quello del difensore che cerca d'impedirlo. 3a 'fem endo di essere presi cli fianco , si pensò . di tenere fortemente a destra e a sinistra punti troppo lontani_, per cui ne risultò talvolta un fronte di battaglia molto esteso ed assoHigliato, debole quindi e


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LE GJUNDI MANOVRE AU 'l'UNNAU

pericoloso. Non convien confondere il rao-gio di sorveglianza, che vuol essere lungo quanto si possa, con quello di azione, che dev'essere breve e proporzionato .alla forza di cui si dispone . ' 4a Il movimento girante per S. Almazio, Spilamb erto e Pimazzo doveva· essere eseguito con quasi tutte le forze onde presentasse sicure garanzie di successo . Avuto riguardo al suo effettivo, il nemico, lasciando quattro battaglioni e due pezzi a Castelfranco riusciva alle spalle dei nostri con sovcr.c hia inferio~ ritù . Poteva qùin cli essere battuto e spinto nell'alta valle del Pç.nar·o, senza mezzo di riguadagnare la sua base. 5• Il movimento girante dell'indoma.ni per Budrie D Tomba venne eseguito invece in ottime condizioni, p~rchè, prima di attaccare i nostri presso Anzola , il nemico avea le sue colonne tutte collegate _e sotto la mano. 611 Fra i due predetti rnovimenti,giranti havvi differenza massima in quanto ai risul,tati che ne potevano venire . Quello dì Spilamberto e 'Pìmaz.,-w , riuscendo vitto;rioso,- avrebbe allontanato le truppe di Bologna dalle colline e dalla piazza. Questo invece per Budrie e Tomba ve le a..vrebbe respinte. l\1a il primo, in caso di r ovescio comprometteva le comunicazioni del nemico, mentre il secondo le copri va. L'uno dunque era temerario, ma -poteva essere assolutamente, decisivo. L'altro fu cauto, ma doveva essere relativamente infecondo. 7"' Avendo latitudine di esecuzione, non doveva una delle parti comba ttenti racchiudersi nei limiti della difesa quasi passiva, lasciando all'altra tutti i

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COR PO o'EsEnClTO

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vantaggi dell'o.ffensi, a. Quando il nemico di~1ide le sue forie per tenerci a bada da un lato; mentre frattanto ci gira un fian co dull'altro, avendo contezza sicufa del movimento, ,pon conviene rimanere inoperosi. Bisogna clecideesi e cadere con tutti i nos tri mezzi su-Ile forz e ne mich e più vieine, e quitidi r ivolgersi all e altre . 1

Decluz,ioni.

Dalle premesse osservazioni ne segue , a parer mio, che: ;J 0 Le lontane ed intelligenti perlustrazioni della cavalleria sono gli occhi del generale in capo, sono la base de' suoi critèrii. . 0 ~ L'indole della pianura bolognese favorisce la difesa della piazza. 3° Il raggio di sorveglianza deve eslendersi fino ai confini estremi del possibile, e quello dell'azione restringersi invece nei limiti esa t.ti della forza. 4° 'P er riuscire ne' movimenti giranti conviene eseguirli con forze prevalenti, onde chi intende girare non si trovi girato. 5° A parità approssimativa di forze è graye erl'ore iì dividerle nello scopo di circondare 'il nemico. 6° A forze ugual i non si deve cOt'.\'}prometteee la linea d'operazione per gfrare il fianco nemico, cosa che può farsi appena quando si è numericamente o mornlrnen te supNiori. , 7° Il giro strategicamente sterile può essere soven te opportuno per superare difficoltà tatticlie, qualora però non ponga in pericolo le nostre comunicazioni. 8° Il solo giro concludente', fecondo e, direi, perfetto, è lo strategico, quello cioè che portando la

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LE GRAl'iDI MANOVRE A UTU NNALI

massa delle forz e s ulla lin ea di operazione del nemico, lo separa dalla s ua base senza compromettere perciò le comuni cazioni. del corp o operante. n• Nel caso presente ed in al_tro analogo r i'mane dimostrata la co nvr.nienza pel difo nsore di Bologna di tenersi stretto alla collin a e. di non lasciarsene staccare.

Fazioni di l11cis a, OOon teforo e !'Hontelm o ni. (l° Periodo).

Firen ze si ved e minacci ata da un s upposto nernico, che, procedendo per Val cl i Chiana in Yal d'Ar11 0 c:on · untl. parte delle sue fo rze, coll'altra avanza da Livorno che occ upò anticipata men te. 11 difensore di Firenze dispone cli forze alquan to inferiori a quell e del nemico sommate assieme. Non esita però a pI'endere un partito, e 111anda una piccola brigata ad Incisa, un'altra a Montelupo, col_I'ordine di diféndel'e quelle du e strette ed arrestare così il doppio attacco diretto su Firenze dall'est e dall'ovest. li nemi co ha parecchi scontri di avanzate coi nostri d'importanza crescente. Ma dopo avere tastate a più riprese qu elle due posizioni, rende omaggio al la loro forza reale e rinuncia ad attaccarle di fronte . Ri solve quindi di esaminarle di fianco , e con ottimo divisamento gira Incisa dalla sinistra e l\lontelupo dalla destra. Un simile movimento non veniva a comprom ettere per nulla la lin ea naturale delle s ue comun icazioni e · dell a sua ritirata (l o stradale di Siena), e si prestava d'al tronde a un possibile concentramento . Per ciò che rignarda Incisa, il nemico partendo da J?igline pe1; S. Biagio e S. Piel'o al Terreno, e quindi

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COllP O .n':ESERCIT O

;per P,ratelli ed ahre posizioni .di cu:i la carta tace il nome, si mostrò co.n quasi tutte le sue forze sopra .S. lfjto,, .accennando nello stesso tempo come per S. Donato potesse condursi a dirittura su Firenze e ,giungervi p.rirna dei nostri . · Altrettanto in forma analoga accadeva intorno a 1 l\1ontelupo. Il nemico di nottetempo mosse cla Empoli a S. Donato, e guadagnando per un.a strada improba Bottinaccio e Pulica, discese in Val di Pesa a Ginestra, vi passò i l torrente e si ru·.restò nelle posizioni di Gi;lll.e stra , Carcheri e Villa Staccoli. L'indomani mattina· pronunciando vieppiù il mov;imento occupò Uarliaoo ·B S. llornolo. Questa manovra del nemico , consimile nei due posti , aveva senza dubbio per iscopo di .attirare i nostn in posizioqi meno opportune, meno favorevoli alla inferiorità numerica in cui si trovavano. Ma in ambo i lu.oghi crede ttero i ttostri di non doversi allontanare, . ,nè di cedere -alla tentazione . Le posizioni immediate che contomano al sud-est il fianco di Incisa parvero sufficientissime alla difesa, la quale poi nulla poteva temere per le sue comunicazion i con Firenze, avendo, ,a.peggio andare, il ponte sull'Arno che le permetteva .di passare sulla destra del fiume. Così pure il difen sore di Montelupo, mantenendosi prudente riserbo che era consigliato dalla situanel ...----~ zione, si limitò ad osservare il nemico da Malmantile, .avendo così dietro di lui due ponti sull'Arno da usufruire in og._ni evenienza, quello cioè della ferrovia presso la Pineta e quello fra Selvi e Signa. Il fatto sta .c he il nemico rinunciò in ambi i luqghi .ad ulteriori attacchi. In quanto poi alla minaccia che sembrava racchiudere il movimento . del nemico sul fianco d'Incisa e .d i Montelupo , vale a dire di gettarsi .a dirittura su ANNO XlV, VoL, IV.

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LE GRANDI l1IA N0Yl\E AUTU NNALI 246 Firenze, potendo giungervi da ambi i lati prima dei nostri, qu ella minaccia, dico, non fo nè doveva essere presa sul serio. Il nemico s11peva molto b~ne che sarebbe seguito a breve distanza dalle forze d'Incisa e di l'!Iontelupo, e che una città come Firenze non poteva essere rimasta completamente sgnernita di truppe. . Egli si sai-ebbe dunqu e trovato fra una resistenza di fronte, debole forse, ma sufficiente ad arrestarlo qu;tlchè tempo, ed un a~tacco a tergo, reso più vivace dall'importanza e dall'op porlun ità del momento. J;d infatti, persuaso il nemico che non avendo ·molta superiorità di forze non convi8ne avventurarsi su di un a. popolosa città senza battere prima e disperdere le forze che la proteggono, pensò saggiamepte di concentrarsi e li"i indurre così .i nostl'i ad un combattimento decisivo in altro terreno. Il concentramento ebbe lu ogo a S. Casciano . Le sue truppe prove nìen ti dall' attacco cli Montelupo vi giunsero per Val di Pesa, le a ltre procedenti dall'attacco d'Inci~a vi arrivarono per Val di Greve. Alla concentrazione del nemico seguì quella dei nostri a Galluzzo . La b r.igata d'Incisa vi pervenne per S. Don ato e Monteripaldi, quella di !Uontelupo per l\1almantile, Lastra e Ca sellina. Era desiderabile eh(', per megl io diffon dere praticam ente l'istruzione stralegicn, jl difenso,re di Firenze avesse preven uto a S. Casciano l'arrivo delle forze nemiche e ne avesse irnpédito la coogi unzione, tentando di batterlo in dettaglio . Ma prevalsero, e dovevano .prevalere , considerazioni di altra natura, e quindi egli ri nunciò a combattere a S. Casciano, e così pure alla P('rcussina, per non esporre a gravi danni i vigneti del ·paese. Venne dunque Iirnitata la difesa alle adiacenze di , :M:ontebuoni, vale a dire nel suo ul timo baluardo, nel :.

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COUPO o'EsEUClTO

suo ultimo rido~to . Per conseguenza lo scon tro di Montebuoni non Qffrì alti:o intere.sse, nè ebbe altro signifi ca to fu orchè quello di un 'n ion e Lattica priva d'importanza strategicfl . .Nella notte precedente al!' avanzare del nemico da S. Ca sciano i nostri ritirarono le forze che avevano occupato Percussin a, Faltignano; Bòmola ed il Poggio de' Scopeti, concentrandole tutte nell e posizioni di ·Montebuoni, Treggiaia e Tavernaccia . Il nemieo parve sorp reso dell'abbandono delle pre- _ dette posizioni, ed esitò temendo un aggua to. ~fa fatto sicuro per mezzo dell e sue ricognizioni del concentramento operato dai nostri, prese tutte le disposizionj opportune per una debole dimostrazione contro l'ilonteb11on i, e per un attacco deciso all a Tavernaccia, estrema destra dei nostri, contro cui riu nì i maggiori suoi sforzi . Occn pala la Tavérnaccia, nel procedete all'a tlacco del la Tre.ggiaia il nern ico smascherò palesemente il p roposito suo di spun tare la nost.ra destra, accennando àd impadronirsi di Mon te Cerro , dove per -. altro era sta to prevenu to e dove trovò gagliarda resistenza. Due mezzi . si offrivano per dar fine a questa simulata battaglia. Un ri tomo offensivo delle truppe di Firenze che più raccolte e mer.o stanche del nemico, potev;no lusingarsi, malgrado I~ di lui superiorità numerica, di ricacciarlo p'c r donde era venuto. Oppure, tenendo -sem pre fermo a Mo ntebuoni, rifiutare la destra e ritirarla su Villa Dini, ed eseguire così un cambiam ento obliquo di .fronte indietro. E qua~ lora il nemico dal Cerro fosse disceso in molla forza all'attacco di Villa Dini, le truppe fresche di :M:ontebuoni, che qua.si non avevtino combattut_o , irrompendo all'improvviso sulla destra del ne1mco, pote-


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LE GRAND1 MANOVRE AUTUNNALI

Yano sbaragliarlo,. spingerlo contro l'Arno, separarlo dalla ·s ua linea naturale. di r itirata e -po rlo in 11na cri' ti.ca situazione. I vantaggi strategici di qu esto secondo partito lo fecero (orse preferire., malgrado le 'diffi coltà ed i perjcoli che l'accompagnavano. Ma ;<Àppena il generale di Firenze ne iniziava l'esecuzione, per imprevisto malìn teso fu dato il segnale di cessare il com battimento, che posè fine alle faz ioni eampali del primo periodo . _ Il lupgòt.enente generv.le ,CadoTna, comandante le trnppe di I?irenze, ed il luogoten ente generale Bixio, comandante le forze nemiche, -sostennero l' antica 101·0 riputazione di uffiziali espertissimi ed intellig;entL E .così pure ·meritano lode i maggiori generali l\'lazè de' la Roche e De Fornar-i 1:ier le fazioni d'Incisa; iJ maggior generale Scalia ed il b1;igadiere De Vecchi per guelle di 1'lonLelup.o .

Osservazioni. · ,Ja Qualora una pos1z10ne presenti se1·ie difficoltà

ad un attacco di fronte, come Incisa e meglio ancora Montelupo, conviene senza dubbio di adoperarsi a tnasportare !'.attacco• su l'uno dei fianchi, preferendo quello che si .avvicina più" o si allontana meno dalle buone .condizionf strategiche . . .Comprendo guindi ed approvo i movimenti gil'anti eseguiti abilmente atto.mo ad Incisa e Mo.ntelupo . ~fa non comp1·endo del pari nè posso approvare che dop.o tante fatiche, dopo marce mòntuose' e notturne, il nemico _per .moti-vi jgnoti siasi ritirato da Incisa e da Montelu_po senza attaccare i .nostri, senza trarre

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CO RPO D"ES EJXClTO

profitto alcu no dal movimentò g ir ante, foorehè qnello di una sterile minaccia . Le truppe di Firenze ·erano sulla slre.Lta 6ifensiva . Non cercavano quindì il uemico, ma J'attende·vano neHe posizioni p1-escelle a difesa. AJl'invasorè conispondeva dunque cli eonser~ vare l'iniziativa del movimento_, non solo , rna ben anco dell'auacco . Le parti erano diYerse, mn ch iara~ mente delineale. · 2n Malgrado quanto dissi nellu precedente osservazione, devo però riconoscere che la. difesa fu troppo passiva, troppo a piè fermo ad Incisa, a ìUontelapo~ a Mon tebuoni. Anche quando si è chiusi in una. for.. tezza non si può prescindere da qualche sòitila, af~ fine di ritar·dare gl i appro cci. di scompiglin re I'a,f tacco, di allontanare il troppo vicino nemico . Non si deve mai porre in dimenticanza che aneli~ nei combattimenti difensivi conviene oppor lnnamente alternare-la resistenza e l' attacco. 3a I movimenti giranti attorno Incisa e MonteIupo furono esegui.bili da pi ccole colonne leggere di carreo-O'io, in confronto della vera dotazione di g uerra. t>t> f , . :1· Non si deve · inferire da ciò che grosse raz10n1 e 1 truppa col seguito corrispoodenté di earri numerosie pésanti possano manovrare per terreni .e strade con's:mfli. Le armate non abband on ano le strade militari senza suprema necessitiì ., e rare volte riescono a farlo ~enza grandi sagrifici, che pos~ono essere compensati soltanto da splendidi risultati strategici . 4a Ad Incisa e Montelnpo i·l servizio di sorvegli anza non fu fatto a dovere, nè s u di un raggio sufficiente. Altrimenti il nemico non poteva giunge!'e inosservato sin· presso S. Vito , nel mattino del '13, nè la sua marciJ. notturna da E1n poli a Ginestra sarebbe riuscita occulta tanto ed ignorata . 0

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250

LE GRAND I MANOVRE AUTUNNAL I

5° Nella fazione di Montebuoni i difensori, nt1randosi daJJ.a Tavernaccia, si condensarono , si agglomerarono troppo sulla.Treggiaia. I fuochi nemiei; partnndo da una cerchia rngguardevole, con direzion e concentrica ·alla Treggiai.a, dovevano produrre danni gravissimi, mentre i fuochi nos~ri , rispond en do al nemico da quella pos izione, erano naturalmente divergenti. 6a Nella guerra di montagna è diflìcile sempre di manten ere la concatenazione dell e varie colonn e, soventi impossibil e ; e pel' difetto di Dssicrne foJ liscono talvolta le meglio ideate operazioni . Ne' combattimenti poi, per ·la natura del terren o, l'attacco si scurisce, si spezza, si lacera , e .la difesa , che da.I l'alto vede ecl osserva , deve approfittarne get,landosi iu mezzo e separando vieppiù le frnzioni nemiche, anzich è rima- · nere inoperosu, aozicl,è permettere che si ricongiungano e si ranliOdino . 7a La conveni enza di combattere a S. Casciano era palese, era inecusabile. Prevenendo la congiunzione delle forze nemiche si poteva batterle in dettaglio. Arrivando alquanto tardi si poteva attaccarle ,:nentre er.ano sul l'orlo del)a valle col Pesa a tergo·. Ragioni strategiche e Lattiche lo cons igl iavano del pari : sa Ad ogni rnodo , non giungendo in tempo, conveni,·a prender posizione alla Percussina, appoggiandosi a Pietri su lla sinistrn, a Falt ignano e Bomola sulla destra. Ciò non era compromettente, perchè si copriva il fascio di strade cl, e conducono ullaTuvernaccia, alla Treggiaia, a Montehuoni ,.. posizion i prescelte e chè dovevano f,n·· la pa.rte di 2"' lin ea , ne,n mai quella· di prima. Senza in esorabi li rnotivi non convieo e addossare la difesa ,1] punto che si vuol proteggere.. Devèsi i11 vece ten er lo ntano il nem ico il più che si possa. Egli è obbligato così a rnar;ovrnre su

DEL

1o·

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CORPO D ESÉRCITO

251

di una scala più vasta e faticosa, ed il difensore guadagna tempo e tiene in riserva le sue ultime posi.zioni. Dediiz1'.ont'. ,Ja Incisa e M:ontelnpo sono strette di grande im..:. portanza, sono ·j pemi della difesa all 'est ed all'ovest ·di Firenze.2• La miO'] o ior difesa è senza dubbio l'offesa. . Avrà . sempre buon .giuoco chi lotta con un nemico immobile. 3° Nella guerra cli montagna è più facile clifen<lere che attaccare. Chi atlacca arriva senza lena. È quello il mom ento del contr'aUacco. L'qrto cli .gente riposata con gente stan ca dall'alto al basso drrenta preponderante an che per legge di gravità. .' 4° I fuochi dall'alto al b-asso sono fi ccan t1 dal basso all'alto sono tangenti e quindi più efficnci . Chi è sull'alto non deve scoprirsi più del necessario. 5a La linea che partendo da Montelupo segua Va l <li Pesa, pieghi per Val Terzona, passi. per S. Angelo a Vico, l\fontemngn i, Spednluzzo, Cintoja alta, Mont,e Scalari, S. Piero al Terreno , e cada sopra Incisa, · traccerà il limite . della difesa al sud-est, nl sud ed al sud-ovest di Firenze, assicurando il dominio sulle strade e sulle valli del Pesa , del Greve e del Cest0. 6 Attaccare il nemico in posizione per lui pericolosn , stra teO'icarnenLe o tatticamente, offre garanzia t, antici pata di ·vittoria. 7n La maggiol'e estensione del rag io di difesa 9 allontana la. cerchia dell'offesa. Questa tormola geometrica nella sua pratica applica?lione ha per limite il valore tatlico del tcrreno ·e la forza-di cui si dispone. 4

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LE GI{A:NDl M'AN'OYTI:E .(UTUNW'A:LI

2 ò PERIODO.

Un nemfco qualunque padrone· del l:>acino del' Po, ~apendo Fire~ze munita di poche· truppe,. concepisce . 11 progetto d'impadronirsene. Parte da Bologna coil'e' forze clw ha sotto la mano, e p·er la ,strada delle Fi-· · ligare si· dirige prestamente sulla capitale. Il generale comand,mte a Firenze, presago· di un per'icolo immfoen te, aveva ' ' tratto rinforzi da Peru(J'ia o e da Livorno, per cui veniva a riunire forze quasr doP'pie di quelle deH'avversario. Decide di andare incontro al némico, che spera di' prevenire nell'alta Val di Sicve , hjogo opportuno, a parer suo, per un combattimen to decisivo. Ma nel dubbio dì riuscire veran1ente a prevenfrlo, crede debito di prudenza di precludergli ogni via, vaTe a dire le quattro §trade èhe da Val di Sieve discendono a Firenze. · Divide p erciò le sue forze in quattro colonne e le dirige~ La 1a per Pontassien e Dicomano a Vicehio; La ~a per Val l.Uugnone e Val Fistò na ad Olmi; La 3• per Pratolin o e Val Carza a S. Pjero a Sieve · . ' ' La 4• per Val m:ariqa ed Osteria delle Cro ci a Cavallina: Q_ueste quattro colonne, giunte al ponto assegnato a crnscuna, devono attendervi ordini ulteriori. Il nemico intanto giunto a Ronca li ccio, ·vale a dire sotto il forte S. Martino di S. Piero a Sieve , viene

DEL

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CORPO D'ESEI\'.CITO

i53

esattamente i'nformato delle forze e delle disposizioni de' . nostri. Risolve di arrestarsi, spiare la marcia e l'arrivo delle· n ostre colonne, e .calcolando che non possono sbucare simultaneamente in Val di Sieve, forma il piano di battere l'una dopo l'altra . Ciò posto, occupa frebbio ed il ,forte S. Martino, si colloca fra il bivio dì Ronctlliccio, manda tutti· i suoi carri sulla strada cli Scarperia e attende.

l<'nzioue di S. Pie1·0 n Sie,·t~.

(2' Periodo).

La. nostra colonna diretta a S. Piero a Sieve, ·informata dalle sue scoperte della presenza del nemico, avanza lentamente e con cautela. S'impossessa sullito di Spugnole, posizione iq.iportantissima sulla sua sinistra, e per Cornetole sale a destra sul Monte Cascioli che va a cadere sopra Cardetole. Tiene il fon do della valle a destra e sinistra del Carza, appoggiandosi ai vari caseggiati ed alla chiesa di Cornetole, e collegandosi così col l\'.lonte Cascioli, sua es.trema destra, e con Spugnole, sua estrema sinistra. A Tagliaferro lascia la riserva e più dietro :i'l' carreggio . In presenza di tali disp osizioni, il nemico pronuncia l'atlacco da Trebbio sul fianco di Spugnole, per cadere a dirittura su 'l'agliaferro. L'importanza di. quella mossa, b en valutata dai nos tri, li consiglia alla più vigorosa resistenza. La lotta quindi tra Spugnole e Trebbio fu l'atto più imporlante del combattimento . Ma accadendo dietro la cresta. di Poggio Gennaro, Cangialla .e Serbognano, non poteva essere osservala da chi si trovasse presso jl for te o nella valle. ·


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LE GI\ANDI l\lANOVI\E. AUTUNNALI

DEL ,Jo COl\PO D'ESETlCITO

Contemporaneamente il .nemico attacca il centro dei' nostri, vale a dire le forze poste nel basso a cavallo del Carza. M.a lo fa debolmente, più per trattenere c?e .Pe.r resp.rngere.. E_ciò forse per prepararsì magg10n risultati dal movimento offensivo della sua destra al Trebbio. In quieto però della presenza dP,i nostri a Monte Cascioli, e valendosi della superiorità delle sue forze, lo attacca in tu lli i sensi e lo fa battere dalle artiglierie collocate innanzi al forte di S.'iliartino . Ma l'attacco princi~ale e che riesce si è quello che pe.r Cardetole e le falde orientali del monte offriva adito · meno scnbroso. Padrone il nen~ic? ~i Mon te Cascioli, sul quale conduce qualche art1gl1errn, e da cui, seguen·do l'andamento del contrafforte.' poteva avanzare in gll is~ da cadere per Carzavecchw e Briuno dietro '1\wliaferro la ritirata dei nostd diviene necessitù strin°gente, -~ se S,pugnole avesse ceduto snrebbe ormai impossibile. . A questo punto si fa cessare il combattimento. Èra no le di eci in circa del muttino.

Ed in ciò principalmente sta ,il vantnggio dell' offensiva. Venendo al caso pratico, bastava l'attacco vittorioso <lel Tl'ebbio, che presentava ottime condizioni strategiche, per decidere la ritirata dell'intera colonna. A questo dunque con ven iva destinnre mnggiori forze, e far a meno dell'altro auacco di Mon te Ca scioli . Il risultato sarebbe stnto lo stesso, ma le perdite fissai minori. 2a La colonna dei nostri, se era bene informata della superiol'ità del nemico, poteva prendere posizione piò indietrn, a Tagl iaferro per esempio , dove la valle restringendosi offre campo migliore alla difesa. Il comandante ci pensò sicu1:amente, ma forse prevalsero nell'c.inimo suo gli ordini che nveva di recarsi a S. Pietro a Sieve, e la fiducia di essere soccorso ·da qual~una delle colonne laterali. Tali considerazioni mancarnnu però di valore, perchè esponendosi ad essel'e battuto . rischiava di non andare a S. Pi ero a Sieve, e d'alLronde perchè attirando il nemieo nell'interno della valle, offriva. migl ior giuoco alla colo111Ja che fosse venuta in aiuto suo. 3" Nellu guerra di montagna il momen to di nbbandonare una posizione vivnmente atta~cata , dietrn cui il terreno si avvalla e diseende per lungo trntto, è cri'tico assai e richiede rnoHo sangue freddo e grande aceorgirnento. Se si parte senza 12recauzione alcuna, il nemico giungendo sull'alto, ci fueila a tergo e ci cagionn -per·dite enorm i. Conv iene dunque fìngere cl 'andar~ene, ritrarsi dal ciglio della posizione, app iattarsi , imp iccioliesi, stendersi al. suolo e quindi sorgere sim~dtancarnente quando il nemico npparisce stanco e senza fiato, respingerlo, rovesciarlo col massimo vigore e poi sparire ,11 passo di / corsa . 4" Noto.i molta precipitazione nell'attacco, sover-

254,

Osservazioni. 1n Il combatLirn_ ento di S. Piero a Sievc fo trnppo sparso e palesò un lusso dì attacchi forse soverchio ed inutile. Quando la vnlle si apre come quella del ~arza a S. Piero a Sieve , . s.la bene c_he il difensore, i~certo d.el come e clMe sarù attaccai.o, _si prepari a ricevere li nemico nelle varie posizioni da cui p11ò essere offeso. M_~ rattar:can te, prescelto il punto più vuln erabile o p1u conducent0 a risultati, deve concenl.rarri fo rze preponderanti e ÌH'escindere dagli attacchi secondari.

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·

DEL

LE GI\ANDI MANOVI\E AUTUNNALl.

eh/~ ostina_~ione nella difesa, e dovrei conchiuderne che tu.tt non si rendono ben conto delle forze nè de' fuochi · . che affrontano.

Deduzioni·. . 1 a, Qtrnnd_o si è superiori in forze bisogna ese-

gmre l attacco che sembra più decisivo co!Ja mao·.o-ior so_mrn.a ~os~ibile di mez~i , senza ereare altre ~~mphc~z10n~ d1 attacchi _seconèJari. Così si domina meglio la s1tuaz10ne strategica, dandol e l'indirizzo che si · vuole ed otten:ndo il vero risultato che si cerca. 2a Le _f~az10ni stacca te, grandi o piccole, devono aver~ n or;d ~n~ ne)la ~revisi_on ~ di ogni possibile caso. ~ 3 N_e~ comhatt1ment1 dr montagna l'abbandono di un a, pos1z1one , dietro la q uaie il terrenò si avvalla, dev essere · preceduto da uq energico contr'attacco. . 4a Sul campo cli hatLaglia molti camminano alfa cieca, per_chè non prendono in esame il tel'feno nè le forze nemwhe. 5a La difesa di Firenze trova in Va.] di Sieve luogo opport~no per_ arrestare le forze nemiche, che possono giungervi da quattro strnde :l'oltre Appennir1o. •

Fazione d'Olmi. (2' Periodo}.

. Delle q\1attro nostre ·c olonne, le due di destra e simst~·a, dirette l'una a Vicchio e l'altra a Cavallina avend? maggiore sl.rnda da percorrere, dovevano ne~ ce~sariamenrt~ arrivare ·più tardi al rispettivo loro destmo. Non si poteva dunque sperare da questa nè da

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1

conPO o' ESEllCITO

257

quella s.occorso alounff ai nostri che combattevano a S. Piero a Sieve ed er3:no .sopraffatti dalla superiorità del nemico . lUa la colonna che per Val ?lfognone fu diretta ad Olmi, i.n faccia a Borgo S. Lorenzo, quando anche partit,a più tardi da Fir·enze, non avendo più lunga strada da fare, doveva trovarsi giù a posto quando tuònava il cannone nei dintorni di S. Piero a Sieve. Perd1è non mosse, perchè non corse in aiuto dei .suoi? Eppure per la strada di Luliano Vecchio, .sulla destra stessa del Sieve, lambendo il piede delle colline potevano arrivare a Cardetole in tempo forse di cambiare intieramente la faccia delìe cose. Le sue istruzioni le imponevano di attendere ordini ad Olmi, e perciò non mosse. Di questo importantissimo argomento, intorno al quale è più che mai -necessario di · avere idee nette e chiare, parlerò più tardi. Frattanto il nernico, vittorioso a S. Piero a Sieve, vi lascia un paio cli .battaglioni, due pezzi e qualche ~a valleri.a a custodia dél forte, del ponte e del paese, e stabilisce a Colle Barucci un forte posto d'osservazione per sorvegliare fa colop.na che deve giungere .a Cavallina ed essere tenuto al corrente. di ogni suo menomo movimen to . Informato dell'arrivo dei nostri ad Ohni, muove ad attaccarli ùmnediatarnente, ma però colle dovute regole di prudenza. . . .Col grosso delle sue forze ei procede per la sinistra . del .Sjeve da. S. Piero a Borgo S. L_orenzo. l\fa nello stesso tempo fa battere la destra per fo. strada di CardeLole a Luliano Vecchio da una colonna d~pinque battaglioni con una sezione di artiglieria ed un plo.tone di cavalleria-. Qùesta colonna aveva inoltre il mandato di facilitare lo sbocco dal ponte di Borgo S.. Lorenzo al grosso , delle sue forze,


i.E GI\ANDI l\lA.N0Vl1E AUTUNNALI

La nostra colonna, giù in alliHmo pel precedente combattimento, di cui aveva . udito il lontano fragore, ed avvel'tita da'. suoi e:splorntori e dal polverìo delle strade che il nemico si avvicinava, si dispone a combattere. Occupa alla sua sinistra il Poggio Castagnole; quello d'Olmi e la villa Martini, tiene nella valle Ja chiesa d'Olmi, le rnolte case e più indietro le grosse fattorie che la popolano, e stabilisce la sua destra sulla estrernn parte del contrafforte compreso fra il torrente Fistona ed il fosso di Fratta, le di cui falde settentrionali cadono su Castellare ed il Piano . Presso Gricignano stanno i curri e le risérve. li Sieve, bassissimo in quel giorno , era guadabile quasi dovunque. Ciò doveva facilitare il ' còmpito del nemico . .Ei fa subito attac91ue il Poggio Cas tagnolo ~ . dalla colonna che arriva per la strada di Carcletole e, che da Luliano Vecchio per meno asp'rò pen,dìo procede ad espugnarlo alle spalle. Sbucnndo quindi impetuosamente dal ponte, dop_o aver battuta la pianura con qualche artiglieria, la sgombra dai nostri, dicigendo da principio le sue forze al campanile di Olmi ed alle case di Luliano Nuovo. Poi attacca risolutamente il poggio d'Olmi e la villa ~fortini cli fronte e di fianco, che sono però validamente difesi, sicchè il combattim en to vi acquista un grado cli molla intensità . Frattanto usando con sagacia e con economia di tempo della sua sup eriorità, manda un'alfra forte colonna con due pezzi ì\1attei ad esyrngnare il contrafforte che sovrasta a Castellare, la quale guadagnando la strada ch e parte da Il Piano e conduce a Valcava, dopo,.ystinato combattimento arriva alla fine ad inipossessarsene. La perdita di quella posizione , da coi il nemico colla sua artiglieria fulmina tosto la villa ì\iartini, ff Castagnolo già soverchiato e lo stesso Poggio d'Olmi

259 divenuto ormai insostenibiÌe, sono tutte circostanze che pongono i nostri :in ·piena ritirata. La villa ì\fartini vien subito occup ata dal nemico, ohe vi concentra dodici pezzi, col tiro de' quali, reso più efficace dalla opportuna e poco elevata situazione di quell'altipiano, baite la Ya!le e la strada seguìta dai nostri. Cessa in allora il combattirriento poco prima delle 6 pomeridiane. DEL

CORPO D' ESEI\CI'l'O

. Osserva.ziom·. 1a È presumibile ·che in guerra, vera e non finta,

i_l ponte di Borgo S. Lorenzo sarebbe stato · ro tto. · Il .passaggio del Sieve, in- faccia al nemico postato ad · tOlmi, richiedeva ad ogni modo di essere gagliard-amente preparato e protetto dall'artiglieria, precauzione questa che fu · presa in una scala insufficiente. Oppure conveniva,. ed era il meglio forse, dì passarlo alquanto superiormente al ponte. . 2a Le truppe cli ..seconda linea e ,di riserva non doveano senza necessità mostrarsi al ponte sino a che l_a cerchia dei fuochi della prima linea non fosse svi~ luppata completamente ed assorbisse tutta l'attenzione della difesa. 3a Lo sbocco della vall e , assai più ristretto ad Olmi di quanto il sia a S. Piero a Sieve, rendeva. opportuno di espugnarne i due fianchi, potendo i fuochi dell'uno concorrere efficacemente alla difesa dell'altro. Il doppio attacco in questo caso mi parve conveniente,. 4a La difesa senza esporsi, senza compromettere le posizioni che occupava, poteva valersi delle ttu·ppe di destra per impedire o contrastare al nemico il passaggio del Sieve mal preparato e poco sostenuto dalla


260

LE GRANDI .MANOV.RE AUT UNNALI

sua artiglieria. La difesa fu sempre teoppo inchiodata a1 suolo delle sue posizioni . 5a Sormontando ostacoli, come fossi, argini e siepi e sbucando da ponti o strade incàssale in preseaza del nemico , bisogna adoperarsi a riparar subito al disordine che nasc~ nelle compagn ie e ne' battaglioni. , È pericoloso di condurre all'aLLacco gente disordinata. Il più piccolo rovescio_ basterebbe a , produrre , una confusione irrimediabile e rovinosa .

Deduzioni.·

4a No? ,si ,deve arriscbiare in pre~enza del ·~ernie~ il passaggio d1 un cors_o d'i:lcqua, sia pure d1 poca importanza, senza prima allontanarlo dalla riva opposta, o per effetLo dì manovra o per mezzo di molta artiglieria. , 2a Quando 1a seconda linea e la riser'>:a per forza di circostanze sono raggipnte dal tiro dell'artiglieria nemi.ea, devono abbandonare l'ordine cli col.onna e spi~garsi. 3a La passiva immobilità della difesa permette all' atiacco di manovrare impunemente ed a suo .belT agio. 411 La truppa che nelle peripezie di una giornata campale si conserva ordinata sempre, attenta e docil~ ai comar.tdi ed ai segnali è destinata .a vincere.

DEL

1

CORPO D ESERCITO

Fazione di Wespiguano.

(2° Pe.r iod()) .

Fin qui le cose proce~evano lietamente pel nemico, e gli ottenuti successi lo confortavano a seguire nel suo primo di visamento. Ei pernotta a Borgo S. Lorenzo deciso di pa r tire l'indomani di buon mattino all'incontro dell'altra colonna nostra, che sa esser giunta in quella sera ed accampata a Vicchio. . Non dimenticando però le necessarie precauz ioni riunisce Borgo S. Lorenzo con S. Piero a Sieve per mezzo di un fifd telegrafico, e stabilisc~ grossi pos ti d' osservaz,ione a Fra ticelli e S. Giovanni Maggiore , con ordine di esplorare da una parte la strada di Figliano e Scarperia , dall' .altra quella di Mucciano. Stende un secondo filo telegrafico fra Borgo S. Lorenzo ed il quadrivio poco oltre il Mugell o , onde avere con rapidità successive notizie, ed ania tutti i suoi carri per la .strada Faentina al di sopra di Pa• nicaglia. De-stina un altro paio di battaglioni e di p~zzi a tutela del paese e del pon te, e manda ordì ne alle forze lasciate in S. Piero a Sieve di ritirarsi su Borgo S. Lorenzo qual'ora venissero soverchiate. Tali ptecauzioni non erano di troppo, giacchè le condizioni del nemico andavano peggiorando. · Ei doveva aver sofferto gravi perdite nei due precedenti fatti, attaccando posizioni forti, difficili e ben sostenute. Tutti sanno d'altronde che nella guerra di -mon tagna, soffre q uasi sempre p'iù l'attaccante dell' attaccato. Ol tre ciò aveva prudentemente lascialo q ualche forza a S. Piero, dovea lasciarne a Borgo S. LoANNO XIV, VOL. IY.

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262

LE GRANDI l'ìIANOYl\E At;T VNNAl.I

renzo, s_enza contare i posti d'osservazione stabiliti in vari punti. Aggiungasi poi che il comandante delle ~o~tre truppe'. approfittarido della notte, mandava ord1m opportum per portare l'indomani simultaneamente le sue quattro colonne contro il nemico. In tale stato di cose, questi partendo da Borgo s. Loren zo per la strada di Vìcchio, scopre i nostr~, che .avvisati del suo arrivo stanno prendendo pos1~ zione a Vespignano. Trattandosi di vcr;1 guerfa il nemico si sarebbe spiegato sulla strada che dietro Rabatta lambendo Poo·gio Secco tocca ~lezzastradu e conduce a Muc- . cia~o. Ma desider,,ndo limitare ìl da1Jno ad _una minor zona di terreno, prefe.risce di spiegarsi sulla straclat_____ innanzi Rabatta, che dal Sieve guida a'Pino e Prurlo. .Da ciò ne viene che il suo spiegamento si -opera in soverchi a prossimità dei . nostri., che la sua p~ima ]i ne~ si porta troppo sotto a Vespign~uo e_P~scwla, che la sua sec·onda linea e 11; · sue riserve risultano troppo aderenti alla sua lipea di ~att.aglia, ~ ch_e per conseg1,1enza av1:ehbe soff\:)rto perdite . enormi_. . Il contrafforte st1l quale stanno le truppe d_1 F1rcDz? scende gradatamente da Vespignano u Pesçw l.i, cd 1~ suo declivio viene a sma rrirsi- presso la stradn cli -Vicc;hio. Sul.la . destrn invece s'innp. lza .tortcrnerr_te a Vespignano , e dopo sensibile avvallanwp to ~t nal_?a di nuovo per formare un cocuzzolo, oltre il quale · torna ad abbassarsi. Il nemico preferisce. conccotrure la somma de_' suoi sforzi contro la sinistra de' nostri, e valendosi dell'arco che fa il Sieve in qu e! punlo, fa scorrere sotto .. }a fitta alberatura che copre . il teneno compreso tra . il fìur~e e la· strada di Vicch io ,nolLi b3.tt,agl ioni, ,i . quali steingono P(;)sciola con una cerchin di fuoço.

°

263 l\lenlre eseguivas i. quell'importante movimento, Pe- · sciola era fulminata dalla sua artiglieria. I P-Ostri difendono con vigore· la , loro buona, e con-catenata posizione. Il fuoco f.u intenso, . il combattimento vivace ed alternato da molti attacchi e contr'attacchi. Ma peccò dal principio al fine di soverchio riavvicinamento ed agglomeramento delle due linee combattenti . ' L'infu riare frattanto del nem ico sulla sinistra dei nostri vi richiama successivamente quasi tutte le loro forze, per cui la destra (Vespignano) rimane troppo sguernita e scoperta. Cosl succede che due bauaglìoni df bersaglie_ri nemici' nascosti dalla l'ronJositù del ter-, reno si geU.ano1 quasi di sorpresa sul cocuzzolo cli cu i parlai, e cl i là guadagnano alla corsa l'.alLo di Yespignano, debolmente difeso clalle, pocbe;for_ze ch e vi si trovavano . .Ciò Yedendo, alcune frazioni di famer ia d~lJa sinistra nemica si spingo no in sòstegno de1 battaglioni bersaglier i. , . La po::;izionc era presa , dovev-a no i nostri cedere, il terreno e · ridrnrsi, Jn seguito cli ciò -feci cessare il combattimento poco pri ma delle 9 antimeridiane. · Un'ora dopo si udiva 11 cnnnone da S. Piero a Sieve. La nostra colonna di Cavallina, rimasta inoperosa fino a quel 1nomento, e l'altra battutl). il giorno innanzi a S. Piero pigliavano l'offcrisirn di' concerto e fugavano le poche forze che il nemico vi avca lasçiate. DEL ,j

COR,l'O o'ESEl\CITO

Osserì.'azioni.

,,

4a Il riavvicinamento delle linee combattenti e la prossimità della seconda linea alla prir'na furono magg10n in questa fazione , con' danno _della verosimi-


264-

DEL

LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

glianza e con pericolo di generare false idee. Se ne indicò la cagione, ma giovi il rileYare questo difetto troppo frequente e qunsi direi troppo costante onde si cerchi di correggerlo. 2a Le truppe, sì in un campo che nell'altro, proced ettero con ordine e co11 assieme, ma in una tessitura troppo' densa cd esdusivarnente conform e alla tattica che ha pieccduto la trasformazione delle arrui da fuoco. 3a Senza dubbio l'attacco diretto contro la sinistra. della posizi on e conduceva a maggiori risultati stru.tegici, come quello che minacciava la linea di ritirala dei difensori. Venne esegu ito però in condiiioni mollo azzardale pel nemico, che poteva trovarsi respinto, addossato al Si.cve e chiuso in parte nell'arco che fa sotto Pesciola. Egli non era ormai in situazione da r-iscbiar molto per corl'er dietro a vantago-i stra.teo·ici b b . . b dI cui non avre be potuto approfitta re. A lui premeva di battere e di respingere la nostra colonna. Doveva dunque farlo col minor pericolo suo, doveva. quindi attar.care la destra e no.n la sinistra della posizione, perchè la ragione taUica così consigliava e perchè strategicllmente conve~iva a lui di conservarsi il mezzo di raggiungere, occorrendo, lo stradale di Faenza. 4a A Vespignano si mancò completamente di sorve;;lianza. Pare impossibile che non sieno stati scoperti i due battaglioni nemici che quasi lo sorpre~ero. ~d ogni modo, perché non si tentò di respingerli 1mmediatamenle con una carica alla baionetta della riserva? Temo che di riserva non ce ne fosse più , temo fosse stata impiegata tutta a Pesciola.

CORPO D'ESERCITO

265

Deduzioni.

,_

.i° Calcola saggiamente in guerra clii rischia poco per ottener mollo. Fare il contrario sarebbe follia. ~a Chi manca di sorveglianza si espone cd essere sorpr<"so, e chi è sorpreso ngisce sempre a easo. 3" Ri manendo senza .riserva non si può riparare alle- inaspet!ate eventualità se contrarie, nè trarne vantoggio se favorevoli. Un antico aforismn dice che il campo di battaglia resta a colui che è l'ultimo a po,·re in gioe.o la sua riserva.

&'azione di Gorgo

§.

l.orenzo.

(2' Periodo).

I risultati del combattimento a Vespignnno non furono così pienamente favorevoli pel nemico come quelli del giorno precedente. I nostri ccdellcrn il terreno, ma si ritirarono lenta.mente, in ordine e per riprendere posizione presso Yicchio. L'aHiso poi che le due colonne nosLre di sjnisLra pigliando l'offensiva attaccavano S. Piero a Sieve, mutava l'aspetlo delle cose e costringeva il nemico ad approfittaee del tempo non più per battere i nostl'i, ma per salvarsi. Ed infatti, rifiellendovi, si capisce facilmente che, se la colonna battuta ad Olmi nel pom eriggio ,del giorno innanzi fosse contemporanear.nen Le ricomparsa , la situazione del nemico poteva divenire disperata. Ma dopo un ,combattimento infausto non si può ricondur subito le truppe a combattere, ed oltre ciò il movimento di ritirata le aveva.


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LE GRANDI ' MANOVRE AUTUNNA LI

spinte forse troppo lungi. Il nemico nella maggior fretta possibile ritor_na ·a Borgo S. Lorenzo. Vi arrivano poco dopo · i battaglioni da lui lasciati a·S. Piero malconci e scomp igliati. I .tre combnuim ent i sost.e' nuti gn avranno dato un numero considerevole cli feriti, · il di cui trasport0 diventa. impossibile, il di cui abbandono deve impensierirlo. I suoi esploratori_gli recan.o notizie gravi da tutti i lati. Le colonne nostre ·cli Cavallina e di S. Piero•avanzano, qu ella di Olmi ritorna, l'altra di Viccliio non vedendosi inseguita si · arresta. In breve le avrù, .tutte quattro sulle braccia. · Le sue truppe intanto per istinto infallibile compren- /" d,ono ed esagerano la gravùìt del momento. Baldanzose il giorno prima, cadono ora nello sgorr1t~nto. Ieri portavano a cielo il loro generale, cggi lo accusano. Iµ tali condizipni si pigliano quasi sempre ca Ltive misure, si commettono quasi sempre funesti errori. La fretta, l'urgenza, l'incalzare delle notizie contrarie toglie la calma e 111 necessaria riflessione . Quindi è che il nemico audace nel concetto, ma prudente e saggio nell'es~cuzinne fino a quel momento, prende per resistere e combattere presso :Borgo S. Lorenzo disposizioni erronee e viziose che dove.ano cornprome tterfo~gravemente. Spiega la rnetù ,delle .sue forze, o poco meno , sul contrafforte di S. Donnino, innanzi la strada di Borgo S._ Lorenzo a Fraticeili , protendendosi dalle Pergole .verso Fortuna, col fro.nte a S. Piero a Sieve. Col resto si pone all'Erla, a cavallo della strada Faentina, rivolto a Borgo S. Lorenzo, èollegandosi a destra colle Pergole e coprendo la sua sinistra coll'occupazione di Poggio Secco. La . sua linea di battaglia veniva così a presentare un angolo saliente alle Pe.rgole. L:1 ·colonna .nostra di sinistra in tanto, procedente

DEL ,t o COHI'O n'ÈsEtlCITO

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da Cavallina, iniziava un movimento girante decisivo mortale pel nemico, dirigendosi a Scarper:ia, affine poi di riuscire per Figlrnno ·sopra Fraticelli e S. Giovanni l\laggiore. . Ma J;:1. distanza da percorrere non le permetteva dt giungere colla desiderata anticipazione , per quanta diligenza facesse. · L'altra di S. Piero a Sieve diretta su Borgo S. 'Lorenzo arriva e si· spiega sulla strada che pa1'Lendo dalla Fabbrica cli Cristallo passa pel Convento de' Cappuc.cini eJ il Paradiso. Quindi attacca subito il contrafforte di ·S. Donnino. Mezz'ora dopo si. mostra da Olmi l'altra colonna battuta il giorno i'nnanzi, la quale, superato col_le do·vute cautele il Sieve ed il paese di Borgo S. Lorenzo, · pronunzia l'allacco contro· l'Erla. li nemico, avvertito allora dalla sua sinistra che la colonna di Vic.ch io sembra retrocedere per venir:e anch'essa sul campo di battagl ia, manda le sue riserve al qu·adrivio· di S. Giovanni Maggiore, con ordine di cu_stodir bene que1la posizione d'interesse supremo e di sorvegliar Mucciano. li combattimento si sosteneva intanto a S. Donnino ed all'Erla, quando la colonna dei nostri proveni'ente da Vicchio per Rabatt:J. sale ad impadronirsi di Poggio Secco, (li feso da fo rze troppo inferiori per offrire gagl iarda e lunga resistenza. Respinto il nemico, da :o_gg~o Secco, aprono) nos tri un nudrito fuoco d nrt1ghel'1a sul fianco dell' Erla, e seguendo l'nndarnento stesso del eon trvfforte accennano n spunlarlo completamente avanzando verso. il Poggio, a fine di cadere sulla strn da di S. f.iovnnni ~foggiore a Muccian_o. . . I a posizione del l'8rl a è divenuta insostenibile ed il ne111iro l'nhbnndona in fretta coprendl) la ritirata con successm scaglioni . Stretto d,i vicino dalla colonna.

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LE G.flANDI MANOVRE AUTUNNALI ~68 di Vicchio e da quella d'Olmi, prende posizione al quadrivio di S. Giova1mi Maggiore , ove si riaccende il combattimento. · àientre ciò accadeva all'Erla, le for.ze nemiche combattenti a S. Donnino si vedono scoper(e alle spall e e minaccia Le a destra, poichè la nostra colonna gi,. ran !e per Scarperia e Figliano arriva già presso Fraticelli e la cascina I Boschi, che attacca contemporan eamente. La ritirnta di quelle truppe nemiche da S. Donnino si fa disastrosa, nè poteva essere altrimenti. Arrivano 1>erò a guadagnare S. Giovann i Maggiore passando ,,,---. per la cascina I Boschi, sotto la protezione di 6 pezzi ivi posti in ba ueria, i quali subito dopo si ritirano anch'essi a S. Giovanni Maggiore, contemporanean1ente alle forze rimaste fino a quel momento in Fraticelli. ' Il nemico a prezzo di enormi sacri:fizi era riuscito i concentrarsi al quadrivio di S. Giovanni Maggiore, e benchè cinto da forz e superiori, poteva verosimilmente prolungare la difesa . Ma quando appunto per mezzo di fuochi intensi e riuniti dovevasi ren.dere • palese l'effettuaho concentramento e condensare in un · punto solo le lotte parziali della manovra, vennero meno le munizioni e particolarmente poi all'artiglieria. l\'li vi.di quindi costretto a far ces-sare il conibattirn enLo prima di quello che sarebbe stato opportuno e che avrei desideralo .

Osservazioni. ,in L'ordine di bat.taglia preso dal nemi co in questa circostanza formava un angolo quasi reLLo col-vert ice saliente alle Pergole, ossia al centro della linea . Una

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COUPO D ESER.CI'rO

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simile disposizione , co,ntraria affaLLo ai buoni principii dell a tattica , conduce sempre a pessimi risultati. E per poco èhe vi si rifletta, si comprenderà ,corne il menomo scucco sofferto all'Erla compromettesse le truppe cornbatt~nti a S. Donnino, scoprendone le spalle, ,e come la perdita di S. DonQino esponesse il fianco destro deli'Erla. Quindi le cose erano congegnate 'per modo che, sopraffatto in un postq, il· nemico doveva da que1 momento cedere anche .nell'altro. 2a Le truppe nemiche stese a battaglia sul contrafforte cli. S. _Don nin o, qualora fossero state respinte e cacciate indietro , dovevano cadere perpendicolarmente sul fianco · dell'Erla, portando ingombro e confusione· sùll'unica strada · che rimaneva alla ritirata. 3a Ritirandosi invece come l'ecei·o, lungo il contrafforte stesso e nella direzione di Fraticelli sfilarono soLto il fuoco dei nostri sin oltre Fortuna e quasi sino -0Ha ea.scina I B·oschi, ove, piegando a destra, poterono . guadagnare S. Giovanni ì\:Iaggiore mercè la batteria di {i pezzi colloeata opportunamente alla cascina I Boschi. La ritirata in wl rnodo eseguita sul fronte di battaglia dell'avversario è . sempre ed inevitab ilmente funesta cagionando perdite incalcolabili . .1.a L'assoluta impossibilità di fare altrimenti per <lifeuo di tempo o per pressione nemica, oppure la necessitò. indeclinabile dj proteggere e.custodire qualche grosso·convoglio di vettovaglie, di munizioni, di feriti o d'altro può scusare soltanto la scelta di un ordine di ba ttJglia così vizioso e di una posizione tanto sfavorevole . Poco lungi e poco sopra del Mugello, dove il nem ico si concentrò per ultimo a prezzo cli sagrificii enormi e rischiando di perdere l'unica sua via di ritir·ata , vi era la posizione indicata ed opportuna per lui.


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L~ GR~NDI MANOYnE AtlTUNNAU

DEL •( 0 GOHl'O TJ°ESEI\CITO

La strada che co rre da S. Giovan ni 1'foggio re a Muccinn o, aitraversando lo stradal e faentino, pe rmetteva al nem ico di sp iegarv i le sue forze in ord in nnza corretta e con ti nua, cli appoggiare la sua destra a S. Giovanni ~Inggior.e separato da. Fraticelli pe r profondo avvallarnen to so.lca to da un rigagnofo, e la sua sini stra ·a Mucciano presso cui il terreno si uvvalla del pari ed è contornato dall'Elsa torrente. · In tale posizione trovava un buon fro nte di battaglia boschivo in parte con ottimi _saJienti per l'artigl ieria, con fianchi bene appoggiati, stava u ca.,;;::dlo dell a sua via di ritirata, ed vvcva per ultime, ,all e spalle ed a ·ptopizia distanza la strada di Fossato a Panic.uglia ed al Cantone pet· collocarvi e spiegarvi ali' occorrenza la sua riserva. 5• Le quattro nostre colonne, fo rse per soverchia fiducia nel successo, si separv1'ono troppo e dimentica ron o di collegarsi giungendo sul teneno di com_baLLimento. 'L'una prese per Scarperia e Figlia.no per ·cadere su Fraticelli, l'altra mosse dai Cappuccin i co ntro ·S. Donnino, la terza da Olmi venne ali' aLtncco dell'Erl a e la quarta da Rabatta si diresse a Poggio Secco. Fu quasi un éircolo che si venne a descrivere auorno al nemico cJancJo COSÌ buon giU OCO a llli che StaYa nel centro. Conveniva rieordare !'ind ole sua Drdita ed intraprend ente, e riflettere che i succe:::si suo i della · vigilia erano dovuti alla. sepa razio.n~ deile nos tl'e colonn e. Pareva saggio quindi di riparare all'e rrore del giol'!lo precedente imponendo alle nostre fo rze un a · azione simultanea non solo, ma ben anc:he più ·c:ollecrata . . 5 e rium ta . 6° L'nttacco eondotto in questo modo mostra poi che non si era pensato ad urii.i propo rziorrn ta riserva . Ciascuna dell e quattro colonne avrù avu to probabi lmente la sua particolare riserv,1, vale a dire , avrà

·impegnato una parte delle sue ·forze te nendo l' altra 'in riseeva. Ma in tal caso la riserva altro non era fuorchè la 2a linea della cplonna a cui npparteneva . Mancava dunqu e una riserva gen erale, che non avrebbe.dovuto esser minore di un 4° dell e forze totali, · ossia di una in tera colonna. E perciò, stando alle sode massime di ,guerra, dovevnsi impegnare_ non più di t~·e co lon ne conte.mporanearnen'te e ten ere la 4n in nserva . 7a La colonna di destrn che si diresse a Poggio .Seceo e l'altra di sinistra che avanzb sop ra Fraticelli, mosse da buon istinto strategico, disprezzarono forse troppo le difficoltà tattiche e le difese del nemico. Volendo ul più presto precludergli ogni via di r.iti t:ata si condussero con tale rapi di tà ch e fu mesti eri arrestarle e più particolarmente quell a di Fraticelli, onde il combattimento non avesse a cessare troppo presto.

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Deduzi'oni.

4a Pt'Ìma conseguenza e primo pericolo cli una falsa posi zione in guerrn sono : le misure sconsigliate .ed !stantanee che l'urgenza stringente dei e.asi suggerisee e che la riflessione avrebbe respinto o corretto. '2° t vizioso l'ordine di battaglia che cond uce nuturalm ente il nemico ad avviluppurci, che rende concentrici i suo i fuochi e divergen ti i nostri e lo colloca pa ralelìa mente alla nostea via di riti rata . 3a Ali' opposto è bnono l'ordin e di battaglia clie, senza assottigliar troppo le linee, accenna ad accerch iare il nem ico , rende convergenti i nostri fuochi e copre le nostre comunicclzioni.


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J.'E GRANDI MANOVRE AU TUJ.'\NALI

4Q La principal via cli ritirata , per q uanto si possa, vuole esser tenuta sgombrà da earri, da dispersi, da ferì ti. 5a La ritirata parallela al fronte di battaglia nemico costa sempre molto sangue e conduce spesso ad un disastro . frl La fermezza e la buona collocazione di unç, scaglione di artiglieria rendono: g ra ndi servigi nelle ritirate. 7a La fiducia nel successo non g iustifica il difetto di collegamento e di coesione fra le varie· frazioni che concorrono ad una stessa opera zione. offensiva, nè la mancanza di una riserva. sa La speranza di circondare il nemico~ seguita spesso da crudeli disinganni. Ricordiamoci di. Rivoli. 9a I grandi capitani si studiarono sempre di comprendere l'indole del loro avversario ed il suo modo di far la guerra .:-iffine di tenerne calcolo. ,ioa Coriviene eseguire colla massima opportunità quelle mosse strategiche dal cui esito dipende la vittoria, senza però disprezza.re nè dimenticare le precauzioni e le misure di dettaglio tatt ico che ne rendono più . sic ura o p iù facile la riuscita.

DEL

CORPO D'ESERCITO

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nuovamente quanta sia la perizia e l'esperien za di ~ntrambi nelle cose di guerra. Debbo pure ricordare con lode i nomi dei comancianti delle sei brigate, i generali ~fo zè de la Roche, De Fornari, Tarcliti, Scal ia , Eherhanit , e De Vecchi che non risparmiarono cure nè fa tìehe per condurre le 101·0 truppe secondo le buone massime dell' arte militare. E taccio altri nomi, non consentendomi i li mi ti di un rapporto di anelar oltre . Basti il dire che tutti gareggiarono di zelo, che tutti posero il massimo impegno nel!' eseguire q uesta simulata guerra, manifestando anche in tale circostanza che l'intelligenza ed il bu.on volere abbondano nell'esercito italiano .

OSSERVAZIONI GENERALI.

Jnb1iati wa dei gene1•ali subalterni.

Il luogotenente generale Cadorna comandò le qua~tro colonne provenienti da Firen ze ed il luog-0tenente generale Cosenz le trnppe che rappresentarono il nemico . L'uno e l' al.trn meritano speciale menzione per lo zelo loro e l'intelligente operosità nell' esecu.zion'e di queste fazioni campali, che dimostrarono

Le cose non procedendo sempre in g uerra neII.a esatta misura delle previsioni, succede talvolta che i comandanti dei corpi d' e.sercito ·e delle divisioni si trovano d'improvviso in circostanze assai diverse da quelle che il generale in capo aveva presentite e calcolate nel dar lòro ' istruzio1ji ed ' ordini. Succede 'pur anche che, persuaso di aver tempo innanzi a sè, il generale i n capo si limita talora ad eseguire un movimento· preparatorio ritardarido gli or-

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DEL

LE G!IANDI MANOVRE AUTCNNALI

dini ulLeriori, 's in perchè· ]i giudica prematuri, sia perché atlende nuovi avvisi, migliori inforrnnzi.oni, 'clnti più sicuri peT decidersi. In ambi casi, ~opravvcnendo qualche fotto gravfe ed inaspettato, ln posizione dei general i subaltemi può divenire cl.ifficile molto e delicata se mancano di ordini o se gli ordini che hanno sono dettati in tutt'altra previdenza e non corrispondono quindi alle mutate circoslanze. Devono essi agire di lor propria iniziativa trovandosi senz'ordini 1 .Devono cornpletarli o modificarl i quando li ravvisano insuflìcienti od inopportuni? La quesLione rilcchiude una vitale importanza come ognun vede. Prima cli tutto convien riflettere che non vi è nulla di assòluto in gu <~rra, e molto ;neno trattandosi di una quèstione grave e delic1Ha'quant'è quf lla di decidere se l'iniziativa debba essere prescriLl.a o vietatn semp1"e ai generali sommessi ad un comando in capo. Togliere ogni iniziativa ed in qualsiasi circostanza ai comandanti dei corpi e delle divisioni tornerebbe rovinoso nei casi repentini ~d impreveduti, che , pur sogliono accadere in g·11em1. Es igerla sistematicamen te senza misura di teh1po nè <li eircostanze, condurrebbe a sostituire l'azione rotta r sconnessa dei corpi e delle divisioni all'assieme simultaneo e concordt che l'unità di comando imprime agli eserciti. · Spogliare adunque o rivestfre di libera iniziativa in modo costante ed indeterminato 'i generali subalterni ~iuscirebbe pericoloso- del pari· ed assurdo. Fra i 'due estremi opposti, fra il sì ed H no , fra il ~ernpre e il · .mai mi pare vi sia posto per Yna formo la conciliante ed opportuna,· per una soluzione wddisfocenre del difficile probleprn. · . Nei casi normali ed ordinarii, quando cioè tutto procede secondo le p·revisioni e le viste del comando

C01u: o D' ESEltClTO

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in capo, qnando le sue di sposizioni b'astano all'uopo e provvedono alle even tualità che si presentano, sarebbe superflua non solo, ma ben anche dannosa 'ogni libertà d'az ione , ogn i iniziativa che venisse concessa ? chiesta ai comandi subalterni , corne quella che tenderebbe a menomare e rendere illusoria l'unità di comando, forza e vita degli eserciti . Pei sol i casi eccez ionali e straordinarii adunque sembra indicata e conveniente l'iniziati va e la libertà cli azione dei comandan ti dei corpi d'armata e delle divisioni. Ma i ca5i occt'zi onali e straordinarii non S':)no P.Oi molto svariati e volendo riassum erli si può .ridurli qunsi tutti. · 1° A sc~ntri prematuri , ina spettati, improvvi~i col nemico. 2" All'iso lam ento e alla perdita di counmicnzioni · p1er effet.t.o di efTore o di eombnt.timenLo. Allorquando un esercito incontra il nemico ed impegna battaglia prevista. od imprevista, vi è quasi sempre qualche generale che tien e ord ini speciali e determi.nati, come per esempio di mascherare una piazza , di osservare uno sbocco, di cùstodil'e uo ponte, una stretta,_ 1:rn _luo~o impoet.ante, di protegge.re veltovaglie e rnu111z1oni, di occupare un paese, una posizione, di difendere un punto, d' itnpadronirsi di un ;:iltro e ,via discorrendo. A 1ne pare che un generHle aYcnte ordin i cli sim ile natura per quanto vecln, senta ccl aecada non possa _mai p1~escinclere, senza contr' ordine, d~ I compiere il suo rnanc~<\to, nè· debba porre in disparte gl i ordini avuti per agi~·e a su.o tp.lento. La rpaggjoran~a degl_i n\tri gcne,.·1ili avr.ii ricevuto Ùl1 .ordine cli marcia senz' altro scopo determinato f~iorehè quel.lo di concorrere ad una mossa dell 'intiero esercito. .E ~e ..questo urta inaspettatamente col nemic~, essi 1


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LE GI\Ai'<Dl, MANOYl\E AU'l'JJNNALI

non possono rirnnnere inoperosi_, CJ,1.Hrn?' an(:h~ non sieno per conto loro cornp1•orness1 ne minacciati..~ . Dovranno adoperarsi con ogn i mezzo ad ottenere notizie ed a ·rendei·si conto esatlo di quanto ·s ucced~ . Donanno avvicinarsi al soono del cnnnone se_lont~m, collegarsi e prend er posizione _se vi<~i_ni, agire o~e~ ~ si va mente se di.vi ene necessa1·10 . In circostanze smnh l'ini ziati.va è un dovere, l'inazione un errore. La ~a~canza di ordini non saprebbe scusa rlo, pe_rche _m campagna esiste semfre l'o rdin? sottin~cs~ d1 respingere il nemico che c1 ~ssalc . C10 compi end_e no~ sol~ l'usò materiale dell'armi ma ben anche tutll qu: 1 mo . virnenti che la situ azione del momento cons1gha. Un O"CtJerale poi , che non avesse altra rmss1one fuorchè qu ella di attender ordini ìn un dato luogo, commetternhbc non pi,ù un errore ma un .fallo, gra~ vissimo se non accort'esse dove si combaLte afirne d1 recar aiuto a' suoi. . . . . . Tu tli però i generali che di l?r yroprrn m1z1~t1~a . ·eseo-uiscono un rnovimenlo qun lsias1 ,. devon_o fa_re m - modo che il comando in capo ne sia subito informato . · c1 · S:) final mente il comandante di un corpo o . 1 ,un~ divisione, per forza di com.bat~imento o per v1~:Lu eh manovra venne balestrato_fuon del s~o. c_amm1?0 .~ vuole eh e1 s1 separa.•o ch . , ·li' esercito · , roo·1on n . · cons1den, d d' · com' è di fatto, qual corpo staccato e provve a J sua iniziati va a' casi suoi . . . . l\fa a rendere più faeil i e sicure le risoluz10n.1 da picrliarsi in quei · critici momenti gioverà forma e 0 la sostanza degli ordini del coma~dant~ rn C~P 0 ; Un .generale che ignore dove siano gh alln corpi d armata, che ignora la concaLenJzione .de~le n:os~e par~ ziali ed il loro scopo corrrn9·e, c~e 1gn~ra il piano d1 campagna e ciò che va fa,_cendo il nemico) non sa a

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COlll' O D'ESEUCl'l'O

277 ehe partito mteoersi nel caso di scontro improvv iso e di catastrofe inaspettata. Manca dei dati , 111' <:essMii per formal'c criterii esa tti, e deve quindi ablJnndonarsi molte volle nll'azz.:mlo. Conviene adunque che il comando in cnpo di un esercito in campagna informi i suoi genel'c1li ~ubalterni dei. movimenti di ogni singolo co;·po o divis ion e, dello scopo che vuol raggiungere giornalmente, deI l'obbiettrvo a cui tende ed infine delle mosse del nemico. Per tal modo nei casi imprcred1Hi c~d all orcliè mancano gli ordini, cadauno po1.rù aln1enn orientarsi, potrà mantenersi nel concetto gf'n <~rnl e e ~apri\ come ritornarvi qualora se ne fosse scostato pe r isbag lio o prep otenza di cfrcostanze. . . Da quanto venni dicelld o cn1e rgerà chi arissima la mia opinione che l'ini ziativa da aceol'darsi o da chiedersi ai ,generali dipen denti dal coma ndo in capo debba essere limitatn eselusivamente ai casi straordinarii e quando fon loro difetto gli ordini superiori. In tali limiti rèp11 to l'in izi ati va loro utilis~irna e perciò obbligatoria. Al di lit di questi limiti la credo dissolvente, nociva ~ <Jllindi hl condanno. :{,a conosccn z.J del piano generale, deo·Ji avvenimen ti .giorn,1Jieri e delle mosse di ogni ; ingoia frazione porl'ù i genernli s ubnlterni in grado di apprezzare al suo gius!o valor·e quanto accada cl' inaspettato e d'imprn rv iso. E così potrnn no essi supplire al difetto degl i ord ini collil loro propria iniziativa e con piena concscenza di causa. Dessaix avviato a Novi con tr·amm arciò sopra Marengo nppe na intese dal fragore del cannone che la battagha vi era impegnnt?. Egli sapeva che il Primo Console dava la caccia all'esercito austriaco e temendo gli potesse sfuggire aveva spedito molteplici ricognizioni ANNO XIY, VOL. I V.

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:27.8

LE Gl\AND1 MANOVRE AUTUNNALI

DET,

in tutti i sensi, Il cannone di Marengo avverliva chiaramente })essa ix che l'esercito di ~!el~s e '.·a tro~ato. La sua missione cli cercarlo · a Novi diveniva du1:1qu~ inutil e e perciò risolse di raggiungere celeremente 11 campo di battaglia . Tutti sanno quant' opportuua tornasse quella sua· celebrata risoluzione. ,, . Ma egli non avrebbe potuto prenderla senz esse~e pienamente istrutto ~ielle ~ntenzioni ,del generale in capo e dello stato gwrnahero delle cose_. . In simili casi importa grandemente d1 non ?o~fo1:dere uno scontro parziàle, un combattimento rnsignificante con una vera battaglia.

Ri imitato 1).ratfoo del met~<lo seguito nelle grandi fazioni campa.li.

Secondo le ·istruzioni dell' E. V. ho diviso le fazio~i campali in due periodi. Il primo presentò ~ue gr~pp1, l'uno formato dalle truppe d'oltre Appennmo, l altro da quelle del versante med iter~aneo, ~n~e, potessero esercitarsi in piccola scala ed m pro:'s1m1ta delle loro rispettive guarnigioni . Il seco?do poi le ra ~c~lse e le comprese tutte in una operazione comune d1 srn1.~lata guerra. Le fazioni del 1° come q u.elle del 2° periodo ebbero una orditura, una connessione strategica; ~he ne additava l'indirizzo, i limiti e lo scopo'. e? a~nv~ largo campo alle riflession i, ai ragionament.1,_a1 cntern militari. Un assieme di fazìoni successive che svolg9no ~e sviluppano un daLo tema si avvicina in qualehe misura alla vera guerra e porta seco per. cons:guenza un lungo seguito di pratici insegnamenti. Ogm, m?ssa! ogni posizione, ogni combattimento offre materia d1

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CORPO D'ESEllCI'l'O

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discussione e di critico esame, attira ed assorbe l'interesse di quanti vi prendono parte e può essere in ' doppia guisa considera to e giudicato, o come · fatto solo, o come pa rte d'un piano generale. Per tal modo l'applicazione pratica dei principii tattici e strategici si presenta da sè frequente e spontanea senu forma magistrale, senza fisonomia di scuola tanto nelle disposiz ioni da prendersi sul terreno quanto nelle osservazioni' critiche a c.ui danno luogo . Questo metodo permetteva inoltre di dimostrare con qualche veI'osimiglianza le conseguenze funeste a cui può condune in guerra un falso concetto non solo, ma ben anche l'esagerazione ~i un buqn principio, ,o la sua sbagliata applicazione. · Per · ultimo mi diede campo di rilevare l'indole difensiva della pianura di Bologna che aggiunge valore · a quella piazza, e di tracciare rapidamente un sistema appl'Ossimativo per la difesa di Firenze, cosa di cui pochi si preoccupano oggidì. Essendo questa la p'rima prova che si faceva da ? noi ·delle grandi manovre campali , mi parve conveniente ed utile dì andar per gradi e di limitare nel primo saggio la libertà d'azione . E ciò nello scopo di 1 giudicare praticamente e sotto ogni punto di vista 1 quanta libertà d'azione convenga concedere e da quali ì vincoli debba essere moderata e ristretta. 1 Gli errori sui quali esercitai lungamente 1a mia critica furono ispirati, consigliati od ordinati tutti da me. In primo luogo ciò mi parve giusto dal momento che per cfuesta prima prova io non accordava intera libertà d'azione . lliì sembrò poi sufiìciente per promuovere una discussione ampia, variata e successiva sulla pratica applicazione dei buoni principii tattici e strategici. Finalmente desiderando che -le grandi fazioni campali gettino radici nell'esercito, importa

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LE GRANO[ MANOVRE AUTUi',NALI

l1 ·~ parer mio che nessuno ne ritorni offeso 'o \.disgu) stato. A tntti piaeerù di raccogfiervi istruzione ed esperfoi-i'za"; a niuoo di riportarne umiliazioni ed ama; rezze. Se dunque le grandi fazioni si presentano· col . caratlere leale di una vasta scuola pratiC'a, saranno· , salutate con gioi~ . Mn se racch.iudessero invece una ( minaccia. un pericolo per chi vi assiste, sveglierebbero forse nell'esèreito sentimenti assai diversi. · Le grandi manovre furono per noi una novità, che scosse e destò straordinariamente l'amor proprio di chi vi esercitava un comando. Quando l'abitudine le avnf .rèse famigli arC l'amqr proprio non passerà i confini dell'utile e le cose procederanno con maggior calma e maggior profitto. · Meglio preparate le truppe ed esercitate nelle ope-. razioni sec_ondarie della guerra, e più educata la fanteria all'ordine sparso ed alle. varie modificazioni che Je nuove armi da fuoco impongono alla piccola Lattica, l'esecuzione delle grandi fazioni, campali andrà perfezionandqsi. Tu,tti poj vi piglieranno maggiore scioltezza e disinvoltura nr-1 condurre e muover truppe secondo. le logiche esigenze dellaguerro, e nell'applicare alla prati-ca que' principi i che ciascuno imparò sui libri e nelle scuole. . · .Anche in Prussia ed in Austria le grandi fazi oni campali diedero la prim,,i vol_la mediocri risultati. Ma in se- ' ~uito di anno in anno le cose vi andarono migliorando. E lecito.sper.a re ,ch~ altrettnnto sia per accadere da noi. Le finte nrnnovre Yisitate e conosciute nella loro {. più nascosta intirnitn, svelano se1np1:e maggio~ numero d'imperfezioni e di errori' dei veri combattimenti a 1 l cui pochi .spelt~tori assistono . ~a vittoria stessa copre 1 , col suo sp lendido manto . molt1 lM'rori e moltissime 1 mende agli occhi d~l . pubblico eh.e .ne rimane irtcons11pevole, abbagliato com'è dal fasèino dei risulfati.

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1° CORPO D' ESERCITO

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. Coneetio delle grandi fazioni campali.

Cosa io mi proponessi di dimostrare praticamente col mezzo delle grandi manovre fu detto nel mio programma delle manovre istesse. . Il gerierale nemico giungendo in Val d1 Sieve, informato che il comandante di Firenze avanza le sue t~uppe di vise in quattro colonne e per quatt!'O strade diverse, concepisce il progetto di bntterle separatamente . Egli ne ,.ìt.tacco. trè e le respinge, ma alla. fine le quattro colonne Dgcnào di concerto lo battono completamente. Il concetto teori ca ,nenLe esatto del generale nemico clovea fa llire nella pratica applicazione, perchè le nostre colqnn e giungevapo separate da troppo br-eve distanza, di modo che un irnpl'ovviso ·.-1ccordo, ed una azione simultanea fra tutte quattro erano sempr,,: possibili e p robHbili . Egli non avea quindi ternpo bastan te per batterle una ad uno in guisa <la disfarle e ridurle all'impotenza. D'alt.ronde poi vi si opponeva Ja natura stessa del terreno farorevole alla difesa .. Non si distrugge u11 nemico anche inferiore che non si avventura lonw.no, ma ehe si tiene con prndenz'à. all'entn1ta Ji una valle, la qunle poebi pnssi indietro si r0.strinp;e e diventa una \·ern gola , co111e la vnlle del Caria a S. Piero a Sieve e quella del Fistona ad Olmi. Tutto <11 più si ottiene di respingerlo, ma a caro p1~ezz'o e senza vautaggi che cornpensiD'O· in cjiiaklie misura .le soverch ie perdite. ·· Il concetto del ,generale nemico d'altro nde , anche battendo le quattro colonne, non poteva offriro-li la prohabilith di sorprendere l<irenze vuota di tr~ ppe.

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.,., ,,.,

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282

LE GRANDI !IIANOVRE AUTUNNAT,I

L'andamento naturale delle valli avrebbe ricond·oJte e riunite sopra Firenze le colonne stesse ch'egli si affaticava a battere al loro affacciarsi in Val di Sieve. Per· cui la lotta intrapresa poteva bensi dargli qualche .effimero t:1~ionfo, ma non giù un grande risultato strategico . E per ottenere uno sterile e parziale trionfo il ne.. mi.co si esponeva intanto ad aver che fare alle quattro . · colonne contempornneamente col pericolo manifesto . di vedersi sopraffatto e di perdere ogni via di riLiral.a. Egli dunque arrischiava molto, forse tutto , per ottener poco o nulla, errore gravissimo, dovendosi in guerra segui.re il sistema opposto. Arrivando in Val di Sieve era informato de i ìinforzi giunti a Firenze, per cui, lungi dal :-:orprenderla custodita da scarse truppe, come credeva, la trovava invece difesa da f01·ze doppie delle sue . . La breve distanza e la natura del terreno non consentivano· di separare abbastanza le quattro nostre colonne per aver tempo e mezzo di disfarle successivamente prima che r iuscissero a ·concertarsi ,ed a riunil'sj. Al nemico adunque altro saggio partito non rimaneva_ fuorchè quello di rinunciare subito all'impresa e di rilorn.are a Bologna .· Meritevole di biasimo fu del . pari il difensore di Firenze quando divise le sue forze in quatlrò colonne col progetto di concentrarle in Val di Sieve. . . Prima di tutto ei non era ben certo di prevernrv1 ìl nemico e così sceglieva per punto di riunione 9elle sue colonne una valle che poteva essere, come fu , anticipatamente occ:upala dall'avversario. Se poi era persuaso di giungere sull'alto Sieve prima del nen.1ico, a che divide.re ,le sue forze? Nel dubbio il nostro generale credette far opera • prudente chiudendo ogni via che da Val di Sieve

DEL

,.

1° CORPO D'ESEl1CI1'0

1

283

guida a Firenze.. Ma avrebbe dovuto_ rifl_ettere, eh~ ciascuna delle sue quattro co lon.ne era rnfonore d assat alle forze nemiche e che, giungendo tardi in Val di Sievè, correva pericolo di non poterle concentrare. Per consegu·enza egli le esponeva ad essere battute isolatamente senza sicurezza di arrivare jn tempo a soccorrerle. E così il cattivo sistema delle sue cau:elPveniva a comprometterlo grandemente ed a geuarlo in una critica situazione. Ad accres(:ere vieppìù la gravità delle . circostanze da lui stesso crca'te, si aggi unse la nntura poco previdente delle istru zioni date alle colonne, le quali doveano recarsi al luogo indicato per ciascuna ed ivi attender ordini. Il nemico intanto poteva esser giunto in Val di Sieve o stava per arrivarvi. Ern dunque opportuno, e~a necessario che ogni_co lonn~ portasse seco istruzioni ed ordini nella previdenza d1 un prossimo attacco nemico. Importava che cias.cuna sapesse bene cosa doveva fare nel caso di essere direttamente assalita, o qualora j] nemico attaccasse invece _una colonna vicina. Importava, a peggio andare, che 1 co- , mandanti delle quattro colonne avessero avuto f.• acolta' e cornggio d'inizia:tiv;,1, giacehè questo era proprio il èaso di valersene. Essi sa pevano o doveano sapere che si era andati in Val di. Sieve all' incontro di un ·nem ico inferiore in forze alle nostre colonne so mmate assieme, ma molto superiore a cadaùna di esse. Il tuono del cannone i1{dieava -dunqu e che il nem ico era compar$o e che era alle prese con una delle quattro colonne, la quale ' doveva inevitabi lmente soccombere qutilora non fosse soccorsa con efficace opportunità . Se le colonne ptLl vicine a quella in pericolo, òi lor propria iniziativa, poichè mancavano di O!'din i, a.vessero marci ato nella direz ione chd comba LLimento, si sa-


284

( .\ ,

rebbe risparmiato il sacrificio infecondo della colonna . corr1battente e costretto il nernieo a ritirarsi sin dal prim o mom ento. Il concetto del difensore di Firenze fu dunque erroneo. Vo.Jendo abbracciar troppo e tener dappertuLLo corse pericolo d'nsser ba ttuto dovunque. E le consegue?_ze· del]' enor: suo ~otevano poi esser faLte più· graH dal modo imprevidente ed in ca uto col quale ~veva. av~nzato le s ue colonne senz'ord ini e senza 1struz1001. Eppure il suo còmpito non era difficile avendo forze doppie del nemico . Bastava tenerle riuni te e condurle in Val .di Si::e per una o due strade al ~iù. 0 neste, cr.ltlc1le osservazioni snl concetto supposJo, _s~rvi di l!ase alle mosse dei due campi eontrarii, pe1mettooo cli dedurne alcune consegùenze. Ma mi ve?o ~,condotto ~ali!ralmente al mio punto di partenza, po rche le deduz1_on1 generali che emergono dal concetto)' delle seguite manovre sono , se nor1 m'illudo , qne ie stesse massime tille quali accennai nel progra~nma delle grandi ·fazioni canipHli e che mi pTO· posi . per tal mezzo di richianrnre alla memoria e di mostrare praticllmente. Eccole : . ·ta Si può lottare vantaggiosamente cont:·o forze dt gran lunga superiori, le quali non arrivino unite e . compatte, a co ndizione però di saper fare rapido ed esatto calc~lo delle distanze cli tem po e d i terreno che separano 1 varii corpi d'armata nemici. 2a Il sistema di voler abbracciare il nemico te- · nere t_ntte (è strade, prcsrntar forze dovunqu e è, fa llace, e rovinoso semp re 11 meno che non si abbia a fare con un nemico che si lasci avviluppare e che tranqu . . • Permetta 1·11-, . . " 111 en te ai. nostffc·o1·p1 e1nrmata , separati e di'.·etti yer marce convergenti 'nd un punto comune, di arr1vanj e di congiungersi.

eh:

l

1

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I

1

LE GRANDI MA NOVRE AUTUNNA LI

D);:L

1° conro

n'ESERC,TO

3a L'applicazione pratica cli questi principii lia · però limiti inesorabili che non si possono eecedere . senza pericolo. 4a Manovrando contro forze supe riùri imporla nell'ora del combattimento di aver .che fare con forze. -in feriori affine di vincere presto e bene. 5a Penetrnndo con forze inferiori fra i diversi -co rpi di un' arrnata complessivamente superiore, col progetto d'impedirne la congiunzione ballendoli se,paratamente, conviene vincere in ogni eombattimento, o·iacchè una sola sconfitta può divenire rovina. 0 A queste massime o deduzioni' aggiungerei soltanto. 6· Che in I simili casi una mezza vittoria non basta. ì" Che il punto pres'telto pel concentramento dei varii corpi di un esercito dev'essel'e talmente lontano .dal nemico ch'ei non possa occuparlo anticipatamente. Difesa di Firenze.

Dopo di nvere ricordati e praticamenle sviluppati ·questi antichi e saggi prec:etti dell'nrte militare, io volli contemporaneamen te per mezzo delle grondi fazioni -car,npali additare, benchè in modo fugace ed incom. pleto, i li miti naturali, a mio avviso, della difesa mobile di Firenze. Da Montcltipo ad Incisa, due slre ttc forti ed im portnntissime il cui vnlore venne posto io evidenza nel primo periodo delle manovre campali, tirai una corda al grand' areo dell'Arno fa cendole lambire Yal di Pesa fino alla foce del Terzona a monte di S. Casciano, e scavalcare po i, in luogo opportu no , le Yolli minori del Greve e dt:l Cesto.


