RIVISTA MILITARE 1866 TOMO II

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· RIVISTA

MILITARE ITALIANA ,

.

RACCOLTA lllE~Sl!LE

DI SCIENZA,/ ARTE E STORIA MILITARI

/

Se1·ie II. - Anno XI. Volu01e Il. >

G. CASSONE E COi\1P. TIPOGRAFI-EDITORI TORINO

Via

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FIRENZE

s: franr~sco da Paola, N. G. OVia Cal'Ou r (gH, via Larga), N. 8. ISGG.


IMPIEGO DEL

PERRO NELLA FORTIFICAZIONE Proprietà letteraria:

t;QNTlllU.AZION>: B

FIN!: (1),

IV.

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Il cammino copert© ebbe origine dal bisogn,o di favorire la difesa,· dando agio alla guarnigione dj' perIustrare con facilità ed al coperto l'esterno della piazza; occultare i preparativi delle sortite e sottrarle prontamente dalla vista del nemico, quando sieno respinte; covrire con una cortina continua, formata dal suo spalto, buona parte delle opere che le stanno dietro; (1) Vedi Rivista 111,ilitare italùma, anno x, v-01. anno- ~ 1, voi. x, pag. 357,

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I L FERRO

N\I.LI.A . F ORT ÌFICAZ!Ot,R .

è offrirt un eccellente posto di osservazione per assi~

Quando quest'opera è attaccata dall'assediante, l(~ traverse riescono di g rande s-vant3ggio per la d_ifesa, . ofacchè le opere c11e vi h anno un' azione diretta, sono rivellino e la cinta principale. Or, i fuochi di quest'ultima hanno poca importanza, pe'rchè mascherati dalle traverse medesìme; e quelli del rivellino, quand o l'assediante tenta d'impadronirsi del cammino coperto, o sono estinti, o non possono impedirgli di dominarlo completamente. Per il che appena le zappe assedianti si sare,nno alloggiate sul saliente del rivellino, il cammino coperto cadrà di fatto nelle mani del nemico, che non s~rà arr estato dalla debole azione della cinta principale, peroccbè le traverse istesse, oltre a proteggerlo dai fuo:::hi della piazza, gli servono di spal-, leggiame·n ti. Nè questo è tutto; senza dire della gran parte della linea di fuoco che tolgono alla difesa, ' le traverse r endono difficile la circolazione, impediscono al difensore di t.:ouùursi in forza e celeremente ove più il bisogno io richiede, anzi nel caso di un attacco di viva forza, rendouo quasi impossibile la ritirata dei difensori, ch e debbono servirsi dello stretto pass~o-o'io fra le traverse stesse e la cresta dello spalto, _ 00 .occupata in quel momento dall_e , forze pemiche. Noli.dimeno, poichè senza è.i esse il carnmi_n o coperto non potrebbe esser tenuto dall'assediante, è mestieri che il cammir;io medesimo non sia una strada ristrett11. occupata da traverse, ingombra di ostacoli é éircuita da palizzate, ma divenga nell'ultimo periodo dell'assedio una comunicazione larga e libera per la quale l'assediato possa r ecarsi prestaµiente ed in ordine, sopra i lavori dell'assediante, con l'iste::;sa facilità con cui questi dalla terza parallela o dalle t rincee sullo spalto s1 conduce sul cammino coperto. Per tal rnodo q ue-

curarsi dei progressi dei lavori dell'assediante, massimamente quando egli è giunto alle terza parallela. - Fin dal principio, per dargli una forza maggiore, gli si · aggiunsero due piccole opere, dette piazze d'a:rmi rientranti, le quali fyrono divise dal cammino coperto mercè• due traverse, e- per molestare con più facilità le operazioni dell'assediante se n e chiuse la parte saliente con altri due. E• queste esse:rado le p iù avanzate in una fortific~zio12e, presero il nome di piazze d'armi salienti. L'invenzione del tiro a rimbalzo venne a ;rendere ;pericolosa la posizione del d ifensore n el cammino di ronda, perc)lè affatto sgombro di ostacoli cbe arrestar potessero i proietti nemici, e si cercò di r imediare a questo inconveniente con la costruzione delle traverse intermedie; ma questo espediente non fu molto opportnho, perchè se l'assediato è garantito dai tiri dello assediante, questi lo è alla sua volta da quelli dell'assediato, quando arriv a ad impadronirsi della piazza d'armi saliente. Finalmente, di modificazione in modificazione si è q uasi tornato al primitivo tracciato, non ess'3nclosi cambiato che il profilo .e lo andameuto esterno fatto a dente d1 sega. Siffatte trasformazioni hann o non wertan to accresciuto il valore di quest'opera renden• . dola assolutament'e n ecessar ia per la difesa. I suoi fuochi rasenti sono molto efficaci, come quelli che p'1ssono agire anche contemponneamente a quelli delle altre opere poste indietro, ,e prendere di rovescio gli ultimi lavori dell'assediante sullo- spalto, rendendoue lG.nta e . pericolosa la esecuzione, ed obbligandolo a costruir lì in · zappa doppia. 0

il


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lL F'ERJtO

st'opera si cambie1·à in una parallela, che riuscirebbe rnolto più, forte e più utile di quella del nemico perchè scaccia-ti i difensori, rimarrebbe sotto l'azione . dei fuochi della cinta principale e delle 'p iazze d'armi rientranti . Il problema adunque si riduce ad or.dinare in modo il cammin o coperto, da sottrarlo dai tiri a rimbalzo e ficca nti durarite i primi due periodi dell'assedio, e poi t rasformarlo in una strada larga e lìbera1 perfettamènte dominata, n ell'ultimo periodo della difesa, dalla cinta principale e dalle piazze d'armi J'ier;itranti. Per consegu ire un tale intento, nun si ,var ierà il tracciato del cammino coperto , ma le traverse (ad eccezione di q uelle che separano le piazze d'armi .r ientra,nti dal cammino coperto) invece di essere costruite in terra, . saran no formate da una lastra di forro girevole ed inclinata, sostenuta in tàle posizione da puntelli. Sulla faccia es:ernéj, vi sarà nn rivestimento di terra <'!ella spessezza di tre metri. In tal modo ·si avranno delle traverse che defileranno il ca.mmino coperto, e quando nel terzo periodo esse riescono inutili o nocive alla difesa, allora tagliando i puntelli si .smantelleranno,.,ri man endo il cammino coperto sgombro ed intieramente dominato. Ordinata che sia ~n tal modo; la traversa, che separa il cammino dalle piazze <'l 'armi r ientranti, dovrà essére casa-mattata, portando nel tempo istesso la sua lunghezza fi no ai 18 metri, e facendo obbliquare alquanto il corrispoi+dente lato del cammino coperto. Le casamatte saranno alla Ha:xo; ed affi.uchè sieno dotate cli u na resistenza adeaua ta o ' a l loro scopo, saranno corazzatte. E qui osserviamo Ghe l'apertur.a della cannoniera nel muro di rivestimento è di Om,80 per lm,25 e lii. porzione di muro vista di fuori nella par te superiore della caDnuniera

NELl, A FORTIFICAZIONE

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è di metri 2"',7•, e ·quindi invece di rimanere nella muratura un'o,pertura di •"' ,80 per 1m,25, ve ne potrà e;;ser e una dell'altezza di 2m,oo per la l ungh ezza di 3 metri. Coprendo quest'apertura con una corazza della larghezza di 3m,50 per l'altezza di 2m,30, si avrann o due traverse corazzate .casamattate, che contenendo tre pezzi caduna, verranno non solo a · dominare il cammino coperto, ma pren deranno di fianc~ il coron a.mento d ello spalto avanti il r ivellino, e . daranno alla m ezzal una istessa una forza m aggiòre, giacchè i loro fuochi s'incrocieranno nel fossato avanti il saliente. Con q ueste modificazioni le piazze d'arn,1i ri entranti acquisteranno maggiore importanza e potranno opporre una r esistenza accanita., poiGhè fino a qua.udo la difesa le possederà, la posizione dell'assr.diante nel rivell ino sarà sempre dubbia e precaria, trovandosi esposti ai fuochi diretti del ridotto, a quelli di fianco delle piazze d'armi rientranti ed a quelli ficcanti della cinta principale, che oltre a r endere difficile la sua posizione , ridurranno sem pre piu penose le sue comunicazioni. Da ciò la necessiti~ di r idurle al silenzio_; operazione alq uanto lunga, perché essendo situate in un g ra.nde rientrante, le batteri(;) che dovranno raggiun gere questo scopo potranno essere contemporaneamente battute così da.I fronte di atta.eco coi:ne d E-1 collaterale. Ma entrando in questa disamina, n oi usciremmo dai ter~ ini delle nostre ricerche, e però ci riserbiamo di svolgert:J tale q L;istione in altri articoli, essendo paghi per ora. cli averla b revemente . accennata. A quanto abbiamo detto precedentemente bisogna aggiungere che i fronti 'rnoderrn debbono avere tale estensi_on 0 da obbligare l'assediante ' a Gostruire le sue


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I L F1,:rrn o

parallele molto più estese che nel caso ,clei froriti or• dinari. A prima giunta, questa condizione non sembra conducente al nostro scopo, ma se riflettiamo che la difesa riesce pi ù utile ed è fatta in micrliori coudio zioni, quando ha per sè ampi spazi da disporre, -vi ba ancora il vantaggio del maggiore svilu ppo delle trincee. Nel primo periodo l'assediante n on può al certo sof. frire molto dan;no da questa innovazione, perchè oltre alla grande distanza i l bersag lio è a~cor minimo, ma nel secondo e terzo periodo dell'assedio non è certamente indiffer ente il costruire un~ linea più estesa di trincee sotto l'azione di batterie, che per la loro grande vicinanza rendono micidiale la p0sizione df:> i lavoratori. È mestieri inoltre di ab:ilire i rivestimenti in ,m·uratura, perchè in qualunque modo siano cor:;erti e defilati saranno sempre battuti in breccia dalle batterie· pi1'.l lontane, trascinando con sè i parapetti soprastau(.i, e r endendo più penosa la po.sizione dell'assediato, perché · o lo costringe ad essere nel caso di respingere qua - , lunque attacco, o a costruire u n · trinceramento sulla sommità delle brecce, sotto l'azione concentrata d elle • ba.tterie nemiche; brecce che possono prendere grandi dimensioni qualora l'assediante lo voglia. Usar,~ grandemente le corazze come quelle che servono a garantire dei pezzi che possono controbattere q uelli dello assediante .fino all'ultimo momento del ' r assedio. · Assegnar(!l a , ciascun fronte un fianch eggiamento reale, ed assicurare in mo(o i pezzi addetti a questo scopo che non vengano smontati uei primi tempi dell'assedio, e possano opporre un'en ergica r esistenza alla

:S- E LL.1 F O t<TIFICAZIO.'iJ<;

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costruzione delle controbatterie e ai loro fuochi, allorché sieno ultimate. Ed infine ordinare in tal guisa le opere esterne, .che . non solo si aumenti il loro valore difensivo, ma che si aiutino a vicenda più rigorosamente per . opporre una resistenza maggiore.

Cowccr L. M. Capitano de,l Gmiio .