286

DEL

LE GRANDI l\lAN OYRE AUT UNNALI

Condussi quindi le truppe nell'alt.a Val di Sieve, onde tu i.ti. osservassero da v1cino e cogli occhi low l' importanza militare di quel luogo , nel quale convengono ~1uattro strade principali d'oltre Appennino e dove un _corpo di esercito trova terreno opportuno; per tenersi sulle difese e per passare ali' offensiva. · ·, L'alta Val di Sieve si allaccia poi ad Incisa e forma sistema per mezzo del fiume stesso che discende a Pontassieve, ove sbocca nell'Arno . Dall'altra parte Mon telupo si unisce ~lla stretta noi.. meno forte, non meno importan te, di Serravalle in Val Nievole per mezzo dei monti Albani, i quali, come immensa ,cortina, s'appoggiano sui due punti, li congiungono solidamente e chiudono all'ovest la valle dell'Arno nel suo massimo allargamento . Mancò una manovra che •permettesse di richiamare . l'attenzione militare sull'importania dèi monti Albanì · e della stretta di Serra valle nel tracciato ,generale della difesa di Firenze. E mancò del pari l'occasione di porre in rilievo tanto la posizione di Valdibrana in Val Ombrone, da cui si tengonO' simylta.ncamente le due strade di S. Marcello é della Porretta, quanto la gia- citura di Pistoia .che par messa propr io ad ultima tutela dello sbocco di quelle sLradt e di quella valle. E per ultimo mancò tempo per dimostrare come non vi sia molto da preoccuparsi di Val Bi~e1nio nè del modo di concatenare Val Ombron e con Va l di Siev~, cose queste a cui si può sempre e facilmente provvedere . ·

1

CORPO D E'SERCITO

'.287

luogo, se degl' infiniti discorsi, apprezzamenti e criterii che . provocarono rimarrà qua.lche traccia, qualche ricoFdo nella mente dei giovani militari, sul senno e sull'abilità dei quali riposeranno in breve le sorti dell'esercito e la sicurezza dello Stato. Fu specialmente per addestrarli a leggere al più !' presto ed a comprendere que.J gran libro che si chiama 11 terreno, che la sollecitudine del Ministro della guerra 1 aggiunse le grandi fazioni campali quale complemento I alle annuali es~}rc itazion i. Le teorie della pace universale e del completo disarmo sono sogni di un pio desiderio , o sono un ideale fi losofico di difficile e lontana attnazione. Ad ogni modo, e fino a che le potenze cur'opee conservano i loro formidabili eserciti, prudenza consiglia a noi di , mantenere e migliorare il nostro . :Ma l'educazione di 'un grand'esercito non si forma, non si svilnppa, non si sostiene che a prezzo di crescenti studii e di perseveranti perfézioJJamenti., · Fece dunque opera saggia e patriottica il Ministero nel preparare ai giovani mi litari i mozzi Lutti di una larghissima istruzione. Coloro che hanno Ju vocazione dell'armi ,.e la fede nella carriera, senza cui non si fa nulla di bene, ne approfitteranno, io spero. Accumulando la maggior somma possibile di cognizioni pratiche e teoriche, riunendo lo studio all'espe) rienza, conoscendo del pari i libri, il terreno e il \ soldato, ed educando l'animo loro a quella tempra, f a quella forza di carattere che richiedono i supremi comandi, avranno fatto quanto l'onesto miliLare deve fare per mettersi in grado di senire la patria di combatterne i nemici. Di più non potrebbero, benchè ciò non basti sempre. All'infuori della scienza e dell'arte, al di sopra dell'ingègno e del valore havvi qualche cosa di miste-

e

t~ J

Non potranno dirsi perd ute le ore , le fatiche , le spese che vennero dedicale a queste man ovre camp ali, se delle molte riflession i e dednzion i a cui diedero

.

;. I


/

288

LE GUANDI MANOVUE AUTUNNALI

rioso, d' indefinibile, d' ignoto , havvi un fato che sovrasta ai destini delle battaglie. Il segreto intimo, arcano della vittoria si cela alla lente analitica, come il segreto dcli.i vita sfugge allo scalpello anatomico . Si potrà dire come sia morto un uomo, perchè sia stato battuto un generale; ma oon si arriverà mai a dimostrare in modo convincente ed appagante come e perchè viva un uomo, come e perchè un generale trionfi . Napoleone sbaraglia a Rivoli forze tripli ci delle sue ~ nelle condizioni ,più strane, più favolose, più incomprensibili cbe dar si possano, lascian do un esempio che nessuno oserà mai d'imitare . E trionfo in modo da poter partire tranqui!larnente per Mantova . Ebbene. Quello stesso Napo leone di cio nno\•' anni più t().rdi in tutta la pien ezza del suo gen io è vinto a Waterloo ' jn condizioni normnli, quasi equilibrale, ed allorquando un ingegno mediocre avrebbe potuto apparenteme.nte bastare all 'nopo. Annibale vineitore alla Trebbia, al , Trasimeno, · a Canne, vinciLore sem pre e dovunque, è 9isfotto a Za1:1a, alle porte del suo paese. La storia quasi sempre ossequente ai fatt i comp iu ti ed ai risultati palesi trova modo di sp iegar lutto. Ma / chi è del mestiere, chi conosce famigliarl'flentei l cnmpo di battaglia e vede trionfi , ottenuti in circoslanZeimpossibili, e sconfi tte toccate in eond izioni favorevoli dallo . stesso cap itano, dal. medesimo gen io di guerra, rimane sconfortato e perplesso innanzi a questo terribile enigma dell'arte militare. Giò malgrndo il vincere sarà pur sempre supremo còmpito e supremo desiderio di ogni generale. Dalla sua vit(oria dipende salute della patria a lui ca ra. quanto ad nitri ma i, e ne dipende pur anche Ì'.1 feli cità della sua Cill'i'iern e la ,pace della sua vita. Ma l'amo 1· proprio e gl'inter,essi nazionali favoriti

la

DEL •1

° C()IU'O

o'ESERClTO

289

od offesi dall'esito di una campagna non tengono conto delle in tenzioni ed a seconda dei risultati sentenziano som~rnriamente ed inappellabilmente. Chi vinse è un grand'uomo, un eroe. Chi fu vinto è un irrnorante un inetto, o molto peggio. · ° Così così sar·à. Gli Dei sorrisero, e sorrideranno semp_re al vincitore . La causa dei vinti piacque finora al solo Ca tone.

ru:

Pisa, 19- ollobre 1869.

Il genercile d'armata C!ALDJNÌ.


29 •1

LA TEI,EGRAFJA NELLA GUERRA

Ora, essendo a il numero degli elementi a tensione, 1'intensità corrispondente alla serie formata dal complesso degli el'emenLi sarà:

LA TELEGRAFIA NELLA GUERRA (CormrrnAZIONE. - Vedi le dispense di gennaio e ~i ottobre 1869ì.

È 'facile vedere che questa espressione I diviene un rriassimo quando a e b abbiano valori che soddjsfino Ja condizione ciR = br;

'

e poichè si ha pure

ab =n, YI.

Le due disposizioni degli elementi d'una pila a tensione ed a q-uantità, abbia.mo veduto, convengono per · accrescere l'intensità della conente, la prima quando la resistenza esterna del cit·cuito è considerevole, la seco~da quando questa resistenza è debole. Consegue da c1ò che per un circuito di data resistenza l'intensità massima che può ottenersi, con un dato numero di elementi, · corrisponderà ad una disposizione di essi a. quantità ed a tensione; la quale disposizione genericamente suole chiamarsi a seri·e. ~ia n il numero totale degli elementi disponibili, b 1l numero di quelli messi a quan tità , ed a il numero di quelli disposti a tensione. Gli ~lementi b, riuniti a quantità , possono considerarsi come un solo elemento, e b formola di Ohm darà:

determinando b ed a, si avrà :

_y nn. -ynr

b-

r , a.

R.

-Queste espressioni possono aversi anche sotto altra forma, perchè per l'eguaglianza a R = b r si avrà J

= 2_!:_::_ aR!

.J =..?!:..:._. 2br'

da cui 2Jr a= . s

~ ;,

r

Questa prima ·ricerca ci fa vedere come sia importé\Tlte cli avere espresse numericamente le quantità. -~ ed R. · · Diversi metodi sono stati seguiti per determinare queste due quantità che abbiamo già chiamate le


29z

LA TELEGIIA FIA

costanti voltaiche. Quel tanto che p1:ecederitemente esponemn10 circa al processo sperirnentule per dimostrare a posteriori· la formola di Ohm : ci porge im-· mediatamente un modo diretto per deterrninure le dette quantitù . .Difotto, per R che rappresenta la resistenza in terna dell' elernen to , basterà sosti tu ire. al metallo att·ivo dell'elemen't.o un .metallo incttivo, e per mezzo del reostata sappiamo come può determinarsi la lunghezza del filo normale di resistenza pari a quella dell'elemento; l.unghezzu elle, ri~eritn alla propria unitiì, darà oumericumente il valore di R. Riguardo alla quantità e, che esprime la forza elearomotrice, basterà rendere costante la resistenza ner circuito del reostata e parago.nare la. intensità corrispondente dell'e)emento che si consicleen con qu ellà dell'elemento la cui forza elettromotrice è presa per unità. Qùeste determinazioni dei valori numerici di e: e di R furono · fatte da vari fisici e eon diversi metodi, assumendo siu per la resistenza, sia per la forza: elettromotrice, unità differeriti. Da ciò è risultato che i valorì delle · costan'ti v6ltaiche da ciascunò\ esibite formano de\le categorie diverse, e per una medesima pila i numeri ch e rappresentano i valori di queste . costanti differiscono, non solò perchè si. riferiscono a diverse ·unità di misura; ma bena.nche per la div~rsa · qiialità e sensibilit~ degli strumenti adoperati nel1e sperienze. Sarebbe adunque superfluo avvertire che nelle ricerche jn cui si debbano porre in confronto risultati numerici dedotti per diverse pile, è beo inteso che questi risultati provengano dal calcolo istituito sù valori del!~ costanti voltaiche presi in una medesima categoria. Al caso nostro preferiamo di ritenere per unità di

293 resistenza il chilometro di filo di ferro di 4m, alla temperatura di · 14°; e per unità della forza elettromotrice assumeremo quella corrispondente ad un elemento ordùiario della pila Daniell, nel quale il vaso di vefro è alto _12 centimetri ed è Tiempito per tre quarti cli liquido, e lo zineo è alto 10 centimetri. Si avrà dunque per l' e.lernento Daniell : NELLA GUEIUlA

1

' .

e

e=1, R=1, n:=1.

Ricorderemo qu1 che

li rappresenta l'intensità della

conente a resistenza es terna lrasc: u'rabi le, il che nvrebbe luogo quando si riuoiss.ero direttumen t,e in contatto i poli dell'elemento.

Per gli elementi ordinari Bunsen e Grave: e

e=1,80, R = 0,160, R =H,2,

valori che perèi decrescono rapidamente stante il rapido consnrrrn di qu esta. pila.

Per l'elemento ordinario a solfato cli mercurio,

t1j10,

itfarìé-Davy :

e= 1, J.o, R

~-

= o, 600, Re = 2, 300.

Si noti però che l'e.lernento orclinario di .questa specie è alquanto piò piccolo èlei precedenti, essendo di 8 cent. anzichè di '12. L'elemento JJ!arié-Davy di 12 cent. ha invece una resistenza interna e= O, 400, ANNO 'XIV, VQL. IV.

19


NELLA Gl,;ERRA

LA 'fELEGRAFIA

In numerose applicazioni, come man mano ci accadrà di assicurarcene, va utilmente adoperata la formola di Ohm. Qui ci asterremo dal darne altri esemp i, parendoci irnporLant.e di non interrompere lo studio sulle proprietà delle correnti.

Al modo stesso che si è praticato per le pile del tipo più noto, che sono quelle disopra ricordate, sono state an che delermin ate le costanti voltai"che per altre forme di pile di cui qui non occorre intrattenersi. Gioverà invece di vedere con un caso particolare l'uso _ pratico che può fars i dei valori numerici delle accennate quanLilà. Trattisi, per esempio, di determinare il numero e la disposizione di elemen Li ord inari Marié-Davy per avere in un circuito di 6 chilometri una corrente la cui intensità sia espressa da 2, vulore poco diverso da quello che si avrebbe quundo la resistenza esterna fosse trascurabile, nel qual caso ~-- ~ R nR- -9 ..<1, 300

VII. Fin dn pri nc1p10 abbiamo riconosciu to essere condizio11e indispensabile, perchè una corrente abbia lu ogo , che il circuito fra i poli della pila fosse continuo. Abbiamo pure esaminato che il circuito chiuso presenta maggiore o minore resistenza, secondo il grado cli conducibililit del conduttore , ma sappiamo pure che i circu iti telegrafici si effettuano tra du e stazioni mercè un solo filo messo coi suoi estremi ~n c.onti~Lto con la terra; di gu isa ehe in qu es to caso 11 c1rcu1Lo sarebbe cb i11so Cc)n l'intermed iario della terra. Ora quale è l'ufficio della terra nella trasm issione delle corren ti 1 ,Abbiasi una pila di cui un reoforo sin messo in comunicazione con la trrrn mercè una lastra metallica la ~1uale potremmo immergere in un pozzo per mégli~ assicurare la conducibilità, t!d all'a!Lr·o reofo ro si attacchi un filo me tallico, lungo quanto si voglia , alla cui estremità sia pure stabili to il contatto eon la terra mercè altra lastra metallica. Con siffatta disposizione non mancheremo di accorgerci che il filo è percorso dalla corrente in (utta la sua lunghezza. Rammentando quanto fu detto fin dal . principio , che la correntl\ non poteva oLLenel'Si se non era chiuso il circuito) saremmo indotli a ritenere che fra il filo e la

.

Ricordiamo che per avere il massimo eflelto è necessario che il numero degli elementi disposti a quantità. ed a tensione deve essere dato dalle formole giù trovate

2Jr

a= -

Nel nostro caso abbiamo e r = 6 , J = 2. , perciò sarà b = 2 X 2 X O, 600 1, 400

= 1 71 '

e

.

= 1, 4.00 , 1

a=

R = O, 600 ,

2 X2X 6 4 ' 400

.., = ~ I' 14

e non potendo ammettersi frazioni di elementi si riterrà b = 2 , a = 18 . Dal che deduciamo che la pila dovrà comporsi da una serie di 18 coppie di ele;, menti. 1

..


296

~97

LA TEJ.EGII .\Fl.\

NE I.I.A GUEIIRA

terra si. formi un cir-cuito non mtcr.rotto, cosicchè quest'dltima non ufficierebbe altrimente che come un vero condutto re. Alcuni fisici difatto sono per questa ipotesi , e, seL:on do essi , alla poca. con ducibilità delle sostanz'e che costituiscono la massa terrestre deve supplire la enorme sezione che la corrente può invade1·e, e così ·pure si dan no ragione del grado stra ordinario di co nducibilitù dell a terra. Altri fisici invece ammeltono che la terra, la quale chinnrnno, per questa sua special e µropri etù, il serbato io co mune, debba .scaricare corHinuHn icnLe i du e reofori della quantità di eleLLricitù o di tensione elettrica continuamente rifornita dalla piln e din !nogo così al mov imr.nro continuo che cosLituiste la corJ'cnte. Questa ipotesi, per coloro che amrneuono 1111 sol fluido, andrebbe foi·mulata in modo diverso, percltè in tal caso si rirerrebbc che doJ polo positivo si scarichi nelln terra l'eccesso di cleltricit.\ o <li tensione el ettrica, mentre jJ negativo sarebbe rifornito daHa terra della quantità di el€LLricità o di tensione elettl'ico di cui è in difett.o . Davvero il diverso modo di ravvisare il fenomeno non Iw per noi tal e impol'tanza tecnica che non ci permetta di passarvi so pra, pu rchè si rilengt1 questo fatto capital e, cioè cli c : Qualunque sia la distanza che sepa,ra i· capi estremi d'un condidtore i quali: comunicano con la terra, questa ultima oppone alla corrente una resistenza trascurabile e pressochè costante . ' E così se una corrente fra due punti passa per un filo i cui estremi comunicano con la terra, avrà una intensità doppia di qu ella che avrebbe cl circuito tutto metallico fra i d\.1e ·punti accennati. Citeremo a questo proposito l'esperienza del Breguet sulla linea telegrafica da P!trigi a Rouen : osservò egli

con unu media di n)Olle sper·ienzc che con 1111 circuito Lulto meta llico fra le dne staziolli, il galvanometro segnava 29, ·1 a PJrigi, "7, 8 a Rouen, sostituita la terra alla melìt del circuito, la inten:;iLl1 della corrente diveniva doppia, eà avevasi 56, 8 alln prima e 35, o alla seconda stazione.

VIII .

,

La corren te attuata in un conduttore ha due fasi fra loro ben distinte: ·in una si rrwnifesra allo stato di permanen~a, nell'altra allo stato 1x:1,riabile. Finora non ,1bbiamo consirlcralo che il primo di qu esti due stati, e le ricerch e ùtte su ll a conducibilità, sulla resi stenza, e le formo le trovate che racchiud ono la. rclnzionc che v'ha tra la forza elettromotri ce, la resistenza interna ed estern11 della pila e l'i ntensità della conente, sono relative nllo stato perman ente, o, r.ome snol dirsi, di corrente stabilita. Ma nelle prati che telegrafiche è necessario potersi rendere ragione cli alcnni fenomeni dipendenti dallo stato variabile, del quale giova studiarn e le leggi : e tanto più questo studio deve reputarsi importante , in quanto ch e per esso viemeglio verranno confermnte le nozioni concrete che ci siamo fotte della corrente. Lo stato variabile in general e si pal esa non sì tosto la corren te s'immette o cessa nei conduttori, o, se vog)iasi, appena ha luogo la carica o la scarica dei medesi mi. Al momento che un filo conduttore di una lunghezza considerevole pongasi con un capo in comu-


NELLA GUEl\HA

298

LA TELEGRAFIA

~

n!ca~ione con una pila, mentre l'altro capo comun1ch1 con la terra, l'esperienza dimostra che' nell'atto cl~e- ta~iliscusi. la comunicazione con la pila l'elettricrta7 rnvade 11 conduttore quasi istantaneamente da un estremo all'altro; ma verso ìl capo opposto a qu~llo_ al.taccato alla pila, la corrente, dapprima debohssrnrn , man mano ed in hrevìs8irno tempo va crescendo. d'intensità , -fìnchè, giunta la carica al completo, 11 flusso ele~trico raggiunge lo stato permanente. Questo f~u?. s,. osserva intercalando un galvanon'.etro sens1b1lrss1mo verso l'est.t·emitù del filo cornumca.nte con la terra; ed infatti, non sì tosto che il filo è messo in. circ,~ito con la pila, il galvanometro ~ccus~ che la rntensrtà della corrente, dapprima deDolissuna, va via via ·crescendo fino ad un certo s?gno, dopo del quale l'in dicazione galvanometrica ~·unc1ne costante cd accusa la co!'rente stabilita la cui mten.sità può riconoscersi uniforme in qualunqu; punto de] Cll'CUltO . Di questo stato variabile dc11la corrente troviamo qun! che cosa di analogo nell'efflusso dei flu idi· ed in fatto, se irn maginiamo _che un tubo di una ce/La lunghezza sia rièrnpilo di un fl ui do , ·e che qu esto tubo con nn esti·erno si attacchi ad un rec.ipiente inesausto corHenente. lo stesso .iluido a mnO'o·ior pressi<rne , t>b quun do s1 apruno gli estremi del tubo e diasi· luoo·o all'irn~1issione. dal recipiente ed allo ~carico per Ìa l_uce hberu, s1 concepisce facilmente che nell'inLerno ct.el tubo abb ia a irnccedere un emusso variabile che s1 propagherà successivam(;)ntè nelle varie sezioni; laonde la velocitlt dell'eft1 usso vers.o lo scarico si ridurrà, uniforme dopo una fase di accrescimento che durnr~t ~anto più quanto più lungo sarà il tubo e maggiori le resislenze da esso oppo.ste al fluido in moto.

'

299

Invece se nel conduttore elettrico, dopo che la corrente sia stab'ilita, si ro_mpa il contatto con la· pila, allorn due galvanòmetrf, situati uno all'origine e l'altro àl cupo opposto, non cesseranno contemporaneamente di accusare la presenza della corrente, rna ciò avverrà pi-ima ip quello vicino alla pila, e dopo un brevissimo intervallo nell'altro all'estren10 opposto. In questo caso è faci le comprendere che nel flusso elettrtco si verifica lo stesso che avrebbe luogo nel tubo della prece"dcnte esperienza, quando a corso stabilito st tor:~liesse la comunicazione col recipiente. Quando il circuito fosse formato con un· lungo filo, senza l'intermediario della terru ,· essendo attaccato con ' un capo al polo positivo della pila e con l'altro al negativo, allora, mercè tre galvanometri si~uati clue ai due estremi vicini ai pol i, ed uno nel mezzo, si vedrà cbe nell'istante in cui chiudesi ii circuito si muovono pt;irna i due galvanometri ogli estre rni, e poi quello nel mezzo. In tal caso l' efilusso sa rà più energico presso i poli che nel mezzo del circuito, :fino a clie diviene dopo pochi istanti eguale da per tutto ed allo stato permanente. An che questo stato val'iabile possiamo raffigurarcelo · col moto dei flu idi. Infatti se abbiasi un canale con-, form ato secondo una curva continua la quale ricmtri. in se stessa, ed in un modo qualunque s'immagini generato, in un.a delle sezioni, un movimento secondo l'asse del canale, questo movimento si propagherà a tutta la rnassu del fluido; però sul principio dovrà essere più sensibile nelle sezioni cbe sì da una parte che dall'altra si trovuno più vicine a quella in cui ha ol'igine il moto . Lu durata dello stato variabile dipeode dalla lunghezza del filo, dalla sezione del medesimo, dalla


300

LA 'l'ELEGRAFIA

conducibilità e final mente dall'ambiente in cui trovasi il conduttore. Si ritiene pertanto che questa durata sia in ragione diretta del quadrato della lunghezza ed inve;.:sa della sezione e della con du cibili!J.1. In quanto all'influenza delfambiente l'esperienza ha · dimostrato che nei fili · conduttori posti nell'acqu'a o sotterra, coperti da un rivestimento isolan te qualunque, la durata dello stato variabile si prol unga molto di più che nei fili ae rei. Con ragione si attribuisce questo fatto a quel genere di fenomeni che negli ele menti di fisi ca diconsi d'inclu,zione; cosicchè n ei conduttori subacquei e so lterra nei il filo me tallico rappresenta l'armatura i n tern a della bottiglia di Leida, il mezzo in cui g iace 'il filo, l'armatura esterna, ed il rivestim ento isolante del filo rappresenta il vetro i nterposto tra le due armature. Pertanto è chiaro che il movim ento elettrico nel condutlore deve di necessità esser e ritardato a causa della tensione onde J' elettricità è spinta verso la supedìcie del co ndultorc; e qu esto ritardo al moto della corr ente somiglia all'effetto che una serie di diaframmi produrrebbero a l moto d' un fluido in un tubo. Intanto fu sperimentato che tre galvan om etri, messi uno al principio, l'al tro nel mezzo, l'altro alla fin e di un con d uttore sotterra neo lungo . 1490 mig lia, non app ena d ato passaggio .alla corrente, l'acc usavano con intervallo di più 'Cli un secondo; mentre se il filo era disteso nèll'aria l'intervallo diveniva impercettibi.le. Ora, se la ca usa che influisce a ritardare la trasm issione della corren te risiede nelle induzioni laterali che i conduttori esercitano sui corpi circostanti, ne con segue c he .queste induzioni saranno diverse nei loro effelli , se.condo la diversa natura dell'ambiente, ma non potranno mai essere nulle; esse però

t,E LLA GUERRA

304

attuandosi secondo la superficie del conduttore, ne avviene che due fil i di eg uale lunghezza, chf per rapporto di con ducibilità e di sezione ùovrebbc1•0 opporre eguale r esistenza, per esempio uno di ferro di 7 mill. di diametro ed uno di rame di ~ mili., pure nel fatto non avviene così , perchè nel filo di ferr o essendo maggiore il perimetro della sezione, l'induzione laterale è più estesa che nel prim o , e quindi lo stato variabile della corrente in questo fil o durerà pi ù che nell'altro. · La tensione super ficiale o la carica proveniente dall'induzione può essere rappresen tata da un coefficiente che è stato dello coe(liciente. di carica, e può ritener si che la durata dello stato variahile è anche direttamente proporzion ale a questo coefficiente . Laonde riassum endo conchiuderemo che :

La durata dello stato variabile nei conduttori è in ragione inversa del quadtrato della lU11g,hezza, e in ragione diretta della sez1·one , della conclucibilità e del coefficiente di carica. È possibile con accurate esperienze, come q uelle che sono state ripetute in mille modi da vari fisici , di determinare la durata dello stato variabile . Per un fil o teleg rafico di 4 millimetri di dia metro, sospeso n·ell'aria con buoni isolatori, lungo 1500 chilometri , la ' durata dello stato val'iabile, o, in ullri termini, il tempo necessario perchè siavi la corrente stabilita i n tutta la sua lunghezza è da U. a '.22 m illesimi di secondo, dipendentemente dallo stato igrometr ico dell'aria. In media può ri tenersi di O" 018. Con questo dato , p er un Iìlo di ugual diametro e di un'altra lunghezza, p. e. 11000 chilom etri , si troverà la durata corrisponden te mercè il rapporto inverso dei quadra ti delle ,lungh ezze e risullerà O" 72. Quando si domanda quale è la velocità dell'elet-


302'

.,

LA TELEGRAFIA

tri.co è bene sapere che, se vogli as·i conoscere la veJociL~t .della corrente stabilita, l'esperienza fino ra non ha av uto mo,clo di ottenerla, .e solo da talune deduzion i teorich e si deduce che questa velociLà possa .essere egual e a quella della trasmissione dell a luce nei ·rn·e1.nlli. · rf~a se. invece vogli asi la velocitò. di propagazione dell elettrico non s1 tosto è immesso in un conduttore allora questa ,,elocità può des umersi dal ·tempo oc: ?orrente per~h~, a diverse distanze dalla sorgente ed 11:1 condu Lton d1 ~g uali sezioni e conducibi}itù:, appar1sc~ ':ma delermmata azione elettrica ,· sia questa la deviaz10ne dell'ago magnetico , la scintilla, una reazione chimica qualunque, o fina lmente la, indicazione della corrente stabilita. Si cornp~'('!D?~ da _ciò che la successione di temp9 tra due az10n1 1denllche, della spec·ie accennata, una pt'esso all' oeigine del flusso eleLtrico, l'altra ad una distanza qualu11que, dipenderà: dalla durata dello stato variabile . . Ora, quando si vuole \a velocità d'un corpo in,moto un~forrne, si divide lo spazi o percol'sò pel tempo in cm è sta to percorso. Facendo lo stesso per la elettric ità, la veloci là di trnsmissione risultereb];)e dal rapporto della durnta dello stato variabile alla lunghezza del conduttor~. · E q'.1indi per una lunghezza di .i0,000 chilometri, p~r cm la durata dello stato variabile da quanto fu detto precedent(;mente risulta di ;115", la velocità sarebbe 40000 . H , ossia 3&-8 chilometri al secondo. 5

Per una lunghezzn di 1000 chilometri si avrebbe

o,1000 = 072 1

,13900 chilometri per secondo.

N 'ELLA GUER!\A

303

Per 1:SOO chilorne.tri

o,500,

0 18

l ·1ometn. per secon do. = ~a-,-soOcli

E così via via si avrel.Ìbero numen, 1 quali, come ben doveva accadere, sarnnno in ragione invel'sa dei quadrati delle lunghezze. · Conchiudiamo da ciò che il dato della velo ci tà del1' elcttrico è affatto relativo alla lunghezza dei conduttori e a tulle le altre canse ehe infl uiscono sullo sLa Lo vari abile, e perciò non è da marnvigliare se i num eri esibi Li da vari fisici per la velocità della corrente sieno tra loro differentissimi . /

IX.

Quando tra due punti d'un circuito traversato da una corrente si stabilisca una o più comunicazioni rnel'cè conduttori, in ciascuno di questi si avrà una corren te che cl ioesi derivata. In alcune rieerche della Lelegrafia occorre di conoscere le leggi di questo fenomeno; stimiamo perciò op, pot·tuno di esporle brevernente. Se in luogo di un solo circuito ai poli di una pila .. se lile leghino -due di diversa resistenza , l'esperienza dimostra che la correnLe si .divide fra j due circuiti, e l'intensità in ciascuno dipenderà' dalla resistenza rispettiva. Suppon iamo dapprima che i due circujti sieno di egunle lungl1ezza; che ci sia la resistenza cli uno, h quella dell'altro, e sieno s s' le sezioni rispettive.


... 304,

305

LA TELF.Gll.-1.FIA

NELLA GUERnA

Le rE.sistenze, da quanto già sappiamo, sono in ragione diretta della lunghezza ed inversa delle sezioni ; adunque sarà

e sostitu endo per J ed r le loro esprnssioni , ve rrà finalmente J' nE fi - n R (a /t) a h'

l

a =-

+ +

l

s ' h = s, .

nEa - n R. (a + h)

J" _

lt chiaro

altresì che la resistenza totale dei <lue circu iti può essere rappresen tata da nn circuito di eguale lu nghezza e di sezione pari alla som ma delle sezi on i dei primi, perciò questa l'esistenza sarà espressa da l

Se in luogo di due circui ti se ne avessero tre di resistenza a, h, e, ch iamando Ja J 1; ,Te le intensiLù l'Clative a ciascuno sarà facile trornre r=

ah

e

Ritenendo le solite denominaz ioni pei simboli della forrno la di Ohm già nota, J =

n

RE+

r

basterà sosti-

71.E

=

.J r

a

=

.f e

Questa in tensittl che avrebbe il ci rcuito unico evidentemente corrisponde a quella dei punti dove la corren te si biparte. Conside rando ·i due circuiti, chiamando ancora r la resistenza del circuito un ico· equivalente ai due parziali , J' J" le intensità relative a questi ultimi, e ricordandoci che le in tensità sono in ragione inversa delle resistenze, si avrà : J'

_

J

(a+ /t)

+

• -

+

quindi

• h -

+ h) + ah ·

ne (a h + a c--f-- h e) n H (ah + a e h ì1 a hc

J_ .11,

ne hc

J _

a+ 1i

n R (a

+a e+a

· " - n R (a h

. . , . ah . tu1rv1 per r 1espressione trova ta - - e s1 avrà J=

ah e

li e

(1)

s+s'= a+ h ·

+a h·

+ ae n

$

j- lì e).+

ci

he'

ac

n R (a h + a e+ h e)+ ah e'

. ?H ah n R (cih+ac+hc}+ahc'

l'ormole clte facilm ente possono ritenel'si per lu disposizione che serbano le lettere , e per cui facilmen te s'induce come si possano comporre le formo le relative ad un num ero di circuiti maggiore di tre. Da ultimo le accennate formole possono anche servire quando i circuiti , in luogo di partire dai poli della pila, prendano origine in due p unti qualunque di uno di essi ; attaccato direttamente ai due poli. In tal caso le parti fra i poli ed i punti di derivazione daranno una resistenza comune ed invariabile che

JII = {!_· h '


30G

LA TELEGRAFIA

NELLA GUEi\llA

307

\

può accumularsi con la resistenza interna denotata con R. Dalle formole istesse si traggono pure delle conseguenze confermate dall'csperienzu, e sono : 1° le ùitcnsi'tà delle correnti derfvate in circui'ti di pa.ri resistenza sono eguaH. 2° Se una derivazione olfre ~ina resl:stenza molto piccola, in confi·onto delle altre derivazi·om: , la corrente pa$serà. q'uasi· interamente per la prima. Ciò ved es i dnll ~ ec:pression i_ di Ja ,fii Jc nelle quali, se p. e. si supponga la resistrnza a impiccolita .Ta aumèrHerà rapid nrn cnte, ed Jii ,Te rap idamente diminuiranno. 3° Dùninuerido là res[sten::.a, della pila , . la intensità ùi ciascun circuito cresce, e si possono perciò procurare gran numero cli circuiti di sensibile 1·ntensità. Da quest'ul timo fotto si deduee che le derivazioni se partono dai poli delJa pila, posso90 essere più numerose e più intense, perchè allora non va aggiunta alla resisteùza interna della pila quell a pa rte comune che avrebbero i circuiti prima -del punto di der ivazion e. A suo tempo vedremo come 1a forrnola di Ohm e le ult re che de1·ivano du qu é!la possono adoperarsi in prati ca per avere delle norme quando si abbiano a ricercare alcu ni g uasti che avvengono nelle linee telegrafic-h e; le quali quando son o molto lunghe, s'in{ende -come sarebbe malagevole di doverle percorrere per intero, andilndo in cerca del sito in cui tali guasti fossero- accaduti . Per ora non vogliamo interrornpere l'ordfoe delle teorie che completeranno le nozioni jndispensabili alle . applicazioni della elettricità alla. telegrafia, ed entreremo subito a discorrere de}Je azioni reciproche fra le correnti e fra esse e le calamite.

X.

Fra le proprietà della corrente elettricu ~bbiamo già notata quella di far d~viure _l'.ag? nrngnet'.co dalla sua posizione normale d1 equdibno nel piano del meridiano magneti co. Questa azione dell'una sull'altro non può essere che recip roca, laonde un _cond_u~tore, reso mobile rn ercè qualche opportuna d1spos1z1one, neJ quale passi la cprrente, subi:·à P?r l'in~uenz~ d'~n~ barra magnetica alcuni detel'mrnat1 movimenti dovuti all'influenzà della stessa. Questa azione reciproca t.ra le correnti .e le cal~mite è uno dei falli piti importanti che n entrann m una delle più belle teorie della fi sica moderna, alla quale si legano imperituri i' nomi di Ampère, Oersted, Faraday. . , Per .tratlare con ordine questa parte della fis1c~ ~ uopo cominciare dal da_re ragione di talune az1om reciproche delle corren t.1. L'esperienza dimostra che: . . . . ' ,1o Due correnti parallele, o m altri t.erm1m ch_e . percorrono conduttori parall~li, si _attraggono , s~, d1- · rette nel medesimo verso, s1 respingono, se dnette in verso opposto. . . 2° Due correnti convergent1 s1 attraggono, se entrambi procedono verso il punto di .convergenza ~ entrambi. son diretti nel verso della divergenza, e s1 respingono se una procede in un verso l'altra nell'altro. .. d' È facile comprendere che ammesso il primo 1 questi due dati , il secondo non è che una conseguenza.


308

LA TELEGR.\FIA

Perciò il '.atto fondamentale che dovremo spiegarc i è appunto 11 1°; e lo faremo dopo di avere raccolte alcune importanti conseguenze di esso. Innanzi tutto dal principio che due correnti paral~ele e dirette nél medesimo verso si attraggono, ed 10 verso opposto si respingono, ne segue che S ) un conduttoi'e,_ percorso d~lla corrente, si ripieghi sopra se stesso in due rami eguali il suo effetto sopra I un ' a Itra corrente parall ela è nullo ; e lo stesso avviene se ad uno dei ram i si sostituisca un conduttore sinuoso conform;ito a spire elicoidali. Da ciò si conchiude che l'azione d'una corrente secondo l'asse d'un conduttore sinuoso può esse re annullat11 da una corrente rettilin ea di egual lunghezza. Questo risultato ci conduce a riconoscere i fenomen i che presen tano i noti cilindri elettro-dinamici detti an che solenoùti. Essi ~ono formati cla un filo di rame cop erto di seta il qual e dopo nvcr descritte un certo numero di spire elicoidali ripiegasi in se st esso -eon un tratto rettilin eo diretto secondo l'asse del cilindro sul quale le spire elicoid1Jli s'intendono descdue. Facencl_o introdut'l·e la corr(mte, col porre i due capi del fil o m comunica zione c-oi reofori d'una pila, cd a rendo cura ùi suibil ire liJ comunicazio ne per 0cruisa cl ,e il solenoi_de bilicato su d'un perno o sosp cso pel suo mezzo sia libero di muoversi, si verificano i seguenti faLti. 1° Che il solenoide prenderà la sua posizione di equilibrio nel piano del meridian o magnetico, e se è sposta to da tale posizione eia sr, stesso vi ritorna. 2° Che accostandogli ai due estremi l'estremo di un altro solenoide in uno è attratto e nell'altrn è respinto, e lo stesso aecad e presentando uno dei poli d'un a spranga magnetizzata o d'una calamiln. 3° Se facciasi passare una corrente in vì,·inanza d'un selenoide esso abbandona la sua posizione de-

NELLA GUERR A

309

viand o in un senso determinato, !lei modo stesso come fa un ago magnotico. I solenoidi, che_ in fine costituiscono un sistema di correnti circolari, e le calamite_ si possono adunque scambiare sia nelle loro azioni rispettive sia nelle loro azioni reciproche. Dopo questo fatto non v'è che un passo per ammetlere con Ampère che le calamite si possono considerare come solenoidi e che i feno meni che esse presentano sieno dovuti all'esistenza di correnti circolari , fra loro paro.llele. Senonchè vuol si nota re che nei solenoidi è sem pre poss ibile assicurarsi della esistenza della corrente che percorre la sua superficie e si può anche derivarla mercè un conduttore messo in contatto fra due punti della spirale mentre nelle ca lan1ite questo folto non ha luogo. Per questo motivo e per coordinare alcuni altri feno meni mDgnetici, il dot~o fi sico fu ind otto ad amm ettere che nei corpi magnetici e nell_e calamite le correnti non percorrono la superficie, come nei solenoidi , cd opina imcce che : irllorno alle molecole delle soslunze rnagne tiehe esistono delle corren ti circolari voltiane, e t;he quando queste sostanze non sono calamitate le rarie azioni delle correnti molecolari si elidono a vicenda; ma non sì tosto, per una causa qua lunqu e, queste 1;orrenti elementnr:i sia no orientate e si riducano tutte parallele, la loro risultan te equivale ad una corrente unica che percorra circolnrrnente la superficie del la cal amita. In ogni modo i fotti che abbiamo citati, comuni ai solenoidi ed alle calamite, noi possiamo ritenere dipendano dalle azion i attrattive e repulsive delle correnti indicate al principio di questo capo. Cominciamo intunto a considerare l'azione cl' una corrente che passi vicino ad un solenoide; e poichè quest'ultimo riducesi ad una serie di correnti circoANNO :XIV, VOL , IV. !O


310

LA 'I'EI.EGRAFIA

NELU GUJmnA

lari basterà esaminare J'. effetto in una, cioè in un conduttore circolare mobile. Sia L N, (fig. 1a), un conduttore assai leggero . di forma circolare e che con qualche disposizione sia sò-

che, una corrente la qu ale si faccia passare jn vw1nanza cli esso ne( verso della sua lunghezza, tenderà a condurlo in una direzione perpendicolare a quella della corrente e cosi q Je~.10 · fenomeno rimDnc spiegato col rnec:lesimo principio col quale abbiamo dato ragione degli analoghi effetti 0sservati sui solenoidi. Vuolsi nondimeno avvertire che se la corrente, alla cui influenza si sottopongono, sfa un Dgo mngnelico. sia un cilindro elettro-dinn mico, non è ahhastanza · energica sarà difficile, nel fore l' esperienza, che si veggano gli assì di guesti ultimi spostati fino a disporsi p1:oprio perpendicolari alla direzione della corrente. Ciò proviene dD una az1'.one direttrfre della terra in virtù dell a 'i.1uale i detti assi son richiamuti nel "pi ano del merid iano magnetico. Questa azione· direttrice della terra, di cui è nota l' applicazione che se ne fo nelle bussole, sappiumo che ha per effetto cli dirigere l'ago uiagnetico in una posizione di , eq~i ilibrio determinata di guisa che i due estremi di esso si volgono verso due punti della te1Ta, prossimi ni poli, e quei punti furono percib chiamati i poli magnetià. Altra proprietà conosciuta degli aghi magnetici è che quando due cli ·essi tentasi di · avvicinarli negli es tremi che si Yolgono allo stesso polo magnetico si respingono, e:d imece si attraggono gli estremi che volgon si u poli contrari. Di più si sa che queste attrazioni e repulsioni residenti in due punti opposti è una proprieti\ eomune ui corpi magnetici o, mar:rnetizz;fri e che i due punti in ,eui possono ino tendersi facc olti lè rìspetti ve uzioni attrattive e repulsive sono divisi da una linea neutra sulla quale le cLue azioni ·opposte si elidono. Per ispiegare questi fatti e tutti gli altri cono?ciuti - in quella parte della fisica detta magnetismo si suppose che nelle sostanze magnetiche esistessero· due fluidi

Fi:g.

1.

-

- - - - -- - ------=·-

A-

.a

stenuto nei punti JJ ed n in modo da poter girare mtomo ai' diametro vertìéale. Suppongasi che la cor~ rente entri per p ed essa per n seguendo la dir~ione delle frecce. Abbiasi poi un cdnduttore AB per cui vada la corrente da A in B. Se immaginiamo che il piano del ·conduttore L N sia 1cornunque inclinato ri- " spetto ad AB è chiaro 1 che i diversi elementi rettilinei dì cui si possono con·siclerar comp oste le due semicirconferenze Led N formuno una serie di correnti angolari col conduttore AB, le prime convergenti, le seconde divergenti , e perciò nascerann'o due forze contrarie le quali tenderanno a condurre il piano del concl uttore L N a passare per' A B. S'intende ora che se sì abbia una serie di correnti circolari, o un solenoide, l'aziope della corrente AB tenderebbe a disporne l'asse in direzione ad es's a perpendicolare. Parimente se in luogo del cilindro elettro-dinamico abbiasi un ago magnetico, sospeso a bilico, si vedrà

1


!'!ELT.A GUEP.P.A

LA TELEGllAl?!A

detti (luidi magnetici ognuno dei quali operasse per attrazione sopra se stesso e per repulsione sull'altro. La terra poi che wdesi operare appunto come le calamite si consid0rò proprio come un gran ma()'nete 'b ' . d; uria _yote.nz~ enorme .che ~u? rag?uagliarsi a quella 8;64 tril10rn d1 barr~ d1 accia10, ciascuna del peso duna libbra, magnetizzate a saturazione· e t:osì i due fluidi magnetici furono detti australi e 'boreali. Ma on1 ehe àbhian~o riconosciuto l'analoofa di effetti tra le barl'e magnetiche ed i solenoidi t~tti i fenomeni _ d 1e pel magnetismo richiedevano una ipotesi speciale possono raceogliei·si nel principio delle azioni reciproehc dell e correnti . · Frnttamo se 11~1 sol~noide siu sospeso a bili co, per modo da esser libero a rnuovr rsi, si r iconoscer~, tosto che iin'azione direttrice, !~gunle a quella che inHuisce s ul l'ago rnnguetico, lo eondn1Tù costantemente .in una posizi~ne di equ ili brio cl:e, eorne dicemmo , è proprio nel prnno del m?r_idir:no magnetico. Si noti ' però che in questa pos12.1on e d'cq nilibrio se osserve remo quale sia l'andament:o dell1u corrente , .ei accorgeremo che, nell a par·te delle sp ire voltè all a terra, dessa procede sempre . dall'est all'ovest, o, ~e vogliasi, un o~servatore che guardasse la punto sud de( solenoide riconoscerebbe l'andamento della corre nte pari a quello delle sfere dt un orologio. Deduciamo da ciò che l'azione direttrice della terra è in tutto ana loga a quella che avrebbe su l ·solenoide una corrente la quale an-, <lasse .da 01:ie~te ad occidente. Ecco dunque che la terra rn cui s1 ravvisarono già i · caratteri d'un gran magnete può ra~io~evolrnente supporsi che sia percors~ da correnti circolari da oriente ad occidente le _quali f~rse potrebbero ·essere di natura termica e provement1 dal successivo riscaldamento solare nei diversi meridiani.

,Da quan to nbbiarno fi nora esposto , apparisci~ che se finor-a la scienza non ha colmato qu~ll e lnt:unc ehe tuttoru rimnngono in questa importante teoria nondimeno si sa abbasta nza per esser0, in gr.1d(1 di persirnd(~rsi che tn,tta la seqtwJa de' fattì cli mngnetisrno i quali per se soli richiedevano un'ipotesi speciale, rientnrno nel dom in io di fenome ni elettrici .e conve rgono nello stesso principio; quello delle m11tue attrazioni e ripulsioni delle correnti. Giunti a tnl p'unto non dobbiamo dissimulnrci che questo .fatto fondumcntale, che abbiumo nrnrnesso come dato dell'esperienza, costituirebbe una legge fondata sulla conside razione di un genere di forze del tutto ' astratte quali si ,debbono consid erare le :,i,ttrazi oni e repu lsioni opera nti a distanza, e questa specie di for ze se pqb ammettersi come un bisogno per istudiarne le relazioni 0oi loro effetti, pur<1. non rappresentano . nulla di reale. Delle forze che operano a distanza senza verun intermediario materiale, io veritò, posso no essere un concepimento del nos tro spirito; ma non un fatto fisico. Però, fi n dal principio· di questo scritto, dicemmo che nella cor.-ren te dovevasi necessariamente ravvisare una condizione dinamica e riconosee rvi il carattere d'una massa animata da una data velocità. t qnesto ld unque if principi o al qua]P. dobb iamo ricorrere per darci ragione de l fenomeno delle attrazioni e ripulsioni; nè meglio potremmo farlo se non che seguen do quante;> il P. Secchi ne ~lice nella suajnsigne opera sull'unità. clelle forze fìsic/Ìe alla quale dichiariamo di avere largamente attinto nelle poche cose dette nel presente lavoro. Ecco in qual guisa il dotto fisico stabilisee il principio per ispiegare 1e azioni elettriche a distanza che si riducono appunto ai noti fatti di attrazi~ni e repulsioni. Dice egli :


314

NELLA GUERRA

LA TELEGRAFIA

interna in movimento . Questa aspirazione ha luogo .tanto nell e regioni esterne Il, K quanto nell'interna , P; mu in questa sommandosi le velocità di aspirazione ne avverrà una di minuzione di pressione interna e quindi una prevalenza delle esterne Il, K che produrr~1 l'avvicinamento dèi conduttori. Se invece · immaginiamo i due fili percorsi da cor~ renti opposte, ev id en temen te le aspirazioni interne si oppongono, quindi diminuirà la velocità nello spazio P e la pressione ivi diventerà nrnggiore che la esterna, per modo che i conduttori si allontaneranno . . Il principio. che spiega, le -azioni reciprocl1e delle correnti è l'anello di concatenazione non solo fra i fenomen i magnetici e gli èleLtrodinarnici , ma anch~ fra qu esti ultimi e i fenomeni detti elct_tro~tali'ci: Questi :in principal rnodo si rivelano con az10m a_ d1st~nza, cioè attrazioni e repulsioni ·dei ·corpi elettnzzat.1. Or ·bene, qu~ste azioni possono ezianclio spiegarsi dina~ 1nicamente col considerare .gli squilibri delle pressiom .sul flu'ido elettrico. èi duole che i limiti iD cui necessariamente dovemroo re~tringern questa esposizione non permetta di dare maggiore sviluppo a questo importante argomento. Nond imeno ci gjova sperare che quel tanto che ne abbiamo detto sia sufficiente a fa r intendere qual concetto concreto possiamo formarci di talune forze astratte delle JJOlari"tà ddle azioni a cl~sta~za, ecc .~ e come varie. teo ri e che prima parevano 10d1pendent1 si. vadan o oggidl ri!ccogliendo ed uni~cando in p1'.i~·cipi i quanto pit\ semplici altrettanto p1ù comprensrn .

« Il principio generate che può servire a spiecrare« questi fenomeni è q•rnllo scoperto dal Venturi, ~ioè « che i fl uidi in moto diminuiscono la pressione, e « prnducò_no anche degli asso rbimenti notabili, , nel « rn ~zzo ~1rcostante, per velocità non g_randi. Se questà « poi arriva a certo valore la pressione di venta anche « negati va , e fanno grandi assorbimenti laterali ». E qu i ci~a ad esempio l'assorbim en to o asp irazione che produce 11 ~orso d~i fiumi sui rigu rgiti.Jat.erali; quella pro dotta dai gorghi presso gli orifici ed alt ri fe nomeni della specie i quali tutti affermano il fatto della com~nicazione laterale del moto dei fluidi dovuta iwli efl ussi , e quindi uno sbilancio di pression i che n~n è spiega?ne co l noto principio di egua l pressione. S1 nott ora che qualunque sia la materia attenuata o s0 v·ogliasi, il fluido in moto nel , flusso elettrico am rn e_tten?o, _come molti fatti confermano, che quest; nrnter1 a sia diffusa nell o spazio e pervada netl 'interno dei corpi, è chiaro che nun può ammettersi variazioni nell e pressioni a causa del moto, nei condu ttori, senza cbe desse si comu nich ino. al flu ido circostante. · Cib posto sieno AB, J\1 N due condu ttori animati da due correnti para llel e e dire tte nel medesim o verso H A

1\1

p I{

B

N

P'e r effetto del mo to la pressione esterna dovrà pre.valere sull'interna, vi sarà d un que comunicazione laterale di. moto sia da una parLe che clall' altra di c!n scun. crmcl uttore ed avrà luogo una ve.ra aspiraz1_on e_chretln al condu ttore il cui asse rapp resenta la chrez1one del filone della totale massa fl ui da estern a ed

315

CESARE GuAR.\ SCI

Maggiore de l Genio . ( Continu.a} .


UN lNGEG NEllE ITALIANO, ECC .

UN INGEGNERE ITALIANO CENTO ANNI PRIMA DEL MONTALEMBERT

rtagguagli() sopra la (;,•amle l)if'esa - Nuovo metodo di fortificazione, del tenente colonnello Dou FELICE Pn~srmu,

Ingegnere degli csercili rli S. M. Callolica il Rf.l Don Filippo V, Monarca delle Spagne. - Per· Don Enimo BERNA1DEz, colonnello del Genio, ecc.

Traduzione dallo spr1gnuolo conseotita dall'antore al capitano BnNEl>Brro J> r.eoAN~

lHl'itt.l di h-ndu>1iouè e a•lpl'od,u:loue 1·ise1·vnti.

V. la dispensa di otlobre)

(CONTINU,\ZIONll Il Fll'iR . I

. TnAv~nsE ALLA CA ~ITA LE . Sulla strada coperta e drnanz1 ~}l'angolo sagliente del rivellino eleva.s i« una « tr~ver~a.in gi:ossa muratura» ossia caponiera per c?pme 1 frnnch1 de' bastioni; e toglier così alr assed~a_n t~ gran parte del .terreno che gli 0cc.orre per i sta- · b1hrv1 le sue controbatterie. La .fig. 3•. rappresenta una caponiera. Inoltrasi per alcuni me.tr1 n~l fosso, formandovi gomiti ne' quali P?s_sono r1durs1. le barche destinate a rilevare la guarnigione della. strad~, ogniqualvolta non si voglia farla passare per 1 pont.1. L'altezzl1 totale della traversa è di '1'0 a 12 metri. AB è un gran voltone diretto · nel

senso dell a capitale, ed « è a prova di bomba. Può « contenere cavalleria, ed essere il principal èorpo di « guardia di tutta la ~trada coperta ». Al disopra. di quel volton e evvi il ripostiglio E per c~nservare in oO'ni tempo viveri e munizioni, ed in tempo di pace · a~che polvere; a, a, sono gallerie coperte per fucileria, le quali per economia si possono pur lasciare scoperte. Lasciano libera la. banchina b della, strada coperta. L'autore ne ammette l'uso come evidentemente vantaggioso , e 'le dispone come vuol Coehorn . PALIZZATE . -

LINGUE nr TERRA. Sono così chiamate dal nostro autore le larghe porzioni di terreno lasciate da esso avanti le cortine; e .come vedemmo ne formano il contorno,. i prçilungamenti delle facce de'bastioni e dei rivellini. Vi si scavano « le batterie interrate >} per la fucileri a ; ·e nello spazio loro « possono con grandi van~ <1. taO'e:i scavarsene altre consimili durante la notte». , Ov In tempo di pace tutto quel terreno rimane coltivnto « a buoni orti e giaì·dini, riparati da ql,lalsiasi <lepre« dazione; ed in ogni tempo serve per comodamente "' accedere ai rivellini ». Si può persino« manovrarvi « della cavalleria in Lempo guerra » e praticarvi per entro qualche gomito per tene~e al coperto le barchette occorrenti alfa guarnigione della strada coperta.

Fosso. - « t c.osì necessario, » dice l'autore, « un (( buon fosso ad una bÙona fortificazione' che niuna « piazza può chiamarsi fortificata senza di esso. Lo « prescrivo tuùo d'una grandezza, poichè non trovo ~ ragione per cui ai rivellini, che sono opere di capitale


UN INGEGNEllE ITALIANO

« importanza, si avesse ad assegnare un fosso minore « che ad un'altra parte della piazza». La sua ampi ezza « Yaria fra 4 7 e 59 metri, colla cunetta in mezzo « 0 « dovunque . paia più conveniente ~. << La sua maggiore profondi1à sarh di 6 metri av« vertendo che al piè del rivesLimento della piaz,za e (( dei rivellini più_non v'ha che un pendio in Juocro della « berma, il quale finisce a fior d'acqua, se i!°fosso è 4'. pieno ». ANGOLl SAGL1ENTI o FIANCHEGGIATI. L'autore combatte" l'idea che siffatti angoli fiancheggiati non debb'ano essere minori di 60°; giacchè quantunque abbiam veduto ch'egli adopera angoli retti, siccome è indubi~ato che, dovendosi là fortificazione acconciare alle.., es1gen~e ed alla fo!·ma del terreno, detti angoli possono r1sulta_re obbl1~at?rip.mente più piccoli, cGsì eg1i Yuolc che 1 medesimi per quanto . siano acuti non abbiano a disprezzarsi. A 'tal fine ammette, che anche per_ an·goli di. so_li 3~ si c.ostrui~ca sui lati la scarpa o.ssia_ muro ~1 nvestim ento ; ma ne tondeggia al vertice Il terrapieno. In questa guisll, l'autore soggiunge, « benchè la porzione circolare (il parapetto) rimanga « sollrattaal fianch eggiamento, vi rimane però ben sog« ge~t~ la pa_rle souostante (le scar'pe) che è quella per « cn1 il nemico de_ve prima passare forzatamente ». Non ~rogredirem_o innanzi senza ricordar qui di pa~sagg10, che un'-1dea consimile fruttò molti applausi ali rngegnere Choumara, che scrisse più d'un, secolo dopo Prosperi (1). 0

1

(1) L'idea di staccare i muri di 'scarpa dalle terre non era una . novità_; erasi già appljcata in molte piazz~ di Spagna, e fra l 'a!Lre rn Denia, Gerona, Fontarabia, ecc; donde la deuo·. minazione di 1·ivestimenti alla spagnuola che gli ufOzia li francesi dàrino a tal genere di muri. - F,UWT, Cours d'art milita-i-re.

CENTO ANNI PRIMA DEL MONTHE ~rnEnT .

BAsr10Nr. -

I bastioni che, come dice l'autore « sono

o-li antemurali de.tla fort ificazione, , e· quelli in cui· rii:, ,

siede la precipua forza d' una piazza, superano m capàcità quanti se ne costrussero sino al pTesente ». Ed in vero coi loro angoli fianèheggiati retti, e le loro facce di •136. metri, comprendono uno spazio tanto ampio e comodo che permette di farvi in caso di bi'soO'no grandi trinceramenti, e possono con modica· sp:sa convertirsi jn altrettante cittadelle capaci d' alloggiamenti e magazzini, Gli orecchioni o « spalle » (respaldos) che ne proteO' l, ono i fianchi ' sono assai forti poichè risultano di 00 , ·15 a 17 metri di grossezza. t

F IANCHI. -

I

11 capitolo dedicato dall'autore alla trat-

tazione de'fianchi ci sembra così curioso ed interessante, che non ci possiarn dispensare dal riprodurlo parte, arrecandogli unicament.e qualche Per la mao·ofor 00 d" L . le<y11·era modifieazione per amor 1 c,1iarezza. OP S i esprime così : · _. « Eo-li è tempo che noi spi eghiamo la parte prn essen« zial; di tutta la fortifi cazione. Infatti un intero esercito « s uol vedere frustrati i propri i piani, e le sue grandi '< fo rze svanire dinanzi ad una piazza ben fiancheggiata: « e per contro la medesima non ha più vi~ di scampo « una volta che i suoi fianchi sono cadut1. Questa fu « e<l è sempre la · principale preoccupazione di tutti « colol'O che attesero all' arte del fortificare, questa la << mira di tutti gl'ìngegni migliori, c_ osicchè su di ciò « fu rono scritti molti volumi. « Nello scopo di procacciarsi fuochi b'e ne assicurati, !l parecchi ricors~ro alle casamatte per l(be~a~si dalla « bomba; però dopo ingenti spese ebbero 11 dismgann~ « da ll'esperienza, giacchè lo scoppio ed il fun10 degli « spari le concia per guisa che diventano assolutamente


320

324

UN JtxG EGNEIIF. ITALIANO

CENTO Al'il'iI PRDIA DEL MONTAI.EMBEIIT

« inservibili: ci onon ostante io le amm etto, ma ideale « sopra un diverso pian o ».

« per seguire la consuetudine, ma ìo propongo di rim« pinzarli con gli obliqui, come si dirà». Le discese Di fianch i reni sono in p' p". « Debbono tutti essere rivesti ti sino alla metù del« l'altezza, onde evi tare che la loro rovina rr.nda inu tili « quelli più bassi. ~ Questi fi anchi sino al presente difesero le facce « degli stessi .bastioni reciprocam ente ; ma in questo « metodo sono diretti a difendere i rivellini, importan« tissime esteriora, e questi alla lor volta difendono Ya« l.idam en te i bastioni. « Bisognn osservare che tutli i nostri fianchi non « hanno altro particolare uffieio che quello il i difendere « le facce opposte, ossieno quelle a cui dirigo no i loro « fuochi, non che la parte del fosso corrispondente, ma <l non la campagna come i fianchi della fortificazione « ora in uso, poichè per qu esto si trovirno som mam ente « esposti e controbattuti dal cannone nemico. Il baLLcre " la carnpagna vuol essere speciale incumbenza della « piazza, ed infalli a che ci serve lo stabilire la linea « di di fesa a tiro di fucìle, se la campagna si fa poi « battere da i fianchi ?..... Questi non si stribiliscono per « altro che per difendere l'accesso della piazza e del « suo recinto 1>.

FIANCO lN'r E RN O DELLA FICCANTE. (( Chiamo così la « difescl che ripongo nella massirnn dell e ficcanti, che « è Dt della figura 1a ovvero I K della figura 48, ta« vola 2a . In tulla cotesta linea si ha un fuoco assai « po tente ed abbonda nte; GH è il fianco interno della « medesima ficcante, e consi$le in una galleri a ossia serie « di casematte a prova di bomba colle loro cann oniere <( o finestre ·1,2,3,4,5, ecc., dalle quali affacciasi il can« none e viene co modamente spa rato sen za imbarazzare « i fianchi retti ad A C, B D, nè gli altri cannoni che si «· trovano sulla stessa lin ea . Io la chiamo ficcante mas« sima per essere la maggiore di tutte, e quella che « fornisce un fuoco tanto abbondante. Occorre avvertire, « che quanto più alti sara nno questi fianchi dalla parte « interna, ta nto maggiore sarà il numero dei cannoni « che entreranno in linea. « Senza dubbio il fuoco loro è continuo, ed al ri« paro da ogn i insulto, giacchè non può essere scoperto ~ dall'assediante a cagione dell'angolo fianch eggiato che « l'occulta; ed esso, per con tro, discopre tutta la faccia « che deve battere ». . Qu anto fu detto della batteria nascosta nella gran ficcante de'bastioni, vuol pure intendex;si di quella de'rivellini.

FlANCHl DASSI, OSSIANO SPALf.EGGIAMENTl P ER FUCI LERIA . -

Quanto concerne la fucil eria già comprendesi dalle figure, e nell~ 4,• vedesi la « batteria )) o spalleggiamento per la fanteria, segnata colla lettera E insieme alla sua « spalla » o traversa F, a cui si ascende per per la porta p che trovasi all'estrem ità inferiore della galleria G H.

Fu.NCHl nETTi. « Questi sono A C, B D, della stessa, « figu ra 41 • Se ne possono fare tre se il profilo ha da « essere più elevato. Tali fi anchi cosi colloca ti non si « sono mai potuti sottMrre alla vista dell' assediante; « qui si è preteso d'averli coperti per guisa, che non « possano venir facilmente distrutti, P. contribuiscano « un fuoco abbondante ed attivo. Li ho così collocati

FlA NCHl OB LIQU I. « Questi fianch i, fig. 5a, taY. 2•, « de' q uuli io faccio gran stima, sono quali vedonsi rap-

"


323

UN INGEGNERE ITALIANO

CEì')TO ANNI Pll.mA. DEL MONTALEMBERT

« ~res~ntat: ne!le suin<licat~ figu re in D, ed in prospet« t1va in D. S1 vede, che ciascun cnnnone deve essere « montai.o come quelli della gran ficcante; che rsso « tirerà nello stesso modo e rimarrà così ben coperto . « com'essi. Hanno davn oti a sè un orecchione chl:l forma

« che il fronte d'una piazza fa sulla campagna, e non « già di qu~sto de' nostri fianch i iriterraLi. « Se i nemici si preseùtassero schie rati sotto il fu oco « dell a piazza, e là facessero os1entazione delle loro « forze, ammetterei il tiro orizzontale essere fra tutti

« lo stesso pnrapetto che lor serYe di spnlla ossia « traversa ». TD! volta non sRrù necessarìo coprirl i, ed · allora non .si fanno le volte, e si lasciano solo i piedri tti. · · « Siffatti fianchi » dice l'au tore « parranno ridicoli « a chi non intende l'importanza dell'uso loro; ma non « già a col~ìi ehe sappi.a apprezzare l'utili tù che seco « tra e una tale disposizione ,1 . Si posson o raddopp ia re i fuo chi in cotesti fi anchi, · mo lti plicand o sullo stesso teneno i ca,nnon i come vedesi in H, H'. · « Avve rtasi, che nel coprire alla prova t:ili fianchi « non s'ìncone nell'inconvenjente del fumo, rimanen d; « le vòlte aperLe per di dietro come il pian o dimostra >:t.

.« l'ottimo; siccome invece so che l'assediante non si

F:lA NCHI _INTEnn~·1:r. OSS[ANO TRINCEE. « Poichè par(( l!~mo d~ fianch i e prezzo cl~Jl' opera trattar di proposito << w quelli che debbono servJre pel tiro 'del fucile, arma <( cotanto necessaria per la difesa d'una piazzn , e che « s1 dev_e coll oc.are in sito riparato dai pericoli de' pa« rapeLti, e d1s1mpegnat.o dal fuoco dell'artiglieria; fa« cendo inoltre servire simultaneamente le due i)rmi « senza che i'una impacci l'altl'a, con accomoda re il tiro « de~la più debo_le alla sua compete_nte distanza, ponen« do;a alla sua grnsta por:tat11 com~ m p q della figura 1a. «. Toccheremo qui di passaggio il problema, cotanto <s: d1sp_ utato e non interamente risolto, sùlla preferenza « tra 11 fuoco fi ccante e quello rl3:dentc, e senza molta « d1~coltò io sono per dimostrare che il primo è assq.i « .piu dannoso che il secondo: intendo però di quell<>

« presenta così, ma se ne sta cautame::telontano, e può « con facjJità ricoprirsi contr·o cotesto fuoco radente, io « di questo faccio poca stima. Ben altra difficoltà. egli « incontra l!el coprirsi da quel lo ficcnnte. « Indi si può risolvere il dubbio proposto su quali « siano le migliori piazze, le alt.e o le basse. Io sempre « st/,lrei per qu elle pi_ù alte,, e ciò per l'addotto i:notivo, « e perchè l'espefienza conferma che l'espugnazion e di « esse costa al nemico assai più s,ingue, più travagli , « e pjù tempo. « Nè già dico per questo che il fuoC'o orizzontale « sia di poca importanza, poichè so.rehhe dichiarar inu« t.ili quei fianchi inte rrati che per la fucileria propongo « a Ùvello della 'strada coperta, e destino alla difesa del « fosso e delle facce de' riveìlini e de' bastioni, che di« scop rnno maravigliosamente; che inoltre potranno far « grande effetto sulle controbatterie dell'assediante, « gia cchè il trinceramento di esse, fatto con precipi« tazione, trovasi dffettoso. « Codesti fianchi (o meglio trincee) scavansi entro « il suolo quanto basta , lasciandovi due banchine; e « collo sterro formasi all'infuori una spianata a guisa « di spalto. << Collo stabilimento di siffatti fianchi appartati da « quelli dell'artiglieria, io non condanno assolutamente « che ·fra i cannoni de'fianchi elevati si collochino dei « fucilieri; anzi approvo che pongansi fra quelli degli « abili tiratori cli carabina rigata ed alcuni moschettoni « a fo rcella, poichè stimo assai coteste armi per i loro

·,


324

,

.UN INGEGNER.E lTALlANO

CENTO ANNl PRIMA DEI, MONTALE111BERT

« mirabili effeLLi; qu<:>.l che condanno si è il collocamen lo « d'un gran corpo di fanteria fra i cannoni, .pel non piccolo impèlccio che cagiona e per i rischi che vi « ct1rre, e perchè fra le nubi. del fumo cagionato dal« l'artiglieria i soldati nelle occasi,oni più importanti « tirano alla cieca. Ne'fianchi interrati que' rischi non « vi sono, inquantochè vi si può fare riparo c.ontro ,i « sassi lanciati dai morlai, coprendoli per di sopra con' « delle travi e de' tavoloni ». 4'.·

1

RrvELLINr. -

In qùesto metodo i rivellini sono 0 pere

non solo importanti, ma necessarie; poichè rimanerHlo in esso esoneroti i bastioni dall'ufficio di .reciprocamente difendersi, inc umbe ai. rivellini tutta la difesa de'bastioni ed ai ,bastioni quella de'rivellini, ·come già vedemmo. L'autore assegna a questi ultimi 11·18 metri di ìato, affinché risultino spaziosi. Constano d'una parte alta e d'.una bassa. La più alta {il cui piano di fuoco passa due metri più basso che quello del corpo della piazza) estendesi dall'angolo _ffoncheggiato sino alle ficcanti; cioè termina colle galle1fo o casari1atte CE, CE (figura 6a, tavola 3•). La parte più d0pressa è quella K, .G, e. la rampa H mette io comunicazione l'una coll'altra. I fianchi _bassi d, d, debbono rimaner coperti di rovescio dalle facce prolungate del rivellino, il cui parapetto è maggiormente elevato. « Le casamatte ed i fianchi bassi difendoirn pode"' rosamente le facce de'baationi e gran parte del fosso. « Purche i fuochi delle prime non rechino danno ai « fianchi bassi, possono eccedere alquanto dalla rigorosa « linea della ficcante. « I piccoli fianchi esterni m, n possono a discre« zione essere più o meno grandi: essi coprono a me-

« raviglia quelli interni; e battono bene il fosso, non «· che la strada coperta ». Cotesti fianèhi esterni possono ~ostituirsi con altri · stabiliti nella parte alta sulle gallerie CE, CE, come vedesi rappresentato in m' con linee punteggiate . . Il terrapieno della parte più elevata può, se megho aggrada, disporsi in due o tre grandi terrazze che, successivamente degr-adino verso la piazza, coli' abbassare in proporzione le gallerie casamatta te« affincllè . « il tutto sia scoperto dalla cortina ». « L'an(J'olo fiancheggiato , benchè retto, vuol essere o ffi . « arrotondato per sua maggior e 1cac1a ». L'autore crede, che per conferire maggior resistenza ai fianch1 retti bassi, possano i medesimi senza inconveniente costruirsi nella maniera stessa da lui proposta per quelli de' bastioni ·Onde convertirli in fi'anchi obliqui. · Inoltre tali rivellini p_ossedono in confronto di quelli che sogliono costruirsi, il doppio vantaggio d'un fosso principale che meglio li 'protegge, e d'una pronta e sicura comunicazione colla piazza. Già vedemmo che l'autore . chiama « ficcanti » (osservisi la figura 16 ) le porzioni Ag, Bg'; e D t, D t' delle linee ch_e si_ dirigon~ · dai fianchi de'bastioni al sagliente del r1velhn0 e da1 fianchi interni o di rovescio del rivellino ai sag]ienti de'bastioni: e cl;e in dette« ficcanti » egli stabilisce parecchi cannoni, gli assi de'quali si trovano nello stesso piano verticale, sebbene ad altezza diversa ossia in distinti piani orizzontali. Osservando la figura 7•, tavola 36, è facile' formarsi una compiuta idea del concetto dell'autore. L'affusto con tre ruote a, a, pub muoversi circolarAnTlGLIERlA DELLE FICCANTI. -

ANNO XIV,

VoL.

IV,

21


3'.26

3'27

UN INGEGNERJ~ l'rALIANÒ

CENTO ANNI l?IIDIA DEL MONT ALEMBEllT

men te attorno al- perno fisso O. Il pezzo (1) presentasi per lo sparo alla finestra o cannoniera b, dove si appoggia al modigli.one e, e; e nel rinculo océasionato . dall o sparo l'affusto si ritrae col suo canoonr. per entro la casasamatta, percorrendo un arco il cui centro è il succitato perno O. Dentro la casama tta si ricarica il pezz o. Se la ruota che rimane fuori allorquando il . cannone trovasi in ba tteria , av0sse a rimaner molto esposta al fuoco n~mico , si potrebbe anche porre dalla parte interna onde non sia ·ved uta dal di fuori . « Questa idea, dic.e Prosperi , fo giù posta in pratica, « per quanto ebbe a spiegarmi il capitano di fre.o-ata « D, Antonio Castagneta che si trovò a comandare « la spedizione che nel •1'742 uscì dall'Avana contro al« cune colonie inglesi, dove nella presa delle loro for« tificazioni si rinvenne un genere di cannon i m·ontati « presso. a poco alla detta man iera ed assai rnanecro « gevo 11 ».

se.rvihili le casarnatte, quindi soggiunge : « coloro che « aprirono deg1i esalatoi nelle vòlle 1ion tennero a calcolo « che il fumo della polvere è di sua natura assai pe<< sante ed umido, per eu.i se non ve lo si sforza non passa « da per sè nelle dette aperture colla velocità cbe oc« corre (1) ».

C'.\SAMA'1"~E . -,- L'autore le ammette malgrado che ai suoi tempi fossero completamente abbandonate a motivo ctEll fumo che in esse addensavasi allorchè l'artigliel'Ìa cominciava ad agire, il che« le faceva considerare» dke Prosperi, « di poca o niuna utilità ». Abbiamo g ià veduto che in certi dati punti, come per esempio ne'fianchi obliqui, le stabilisce interamente aperte per di' dietro alla gola; ma laddove ciò non si può pr:aticare , come sarebbe nelle ficcanti , errli o propone ,come rjmedio l'impiego di grandi . mantici o d'una macchi na similè al ventilatore delle oo-allerie di . rnma onde scacciare il fumo tra ttenuto sotto la volta. Siffatto rim edio . è il solo che a parer suo possa render·

(1) Cannone da 24.

CANNONIERE . Prosperi immaginò pure uno spediente· per chiudere le cannoniere durante il carica-

(1) Car~o BoTgo, il cui libro è di trcutalrè anni ~os~criore a quello del Prosperi, dice iu proposito : « Quando s1 r10sce ad « avere una batteria coperta , vi si fonda sopra dei gran disegni. " Ottimamente ; ma isul fatto si trova sempre un incomodo « ostinalo, da cui non so che sbsi per anche trovato un va« levol riparo, o questo è il fumo . Dopo due o tre scariche non ; vi si può più vivere; nò g li sfoghi, che si è preteso di dargli in « alto non esalano il fumo nè così presto nè così benè che basti. « Uno scrittor moderno rsa1·ebbe ma·i stctto P.1·osp&ri?) che de« plora questa disgrazia nelle famose torri bastionate di V~uban, « propone l'uso del ventilatore, macch ina di moderna mven« zi,one pei vascelli, spedali ecc. lo disobbligo porò i nos.Lri inge< O'neri dal farne neppur la prova .' Ci vuole a!tr ocorso d'aria, << "per l'eftètto di cui qui abbisogniamo » . .Ciò detto, eg1I· propone all'uopo un ventilatore a fuoco , di cui darò qui una ·s uccinta descrizione. Nella sommità d<~lla vòltu sopra la balleria apresi un condotto, donde il fumo deve salire. Codesto condollo fa capo dentro una· camerolta situata alquanto superiormente, ma da una parte. La bocca del condotto è a livollo del pavi-. mento de1la camera: al disopra del muro opposto, che -è diritto, corrisponde un altro sfogo che rnetce aW aria aperta : fra ta]i due aperture il muro della camera s'incurva come foss.e una porzione di vòlta. Ora in siffatta camera, o meglio fornace, acccndasi u.n buon fuoco presso il lato diritto cli essa, cioè sotto lo sfogo che mette ali 'aperto ; e quando il fuòco sia bene acceso chiudasi ·ermeticamente la porta della camera, quasi 1;>occa · di fornace . Per la rarefazione gagliardissima. che forassi nel· l'aria della .cameretta, si ecciterà un corso violento d'aria dalla vòlta della batteria su pel conclollo; giacchè la direzione e l'urto


328

·

UN ING'EGNERE ITALIANO

CEN'l'O ANNl l>l\IMA DEL 1'IONTALEMllER.T

mento de' pezzi (2). Lo si vede rappresentato nella figura 88, tavola 33 • « E ciò in contemplazione, dice, della grande utilità « che risulta dall'aver cura di coprire gli artiglieri e « preservarli per quanto sia possibile dai pericoli cui « sono esposte le batterie; siccome poi in tempo d'as« sedio eglino sono i principali attori, è giusto procurar « loro un ' talé beneficio ». Il solido A formato di grosso legname ferrato, gira su due cardini: quando la cannoniera, è aperta esso occupa l'incavo A'. Nella parte super10re del~medesnno è attaccata ad un forte anello una catena b, la quale coll'altro capo mette alla gioia del cannone, e questo nel rinculo che fa dopo lo sparo solleva il solido e chiude la cannoniera. Quando il cannone vien rimesso in batteria, quel solido ricade per proprio peso nell'incavo A'. .

Accénneremo succintamente alle piccole varianti ch'egli introduce ne'singoli tracciati. SuL QUADRATO. ___;, Essendone già retti gli angoli, le facce dei bastioni si prendono sui lati !'-tessi. La perpendicolare innalzata sul mezzo del fronte si prolunga sino all'incontro colla circonferenza del circolo circoscritto. Sur, PENTAGONO. - I raggi prolungansi di 63 m,e tri oltre gli angoli, e poi con uno di questi nuovi raggi tracciasi una circonferenza; sulla medesima cadono i verttci degli an goli fiancheggiati, en e sono retti, sia de'bastioni che del rivellino ; cosicchè quest'ultimo ha il suo vertice nel punto in cui la detta circonferenza ,taglia la capitale del fronte. ·

'

SULL'ESAGONO.. Per determinare i verti ci de'singoli bastioni si prendono .n metri sul prolungamento dei ossia sulle capitali. Quindi sulla cupi tale del l·atro-i t>t>' fronte si prendono '197 metri, •e questo punto segnerà il vertice dell'angolo fiancheggiato del rivellino. In cotesta figura, come in ogni altra di lati più numerosi, i prolungamenti delle facce del · rivellino e de' bastioni non possono segnare il · contorno della lingua di terra, perchè intersecansi piLl indietro de_I1' orecchione de.'bastioni; per il che quel con torno ossia scarp<1 del fosso_tracciasi tirando una linea dall'a~golo fianch eo-o-iato del rivellino s.ino al suddetlo orecch10ne. Face;do l'autore il confronto dell'area inchìusa nel triancrolo fortificato secondo il proprio metodo e coi suoi (ì7·1 metri .di Iato, coll'urea compresa nell'esagono fortificato col metodo di Vuuban, dove il lato interno è di 205 metÌ'Ì, ne deduce che coi. soli tre suoi bastioni egli abbraccia un'estensione ussai maggiore di quella

Finora abbiamo solo trascritta la costruzione del proposto fronte applicato al lato del triangolo, figura ch'era stata secondo l'autore rigettata dagl' ingegneri che lo précedettero, perchè. ne venivano a risultare eccessivamente acuti gli angoli fiancheggiati. Siccome egli nel suo metodo li converte in angoli retti, quell'inconveniente scompare: dal clfe. s'inferisce eh.e con maggior facilità potrà ap,plicarsi, occorrendo, a tutti gli altri poligoni. della fiamma non permelterà, che l'aria entri dallo sfogo superiore. Il corso Yiolento dell'aria pel · condotto porterà seco quanto fumo si farà nella casamatta ed usciranno rapidamente insieme per lo sfogo superiore, donde li caccia la direzion.e e la forza della fiamma. Ventilatore ben più pronto e violento che non gli altri a mantice. Nota del 1'radutto,·e. (2) Ne abbiamo fatto menzione nella Pdrtificazione moderna 1860,

,,.

J"/'•


330

UN INGEGNERE ITALIANO

CENTO ANNl PllnIA DEL ~lO::'ìT.\LEMDERT

che i mode1:ni_ c?~ loro sei_ d: ll'esagono; e soggiunge che la molt1phcl!a cle'basl1om trae seco accrescimento di spesa e necessità di guarnigione più numerosa . « A tutto si rimedierebbe, egh dice, col presente me« todo se Ja preYenzione non prevalesse in contra l'io ».

che non questi l'audacia nell'ingrand ire il fronte, nell'usare il cannone pel fiancheggiamento, nella soppressione delle opere esteriori, e nell'ammettere liberamente ogni sorta di luughezze nelle linee, ed ogni apertura. negli angoli: in una parola, nella parte più rnùicale e profonda della riforma che quegli tentò di introd urre in tutto quanto nell'arte del fortificare gi udica.rnsi dai 81ilitari del suo tempo per incapace d'essere miglioralo (·! ). E come precedette :Montalembert in ciò che abbiamo dello, precorse eziandio altri autori di grido nell'espo· sizione delle idee più culminanti delle in venzioni loro, cui debbono per lo più la celebrità di cui godono (2). Rammentiamoci, che ntontalemherL nel suo piano di for tifìcnzioni per Cherbo urg propone una lunghezza di 560 metri per i suoi fronti poligonali, mentre Prosperi la estende sino a 7'10. Che per isviluppm·e la proprietà più erninente delle rnezzalune e de'ri vcll ini, quella cioè di dar luogo a rie11Lranti pronunciatissimi

OSSERVAZIONI.

Per_front~ o tracciato pohgonale intendesi quello che nceve 11 suo fiancheggiamento da un'opera collocata esternamente e sopra la capitale dc~ lato del P?ligono, sopprimendovisi conseguentemente l' incroc~am en to delle lin ee di difesa che contraddistingue il sistema bastionato; e se il lato del poligono conse;1:va la direzione rettilinea, chiamasi tracciato poligonale semplice. Or bene, l'ispezi one della figura 1a e la succin ta descrizione che ne abbiamo falla ci sembrano sufficienti a dimostrare . . che 34 anni prima di ~lontalembert , i cm pr?ge ttt c_omparvero nel 1777 (1), il Prosperi presento 11 tracciato d'un pel'fello fronte poligonale. Che seppure -non ebbe per oggetto principale, ordinariame1~ te non pralicabi le, l'accumulare nelle posjzioni fortifl cate un sì gran numero di pezzi d'artiglieria, che secondo lui rendesse impossib ile ogni progresso della zapp~ e _lo -~tab ilimento delle_batLerie da breccia; però scopri d1 gm nel fronte bastionato quegli stessi difetti chcMon talembert gli trovò dappo_i, e spinse pi ,ì innnnzi 1

(l) Nell'anno suddetto pubblicò la seconda oarte della sua grande opera, in cui tratta del sistema poligo;alc.

1

331

(1 Anche Borgo. dopo aver esaminali i principii fondamentali delln moderna forl.ifìcazionc, esclama: « Volgi e ri volgi IP idoo passa le, questa è poi sempre una corliou fra due bastioni elio costistuiscc tulli i conosciuti sistemi. Proriamci a sdegnare il cosl clebol soccorso di tante opere esteriori. che in sostaDza altro non so no che 11 na r eplica dei fall i commessi n oi cor po slosso <lolla piazza » . Nola del Trad11tt01·e. (2) Allrellaolo potrei dimostrare di Borgo. i\li limilt>rò ad una sola sua invenzion e cbe sol'prendorà g li artiglieri. Nella citata di lui opera trÒvasi figurata e descritL~ no'tormini seguenti uno. nuorn palla da cannon~ cooo-cilinclro-carn. ch·<.'gli propone di sosti tuire n quelle rotond e. « Soiidn sia la purlB nntoriore. cd accu minntn a cooo: cili ndri ca la po,IC\rior e, <'d id entro sr.,ffillll: e la cavità si riempia con anima cii l<'gno. La mPl.à anteriore sarà più posante di quella pos lcrioro. Così la maggìor grllvilà, · e la ngu l'a conica la faran gire colla punta avauli : la resistenza dell'aria sarà minore del solito ecc. >. Nvta del T?·aduttm·e.


332

UN INGEGNEUE JTALIANO

GE-N'fO ANNI PUlM,.\, DEL MONTALEMilERT

.e d:intercettarc in dati casi i prolungamenti delle linee del r~cinto, siffatte opere da Vauban sino ui giorni ?ostr~. ne furono sempre allontanate maggiormente; infatti mentre a Neuf-Brisach il vertice della mezzaluna del fronte aveva un sagliente di 78 metri sul lato esterno, Cormontuingnr nel suo sistema lo portò ad 88, Noizet a HO, Haxo a HH, Prosperi collocò già il vertice del proprio rivellino a nientemeno che 197 metri dal recinto, e talvolta anche più. Che parimente i rilievi, i quali secondo gli antichì ingegneri non dovevano oltrepassare gli 8 o 9 metri, e che un tempo per consiglio di Vauban s'erano iibbassati sino a ~m nO, sono andati poscia crescendo per gliisa, che · No1zet, ed Haxo assegnano pel corpo della -piazza un totale di H a 12 metr:i d'altezza alla scarpa col parapetto; e Prosperi ne aveva già elevata la misura a P.iù di 14. Che la ~rossezza de'terrapieni, fissata dal Prosperi a ,13 metn, non ba dopo lui oltrepassato i ,J 2. Cosicchè per trovare di così grandi mnssicci di tena cui il Prosperi annetteva tanta impor:tanza e levansi a cielo og~idì siccome il solo mezzo che possa per avventura resistere alla strapotente ,azione dell'artiglieria, bisogna proprio giungere sino alla recentissima piazzu d'Anversa , la più considerevole del nostro secolo, Potremmo fare osservazioni.anal~ghe circa l'ampiezza de'fossi ed altri particolari, come pel' esempio sul ritrovato delle lingue di terra, vasto spuzio destinato a diventar campo di lotta, e che può e deve essere ~nergicamente dife'.so, come accenna l'autore, aprendo rn quelle nuove trmcee a misura che siano distrutte od abbando11ate qu elle còstrutte precedentemente· sulla f~cilità d'impiegar ~a cavulleria in appoggio delle sortite, p per proteggere la ritirata di esse, idea che in

cii~

333

seguito occupò tanto Carnot; sulla prop?st~, oggidì molto in favore, di rendere il parapetto indipendente dalla sua scarpa ; sul concetto di sopprimere la muratura in tutta la parte visibile· de'rivestimenti (·1), e su quello ' assai ingegnoso di collo?are abili <.<. tira<< tori » (2) fra gl'inservienti de'pezz1 nelle batterie del recinto, . Quanto ai fuochi di rovescio, crediamo che r~ai nessuno nè prima nè dopo di lui li abbia generahz~ zati cotanto, nè proposti più vigorosi di quelli ch'egli

·'

(lì Tutto il tallone de'ra mpari del sistema Borgo è co?erto d'un folto boschelLo di basse pianticelle a l unghe e forll radiche, « Un tal boschetto servirà egregiamente a mantenere ai « nostri talloni. eh~ ci servon di mu ra, una buona veste che « elude il cà.nuone nemico, la cui forza viene alquanto rinluz« zata dal folto ginepraio. ed impediri). ,(cièJ che più monta) il « diroccamento della terra battuta dalle palle nemiche, e in « ·tempo di pace il dilavamento che causar soglion le pioggie "-

.

Nota del traduttore,

(2) Sebbene ·sorgo abbia scritto all'ombra del trono di l~e-

derico il Grande, ebbe l'iutui to dell'odierna scuola della fan tena. Le seguenti parole si crederebbero d'Alessandro Lamarmora, < Io voo-lio che il mio fantaccino sia così padrone di sè, .che o « contro alla truppa nemica non azzardi un colpo senza pro« babile speranza di ben colpire. Perciò i_o gli suggerisco di < Yolgere ad accertar bene i suoi tiri quElla cura che mette « ora a moltiplicarli . Che incoerenza prodigiosa d'idee non è « quella che regna nell'esercitare le nost:e mili:'ie? Si prete~de « di fare uccisi.9ni g randissime ; ma guai al misero fantaccino « che non si tiene in rango o che non movesi al lempo del« l'intera rnassa ! Ma inlau to · come si pensa a far ch·egli drizzi " giustamente il suo tircj Y Es5o è dottissimo nel caricare in « tanti dati . tempi e movimenti il suo fucile; ma quando siamo « al far fuoco non gli vien neppur in pensiero di pr~nder giusta . « la mira : caric,ino da maestri e tirano da ciechi : tutti i pre« parativi si regolano con iscrupolo, e la sostanza dell'azione ~ si abbandona al caso » Nota dei tradutto1'e. ,

,


33:i.