JGNAZIO R!BO'fTl

IGNAZIO RIBOTTI

Dacchè le vecchie potenze d'Europa, strette da vincolo comone, pervennero a prostrare il colosso che le minacciava di ruioa colla forza delle armi e colla novità delle idee, i popoli, , a cui furono tolti i beni maggiori della vita loro, libertà e indipendenza, tentarono parecchie volte di rialzare il capo abbattuto. Le nazioni non divise, le quali non avevano a trattare coi governi loro se non che la questione di libertà, poterono con agevolezza maggiore risolverla meaiante reciproche concessioni , o colla vittoria dell'insurrezione; ma quelle che alla questione di libertà riunivano l'altra d'indipendenza, e per soprassello si trovavano spartite a brani di maggiori o minori Stati, ebbero la

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via inci ampata da mille e difficili ostacoli, sic<;bè la traccia perdettero le cento volte nei primi passi , ed il cammino dovèttero ribattere dal suo principio. Potè la Francia unita , comunicando ed accomunando 'JL, idee dal centro .a tutta la periferia del suo · territorio. persuadersi in breve della necessità di opporsi alb politica liberticida di Carlo X; e sorgendo nella sua immensa capitale, coll'approvazione pressoché unanime di tutta. la nazione, disperdere in tre giorni lo trame dei Polignac, dei Peyronnet, dei Chantelauze, dei Guernon-Ranville, e rovesciare un trono che volevasi puntellare sopra sostegni troppo vecchi e troppo tarlati. Ivi trattavasi semplicemente di libertà; l'indipendenza non era vulnerata; non eravi straniero da togliersi dal collo; popolo ed esercito erano ~gli entrambi di una madre comune e poteano facilmente intendersi" assieme. Ma in tal guisa non andavano le cose in Polonia, in tal guisa non correvano in Italia. La prima; divisa in tre, non potè ancora tro,ar mezzo di scuotere uno solo dei gioghi che le tengono piegata la testa al suolo: la seconda, straziata in molti brani, tentò per parecchi lustri di rivendicarsi a libertà, di l!berarsi dal dominio straniero, ma la questione comphcata di libertà ed indipendenza, resa più grave dalla suddivisione politica della nazione, era troppo ardua da sciogliersi; e non bastavano '. a buona volontà e l'abnegazione di alcuni patrioti a coronare sforzi che tendevano allo scopo più sublime e santo. Ma se l'opera di questi uomini non fu suITiciente alla bisogna, non dobbiamo pertanto disconoscere i sacrifizi da essi fatti; imperocchè quel popolo il quale paga d'ingratitudine le azioni di coloro che per la


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lG:'-AZ IO RIBOTT I

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libertà e la prosperità di esso consacrarono la loro vita, non può essere inspirato da quei sentimenti che sono atti a renderlo più civile e nobile all'interno, ,più grande e più temuto presso le estere nazioni. E noi che _pretendiamo a civiltà, ed a grandezza aspi~iamo, trachremmo ben meschinamente i propositi nbstri •se coll'obblìo, o, peggio aricora, col disprezzo o col biasimo pagassimo le opere di chi agì per ~ondurci ~d una meta da tanti sospirata. Se i Romani, di cui invochiamo di continuo gli esempi, avessero chiamato rlissennato Orazio Cocl ite, pazzo Muzio Scevola, stolto Curzio , perchè da semplici individui operarono per la salute della patria, avrebbero diminuito il folgore , dell'aureola che circonda il volto dei martiri cittadini, e distolto i contemporanei ed i posteri dall'imprendere gli atti di sublime patriottismo che resero poscia la repubblica signcra delle genti più lontane. La storia d'Italia è feconda di esempi che basterebbero ad illustrare una nazione qualora si aiudicasse dagl'i_ntendi menti e non dall'esito; ma se noi, più fortu~at1, potem~10 con disegn~ r,iù praticamente attuab!li ottenere r1sultamenti pronti e sicuri, questo non c1 dee rendere ingrati verso chi ci prevenne con ten~ tativi il1felici si, ma sempr-3 generosi.

II.

. Fra gli uomini che si dedicarono iu modo distintissimo al trion~o ~ei principii di libertà ed all'acquisto d~lla ~o.3tra md1pendenza, fu senza dubbio Ignazio R1bott1. La su~ vita, piena di avventure, è intimamente legata con varie fasi dei r i,volgirnenti italiani . Nacque a Nizza di mare ~ duodecirn,o giorno di

IGN AZJO RlBOTTI

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novembre del 1809, dal nobile casato dei Bibotti d.i Molières; e per essere cadetto in fàmi glia, seguì l'auàazzo di quei tempi, n ei quali si disponea dei beni a pro dei figli maggiori, ed ·i minori alle armi od alla stola' si destinavano: si fe' soldato. Nel 1826 lo troviamo guardia del corpo al servizio d el re; il 15 dicembre del 1830 venne promosso a ;;ottotenente n elle stesse guar d ie; nei primi dì del 1834 passò nel reggimento Pièmonte. Era l'epoca in cui l'Europa agitata, rispondeva alla rivol uziope di Parigi, colle inter ne commozioni, e colla presa delle armi . Jl Belgio aveva alzato il capo, e spezzato il giogo olandese; la Polonia, impugn ata la sµad à , sfidava il Russo sulle sponde cl ella Vistola; gli esuli di Spagna ripassavano i Pirenei per v endicare la meÒ10ria di Riego. Proclamato da Lafit te, presidente del consiglio dei tnini; tri di Luigi Filippo, che la Fr'ancia non avrebbe tollerato l'interv~nto straniero nelle interne questioni di popoli e di governi, l'Italia, credè giunto il mom ento opportuno per inso,rgère, ed' in parecche parti di ess~ si ordì.cono trame per ottenere in-n ovazioni ; e mentre nell'Emilia si preparava il movimento che scoppiava la notte del 3 febbraio 1n Modena nella casa di Ciro M.tmot,ti, un ivansi iii Piemonte g iovani ardenti ed anf. mosi per intendersi intorno al miglior modo di rendere propizie le sorti del paese. Redigevai:::i una protesta al re Carlo Felice., çh e fu comp0sta da Giacomo Durando e stampata da Giuseppe Pomba ; e fra _le cose dette in <JUesta filippica, leggévansi le seguenti parole che si r iferivano alle armi nazionali : « L'a rmata non ha forza morale perchè composta di elementi fra sè , contrari, di corpi privilegiati, di brigate varie tra loro


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IG N,I Z.0

RH!()'fT!

di dottrine,, di lingua, ài diritti, comandate da capi inabili, e promossi non già per merito, ma per favore. Dei !llilitari, una parte è avvilita , perchè si vede perclui;a la strada ai gr adi maggiori, e tutti sono indegnati dei maneggi del vostro governo, il quale medita di trafficar la loro vita col gabinetto d'Austria. - Che sono mai divenUti gli uomini dell'Assietta, di Guastalla, di Cosseria? Sono fatti schiavi del rnaccbiavellismo austriaco ; hanno a lor o capo un emissario d,el Nord , che sotto colore di riordinare le milizie cerca nelle truppe un appoggio per .vender voi e la vostra nazione al comune oppressore ( l ) . Ma che spera egli dai soldati piemontesi 'l Il loro nome non sì confonderà mai col nome tedesco : essi sono e morranno italiani. » , Queste ' parole procuravano n~ll'esercito parecchi seguaèi aUa cospirazione; in ispecie alcuni uffiziali legati in relaziono con Giovanni Bersani, guardia del

corpo del rè ed uno dei principali agenti nella còngiura. Annoveravansi fra essi Giovanni Durandq,, luo(1) Allude probabil ment.e al marchese Filippo Paolncci. Aveva questi militat o nel reggimento piemontese delle Guardie, nelle_ cui file si trovò combattendo la guerra contro la repnbblic11 francese. Anelato' poscia al servizio della Russia., si era acqu istata una cer,t a rinomanza militando, nel 1810, in Asia contro i Persiani e i Turchi; poi guerxeggianclo nel Ci,\ucaso ; e ' finaimente pigliando parte nella campagna del 1812 contro i Prancesi. Destinato al governo cli Riga, e messo poscia alcuni anni dopo in disponibilità,, seppe eh.e Carlo Felice, re di Sardegna, cercava un generalissimo press0 le potenze del Nord, e · trovò modo cli offd.:·si e cli farsi accettare. E ntrato· al servizio piemontese , fo creato capitanò generale il 28 luglio_clèl 1880, e venne dapprima nominato ispettore generale di fanteria e di cavalleria con amplissime facoltà, le quali si estesero poi alle truppe cli ogni arma e sopra qualunque nffi:<1iale generale, eccettuati quattro a lui superiori in grnclo o più anzfoni. ·

IGNAZ!O R IDOTT I

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gotenente nel reggimento Cuneo , Ignazio Ribotti , Gallo, Bosco, Clerico, Destefanis, Levamis, ed altri che da pochi giorni uscivano dalle guardie del corpo. Il nostro Ribotti commise due atti d'inconsideratezza di cui però nessuno dei suoi amici gli fanno odioso aggr avio; conoscevano troppo la generosità dell'animo suo, gli spiriti ardenti di libertà ehe lo infiammavano per da r colore di colpa all'avventataggìne dell'età giovanile. Uno dei fatti si fu ÌI seguente che egli medesimo narrava sorridendo _d ella sua ingenuità. Il timore di moti rivoluzionarii ·nel vicino ducato di Massa e Carrara, aveva indotto il governo sardo ad- adunare alcune truppe nelle vicinanze dfila frontiera, affine di impedire un'invasione di liberali; ed in conseguenza di siffatta disposizione il r eggimento Piemonte ebbe stanza a Sarzana. Fuvvi un momento di apprensione subitanea per cui il corpo corse alle armi; e Ribotti', credendo imminente il sospettato assalto di Sarzana per parte dei rivoluzionarii ,del ducato, si pose in serrafila in una compagnia la quale non era la sua , ed il cui capitano era già in odore di liberale. Ne uscì con un rimprovero e coll'ordine di andarsene al suo posto ; non si evitò il sospetto che egli av-esse concepito speranza che quella compagnia potesse ?-gire in modo diverso dallej ntenzfoni dei propugnatori del dispotismo; di guisa che r ichiamò sopra se medesimo, e sopra il capitano da lui preferito, gli sguardi attenti dei superiori e della . vigile polizia. Poco dopo ottenn8 permesso di andarsene a Nizza, ove recavasi per farvi propaganda, Giunto al colle di Tenda, e fermatosi in un albergo, vi dimenticava un portafogli in cui leggevansi alcuni nomi, e stavano

ma

ANN"o xi:, voi. u . -

2.


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IGJ'òAZIO' RIB0TTI

IGNAZJO R llluTTI

racchiuse alcune copie dell'indirizzo già stampato. La polizia, venuta in possesso di quelle carte, diè ' mano agli arresti e la cospirazione fu sventata. Abbiam detto che i compagni di Ribotti, sehben.e compromessi da lui, non gli fecero grave carico del fatto: Angelo Broflerio nella Storia del Piemonte, Giacomo Durando nelle memorie inserìte nella •ma biografia scritta dal Brofferio medesimo , si esprimono int orno all'avvenimento con parole miti e senza rancore. Fortunatamente non si ebbero a deplorare conse' guenze troppo funeste. Salito allora al trono Carlo Alberto, furono poco dopo messi in libertà tutti gli arrestati meno il Bersani; e alcuni di essi-, non volendo rimanere in patria, esularono. Fra questi fuvvi Ribotti, che dopo _a vere subìto nove mesi di prigionia nella cittadella di Torino, ne uscì privo del grado militare per dimessione datagli dal governo, e riparò in Francia.

bandonato l'Italia al dominio austriaco, ed ha lasciato perire ·1a Polonia, quella Polonia che noi potevamo soccorrere, checchè siasi detto alla tribuna, e ch'era nostro dovere di salvare· • . • Essi (gli uomini del governo) avevano dichiarato che mediante l'ospitalità avrebbero soddisfatto al debito della Francia verso gli esuli patrioti della Polonia, dell'Italia, della Spagna, ed hanno disonorato questa ospitalità colle condizioni vergognose che vi sono annesse. , Questi sentimenti si facevano strada nell'animo degli emigrati; e nell'occasione dei funerali fatti al generale Lamarque il 5 giugno 1832, che fu colta come pretesto per una dimostrazione ostile al governo, i proscritti d'ogni paese seguivano il carro funebre. Vi si nota vano i generali .Saldanha portoghese e Sercognani italiano; ambedue pronunciarono ·un discorso in elogio del defunto, che fu sempre uno dei più ·strenui protettori degli esuli. Ma l'ordine del corteo venne ben presto turbato ; e l'insu'rrezione con lotta civile wacchiò le vie di Parigi di sangue francese. Rimasta_ uel giorno 6 la vittoria al governo, vennero espulsi da Francia parecchi rifugiati, e fra questi il Ribotti che aveva preso parte ·attiva nel movimentò. Emigrò in Inghilterra ; ed ivi gli si presentò circostanza favorevole per cingere di nuovo la spada e adoprarla a difesa del progresso e della libertà. Giovanni VI re di Portogallo, moriva nel 1826 lasciando due figli maschi•e parecchie femmine. I masèhi erano D. Pedro e D. Miguel; assenti entrambi, il primo al Brasile come imperatore, il secondo a Vienna come esule per tentativi criminosi contro il padre e contro le istituzioni dello Stato. Erede del trono di Porto-

III. Trovavasi a Parigi quando 135 deputati esposero in un resoconto le recriminazioni che facevano al governo di Luigi Filippo. In questo documento leggonsi i periodi seguenti: • Dopo la, caduta di una dinastia imposta dalla Santa Allean_za. il governo doveva sorveglia.re con inquietudine gli atti dei monarchi stranieri. Non doveva loro permettere sopratutto di estendere ed aumentare la loro potenza. Lo avea riconosciuto esso medesimo, allorquando annunciava alla, Francia l'intenzione di soccorrere l'Italia contro l'Austria, e di proteggere contro la Russia la nazionalità polacca. Eppure, malgrado le ~ue promesse formali, malgrado gl'interessi antichi e nuovi c:ella Francia, esso ha ab-