UN INGEGNEnE, ITALIAIXO

stabilisce nella « tanaglia » o~sia gola de' suoi nvellini. In somma, dal tracciato in generale sino ai minimi dettagli, tutto invi ta giusta il nostro modo di vedere a fissar l'attenzione sopi:a i proget.Li <le!Prosperi, veramente rimarch evoli se consideransi la portf3-ta e la forza che le armi da fuoco avevano a quel· tempo, giacchè in a'\lo ra come dice l'autore « la comoda por« tata della moschetteria era di H,O tese » (276 metri all'in circa) (4) e secondo il maresciallo ·vauban una batteria situa ta a 300 tese faceYapiù rimiore che danno; .· inoltre non ern no da _temersi i tiri fic.can ti, poichè , , anche più tardi a,i térÙpi di l\font.alernbert non era . no ta la possibilità d'aprire la breccia nelle mura non scoperte alla vista. ' Però noi non diseu teremo qui su l reale valore del metodo dell'au tor nostro, nè .sulla maggiore o minoe utilità che potremmo presentemente ritrarre dalla cognizi one di quello l ci basta aYel'e consta Lato che il Prosperi precorse molto in nanzi alla. propria epoca; ch e le sue idee, come suol dirsi volgarmente, fecero fortuna giacchè vediamo ricevute queJ]e che fino ad ora denomiuammo dal ~fontalembert e da qualche suo successore; che le medesime, prese in complesso, meritano d'essere anche oggigiorno esamina.te e meditate; che finalmente noj così appaghiamo· la leo-ittima e naturale curiositù di quegli studiosi i qu ~li , come gia accennammo, furon o colpiti dalla sommaria indi cazione che jn altra circostanza facemmo d'uno scriLLore tanto ignoto, che niun trattato generale o

(1) Calcola il Brialmont, la potenza dell 'odierno fucile di faHteria esserd quadrupla di qnella dell'arma stessa ai ·tempi del Vauban. - Difesa degti Stati .

I

,

CEN·TO ANNI P.Rll\IA DEL ~ION'l'ALEl.'II BEn'I'

335

particolare di fortificazi~ne fa di esso la più leggera menzione. • Tuttavia. potremmo soggiungere, che se in tulte le moderrne costruzioni. si prescindette completa~)ente da quegl'imm ensi muri di pietra ir~i di can.noni del MonLalernbert, la sola parte che de1 progettL del me·desìmo snssiste si è appunto quella che veramente contraddistingue· il· sistem i) del Prosperi. Ove rifleltasi alla scarsilà. , non che all a le~tezza delle comunicazioni fra l'antico ed il nuovo contrne~te ,verso il prin cipio de1 secolo xvm non offre p~co m.teresse il fatto d'un uomo il quale , confinato_m . un angolo dell'America epper~iò seg~ega t~ dall'a?1taz1~ne scientifLca, se così può ch1arnars1;_ cl r~uropa_ rn :11~:'zz_o a cui si ventilavano suì campo tante questioni lii d1~ ritto e si risolvevano contemporaneamente i più ard:n .problemi militari, leva la voce. con inaudita valentia ,per abbattere le massime ch e a1 suo te~po regg~~vano la. difesa delle piazze, e per attaccarne 1 de.ttagh dell~ costruzioni. · ì\1a la stessa lontanan-za a cui egli trovavasi fu senza dubbio càgione che gli arditi suoi prngetti n_o_n levassero allol'a mollo rumore nel mondo m1l1Lare; .seppure .in codesta specie di dis~ e.gno t~elìa fortuna non ebbe influenza. la c;li lui pos1Z1one singolarmente inferiofo a quella che occupò nei!a società_il no,:atore l\fon talembert, generale distinto, Accade~11co, e gran signore . . · . . ,· · Dopo aver -fatto precedere !'esposmone del propn~ metodo di fo rtificare, Prospen passa ad enumerarne 1 :vantaggi paragonandone il valor_ dife nsivo c~n q'.1eno che offrir poteva il sistem.a bastionato ch'egli ~h,ama « quello dei moderni » e che è qnello prec1~0 _a:l Vauban; giacchè le ope~·e ,rostu_me del. co.stu, . reLtore ·corrnont.aingne, il piu felice fra i discepoli di 1

cm-_


336.

L UN INGEGNERE ITALIANO

V~uban come lo denomina Bousmard, n·on furono pubbhcate çhe parecchi anni dopo il suo decesso., avvenuto nel. 175:2, . sebbene_ avesse già egli f~ua qualche applicazione delle sue Idee àllorcM diresse le costruzioni delle doppie corone (1) deHa Mosella nel 17'.28, e di Belle-C1~oix nel 1'i33; ma le medesime erano ìgnote al ~rosper1, ~ quanto meno egli n,on se ne occupò, giacchè rn appogg10 de' progetti proprii dice: « Per dimostrare « le dìfes~ d'un fronte io mi varrò de' più riputati autori, « ed ogni qLJa! volta mi si parrà l'occasion~ seguirò « sempre colui che ognora ho seguito come maestro , « il 1.naresciallo di Vauban, il quale meritamente è l'ora~ « colo della moderna fortificazione »... Siccome poi trattasi d'armi da fuoco e di disposizioni d'attacco diverse dalle atlualì ed inferiori a ~ue~te'. non ci parve di dover copiare il parallelo mst.ituito dall'autore, i cui principali argomenti ecorollari già indicammo sul ·principio di questa prima parte. · qui a rigore dovremmo porre termine a questo scritto, perchè l'estratto da n@i fatto costituisce l'essenziale del libro di Prosperi; pure giacch è l'abbiamo sott'~cchio, ed anche per fornire un'idea più esatta del di lui lav,oro, toc~l1e_1:emo anco!'a. nella seconda parte, · benche a tr1'ttl prn superficiali, di ciò che in dati ca~i occorrerebbe per rinforzare o per semplificare il metodo fondamentale, non che. della maniera d'adattarlo ad un terreno accidentato, o ad un poligono irregolare.

. (1) A MHl.z. -

Nota del traduttore.

CENTO ANNI PIUM_A_ DE L MO NTALE~IBEllT

337

,PARTE SECONDA.

Dell'ordine rinforzato - Dell'ordine semplice - Della fortificazione irregolare - Conclusione ...:... Cenni biografici.

Nel discorso preliminare che sta ·in testa al libro, J?.rosperi dice: « Io divido la mia fortificazion~ in tre « ordini: in doppio, in rinforzato, ed in. semplice. La « fortificazione doppia, che è la principale, si è quella « ·cui ordinariam ente mi attengo ». · Quanto sinora abbiamo esposto appartiene a , quel metodo che l'autore chiama doppio ed ordinario. Vediamo adesso in qual modo egli lo rinforzi o lo sem~ plifichi secondo le esige:n-ze locali od economiche « tralasciando i poligoni maggiori del triangolo,.giacchè « in fondo il metodo è uno solo per tutti ».

ORDINE RINFORZATO.

Il lato AB del triangolo (vedasi la figura 9•, tav. ,V) misura 71 i metri. Il punto D, in cui la perpendicol_are sul ~entro _del lato incontra la circonferenza del c1rcolo circoscritto AD B è l'anrrolo sagliente oss.ia ,il vertice del rivellmo; e sebbene tJ misura non sia uguale per gli altri poligoni, non 'per tanto quel punto rima~'I'à sempre de: terminato dalla distanza regolare a cm deve trovarsi

..


338

-UN INGEGNETIE l'J.:ALlANO

dai fianchi de' bastioni. Gli angoli fia ncheggiatì A, Be D si fan no retti , ed i lati loro ÀE,BF,DP,DL, sono (( le facce delle contragguardie che iò, dice l'autore, « chiam o corazze (1), perchè funzionano piuttosto come « tali, eh~ non come cont.ragguardi e ». Di coteste linee, se p rolungate, alcune determinano le estremità P, L, della corazza del rivellino, ed altre 1a situazione dei fianchi de' hastion'i. Le linee DI, D Q, si tfreranno come nel fronte dell'ord ine doppio e>ssia ordinario; e quelle MN, 1\'I O, a a', b b', paraliele alie corazze e distanti dalle medesime dai rn ai fJO . metri, determineranno rispettivamente le facce de' rivellini e quelle de' bastioni, separate dalìe proprie corazze da un fosso asciutto, non che i limiti N, O, de' ·fianchi . Le linee AG e l3R I tracceranno ·1a tanaglia R TS e con essa i fianchi di rovescio e le ficcanti. r fianchi bassi e gli_spalleggia- . menti per la fuci leria si· tracciano come nel nìeto do ordinario . · Le corazze ,del rivellino restano dappertutto staccate dalle facce di esso ; ma ne' bastioni il fosso secco può chiudersi ne' punti x , x, fòrrn ando ivi una batteria alta sul prolungamento dell'01:ecchione. In tutti gli angoli .fiancheggiati st1).bilisconsi torri bastionate « di tracciato arqitrario » dice l'autore, e le medesime sono accennate cogli spazi i tratteggiati Z e Z' della figura ga non che nel piano e nel profilo della figura 1Oa, tavola 3a. L'occhio O si lascia per dar luce al fosso aséiutto che continua senza interruzione per dissotto alla, v.olta A.

.

.

(1) In tal genere sono un. capo d'opera le doppfo dj,fese tanto stabili che mobili, non, che le difese di scope1·ta immaginate da Borgo. Queste ultime riposano sui principii di demolizione ideati da 11Iaggi d' Anghiari e sviluppati con genio nel 1144 dal conte ' . Giuseppo Nicolis di R.obilant Nota del traduttore.

I

CENTO ANNI !'RIMA DEL MOl'\TALÈ~lBEll.T ·

339 ·

Da quel , profilo può eziandio scorgyrsi la differenza · · di r ilievo tra il corpo della piazza, le facce del rivellino, e le corazze. . QLÌanto si è detto ·basta per far comprendere al lettore · in qual modò si rafforzi il tracciato doppio, ossi_a -ordinario; non è certo gran cosa, corne l'autore- n conosce ne' due seguenti paragrafi. · « L'utili tà di tali toni non è verament~ delle mag-« giori , perciocchè sebbene ci 1;omministrino fuochi pe~ « o.eroi ver~o in grnzia del loro arrotondamento negh « a~o·oli, nondimeno que' fuochi si possono presso.chè « uo-~almen te conseguire senza di esse , e più di tu tti « altri c'interessano quelli d~' lor~ fianchi . ~erò se~« bene questi spazzino bene 1 foss1, trovans1 espogL1; << per il che si può anche, se si vuole, farne sen·za , « lasciando .scoperti gl'interni _fossi de'bastioni. . « TuUi gli uo'mini del mestiere s'accorgeranno alla « pL'ima occhiata e del mio gentil furto e verso chi lo « commisi, che è il luogotenente generale Coehorn; v'ha . « però la differenza che nelle sue contraggu ardie egli « pone truppe ed artiglieria, mentre qui no? ha luogo << quest'ultima. Inoltre in quelle si fo guardw. formale, « ed in queste no, laonde loro non si conviene.un no.m_e « stesso ». 0

gE

DELL'ORDINE SEMPLICE.

Nel mezzo del lato esterno ab (figura 'H , tavolata) che supponesi della lu-nghezza di so'li 350 metri, si abbassa la perpendicolare de di 10 metri: il punto e . si unisce colle ci b, e sul prolungamento delle linee cic' e b e· staranno le ficcanti fe , gq, che finiscono · in q ed e alla distanza di 24- metri dalle capitali degli


340

angoli. Dal punto e sino a quello h prendonsi altri -10 metri e tiransi le lin ee hn, hm non .già parallele ma con una leggera deviazione dalle e e, e q; otterremo così la cortina. Alle facce de' bastioni si daranno 118 metr.i, terminandoli ne' punti y l distanti solo di 4 metri dalle ficcanti. Sulla capitale del fronte si traccia il rivellino ad angolo retlo o ò o dandogli la sporgenza d'una cin'quantina di metri, e per modo che le estremi tà dei suoi lati non imbarazzino il fuoco dc' fianchi e delle ficcanti. Il fosso parallelo ha 47 metri di larO'hezza r., ed anche un po' più, oYe sopprimasi la strada coperta per econom izzar guarnigione. « In siffatto ordine, dice Ì'autore, le cortine pos« ~ono essere di terra; ma i bastioni saranno sempre « rn muratura ».

r

TRACCIATO SENZA BASTJONI.

Cosl è chiamato dall"autore un suo tracciato di soli rivellini con alle spalle un recinto rettilineo senza bastioni, munito unicamente agli angoli con torri circolari scoperte. Il suo lato è di 59'.i:l metri.

FORTIFICAZIONE IRREGOLARE.

Dice Prosperi, che per comune parere le difficoltà maggiori provengono dall'irregolarità delle figure e del terreno, per essere difficile assai l'acconciare a coteste irregolarità « i dogmi e le regole assolute 1); e ~he per incontrarsi le medesime ad ogni passo,

34 ·1

CEN TO ANNI PRIMA DEL MONTALE!IIDERT

UN INGEGNERE ITALIANO

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.: tal parte della fortificazione è la pietra di paragon~ « per giudicare de' vari sistematori ». E pi.ù oltre soggiunge : « in materia tanto irnportarite « si vedrà fare appficazion e del nostro metodo senza « d'uop o di ricorrere alla farragine delle tavole, di cui « i modern i fanno uso ne' lor sistemi ». E per porgere una chiara idea della semplicità colla quale il suo _metodo adauasi ad ogni sorta di figure e di conformazioni del suolo, offre l'autore tre esempi di recinti bastionati; uno sopra un quadrilatero, un altro sopra un poligono irregolare di 16 lati, ed infin~ il pian o della piazza di l\IaesLricht; e quindi fa l'applicazion e del suo metodo sia alle due prime figure, ch e al perimetro di dE>tta piaz1.a onde stub ilirne 11 confronto. E perchè il lettore si possa forma re un'id ea di quanto Prosperi fece, riportiamo nella fig. '1~, tavola o• i tracciali che si riferiscono al quadrilatero irregolare ABCD: quello bnstionato si traccib con linee punteggiate, e con lin ee piene quello nuovo (·1). Nel primo si YCdono cinque bastioni intel'Ì ·1, 2, 3, 4-, 5, e due mezzo-bastioni 6 e 7: nel secondo solamente tre, 'AB D, ed altrettante lingue di terra coi rivellini EF G, rima11endo intatta la poriione che termina ad angolo. acuto, « La diffico ltà, . dice l'autore, consiste ~ nel ri ca vure i bastioni dopo a vere ripartite sa via mente « le distanze ». Un fatto consimile osservasi nelle fortificazioni di l\laestricht dove Yediamo, dice l'autor nostro esa mi- _ nan_don e qu elle antiche, « che vi sono sei opere a « corna, dieci bastioni staccati, cinque ridotti, ed otLo « altre opere fra rivell ini e mezzelune. Sull'altra sponda

(1) Colesta figura colla sua fortifìcazione bastionata fu tratta dal libro di Mallia Dogens (Doogen). ANNO XIV, VOL . IV.

2.2


·!

' UN lNGEGNEUE ITALIANO 342 « del fiume l'ifosa tre bastioni nel recinto e quattro stac« cati, con tre grandi mezzalune .. .... Occorrerà per la « sua difesa una guarnigione numerosissima, nè sono « di. minor riguardo le spese enormi richieste da tante « opere ». E soff~rmandosi poscia -sul nuovo sistema mento, mol.to somigliante a quello che delineammo pel quadrilatero, soggiunge: « la sola vista di questo piano « dovrà spiacere a più d'uno, presentando esso de' ba« stiòni tanto sconcertati, e qualche fianco tanto aperto « cha par ridicolo; ma quando si è badato alla sostanza « di ciò che importa, non occorre prendersi pensiero « d'altro :....... Qui non v'hanno che due spniosi ba« stioni e due mezzo-bastioni con cinqne riw~ll ini, e « dall'altra parte del fiume un solo bastione inter-o, due « mezzo-bastionj, e due rivellini ». Non v'ha dubbio che, dato un terreno irregolare, allorchè diminuisce il numero de' bastioni, ed in generale delle opere isola te per le quali si ·r ichiede una tal quale estensione di terreno regolare, il. tracciato ne rimane agevolato di ·molto, massimamente qunndo in coteste opere stesse non siano rigorosamente fissate nè la lunghezza delle linee nè h1mpiezza degli angoli.

Noi abbiamo esaurito il còmpito che ci eravamo imposti, quello cioè di supplire possibilmente alla mancanza che lamentasi nelle biblioteche militari del::. l'opera di D. Felice Prosperi. Senza entrare nell'esame d'alcune quistioni che la sua lettura potrebbe sollevare, non possiamo però dispeùsarci dal richiamar0 l'attenzion-e degl'int.elligenti sul conto che cotesto inge~

CENTO ANNI PRUU DEL MO NTA LEMDEUT

3t3

gnere già faceva dell'impiego della cavalleria pe.u la difesa nelle spaziose lingue di terra, non che de' buoni tirat?ri e delle carabi11e rigcite, eh' ei teneva in pregio pei~ loro mirabili effetti; come pure sul concetto originale di quell e che egli chiama linee ficcant1·, degne forse di studio precisarn enle al di d'oggi, quando noi non sappiam.o nè come nè do ve collocare i cannoni d'una fortezza per guisa che rimangon o al coperto dall' azion e potente delle batterie d'assed io.

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CENNI BIOGRAFICI.

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• Nacque Don F,elice Prosperi nel ;J 689 in Lucca ciltà della. Toscana. Essendo an.cora molto giovane passò in Sicilia, e là entrò in un reggimento spngnuolo di fanterin, senza . per altro abbandonare lo studio delle n.1atematiche e dell'architettura militare, per la quale aveva molta inclinazione, nutrendo l'aspiraz ione di far passaggio nel corpo del genio ; il che egli sollecitò , nel giugno ·1 728 già trovandosi capitano nel reggimento fan teria ~iila11 0. Dopo subìto un rigoroso esame, fu amm esso nel suddetto corpo in qualità d'ingegne;·e ordinario il ]0 ottobre dell'anno stesso e fu destinato . nelle provincie cl' Andalusin. Nell' ottobre del 1730 fu promosso ingegnere in secondo col grado di luogotenente colonnello, e verso la metà dell'anno seguente imbarcossi a Cadice per continuare i .suoi servizii nell'isola di San J)omingo. Passò quindi a Veracruz, e di là a A1essico doYe tro~ vavasì nell'anno ,t74,1 allorchè si diede a. scrivere le


t; N INGEGNERE ITALlANO ' 3U proprie idee sull'arte di fortificare le piazze, presen-. tando questo trattato col titolo La grande difesa, Nuovo metodo di fortificazione (1). Di questo libro fu revisore D. Josè Antonio di Villa Seiìor, il quale ne fece molti elogi (Messic·o ·addì 9 gennaio ·1 7.U) e fu stampato l'anno stesso con licenza del conte di Fuenclara capitano generale deUa Nuova-Spagna. Gli sta in fronte una ·dedica al re,

CENTO ANNI PRIMA DEL n10N1'ALEMBEnT ·

Scrisse ancora parecchi_e Memorie circa a n~ove sue invenzioni e studi scientifici e mil itari, dell e quali ci sono soltanto note ,quelle stampate che fanno corpo colla Grande difesa , e sono : 1. Ma/1iera di misurare coll'acqua le opere di foi·tificazione. _ 2. Strumento stadi ometrico per levare in pianta . gli Stati . . 3. l\Iacchine di grande elaterio per lanci a,r bombe. t. Carh di nuova invenzione e di grande utilità. 5. i'\Iolini da campagna che macinano durante la marcia. 6. Naviglio inaffondabile. 7. Orologi · a' sabb ia indicunti minuti pmm e secondi. 8. Sistema. del mondo. Tutte coteste Memorie offrono poco interesse; rivelano però sempre l'uomo di, ge.nio e di profondi studi. Ma nell'ullima vi sono molte stravaganze ed ubbìe. li 24 febbraio 4747 egli fu promosso colonnello, ossia ingegnere in capo,, e cinque anni appresso fece ritorno in Jspagna, sbarcando a Cadice sulla metà çl' agosto carico d' anni e più ancora d' acc-iacchi , com e ·scriveva nl Comandante del Corpo . Da Cadice passò a Saragozza e vi abita va nel 1754 quando il 19 novembre solleci tò dal re il perm esso di recarsi a c~sa sùa in Italia in conlemplazione dell'età avanzata, della salute affranta, e dell' impotenza in cui trovavasi d'adempiere agli obbli'ghi della sua carica: e supplicava neHo stesso tempo, che gli si concedesse un · anno .di paga per fare il vjaggio, ed una prorno:zione come. ricompensa de' suoi servigi. Era in allora comandante del corpo D. Giammartino Cerm egno, il quafe appoggiò caldamente la domanda; ·ed il H.- di1

'

(1) Abbiamo già detto, che questo libro è diventato assai raro. No esiste un esemplare nella biblioteca nazionale di Madrid, e debb'essere quel lo stesso cui Prosperi allude in una lettera da lui diretta da Saragozza a -D. Giammarlino CernH'gno il 24 agosto 1752, nella quale parlando della propria opera dice: «

Ha l'onore d'avere un posto nella r egia biblioteca di Madrid,

ove godrà cl"wi pe·rpetuo 1·i7Joso » . l i fron lispizio dd libro, di due colori nero e<l incarnalo, è il seguente :

La gran-defe nsa - Nuevo mhétodo de fo rtificacion - Dividido en lrr.s òrdcnes : - A sabcr : - . Doble, Reforzado y sencillò. - Con varias invencione;; é idcas - ùtiles .y curiosas, -con 73 làminas. - Tomo 1° - Su aulor - El Thenientc . Coroner 1). Félix P'rospcri Ingeni1•ro de los Exérd los de Su Magii,tad . ....:.... Quicn lo deùicn - A la S. R. C. Mngestad - del llcy Nueslrtl Sr. - el Sr D. Pheii ppe V. --: Monarca de las Espafias:.

1

In calce a l libro leggcsi : « Impresa en México por la v.iuda de D. .Toseph Ilernardo de Nogal. - Afio dc 17,!-.I:. R<rnchè çlica tomo l· non è a mia cògnizione ch 'ei ne pubblicasse più di

1

questo. La s,tampa è nitida, a caratteri grandi, buona carta, formato in folio.

34-!5

·

Delle 73 tavole io rame incise rozzamente all'acqua forte, 57 si riferiscono ai sistemi di fortificazione, è le r imanen ti alle altre « invenzioni ed idee ». Sono in tutto 193 pagiao; 111:Jle prime 131 trattasi de'sisteini di fortificazione, e nelle altre 62 delle invenzioni ed idee.

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.....I 346 UN INGEGNERE ITALIANO cembre gli fu concesso j} ritiro, ma quanto alla promozione non gli si feçe alcuna risposta, e l'indennità llli viaggjo fu solàmente ragguagliata· al soldo d'un seme.slre. E tuttn-via per avere il detto soldo egli dovette nuovaipent8 sollecitare nel .1755 che si rinnovasse l'ord ine di rilasciargli le paghe stategli ac;ordate e che non JJoteva conseguire onde ritirarsi a casa sua. OLlenuto finalmente quel sussidio, partì per l'Italia con animo di stabilirsi a Bologna, dove probabilmente morì; non essendoci stato fattibile di verificare nii · l'anno nè il luogo di sua morte. Gi11dicandolo dalle sue azioni e dalle sue lettere, delle quali ultime ·ne leggemmo alcune di suo proprio pugno, Prosperi era uomo di carattere fermo, e nello stesso tempo affabile, onorato; e modesto. Trovandosi egli a Veracruz, il vicerè del Messico concedette al governatore di quella piazza la direzione delle costruzioni di certi quartieri, non ascoltando le rimostrnnze di . Pl'Osperi, il quale redamava per .s è quell'incarico siccome dovuto al suo · officio. I lavori furono male eseguiti e la fabbrica rovinò .. . Prosperi narrando il fatto dice : « A tale inopinato a.vvénimento « il governatore mi fece molte rampogne cercando di « gettare a mio caric0 il danno sopraggiunto, non ad « altro servendo la maggior p&.rte degl'ingegneri nelle « Im1die; al che risposi che eiò non rnrebbe accaduto <.< 'Se l_ e fabbrif·.he si fossero fatte a tenore delle prescri« zioni del re, e ch'egli ben sapeva che io non me.n'era « affatto immischiato, cosicchè di quei danni dovesse « risponderne al re chi aveva diretto i lavori. Salì sulle « furie sfoderando contro di- me la spada, e non scor« gendo in me alcun segno di timore come erasi irn« magìn'ato, mi mandò !O aiTesto a casa mia. Feci subito « rapportodell'accaduto al vicerè, mandandogli conlem« poraneamente le mie dimissioni , .ed ·egli senza riscon-

CENTO A!'ìNl PRDIA DEL MON'l'ALEMUEllT

347

. ·« tra,,.e al mio foglio .ordinò àl Luogotenente del Re cl~e -« immantinente si recasse in casa mia e mi ponesse ; '<< ·nel suo nome in lib ertà, senza che mai più si dovesse « riparlare dell'accaduto , e cosi f~ composta ogni «cosa». ,!\ddì 7 ottobre 1753 scriveva da Saragozza al suc·Citato D. Giammartino Cermegno :· «Al mio passaggio « per Madrid sollecitai due paghe per proseguire la mia « rnarcia e mi furono negate ; laonde fui costretto a « vale1;mi di qualche amico. In tale stato io ritorno dopo « 2'.2 anni d'Arnerjca » . Ed altt'.OVe protesta che non ritornerà a molestarlo coi suoi gu:Ji, « poichè a ses· ·« sanlatrè anni mi rimane poco dà sperare ». Per quanto no,n sia un fatto che ci debb~ sorp~endere pe r la SIJa rarità, cagiona però sempre tristezza e disgusto il pensare che un uomo come D. Felice Prosperi, fornito di .qualità cosi eccellenti, di · tanto ·ingegno e di studi così profondi, possa essere giunto al termine de' suoi giorni non curato, povero e · derelitto; e pilì ancora se si rifletta che i suoi scritti non gli diedero mentre visse alc\ma celebrità, nè servirono dappoi fino al dì d'oggi a renderne onorata .Ja memoria.

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LA VACCINAZIONE NELL'ESERCITO.

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. ffell'anno 1868 furono praticate nel Il. esercito circa ts7 mila vaccinazioni·: 7,000 circa nei soldati anziani 45,000 negli inscritti (il 96' . O[O cioè degli asseanati nell'anno}, 324 in giovanetti degli istituti di educa;iorie · militare. La media degli esiti genuini fu- del 30, qùeHa dei dubbii 25, dei nulli 4,/'i OJO· Negli individui ·precedente·mente vaiuolati s'ebbe il ::\8 O[o d'esiti fortunoli, il f-iO d'esiti mdli; in quelli_precedenternente, o nell'infanzia od ai çorpi, vaccinati s'ebbe rispettivamen.te il 30 ed il 4.5 O[O, vale a dire precisnmente !le cifre medie generali; finalmente in queJJi , che mai subirono · infezione vaiuolosa o vaccinica influenza s'ebbe il !6'.ed .il 32 010 . . L'epoca nella qunle le vaccinazioni prnticaronsi non ebbe azione alcuna sulla media degli esiti, essendosi dal ·gennaio al luglio, notata una mitissima oscillazione. Nel gennaio anzi e nel febb,;aio si sarebbe ottenuta la proporzione media complessiva più elevata dec•li ,esiti genu~ni (32 010) : giova però notare che la ',~aggior · par·te (80 Oro) delle vaccinazioni ebbe luogo appunto in questi due mesi. Nè l'istrumento adoperato, nè la diversa fonte del virits impiegato, nè le influenze locali diverse esercitarono una notevole azio·ne sul complesso degli esiti. 1

LA VACCINAZIONE N·ELI,'ESERCITO

.34-9

La pratica delle vaccinazioni e ri,,acdnazioni ebbe un positivo valore ,come meizo preservativo, ed esercitò così una benefica influenza sulla s._3.lute del soldato. S'ebbero è vero nell'anno ben 1560 indiyidui colti da vaiuolo o forme affini, con 22 decessi; ma più che 400 casi e ben 17 inorti. spettano al 1° trimestre .. ... Il vaiuolo anelò poi gradatamente scon?parendo e sul finire dell'anno un solo vaiuoloso potevasi contare degente negli ospedali tutti ;.. aggiungasi poi che benchè nella seconda metà dell'anno or qlla or là pu1lulasse · ed in · molti p.residii do111inasse epidemico ,il vaiuolo tra la popolazione civile, · i soldati ne anda.rono quasi · assolutamente immuni. ~ essun ncciclente fu segnalato _essere occorso in sì ingente numero di praticate vaccinazioni. · Dei 57 miln ind ividui vaccinati, circa 3,600 portavan_o i segni del superato va~uolo, ma quasi 50,000 quelli della subìta vaccinazione., neppure 5,000 , meno_ quindi del decirno,i non erano ,mai stai.i nè vaiuolati, nè vaccinnti ... .. Non è( quindi vero che la pratica d~Ila fofantile vaccinazione sia tanto· trascurata in Italia. I qati sovra accennati ci permettono le seguenti òue deduzioni, di un certo valore CtrrJ-ministrat-i-vo: a) La stagione invemale è pella vaccinazione, in Italia almeno, tanto quanto qualsiasi altra favorevole; b) L'inizio con pustole cli bambini, il continuare . con innesti da brai~cio a braccio è pra.tica ancora · raccomandevole quant'altra · mai tra .le diverse oggidì vagheggiate, -e non ha mai prodotti, stante la diligenza con cui attuasi nel!' esercito, quelle complica-zioni e quei guai di cui da molti si affetta un esagerato timore . Dott. F. BAI\OFFIO.


1 è.iMPI o'ISTRUZIONE E LE "ll1ANÒvnE AUTUNNALl, ECC.

35'1

,\I le esercitazioni quindicinali della state convennero del pari , 30 mila uomini della laoclwehr chiamati sotto le armi : ed alle manovre autunnali che durarono ·da ,1. a 6 settimane presero parlo da 40 a 50 mila uomini della ris?rv~. ;~ Lauenburgo

Brevi cenni sui çam1ii d'istruzione.esulle manovre auhìnnali eseguite presso varie Potenze nel 1869. . .

Crediamo far cosa utile col rias'?umere brevemente qua_nlo ci fu dato -r~ccogliere in vari giornali" sui campi e sulle esercitazioni -militari che ebbero luogo in quest'anno in Prussia, in Baviera, in Austria, in panimarca ed in Inghilterra. C'incrosce non poter d?re su questo interessante argomento un completo ragguaglio, inquantochè i giornali esteri, dai qual i abbiamo eslra llo le notizie, non davano che dei ~semplici cenni più ò meno estesi. Tali giornali sono l'A7:my a11cl Navy Gazette, il Times, la Allgemeine Militii,1· Zeitung di Darmstadt, e la Wehr Zeitung di Vienna.

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MANOVRE AUTUNNALI IN PRUSSIA.

Lo manovre autunnali in Prussià ebLiero in quest'anno ungrande · sviluppo, e vi prese parte un maggior numero di corpi d'armala cbe non negli anni prect•denti. La guardia ma.novrò nei dintorni di Jueterbogk, Treuenbrielzen, Beelitz, Zossen, ecc : il l° corpo d'armala a Stargard e a Pommern; il 2° presso Heiligenbeil e Braunsberg. Ino ltre fecero delle esl~rcitazioni su larga scala il 3° ed il 12• corpo d'armata e la 21' division!3 che, insieme alla divisione del , granducato d'Assia, operò -sul ~leno.

poi i pionieri eseguirono le consuete eserc1taz1o_rn . ., Con le manovre autunnali si finisce, d'ordinario. com e noto, J'annu<1le · i~tru2iono delle truppe . In esse si cercano sin~ulare il più che si può le vicende del combattimento: sia ~ra piccole frazioni che fra poderosi corpi di truppa, nel frne d1 agg.uer: riré il ~oldato e renderlo atto a sopportare le fatiche _e 1 ù1sag1 della guerra. . Di speciale interesse furono lo manovre ~.el ~· _c?rpo. ia 9, e la 10• -brigala appartene-oli all a t> d1v1s10ne manovrarono l'un11 contro l'altra al sud della grande strnda da Berlino a Francoforte sull'Odor, e così fccerò al nord cli tale strad~ la ·n• e la 12• brigala, formanti la 6° divisione. Suppoue~as1 cbe un ese,rcilo n.emico in marcia sopra Bt}rlino avesse- s~1,uto i suoi' avamposti di là dall'Oder e che la capitai\) fosso 1tfesa da un esercito concentratosi. rapidamente a Spandau. La e la 12• bri"ata rappresentavano i corpi av!rnza ti dell'esercito aua~cante: Je altre duo quelli dell'esercito che difendeva la capita lo. J~e manovre durarono .3 g iorni e le truppe bivacc~rono ·sempre senza tende, come se avessero avuto davvero il nemico di fronte. · Al 1· settembre le operazioni presero maggior estensione. Il principe Carlo concentrò la o• divisione presso Mancheburg o la (? a circa 12 mi,,.lia sopra Strausberg. Ciascun comandante o . .. di divisione ignorava la precisa posizione dell'altra ~ms1one, ma entrambi aveva.no un còmpi lo assegnato. Così Ja 5• divisione rappresentava l'avanguardia dell'esercito ne_n~i~o che, __passalo l'Odor, marciava su Berlino; mentre la 6' d1VJs1one uscila dalla capital('. doveva contraslarè il passo a ll'ini~nico. Codest~ ~anovra durò 2 rriorni intieri, ed il risultato si Ju che la d1V1s10ne cbe invadev: non s_arebbe stata capace di forzare le posizioni ben difl,se dalla 6· divisione. · · Nelle manovre autunnali delle quali parliamo si è aocbe cerca,to sperimentare sempre più le formazioni adottate dai Prussiani· nei combattimenti del 1866, e ~osì correggere. quei difetti che in allora· si palesarono, e mellere a prova la nuova composizione dei corpi di truppa ed il migliore impiego che si possa fare delle vario arm i. La maggio1:e altenzio~e· è stata ri1,olta in questo anno alla cav!).ller:ia. E qui accenniamo che

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...J 352

ESEGUITE PRESSO VAl\IE POTENZE NEI.

I CAMPI D' ISTRUZIONE E I.E MANOVRE AUTUNNALI

1869

353

equipaggio, o ad onla del le lunghe marce eseguite o d(•llo fatiche che talvolta ha durato noi lavori col badile a fino di trincerarsi. Le manovre prussiano, dico il Times, non banno ormai l'impronta di semp lici esercitazioni, ma r_appr esen tano a perfezione comballimenti e battiig-lie ; cosic1/hè in quanto all'ese1'cizio dei soldati, all'istruzione degli uffieiali ed all'esperienza dei coman-, da_nli, so no da considerarsi et'fièaci quanto .-la g ucfra" stessa. E qui termineremo questo breve cenn o èoì ripo_rlar.~ dei ragguagli sul modo in c.ui sono regolate le océupazioni delle tru ppe in Prussia, tolti dalla Wchr-Zeitung austro-ungherese del l' oltòbre 1869. · · Le recluto arrivano ai corpi ordinariàmcnte nel mese di novembre e durante l'inverno si istruiscono. . Nella prima,·era se-' g uano le eserciJazioni per compagn ie, nelle quali si sponde im·mensa cura per ammaestrare le tru1:ipc'ncl servizio di campagna e 11el tiro a segno. Indi banno lu~go per pochi giorni gli esc1:cizi per baltaglioni in ordine serrato. I. comandanti di compagnia e di ballagli o ne-stabiliscono, sollo la loro esclusiva r esponsabilità, la durala di tali esercitazioni, e debbono re ndt're stretto cunto del loro operato. Alle esercitazio ni per reggimenti ' Si· dedicanq in prosi eg·uo 4 o 5 giorni ; dopo di che il comandante del corpo fa la sua ispezione, mass·ime sull'armamento e sull''?qujpaggio·. Seguono di poi le manovro di llrigate che durano tre giorni e vi tengono d ietro le ispezioni dei comandanti di. divisione. f'ra un genere di esercitazioni e l'a ltro vi hanno dei g iorni di ripow. La durata giornaliera delle esercitazioni, che si sogliono principinre alle ore 7 antimeridiano, non ollrcpassa mai 2 ore e mezzo; e dopo il mùzzodì ordi1ù1riarnen !e non si · fanno esercizi. . · Nelle mare~ delle Yarie truppe per convenire nel mese di agosto nei luoghi dell.e grandi manovre si supporie sempre d!cssere contro al nemico. Pongon fin e alle esercitazioni autunnali le manovro per divisioni o per corpi d'armata, delle quali Jo seeonde non hanno luogo cho in ciascuu .biennio. Ciascuna divisione e ciascun corpo d'armata opera contro ua neniico ·che si suppone di pa:ri forza, e la cu i posizione e la formazione si segnano sul terreno con apposite banderuole vario. pinte. Talvolta eiascuna divisione si divide in duo parti, le quali si fingono nemiche fra loro . . Nel corrente anno le gràndi ma• 110\'l'O si limitarono a quello di division<3:

men tre in generale l'adozione delle armi a l'etrocarica foc,~va · propend_e r? per una diminuzione della cavalleria negli eser citi. la Pr ussia mvece nel 1867 sensibi l1rnrn!H. aumentava la cavalleria della Confoder,izione del · nord, formala la in briaa te di ' 2 ~ di 8 reggimenti; ·no destinava una a ciascuna diYi~ioue attiva. Le grandi n1anovrc in qu(·slo ànno àvre):>bero dimostrato col fatto l'opportunità di qqesto organamen to, che era 5tato adottato solo in grazia d-i studi teorici basati , sull'esperienza dell'ultima guerra. · · · Le esercita~ioni dei pontieri durarono dall' 11 lu"'lio ai 14 settembre. Vi presero parte le compagnie · dei dislre~ti cli Pommern, Brandcnburg, l\Iagdeburg,°Slesia meridionale Sch leswi<>Jlolsteirì ed Annover, le quali in totale formavano' 770 uomi~i e 18 ufO~i~li, ossia _circa tre compagnie sti l piede di guerra. Nelle v1crnanze d1 Lauenburg il fìuqie Elba ha nella stagione esli_va una larghezza al pelo d'acqua da 280 a 400 metri, e presenta d ue noil lievi difficoltà per la .costruzione dei ponti. L'una dipende dai venti impetuosi che spesso sconvolgono Io acque e producono onde assai irregolari ; cosicchè tornano diffici li le . manovre per gettare i ponti a · battelli e si r ichiede .o-rande abilità ed intel ligenza nei pon tieri .. L'altra difficoltà nasc~ dalla natura del letlo del fiume che varia spesso e .notevolmente. formando qua e là dei banchi di spbbia; i qtiali richiedono un' attenzione speciale uell' esplorare il fo ndo e u·na o-rande conoscenza dei modi d'ancoraggio. Queste difficoltà reser; decrue 0 di lo_de_ le ~so:~itazioni ~seguite,_ per la intelli~enza spiegata dai pont1 er1 nei superare gli ostacol1, spesso imprevedibili. che incontrarono. ·' . · · Secondo il corrispo ndente del Tiùies, le accennate manovre prussiane rivelano che il perfezionamento cui è a itinto l'esorcilo di Federico Guglielmo supera ogn·i elogio . li ~orrispondente, eh~ _s~~nbra a.~sa_i sap~to delle ?oso niil_Hari.' ag~iunge che gli . ufOzia.1 pruss1a01, anz1chè considerare 1 brillant1 successi ottenuti come prova sicura della perfezione del lor.o esercito, tendono invece a scoprirne cod minu te indagini i nuovi difetti èd a studiare ~l. ~ _odo mig l_iore di rimediarvi. In quanto al le truppe, 1a cavaUer1a si sarebbe dimostrala egregiamente istruita ed ammirabile per. la facilità nel superare gli ostacoli, a segno da di:sgradarne g h stessi Inglesi, che non a torto . si pon.:rono fra i migliori cavallerizzi. La fanteria ha meritato o-randi~sime lodi per la facilità e per la celerità colle quali co;pie i suoi movimenti, nonostante il grave ·peso del su~ armamento e del suo

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3o4

1

I CAMPI D JSTnUZ ÌOl'rn E LE MANOYHE AUTUNNALI

BAVIERA.

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Un corpo di 18 .196 uomini e 2,202 cava.Ili sì a ttendava presso Sclnveinfurt, . sulla sinistrn de·l àlei.tO, onde sperimentare il .nuovo sistema di nccamµ amento introdotto dopo il 1866. Si spiegarono 1,746 tende, ciascunn capace di 16 uomini, disposte su 14 fi le. Lc1 tende hanno la basfl Bllittica e l'alL~>.zza eguale al la terza narle della lt;nghezzn dfl!l'asse maggiore . All'estremità del l'asse mino re dell'el lisse sono praticate due aperture, che si possono però chiu dere, a guisa di porle, sempre che si voglia ; mentre éJi due. estremi de ll'asse maggioro, ed a co.o venientù a ltezza; sono ;:iperle del le fines tre per- il ril'lnovnmento tlell'nria. Ncll'in tero o· vi sono delle ass[ trusvorsoli con uocini per appendervi gli abiti, riporvi il pane, la batteria di . cucina, ccch, ccc. · . A.I campo per procurarsi l'acqua si segu't il noto sistema dei pozzi a -tubi trasportabi li del Mrlon, o se ne oltennero J-ccellenti risnltati. Il rancio si cuoceva pelle piccole marmiLte adottnte dopo il J.867, o sebbene la coltura non r isultasse cos) perfetta come coi1 le primitive marmitte più grandi, pure non si vollero abbandonare le piccole, perchè esso fan cuocere pili presto i cibi, e permettono as·seg)Jare à ciascun soldato la pro pria batteria d;:i cucina in modo che, anche isolato, egli po trà avere un cibo colto. , La carne ,·cniva nppreslata un giorno prima della distribuzione, e si amministrava perfeltumon tu freddo . La panificazione si fece in alcuni forni della cillt1 di Schwcin~ furl, ed in quattro forni da campagna iu ferro , che fornivano giornalmente 3,000 pani di buona qualitil.

AUSTRIA.

,, A~1cho l'Austria non venne mouo in quest'anno alla tradizionalC\ su~ abitudine dei concentramenti di truppe su vasta scala

per le grandi manovre.

ESEGUI'fE PRESSO VARIE POTENZG NEL

1869

355

Al campo di Bruck sul fiume Lcillw, oltre alle ordinarie esercitazioni , si eseguirono de i simu lacri di comballimento, nel fine di sporimc11 ture soprattutto le ultime riforme introaotle nell'eser cito austriaco. Le truppe e·r ano ricoverate _in baracche o· attendate . Dai dati sta lislici si ha cl?e le baracche, cl i una stru ttura aflà tlo specialt>, offrirono on ricove ro meno insa lubre delle caserme, e migliore di quello che alcune di queste offrono nella stato . n solda to, comu 11cmon le .rcst'to a dormire nelle baracche, le preforiv11 assai alle tonde. Le principali esperienze fatte riflettono il corpo dei segnalatori. lo trincee éol badi le Lin nemann e la grave questiono dell'attacco allo scoperto sotto il fuoco nemico. I segno li per man tenere in comunicazione i vari gruppi di avamposti e le frazioni di truppa in marcia col nòcleo principale, avrebbero dato ìltl r isultato abbastanza soddisfµcenle , in quanto si curi,·ò a trasmettere un dispaccio di 20 parole in 5 minuti, al la distanza di ch i!. 40, mcdi.ante 5 stazion i. !l materiale· scmµl i.ci:;simo pd segnaÌi si compone di: Un'asta in tre ·pezzi, con bandiero. e con fiacco la ; Un cannocchiale col suo piede ; Ona sedia; Un'ombrella; Una lanterna ; Un portafogli ; Altri piccoli 0ggetli. Col badile Linnemnnn si fecero estesi sperim1mti, i quali però non sembra cho furono reputati suffìcicn ti a dimostrare l'utilit,\ d:i adottare quell'istrumento. n,ippoichè, come dicci la Wehr-Zeitung, solo un C(!m ba.tlimerito reale può dimo8trare se sia possibile cosll;uirc dolle trincee sotto il fuoco delle ilrmi a r eLrocaTica. I n quanto all'attacco sembra essersi ritrovato piì.1 apportuno di far {lVanzaro Jc truppe in ordine aperto, stando i soldati a circa on passo di distanza l'uno, dall'altro, anzichè obbligar0 gli ·uomini, seéondo alcuni, a coricarsi pey terra di tratto in tratto mentre avanzano. Difatti qucst'nltimo espediente sembra vantaggioso, ù vero, , ma stanca talmente il soldato, d.,1 farlo giungere acldosso all' avversario sfinito di forze , allora ap-· punto che più. ne avrebbe bisogno. In massima si , è riconosciuto che l'attacco alla baionetta, .al quale dopo il 1859 si dava tanta importanza, sarebbe ora da aversi piutt05lo come teme-


356

I CAMPI D'lS'fR UZIO NE

E J,E

L MANOV~E ' AUTUNNALI

rario. Invece si vorrebbe operare da indi innanzi-il piit che si può per sorprese ed al coperto. · _ Nell'ultimo periodo il campo di Bruck contaval5,000 uomini • . che· eseguirono una intoressanle manovra come termino delle esercitazioni, Un corpo d' armata composto di 26 liattaglio11i di fanteria , 10 11qqadroni di cayalleria , 56 pezzi d'artiglieria , sotto · gli ordini del generale Maroicic !ii avanzò ·in· due colon·ne da 'Fischamend cd Enzersdor f nella · valle d'Arl1es contro Bruck. L'avanguardia incontrando il nemico prima della .valle ·d'Arbes e nel bo,co di Roitberg si riun) al nucleo del corpo· d'armata nella posizione di Millerberg-Mitterwald Unterwald : indi tutto il corpo prese l'offensiYa pn . ricacciare l'avversa~io di là del · fium e Leitha. rn caso di ri tirata esso doveva r etrocedor~ a Enzcrsdor f e J.iscilamend. La parlo nemi ca rappreseritata ria una divisione èomposta di H . battaglioni di fa nteria, 6 squadro ùi carnlleria. e ,10 cannoni, s~t.Lo g li or dini del generale K~obcl, dovorn oppprre sulla pos1z1ono della Grece di Gnbler la più energ ica r esistenza nll'a. vanzarsi del nemico e combatterlo successivam ente nello stretto della Arbesthal, e in lutto, il lcnilorio fi no. al Leitha: in caso disperato doveva r ipassare il fium e a Wilflcinsdor.f o a Bruck.

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Aitri simulacri di guerra degni tÌi esser ricordnti si · fe cero presso Vienna e presso Leopoli. Il primo ebbe luogo il. 6 settem bre, ~d ~ccone i p.rdiminnri. un corp·o cl'arm,lla ch e trovasi prnsso Vienna sulla destra del t,anubio , ·avanza Yerso il Nord e passa il Ot11ne su r ari .ponti fra Florisdorf e Stadlau procedendo nella direzione di Gcrarsdorf e Deutsch-Wagram . Alcuno ore prima un altro corpo d'armala passa il Danu bio a Klosternet1burg, ove getta un ponle, e va ad occupare il monlr, Bisam per prendere di fianco a tempo opportuno il nemico. La rilirata· doveva farsi in caso d'insuccesso, ,su S~rebe1;sdorf e Làng-Enzcrsdorf. Quest~ corpo d'e_sercito qoveva a lle 5 antimeridiane gettare il ponte e trovarsi alle ore 7 an li mQridi;rne a Schii.tt-Au al sud di I< losler-Neuburg D'altra parte .poi un corpo d'esercito Ilemico·marcia su Vienna ~assando per Ungarisch-Hràdisch e Lundenberg ed occupa Ja lmea d'operazione Sc_honkirchen-Ilocldliess-Wolkersdorf. Da sicure~ inf? rmaziç>u [ sa che l'avversario , possiede oltre ai ponti tra L' lor1sdorfe Sladlau anche quelli di barche di Klosterneuburg; quindi, men'tre proc!!de verso Gerarsdor.f e Deutscl}-'\Va·-

r

ESEGUITE P RESSO. VARIE POTENZE ' NEL ,J 869

357

gram, _spicc'l una divisio no p·e.r Soyring verso il mon le Bisam . per coprire il suo fi anco destro . Questa divisione, concentratasi alle ore ·g 112 antime1:idiane al. nord di Post-Renclezvous, arriva a lle or o 10 an timeridiane , ulla glracla .di Brùnr1.e spingo i .suoi n,amposli vicino a Konigsbrunn , Hagendorf e Post-Rendezvous. Alle ore ·10· l i2 la division e dr,ve avanzarsi contro il monte Bisam. La r itir_a_La, doveva farsi pe'r LeyJ'i ng su Bocklliess. Ecco pure alcuni cenni sul la seconifo eserciiazion o delle truppe di Leopoli. . · . · . Una g rossa colonn a cli C\l.)'ri scortata da una brigata che tl"ovasi .in posiziono a Schinderbrrg, dopo aver rèquis'ito dei viveri nella ci1.lù, ·si mcl.le in marcia- sulla strada di Solkiew per· raggiungere il grosso dell"escrcito. Essa deve sfuggire ad un ncrriico forte di una cl ivisiono di f'anteriri , il quale trovasi . a occidente di Lccipoli nel la posizione di Brezsna. Se peé mezzo<iì questo nemico no n avrù Ì'aggiunta la strada di Solkicw Ja, co l.onna di cnrri potr-à senz'a ltro procedere oltre. Gettando . ono sguardo sulla carta rilevasi che la divisione che deve a ttaccare il convoglio, lroravasi pih r icina a lla strada di Sòlkfew cho _la brigata' di scorta al ' convoglio . Perciò il comandante di qucst'ullima, generale Haydnk cambiò, al co~ minciare del mo.vimeqto, ia posizione delle sue lruppe e le dispose iJ guisa da r ivolger e la fronte al nemico o le spalle alla strada cli Solkiew. Codesto ~ vimento, per non divenire pericoloso, doYclte essere opport!'lnatamen(e celato , e a tal fino si sparpagliarono alquanto lo .forze per 9ccuparc un terreno assai accidontato sul liçnitc occiden tale della foresta Panskiclani. Il nemico venne tratto in inganno, e fu co~ì confermato quan to si debba esser cauti nel marciare oO'ensivàmento, <tllorchè non si conosce la posizione dell'rivversario, e lo si può incontrare in luoghi diversi da quelli che si prevedevano. È vero che le forze furono suddivise, rna lo frazioni ben g uidate seppero riordinarsi nel niomenlo decisivo.

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Non paderemo delle man0vre ernguite da alt.C'e guarnigioni su piccola scala, come quelle del Tirolo , ove le tru ppe frazionate in qua ed in là a viéenda si attaccavano, simulando dei com · batlim<mti di montagna, per esercitarsi sopr attutto nelladifesa delle strette. Alcuni ·giornali ricordano a proposito che i Prussiani traggono da consimili manovre una esperienza quasi eguale a quella che- acquisterebbero in g uerra, e propongono il ANNO xiv, V oL. IV. . 23


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r CAMPI n'rsTnUZIONE E LE. MANOVII E AUTUNNA'.LI

ESEGUI TE PRESSÒ VARIE POTEN ZE NEL

loro sistema a modello di allr1 eserciti. Non dappertu Llo i comamdan ti si s_arebbero persuasi che lasciare allo scopert0 le, tr u,ppe $OLlo 11 canno:oe o il fu oco di fucileria,. significa voler perdere_una battaglia. Nei sim.ulacri cli çombatLimen Lo al cuni'. comandanli eseguono dei hrillanti attacchi dopo av"ere tenu to, molto tempo le_loro ll'uppe rsposle. al fuoco , e uo 1 pensano cbc esse si sarebbero di mollo assottigliate s 1} il fu.o,w fosse stato ef'fìcace. Per cont.rario si pretende talvolta che l'arlin·licria debba_abbandonare (fol le posizioni, dallo quali ba potufb. per lunga pezza fu lminare •le colonne att;tccanli ·durante' la loro · · marcia . · ,_ Sull'ìmpiego dei cacciatori e della cavall eria nulla troviamo d.'impor tauto . Pe1: quest'ul tima arma si è in forse sul suo ar~amen_t_o e so clebbasi o no allorarc il suo attuale 'ordinamento 1~1 ulam, u~sori,_ corazzie~i o dragoni, cssenclochè dopò l'adoz1o n_e ormai umvcrsale delle armi a retrocarica. vorrobbesi da molti distinti mili tari che tutta la carnlleria foss~ ordinata sotto una sola denominazione . J · '

1869

359 -

INGHILTERRA:

L'Inghi lterrà, colla organizzazione uffotto speciale del suo esel'.Cilo , iri cui il soldato gode durante le escrcì tazioni campali i comodi della vita di caserma, non potrebbe fo rnire in gc@ralc\ 1tili inscgnamenli fuorchè nella parte tecnico-mi litare del servizio.' ln questo anno "però si fl fotto un gran passo, avvegnochè al campo cli Aldershol.t si sieno tentati per la .prima volta dei simu lacri èli combaHimonto, nei quali i comandan ti ave" vano una ceri.a li bertà cli a?,ionc. Finora gl'Inglesi nelle manov:re càrnpali supponevano so\taNto l'esistenza di un avversario, e se pure alcune truppe simulavano questo avversario, si pre_stabiliva tutto il progresso del combattimento Dn nei s1,1oi più minuti par ticolari, sicchè la manovra ricsciva tu lt'al più una rappresentazione tea trale. Frattanto nello scorso agosto le fazioni campali furono queste : Il comandante di una colonna di truppa composta deile tre armi ricevev:i. ordine di parlire da un dato punto cd impadronirsi di una determinata posizione, che era occupata da altre tr uppe. L'attaccante aveva piena libertà nei suqi movimenti'~ ed il difensore ignorava l'ora dell 'attacco; donde"questo sarebbe venuto· o con quali forze . · Le prime di siffatte manovre crearono dello situazioni un po· comiche, al diro di' alcuni giornali, ma in seguito ufficiali e. soldati vi si abituarono e ne nacque un ecèitamento -assai .salutare nello spiri lo dell'esercito . I capi trovavano u'J1 gran de sollievo nella libertà dei propr i divisamenti sul campo, e nel vedere le frazioni dello truppe abbandonatè per così dire alla loro propria inizintiva e iodipendenli . Cou voce unanime uftìciali e -so ldati sj compiacevano di questa utilissima innovazione.

DANUIARCA .

Il campo d'istruzione danese presso Hald noi Ji.itland fu in quest':nno _ap_~rt? _addì 15 giugno e chiuso ai primi di settem bre. Er~nv1 nurntt 10 battaglioni di fauler ia, l reggimento di c_av.~11-~ria. 2 batterjc d'ar_tiglieria_ ed una compagnia di pont1e11- 111 tutto da 9 a 10 nnla uommi. Dei tre squadroni del reggimento di dragoni si trovavano al -campo_ solo i due di campagna, perchè quello di riserva rimase rn guarnigione. Si contavano perciò 240 cavall i L'ar~iglieria, arrnata come la francese con cannoni bronzo da 4 libbre, aveva 8 pezzi par batteria. Le_ ese~·ci~azioni s i suddivisero in tre periodi. Nel primo di 10_g10rm st eseguirono le istruzioni con piccole frazioni di tr~ppa; nel. secondo, pure di 10 giorni, alcu ne evol uzioui di Jmgata con, lo t_re armi,, e noi 3° si fecero delle marce e delle manovre con tutte le tr uppe riunite al campo.

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CRONACA PO LÌTIC0-?,1ILI1'Ar1E

t CRONACA POLI TICOJ1ILITARE

So!'rnunro. - Sit1wziòn.e attuale della Franci a - I1iswrrezione inDalm.azia ·- Fine. dellci 1·iv_oltct 1·epubblù:ana in Ìspagna -: Lei candulat1_t?'a _del ducri d·i Genowi - Lei que,~ti01w del d:isarmo a Be1:lino e a Dresda - Riorchn:ainento -delt' eser- . etto ottomano - Stud·i delt'l?igl~itt_e rm pe1' i'l verj'ezionam~1~to cJ:el suo a:rmamento e it 11iiglioMmento de' suoi istituti mil~tari :-- .Lei S~uola .mper'ioi·e di giierra in Italici - Provved·1;ment1, del ministro Bertolé- Viale pe.1· l'i-~trnzio1ie delt' ese?'cito - Lieti rt'?'D~nimenti : ta nascita di un Principe ftali~no, e lei guarigwne det Re 'Vittorio _Emaniiele. 14 ·novembr e !86U.

.Nulla è avvenuto nelle quattro settimane ora scorse che abbia , scosso la fiducia· degli uomini pol itici di Euro·p,1 nel prosegui,m ento del_la pacf). La Francia, .da cui solo _potrebbe partire !a parola che nccennasse a disegni guerreschi, è tu tta intenta al gran lavoro del ristnbilimento del governo rHppre!>entativo. Finchè lo lotte politiche àvnim~o il loro naturale sviluppo su lle ~pondo della Senna , potr ànno sorgere hensl confl itti par ziali m qualche angolo dell'Europa, -ma la quiete universale non sarà punto turbata. ' · Di uno di questi conflitti .è teatro da piit di un· mese uno dei · .. 4 distretti dòlla Da lmazia, occasione o pretesto, non si saprebbe t1-ncora decidere in termini assoluti, l'uboli'zione dei conlìni ~U~ri. · · L'istituzione dei con·(iui militari ( Graenzinsti tut), la cui soppressione è stata decisa in un Consiglio dei ministri a Vienna in sullo scorcio dell'agosto passato, presenta qualche analogia

36'1

con · quelle colonie di veterani che i Romani avevano st~bililo sullo frontiere dei popol i barbari , principalmente luogo il Reno o il· Danubio, e che dièdero . orig·in e a parecchi_o grandi città , '· Colonia , per . esempio, il cni. nom e ricorda questa istituzione, . Magouza, Utrech t, (;ob l~ntz, Ralisbonne, ecc. La loro organizzazione r isale al secolo xvr, all'epoca in cui l'invasione degli Ottoma ni comincia a vers,arsi al df'qua dol Danubio. Egli è per far tesla a questi pericolosi ùvversarii che iI fra tello di Chrlo V, . l'arciduca Ferdinando . allora Ile ùi Ungberia, riunr ndo le po~ polazioni fugg-itive della Scruia, del la Boemia e della Croazia, · ne fo rmò delle colonie militari il cui numero si accrebbe successivamente, e che non riecvcùero :che ne.I 1798 la loro ~organizzazione clefìni liva. Essò si estendono oggi su di una stretta e luoga s~riscia di territorio che c_onOoa colla fro ntiera turca su talla ·1a distesa della· l3osnia e. della . Scl'bi..'l sdtentriona le. La popolaziolie che 11mmonta a 2,082,000 atiitan li scagl iona li su · di uno spa7.io di 33,000 ;,chilom_elri quadra ti , Yi ò obbligala a un -servizio militare permancnlv. scomparti lo pcr:ò in modo che ciascun so ldato non servo in media più di cento a cento venlj ·giorni all'an·no. :Essa è riparti la fra c;uatlro gcner? lati so1ì1m inistranli quattordici r eggimen ti , i quali non possono essere distoJti dal loro tcrr1lorio se non -in caso di .guerra.. · , t una forza di 29,000 uo1nini sii I piede di pa cr., e di 53,000 no~ rnin i S ll l piede (Ji"guerra, SUSCelliva ancora · di essere accrcSCiU(a di 50.,000 uomini in cMo <li urgente necessiti1; 1 soldato · per 18 ahitao li. .. I\.on ci fermerem o-di · rnnlaggio su quc.~la organizzazio ne che sta [)Cl' scom parire come· la ntB altre istituzioni del passato. e che oramai era divenuta superflua . l .Turchi 1ion sono · più · per l'Austria 11emici terribili, ma vicini interessati più cbe mai a conscrrnre con ossa huo11c r el.1.1zioni cl i pace -o· di amicizia, I r~:ggim~nli dei confini non servono più ,gunri da li.1nga pezza che a h r mal'e pa ltuglin per sorvegliare i ladri di bestiame che travers 1;10 la frontie ra, o cordoni sanitari per aneslare l'invasione delle epizoozie; giacchè la peste, come la gùcrra, è felicemente scomparsa <la qnelle cou_tracle. Era dunque inutile conser vare mm viv1:nto t·imèmbranza di odii o inimicizie oggi queLale . . . Altre ragioni consigliavano ancora queslo cangiame nto. Per Ja loro si tuazione geograOca, i confini mi litari fanno parte ·paesi della Corona di Santo Stefano ; i due te>rzi del loro suolo appartengo.no alla: _Croazia, l'altro lerzo alla ·scll iavouia o alla

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362

CllONAC.\

Transilvania. L'eseguimento leale del compromesso ciel 1867 tra. Vic:mnu e Pcsth , esigeva dunque che questo terri torio fosse distaccato tlal regno cisloitallo; ì: un dono che l'Imperatore di Austria fo nella sua persona ol Ro d'Unghcrin. Questa trasformazione, por quanto legittima ossa sia, non ha potuto a meno di ioqnietaro il p11rtilo tedesco. I confi ni mi litari fornivano all'esercito del n.cgno cisleitano un contingente considerevole che sarà ct·ora· in poi versato nell'esercito ungherese o lransleilano. Lo stesso sarà dei proventi di questo territorio in cui abbondano immense foreste piene cii mognifiche C]uercie di cui si fa nno Io cloglw che Fiumo e Trieste mandano in quonti là enorme a Marsiglia. in Italia e in Inghi lterra. Se ne apprezzerà il rnlore per questo solo fallo, •)he un lotto di questo foreste attualmente in vendila è stimato 50 milioni di franchi. L'esercito e il f.esoro cislei lano avranno dunqno a· rio1npiere il vuoto che sia per prodursi nel conlingen te e nell'entrala annua. V'è, di più, nella trasformazione cho si opera, un aumento di potenza che accresce la proponderaoza già sì forto dell'Ungheria. Così si spiegano faci lmen te l' anLipatia o l'opposizione elle questa riforma ha provoca to nei paesi ted eschi , i quali hnnno già pagato così caro lo pretensioni degli Ungheresi. Quest'antipatia e questa opposizione degenorarono in aperta rivolta a lle Bocche di Cattaro in Dalmazia, ove il Governo austriaco ordinò cho principiasse ad avere orrotlo la l'iforma decretata. colla soppressione cioè di due reggim enti con fi nari. A nulla misero le disposizioni bencrnlo clol governo ,,orso quegli abitanti, ai quali non si chiese di prestar senizio nell'esercito allivo, ma uoicamento nella landwehr; il pensiero cli dover rivestire un altro uniforme e cl i essere assoggoltati a un'apparenza <li disciplina parve loro una cosa insopporlabilo; quindi la sommossa armala che da alcuno sellimano funesta • quella 1·cgione. Già On dalla fine del settembre il comandanle militnro di Zara. il luogotenente maresciallo dnWagnm·, aveva chiamalo l'attenzione tlel GoYerno sulla possibilità che la popolazione delle Bocche di Catlaro si opponesse all'eseguimenlo della Legge sulla landwohr, o chiedeva fi n d'allora che si mettessero a sua di' sposizione dei legni da guerra poi caso cho avvenissero impedim enti di comunica1.ioni per terra, che avrebbero potuto. facilmenlo verificarsi por le condizioni locali del terreno. In seguilo alla riduzione al minimo del bllancio della guerra.

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POLITJCO-l\JILITAI\E

363

le compagnie di fanteria e di caccial~ri lr?vavnnsi ~ol,tan lo sul piode di 60 a 70 uomini. Lo scambio rlei soldat.1 1? pormosso avrnnulo al principio di ottobre, aveva d1mrnu1to ancora ~iù sensibilmt'nte queslo e[ell.irn ,.dac~hè lo T<>clute chi~·mate par Le si trovavano ancora rn rn1gg10, o parto, scbiJC:}ll :arrivalo, non ei:ano ancora por nu ll a es6I'Ci~atc. li t.cnent.c m~r esciall o Wagner non potè quinrli !:Ospendorc che 10 pa,rle ~I licenziamento <lei soldati in permesso. . Inlanlo fra il 5 e 1'8 oltobro la rE>sislenza passh·a dei ~occhesi agli ordini.cli Vienna convertissi in decisa r e:i~tP~za arma ta. U n dis1 accamento cli due ufficiali o 112 solclal1 1nvwto da Risano al forte Dragali, fu assalito presso Sedcnice ~t'.por1 or~ e respinto su Risano, toccando una perdila di 11 fer1l1 o. 3 d1- , 'I spersi. Furono inoltre sl'gnalalo bando armate con bandiere e / la partecipaz.iono di fallo del l'Erzegovina . Ciò :Lauto !I Co:;:n~ I austriaco si vide obl ignto o prendere energiche d1~pos1.z1001 ·per domal'e l'apl'rta sollevazione; i provr~? imenU m1lttar1 du,etlero anch'essi assumere un carattere p1u deciso. Furono mandali dapprima due rE'ggimonti la cudorz:'I complessiva no n eccedeva 2000 uom'. ni;. su.cccss(~·am~n ~o nrr1 ~ar o,'.1~ tre altri reggirncoli. ,tue hallngilom d1cocc1aton e quali.i o b,1., terie di montagna, cli 4 cannoni ciascuna, ollr~ a una hattena ) di Tazzi. 11 comando delle trnppe tenuto dapprima dal tenente maresciallo ·wagncr fu affìdato sin dal 6 corrente: al gener ale Auesperg, lo stesso che comandava la scuola del tiro a l campo ·cli Uruck. . · · i r Le colonne austriache riuscirono ad approvv1g1on.a1:c 1 ~r ~ di Drao-ali, òi Czerkvigo e di Risano minacciali du?II 1nsort1., 1 qunli ~npossessa r•onsi però, pl'r tradimento, de.I forte St,~1?e~ vicli e lo smantellarono . Seconrlo le ultime uollZIC ~IOa gran parto dei villa""'i averano già fotto la loro sommess1one, non vedendosi app~~"'iati dalle fìuitime popolazioni della Erzego.vinn o del Monfo"ncgro . La Turchia ha non sollo p<·rmcl·;.so il passnggio sul mo territorio nllc !ruppe Ol1Slnac 1e per rnse1 · to dello bande gu1men , , ma si è impegna la. a. mandar . d' truppe1a custodire la fronti era e a impedir agh 10sorl1 1 passar~· Quanto al Prin cipe tli Montenegr o ha dichiarato alla,.Turchia e all 'Austria che egli non avrebbe turbato lèt poc_e. L msL1rrezione della Dalmazia, che potPva dive n!re nn pericolo e~ro peo se si fo,so esLesn nelle pro,·incic circonvicine, non ò piu ora: mai cho un irubarazzo iulcrno por rAustria , e ridotta oramaL a minimo proporzioni.


361:

cnoNAGA

La Spagna ha dovuto anch'essa lottare colla rivolta n'ell' ottobre scorso; su 49 provincio vene furono ben 2() in cui il partito r epubblicano !evò lo stendardo della insurrezione. L'esercito è staro fedele a'rnoi·dud, e l'ha vigorosagiente repressa e. soffoca~a . nel sangue. La tattica cl i Prim pare sia stata quella d1· non chv1derc I.e sue forze e di a!t.aceare senipre con mezzi supt~r iori. È ,C08Ì elle egli lasr.iò ·t'insurrezione padron a rii Valenza durante un'i1i'tiera sH\timana e non t)rese l'offen~ii'n che do po a~·er conce~1lrato un numero di lruppe sufncionle per · scoraggiare la res1slùnza. Era facile prevedere l't:sito della lolla d,:p poichè in nessuna parte, nè a Saragozza. nè a Barc:ellona . ne su veruno dHi punti insorti . la l.ruppa non aveva fa tto df-\J'e zione ; la tragedia doveva necessariamente lermi rrn rsi secondo le regole classiche del la Spagna, cioè col trioo:o del re,.,ilùe · 0 militare. · All'indomani, di questo trionfo il. generalo Prirn riunì la mno-gioranza delle Cortes e inforrnolla che il Coverno era venuto nr}lla risoluzione di scegliorH un re o che la scelta era cad uta sul principe Tommaso di Si:tvoia, duca cii Genova . De utoslo di- . venne però evid eute che il duca di Genova non era la scelta del Go1·ern_o, ma solo il candida lo di una 'frazione nel ,Gabinetto. Trn ministri, con Topele alla testa, rappresentanttl del partito unionista, si ritirarono allf'gando che il loro candidato .er_a il duca di ~Jon lpensicr. L'ascendrnte di Prim sui progress1sh preva lse. e nel primo scrùLinio il duca di Genova raccolse 110 voli, qu ind i 120 e ullimumen to 141. ·Nuovi aderenti in 11° cli 21., dichia ratisi posteriormen te, portarono la c:ifrn ·; 16.2. Le Cortes novera udo 360 de putali, 60 dei qunli sono unionisti e ~1on pochi r ept!bblicani, sarebbe assai diffìci!e al generalo Prim poterti C:Qnlare su cl i nna mi1ggioranza di due ferzi al mnno dei voti, quan ti, a quel che si assic'ura , l'Angusto Capo di Casn Savoia avi·ebbe richiesti come nrcessarii per dare ta sua n~lesione all 'nccl'ttazionò del trono spagnuo lo per parte di suo rnpote. ln poco più di un secolo e meno è questa la seconda volta che sorgo ·in campo .t'idea di ch iamare a l trono <li Spagna un principe di Casa Savoia. ì'iel ni:J, essa fu ammessa dall 'Enropa r iunita al Congresso di Utrecht come una sol uzione delle diffìcolti1 sollevate da lla gran questione della successione spagnuola . .II disegno ·che non fu al.luato in f)assato . lo sa,rà ai nostri giorni? Gl i è qu ello che un prossimo aHenire s'incaricherò. di dirci.

l?OT.I'rJCO - Mli;lTAnE

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Una questione la ·quGle più della spagnuola preoccupa l'attenzione pnbb!iea in Europa è quella che impropriamente si chiama del « disarmo» . In Prussia un deputato progressista, . it'signor\lit:chow, presentò una mozione per invitare il Governo non solo a ridurre le forze militari della Confederazione germanica del Nord. Ìna a negoziurr·. aìtrcsì presso gli allri gabinetti in vista di un disnrmo generale. I ministri del I'O Guglielmo non aderirono alla prvoposta del signor Virchow; ,essi fecero presente che le forze militariclel la Prussia sono gii1 sul piede di ·pa ce e poco suscettive di nuore riduzioni; che eia un anno a questa parte il tempo di servizio è stato raccorciato per l'anlic:ipazio,ne dei conged i di libcrazic,ne come per l'aggiornamento della chiamala sotto . le bandiere. Procedere pi ù oltre in questa strada , sarebbe stato .lo ~lesso che clistrugwJre l'org,1nizza2.ion e mil itare prnssinna o per lo ineno alterarne il principio. I progressisti tecleschi sono stati' pH.1 fortuùali a Dresda che a 13erlino. La pi·oposia che essi hanno presen tata alla Carnera dei depulatj per cllicdero che il Governo esérciti la propria ìoffuenza sul Consigl io federale per indurlo ad una uimiouzione delle spese mi_litari venne da lla Calllera apprornta a gr.indc mnggioranza. · La proposla del ,ignor Virchow, di invitare i gabinetti esteri a st,rbili ro te basi di uu disarmo gemirnle, non ha cr.rlamenlo probabìlilì1 di. riuscita; ma per quaùto riguarda la diminuzione dell tJ spBse rni!itari è probabi le che non so'lo in Prussia, ma in tu Lla Europa i. Parlamenli si adoprerannq specialmen te a raggiungere questo scopo. Quanto all'lta lia, sebbene si trovino nel st1.o seno non pochi i quali desidere.rchbero ancora maggiori r.iduzioni di quelle adotta lo finora, essa può dire di aver dato l'esempio; non le si potrebbero chieder e oramai nuovi socrifìzi Selll:'.a pOlTC:' a r epet~taglio la sua situazione .militare .. Un punto su coi \'Italia sUJ lasciata precorrcreda\lcallre nazioni è quello dul riordinamento del suo nsercito, tuttochè i mi)'1istri della •)'uerra che si succè dell1~ro da l 1866 i_o poi non abbiano pr-irso'i~almente a chiàmarsi in colpa porchè i lor o disegni non

sieno st:iti attuali. Questa volta è la Turchia che ci dà il buon esempio. Un recente firmano ha approvalo un nuoro progetto di riorganizzazione de.ll 'eserci lo ottomano, calca lo in gran parte sulla leg-ge ·francese del 25 frbbraio 1868. · . · In se•o,.uilo al nuoro riorganamento la fo rza dcll"esercito ot. . . . . ' ~ tornano sarà portata a 700,000 uom111 1, cioe:


CRONACA

Un esercito permanente di 150,000 uomini sul piede di ·pace per la tranquillità in terna ed esterna; 50,000 uomini eia agginngersi all'osercito per manente. qualora sorgano eventualità cbe turhino l'ordine pnbhlico interno; Altri 200,000 ucmio1i da aggi ungersi a i 200,000 precedenti, qualora la Turchia sia minacciala da attacchi esterni. Oltre a questi ·100 .000 solda ti ben armali ed ~quip,iggiati, la Turchia avrà 300,000 altri soldnti per gultarli, occorrendo, ·sui punti minacciali. Questa forza sarà organizzatn sulle basi seguenti : I.150,000 nomini dell'esercito permanento invece di rirnaneue in servizio attivo per cinque anni , non resteranno pill elle per quattro anni; si arrà cosl un contingente disponihile. che si aggiungerà al primo bando dei 11·edifs il cui servizio è di sHtte .anni. Si formerà' di tal guisa nna classe a pa1·tr, sotto fa denominazione di truppe di riserva, la cui durata del servizio sarà di due anni. I soldati r~he nvranno finito i 101·6 quattrn anni di servizio nell"esercito perm.:menlo pnsseranno in questa riserva. Duraulo i due anni del loro servizio, nissun impedimento sarà posto nè al loro m1iltrimonio nò ai loro afl'ari ; sol che ne l caso_ in cui le forzo dell'esercito permanente sarohboro fosuffì cienti. invece di ricorrere ai 1·ecl:ifs, sarà questa classe di riserva chiamata per prima sollo le armi . D'altra parte, dei 150,000 uomini dell'esercito permanente, un quar to, vale a d'ire ·37,500 uomini saranno ogni an no rimandati alle loro case. Iu fa i modo, entro due anni si formerà una forza di riserva rii 75,000 uom ini. Tenendo conto dolio malattie e dogli altri il CCì·deuti che dimiuuiscouo il numero ùi questi uomini in capo a ,quatiro anni di ser vizio, bi$Ognn ridurre a 70,000 uomini l'effetl.ivo di questa riserva, il che. porta il tot11le delle forze a 220,000 uomini. numero sufficien te por mantenere l' ordine interno. A questi 220,000 uòmini aggiungendo i 240.000. uomini che · compongono i 1·e.difs di primo e secondo bando. in-quadrati in 240 bnltaglioni, l'cITcttiro delle forze oltomano am monterà a 460,000 uomin i. Tosto che questo sistema militare sarà posto in vigore, 40,000 uomin) circa che fanno parte elci bandi di red·i fs riceveranno ogni ·nnno cerlHìcali di senizio e formeranno in otto anni una for zo di 320,0ÒO. Slabiliendo pertanto a otto anni la durata del servizio per gli uomini usciti dalle file d<:i r edi(.~, e inscrivendo rego larmente i loro nomi su a-ppositi r egistri, si formerà una milir.ia

P.OLl'fICO- ìllILI'l'ARE

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sedentaria la quale non sarà chiamata sollo lo armi che quando sari1 r iconosciuto che tll tte le truppe di r iserva e di redifs messe sul piede di guerra saranno in-sufficienti . Il governo ottomano avril allora a s,rn disposizione una forza totale di più cli 700,000 uomini dis.ciplinati . Contrar iamente alla Turchia e alle altre potenze d'ELiropa, l'Jngbiltena non sente il bisogno di r iordinare il suo esercito. Mentre al primo colpo di cannone, la Pr ussia, l'Austria , la Fr ancia, la Russia e i'' ttalia potrebbero mettere in linea 3,000,000 di soldati, l'Ioghilt,:Jrra coi suoi 417,000 uomini iscritti .in .bilancio non sarebbe in grado di imbarcare in quattro sellimane lm'ar~iata di'60,000 uomini. L'Inghilterra conta s·ulla sua speciale posizione geografica e su di un'incrollabile fiducia nella pace, e tutta la sua vigilanza è diretta al perfezionamen to· del suo armamen to o al .mio-liorarnenlo dei~suoi isti tuti militari, percbè il suo eser cito sia, sotto questo r ispelto , all'altezza cleglt al Ln esercili eur·onei. Un saggio· degli studi degl i Inglesi intorno a l perfezionamento del loro armamento ce lo porge il mne-booclc testò presenta to al Parl'amcnto d'orrlino di S. ~'I. Bri tannica . 1e espcrienzo elle sonosi fatte dal 1867 fìn a tutl'oggi al poligono di Woolwich per stabilire i l miglior modello delle armi da o·uorra a retrocarica e che sono consegnate in questo do_cu;enlo parlamentare, attestano tqlta l'importanza che il Governo inglese on nette a qnesto punto. l i' rapporto della Commissione a tale uopo nomina la da l ministero della guerra constala che il meccanismo di culatta Marlini e la canna Hcnry hanno adempito meglio di tutte le armi lìn qui conosciute alle condizioni necessario stabilitfl dalla Commissione per la scelta delle armi da distribuirsi all'esercito inglese. Nelle esperienze defi nitiV<~ più cli 3,000 colpi furono spar ati con qncst'arma, e il meccanismo funzionava egualmente beno al principio che alla fì~e del 1,it·o: Dopo 2,100 colpi si verificarono con dei calibr i le dimensioni delle varie parti; esse non avevano sobito alcuna alterazione e non presentavano tracciil di eorrosione od altro . Il meccan ismo fu sottoposto aH'esamò di ingegneri. meccanici i qnal i dichia rarono elle la combinazione e l'adnttaniento dei varii organi (~rano razionali dal punto di vista meccanico. Dietro il r isultato di tutte le esperienze eseguite e le testim onianze ,raccolte,, la Commissione conch'iude esser si confer· t)

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368.

CRONACA

mnta nell'opinione che il sistema Martioi è il più conveniente per un'arma dà guerra di tulLi quelli che le furono proposti. 1,a sua sicurrzza, li!. sua solidità, In sua srmplicità di maneggi e di costrnzione, la rapiditi1 del suo Liro, provi1tn dal ca pilano Macldnnon, il quo le bruciò 20 . carluccie in 48 secondi, lo distinguono in particolar modo. La Commissio ne essendosi assicurata colle sue esperienze che la combiua;:ione del la canna Heury col meccanismo Marliili non aveva pel' nulla alterato le qualità delle duo parti dell'arma, r, avendo gi/\ conchiuw che la canna llcnry e il mc!Ccani:;u10 ~fortini erano ciascuno il migliore che fosse stato presentato. ha perciò emesso l'avviso c.1'1e dal:a co mbinazione <lei due sistemi· risulta ral'lna la meglio appropriala al , servizio militare. Quest'arma ollropnssa soli.o qll'asi tulli i rapporti le prescriz.ioui del pro-gramma del min is'lcro della g uerra, e. sembra elio risponda nel modo più · completo a lu!lc le esigenze del sonizio. Come precisione, tensione di lraietlori.:i, penetrazione, forza di c:anna, sicunizza, semplicità e rnpidilà del maueggio, essa ò di gran lunga migliore all'nrma (H'OSPn tem,!nte in servizio ncll'esercilo . inglese. . .Come al pèrfezionamcnto delle armi, abbiamo accennalo che il ministero inglese inl:rnde ora più che mai nl miglioramento dei suoi istituti rnili la1·i. I giorna li inglesi hanno pubblicnto a questo riguardo un lungo ed r,Jaborùlo rappor.to del la Comm issione a cui in principio di quest'anno fu . .iJfìdato il còrnpito di pr oporre g li ini10,·ameoti da introdursi in questo ramo del servizio. Menziouercmo in ispccial modo le riforme che avranno luogo nella scnola di stato maggiore ( Staff Colle.9e). Quesla scuola ,weva finora ·per · iscopo cli istruire od approvare· gli ufOcia li destinali al lo sta lo maggio re; d'ora in poi questa scuola non solo compi rà quesl'istn17'ione, ma dovrà altrcisì esam inare g li uf!ìziali a qualunqlie arma nppurtengano, e elle aspi1·nno a entrare nel corpo si1ddeuo·, cli modo che il candidato il qun le snrà approvato da apposita Commissione potrà esserenmmesso nel cor110, .senr.a avere ·fa tto i suoi cors i regolurmc·nlo a lla scuola . Cli allievi della scuola clonnnno, come [ìl)ora , riportare il certificato <l'i.-Joneità, mn ciuesto non ·sarà più un titolo sufficiente per se stesso. lmomma, la Cornmi:;sione pai'c che sin staia d'avviso cho si nasco uffìzi11le di stato 1riagg iorc a'nzichè diventnrlo. o che questi ufficiali bisogna r iécrcarli in tulli i rnmi dell'esc·rcito, e sottoporli ad esperimento por discernere questa loro naturale allilu_dine. Perciò prima che un

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PO!.I1'ICO-ì\IIL1TAHE

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uffìcialc sia ammesso a subiro l'csnme dovrù essere applicato . per un mese ano stato nwggiore di qualclrn ~ffìzialc~ ge~rnr~le, il quale riferirà se egli ha, o pt'omelte d'aequlslare l'atlttudine riehiesta·. Quanto agli ulfo.iali allievi della scuola sarunno periodicamente applillali in modo consimi le agVi stati maggiori pr0.sso Jc · t1;uppe, . e se i rapporti non rinsciranno favorevo li saranno r inviali' ai loro reggimenti. In . tutli i dellagli dell'organizzazione , è la. teoria che cede il passo alla pratica. Egli è su di un consimile principio che vennerò .fpresso di noi determinati poi Regolt1monto 1.1 marzo 1867 le norme di ammissione nel corpo di stato maggiore. I pHt distinti fra i: sottotenenti che escono ogn i anno dàllaccademiét mi iitnre, sebbene r ivestano l'uniforme del corpo,. non sono chiamati a prestarvi .ser vizio se non dopo essere stati applicati agii stati maggiori del le truppe, cd essere .stati eserci [ati per più di un mese in una campagna logistica. Lo stesso si dica drgli. al,lio1-) più. distinti della scuola superiore di guerra, i quali dopo tre anni di studi possono aspirare all'ammessione del corpo, quando vi sicno posti vacanti . . La seuoln ora- detta si è rin perla ai primi de) corrente mese•, con notevoli modificnzioni all'ordinamento primilivo degli studi. È nolo come finora del le· molteplici ma'to1'. ie chè formano oggetto d'insegnamento, solamente ·i corsi· di lingua tedesca e inglese fossei'o faco!taLiri; tulle le altre erano obbligatorie. L'esperienza dei drie anni ora trascorsi diede chiaro a d ivedere come anche con tutta la maggiore applica;:ione fosse impossibile che gli allievi distratti da .tanle materio, anche disparatissime, si fam igliarìzzassero abbastanza. con quelle d'ind ole più-specialmente militari clto pure dovrebbero essere le predominanti, o che formano, pt~r così dire, il corpo di quello cognizioni che a detta scuola si apprend0110. Il m inislct'o do Ila guerrn venne allora nella risoluzLone di separare "i corsi in due partile, ponendo nell 'una quelli appunto piì.l esclusivamente militari, nell'altra quelli cliè hanno un'importanza solo sussidiaria. E mentre lo studio . dei primi fu n1antenuto obbligatorio a tutli gli allievi, gli altri ·furono ripartiti in tre gruppi; ciascun allievo entrando . alla scuola dichiara a quale dei due gruppi si vuol applicare; e dal momento della scelta questo gruppo clive11ta per lui obbligatorio, rimanendo dispensato dalla studio delle materie contènute n~gli allri due ·gr qppi. Ben ititeso che le materie sono


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POLITICO- ~ Jd,.J/l'AP,E

C!lONA,GA

ripar tite per 11:oclo che yc.r ogoi gruppo l'ins~gnamenlo si prosegua per tutti e tre gh Qnni. , La scuola superiore di guerra non è il solo istituto militare del Regno che sia stato oggetto deHa sapienle solleciludine ciel ministero della guerra . Kuovi programmi informali a un indirizzo più pratico sono stati compila li per la scuola normale cli cavall:ria o quella per i bersaglieri . Alla priÙ1a di queste saranno m_quest'anne ammessi 9 uffiziali di cava lleria por un corso magistrale supe1'iore cl'equitazione per far ne istruLtori di equìtazio,n~ ; i sottotenenti ultimi uscili dalla scuola di Modena ; 38 sergenti e 19 caporali di diversi roggimenli di cavalleria che v1 s1 formc rau no per diventare so l. to-islruttori di maneggio. Alln seconda saranno nrnndati 13 sotto tenenti recentemente usciti dalla scuola cli Modena, 4.5 sorgenti e 90 caporali per farne degl'i istruttor i nei loro battaglioni rispetli\ii . Venoe inolt;·u aper ta unst scuola nor!)Jale por il treno mi litare, arma modesta e. che in tempo d'. pace si suol trascurare, ma elle in tempo d1 guerra ha un impor tan te e non agevole servizio. Fu per , contro sopp:essa, come non pH1 rispondente allo scopo per cui era stata 1st1tmta, la scuola normalo di fanteria. Il ministero non ha. ravvisato necessario di mandarvi per un anno i Juogo lenenti che devooo essere promoss i capitani, poicbè al reo·gimonto essi potranno prepararsi egualmente bene ao·li esa~1 di idoneilà. Questi esami saranno dati al reo-,.rim ontci"' da · una appo~ita Coz~mi_ssione e su di nn P,rogrammi;articolareggiato la cm comp1laz10ne ven ne testè demimdata a una Commissione pr:si~~uta da S. E. il generale Del la Rocca. Quanto ai sott'uJfi.z1a l1 mvece di essere mandati alla scuole normali delle· loro arm_i rispettive saranno riuniti per un corso di studi di due anm alla scuol_a di fanteria e cavalleria. Il programma di questo co~so. n~,n sara cosl esteso come quello che è segu ito dagl i alhev1 di detla scuola ; esso abbraccierà nondimeno tutte le materio che costituiscono un'istruzione mili(aro solida e pratfoa . Invece della scuola normale di fanteria il ministero ha croato l l.l~a scuola centrale di tiro, scherma, ginnastica ·o n uoto, des_tmata a forn ire all 'esercito uffiziali e sofl'uf:iziuli istru[tori di _Liro, mae~trr . d'arme e di ginnastica, istruzioni oggidì molto 1m p~r_tantt por le truppe nelle quali si richiede la massima mob1htà e resistenza. ~~ min!stro della guerra ha pure rivolto la "sua attenzione alhstruzwno del periodo invernale. Egli ho. prescritto che sieno tenute conferenze per gli uffìziali nei corpi di tr uppe sulla tattica

elementare, sulla piccola guerra, sulla legislazione e·sull'organi.z-· za~ione dell'esercito nazionale e dogli cserci1ti esl,iri. NeUo gran,dri guernigioni, i comandan li di di.visione i,ncaricheran 110 gli1uflìzialir più distin.t.i per dottrina di scrivere delle. Alemorie sul le que-· stiolli più importanti dell'ano mil'ilare moderna, e quoslo ~femorie dovranno essere lrl.le iu riunioni di tulli g,h uffìzialit della guarnigione. li ministero nceorderà l'onoro della stampa ai. lavori pitl no levo li. E queslo un mezzo eccellente di svilnp~ pare l'istr.uzione e. l'emu lazione tra· gli uftìziali. Degne d.i notò speciali sono lu proscrizi oni concorn<;inti gli, esercizi cli tattica . Persuaso il mi nistro che il solo mozzo di insegnar.e al sol:dato come deve ,regolarsi nel cornhaLtimento, nel campo e nelJla guerra è !a pra tica, l'esame del· tenono, degli aceidenli. e cli Jutto lo cose che J:)osson o presoularsi nel!a realtà , ha orduiato che durau !B l'inverno i ca pitani di fouieria: e di cavalleria debbano cond urre il più spesso possibile i loro-· soldati nei dintorn i. del lnogo di presidio, cambiando terreno, ogni volta , per istruire i loro uom in i- secondo un metodo regolare, e progTOS$i.vo sul modo di uti lizza11e nel com6attime.6.to· tutti gli aecidenti del. terreno, combattere in ordine sparso e a per to , ed eseguire le varie o.perazioni della piccola guerra. Basta in,tenclere il concetto cli sifràllo metodo per persuadersi. .come sia il p_iìi rll:zionale: e e.omo non possa a meno di dare i migliori risultali. , Le curo del ministvo della gnerrn per l'istruzione del soldato 11011 sanasi arrestato a questo punto. Già abbiamo accenn ato nella cronaca proeed-ente i provvediìnenti da lui adottati per <laro un migJioro indirizzo allo scuole reggimentali,, sacrifìcando· la forma al la sostanza. il rnpertluo all'otile, o uni!'orman do ad1 uh tempo l'insegnamento del le• s.cuole mili tari a quello. dolle scuo io pubbliche -nel lo materi@·che lo consentiva,10 . in modo, da. stabi lire un misso fra l'istruzion e civile e la militare, dal' quale possono derivare molti rnnlaggi. Ed ~ no importantissimo è quel lo elle ci r imane qui appunto a segnalare , l'ammossione, ci oè, nelle scuole normali pubbliche, in seguilo ad aceordo preso fra il ministro· della guerra e il ministro doli 'istruzione pubblica . dì GOO circa solt' 1.1ftì ziali , ca-porali e soldati per conseguirvi la patente di maestri. per le scuole elemen tari. I ministri Berti o Pellinengo avevano già nel 1866, prima che scoppiasse la guerra, i.deato un consimile prov1•e~ dimenlo ; i ministri Bertolé-Viale e Bargoui lo banno ora a ttuato, con alcune varianti rese necessarie dalle mutate con1

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CllONAC ,~ POT,lTICO - MJUTA!IE

dizioni dei t~mpi. Noi giro di pochi anni l'esercito avrà così per le scuole r (;)gg.1mcn !ah quanti buoni m.iosLri gli possono a bbiso~!r?1 1;. e. p1~1 -~i tutti Yi gu..1~agnerù il paese, non solo per la m~o.1 ~ ~ ~slrnzwne r!el soldat? , ,ma pcrchè ric:everà ogni c111no dai I ?se1_c1!0 nn conl!ogcnte d1 maes tri por le scuole elementari pa1:11colarr~entc per le r urali. ove g li insegnan ti scarsogglnn~ .pm . sempr e: T,i.l prnsenza nelle scuole normali di giovani o.bituatr. all'ordrne ? sottoposti a rigorosa disciplina non sarà forse anc!1 .ess.a un mrnor vantnggio, poichè .potrà servire di esempio o. ~1. 111clla1?ento agli a llri , destando fors ' anche fra militari e cn'lh uo·utile crnulaziono . In ~ezzo allo piccole .gare dei partili politici, o agli sforzi che st lontano per deprimer e ogni giorno più Je forzo morali del paese, è bello riposare lo sguardo su questo lavoro inces~~nte dell:a mm~nistrazi?ne della g uc}rra per uccr escer o l'istruzrone. del I oserc1lo, o renderlo sempre più degno ctella considerazione pubblica . . · Noi abbia1uo oggi. del resto, troppa ragi~nc di sollevare il nostro. cuore al cò~ fo~to e alla gioia, . per non· avere li prcoc~~parc1 ~olle gn.er~1cc10lo dei partiti. La nascila sulle rire do! So~>eto eh un Prrnc1po Ital iano che assicura l' eredità monarcl11ca,. e la guarigione del Re d'Italia, sono siate salutate ·da t1~~to il yaose con sentimenti di profonda commoziono O della p1u schwl!a conlenlezza . No~ mai c~mc ?e' giorni trascorsi si ebbe una prova più geu.eralo o. ptu ev1denle quanto l'idenlificazione della coscienza na_z!o.nalc sra perfetta ed intera colla clioaslia di Savoia. ~ L'Ita lia. è immor.t.a:lc come Dio » dice\'a un giorno alla Camera il aenoralo .BlXlo con quel suo linguaggio ihcisivo e pilloresco : ~oi lo cr~clra~o fermamente oggi più cho mai dinanzi alla slupcmda m_amfe~laziono della coscienza nazionale di cni siamo sta ti losl1rnonr.

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RIVISTA TECNOLOGICA.

Cortteee 11et- le opet•e di f ot•ti[lcaeione,

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Sono già par ecchi anni che si sta studiando presso varie potenze il modo migliore di costruire corazze di grande r esistenza contro le orligliPrie. Cos) fin dal 1868 si fanno drgli cspe1·imonti a Berlino intorno alla fusione di grossi pezzi metallici da servire per codeste corazzo. li pezzo più volum inoso fu gettnlo il D ottobr e 1868 a Berlino dalla fondcrio di Gruson, situalo. presso il poligono di artiglieria, e vi occorsero 821800 chilog. di metallo. La fusione si fece oniro 3 forni, i quali in tre or o furono appronloli. Ciascun forno diede 11500 chilogr. cli me.tallo liquido all'ora. ll getto del masso venne effeltualo felicemente in.soli .4-5 minuti, mentre non ha guuri in Inghilterra _ci vollero 48 oro per gettare un pezzo del peso di 92000 chilog. destinato por Ull maglio a rnpore. Il trasporlo di mossi così enormi si fa mercò una gruc idraulica. Per rizzarno in piedi uno, e trasporf.arlo alla clistauzu cli qualche cenlinoio di passi, s'impiegò non più ùi mezz'ora. L'unione dei vari pozzi por formaro le blindo pei cannoni di gtando potenza non si fu con chiavarde nìi con viti, ma con semplici incastri. E il vantaggio è cho i difensori non sarebbero clannoggiali dalle chiavarde rimo.ssc e proiollatc gagliardemente dal fuoco nemico; quind i la sicurezza è maggiore di quolla dello batterie corazzate ideale por l'addietro. Coi descritti pezzi si possono costruire senza difficoltà delle torri girevoli , che un sol uomo metterebbe in moto con un Al'il'iO XIV, VOL. IV.

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l\IVISTA

apposito congegno. Si afferma che tali massi di metallo fuso si possono collocare in opera·a congiu ngere benissimo sia con le costruzioni in feno sia colla muratura o colla terra. - Per ora es.si sono destinati pèr le baUel'ie di costa ; ma quando dessero buoni risulti.lti si potranno impiegare in qualsiasi generò ·di fo rtificazione. . .

Un anno e mezzo addietro il celebre ingegnere svedese Ericcson inviava dall'America del nord al governo del suo paese la proposta di costruire delle cannoniere mosse dalla forza umana in luogo del va pore. Ciò dispenserebbe dal flortare il carbone cd alleggerirebbe d'assai la nave, la quale , pescando pochissimo, potrebbe navigare lungo le difficilissimo coste dolla Svezia. Lo opinioni degli intendenti di tal fatta di costru~ioni erano assai diverse in quanto alla riuscita del progetto ; ·ma intl.ne il governo svedese si decise di for costruire per prova un battello che si varò ml principio di novembre dello scorso anno. Questa nave aveva però tanto la macchina a vapore quanto quella a mano. Colla macchina a vapore la cannoniera_fece nfll viaggio di prova 3'7 chilometri e mozzo al l'ora, e con quella a mano di E:riccson la metà di tal cammino . L'armamento df lla nave consiste in un cannone di 24 ceatimetri che pesa 16852 chilogrammi cd è situato entro una torre di pianta ogival1c1. Questa è corazzata di fronte con lastre 'di ferro spesse 0,"' 15 e posteriormente con lastre di 0, 111 052.di spessezza . 1t alta 6,"' 30 e larga s~ 97 e rion è girevole, sicchè la dil'ezione al cannone devesi ottenere con la rotazione di tutto il battello. il che del resto 11011 presenta grande difficoltà. La nave stessa è lunga 33", 31 o larga 7 26. 01

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TECNOLOGICA

Blintle ·m obili "JJJJUcate agli za·i ni, '1Ì cai•t.•i etl aUe ambulmize 1nililm•i,

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11 sio·nor Baudet ha imn1ç.ginato di adoperare il zaino del saldata°come riparo contro il fuoco di fucileria, ricoprendolo con ·una lastra d'acciaio impenetrabile. Quando il_ ~oldat~ manovra in ordine aperto o quand~ difende una posJZione s1 pone disteso a terra; colloca il suo zaino inna,nzi a lui e può trarre al coperfo. ,, h. « Questa blinda mobile, dice l'Indéfe~dci~ce _B:lge, e c. 1 :: « mala a rendere grandi servizi, perocch~ gh zaim collocall oh « uni sugli altri permetteranno di fol'tificarsi in ra$~ c~mp~gna « e di co5truire in 'pochi secondi come un muro a fer1to1~, dietro (< il quale i soldati saranno al r iparo dall~ m10v_e armi'.> . , Del pari ha immaginato il sig. JJaudet d1 fare rn acciaio _JJes, semer, a prova della palla da fuci!e, una p~rte delle pa_ret1 d~o-Ji utensili che sogliono portare 1 soldati rn campagna com~ gamelle O le marmitte, e ~i rivestire con le sue lastre d1 acciaio i carri da trasporto in guerra.

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Polvet•e a11i1nonia,

La scoperta di qu.esta nuova sostan~a ~splo:iva che si ~~iam~ pol·ve,·e ammonia si attri~uisce . al ch1m1co ~1gnor Nowb_m_, ~'. quale rha adoperata con ottimo successo m alcune mm1e10 della Svezia. La forza esplosiva di questa polvere , paragonabile a quella della nitro-glicerina , supera di molto la forza della dinamite. La polvere ammonia si compone, a quanto pare, di nitrato di ammoniaca e di salnitro, e si accende con la semplice percussione. - Essa costa quanto la dina~ite ma il meno pericolosa di qualsiasi altra polvere , . come_risulta dal!~ seguente esperienza dell'ingegnere prussiano signor Steenke. Il

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nrvrs.TA 'fECNOLOGICA

qua_Je fo ce oscillare un pendolo a cui era fissata una fiamma, e vide che la polvere do cannone, il cotone fulminan te. la nitro-glicerina e la dioamilc presero fuoco .a l primo contatto del la fìatrima, rt1énlrt) ·1a p6lvere aii1mdnia èòminciò ud accen-, dersi al v~ntesimo èontatto. Lo Steenke osservò del pari con uno specia le apparecchio che, pe,r fare esplodere la polvere da cannone, 1111 dato peso doveva cadere dall'altezza di ,i a 5 piedi ; per accendere 1!1 nitro-glicerina questo peso doveva cadere dàJ l'altezza di 1. 50 a 2 piedi; per uccendere la dinamite ~sso doveva cadere dall'altezza di 2, 75 a 3 piedi: e infine per far esplodere la polvere ammonia, il peso doveva cadere da1.: l'altezza di 12 a 15 piedi.

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RIVISTA DI GIORNALI

BWel,.i• Zeit1mg { Del 26 sotlembre 1869 ). I POZZI D'ACQUA ISTANTANlll PJln Lll TRUPPE IN CAMPAGNA ÒSSIA T.F. TRO~IBE DEL SISTllnlA \'IORTON

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I movimen ti cfi trnppe dire!ti ad attuare dei vasti pitmi strategici spesso richiedono clrn si debbano allraversarc con grossi eorpi del lo contrade pl'ive cli risorse, le quali pongono l'c.scrcilo nella dura 1rncossi tà di dover sopperire da sè a tutti i propri bisogni. Così le regioni orientali, nelle quali non ò improbabile ch e debbasi un giorno combattere, o lo in.ospiti pianure Sarmate. non potronoo non r.ssm· fatali a quegli eserciti che non avéssero di che soclclisfore agli ordinari loro bisogni. Essi dovranno adoperare nella più. estesa misura le proprie risorse per potor agire con li bertà e celerità. E sarebbe del resto on grande errore il volere otlencrc una maggiore mobilitit in nn esercito. limitandone il teatro d'operazione. Gli eserci ti hanno determinati bisogni, e, se non hanno scco i mez7.j pe1: soddisfarli , non possono al lontanarsi _da certo lince d'operazione, dinrngono incerti nei loro movimenti, o spesso impacciali di molto . , L'importanza per un esercito çli addurre $CCO le vettovaglie è stata gi:1 d;t rnollo tempo riconosciu!t~, non potendosi riporre grande fiducia nelle :-oquisizioni. Ma poco o nulla si è pensnto

(·I). Vccli la dispensa di ai1rile dì questa Rivistci, pag. 19,1 e seg.

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RIVISTA -

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DI GIORNALI

• potabile;

all'aequa perocchè si è fallo sempre assegnamento sui µ,ozzi esistenli nei paesi che l'esercito avrebbe incontrato sul suo cammi.11 (). <l'nz.1 considerare che le sorgenti, haslevoli per nrie ce.nli1rn:,i ,ii abi tonti, possono spesso non essere in grado cli clissclure mollo miglia ia d'uom ini e cli quadrnpedi, Nei picco li villaggi pei quali passa una lr.uppa si tr'nlla di procurare in pocho ore ai soldati, che dernno riposare, una quanlità . d'acqua che agli abitanti forse sarebbe haslata per molto settima ne. Ciò si può ottenere col migliorare le condizioni dei pozzi e coll'aprir o le vene d'acqua che spesso esistono copiosDn1C\ute sotterra, e tutto ·sta a far lr spicciar fuori celoremenle. In altri casi, lungi dall'abitalo, mancano i pozzi, e allora la truppa ne soffre immensamente, mentre quasi sempre è possibile avere dell'acqua, purchè si sappia far la scaturire dal sotto-suolo. Sovente si condanna il soldato a bero l'acqua cattiva e sudicia di ' qualche corrente , men tre a pochi passi dalle sponde esistono le acque pure d'inlìHrazioue, che potrebbero col lavoro di pochi miuuti essero eslratte. In talun e .allre località trovansi bensì molli .pozzi, ma l'acqua non si può i,strarre che col lungo lavor)o ·c1i due secchie al massimo, OJLre di che, la precipitoziono cd il disordine con cui si suole in simili casi a llinger l'acqua, la intorbidano a segno da togliere al soldato il grande refrigerio cho egli neri- . trarrebbe. . Non ò d'uopo additare allri casi per dimostrare il vantaggio cli 3vere un congegno il qua le alla faci lità di esser,3 trasporlat_o unisca la possibilità di dare, dopo un 'ora .il più di lavoro, dei getti d'acqua di 2200 n :2800 litri al l'ora . S) :fallo conge;:rno, che dopo aver servilo in un luogo può essere estratto :facilmente ed impiegato altrove, dovrebbe essere per l'esercito quel che la borraccia è pcl soldato. Intendiamo parlare delle trombe Norton, o cred.iamo che valga la pena di occuparsene. poi. cl1e ora si dibatte nelle alte regioni la qu·estione di odottare codeste trombo per l'esercito. Innanzi tulio si dovrebbe stabilire quante trombe sarebbero necessarie a una divisione per pote1·si procurare l'acq ua necessari/). là dove non esistono pozzi nè cisterne. Ora la tromba del diametro di contirne!.ri 3 fornisce in un'ora circa 2500 litri d'acqua ; quindi , ammcttco.do che al minimo occorrano a ciascun soldato durante un allo di alcune ore, litri L 40 d'acqua, è ch iaro che una divisione di 14,ÒOO uomin i richiederà 19600 litri d'acqua, la quale potrà essere estratta in due oro con quattro

- trombe Norton, E questo avendo il peso totale di 728 chilogrammi. comprc~so iI battipalo comp leto . si vedo che possono e5sere trasportale da un carro a due cavalli. Al carreggio del corpo d'esercito poi dovrebbesi pure 11ggiungere un carro con quqttro lrombe di 3 cenlimet.ri_ di diametro. oppure 3 dt?l diametro di ,52 millimetri da servire f. 2r lo stato maggiore, per lo ~u_ssislenzc militari <~ per le ambulanze. Un oltt·o s\mi le carro dovrebbe assegnarsi al qnartier o·eneralc da servirn pe1· le colonne di munizione, .per la ri0 . serva e 'por il parco principale del genio: il che dare)l b e .1n tolale da· 180 a 200 trombe, lè quali al massimo costerebbero 12S.OOO lire italiane. trombe del lo divisioni si affidBrebbero alla loro compagnia del genio, u quello dei corpi d'armai.a e della risenn pure alle truppe del genio che vi sono addette. . . Per adoperare le trombo c\ovl't;ibbero lo compagmo del genio uvere in soprannum ero dei drappelli formati da un zappatore scelto e 4 uomini . Duo di tali drappelli sarobbcro SQtto lit sorvegli anza cli un soll'u.ftkiule , preferibilmente macchinistn, il quale dovrnbbe so prai ntendere a l J,1voro del porre in opera le trombe e eurarn e la buona conservazione. Egli fareb11 e anche le piccole ri parazioni a lle macchino, valendosi del parco • della compagnia ciel genio. . I luoghi ove• potere con probabilità di successo impiegare le trombe dovrebbero essere designati rla ll' ufllciale ciel genio manda to a stabi lire i val'i bivacchi. ; il quale, se è possibile , dovrebbl~ a1Tivare sul leneno, insieme coi carri delle trombe, una o due ore prima dell'arrivo della truppa L'ufficiale cercherebbe Je opporlune notizie ai naturali del luogo, esarn in~rebbe la natura goo logic11 del terreno e la profond ità dei pozzi, se per avventura nGesistessero, per farsi un criterio ?1 lla_mog: giore o minor probabi lità di trovar l'acqur.. Dopo di _c10 eg:11 farebbe piantare lù sue trombe nei sili piì.t opporlo rn , ossrn in quelli piì1 ctepressi o r icin i ad altri pozzi o a canali d'ncqun. E mlìnc~. ove la na bura rocciosa del suolo o la grande profondità del lo sorgenti non consentisser o l'impiego del le tron~he, si potrebbè almeno applicarle nei po1,zi esistenti, a fine d! fa cilitare l'estrn ;:iono 1ki l'acqua. I recipienti requisìti agi i ,ahilnnli potrebbero: rie;scirc ,n t(li : perchè, riempiti prima dell'arrivo delle truppe e traspor tati a1 bivacchi , sOl'virei)boro, so 1ion altro, a fornire subito l'acqna necessaria al rancio.

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RIVISTA DI GIORNALI

Se questo, disposizioni sar anno date con buon colpo d'occhio, con a ttività e con prudenza . e se in un modo o in un altro gli abitanti si presternnno a pro della tru-ppa, crediamo cho solo in casi ecc'ezionalissi.mi non si arriverebbe a provveder e l'acqua pei ,sQldati. . Nelle manovr e che foce il dì 6 se!tcmhre 1869 la g uarnig·ione di Vienna sul mo nte J3isa m, fu conferma la, allll presenza di molte autorità militari, l'utilità delle trombe Norton . Due di esse, ·µos te in opcrn it1 quasi un'ora nei bivacchi di Jeglersdorf o S~rebersdorf. fo rnir ono in ùieci minuli un4 quantità irpmensa della miglior e acqua . La stratific&ziono geologica del terreno pr esso Staiumersdorf. ove si tentò di porre in opra una tr ombn, non permise tale oper azione, essendosi rinvenuto alla profonclità di 2'" '70 circa uno strato di ghiaia compa ttissimo, chP, per In maqcanza di una trivelln, non· si potò for are fi no a rnggi ungerc la vena di acqua. ' Dìsgrazia tamen te per economia non si possono fare spesso di simil.i esperienze in pace, se non si trornpo, dietro speciali ricpgnizioni , dell e locali li1 ove l'istruzione del la truppa si possa • fa re rispettando inlieramente le proprietà dei privali; il che, massime pei lavori del genio militare , è cosa abbastanza diffi cile.

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RIVISTA BIBLIOGRAFICA

(Paris, 1869, Li b·r airie militaire dc J. Dumaine).

La libreria militare del Dumaine a Parigi proseguo la pubblicazio-n e, in piccolo formato, delle Confere1)ZC rr.ggi me11tali. Tre di esse r ecentemente venute in luce si aggirano sugli av- · veni menti militari ciel 1866, o portano i seguenti titoli : Exposé sommair e de la wmpagne d'Allmnagne

maggiore

F AY

en 4866, del

di stato maggiore.

Tactique de l'inf ante1·ùJprussienne pendant la campagne 1866,

del piaggiore

H F.INTZ

di fanteria.

·

EmJJloi de la ·cavalerie en ,illemagne pendant lei campagne de 1866 del tenente colonnello CHARllEYRON di cavalleria.

Le confer enze ciel maggiore Fay sono un resoconto som mario della cam pagna del 1866 compi lato sulle r elazioni ufficiali degli stati maggiori prussiano e ausl riaco. L'autore si ,limita a ~ar~ osservare · che se i felici risulta ti della campagna dei Prussiani

.


382

BIBLIOGRAFICA.

debbono attribuirsi alla curn con cu i qirnsti eransi preparai.i da lunga pezza alla guerra, come pure alJ·cuerg'ia dei capi di un esercito ben organizzalo in tutti i suoi dettagli , allo slancio dei soldati eutusiasma li dal successo, e fi nalmente alla potenza di un'an))a che inspirava loro una fiducia illimitata . non bi sogna però . perdere di vista che i,l,..,nodo cli ntlacco delle colonne prus~iane ,potrebbe offrire gravi pericoli di fronte a un avversa rio pron to e intraprr. nclcn te. e che, in tutte le opern,doni strategiche e tattiche in Boemia, ~li Austriaci hanno si ngolarmente aiutalo i successi in-aspellti ti dei loro avversari .

cessi. - Ne doriva una grande esagerazione nell'impiego delle colonne di compagnia , c;i ò che, di froole ad alcn ni vantaggi · parzia li, presenta il grave inconveniente d"introd urre nella linea lo sparpagliamento e qu indi il disord ine. SBcondo il maggiore lfointz l"ordine rii battaglia francese, che si fonda s•ill·unilà tattica del battaglione, è pr eferibile a quello dello . colonnH di compagnia , poichù il primo si adatta egregiamente a tulle le combin azioni del campo di battaglia, sia che si traLLi di manovn1rc , di allacc,Jre o di difoodere. Somma mente mobile, pronto a spiegarsi del pari che a r iformarsi in colonna. il baUagliono è sempre e da ppertutto nella mano dèl suo capo, ecl è questa una cond izi one senza cui non vi è successo durevole nù completo.

La Confer enza del maggiore Heintz mette in mostra i fo tti piì.t cara tteristici della campagna del 1866 relativa al sistema di combatter e seguì to dalla fa nteria prussiana sul campo di battaglia. Hisulla da quest'esame che la fan teria si è quasi esclusivamen te ballula in colonne di compagnia, e che ha cer·calo di prendere l'offensiva il piì.1 spnsso possibile , operando su lle ali del nemico, anzichè attaccando di fro n te la' posi7.ione . Gli attacchi furo no la più parte del tempo paTziàli, e por consP.g uenz.a pri vi di legnme e· di direliono generale, ma esegui li con grande vigoria. · l'lella difensiva la fan teria prussiana si spiegava, lasciava i.I nemico avvicinarsi a 3 o 400 passi , quindi faceva fuochi di salve a co mando: il fuoco r apido era r isenato per casi estrem i. Essa non formavasi in quad ralo , ma r espingeva in ordine sparso le ciniche di cnval lfiria, col mezzo cl i sn lve o cli tiro rapido, riservali per l'u lti mo momeo to. In breve: il sistema pl'llssiano, ndopera to da! la fanl eria prussiana, può carnllcrizzarsi con due tratti• princip,d i: il /Nt:.ionamento det combat.tùnento . e l'e(f'etto del fiwco . li maggiorn Hein tz trovo clvl la fan teria prussiana ;;i è abil men te servita di questo secondo meno, ma quanto al primo, il /razionnmento clel con,battùnento, f1 g li lo giudica basa to su di un fa lso principio , g iacchè se inirwgna l'in iziativn i1idividualc in una strada talvolla vantngg iosa, non lo fa il più spesso_ che « a detr imento d!~ll'un ità di azione .» t questo certaniento 1111 ab uso, soggiunge l'autore. cl i cni un nvvcrsario il quale tenesse meglio le sue sottodivisioni alla mano , potrobbe trarre il suo parti to. Pare che in Pr1.1s~ia non poche intelligenze de: plorino quest'abuso, ma la massa conserva il suo <>.n lusiasmo .per un sistema a cui essa attribu isce una parte de' suoi sue-

.

383

RIVISTA

li tenente colon nello Churr,:,yron ·di cavalleria ha fa tto, sull'uso di quest'arma ilt>lla carn pngna del 1866 , u no stud io conforme a quello dal maggiore Ucintz sul la fonter ia . Dopo avere esposto ciò che venne eseguilo dalla cavalleria prussiana ed austria ca so tto il duplice . punto di vista del suo i~1piego: 1° colle cli visioni di fanteria, no!le avang trurdie. i'Jcognizion i, ccc.; 2.0 iu corpi separali operan ti in mns;,; sul campo di battaglia, l'autore constata che se quest'arma Ila r eso grand i servizi per per!ustrare, riconoscere e combatten~ in piccolo frazioni, non vi furono però <~ho cl ne esempi dell'i mpiego delle masse di ca,·vaUerici dunrn!e l'azione : ciòè a Langonsnlza e n Sadowa . Che anzi in quest'ultima ha llaglin, facendo ,istruzione da alcuni falli isolati, la cnYalleria di riserva prussiana non mostrassi che · q uando la vittoria fu decisa, e non prese una parte atliva all'a1,ion(l gener ale per l'insegu imen to o per la ritirata. La cavalleria del Pri ncipe n eale di l'russin non si fece pur veder e . « Dovrassi egli couchiudere eia quest'esempio e da quelli di Tracklir e di Solferin o (dice l'autore) che la cavall eria non deciderù più d'or inuanzi dt1 il"esito di una bai.lugli.i? Noi non vorremmo discu tere punti così gravi, ma ci sarà permesso almeno di prendere atto dell'argomento spesso, accampato riguardo a Solferi no: ed è che la cavalleria , se avesse agito in tempo utile in questa g iornata, avr ebbe polu to ottenere considerevoli r isultali e coprirsi di gloria nella pian nra di Medole. Emcltore una simile idea, g li è lo stesso cbe r iconoscere la importanza ck ll'azionc~ di que~t·arrna in una grande battaglia ». Ii colonnello Cliarreyron conclude la sua conferenza r~sami-•


381

..

885

l3l8LI0GHAFICA

RIVISTA

nando le cause a cui vuolsi attribuire la superiorità cli cui diede prova la cavalleria prussiana rimpetto alla cavalleria austriaca che godeva di una riputazione europea. L'autore cita fra qoes tc cause l'effetto morale, che ebbe un'influenza immensa nelln campagna clcl 66, dopo i primi urti dei due r.ser~ citi combattenti, l'uno dei quali pieno di slancio ·e di fid ucia, . l'altro i_nvece cndnto in prPcla al più profondo scoraggiamento. Due altre cause assicnrnrono allresì la superiori tìi morale d~llà cavalleria prussiana: il suo rficl utamento e le cure date alla sua istruzione. « Nbi sappiamo infatti (scrivo il colonnel lo Charreyron) che il richiamo clelle. riserve fa entrare nella composizio ne dello squadrone u11 contingente di giovani abili. in ociuitazione, intel ligen ti e dotati di tutto le qualità che si devono esigere da un buon cavaliern. QuosLi giovnni non hanno passato che nn ,Jnno sotto le bandiere, ma dopo avere dato prove di un sapere suffìcien te e ·spf.'sso superiore alla massa dei cavalieri più anziani: il. numero di questi volontari richiamati è di 7500 circa . In secondo Jìiogo . è noto con quanta diligenza si curi l'istruzione del cavaliére, non so lo sotto l'aspelto clel1'equiti:rnionn e delle manovre. ma ancora e sovrattutlo nella applicazione · del seni zio in campa ,:;na. Cli è questa appliCIJ.7.ione sn l terreno di tutte le piccole ORCrazioni della guerra che si deve r icercare durante la pace. >> A p,roposito della cavalleria, rneuzioneramo altresl una conferenza sul la tcLttica .separata di quest'arma, d01 mnggioro di cavalleria Savin-pe 1nrclausc. L'nutore lralta della ripartizione della cavalleria negli eserciti; del còmpito di quest'arma, avanti · e clunm te il combatli mento, nei l'inseguimento e nPlla ritirata. Pù'rge quindi alcun.i ragguagli sulla cavalleria prussiana, sulle sue manovro o sulla &tia tallica. E termina con brevi inclica·zioni suIl e cavallerie austriaca e ·russa. L'autore tfa $pccinlmente due consigli agli uffìciali di cavalleria; primo , di esercitare indefossamente il loro colpo d'occhio allo studio del lfirrenn; s0condo , di bl'n aHe1·tir0 che l'importanza e la responsabili tà di ciascuno, in tutti i gradi della gerarchia. sonosi considcrcYolmnntc <1ccresciute. Oggi ì: pitt che rnai necessario che quc'i'istrnzione che ò loro necessaria, quell'esperienza ch 'essi potenrno un trmpo acquistare faci lmente nelle prime mar-cc, noi primi scontri delle lunghe guerre passate. essi dnbbano assoluta1rn!nte possederla il giorno ste.sso in cui si forit i!ppel lo alla loro scienza :!cl pari clie alla loro bravura. Quel giorno può arrivare da u,1 momento all' altro,

e ciascuno comparirà allora sul campo di battaglia con.ciò che avrà imparato durante la pace. Gli ò dunquo pr~ma della guer~a che bisogna acquistare l'istruzione e l'espenenza necessarie nel giorno dcr combattimento.

\

Ref'lection <n1, tlte fot•mtlliion of' ,w,nies , by captain W. J. Wn-rr.

(London, Edward Stanford , 1869).

Il

L'autore cli questa recente pubblicazione, già nolo per p1100'evoli lavori sulla campagna del 1866 in Italia e nell' Au~over. riassume quanto si è serillo fìnol'a di piì.ì importante · speciaÌmente dopo l'annata ora cilata , in_t,orno al_la formazione degli eserciti , e discute intorno a C:.W Che . Sl. potre)?bC introdurre con vantao-o-io nell'esercito inglese a cm eglt apoo . l' partione. « Non vi ò regola assoluta scrìye l'autore, per oro·anizzaziono di un esercito nazionale. Essa deve essere adattala ~Ilo stalo di un paese, ·e a!lc sue particolari C'O nclizioni sia politiche che storiche; deve accordarsi altresì collo spiri Lo dell'epoca, colle cognizioni e colla civill.\ di un popolo; e sovra Lu tto coi principi i dell'arto della guerra nella sua fase attuale». Appoggiato a questo criterio direttivo ii capitano. Wy.a tt emette alcune proposte por il rion·ganamento dell 'ese~c1to rn_gleso. L'autore esaminando l'organizzazione delle prrnc1pah potenze europee, lo quÙl i al primo rompersi di u'.1a guerra. sa_rebbero in grado <li mobi lizzare dai · 260 ai 300 ~mia uom, 111 cia~cun~, rimane colpito nèll'ossorvaro che l'oserc,t~ rnglese'. la.cui. forza bilanciata è di '117,000 uomi ni, avrebbe lmogno cli s(orl'.1 prodigiosi per mobi lizzarne in quattro settimane_ 60,0?0, L'.autoro · insisto pertanto perchù, pur mantenendo la forza rnsc~·1.tta nel bilancio, essa sia ripartita e disposta in modo da abilitare li governo inglese a imbarcare a.I primo istante un'~nnata d~ 40 a 50,000 uomini; lasciare una riserva proporzionata por


I

~

386

RIVIS'l'•.\. JHBLIOGRAFICA

sostegno dell'armata niobilizzata, e una forza .difensiva sufficiente nel paese da far fronte ad ogni eventualità.' . · L'autore passa in rassegi1a tutti i rami di servizio alti11en ti , all'esercito, e discutè con molto giudizio lo più essenziali questioni del gi·orno. Il suo libro può essere letto con non fiero frutto da quanti si occupano dei progressi della scienza !Jli.: li tare.

.ERRATA-CO-RRIGE (Dispensa· di ottobre}

,. A pagina 47, verso 28, invece di: a1

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MAn'rINr CA.nio,

Gerente.

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LE GUANDI ·IIANOVRE AUTUNNALI

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DEL 2° CORPO D'ESERCITO

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. Nel fine di estendere al rnaggiÒr ~umero ])OSsibile di ufHciali i vantaggi che arrecano alla istruzione le grandi manovre autunnali , il Ministero della Guerra aveva fatto pubblicare nella precedente 'dispensa di questa .Rivista la Relazione sulle grandi manovre eseguite dal 11° corpo d'esercito ; ed .ora con ·e!!;uale intcndi1nento ha disposto che vi sia piibllicata qnella delle manovre eseguite dal 2. corpo . La Relazione. del signor generale conte Pimiell, trasmessa al Ministero fin dal giorno 8 ottobre decorso, era anzitutto intesa ad offrire un quadro fedele delle varie fazioni campali eseguite, ed a fornire il sunto del loro esame critico fatto giornalmente sul terreno medesimo. Essa permette per tal guisa al lettore cli rendersi conto di codeste fazioni quasi come coloro che ,:i presero parte" e di farne argQm~nto di utili studi. 0

A~NO :i:1v,

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LE GRANDI MANOVRE AUTUN NA LI 392 eiali riuniti, sia durante j\ campo, sia durante le grandi manovre. Nel corso di qu este grandi manovre io faceva medesimamente al gran rapporto, .:;he si teneva al l.ermine di ciascuna fazion e, l'analisi critica di essa , fondata sulle mie proprie osserrnzioni e sulle not.izie datemi dai giudi ci del campo. In quest'analisi, riassumendo i dati del tema e le di sposizioni .prese dalle due parti, esponeva sommariamente lo sviluppo dell'azione, indicando quell e frrcgolaritù che per avventura erano corse, e tu Lto ciò che r.n i era sembrato meritevole di nota. Le osservazioni che si leggeranno in calce alla relazione di ciaseuna manovra sono un riassunto cli quelle dette a voce in tali occasi.011 i e raccolte per cura di alcuni ufficiali. Gli ordini per caduna fazione venivano com unicati ai comandi delle due div:isioni coll 'anticipazione di due o tre giorni almeno, per dar tempo di studiarli e cli piendere con calma tutte le disposizioni necessarie. Raccorna.ndai inoltre che si fossero tenute delle conferenze per bene informare gli uflìciali del concelto generale delle fazioni del 2° periodo. Questi cenn i preliminari, insieme alle Jstruzi'oni e agli ordini del giorno cbe seguono , danno un'idea esalta del modo in cui ho ìnterpretato gl'inten dimcnti del Ministero della guerra jntorno all 'istruzi one clelle tru ppe affidatemi. La formazione delle due divisioni si rileYa dallo specchio che segue.

DEL

CORPO D'ESER CITO

393

Formazione delle truppe del 2° Corpo d'esercito che presero parie alle grandi manovre.

Di,visiouc Uével.

Comandante - Luogotenente generalo cav. Thaon di Revol. , ')

B1·ìgata Granatieri di Sa1·degna.

Coman~anto - Colonnello cav. Boni, del 1° granatieri. !• regg,meuto granatieri - 4 bal!agliorii. 2•

id.

id.

id. Brigata Manhe.

Comandanlo -'- Maggior generale cav. Cabet. 55• reggimento fanteria - 4 battaglioni. 56" Id. id. id.

:n• battaglione bersaglieri . 33•

id.

id.

Reggi~enlo Piemonte !leale Crvalleria - 6 squadroni. 13•, lo• o 16•. batteria deir8• règ"'. di articrfieria _ 12 pezz,·~ -a o e ., compagn1a del genio militare.


LE G·RAN,DJ MANOYRE NUTUN NALI

39i .

Comanclanle· -

DEL

391$

CORPO o ·ESERCITO

Luogotenente generale cav. Longoni .. Brigata Como.

Comaudanle - ~laggior generale cav Briaozo . 23ò reggimento funleria - 3 battaglioni. 24· id . id . id.

Brigata Pcil,1mno.

ORDI NI OEL GIORNO DEL

COMANDO GENERALE DEL , 2° CORPO D'ESERCITO(1>

Comandante - ~Jaggior generale ca,,. CalTarelli. 6,• reggimento fai1teria - 4 baltaglioni. 68' id. id. id.

15· battaglione bersaglieri. 24• id. id. Reggimento eavalleggeri cli Saluzzo - 6 squadroni . 7',· 8" e 11' batteria clell'S• regg di artiglieria - 14 pezzi (1) . . '7' compagnia del genio militare.

Duranle il primo periodo delle grand i manovre ìa divisione " Longoni accampò dietro i for ti di l' linea di Verono, appoggittndo la destra ali· Adige verso iI forle PaTona e la sinistra al fo rte Lugagnano. Il quartier generale della divisione er a a Chievo. La divisione Rernl accampò a piè delle colline, estendendosi coll a estrema ala destra fi n sollo Sornmacilmpagrra . 11 centro era a cavallo della strada di Pescbiora dietro quella di Bussolengo-Sommacampagna, e la sinistra si appoggiava a Bussolengo. Il qual'ticr generale della- qivisione era ,a Sona. li qunr'lior generale del comando del ':2° corpo d'esercito era . , a S. Giustina di Palazzolo. (lì La

ì"

batteria (sistema ÌllaUei) era <li 6 pc1.zi .

Giudici del campo.

1\Iaggior generalÒ cav. Feclerici , comandante la brigata Granatieri di SarclHgna. Colonnello brigadiere cav. Bocca, comandante la brig. Parma. _Colonnello d'artiglieri~ Albini, coma0.dantc 1'8° r eggimento d1 artiglieria . I preloda'.ti signori giudici sarann o coadiuvati dai seguen ti ufficiali superiori :

ll!aggiore cav. Dal Pozzo, del 2° reggimento g ranii lieri. Id. cav. Scala (zappatori del genio). Id. cav. Gené (st,tto maggiore del genio)

(1) _Q Ltesti ordiJli del giomo con tengono Lui.Le le disposizioni generali r elal1ve alle truppe ed ai .servi.z i amministrativo, sanitario ecc. Pe r bt·evità riporteremo soltanto le cose pr in~pah . ' (La Di1"ez-ione)


396

LE GnANDI ìl1ANOYUE AUTUNl'ìAU

DEL

39'1

CORPO D'ESERCITO

./Alloggiamento e disdp!hrn,

Tutto l'e truppe saranno accampate, salvo le compagnie del genio che verran no accantonate. rutti gli ufficiali adoprerann<> le tende coniche UPl 1• periodo, ed i sacchi a tenda durante il 2' periodo. . . I comandanti delle briga te di fan teria polrauno allogi;iare in case private ogniqualvolta se ne presenti l'opportunità nel r aggio di terreno òccupn to dalla rispettiva brigata. Essi a"ranno perù sempre a loro dispo'sizione le tendo coniche. Negli accampamenti e durante le manovr e i comandanti di corpo esigeranno J'osserrnnza della piil stretta discipliofl, onde evitarp qualunque abuso, e quegli inutili g uasti che con un po' di cura e di buona volontà si possono evitare, anche nel dover eseguire i movimenti richiesti dalle manovre. 'i'euuda. Negli' accampamenti la tenuta sarà libera, e fu.ori dei medesimi si vestirà la. tenuta di marcia, alla quale non sarà permesso recare la minima alte1\1zione. Gli uomini destinali ai viveri vi andranno sempre con armi · e bagaglio. l":uae.

l! pane· verrà sped ito dal panificio militare di ·Verona per m'czzo della fenovia o · cli carri , secondo la maggiore oµportu11iti1. Oltre di ciò si conlinneranno aa adoperare i due forni di cumpagna in esperimento presso le trup pe. La razione di pano ~·arà,, come in gi.Jarnigione, di gr. 735, colLrn mento del quarto di pane da zuppa. H5scotto.

Verranno distribuite a ciascun individuo due razioni di biscotto, di grammi 660 ciascun!!, da conser varsi nello za-ino.

La razione di viveri sarà la seguente : Grammi 200

Carne Pasta o riso Lardo , Sale . Caffè . Zucchero Vino.

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150

o, 15 0,20

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o, 15

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O, 20

Centilitri :o, 25 Legna.

Le legna saranno proYVedute nel .1• periodo delle mauovre dall'impresa delle caserme. Nel 2° periodo si farà lo stesso, per quantq sarà possibile ; altrimenti provvederanno i com uni , giusta le norme stabi lite per le truppe in marcia. I comaùdanti di divisione . hanno la facoltà di ordinare, in caso di straordinarie pioggic , dis tribuzioni slraordinarie di l(.lgna. raglia,

Ogniqualvolta sarà possibile ., la paglia si distribuirà in ragione di 3 chilogrammi per individuo . È assolutamen te vietato alie truppe di provvedersene direttamente, e l'ufficio di intenòenza di ciascuna divisione dovrà sempre procurare di farla sommiuislrare dai comuni. durante il 2° periodo.

La 7• compagnia del treno in Verona , foTnirà pel servizio dei trasporti : Due carri al quartier generale del corpo d'eserci ti); Due carri a ciascun quartier generale~ di cliYisione ;


398

LE GnANDl l\IA~ OVRE AUTUNNALI

Un carro a ciascun comand.a nle di brigata; Tre ambulanze per divisione. Ai reggimenti di fanteria e ·,ai ]?altaglioni bersaglieri non vengono assegnati altri carri oltre di quelli di cui a ttualmente sono 'fornili, ma essi po tranno a spese della massa · d'eco11omia noleggiarne dai borghesi se mai v<~ ne i'osse assoluta llecessi là.

DEL

CORPO n'ESEllCl'rO

A tale scopo, quando il como.ndante generale del corpo dL esercito darà l'ordine di suonare la sveglia, questo sognàle · verrà immediatamente ,ripetuto dai tamburi e dall(;l trombe, delle due divisioni . Allòra cia~cun comandante . di divisione faTà pr1mdore alle sue truppe un'ultima .posizione in correla-;lionc col risultato dell'eseguita fazione.

Servizio telegrafico. Il servi.zio telegrafico presso le vario divis ioni sarà disimpeg na to dalle ~·ispettive compagnie del genio.

'

Commissione t>et· tl:umi .

Presso ciascuna divisione sarà pormanentnmentf: costituita Jà. prescritta Commissione por la verifica dei danni. Ogniqua lvolta si trntterà di occupare un terreno por accan: pame~t?, la detta Commissione dovrà riconoscerlo per valutare ant1c1patamente i compensi da pagarsi ai proprietari a carico dell'erario. ~

'Per le manovre i corpi richiederanno alla direzione di arti- , gli_eri:J. di VE:;rona le cartucce a polvere, in ragione di 100 per ogni -soldato di fanteria. · Ta li car.tucco saranno r iposlc negli zaini dei soldati, e i comandanli di. divisione preserivcranno pot ci'ascuna manovra il n u111ero cl i es.so cartucce da portarsi nella gi berna . Ciascun pezzo d'artiglieria avrà seco 180 colpi, quantunque in massima non ise ne rJoyranno consumare più di 80 per pezzo.

Nei rnri giorni, sia del 1° che dnl 2° pr.riodo del campo, converrà sempre che ciascuna manovra termjr1i con una posizione ben determinata delle due parli.

Non si dovril mai dimenticare che le unità tattiche di cui ora di-·· sponiamo hanno un cffellivo che non è neppure la metà di quel che sarebbe realmente sul piede di guerr;1. Onde se si fossero adattati i tem i delle manovre rigorosamente alla forza che ora si Ila sotto le arn1i, non sarebbe stato possibile dare allo presenti esercitnzioni tuLla quella por tata che crn nellù intenzioni del Ministero . Per conseguenza in ta luni casi si sarà coslretti a tenere uha ,fronte alquanto sproporzionatà, orl aumentare, , gl'intervalli fra· le truppe in linea, o supporre talvolta. esistere utl.a riserva che hon si ha, e simili. . Sarà bene che lutti gli ufflcia li, ciascuno nella propria sfera, tengano conto cli queste differem.e e non tralascino di far le noto.re all'occorrenza ai loro dipendenti , affinchè non s'ingenerino apprezzamenti falsi, massime per ciò che si riferisce al giusto rapporto che deve correre fra l'estensione di 1m delùrm inato teneno e le truppe che l'occupano.


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LE GRANDI MANOVI\E AU'rUNNALI

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DEL

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ISTRUZIONI.,

PER L'ESEGUIMENTO DELLE GRANDI MANOVRE

,., 1° Secondo le lsll'uzioni Ministeriali contenute riella Nota H giugno 1869, le. grandi m~novre che_ avranno principio col giorno 6 settembre, si prntrar1 ranuo per la· durata di 115 giorni e saranno divise in. due periodi . , 11uranLe · il •1 ° periodo le truppe rientreranno ogni sera al proprio accampamento, nel 2° esse eseguiranno una serie di op~razioni secondo un concetto prestabilito, occupando la s'era le posizioni in cui verranno a trovarsi in virtù <lelie operazioni della . giornata.. 2° Le truppe saranno divise in modo da costituire due divisioni, da opporsi l'una all'altra . 3° I temi delle fazioni campali, tanto del 1° quanto del 2° periodo , saranno stabiliti dal sottoscritto. 1

e

1

CORPO D ESEH CI'ro

40'1

4° Questi temi, a senso delle Istmzio ni Dlinist~riali gih ci tate, saranno datì all'ordin.e del giornò, ed ( · enuncieran,no semplicemen te l'idea della fazione cam- ) pale, senza entrare nei particolari d_ell'esecuzione. ' · , 5° In base a ciascun tema .i comandanti deìle divisioni emu"ncfanno alla lor volta gli ordini rispettivi in cLri faranno conoscere ìn termini cori"cisi ·10 ;copo che si propo ngono 'yd i .mezzi da impiegare per raggiungedo. Tali ordini dovranno, ·per quanto è possibile, essere comunicati al comandnnte il corpo d'esercito la vigilia de!Ia fazion e a cui si riferiscono. · 6° .Durante l'azione, i comandanti delle clivision~, nello spedire gh ordini ai, loro <lipenden ti, si assiclll'era nno eh' essi siano stati esattamente comunicati. I comandanti degli avamposti, dell' avanguardia e della retroguardia e quelli dei vari corpi dovranno tenere il rispettivo comandante di divisione minutamente al corrente di quanto succede d'importante nella sfera del loro comando, specialmente qnando, spinti o costrelli dalle circostanze, · siano stati indoui a modifleare le istruzioni e gli ordini ricevuti. · 1° In queste esercitazioni essendo n nllo l'effetto. dei . fuochi , converrebbe attendere che i . capi" op·posti decidessero del ' ri~ ultato dei. parziali . com_hattimen ti dietrn un esame spassionato della s1tuaz10pe rispeLLiva,. calcoìando con esattezza le presumibili con: seo-uenze delle varie manovre. Ma potendo esservi di;par:ità di giudizio, spetterù ai giudici del campo , · il decidere prontarnen te. 8° I nomi dei giudici del 0arnpo saranno <le: signati all'ordine del giorno delle divisioni, ed essi s1 riconosceranno durant~ la manovra per mezzo


402

· -di un lanciere d't>rdinanza mu·nito di banderuol a bianca. ' 9~ Le decisioni çlei giud ici del campo dovranno esse re immediatamente accettate , come se fossero ordini del comandante generale, del corpo d'eseecito. 1 O. I giudici del campo decideranno : quando una dell e du~ truppe che stanno a fronte dovrà ritirarsi per cedere 11 terreno all'altra ,. qu a_ndo una truppa deve · .essere considerata come ,prigioniera o disfai.la. ·1 1. La decisione intorno al risultato delle varie fazioni spe·~ta al èomandan Le il cot'po d'esercito. 12. Allorchè egli crcdei·à conveniente foe sospendere per poco il corso della manovra , spedirà un uillciale di stato maggiore con un trombettiere a cayallo sulla linea dei cacciatori . Il trombettiere suo~ nerà ripetutamente il segnale di alt preceduto da quello di chi vd lit: · 113. · A tali segnali , , imrne_diatamente ripetuti, tutte le truppe si formano nelle posizioni in cui si trovano; quelle di fanteria formano i fasci, la cavalleria e l'artiglieria mètto"r1Ò piede a tena ed i cacciatori stesi in catena vi restano . ·· H . Se il comandante· del corpo d'esercito fa suonare il g-l'an rapporto , i comandanti di corpo, di battaglione , di brigata d'artiglieria e quelli delle batterie e squadroni. :·staccati si ,1:ecano sul punto d'onde è parLito il segi;iale, od in quell' altro sito che . fosse stato· specialmente indicato dal cornandante suddetto . -15. Al seg·nale di ·avanti, la fanteria riprende le armi, la cavalleria i'irnonta a cavallo, gli arriglieri riprcndòno la posizione che avevano · prima del riposo, e la fazione continua ii suo co1·so secondo le nuove disposizioni date al gran ~rapp_o r(o.

1

. 403 16. Per la critica generale della manovra il coDEL

LE GRANDI MANOVRE AUTiJNNALl ·

CORPO D ESERClTO

1

man dan te del corpo d'eserci_to, dopo aver, raccolto 1~ ~sser~azio~i dei giudici del •campo, riunisce gli ufllciah designati fJl N. U,, ed espone loro tutte le osse1:vazi oni cui ha dato lu,ogo la fazione_campale cse-

gmta. '. '17. Spetterh ad ogni comandante di ilivisione di procurarsi le maggiori informazioni sulla ·aislo-

1

èazione . del nemico, per ~mezzo dcli~ r ièoo-n izioni . Sarà proibito qualunque altro mezzo , con~e ad e- ' sempi·o mandare m ilitari tr§lvesLiti , o chiedere notizie a borghesi, il che sarebbe inopportuno in tempo di pace: . 18. Ciascun Co.mandante di brigata, di reggimento , battaglione , squadrone o batteria , nell'esegu~rc il manda to c~e gli ven\ affidato in ciascuna faz10nc CD.mpa1c, v1 porterà tutta quella iniziativa cl)e gli consiglieranno la natura del terreno e i movimenti del nemico. Non si donù mai ar.nmet- · t~r:o che _talun~ _fra essi_ si_ astenga dall'eseguire per (}1ietto d1 ord1111 supenort un movimento od una operazio~e evi de? te1ncn te ricJiiesti dnlle disposizioni del nemico ~ poichè , dovendo ciascuno conoscere ) il _çonce_tto generale della . fazione, sarù pur suo ob- \ bhgo èli concorrere allo svolgimento del concetto medesimo. , · rn. Si dovrà parimenti esigere che le v;rie fraztoni di !ruppa ·che manon·ano per uno stesso scopo s1~no semp!'e legate fra loro, e che sia spetial cura dei cornundanti di esse di t(~nùsi costantemente in comunicazione colle forze che hanno sui loro fianchi: ìo stesso ,dicasi · del nesso che sempre deve esistere -fra ~e catene dei cacciatori e le truppe cli'esse sono des!mate a copt'Ìre .. · · 1

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404

DET.

l,E GRANDC MANOVRE AUT lil'iNALI

.20. Siccome per l'andamento razionalr. tlellc operazioni è necessario che i comandanti delle varie frazioni di ll.'upp a e quelli cui spetta dirigere l'insiem e dei movimenti abbiano ad ogni rnomenlo una idea chia.f'a deìla situazione, e possano quindi con piena cognizione di causa <lare j pl'Ovvoèlimen ti richiesti ùallo svolgersi dell'azione, si prescrive che si debba procedere senza precipitazione, opportunamente soffel'mandosi di ~ratto in trai.Lo. I sovraddeui uflìziali a\Tanno così il mezzo di mostrare il ]oro colpo a·occhio, la io1·0 inizi ativa e .il grado di jstruzione militare che posseggono. Cosi facendo si arn\ una immagine più fe dele di ciò che in realtà avvien e su-1 cnmpo di b.:i.'tloglia, in cui i combat-.. tim enti presen tano ol'cl inarianienle varie fasi successirn, separaie fra loro da momenli più o men o lungh i di sosta. Tullo induce a credere che ciò dovrà avvenil'e nelle guerre future assai più che nelle passate. Per poco che il terre no del combattimento s·ia onduluto o coperto, cosi poco il nemico lascerà vcd t>re le sue forze, che san\ neces~ario riconoscere prima le disposizion i cl1'egli avrù prese, e tentare fa lsi attacchi e dimostrazioni avanti d'impeg·narsi a fondo . Così anche, dopo eseguito un attacco, sia qu esto riuscito o sia stato respinto, sempre si ·sentit·à il bisogno per la parte vittoriosa di riorcl inarsi , di fare avanzare le truppe rimaste jndietro, di prepararsi per le ulteriori operozioni; per la parte avversaria quello di porsi al coperto in a]tl.'a posizione ed organizzat'vi una buona difesa. Ed anche in questo caso le maggiori distanze a cu i si tengon o oggi !e varie lince renùeranno più lunghi i movimenti e tenderanno a prolungare i mom enti di respiro.

405

COI\PO D'ESErtCITO

2,1. Quantunque negli esercizi di pace non si.

possa realmente tener conto dell'effetto dei fuochi si -<l?,vrà_,~~m~no tener co~to dei dati seguenti, pe/ le ~1Sp~s1z10~1 da ~t'e~ders1 sul terreno , rispetto ull'cfficac1a dei fuoclu d1 moschetteria e di artiglieria.

AN1'ì0 XIV, VOL. lV.

26

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Efficacia del tiro delle arliglierie. (!

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Contro oµerc di for:tificnz. Contro un nemico che non SJ vedo. "'


Probabililà di colpire col fL1cil c di fanteria a reh·ocarica.

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408

_!.F. GHAND1 :U..\.NOYJl·f. AUTUNNALI I

DEL

· 22. Fra le prescrizioni generali che dovranno 'figur-are neìl'ordine del giorno dei comandanti delle divisioni prenderann9 posto le seguenti: tt'che sian_o riti1:ate alle truppe le cartucce a pa l_la. b) Che la fon tena non dovra far fuoco sul nemico ad una distanza minore di 100 passi · 75 metri e l' artigl)eria ad una distanza minore cli 300 passi 22·5.met l'i (Istruzioni ììlinisteriali, XXIII) . e) Che le cariche aila baionetta e quelle di cavalleria saranno fermat.e a i 00 pnssi di distanza clu-Ua truppa attaccata (Istruzioni !\'I inisterial i, XXIII) . d) Che sai·à severamente proibi Lo di far fuoco in vicinatiza cli luoghi e di case ove si potesse appiccare incend io (Istruzioni nlinisteriali, XXIII} . e) Che gli ufficiàli e sot.t' uffi.ciali saranno responsabili dei disordi11i che potessero àvven ire per effeLto di un ardoey che sarebbe per lo meno inoppor~uno trattandosi di simulacri cli comba ttimento. /) Che i coman danLi dei corpi 1:isponderanno deo·li , ab usi. a· · t potere .e dei guasti commessi dai loro _d5 ipendenti . g) Che per evitare lo spreco delle rn un izioni i fuochi CÌ(:i caccintori sinno eseguiti da un solo individuo pel' cin:3cunu · qnndriglia, e che nel comando dei fuochi a volontà sia sçrnpre indicalo il nurn·ero delle cnrtucce da cons umarsi da ogni individuo. Si .coman derà percib fuoch i a volontà a ( ~, 3, 4 .... ) cartu cce. h) Ch e quando si desse il caso di due cate ne di cacciatori le quali rimanessero per qualche tempo in presenza l'u na dell"altra , i capi delle due parti opp os te non lascino prolu ngare il fuoco oltrn un certo limite conveniente, dopo il quale continueranno solo a indi.care con qualche raro colpo la _loro permanenza nella stessa posizione.

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1

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CORP O D'ESEI\ClT O

i) Che pariment i qua1~do l'artiglieria abbia con due · o tre colpi in dicata una posizione da essa occu_pata, non deva co ntìn uare il fuoco, riservandosi a tirare nuovam_enle qualche altro colpo .quando per qualche nuovo movi'rnenlo del ne mì co subentri una fase succe_ssiva nel com battimento; il tiro accelerato, ristretto a pochi colpi, vorrà usarsi soltanto nel caso che l'artiglieria si trovi direttamenJ e e prossimamente minac,cia t,a o costt·cua ~ 1:ipiegar~ . 23. Non pote ndosi rn queste manovre tener conto del coraggio ind ividuale, conviene stabilire preventivamente alcune convenzioni che, oltre a facilitare le decisioni d"ei giudici qel campo, servano pure a far conoscere ai cornaridanti delle unità tatliché le condi\:ioni in cui devono evitare di tro varsi rispetto all'i nimico . I! ~I,~ pertanto riprensibile: , . . . . . ,. · / Cln consuma le sue- mun1z10m tirando fuon por - I ftata e' talvolta senza neanche avere il nemico dinanzi , !! o almeno s·enza vede1;lo. · Chi fa fuochi accelerati senza necessità, cioè ?ontro un nemico lontano, poco numeroso o poco mtraprendente, od in cattiva posizione , soprattutto contro un nemico che non imporla respingere , ma che basla tenere a disLanza . · Chi "di.stende una r-atena dietro un'altra . Clii distende una catena su di un terreno coperto senza assicural'si che non sia occL1pato· da altre fra..: zioni di truppn amica. Chi tiene, senza una speciale ragione, i sostegni così ravvicinati alla linea che copre, da essere sì questa come quelli -esposti al fuoco nemico . Ch i espone alle offese nemiche quelle trupp~ che, per essere eoperLe da altre truppe, non possono spiegare lc.1 loro azione.

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LE Gl\AND! MAl';OVRE A UTUNNAU

Chi essendo ad un'ala non provv.ede al modo di appoggiarla e sostenerla. Chi rompe la continui tà culle truppe laten\li, lasciando intervall i per cui il nemico possa introdursi . .

. Chi ìn un terreno coverlo non spinge avan ti ed ai lati esploi·atori a riconoscere che cosa succede dinanzi o sui fianch 'i. Ch i venendo ad essere separato dalle truppe laterali per un movimento del ~erreno, una siepe, un rialzo qualunque, un corso d'acqua, ecc., non si mette in grndo di scoprire la fraz ione di trùppa amica più prossima al di là dell'ostacolo stesso ed impedire che · il nemico possa avvalersi cli esso.. Chi preoccupan.dosi twppo della frazione di Lruppa che comanda o delfa ,sua particolare. posizione sql terreno del combatUmènto, perde di vista la generale disposizione, lo scopo prefisso da chi comanda , e non concorre con tutto il suo impegno al conseguimento di esso . Chi lasciandosi ~l'ascinare dagli accidenti prossimi ed immediati del terreno, come filari d'alberi, strade, corsi d·acqua , siepi, hurroLJi, ecc., su~isce l'influenza di essi, e acfattan1o la frazione .èhe comanda a quelli, perde la direzione gPnerale , altera la fronte di battaglia e contribuisce a farla perdere alle frazioni contigue. Chi senza ragione tiene ferme le sue truppe in · colonna sotto l'azione effieace del fuoco nemico, e speeialmenre delle artiglierie. . Chi tiene le proprje truppe d;etro le artiglierie o lroppo vicine ad esse, per modo ch e sieno esposte ai fuochi diretLi con tro di quelle . Chi carica di fronte una fanteria bene ordinala · e libera di adoperare il suo fuoco .

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DEL

CORPO D'ESEllGITO

411

· Chi carica di fron Le una batteria in posizione, spe. cialmente sopra una strada. Chi non avendo ottenuto risultato da .due ca riche ·Consec utive, int'rapl'ende la terza sulle stesse truppe ,e nelle stesse condizioni. Chi carica ili un terreno coperto·, dove sia assolutamente impossibile acqu i?tare la velociLà neces.saria e giungere cornpatlo e ordinnto sull'inimico. . Chi carica il nemico postato dietro un ostacolo visibile, che. i éavalli possono di,Oicilrnente superare. Chi :ti ene la cavalleria ferma sotto la portata effi,cace del fuoco nemico . • Chi con le urtiglierie prendé una posizione effica-. .~· ,cemente buttutà di finnco dal cannone. . Chi. fa fuoco con le artiglierie sen za avere un . :campo dì. tiro libero almeno sino u discreta por!at~· . Chi per soveecbia prudenza ritira le sue ar~1ghen_e da una buona posiz ione prima che corra seno peri.colo, ,come chi p~r soverchia tem erità si ostina a_ mantenere una posizione con evidente pericolo di compromettere la conservazione dei suoi pezzi senza sufficien te compensw \'ernna, 1° .sellcrnbre 1869. ll luogotenente generale Comanclari te il 2° wrpo cl' esercito • PIANELL.

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LI GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

DEL ;2° CORPO D'ESERCITO

41'3

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RICORDI TATTICI I'ER

LE GRANm MANOVU~ DEL 2° CORPO D'ESEl!CITO.

Fanteria.. La fantéria' è li sola arm a ch e sia atta ad 0gire tanto offensivamente quanto difcn~ ivamcn te, da presso colla baionett.a , da ]unge { fino ad 800 ed _anche 1000 metri) c,ol fuoco . Essa sola si presta ugualmen te .sia ad oecuprire u na posizione prendendola d'a ssalto, sia a cli.fenderla sul posto ste~so , cornè p·ure ad at· taccarla o a d ifcnderla da lontano. Queste propriètù della fa nteria furono portato a 1m piLl al lo grado rnercè j perfezionamenti inlrod.o~~isi. neo·li ultimi anni nel suo armamento, sotto ,l tnpllce as;etto della gittata, della precisione e della rDpidità del tiro : ma è necessario aver presente : A) Quanto alla · gi ttata - che se H tiro efficace sulle mass~ può spingersi fino agli 800 od anche ai rnoo metri, co ntro gli individui isolati , .invece nçrn ha più sufficiente probabilità di colpire . di lù dai · 400 metri. _ B} Quanto alla · preeisione - ch·e questa, per effetto del forno, rimane fino a un certo punto paralizzata nei fuocbi eseguiti in ordine chiuso, massime in quelli a volontù. C) Quanto alla rapidità del tiro - - che q ues to vantèJggio fornito dal sistema a retrocarica non deve .essere utili zzato s.e non in certi determinati momenti eh

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L'esperienza dei gue perioèh 01;a trascorsi d1 eser\/ citazioni campali mi lia fatto ravvisare utile di richiamare alla mento degli ufficiali talune norme tattiche, e quell e speeial menle la cui applicazione può aver subìr.o qualche modifiéazione · dietro i recenti perfe. zionamenti dell'a rmamento. Tali norme, desun te spesso letteralmente dalle pi t'1 accreditate opere mili lari, si ' son~ qui riunite, pel'eh è servano come d'illusti:azione e di complemento ai Ren:olamenti in vio·ore la cui t::) ) perfetta conoseenza è d'altrnnde presupposta i.n ogni ufiìciale. '

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Tl l'l:_wyotrmen te qrfnerate Cornandarite 'it 2° corpo d'espr cito P I ANELL.

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DEL

J.\': GUAJSDI MANOV!lE AU'rUNNALl

breve durata:. senza di ·che s'andrebbe incontro ad un o spreco inutile pi muni·zioni, che potrebbe avere le più perniciose conseguenze ( Con(érences su.r la tactique des trois armes). · · · Coi progressi dell'armamenlo e del!' istruzione sul tiro , l'irr:pi~go _d ei tiratori ha ucqufatato un'irnporLaÌna ' ~he co~is:glia <l1 acc~·eseerne là proporzione, per quanto e poss1b1le, senza indebolire la consistenza del batta· ~o~. _Il tiro indiv!duale meglio-regolato e più libero s~p~l1sce vantagg10.samente quello d'una tnippa in linea, 11 quale sarà meglio i'iserbare per i momenti decisivi impiegandolo solo a quelle distanze che ne assic uran~ l'efficacia. Una huo?a linea di caccìatol'i, i quali sappi.ano vaI_utare le distanze e sparare colla .::alma e col sangue :f~ecldo che t_al genere di combattimento rend<:: possibile, sarà sempre un'eceellente protezione pel grosso d:-lle tr~ppe , s!a che queste stieno ferme in posiz10ne, . sia che s1 trovino in rnarcia (Con(é-rences sur les combats). Pee la fanleria che s'avan'za contro l'avversariò si richiederebbe una formazione d)e la esponesse il meno possibile al fuoco nemico , che le permeuesse di adoperare il proprip fuoco nelle mio-liori condizioni e l e procurasse ' tutta la omobilità necessaria ' . (' cI10 rnHne per manovrare, attaccare o difendersi. Una ' eolonna profonda e pesànte non si presterebbe u_ n:o~iment} rapidi e presenterebbe ai colpi delle art1glier1e un , gr?nde bersaglio: la sua forza non sarebb~ re,sa maggiore dalla sua profondità , perchè la sua azione si limiterebb~ alle prime sezioni. Perciò, trann e il. caso di as_soluta necessità, o quando si è lungi da11a portata del ttro nemico , questa forn1azione, giu -viziosa per l'innanzi, deve ormai essere proscrilla.

COlìPO

o'EsEncrro

L~ lin ea sp iegi'.l.ta ·e di tutte le formaz ioni quella cha dà rnenq -presa al fuoco nemico, e maggiore svi_luppo al p1:9prio fu oco. Sarà una formazion ~ eccellente per difendere una posizion e , per sottrarsi agli effetti troppo pericolosi d'un tiro prolungato e a buona portata, specialmente in piun ura . Ma sopra un terreno ordinario, coltiva to .o accidentato , la marcia d'unu linea di baLLaglioni spiegati si fa lentamen te e cvn molta difficol tà : al momento dell'urto, quando non si ha più tempo dì formare le colonne ,_ questa linc.n ; sottile, flnLtuèlnte, coi suoi clementi. sparsi e spesso slegu t.i, non presenta più quella energia che si dovrebbe concentrare sul punto decisivo . . Perciò l'ordine spi~gato , che è ind ispensabi le in certe particolari circostanze di poca durala, si deve considerare per la fanteria come una formazi one piut- · tosto accidentale che nohnale. La formazione per· battuglion i in colonne ,,d intervalli di spiegamento è quell,~ che ci è famigl iare : essa fornisce il mezzo di passare rupidarnente, e secondo - i bisogni del mom'ento, dall'ordine in colonna all' ordine in battaglia e yiceversa : essa si presta altresl all'impiego del nuorn fuci le. In qu est'ordine i battaglioni sono rnohili, facili ad essere coperti, ugualmente pronti u tutte le combinazioni dell'offonsiva e della difens iva, suscettibili. di presentare teste di colonn1;1, la cui energia moraie è tanto maggiore in quanto che esse. si sentono sostP- nute : finalmente, ben mantenuti ne1!a mano del capo, i battaglioni sono semprn in grado sia di manovrare, sia, mcrcè un rapido spi egamento, di adoperare tulto il loro fuoco (1) (Conférences sui· les combats) ., 1

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(1) Il nostro Regolamento d'osercizio permette una forma-

zione vantaggiosa in quanto alla mobilità , che è la linea di

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DEL ~o CORPO D'ESERClTO

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I.E GllA NOI DI.\l'i'O \"llE AU TUNN .\l,l

Cavallen'a.

La cavalleria non può agire altl'Ìmenti che coll'offensiva e col movim ento : la difens·iva e l'im mobil ità ne paralizzano completamente l'azione, e la compl'omettono. Vale perciò come regola generale il principio cJ1e fa cavalleria non deve mai atten dere di piede fc~·~o l'attarco, nè rimanere esposta ai proiettili nem ICl.

Quando non è direttamente rmpegaata essa si copre nel modo migliore possibile dal fuoco, a cui non può rispondere, cd anche muovendo al l'atlncco cerca approfittare dei movimenti del ten'3n o. Quest'arma 1,a poi sulle nltre il Ya nt:iggio di potere, mercè la sua rapiclilit, esplorare il terreno a grande distanza: vantaggio però che essa non ha ·più la notte e in presenza di certi ostacoli del terreno. Essa è allissima. ad agire per sorpresa, a scon certare e demoralizzare con assalti improvvisi il nemico,

- -- -----------------colonne di compagnia: ma si donaono aver presenti le ossorvazioni cho lo stesso Regolamento contiene a proposi to di tale formazione cioè che e ossa sarà utilmente impiegata in « terroni molto rotti o tagliati, ovo l'attacco debba oper,1 rsi por « g randi hando di cacciatori, di cui le colonne di compagnia < costiluireuhcro corno una linea cli riserva: però siffatta for« mazione andando sogg01ta a disordin.:rsi facilmeoto per la < sua poca consistenzn , dorrà usarsi parcamente : la forma" ziono quindi preferi bile nella pluralità dei casi, sarà quella di coloonu di battaglioni (l'\ 1054) » . Consimili raccomandazioni sono pur contenute nelle Considerazioni sulle fonnazioni e sui fuochi della fawteria , al N· DZG del µrecitato Itcgolamcoto. 0

ed a completarne la disfatta, quando giù 1c a1tre al'rn i abbian o gettato il disordine ne~le su~ file: ,M_a raramente essa può da sola ottenere r1sultat1 dec1s1v1, e la sto ria c'in segna che ben poch_i quad ,_·uti l~ ron.o .rotti, se g iil prima non erano statt baUull dal! artt. . . ._ . glieria. Pi1'1 d'ogni altra nrma la ca:allerrn è fa.cii~ a d1:,o~dina1·$i in virtù del combattimento ; qumd t l ese1 cizi o dell a raccolta ha per essa un'irnporttinza pit'.t capitale cbe per Jn fanteria . Quando è obbligata a ce_dere ha bi sogno di esse re sostenuta da altra cavallen~ o da fonteria o da artiglieria {Confércnces sur la tactique dcs trois arnies) . , I movime nti della cavalleria devono sem pre essere ese1 O'lliti con rapit.lità e con impeto. Il geneL"aledi cavalleri~ deve avere un colpo d' occhio pronto e sicuro, sapersi risolrcre sul momento e con energia , il che non esclude tutta via la pruJenza . Egli deve studiarsi di tenere le sue trnppe coperte dal. fuoco fintanto eh' es~e son? in posizione, e 110n risparmiarle quando g rung~ 11 momento di. attaccare il nemico. Egli. deve allora unpegnarc la sua cnYalleria senza riguardi e senza tener conto delle probabilitit di perdita , colla. sola p~·e.occupazionc di trarne il maggiore part'.to poss1_b il e. Bisogna avvezzare le truppe ~li cavalleria a c·ar1care a fon do (~1.urno:-.·r) . . La caval leri a dere sempre cercare cli µrnnde re Llt fianco le truppe di fanleria (ùlAc-~L\uON) . _ , La ca\·alleria che carichi contro la fantcrw [l\Ta le maggiori probnb ilitit di successo, quanc)o quesl' ulti ma si trori gilt alle prese con altra fa~1terw, . o qua.n~o essa sia già. stata sconcertala dal fuoco d1 una. forte artiglieria (~IAc-M.uroN). U...n comandante di cavalleria che debba attaccare della fante ri a protetta da cavalleria, deve impiegare 1

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DEL ~o COl\PO

LE GRANDI ,\IANOYJ\8 AUTt.: NN:\l.I

unn pa,r te de_ll e sue .forze -a rcsp i~ge t'e ocl a contcn?rc ia_ cavalleria nem ica , onde non essere da q uesta ~1l!'lcato rrnprovvisornente, quando egli piorpbi~rù s ulla fonter,n . · · ln tal caso dopo aver respinto I~ cnvalleria che protegge la fan~e ria, la s·ì df)ve inseguire, e contem1:qran~am~nle cadere sù_i fo.111chi o su lle spn J!e · della fan ten a 1ynasta senza protezione (nl.,\c-lìlAHoN). In g_e~erale le pen denze ne] senso ascende,:i le, qu ando rion srnno mol to fon ì, so1io · fovo l'evoli. nlla cavall eria e:mtro lo fa~teri~, la qna)e in ud easo iirn s.ernp re ti oppo alto (,'.fa'.Vm{_ es wr l art de la guerre) . ' ta cavallern1 da <1 ltra cnynl] e1'1°<> bl . f' . cancnta di fianco <l ~e )_cne '.n,eriore in nnmero, è quasi sempre messa 111 c!Jsordme (lL1.c"'rtlAnoN) . , ' Quand~ due .linee~ di canilleria stann o in presenza luna. del] a_Itra senza , l1'.1t10vere , ,con vien cercare di p 1·ovoca1'e 1I ,nemico a fare un rnovirnel'lto di cui si pos~a upproh ttare" per altnccurlo (DE-BnAK). ' ,. Bisogna .aver presen te clie in ogni combattimento m. ~a~:~!~er1a ,contro c~y~IJeria, il vantaggio rimarrà ordinai It,ment.e a colu.1 il qll :i le si tro verà al!' ultimo an cora ~on una riserva , e che lc'_ parti d~boli d'un corpo eh cnval_Jeria, sia esso in battaglia 0 · sin in colonna, sono 1 suoi fian chi (illaxim.es sur l'art de la. guerre) . . P~r . attaccare l'ar tigl ieria, la cavallerié.l <leYc divìders1 m ?ue partì, l'una destirnir.a ' ad aLtuccare Ie truppe cli scorta, l'altra .a cn ricare su i pezzi. Questa u_lt~rn~ _d:ve. opc:·nre in foraggeri, e per quanto è poss1b1le ~u1 fia n_c lq delle ba tterie (D1,:-BHAK). , L~ d'.ve_r1Je cu·costa nze decidono de l modo di attaccare l art1g_l1~::ia _c_on cai'.alleria, ma. in ogni caso è sempre n ecessa.10 d1 for nconoseere 11 •er'I'en o d'a al curn· uo. . . . . · , , l· l, mm1 1solut1 prnna di caricare, onde non correre il C, t

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o'EsEnpno

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.rischio di esser arrestati ,sòtto la mitraglia da qualche osLaeolo appena visibile ,(DE.,.Br.AK) . Siccome è . noq1rn. fondamentnle che le diverse armi' si pres tino reciproco appo;gio,, senza nuocersi scarn-. b icvo lrn ente , così san\ necessa rio eh.e il comandante la c1valleria, prima cl i caricare si nssicuri di persona di ciò che avviene a~anti al fronte ·dèlla fanteria. Egli ·s tarù quindi il pi ù che po trà sulla pri ma linea, facendosi seguifo da uno o cla' due uffìciul i e da alcuni caval ieri d'onlì nn nza . Osserveri1 allent.amente il com:bnl ti rnen to, riconoscerà i l terreno su "cui'può· ess~re · (chiama lo acl agii.:e, e q11n ndo veclrù il momento opportnn o, esegtiirù 1? ca ri e,1 colla rnaggìore rapidi tà possibi le (Ta ctique séparée cle lct cavalcrieì, Le cnriche in foraggeri s'impiegano con tro una truppa disorganizzata , conl,ro una catena cli f~ nteria o di ca, vaìl eri a , contro un a fante ria battu ta e in fuga, e· fina lmente per auncc11re ona balleria (Tact1:que séparée de la cavalerie}. Non si potrebb ~ro dnre no rme precise sul modo d'imp iegare la ca valleria $Ul oarnpo _di battagli a. Ciò dipènde dn i mille in ciden ti che sorgono , · dal colpo d'occh io dei cap i d'ogni grado e dulia pronlezzn con cui essi colgono le occasicmi favorevoli . Si possono tuttavia ricordare i segnen ti priricipii. 11° Non sem pre occorre di lanciare alla carica un · intiero reggìrn<mto: un soJ,o plotone , ch e carichi in un momento opp ortuno, p ub ottenere i pi ù geandi risultati, Perciò la cnvallerin può essere· utilmente impie. gala in piccole frazion i, sop raLtu tto in terreni rotti e acc idenla li. . 2° Prima di caricnre è d'uopo assicurarsi che non vi siano ostacoli insupera bili e che il terreno davanti il nemi co non si a. troppo malogevole.


4.20

LE Gl\ANDJ' MANOVRE AU'fUNN.\I.l

0° Non aspettar mai di piede fermo una carica; bensì prevenil'la 0 ri tirarsi man ovrand o. 1° Caricare a fondo sempre: i.> Sempre conscrrnre una ri serva, sia pur piccola, ma almen o ciel quarto o del terzo. 6° L'ordine a scagìio ni è una delle migliori disposizioni pcl" esegu ire una carica . 7° Le 1nig1iori ca eiche sono lp.1el!e che prendon o il nemico di fianco (Obscrvatio11s sur le scr·vicc de la cavalcrie en campagne). 0

Artiglieria. L'artigliel'ia, a differenza delle altre a1·mi, non Dgisce. col movimento . La sua proprietà è il fuoco, a maggiori dislanze e con maggiore potenza di quello della fanteria . Essa sola può riuscire ad nbbattere gli ostaco li materiali. Ha lo svantaggio di non potet· provvedere da se stessa alla prnpria sicurezza, e dt aver sempre d'uopo della protezione delle altre armi {Conf'6rences su,r la tactique cles tro1:~ armes) . Il terreno sul da vanti di una batteria deve esse e tale da lasciare il nemico scoperto per tutta la distesa <lei t iro per qoanto ciò è possibile. Una posizion e ~he domini leggermente l'oggetto a cui si mira, permette di meglio distinguerlo . Se di più il terreno Ya abbassandosi gradatamen Le con una pendenza dolce ed. unita, i rim.balzi riuscfranno più radenti ed il ti ro più efficace. Ma si devono evitare le posizioni troppo elevate , che rendon o il tiro Ll'oppo ficca nte, i rimbnlzi irnpossibili, e ereano degli angoli mol'Li al piede. Se però

DEL

42·1

conPO n'ESEI\ClTO

non se ne può fare a meno , snrà necessario in tal cDso · che il pendìo, che non può essere battuto direttamente dalln balleria, lo sia da altre batterie o dal fuo co della fantcrin . ln tal1111i casi può essere consiglinlo di non occupare irnmcdiau:i!nentc gli acce.ssi di un'altura, ma di postnre le hattene alquanto mdietro clnl ciglio, per accogl iere colla mitr.1glia le colonne· n,)rni clie J11[1n mono che queste gin ngono a l'é1ILL1ra . g trnda:Tnnre o . Co1wi ene eYitare di colloeare i pezzi sop ra un terreno pi etroso, clic riuscirebbe rnn l sicnrn ai servienti per le sehegge che i proielli!i nemici ne stoccherebI' 1 d bero . Se il tel'rt>no sul ua,·onl1. e:' mo1ìe, pa,u oso o a solcl1i , esso frrrnerù o dcrierù i proiettjJi , nemici, . i qnn li soprn un s11ul 0 sodo ed unito faci lmente r1mbalzereblJel'o. Si deve r.crcnl'n di mn:--chc rnl'c i pezzi alla vista del nemico e di c-op1·irli dal SllO fuoc.:o e dallt• sol'pres~ della eavalleria . .\ [[Il fine si pub trar profiLto da tutti i movi men ti del terreno e da lutl i i ripari naturali cl1'esso presen1D, qniili lo siepi; le macchie d'alberi, le cinte , ccc. . i11a questi vantnggi ucrirlcnt.?li non de'.·ono e~se~ e tah da coslilnire un os!n.rolo ai movimenti ultcr10n della batteria, la quale anzi Jcvr avere accessi facili sul darDnti per a,·,rnznrsi, e così pure ~hoccbi sicuri e suffieienti 1)el cnso di ritirala . t •• Prima di stabilire l'artigliPrta in una pos1Z1one, conviene nssicurn1·si che non ci siano nelle vicinanze dei JJtnToni o ripari qualsivoglinno, in geazia dei qu~li possa il nemico accostarsi impunemente alle balterrn {)h c-ì\l.rn o~). . Una volta clJc la batteria si trovi in un a buona pos1:• zione, non dovr.'.t pee rPgola generale cambiar posto se non in caso di definitiYo anrnzare o retrocedere; ANNO XIV, \ ' OI.. IV.