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. IGNAZIO ltlDO.TTI

.gallo era Don Pedro , il. quale vi abdicò nel 1828 a favore di sua figlia Donna Maria ; e per togliere ogni causa d'intestine discordie e di guerra civile~"" la promise in ispo,sa a Don Miguel che accettò la proposta della mano della nipote per potere liberamente ripatriare. Tornato a Lisbona , convocò i tre Stati , si fece proclamare erede del trono, e regnò rovesciando gli ordini costituzionali ed insediando· il più odioso dispotismo, il fanatismo più intollerante ed intollerabile. Allora D. Pedro rinuncia alla corona del Brasile in favore di D. Pedro II suo figLiuolo, e parte per l'Europa affine di rivendicare i diritti di Donna Maria e della nazione. Giunto in Inghilterra , combinò col marchese di Palmella un piano di spedizione, concluse un prestito, comperò qualche bastimento, reclutò volontari, poscia partì per la Francia, e di lì il 10 febbraio 1832 s'imbarcò per Terceira, ove il fuoco della libertà non era mai stato spento. Ignazio Ribotti colse l'occasione, e pigliò servizio in u1;1 corpo di cacciatori portoghesi col grado di 'sottotenente. Questo corpo era detto dei Polacos , e fece eroica difesa al convento della Serra nel lungo assedfo di Oporto. Era un battaglione di giovani volontari , studenti e ac,c ademisti, ai quali si erano uniti, pure volontariamente, alcuni popolani di sommo ardire. Codesto battaglione non volle mai essere rilevato duiante l'assedio. Dugento perirono sotto i colpi dell'ar~ tiglieria nemica. In queato, sebbene distintissimo_, Ribotti trovò modo di rendersi distinto. Altri Italiani militavano sotto- gli stendardi della costituzione; ma_questi non facevano parte, come Ri-

Ì GNAZIO R lll1,TTI

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botti, di corpi indigeni , sibbene di un reggimento composto di stranieri e conosciuto sotto il nome di 2J reggimento di fantm·ia leggiem della 1·egina. Lo comandava il maggiore Borso di Carminati; vi si annoveravano il maggiore Cassano, i capitani Giovanni e Giacomo Durando , Tedeschi , Lironi , Pizzi, Zappi , D'Apice; i tenenti Massimo di Montezemolo e Gliamas; Domenico Cucchiari col grado di furiere; Enrico Cjaldini qual semplice soldato; e parecchi altri Italiani erano addetti al medesimo corpo. - La guerra di Portogallo finì col trionfo dei principii su cui poggia la. morale, la libertà, la civiltà delle nazioni; e gl'Italiani possono andar lieti di avere ,contribu1to, per qualche parte, ad un risultamento così splendido (j così vantaggioso per la social.e convivenza. E qui narreremo un fatto il quale dimostra come siensi apprezzati i servigi dei nostri connazionali. Borso, promosso durante la guerra a colonnel\o del 2° di fanteria leggiera della regina, tornava nella capitale del PortogaUo coi pochi avanzi de'~uoi, dopo la bat•· taglia del IO. ottobre 1833 eletta delle linee di Lisbona; · e a Don Pedro ch'era uscito dalla città per fare buona accoglienza aJle truppe, e che chie-devagli ove fosse il suo r eggimen.to çredendolo alla testa di una frazione soltanto, rispose·: « Sire, esso è poco 'distante, giace sulle linee di Lisbona. » Si commosse Don Pedro a queste parole; e avendo udito da alcuni del popolo, mentr'egli pas3ava in rassegna I~ truppe entrate in città, dinot are quel. corpo siccome francese ed esaltarne il valore, si volse ai popolani dicendo non essere di Francesi n:ia di parecchie' na:tioni; annoverarsi in esso molti proscritti politici d'Italia fra cui il colon• nello ed aÌtri uffiziali superiori e subalterni ; avere


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lG~' AZIO R : BOTTI

prestato eminenti servigi e spiegato singolare prodezza. . Terminata la guerra di Portogallo, durante la qua)fl il Ribotti venne promosso a luogotenente, si formò~ una legione straniera per combattere nella lotta che ferveva in , Ispagna fra Don Carlos e Maria Cristina ehe reggeva lo Stato nella minorità della figlia Donna faabella. La legione , composta nella, massima parte degli elementi del 2° leg,qe:ro della ?'egina, e comandata dal medesimo Borso di Carminati, assumeva il nome di Cacciatori di Oporto, in memoria della strenua difesa sostenuta in Oporto contro l'assedio dei miguelisti. Dire le gesta di quella valorosa legione sarebbe opera troppo lunga e non adatta a questa biografia; asseriremo soltanto' ch'essa si cuoprì di gloria, e lasciò uµ 'alta rino:q1anza d-el valor~ itali_ano la quale non potrà perdersi agevolmente, in quanto che si collega intimamente ad _una delle epoche più notabili della storia di Spagna . . Ribotti, ottenuto il consenso del governo portoghese,. pigliò servizio nei Ca;cciatori di Oporto col gr~do di capitano, e vi acquistò nome di distinto per prodezza e per intelligenza. A Turre Bianca si era spinto colla sua compagn ia di avanguardia a fronte del nemico assai più numeroso e forte; e la vita espose non solo contro le palle carliste, ma ben anco per tener ferme le armi de' suoi , oscillanti' per la sorpresa e per l'inferiorità delle forze. Nel primo assedio di Morella trovossi colla sua com. pagnia al retroguardo nella disastrosa ritirata eseguita dai cristini allorquando levarono il campo dopo inu• tili assalti alla città; ed in questà circostanza spiegò un sangue freddo :,orprendente. Avuto tardi l'avviso del r itirarsi , dÒvè _quasi a.prisi il cammino fra i ne•

IGNH!O RIBOTTr

I

mic1, e poscia far faccia agl'incalzanti, e tenerli ari· spetto con ritorni, offensivi. Nel secondo assedio della città medesima fu tra i primi a montare all'assalto e stabilirsi colle sue truppe sulle mura insanguinate. Finita con. questa catastrofe la guerra civile, i Cacciatori di Oporto, n:ei quali Ribotti trovavasi allora insignito del grado di luogotenente colonnello, andarono di presidio a Valenza. Nel corso della guerra, avvenne un fatto che merita narrazione. Ribotti aveva ottenuto permesso di recarsi a Marsiglia per farsi curare da grave infermità che lo travagliava. Trovavasi a questo scopo presso l'illustre medico Pi· rondi, esule patriota di Reggio dell'Emilia , stimato ed onorato anche sulla terra straniera ove esercitava con isplendidi risultati l'arte salutare; allorquando venne informato che due capitani , savoiardo l' uno . tedesco l'altro , osteggiavano la sua promozione a · rnaggiore collo sparlare sul conto suo; e dicevano , niente meno , che nell'affare di 1'orre blanca , ~pprofittando dell'oscurità, giacchè il combattimento si diè di notte , se l'era svignata. Allora abbandona immediatamente lVIarsiglia, curando assài più l'onore · che la salute; ed arrivato improvviso ,a Valenza, sfida i due rivali , il primo passa da parte a parte . con un colpo di pistola, e rimane ferito gravemente da parecchi~ sciabolate -del secondo: Mostrò quanto si discostasse dal vero chi ardiva chiamarlo codardo. Ricondotte a condizione pressochè normale l(;l cose ,militari di Spagna, si riordinò l'eserci~o io piede di pace, ed ,i Cacciatori di Oporto vennero sciolti essèndo terminata la loro capitolazione. Ma non si pose i~ condizioné tranquilla l'anrlar;neutQ


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IG N,\ ZIO 1t1 BOTTI

delle cose politiche; e la Spagna non aveva ancora trovato il modo di ordinarsi a libertà e di comporsi a quiete. Lo agitarsi continuo delle parti, ora mosse da convinzione di priocipii, ora subornate da ambizioni persona1i, aveva \lperto campi in cui le , tendenze politiche si combattevano o si difendevano; e i o mezzo .a questa lotta, pressochè giornaliera, Ribotti si schierò da quel lato pel quale lo dimostravano rivolto i primi atti della sùa vita g iovanile. Seguì la sorte dei progressisti capit.anati da Espartero, e da quell'epoca incomincia per lui uni fase importantissi ma della vita politica, che, collegandosi intimamente con memorandi fatti avvenuti in Itali~, merita di essere svolta con accuratezza e àiligt:nza.

IV. Ir:itata l'isola di Sicilia dalle male arti colle quali Ferdinando II di Borbone le toglieva gli ultimi avanzi delle sue secolari franchigie, covava in se stessa un odio da produrre un giorno o l'altro gravi sèonvolgimenti. L'opinion~ pubblica degl'isolani ed il governo di Napoli erano in istato di reciproca ostilità . Og ni atto qi questo era in sospetto di tradimento, ogni desiderio del popolo veniva riputato come il principio o la conseguenza di una congiura . Correva i l 1836 quand0 alcune parti d'Italia venivano fl aaelo late dal cholèra; il governo napolitano istituiva cordoni, e ~eparando èon essi le diverse parti del regno, procurava impedirne la diffusione coll'evitare la fa- . cilità del contatto. Ma ~occa dal morbo la capitale, bentosto le barriere poste dalla paura vennero dalla pa1:1ra spezzate: Napoli abbatté gli ostacoli che si era

IGNAZ IO RJDOTTT

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posta intorno a sè, per dar _agio a' suoi cit~adini di fuggire ove il male non si er a peranc.o . ~v1l~p?ato . Questi atti contradditorii furono dalla S1c1ha sm1stramente interpretati ; e si vocifer ò ?he il re, il governo, e Napoli, volessero dare all'isola il contagio. . Non tardò guarì a manifestar si il cholèra anche d1 là del Faro; e vi menò tale strazio or rendo; da travolgere le idee al punto di ·far cr edere in un generale avvelenamento della popolazione per r ea opera del governo. Le ire si portarono sul campo della politica.; ed in Siracusa, gridando agli avvelenatori, si destarono gli sdegni , e s'invocò la costituzione siciliana. Catania pure ·s i commosse; e prendendo fidanza d~ll_a scarsità della guarnigione d i poco oltre 100 uomm1, compieva la sua rivoluzione il 29 e 30 luglio del 183?, innalzava la bandiera siciliana , promulgava la costituzione del 1812 ed istituiva un governo provvisorio. Tosto da Napoli spedivansi n avi ed armati; erl i c~t anesi, saputa la spedizione e vedutisi soli ed a?bandonati innanzi di essere vinti, compierono essi me·desimi un ristauro prima che giungesse sotto le loro mura l'inviato r eale, Francesco Saverio Del Carretto, di cui basta pronunciare il nome per esprimer~ quanto vi può essere di tristo in un ministro d1 tristissimo monarca. Al flacrello del morbo asiatico si aggiunsero le vendette o:cene della polizia: i becchini ed i carnefici avevano larga messe da raccogliere: in breve, l'o?·dine regnava in Sicilia. La fama dei moti di Catania e di Siracusa venne portata in Ispagna, ove i desiderii dei liberali e la lontananza dei luoghi diedero ai fatti un'importanza esagerata. Gl'Italia.ni che ivi militavano, nut rivano

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lGNAZIO RIBOTT!'