27


422

DEL

LE GR .\ NDI MAi'\0\"I\E AUTUX:'\.\.LI

CORPO D'ESERC ITO

423

-abbia fatto il suo dovere , quando nella difesa d'una posizione sia rimasta fer ma si.no al)'ultimo momento, resp ingendo più volte colla m1tra?lia le colo~ne ne~ miche se anche andranno al l'ulllm o perduti alcum pezzi,' perchè smontati, o perchè gli .m·~igliel'ì, e i cavall i furono uccisi, non per questo s1 ncuse ra al comandante della batteria quella la.de che gli sartt dovuta per la sua risoluta tenacità e p~r essersi esposto pel bene di tutti. Se all'in contro egli avrà, per mettere al sicuro i suoi pezzi, attaccato prima del tempo gli uvantreni e condotta indietro la sua balleria, rendendo per tal modo più fiac ca la difesa,. e p.roduce_nd? u~ pessimo effetto sul morale della fant~ria, e.gh s1 sarn ,esposto n Yeni1·0 assogge ttato a cons1gho d1gu.erra .. Del resto non accadrù mai che una buona fantena destinata di scorta ai pezzi, abbandoni il suo mandato n el momen to del bisogno, e non facc ia l'estremo degli sforzi per non lasciare i cannoni nelle mani del nemico. Nel peggiore dei casi la perdita di questo materiale morto sarà pur sempre abbondantemente compensala <lai gravi danni che si saranno arrecati al nemico, e dall'aver resa po ssibile per luo go tempo la difesa della posizione (Arciduca ALnEnto) .

giacchè non solo resta interrotta e va perduta la sua azione per tu uo il tempo che si richiede per trasportarsi in altra posizione, ma la batteria durante il suo movimento sa-rit esposla a soffrir molLi danni dal nemico (Arcidu ca ALBERTO) . Il còmpito principalissim o dell_' artiglieria nel com) ballirnento è di battere le truppe, piuLLosto che controbattere l'artiglieria nemica . Se però il fuoco di questa ,{ 1-iuscisse troppo moì es to, si potrà impiegare qualche pezzo per farl o tace re (~hc-MAuo:-i). L'artiglieria impiegata in massa , offt·e il mezzo più c!Iìcace per preparare una rnossq offensiva, e per sostenere le co lonne d'attacco esitanti. Non è per altro necessario che tulte le bocche da fuoco destinate a ballere un determinuto punto si trovino riunite nello stesso sito ; ma baste rà che esse facciano un fuoco collettivo e convergente sul punto designato. Quest'ultima disposizione è anzi migli ore, perchè con essa i tiri vengono a r iuscire obliqu i, e lasciano in mezzo libero spazio ai movimenti delle truppe che muovono all'attacco (~.\C-M.UIO!'i) . I due pezzi di una sezione deYono durante il combattim ento essere considerati coine due compagni inseparabili che si proteggono Yicendevolmente (LE-BOEvF). L'artiglieria è esposta. ad essere caricata dalla fanteria e soprattu LLo dalla cavall eria. Perciò le batterie in azione non devono essere abbandonate alle lor0 sole forze : le truppe incarica te di difen derle sono general mente disposte sui fianchi, protette, per quan to è possibile, dal terreno o da un riparo naturale: sarebbe una cattiva disposizione coll ocarle dietro ai pezzi, dove rimangono esposte inutilmente ai proiettili diretti contro la batteria (~IAc-MArro:i). Non si deve spingere all'esagerazione la preoccupa-· zione della salvezza <l ei pezzi. Quando una balleria

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.. I


LE GI\Al'iDI

1\1.-\l'iOYI\E

AU'l'Ul\:l'i.\!.I

DEL

COllPO D'ESERCITO

Si può tullav ia l'itcnere in massima che: La fanteria del>be per lo più scegliere come formazione preferibile quella su tre linee: ln. ~rJm~ , coperta do ll'ordin e sparso secondo le pr~srmz1oni <le~ regolam ento di manovra, sa rà pi egata 1_n colo?ne d1 compagnia o di battaglione, oprurc s~1eg~ta rn battao·l ia, sC'condo che dovrà rnarcu,rc otlens1vamente o utilizzare per la difesa l'azione dei suoi. fuochi.. La seconda sarà o-encralmentc in colonne di bauaghone o f . cogli intervalli cli spiegamento, per aspeuu_re uon della portata <lei fuoco nemico il momento cli soccorrere e sostenere la pl'ima. Se i fianchi della prima linea non sono appoggiati aù ostucoli na-Lm,ali od artifiziali, h seconda linea dovl'Ì.t estendersi oltre i finnchi stessi onde impedire ch'essi possano essere girali. Sari1 pure in molti ?as~ lrn'ottima disposizione quella <li uno .o d_ue hattagl10~1 disposti a scaglioni esternamente e rnd1et~·o delle ah: La terza Jir.ea, che sari\ veramente la riserva, sara. forma.la di batwgÙon i in colonnn SCi'rata, amm_assali, e tenuti in sito perfouomcnle coperto, o fuon della o-itta.ta dcll 'arti"·ìicria nemica, in modo da poter essere oprontamen te du·elln ? su qunlunque punto de111 a l'rnca di IJ:;ttoglia . . . . La ca··,.l!erin douà runsideraì'SJ t·ome rnt1maì1w11te ]cgata colla font0ria dc!layropri~ di\:isione, e ~render posto sui punti clic mrgl10 la r1pal'ino do! . tiro nemico, 0 l!C'l tcnipo _slr:-so le pel'rnettano _d'. ~ntrnrc prontaiJJcnte iu azione, nppcna i;e ne rnn-i .~1 I oppoet unità. Ouanto all 'irti~rlieriu flnn!inentc, de..-esi 1·iflt1llerr d1e ~ •> l i. . ponendo le !Jatt('rio su l dnninti tle la .mca_, s1 ncne jn parl<! a rnaschcn:n·c il fuoco <lolln_fo~lcr,a; pon c1:<lola ncn-li ìntrrvnlli della linea, lo si l11111l;i , obbl1 ~ gando ; picgnrc i battaglioni in colonn;:; in arnho 1

J.l . Tatti~ delle fre nl'mi a•innite.

Ìi'ormazioni e disposi;::,ioni· pel combattimento.

Proteggere e bene appoggiare i fianchi dell'esercito o del battagl ion e è cosa essen ziale per due ragioni . 0 ~ Se il nemico non può assalirei sui fianchi per ostacoli che vi incon tri, sia a1'lifìciali, sia naturali, egli san\ eridentem cnle cost retto a Yolgcrsi nppunto lh ove noi abb1n mo prcpc11·n1a . la nosr.ra massa resistente; sarà obbliga Lo a prendere il to1·0 per le corna. 2° Appoggiando il fìflnc o ad un ostacolo , obblighiamo ehi voglia girar.ci nel un lungo circui to, quindi. o a dividersi o ad esporre il fian co (DE-CmsTOFon1s). ~on è possibile determinare in modo preciso ed assoln lo qun.le sia la migliorP. formazione . Essa dipende da parecchie circostanze, fr,ì cui le pri nci poli sono la conformazione del terreno, le di sposiz ioni del nemico, lo scopo che si ha in mira, ecc. Al giorno d'oggi specia.lrhente in cui lo sYiluppo del fuoco, g1·azie ai perfezionnmenti dell'armamento, tende ad aumentarsi, la conformazione del terreno sa rà sempre un elemento essenziale eia. tenersi a calcolo per adottare piuttosto una che un'altra. formazione.

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426

DEJ.'

I,E GllANDI MANOY!lE AUTUNNALI

casi si espong9no le truppe a ricevere i proiettili di-·l'eUi_contro ~e batterie, ~ si rende pericoloso ogni· mo vimen dietfo alfe . to di fianco che s1 dovesse esemuire o medesime. L'artiglieri.a poi dov~ndo non solo produrre il maggior effe tto sulla linea nemica, al quale oggetto i tiri di sbieco s??o i migJiori, ma anch_e p~·estare un nppoggio ai punti p 1u deboli della propria lrnea, che sono le ali, gli è sulle ali che si deve di p refèrenza cercare di collo- care le batterie ( Con(érences sur la tactique cles trois , · armes). Quando' non esistano alt.re circostanze determinanti semb ra preferibile collocare l'arliglieria sulle ali, poicl1è così si avrebbe modo di èoricentrnrc e di :incrociare i fuochi, si lasci.a màggior Jibc:rtà di movimento alla , propria linea di battaglia , e si 9ttengono tiri obliqui contro la linea nemica :. infine si è lneo-lio in grado . o d . 1 pt.mire ngli. 'attacchi cli fianco . Sarà però nccessar'io . rn tul caso, massime se ,si possono temere at.tacè,hi di caval.leria, cop rire l'alà esLerr1a delle ba uerie con u n battagli one {MAc-M.u10Nl. La disLanza alla quale l'.;rtiglieria 1'.> uò portarsi avanti 1~ ·prima lin ea di fanteria, senza perdere la protezione dei fuochi di questa, dipen de naturalmente d?lla por~ata . dei fucili. TRIC distanza può perciò al g10rno d oggi oltrepassare la prima li nea rli 200 o 390 metri senz~ che J'arliglieria cessi cli essere Dppoggiata efficacemente dalla rnbsclJeHerin (LE-BoEt.w) . Le batterie neìla divisione non hanno verun posto fisso , Esse po·ssono essere stnbil ite avanti o dietro la Jineu , o su lle ali , secondo il terr·.eno e le cii·costanze, nei punti ÌI!, cui ·il loro fuoco può riescìre più efficace. · · Jl generale di divisione indica al comandirnle J'ar-·-· tiglieri a in modo generico le Jocàliltt , che le batterie

2° conPO

D' ESE!lCITO

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devono occu pare,- lasciandolo libero di regolarsi in seguito . secondo la propria ispirazione, e solo pre- · scrivendo(l'li di secondare il moYimento . generale (M,1.c0 n!AHO N) . .

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"

La scelta delle posizioni difensive, deYe poggiIl re sulle seo·uenti considera.zioni: A) Le trnppe devono poter stare nnscost.e .,1l]a· vista del neri1ico si no al momento in cn i sa ranno im picgn te. B) si ·deve scoprire facilmente tn tlo il terreno avanti a1Ja fronte della posiz ione. C) La fronte dell a posizione dev'essere per quanto ' è. possibil~ perpendicolare alln via di ritirata . . D} Sarà semp re vantaggioso che · la fron te, ed i fianchi siano nppoggiati ad ostacoli pel terreno .. In caso che una delle ali difetti cli un t,ile nppog:gio, -sarà sem pre prudente coprirla con riserve al!'irnÙ etro aHzi chè stendere smisuratamente la propria li nea . In 'pianura . si può appoggiare quell'ala con aqigli eria,_che permetta di battere l'inimico piLl èa lontano e eh tenerlo in t.al modo a di stanza (llegolamenti ptussiam:). Le · disposiz ioni preliminari per l'attacco devono esse re le seguenti : A) Fare ugirc tutta -l'artiglieri a disponibile per fa r breccia nelle linee nemiche e far tacere le sue batterie. · 13) Occupa1·e il nemico con un gran numero di tiraLori per inquiet::ìrlo cd ingannarlo sHl vero punto dell'attacco, mostrandogli contemporaneamente delle colonne di cnvallcria in di.rezioni affauo opposte. C} Scerdierc un punto di racco lta che · dev'essere ::, indicato a tutti i cornandunti di battnglione pel caso che l'atLacco non riuscisse (negolamenti austriaci) . Quando la tes la di un corpo mu'rc iante in una sola colo'hna si trovasse in nspc llntnmr.nte, impegnntt1 in un corn batt1mento, si doHit procu rare di eseguire il più presto che sia ·po~sibilc lo schieramento, od almeno '

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tE GR.\:'\DI M.\i'iOYRE AUTU~'.'lALT

di passnrc cla quell'un ica colonna in più co lonne che marcino in pari altezza (Arciduca AwEnTo) . I chassrnrs à z,ied (1) per la loro spccinlrtà e per la loro istrnzionc souo essenzia lmente tirntol'i di posizione. ln una divisione il bnllaglione di chasscnrs il pied non deve far par~e integrante della linea di bnllaglia e non deve comùaLtel'C come tn1ppn di Jinra. fuord1è in pochi casi eccezionali . Considerati come riserra srcciale, questi clwsseurs dcYono rinwnerc a. disposizione del comt111danL1: della clirisionc, che ne slatca qualche compagnia sia pe1· rinforzare la linea dei cnceia tori sui punti convenienti, sin p1:r prntcgge rc la propria artiglieria o molestare quella uemica . [gli polri\ ancora impiegarli utilmente come trnppa leggern per prcv0nirn il nemico ncll' occupazione di un ponte, di una stJ·eua, per proleggcr·e una ritirala o per sostenere una ì'ico~·nizione (Coufél'cnccs sur lcs

cornbats). !ìlanovre e combattimento. I Regolamenti per le manorrc banno per iscopo di com1)etal'e l'istruzione mil ital'c del soldato e di porgc1·P ngli ufficiali di (]llalunquc gl'ado il mr.zzo di soc1disfo1·(' a ltlllc le esigenze lattiche della guerra . J,c nrnnovre insegnate dui Regolnmcnli stessi sono pure destinate ad infondere sin dal principio nelle Lrnppc l'abitudine all'ordine, all'insicnie, alla coesione, alla <lisciplinn, a tutto cib i11somma che costil,u iscc la Joro fol'za sul campo tli hailnglia, cd a prepararle

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(1) Corrbpondcnli a ciò che ~ono presso noi i bcrsagll1:ri.

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CORl'O D'lò:SEI\ClTO

alla ve ra pratica dell a guerra . In faccia al ncrn :co però si fa uso· soltanto di manovre s~mpli~i ed elem enturi clic non diano lnogo ul d1s?1·cl1nc nè alle sorpt·ese . . . In generale esse si riducono .:id unD serie d1 movimen ti parziali r.lte sono quasi sem pre gli slcssi e che si succedono s<-'condo le fasi ùe! combattimento. Una truppa ba bisogno pr'ima cli tulto cli spiegarsi, per prendNe pos i1,ionc; ùopo ciò i movimenti che ancora le occorre di dover eseguire consistono nei seguf',nti: portarsi avanti o indietro, guadagnar te~'r eno verso m i'ala, l'ifìutul'e od avan zal'e tntta od m parte la propria linea di battaglia, ed infine attaccare o d ifendersi . In base a ciò le manovre che occorre più di fre quente do,·cr fare alla guNra sono : piegamenti e spiegamenti, mnrcia in hallaglia s ia avanti siè\ in .ritirala , canibinmenti cli fronte, formazione a scaghont e finalmente le disposizioni per l'nttncco e per la difesa . Esegu iti quasi semp1·e a portata dell'inimico, i movimenti del campo di baW1glia esigono insieme, coesione e vigoria; ma essi non possono presentare quell 'esatta ,·egolarità che si ottiene nella piazza d'arm~ . I battaglioni- essendo obbligati a piegarsi alle est~ gonze del terreno cd t1gl'incidcnti che :orgor~o , s1 studieranno di conservare i loro intervalli cd 1 loro legami coi battDglioni vicini , .ippoggi~ndosi mut~amen tc, ma senza. astri ngersi ad un nll 1nca1nenLo 111compntibilc collo C'Onfigu,.azionc del suolo e colle peripezie t:el combattimento . . . Lu manovra sul campo <11 haltnglin, 1110ntrc ha in mil'a nno scopo grneralc, ù perb effeLLirnmente. una co111bÌnazione di movimcuti pnrzin.li in cui l'indindnali tà del ba i laglionc lta nna pnrtc imporlo.ntissirna . Il gene rulc ordina e dil'ige l'insieme del moYitnento ;


430

LE GRANDI MA\'\OYRE Ali'l'UN:'iAT,I

ma in una linea estesa, spezzata, sovente nascosta, certe parti di essa ponno talvolta sfuggire all' azione · dei generali, ed .anche a quelJa de i colonnelli. Spetta allora ai comandon ti cl i battnglione di supplire colla propria iniziaLiva agli ordin i ch'essi non possono nè ri cevere nè prnvocarc per sospeocleee od accelerare la m:1ryia del proprio battaglione, valersi dep;lì accidenti favorevoli, recare aiuto ad un vicino minacciato, o prendere disposizioni d ifensive contro una carica di cavalleria. I moviménti devono essere protetti e sostenuti da numerosi cacciatori 'a tal distanza che quelli possano esegufrsi con su.fficiente sicurezza senza rompere il loro collegamento col grosso delle truppe. Mentre i tiratori più élbili cercano cli porre fuori di combattimento gli ufficiali più in evidenzn, altri tiratori sufficientemente esercitati gettano il clisordìne nelle teste di colonna, at'restano si n dal principio le imprese dell'avversario e . sì oppongono allo stabilirst delle s11e batterie, senza però, mai compromettersi troppo seriamente, approfittando sempre dei ripari naturali e di tutti quei piccoli accidenti del terreno da cui un uomo inL<:lligen te non mancherh cli trarre port.ito (Con/iJrcnccs sw· les combats) . I ·perfoiionnrncnti arrecati al fuc ile di fanteria, costringono a cominciare gl i attacchi pìù da lungi'. tendono ud estendere e genel'al izzare t: irn piego de1 cncci::itori ed a ricorrcrn più spesso all'ordine sottile col mezzo di_ spiegamenti parziali o general i. Ma tali perfc~zionamenti non modificano però io modo sensibile i principii che sinora l1an :;ervit_o dì no l'ma per l'a uucco. Oceorre però notnre in moùo speciale, che se lo attaccare cli fronte in terreno scoperto un nemico jntat.to, sovrattut.to se è pl'otetto ùa ostacoli od in qua-

DEL

COHPO D'ESEl\ClTO

. ,t3f

]4ll que ' mo do coperto, è sta ta sempre un'operazione pericolosa, essa lo è rnag~iormen te o_ra che colle l? uove armi il vantaggio apparti ene alla .d1fe_sa . . Una ,trn ppa che dovesse percorrere 300 o 400 meln . sotto un fooco micid iali ssimo, per quanta bravura es.s a avesse, si trovereb be espos ta ad essere d istt·utta p.rima di aver ragg:unto il punto decisi'.'o dell 'a_zione, ed in Où'ni caso lo rao·l'.J'itrngerehhe troppo rndebohta per e ~ . conLi nuare a lottare con successo contro un nemico pron to a riceverla ed a prendere a sua volta,, l' offensiva. · · Perciò un attacco di fronte intrnpreso senza averlo prima convenientemen te prepnrato, e dov~nqo t\ttraversare un tratto scoperto, condurrebbe oggi 'col nuovo , fucil.e, massime di fronte a nemico calmo e in buona posizione, ad un vern disastro . . _Di qui la nesessità di manov~are . per_ ra_ggrnn?ere quel pun to essenziale della pos1z1one . d1 cui conviene - imp~dron i1·si per vincere . . .. · I movimenti girnnti, gl i a.ttacch1 esegm t1 da colonn~ di cavnlleria sosrenute dall'ar tigl ieria, i falsi attacçh1 ' delle troppe leggere, il tenere le Lrnppo nei punti cl_ie le · sottraggono al fuoco nemico, e permettono loro d1 avvicioa.rlo, tutte le manovre inso_mma che lrnnn? . per r isultato di obbligare l' o.Yversario a mutare' 1l ~uo ot:dine di battaglia o cli g irarlo, devono essere 1rnpiegnte per eyitarc gli atta_cchi _scoperti e di fronte, di_ cui abbiamo 'segnalato 1 pencoli. . Ouando snrélùno compiute le mnnovre preparatone tei~enti. allo scopo di prendere ,rna posi zione van_tnggiosa, d.i occupare ~ pun_ti u_Lili, o di girar? 11 nemico, l'nrtiglieria ed 1 cnccrnton son? press0clic le sole truppe che . si trovino im p:gnate d:1retlarnente. A poco a poco le clistunzc s1 ahb1·evrnno , 1! combattimento s'impegna su i punti princip_ali, e ben presto


432

LE GRANDI MANOVUE AUTUNN1Ll

DEI,

'.2°

1

CORPO D ESEUCITO

4.33

per puntare esa,ltamcnte sulle masse, sugli ufficiali in , evide_n,zn, e concentrare i loro fuochi sul punto d'attac1;0 o su qualunqne testa di colonna tentasse prendere di fianco i battaglioni cbe sono in marcia (Con fér{3n c:es swr les com,bats) . La. difesa di una posi zipne . esige energia, tenacità, sangu e ·freddo. Lq difficoltù ch e clc~ve superare l'attacco,' indicano . chi?ramente i mezzi che si debbono impiegare dalla. difesa. Una truppa ·incaricata di difendere una posizion,e, non dovrà attendere che il nemico sia giunto in prossimiti.t' di essa; ma appena·vegga disegnarsi i preliminari 1ver-sario, - aprirà il fuoco della sua clell' attacco delJ't}, 1 artiglierià cont.ro di esso, opponendosi u1lo stabilimento de.Ile batfeTie nemiche, e molestando od ar~ r estando il 1povimento delle masse di fantel'ia . · I battaglioni di prima linea spiegati e coperti, per quanto è possibile, dullc pieghe-del terreno, da riparj, da trinceramenti , nttendono che il nemico siu giunto a buona portata della fuc il eria , per opprimerlo con ,, fuochi collettivi, specialmente neì · mom ento che si form ano --Jc colon ne d' attacco, e quando queste si muovon·o verso la pqsizione. Quest i baHeglioni debbpno tenersi pronti n piegarsi ra1,)idamente in colonna., sia 'l)er resi stere alla cavalJeria, sia per eseguire un ritorno offens ivo, quando v0ggano il nemico titubante o disordinato. Sempre si · deve aver- p-resente che il miglior mezzo per difendere una posizione è quello di agire offensivamente, salvo a Jimjta-esi entro un determinato raggio , se non si hanno forze sufficienti per proseguire l'offensiva sino a fornfo. Se le ali possono essere girato, le posizioni utili ad occuparsi per opporsi a tal movimento del nemico

vien: il 1:1ome.nlo. in cui la lotta a corpo a corpo dovra dec1dere l'az10ne. Ques,t'atlncco · decisivo, che le ma_novee c_i _avi:anno messo · in grado di int raprendere m cond 1z10m favorevoli, bisogn erà inoltre preparado col fuoco . La fanteria con salve , a coma ndo ben diretto l"artiglieria _co1_1 un ,tiro concentra to sovra il punt~ prescelto, riuniscono la loro azi one per romncre· la linea nemica, disord inarla. e demoraJizzo.rl.i , ~1entre i cacciatori , ripicgàti negli intervalli, nn-o·iuno·ono ai .. ' . . Ob o i'uoc I11. co 11etllv1 tlCl battaglioni gli effe tti di un tiro indiYiduo.Jc t,1nto più efficace in qùan to che si eseguisce a buonn portata . Allora si formnn o rapidamen te le colonne, e si portano risolutamente avnn ti con queJJa confldenza che deriva dalla c1 uasi cet·tezza del successo. I caccia tori contin uando la ioro marcia nen·J i interV'Jlli, raddoppiano i loro fuoclii per impedire nem ico _. dj rif<.mnorsi, e pe r sostenere il morale del l'o ssnl ilore . Per qu_anLo ~ p~ssibile, s~ il teneno e le di~posizioni della lrnea v1 sr p1·estano, l'assnlto dev'essere d il'clto sulle ali della posizio ne auaccala: ' Bisogna adu nquc penetrarsi bene della differenza - che dcYc passarn fra il modo cli combattere in ordine chiuso, e quello in ordine aperto . Spetta an·!i ufficiali di afforrnre tale differenza e di farla comp~·endere ai sold ati . Regolarizz.:ire e disciplinare lo slabcio non sign·i,fica annientarlo; ciò lo rendé anz i più completo e prn swu ram entc efficace, cosicchè- nl momento dell'attacco , le colonne perfettamente mantennte nelle nrnni de i capi non dovranno esrguirc fuochi, ma una marcin i'isoluta pe r raggiu ngere il nemico al passo di corsa cella baionetta . In quéslo mentre i caeciatori spiegh eranno destrezza , audacia ed intelligenza per marciare, valendosi di Lulti i ripari che si presentano

al

r


434

LE G!IANDL MANOVRE AUTUNNALI

DEL ~o CORPO D'ESEllCITO

debbono essere atten tamente stud iate e indicate alle 1ruppe della seconda linea o della riserva pel caso in cui occorresse di occuparle ( Conférences sur les

,combats).

·

Siccome vi ha -sempre un p unto importante e dec1s1vo, bisogna dare le disposizioni occorrenti per . attaccare quel punto - co·n · forze superiori. -Per. riuscirvi è necessario masçlierare i proprii preparativi con d_imost~azioni, _presenlare truppe sui punti che..non s1 vogl10no attaccare, per poi portarle, rapida men te s?l vero punto :d'attucco; riunirne delle altre, Je quali s1 tengano celate al nemico sia dietro gli ostv_coli del terreno, sia dietro le truppe. cornbàctenti ,· fin alm en te . . . . 1mp1egn.re tutti , 1 mezzi possibili per tenere a bada il maggior num~ro di forze del nemico col mi nor num ero delle proprie sui punti che non si ha l' intenzione di attaccare seriamente. Indipendentemente da.Ile posizioni che debbono essere scelte in conformità delle probabili intenzioni del nemièo, è necessario appoggiare -Je ali , e se il ter~en_o ?Òn o~rìsse ~ppoggi naturali, crearne degli oart1fiziah col d1sporv1 qualche corpo di truppa a séa.g~ioni. nfa quando si sia giunti ~-respingere il nernico, bisogna prendere l'offensiva. E questo ,il mezzo di . ,sconcert~Lfo , _d'infondere la confidenza alle truppe, e _ spesso d1 decidere la vittoria. · . Riprendendo l'offensiva si deve dirìo-ere Io sforzo , principale sopra una dellé ali o dei fian~hi del nemico operando rapidamente per non. dargli tempo di rico~ noscere, di cambiar di fronte o di far giungere le riserve . In tuLte le disposizioni, mo. soprattutto in quelle ·per l'attacco, si deve avere _pel' principio di non disvelare i_ proprii disegni che il p iù _, tardi· possibile e ·di recarli .a. comp_i mento colla · maggior prontezza (Rego-

fomentz francesi).

·

IÌ.'

)

435

Le. modificazioni che anecherà nel modo di combattere il perfezionamen to delle armi da fuoco si possono dassurnere nelle~seguenti : ' Le linee·, le riserve , i . campi saranno a maggior distanza per poter essere fuori della' portata del tiro. Gli spiegamenti si dovr{Hll1o eseguire più -prontamen te_ed a nùggior di°stanza dal nemico . - Nell'offensiva si avrù mnggiormerite il bisogno di ric_o rrere _a rnòviment( giranti , di rnanovt'are per-procurars i .i vun taggi della' posizione : vi sarà necessità asso] uta di p~·epa1~are l'attacco col fuoco: l'attacco decisivo. si eseguirà con colonne il più che si può leggere . Nella difensiva ,' gli ostacoli del terreno sono cresciuti d'importanza, e sarà pure jl caso cli a umenta1j i con trinceramenti fatti sul mo.mento: ci vorrà grande sviluppo cli fuòchi, e sarà più che mai n~cessario procurarsi la possibilità dei ritorni. offe;nsivi, tenendo a tal uopo una parte delle trup pe al coperto dal fuoco nemico . Sì nell'offen siva che nella difensiva si farà sentire a un più alto grado l'irriportanza delle riserve; l'or-.. . dine sparso prénderà un mnggiore sviluppo, e accom- pagnerà 't utte le fasi de.I combattimento; i fuoehi di fila saranno so"stituiti nella generali tà dei casi dai fuochi a salve a comando. Alla fanteria è da raccomandare di usare l'ordine spiegato, semprechè debba far uso di fuochi o sia esposta ai proiettili del nemico; in ogni altra · circostanza, colonne poco profon de e ben coperte. Per la cavalleria sarà preferibile l'impiego di piccole frazioni più facili a coprirsi, più pronte a slanciarsi appena vedono il nemico in disordine o in movimento . Per l'artiglieria, resa oggi più mobile, sarà più stret-


436

DEL

LE GRANDI MANOYHE AU'rGNNALI

COi\PO o 'm,Et\Cl1'0

437

L'alll'a è qpellu clel !e ricognizioni cìi_e _si i?reflggono per Ì SCO p O di vedere da pfe:sso '. e !)OSIZl.Ont ~CCUpate .dal nemico con moìta forza . . Tait r1c~gn1z1_on1 de:'ono percib essere composte cli t:·uppe delle \?l'~: s.e~ condo la nutur·a de l paese. Esse devo no rnLlup,1 rndei s1 con forze bastantemente nurr1erose, ai'findiè , se . oc-eorresse cli. agire offensivamen te; ii cupo che I_? comanda 1101._1 co rra pPricoJo , e siu in ITJ Ì SU J'a cl'approl:Llare dèi vantaggi cli e gli olfrirù il nem ico, s~ costui ~bbandoner,t la propria posizio1ic per marc~n rgl1 contro

tam ente su o dovere dì prestare il suo concorso all'azion e _delle altre due armi.:ln grazie deJ]a maggiore gittata po trà rimanere più a lungo in posiziope senza impacciare i movimenti delle truppe : pi ù che mai allresi le altre armi avranno obbl igo di proteggerla , per prncurarle la rn·assima libèrt.Ùl'n zione (Confiren ces sur. la tactique cfos troi's armes) . ·

a:·:m,·

Ri'co gnizioni.

.,

(Fol\EY) . ·

Il mezzo più sicuro cli. conosce re la pos1z10ne del nemico, di essere informati, à tempo d·ei suo.i movimenti e -cli scoprire le sue fote nziof!i, è quello cli tenersi continuam en te· in con [.ntLo con esso mercè le truppe leggere, ·di ,xvere frequenti avvisaglie e di fargli dei prigionieri . · _Quando Jue eserciti per la combinazione della guerra vengono a trovarsia·d nn tratto in presenza l'un dell'altro, o qunndo essi son rimusti, qualche tempo a 'distanza · l'un dall'altro, è necessario procurarsi una conoscenza più posit.iva della situ_ azione delle coso. Si fanno allora .le così dette grandi ricogn izioni. . • Queste 1-ieognizioni ricli iedono gran de _pruden za ; bisogna impiegurvì molta cavalleria, non imp<-!gnar,e che cavaJleria e artiglieria leggere, per rirnnnel'e padroni dei propri.i movimenti . (~1ARnION'J') . I.e ricognizion i devono essere o molto de b,oli o molto . forti. Si hanno così due specie di r icognizioni. J.,a prima è ·q uella dei piccoli_distaecnmcnti. che non hanno altra missione. fuorchè di ri conoscere là j'.iosizione e la forza del nemico, e di raccogliere tutte le infoemazioni che possono tornare utili. Basteranno per questo scopo pochi uomini intelligenti; giacchè in grazia del loro piccolo numero essi potranno insinuarsi dapp ertutto senzu- farsi vedere.

Riconoscere non vuol dire attaccurc. Una rico(•·nizione a.Lta.cca.bensì qualche volta , ma non lo fa se non°nell'i ntcnto di meglio r iconosc~re. 1:auacc? non è il ·suo sco1)0 , rr1l1 soltanto uno dei su oi mczz1. E questo mezzo non ~}isog~a impiegarlo se non ~1uundo n on si può fa re altnment1. . . Se dun que tr.ovandovi alla testa di dugen~o cavulien,

voi avete modo di vedere il nemieo megl io, con due soli cava lieri nppiutt.ati che imp egnand~ lut~o 11 vostro drappello , badate fone cli non prefenre 11 secondo mezzo nl primo . _ . La ri cognizfone meglio fattu è quella che_ ~ttrepe muggior eopia cli util i in_forrna_z i_o:1 i, che r1c,o~d uce ~utli i suoi cavall i e i suo1 .uo mm1 mb non o sta Lo, non giit quella che , perden do di vistu il suo scor~o, vuol -~foÌ· p l'OVi.l di bravura, invece dì dar prova d1 accortezza (DE-Dnn:). . . . . , Se il comandante-eh una r1cogrnz1one, _ dopo ~rn1 r.-,ccolto quei clali. c1ie gli _er~~ o necessari, tr:ova l op~ porLunità cli fare dei prigion ieri, senza_ propri~ da~no.,. 0 dì o·ettare l'allaeme nel campo nenuco, fora ben~ a tentai1o se ne avril ricevuto l'ordine (DE-BHAK).

ANNO XlY, VOL. lV.

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438

LE GR ANDI MANO\'l\E AUT Ul'il'i.\1.l

DEL ~ o CORPO o 'ESERClTO

439

Divisione Longoni .

PRI~IO PERIODO

battaglioni di fanteria. 4 id. bersaglieri. 6 squadroni. 4 batterie. ,1 compagnia del.genio.

.11,i.

llf.LL!l

GRANDI

NCANOVRE

Questo tema, se obbliga la divisione Revel ad occupare un a grande estensione di terre~o con poche truppe e a disporsi perciò sop ra una linea sola con piccole risel've, d'altra parte le ass~cu.ra alcun e !av.or evol i cond izioni che posson o consigliare una s1m1le formnion e , per 'SO medesima troppo debole. Infot~i si prescrive bensì alla divisione. ~evel di o?cup~re il marycrior tra tto di terreno poss1b1le; ma s1 not1 che on . p11 Ò contare essendo ossa l'avanO'u<1rclia d'un esel'c1to, su prnssim i soccorsi. OILre di che le alture di Sta ~i~stina di Sona e di Madonna Jel ì\Ionte, che la dmsion(; dev~ occnpote, so no· di per sè po.sizioni fortissime e tali da perm ettere una lunga resi stenza anche a pochi baLLag1ioni di fronte a forze superiori . Dal suo can to la diri sione Lo ngoni ha per sè la peeponcl eranzn 11um e1'ÌC::t della fanteria e dell'artiglieria~ e la libertà della scelta del punto d'nltacco .

Fazione del giorno 7 settembre 1869.

'l'cma generale.

La divisi one Longoni è consideratn co me parte d'un esercito dcli' est concent.raLo nel campo trincerato di Verona per In difesa attiva della piazza. La divisione Revel, nppartencnte ad un esercito dell'ovest, rii cni costituisce l'avanguardia, ha la missione di occupare il lembo delle colline su lla destra dell'Adige, estendendosi, se è possibile, da Bussolengo a Sommacampagna. La di-visiono Longoni ha il mandato di marciare contro la divi sione Revel. . La composizi one delle due div·isioni è la seguente:

Sun(o delle dispo.,idoni 111·ese dulln dh·isione Revel .

.Divisione Bevel. 16 battnglioni di fanteri a. 6 squadroni. 2 batterie. 1 compagnia del geni o.

L'ordino del giorno pt·escriveva alla divisione di spiega l'si in un a sola linea tra Bussolengo e Sommaca,npagna, col centro rinforzate;>, c!oè: . a) rra l'Adige e la strada ·d1 Peschiera 4 balta-

1

.,

r


440

IE GRANDI i\IANOYRE AUTUN NALI

glioni lungo il ciglio segnato da S. Salvatore , S . Vit. tore e Valmòrone, più baltaglione a Buss.olcngo, una sezi·one d'[lr tigl ieriu a su, Giustina Vecchia. · b) Fl'a ·,1a· detta strada e la ferrov1a 4 battaglioni in pr irrw lin ea , con ·una .seziorie d'art'iglieria sull $l strada ed un'a!tu1 su! declivio dc.ll'a lL111·a di_S_ona : un bat- · tagìionè' ed uno squaclrbnc all'ostet·ia del Bos'co : ~ battaglioni nel!a go la fra l' al tura cli . $o na e quella di 1\fadonna del fifo nte , e un ba U:agl ior.~ élie trG Sonn . . e) Ai piedi dell' alturn·di Madonna del Monte 11: ba-ttaglioni e · una sezio~c cli artiglier:ia. Uno squadrone . , all 'osteria della Torre. · 11 res.to della -cav.Jllef'ia, sparso sul fronte, clo.veva perl ustrare e riconoscere il terreno . Due sq~1adrnni riuni ti, l'uno a Ca ]:{u ova davanti Bussolengo, l'altro a. Ca Rezol; gli altri due', rjparLi ti in piccoli drappelli, dovevano estendere le loro esplorazioni fi no a S. ViLo del lUant.ico , Colombata, Casone del Sagramoso, .Basso·ne , S. Aga tò, Lugagnano, Caselle d'Erbe . Sommacampagna e l'osteria del Bosco erano i due punti cli riunione che si acèepoavano a q11esti quaLtro squa.d roni spars i s ul fronte, quando fossero c:ostre Lti a, ri tirnrsi : sarebhersi co sì trovo.ti ri 1initi in ciascuno di tali può li t;·e squadroni pron ti ai ri t.o rni offensivi . ) L'ordine ùel giorìJO prevede,·a il caso cli dover ba ttere in ritirata Sj.l LuLto il fronte, e -indicélva le posizioni da occ~upnre più nddietro · lungo la linea del!e alt1,1re . FinnlnH~nle pr.escr iveva la costruzione di <1tialche batteria per !e urtiglierie e dì uuu b uo na trincea· ·di battaglia per un battnglion e alla ììiadonna del Monte .

DY.:L '.z_O· GOP.PO· D'ESEl'.Cl'l'O ,

un

L'ordine d~l o·i orno riassume va il èoncetto gene.ra1e del tema, :ccennando le considerazioni che dò' vevano ~crvire di guida all'attacco. Il generale Longoni si proponeva atlaccare le allLH'e cli Sona e quelle di Madonna del ì\f_ont~, ~er ~ccupare eh po i Sommacampagna . e . le pos1z10m clel1a Be-, rettara . Contro .Sona doveva farsi da primu una sen~p1icc dimostrazione, e convertirla poi jn v_ero attacco qunndo fosse riuscito quello principale contro Mac~onr.a del MonLe. A tal uopo la di ~isi9ne fu. sparti ta in due colonn e. L'una a destra; comandata dnl gene-Pal e c.aff~relli e composta di 6 battaglioni, 2 sq uadron_i e .una batteria doveva avunz arsi per In strada S. ~las:rnno- , Lugagn;no, ehc accerinu di1~eùamenLe a Son.a :. il resto'. PJ'ececluto da un,a forte nvan,guarclia, ?ov,eva tenersi pronto a marciare sulla strada S. Lucia-Sornm acampugna •. 1

Verso ]e ore ,1O del maÙino l'aw,cèo si pronn nzi<wa vivl'lrnente contro le alture di r.Jndonna del Monte, d ifese dal 1° remrirncnlo granati eri e da unu sezi?.n e di ot> . , . L l arLio·li eria. Era il grosso della dms1onc ongom e 1c, 0 . . s avanzatosi su lla stra.da S. Lucia - omrnaeampagna, ,:iveva poi piegato a destra, e si era.sch ie_rat_o di fronte alle alture di Madonna del ~Ionle e eh S. P1crmo. 1


4,i:z

DEL

LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI .

.

CO RPO o'ESimCITO

)

Il generale Revel, accorso al ca nnone e veduta la imponenza dell'attacco, ·dava ordini per sostenere la sua ala destra; ma questa , sebnene avesse un bate la · sua taglione coperto dalla trincea di haLL;o·Ìia· O se~ione <l'art:iglieri a in · una eccellen te posizione a mezza costa, dovè gedere davanti al fuo co di ,14 peizi ed all 'azione combinat~1 di 12 battao·!ioni e prendere 0 posizione sul culmine dèlle alture. , Fu in · questo momento dm io, contentandomi di aver ~.eduto ben preparato l'attacco della divisione Longoni , e non . volendo affaticare di più le truppe, che_ fi~ dal mattrno stavano so tto una pioggi·a ~l irotta, ordina1_ la c_es~azio1,1e delle manovi'e e il gran rapporto, 11,quale iu tenuto presso l'osteria del nosco. In qua nto alla colonna di destra del generaÌe Longoni., essn a_veva Oì'd ine cF .avanzar.e cc;ntro Sona per · la strada d1 Lugagnano e Mancalacqua / e di fare depe dimostrazioni verso le ore '10 antimerid iane . Ma - per u~ ord ine lllé\l rìpor_tato , il generale ·crie la comandava cre<lè doYer pjegare a destra e veiii re a disporsi sulla strada di Pesch iera. Questo movimento ' fece sì che Ja _colonna q~n giunsè. in tempo a spiegare la sua az10ne,. nè cl avan Li a Sona , àl la cui volta si era dapprima avviala, .nè con tro l'osteria del Bosco ~ove .si era ·diretta di poi ._ Essa sta va formandos i pe;· 1 <1ttacco , quando ·fu dato 11 segnnle di cessare le manovre - . . . Al ~rn_n rapporto, _·a cui .furono presenti i generali , 1 ca pi dt corpo e gh ufficiali che co mandtw ano unitù LD.Uiche , esposi l'analisi cri1ica deile manovt'e eseguite, fondatu su quello che aveva io stesso veduto e sui r~pporti_e le osservnioni dei giudic.i del campo. Ecco rn succinto i p unti princi_jal i ehi;\ furori(;) toccati.

· 01;se1·,·azioni.

Le disposizioni del generale Revel per difend ere le sue posizioni eran o conformi allo spirito· del tema ·e alle condizioni del terreno , avendo egli stabilitt;t la sua prima difesa lungo qu el favorevole ciglione -che p,frtendo da Bussolengo va quasi a confondersi -con le ultime pendici ·aell e alture di Sona. Ouirno fu pure il tenere lln mc1ggioe numer~ di fo rze al centro; con una. parte in l'iserva da poter accorrere sui punti più minacciali de.ll'es teso ordine di battaglia . Sicco me pòi le comunicaiioni nel senso' dei fronte non era no . mollo faci li, così il ge nerale Revel aveva pensato di spi ngere molto innanzi ·le esplornzioni della su·a cavalleria , per poter essere avvisato abbastanza in tempo delle mosse del nemico. · D:11 suo canto an che il generale Longoni adottò 11na. -disposiz~one conforme -al tema . Avenùo egli il vantaggio dell'inizi,Ùiva e dèll u supcriorit;\ dell e forze, si appigliò al parti to, che in questo caso era il migl iore, di fare dimostrnzioni su l fron te e nllaccare vigorosamente un'n.la . Ma in generule . l' P-secu i ionc delle manovre laseii> qualche r.osa a desiclel'are da nn a pul'te e dall'altra: La cavall eria della divis1011e Reve!, in caricata del servizio cli es151orazione, in vece di osserrnre dove il ·ne- \ mico dirigesse le sue forze e di manclnrne pronti avvisi al con :undante della di\'isione , si azzu fi'ava con la c:nallcriu avversaria , tard ando a retrocedere. Ne nacque che il grosso della divisione Longo n i potè pre- ' ·sentarsi con 11 nu grunde sup er-iorittt di fo1·ze contro le alture di Madonna del !\lonte e di S. Pierino, di-

i


I

L'E G·HAKDl M.I.NOYI\E AGTUNN:H.I

fese dil poehi battagÌ ion'i, i (j l! OJi furono Obbligat i , U cedere prim.a che il geperule Hevei uvessc poLuto mao dnre in lo ro socco rso nhre l 1'uppc. _Rifl_rovai questo co ntegno della cavalleria , e rammentai lo rnie avvei-te1i"ze giù -più volte ripe tu le n Yoce e po!' iscr_ilto sul man duto.· eh.> c:9mpele in gne.r-ra ,a quest'-llrnrn. ·I terren i clQi qÌrn li parlnsi per b fitta nlbcrat urn irnpedisco!rn di nulla ch,cet;ncre an~~Ìlc a bre ve distan za, ·e sono disaclatt.i ni eom botli mcn li di cavallèria : ma _ ii~ quella vece è d'una necessiti\ supi'e mn e.Ile cruesla spinga il più lontano possibile le. SllC c_sp lornzion-i e nw.ndi frecpicnti avrisi intorno 0i mo ,:irncnl i de! nemico . li nrni intc-;so per cnì !a colonna Ca(foreJ!i non giun se se non tord i n poT!nla di èornlrnui rnento fece sì che l' az io no si .toriéen lrò cscJusivamcn!c ad un estremo <l elìa linea g_i bn1.tngli a.~n quan to ni -de!lagli, si ebbe n notare da ambe le p~ rti che no11 era del !:.P lLo spar ito ·il dife tto delle distanze trop po ra ni einaLc frn calena, sostegni e · l ince : così pure si · ri!e.,·il ·ehc te \·atenc cli cacc ia. tori SÌ CU['/-\'\~ano pi11 JeJ]' n]lineatncnlo C degìi in te r' vo.Jli fra le qutcli'igl_ie che no·n del modo di npprofìttnrc ~legli nceiclenti del terr<-'no ; di gui sa che m.ol ti eacciatori ·si t1·ova,'0no scoperti , mentre non nwncavano in · lol'O pl'Os;imitù ostùcoli naturnl i di etro cui si po tevano . riparnre . Consimile difetto cli rim a;1cre inutilmente ·ullo scopeì"to ~i_no tò ancl"ie ne' sostognì e 11ellc lin ee· retros tanti , · Si ebbe invece la socldi s(~\zì one cl i osservare ch e nellt1 divii~ione Revel le posiz ioni t1·ccen nntc nel suo Ot'din!') del g i0!'110 furono or.cupate con disccrn i1r~en to, poie;l1è l e n u·i,~ pnl'Li delln lin5::u di bn tL11gli-a erano sl.nle co n giu_àir,.io odntlate all a confol'.nwzione del terreno . C0sì un reggimento, a cui era stnto indicato di stn b il irsi ad un crncicchio, :ii cl1sposc qu;-i_lc!J_e cen tina io

51° COP.PO n'ESEL\ClTO di metri ·più indietro per valersi di una pos izione dominante : qualche sezione d'artigli eria non ' occ up,ò alla ]~ttera il punto assegnatole, rnn àpp.roflltò ai altra·. p osiùonc vicina più , fo,,crevole.- E, fo pure lode_vole la occupazione di alcune case e 19ea1ità che prnsentavano ·dc' buoni punti d'appoggiò . Nella division e Longon1 fu commendev.ole l'ordine con cui le colonne si pl'esentaron_o al\'au.aèco , sostenute da una bàtterin. cli H. p.e zzi e coperte .da una fitta cnlfna di cacciatori.' DEL

Fazione del giorno 9 _~ettembre 1869. _

La cli,1isione Rerel consider/.ìta come port0 di un esercito d~ll'ovest, il qnale ha stabilito ì suoi campi sulle colline di Sona e cli St• Gi llslìna per intraprendere l'assedi o di Verona, è incariéltla di avan zarsi verso' In piazza sulla strada di . Peschiera per protcg· geee l'irnpiunto <lei prfrni lavori. · . La divisi0ne LoI.Jgoni, appartenente ud un esercito dell'ùst concenlrntCJ nel campo_trincernto di Verona , ha ricevuto l'ordine di eségìJfrc una ricogi'1iziom~ offensiva verso Sona e S1a GiqsLina , p_e r conoscere le forze e le posizioni del nemico . '


,H6

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LE GllANDI MàNO Vl\E AUTUNNA.LI

La divisio ne Beyel che è stata la pri;na a porsi in marcia, appena sa di un' .corpo nemico che le viene contro, si al're·sta e si forma in battaglia per attenderlo. . La divisione Longoni alla sua Nolta, men tre marcia in una .sola · colonna , ·riceve avviso dalla 's ua a van. . guardia cb e ' il nemico le sta di fron_te · preparn to ,a riceverla. Trovandosi cosi prevenuta, essa si affretta ad eseguire· il suo spiegamento, e per non essere girata., sui fianchi cerca opporre al più presto possibile una fronte eguale a quell a del nem ico . La divisione Revel tenterà impedire tale spiegamento . , · Per la presen te manovra le due divisioni sono composte secondo la formazione indicata~ pag. 4·38 e .f-39.

Col cennato tema mi son proposto di fornire l'opportunità alle aue divisioni, incontrandosi in pinnu ra , di prendere l'ordine no1!male di formazione in hatlnglia su due linee con una riserva. La divisione Rerel uvrà .dalla _sua ri'urte -il vnn'taggio della scelta del la posizione. Lil division e L9ngoni troverà nec~_ssario di spiegare la sua brigata di t_esta internmenle in prima linea, rnostra,ndo così come l'urgenza. possa talora cbnsiO']iare di pPeferire un modo di spi egamento ad un ~llrÒ. Infatti nei terreni copetti, .com e quello su cui si mano" ra, snrehbe forse preferibile lo spieg;:ime-nto di. cia· scuna brigala su due linee. La divisione Longoni, cbe per essersi crcdut~ · ancora lontana dal nèrnico, lia. marci ato in un a sola colonna , dovrà imp iegare un tempo prez ioso nello eseguire j[ suo spiegurnen to . E cÒn ciò forn'irà un esempio cli quanto si a ne~~essario prend ere un·ordine di marcia tale da permettere un ·n,pi do passarrn-io a.1. l'ol'dine di halt~glia; il che si consegue ITH-H~iando, sempre ch e , ostacoli positivi nol vietino, in più colonne a pari altezza.' ·

DEL

CORl'O

y

..

n''EsEncrro '

H7 .

§unto delle dispo§izioni 1wcsc dallà dh•isione ltevel .

Il generale Ìlevel spartì la sua divisione in due.. grosse èòlonne centrali; in -dtie minori d'ala; e in una riserva, ordinando che per l,e ore 7 antimeridiane le truppe si fossero trovate nelle~seguenti posizioni, per mettérsi immedia_tamenle in niareia. a) Colonna centrale di destra . - Un battaglione'. bersagl ieri; 7 battaglioni della brigata grnnat_icri e una batteria· su lla .strada SònÙ-Vero na. a.ll'alLezza deJJ,a Ca' Zina , b) Color{na ~entrale di sinistra. - 7 battaglioni , della brigata Marche, uno squadrone cd una balleria . sulla strada di Peschi.era, al punto ove questa è tagliara dalla strada Bussolengo-Sommac-arnpagnà. · · e) Colonna dell'ala de§tra . - ~n battagl ione e uno squaçl roné allo .sbocco di Sommacampagna verso Ca' Ifozol.cl) Colonna dell'ala sinistra. - Un battaglione e . uno sq_uaclrone allo .sbocco cli Bussolengo. e) Risel'VCL. - Un battaglion e.Jiersaglìeri, 3 squadroni, una b~tleria dietro la colonna centrale ·_ di (lestra . · Le due colonne d'ala erano incaricate di perl ustrare e di riconoscere il terreno;· quella di sinis tra di.spingersi fino· all'altezza di Mezzacnmpugna, e quell a di destra fìrio all'altezza cli Messedaglia. La colon na centrale di sin istra ebbe ordine di avanzarsi per la strada Peschiera~Veron~, e la colonna. centrale cli des tra per la strad a Lugagnano-S. OJassimo . La prima aveva _dine, incontrando i! nemico, di-formarsi subito in bat- , tcigl/ci su due linee·, c~ascunci clelle quali avesse un bat-

or-


448 LE G!UNDI MANOVRE AUTUNi\'.Al.l taghone a sinistra 'clella· stra.dei e gli altri a destra .. Al battagl ione d' avanguardia della colonna centrniq cli destra si prescriveva di occupàre Lugagnano e respi ngere il nemic.~ .. e , laddove non vi riufcisso, ripiegare lentamente sul.g:rosso della colonna :· la quale, avvisata ·della presenza del nemico, doveva arrestarsi e formarsi in bauaglin . Là. riserva ebbe ordine di sosliire a !Hancalacqua .

DEL

CORPO D'ESER CI TO

.44-9

mento elle si sarebbe presen ta la la divisione ,avrersariB, siccome richiedeva il tema . · Nond imeno .la brigata Marche , che m{lr,)ava sulla steada Peschicra-Veronn, trovavns·i ancora vel'SO le 8 ~lÌ2 in col,onna all'altezza di Cà' de' Capri, qunndo lo fu segnalato li nemico·. Il quale, avvisalo in ternpo dai · suoi csp!orntoi·i, giù si :fohierava a· cavallo della strada colia- b rigata Corno in primu ]ineu , e.la btigata Palermo in seconda , rnentre la retroguardia fermatasi alla Pa·Iazzina cos titu iva la riserva . La bri'gata Como riusci ben anche a pol're in hnltel'ia i , suoi pezzi, méntre la brigata Marehe. era ancora · in colonna. Questa brigata si :.llfrettb n .spiegarsi su due linee a destra della - sLrada con un solo battnglior1e a sinisL1·a, sicchè venne a tro,;arsi mìnacciata sul _suo fianco sinistro dalla brigata Como , e fo~obbligata a portare tosto in prima linea due battnglioni della _seconda linea. Menti·c su cprnsto punto così procedevano le cose, la brigatu gran~tie l'i, g'iunta presso LugagnQ.no e udito il can none sulla sua sinistra, si schierò su due linee; indi eseguì un, cambiamento di fronte per attaccare l'ala sinistra del nemico. Il generale Longoni dal suo canto spinse a sinistra della briga ta 'còmo:i tre battaglion i del 68° che cruno in :za° Jinen. rua ciò non bastava, avvegnachè la brigata granatieri, rinforzala clalla riserva e dnlla colonna pa rtita cfa_Ca' Rezol, minacciasse con largo girn cli venire a endere sulla str~cla stessa di Peschièr:.i.. Onde il gen'erale L~ngoni, cont inuundo ad opporre alla brigata Marche il 2.3° reggime,nLo, foce esèguire al 2.1° <~ al 6B0 un cambiamènLo cli fronte indi~lro, sotto b protezìone delle artiglieriq e di una '"<fitta ca.tena di cacciatori, a fine .di meglio coprirn la sua linea di ritirai.a . Nello stesso tempo mandò ordine al generale Caffarelli di prendere posizi one alla Palazzina, e adoperò la riserva: , ivi collocata, ad arre-

'

. 11 generalo Longorii stabilì il segnenté ordi ne di marcia :, Avanguardia . - 4. squadroni , 1 battl,glione bersaglieri,_ una batteria, il 2:-3° reggimento (3 bn ttnglioni). Corpo princ1jwle. - ,1 battnglionc del 24. reggirnento, 1 batteria . Il resto del 2h.-0 f(~ggirnenLo {2 battnglioni}. La brigata Palermo (G battaglioni) . · Retroguardfri. - ,t balLaglione ber,saglieri . I 2 quarli bàttaglioni delta brigata Palermo, 2 squadroni, 1 batteria . 0

\.

2'°

1

Secondo il tema, la ·divisione llevel doven do css0re la prima a fl rendere posizione, pl'escri ssi al gen erale Longon i di non muovere prin\D. delle 01·0 7 ,t(? . .ù edei con ciò di avere assicurato alla cliYisioné ReYel !1 po-ssi. bilith. di farsi Uovare già schierata in battnglia al rno-

i


4.50

LE GllANDI MANO\'l\E AUi Ul'il'iALI

'

stare, i progressi del nem ico. Però quest'ordine non giunse in tempo al generale · Caffarelli, che : attirato . dalle ·dimo strazioni della estrema colonna di sinistra. · d'ell a divisione Revel , erasi contÌ·o di essa diretto. In questo rnentre feci dare il segnale della cessazione della manovn.i; d·opo di d1e tenni il o-r·an r1;1pportò o p~·esso a Ca'd e1. Capri .

.'

J)EL

CORPO D'ESERCITO

4M

brigata Marche, lasciando così una. lacuna nell 'ordine di battaglia ge11erale, là quale fo poi insufficienteniente coperta da un battaglio'ne bersaglieri e cla qualche squadrone di cavulleria. .' La briga ta -Marche, come si è vfdulo, non fu avvìsaLa abbaslnn'7.a in tempo dell'avviciw1rsi del nemico;· ~ quio di dovei rin novare alla cavallerià lc-st; sse nvver- { .tenze della manovra antecedente.

(hsen·azioni.

~

· li terna voleva che nl momento dello scontro delle due l(ivisioni., 'la divisione Revei'giò si trovasse p·ronta e sd.11erata in hnttagl_ia, e che fa divisione Longoni quasi sorpresa, dovèsse effettuare il su© spiegamento sottò il fnoco nèmico. Sembrava che Jé parole « la divt.'sione Rei•el è incaricata di avanz.arsi verso la piqzza. sulla ,stra-d a dì Pesch'ifm » mentre la di visione Longon i doveva muo'"', verl e contro sulla .stessa strada, non potessero lasciar dubi) io che lo schiernmento delle due divisioni doveva fars i a · cavnllo di qn esta. ·Ma la divisione Rével si spiegò tutta a desli·a della strada con un solo battaglion ~ a sinis tra; quindi l'urto delle d~e divisioni non potè essere centrnle, poich è la divisione Revcl sopravvanzè.1 colla intera bTigata granatieri la sinistra dell'a:'versari'o . Per tal !11odo la detta di visione eseguì - con forze preponclernrH1 un al.lacco di. fianco, e per-venne a minacciare cla presso la ·linea cli ritirata del n.emico ; ma qu~st.o imp·ortante ì·isultato devesi princ1pulmente ascr1forn c11l e primitive disposizioni della . divis.ione Revel , non del · tutto 'conformi al- tema. Oltre di che k. brigata grnuatieri n~ll'e,segui ce il cenn.ato attacco -per.dè il necessario èollegamento con la

·,

1

·razione del ,giorno 10 settembre 1869.

Tema ~~uer:~ic.

Indipenden temente dalle manovre eseguite nel giorno 9 settembre, si suppone, sempre che ·Je dùe divisioni a·ppartengan q a due eserciti nemi ci,- J'uno nccnmpato sulle colline di Sona , e di $t• Giustina , che vuol porre l'assedio a Veron n, :l'altro raccolto nel campo t rincerato di questa piazza . . ._ La divisione Revel marcia verso Verona p e.r la strada di Peschiera , e; g·iunta nella località che al generale parrù più oppo rtuna per coprire le prim e opernzioni da f,li'si dagli nssedi·anti, vi prende posizione e vi si rafforza cQn frince ramenti campal'i . · La divisione Longoni, informata dalle ricognizioni che l'avversario si è portato innanzi ed ha cornin-


&-152

LE GlUNDI MA!'\OVHE AlJTU!'\NALl

ciato aleuni lavori di tena, si avanza ' per molesta l'lo e discacciarlo dalle ·posizion-i occupale; ·ma essa non giunge se non quando cotali la.vori son o qùasi compiuti . ½ Lo scopo di quesLo tema è cli fornire un'applica~ ~ zione de' trinccr·a rn enti campal i, coll'atuto dei quali 1 la divi sione Reve.1- po tr~, non o.?tanle J'in feriorit11 delle < sue forze, difendere le posiz ioni occupate; 'tnentr:e la superioritù num erica d,clia divisione J,ongon i permetteeà n questa cli manovrnre sui fia nch i d.ell'avversat'io e tentnre di girarlo . Le due di visioni s5iranno composte nel modo seguente : ' Divisione Jievel. ,14 ba ttaglioni fanteria'. ,J id. bersaglieri. squadron i. 4 3 batterie. G). ,., compugnte del gemo.

Divisione Longoni. Hì J)attagliÒni fanteria . 3

id .

bersagliel'i.

8 sqL~adroni . 3 batterie.

DEL

!t>3 '

conPO D'ESERCITO

a) Sulla strada Sona-Verona, fra le cascina Zina e Ca9enarzia: la briga-ta granatieri col 311° bersagli eri, ·

2 batteri~ e 2 sciuadroni. b) Sulla_strada Bussoleugo-Ca' de' çapri :_ o battaglioni della brigata Marche, con una batteria e uno · squadrone. · e) Fuori di Bùssolengo, presso il cimiteri o: un bat-· tagliòne del-56° e"uno squadrone. · due compagnie deL-geri io erano colla colo11nu · principale a), meno un distaccamento che doveva maT. · • . ciare colla coionna b). .Alle .ore 7 antim, prec'ise le truppe dovevano muovere per anelare a prendere posizione fra Ja fe rrovia a destra ·e la strada Peschiera~Verona a sin istra, colla fronte sulle\ linea Lugagnano-Ca' de' Capri; i quali due pu~li, convenientemente .afforzati, dovevano formare i nuclei principali della difesa. . Luo·ao·nano doveva essere occupato dal 3,1° ·bersao o ' ' " . . gli cri e dal 1° reggimen to granatien . 55" 1ante~·ia, appoO'o·iandosi a Ca' Nuova, doveva protendere la ' . oo I 1 '(; sua sinistra, alquanto ritirata, verso a strac ~ reronaPeschiera. Un battaglione der 56° fanteria ~ppnrtenente alla colonna b) doveva occupare Ca' de' Capi·i, e la colonna e), muovendo dal cimitero di Bussolengo, d'oyeva occupare Ca' Brnciata e distaccare una compagnia ed uii ploLone cli cavn lleria a l\lezzacampagna,/ IJ 2° granatieri con .due battaglion i avrebbe oc~upat~ BetLelemmè e guardati gli sbocchi della ferrovia : gli altri suoi due battaglioni, insieme ad. uno squadrone e ad una batteria, cloveyan o· stare in riserv.a a Man-

Le

1

calacqua. Il gèn~·ale Revel ordinò che le sue truppe si trovassero per le ore 7 antimeridiane nelle seguent i posizioni, pronte a marcicu;E) : ANl\O XlV, VOL, IV.

n


454

LE GR.\NDI ilIANOYI\~ AtTUNN1LI

DEL

COR1'0 D'ESERCITO

450

di cinta della casa più avanzata Yerso Verona e la stradetta che da Lugagnano meU.e alla fol'rov ia. Una batteria per artiglieria fu costru ita sulla strada di Verona . I ba t.tuglioni scc1glionati da Lugngna11n fino nlla strada Pcschiera-Vel'ona coprirono c· iascun o il proprio fronte con trincC'c ; le q11ali unite fra loro fornwrono una linea a dci1ti di sega. Lo s,,iJuppo di q11esti trinceram enti fu r,il11 tato cli circa 3o0 metri . Finalmente in un campo presso Ca' dc' Capri fu csegùita d<J. pr-iarn unn trincea lungn /i.O rnet ri; ma, di etro alcune rniCl osservazioni sul dife!loso tr..1cciùLo di essn, fu dato mano ad acC'ent,wrc meglio con lavori di zappa alcune pi eghe del Lerl'eno che esistevano lì presso, furono del p,ni posti in comun icazione fra loro due giardini contigui, cinli da folle siepi, i quali dom inavano alquanto ji terrC'no circostan te. Tutli i soYraddelti lavol'i furono condotti a lermine alcuni in mezz'o ra, altt'i in 311ic d'o ra. Verso le ore 9 nntirn. la divisione Longoni, av uto JJOtizia dai suoi esploratori delle posizioni occupate dn l nemico, si pose in mar<.:ia nel modo seguente. La colonna di destra pel' la slrada di Peschiera, Yerso Cn' de' Capri, la colonna centrale direttamente su Lugagnano, e la colonna di sinistra lungo la strada che passnnd o accanto ul forte Lugagnnno si dirige alle cnscine Cal'tol,H'i e Casone. Tuie di::posizione tendc,·a a guadagnare colle due colonn e laterali i :fìa nchi della diYisione Revel, mentre In colonna centrnle avrebbe nttacca to di fronte. E così anenne. Imperocchè questa ultima colonna, giunta a Ct1' Salr i, pose in azione le sue artiglierie conlro il rillaggio' di Lugagnano, e la colonna di sinistra, pi ugaouo a cleslra, si schierò parallelamente alla fe r-

Sunto tielle disposizioni ·1wese dalfa clidsione l,,ougoni.

L'ordine <lel giorno ripar'liva Ja divisione in tre colonne. Colonna et[ èlestm. - Generale Brianza: G balta· taglioni, 3 squadroni, una balleria. Colom~a del centro. -· 8 battaglioni, 2 squadroni, una battona. Colonna cli sinistl'a. - GC'neralc Caffarelli: u battaglioni, 3 sr1uadroni, una balleria.

e

..lndmucuto tielle mano,•a·e.

La divisione Longoni non prese le armi che alle ore 8 antimeridiane. L~. divisione Revel ebbe così il tempo di prendere posmone e condurre a buon punto i lavori di terra i quali furono fatti su! fronte cli batt::igli;, cla Luga~ guano a Ca' de' Capri, dalle due compao·nie del genio 0 e dalla fan tcria. 11 paese stesso di Lugagnano fu posto in islato di difesa nel niodo cfto si polè migliore, senza recar· danni alle proprietà privale. Del le banchine pei Liratol'i furono fatte dietro alcuni muri cli cinta; e alcune banicale furono alzate ngli sbocchi <.le lJ e strade con materiali presi sul luogo e poscia restituiti. Fu dato maggior rilievo ad un rialzo di tena che a guisa di muro cli .cinta circonda la pnrte del pnese <~o mpresa fra lu sL1·ada cli Verona e queila di Bussolengo. lna trincea lunga circa 2i>O mett·i fu costruita fra i! muro

I


456

LE !}I\ANOl MANOVRE AUTUNNALI

DEL

CORPO D'ESERCIT~

. 457

si

rovia, cli cui 'pervenne. i)oi ad impadronirsi. Inva_no i _ grnnatieri della divisione Hevel tentarono . rip reridere la . ferrov ia stessa; cosicch è .la ·colonna nemica potè diri<•ersi versò il cimitero di Lugagn ano ... Fra. ttanto la o . colonna cli clestra dellu divis ione Longoni ~vendo pronunziato il suo attacco COlllro Ca' ck' Capri, il ba ttagl ione ivi irin 6eralo .dovè cièdere ;::dia superiorità de_lle forze ·e ritirnrsi a s·. Francest:o, O-Ve si ritrasse altresì. il baitao·lione dell'estl'erna sinistra che occupava Ca' o . Bruciata. La colonna nem ica inseguì per -lungo tratto questi due .battuglioni; indi ripiegb verso Lugagnano per concorrere all'attacco di questq paese. · In qµesto punto fu daJo.il segnale del termine della manovra. 11 gran rapl10rlo ,si tenne presso LugagfHrno.

di cannone la colonna decise a far_fronte ·alla fer. rovia stessa, per iscacciarne il nemico e marciare sù Lugagnano. · Trovai riprensibile il bat_taglione che avev,a occup_ato Ca' Bruciata, e che _c~i~anzi all'aLta~co. de)la CO· lonna di destea della chv1s1one Longorn s1 ntrassc senza opporre resistenza di sorta,· lascìan.dò solo a11.e prese ,colla· colonna nemica l'altro battaglione che difendeva Ca' dc'·Ct1pri. Una compao·nia dì qu el battaglione, la quale era a Mezzacampag~a insieme a un plotone (~i cavalleria,, s~ curò così poco di sapere cosa accadesse, che slava tuttavia immobi le quando già il' nemico era oltre Ca' de' Capl'i; sicché' sarebbe certamente rii:i1asta pri gio-. niera. La costruzione de' triDceramenti camp,ali !_}On lasciò nulla a des iderare in quan to a celerità, ma solo diede luogo a qualche considerazione ìnlorno al tracciato . .S_u tal proposito ,,mi limil.t1i a rammentare come la forL1ficazione abbia sempre per iscopo cli porre a profitto. le fav0revoli accid en.lalit.ù del ·1crreno. Il ehè , ·se è vero pe~- quàlunque $peeie di fo c·tificaziot:e, lo .è a mille doppi J; er la fortificazione cam pale : posciachè quando si hanno i mezzi ed il terqpo è ,PUrc possibile cli coslruire opere di forLificuzione in località poco adatte a ciò; ma sul campo di battnglin, in ciii-i mo 1nenti 'sono prez iosi e i mezzi scar1,i, è eh estrema necessiUi valersi dei vnntagg·i clrn per avventura offre il terreno , e subordinare .ad cssj, per quanto è poss·ihi le, il tracciuto, seì1za troppo andar dietro a forme · regolari e simmetriche. 0

Osset·vazioni,

Le osservaziont si, uggirarono · soprattu tto inlorno al modo con cui .procedè l'at tacco delle dLìe colonne laterali della divisione Longoni. · La colonna di destra; insignoritasi di Ca' de' Capri e di Ca' Bruciata; si spinse oltre per un buon .tratto sulla strada di Pesc11iera, non ostante la -raccomandazione del N. 21 delle Istruzioni di lasciare durante ~ l'azione de'. momenti di , sosta, segnatamente· dopo \ eseguito un allacco, il quale disol'dina sempre più o 1 meno le truppe. La c.olonna era già tr.oppo · inqanzi quando .piegò a·sinisLra e·si diresse contro Lugagnano, dove stava il pemo della resistenza. La -éolonna di sinistra afidb anch'essa tropp'oltre, , quantunque presa dì fianco dal fuocp delle truppe · postate· lungo la ferrovia. Solo dopo replicati colpi

0

i.


.

LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

DEL

CORPO b'ESÌ5RCI1'0

459

La divi·sione doveva occµpare le seguenti posi2ioni : a) Due battaglioni del 56~ ·fanteria con una sezì-one di artiglieria al crocicchio della strada Pes~hier~Verona con qn~lla _Bussoleng·o-Sommacampagna. Gli altri due a sia· Giustina ed a Sona. -· b) ·11 55° fanteria con una sezione di artiglieria al ,_ è,rocicchio della strada Sona-Verona con quellà Bussolengo-Sommacarnpagn!;1.. e) Il 2° granatieri, i ~ haLtagliorii hei·saglieti e una batteria sullo alt}lre cli JVfaclonrla del l\Ionte ed a Sommacampagna. d) I qu,ltlro squudroni nel piano doveva»o formnrn una f'ele ,gontinua di èsploratori fra Gabbia, Ca' de' Capri, Caselle d'Erbe e la strada Vcroi1a- Villa- franca. A S0rnmacampagr1a si . fecero' delle barricate e si ti'asse partito dalle feritoie ap·erté nei_ muri cli cinta sin dalla, carnpagna del 1866. · 'Alla colonna b) fu prescritto che all'appressarsi del nemico si fosse ritirata lentamente ed avesse preso posizione sulle alLure di Sona e Montebell6, occuJ)ando alt1:èsì il cavalcavia della ferro.via e portando un battaglìo9,e a Madonna del Monte.

Fazione del g10rno 11 settembre 1869.

'l:emn gene,·nfo.

La div}sione Revel, - composta Ji 3 reggimenti cli fanteria, 2 battaglioni bersaglieri, 4 squadroni e 2 batterie, occupa le posiz~oni di sra G-iostina e 'di Son a, · e attende l'aprivo di uria colonna di 4 baWwlioni o ' 2 squQdroni e una ba tteria ehe , è in marcia sull a strada Goito-Villafranca. La divisi one Longoni , inforrnnta cli ciò, muove dal campo trincerato cli Vero na coll'intento cli impedire questa congiunzione, oci nl. meno spostare l'avversario_dnlle su_!:)_foni 1:iosizioni. La fo.zi9ue .si aggirerà àduncfue sui tentativ i che , faranno le truppe del geneeale Revel per eseguire la ~ della congiu_ nzione e su quel}i che farù lu. divisione 1 Longoni per impedirla. ) Alle ore 7 antimeridiane, in ·cui la. manovra avdt princip io, la divisione__ Revel sarà nelle posizi~ni di Sona, e _di 5ta Giustina. La ·c?lonria che s·i suppone proven ire da Goito sar~t a Villafranca,- e la divisione Longoni pronta per· ,muovere dal camp.o di ,~erona .

Sm1io tielle dis1,osizioni ·1•rese dalla divisione Longoni.

L'ordine del gio rno accennava la probabilitlt che la divisione avversaria, per proteggere la ù1arcia della coloima proveniente da Vìllafra.nca; sì assicurerebbe il possesso degli sbocchi delle due strade che cfo Sommacampngna conducono a Staffalo e a ·Vi llafranca coll'occupare Corobiol· e Villa.nuova. E però il -generale 101:goni credeva necess·ario ,occupare possibilmente

Là colonna che supponevasi venire -da Goito formata dal 1° gl'anatieri, _da 2 squadroni e da una batteria, fu posta sotto gli ordini del colonnello Boni. 1

l

\ ,


460

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.

LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

tali posizioni prima ' del nemico. La djvisione fu ~·i par, . tita in tre colonne. . , Colonna· di destra; - Generale Brianza: ·. brigata Como, uno squadrone e una batteria. . Colonna,. centrale. - Generale Caffarelli: 6 battaglioni della · brigata Palermo , uno squadrone e una batteria. . Colonna cli sinistra. - Col~nnello Soardi: 2 battaglioni bersaglièri, 2 ballaglioni della brigaLa,Palermo, 4 squadr_oni e la 7a batteria~sisterna ì)laUei) .

Aridamento cleJJc nmnovr•e.

\

Alle ore 7 antimeridiane la colonna di Villafranca si . mosse con gran sollecitudin e direltame·nte ve1;so Sommacampagna. Alla stess'ora si mettevn in marcia ,.]a colonna Soardi per -la strada che da S. Lucia condnce per Accademia. alle Ganfardine. Essa, muovendo rapidamen te, doveva incontrar~ la colonna nemica in marcia da Villafranca, respingerl a· o almeno ritardarne H cammino·.· Perciò i qua ltrò squadroni e la batteria che li segui va andarono al trotto; e i bersaglieri , deposti gti zaini , mgrciarono con la massima celBrità per po ter sostenere al più -prestò la cavalleria.e l'artiglieria. Queste truppe, giun,te verso le ore 8 in prò_ssimiLà delle Ganfardine, cadd ero . su l foinco della co-· Jonna· Boni, eh~ ~veva già in pa1;L·e oltrepassato questo caseggiato. Ma il colonnello· Boni, premuroso di gfongere a Sommacampagna, fece sollecitare di più la marcia della sua fanteria, non molto q 1ranclosi degli attacchi della. cavalleria nemica. Solo quando la bat:.. teria dell'avversario trasse alcuni c~Jpi, ai quali s'ao-giunse il fuoco dei bersaglieri giunti alla corsa, e;ii

.'

DEL

CCII.PO D'ESERCITO

46 1)

vi _oppose una sezione di artiglieri~ e un batta~li~ne, e còl resto pt·osegu ì · a marciare. Dopo brev1ss1mo -combattimento anche quelle truppe seguirono lu colonna , la quale entrò in Sommacampagna a1le ore_8 e mezzo , operando così la sua giunzione colle truppe che già vistavano. . . . . _ Intanto le altre due colonne dell,1 d1y1srn.ne Longoni s' erano avviate entrarnb~ sul(a strada ~- ,LuciaSornmacampagna; ,ma ginnte all al.t~zza d1 Caselle d'Erbe ;- la colonna Brianza . proseguì direttamente verso l'osteria della · Torre, e la _colonna Caffarelli . piegò a sinistra per Pezze e per Palazzìnr _ . Ouando il o·enerale Revel vide che l'attacco del nemi~o si conc;ntrava co~tro Sommacampagna, diede ordine alle lrupp·e che si trovavano sulle alture di lUadonn~ ael Monté ed alla brigata Marche -di ripie-: gare , verso quel paese. Due battaglio~i -c1i !)_ers~gl ieri ed una seiiope di artiglieria fu rono d1spost1m .n serva -a S. Andrea sulla strada della 1?erettara. L'attacco della divisione Longoni si pronunciò con_temporaneamente all' est eal sud di Sommacampagna: La bt·igata Brianza af.lac:'ò l\fado,nna _della ~alute . e l'osteria della Torre: la lmgata Caflarelh Corob1ol e V1lJanova, e la colonna Soarcli , che . aveva inseguito la_ colonna Boni, qopo essersi spiegatn fra . Villanova e Ca' Zenolino, attaccò Sommacampàgn a da questo lato. Così la divisione Longoni stava sul punto di ~-vviluppare il pae$e, minacciando la strada della Ba:rc ttara, dove .pE.rallro st0;van o in posizione. i due battaglioni: di riserva della divisione ReveJ, quand~ feci dare il segn!ile di cessare la manovra; dopo d1 eh~ tenni il gean rapporto nel cor~ile di ml palazzo dL Sommacampagna.


462

LE GflANDl ì\rANOVl\E AUTUNNAU

DEL

1

CORl'O D ESERCI'f'O

463

notai dei di·appeHi di cavalleria. schierai.i sulla strada , . . Sommacampao·na-Bussolengo. 0 · r· · Osserva1. rn me ch e qua Jc1·1e squadrnne · , . della. .dm. e Longoni all' nl ti mo periodo dell' ,1Z1one S l era 5 t 11 . i,1·!mente in un terreno difficile e solca ~ t sprn o rnu , , !' to.da buuo ni, sui d9clivi delle alture di Ca Zano mo. Ques La ma novra non proceclè, .a dir , vero, in modo · del tutto conforme al tema stabililo, aven'clo la di.visrone Revel octupato,. oltre delle prescritte.posizioni di Sona e di S. Giustina, nnche Somrnacampagna, pl'ia .che la manovra co1;1inciassé : il clie agevoll> il còmpito delle sue truppe col dimezzare la dista11'za fra esse e la colo_nna-di Vill afranca. A dare all'azione una piega diversa da quella fi cui inirava. il tema influì del pari la colonna Boni, la quale, attàccaLa a mezza ,;ìa dagli squadroni della. colonna Sòard i e poeo di poi dall'artiglieria e dai bet'sagl ieri, proscgliì nond ime110 la sua imll'c ia. Per tal modo· essa giunse a Sornrnacampagila ed operò Id sua congiunzione col 2° gtanatieri prima di quando sarel~pc stato 'possibile se gli attaéclti de l nemico fossero stati r.èali, come si clo'veva supporre. D'al tra parte Ja colonna Soardi non spiegò sufficiente vigore per . oJJbligare. la colonna avversaria a fermar:si ed' a porsi in difesa. . Gli esplo ratori non avvisarono in tempo il generàlc Ràel eh.e il' nemico si presen Lava ·con tutte le sue forze contro Sommaca mpagna, perchè egli avesse potuto -accorrèrvi un po' prirnù col grosso delle sue truppe. Essendom i recato fino alla Casina Tcruja, appresi. chf:) gli esplorafori della divisione Ilevel si -ei'·ano opporlurianffm tè spinti ancora pii\ avanii, ma tra essi e Sommacampagna .non vidi sostegn·o alc_uno : solo

~.


46J.

LE GRÀND1 ~ANOYRE AUTUNNALÌ

SECONDO PERIODO DELLE

G R A N D I Jl1ANOVRE

PROGRAMMA COlll?Nl CATO Al CO!IIANDANTI PELLE 'DIVISIONI.

·,

Secondo le pr:scri~ioni ministeriali del dì 11 giugno, le manovre del 2 pe~·10do dovranno essere bas?te sppra un ~oncetto_ st1:ateg1c~ pres_tabilito, di cui esse presentmo tutti gh svolg1ment1 loo-istici e tattici in rapp()rto all'obbiettivo, alle- forze ~cl al terreno;, Conform~'.nent:' ~ :iò _io_ comunico ai signori generali c?~ian_dant, _le dms10m il s,eguente concètto, che serv1ra di base alle manovre da eseo·uirsi sotto il loro comando diretto, dietro le partic~ari indicazioni che verranno giorno per giorno da me date.

' Si parte dall'ipotesi di una condizione di cose analoga ,pol~_ticamente e militarmente a quella che .èsisteva fra l IlahQ. e l'Aus.tria prima del 1866; e si considera c?me teatr~ d'operazione il terreno a destra ed a simstra del Mrncio, che si suppone linea di frontiera. ·

46i I due eserciti b.C:;lligerariti hanno le denominazioni di esercito dell'est e di esercito dell'ovest. , L'esercito dell'ovest, che ha esegu ito in gran parte i.l suo concentramento fra ·il Chiese e il Mincio, rompe improvvisamente le ostilitù, men tre, le colonne del-: l' esercito dell'est son o . ancora in marcia, parte dal!' alta valle dell'Adige, parte dalla fronti era orientale , veneta per riunirsi a Verona. La trup·pa. che pel mo- · · mento presidia le fortezze del quadrìlaLero è appena sufficiente per difenderle e non può opèrare in 'rasa campagna fuori della protezione dei forti. Il comandanle l'esercito dell'ovest si avvale di questa favorevole situazione per prendere l'offensiva, e, forzando senza grave. difficoltà la linea ciel Mincio, investe Peschiera; osserva i forti di Pastrengo; e destina una competente forza a mascherare Mantova. Impos-sessatosi indi delle colline aì sud del lago di Garda sulla sinistra del Mincio, vi prende posizione in nrndo da intercettare ogni comunicazione tra le fortezze del ' Quadrila.tero. Egli spera inoltre impedire con ardite manovre il concentramento dell'avversario e batterne separatamente le varie colonne. ·n1a mentre imprende ad attuare questo piano, l'esei·cito déll'est si è raccolto presso Pastrengo e Verona. Mutatasi cosi quella favorevole còndizione di cose che aveva consigliala l'offensi va , il comandante l'esercito dell'ovest risolve ritirnrsi sul proprio territorio e_.attenclervi rinforzi. L'esercito esegue ordinatamente questa difficile ritirata. E~so oppone una cpnveniente·forza alle colonne che sboccan~r da Pastrengo; mantiene investita Peschiera: continua a guardar Mantova; ,e destina la • · cforisione dì retroguardia per contrastate la marcia del nemico che si avanza da Verona. Quandg il grosso dell'esercito è di là clal Min cio, tutte queste forze lo passano anch'esse .sui ponLi di Monzambano, Valeggio DEL

CORPO D'ESERCÌTO


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LE GRANDI i\L\NOVRE, AUTUNNALl

e Goito, e la divisione di · retroguardia riceYe ordine di arrestarsi a Volta e difendere quella importante posizione. L'esèrcilo dell'~st dal canto suo inseguéndo il nemico irnprende il_passaggio del Mincio in vari punti, e la sua _divisione di avanguardia, che ha passato a Valeggio, altacca Volla. L'attacco· è respinto; e sic-. come in questo men tre scino giunti all'avversario gli attesi rinforzi, che liànno invertito le peoporzioni numeriche delle due parti , così l'esercito dell'est rinunzia · nll'offensiv;:i . Perciò, mentre il grosso si ripiegil ~ si riconcentra ·-a Verona, la divisione che aveva attaccato Volla s( ritrae sulla sinistra del 1\lincio e pr·ende posizione sulle alture in modo_ che, avendo sicura la propria ritirata pei· Ca'stelnu ovo e Pastrengo, possa minacciare il fianco sinistro dell'esercito nemico ove qu,~sto si avanzasse su Verona. I,n questo meizo l' esercito -·clell' ovest, avendo ripreso l'offensivn , passa novellamente il Mincio e destina In divisione vincitrice a Volta ad attaccare lo truppe nemiche postate fra Salionze ed Oliosi, e co.string(;)de a ri°pararn so tto i forti d( Pastrengo. Questo ,è il concetto che servirà di base alle grandi manovro del 2° peri odo , in. cui i due es·erciti sono fittizi; sal vo le due divisioni che operano alternativarn en Le come avanguardia e come retroguardia prim a nella direz ione Sommacampagna, Valeggio, Voltn; indi in quella Volta, Valegg io, Castelnuovo, Pastrengo:. Tale concetto non don;ù formare argomento di studio nè di esame critico , non avendo io avuto altro scopo ,. nel concepirlo se non quello di proçmarmi il ':iezzo , di for comba ttere l'u na contro l'altra le due divisioni \ / poste sotto i miei ordini: e di forl(;) con:d~atlere nella l zona di terreno di sop1:a · ind icala e per gli otto giorn i I assegnati al 2° periodo dell~ grnndi manovre, al ter-

~ mine dei quali è pur n·ecessario che esse t

trovino press,ç> Verona._ ., ,. . Repulù inflne opportuno avvertire che gll ~r~rn~ ch'io darè> giorno p.er giorno per indi,care le pos1.z1om in , cui le truppe accamperanno la sern, non s1 do~ vranno ritenere unrcarnente come conseguenza dei J comÌJattimcnti della giornata, ma bensì com e dipen- 1 denti dallo svo]o-crsi del concetto esposto._di .sopra. ( t> • ' Così potrù accadere che una divisione deh!)a ritirarsi '· quantunque abbia nella giornata 1T1anten11to vittorio sarhcn_te le sue posizioni . . s1

Fazione del giorno 1.3 settembre. ·

Nel far conosc0re ai comandanti delle due di visioni · il coneello strategico che dovrà , servir di base alle , manovre di questo 2° periodo, ho fl'.tto loro no tare . come tale concetto ha dovuto esser vmcolato e dall a } condizione cli pot~re far combatter~ per più giorni consecutivi le duo divisioni destinale a q·ueste manovre, e dalìa necess.itù che tali combattimenti avessero IlJogo in una dcler·miriala zon~ di terreno . Coi successivi ordini questo com.::rnclo s1 propone

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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

DEL

di regolare _le fazioni pe;r modo . che il concetto ge. nerale sia svolto nel termine stabilito dal Ministero pel 2° periodo. E però esso non può a meno di indicare prevent_ivamente, ,senza aspettare il risultato di ciascunaJazione, le posizioni che le due divisioni dovranno occupare nella sera , e ciò anche perch'è si · possa provvedere in tempo àll' accampamento delle truppe. Nel fine però di rendere razionaìe quanto pm e possibile la successione delle varie fazio ni, e di le· gittimnre le posizioqi ove ciascuna divisione accam-perà -seralmente, credo necess_ario di particolareggiare il concetto generaie delle operazio.ni dei du e esere) ti, precisando pel' eiascun gio rn_o razione di quelle truppé che si suppongono impegnate in pririrn liriea a dest(a ed a sinistra delle due divisionì Longoni e Revel. ( Si darà quindi il nomé convenzionale di divisione A ~ a quelle truppe che si· suppongono trovarsi sulla destra della divisione Revel : cli divisione B a quelle che si trovano sulla sinistra. A queste forze l'eserciLo dell'est oppone: la divisione M, scesa per la valle dell'Adige, 1 la divisione Longoni al Cfntro, ·e la divisione N a si- ) nistra. . Ecco i}dunque quali saranno le· clispos'izioni delle truppe e le operazioni di questo primo giorno.

Esercito dell'ovest. Il gl'Osso incomincia il passaggio del Mincio. Divisione A. - Una brigata a Yillafranca, l'altraguarda Mantova. Divisione Revel. - A' Sona e a Sommacampagna. Déve procurare di man Lénerè queste posizioni contro le truppe provenienti da Verona.

;a eonr:_o 0

Divisione 13. - A Sta Giustina, Sandrà, Colà e attorno Peschièra. Il suo còrnpilo è trattenère l'avanzarsi cle_J nemico dp.llq parte di Pastrengo e guardare Pcsçhiera.

Esercito dell'est. Il grosso e m marcia per l'alta valle dell'Adige e per le provil:lcie venete. Diyisione l\1. - Gfunta a Piovezzano e Pastrengo, si avanza per attaccare la divisione B. · Divisione ,Longoni. - Sbocca da Y~rof:rà, · dirigen·dosi contro la divisione Revel. Divisio'ne N. _:_ iGiunta a Verona manda una brigata · per la strada_ che · mena allé Ganfardine, pet~ protegg~re. il ~fìanco sinistro della_di visioue Longoni ,- e l'altra, b l'igata direttament~ contro Villa-franca.

La :di visione B, . aLLaccata dalla divisione l\I, è obbligata· a concentrarsi, a Casle1novo, donde· prosegue la ritirata insieme cop le ·truppe ehe guardavano Peschiera. Essa si anesta nelle r)Qsizioni. di Monte ,Scatola. e Monte Vento . ·' . , La divisione M occupa Castelnovo. 1-,a divisione Revel, ancor,çhè non fosse stata éo·steètta a cedere . davanti ;:dl' attacco della divisione Longoni; sarà ohhliga'.ta a prendere altra posizione più indietro per -essersi ripiegata la 4ivisione Be.per le minacce della divisione N. Alla sera essa accam:perà sul . gruppo dei coìli di Custoza, · occupando il margine della gola , di Staffalo. ' . . · La divisione Longoni occuperà Somn~acampagna e i dintorni. , La brigata della divisione A che era a Villafra'l'.lca ÀNNO XIV, VOL . IV.

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D'ESERCITO

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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

vi resla e Yi si afforza, ponendo il paese in istato di difesa. L'altra brigata prosegue a guardar Mantova . .La divisione N accampa éon una brigata ulle Gunfardin e e con l'altra dirimpetto a Villafranca. Per la fazion e di questo primo giorno e dei successivi , la composizione delle du e divisioni sarà la seguente, fiochè non venga altrimenti ordinalo.

Divisione Revel. 12 battaglion i di fanteria. 2 id. di bersaglieri. 6 squadroni. 3 batterie. 1 compagnia del genio.

Divi'.~ione Longoni·.

rn 2

6 3 1

battaglion i di fanteria. id. di bersaglieri. squadron i. batterie. compagn ia del genio .

Sunto delle cUsposizioni prc11e dnlln divisione n e,·el.

L'ordine del giorno <;!ella divisione ripartiva le truppe nel modo seguen te : Brigata di destra. - Colonnello Boni : 1° e 2° granatieri, 1 squadrone, •1 batteria. · Rri,qata cli sùiistra. - General e Gabet: 56° regg1men lo fanteria, 31° baltagl ione bersaglieri , 1 squad rone, 1 baLteria.

DEL

CORPO

o'Esrmcno

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Riserva. - 33° b,lLtaglione bersaglieri, 4 squadroni, ·~ batteria, 1 co mpagnia del gen io . La brigata di destra · ebbe ordine di occupare e difendere le posizioni da Madonn a del Monte a Sommacampagna ; la brigata Gabet quelle di Sona e Montebello. Ciascun a brigata doveva impiegare il proprio -squadron e per le ricognizioni. I i squadroni della risena ebbero ordin~ di stabilirsi a Yillanov~. per gunrdare l'accesso della valle di Staffalo e porsi in comunicazion e colla briga ta della diYisione A, che si suppone difendere Villafranca. La riserva a S. Andrea Sll ll a strada della Berettara. La ritirata doveva aver tel'mine con la occupazione delle alture che dominano la gola di Staffalo da Monte Croce a Monte Godio e con quella delle al ture di Custoza . Pe r eseguire codesta ritinlla, mentre la brigata di rdestra terrebbe fermo a Sommacampagna, la brigata ,di sinistra abbandonerebbe le posizioni di Sona, ri·1ùegando per Casazze sulla Berettara : qui vi si sosterrebbe fo rtemen te per p rotegge re a sua volta la brigata -di destra che da Sommacampagna ripiegherebbe per la strada di Staffalo. Questa brigata, oltrepassato Staffalo, doveva p rend·erc posizion e s ull e alture, occupan do con la destra Monte Croce. Da ultimo -la brigata di si nistra doveva ritirarsi dall e posizioni della Berettara su quelle di Monte ~odio, la Bagolina e Monto Molim enti , intan to ch e la riserva si sarebbe disposta davanti Custoza. Il giorno innarrzi della manovra fu impiegato a porre in istato di difesa Som macampagna, sburrando gli accessi del 'paese con lJani cate , adattando i muri esterni cli cinta pel fuoco di fucileria, e costruendo -delle batterie.


LE GP.ANDI MANOYR·E AUTUNNALI

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.DEL

Nell'ordinare questi lavori il generale Revelsecondò perfettarriente · il mio desiderio di esercitare le truppe nei lavori camp_ali, sempre quando t-e ne presentasse )'opportuni Là.

SunJo delle disposizioni IH'ese dnll.n divisione Longoui.

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Il, generale Longoni ripartì le sue forze in · tre co-lonne: , . Colonna d-i destra. - Colonnello Merzlyack : 23° r-eg· girnento fanteria, 1 battaglione ber-saglieri, 2 squadroni, 11 ba_tteria . Questa colonna doveva avanzarsi per la strada S, Mass'irnò-Lugagna'no. , Colonna clel centro. · - 'Generale Brianza: 24° e 55° fanteria, ·1 battaglione _bersaglieri, 2 squadroni , 4 batteria. Questa colonna doveva marciare lungo la strada S. l\foss imo-Somrnacampagna, che tocca- le ·casçine Cartolari e Casone. Colonna d-i sinistra. !..... Gen_erale CaffareHi : nrigata Palermo, 2 squadroni, 1 batteria . .Questa colonna doveva ·marci~re· sulla strada S. Lucia-S0m.macamp (1gna. Il generale Longoni divisa va attaccare la sini::;tra o il centro della divisione Revel secondo le disposizioni che questa avrebbe prese.L'ordine d·cl giorno prescriveva · che la divisione, postasi in marcia alle ore 7 antimeridiane; si sarebbe ferm;Ha a mezza via, colla destra a Lugagnano, il centro all'altezza della cascina. Paradiso, · e la 5inistra , a Caselle d'Erbe . Allora il generale, secondo il risultato delle ricognizioni, av1'ebbe dato gli ,ordini opportuni. )

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COI.\PO D ESERCI'ro

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Andamento delle 1uanovre.

Il geriera!e Longoni, avuto i rapporti de)le ricognf-zioni, deiiberò che si proseguisse la marcia nelle chrezio,1 i seguenti. La · colonna di destra, piegando a sinistra, doven dirigersi contro le alture di S. Pierino: la colonna centrnle per Tese e Ca' Verde contro lla-: donna della Salute e osteria della Torre: la colonna di sinistra per Campagnola dovea attacc~re · Corobiol -e Villanova. Per tal modo l'attacco della divisione Longoni, ,anzichè verso il centro o contro l'ala sinistra del nemico, sì facevb. prin.ci palmente sul!' ala destrn. Soltanto due squadroni erano maridati ,alfa l\lirabella davanti- alla Madonna del Monte. Le tre colol~ne della divisione Longon i spiegatesi i11· bel!'ordin·e verso le ore ,io 1 [2, entrarono simultaneamente in azione con molta vigori~. Ben tosto, senza che ancora fossero state ridotte al silenzio le artio·Jierie nemiche ( di cui uqa sezione, postata alle Zenine, batteva con grnnde efficacia 'obliquamente · 1a lin.ea nemica e fiancheggiava benissimo i difensori çli Sommacampagna}, le colonne di atlaceo si spinsero innanzi ,· nonostante tutti gli ostacoli accumulat,i dalla · difesa; ,cosicchè il nemico si dovè ritirare tanto frettolosamente chè stimai necessario di dare il segnale per la sospensione ·. delle manovr~ . In quel p_utlto il 11° granatieri, che con tre battaglioni aveva ,sostenu_to1a difesa di Sommacampagna. stava sgombrando ·il paese: it :2° granatieri aveva pur esso abbandonato le posiz ioni cli ~1adonna del Monte e di S. Pierino.


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LE GI\ANDl MANOVUE AUTUNN.I.LI

- Durante questa sosta diedi ordine al generale Revel di far -ritirare la brigata di clestra e la riserva alla Bereitara; · di far fermare a Casazze la brigata di sinistra. che aveva giù lnsciato·Sona, e di dirigere la cavalleria per la strada di Staffalo. Ricominciata l'azione, · la brigata di sinfatra si ritirò per Zerbare_, Nadali na e Pelizzara. Dal suQ can to la divisione Longonf proseguì ad ·avanzarsi con la sua destra verso Casazze e Casa nuova, con la sinistra a Ca Zenolina, e col centro dieettamente su·lla Beretlara. I\1a qui l'azione si ridusse -soltanto ad un Cqnnoneggiamento dalle due parti, poi che il segnale del fine della manO\'ra impedì che· si venisse ad un nuovo attacco. :Essendo l'ora tarda, le seguenti osservazioni critiche sulla f~zione furono fatte al gran rap,porlo del ,domani. )

Osser,,azlonf.

·- Il generale r..ongoni aveva accennato nel suo ordine del gio,rno che avrebbe attaccato il centro o la . sinistra delle posizioni nemiche, secondo la maggi ore opportunità; ma dietro i rapporti delle ricognizioni preferì dirigersi verso la destra del ·nem ico, e concentrò i suoi attacchi -contro S. Pierino e Sommacampagna. Ciò diede luogo a notare che in generale l'attaccare colla totalità delle proprie fo1;ze il nemico in una sola delle sue posizi oni, senza tenerlo a bada sulle altre con efficaci dimostrazioni, è in verità poco opportuno. Irnperocchè l'avversario, avvertito in tempo dai proprii esploratori, può- anche egli concentrare rapidamente

DEL

1

CORPO D ESERC1TO

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sul .punto mi na cciato le sue for-ze, oppure _riom?~r_e sui fianchi dell'attaccante con le truppe d1spon1b1h. Infatti il o-enei'ale Revel, sapu(o che, tranne qualche squadron;, nessuna colonna nemica si avanz3 va contro le posizioni di :Son a, Montebello e Madon~~- del l\1onte'. . si accingeva a manovrare con le truppe n1 collocate. ,rr;a \o lo consi'0O'liui ad indugiare per poco, sapendo che il generale Longon~, seco~d? - il _su? ordin.e del giorno, div isava attaccare la s1mstra o 11 _centro del nemico. · . · l' t l\la nor!" essendo tarda lo molto a pronnnzrnrs~ _a tacco di tutta la divisione nemica contro S. 1'ie;nno e Sommacampagna, il ge_nerale ~~vel_fece senz:alll? ripieo·are le sue truppe sulle posmom prestab~hle di o . Casazze e BereUara . · Le tr uppe della divisione Revel ~ssendo state pressochè uo·ualì11ente ripartite su tutto Il fronte, q?alcuno dei giudici del campo opinava ch_e la.con ~0Tmaz_10~:'.del 1 terreno e le considernzioni relative alla 1mea ~t r_1t'.rnta avrebbero forse consigliato di collocare rnagg1on_ forz~ ·a Sommacampagna. Ma io osserv~i c.)1e esse~d?s1 antIcipatamen te _posto questo paese m 1s~~to d1 difesa, la r itirata era , coperta; irnpei·occhè la riserva colloca~a . a S. Andrea sulla strada dell a Berettara, e la. resistenza · éhe poteva oppone Sommacampagna ~vrebbe.ro certamente permesso nl general e Revel :ct 1 eseguire con · ordine la sua ri"lirata, manovrando. con le truppe ' nel n:19do da lui indicnto nel suo orchne del giorn0. Infalti le trnppe che allrccarono Sornmaca~npagna non avrebbero dovuto così p~·ontam~1'.te spu_igersi su quella importante e mumla pos1z10ne, se avessero tenuto giusto conlo delle difficoltà che nel caso reale essa avrebbe pre~entato. Colsi l'occasione cla questo. fatt.o per ripeter~ che -nei simulacri ~cli con.1batlimento non potendosi Olle·


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4,77 2° CORPO D'ESERC ITO La di visio ne Lo ngo·ni è a Sommaca mpagna e deve at_taccare le posiz ioni della divisione Revel. La divisione. N è nel pia no, e deve attacca re Villafranca. DEL

LE Gl\ANDf MANOVl\E AUTUNNALI

nere dei 1:isultat.i ver( non si dovésse mai nell'attacco occupare una posizione che non fosse ced uta dal nemico :. sul: quale_, neì caso di una resistenza os tinai.~, ricadrebbe la ·responsabilità di non aver saputo deb'.tamen;e valutare le prnprie condizioni e quell_e dell avversario.

Fazione del giorno 14 settembre.

O rdine del giorno del (1omando genei•ale.

l.e ultin1e truppe del grosso dell'esercito dell'ovest stanno· sfilando sui ponti del Mincio . . La divisione A ha un a brigata nel paese di Yillafran ca, che è stato posto in is tat.o di difesa. L'altra brigata prosegue a· guardar ì\Iantova. · . · La di vi..,ione Rev<~I è sui colli di Custoza. La divisione B è a Monte Scatola , Canova, Monte Vento, e protegge la strada. di V1:dc,;O'io e il ponte . 00 d1 Monzambano. Si suppone sempre ehe altre truppe guardino Peschiera su ll a destra del ~1incio. In quanto all'esercito dell'est altl'e s:1c truppe stanno ·giung8ndo a Verona ed a Pastrengo . · . La divisio ne fil è intorno a Castelnuovo; . e deve avanzarsi per minacciare Monzambano.

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La divisione B si mantiene nelle sue posizioni contro la'. di vi~ionc M; ma per essere stata questa rinforzata vergo sera da nuove truppe, la divisione B si decide ad eseguire l'indomani il passaggio del M~ncio a Monzambano, dandone avviso alla divisione Beve!. La divisione N non riesce ad impadronirsi di Villafranca. La divisione Revel, se già non è s~ata costretta dal combattim ento con la divisione Longoni ad, abbandonare le posizi oni occupate il mattino , ricevuto nella sera il predetto avviso della divisione I~, e aveudo ormai compi uta la sua missione di proteggere la ritirata deH'csel'cito, si ritirà su Valeggio. · ' · La divisione Longoni occupa. nella sera le posizioni stesse, che occupava il mattino la divisione Revel. La brigata che ha difeso Vi!l hfranca venendo a tro- .varsi troppo isolata, !uscia quivi una retroguardia, e occupa n0lla notJc llosegaferro.

Sunto delle dl5tlosiziohi ,,rese dalla divisione Re,'(~I. ·,

La divisione fu spartiia come per la manovra ante cedente . La brigata di destra (c.olonnello Boni) ebbe ordine di. occupare con due hattaglio ni'ed una sezione di artiglieria Mon te Croce, e col reslo la linea. c~i ·Custoza, Belvedere e Monte Arabica, ponendo un ehstuccamento ul Crr)rgo . La sezione d'artiglieria di Cu-


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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

sto~a doveva postarsi dietro alcuni ripari che avrebbe costruiti .il genio. La brigata di sinistra (generale Gabet) doveva-prendere posizione a Monte Godio- ed alla Bagolina,. occupando col battaglione bersaglieri il Bosco de' Fitti, e colla batteria lHonte Godio: la batte'.'!a. de.Ila riserva al Belvedere, e il- battaglione bersaghen dr questa a Custoza. ~a ,brigata di_·destra, quando fosse stata fortemente attaccata dal neruieò , doveva abbandonare Monte Croce . e concentrarsi su Custoza. ~a brigata di sini_stra, doveva ripiegare a tempo opportuno sulla Bagohna e su Monte Arabica. La càvalleria e_bbe ordine di portarsi tutl,} ( meno uno squadrone mcaricato di .perlustrare la gola di Staffalo) a Pozzo l\Ioretta per osservare il nemico da quella. parte.

Suiito delle dispo!oiizioui prese dalla dh·isione l ..ongoni.

L'ordine del giorno accennava la necessità di far tacere le artiglierie nemich e per quindi marciare al coperto_ occupa1:e una ~rima favorevole posizione. La clms10ne 1u formata m due colonne e una riserva. Colo~na ' di dest1:a,. - Generale Brianza·: brigala Como, .3 co_mpQgme del 24,0 battaglioni bersaglieri, 2 squaclrom e 3 batu:tie. Col:mna cli si'ni'stra: - Genérale Caffarelli: brigata Palermo, 1 compagrna del 24.:° battaglione bersao·lieri 0 2 squadroni. ' Rise1~~a·: ~ Colonnello i\Iuletti : il ,f 5° batta.o·lione 0 bersaglieri, ·11 !55° fanteria e due squadroni.

~l:

479 Aperto ìl fuoco dalle artiglierie, la colonna di destra doveva avanzarsi sino al pendio occidentale di Monte Godio, ·e lo stesso doveva fare, potendolo, la colonna di sinistra: altrimenti quest.a avrebbe aLteso I' occupazione della Bagolina da parte della colonna di destra pee avanzare, e prendere posizione sulla sini stra della Bagolina stessa . DEL

CORPO D'ESEncrro

Ar1tlaùie11to delle manovre.

Vet·so le ore 8 antimeridiane le artiglierie della divisione Longoni, collocate in favorevoli posizioni a Ca del Sale e alla Pelizzara aprirono un vivo fuoco contro Monte Godio e la Bagolina. Intanto, la fanteria respinti gli esploratori della cavalleria nemica, e snidati dal bosco dei !?itti i bersaglieri, si avanzò aoperta dalle alture della Berettara e della Nadalitfo verso Monte Godio, laseiando sempre libera l'azione delle proprie artigliel'ie. Stante l'imponenza dell'au.acco i( generale· Gabet ritirò 1~ truppe da Monte Godio e concentrò la su a difesa nelle forti posizioni della Bagolina e di nfonte 1\iolimenti. In qu esto mezzo il generale Revel, accertatosi che nop avea. a temere nessun attacco su Monte Croce, richiamò le truppe che vi staYano, per rinforzare il restò della brigata di destra a Custoza e al Belvedere. La divisione Longon i si preparava all; attacco cerca!)do colla colonna. di destra, cl1e aveva occupato Sgaripola, cli guadagnare il fianco sinistro delle posizioni del generale GabeL; mentre la colonna di sinistra e la riserva si dirigevano cli fronte contro Monte


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LE GI\ANDT MANOVRE AUTUNNALI

Molimenti, protette dal fuoco delle artiglierie che -avevano preso delle posizioni più avanzate. Dopo vigorosa resistenza il generale Gabet lasciò Ja B~golrna e, _incalzato vivamente, occupò Monte Ara- · bica, don?e, _col. concorso di alcune truppe del colonnello Bom, costrrnse il nemico a ritirarsi . · In questo pun to feci sospendere J'azion~, affinchè 1~ ~ru?pe si riordinassero e rettificassero le. loro pos1z10111. ~ Al ricominciare dell'azione il generale Gabet occupava iHonte· Arabica e il Belvedere; e la briO'ata di destra eràsi concentrata a Custoza: la cavalle~·ia era sempre a Pozzo Moretta . . La divis ione Longoni àveva riformate le sue colonne d_'attacco, le qu.ah, dopo un vivo fuoco . d'artiglieria, · .sr avanzarono con_tro. le posizioni di Monte Arabica. Ac:olte da un vivissimo fuoco di fucileria, prese di s~reco dal cannone di Custoza, non poterono progredire; e finalmente un bene ordinato contrattacco del generale Gabet le costrinse a cedere il terreno . E sic~come lB ultirÌ1e posizioni occupate dalla divisione Rev.el .e,cano co~l forti, che il nemico, ~~!grado la supenorita numerica delle su,e forze, non avrebbe potuto agevolmente impadronirsene, così stiinai conveniente pbrre fine alle manovre . E in omfJggio ~Ha memoria dei compa.gni d' armi .che ~u quel suolo istesso cadcle1·? nella gL.JetTa del ,J866, le tr uppe presentarono le armi, e le bande militari intuonarnno la marcia reale. . Indi ".i fu il gran rapporto sul 'piaz'zale del palazzo Bevilacqua a Custoza.

DEL

;2° CORPO D. ESEf\GITO

Osservadoni.

Questa fazione fu una delle meglio condotte da ambo le pa{·ti. Forse vì contribuì il terreno, che presenta posizioni ben definite, e permette ,~Ilo ~g~ard~ di abbracciare una grande estensione,_ s1cche 1 capi poterono dirigere molto meglio l'azione: .. Fu notato che mentre il fronte della drns1one Revel abbracciava Mon te Croce e le posizioni delia Bagolina fino a l\lo,nte Godio, la divisione J~ongoni si :·ivolse tutta contro queste ultime alture; 11 che permise all'avversario di concentrare la suu difesa a Belvedere ed a Custoza, posizioni che la divisione Longoni non · era certo abbastanza forte per poter attaccare con pro~ babilità cli successo. In questa . manovra più che in r:essu~' altra, ~i eb~e <ì l'opportunità di notare i progressi fatti dalla fanteria nel modo di combattere in ordine sparso, e dal!' ar- 1) tìg1ieria nello scegliere e nel1'0ccupare le vari.e posizioni. I capi avevano bane alla mano le truppe e . qneste prontamente si riordinavano dopo l'attacco.


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LE . GRANDI MANO)'RE AUTUNNALI

Fazione del giorno 15 settembre.

Ordine del gio1•no del comando gcuerale.

Il grosso dell'esercì to dell'ovest è concentrato sul basso Oglio. Divisione A. - Una brigata fra Villafran~a e Rosegaferro, l'altra si concentra su Goito. · ~i~isione Revel, a Valeggio . ..:_ Si prepara per eseguire la sua ritirata. , Divisione Il. - . Occupa ancora le posizioni di Monte S·catola e Monte Ve1~to, ma si prepara ad abbando-narle, per passare il Mincio . a Mon zambano. In quanto all'esercit-o dell'est, la divisione M o~cupa lUonte Torcolo e Oliosi: sj avanza contro la divisione B. . La divisio~e Longoni occupa Custoza. e il Belvedere: sr prepara ad. _attaccare Valeggio. La divisione N .è· alle_ Ganfardine; deve riattaccare ' Villafran ca.

La ~ivis~on~ B abbandona le sue posizioni, e ripassa ~l . ~frnc10 a ~Ionzamba?o e .fa saltare il ponte. Essa s1 dispone· sulle alture d1 Cavnana. La divisione nI marcia su Peschiera per passare colà il Mincio.

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CORPO D ESERCITO

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Una br igata della divisione A difende ·ancora col suo scaglione avanzato di destra il paese di Villafranca; indi si concentra tutta a Rosegaferro ~ttirando a sè la. divisione N per impedire che questa possa gillarsi su Valeggio. Prose·gu~ poi la sua 1~itirata ripassando il Mincio a Goi~o, dove Jo .ri'passa pure l'altra brigata. 'La divisione N insegue, e accampa la sera a R0verbella. La divisione Revel rèsiste in Valeggio col solo scopo di eseguire quanto più ordinatamente può la sua ritirata. Le sue ultime truppe non riescono a far saltare il ponte. Alla sera essa avrà occupate le posizioni di Volta' che darà mano a raffon;are con alcuni lavori. . La divisione Lol)goni occupa Valeggio e Borghetto.

' Sunto delle disposizioni prese dalla divisione ncvel.

Il generaJe Revel concentrò la difesa priùcipnle di Valeggio nel paese stesso,' destinandovi la brigata comandata dal colonnello Boni é la 1;iserva disposte cosi: cinque battaglioni lungo il perimetro del paese, :eccettuato il gran parco che giace_ al nord di esso; · due battaglioni insieme . e.i bersaglieri della riserva _snlla piazza. centrale; una sezjoné di artiglieria P!'esso il castello. Sei pezzi dovevano battere le varie strade , che convergono ,a Valeggio. Inoltre un battaglione fu · destinato ad occupare Monte Barber. Il generale Gabet doveva con due battaglioni del 56°, -coi suoi bersaglie_ri e con la batter:ia occupare il parco e le alture al nord di questo. Gli altri due batlag:lioni' :del 56° posti sul!Ie alture dei . Fo}'.nelli, dovev().no impedire ~1 nemico di avvicin.arsi.


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LE GfiANDI MANOVRE AUTUN NALI

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CORPO D ESERClTO

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I t squad~oni della riserv_a e _i. due del generale Gabet; spars1 sul fronte., dovevano spingersi innanzi quan~o più po~evano per segnalare in tèmpo i movimenti del nemico ed anche ritardarli . Il genio fu incaricato déi lavori per mettere il paese in ista!o di difesa. · . · .

Suuto ·d elle disposizioni 111·ese <lalla divisione LÒngoni.

L'ordine del giorno prescriveva la formazione di tre colonne: ,

Colonna di destra. ~ Generafe Ca:ffarelli: brigata 1

Palermo'. e 1 batteria: per la strada CampanellaVen ~urell1, doveva ~ttaccare . la parte nord di Valeggio. . . , . · · Colonna clel centro. - Colonnello Muletti : 55° fanteria, 15° battaglione bersaglieri, · 1 batteria: doveva · avàn~iJ.rsi per la _s trada Villafranca-Valeggio ed appoggiare l'attacco della colonna di sinistra. Colonna di' sùiùtra: - Generale Brianza: brigata Como: 24° · bersaglieri, 1 batteria: doveva seguire per un tratto la colonna central e , indi piegare a sinistra. Tutta la cavalleria doveva coprire .la marcia delle ' tre colonne. ·

care sull'altopiano e a stendersi a destra e a sinistra della strada, respingendo a poco a poco gli squadroni nemici. Così le tre colonne si poterono spiegare a mezza via tra Torre Gherla e Valeggio estendendosi dai Venturelli sino ai Pozzi : dietro ad esse venng indi a raccogliersi la c_a valleria . Dopo un vivo cannoneggiamento le colonne si avanzarono convergendo su Valeggio. Allorchè giunsero in prossimità del paese, ìl generale Riwel m~ndò ordi?~ al gf,nerale Gahet di ritirare dall:altur~. de1 For~elh ·1 due battaglioni che vi erano runast1 moperos1, per farli concorrere a1Ia difesa del paese. :Ma quando le truppe della divisione Longoni si tr?: varono a poca dis.tanz·a dalle case, non essendo pm pos.s ibile continuare ordinatamente e ~on frutto le manovre, diedi il segnale della sospensione del COJ?battimento, e profittai di questa sosta per far esegmre al grosso della divisione Revel il passaggio del ~lincio su di un ponte a battelli che avevano gettato 1 p_ontieri. A Valeggio rimasero solo le truppe necessane a disputare al nemico l'entrata nel paese ed assicurare la ritirata. Ripigliatosi il combattimento, queste ultime trup~e, dopo avere trattenuto il _n~1?ico per bre:e o!·a, -~1piegarono inseguite dalla dms10ne Longom, d1 cm un.'.'parte valicò il Mincio e si spinse sino a Borghetto; 11 che pose termine alla manovra. Ìl gran rapporto fu tenuto in Valeggio.

Andamento (lella nmnon•a, Osservazioni.

Il reg?imenlo di cavalleria incaricato di precedere ]a marcia delle. tre. colonne della divisione Lono-oni riuscì coll'aiùto di du·e pezzi, che aprirono il fioco da Torre Gherl~ contro la cavalleria nemica, a sboc-

Le disposizioni prese dalle due parli e lo sviluppo dell'azione dimostrano che l'attacco e la difesa ave31 Al'iNO JCIV, VOL. IV.


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DEI,

LE GI\ANDI MANOVRE KUTUNNHT

vano rivolto entrambe la loro attenzione quasi esclusivamente su Valeggio . A tal proposito manifestai il mio avviso che (facendo astrazione dall'esistenza di altre forze laterali) un corpo che si avanza da Custoza per impedire al nemico, il quale occupa Valeggio, di eseguire la sua ritirata passando il Min cio a Borghetto, farà ottima cosa a spingere nel piano direttamente contro Valeggio una competente forza; ma ciò non dovrebbe essere che una semplice dimostrazione. Il vero attacco dovrebbe farsi pel Mon te l\lamaor e pei Fornelli, a fine di impadronirsi delle alture al nord del parco fra Barozina e Fenile, dove alcuni pezzi convenientemente postati batterebbero efficacemente il ponte di Borghetto, e renderebbero impossibile la ritirata al nemico. Con poche perdite si otterrebbe così il massimo_risultat~, dove che un attacco diretto contro le case d1 Valeggio darebbe Ìuogo ad una micidiale azione, senza fondata speranza di successo. Ma forse nel nostro caso la divisione Longoni può aver trovato nei dati del tema una giusta ragione per non operare in tal gu isa. Difatti il procedere per l\Ionte Marnaor poteva essere contrastato dalla supposta divisione B, che nel mattino occupava ancora le a.lture di Monte Scatola e di Monte Vento, sebbene già si disponesse ad abbandonarle. . Siccome in generale le disposizioni per la difesa devono sempre fondarsi su quelle presumibili dell' attacco, così, per le ragioni esposte, era desiderabile vedere nelle disposizioni difensive più spiccata la preoccupazione pel possesso delle suddette alture fra Barozina e Fenile. Forse sarebbe stato opportuno non limitare a due battaglioni le truppe · che occupavano l'altura dei Fornelli ed aggiungervi anche delle artiglierie.

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CORPO D'ESERCITO

La colonna CalTarelli si avanzò troppo lentamente, cosicchè giunse tardi a prender parte all'azione. Notai che non si diportarono in modo consentaneo alle buone regole, nè al còmpito assegnato_ loro, le trnppe collocate ai Fornelli, poichè non spiegarono per nulla la loro azione, ma rimasero. sempre ferme s ull'altura, fino a che non furono ch1amate a concorrere alla difesa di Valeggio. Benchè poche di numero, una. loro minaccia contro il fianco_ destro della colonna Caffarelli sarebbe pure tornata dL quulche effì.eacia, massime se si riflette che esse non avrebbero rischiato di perdere la. loro posizione, perchè .avendola alle spalle, potevano in ogni momento riguadagnarla. Onde non lasciai sfuggire questa occasione senza rammentare che, segnatamente sopra un campo ·d'azione ristretto e con un_ limitato .numero di forze, non deve mai una parte d1 queste rimanere inattiva durante tutto il combattimento. Le artiglierie della divisione Rev_el, si tu ate ~u l l tare del parco e sul castello di Valegg10 ebbero, rn v1rtu del forte dominio sul terreno circostante, un' azione efficace nella difesa lontana; ma quando le truppe nemiche eransi già avvicinate a l paese, i cannoni non potendo più dirigere contro di esse i loro tiri, sarebbe stato opportuno trasportarli in un'altra posizione meno elevata. Il che del resto era implicitamente indicalo nell'ordine del giorno della divisione, il quale voleva che la batteria di cui parlasi fosse sta ta solamen te « ,·n principio sul culmine delle cennate po~zioni ».

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LE GI\ANDI MANOVRE AUTUNNALI

Fazione del giorno 16 settembre.

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CORPO D ESEI\.ClTO

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Nella sera stessa la divisione Revel occupa Valeggi9 con un'avanguardia, menlre la divisione Longoni si ritira per la s trada Valeggio -Castel~uovo, onde m~novrare sul fianco sinistro del nemico che marciasse direttamente contro Verona.

Sunto delle disposizioni prese dalla clivisione Dovei.

Or11inc llel gio!·uo del C:omando g(merale.

Il grosso dell'esercito dell'ovest concentrato sul basso Oglio è sul punto di ricevere rinforzi e si prepara a riprendere l'offensiva . Le divisioni B e Revel ricevono l'ordine di mantenersi nelle posizionì occupate, quella a Cavriana, quesla a Volta . : In quanto all'esercito dell'est, la divisione Longoni da Borghetto muove all'aLlacco di Volta. La divisione M, che è a Peschiera, deve attacca~·e la posizione di Cavriana.

Durante ·la giornata l'esercito dell'ovest è ran-o·iunto t)t) dai rinforzi accennati dal programma. Informato di ciò, l'esercito dell'est risolve r estringersi allu difensiva: cosicchè le divisioni M e Longoni ricevono ordine di ritirarsi . La divisione M, respinta da Cavriana, si ritira per Peschiera su Verona. La divisione Longoni desiste dai suoi al.tacchi contro Volta e ripassa il Mincio, senza poter impedire al nemico di passarlo esso pure con parte delle sue forze.

L'ordine del giorno prescriveva di occupare davan~i . Volta una prima linea fra Montalto e Bussach etll, {spingendo un battaglione a Monte de·! F~a_ti) ed una seconda linea fra Martelli e Monte de1 I11m: Per conseguenza la brigata granatieri (colonnello Boni) à:rebbe avuto un reggimen to ih 1" linea sull~ alture d1 Montalto e Nariani ed uno in seconda hnea sulle alture dei MarteJli, una sezione di artiglieria a Montalto, / l'altra a,, Nariani. La brigata Iliarche {generale G~bet) doveva occupine con due battaglioni ~ · una sez10~e di artiglieria le alture dei Nov~lli ~ d1 B~ssa_ch~tt~; e con-Ii altri 3 battagl ioni e l'altra sez10ne d1 artigheri~ lleal~ e Monte dei · Pini. A ciascuna brigata era dato uno samd rone per le esplorazionj : gli altri quattro squ·a a/on i dovevano tenersi _di~lro Montulto al ~ar~dìso . Un battaglione bersaglten con una batterw. m riserva a l\lonte Fiorito davanti Volta. 1

Sunto (folle distlosizioni 11rese dallR divisione ILongoni.

L'ordine del giorno ammetteva o che il nemico si sarebbe difeso sull'altopiano di Volla, o che av1:eb~e fatto resistenza sull e alture di Wiontalto e di Nanam . Il ge-

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LE GHANOl MANOVR-E AUTUNNALI

- nérale Longoni diceva : J;le,lla prima ipotesi mi riserbo dare le disposizioni per l'attacco dopo che av·rò riconosciuto quelle di difesa del nemico. nfa ud evitare, nel caso di .ritirata, quals'iasi incertezza, prescrivo doversi essa eseguire così: le bri_gate Como e Palermo, di-sputando il terreno, retrocederanno lentamente e verranno a prendere posizione la prima sul Monte dèi Frati e la seconda sulla sinis~ra di essa a cnvallo della strada Valeggio-Volta. La riserva, composta del 55°. fon , terin, di due battaglioni bersaglieri e d'una batteria, .occ_up_erà .da . prima Monticelli. Indi la cavalleria pasS<;ra 11 Mrnc10 e andrà a collocarsi oltre Valeggio, presso la . strada di Castelnuovo: dopo di che la riserva stessa ~Penderà. posizione sulle alture di Valeggio. In s~gmto la bngata Palermo (generale Cnffarelli) prosegmrà la sua ritirata e oltrepassato Valego·io -andrà a prendere posizione presso S. Giorgio. Infine la brigata Como (generale Brianza) si ritirerà per Ìa strada di Castelnuovo, e giunta presso Ca S. Zeno si arresterà. Nella seconda ipotesi, cioè che il nemico resistesse sulle altur~ di MontalLo e .di Nariani, il generale Lon. goni diceva: .le brigate Como e Palermo si arresteranno e prenderanno posizione a Monte dei .Frati ed a cavallo della strada Valeggio- Volta. La cavalleria sarà impiegata a riconoscere le posizioni' del nemico: ]a riserva sarà a ~roqticelli. Quando poi si dovesse battere in -ritirata, si procederà nello stesso ordine ' detto di sopra. ·

./;\nd:miento delle manovre .

La divisione Longoni mosse da Borghetto sulla strnda di Voìta. La brigata Como aveva avuto ordine di oc-

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CORPO D' ESJWC ITO

cupare Monte dei Fi'ati e tli spingersi quindi nella direzione di Nariani e di Novelli, mentre la brigata Palermo avrebbe occupato MontaHo. Quella brigata trovò a Monte dei Frati un battaglione de l ·1° granatieri, il quale dopo breve resisteT,)za ripiegò · s~ MÒntalto , .ove si trovò allora ' riunito tutto il reggimento c<Jn una sezione d'artiglieria. Il generale Brianza:, postata prontamente la sua balleria su~ Monte dei Fraii, aprì il fuoco contro riiontalto. Indi a poco la brigata Palermo si formava io battaglia · a cavallo della strada, collocando la propria batteria alla sua sinistra in opportuna posizione. Dinan zi n queste disposizioni del nemico, il col,onnello Boni che dirigB"va la difesa. di Montàlto fèce bensì, dietro le osservazioni di un giudice. del campo, ritirare le su.e artiglierie {che mandò sulla stra.da in-:_ nanz.i alla Campagnola), ma mantenne la sua fanteria sull'altura, nspettando forse~ per ritirarnela, che il nemico le maTciasse contro. Ma dalla parte opposta il g~neral8 Cafforelli, giudicando lroppo forte la posizione di ì\'lontalto per nttaccarla di fronte, nè avendo spazio per girarla , no ;.. si mosse , e attendeva che la brigata ·Brianza, avanzando, obbligasse i difensori di Montalto a ripiegare. Il combattimento ri.rnase così sospeso da questo lato. La briga ta Como frattanto procedeva htngo le alture neUa direzione di Nariani; ma giuntn presso qu esto boro-o, fu vivam ente attacca ta dal 2° g ranatieri, clie era;i spinto innanzi dalla sua primitiva posizione dei Martelli. Qu est'attacco e la prese nza del nemico a No velli ed a Bussachetti decisero il generale Brianza a prendere posizione più indietro colla destra ai Fenilazzi e la sinistra verso Monte dei Frati. Il 2° gra~ nat1er1 non l'inseguL ., . Così stavano le cose quando il -generale Longoni,


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LE GRANDI MANO\'RE AUTUNNALI

vedendo che ·il nemico teneva fermo a Montalto a Nariani, a Novelli ed a Bussaehetti, ordinò alle '.s1i'e truppe_ di intrap eendere la ritirata . La brigata Palermo iniziò questo · movimento. La brigata Como· · marciò indi a scaglioni per la strada Cavallara. L'ultimo scuglioné (due battaglioni ed una ~atteria) che aveva occ.upato Monticelli , non laseièi questa posizione se non quando tutte le altre truppe furono di là , dal Mincio . nentre la brigata Como si ritirava, la brigata ·March e anzichè inseguirla, lasciava le posizioni di Novelli e di Bussachetti, e per ordine ricevuto ripiegava su Volta. La brigata granatieri stava pur scmp,re a Montalto , e o_ccupava con akuni battagl ioni .i piedi dell'al tura. Cosicchè gran parte della divisjone Longoni potè senza essere disturbata passare il Minci•> e O"Uernire di artiglierie le forti posizioni della riva si~istra. Il generale Revel, accertatosi che il nemico era in p iena ri tirata, risolse avanzarsi. Frattanto l'ultimo scaglione della brigata · Como era ancora a Monticelli sostenuto come si è deuo di sop1:a · da una batteria: questa e le altre due già collocate di là dal .Mincio ba_ttevano in tutti i sensi il terreno che il nemi co doveva necessariamen_te pe 1·correre . · Onde la divisione Revel di fronte a posizioni cosl ben difese non procedeva che lenlamente, cercando di controbattere per quanto era possibile le artiglierie dell'anersario. Giunta a tal punì.o l'azione, ed essendo l'ora tarda 6rdinai il fine della manovra, e tenni il gran rapport~ a Valeggio.

DEL

CORPO D'ESERCITO

· Osservazioni.

Se in questa fazione non fu eseguita la prima parte del tema, cioè l'attacco su Volta, e se vi fu dèllo scud to, è da ascriversi in parte alle ·disposizioni primitive prese dalle due divisioni. La divisione Revel occupò una estensione di terreno forse troppo grande . È ben vero, come accennava l'ordine del giorno della divisione, che la difesa di Volta non può circoscriversi al caseggiato del paese 'nè alle più vieine alture dominate in parte d1,1lle più lontane: ma non è 'men vero che le posizioni che furono realm ente occupa~e erano per estensione sproporzionate alla forza delle trnppe; e lo sarebbero stato an corchè la divisione si fosse trovata sul piede di guer.ra. Indipendentemente da ciò , per rendere possibile l'attacco di Vol ta sarebbe stato necessario che le truppe ehe sosten evano la difesa in prima linea non avessero perse,crato nella resist.enza come f<::cero. In fatti il colonnello Boni si mantenne sempre in posizione davanti ·a forz e maggio_ri; ed il 2° granatieri ch e , era in seconda lin ea a Martelli si spinse sino a Narinni, ove energicamente si oppose all'avanzarsi della brigata Corno. Dal lato opposto la brigata Palermo dovè spiegarsi a cavallo della strada fra Monte dei Frati e, la riva del Mincio; cioè s u di un terreno affatto piano e scoperto, che non gl i offriv a favorevoli condizioni per a:vanzarsi, e presentava per linea di ritirata una streua . gola fra la riva scoscesa del fium e cd il monte. Queste considerazioni aifac«~iatesi alla mente del generale Caffarelli, lo trattennei'o dallo spingere le sue colonn e


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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

all'attacco. Se non che: riconosciuta la difficoltà della sua s_itua~ione, avrebbe dovuto ·il gener~le, quando la brigata Como marciò su Nariani, affrèttarsi ad occu~are egli st~~s_o l'altura dei Frati, la quale mentre assicurava la_ r1t1rata a lui e all'intera divisione, gli avrebbe formto un buon punto d'appoggio .per procedere contro Montalto. ' Chiesto al gener~le Revel 'perchè la br,igata Ga.bet n_o~ a_tta~cata_aves~e lasciato le sue minacciose pos1z1?m d1 pnma lrn~a a Novelli e BussacheHi , ne ebbi che questo movimento era stato da lui ordinato per dar campo ali.a divisione Longoni di spiegare l; sue for.ze, ed avanza,rsi coerentemente al tema. l\fa qnest_o ordin~ giunse nl generale Gabet quando già la brigata Br1anza ponevasi in ritirata. .. Q1Jesti malintes} e questi contrattempi spiegano I mcertezza che Yl fu durante una parte della fazione ca~'fl~le; e dann9 r.:igione del perçhè . le brigate granatien e Pale~·mo stettero in presenza l'una dell'altra senza nulla tentare, e le brigate Como e Marche sì allontanarono l'una dall'altra. Ciò nonostanté questa fazione offrì opportunità di studiare accuratamente il terreno, e fu nota.to con qu~nto d.i~c_ern_imen to il gen erale Long9ni occupò le varie pos1zwm atte , a proteggere la sua ritirata, e come, furono prese dal generale Revel le migliori disposizioni possibili per attaccarle.

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CORPO D'ESERCITO

Fazione del giorno 17 settembre.

Ordine ·del giorno del Comando generale relati'fo aUe fazio ni del 17 e del ·JJS settembre,

Per ~ ·c1ue ultimi giorni delle grandi manovre la divisione B ha il mandato di investire Peschiera sulla destra del Mincio, e la divisione Revel, per rend ere possibile l'imestimento di questa piazza sull~ sinistra del fiume ~e per liberare l'esercito che marcia su Verona da oO'ni minaccia sul suo fianco sinistro , . deve b . attaccare la divisione Longoni che ha preso pos1z1~ne a cavallo della strada Valeggio-Castelnuovo e respmgerla · su Pastrengo. La divisione Longoni sceglierà essa stess~ le posi~ zioni su cui accampare dopo il 9ombatt1mento d1 ciascun giorno, e . la divisione Revel le occupe,:~ nella sera successiva. Le due divisioni saranno formate così : J

Divisione Revel. 'Brigata granatieri di Sardegna: 1° e 2° reg~. - 8 bat~ tarrlioni - colonnello l3oni. Brirrata Marche: 55° e 56° i:egg. - 8 battaglioni O generale Gabet. . . 3 battaglioni di bersaghen. 6 squadroni. 1 compagnia del genio. 3 batterie.


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LE GftAi'iDJ MAN OYnE AUT(;i.'iNALi

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CORPO o'ESERCITO

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DiviJione Longoni. Sunto delle disposizioni (lrese dalla dh,isione llcvel.

Brigata Como : 23° e 24° regg. - 6 battaglioni generale Dt·ianza. Bl'igata Palermo: 67° e 68° regg . - 8 battaglioni generale Caffarelli. 1 battaglioni di bersaglieri. 6. squadroni. 1 compagnia del genio . 3 batterie.

Sunto delle disposizioni 1u·esc dnlln divisione l ... on~oni.

Il generale Longon i nell'accennare nel s uo ordine del giorno quali avrebbero potuto essere le presumibili int~nzioni del nemico, diceva fra l'altro: - esso pu ò marciare s u Castelnuovo forzando una delle nostre ali e p~ob.abilmente la destra. - Ecco intanto le disposiz1on1 del generale : le brigate Com o e Palermo doveva~o occup are , tra il Min cio e il 'l'ione, le alLul'e da Felione sino ad Oli osi guardando S. Rocco di Palazzolo con un battaglione ed un plotone di cavalleria. Una batteri a a Felione, una a monte Torcoli: la terza ad Oliosi. La cavalleria doveva stare alle al( e una riserva di due battaglioni dietro monte Cricol. Laddov~ .si fosse s~ati costrelli ad abbandonare questa pos1Z1one, la difesa si sarebbe concentrata a Castelnuovo , occupando monte Beroldo e monte ì'tlagretto.

La divisione fu spartita in 3 co lonne con una n serva. Colonna di destra. - Colonnello Boni : la brigata granatieri, una batteria ed uno squadron e. Colonna del centro. - Generale Gabet: sei ballaglioni della brigata 1\Iarche, una balleria e uno squadron e. Colonna di sini'stra. - Colonnello Muletti: due battaglioni del 1'5° fanteria , un a sezione, e due squadroni. Riserva. - Tre battaglioni bersaglieri, una sezione di artiglieria e due squadroni. l'ilen tre la colonna del centro sarebbesi avanzata sulla strada di Castelnuovo, la colonna di sinistra av.rebbe marciato per la strada di Salienze, facendo delle dimostrazioni suJla destra del nemico per attirarvi la sua attenzione. La colonna di destra, girando per via Cava, Pernisa e S. Rocco di Palazzolo, doveva marciare coperta. ptù che po teva; spiegar&i se trovasse di fron te il grosso del nemico, o accorrere a sostegno della colonna del centro se questa si fosse seriamente impegnata. La riserva doveva appoggiarlil l'azione della colonna del centro. L'ordine del giorno ra ccoman dava alle colonne di ten ersi sempre in comunicazione fra di loro; e di trovarsi contemporaneamen te sulle tre successive posizioni di via Cava, l'ilontevento, l'!Ia1·zago, poi S. Rocco, Oliosi, mon te Torcolo, e infine Roncana, palazzo AIzarea, Contrada de' 1\Iaschi.


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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

Andamento delle manov1·e.

Verso le ore 8 antimeridiane gli esploratori della colonna di sinistra della divisione Revel si scontraron_o sulla strada di Salionze all'altezza di Ca Fontana con due squadroni nemici. Poco di poi il colonnello l\fuletti, comandante la detta colonna, prendeva posizione a monte Scatola, e co' suoi due pezzi apriva il fuoco contro la batteria nemica postata sul pendìo delle alture di Ca Felione. Indi faceva muovere in varie direzioni i suoi due batta.glioni, divisi in quattro colonne, per far credere all'esistenza di forze superiori secondo gl i era stato ordinato. La colonna del centro e la riserva della divisione Revel si erano avanzate sulla strada ctiTetta da Valeggio a Castelnuovo ; ma allo sboccare dalla stretta 'd i monte Vento, vedutesi accolte dal fuoco della batteria nemica stabilita ad Oliosi, eransi spiegate al coperto sulle alture· boschive di Pasquale, Canova e Ca Bruciata, ponendo fr1 azione le proprie artiglierie. La colonna di destra della divisi'one Revel marciava prestament8, ma per il lungo giro che doveva percorrere, e per Ju_ malagevolezza delle strade, penava a giungere' sui campo dell'azione. Dal suo canto il generale Longoni , clie riteneva più probabile un attacco contro la sua destra, quando vide che ivi il nemico si mostrava con poche forze, concepì il dubbio che l'attacco principale sarebbe invece sulla sinistra : il quale dubbio, avvalorato ,, dai rapporli delle ricognizioni sull'avanzarsi d'una colonna nemica verso tal parte, lo decisero a portare la sua riserva al palazzo Alzarea, ed a ripie-

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CORPO D'ESERCITO

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gare sulle posizioni di Feni1e, monte Cricol e Renali. Più tardi il distaccamento di S. Rocco di Palazzolo avendo segnalato l'appressarsi deHa colonna Boni verso quella direzione, il generale Longoni ordinò a quel distaccamento di ripiegare sul gì·osso', o temendo di essere prevenuto dal nemico nell'occupazione di monte Deroldo e monte l\fagretto , si ritrasse su queste posizioni colla brigata Palermo e colla riserva. Questa ritirata si esegtiiva alle ore 10 ~ t~ circa quando appunto erasi rimessa in movimento la co- ' Jonna nemica (Gabet) ·alla cui sinistra si eran_o portati i battaglioni bersaglieri della riserva. · La brigata Como rimase in posizione sulle alture di Ca Feliona, finchè ebbe di fronte poche truppe; ma quando coll' ·avanzarsi de' bersaglieri e della colonna Gabet vide minacciato il suo fianco sinistro, si ritirò anch'essa per Ca Moretta, Contrada de' Maschi e le Fontane, protetta da due battaglioni dis tesi in catena e dai suoi due squadroni di cavalleria. ; Verso le ore- H la colonna di destra del generale Revel entrò in ozione occupando con parte de.Ile sue forze i Fornelli all'altezza del palazzo Alzarea, donde prese a. battere . le posizioni di monte Beroldo e monle Ma.gretto, che allora si coronavano di artiglierie. · Il resto della c.olonna proseguiva ad avanzarsi coperto dalle alture che costeggiano la si_nistra del Tione. A questo punto l'azione divenne generale e vivissima: la brigata Como arrestatasi alle Fontane, stava alle prese colla colonna di sinistra (Muletti) e con parte della colonna Gabet. Il generale Long011i per assicurare la propria ritirata mandò a Capellina, sulla strada da Castelnuovo a Sandrà, due battaglioni che formavano il collegamento . fra le brigate Como e Palermo. Indi, veduto il movimento dei granatieri del colo9nello Boni verso pa-


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LE GUANDI MANOVRE AUTUNNALI

lazzo Ferrari, ordinò alle sue truppe di abbandonare monte l\lagretto e monte Beroldo, e continuare lari- . tirata verso Sandrò. Me ntre questo 5i eseguiva, feci dare il segnale per la rettificazione del!!') posizioni; indi quello del termine della manovra . In quel punto tutta la brigata Como occnpava monte ]forche, dove erasi ripiegata dalle Fontane. La divisione Revel, meno quella parte della colonna Boni che s'era avanzata su palazzo Ferrari, stava schierata lungo la ferrovia da Bettole alle Fontane. L'ora tarda impedi che si tenesse il gran rapporto.

Osservazioni.

L'ol'dine del giorno della divisione ReYel raccomandava alle tre colonne di tenersi continuamente in comunicazione fra loro e di procedere per quanto era possibile alla stessa altezza; ma nel fatto questo legame nel primo periodo dell'azione non vi fu, massime per la colonna di destra (Boni) che dovè percorrere un lungo giro. Così mentre questa marciaYa, senza poter dare segno di sè, la colonna centrale, aspettando che la colonna 'di destra si mostrasse, uvanzava lentamente e si limitava a controbattere l'artiglieria nemica. La colonna cli sinistra (Muletti) abba,ndonata a se sola, sostenne colle deboli sue forze un ineguale combattimento contro la destra del nemico. La brigata Corno si mantenne forse troppo lunga~ mente alle Fontane. Essa vi stava an~ora quando si ritirarono i due battaglioni, che la collegavano alla brigata. Palermo, e non ripiegò su monte Forche se non quando quest'ultima brigata abbandonava monte

2° , CORPO

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n ' ESEUC!1'0

Beroldo. Dall'altra parte furono troppo ardite quelle truppe che, veduto rit~rarsi .i due batt.:iglioni i quali · collega.van o fra 1orn le posizioni delle · Fon tane e di monte ~!agretto, li inseguirono, venendo· così a intromettersi fra le truppe · che occupavano ancora quelle altur~). . 1 Le artiglierie stabilite a monte Beroldo tardarono troppo a ritirarsi: quando esse ripiega,rono, gran parte della fanteria aveva abbandonato quella posizione, e le truppe nemiche si erano avanzate a segno che da monto Beroldo 'le bocche da fuoco per la consid'e1;evole elevazione non potevano più trnrre con efficacia. Del rimanente, la descritta fazione campale riuscì molto animD-ta e di gen.erale soddisfazione per le varie fasi che presentò, massime nel suo ultimo periodo avanti Castelnuovo, in cui tutte ' le forze di ciascuna parte, assai ben coHcgate rra loro, resero l'azione ordinata e -assai verosimile.

Fazione del giorno 18 settembre ..

'

La divisione Longoni dovrà difendere le posizioni di Sandrà che coprono la . strada di Pastrengo, e la divis·ione Revel attaccarle per costringere l' avversario a ripieo-are su Pastrengo ( Ordine del giorno a O I pagine 495 e 496). e

ANNO XIY, VOL. IV.

82


50z

LE GnANDf MANOVI\E AUT UNNALI

Su_uto delle ~is1>osizioni prese dalla divisione . Longoui.

Il generale Longoni divisava tener fermo colla sinistra -appoggiata a Sandrà ed al Tione, e di rnanovrare per la destrn contrò il fianco sinistro del nemico. La brigata Palermo (generale Caffarelli) doveva disporsi 4inanzi Sandrà, con la destra appoggiala alla altura de' Sultani-, e la sinistrà al Tione, con due battaglioni in riserva alla Baraldola. Due batterie, collocate l'una a destra di Sandrà e l'altra a sinistrn avrebbero completata ra difesa di coteste posizioni. · ' La brigata Corno (generale Brianza) col battaglione bersaglieri e una batteria dovevo tenersi in colonna qietro le alture dei Sultani, colla testa presso la strada da Sandrà a Colà. La cavalleria era ripartita egualmente fra le due briga~ .

S111110 del~e disposidoni _1u-ese <lalla divisione .Revel. •

La divisione fu spart1tn, coin é per la· m~novra antecedente, in 3 colonne e una riserva. , e Colonna di destra. - Colonnello Muletti: 2 battaglioni del 515°, il ~4° bersaglieri e un plotone di cavalieri.a. Colonna del- centro. - Colonnello Boni. Colonna di sinùtra: - Generale Gabet: composte entrambe come per la precedente manovra. Riserva. - 2 battaglioni bersaglieri, una batteria.

DEI;

;2° COl\PO o ' ESEHCITO

-

1503

La colonna di destra, costeggiando il Tione , avrebbe marcia lo verso Ca Lenera e Ca della Gallina. La colonna del centro· sarebbesi- avanzata per la , -strada Castelnuovo-San<lrà.· La colonna di sinistra, marciando sempre coperta ·dalle alture che da Castelnuovo si protendono verso Cape.Bina, sarebbesi diretta alle cascine I1 regalone. Finalmente la riserva doveva seguire la colonna centrale.

,ludamento clelle numo,Te.

Le tre colonne della div ision e Revel, precedute d~gli esploratori, si àvanzaron~ verso I~ suindi.ca:e posiz ioni , e giunte all'altezza (h Capellma e cli _Ca Lenera si formarono in ordine di batlaglia, protette da una catena di r,acciatori sp inta molto innanzi . Questi vennero accolti dal fuof,o delle artiglierie nemiche, poste. sulle alture de' Sultani, di Cas_~tta e di Ca della Gallina, alle quali non tardarono a rispondere le bat-. -e terie della divisione Re_vel, che vennero a coronare le .alture della Capellina. In questo mentre il generale Gabcl si afanz~ fin presso l'altura dei Sultani·, in modo che ]a brigata Como, la quale era dietro la detta ahura pronta a sboccare, si trovò obblignta a sp'iegarsi prontnm ente per opporsi ano inatteso attac_c o. . . . Vedendo il gen ernle Revel che a1 Sultam trovavas1 il maggio r nerbo ·delle forze nemiche, rufforzò la colonnà G·abet · con due battaglioni bersaglieri e con la batteria della riserva. Così tale colonna fu posta in grado cli con tinuare la sua azione o ffensivn tentando girare la destra clell'avversurio. La brigata Como, per


LE . GHANDI MANO VRE A{JTUNNALI

tal modo costretta .ad indietreggiare, cominciò ìa sua ritirata a scaglioni vers,o Pastrengo; indi rifo rmò la sua linea di battaglia sulle alture Occa è Ponte. Anche il generale Caffarelli, costretto a cedere dinanzi agli atta cchi della colonna Bon-i, ripiegb successivamente col 67° reggimento verso la cascin a Ponte, e venne così a trovarsi a sinistra della brigata Como . Contemporaneamente il 68° reggimento concentravasi alla 1:3araldola. La colonna di destra del g\:)nerale Revel, spintasi di là dal Tione verso la cascina Venturelli ; aprì il fuoco contro il 68°, mentre il -resto della divisione stessn,' occupate le alture di Sandrà, erasi s teso dal paese fin verso la cascir.a Paulonga. Il éolonnello Boni, fatta avanzare la compagnia del genio, poheva in istato di difesa Sandrà. Dall'altra parte il generale Longoni, quando ebbe collocato parte delle sue artiglierie sulle allure di Figaia, disponevasi a ritirare tutte le sue truppe sotto la protezione ~ei forti di Pastrengo, quando fu dato il segnale pel termine della manovra. L'ora tarda impc~dì di tenere il gran rapporto.

Oss_é rvazioui.

.. veduto , il modo ammirevole con cui ,da ambo le :parti' era stata condotta questa fazione, sia nell'insieme che nei particolari, mi affrettai ad estern~rne il mio contento ai generali comandanti le due divisioni, L'estensione del terreno su cui le truppe si scontrarono era meglio proporzionata alle forze impegnate di cruello che non fosse stato in talune manovre antecedenti; cosicehè l'azione fu più concentl'ata, tutte

DEL

'.z°

CORPO D'ESEi1ClTO

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le truppe vi presero purte, e le varie colonne si. .tennero meglio in recip roco accordo. La conformaz1o~e del terreno e la vicinanza dei forti di Pastrengo che.ò.ero una direzione sicura e visibile al combattimento, F urono lodevoli la scelta delie posizioni occupale dall'artiglieria, l'ordine con cui la fanteria eseg~! i suoi movimenti, sia avanzando che retrocedendo, 1 mcon cui gli uflìciali occuparono le posizioni, telliO'enza 0 e j} - modo pronto con cui regolarono i loro movi- \ menti secondo le ci I costanze. Si ve~eva in un a parola \ il progresso fatto, e il profitto che_ ciascuno avea ricavato dalle grandi manovre.

Questa fu l'ultima fazio ne campale del 2° p~riodo. Il giorno 19 settembre le due divi.sian~ an_darono a prendere posizione attorno Verona, e 11 giorno s~guente le passai in rassegna sulla piazza d'armi , ov~ . le tru ppe fecero bella mostra pel' la sveltezza de1 movimenti e per il loro contegno marziale; Nello stesso giorno le truppe appartenenti alla guarnigione di Verona. rientrarono nella città, e le altre accamparono sugli spalli della piazza. Il _ gi?rno 2i seltèmbre queste ripartirono con la ferro,,1a per le loro guarnigioni. .. Dopo la rivista del 20 settembre emanai 11 seguente ordine del gior no : ·

U(ficiqJi sott'u(ficiali e soldati, I ' . , Nell'atto che ciascu1{0 dei corpi qui radunati sta per rientrare nelle guarnigioni ordinarie, sento il bisogno di rivolgervi alcune parole che servano come


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LE GRANDI MANOVRE AU TUNN ALI

'di ri cordo del periodo d'istruzione che abbiamo passato assieme: A quest'ora' nessuno . di voi vorrà disconoscere · la g_rande utilità che arreca ali& truppe questa istituz10ne dei campi. Se alcuno ne potesse dubitare non \ a:rei _che a richiamargli alla mente ciò che og;uno d~ noi ha, potuto osservare sul principio ed aila fine d1 quest_e ese rcitazi oni . Tutto ha miglion}to : ufficiali , e soldati hatrno acquistato maggio r pratica , si sono avv8zza_ti ad _applicare più prontamente e più rettaTI::n~e 11 loro criterio; si sono reso meglro con Lo di c10 che vcr/;l,mente avviene in guerra. QuesLi .progressi si debbono non solo alla istituzione suddetta, ma bene ancora al buon volere di cui a':'ete dato prova. Onde mi corre l'obbligo di dire a_ Lutti una par_ola di ringrnziamento e di lod e, e specialmente .ai signori generali comandanti le due divi~i_oni'. i quali, già chiari per Je'Ioro distinte q ualità rmlitan, hanno anche in questa occasione dimostrato tueto lo zelo da cui furon~ sempre ani~nati. N~n solo l'istruòone, anche Io spirito militare, il sent11~en_to _della diseiplina. si sono ravvivati in qi.1este eserc1taz!on~ . I superiori lianno avuto per qualclie tern~o ri unite ~otto la mano le, loro truppe, meglio . a~sai die no~i s1 possa fare nel!~ guarnigioni. Nelia "!ta passata rn -comune e lungi da ogni distrazione, s1 sono raffo1:zati i vincoli della fratellanza militare · ì. ]~ f:ati_che, ed ancl!e qualche privazione ,a cui quest; vita v1 ha co.strett1, hanno richiesto da vo i ]'eser-èizio di quelle virtù militari che fanno la forza di un esercito. Jmperocchè - ricordatelo bene - tutti ·coloro i quali vanno ostentando a riguardo vostro una commiserazione ed un in teresse tendenti a mostrarvi come eccessivo ogni rneoomo disagio, costoro, io dico, attentano all'onol' militare ed alla gloria del paese. La

l

DEL

2° CORPO n'ESERCl'rO

507

vita del soldato non è vita di blandizie nè di riposo: buon soldato è solo colui che ha temperato l'animo ad ogni sacrifizio e le membra ad ogni fatica. Perciò qualunque cosa vi obblighi a vincere la naturale tendenza che ognuno sente al quieto e agi.alo vivere, qualunque cosa vi costringa a faticare, accettatela di buon grado, coll'intima persuasione che per questa via soltanto vi porrete in grado di adempiere in ogni circostanza· il debito vostro. E. più anco ra diflì dnte di coloro che per ignoranza o per m1i\izia tendono in diverse maniere ad affievolire in voi il sentimento della disciplina . La disciplina è la condizione assoluta .di ogni esercito. Ess~ unisce collo stesso vincolo ed al modo istesso tutti gli anelli della m1litare gerarchia. li diritto del comando non si può esercitare senza adempiere perfettamente il dornre dell'obbedienza. Perciò questo. dovere è tanto maggiore quanto è più elevato il grado di cui si è rivestiti. Rammen tatevi che un esercito divenuto fiacco e riluttante alle severe esigenze della discipli na è un esercito disonorato , oggetto di generale displ'ezzo e flagello del prop rio paese. . Ma voi avete sempre dim ostrato un retto sentire militare ogniqualvolta vi trovàste alla prova. Adunque accogliete queste mie parole non altrimenti che come una" esortazi one a proseguire con maggiore alacrità sul sentiero deJ dovere e dell'onore, per rendervi sempre più meritevoli della fiducia che in voi così a b'uon diritto ri pongono il Re ed il paese.

n. l!uogotencnte generale P L\NELL.

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LE GRANDI MANOVRE AUTUNNALI

DEL

CO!l!'O o ' ESE!ICITO

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I soldati, esperti nel maneggio d~l materiale telegrafico, eseguirono . con cura e sufficien te· rapidità le varie operazioni di dettaglio; e gli u!Tiziali de)le com:.. pagnie li diressero con attività ed intelligenza. La celerità con cu i si spiegarono le linee pesanti si può ritenere in media di un chilometro ull'ora; e quella delle volanti di circa 2 chilometri all'o"i·a . li regolare esercizio .delle diverse linee telegrafiche fu interrotto per poche ore il giorno 7 tra Sona e Santa Giustina perchè venne tagli~lo il filo, e tra S. Giustin·a e Chievo a causa di derivuzione di corrente per qualche screpolatura della g1!ttaperea e pel contatto cogli alberi in un tratto di linea volante. Nel giorno 19 si ebbe un'ultima in terruzione nella linea S1a Giustina-Custoza per rottura del filo interrato sul quale erano passati alcuni carri. Siffatte interruzioni accaddero sempre nelle linee volanti; cosicchè queste, a parte il vantaggio della celerità clello stendimento, hanno l'inconveniente, che la comunicazione non è mai assicur-ala abbastanz·a. lnfottt può acca~re, speciaÌmente nei .giorni piovosi, che si munifestino delle derivazion i nei tratti in cui la lin ea poggia sul suolo, stante l'imperfetto isolamento dell'i nYolucro; soprattutto quarido il filo sia stato già rotto o abbia servito per lungo tempo. Ol~re di che la linea volante venendo distesa per l{l maggior parte sul suolo, può essere rotta involonta- . riamente clalle truppe stesse o anche facilmente tagliata da altri. Sarebbe quindi opportuno, come osserva il maggiore Scafa nel suo rapporto, di aumentar.e il numero dei guardafili o di organizzare dei guardafili , a cavallo .

INF0Rì\11AZI0NI VARIE , ,

Teleg1•a6 da campo.

Le compagnie dei z_uppatori disimpegnarono il servizio teleg:afico. Durante i due periodi del campo furono _~v?lt1 12700 .metri di linea con malerinle pesante e stabil ite tre stazioni per porre in comunic<1zione le frcJ.zioni di truppe più lontane ed i comandi delle brignte con quello del campo, e questo col mio quartier generale in Verona . . - Durante le grandi man ovre si poneva sempre in comunicnzione il mio;. quartier generale. con quello dell_e due divisioni; il che richiese gran lavoro gior~ rnt)t~ro se~na_tamente durante il secondo periodo, in cui 1 quart1en ge nerali muovevano insieme alle truppe. l?urono svolti 25000 metri di linea e.on m,nteriale pe-:_ sante e H-300 mc~l.ri con materiale volante. Il rapporto del maggiore Scafa, da me trasmesso al ~iinistero dice che si adoperò maggior lunghezza di linee vo: '. anti per essere queste di più rupida costruzione; 1'. · ~he. le ren_deva più acconce stànte il tempo strett1ss1mo che s1 aveva. Tqtle le lin ee vennero svolte con le regole d'arte, seguendo i tracciali. più opportuni.

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LE GRA!\;Dl MANOYHE AUTUNNALI

Pontieri.

Il ·1° luglio, c1oe alcun.i giorn i prima che cominciasse il 1° periodo del cani po di Verona, la 8° com pagnia pontìeri gettò un ponte a battelli sull'Adige in prossimità del forte Parona con rnuteriale del modello 1860 . . l i ponte aveva· H impnlcate sostennte da 15 barche, e da un cavalletto. Una doppia portiera d'apertura dell'ampiezza totale di metri 28 fornì un comodo passaggio alle gl'Osse zattere· del commercio; e a fine di non t(igl iare tr·oppo la sponda sinistra del . fiume si disposero a rampa Te ullime tre impalcate. Si stàbilì un idrometro facendolo concordare con qu ello dei pontieri di Verona e giornalmente si aprivano le portiere del ponte alle cinqu e ore di sera pe1· la libera navigazione e si richiudevano alle ore 8 del mattino. Il giorno ·13 fu gillito un ponte a battelli sul Mincio stante çhe il ponte stabi le e'> isten te non offriva sufficiente sicu 2:za al passaggio dei grossi carri. Non essendovi sm Mincio navigazione commercial e, il ponte fu costrui to senza portiera d'apertura . Esso rimase teso fino alla mattina del giorno .-17 nella quale venne ripiegato .

DEL

CORPO D'ESERCITO

Condizioni in cui si h-ovinnno le h•uppe prima ,lellc grantll mauovi:e.

Le brigate Como e Palermo provenienti dalle pro vince meridionali e la brigata Marche proveniente da Venezia, per essere state suddivise nelle loro .guarnig ioni in piccole frazioni e per la nntura del servìzio che vi prestavano , non poterono pria cli g iungere ai campi eseguire con la necessarin calma le istruzioni più elementari nè completare qu elle del Regolamento di manovra. Ma le prime due briga te vi supplirono in parte coll'intervenire a uno dei due periodi del campo di Verona, e la brigata Marche coll'essere stata·, dietro mie rimostro.nze, riunita a Vero·na 4 O giorni ( prima che le grandi manovre incominc:iassero. I hat- ,t taglioni bersaglieri, tranne il 45°, e i.due r~ggimenti di ! cavalleria aveano preso parte anch'essi a uno dei due periodi di questo campo; ma la cavalleria non potè vantaggiarsene molto, stn·nte che ii terreno per le esercitazioni era sommamente coperto : nondimeno ·\ essa profittò della vasta pinzza d'armi di Verona e si esercitò nelle marce e nelle ricognizioni. Ad unqu e si vede che la più parte delle trnppe ebbe una. sufficiente istrùzione prima. che sì fossero intrnprese le grand i manovre.

Sel'Vizio nmministratin~ e sanitario: Condizioni sanitarie delle trujlpe.

I servizii ammrn1strativo e sanitario fomionorcmo colla massima regolarità, e non diedero luogo alla menoma doglianza. Gli ammalati vennero d' aJtronde spediti tu Ili all'osp-edale militare di Verona, ove furono curati coq. ogni diligenza .

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Le truppe, spogliatesi degli uomini infermicci, du- \, rante il èampo di Verona sopportarono poi in modo ammirevole le marce e le faticlie dei ·quindici giorni J delle grandi manovre. ·


L '. GRANDI MANOVI\E AUTUNNALI

Il total numero dégli ammalati ·cturante questo tempo, come risuJta dallo specchio spedito al Ministero, fu. 672 uominì, cioè 45 ammalati al giorno. Questa . cifra posta a confronto colla forta della truppa calcolata in media di ,J 0370 uomini presenti, dà 'una media giornaliera di 4, 33 per mille.

9i

4.~onfoguo delle truppe.

Le truppe si mostrarono sommamen te disciplinate; cosicchè adempio al grato dovere di testimoniare che il loro con tegno fu sempre lodevolissimo sotto ogni riguardo. Esse diedero prove evidenti dell'interesse · che prendevano alle grandi manovre; rnassjme gli uffiziali, .che a misura del grado più elevato vi trovavano opportunità maggiore di esercitare il loro ingegno ed applicare le proprie cognizioni. I luogotenenti general i Revel e Longoni, ,di cui sono noti all'esercito i pregi milìtari, mi secondarono con grande solerz ia e non min0ro intelligenza; cosicchè il profitto ricavato dalle truppe è in massima parte opera loro. . I giudici del campo non solo fueono in faticabili nel seguire tutte le fasi delle varie fazioni, ma. dimostrarono estese cognizioni mii i tari . Essi adoperarono la maggiore prodenza nel disimpegno del loro delicato uflìcio . l!ndennità pei danni lllrrecati.

La ~irezione del genio di Verona rassegnerà al Ministero una esatta relazione di tutte le spese oc-

DEL

CORPO D' ESERCITO

5'13

corse per t:i~arcire i privati dei dai!.ni arrecati alle varie pt~oprietù, sia durante i due periodi del campo di Verona che durante le grandi manovre. Da tale relazione ~·isulta che dal ,giom.o 6 al 12 settem bre, in cui le truppe rimasero negli stessi campi, la spésa per l'occupazione dei terreni fu di L. 373, e ·pei danni recati. dalle manovre di L. ,J 68. Dal 43 al 19 settembre L. 66 per le manovre e L. 680 per gli accampamenti. Il to~ale generale essendo cli lire ,rn87, 00, si vede che realmente furono minimi ·i danni. E qui è · da · notare che nel territorio veneto dal ,15 settembre in poi non si può arrecare più danno alcuno alle campagne, segnando quel giorno il termine medio dei raccolti.

Spese pcl' so1u-assoldi.

Il totale di tutte le spese occorse durante i quindici giorni delle grandi manovre per soprassoldo di marcia , trasporti , paglia, legna, alloggi, ecc., fu di L. 53670. E siccome la forza media delle truppe \ si è detto essere di 10370 uomini, cosl si sono spese t L. 5, 17 per individuo nei quindici giorni; il ·che ricade a 34 centesimi per giorno e per individuo.

Le trincee Q.i battaglia furono sperimentate durante il 1° periodo del campo di Verona, e dalla relazione del luogotenente generale Revel, da me spedita al Ministero insieme a varie mie considerazioni, si rileva


5U.

LE Gl\AND1 l\1ANO,VRE AUTUNNA U

il risultato di tali esperimenti. Del pari la 4• brigata dei zappatori del genio, per incarico da me datole, ne fece molti altri assai accuratamente, dei quali dà un esatto ragguagli? il rapporto, ch'io pure spedii al Ministero, redatto dal maggiore Scala che comandava la eletta brigata.

DEL

CORPO D'ESERCITO

15'15 ·

OSSERVAZIONI GENERALI · SULLll

,btiglierie l'llattel.

Rassegnai al Ministero il rapporto del capitan'o Rotondi, comandante la 7• batteria, intorno agli esperimenti eseguiti coi sei pezzi del sistema ~fattei; ma non sono in grado di esprimere alcun fondato parere su tale ma~eriale, non potendo questo giudicarsi che in relazione della bocca da fuoco corrispondente. Difatti a nulla varrebbero i vantaggi de' nuovi affusti, se quella non soddisfacesse alle volute condizioni. Del resto nelle grandi manovre del 2° corpo d'esercito non si presentarono per le artiglierie ~lattei terreni tali da poter stare a confronto con quelli molto difiìcili, su cui apposite Commissioni hanno sperimentato altrove il descritto materiale.

GR,ANDJ.:

J»A.NOVRE

Utilità dei eampi e delle ~raodi nu,110,•re.

· L'utilità dei campi d'istruzione è ampiamente comprovata dalla opinione concorde di ,sommi capitani , dalla pratica generale di tutti gli eserciti d'Europa e dai vantaggiosi risultati che col fatto se ne sono sempre ottenuti. Questi campi se sono utilissimi per gli eserciti in cui i soldati stan no molti anni sotto le -armi, sono indispensabi li pel nostro, in cui non vi restano ormai che tre anni e mezzo o quattro al più. In quest'anno il profitto ricavato dalle grandi manovre autunnali è stato considere\-'ole, atteso il grande sviluppo dato loro dal Ministero della guerra e le norme sapienti da esso prescritte. Ma questo pro-fitto sarebbe forse stato maggiore -se ttitte le truppe destinate ai-campi d'istruzione avessero potuto giungervi dopo aver percorsa tutta la progression~ ·delle istruzioni elementa ri stabilite dalle norme suddette. È inutile riunire le truppe nei campi per le istruzioni

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516

• di dettaglio; ma d'altra parte senza di queste riescono poco profittevoli le esercitazioni di tattica applicata al terreno co!Je tre armi riunite, nè le grandi manovre potrebbero avere il loro pieno sviluppo. Onde è indispensabile che tutte le istruzioni, fino le J)iù elementari, sieno fatte in guisa da avvicinarsi per quanto più è possibile alla realtà della f uerra. In una parola è necessario applicare su terreno svariato il meccanismo che si apprende sulla pi}lzza d'armi, a cominciare dall'· istruzione del soldato. Difatti si osservano talora errori derivanti appunto dal difetto di applicazioni su terreni svariati. Così si è veduto qualche volta un reggimento manovrare perfettamente sulla piazza d'armi ed essere poi incerto ed esitante su di altro terreno. Le prescrizioni stesse del Regolamento, accettate in modo assoluto e praticate in dipendentemente dalle condizioni del terreno, diventano un ostacolo alla r azionale occupazione di una data posizione, ad una benin tesa formazione in battaglia, o ad una buona disposizione di attacco. È occorso vedere battaglioni imbarazzati a disporsi a difesa in un caseggiato; compagnie incapaci di eseguire una perlustrazione, catene di cacciatori ignare del modo più acconcio a coprirsi dalle . offese nemiche ed a vantaggiosamente spiegare la propria azione offensiva . La cavalleria soprattutto ha spesso mostrato di esse~ poco esercitata nell'importantissimo servizio delle ricognizioni. Adunque a me pare che l'applicazione al terreno debba essere inseparabile da tutte le istruzioni militari . E siccome quest'applicazione riescirebbe imperfetta senza porre il terreno in rapporto coll'uso che l'avversàrio può farne a nostro danno, così reputo vantaggioso che il nemico sia sempre rappresentato. Perfino un semplice soldato si renderà conto più esatto della propria situazione

5,17

DEL ~o COUPO D'ESERCITO

LE GflANDI MAI'iOVRE AUTUNNALI

.quando vedrà realmente dinanzi a sè un altro soldato post~l~ P':r ~ffencl erlo. · 11 rapporto delle reciproche cond1z1om s1 appaleserà agevole e chiaro alla sua -mente .

l'feet~S§ità dte le grandi ui:mon·e !.ieuo eseguite da trupJle numerose.

· In quanto al secondo periodo delle grandi manovre, in ~ui il Minist_ero prescrisse di es.e guire ~un'opera« zrnn_e . strategica sopra un concetto prestabilito, con « tutti 1 suoi svolgimenti logistici e tattici;in rapporto « ~]l'obbiettivo, alla forza ed al terreno», de,;o ,osser' Yare che a far ciò occorrono delle truppe proporzionate ) alla importanza del concetto strategico ed alla più o ,1.J meno V/Jsta zona di terreno. su cui esso deve svolgersi. Ora dalla _mia precedente esposizione sfrileva che per circoscrivere il campo in çui dovevano eseo-uirsi le singole - fazioni campa.li del 2° periodo, e ;er cbndurre le d ue .divisioni ç1_d incontrarsi ed attaccarsi sul _ vasto terreno delle grandi -manovre, in determi,nate posizioni , . fqi costretto supporre . che delle truppe imrnaginaì·ie manovrassero in armonia del concetto generale insieme con quelle realmente esistenti. Questo non produ~'se alcuno inconveniente, perchè mi. s.tudiai, regolare in modo ~e mosse di tali ( truppe fittizie, eh esse non avessero mfluenza alcuna \ . sulle truppe combattenti al momento dell'azione. Nullameno · avrei preferito di non fare s.upposizioni cli ta l sorta; ma vi fui costretto dal numero limitato di truppe poste a mi'a disposizione Un concetto strategico, per ristr<::tto · che sia, difficilmente può ·essere svolto · da due divisioni opposte l'una all'altra. La

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ANNO ::rJY,

VoL. IV.

33


.., 518

LE GRANDI ~IANOVRE A:UTUNNALl

r divisione è una uI,Ji_tà ~he ordinaria_mente acc~~pa, ) marcia e combatte riunita , e che si presta pm ad l applicazioni di tattica che di strategia. Onde per le · grandi manovre conviene riunire delle truppe quanto · più è possibile numerose.