27 mento indispensabile pel principio dell'azione, '-per lo svolgimento delle vicende, pel fine a cui tendere dovevano gli sforzi parziali e comuni. La éonformazione geografiea e topografica d'Italia suggeriva il modo di distribuire le parti che le diverse plaghe territoriali dovevano rappresentare nel concepito dramma; e qui si volevano le gue,rriglie de'cacciatori, là .si sarebbero dovute estrarre fanti o cavalli, e via dicendo. Pèr questo lavoro, benchè si conservasse la bandiera della Giovane _ltalia, agivasi però sotto la denominazione di Legione italica, volendo con ciò indicare che la setta si occupa-Va anche dell'ordinamento militare del personale cJie doveva iniziare l 'azione. Nell'ordi.tu~a di esso, e nella ·scelta degli agenti, s'impiegarono alcuni anni; e correva, il 1843, quando chi lo dirigeva in capo nutrì fiducia che il possesso di alcuni fondi pecuniari, ed il verificarsi di alcune combinazioni, bastassero a poter autorizzare un t entativo. Gli elementi che si erano congregati a quest'opera erano i seguenti; alcuni ufficiali che militavano in Ispagna, i fratelli Bandiera a bordo dei loro legni, Moràndi profugo modenese che serviva nelle miliziy greche, parecchi esuli Italiani (nel màggior nume.l o romagnoli) clrn si trovavano nelle isole Jonie, e qualçhe _emigrato stabilitosi nelle coste africaJ:le di Tunisi e dell'Algeria. Questi elementi erano in parte consci, in parte no, del disegno rivoluzionario; ma tutti stavano · in un certo grado di -subordinazione verso il-centro che risiedeva a Malta-. Trovavasi allora di passaggio per quell'isola Alessaodrc_, Cipriani~ giovane generoso, di origine còrso, Ho. miciliato a Livorno; il quale , accortosi delle mene e dell'atti vità con cui si conducevano, volle informarsi IG:lAZ!O l\lOOT Tl

sempre la speranza di potere un giorno offrire la spada a l conseguimento della libertà e dell'indipendenza della patria loro; e Borso di Carrnioati medesimo, comandant~ i ç11cciatori di Oporto, vagheggiava un'iniziativa d'insurrezione nella parte meridionale della penisola nostra. Seguiva allora lo stato maggiore di Borso il -modenese Nicola Fabrizi, esule sino dal 1831 insieme a tutta la sua famigli~, per avere, egli ed essa, prese parte attiva e precipua nella congiura ·di Ciro Menotti; uomo col quale si può discordare intorno ai mezzi per riuscire al trionfo dei principii nazionali, ma al quale non si può negare lunga e perenne operosità politica , amore intenso al proprio paese a cui ha consacrato la •Vita e le sostanze. Giun~ tegli le notizie della Sicilia, credè lanciato il gran colpo, e gli balenò la speranza che la rivoluzione potesse uscire vincitrice dalla lotta impeg nata; per ciò I si t0lse da11à Spagna e si diresse a Malta. Ma il fuoco \ ·siciliano non era ancora il sacro che non si spegne, sì bene il fatuo che si manifesta con fiamma fugace: e quando Fabrizi arriyò a Malta, null'altro restava dell'insurrezione se non che la libidine di vendetta eccitata negli animi feroci dei domilla tori.

V. Riuscito vano i-1 dise-gno di studiare i-1 movimento e procurarvi aiuti, si pensò di tessere un lavoro nuo,vo non potendosi compiere , nè rifare quello che era stato intrapreso e rotto. S'ideò di stabilire una basé d'iniziativa nel mezzogiorno della penisola nostra; e di procurare una solidarietà nazionale nello sviluppo successivo dei fatti col proclamare l'unità quale el'e-

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IGNAZ!O RJJJOTTI

delle basi sulle quali si fondavano; · e per le spiegazioni avute, s'inspirò a fiducia in modo da offrire per l'impresa centomila lire toscane, somma riputata bastevole per l'attuazione del piano. Impose però la condizione che tra gli uffiziali i quali servivano in Ispagna , da cui il centro maltese jntendeva trarre l'elemento direttivo dell'azione sul terreno, si scegliesse uno de' più accreditati e si facesse venire in Italia per osservare e g:udicare l'attuabilità del disegno fissato. Il Cipriani obbligavasi poi di . sborsare la somma qualora !;avviso fosse stato favorevole, riserbandosi di ripartirne le quote fra i proprii amici solo quando il pian0 fosse in tal punto da non poter essere sturbato dalle loro singole negative o personali opposizioni. Il danaro doveva servire a far venire e collocare sui punti combinati per iniziare l'azione gli uffiziali che si trae".ano dalla Spagna; a soccorrere i fratelli \ Bandiera perchè potessero suscitare un moto sulle navi austriache, od a favorirne l'evasione nel caso che i loro tentativi fossero andati falliti ; al quale I fatto collegavansi gli accordi tenuti col Morandi che contava su elementi greci e su alcuni mezzi pecuniari di cui egli disponeva. Ai Bandiera ed al Morandi, dovevansi poi, secondo le circostanze , aggregare gli esuli che stavano nelle Isole Jonie; e qualora · questa unione non si fosse potuta . effettuare nè coi Bandiera nè col Morandi, gli esuli avrebbero agito a norma di altre disposizioni. Tutto il resto era consi derato come accessorio di cui valersi a seconda dei mezzi che avrebbersi avuti e delle occasioni che si f.ossero presentate. · Fu scritto io Ispagna; e la scelta dell'uffiziale a cui

29 lGNAZIO R!BOTH dovevasi affidare il còmpito di recarsi in Italia per osservare e giudicare, venne suggerita da parecchi, fra' quali Cucchiari e Fanti, nella persona del colonnello Ribotti come il più idoneo 'all'uopo. Ribotti, interpellato, accettò l'incarico; partì da Valenza e andò a Madrid ove trovò molta simpatia alla causa d'Italia presso fa parte progressista , allora dominante; e siccome dopo il trattato di Bergara, il quale poneva fine alla lotta -delle milizie regolari cristine e carliste, si ebb~ tale esuberanza di uffiziali fo Ispagna da costringere il governo a porne moltissimi in aspettativa, così potè nutrire speranza di reclu,tarne buon numero a sostegno della rivoluzione italiana. Ma per intraprendere il viaggio in Italia gli mancava il passaporto; imperocchè un salvacondotto spagnuolo avrebbe destato sospetto contro di lui· in quei tempi in cui sapevasi che la Spagna abbondava di esuli italiani i quali militavano al suo servizio, e alcuni de'quali avevano r elazioni in Malta, sede di cono-iure e di congiurati. A rimedio di ciò, trovava due ;estimoni che, personalmente conoscendolo, erano disposti a dichiarare innanzi al consolato francese di Gibilterra di saperlo del dipartimento del Varo, ma esigevano che in un modo qualunque egli esponesse compiutamente il suo nome e cognome; di guisa che per adempiere a questa condizione e causare possi~ bilmente i sospetti delle polizie, si denunciò per llfalières de Ribatti invece di Ribatti de l)folières. Giunto a Malta, quest'alterazione sembrò troppo tenue allo scopo di velare il suo nome, e ve· ne fu operata un'altra; approfittando di alcune ripiegature della carta sulle quali la penna non a·,eva scritto, si aggiunse un la ed un cr, di venendo in tal mudo _il co-


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lGN Al IO RJBGTTI

gnome it/olières de la Ribott-ie1·. Questa trasformazi~r.ie (cosa strana!) bastò a salvarlo nella lunga serie di av_venim(:l.nti e di pericoli che stiamo per narrare; primo de' quali si fu che il giorno··susseguente alla partenza di un vapore postale napoJitano per Messina, in cui trovavasi a bordo Molières de la Ribottier , il consolato delle due Sicilie a Malta riceveva una circolare diramata_dal suo governo per avvertire i suoi agenti politici all'e~tero come il colonnello Ribotti f?sse partito da Madrid con una missione politico-militare per l'Italia. Ed il Ribotti non solo aveva il dl. prima abbandonato !':isola di Malta, ma era stato raccom~nd~to al capitano del legno che lo trasportava ~a un impiegato del medesimo consolato napolitano, ignaro dello stratagemma d'alterazione del nome e raggirato dagli artifizi del comitato insurrezionale. Nello stesso vapore che aveva portato la circolare tro- 1 • • ' I vavas1 un _rrnmontese, il quale, viaggiando per ùi- \ porto, ve~1va a visitare l'isola. Il consolato lo pigliò in s?spe~to, e non volle porre il visto nel suo passaporto smche un altro vapore non avesse · recato istruzioni dal governo. Per questo incidente, il povero galantuomo venne trattenuto a Malta dieci giorni. Da Malta adunque, dopo avere stabilito accordi in• _ torno al movimento che si tramava, il Ribotti andò sui ~rimi di giugno a Messina, ov'el;>be colloquio col comitato locale e col calabrese di cui faceva parte Romeo; quel Romeo che cadde vittima della riazione , nel 1847. Poscia si diresse a Palerm_o ; e condotti innanz~ i . mane~gi_, credè aver fissato nell'isola quelle relazrorn che s1 riputavano necessarie per l'attuazione del piano concepito. Il piano era il seguente.

lG NAZJO RIBOT'l'I

31

· L_a base generale delle operazioni doveva essere il

mezzogiorno dell'Italia, ossia quella parte di essa che costituiva il disciolto regno delle due Sjcilie; laonde si voleva far sorgere quelle provincie a novità , cacciarne la dinastia regnante, rovesciarne il governo, e porne le forze a profitto della rivoluzione per :valersene poscia alla conquista del rimanente d'Italia. Affirie di ottenere ciò, ton dovevasi agire dal centro alla periferia , vale a dire porre Napoli in sollevaz_ione, e dalla capitale partenopea portare il vessillo ' trionfante de'sollevati fino agli ef,ttemi del reame ; ma volevasi invece operare dalla periferia al centro; facendo insorgere cioè il regno alle sue estremità; ed ingrossate 'le forze collo estendimento del moto, convergere verso la capitale e strappàrla allo antic~ do: 'minio. In conseguenza di ciò , bande campeggianti dovevano iniziare il movimento per ).Ina parte dalla , Sicilia e per l'altra dalle provincie allora pontificie; continuand9lo poi l?_ino al punto da far t rionfarè la rivoluzione nel centro del regno napolitano. Codesto disegno ~uoveva da due considerazioni. L'una di esse era generale, e riferivasi alle opinioni che vicrevano allora in Italia 11} 'quali non erano mature p;r una sollevazione rapida ed estesa; per la qual cosa era mestieri di volgere tutte le cure ad alcuni punti speciali , ispirare . fiducia con parecchi risultamenti felici, e cambiare a poco a poco la trista credenza degl'Italia:ni di non potere uscire dalle zanne teroci entro cui trovavansi stretti. L'altra considerazione era p arziale a Napoli, ove -prevaleva una fazione la quale mirava_ad una opportunità per ottenere concessioni dal gòverno piuttostochè ad una rivoluzione d'indole politico-nazionale, credendo forse che col


lGN AZIO HIBOTTI

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IGNA!\1O IllllOTTI

temi:,? potessero le pr!me condurre alla seconda. Tale idea non era però esclusiva a Napoli: in quasi tutte le città italiane ch'erano capitali dei diversi S~ti, domi_navano, anco fra i patrioti attivi, principii d1 moderazione che facevano rifuggire dai conati di rovesci radicali. In causa ~i questa disposizione nella capitale del regno napolrtano, era quindi mestieri, per ottenete lo scop? o?~usto alle rr.ire del comitato di Napoli, c~e ch1 dmgeva il disegno primitivo e generale ?m?gesse a poter disporre di elementi e di mezzi 1~d1pendenti da quel punto centrale; ed a ciò erano rivolte l'opera del comitato di Malta e la missione di Ribotti. Per l'attuazione del disegno, gli uffiziali provenienti da~~a . ~pa_gna dovevano trovarsi nei luoghi destinati all1mz~ativa c~me conduttori dtllle bande , capitanando m ta.l guisa il movimento preparato all'intemo • ~ entre gli altri elementi ·che procedeyano dall'ester ~ ' importando seco loro il fuoco della rivoluzione ed erano (~ome_ s;. ~isse) i fratelli Bandiera, i segua~i di Morand1, gli emigrati nelle Jonie, dovevano concorrere, sovr~ punti da d~terminarsi, quali cooperatori ~l moto rnternamente iniziato. Il momento dell'azione doveva però dipendere in qualsiasi circostanza del ~revio collocamento degli uffiziali di Spagna nelle località loro assegnate. ~asciato Palermo, il colonnello ·Ribotti passò a Napoli ove cadde irr.mediatamente in sospetto, non (cosa strana) come Ribotti , ma come persona ignota la quale pot:ss'essere implicata in politiche mene; laonde ~rnune ~h1amato alla polizia ed ebbe intimazione• di unmediata partenza. Ma egli, accorgendo:-;i che i so-

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spetti erano incerti e vaghi, e la persona di lui non conosciuta, non volle recar danno alla posizione in cui si trovava; oppose quindi resistenza ai cenni dei borbonici,, ed invocò l'ausilio del rappresentante di Francia Recatosi a tal uopo al palazzo dell'ambasciata, dovè giustificare la sua qua1ità di francese, e perciò gli si richiese di parlare il dialetto provenzale essendo egli notato nel passaporto come nativo del territorio del Varo. Questa prova non fÙ certo per lui quella del fuoco, imperocchè, essendo egli di Nizza marittima, non aveva a pc:1,rlare se non che il dialetto del suo paese per soddisfare ai desideri i del suo alto protettore; locchè eseguito, bastò ad assicurare lui da ogni molestia ed a confondere la polizia che re5tò persuasa di essere caduta in un equivoco., Non pertanto , egli giudi cò opportuno lo astenersi dall'entrare in relazione con versonaggi politici per non compromettere la propria missione; e dopo un breve soggiorno a Napoli, ove condusse una vita da louriste che ser vì a confermare la sua innocuità., partì senza aver avuto comunicazione con alcuno degli uomini influenti nelle cui mani stavano le fi le della trama locale. Ma quale s1:1,rebbe stata la sua. missione in Napoli? Éssa era bensì quella di non destare apprensioni nella parte predominante, ma d'investigare le disposizioni generali del luogo rispettivamente all'iniziativa che doveva effettuarsi nelle provincie; e per nun essere disturbato nella bisogna, dovea mostrarsi presso gli uomini più infiuenti in guisa di un ispettore, incaricato piuttosto di ottenere proposte anziché di farne. In tal modo non avrebbe suscitato contrarietà, non opposizioni ; quelli che n on volevano ricorrere al partito estremo, sarebbero rimasti tranguilli nei loro diA11No xr, voi.