DEL

1

CORPO D ESE1ìCITO

istruite a segno da non doversi impiega.re parte del tempo ad · istrnzioni di deLL,lg]io, io credo si potrebbe ridurre cli alcuni giorni la du rala dei campi ed accrescere quella defle grand i man ovre in proporzione,

'

I

Dei' fuochi e d·ei tinti atfaec.fti ~elle grandi manov1•e.

li tempo per le grandi manovre, dal 5 al 20 setlembre, stabilito dal Ministero, fu oppor'tuno, come quello in cu1 i rigori della stagione estiva sono· già alquanto mitigati, e le condizioni dell<J. campagna · tali _da ren-dere -minimi i . danni, e quin~i i compensi ai proprietari . Se non ch e qu indici soli giorni, divisi in due periòdi , dei quali soltanto il secondo è destinato a svolgere un concetto strategico, sono insufficienti a mio avviso. Infatti, per quanto semplice sia questo eoncetto , si dovrà manovrare tutti i giomi per attuarlo interamente. Ora marciare. e combattere, eseguire la critica delle manovre, stabilire i nuovi c_a mpi, dare gli ordini per la fazione dell'indomani, sono còse che, fatte senza ,inierrnzione di sorta, implicano una precipitanza che impedisce tr1l rre da tali istruzioni tutto quel profitto che si potrebbe .. Invece facen do le cose con maggior cnlma, si potrebbe dedicare qualche giorno d'intervallo a meglio studiare le cose fatte e da farsi nelle varie fazioni . E .se a questo sì aggiunge che nel mese di settembre non sono rare le pioggie abbondanti, si riconoscerò. la necessità di aumentare là durata delle grandi rrianovee. Comp rendo che la questione economica è di g!·ave ostacolo; ma quando le truppe .giungessero ni campi, siccome ho det_to innanzi, già

Dalla semplice narrazione delle singole fazioni cam pali si è veduto che ho sempre fotto sospendGre o { terminare il còrnbattimento nell'at.to che si pronun- ·} ziava l'attacco, A ciò rn'indusse il vedere bene spesso } ,che la parte attac·cante si avanzava con troppo impeto, nonostante gli -ostaeoli naturali ed ar tifiziali e il fu oco delle batterie nemiche. In alcune fazion i è avvenuto che taluni ufficiali, preoccupHti dello scopo che dovevano raggiungere, non tenevano abbastanza conto di ·quelle circostanze da cui in caso cli vera guerra non _ avrebhero potuto presc indere. Adunque per quanto . generale fosse stata la convinzione. dle lo sçopo delle grandi manovre èra unicamente l'istruzion e, molt.i, per · -esag·e.razione di un sentimento d-el resto naturale, ritenevano comprom~esso il loro amor proprio dalla più o meno lunga resi-stenza che facessero, o dalla mag,giore o minore vigoria che dimostrassero nell'attar.co. l\1i studiai ,vincere questa genero.le tendenza tntte le volte che parlai agli ufficiali riuniti·, dimostrando loro quanto in 0p.p ortuno fosse ogni soverchio, calore nei siml!llacrj di combattimento; poichè una ritirata fatta a te.mpo .e con ordine era sempre da preferire ad una resistenza prolungata contro ogni verosimi, glianz.a in .condizioni sfavorevoli. Es01:tai gli uffiziali .a dar pnove d'intelligenza nelle grandi manovre con


520

LE GRANDl MANOVRE AUTliNNAl.l

un esatto calcolo delle circostanze, e a porre da banda la bravui·a, certo in tal caso fuori di proposiLo. Sebbene queste raccorrinnél,ù\ioni non .fossero rimaste prive di frutto, pure fino nelle ulLime manovre si ebbero esempi cli sopraeccitamenti inopportuni i quali mi confermarç>oo sempre più nell'idea che si debbano distinguere in qtrnsto genere di esereitazioni due parti differen ti. La parte che rifl ette le marce, gli avamposti, t le ricognizioni,. la scelta delle posizioni, il modo cli (, occuparle ed 111 generale tutto quello che si fa prima ) d'i1:1p~gn~re il_ combattimento, si può ~seg~1ire nelle i faz1om campah nello stesso modo che si fa m guerra, quindi essa riesce altamente istruttiva. D'altro canto i finti combattimenti non potranno mai rappresentar~ fedelmente la re_altt.\ , mancando del tutto gli effetti del fuoco. · Ne risulta che questa parte presenta 1minore utilità e quindi vi si deve dare minore importanza. Nondimeno non credo ch'essa debbasi interamen le sopprimere. Infatti anche in un sim ul ato combn ttirnento si presentano per l'ufficiale eventualità inaspettate, che lo costringono a subitnnee risoluzioni, le quali non si Yerificherebbero se si sopprimesse il combattimento; quindi sotto questo riguardo si può esso considerare come scuola utilissima al pronto risolvere. Il ehe è stato confer.l)lato nelle presenti fazioni, avendo gli ufficiali in general e acquistato coll'esercizio una facilità alle rnpide decisioni, di cui difetLavano nei primi gi orni. In secoùdo luogo le esercitazioni in ordiqe sparso non si possono fare con vero profitto se il nemico non sia rappresentato, e non manifesti la sua .azione · coi fuochi, massime nei nostri terreni così coperti {]alla coltivazione. L'ufficiale vede in tal modo quanto sià necessario riconoscere sempre ciò che fa il nemico, per poter essere pronto a rispondere ai suoi attacchi ~

DEL

1

CORPO D ESEHClTO

·o a prevenirli. Lo stesso dicasi dell'abito che pren: dono le truppe a riordinarsi prontamente dopo gh attacchi, a superare gli osU1coli, ed in una pnrola ad eseguire tutte q uelle operazioni che. nccompagnnno o seguono il combattimento; le quali apparirebb~ro quasi senza scopo, se il nemico non facesse sentire la sua presenza. Infine devesi tener conto dell'attraente spettacolo che presenta una manovra a fuoco e deJI' interesse che essa desta negli uffìciali e nei soldati stessi, il quale li stimola a seguire attentamente le fasi del~ fazione. Così nelle faz ioni campali del 2° corpo d1 ese rci to fu notalo fin da princip io che l'imp egno che ciascuno dimostrava per questo genere cl' istruzion~ era più veramente da frenn re che da ecci tare. l\la tale impegno scemerebbe di molto se le grandi manovre- si riducessero a n!nt_c ~ fredde evo1uzi?ni ._Oltr~ di che il fuoco delle artigli erie e della fucileria, 11 fumo, il correre, e le grida di Sa·voia. nbituano all'imrnagine della guen·1:\, sebbene non ne sinno che una piccola parte soltanto. Queste cose agiscono sulla irnmao'inativa ed isp: rano al soldato sen tim enti militari. Ach~nque, concbiudendo, sembra opportuno limitare bensì nèlte g randi manovre quella pa rte che riflette il fuoco e gli attacchi, ma non sopprimerla del Lutlo.

Durante i due periodi del campo di Verona le trnppe furono in parte accanto:i\ate nei forti, ed in parte accampate. Durante le gr·andi manovr_e ac: camparono sempre. Ciò di ede luogo ad esperi menti coiuparatìvi, che confermarono quello che per altro

.,

7 ~

\

} \ , \ I

\ \


.522

LE GilANDl MA NOVRE AUTUNNALI DEL

2° CORPO D'ESERClTO

è generalmen te riconosciu to , cioè ch e l'accampareconferisce ~dla salute del soldato , alla 'disciplina e alla sicure1:za della truppa meglio dell'accantonamento o . del bivacco. Onde crederei che , srness-a q ualunque preoccupazione, sia dà preferire ,jn massima l'accam pamento pei grandi concentramen ti di tru·ppe. Gli accampamenti richiesero la costruzione delle cucine e delle latrin e ; ed affinchè anclie questo avesse formato argomento cJ!istruzione, incaricai la ia brigata del corpo zappatori di prepararle al campo di Verona. Di poi le truppe stesse, sotto la direzione del génio, impararono a costruirle; sicch è durante le grandi manovre non fu loro necessaria alcuna direzione, ed i campi ven ivano stabi liti con la massima sollecitudine e regolarità . La relaz ione del maggiore Scala del genio, da me rassegna ta al Ministero:, descr ive i lavori fotti, e con tiene alcune osser.vazioni, che potranno riu scire di qualche utilità.

DELLE ESPERIENZE ESEGUITE A METZ

SULLA RESISTENZA DELL'ARIA CONTRO I PROIETTI SFERICI l'llll

F. STACCI

re{

Le sper(enze della Commissione dei p rincipii del · tiro di Metz, che ha nno clato luogo ulla ben nota formola a due termini propos ta dal sig . generale Did ion per rappresentare la resistenza dell'aria sui proietti sferici , risalgono agli an ni ·,1839 e 18,:1.0 . Esse sono descritte -nel tratta to di bali stica del medesimo signor generale, e più ~liffus amente nel suo op.uscolo inlito- ' luto : Loù de la rés1:~tance de l'ai r, Paris, '18M·. Quaritunque ques tè sperienze siano p8r molti motivi più attendibili di tu.tte le nitre precedentemente eseguite ·allo stesso scopo , tlJUavia i risultati di esse . non vanno i mmuni da molte obbiezioni dipendenti principn lmeo te dal la nrrtura dell'apparecchio adoperato, che fu naturalmente il pendolo bali stico ; apparecchio sufficienternente esatto quando vuolsi misul'a re la velocità di u n proietto, ma poco acconcio a fornire la resistenza dell'aria. ·


i:>24

SULLA RESISTENZA DELL' AHJA

CONTRO l

.1~ difatti la mi.,ura della resist<~nza ricavasi dalla pe rdita di forza viva che subisce il proietto nel per- . eorre,re un tratto di traiettoria sensibilmente rettilineo ed orizzontale. · , Ora col pendolo balistico non si pu.ò aver la velocità in un punto della traiettoria- senza arrestare in esso il proietto. Per ottenere per conseguenza la veloci tà in un secondo punto, occorre un secondo colpo, e questo, per quanto fatto in condizioni eguali, non potrà ma i considerarsi come identico al primo, sopratutto per la velocità · iniziale, la qua le può variare da un colpo all'altro-d'assai. . Questo inconven ie°'te ha poi tan.to maggiore influenza sulJ'app rezzam ento della resistenza dell'aria, ..quanto minore è la distanza -dei due punti, ni qual i si attribuiscono ìe velocitù accusale dal pendo lo. Ora, per .le dimensioni del ricettore e per le deviazioni proprie dei proietti sferici, la distanza della boccu da fuoco dal _pendolo potendo difficilmente alllmgarsi fi no ad un centinaio di metri, ed a questa distanza le indicazioni stesse del pendolo non potendo essere aecettate senzu .l e correzioni , sempre ,incert,e, dipendenti dall'eccentricitù e dall'obliquità doli'urto, si comprenden~ di leggieri, ,eorne nella· esecuzion e di simili sperienze debbano presentarsi singolari anomalie, e non raramen te quella di trovare al secondo punto una velociUt maggiore cli quella tro"'.,Ha. nel primo. A questi gravissimi ineonven ienti non van soggeLLe le sperienze eseguite con apparcechi elettro-bal istiei. È ben noto come con ·quest_i apparecchi la velocità viene dedotta dalla. misura· del tempo impi ega to dal proietto a percorrere l' in tervnllo eompreso fra due bersagli re t.icolati, e come -la velocità ~osi ottenuta può sempre, qualunque sin la legge di resistenza, essere attribuita senza error sensibile ·al -punto di mezzo fra

PROIETTI SFERI CI

5~5

i due bersagl i. l bersagli non arrestano il proietto : quindi le due velocità si possono misurare sopra una traiettoria un ica . Inoltre il secondo pun to si può portare ad una dis tanza quanto vuolsi gran de; basta a tal uopo dare ai bl~rsagli un'a~piezza considerevole secondo la distanza, sufficiente cioè a , raccogliere tutti i colp i. È vero che alle grandi distanze la tra.iettoria non può più considerarsi nè rettilinea nè orizzonta le. ~la quanto uJJa curvatura, se la disianza fra i due bersao-li .o si pone eguale ud '1 [H) della velo,cità pres unta, la saetta .dell'arco fra essi compreso sarà sempre inferiore a om 05, qunntità assai piccola rela tivamente alla distanza dei due bersagli , sia pur questa ridotta a mm. Quanto all'obliq uità non importa occuparsene, poichè in tali espe rien ze occorre conoscere non la v )locità assoluta del proietto, ma la sua componen te orizzontale : e questa si ha dividendo semplicemente lo spazio , che separa i due bersagli, pel tempo impiegato a percorrerlo, nccusat.o dal cronoscop10. Quindi le sole anomalie che si hanno a temere sono quelle proprie dell'apparecchi o : ma la loro influenza si riduce a poca cosa, se specialmente i punti prendonsi talmente distan ti fra loro che la velocità tra essi perd uta risu lti assai considerevole ri spet.to ullc variazioni dovute all' apparecchio . Fu il sig. Navez, maggiorn dell'artiglieria belga, che immaginò e nel 11853 costrusse pel primo un. cronoscopio eleLtro-mngnetico, pratico e cupace di fornire indicazioni attendibili. Con du e esemplari di questo cronoscopi o, dei quali fu constatato il pieno accordo col pendolo balist.ico posto nelle rnigliori condizioni, la Comm tssione francese dei principiì del tiro, ricostituitasi a Metz nel 1854, intraprese e rcompì negli anni 1856 e 1857 nuove sperienze per la deterf.

,


526 SULLA RESfSTENZA DE LL' AI\IA minazione della resistenza dell'aria contro 1 proietti sferici. I risultati di queste interessan tissime sperienze non sono stati mai pubb.licati per le stampe. Lo stesso si·gnor Hélie , professore d'artiglieria alla scuola navale· francese, nel ·suo Trafté de balistiqu,e expérimenf.ale, stampato nel ·1864-, prende per base delle sue formo le le vecchie sperienze -del 1839 e •1840. Quanto alle al tre si limita a dire: « .En ·1856, de nouvell es expériences ont « été exéeutées à · riretz sur· !es boulets de '.:H. , de 12 et. {( de 8, ep se scrvant de l'appareil él~ictro-bqlistique: les « vitesses étaient pri ses en deQx poinls séparés par « un inlervalle de 100 rnètres; mais Jes résullats n'ont « pas été publiés ('''). » Il sig. Martin de Br-ettes, capo squadrone dell'artiglieria francese, così si esprim e : « L'applicat:ion de « l'électricité à la mesure dircele des durées destra« jets et des vitesses des projectiles fir reconstitue:c «, la Commission des principes du tir en 18515. Les « résultats des expériences la conduisirent à re eon« naìtre que la résislance de l'air est simplernent pro« portionnelle aucube de la vitesse ("'-v-) . » La formola in virtù della quale la resistenza è proporzional e al cubo della velocità . non tro vasi nel libro del sig. Martin de Ilrelles. Essa trovasi citata in un opuscolo del sig. Le Boulengt capitnno dell'artiglieria. belga, intitolato: Études de balistique expérimentale, Bruxelles, '1868 . Essa però contiene un errOI'e tipografico. Ma astraendo pure da questo epo re, la for--

CONTRO I PROIETTI SFElUCl

mola in discorso , quantunque porti il nome autorevole del sig. Wel ter, già relatore della Commissione e professore alliè\ scuola d'applicazione di l\fotz , non può a vere valore scientifico , nè può essere_ per conseguenza adoperata con fidncia, fino a che nop siano conosciuti i risultati spr rirnentali, da cui essa.è stata dedotta. L'errore tipografico, che contiene, n' è una prova. Essendomi adunque, non senza qualche fa ti ca e per una via affatto inclirella, riuscilo di procurarmi i ri sul:.. tati delle sperien ze in discorso, credo far cosa utile rendendo le di pubblica ragione, ed esponendo anche il metodo seguito dal sig. Welter per dedurne la sua forma la. Le sperienze . son o state eseguite con palle da 15 e 1O centim. (da 2-4 e da 8), con grana te da 22 cent. e con pallottole del fucile di fanteria francese mod. 11822. Siccome la resistenza dell'aria varia non solo colla velocità, ma anche col calibro del proietto, così le sperienze sulla palla da 15 cent. che furono le più numero~e, hanno servito a determinarè la relazione fra la ., stenza e le) velocitii.., le altre fra la resist~nza ed il <:alibro . . Ecco dunqu~ i rj sultati relativi alla palla da ·15 cent.

re

Cannone da 24 cl' assedio. (· Diametro della palla 0"' 14-818.)

385m 1; v .... 205m 8; 2,15ms; 285m 0 ; 318m 3; p .... 16k 6,f.2 ; 23k467 ;, 4gk 400; 79k 62{; 155k '118; &.... ,1k 185'2· 1k ·1434 ; 1Jk ,t6.W; /4k 070; ,J k 11497; 1

.

('} TraUé de bal,istique .exp é1'imentale, Paris, 1864, pag. 176. (*-") 1'héorie géné1'ale du mouvement 1·elat·i f des axes de fig1tre et de 1·otation initiale des p·roi ectil es de l'a1·t'i,l l ei·ie et de la dérivation dans L'a-ir. Paris 1867, pag. 6.

527

'V .. .

4- 119 01 4;

'

458m2;

4.7,J m8;

513m 6;

554m7.

p .. , ·189ki568; · 232k601; 2is-1 1<-039; 3,J7k763; 37J.k342.

8 .. . ,1k.H);2,i,; i)k ,)229;

1k1182;

,Jk ,! 965;

,J k U.98.


-528

SOLLA RESISTENZA DELL' AIUA

La velocità v è la media aritmetica fra le due V e · V osservate· alle due distanze; p è la resistenza. in chilogrammi dedotta dalla formola 1

o=_]!_ (V2 -- yi'!J,

' . 2ag

'

nella quale a è la distanza fra i due punti a cui si riferiscono le due velocità V e V1 , p è il peso del proietto, rJ la gravità, 8' è la densità ·dell'aria, cioè il peso cli un mctrn cubo di essa al momento ed al ·luogo dell'esperienza ("'). Per 'indagare la relazione, cl~e lega la resistenza alla velocità, il sig. Welter si è attenuto al metodo già segu ito dal sig. Didion .. Ridotte in pl'imo luogo-le resistenze p al caso di una densità d'aria costante ed eguale ad 1k 2083:il ( e ciò si ottiene rnoltiplicancÌo i ,1 20832) valon di p per il rapporto ' ò' . , si ricavarono i •

I

valori del rapporto p' - ~ - ,;rR2v2• ('} Prendendo i logaritmi e differenziando rispetto a V e V' si ha dp _ dV + dV' dV-dV' ' -;::; - V+\' ' + y":.. y •.

se·clV

'

o dV' sono gl i errori commessi nella misl1ra dello velocità V e V', allora dp rappresenta l'errore com.messo nell'appre7.zazione della ,;esistenza. Il primo termine del secondo membro, attèsa la g randezza del denominai.ore, è trascurabile rispetto al secondo: qu esto può divenir g randissimo quand o V e V' sono poco clifforenti , e specialmente quando dV e clV ' siano di segno contrario. Importa adunque. por nrm commettere gruv i errori nei va lori cli P, eli o la distanza a dei pqnti. in cui si prcndo1Jo V e V' sia I.aie, cho la somma degli errori dV e dV ', 1nd1penrlontomente dal loro segno, riesca trn.scurabi lo ris petto alla differenza V- V'. Nello esperienze del 18B9 e 1840, eseguite al pendolo balisUco, le di~tanze erano 25, 50, 75 o l OOm al più: in quelle di , cui ci oi:cupiamo la clistan ;.::a a fu di. 100'".

529

CONTRO . 1 PROIETTI SFERICI

R essendo la sezione massima del proietto. I risultati di questo c;alcolo furono i seguenti·:

,r,;

2

v .. .... pt .....

,285m 5; 205m8; 2,t/5'11 8; o, 0.23770; O, 0308'79; O, 036480;

v ...... 381:>m 1 ; p1 .....

4119m

o, 063702; o, V...... 1

p

.. . ..

45sm 2; 0.6 3338; o, 0691'14; , i.:

513 01 6; o, 069654;

3,ism 3; 04678·1 ;

o,

47J!'Y'8.; o, 0·17665;

5i54m7, O, 07.H37.

'

Questi risultati indicano, che le resistenze p· crescono assai più rapidamente, che i quadrati delle velocità. Ora, se si tracciano sopra un piano due assi rettangolari, e , rispetto a questi assi si fissino dei pun Li, che abbiano per ascisse le v e per ordinate j valori corrispondenti di p'; si trova che questi punti non . si discostano molto da una linea retta che passa per l'origfoe_. , 'P Quindi la relazione fra p' e v sarà della forma p'

= Av

A essendo un coefficiente costante. Dividendo p' per v si trovano i seguenti rapporti:

0,00041550; 0,00014309; 0,00012778; 0,00014697; 0,00016552, 0,00045400; 0,00015084; 0,00014978; 0,00013562; 0,00043365.

e la loro media è

o, 0001i,•164; dunque !azione

s1

può ammettere approssimativamente la re~ p'

= 0, 000'14,,,J 6,i. V


ti30

·co N'rRO I PROJE'l'Tl SFER1CI

SULLA RESISTENZA DELL'ARIA

oppure (,1)

p

== ·1- R

I

2

O, 00044164 1}.

Ove la resistenza, per una stessa -velocjtà e per diversi proietti, crescesse come le aree dei loro circoli massimi, la precedente relazione dovrebbe verificarsi per qualunque proietto .. Ora le speri,mze di l\Ietz hanno fornito:

ha creduto poterne rappresen tare la variazione moltiplicandolo per una espressione di qu esta forma b . a+c+2R·

Nella determinazione di a, b, c, non ha tenuto conto dei risultati relativi al cannone da 8, ' perchè troppo poco numerosi. Allora le tre incognite vengo·no agevolmente determinate per mezzo delle tre operazioni:

Cannone èla 8 da pia.zza. 2R

= om ,t0300. 202m O; 8k 375;

v ..... . p .•.•••

b

a+ CfO,U8,18= 1 ,

396m2. 82k26·1 .

V.,.,

49:zm 6 ;

p. .. .

30k 283 ;

= om2 ,1980.

13812

= umi

b

459'15

a,+ e+ O, 0467 = H-164

Obice da. 22 cent. da piazza . 2R

b

a+ e+ o, ~-198

le quali danno approssimativamente

284 O; 3.H mg ; .., 369m 7. 109k 0112 ; 2H>k O,H ; 296k 0,16 . 111

a = o,_88 ;

b = o, 03 ;

e= o, 107

1

.e così la forrnola-viene ridotta a

Fucile di fanter1'.a, Jlfoclello 1822. 2R

=

p

om0,1670.

208m 7 ; 253m O; 290m O; 329m 9 ; 394 m'7 ; 394m 1, p ... . Ok299; Ok ,t:9·1 ; Ok774; 4k284; 2k240; 2k 503.

V .•• ,

-e per una densità d'aria p

Facendo su questi dati or:,erazioni a-1aloghe alle precedenti, si trova per una densità ,d'aria = 1, 20832

= om ,10300 2 R = om 2 1980

2 ll

1

2R

= omo1670

p

P p

=

= =

R! O, 00014527 v3 3 ,r,; ui O, 000138'12 v 'it"

'7C

R2 O, 000159,15 v3 •

Il coefficiente numerico aclunqire non è costant_e: esso cresce col diminuire del calibro. Il sig. Welter

= ,r,;~,' O, OOOH:164

= r,;~

2

1'

,

(o, 88 + O, ii'7 ~ 2 R) v = rJ,

3

3:

i)8::i O, 000.14'.I 6~ ( O, 88 + O, 1~7~ '3R) v

3 •

Questa è la formola dèl sig. Welter. La maggiore approssimazione con cui questa for. mola traduç_e i risultati dell'esperienza rispetto a quella del sig. Didion, si può vedere nel $eguente quadro, nel quale p rappresenta la resistenza sperimentale, , p1 la resistenza calcolata coli.a formola del ·sig. Didion, r2 quella calcolata colla forrno la del ~ig. "\Yelter'.


r=

p

P1

P - P1

P2

2R

205"' 8

16k 642

215, 8

.23 , 4.67

285, 5 318, 3

28k 535 30, 703

-

23, 1'73

60, ,133

54, 620

,79, 624

19, 703

76, 552

-

lP 893

-

4k .192

7, 236

+

O, 294

11, 033

-

5, 220

6, 0'7 9

+

3,

155, 118

123, 912

·132, 425

+

31, 206

+. 22, 693

419, 4

189, 568

17'7, 386

+

30, 784

+ 12, 182

458, 2

232, 601

158, 784 , 186,' 592

211, 3,11

+

46, 009

+

14, 760

471, 8

251, 039

·200, 010

236, 830

+ 51, 029

+

14, 209

513, 6

313, 763

265, 301

326, 896

+

48, 462

-

13, 133

554, 7

314, 342

310, 282

395, 763

+

6'1, 060

-

21, 426

2

/f',

396, 2

82, 261

65, 736

n.

'73, 088

l>

192, 6

I +

16, 525

+

9, 173

36, 37-1

-

23, 174

-

6, 091

012

127. 583

111, 01'7

-

18, 571

-

2, 005

5', 115

+

10; 240

42, 177

+

37, 455

e

~ 109,

~

281, O

e-<

341, 9

215, 011

209, 866

204, 771

-

396, 7

296, 016

253, 839

258, 561

.:<

+

!i"' ~

1 3,3 1· - 4,4 1 - 100, O + 5,0 -1 ' 1 .- 6, 2 1 -

+ 55 ' ..1.. _!_

' 4, 9 1 + 6; 5

+ 5,9 -l

+

'l 5,0

313

-

O, 078

- O, 014

253, 5

o,

o, 584

o,

550

-

0, 093

-

- o,

0,15

- o,

065

· 1, 284

1, 138

. 1, 170

+ o,

146

+ o,

114

819

o,

O, 059

839

o,

391, :7

2, 240 .

2, 014

2, 071

+ o,

226

+ o,

169

394, 1

2, 335

2, 057

2, 115

+ o, 278

+ o,

220

'

L'\f.)

1 .-' so.o 1 - 9,4 1 + 26, O ' 1 .- 6,9

_,__ _l_ ' 15 , 6 ' 1 ' . 15, 8 1 + 1'7, 6 1 - 24, O 1

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-

1 3,5 l

- r.s

1 - 17, 2 + 8,8 - 1-·1 + 9, -9 ' 1 ' 8,4

1 - 21, 3 1 - 8,3 1

- u ;g

tsl

>-3 >-3

... .,,i:'l

V,

:::, ,-,

....e,

1

+· 11,2 + +

l 13;-§ 1 10 6

'

Cl?

w w


SULl,;\ RESJSTEN.ZA DEt.L'.rnIA

CONTRO I PROIETTI SVEHlCI

Da questo quadro possfamo inferire: 1° Che la formola del signor Welter traduce più esattarneote dell'altica le sperienze numerose e precise fotte nel ·1856 e 1857(~) ; 2° Che l'approssimazione con cui le traduce è più che sufficiente pei bisogni pratici dell'artiglieria. Con una formola più complessa. si potrebbe, è vero, ottenere una maggiore· approssimazione: ma il vantaggio sarebbe stato tutto teorico, poichè quando la es_pre&.S)Qne della re;;_is_teoza non è monomia, le equazioni della traiettQ1:ia, quando pur siano con qualche spediente· rese integrabili, danno luogo a formole così complesse, che, se hanno qualche interesse dal punto di vista scientifico, nella loro ~radu.zione numerica. perdono-- gra-n pa-1•te deUa loro approssimazione, am-

:meno di sobbarcarsi a calcoli laboriosissimi, che in pratica non si fanno . · . Supponendo la resistenza proporzionale al cub9 della velocitù, le equazioni ciel movimento del proietto riescono tutte algebriche, e molto semplici a calcolare e a riten ere. Ponendo e= 0,00014'164, ( 0, 88

+ :2 ll -1-0,030,'10 7)1tR'g p

'(g gravità , 2 R e p diametro e peso del proietto) , le

equazioni balistiche sono le seguenti:

Equazione della traiettoria .

,

(*) Può recar meraviglia cbe il sig. generale Didion, nella edizione del 1860 della sua Balist'ica, non abbia tenuto conto di queste sperienze. La ra.gione di questo fatto può dedursi dal seguente passo di uno scritto del signor Navez, intitolato: D'iscussion su1· les appareils électro - balistiq·ues: « M. Didion ·« avait, comme cbaquo officier de no tre arme le sait, fait nne « étude toute spéciale des pondules balistiques, et porté ces « niachines à un ,haut degré de perfection pendant qu'il faisait (! partie de la Commission des principes du tir. Il avait donc "' grande confiance dans la pendule balistiqne ol fovt peu de (! confìance dans la pendule électro-balistique. Nous pensions « le convaincre do la précision dcs résultats accusés par notre (\ appareil en lui faisant remarquer l'idenlité des _vitesses ob(( tenues au moyen des deux pendules. Mais lf. Didion n 'ac« cepta pas cette prouvo. - Je counais la pendule balistique, (( r épondit-il, et je puis établir que cet appareil accuse des vi< tesses exactes ; la pendule électro-balistique a aussi fourni e: des résultat.s exacls, jo l'admcts; cepcnd_ant rien ne me < prouve, jusqu'à présent, qu'il en sHra toujours ainsi. ·« Telles sont , sinon !es paroles textuelles de M. Didion , du < moiqs le sens do la repo.n se qu'il nous fìt en cette occasi on. (Revue dc technologie rnilitaire, tome IY, Liège 1864, pag. 343).

·

y

=

O'}

tang (f

g,,,,,. " ,1/

2y2COS2 o/

-

( i)

I <;>, r t e! V' •,x}) T3 cv X ,- - -6 -

{y ed x coordin'ate correnti, V velocità iniziale, <r an,golo di proiezione).

Equazfone dell'angolo di proiezione. gX (

sen 2rp = 'y, ,1 ,+

2

. ,

3 e V X+

C?\T!X!) 6

.

(X è la gi,llata).

' ..Equazio1Ìe dell'inchnazione in im punto qucdunque. a;

.tang 6 = tangcp - y'J. ~os

2

ì

cp

( •

,1

+ e V x+ 3c!Y!-x') ·


536

SULLA RESISTENZA DELL'ARIA

Equazi·one della velocità orizzontale. V cos cp

vcosO '.

1

1

+cvx·

Equazione del tem7ìo. t = -~ ( V cos cp.

1+cVx). 2

Queste equazioni non sono applicabili quundo l'angolo di proiezione è molto considerevole. Nei limiti entro cui si possono applicare, si può con. esse dare una soluzione facile ed anche elegante a molte questioni di balistica, che colle antiehe formole riuscivano quasi insolubili. Termino con una osservazi,one sul coefficien Le c. La resistenza dell'aria sopra un dato proietto, che muovesi con una data velocità, in un mezzo atmosferico di data densità, non può variare da luogo a luogo . Ora la pressione rappresentata da un· chilogramma varia da luogo a luogo, in proporzione della gravità.: dunque se una identica resistenza sì misura con chilogrammi di due diversi paesi, per esempio di Parigi e di Firenze , essa vorrà essere rappresentata da due numeri diversi, i quali staranno fra loro in ragione inversa delle rispettive gravità. Se chia.::. miamo per esempio g e g 1 le gravità rispetti ve di Fi'renze e di Parigi, la stessa resistenza, quando voglia aversi in chilogrammi, dovrà essere espressa nei due luoghi con due numeri, p e p1 , 1 quali staranno nel rapporto

537

· CON'rl\0 I PROIETTI SFEII.ICl

da cui abbiamo

vale a dire che la formola del sig. Welter rappresenta a rigore la resistenza solo per lnetz e pei luoghi dove la gravità è= 9, 80903. . , In un luogo dove la gravita è g, la formala della resistenza dell'aria è a rigore

+

.' ( O' 03 ) ,,.,. R' v3 r = 9- '80903 - - o , ooou,164 o,s 8 ...L 1 0 ' ,107 2 R .•· g · ·O

più semplicemente da

O, 00•1 13894. (o 88 p= ' 1

g

I

+ O 107O, 03- f-2ll) )

,r,;

Ri vs .

1

'

Ne segue, che il coefficiente e sarà i.ndipend:nte da g e, per una densità cl'ar:ia = 11, 2083, r1durrass1 a 2

o,001389l1tR (o 88 e= p , ,

+ __ o, o3 ) 0;•107 = 2R

ovvero in luogo di. 2 R ponendo fl diametro a, ed in luogo di ,r,; ponendo H numero ch'esso rappresen~a,

é=

·

0,00'109H

· o 03

) a2

( 0, 88 + o, ,t~7 + a

p ·

Finalmente la tenuità delle variazioni, che prese.nt~ il fattore fta parentesi, quando ~n. l~o~o , d1 _a _v1_s1 pongono i diarnet.ri dei pt·oietti orchnari dell:art1ghena,. perme tte, di considerar.lo come costa.n~e. _Prendendone il valor medio sì ha la formo.la semphc1ss1ma

a2 e = O 001 1 - . ' JJ 1


538

SULLA RESISTENZA DELL'ARIA CONTRO 1 P fi0IETTI SFERICI

In uno seri tto sulla resistenza · dell'aria contro i proietti oblunghi, abbiamo tro;ato ch e 'la resistenza sull'unità di massa · di questi })l'Oietti poteva essere r~ppresentata colla, forma r

=

.'

cv3

SULLA ISTRUZIONE DEL i 869

essendo a 3 ) 2~a~ e= o, oo,i ,1 ( 7"":""j 'lJ b p

C')

PER LE ARllU DEI BERSAGLIERI

Confrontando questo valore di e con quello trovato pei proietti sferici, ne i·isulta che per eguali veloci tò. e per eguali diametri , la resistenza di un proietto sferico sta a quella di un proietto oblungo come 1 ad

.

C~·3z)¼.

In questa ultim a espressione i ed l rappresentano la lunghezza dcll' ogiva e la lunghezza totale del proietto (non compresa la spoletta s'essa non è raccordata) , ed i il raggio del'cerchici generatore dell'ogiva, Per i proieUi cilindro-ogivali muniti di spoletta non raccordata, e di diametro nor: . nferiore a cent. 12, il . . fra -2 e ;;3 . Per i prorapporto summenz10nato vana 3 o ie tti cilindro-ogivali pieni, o muniti di spoletl.a rac9.

. cordata è circa

i;- .

'

Molti corpì di linea e battagli oni di bersaglieri hanno a quest'ora completato l'esercizio del tiro annuale con quello .di cor· ')attirnento. . Parmi dun 1tie giunto il momento di. sot~omettere ad esame i pregi ed i difetti dellu nt~ova Istru~ione ·I ~69, quali ci furono rivelati dalla_ pr~tl~f, la _cm sn~zton: non dnbitiarno che anche gli esmrn suo1 co~ptlato1 ~ stimino necessaria a sostegno e conferma dei nuovi sistemi introdotti'. . Se io mi accingo a questo còmpito, gli è .col v1vo clesicler10 che fra· i miei commili ton i, a c~u per la 'lontananza non ho potuto preventivamente sottoporre . il mio lavoro, v'ubbia chi voglia appoggiare, se d1 concorde, discutere, se cli contraria opinione, qu~lla parte in cui mi arrischio di sepurarmi dalla Istruzw~1e _suddetta e di proporre qualche regola che credo rn1ghore,

.

o

Torino, 7 novembre 1869.

(*ì Rivista Alilita1·e, 1868, pag. 303.

r


540

·

SULLA lSTllUZIONE DEL

,J 869

PER LE AJU\H DEI HF.1\SAGUERI

affin_chè dal concorso dei più nasca il vantaggio del servizio, e si trovi modo di _fare produrre più copiosi frutti alle eure degli insegnan ti, ed alle spese del governo ~

541

man mano esc:l"minando, citandoli, quei paragrafi d1 essa sui quali cadono più specialmente le qsservazwni che abbiamo irnpreso a svolgere, lasciando da banda gli altri su cni non ebbe luogo nd esercitarsi la critica ragionata ed imparziale.

I. IL Anzi tutto, per quanto ho potuto rilevnre da estese inform~zioni, generale e quasi senza riserva è l'apprnvaz1one _del rnètodo didattico seguito nella 1• parte dell'istruzione, che s'aggira sulla conoscenza dell'arma e delle · sùe parti, sul modo di com po rin, scomporla tenerla a _· dovere, e di riparare ai piccoli guasti fortuiti · a eui è tuttora forse troppo soggetta, corné pure sul modo teorico di servirsene, non che sui tir.i preparalorii a polvere. È innegabile che quel soldato fornito di comune intelligenza, non privo di btiona volontà, il qunle, malgrado le frequenti assenze cagionate dal servizio, abbia potuto segui1'e la spiegazione çli questa alquanto lunga ma essenziale pa rl.e dell'istruzione, fatta se- · concio il nuovo metodo, riesce molto mio-lior tiratore . o . di quanto fosse dato sperare col metodo aìltico. Altrettanto dicasi 'dell-a parte 2a cioè della scuola delle distanze : ed invero, in questa scuola furono dovu nque constatati progressi oltremodo soddisfacenti. ' Ma se spontane;:i , un anime e giusl.a è l'approvazione accorcl,ata alle due prime parti, più ri servato sarebbe, a pasere di non pochi intelligenti, il giud izio da portarsi sulle disposizioni della 3°, cioè di quella che tratta della pratica del tiro .. Per meglio indi éare su quali . dati si fonda questo . meno largo suffragio venèmo

È chiaro come in ogni ramo 'd'insegnamento sì teorìco ch'3 prat1co torni utile il processo dal noto <ill'ignoto, dal fa cile al difficile, dal semplice al c·omposto, Nel ramo poi più speciale dell'insegnamento mil itare v'ba per soprappiù un altro cri!.;:-rio, che molto agevolmente può, dirb anzi deve, informare l'istruzione che si ha_ in mente cli impartire, cTitel'iO senza del quale manchevoli riuscirebbero i preceui, falsata e dannosamente falsata l'applicazionè: voglio aìludeee- ~lla neeessit.à di non perdere mai d'occhio, negli ese rcizii preparatorii del terripo di pace, la seria realtà del tempo di guerra. Tale criterio è faro luminoso che ci rischiara in moltissimi dubbi, specchio che ci riflette la luce del partito migliore, pietra infine di paragone per ogni innovazione. A questi criterii non paiono interamente informate le disposizioni di ordine e di consecuzione, che leggonsi nella ripartizione delle lezioni del tiro Individuale a 1 pag, 13·1 de1la Istruzione, e che per eomodità di confronLo riportinmo piLt sotto. Specificherò le più saglienti. . 1° A parità df circostanze è più diffieile, per universale consenso, il tiro colla baionetta che non il tiro senza di essa. Pci bersagl ieri poi, i quali fanno 1

r

i


542

SULLA ISTRUZIONE DEL

1869.

PER LE ARMI DEI IlERSAGLlEÌU

un uso molto meno freqtiente del tiro con baionetta che non gli altri corpi, e che hanno questa molt~ più pesante, la maggior difficoltà s'accrésce in rao·ione 0 della minore abitudine e del maggior peso. Sembrerebbe adunque che le lezioni senza baionetta dovessero precedere quelle cnlla baionetta, e ciò a tulte quelle disLanze in cui, per la supposta vicinanza dell'avversurio, sì giudichi vantaggioso di tenerla costantemente innaslata . Così non è nella ripartizione dell'Istruzione. 2° L;indiscutibìle superiorità delle armi a retrocari ca co nsiste, come ognun sa, nella possibile ma.o·g_iore_ rap idità di fuoco. ~1a questa rapidità maggio;e nesc1rcbbe perfettamente inu tile, anzi, come bene si esprime l'Istruzione stessa, arrecherebbe più danno all'erario che al nemico, ove non fosse conservata una conveniente giustezza. Per ottenere la quale. non crediamo sufficia;1ti due sole lezioni da 4 spari a 100 a 200 metri, specialmente se si consideri che nel tiro di combattimento, pag. '132, si dovrà poi eseguire un tiro accelerato a distanza ignota, ehe può anche andare ui 300 metri, ove poi si trovano nuovi i tiratori che non oltrepassarono la distanza di 200 metri nell'esercitazione accelerata inqividuale. 3° E qui cade in acconcio l'invocare l'ultimo dei sovracèennati criterii. Quale sarà sul campo di battaglia la distanza media. della_ maggior parte dei colpi colla nuova cura'b ina? Quella compresa fra i 300 ed i 500 metri. Or bene per esercizio .a queste distanze sono consacra ti soli otto spari, 4 per quella a +00, ed altrettanto per quella a 500 metri. Ci pare troppo poco. Le giudiziose avvertenze inserite a pag. 1153 forniscono valido appoggio a quanto esprimiamo. Il primo1

"

1

543

e terzo scopo ivi accennati, cui intendono 1 tm preparatorii delle primissime lezioni, non perfettamente verrebbero 'ruggiunti, quando non si desse più ril evante importanza ai tiri lunghi oltre 300 metri. A che pro esercitare così ripetutamente il tiratore a brevi distanze se poi egli deve sorvolare sulle grandi, su quelle in cui. per l'.appnnto i difetti dell'arma, constatati nei tiri preparatorii, sono più sensibili, per!Qchè torna maggiormente necessario l'imparare ud ovviurvi? Si aggiunge che arrestandosi troppo a. lungo sui primi tiri più facili, non resta' nè tempo nè munizione per i più difiìciJi. ·La diffico! Là di colpire a'grande distanzu non proviene solo dallo aumento dello spazio interposto, che non Jasci.:i. più distinguere con eguale precisione l'oggetto mirato, ma è soprattutto dal calcolo di essa distanza e della quantità di derivazione che ne nasce. Or-a a pag. 75 dell'Istruzion e è detto .che questa derivazione commcia per l'appunto, alle distanze superiori ai 300 metri, ad avere un'importanza non trascurabile. ~ Da ciò tiriamo la conseguenzà clie si vedrebbe molto utilmente accresciuto il num ero delle lezioni cirn ser- · vono ad esercitare il tiratore a di.stanze maggiori dei 300 metri. 4° Se . non v'ha r1'lgione per negare che quanto più si è via.ini al nemico, tanto più riesce indispensa bile il dissimulare il proprio corpo, impjcciolendone la superficie per sottrarlo ai colpi, deesi pure ammettere che in tale grande prossimità è poco con- , veniente il cercare una posizione che più di un'altra esiga qualche tempo per adagiarvisi o per abbandonarla, come sono quel!e da secluto e da coricato. Al caso di nemico vicinissimo, comè sa1:ebbe a 200 metri, convengono posizioni spiccie e facil i a prendersi ed a lasciarsi. Quindi è che noi saremmo d'avviso, che,


SULLA ISTRUZIONE DEL

1869

contrariamente al prescritto dall'Istruzione, mantenendo le posizioni d.i appoggiato e di bracc·io sàolto per tutte le distanze, si adotti quella d'inginocchiato per le minori di 300 metri , e si riservino per le maggiori quelle di sed11to e di ,ori·cato. Non v'è che che un caso, che consentiamo faccia eccezione a questa nostra maniera di vedere: ed è quando si combatta dietro dei trinceramenti: ma possiamo essere tranquilli, che in tale circostanza il soldato si sederà o coricherà da sè, senza che gli venga ciò prescritto, quand'anche la trincea distasse soli 100 passi dall'inimico. D'altronde non pensiamo che questa possa essere la rnaggiornnza dei casi, ed è per tale motivo che l'ammettinmo solo per eccezione.

III.

Ma non basta rilevare le mende: con viene suggerire di meglio. Ora ecco quanto io, avvalendomi dei lumi e consigli di moft; competenti miei camerati, mi fo ard ito a proporre. Ed affinehè la . differenzà appaia più nettam ente spiccata porrb a riscontro la ripartizione dell'istruzione con quella da noi immaginata. Così a colpo d'oechio si avrà la sintesi di quanto siamo venuti sin qui esponendo.

,


Ripartiziono d.el tiro individuo.lo secondo l'Istruzione 1869. Q.)

~

o ,,...

POSIZIONE

N

-

.'

Q.)

I1

c. (/}

GENERE DI TIIlO

CONDIZIONI DI IDONRITÀ

.,...

N° 198, p. Ul.

' 'O

o

0

z

I

Metri

100 Appoggio 150 Appoggio 200 Appoggio 100 nr. sciolto 150 1Jr. scioHo 200 Br. sciolto 200 SedLtlo 200 Ginocchio 200 Coricato 100 nr. sciolto 200 Ginocchio

.

.

.

.

Con bnionclla

'

Id.

Accelerato 45 secondi Id.

60

\ Fino ~ a 28

id.

4 4 4 4 4 4 4 4

\

300 · Coricalo 300 Ginocchio 300 Seduto 300 nr. sciolto 400 500 600 750

Corica lo Seduto

Appoggio

Appoggio

. . . . . .

4 4

.

Colpire tutte le volto nel bersaglio, e raggiungere un totale cli 8 punti nella 1a lezione 2a 5 a~ -

7

Nota dello SC?"ittore. - Si vedrà in seguito quanti errori da qnestc condizioni assolute di idoneità possof10 nascere neJla valutazione dell 'nbilità dei singoli tiratori.

4 4

.

.

4 4 4 4 '


• Ripartizione proposta. pel tiro individuaie.

~· I

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I

-o I s e N

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I

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I

POSIZIONE

·rrno

GENERE DI

<ti

o..

CONDIZIONI lH PASSAGGIO

:.e

alla classe seguente

<J)

;z;

I

Metri

1•

100

Appoggio

Senza baionetta

4

2'

100

Br. sciolto

Id.

4

3•

100

Ginocchio

Id.

4

100

Br. sciolto

Con baionetta

4

5-1

100 · Ginocchio

Id.

4

6.

100

Id., tiro ace.eforato p. ~5 se.condi

4

Appoggìo

Senza baionetta

4

200

Br. sciollo

Id. ·

4

9•

200

Ginocchi.o

Id.

4

10·

200

l3r. sciolto

Con baionetta

4

11·

200

Gino'cchio

Id.

4

12• ' 13•

200

Ginocchio

I

u,

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I:"" I:""

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..,.... (f>

:::,

e:: N

o ;i:

Punii 48 o bersagli 24.

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tr.

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1 1

Id., tiro meloral~

p. 4~ mo!di

4

Senza baionetta

4

Seduto

Id.

4

30)

Coricalo

Id.

4

16·

300

Br. sciolto

174

400

Appoggio

Id.

4

18"

400

Coricalo

Id.

4

300

Ginocchio ·

14"

300

15•

CO

'

I Punti 36 o bersagli 18.

.

j

' .,

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Id., tira acceforato p. ~5 secondi

o:,

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I

00

Br. sciolto

200

\

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I··, 7• 2·

-

o

.

Pu.nli 24 o bersagli 12.

4

'

I

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A

I:""

BE;RSAG LI O

TRIPLICE

e,;,

>

I I

19"

500

Appoggio

Senza baionella

4

20'

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Ginocchio

Id.

4

4•

5•

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Seduto

Id.

22"

600

Coricato

Id. I

·I

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I

C1

::J I;:;!

Punti 12 o bersagli 6.

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4

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650

A scelta

Id.

8

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Id.

8

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750

A scelta

Id.

8

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l

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1

l I

Indeterminati.

...-:i O< ~

-


5f.8

SULLA ISTRUZIONE DEL ~ 869

Dal confronto cli queste clui~ ripartizioni pare che ]e mende accennate della prima sieno tolte od almeno d'assai mitigate nella seconda. Dimostreremo più lungi come ciò si ottenga senza scapito deli'economia . Per ora ci co~te1~ t~rem? di constatare che i criterii indicati in prrnc1p10 d1 questo scritto quali basi dell'insegnamento_ militar~ vi fu~ rono rispettati per quanto consent1Vano gli .angusti limiti di tempo e di economia fissati in questa esercitazione. Ben fondato il tiratore coscritto nella pratica dei tiri più facili , cioè a linea di mira naturale, tuu~ riuniti nella ,1• serie, è condotto man mano verso 1 tiri proo-ressivamente più difficili delle serie seguenti. Ed anche qui in ciascuna serie si è conservato il processo che ci ·parye più logico da una posizione ali' altra: da un genere di tiro più comodo ad un altro che lo e meno, partendo· dal noto ed avanzando per gradi verso . . . . l'ignoto. Le posizioni più usate rn ncmanza del nem_i:o sono adottate per i tiri a brevi distanze:· quelle prn a-?a~t~ e possibili in lontananza vennero riservate per 1 tm più lunghi. . . _ Infine vi è data un1importanza hevemente maggior.e al tiro accelerato coll'introduzion e di quello a 300 r.netr1, e raddoppiata quella dei tiri alle distanze _che più comunemente occorrono o per forza o per hbe ra scelta nelle fazioni guerresche.

549

PER LE ARMI DEI BEnSA.GLIERI

IV.

1\la dove lo screzi9 tra le-due ripartizioni si manifesta più sensibile gli è: nello stabilire le c9ndizioni di idòneità . Secondo il sistema dell'istruzione è solamente idoneo colui che nei tiri preparatorii (i quali possono ammontare fino a ventotto) colpisce tutte le volte nel bersaglio e contemporaneamente riporta nove punti nella 1 a lezione '· sette uella 2• e cinque nella 3• , Vedi pag. 144. · Or bene la pratica ha dimostrato fino all'evidenza qu ièlnto fallace sia questa base di giudizio. Nel. fatto ci è occorso di osservare che tiratori dichiarati idonei per ave.re riempiute tutte queste condizion1, raggiuns.ero poscia a mala pena, nel complesso di tutte le altre 116 lezioni, dai 40 ai 50 punti, mentre molti altri, , non dichiarati idonei pel motivo opposto, si dimostrarono eccell en Li tiratori alle distanz'e di 300 metri, ed ottennero dai 60 ai ..70 punti neHe. solé 12 lezioni, a cui furono aminessi. · Nella compagnia comandata da chi scrive l'ultimo degli iclonei riportò punti 26, ed ìl primo dei non idonei pun ti 681 nel battaglion e 1:1 n furi ere, distinto tiratore, per uno zero avuto nei tiri preparatorii nor.i ~lassificato idoneo, ebbe poscia in tutti gli altri ti!'i punti 86, cioè più degli stessi sott'ufficiali premiati a termini · del n° ~82 dell'Istruzione I I . · Se io' affermassi che le munizioni al momento del loro impiego sono avariate in proporzione del 1 O0 Io, sarei probabilmente deuo esagerato da chi le fabbrica, ANNO XIV, VOL. IV.

3.()-


55.0

SULLA ISTnUZIÒNE DEL ,j 869

ma da chi le consuma sarei certam ente detto molto discreto. .- Il giudizio da da~'si sull'idon eità d'un tirato.re dovrà. dunque essere lasciato in balìa di un guasto eventuale nelle cartucce, o di una passeggiera' perturbazione fisica o fisiologica dell'individuo1 Non crediamo sostenibiie un · tale asserto. Ne emerge che questo metodò, come troppo assolùto; dovrebbe essere ir.utat_ò, sostittieridovi un ç1ltro più r·azionate che non dia hrogo ad errori cosi gravi, i quali fanno sprecare munizioni ad individui mediocri a detrìmento del pr'ogresso che con quelle potrebbero fare altri evidentemenie ad ~ssi preferibili. Questo benefizio abbiamo creduto di ottenere colla nostra' proposta delle condizioni di passaggio da un11 classe all'altra. Nel nostro sistema si dà egual pregio al numero dei punti' ed a quello dei bersagli colpiti, di modo che il tiratore che per esempi o nella 1a serie non raggiunse li 48 punti richiesti, può ciò non ostante passare alla seguente qualora colpisca tulle le volte il bersaglio, perchè dù con ciò prova sufficiente di idoneità. Dalla 2• può far passaggio alla 3a quando colpisca i 31,i: delle volt~ nel bersaglio se anche non riportò i 36 punti voluti; e può sempre progredire sia che ottenga il numero di punti, sia che colpisca il numero di volte fissato per )1;1 '3a e 4a serie. Ci pare questo più razionale e sicuro criterio. ·

V.

In base a questo successivo progredire, . anche la classificazione definitiva riesce più naturale e più

PE R LE AllMI DEI BERSAGLJEI\I

55-f

equa: ciascuno rimanendo classificato ùi ordine inverso secondo , la serie che avrò. ·raggiunto ma non olLre~assato; ben inteso chè anche i pochi rimasti nella 1.. , o nella 2• debbano esercitarsi pure alla 5aa ed alla 3•, ma non più in là. . Q·uelli invece che oltrepassano la 3• sen~ sono ~m~ messi alla 4.a, e di essi i soli, per prova r1conoscrnt1 mio·liori sono dichiarati tiratori scelti pnssando alla 5a. Cons,;guenza diretta ne .sarà ~a maggior:e speditezza e semplicità negli speccht eia rntavolars1_ e t~nere · a giorno, i qual i pertanto. potrebbe~·o ~ssere n~ott1 a due: l'uno per la compàgma, da cm s1 scorga il J?ro?resso cl' oo-ni tiratore fotto per sen·e e non per lezioni, ?olla cla~sificazione definitiva, .(secondo.. il mo.dello qu~ annesso. Vedi pàg. 56'.2): l'al tro analogo pel ~atta~hone, contenente i soli tiratori di 1• classe e gh scelti delle . . . . . quattro compagn ie. Dal primo di questi specclu s1 rica,:erebbero. gli estratti da trasmettersi eventualmente in occasione di passaggio . del tiratore <ld altra compagnia. 1

VI.

In massima ogni compagnia eseguirebbe ~ello .stesso giorno tre lezioni duranti le tre prime ~er1e, _il che non riesce arduo, poichè si è osservato m pratw~. eh~ una compagnia di 65 tiratori impiega .non piu d1 un'ora per esaurire comodamente 4 spari allora che si h·anno due bersagli, e due tiratori si alternano ad ognuno . di essi. Senza cadere in grave errore, si può supporre che


· SULLA ISTR UZIONE DEL

4869

un solo terzo della compagnia oltrepasserb la ma lezione : qninc\i anche la 4• serie composta di quattro lezioni potrà compiersi in un giorno. solo: così ed a più forte ragione la ts•. Per tal modo in otto giorni consecutivi od in sedt'ci alternati ogni compagnia può percorrere tutto il tiro :individual e. Sarà sempre facile a 'due compagnie dello stesso battaglione di finire nella giornata le loro tre lezioni cli tiro, senza pregiudizio delle altre operazioni di quartiere, e quando queste vogliansi abbreviare, non è impossibile ottenere che t utte le quattro compagnie eseguiscano le tilesse tre lezioni nello stesso giorno e sullo stesso terreno, sempre quarido il luogo del bersaglio non disti più di tre chilometri. Così, in un mese il tiro .in dividu ale può essere esaurito completamente da tutti gli individui dello stesso battaglione. l\fa un a cosa che la p ratica ha dimostrato di difficile attuazione, è l'attenersi all'obbligo im posto agli ufficùlli inferiori ed ai sott'uffi ciali di essere · sempre sui caporali e bersaglieri in precedenza di almeno una parte - nel caso nostro di una serie - V. pag. 134. Quindi non iscorgerem rrio alcun inconveniente alla abolizione di quest'obbligo, poichè l'utile proposto col medesimo non pare sufficiente compenso agli imba.rai zi che cagiona. A vero dire crediamo che si possa pure prescindere dal fa re eseguire . separatamente ·il tiro dei sott'ufficiali ed uffici ali inferiori, almeno quando, come al solito,. si in corre per farlo in una grave perdita di tempo: imperocchè, se buone ragioni consigliano di non esporre i superiori al rischio di dar prova di manifesta inferiorità davanti ai loro subordinnti, se d'altra parte Tessere più avanzati nel tiro facilita la susse-

PER LE AMI! DEI llEl1SAGUERI

553

_guente direzione da darsi ai caporali e bersaglieri, sta p ure che in molli casi l'esempio e l'esperimento personafe delle momentanee cause perturbatrici sono aiuti pot~nti alla direzione· stessa .

VII. Chiuderò queste prime osservazioni sul tiro individuate con un appunto d'indole morale, relativo ad una menda che a primo aspetto può parere insignificante, ma che pure, per chi ben guardi, ha il suo valsente. · Intendo accennare alla disposizione del n° :233 a pag . , 150 dell'Istruzione. Perchè privare .il tiratore che colpì , un barilozzo della soddisfazione concessagli fin' ora cli portarselo in caserma appeso alla braga della carabina? È un niente , si dirà, ma è un niente a cui molti sono oltre ogni dire sen sibili, un niente che solleva eù esilara jJ ·morale di un individuo almeno per un' intera giornata . Credesi fofse che il bersagliere, il quale contempla con orgoglio appese alla banehina c1el suo letto le prove della sua perizia nel tiro, non tragg::1 qualche volta da quella vista ìa forza per sormontnre un rnomen taneo scoraggia iuento, o per evitare una possibile mancanza '? Che quella contempl azione non lo sproni a mantenersi migliore dei compagni nella condott;i come lo è nel tirn? Io credo di conoscere la natura umana abbaslan~a per essere convinto cpe molti ant epongono il barilozzo al denaro, il premio mol:'ale dell'amor proprio soddi 8falto a quello materiale dei 20 centesimi. Lo giudico dalla gioia che vedo sempre.

(

.


554

S ULLA ISTRUZIONE DEL

18q9

briIJare sùl vol to a chi fa -il bel colpo. Che volete!' quest'esser.e poco pensante ma molto senziente che si chiama soldato, va soggetto a simili debolezze, ed è con soldati così deboli che sì intraprendono e si compiono le opere forti. Oh che i non vediamo forse in tutti i tiri civili i fortunati, che riportano una o più bandieruol e, an. darne fieri e giulivi a farsene belli in ogni angolo della città ? Il harilozzo è la band ierupla d el bersagliere;. lasciamogliela, che ì'h a ben meritatn il poveretto.

VIII.

Veniamo ora al tiro di combattiménto. Nulla o ben poco vi sarebbe da osservare circa le prescrizioni che lo regolano se non vi fosse introdotta la 4.a lezione, relativa ai fuochi" accelerati di compagnia a comando. Vedi a pag. 132. · Tutti coloro che, dopo avere praticato 1 ngamente sui campi di guerra, scrissero di cose miLtari, sono unanimi nel proscrivere in massima i fuo chi collettivi a comando cli frazioni un po' ragguardevoli ecc., per la ragione, quasi mai smentita dall'esperienza, che pochi spari fortuitamente anticipati o ritardati fanno che tosto tutti gli altri degenerino in fuochi di fila altrimenti detti luochi a volontà. Si noti che finora chi scrisse o pensò in tal guisa, si riferiva solo al le armi aòtiche, in cui lo in tervallo necessariamente· più lungo tra due spari, rendeva più agevole, almeno in piazza d'armi, il man~enere per qualch<:: tempo la correttezza si del comando, che dell'esecuzione _ Orà colle nuove armi in cui l'inter-

PER LE A.frnI DEI BEl\SAGLTERl

5o5

vallo può essere ridotto ad un lerz? o a_d 1~n c~uart~ di quello primitivo, riesc~ be~ nltnment1 d1ffictle di . im9.edire l'inc0n ve_niente rn d1s:'orso . Ciò è tanto vero che la teona attuale dei bersa' glieri, da tutti ri.conosciuta ec~ellen~e, ~on _fa . n:o:tto di fuochi collç.Ltivi di co,mpagma, e 1antica h p101~1va ~splicitnmente. A c;he dunque _obbl ig_are nell' uluma prova i bersagli eri ali' esecuzione d1 comando nop prima im_pnrato? , . . Per quanto innanzi abb_iamo spmte le nos~re 1~da~ gini non ci venne ~atto d1 scopri~·e le ~·~g1on_1 per cu~ si fecero ritornare rn onore qu esti fuodn debtl~ment~ obliati. Epperò sar.ebbe a parer nostro da rnod1ficars1 la 4• lezione sos Ljtuendovi un pr imo fuoco accelerato~ volontà a distanza-indeterminata, dai 200 ai 300 rnetn, annlogo a quello che vien prescri_tto dop? per ~a lezione 5• a distanza pure indetermmata dm '100 a1 ,)l00. '

I~( .

L'esperienza fattane quest'anno ovunqµe si praticò i! tiro di combattim ento e. segnatamente al campo d1 Verona, dimostrò che quando tutto è regolato a. dovere, si possono benissimo eseguire tutte le cinqu,e lezioni da un a compagnia in un'ora e mezza, e che conseguentemente in sei ore questo tiro, può .essere , . completato da tutto il battaglione. Quest'esperienza unita alla difncoltò di trovare molti locali ani a questa specie di tiro ed all'im bnrazzo n~~ ,.indifferen te di collocare e togliere a più ripres_e gh apparecchi necess~ rii, consigl ì_a di far~ esaurire le cinque lezioni p1;eferibilmente . in un gwrno solo, a


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SULLA ISTRUZIONE DEI,

1869

d~fferenza ~i ~uant.o richiede l'Istruzione, chè ·vorrebbe prnttosto_ d1v1derle i"n due rJ1.·orni" compiendo, nell' uno le due p_nme lezioni, nell'altro le tre seguenti, v. n° 177 pag. 1134 :. parL_en?o da un calcolo di tempo che Ja prova, _come d1ss1, ha fatto riconoscere esao·erato se5 condo 11 quale si esigerebbe quasi un'ora e rn~zza. per le due prime 'lezioni, ed altrettanto per le tre ultime. Y. n° 268 pag. 164.

X.

Il tiro individuale è il tiro di gara fra tiratori della stessa compagnia: i premiati ricevono 30 cen tesimi caduno. Il tiro di combattimento è tiro di gara fra I~ compagnie d'uno stesso battaglione: quella che vmce la prova otliene il premio stabilito dal n° 280. E_sta ben_e. ~fa nel primo di questi tiri quanti premii g10rnal.1er1 . si dovranno accordare'! Quante sono le squadre: dice l'Istruzione, pag. 167, lasciando la ìatitudine cli farle da 8 a ,l'.z uom ini. · M~ se si formano di 8 individui, colla scarsena con tm?a di ufficiali e so ~t'ufficiali, è quasi sempre necessario che. Io stesso 1stru Uore ne diriga due ed anche tre. Avviene non cli rado che, per I' assenza . d'ufficiali e sott'ufficiali comandati alle scuole in serv1z1? specia le od ordinario, in licenza o am~alati, il capllano senza alcun subal terno, col la scorta di uno od al più due sott'ufficiaJi, debba condursi da solo la compagnia sul sit.o del bersao-lio ed ivi di rio·ere tutta l'esercitazione. Dico questo \oltanto per di~o~~rare 9unnto sia esiguo il personale disponibile , per I 1struzwne, e come per conseguenza sarebbe meglio 1

PER LE AHl\:11 DEl BEllSAGLlERI

557

stabilire per norma che le squadre d'una stessa compagnia sieno tutte calcolate di 12 uomini , non tenuto conto della frazione di 12 se non passa il 6, nel qual caso si aggiungerebbe un premio di più. ~?sì per 66 tiratori 5 premii, per 67 fino a 72, preulll 6. Oltre le gare ed i premii surriferiti, desidel'erei che, come si usa va una volta, vi fossero altre due gare con premio; che cioè tutti i tiratori di ·1" classe de~ battaglione riuniti concorresse ro con quattro . spari ciascuno, alla distanza di 500 metri dalla- pos1Z1one , di ' appoggio, co ntro triplice bersagl io a disputarsi i j 9 3" qu-attro prernu• . seguenti. - ·,• o L. ·,•"o, "'G>o L. '."''. . L. 8 ~ 4° L. ,i. - -· totale li1·e quaranta. E che tutti 1 tiratori scelti del battaglione parimente riuniti, concorressero pure con quattro spa.1;i ciascuno, a distanza di_ ti_50 metri, dalla posizione di appoggio, ' contro tnplice bersa(J'lio a contendersi altri quatlro premi così divisi -1)\,_ 20 , ~0 L. 15, 3° L. •10, 4° L. 5-totnle lire dnq,11,anta. . . . .. La ripristin a~ ione di queste due classi d1 premu trarrebbe con sè l'abolizione di quello stabilito dall'Istruzione al capoverso del n° 282 per i primi quattro · classificati d.'ogni compagnin, che noi crediamo noi: corrisponda pienamente allo scopo, come manca~te eh (Juelle guarenti(J'ie di parità di condizione che s1 de' o . vono ricercare in una lolla a cui è destinato un premio qualsiasi. Irnperocchè quasi ovunque succed~ che i _quattro pt'imi classificati di una compagnia hanno r1port,at~ un numero di punti inferiore a quello non solo de~ tJnattro primi classificati di un'altra, ma nnche d1 alcuni che a questi susseguono immediata~iente, e che pure non ebbero pr<m1io di sorta. Col sistema da go noi proposto avendo tutti i tiratori d~ 4" classe, o scelti del battaglione dovuto raggiungere l'eguale


558

SULLA ISTRUZIONE DEL

minimum . . .di p~n t'1, avvi· lnogo a molto magcriore guarentigia d1_ parllH, e quindi a maggior imp~gno tra i concorrenti. Nè . vnrrebbe il_d_ire che per tal modo una compagnia potrebbe_tr?vars1 m minoranza di tiratori a petto delle allre,_P?1che . nel prepararsi un maggior n u mer.o di buoni t1rator1 deve_ ~er_ l'appunto consistere l'interess~m.ent? ~ la sodd1sfa~w_ne del capitano e degli ufficrn)1. L_estto final e _POI distruggerebbe da sè lo sbnglio o I abu~o, se questi avessero avuto luogo.

~gli spara dunque: I

XI.

Cartucce 2,i.

1° Nei tiri preparatorii . 2° Jn tutti gli altri

64,.

Totale ,

88

.

Ammettendo, sempre per esperienza, che un terzo della compacrnia rimanga fra i non idonei, appunto per la _diffic6ltù di .colpire ~utte le volte nel bersaglio, avremo: 2'.2 43

x 76 = 1672 x 88 = 3784 1

cartucce sparate dai non idonei. dngli idonei.

Totale: 5Mi6 carLucce consumate dalla compagnia, secondo il metodo dell'Istruzione.

Non mi resta più che da mettere in sodo, come la spesa, sia in munizione che in danaro, non, risulterebbe maggiore. ~àr~iarno sempre dall'ipotesi che la media dei ti~at~ri d1 una compngnia sia di sessantacinqué, e cornin. ciamo · dalle munizioni.. Seco_ndo l'Istruzione · è tiratore non idoneo colui che s~~ra ,ì ~entotto prirq~ colpi senza acquistare le ·c ond1z1om fissa te per l'idoneità: costui. perta,n to spara: 1° Nei tiri preparatorii . . . 2°· In quelli della 2a e 3a parte.

559'

PER LE ARMI DF;I BERSAGLIERI

1869

'

Cartucce 28 48

'totale 76 · Il tiratore 1'doneo può aver acquistata· l'id o ·t> · d d· · 1 · nei a m .o ~ci co p1 come in ventotto: Ift a il primo caso è rar1ss1i;10, . e per ~sperienza si p'uò stabilire in media . ~ che l abbia avuta rn ventiqHattro. ,

Seauendo il nostro sistema il calcolo non può, è vero~ essere cosl rigoroso, poichè ci manca l'esperì.mento concludente; ma riferendoci colla memoria a quanto avveniva nelle classificazioni anteriori al ~866, siam certi di non errare -di molto nel mettergli per base il suppo~to che 018 non oltrepasseranno la 3a serie, 2(8 rimarrebbero nella 4•, e solo ~ {8 entrerebbe nella 5"; che equivale ad avere 5J8 di tiratori tra 4•, 3a· e 2• classe, 2[8 di ,1 • classe, e 1 t8 di tiratori scelti. Pertanto si avrebbero: 1

Tiratori cli ,i,• , 3a e 2" classe cl i 1• classe scelti

N.

»

»

4·1 H; 8

65


560

SULLA 1S'l'RUZ10NE DEL

1869

PER. . LE ARMI DEI IlERSAGl,lERI

I primi c?nsymerebbero cartuc.c e 72 X 4,f , 2952 I secondi , 88 X ,f6 = '1408 I terzi . · · · 1'12 X 8= 896

~-Totale: 5256 cioè 200 cartucce in m . 1 Questa ecoùomia s:~e~ c 1e co_I s1st:ma pre~edente. vanta.o·gìo reale ()'rand . . be for s~ tra_scurah1le : ma il . . o o iss1mo consiste rn e., h l nmoni ~arel,~ero equilibrate coll'abilità lOd~tee .~ 1_~1~: d'ff. c10e m meno a1 med iocri ' in prnag1eccelJenL1 . , 1. . ' a I er.enza di quanto può accadere u."tt ua lmente. XII. . . Passando ora al parallelo dell . premii, ci sarà facile il il'.1 O' • • a spe:.a ca_g1onata da1 I . o _unoete ad eguale risultato , . p un_a comp,1gnia di 65 tiratori secondo l'Is.tr z11rne' ,s1 JJOS'sono ,,tam 8 squadre nelle ' ,fQ 1 .. . ·d u. , 2a e 3" parte e 2 -:' ez10rn elJa d , squadtA nelle 4 lezi'oni della r.a. . d $l evono . unqu d · e /k • L O. . e uccor are premiì 96 8 = 10.i d 30 .· .' caduno : epperciò sp e'ndere in · · a her1.' esclusi i barilozzi la so1nrr d' pLrem1 g10rna. , ' la 1 3 11 . QO c?mp~gnrn, cioè ,124, 80 . er tutto 1. . .. ' ,., per grnng1amovi L 80 .. P d. . . ~ battughone. Ag, 4 com )a nie . p~~ i se _ìci pnm_1 _cl~ssificati nelle I g . ' ed a v1 emo m defimt1vo la a· . spesa 1 1ire 204 , 80 in tutto. Secondo noi j . · ·. . della 3n serie - . nb,.lec~ 1 renm g1~rnalieri fino alla fine :,are )e10 u p8r lez10ne. . d' . aggrnnti ai 4 della 4• serie dan - . . qlu10_ I 90, ohe da 30 . , • no un tota e d1 94 premi una s1Jesa di L · Q8 ·gma, ·· ecen a·t L.,1.1 · c1oe. '"' , "'QQ peri com1Ja ,1 2,80pertuttoilJìiatLa ·1·10 . ~ L 90 · · . · I[ · g ne. Urnamov1 . pe1 premi cli gara fra i tiratori scehi e quelli

+

di' il a classe; s'avrà 202 , 80 lire di spesa definitiva per tutto il battaglione : che è quanto dire due lire in meno che coll'altro sistema'. Questo lievisssirno risparmio potrebbe essere im-· piegato . ad elevare da 30 a oO cent. il premio giornaliero accordato ai tiratori di 1a classe. Il lettore che ci abbia seguiti fin qui, che non sia rimasto annoiato .da questi calcoli, indispensabili a conferma delle nostre asserzioni, che sopratutto abbia avuto occasione di assistere all'intero corso di t'iro di quest'anno, vogliamo sperare sarà convinto che qualche cosa da modificare nella vigente Istruzione c'è, e che i suggerimenti profferiti, dettati dalla persuasione e dall'esperienza, racchiudono qualche accettabile migliorìa. Non abbiamo la pretesa che essi vengano subito e in tutto adottati, solo desideriamo di vederli esa- · minati, discussi e messi alla prova. Il caso nostro è dei pochi in cui il provvisorio torna vantaggioso. L'arma attuale deve per forza presto o tardi far posto ad altra più perfezionata: a1lora l'Istruzione dovrà. pure essere rimaneggiata, ed è per tale oècasione che desideriamo di tutto cuore di non aver fatto opera inutile e spregevole. In ogni caso però l'interessamen to vivissimo che ognora portammo a quanto concerne questo precipuo elemento della nostra forza mìlitare fu il movente che ci consigliò queste Osservazioni: ci faccia esso perdonare l'ardimentosa fiducia con cui ci siamo fatto animo ad esporle. Venezia, agosto 1869. ANNI BALE STnADA

Capitano nei Bersaglieri.


MODELLO di cui al Cap. vr.

0

Dat.taglione.

• Compagnia. Anno 1870.

SPECCHIO

,

del tiro individuale clei caporali e bersagli'er:z:.

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o:::sc:>~ 1~:::, O..~ ,~

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Stoppa Giuseppe 42 19 30 11 13 5 ~ Indaco Luigi 65 2241 19 20 15 9 Brero Angelo 50 21135 20 24 14 11 Borsa glitrè Resta Filippo 46 22 33 18 19 10 » Id. Fusi Giovanni . 62 23 56 17 28 10 15 Id. Ardi Antonio » » » ,, » » Id. Frì Stefano 45 24 35 16 22 ]l » })

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Valenti Pietro Gerla Carlo Test.a Vincenzo

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Caporale

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ANNOTAZIONI

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35 4a classe 59 1 classe 60 1° classe Scelto dell'anno precodcn te. 50 4 classe 63 Scelto .» » > ) In licenza strordinaria . » >> 102 51 3a classe 4

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49 20 33-, 16 20 8 » > » » 102 44 3' classe 45 20 32 1.6 » » .b >> )) )) 77 36 » Allo spcdalo per ferita. 58 23 34 19 20 10 » » » » 112 52 2' classe

.

(a) A parità di punti procedo chi ha più bersagli.

li'rrnci del Comandante.

'


.

.

I PRETESI DETRATTORI DI JOMINI

Il colonnello Lecomte dello staLu Hrnggiore federale svizzero, il cui nome è famigliare ai cultori delle scienze militari, aveva pubblicato sin dal 1860 un volume jntorno alla vita ed agli scritti del generale Jomini. Questo lavo.ro dettato da riverente affezione verso il generale stesso, e scritto con vero amore dell'arte, compendiava al tresì la storia delle guerre n;J.poleoniche alle quali il Jomini aveva preso parte. Era naturale che all'epoca appunto in cui il Jomini scompariva dalla scena, coloro che intendevano occup11-rsi delle gesta e degli scritti del generale estinto, ricorressero al libro del Lecomte, in cui i pregi della erudizÌ.one e dello stile erano avvalorati dalla circostanza che lo stesso Jomini aveva riveduta l' opera poco prima della di lui morte. Infatti in quel torno di tempo l'illustre critico francese Sainte-Beuve scrisse, prendéndo le mosse dal libro del Lecointe, uno studio assai rimarchevole sul generale svizzero, che doveva


I PRETESI DETRAT'l'ORI

fra poct11 giorni raggiungere nella tomba, e fra noi il maggiore Marselli, professore all a nostra Scuola superiore di guerra, valendosi in parte dei dati conteallievi nuti in quell'opera, pl'onunziò in presenza decrli 0 riuniti un forbito discorso che fu giudicato meritevole di essere inserito nella dispensa del giu 0O'no della nostra Rivist.a. I du e lavori, dettati di certo con simile inten di~en_to, non incontrarono uguale accoglienza presso 11 signor Lecomte. i\Ientre egli nel foglio 22 della Bevue !tfilitaire Suisse, periodico prege-rolissimo da lui diretto, offre tributo di riconoscenza al SainteBeuve, come a colui che abbia « la1'.gamente contribuito a trasformare l'opinione pubblica » a pro di qutl chiaro figlio di cui la Svizzera deplora Ja perdita, .egli si scaglia, quasi per antitesi, nello stesso numero contro il discol'so del nostro Marselli con tale impeto e ~on mod_i cosi insoliti, quali non e.i saremm o aspettati da SCl'lttorc che eravamo abituati a stim are sì per la dottrina, che per Io spirito e per la cortesia della forma. Il maggiore ~larselli, che sa difendersi in ogni modo, non ha aspettato la pubblicazione mensile del nostro periodt(:O per ribattere le accuse del signor Lecomte, e gli ha risposto di botto su lla ltalia .JJfilitare del 17 novembre; e noi non ritorn eremmo su questo argomento, se una parte dell e accuse lanciate contro il nostro collaboratore non ri cadesse abbasta nza dir ettamente su/la Rivista che ha inserito· quel discorso, in cui il sign or Lecom te non v11ol1 non sappiamo perchè, trovar altro che dei prétentfeux dénigrements e delle nombreuses impert-inences contro la Svizzera. Ci duole che l'affetto suo per il proprio concittadino abbia in questa occasione fatto velo alla chiara intelligenza del signor Lecomte e l'abbia condotta a giu-

DI JOMINI

565

dizi, contro i quali noi fa cciamo' appell o alla equità dei nostri lettori. Il solo fotto dì aver convocato tutti gli allievi ad una lotLura sulla vita del Jomini doveva persuadere il siO'nor Leco mte degli intendim enti del maggiore Mars~lli e della direzione della Scuola superiore di guerra, i quali, appena spirato quel valoroso decano degli sc rittori militari moderni, si proponevano di onorarne la memoria dedicando una riunione a ricordare colui che ch iamarono pubblicamente loro illustre maestro. Il discorso del Marselli professore di storia militare, non poteva essere un pan egirico, e tale non fu. Ma chiunque lo rilegga senza prevenzione e senza astio comerrà con noi che se, ali' infu ori della bi ogrlfia pubblicata dal Lecomte (che può dirsi quasi la autobiografia del Jomini), vi fu scrittore non solo imparziale, ma, diremmo se fosse lecito, generosamente imparz iale a riguardo del .1omini, ed il quale abbia saputo ritrarre in brevi pagine tutta la travagliata di lui vita, è stato appunto il nostro Marselli. Sino dalle prime parole del suo discorso egli si colloca in un elevato punto di vista d'onde esamina non i soli fo tti, ma tutto quel complesso di ragioni che dimostrano come poco a poco siasi creata intorno · al Jomi ni una situazione difficile, in estricabile. Egli non tace i torti che il generale svizzero ha a patire nell 'esercito fra.ncese, segno all'invidia di inelli che mentre lo vedono di mal occhio pur Yorrebbero trar profitto dei di lui talenti, e sente con lui quelle in~ giustizie ; e quando narra come dopo la guerra di Spagna il Jomini, malgrado gli splendidi servizi resi , fosse posto sotto gli ordini dell'aiutante di Berthier, prorom pe in queste parole: « Il volgo non comprende « quali ferite sien queste -per un uomo che sa di non .A'tt"NO XIV, Yor.. n. 36


I PRETESI DETllATTORI 566 « essere volgo, e non faceva mestiere di essere Jo« mini per petdere la pazienza. ». E il Jom ini perdetle in fatti la pazienza e, come sappiamo, offerse le proprie dimissioni e chiese un brevello russo, e l'ebbe prima che fosse ro quelle accettat~. Un uffiziale che non sa pesse rwssumere tntte le virtù militari altrimenti che ne lla di sci plin a e nella sommissione ad ogni costo, quale è dip in to ironicamente dal Lecomte il Marselli, certo si sarebbe prevalso di questa scabrosa situazione per infierire contro il Jomini. Al l\Jarselli invece essa suggerisce queste generose parole.« E una situazion e fatale, alla quale molte anime no« bi li non hanno potuto sfuggire per tristizie dei tempi « nei qual i vi ssero e per le condizioni dei paes i i1ei « quali nacquero. Chi non ha soggiaciuto a . codeste « situazioni pensi che forse non fu suo merito, ma « caso e non insolentisca e non si stimi piìt nobile « del jomini. Sì , io penso che Jomini avesse un fondo « nobile assai, più cli coloro che sono virtuosi per « necessità, e penso che -la superficie del suo ani mo « fosse agitata, solleci tata da opposte co rrenti che non « permisero a quel fondo di trasparir~ nettamenl~ ». In ve rilà strano detraltore codesto, li quale persino allorchè giuncre a' quei punti che,. secon do l' espresb sione dello stesso Sainte-Beuve, sono sfnon une téiche, au moins une obscwrité nella vita del Jomini, Ya studiosamente in ce rca cl i circostanze attenuanti e le accumul a con amore per non essere indotto ad un gi udizio ·severo. . a E il racconto proced e, ed amva alla fatale epoca del 1 s,t 3. Il Lecomte stesso è qui costretto a dichia- ' rare ch e tanto egli quanto il Sa inte-Beuve n'ont 7Jas cherché à justi'fwr· ce qu' i·z y avait d'ù~justifiablc clans le poùit (a'ible mais capital de la, vie dc Jomini , non

DI JOMl'.'H

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più miti entrambi nel loro giudizio d~l nostro Ma~selli, il quale « quando guardiamo (disse) con occhrn « filosofico la vicenda di casi che l' lianno spinto al « duro passo, quando ved iamo che Napoleorn~ l'ha « perdonato, che Thiers lo ha compa tito, ebben~, q_ non saremo noi che aggraveremo la ma no come 11 ~ Coletta ..... L'officio più nobile della storia non è « quello di stimmatizzàre ciecamente, ma di spiegare << la vita ». Ed appunto per ispiegare la travagl iata vita del .Tomini si fa il ì\farselli ad analizzarne l'indole ed il carallere e ri vela agli uditori come nascesse in qu ell'animo l'attrito doloroso che produ sse tante oscillazioni 1Jella sua carriera . Che se in ciò fare egli tratta il Jomini da uomo e no n da eroe, se suppone in lui umane debolezze, umane passioni e fo rse qualche umano difetto, non se ne dolga il ·signor Lecomte; gli è apDunto per questo esame imparziale, il quale noi an·zich è a 8pirito d'odio imputiamo a ben evolen za, che il Marselli riesce a torre agli occhi dei suoi uditori o«ni in«iusto biasimo dalla memoria del Jomini e non confinde in alcun modo coi traditori volgari. Ma poteva al postutto il Marselli nel riassumer~ quella vita proporre il Jomini p.er. modello.assoluto a1 suoi allievi ? No certam ente . Egh s1duole cli quel complesso di circostanze ch e hanno i~pedito che l' illustre svizzero si mostrasse cel ebre cap itano, lo proclama a più riprese (se ne assicuri il signor Lecomte) un distinto capo di stato maggiore, ma non nasconde che il Jomini sarebbe passato alla storia anzitutto « come cittadino della scienza, come scrillore mii itare». Nè parei che altrimenti abbia sentenziato un uomo il cui giudizio non dovrebbe sembrare. sospett? al signor Lecomte, lo stesso Sainte-Beuve, 11_qu ~l~ ricor-dando che gli uomini non sanno in sul prrnc1p10 della

J;


DI JOMINl

I PRETESI DETRATTORI 568 loro carriera rendersi esulto conto del loro destino, accenna come il Jomini si mostrasse dolente di trovarsi al tecmin e della suo. carriera militare nella stessa condizione in cui l'aveva intropresa, cioè come im écn:vain tactt'cien, ce nom qu' on lui avait jeté si souvent lÌ la téte en manière de raillcri·e. E• esclo.ma: Il ne scntait pas asscz que ce serait justement là son titre bien suffisa,nt dans l'avenir, son i·ncomparable spécialité , sa gloire I Alle gratuite deduzioni che il signor Lecom te vuole trarre dal discorso del Marselli, rispose questi più particolarmen te sull'Italia Militare: noi insisteremo ora con lui sovra un punto soltanto, su quello che ci ha cagionato la più penosa impressione riella veemente r eplica del signol' Lecomte. Egli asserisce che il nostro collaboratore abbia inteso col suo discorso di vilipendere la Svizzera. Noi abbiamo rileuo attentamente quel discorso e non ci abbiamo trovato nulla di simile. Le parole Suisse mercenaire, che il signor Lecom le accoppia ·di capo suo, non solo non furono pronunziate mai dal !Iarselli, ma non si trova nella sua orazione nè manco adombrata una sola idea che possa essere interpretala come ostile alla Svizzera od irriverente. Se il Marsell i dice che il .Tomini nacque sul suolo svizzero, allora poco acconcio ad alimentare sentimenti di devozione verso la Francia, è libero al signor Lecomte di combattere questo asserto, ma non mai di considerarlo come un'ingiuria diretta ai suoi concittadini. Se spiegando la condotta del Jomini nel 4 813 l'oratore italiano asserisce che la circostanza che il Jomìni nascesse svizzero diminuisce la di lui colpa, parei leggere in questo detto una parafrasi della onesta risposta che diede il Jomini stesso all'im peratore Al essandro al di lui giungere nel campo alleato: « Non « sarei qu i, sire, se foss i francese».

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Noi sappiamo tanto che a nessun epoca sarebbero state accolte in questo periodico parole che potesser~ rnenomamente suonare come una insolenza verso 1 nastri buoni e valorosi vicini svizzeri, e siamo tanto più sorpresi che il signor Lecomte sia r!cor~~ a ci~ asserire, qunsi come a mezzo per assoc1arst 1_ lettori della Bevuc Militafre Sidsse, nell'attacco non grnsto e ancor meno urbano con cui, scostandosi in vero dalle sue abitudini , ha assalito il nostro valente collaboratore. Confidiamo nel buon senso e nella imparzialità dei nostri lettori svizzeri, e speriamo non vi sia riuscito.


CRONACA POLl'l'ICO- llllLlTAilE

CRONACA POLlTICO-MILITARE

14 dicembre !SGU.