JI. -

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IGNAZIO RIDOTTI

visamenti, e non avrebbero messo ostacolo alla buona riuscita delle suP. investigazioni. Laonde, il contrattempo della partenza senza antecedenti convegni con codesti uomini, non avrebbe per se medesimo recato gravi conseguenze, qualora non si fossero compiuti altri fatti che, come ora vedremo, s0vvertirono totalmente i disegni preconcetti e stabiliti.

CESARE ROVlGI:II.

(Continua)

NOTIZIE STATISTICHE SUI

PRINCIPALI ESERCITI EUROPEI COl<T!NUAZIO!iE (}),

CAPO II. DELL'ESERCITO PERMANENTE.

GEN ERA LIT ,ĂŒ..

Le parti, ond'è composto l'esercito austriaco sono le seguenti: I. - Stati maggiori; II. - Le imperiali e reali guardie del corpo, di corte e palazzo; III. - Le tru ppe; IV. - Gli stabilimenti ,militari. (1) Vedi IUvista militare itc1Uana, anno xr, voi.

1,

pag. 36.


36

SUI l'll l NCJPALl 1'S1,RClT I Ji;QROl'l,I

37

.NOTIZIJl STATISTICH ll

I. -

SUTI MAGGIORI.

Tutti i funzionari dell'esercito, cui incumbe di contribuire al buon andamento del servizio, tutti gli impiegati addetti agli stabilimenti militari od incorporati presso le truppe, sia per ragioni amministrative, sia di servizio tecn ico, formano corpi organici , detti in Austria collettivamente stato maggiore dell'esercito. Detto stato maggiore suddividesi in _quattro principali gruppi: A) Degli ufliziali generali, degli uffiziali degli s~ati maggiori, degli uffiziali superiori ed altri - Stabs-und Ober-0/(iciere (l); B) Dei funzi0nari militari - !,filitiir Partheien (che sarebbero i nostri assimilati); C) Degli imriegati militari; DJ Dei funzionari militari iuferiori. Sono esposti in dettaglio i singoli effettivi numeri'ci di ciascuno di questi gruppi, cui facciamo precedere un prospetto gerarcbico. (1) Per Stabs-Offieiere, oltre al significato di uffiziali cli stato maggiore, intenclonsi nell'armata austriaca i nostri uffìzinli superiori dal maggiore al colonnello; per Obcr-Offìcierc, i nostri uffìzinli infe1'iori dal sottotencn te al capi ta110.

QUADRO

DE'LL'ORDINE GEJ:{ARCHICO


:-!O'C lZlE STATJ STl(H[,; SUI PllfNf, JAPJ.I ES IJ.RCITI l'U ROl' !,l·

ORDINE GERARCHICO degli uffiziali gc·ncrali, di stato maggiore ed allri. , dei funzionari (assimilati) ed impiegati mili lari. f

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42 -

NOTIZIE S1',\ T ISTtnlE

A) UOìziali-generali, ili stato maggiore, superiori ed inferiori. Gli individui che appartengono al primo gruppo dell'esercito permanente, si suddividono nel seguente modo in: 1°. Uffiziali generali ; 2° Uffiziali del corpo di stato ma.ggiore, dipendenti q.al quartier mastro generale; 3° Uffizi ali degli stati maggiori, superiori ed in _feriori, impiegati disgiuntamente dalle truppe attive oui appartengono; 4° Uffiziali degli stati maggiori , superiori ed inferiori dell'es_e rcito, od in riposo incaricati di qualche servizio (attribuzioni del tempo di pace). lo U fftz iali gen erali.

,

DESTINAZIONE. - Il corpo dei generali, composto dei generali di tutti i gradi appar tenenti all'esercito, è sistematicamente destinato ad assumersi la direzione dei più importanti comandi dell'armata , di mettersi alla testa delle amministrazioni militari e <ielle autorità tribunalizie. I generali spno altresì imp iegati in mission i speciali, onde se ne vedono ch iamati a trattare partite, cui sono inerenti incarichi che escono dalla 's fera delle occupazioni puramente mi litari. EHETTrvo. - Il corpo dei generali in ordine ascen• dentale è composto: Dei maggiori generali;

43 Dei l uogotepenti marescialli di campo; ·Dei gener ali d'artiglieria e cavalleria; Dei marescialli di campo. Il numero dei generali non è limitativamente stabilito; la nomina viene fatta dall'imperatore, secondochè lo richiegga il servizio dell'esercito. SU! PHIKCTP ALI ~;sJ'.'lCITl IW!WPE!

2° Uffiziali del corpo dello stato maggiore d ipendenti dal quartier mastro generale.

DESTINAZIONE. - Gli· u ffi.ziali del corpo di stat9 maggiore dipendente dal quartier mastro gener ale, costituiscono l'organo, che cura e dirige la parte essenzialmente operativa del servizio m ilitare dell'eser cito, seguendo le norme che emanano dalle grandi autorità militari. In tempo di pncc agli uffiziali di q uesto corpo in combe specialmente di approfondirsi in tutte le discipline scientifiche e _militari , perfezionarsi nell'esecuzione di tali lavori , che, n el m entre hanno un importante significato in tempo di guerra, servono ancora i'n tempo di pace a completare l'istruzione dell'uffi.zia-le , e ad arricchire di uti!i cognizioni l'intellig13nza di ciascun indivìdi.;o. Pel disimpegno delle attribuzioni inerenti adunque al corpo d ello stato maggiore che dipende dal quartier mastro generale , noi vediamo aggregati alcun i uffi.ziali ai varii rami del servizio. Quindi li troviamo ripartiti come segue; cioè : 1° Presso la sezione del min istero della guerra (la quinta) i~caricata di sorvegliare t utte le operazioni del servizio ;


44

2° Presso la sezione puramente m ilitare dei co• mand i generali delle provincie; 3" Altri si occupano nelle cancellerie dell'esercito di studi ed operazioni scientifiche, come pure si prestano al b uon andamento del servizio sia presso i comandi dei corpi d'armata, sia presso le d ivisioni, le brigate o nelle fortezze; . 4° Devono disimpegnare missioni speciali di cui potesse ~ss~re_ incaricato il corpo di stato maggiore. Desse m1ss10m sarebbero, per esempio , di lavòrare n~gli uffici scientifici, alle tviangolazioni, dirigere il disegno topografico in campag'na , redare memorie descrittive, fungere quali aggiunti (attachés) militari presso le ambasciate_. EFFETTrvo. In tempo di pace il , corpo di stato n_iaggiore, quello del quartier mastro generale, è presieduto da un generale tolto da.i più alti gradi.( t! componesi di : 18 Generali o colonnelli; 14 Luogotenenti colonnelli; 28 Maggiori ; 60 Capitani di l " classe ; 20 Capitani, di 2" classe; 60 Luogotenenti aggregati-. In tempo di pace in questo stato normale devono essere. compresi sistematicamente tutti gli uffiziali addetti alle ambasciate, il tenitore del protocollo presso la commissione militare della Confederazione Germanic~ residente in F.rancoforte, il direttore ' ed i professori della scuola d 'arte militare. In tempo di guerra detto effettivo viene aumentato in tutti i gradi a tenore dei bisogni, ed inoltre si

45

SU I PH!i'-C: PALI RSF.HCl'f ! EUROPRÌ

N0 T!ZlE ST A'l'JST!CHE

accresce per- la creazione delle CòSÌ dette ca7'iche sp~ciali del tempo di guerra, che sono portat_e dallo sviluppo dato alla mobilizzazione dell'armata. 30 Uffiziali superiori ed inferiori impiegati disgiuntamente

dalle truppe attive cui appartengono.

'

Presso le autorità puramente militari come presso parecchi rami del servizio ammi~ nistrativo vari posti sono occupati. da uffiziali superiori ed inferiori appartenenti al servizio attivo e che vengono poi surrogati , nel corpo da . cui ~erivano da altri uffiziali . Lo stesso succede d1 a ltn uffiziali ~be, d'ordine dell'imperatore, sono incaricati di mansioni fuori della sfera militare. Questi uffiziali entrano quindi e fan parte di. speciali ·c ategorie seèondo la natura d~l servizio a cui Ron o aùùeiii ed in ordin,e u., quell'arma alla ·quale ogni uffiziale appartiene. Ecco le varie categorie in cui si ripartiscono: Aiutanti di corpo, e di ala,; Stati maggiori d'artiglieria; del genio; del corpo dei pionieri; » » del corpo del treno. . Gli uffiziali i::econdo che sono di fanteria o di cavalleria, formano un nucleo proprio avente un proprio stato magg iore. D ESTINAZIONE. -

EFFET'J'IVO. - L'effettivo di questi singoli gruppi, e segnatamente degli ultin;i, è assai variabile, e_rperciò numericàmente non è prefissato. In generale v1 appartengono:


46

,

/

47

liOTIZrE STAT ISl' ICIJE

SUJ Pll l NC PALi F.S_El1Cl'f l EUllO I El

a) Gli uffiziali di stato maggiore, gli uffiziali superiori ed inferiori di un dato corpo di truppa che hanno una speeiale posizione presso le persone della corte, o che coprono un posto nella diplomazia; b) Gli uffiziali temporariamente aggregati al corpo dello stato maggiore del quartier mastro generale; e) II personale del serviisio d'aiutantura superiore, è più elevata, inquantochè non sia distratto dal corpo degli uffiziali generali. A questo per sonale appartengono, le seguenti categorie:

uffiziali subalterni assegnati ai comandanti delle divisioni e delle brigate, quali organi sussidiarii.

Gli aiutanti d'afa. - Dessi sono luogotenenti colonnelli o maggiori dei vari corpi di truppa destinati al servizio d'aiutante presso la persona di S. M. l'imperatore, come presso i più alti dignitari militari. Il numero degli aiutanti di S. M., è di sei, inoltre e per sistema, du~ ne ba il ministro della gùerra, due ogni comandante d'armata (1), <!.DO per ogni mar~sciallo quando no_n è investito di un comando attivo. Gli aiutanti di co1·po. - Sono uffiziali di stato maggiore adoperati nei comandi tlei corpi d'armata alla diramazione degli or dini che possano imprimere una regolare direzione al servizio puramente militare. _Gli aiutanti presso le divisioni e le b1·igate. - Sono (1) Nota.si che il comandante d'armata ha sotto di sè 2, 3, 4, 5 corpi d'annata; ogni corpo d'a.rmuta può essere composto cli 2, 3, 4 dh•isiooi; ogni divisione di 2, 3 brigate; ogni brigata di 4, 5, G battaglioni con sezioni delle diverse armi, e ciò a seconda della formazione eventuale delle grosse unità.tattiche. I marescii1lli hanno (IL1e aiutanti quando comandano un'armata, Ne hl\llllO uno solo ' quando non sono investiti di un comando attivo.

· Gli ~iutanti dei propriela?'i .dei reggimenti. - Sono uffiziali superiori messì a disposizione del colonnello proprietario del r eggimen to, pel disbrigo degli affari d'e l corpo. I colonnelli proprietari di reggimento che ricoprono la carica cli marescialli, di generali di artiglieria o di cavalleria hanno diritto a scegliersi l'aiutante nélla sfera dei capitani o dei capi squadrone; gli altri tutti gli scelgono fra gli uffiziali subalterni. Gliu(fiziali d'ordinanza. -Appartengono in tempo di guerra a questa classe q ufllli che sono comandati come tali presso i comandanti delle armate o dei ' · corpi d'armata. d) T utti gli uffiziali che presi dai corpi di truppa sono comandati presso le autorità o gli stabilimenti dell'esercito. 4° Uffiziali dello

stato maggiore, superiori ed inferiori

dell'esercito, o giubilati 'incaricati d i qualche servizio.

Presso le autorità e gli stabilimenti militari un numero di posti, pei quali non si richiegga la piena attitudine del témpo di guerra , viene occupata da uffiziali dell'esercito permanente, o da uffiziali pen• sionati. Le loro attribuzioni sono ristrette tutte al tempo di pace, epperciò li vediamo comandati presso i comandi deile citt.à e fortezze; presso hi autorità am•


48

NO'flf.lll SfATISTICHE

SUI PRll'ICIPALl l!SERCll'l EUROPEI

ministrati ve ; presso le biblioteche militari e gli archivi di guerra; quali archivisti, li vediamo comandati presso gli uffici scientifici , presso le direzioni dello stato maggiore gen~rale; quali ispettori e controllori, addetti al servizio d elle sussistenze ; quali uffiziah ispettori addetti alle costruzioni; e -per ultimo li vediamo assumere il comando delle stazioni di trasporto e degli ospitali.

B) Oeì funzionari militari assimilali.

20 Del commissariato di guerra.

' Spetta al commissariato di guerra il provvedere al servizio economico-amministrativo dell'esercito, noncbè di praticare un es~tto cÒntrollo _sulle truppe e tut ti gli stabilimenti dell'esercito che s1 trovano entro certe periferie costituenti fisse giurisdizioni.

Il secondo gruppo dell'esercito pe_rmanente è quello dei funzionari militari consta.: 1° Il clero m ilitare; ' 2° Il commissariato di guerra ; 3° L'auditora.to; "± Il corpo sanitario; 5° II corpo ippiatrico.

L'EFFETTIVO, aumentabile in tempo di g uerra, è in tempo di pace di : 4 Commissari generali di guerra; 20 superiori di g uerra di 1a classe; 2J b di 2a di guerra; 135 aggi unti di l "' classe; 52 -» di 2• b 51 ÙÌ 3a 10

1° Del clero militare.

3° Dell'auditorato.

· Al clero mili tare è affidata la cura delle anime. Neìlo stato del clero mili tare si t rovano rappresentate le confessioni romana-cattolica, l'evangelica, la greca uni\a e disunita.

Chi prov·vede all'amministrazione della giustizia nell'armata è l'auditorato. ·

0

I

L'EFFETrrvo del tempo di pace importa: 1 Vicario apostolico di campo; l Direttore concistoriale di camr10; .8 Superiori di cam pc; Ed un numero di cappellani di ;Ja classe corrispondenti al bisogno.

L'EFFETnvo del tempo di pace è sistemato da: 6 Auditori generali ; 14 colonne1li; 19 • luogotenenti colonnelli;, maggiori; 40 capitani di l 11 classe; 124 .· » di 2a 124 )J

62 » luogotenenti, unitamente ad un indefinito numero di praticanti auçlitori. 'ANNO

xr, voi. rr. -

4.


50

51

NOTIZIE STATISTICB!l

SUI PRINCIPALI KStiRCITI EUI\Ol'EI

4° Del corpo sanitario.

della contabilità, delle costruzioni, dei deposili e del materiale dei pionieri dell'artiglieria e del treno;

L'.1:SFE'l"l'lVO:

1 Medico di stato maggiore generale; 15 · b » » · superiori di 1a classe; 23 di 2a 30 Medici di stato maggiore. Evvi in più, e come lo porta il bisogno, un adeg uato numero di medici di reggimento e di medici subalterni.

C) Impiegati militari. Al terzo gruppo dell'esercito permanente appartengono gli impiegati militari. Nell'esercito austriaco esistono le séguenti categorie di impiegati militari: , Impiegati alle casse, che curano il servizio presso le casse di guerra; Impiegati militari delle sussistenze, addetti agli stabilime~ti relati'vi; Impiegati militari contabili pel servizio economico e di conteggio, presso le truppe e gli stabilimenti; Impiegati registratori, che tengono i registri del ministero della guerra e dei comandi generali delle provincie; impiegati milita1·i delle cost1"uzioni e det materiale, che si occupano dell'amministrazione del materiale,

Impiegati farmaceutici , pel servizio degli stabilimenti militari ; Impiegati tecnici dell'artiglieria, cui è.aff-idata la direzione dei lavori tecnici sia nelle officine, fabbriche, che negli arsenali dell'artiglieria; Impiegati tecnici dell'istituto geografico ; Impiegati dei beni stabili e delle foreste incaricati di vegliare al buon andamento dell'economia agricola, forestale ed a curare l'allevamento delle razze cavalline.

D) Dei funzionari militari inferiori. Il quarto gruppo dell'esercito permanente, quello dei funzionari militari inferiori, sta fra · la classe 12.à delle competenze -e la bassa forza. Questo quarto gruppo veduto più <l'appresso si suddivide in: Assistenti degli ospitali, di cui esistono due classi; Lavoranti farmaceutici, egualmente di due classi; Personale di sorveglianza degli àrrestati coi segueu ti gradi e cariche: Profosso di stato maggiore superiore di 1a e di 2" classe ; Profosso dello stato maggiore del reggimento; Custode su peri ore e semplice custode; Personale tecnico inferiore dell'istituto geografico ripartito in mastri, tecnici assistenti di 1a e 2" classe;


52

53

NOTlilll STA'l'ISTICHE

SUI Pl\lKClPAf,I 11:SllllCl'rt EUROPEI

Presso l'esercito in generale figurano ancom: I sergenti di stato maggiore con quattro classi di competenze ; I capi mastri operai ; Altri mastri di tre classi ; I maniscalchi. Vi sono ancora i servienti dell'esercito cioè: i guarda por te delle sale di consiglio ed altri servienti suddivisi in q uattro classi.

caricata del servizio interno e di sicurezza, sia nella reggia, che in tutti ! cast elli _o ville ove dimora la.

li. - LE DIPERIALI RREALI GUARDIE DBL CORPO, DI CORTE B DI PAl,AZZO. Le imperiali e reali guardie del corpo sono composte : Della prima guardia del co1-po degli arcieri. - Vengono1Sl"\elte le guardie fra uffiziali che abbiano servito dal capitano in giù; i graduati, fra gli uffiziali superiori o gli uffiziali generali. I Della guardia del corpo dei t1·abanti. hanno il grado di sergente.

Le guardie

Delta guardia del corpo della genda1·meria. g uardie hanno il grado di caporale.

Le

Della guardia di c01·te e di palazzo. Le guardie del co'rpo sono destinate a vegliare sulle per sone dell'imperatore e dell'imperatrice: le scortano ed accompagnano dovunque , specialmente nelle solenni funzioni; si adoperano alla sicurezza ed al mantenimento dell'ordine nel palazzo ove risiede la corte. La guar dia di corte e di palazzo è specialmente in-

corte. Tutte le guardie , pr:-r quanto concerne il se_rvlZl~ di corte, dipendono daì primo gran mastro d1 cerimonie dell'imperatore, il quale è contemporaneamente il capo di tutte le guardie. . . . . Nel servizio interno delle compagme 11 ca:pttano d1 ogni corpo delle guardie è indipenden~e. . Diamo la com posizione ?ei vari cor pi delle guardie.


54

NOTIZ!ll S'rATISTll~l-111:

Segue Effettivo delle guardie del corpo, di corte e di pala:1.zo.

Effcllivo Mlle guardie del c.oq10, di e.orte e di palazzo.

·=-~ =

GUARDIA DEL CORPO IIEI TRAllANTI

-~= = 11----- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -PRIMA GUARDIA DGL CORPO DEGLI ARCIHRl

Stato maggiore della guardia Capitano de)la guardia ( T 0 lt" Luogotenente r,apitano della guardia d i_I· r Luogotenenti della guardia ag u. z_ia 1 Sottotenenti della gua.rdia genernh Primi sergenti maggiori (colonnelli o luogot enenti colounelli) . . . . . . . . . . . . . . Cappellano . . . . . . . . . . . . . . Auditore . . . . . . . . . . . . . . . Medico (medico di stato maggiore o di reggimento) Furiere . . . . . . . . . . . . . . . Profosso. . . . . . . . . . . . . .

ffi •

. 1

1 1 3 3

Secondi sergenti (maggiori) . . . . . Vice secondi sergenti (capitani Ji l' classe) . Guardie capitani di I• classe • di 2' luogotenenti sottotenenti .

1 I 1 1

Capitano della guardia (tolto dagli. uffiziali generali) .

1

· Luogotenente capitano della guardia e comandante del qua.r tiere (colonnello) . . . . . . . . . . .

1

Luogotenente della guardia (luogotenente colonnello) .

1

. .

1

Primo sergente maggiore della guardia (capitano)

1

Medico della guardia (medico di sta.to maggiore o di reggimento). . • . . . .

1

(maggiore) . .

I

1

Diret.tore dei ·conti della guardia

;

1/ r

Furiere della guardia

1

Profosso

6

Effettivo pel servizio di co·r te

6 30 10

S~coudi sergenti maggiori della guardia.

16 10

Vice secondi sergenti maggiori della guardia .

Personale addetto al quc,rtiere della guardia 1

.

4 4

Guardie .

60

Tamburini

2

Personale c1ddetto al palazzo

2

5'1

12

Gente di servizio.

]

8

164

-----Cavalli da carrozza .

Stato maggiore della gifa;dia

Sottotenente

5 1

Effettivo pel servizio di èorte

Guardia ispettore del palazzo portieri . . . domestici . . cocchieri . . i,ervi di casa .

55

SUI PRINCIPA I.I ESERCITI IWROPEI

2

Servi di casa .

1

Confidenti degli uffiziali

4 To'l Ar,r.: 1

96

-,


56

NOTIZIR !:\TATIST:CHE

SUI PRINCll'ALI fsSllf.CITI \s(,JROPEI

Segiw Effettivo delle guardie del corpo, di corte e di palazzo.

Segue Effettivo delle guardie del corpo, di corte e di palazzo. ·

GUARDIA D.EL CORPO DRLLA GR~DAR)!ERIA

GUARDIA DI CORTE R DI PAl,AZZO

Capitano della guardia (tolto dagli uffiziali generali) Comandante di squadrone della guardia (uffiziale di stato maggiore o capitano di cavalleria cli 1 • classe) . . . . . ,. . • • • • • · · Capitano di cavalle1;ia della guardia di 2' classe

1

Luogotenenti della guardia . . . . .

2

2

Sottotenenti di t • classe delJa guardia .

2

2

Sergenti maggiori della guardia

2

2

Sergenti (Fii-lirer)

12

12

Trombettieri . .

2

2

9G

96

Gcn(\nrmi ùcllri gua.rùia. 9G montati

4 smontati.

4

Attendenti degli uffiziali . . . . .

6

/n

Colonnello comandante del· quartiere•

1

Luogotenenti

2

Sottotenenti

2

Sergenti maggiori: _

2

di sezioni (Zugsfuhrer) con 88 centesimi "

75

Guardie di corte e di palazzo (di solùo superiore) • (cli soldo inferiore)

1

1

Accessista contabile. .

1

Vice profossi di corte .

2

Profosso del corpo

1

16

Servi di casa .

4

Confidenti degli uffiziali

311

Tiro T,1BA.com. (Contim,a)

:Maniscalco . . . . Confidenti d'nffiziali

3

. ' .

139

119

129 2

:Medico capo della guardia . . Profosso effettivo di corte (col grado cli uffiziitle)

129

Tamburini

TOTALE

·Direttore dei conti (col grado di uffizialc). - .

8

15

Stato rnagg·iore dell,i guarclia

To1°ALE

57


ESPERIF.N7.E SUI. LE PlASTRE Dl CORA7.ZATU RA

RESOCON1,0 DELLE SPERIENZE ' ESEGUl'rE

SULLE LANDE DI S. MAURIZIO NEL 186! CONTRO -

PIASTRE DI CORAZZATURA

(o.Id,

GlORNALE

o' AR'l'IG(,IERU.)