11 17. dello scorso mese si è' compiuto sulla terra antica def Farao~1 pc_r opera della civiltà europea uno elci pi ù grandi ~vvcrnment'. del secolo dçcimouono : l'aperlura del canale di ~uoz: merce. ùel QUl,\le la strada commercia le tra l'Oriente e I Occidente s1 trova accorciata di tremila Jeo·he all'in•'ir·ca u f ·1 . " e " . n ra~ceso, 1 s1gno~ di _Le~seps, ideò q1rnsta grandiosa impresa duran'.o un suo viaggio m Egillo nel 1854; osteggiata dal Sultano, 11 qualo presentiva quanto uo sarebbe cresciuto l'ascendcul~ del Vi~erè nol cui terrilorio dovova effettuarsi, derisa dagli . Inglesi _come progetto di impossibile attuazione , acco lta m Fr~uc1a stessa in sul le prime con qualche diftJdonr.a essa è oggi un folto compiulo, tullochè non pochi anni deb~ bano ancora t_rascorrere, e nuovi sacrifizii pecµ niari si l'ichiHdano per assicurarne il complelo successo. In un periodo , cer!amc1:t~ anco~a l?ntano , J'Ingl:illerra tel}Jterù qualche nuovo mezzo d1 con:iu~1caz10no co' s.uo1 possedit~enti nelle Indie , come ad esemp10 )'aperlura di una linea ferroviaria dell'Eufrate. ~be ,p.ossa _co_m~etoro in p~rlc col Canale di Suez , per 1~,on hova1s1 cosi mtier,~me~te· m balla di una compagnia j1_a nc~se; per o~a. essa s1 afìret!a a tra rre profi tto di un'opera d1 cm ,la Francia ha pagalo la gloria , e giù nei cantieri del Tyn~ fc_rvono i la vori per la costruzione di· appositi ba ttelli dcstmatt « pel traffico colle Indie, via di Suez. 1)

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La mmtralizzazione del Canale non può, per ciò stesso, arrecare un cambiamento alla situazione dal pun to di vista militare; ma il giorno in cui scoppiasse un conflitto armato tra la Francia e l'Inghilterra, il Canale a8sumerehbe nna importanza grandissima, e una ballaglia navalH por impossessarsi di esso diverrebbe inevitabile : da parto della Francia per co lpire la potenza inglese nelio Indie . e da par le dell'lnghilterra per impedire questa g rave iattura che le sovrusl.erebbe. Quanto ai l'Egitto, esso sarebbe senza dubbio impotente a far rispettare la sua neutralifa; ioconvenien le codesto, che ha antiveduto sicuramt'll te, ma che 11011 gli pnrve tale per verità da rifiutare a l Lesseps la sua _antorizzaziorn~ e il suo appoggio per la costruzione del Canale; giacchè, militarmcnle, la situazione dell'Egitto è migliorata por il fatto che l'invasione di un esercito turco' per la via di terra, già diffici le primn poi deserti della Siria viene ora ad esserlo ancol'a di più in seguito al CanalH; politlcamente e commercialmente , la sua ' si tuazione si è immensamente avvantaggi8.ta. Oggimai, infatti, si puù dirò che l'Egit!o è diventato una provincia euro pea; relazioi1i commerciali e comhinàzioni po litiche l'hanno talmente al laccia to agli Stati di Europa, che qualunque grandH avvenirnm1to si com pia sul continente vi eserci ta una influenza decis.iva , qualun que fatto , che possa, modificare lo stato di coso in Egitto. ferisce o prnnwovo gli· interessi europei. È un fatto cho non può sorprendere alcuno: la civiltà è di sua natura espansiva, e come l'Oceano Atla·ntico non è bastato a preservare l'A merica dalle lerile e non sempre pacifich e invasioni della schialla gia petica , così e a ben maggior titolo non poteva sottrarvisi un paese tanto prossimo a noi , tanto r icco cli natura li prodotti, tanto illustre per le passato vicende. Ma v'hanno lai volta delle resi$tenze passive che colla loro forza d'inerzia sono più difucili a superare delle lotte vigorose, delle g uerre dichiarale. L'Egitto p. e. e la Turchia eran o sinora dominati da una sc;hiutla che motto In perfezione nella im1:nobilità; e che, quantunque eia quasi quatlro secoli vada dì per: dì decadr.nclo, oppone ancora un argine all'incivilimento, so lo perchè, senza comba tterlo direttamen te, non Io accoglie volonterosa , e lo subisce anzi -che accettarlo. La Turchia è un fenomeno unieo , ,si può diTe, al mondo: circondata da ogni parte dal la civillù, percorsa in tutti i versi dalle co1Tenli che quest/i da ogni parte vi ver$a, fiacca la dalla sua propria crescente impo tenza . resisto tu ttavia per quella sola


l..1\UNAt:.\

forza d'inerzia cheahbiamo ora acceooato. o la civil tà trapiantala sovra un terreno disadatto , non prospera, ma virn un·, Yita tisica e ins11fficionto , cht1 si spegner ebbe domani , so per un supposto impossibile domani polosse cessare la pressione che n :uropa, unc.hc senza un proposito dPtermi11<1to, esercita su quel paese. Se in Eg itlo avessero sempre pr evalso le teorie e lo consuetudini che la Turchia non ha ancora abbandonalo , non v'ha dubbio che lo relazioni tra quow, paese e l'Europa sarebbero molto meno ef!icaci, mollo meno complcsso di quel che vediamo; la civiltà non \"i sarebbe penelrala cos) focilmento com 'è accaduto , ma vi :;i imporreb be unicamen te col la forza , appunto come fa la Turch ia. E la forza non è alla a creare il progresso, o solo io modo lento o incompleto. l•orlutHltamente musulma no non v1,1ol dir sempre turco. o i musulmani dell'Egitto, ild csornpio. sono molto più mant•ggevoli e accessibili che i turchi di Costantinopol i. Da ciò avvenne che fin dal l!HO un nuo\·o ali to spirasse sul paese . e ch e, col procedei·e dol tempo , le condizioni dcll'Egillo ~i venissero lentomenlc mutando in meglio e si distaccassero sensibi lmouto da qucillo della Turchia propriamente della. ~lchcmet-All o i suoi successori non pot!l,·,wo essu re tipi di uomini moderni; furono però scmpr.: 1>:-oponsi ad accellare lo innovazioni che vedov,rno grandeggiare i11 Europa, più che i Sultani e i Gran Yisir di Coslanlioopoli; lo fecero rors'anco pcl bisogno di trovare niuli nella 'lotta che 11veniuo intrapresa contr o il Sultano; non imporla, le conseguenze furono le medesime. Imperocchè accnddo ciu ol cho dovern accadcro: da una parlo il paeso venne ncquist.audo una fisionomia pit1 europea, dall'aHra il Go\·crno ottomano si rndo man mono costretto a fare a' suoi pasci,ì dr.I Cniro delle coor.essioni sempre maggiori , fino a consentii· loro un'indipcndon~ , cho in follo può dirsi complotn, qnantunquo in apparonr.a non sussisla >l.ncora. E l'Euro pa che da tanranni s·è prosa la briga <u,far d11 tutrice alla Porlo, o che noi 1855 In salvò dalla dislruziorw. vollo alla sua volta aYere una ingerenza <letcrminnnte nelle r elazioni tra il sovrano o il \·assa llo,· e se la stipulò esplicita ncll"arl. 7• del trallato di paco di Parigi (80 marzo 185G) . Cos\ an·onne che l'Egitto quantunqnc nominalmente soggetto ancora nlla Turc;hio, si trovò in fallo auto nomo e posto sollo la protezione delle potcnrn. Codesto equi1•oco, codesta contraddiziono in ter mini tra la

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POLITJ CO- àll LlTA I\E

lettera dei firmani imperiali e la realtà delle coso, doveva, a br eve aodnre, provocar delle compli cazioni, ecl alla prima occasione esse dovevano manifestarsi. L'occasione Ju I·aper tu ra de l C<tnalo di Suez. Codosta im pr esa grandiosa che apro al com mercio europeo un oriz~oote_co.s\ vasto di sp'lranzc e di aspollazioni, non poteva lasctare rnd1(fercnte l'Egitto. Lo nuova vin de' lrafO ci indo-europei , spingendosi entro l'Egillo o rnseotandone le spiagge, doveva attirare anche questo paese nell'orbita sua o dare on nuovo slancio al progresso economico e all'impor tanza di esso. Forse in ciò, più che nolle suggestioni inglesi, sta il ~ogr eto de_lle esi~nze e delle gelosio con cui a Coslanlinopoh fin da prrncipio si •YUAr dò la nnova impresa; o se la pressione della Francia o . non avesse pesato gravemente ne' consigli <lel Cransrgnore, il firm ano di concessione non sar ebbe stato rilasciato. c omunqu e, il Vicerè presente, ch o vede e comprende m11glio d'ogni altro la sun posizione, ha certamente il merito sommo di avere aiuta to ertìcacemente il pr ogrosso d.:I paese ; cd era naturale che avrndo pur testò ottenuto, a prezzo d"oro, un fir mano, il quale gli g uaron tivo oltre un titolo quasi sovrano (Khedive), la sucressiooe al tro_no por m~ggiorato, anzichè per senioralo. trovaudosi a capo eh un osercrto numeroso e abbastanza agguerrito, padrone, per !"immensa ostensione de' suoi possedimenti, di tesori vistosi, ol la vigilia dell'aportnra òcl Ca: ml!o. sentisso più cho ma i vivo il desiderio di scuotere ~a. se quell'ultima 11ppare11za di soggeziooe all11 ~orla . c!,e im pedisce di sen tirsi affaUo incl ipendcute, e tra r sovrurn 1iar mter

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pm·es.

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, D'altra parte il Sultano, a cui le conccssion r verso I 1·,gJLto erano state cli volta in vollii stra ppn te dall'intromissione delle potenze o dai bisogni rinnscouti del sno erario. e _che per la lettera stessa dei firm11ni ora autorizzato a crcdors1. come '.orm almonte è tullora, dirello signore dell'Egitto: il Sultnno, dico. che come lnrco , piega ol le esigenze del mo mento, mn no11 sm~tle lo antiche convinzioni e le antiche ohitudini., all'nll~ggiamento preso dal Vicerè non poteva. non commt~overs1 e nou adoprare pcrchè il vassallo orgoghoso fosse ndoll? a dovere. Di qui lo scambio di note, che, comincialo quale!>~ mese f~ fl inter rotto per le feste dell'aper tura del Canalo. s1 e dopo di questo l'inuovato. . . . " . . li Sultano a cui non piacque che li Rhed1ve favesse 11 giro


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cnONACA

delle Corti europee, e di suo capo, quasi principe autonomo, invitasse i sovrani ad intervenirvi. trova che il Vicerè ha più volte oltrepassa lo i limiti del suo potere, e ricordandogli. i ter mini delle concessioni fattrgli , esige che i bilanci dello Stato siano sottoposti alla sua approvazione, che non si contraggano presti ti senza la sua autorizzazione e che l'effettivo dell'esercito non passi un limite determinalo. Il Viccrè non nega all'aperto i diritti del Sultano, ma si limiLa a sostenere chn le violazioni imputategli non avvennero, e che quindi il rimprovero cbo gli si fa non è meritolo. In fat!o però i termin i del la contesa sono ben di versi, o l'uno o l'élltro dei duo contendenti conosce appieno le ialenzioni dell'altro. Il Sullano sen te che l'Egitto gli sfugge e vorrebbe pure in qualche modo impedirlo .; il Vicorè maturn il disegno di rom pere ogni legame che ancora lo tiene soggetto alla Porta, ma non crede forse giunto il mom<'nto, e si studia di guadagnar tempo. Lo condizioni attuali della Turchia non sono, del r esto, lo più opportune alla provocazionH di un'aperta roltur<1 coll'Egitto. La Porta non può nascondere a se sless·a di non cwere letteralmen Le che un solo piede in Europà. Esiste· bens) sulle carte googratìche una Ìmpononte m assa di territorio conosciuta sotto la denominazione di 1'nrchia Eurupea, ma so lo nel senso che per la maggior pnrte <lolla sua arca è nmministrata da' governi, come quello d'Egitto, indipendenti in lulto fuorchè di nome, o che la maggioranza degli abilal).ti, On sotto le mura di Costantinop·oli, appartengono alla religione cristiana e aà altra schiatta che non la turca. Ogni anno i· Musulmani .in Europa. di~iouisc~no di_ r:umor? , mentr~ s'aumentano por contro 1 rarn g rec, e lat1111: ogni anno la !llotcnza o l'organizzazione delle proviuce danubiano si svil uppa e si consolida: ogni anno lo spirito d'indipendenza si dillonde in ogni parte, cosic,:hè il primo risultato di una guerra intrapresa dalla Porta contro il Vicerè d'Egitto sarebhe un attacco dal lato del Danubio, Che potrebbe per [IVVOiltOra precipitare )a sua ritira(a da Costantinopoli, che in favorevoli condizioni di pace può ossore indefinitamente ritardal.:i. V'hanno, è vero, taluni i quali sostengono che la forza mili t.ire dell'impero oflomano sarebbe sufficiente per r eprimore tu tti questi attacchi e per intrnprcnderc con successo unn guerra contro l'amhizioso Vicerè d'Egitto: il Sullauo stesso potrebbe anche nutrire quell'illusione. Ma qnal ò lo stato .rcnle delle-

JJOL1'TICO-MILI'~'Al\E

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cose? È facile giudicarlo da una -recente circostanza. Dopo tanti a,nni che non ebbe più luogo una rivista militare , una ne fu ordinata recontenrnnte in onore dell'Imperatrice dei francesi a Beicos. Da tuHe · le parti dell'jmpero non si polerouo raccogliere più di 14,000 soldatj di ogn_i nntura, e si dovettero far accampare pe[· alcun tempo sulle spiagge del Bosforo per dar loro un aspetto un po' militare. Oìtracciò, essendo la loro paga arretrala di pitt di tre mesi , il governo 11011 potè fare assegnamen to su di essi che accordando una lira a tesla per ciascun soldato. Ebbeno qucsLi 14,000 uomioi . armati di fucili caricabili dal la -bocca e forse abbastanza buoni por combatter(:l i loro ordinari nemici, rappresentano si può dire, l'intiera forza dispon ibi lo doll'irn p<>ro. 4. Basta lasciare Costantinopo li per qualsiasi provincia d'Asia o di Europà, scrive un corrispondente del T'i?ncs. per scorgere la debolezza della Porta come potenza militare . Le troppe descritto ·nei bilanci turchi con uno sfoggio di precisione non sono che (ruppe nominali ' parecchi corpi scg rfali in bil;mcict non esistono asso lutamentc3, o non sono altro r,r.e scheletri di corpi. La pag-a ai soldati è sempre invariabil meiJle ritardata; i loro vest.iti sono. laceri , i piedi sca lzi, le armi , qunnclo ne banno, le tengono ben rinch iuf.e per t~rìHJ che' nou si guastino o si sciupino. Ciò che è forse pfo notevole .di tullo si è cho lo slancio doi soldati è scomparso; essi non sono piì.1, come un tempo , persuasi del la loro superiorità su lulto il reslo del mondo. Il solo fatto cho sono stati ammaestrali e comandati da uomini del mondo occidentale, mentre ha avuto il vantaggio di dar loro un'apparenza piìi militare, li ha però privati di quella fiducia in se stessi cho condusse , i loro padri sollo le mura di Vienna». La potenza di una nazione vuole altrosì essere valutata dal confronto della sua forza rimpetto a quella del suo avversario. Bisogna essere bene smemorati per dire, che se le truppe turche va lgono poco, quelle egiziano valgono ancora meno. l fa tti dell'ultirnu guerra tra il Sultano fl l'Egitto non favoriscono . questa opinione, e il presenle Kheclive, quand'anche non cresciuto fra l'armi , come Meherned Alì o come il vincitore di Nezib, suo padre, sa quant'ossi ten.er allo l'onore ciel ·suo paese ed nvrebh<,1 in caso di guerra faci le còrnpito . Fgli può aspettare con occhio sicuro che i I Sn llano si avanzi per sbalzarlo dnl trono, 1entativo codesto che potrubbo esporre l'impero. ottomano ad un attacco al le spalle.


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CRONA.C.\

Non occorre del resto che noi ci fermiamo di vantaggio su queste eventualità, dacchè per m a da una parte o dall 'altrn si ò preso il partito di non ispingore le cose all'estremo. Infatti il Sultano , il quale, secondo lo notizie provenienti da fonto austriaca , sarebbesi deciso di mandare un 1tltimatmn al Yiccrè, cedendo allo pressione ùol ga binello delle 'l'uilerio e di Saint-James si è limitato. rispetto al punto cardina le del conflillo. a invitare il Vicerè a non contra rre più alcun prestito all'estero senza il suo consenso. Ora il Khedive il quale non ha guari aveva preso l'impegno colla casa Oppeuhoim Alborli di Parigi, di non coutrarro alcuna operazione <li questo genero por cinque anni, non do\·ern avere alcuna diC[ìcollà di accogliere il firmano del Padisci,ì. ed ha cgunlmente assentito al principio che le impos te della sua provincia siano esalle in nome del Snltano e col permesso del medesimo. Lo scopo di queste pretensioni del Sultano è onio. Il diritto di contrarre preslili e imporro tasse non è necossarinmcnlc un ntlribulo di sovranità , ma i prestiti e le tasse ser vo no a co• sliluire un vero sovrano. In pace come in guer:·a il danaro è il nerbo dPlla forza, e l'osi criunza ha dimostrato che la presente grandezza e lo alte aspir:izioui <lolln famiglia MehomctAll deri varono appunto dallo immenso ricchezze che seppe procacciarsi. I turchi C'redono naturalnieolc cho la facoltà cli cont:-nrrc prestiti darebbe all'ambizioso vassallo tullo quanto gli occorro per collocarsi su di uu piede di ugunglianz.1 col suo pa.d ronc. I reclami della l'orla erano rafforzali dall 'impiego che il Viccrè ha fatto finora de' suoi proventi finanziari. Egli formossi una grossa ar mala. t1rmolla colle migliori ar mi del gioruo; co1nprò r,orazzato corno so [osse un potentato indipendente che intoode di fa ro la gucha o che aspetta che gliela facciano. Ora contro chi era prcsumibilP che fossero direlti quesli prepnrath·i 9 I turchi non troravano che una risposta, che cioò il Viccrè, non avfln do un ri,·ale o un nemico nl mondo. non si prefiggera altro scopo che quello di sperimentare un giorno la sua forzo contro l'autorità imperiale. li l\hcdiro uniformandosi alle csig,cnze del Sultano, .non ha con ciò abbandonali ccrlamenlo i disegni d'indipondcn1.a cho l'opinione pu bblica gli attribuisce non a 10.-to. L'accordo della Francia o doll'!nghilLPrra nell'eccitarlo ad a~comodarsi col Sultano, ha dovuto dimostrargli che nello stato generale degli afiari in Europa o colle complicazio ni interne di tu tti i pnesi. niuna potenza ha interesso a pro\·ocare un conflillo che si estende-

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rebbe prontamente al mondo intiero. Il montenimenlo della poco è di venuto una necessità tale che in meno di dodici mesi l'Europa ha lasciato sacriCìcare per la Turchia i greci di Candia la cui nazionalità e religione si callivava la simpatia universale, e ora è grata al Khodil'o della sua prudenza, henchè la di lui causa. le sia popolare assai più che q_uella del Sultano . li principe dell'Egitto ha compreso colla sua sagacia eh' egli nulla avrebbe perduto aspcllando . Egli cede ora con sonno alla necessità del momento, sicuro che in co ndizioni normali l'interesse generale dell'Europa non può che favorire le viste della politica egiziana. Quanto più l'Egitto saprà sferrarsi dai ceppi del vassallaggio ottomano, lan to più ampio e sicuro sorù il campo che esso a prirà all'industria e al commercio d'Europa; quanto più la sua posizione di1•enlerà autonoma e vigorosa, tanto più sarà allontanato il pericolo che il Canale rima nga una dipendenza di questa o di quella potenzo, e cbe il l\ledilerra neo divenga, secondo un progetto ormai invecchialo, un lago fraoce3e. L'Egillo indipendente e for te, tratto dal suo stesso interesse a frapporsi tra le eventuali contese di terzi ed u mantenere possibilmente l'iuternazionalilà del C1.1nole , sarà una guarentigia di pace per lo potenze e di prosperità poi commercio. Rassicuralo momentaneamente dal lato dell'Egitto, il Sultano non lo. è , o almeno , non si ritiene egualmente rassicurato dal la parte dell'Erzagorina e della Bosnia, le qual.i possono da un istante all'altro subire il contagio dolla insurrezione non per anco r epresoa nella finitima Dalmazio. Sar ebbe questa una eventualità egualmente gra ve per l'Austria, la quale vedrebbe così accrescersi. gli olomeuti 1lcll'insurrezione di Dalmazia, o per la Turchia che nello slato di prostrazione finanziaria e militare in cui si trova dovrebbe inlraprcnder6 una nuova •spedizione a poco intorvallo da quella di Candia che le costò giù tanti sacriCìzi. Dalln similitudine di queste apprensioni è derivalo uo accordo speciale, il qualo è riuscito ad un'azione comune dello due corti di Vienna e di Costantinopoli. La Turchia fece perciò avanzare lo sue truppe. o permise il passaggio delle truppe austriache sul suo territorio quando ciò fosso necessario al successo delle operazioni militari. « Il buon accordo che si è stobilito fra l'impero austro-ungherese e la Turchia (così si esprime una .circolare confid enziale della cancelleria austriaca, datata il '7 novembre) non ha o non avrà allro scopo


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CI\O~AC.\

cho di assicuraro il manteoimento della sicurezza e del buon ordino nelle pr ovinCI) limitrofo dei duri Stati. :i, € crueslo uo fallo di alla importanza , poichè ne risulta un or dine di cose affatto nuovo tra l' Austro-Ungheria e la Turchia, che può aYere una influenza considerevole sulla politica generale dell'Europa. L'accordo speciale fra Vienna e Costantinopoli potrebbe infatlo ossoro il preludio di un'alleanza in tima fra i duo imperi; e il germe di quest'alleanza ( di un'alleanza oft'ensirn o difensiva) esiste, dacchè. secondo la circolare. la cui pubblicaziono fu il risultalo di un'indi~cr ezione, le du~ potenze hanno già fallo un primo passo in questa strada. R quando si riscontri questo documento colla circostanza che esso corrisponde al vrnggio improvvisalo doll'iinpcratoro Fr ancesco Giuseppe in Oriente e al soggiorno di questo Sovrano a Costantinopoli, circondato dalla sua canceller ia, non si è alieni dal credere cho l'accordo sarà stato segnalo da qualch e allo più formale , o non è più a fa r maraviglia dei rumori che corsero nei giorni scorsi , e secondo i quali sarobborsi preso le intelligenze a Costantinopoli su due trattali immediatamente ostensibili e su di un terzo tralta1o che sarebbe palesato più tardi. I tratta:i ostensi!Jili avrebbero per oggetto , fu ferrovia tra Vienna e Costaotioopoli, di cui si tratta da due anni, e il r egolamento dei rappor ti Tolativi al commercio, alle dogane e alla naviga.zione. Il trattalo che rimarrebbe segreto poi wvmeolo, avrobbo per oggollo l'alleanza la più intima o la .più completa (ra i duo imperi , con tutte le suo co·nseguenzo. Noi sapremo del resto. fra breve, con quali alti l'Austro-Ungheria avrà ~,·iluppalo la sua nuova polilica\rimpetto alla Turchia , cioè rimpetto all'Europa orientale , e come questa politica e questi alti saranno accolli dalle quattro grandi potenze europee con cui l'Austria hn fatto fine>ra causa comuno, e da cui paro che Yoglia ora distinguersi in ciò che concerne gli affari di Oriente. A Pesth questi disegni del Caucelliero austriaco non sembra che siano accolli con eguul favore come a Vienna. li Governo unghoros'o molo cvilarn, per quanto è possibile, una politica la qunlo potrebbe trascinarlo in ancuirc a conflitti tra l'AustroUngheria e gli slavi dHlla Turchia, noi caso in cui gli abitanti cristiani di quest'ultimo Stnto si sollevassero. La politica di Vienna vuole, è vero, la consorvaziono della dominazione turca, ma so questa dominazione ,·enisse a pericolare, l'Austria non si r itrarrobbe dinanzi all'eventualità di annettersi la Bosnia e

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l'Erzegovina, delle quali si considera da lungo t~mpo com~ la cr ede presuntiva. Gli uomini politici del\'Unghcr1a non desiderano invece un aumento della popolazione slnvn nell'im pero; ossi vedrebbero forse per contro con soddisfazione, nll'occorrenza, l'aggrandirsi del Principato serbo coll'aggiunta della Bosnia e delle provincie limitrofe. Sonza l'insurrezione in Dalmazia è assai poco probabile che tra l'Austria e la Turchia si fossero slrellj così intimi legami di amicizia quali risultano dalla circolare più sopra menzionata del 7 nornmhre. Questa cir colare lo dice chiaramente. « L'accordo fra l'Austria e la Turchia ò stato provocato da una co- ) munanza d'interessi che l'insurrezione della Dalmazia ha fatto nascere ». fino ra però, per quanto siasi conformato cho gli insor ti sono appoggiali o aiutali individualmente dai montenegrini, bonchè non dal principe Nikila, lo stato delle cose ~on è "'uari mutato da quelle> che Bra il mese scorso, quando scnveva~o che l'insurrezione era piuttosto un imbarazzo interno per l'Austria, che non un elemenlo di conflagrazione generale. Lo operazioni mililal'i del gener ale Auersperg fu rono corona~ òa successo nella cosidctta Zuppa, che forma la parto meridionale del circolo di Cattaro, compresa tra Cattaro , yudu~ ~ il mare; egli riuscl allresì a vellovagliare P?r tre mesi 1 fo~l1 ~1 Dra&al o di Cerkvice. nel distretto setlenlr1onale dello d1 Cr1vos~io, i quali in capo a cinque o sni gior ni, per mancanza di vettovaglio, sarebbero caduti in mano agli insorti; ma non riesci ea1ialmente a disper dere questi ultimi che si mantengono lutt~ra sulle inospite vello ,iella Crivoscie. Questo distretto_ supe_ra in estensione 0ali altri del circolo di Cattaro; lo masse dt roccia, confusamentc sovrapposte le une sulle altre, i versanti e le creste di monta0o-ne frastagliato da burroni e precipizii, le pietre aauzze O i rottami di macigno di cui il suolo è seminalo , r:nno dol territorio della Crivoscie uno dei più impraticabili del mondo. Ivi si trovano riunite su di un brevo spazio lo più a lte cime di tut!a la catena di montagne, il Go livrh , alto 4058 piedi: il Vola Greda , alto 4128; il Pazna, allo 5822! l'Ori?n situato sulla fronliera della Sulorina a llo 6000. ccc. l'ion <.'s1stono. strade praticabili ; lo principali linee di comunicazione non sono che sentieri. li paese stesso è imperfcllamcnte conosciuto: e persino la grande carta della Dalmazia eseguita J al corpo di sta to ma,,."'iore austriaco fu riconosci ùta iMufficicnle, come quella che ~~n contiene tutti quei dettagli topografici i quali sarebbero essenziali in una guerra di montagna.

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CRONACA ·

Dop~ ~ua s~edizion~ di cinque giorni in un terreno siffatto, d?,ve 51 1osor t1 sono rn grado di lratt,rnere una colonna per p1u ore, e _a l postutto hanno sempre una ritirnta sicura in ~10ntagne inaccessibili o nel distretto mou tenogrino di Grahovo, 11 gener~le Auersperg, scorgendo l'impossibilità materiale di fa~ s_la~z1~re :nll~ veLle dei monti pnrocchie migliaia di soldati privi d~ r1~ar1_, ~1. legna. di viveri , d'acqua e d'ogni genere di comun1caz1om, r1lirossi su llisano e trnsporlò di nuovo il quartier g~_ne~ulo a C~ttaro. ~e t'.up.pe rimaste esposto a una pioggia ~1rotla pe~ c,~que g1orn 1 rientrarono nei loro trinceramenti avendo p1u d1 un terzo di inalati per dissenteria. La spe~iziono se non riuscì a snidare i montanari insorti dai l?ro antri, servì almeno a persuadere della necessilà di stabihre, un pas~aggio diretto Jra .cattaro, Risano e Dragai, il quale sar~ mant.eputo p_er mezzo di blockaus portatili parte in legno ed 1? f<i_rro che s1 vanno costruendo a Vienna. Compngnie del g~nio s imbarcarono per quella volta onde praticarvi una strada: m1sur~ alla _qu~le se si fosse mai pensato nei meglio che 70 anni dacehe co?110c1ò. Ja dominnzione austriaca in quella provincia ' avrebbe r1sp_armialo oggidì tanto denaro e tanto sangue. !~au_anto Il generale Auersperg nel suo ra pporto, e i giornali m1h_t~r~ rappresen tano altan~eote che sarà impossibile ottenere dec1s_1VJ ? p1:onti risultati iìnchè gli insorti troveranno sempre un_ z:1fu,g10 sicuro n_el Monte~e~ro,. e saranno aiutati da quelle fin1t1mo popolaz,on1. Il cons1gho ,h guerra riunitosi a Vienna avrebbe espresso l'avviso, a quanto si a!ferma. che Ja nuova campagna dovrebbe cominciare con una occupazione del Mon~en~gro_. Però g_li uomini di Stato aus r iaci non sembrano punto 1~ch_na11 a segui re llllùslo partito. quand'anche la Russia non v1 s1 opponesse. Certamente gli uscocchi della Crivoscie non sar?bbero iu grado di continuare cos) saldamente nella loro re 71s_te~za senza un niuto Hstcrno. È un fotto che i montene!r!~' v1 p_ren~ono ~arte indiv_i~ualmPnte alla lotta o appoggiano i:, 11 rnsor!I ~01. quali sono umt1 da legami di parentela, di co( m~n~nza dt vita o di interesse, è un fa tto cbo I' outorifà del prmc1pe Ni_c~lò ~- impote~te a impedire la partecipazione dei montenegrm1 al! 111surrez10ne, nella guisa stessa èhe nel 1859 l'autor ità austriacn era impoten te a impedire l'emio-razione dei lombardi in Piemonte. lt un fatto che il concent~amento di 4000 uomini a Grahovo, e _per conseguente alle spalie del di\ st.retl? ~ustriaco di _Risano,. desig1_1ato dal Montenegro come un \ proncmmento destmato a 1mped1re ai suoi propri sudditi di

POLITICO - ~IILITAI\E

passaro sul tenitorio austriaco. serve por contro ad alimentare a lla sordina il focolare dell'insurrezic ne. Ma non è men vero che i montenegrini si opporrl;)bbero ad un'occupazioru~ austriaca, e che una guerra di montagna contro un nemico valoroso e che può disporre di 30 mila uomini potrebbe durare degli anni, e non favorirebbe cho gli inter essi della Russia, eccitando al più alto segno l'o<'.io degli slavi contro l'Austria, e porgendo forse occasiono a lla Servia di associarsi alla loti.a; da quella che è in oggi una semplice ribellione locale scoppierebbe allora in un attimo la guerra nazionalo. La crisi sarebbe in questo caso gravissima, poichè fino a tanto che la Servia, come ora, sta tranquilla, quegli a!Lri piccoli paesi slavi del Danuhio soi10 di troppa poèa importanza per essere cagione di serie preoccupazioni. La $ervia è il vero centro p01iùco e mili tare per una insurrezione slava, od ba quindi quella prudenza cbe nasca dnlla coscienza della propria importanza e della responsabilità che potrebbe incomberle. Opinasi da molti che l'Aust.ria anzichè ripigliare le operazioni militari in più propizia stagione, si proponga, col mezzo di opportuue concessioni, di ricondurre quegli abitanti a più savi consigli. Quanto. a noi, l'insuccessL dei generali e dei soldo ti austriaci contro alcune bande d'insorti, non ci strapperà. · alcuna di quel le pàrole di maraviglia che abbiamo letto nei giorni scorsi nei diarii di, Vienna. Sono quegli stessi di~rii che prima del 1866 cercavano di insinuare nel pub blico che i ·generali e i solda ti italiani valevano ben poca cosa , perchù più di una vo lta le loro operazioni contro i briganti o riuscivano infruttuose, stante il · sicuro rifugio che quosli trovavano nel territorio poo.tificio, o volgevnno a male pcrchè gli elementi della natura o l'asprezza dei Iuoghi contrastavano alla bravura delle nostro ·1ruppo. Coloro i quali non sono mi litari non si fa nno un iutiero concetto di ciò che sono queste guerre; essi \ uon· comprendono che tutta IG scienza. dei generaii e tutta la bravura delle truppe, che avrebbero campo di rivelarsi nelle \ 1 grandi operazioui della guerra, non servono _bene spesso a nulla quando si ha da fare con un nemico il · quale tro\ a la vittoria nella fuga o nel rintanarsi in un territorio che è per l ui un riparo sicuro. e ovo al suo insecutoro non è permesso di porre il piede. La ingratitudine che il ministero austriaco \ stava per commettere verso il generale Auersperg, al quale , aveva già destinato un successore, perchè egli nou era riuscito ' nel tempo prefisso dai giornalisti di VimÌna a spuntar l'imposAl\NO :XIV, VOL, IV. 37

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UOZl

Cl\ONAG.\

~ibilo, quante simili ingi ustizie non ricordn verso pron:lli generali in nllri eserciti? La ribellione di Catloro metto in sodo un allro fallo abbastanza importante che può esscro ricordato u coloro, o non sono ultimi fra questi i pubblicisti austriaci, cho gridarono alla barbarie o all'inumoniln dei soldati italiani, perchò nella lotta contro il brigantaggio (•Ccorso più di una volta d' in~everire contr o ,·illaggi che eransi macchiali del µit1 nero trad1rnen_lo: 0 perchè non si soppo tro\'ar compassiono per rnal~atlor1 _l quali nrnYano commesso alti di fe:ocia cont_ro _i nosl~1 so_ldat1: { Nel breve tempo dacchò l'insurrcz1ouc strazia 11 terr1tono dt Callaro . più di un Yillaggio venn_c messo II forra o ft10~0.' o più di un insorto. preso colle armi alla mano, venno fucilalo o appeso al laccio. . . nonanno chinmarsi harhari gli uffiziali e sokiali auslr1ac1 che ricorsero a questo misure eccezionali o si lasciarono lrasciuare a tali estremità? L'umanità ù certamente una grande e magni: fica parola: ma quando i rnsll'i compagni caduti nello mam derrli insorti sono ntroccmcnto mutilali, e straziali colla più raflìnllta barbarie, quando dopo nn•ro sotto una piog~ia dirotta perlustralo per un' intera giornata i luoghi piì1 orrid_i e pi_u a lpestri, ol vostro ritorno in un villaggio _incontrnlo_ 11 lrad1~ mento, quando aYelo da fa re con un nemico per cui nulla ~ sncro e in faccia nl qnalc la mocteraz.ioue prende l'aspetto di paur a. oh! in questi e allr ettali casi I' adoprare r u~anità è così diffi cile corno è facile il predicarln ! A coloro soh è permesso di lanciare In pietrn, i quali e~sondosi trovali in condizioni consimili vennero a capo dell'impr esa loro affidala coi soli mezzi ordinarii. senza elio la passio110 li ab!.Jin mai tratti ad oltrepassare il rigore noi ris·ponclere alla ferocia. L'insurrezione in Dalmazia uon ò il solo oè il più i,r arn imbarazzo cho abbia incontrato I' im per11toro d'Austria a l suo ritorno dall'Oriente. l'iello sei sellimano che egli fu as~enlo da Vienna ciò elle dapprima poteva esser() ancora dubbio di"enne ora corto, vale a dire cho i presenti rapporti tra la dieta dell'impero o lo dieto provinciaii non possono r eggere più ollro, o cho una docisiouc dev·cssere prosa in una direzione o in un'allra. Mentre da un conto i partigiani del Heichsralh insisteranno per l'introduzione dello elezioni dirette come il solo mezzo cli rendere il Consiglio dell'Impero indipendc•nlc dal heneplncito delle diete pro,•inciali e di dargli qnelln flOsiziono che 11na vera asscmùlea parlamentare devo occupare; ria un allrn

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I>O LITICO - OJIUTARE

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canto i partigiani delle autonomie pro\'inciali sono più c:he mai dcliberoti non solo o non 1Hieriro a questa supremazia, ma per contro a richiamaro in campo a farore delle ass<'mhlec provinciali una parte dell e preroga tilro allualmeu le posseduto da l Roichsralh. La risoluzione presa l'anno scorso su quosl"oggello dalla dieta di Gal lizia non potè essere attuato, cpper ciò ogni membro che si reca al Reichsralh è. per cos\ dire, impegnato a farla t1·ionfare . l czochi sono più che mai ostinali. e siccome l'elemento tedesco della lloomia ha ultimamente principiato ad ngitarsi so ltoscrivrndo una dichiarazione in fa,·ore del Consiglio dell'Im pero, perciò so lo si a umen lcrù l'an tagonismo es isten te fra le due nazionalità in Boemia . Ma più di tutlociò, gli è la reazione cloricale, feudale e militare o 111 vecchia burocrazia che r ender à inevitabile una risoluzione in siffatta materia . poicllè og ni giorno .cho passa seuza cho questa quislione sin composta ridonda a vantaggio di coloro i quali fin ora non hanno avuto altro proposito che di dirnoslraro che r onlinaownto compi utosi nel 181)7 non può sostenersi, e chB si deve pt·rciò fai· ritorno atr,mlico sistema se non si vuolo vedere l'impero andare io isfa scio. Il discorso pronuncialo dall'imperatore l'll corrente in occasiono della riapertura del Hoichsrnth non poteva pn ssaro sotto silenzio una s) grarn quisliono. L'impern lore ha annunciai.o che il governo avrchbe presen talo nl P.eichsraU1 i mli dolio diete provinciali circa le elezioni dirotte, o ha rl ichiarato di voler tenor conto del <lesiderio dei regni o delle prorincio per una maggiore autonomia, senza però oltr epas~are i limiti che sono necessari per mantenere la potenza dell'i mpero . Unn discussione su questo punto, egualmente che sulla Dalmazia, s"impc.gneril probahil mon!e a proposito clf:li' indirizzo in risposta al discorso imper iale, se pure i partili non repu teranno con\'eniente di protrarla sino ol principio del nuovo 1111110 dopo che saranno opprovali il bilancio o lo leggi fìnnnziario. Il discorso dell'imperatore d' Austria non contiene, come quelli degli anni precedeuti. 3lcnna espression e la qualr possa ferire la susccltiYità rii qnalsiasi potenza eslcr:1, o essere considerata come un sintomo inquietante pnr la pace éuropca . L'impcralore co nslata che le relazioni dell'Austria collo po tenze estere acquistarono d;:ppr•rtullo, anche coli\ ore sembrnYa r:hc nppariz,ioni posseggern ,•olBsscro lt1rbarlo, un aspetto Javorù. vole o ras$icurante. Non meno pacifico è il discorso col qunle 'imperatore e.lei fran cesi inaugu rò il 29 uovemhre scorso la


POLITICO -MILITARE

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l'iCA'IIA:lO

n uova sessione parlamentare. Co loro i quali s'aspellavano a un « colpo di scena » a una nuova edizione di uu congresso europeo ? ad _una proposta di disarmamento generale, sonc,si ingannati, L'imperatore si è mostrato in questo suo nuovo discorso quasi unicamente preoccupalo dei miglioramenti da i~tro~lurs~ ne~ie log~i e nei c?stumi del la Francia; e pare ogg1ma1 eh egh abbia posto 11 suo orgoglio nel consolidare « un'Ora nuova di conci liozioue e di progresso » e nello sciogliere il diIOcile problema di mettere d'accordo la libertà coll'impero . Una imponente festa mili lare ebbe luo"'o 8 di questo . o il o-iorno o mese a Pietroburgo. Vi si celebrava l'anniversario secol are della istituzione dell'ordine di S. Giorgio, fondato nel 1769 dalla zarina Caterina Il . . Ge neru~a dispensatrice cli @ecorazioni, l:1 Russia non serba ~1gore fu orchò nel conferire questo suo supremo ordine militare, 11 quale non può essP.re cooscguito so non cho per folto straordinariamente brillante compiuto in guerra; ond' è che la croce di semplico cavaliere di S. Giorgio vi è tenuta in assai ma""'ÌOr 0 pregio della stella di S. Stanislao o di S. Anna. Lo stesso 7ar, che porta per costumJ la sola croce ùi carnliero che si /• guadagnata _nel la sua_ g_ioventù noi Caucaso, rivesll per questa sola vo l~a le insogu~ eh Gran Croco por presiedere il solen ne capitolo o disse nel l'a rrmgarlo, che quantunque le condizioni gonel'ali doll'~uropa promettessero poco lunga e sicura, egli nutriva fìclncia clic, ove quello previsioni dovessero fallire e che l'osorcito russo fosso ri0hia_mat? su l campo, osso avrebbe snputo mantenere la sua anl!ca r iputazione di fedeltà e di valore. D_u~ f~a i_ sonani vicini, i quali, insigniti dell'ordino. erano slall mv1lal1 espress~rn~nte nlla festa, vi si · fecero rappresentare, scf1t1Hando cosi l'rncontro che non poteva a meno di riuscir loro penoso. Fu l'uno il re di Prussia il quale, cavaliere dalle 0<>uorrc del 1813 e 1814, fu in quostn circostanza olonito al grado di Gran Croco. e nei telegra mmi scam biati fra esso H lo Zar fu ricordata da a~bi?ue l"ep~ra glor!osa della santa causa, per la qualo il principe Guglielmo dt Prussia aveYa in allora combattuto al fì anco dell'impera toro Alessa ndro. Meno grata doveva r iusciro lol"imperalore d'Austria la ricordanza del 0"'ior no in cui era stato ascritto fra i cavalieri di S. Giorgio, a vvegnacchè gli dovesse r ommcnlare la guerra civile combattuta nel 18·19 in un

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ghoria, e l'aiuto opportuno - oggi importuna memoria - dell'esercito r usso. Il 18 novembre aprivasi in Firenze la nuova sessione del Porlamenlo italiano. S, M. trovandosi tuttora sofferente per la malattia che aveva posto in pericolo i suoi giorni, deputava il guardasigilli a leggere il discorso inaugurale. Come {Juelli dell'imperatore d'Austria e dell'imperatore dei Francesi il discorso del r o d'llalia aggirassi specialmente sulle condizioni interne del paese. Ua gravo a vvenimento parlamentare ten ne dietro immediatamente oll'inaugurazione della sessione. li ministero Menabroa, battuto nella quoslione della nomina del prcsidento della Camera, rassegnò le suo dimissioni . !'\ella nuova combinazione il portafoglio della guerrn è stato assunto dal luogotl1nente generale Covano . comanJan to il corpo di stai.o maggioro. Il migliore augurio che noi possiamo fare al novello ministro. cui incombe l'arduo còmpito di introdurre nuovo economie nell'osorcito senza nuocere alla ofOcacia della forza mili Lare ciel poese, si è ohe quando per le vicissiluclini costituzionali verrà per lui l'ora di ritirarsi , o desideriamo che qucsla sia più tarda che mai, egli sia accompagnato, come accado ora al generale nertolè-V.iale, da~ rommarico dell"esercilo intiero.


l\IVISTA TECNOI.OG l CA

RIVISTA TECNOLOGICA.

Cotone fulmiuoute ,li Abel.

Vari esperimE'nli sono stati e~cguili ùal Comitato scientifico degli uffiziali inglesi su ll'im piego del cotono fulminunto n ello demolizioni, ed r eco il sunto dei risultali ollenuti. Si fecero hrillure 4 grup pi òi mino coordi nando gli esperimenti colla iniziata do01oli1.iono dello opere di difesa delle cillà. di Portsmouth o Porlsea, direnuto inutili <lacchè volgo al suo termino la costrnziono dello fortifica1.ioo i di llilsca destinalo a difendere l'unico accesso all'isola cli Portsca dnlla parte dol conlinonto. La mina :\i· 1 arnva la sua camera sul fondo di un pozzo verticale scavato diot1·0 il muro di rivoslimento alla gola del riYellino Lion e fu caricatn cou 13 chilogrammi di cotone fulminauLo e 32, 80 chilogrnmrni di polvere da cannone. L'esplosione produsse grandi effetti . li muraglione fu frant~11nato dalla baso alla cima por una lunghcz7.a di 12 motri o fu screpolalo jn tulli i sonsi, talchìi per demolirlo lolalmonto non occorse cho rovesciare i singoli massi nel fosso. A doslra dolla breccia il muro subì una aola screpolatura profonda perchè iri era soprnccaricato dul paraµotto. Il g ru ppo di mine N• 2 era dietro il muro di scarpa dolio stesso 1 ·rullino al fondo di pozzi rnrlicali . Questo mino ricevottero iu seguenti cariche. La prima chilogrammi 41, 10 di poi-

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vere: la 3econòa e la terza chi logrammi 55. 30 di polrcre o a qu~rla chilogrammi 11, 10 di cotone fu lminante. L'esplosione ridusse il muro ad un mucchio di macerie proiettandone lo piolrc in tutti i sensi a va rie distanze. Lu massa cl i terra. dietro 11 muro rimase però incolume . forse por la gran c:-ins:sten.z~ cho possedeva essendo tutta collega ta dallo innumorevoll rad1c1 delle soprastanti piantagioni d'alberi. 11 3, gruppo cousistova iu 3 mine che si fecero bril lare nella galleria Joogiludiuale alla prova csist1)nle ali' incontro della controscarpa del bastione Duca Jork e ciel rivolli DO Lion . Questa galleria era solidamente costruita col muro fro.ot,'.lo in pielram~ e col volto di matto ni: aveva la lnngll czza rll ·circa 108 molrt e 20 feritoie per fucileria. li Yollo avcrn anloriormente la spessezza di 0°, 96 o ver so l'intorno la spessezza di 0°'. 80 so tto la massa di terra dolio spallo elio era al massimo di l "', 28 di altezza . n muro frontale era grosso 0"'. 6,i. La prima esplosione si ottenne con 9 chilogrammi di colono fulminante sospesi sollo la chiavo del volto ad una òello estremità della gnllerin. L'cm1Llo fu superiore ad ogni aspettativa; dappoichè non solo si frantumarono 21 mPtri di galleria, ma crollarono altresì comµ lotamenlc alLri 17 metri di galleria all'estremità opposta per effello della commozione cieli· nria che dovette esset'O immensa, tanto piìJ che le foriloio non erano state chiuso e cho la galleria lrovandosi aJrinconlro di due controscarpo aveva -un tracciato legger mente curvilineo. Questo successo dimostrò ad e,·icleuza cho il cotone fulminanl.o propnrato da Abt>l porla assai lontauo 111 sua aziono, cosiccbè sar ebbe di rnntaggiosissimo impiego nello conlromine. Nella parte ceutrale della g,1l leria rimasta inlatla si pl'Oparnrono di poi lo duo altro mine di questo terzo gruppo costruendo tro mnri trasrersnli por modo da for mnre duo scom partimenti. In una si collocarono 27 chilogrammi di polnwe eia cannone, nell'altra 9 chilogrammi di cotono .fulminante. Coll'esplosione di tali cariche si oltenno la completa rorina della galleria; ma si ossorrò che la polrc1·0 a,·orn dimp~ti-ato maggior forza, il che fa croùorc cho fortie la proporziono di 1 a 3 è scar$a pel cotono fulminante rispetto a!la polvere . L'ultimo o J 0 gruppo cli mine consistè in vario pistolotto del diametro di 0'", 075 fotte nella faccia posteriore di un muro tli scarpa e: ca ricale con colo110 fulminante sonza soprnccarica. Per l'accensione si aùoperarnno degli inneschi invenlilli dall'Abcl e l'effetto dimostrò che il co tono ful111inauto dello stesso


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TECNOLOGICA

l\lYISTA

A_bel_, come la dinamite od altre simili materie esplosive, non ricb1edo sopraccarica ne lle demolizion i. Su l cotono fu lminante troviamo a ltri interessanti cenni nella Army and Navy Cazette di Londfa del 13 p. p. Il cotono Abel · è prepara to in forma di disclii del diametro di una piccola tazza da the, della spessezza ct·i circa 2 centimetri e mezzo pesanli ciasc'uno da ?10 a 250 grammi. Uno di tal i dischi cotono compresso i'•J collocalo libero sopra una rl ello pie!.re del cordone di uo mu ro di scarpa, e si accese con la sciufil la di una macch ina elettrica ordinaria. Il colpo ·ru frag·oroso quanto quello di un Ci!nnone Arms trong da ,10 e la pietra su cui posava il disco fu tota lmen te fra ntumata ahbonchè ~i trovasse r inserrata fra le due attigue. Io un · allro esperimento si usar ono 16 cli tali dischi infi lzati a 8 a 8 per modo da formare due ci lindri che furono ap pesi ad un muro di controscarpa n:ictten~oli a contallo fra loro e colla faccia del muro. L'csp los1one s, manifestò con una vivissima sfera di luce ed una dcton_azione parngonabi lo a quella di cannone del maggior pahbr(.I ma piil vibrata e pib mr.! nlliéa . Il danno arrecato però fu .m inimo; essendosi ~olamonte smossa la pie!ra su cu i po"'0 giava -la carica pr oducendo un distacco da lla sottostante di 4 a 5 centimetri. · La sensibilissima differenza ' fra i ris unati di qnesli due esper imenti ha dato assai a studiare, avvcgnachè non "i pot esse a tlrib'uirla al solo fotto che nel primo esperimer il elisco isola to posava con tutta la sua superlìcin sul la pie, ·a del cordone, mentre nel ~econdo i due c'il indri non erano :i. contatto col _muro se non con le loro geoerat_rici. Non si potè pol'allro 4 ad(,Jtare alcuna altra causa reale cd apparente ad onta delle pfo minuto indagini fattesi e quindi si concluse coli' allrihuire la diff0rcnza ,lei r isultati ad uno di quegli strani fenomeni che somprc offrono le materie esp losive non ancora L>one studiate. I dHscrilti risultati delle spcricnze·dj Portsm unth, conferma ti dal T-imes del dl 8 novembre 1869, permettono tllnere in gran pregio il cotone fu lmillante di Abel e di metterlo a paro con le alll·o sostanze esplosive che si vanno esperimentanclo ai giorni nostri.

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IR1111at•ecclai pet• la guerra sottoum:rina .

Ecco pochi ragguagli, alcuni dei quali sono tolti clall' Anny and Navy Jrnwnril di Nuova Jork, sui progressi che ha fatto prosso le Yarie potenze europee ìa ricorca degli apparecchi per la g uerra sottomarina, i qual i dopo l'ndoziòno del lo corazzate hanno acquistato grande importanza nella difesa delle coste, La Russia scppo adopel'are 1iclla guerra di Crimea tanto opportunamente le torpedini che impedì a Napior o a Dundas di · .avvicinarsi colle navi. a Cronstaclt.. Essa feco costruire negli ann i 1863-6,1 una nave sottomarina che doveva pom~dcre una immensa forza di, trn ttiva, a gi udict1rn0 cfai suoi ci lindri per comprimere l'aria i quali furono costruii.i in Inghilterra. Napoleone III sussidiò non solo i Francesi, ma anche gli stranieri ~he g li offri rono dei ritrovati per la guerra soUq_marioa, o sono noti gl'importanti esporimenti eseguili cogli · apparecchi dell'ex Commodoro Mt!l1ry dei quali il governo francese comperò il sogrc!o . 1\ulla però si conosce delle torpedini fl dello navi subacquee adottate in Francia, cd il fomoso Plong_enr. stimalo il colosso dogli apparecrhi sot.tomariui. è sì gelosamente custodito nei can tieri di La R.oC'hollo , che appena se ne conosce l'csistc1J;;a . La Prussia. semprf: intenta ad accrescere la sua forza mililaro, ha non ha guari ottenuto favorevo lissimi r isultati tla una ·nave sottomarina inventata dal sig11or Pauer , svizzero, sul conto della quale diconsi <wse ru.cr::vig liosc. In Ing hilterra una ·comm~ssione nominata nel 1863 pt'r studiare dett11gliatamcnle l'argomento delle torpedini, non riferì che su l principio di guest'arlilo. Le conclusioni non sono conosciute, ma la Pall Nall le segnala come di straordinaria imporlanzu . Su llo navi da g uerra a Portsrnonlh ed a Plyrnon th, cd alla scnola del genio di Chal.:im fu h1trodollo nel prngramma dell 'istruzione \'insegnamento dell 'uso e dolla costruzione d~llc torpedini. L'Austria ha teslè acquistato -il prezzo di L. 500000 il segreto


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RIVISTA

dell'invenzione di un apparecchio sottomarino di struttura affatto nuova e ne ha costruito un campione a Fiume. S('mbra che l'Inghilterra stia anch'essa trattando per ottenere il ;e.greto di tale ritrovato. La Grecia e la Turchia fanno esaminare alcune invenzio,ni americano e la SÙb lime Porta hà acquistato una nave subacquea . Iii. quanto all'Italia si stan no concretnndo alla Spezia gli studi intorno al m igl ior sistema di tor perlini dn prescegliorsi. Finora sembra avr.r dato ecce llenti risultatì un npparocchio a percussione detto alla prussiana , Se ne sta esperimentando un nitro del cav . Guglielmetii ufncialo della nostra marina, il cui trovato fu già sottoposto a ll'esame di una CommisBione ue!I ' au tunno del 1869. Jgnorando i particolari di ambedue questi. sistemi' non siamo por ora in grado di darne un ostoso ragguaglio ai nostri lettori. ' In quanto all'America 'il ministero dolla guerra. con circolare del 17 lugl io di quest'anno, ba organizzato un corpo specia le, detto T01·pedo Corps, ed ha invitato g li ufficia li a mandare i progetti di appareech i per la difesa e l'offeso sottomarina. Questa nuo1a organ izzazi,_one dimostra che il principio della divisiona àel tai,oro è sempre a ll'orè ine del giorno in quella grande nazione. Ino ltre è venu la alla luco un' ope!'a intitolata Submririne War/'are; offensive ad defensive, by licuienant commanàer J. S. Barnes, U. S. N Van Nos!rand (Su lla guerra difensiva cd offensiva sottomarina). Ta le opera deJlina ta a servire di testo al corpo, di recente formazione merita una speciale menzione. I dettagli df)i sistemi di torpedini fino ra aclo· pcrati dal l'ammiulstrazione di Richn10nd vi sono dest:ritti con una chiarezza ta le da r endern quasi superflui i disegni cho li accompagnano. 1 quattro capitoli d'introdnziono narrano i progressi fotti da_gli apparecchi sottomarini ; le ricerche di David Bu.shnell e gli sperimenti di Robcrt Fulton o del colonneilo Colt. I sei susseguenti capitoli sono dedica li a svolgere i' successi _che si. ottennero duran te la gnerra americana colle torpedini, o dimostrano che .la mnrina americana ebbe più a soffrire dagli apparecchi sotlqmarini che da tu tti gli altri mezzi di offesa insieme riu niti. Infatti gli Stati Uniti del riord . pordotlero, in forza delle torpedini , sette monittJri ed und ici navigli di legno. I lro ultimi capitoli sono di uno speciale interesse por la p.:irto tecnica e r iassumono q11anto l'autore ha finora pot~:to cono-

TECl'iOLOGICA

scere sui dettagli degli apparecchi sott?~arini .. ~ont~n~ono discussioni sui sistemi ditensivi. di torpec!J~1! a~al~s1 de~ risultati ottenuti in vari casi particolar(; descr_1z10n~ d,1 n~v1 so~t~marino, di vari inneschi, di mater.10 fu l_mrnan~1 e di_ rnate1.e esplosive; osservazioni s_t)i _proce~1ment:. per ~ acce.'.is1~~e modianto l'elettrico; ricordi d1 molt: espernnent1 e Vhl , ia.

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\ RIVISTA DI GIORNALI

RlVISTA DI GIORNALI

(Del 1° novembre 1869).

- Servizio 1niUtare dei segncili negli Stati Uniti. li .?.orpo de~ s?gnalalori organizzato nell'ultima guerra . d ~mell?~. ha nchia~a_Lo l'attenzione di vari giornali militari Ira Jt qt_ 1al1 ,'1· nostra frwista Mar-ittima > 'a c111· dobb·am . I O a 1CUlll. lQere~sa ntJ ~agguagli su questo nuovo corpo che va sorgendo negll eserciti moderni. . Duran te l'u ltima guerra d'America si vedevano le bandiere d1 ques_lq ~orpo sventolare sullo cimo clegli albori, sui tetti dello c?slru;:wm _a?operate_ come quartinri generali o sulla som mità d1 alfe torri 10· 1·mee , occup,1, t e d Il' · 11npr0Yv1snte nei boschi luno-o o a esercito. li corpo dei segnalatori rose impor!anti servizi n ella guerra ,ed h~ meritato un posto nel l'orgaoiuàzione permanente del! esercito e della marina. E qu! façciamo. notare che sÒ il servizio telegrafico cli campa~oa rn_ p~rocc_h1 eserciti emopei si è affidato come appendice agh s_var1_at1ss1m1 lavori che si vogliono da l genio militare, in A_merica rnvece q_ucl sr.rvizio è stato oggetto dell'organizzazione d~ ?n corpo sp_ec1ale. Ciò dimostra che di là dai mari il princi~JO dall_a d~vmone del lavo1·0, quel principio cho ha abituato gll Amer1cam alle grandi c.ose, si abbia in pregio un po' più che nella nostra vecchia Eurc,pa !

093

E noi osserveremo di volo che se il servizio telegrafico dei vari Stati richiede un apposito personale, il quale a stu~li speciali uniscn U11a "pratica di parecchi anni, non si sa perchÈi non del)ba esser lo stesso della telegrafia militar3 che ba un còmpifo ben piì.1 ai·duo di quello dei placidi uffici telegrafici delle nostre città. Adunque non sembra inopportuna l'idea di un corpo telegrafico-militare, il quale non avendo da occuparsi negli ozi della paco cho sempre delle stesse cose, potrebbe acqnistarvi un' abHità e una perizia tali da assicurare in guerra un ottimo ,servizio telegrafico agli eserciti. Difatti nel rapporto di s. E. il generale Cialdini, inserito nella dispensa di novembre di questa Rivista, leggasi : « La campagna del 1866 impose alla o: telegrafia militare un lavoro faticoso ed improbo. Ma il per« sonale destinato a quel servizio era insufficiente per numero « e per istruzione. È desiderio generale che venga coltivala • non solo la speciale istr1.1,¼·ione del personale teleg1·afìco-mi« litm·e, ma che si provveda al m iglior modo_ di riprodurlo, « quando il iicenziamento delle classi lo depauperi annua\« mente ». Ma torniumo alla Rivista., ,Wa1·itt-ima ed a' suoi segnalatori americani. Il signore A. J. Myer brigadiere gorroral<• e ricco gentiluomo organizzò il corpo dei segnalatori in America. Egli si era de· dicato per molti anni alla ricorca di un sistema per fare segnali e ottenne dal ministero della g'uerra che si facesse una prova compiuta del suo trovalo; la quale essendo riescita felicemente, ne seguì che il sistenra fu adottalo. Il risultato delle fotiche del gflnerale Myer è contenuto tn u n manuale di segnali per uso degli ufficiali $Ognalatori in campagna. e di coloro che si dedieaoo al mest.iere delle armi o alla marina. Questo manu,ale, di cui si è fotto ultimamente una nuova o comp lcta edi~ione, dimostra la perfeziono alla qnale si è giunti 'nel trasmettere notizie pex: mezzo di segnali. In luogo di un solo codice trovansi nel manuale esempi di dieci codici diversi, lutti di facile applicazione; i quali formano insieme un linguaggio completo di segna li, cho può bastare in tutti i possibili casi di un esercito in guerra. Gli apparecchi sono assai semplici e spesso si potrebbero improvvisare in campagna. Per i messaggi ufficiali s'impiega una cil'ra segreta che r iferita ad un disco numerato, ·può con uu moviment.o particolare prestarsi ad innumerevoli cambiamenti quasi subitanei. Finita la guerra della secessione, il capo dei segnalatori di-


594.

RIYIS1'A

chiarò che i suoi migliori telegrafisti non avevano mai potuto scop1·ire la cifra segreta, mentre d'altra parte la trasmissione doi dispacci si fece sempre con la massima chiarezu, e facilità. Quando i morimt'nti delle truppe si estesero su tr11lli di territorio ove non potevono essere adoperati efficacemente i segnali comuni , si applicò un telegrafo speciale da campagnu, il quale diven ne parte esseuziole dell'equipaggio del corpo· dei segnalatori. Il corpo dei segna lori portavo. seco dello piccole vettur e per ambulan ze; dei rotoli tli lung hi fi li conduttori; dei piccoli pali o punta per sostenerli. I fi li potevano esser e distesi rapidamente ancho a mano quando le accidentalità del terreno o altro circostanze rendernno l'uso dei vagoni cl iffìcilo oc! impossibi le. A Frederiksburg il corpo dei sogualatori, sotto il fuoco dello orliglierie, installò per la prima Yolta il telegrafo sul campo di batt.aglia con graode successo. Il telegrafo volanto fu largamente adoperato durante la guerra poichò ciascun esercito era provved uto di nno o piii treni teIegralìci; e il corpo doi segnalatori stendeva lo Jineo con una rapidità straordinaria. I treni Lolcgrafici erono incom pleti, cd operarono a traverso molle diffìcollà; ma nondimeno servirono benissimo, e sono stati di modello ai telegrafi volanti prcporalisi per l'esercito, doi quali al presento s'insegna l'uso all'Accoclemia mi litare degli Stati Uniti. Gli uftìciali segnalatori r esero uncho importanti servizì alla ma rina durante la guorra, cd ottennero i formali ring raziamooti del ministero allo attacco del fo r te Fischer. Un ultimo regolamento dell'<1sercito provvedo allo spese del materiale per il servizio d(•l!e segnalazio ni ; materiale che douà trovarsi presso tutti i posti militari degli Stati Uniti. t stabililo dol pari un metodo di istruzione ·che abbraccia l'intero eser· ci to conforme alle proscrizioni del dello manuale, il quale contiene pure l'app licazione dei principii relativi alle segnalazioni col lolografo elellrico . I l codice dei segnali pcl servizio generale dell'esercito e della marina, può .funzionaro coi fi li elettrici quasi così rnpidamenlo come il sistema Morse, o può essere imparato in pochi g iorni. La SYezia e la Norrngiu hanuo mandato in America dei delegati per prendere cognizionf ùcl ccnnato sistema di segnalazione.

or

GIOI\X..\.Ll

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(Vienna 3 dicembre 1869).

Nuovi bloccaus austriaoi. Una dello cause cho impedirono finora alle truppe nustriacho <li vincere J'insurroziono dalmata si fu l'irn possibililà di accampare sullo montagne, O\'e domina quasi sempre un vento_ micidiale, la bora. ed ove per la mancanza di slradt'. fin mulatl1ero. 110n ò facile organizzare uu regolare servizio per vellovagliaro. lo truppe. T successi cho qunslo ebbero negli scon tri con g l' insorti non riescirono perciò di a lcuna utilità . imperocchè prese delle buone posizioni sulle monlagn~, i soldati non vi si potevano stabilire, e dovowmo ri tornare ai e.en tri popolali sulla. cosLa ; quin di i ri voltosi avevano Cilmpo di riordinarsi ed insignori rsi nuoramente dei -passi. . . .. Tale contlizione di cose. fece nascere l'idea d1 stal.11hre sullo mo ntaO'ne nolle posizioni piÌl importanti dogli acco mpamonli con ri~o1'cri special i ; dacchè la mancanza di mozzi di ·comunicazione o cli materiale opportuno in quelle regioni monluoso, non permettono la costruziono di baracche e di blocc~us ordinari: Il comitato del gonio austriaco foco pron Lamente 11 progetto eh un bloccuus che può staro isolato od in gruppi, e adompie alla condizione che ciascun suo pozzo non oltrepassa il pern cho un uomo può portare. , Questi bloccaus resistono all e inlemperio, alla fu cileria o sono diffici lmente incenclinhili. La loro pianta ha la forma di una croce, sicchò i lati lunghi 2", 80, si fiancheggiano ,·icendevolmente. I qua Uro fronti offro no insieme una lincn di fu oco cli sm, '1~ o Jo sri\uppo totale del bloccaus è cli metri 33, 60. Lo parolt esterne sono eh lamit'ra di ferro grossa 6 millimetri, e sono foclcrato di tavole della spossozzn di 0", 05. U1 fochwn di legno mantiene nell'interno una discreta temperatura, o la lamiera di ferro esterna rendo difficile appiccare il fuoco al bloccaus. Le pareti sono fissalo ad una leggera armatura di travi. Lo feritoie allol",{0 sul pavimoulo, son o orizzontali. lunghe 0"'. 62, al lo om ,' 13 o si chiud on o con imposte di lamiera di ferro. Esso permettono di postare su ciascun fronte del r,loccaus 12


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RIVIST.\ DI GI0Ri'i.\U

tiratori. La copertura è puro di lamiera di ferro grossa 3 millimetri, fod erala di tavole, o sostenuta da travicelli. L'altezza 1101l'inlerno dol hloccaus fin su tto i travicelli predetti ò di 2m, 04. Trattandosi di terreni rocciosi noo havvi fosso dinanzi ai bloccaus; quindi con cavalli di frisa in forro o cou ullre difeso accossorie s'impedisce al nemico di avvicinarsi. L'ingresso nel bloccnus è prolotlo da un tambnro munito di doppia chiusura e fianchegg iato. Nell'interno havvi un foroollo economico; un cassone di fer ro p er l'acqua o dei palchetti por riporvi le provvigioni. La capacità di ciascun hloccaus ò di 3Z nom ini dei quali 16 possono coricarsi sui le lti da campo, e gli altri r imangono in piedi o soduti, pronti a qualunque ov.:mto. In complesso codesti bloccaus offrono un ricovero abbastanza buono o sicu ro. I singoli pozzi òi cui si compongono e ciascuna lastra di lamiora pesano 20 chilogrammi. Il bloccaus complHto posn 1545 chilog1·ammi, nè avrebbe poluto avere un rrnso minore se non a danno della stabilità o della r esistenza che esso devo opporre alla palla di fucila .

Rappol'to 11/ficialc sui s• per iodo del campo di Bmck.

Nei numeri del 28 novembre e del 1° dicembre 1869 del citato giornale ovvi l'importan te rapporto di S. E. il generalo barono Maroicic sul!e grandi manorro eseguile da due forti dirisioni durante il 3• porioJo del campo di Bruck cii quest'anno. Queslo fatto dimostra che ormai nollo priocipali µotcn1.o mi litari provalo il pl"incipio di pubblicarn le rela1.ioni ufficial i sui ca mpi autunnali , Il'\ quali iodubbiamonto offrono interossanto m ater ia per lo sludio dell'arto militare, od aprono libero cnmpo alla discussioue col porro in rilievo lo buone e le difettose istituzioni di ciascu n esercito. Lo stesso giornale r iproduce altros) tradotta por inlie.ro la r elaziono del comandante il 1• corpo d'esercito in llalia su lle g randi manovre dello scorso autunno, quale fu pubblicata nella nostra dispensa di novembre.

RlVISTA BIBLIOGRAFICA

Esc1irsioni Alpine, per Torino , Tipografia C. Favale e Com-

GO@ Claitomel·r i alle A.lJ>i. -

G. F. Cl!RESA. pagnia, 1869.

-

L'autore di questo libretto che nel breve spazio _di _103 p~gine descrire Lopografìcam_enle, al. <logpio punto ~1 vista militare O topografico, i passi alp1,str1 pm frequentati s~lla gran catena di monlagno cho separano l'Italia dalla Francia_, dalla Svizzera e dalla Germania, cioè dal Freius al Brenner , ù il magrriore noi 21• r errgimonto fan teria Cav. GiusP.ppe Francesco Co;esa di Bonvilla:·et, uno tra i più appassionali ed _intrepidi touristes italiani. Le montagne tulio della nostra 1:eg10no_settentriooale furono da lui minulameutc esplorate smo aglt es~ tremi limiti della praticabili tà, ondo in siffallo argomen to ogh può parlare da profondo conoscitore. . . I luoghi che egli doscrivo nolle ~nd1c1 lot~ore che formano il Jibrello di cui discorriamo, sono 1 seguenb: Il s empione o la Valle del Il.odano - ~a V?lle della Reuss _ 11 san Gottardo Ober Alp - La ferrovia svizzera attraverso le Alpi - Le Alpi svizzere - La strada mililare del Furca e~ Ober Alp _ La Val Formazza - Le ferrovie attraverso le Al?1 _ coira e le sue adiacenze - L'Alta Valle del Reno_ via Mala _ Jl passaggio del Brennor - Il Grande ~d 11 I 1ccolo s. Bornardo - Il traforo dello Alpi al Collo FreJus, dotto del Cenisio.

-fa

ANNO XIV, VOL, IY.

38


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JUYISTA

BIBLIOGRAFICA ,

- Son_~ luoghi tutti quanti conO$Ciuti per lo molte descrizioni che ?'~ no furono fatte e nelle geografie ed in pubblicazioni speciah, tuttavia il maggiore Cerosa ha trovato modo di dire cose nuove od in~ere.ssanti sì al viaggiatore e sì al militare. . Il _dettato semph_ce e senza pretes?, lo descrizioni pittoresche 1mp1 on tate propr1amen,te alla faccia dei luoghi , rendono dilel~e~~Io la _l_ettura ~li queste pagine , mentre i molti particolari 1tmerarn che v1 sono raccolti possono tornare utilissimi. Par!ando della _ferrovia italo-svizzera attraverso le Alpi, il °:1agg1or Ceresa ricorda la grave questione che da lungo tempo si d'.ha.tto e. che a.neo non è risoluta , quale cioè debba essere ~ra .1.l Sempione, 11 Sai! Gottardo, il Lucomagno e lo Splugen, il va~co per mettere m comunicazione ferroviaria l'Italia e la Sv'.zzera. Eg·li sommariamente accenna i priucipali aro-omenti della controversia , e · le enormi difficoltà che (:iasc~m prog?lt.o incontrò pe_r essere attuato; ed a parer suo il miglior consiglio sarebbe <h adottare il sistema Fell od Agudio sul Som~JOne ~ pe: lo Spluga, sia per far piì.1 presto, sia per spenaer.e mrnori somme , essendo chiaro che l'ostacolo nrnssuno è 11 finanziari o. È pure notevole il cenno che egli dà dei lavori al traforo dl:ll Cenisio, ,di 'que!i'opara gigantesca che resterà ricordo immortale del secolo XIX alla posterilii. In una prossima dispensa i lettori dr.lla Rfoista troveranno un altro lavoro del maggiore Ceresa , che certamente li iovo~liorà di prendere cognizione di quello di cui loro abbiamo qu, tenuto parola.

Df!lla /Uoacfla tiella guert•o:, di ALESSANDno

_stati fatti. dalla guerra. Annibale; Alessandro . Cesare, Napoleone. . La gloria di Washington stesso n<:ln sarebbe completa se le mancasse lo splendore dei campi di battaglia. Per De Maistre come per Proudhon la guerr·a ò di-vina ; ai loro occhi , vi ,è

11 BALLANTI '

uf'lìci.ale nell'esercito i!.aiiano. - Un voi. in-8, di 450 pag., - Fi:cenze, 1869, Tip. G. Cassone e Comp. ~on vi ha forse argomento più grandioso a trattarsi per uno scrittore che questo della guerra. La storia del la guerra è la storia della società religiosa, politica, industrialo ed economica. Non vi è avvenimento importante a cui la guerra sia rimasta estranea, o che essa non abb:a creato. I più grandi uomini sono

599

nel trionfo della forza qualcosa pih che il trionfo dell'elemento brutale· vi è il trionfo di un'idea . Paradossi, è vero; ma tutto ciò riv;la tutto eh-e vi è cli grande in questo « terribileenimmal) della guerra , per servirci di una espressione del Cialdini. La Filosofia della guerra che ha pubblicato testè il siguor Alessandro Ral!anti, giovane e studio·so luogoteuen te del nostro eserciLo (che non sappiamo perchè ceda al malvezzo di intitolarsi genericamen te u.ffièiale, quasichè ci fosso chi del grado di luogotenente non si sente abbastanza onorato) r isponde essa C?mpletamente alla vastità e grandezza dell'argomento che egh ha preso a tra tiare~ . Sarebbe un adulare l'autore il rispondere recisamente di sì. Come esposizione di tutto ciò che è stato scritto intorno alla guerra infino ai giorni nostri, e delle vicissi tudini di essa , il suo fJ un lavoro di gran pregio , e che attesta una diligenza veramente ragguardevole , una erudizione molteplice , e un senno superiore alla sua età. Se poi si volesse considerare il suo lavoro dal punto di vista filosofico, e ricorcare se il tilolo di Filosofia deUa gwwra sia bene appropriato , coscienziosamente, non si potrebbe affermare che questo titolo calzi troppo bene alla sua pubblicazione. Fare della filosofia su di una data matoria, vuol dire sviscerarne il concetto , !abbracciarne con guardo sintetico le origini, Io sviluppo , le influenze mùrali, come fece ad esempio il Guizot della civiltà in Europa, e come fa alla nostra scuola superiore di guerra il Marselli riguardo alla storia generale. Questo , riguardo alla guerra, non ha fatto, a nostro avviso , il Ballan ti , il quale . sebbene non manchi di accennare le ragioni e le influenze morali di ~gni avvenimento, secondo il giudizio cbe ne diedero eminenti pubblicisti, non ei porge però egli stesso un concet.to .ge?eral~ al qu~le .tutta (a sua opera sia informata, come s1 r1ch1ede m Jayor1 d1 quesIB natura. A parte questa considerazione, il lavoro del llallanti è, come più sopra abbiamo dello , di assai p~egio_, e potrà. essere letto con frullo e con iBteresse da quanti desiderano d1 vedere raccolta com·e in un quadro, e a grandi tratti; la sublime epopea delle o-uerre antiche e moderne. Ma ò lavoro che gli sarebbe riusciro fuor di dubbio più coµ1pl~to di qui a qualche anno


6@0

mvISTA

60~ L'autore ha trattato con una cura speciale, e con una ch iarezza veramente singolare , ia parte che riflette la difesa dei villaggi, degli abitati forlitìcati e degli stretti ( défìlés ). Sotto questo aspetlo il libro che !1Ununciamo sarà molto giovevo le, come l'autore stesso si ripromette, agli ufficiali della guardia nazionale mobile di recente istituita in Francia. BIBLIOGRAFICA

d~pochè l"au_tore si fosse cimentato in opere di minoro import~nza che gh avessero ~onferito· l'autorità necessaria per trattare unn s) vasta materw. All'architet.t~ che ci prop?1~e il disegno di un magnitìco pal~zz_o do?1and1amo, p~uden!J m qual opera di minor molo egli s1 sia m1surat~: ne d1 questa cautela egli deve mostrar$i dolente;_ ma coltivar~ ·il fervido suo ingegno, ordinare il non poco ~ater1nle che ha già raccolto, per iscrivere poi libri che servano d1 manuale a coloro che sanno e di guida a colaro che sono bramosi d'imparare. . , .

L/Egypte et la Turquie, par le marquis J. TREVISANI, député au Parlement italien. - Florence, 1869. X,,offl,~iet- d'infantet-ie ,m camJJlff/tae. - J?o1·ti(l,éation, Petite guerre, par le géoéral de division com te RAGUET. - ~e édition, 1 voi. in-8• gr., de 500 pa:ges, Prix 7 fr. Par1s, Dumaine, libraire-éditeur, 1869.

La prima edizione di q1iest'opera comparve nei 1846 · nelta pre~ente edizione sono stati aggiunti alcuni capitoli relativi alfa fortificaz ione. Sarebbe stato forse convenien te che l'autore in: vece di sopprimere il capitolo sulle armi a fuoco limitandosi ~ rinviare il lettore alle recenti istraztoni minist~rinH , avesse rnvece trattato altresì quest'importante materia, com'egli ha fatto con molta autorità e abbondanza di dettao-li intorno a !arii altri argomenti che all 'ufficiale di rantmria campagna importa conoscere per l'esatto e intelligente adempimont0 clelle ~ue f~nzJoni. Stil r iflesso che « una savia teoria devo aspettare 1 fatti » 11 ~e_nerale Raguet ha parimenti mantenuto in. questa seconda ed1z1one tuUo le considerazi·oni, tutte 10 antiche cifro r?lative alla precisione ciel tiro, alfa sua gettata, alla penetra~ z1o~e _e all'effetto struggi toro o difensi\>o dei proietti, tuU.ochò egli riconosca che le precisioni di tiro del. nuovo fucile e delle nuove bocche a fuoco, rispetto a qtrelle del.le antiche armi sieno press'a poco come 5 e 3 al. L'autore dico benissimo eh<; se i d_ali di ~a.tto saranno successivamente modificati i pr·incipii che IL comil:nnano . o rro ricavano delle conseguenze, dureranno. sottosopra gli stessi per lunga pezza nncora:; tuttavolla se egli avesse già tenuto conto in. questa seconda edizione di non pochi innovamenti introdottisi nell'armélJm·enfo e nella fortificazione ~al 1846 in poi, la sua opera sarebbe riescita per avventura più completa, e più. profittevole.

in

In questo mr>mento in cui si può asserire franca~ente che gli occhi di tutta Europa stanno rivolli all'Egitto, il marchese Giuseppe Trevisani, che visse per qualche tempo in Oriente, vi si dedicò a studi profondi e fu onoralo di parecchie missioni diplomatiche in quello contrade, ha stimnto utile di arrecare il frutlo dol io suo osservazioni e della sua esperienza ad illuminare l'opinione pubblica sulla situazione vera del Khodive verso il Sultano. Il suo opuscoletto, che forse per ottenergli maggior numero di lottori all'estero è dettato in francese, è piccolo di molo, ma ricco di argomenti, di dati e di sensato considerazioni : è per così dire un succoso sommario di ragioni o di falli che potrebbe forniro ampia materia per un'opera di mnggior momento. Noi che nella cronaca appunto di questa stessa dispensa tocchiamo pure questa quistione importante, per !a quale minaccia va di <livampnro la guerra in Oriente, siamo lieti· che la nostra opinione coincitia con quella del chiaro pubblicista, il ,,quale dimostra l'inanità delle pretese della Turchia cl:e ~orrebbe considerare l'Egitto come una sua comune provmc1a, o richiede invece tutti i privi legi della neutralità per lo sponde del Nilo, sul lo quali, non altrimenti che il massimo fiumo vi arreca i tesori della fecondità, liJ irresistibile corrente dello nazioni che oggidì Yi si danno posta arreeherà fra breve i tesori ancor più preziosi della civi ltà e dell'industria sollo la illuminata protezione dell'illustre figlio del vincitore di Nezib.


INDICE DEL VOLUME IV -· ANNO XIV

Ottobre. DOMENICO Asn, Capitano del genio. - Considerazioni sulla difesa generale doll'll:ilia (continuaz. e fine). . Pag. CBSAllE GU.\RASCI' ilfaggiore del Genio . -

Lu

telegrafia

nella guerra (oontimtazione) . . . . . . . . CRN!OETTO PLE1ur;1, Cap'itano. -

MARTIN! CARLO,

Gerente.

~

Gu ingognore italiano

5 28

cento anni prima del )Jon1alcmberL . . . . . » A. CEnn uTr, cavitano , od E. G1ov.u,N.F.TTr, 11faggio1·a. Cenni su lle armi porlalili dogli eserciti europei - con

54

tavole Litografiche (rontinua.:;ione e fine) . . . . » B. Dii BE'\.i:::mcr1 s, Capitano del Genio. - La trozione a

71

vapore applicata ai trasporli militari. in guerra . » Associazione geodetica internazionale per la misura di gradi in Europa . . . . . . . . . . . . » x. - Cronaca politica mi litare. . . . . . . . . » llrv rsTA T!lCNOLOGICA. - Nuovo sistema cli pesi e misuro della Cool'eil<1raziooe Gcrmnnica del Norà. - La spoletta Freeuurn. - istrumento per misurarù lo altezze. - Una navo da guerra sottomari11a. - La p0 lvcre da cannone bia nca . - NuoYa cucina militare portatile » RI VISTA DI GIOI\NAL!. Arm.y and Na'D'y Ga:;ette: Arliglierin amoricona - Considerazioni sulla cavalleria. -

115 139 150

160

Oeste1·reiohische JJJ.ititétrischc Zcitschri{'t. -· IVehr Zeitimg: Sperimenti di Liro contro le lastre ùi ferro por

corazze - Onore ai caduti nelle baltaglic in America. - A.ltgerneine 1l!Uitii1,· Zeittmg: Cassa militare di prrs Liti in Austria . . . • . . . . . . . . . » 166 nn·1su BrnL1ocuA111c1.. - Modern CaYalry by colone! Denison. - Dei grandi capitnni itél'liani . . . . . » 1'75 RIVISTA STATI STICA, - Gli eserciti della Germania del Sud » 180

Novembr e . Rapporto generalo sulle ~andi manovro del 1869 di S. E. il generale d'll rmat.n ENRICO C IALDIN I • • . • Pag. 181 CESARE GuARASCI, f,Iaogfm·c del <;cnio. - La telegrafia nella guerra (continuazvme) • . . . . . . . . . » 290 -


604

INDICE Capitano. - un in°cgnero italiano conto anni prima del Montalombort (continuazione e

BE:·rnoETTO PLEDANI,

(tne. -

Con quatt1·0 ta vole litografiche) .

.

. Pag.

F. Il.\llOFFIO, dottore. - La vaccinazione nell'esercito » IJrevi coòni sui campi d'istruzione e sulle manovre autunnali eseguite presso vario Potenze nel 1869 . » X. - Cronaca politico-militare. . . . . . . . . » 1l1v1STA TJJCNOLOGICA . Corazze per lo opere di fortificazione. - Cannoniera Ericcson . - l.llinde mobili applicate agli zaini, ni carri ed alle ambulanze militari. Polvere ammonia . . . . . . . . . . • . » R1v1sTA n 1 GJOUNALI. Welw Zcitung : I pozzi d'acqua istantanei pe r le lruppu in campagna, ossia lo trombe del sistema Norlon . . . . . . . . . . . » 1l1v1STA lllllLIOGRAFICA . - . Conféronces régimenlaires. neflection on the formation of armios . . . . »

816

343 350

3uo

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Dicembre. Le grandi manovre autunnali dol 2' corpo d'esercito. Rapporto ciel lnogo L genera le conto P1ANELL . Pr1,g . F. Succr. - Dello esperienze eseguilo a .\Jotz noi 18.56 o o 1857 sulla rcsistc~nza dell'aria contro i proietti sferici» AN;srnuE Sn1A1J,1, Capi tano nei 1Jm·saglie1·i. - Su lla Istruziouo del 1869· per le armi dei Borsagliori . . > I pretesi dot1·attori di Jomi ni . . . . . . . . . » Cron11ca politico-militare . . . . . . . . . . > HmsTA T ECXOLO(; ICA. - Cotone fulminante di Abel - Apparecchi pee la guerra sottomarin a _. . . . . » IlIYISTA DI GIORXALI. Rivista l,larittima: Servizio militare dei segnali negli Stati Ooiti. ·uWeh-1· Zeitung : Nuovi bloccaus austriaci - llapporto ÙJ!iciale sul 2° periodo del campo di Bruck . . . . . . . . . » R IVIS'T.\ Hl)JLI OGllAGICA. - 600 chilon1 et1·i ·tlle A lpi: Escu rsioni alpine, per G. F. Cerrsa. - Della filosofia della guerra, di Alessanclro Ballanti. - L'offìcier d'infantorie en campagne : FortiOcation , Petito guerre, par lo général comle flaguet - L'Egypte cl la Turquio, par Io marquis J. Trevisani . . . . . · . . . »

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