L'applicazione della corazptura alle navi ed alle opere di fortifìcazioM venne molto studiata in questi tempi, e, specialmente in Ameriica ed in Inghilterra, sono immense le ricerche fatte sulla forma e la qualità delle piastre, sulla natura dell'appoggio più conveniente per esse e sul m:)do di fissarle. Per ognuna di queste ricerche vennero fatte estese e numerose esperienze, onde può dirsi che non v'ha forse questione d'artiglieria intorno a cui si c0nosca maggior copia di fatti. Collo studio della corazzatura camminò di pari passo quello delle artiglierie di gran potenza, desti-

ate a stabilire t!'a i mezzi. di difesa e d'offesa quel11 l'equilibrio che parve per un istante alterato dalla introduzione delle corazze, eo anche a questo sc?po si eseo-uirono e si proseguono tuttora le più vaste e S\'aria~e esperienze, massime in America od in Inghilterra, ove più grandi sono i mezzi e maggiore è l'interesse che tale questione doveva naturalmente destare. L'esempio di queste due potenze fu seguito da quasi tutte le altre, e, in relazione ~lle_ risorse ed alle condizioni speciali d'ogni paese , s1 videro cambiamenti più o meno grandi introdursi nelle artiglierie destinate alla difesa delle piazze e delle coste. Il primo passo fatto da noi su questa via fu l'adozione del cann one da 40 rigato e cerchiato , ed era ·ben naturale che dopo aver introdotta questa bocca da fuoco nell'armamento delle coste, si cercasse di provarne gli effetti , onde farsi un ~iusto cri~erio della sua efficacia, e vedere se l' espenenza vernva a confermare le previsioni a cui avevano condotto le _no- _ 1izie avute sui risultati ottent:ti altrove, e le consider azioni t eoriche. Le esperienze che si volevano intraprendere avevano quindi uno scopo ben diverso da quello p~efi~so1:1i dalle artiglierie inglesi ed americane, p_o1ch:: mentre queste si fecero a trattare nel modo 11 p1_u genera le la questione della corazzatura e delle artiglierie di gran poten~a, da noi miravasi soltanto a conoscere gli effetti di u,na data bocca da fuoco per completarne lo studio. Ricercare la fo~m~ più ~onveniente del proietto, paragonare proietti d1 vari~ natura, provare gli effetti del cannone da 40 su piastre di diversa grossezza e proventenza, e finalmente confrontare questi effetti con quelli d'altre bocche da


60

ESP J;RIENZE ,

fuoco'. nostre o della reale marina, tale fu Jo scopo che .s1 .cer~ò di raggiu~gere con alcune esperienze prelimrnan eseguite a Veneria e con quelle intraprese nel 1864 su!le lande di San Maurizio. Sarebbe troppo presum_er~ 11 v~ler asserire che queste esperienze, tanto limitate abbiano portato maggior luce sulla questione della corazzatura, e possano presentare q.ualch~ inte~esse fo c~nfronto alle gigantesche esperienze rngles1 ed amencaue ; ma se si considerano i risultati ottenuti, come gli effatti di una bocca da fuoco che forma parte notevole dell'armamento delle nostre coste, essi possono avere per noi una certa 'importanza, e sarà quindi utile darne cenno col presente resoconto.

. Desc1·i~ione dei bersagli . - Per eseguire queste esperienze s1 costrussero tre bersagli, ciascuno dei quali rappresentava esattamente una parte della murata di una fregata in legno corazzata di primo ordine compres.a tra il ponte scoperto e la batteria. Quest'i bersagli (tav. 1°) v ennero situa.t i uno accanto all'altro a 6 metri di distanza; gli estremi avevano l'altezza di 2,~? e la larghezza di 4,30, che è presso a poco eguale all mtervallo fra due portelli di car;ioone, e quello di mezzo aveva la medesima altezza e la larghezza di 6 · . ,40: La mura t a d'1 -ciascun bersaglio era leggermente rnclrnata _all'indietro ed era formata dall ·· te, ossi·.a, . e cin da uno strato esterno di travicelli dì quercia della gros.sezza. di 0,:l2, disposti orizzontalmente gli uni s~gh .a~tn; dalle ordinate, cioè da uno strato interno eh t~a vicelii di ~ uer~ia dellà grossezza di 0,30, post i v~rticalmente gli um accanto agli altri, e serrati al disotto del livello del terreno fra quattro travi di la.-

SULLE PIAS'fl\E DI CCRAZiATUllA

61

rice; e dalle tavole rappresentanti il fasciame interno della batteria, le quali erano pur disposte orizzontalmente le une sulle altre, avevano la grossezza di 0,12 ed erano di pino larice di Corsica nei bersagli laterali, mentre avevano la grossezza di O, 17 ed erano di quercia nel bersaglio d i mezzo, di maniera che esso veniva a rappresentare esattamente la m urata di un bastimento corazzato all'altezza d12l cor ridore. Nella parte posteriore e superiormente erano disposti lon-. gitudin'almente· due travi, uno dei quali a sezione t riangolare rappres~ntava il dormiente di coperta, ~ l'altro a sezione quadrata il trincarino, ed anche questi due travi erano di pino di Corsica nei bersagli late- ' rali e di •quercia in quello di mezzo. Tutta la 1;irnrata era tenuta assieme da chiavarde di ferro, fermate posteriormente con dadi per facilitare le riparazioni, ed era apµoggìata con r obusti puntelli di larice ad un p~rupctto in terra, la cui scarpa parallela alla murata · era rivestita di tavole. Nei bersagli estremi aveansi cinque puntelli superiori , appoggiati sul do7'miente e contro il trincarino a guisa c:ei bagli del ponte scoperto del bastimento; cinque puntelli al disotto del li vello del terreno, formati da due travi sovrapposte, a,ppoggiantesi alle travi che serravano infedormente le cinte: e cinque p untelli inclinati i quali si appoggiavano al d01:rniente ed ai puntelli inferiori. Il bersaglio di mezzo era puntellato in modo analogo se 110n che, a cagione della sua maggiore larghezza, invece di cinque coppie di puntelli se ne avevano sette.


62

E SP1':RJ!lNZ!s

SULL& PlASTR& DI CORAZZATURA

'

. Il bersaglio di destra (tay. ~"') era corazzato con 6 piastre Marre!; quello di mezzo (tav. 3a) con due

.

63

piastre Charrière, 2 Petin Gaudet, l Brown, ed 1 Millwall; e quello di sinistra (tav. 4a) con 4 piastre Marrel e 2 Ansaldo. Le dimensioni di ciascuna piastra e la loro posizione sui bersagli sono indicate dallo specchio seguente : ·


64

ESPllltlBNZE

65

SULLr,; Pl AS T!lE DI COH,IZZA TU RA

SPECCH IO delle dimensioni delle piaslri che corazzavano i b -rsagli .

., ....::i ., "".... ,_.

INDICAZIONE

~

PllO HlN!r\!J

sul

della

.,.o"' d "O ....

del

i:,.

8

BERSAGLIO

c,'O

I

Bersaglio di mezzo

PJASTRA

<Il

' OSSERVAZIONI

.....

e (l) cl S.a .-<

= <.) grnssma luaghma larghczia lZi

Posta superiormente a destra

II.

.

III.

"

IV.

"

v.

"

VI.

,,

I.

'

II.

'

III.

'

.

in mezzo

.

Marre! 0,120

in mezzo

8

\

•il•

il••

Già sottoposte prn" di co d"'on,, cioè ad un colpo colla palla d:1 80_ d1 ferracc10 e la carica. di chil. 7,25, e due colpi con palle da 40 e 5 chil. di carica a 15"'. Sporgeva 0,26 a destra del bersagl io.

Id.

0,120

2,27

0 ,82

10

a dest'ra

Id.

0,110

2,41

0,74

8

a sinistra

Id.

0,110

2,11

0,74

8

.

0,26 a sinistra

Id.

0,110

2,46

0,80

10

»

0 ,31 a. destra

Id.

0,120

2,46

0,80

10

"

0,31 a sinistr[l.

Charrière 0,120

3,00

0,50

8

-

a sinistra

superiormente a destra

0,82

a sinistra

inferiormente a destra )>.

2,00

a sinistra a destra.

Id.

0,120

3,00

0,50

8

Petin-Gaude 0,120

2,02

0,84

17

Millwa!l 0,127

4,25

0,92

32

Petin-Gaudc 0,150

l,98

0,84

17

'

Brown 0,140

4,25

1,16-

20

Ansalclo n• 0,120

2,00

11

Marre! 0,110

2,12

o,so o,so

Ansa.Id\• n' I O,l20-

2,00

0,80

11

Muncl 0;120

2,61

0,80

10

Id.

0,120

2,12

0,85

10

Id.

0,120

2,12

0,85

10

-

i

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Prima del tiro queste piastre erano incurvate

di circa. 3 centimetri nel senso della. lunghezza..

I

(Tav. 3")

IV. V.

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I.

(Tav. 2' )

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l'IASTH,\ _ _ , , , _ _ _ -

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Bersaglio di destra ,

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DIMENSIONI

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DEllSAGLIO

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' POSIZIONE DELLA PIASTRA

VI.

I.

II. Bersaglio di sinistra III. ('l'av. 4' ) 1 IV. V.

IVI.

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a1 sinistra

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inferiormente a destra

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10

Amrn J<r, voi.

Sporgeva 0,31 a sinistra del bersaglio.

JL -

5.

-


66 ES PER fENZR Da questo specchio appare come sopra uno stesso bersaglio fossero fissate piastre d.i diversa grossezza. e siccome non eransi incastrate le più grosse per non indebolire il bersaglio, così la superficie delle piastre presentava dei risalti. Ciò non aveva però alcuna influenza sul risultato delle esperienze, poichè volendosi conoscere la resistenza di una determinata piastra ed il modo di comportarsi ,dei proietti lanciati contro di essa,, :nulla importava che le altre piastre che corazzavano il bersaglio fossero più o meno ~porgenti, e dovendosi eseguire la maggior parte dei tiri a piccola distanza non era di alcun pregiudizio il risalto che presentavasi nell'unione di due piastre di diversa grossezza. Del resto nella costruzione dei bastimenti le piastre si collocano appunto in questo modo nell'opera morta, e se nella carena s'incastrano le piastre più grosse onde avere una superficie liscia, çiò si fa per diminuire le forze ritardatrici del movimento; ma non mancano esempi di bastimenti nei quali anche nella carena si lasciano sporgere le piastre più grosse sulle I altre. Per fissare alla rnu,rata le piastre di nrnggiori dimensioni s'impieg-arono delle viti lu• ghe 0,.50 e pE'r

le piastre più piccole se ne adoperarono altre un poco più corte. Durante la costruzione dei bersagli si trovò che in alcuue piastre i fori per le viti erano un po' più piccoli che nelle altre, co,s icchè le viti, in vece di

SULLR PIASTRE ll l ,~OR,IZZAT UR;\

67

essere interamente incastrate nella piastra, come nei bastimenti coraziati, avrebbero lasciato sporgere quella parte della testa a sezi::me quadrata che serve a fissarle. Non s1 credette però necessa.rio di far allargare i ·fori delle piastre od assottigliare la testa delle viti . ciò che avrebbe fatto perdere un tempo considerevole, perchè l'esistenza di questa sporgenza non faceva' che diminuiÌ'e di uno a due centimetri la lunghezza utile della vite; e se nei bastimenti le teste. P-On si lasciano sporgere, ciò si fa probabilmente per impedire - che si guastino o rechino danni ad altri bastimenti quando i fianchi venissero a sfregare tra loro, e per rendere meno pericolose ed incomode le manovre ed i movimenti che i marinai sono obbligati di fare lungo le pareti esterne dei bastirnent: ; nè poteva temersi che la sporgenza di queste viti avesse ad influire sugli effetti del tiro, perchè quando anche nei tiri a grande distanza qualche proietto fo~se and[lto a colpire ·una vit~, non era certamente quella piccola sporgenza della testa che avrebbe potuto farlo deviare o modificare in qualsiasi maniera il suo effetto sul ber' saglio. Un'ult{ma osservazione, che potrebbe farsi intorno ai bersagli, è che il fasciame sotto alle corazze si fece di quercia, e quello interno si fece con tavole di pino nei due laterali, e con tavole di quercia in q uelÌo di me{zo; mentre nei bastimenti adoperasi comunemente il teak, ma giova osservare che l'impiego del teak non è consigliato da considerazi oni di maggiore o rr.inor resistenza, chè anzi sotto questo rapporto è preferibile la quercia la--quale è meno fragile. Il teak si adopera percbè è meno soggetto della quercia ad infracidin,i, in alcune fregate si usa pure la quercia,

ma


68

Ji:S I'EiUEN7E

SULL1' P I ASTH!l n1 C•l(AZ Z ATUl<A

e così per ese_mpio nelle nost re fregate, il Re d'Italia ed il Re di Portogaljo, costrutte in America,_i l fasciame sotto alle corazw è di quercia . Nei bersagli d estinati alle esperienze non dovevasi p ensare alla d urata del legname, e perciò si adoperarono la_quercia ed il pino come meno costosi d el teak . Nella costruzion e di questi bersagli non si pensò soltanto a dare al leg name uno spessore totale, eguale a quello della mui;ata di una fn::Jgata di primo ordine , nelle zone protette dalla corazzatura, cie;è dal ponte . scoperto alla batteria e da q uesto al corridore, m a si cercò inoltre di collegarli in modo che p resentassero una rigidità pari a quella della murata, e d:e ciò siasi raggiunto lo dimc,stra il fatto, che quando i proietti attraversarono i bersagli ciò avveune pe! penetrazione e n on per sconquassamento delle varie parti, onde essi n1,n avrebbero incontrato una resistenza _maggiorn se 8.Vf!SS(>ro r ealmente colpitola r ata di un basti mento.

mu-

Programma de,lle esperienze. - Nelle esperienze s ulle piastr e non sareb be stato possibile -seguire scrupdosamente un programma prestabilito, g iacchè il numero dei tir i da farsi· con una determinata specie di proietti, il ìnodo di pr qvare la resistenza delle piastre e le dist.anze a c ui eseguire i tiri colle diverse bocch e da fuoco,. dovevano n ecessariatnBnte dipendere dai risultati che si sarebbero di mano in mano ottenuti. Potevansi però fissà re alcune norme generali, e vemie infatti stabilito: a) Ch,: il confronto tra le- piastre si aovesse fare tirando contro ciascun a di esse due colpi, alla stessa

69

dista.nza, eolio stesso cannon e, colla stt•ssa carica ed impiegando sempre proietti della medesima specie b) Che il confronto tra i proietti - delle d iversn . specie dovesse -farsi tirandoli contro piastre Marre! a 15 metri d istanza col cannone da 40 F. R. cerchiato e colla carica di 8 chil. e) Che quei proietti, i quali nelle prime esperienze erano seml:-rati i migliori, o sui qua li non si era potuto formulare. un giudizio definiti vo, si avessero a paragonare nuovamente tra di loro tirandoli sDpra uBa delle piastre riconosciute più buone e possibi l• mente sopra una m edesima piastra. d) Che il confronto _tra g li effetti del tiro di bocche · cla fuoco di verse si d ovesse istituire ·ad egua l_i ,distanze, e tirando, se era pcssibi le,. cont ro piastre della stessa natura. 01-cli'r,;e col quafo so~o espost~ i rtisullati. - Le esper ienze, incominciate i l 15 l uglio del 1864, terminarono il giorno· 15 d icembre dello stesso anno, ed in questo tratto di tempo si tirarono 23 colpi contro il b ersaglio d i destra, 53 contro il b ersaglio di mezzo e 28 contro · quello di sinistra onde si frcero in total e 104 tir-i. In genera le si eseguirono con t re,. il ·b ersaglio . di sin istrn i tiri d ir etti a paragon are i proiet ti, si adoperò il bersaglio di d estra p er confrontare gli effetti cli bocclrn <la fuoco diverse, e si eseguì sul bersa glio di mezzo il confronto tra le p iastre e quello tra i proietti ri conosciuti più b uon i ; ma a questa r ego la si dovettero · fare molte ,eccezioni , o per lo stato in cui si trnvavano le piast re, o per alt re circostanze. Si JJUÒ parimenti ritener e i n generale che le prim e esperienze furon o eseguite cont ro il bersaglio di sinistra, e che i tiri 1


70

ES I·EHIEKH ,rnLLE PIA STRE DI CORAZZHUIU

contro il bersaglio di destra precedettero quelli contro il bersaglio di mezzo, ma molte volte si dovette anche procedere con ordine inverso, poichè l'andamento delle sperienze dipendeva essenzialmente dal maieriale che aveasi in pronto. Se pertanto nell'esporre i risultati ottenuti si seguisse l'ordine cronologico con cui furono eseguite le esperienz.e, o si descrivessero separatamente i tiri eseguiti èontro ciascun bersaglio, riescirebbe difficile l'istituire un confronto tra i proietti e le piastre di diversa specie, e tra gli effetti delle diverse bocche da fuoco, mentre ne sembra che ciò debba riescire alquanto facile dividendo tutti i risultati nei quattro gruppi seguenti: 1° Risultati delle ~sperienze comparative sui proietti. 2° Risultati delle spe::-ienze comparative sulÌe piastre. 3° Risultati delle sperienze con bocèhe <la fuoco diverse ed a diverse distanze. 4~ Risultati di alcuni tiri speciali. (Continua).

I, A

GUERRA DELLA SECESSIONE (NOTIZIA Il!BLIOGRAFICA)

Schizzo 4cgli ;.ìmrnimcnti militari e politici degli Stati-Unili dal 1sqo al t86a di Flì!IDIN~~Do_LECOMTB. Lessing, il precursore di Schiller e di Goethe, il rappresentante in Germania delle idee filosofiche del secolo xvw, pretendeva che non si meritasse il nome di storico che chi scrivesse di storia contemporanea; ed invero, qualunque possa essere la giustezza di quell'opinione così severa, è innegabile, come bén lf , osserva il famoso Gervinus, che un consimile lavoro è la miglior pietra di paragone cui saggiare l'attitudine a scrivere la storia. Difatti, la storia contemporanea presenta le più grandi difficoltà sia per la narrazione, sia per l'ap-


72

1,,1

UU(iRRA

prezzamento dei fatti narrati .. La verità sui latti & tarda a manifestarsi pienamente, perchè la maggior parte degli attori hanno interesse, fìnch è vivono, ori a nascondere q11l'lli che loro ponno fare torlo o colpa, ovvero ad esagerare quelli da cui può loro ridondare gloria; gli arc]:iivi dei governi sono ritrosi a spalancare i loro penetrali, perchè la luce che può uscirne produrrebbe , emanando da una sorgente troppo v icina, effetti troppo vivi ed irritabili; l'appuramento dei singoli fatti per i filtri dell'analisi è opra lunga e paziente; all'aspo ed all'arcolaio della critica richiedesi molto tempo ad ammanire fili abbastanza r obusti per l'ordito, nonchè pel tessuto, della tela storica : tutti questi sono lavori di più che una generazione. Il narratore per giudicare con giustezza ed imparzialiHi non può a men0 cii' urtare uomini ed opinioni, individui e partiti, privati e governi; e ben a pochi è dato di conservare, malgrado queste urti, qnella serenità di spirito e quella fede incrollabile nella propria coscienza, senza cui è impossibile traLtar ~eriamente e lealmen te la storia. Ma se è cotanto difficile il cammino élella storia contemporanea generale, è anche più scoglioso quello della m ilitare, quando per ciut·sta l'investigazione o l'analisi Yanoo spinte a minimi d ettagli <lei fatti, degli agenti e del teatro _delle aziqni; quando si devono rimestare quistioni non altrimenti definite che colla forza, maneggiare argomenti cl1e toccano i più sensi.bili affetti così degli indiv idui come dej popoli, disotterrare ecatombi ancora palpitanti. Il Lecomte ha pur dovuto incian1pare in tutte queste difficoltà, ma per altro egli trovossi nelle m igliori condizioni, se non per rimuoverle, almeno per supe-

l) ELLA SECESSIONE

73

rarle o per· cansarle. Durante la guerra d'America per . ben due volte egli fu sul teatro della gnerra stessa, nei momenti più importanti e nella miglior posizione per giudicare degli avvenimenti; ivi egli ha avul_o m odo di studiare e il terreno e gli uomini, e di rilevare dal vero la fisionomia tutta particol11re di qne11a guerra; i vi egli ha potuto acc;oglicre, all e cognizioni personalmente flcquistate, um ricca messe di do~u~ menti importanti e<l irrefragabili; ivi insomma egh s1 è apparecchiato tutti i ~aieriali qccorreriti e pi_ù si ~ curi per l'opra ideata. Straniero al popolo d1 cui narra la storia, la fedeltà della sua narrazi one e l'imp arzialità d ei suoi g iudizi non ponno essere sospetti . La fama m eritata per altri p:-ecedenti suoi larnri di consimile natura, è arra della sua capacità a reggere per b ene l'attuale assunto. Ed invero tutti questi pregi già si appalesano da questo primo volume _c~e, per esserci venuto foglio a foglio mercò la squ1s1ta cortesia dell'autore, già abbiam potuto ponderatamente apprezzare. La novella opera del Lecomte , che egli modestamente intitolò Esquisse, consterà di tre volumi ·e di un atlante di carte geografiche e topogr1J,fiche spie· gative . Nel l volume, che all'ora in cui scriviamo, è di im minente pubblicazione dal Tancra d-i Parigi, se pu r già non è fuori , si comprende-no gli avvenimenti dall'inizio della secessìone sin.o al finire d ella campagna . del 1864. Il libro e diviso io XII capitoli, di ciascuno dei quali ci limi~eremo a dare il sommario, imperciocchè se volessimo trarne tutto il b ello e il buono saremmo costretti a tradurre quasi per intiero l'opera e ad usurpare di troppo i diritti dell'editore. O


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I.A GUERltA

Nel CAPI'l'OLO I, dopo fissate le grandi divisioni geografich~- di quell'immensa contrada che abbraccia gli S tati-Uniti d'America e che è popolata da circa 35,000 milioni di abitanti, - popolazione assai tenue di confronto all'estensione territoriale, - l'autore ricorda brevemente la costituzione etnografica e politica dd libero popolo americano e le successive annessioni, per cui a'a 1 1787 ad oggi, da 13 Stati l'Unione è giunta a comprenderne 36 e 9 Territori. Egli nota come le vie di comunicazione siano numerose nelle terre abitate, e manchino quasi assolutamente nei paesi disabitati. Le ferrovie nel Nord e nel Nord-Est sono quasi tante quante le vie ordinarie in varie contrade di Europa; e se a queste si aggiunge il grande sviluppo delle coste e delle acque interne navigabili e dei canaE, s'intende la. vastità dei mezzi di circolazione commerciale di cui dispone quella parte ùell' America. Ma se questi ponno giovare per le g randi mosse di concentrazione, il difetto per altro di strade pedestri ed il pessimo stato delle poche che vi sono, siccome pure i numerosi corsi d'acqua che solcano quasi ovunque il terr eno, vi r endono assai difficile e faticosa la marcia delle truppe, della qual cosa ba da far conto capitale chi voglia studiare quella guer ra. Nel CAPITOLO II vengono lucidamente esposte le cag ioni dP.ll,a guerra. Cominciando dal primo importo della schiavitù nell'America, l'autore narra in breve la lunga lotta politica sostenuta dal Nord contro il S ud per l'abolizione d ella schiavitù; gli sforzi filosofici e religiosi incessantemente fatti per distruggere questa

D El,I.& SJ::CESS IONI\

75

barbara istituzione, e per contro l'ostinazione del Sud in volerla mantenere e sempre più sviluppare, come che sorgente di largo e facile guadagno ; le transazioni, i compromessi, i com ponimenti, le molte volle intesi e le altre tante volte lacerati o considerati come lettera morta, sempre per colpa del Sud e d i quanti aveano interessamento alla conservazione della schiavitù, e, a segno tale che, sotto Buchanan, il predecessore di Lincoln alla presidenza, la s..-:bia vitù fu portata al rango di istituzione nazionale , guarentita da espresse leggi, e d a doversi rispettare da tutta l'Unione. Fu questo fatto invero che stancò la pazienza del Nord o per dire meglio dei partigiani dell'ordine e della 'civiltà, onde s'intesero, affinchè dalle elezioni presidenzi~li del 1860 sortisse un uomo forte che sapesse padroneggiare la situazione e finirla una volta a qualunque modo conlro la n:azioue. E fu difatti la elezione di Lincoln che trasse la guerra della Seces-. s10ne. Ma la quisti0ne della schiavitù non fu il solo motivo di discordia fra il Nord ed il Sud; ma vi fu pur quella dell'uguaglianza delle imposte. Il Nord è essenzialmente commerciante e fabbricatore, il Sud specialmente agricoltore. Questi si arricchisce · vendendo i suoi prodotti, particolarmente il suo cotone, all'Eu ropa ; quegli s'incarica dei t:-asporti. Gli Stati del Sud sono inoltre un eccellente mercato per le manifatture del Nord, le quali fanno quanto ponno per migliorarlo ancora e per allontanarne ogni straniera concorrenza. Dì q ui un sistema di imposte e di tasse, di cui il Sud , siccome consumatore, si pretende la vittima


7G

77

LA GIJERH,\

D EL [..\ SECESS I<,isE

princ_ipale; e questo fu invero l'arg·o'ruento co] qu~t.!e q ue:li del Snd hanno preteso di g iustifioare in faccia

m ani di Bucha:na n ,· il Nord avrebbe cer cato colla forza di riappiccare all'Un ione gli S t ati che se ne erano st accati. · · Questo è quanto l'autore descr ive , abbastanza m in utame nt e n el s uo 3° capitolo Apparecchi di guerra . -

a~l'E_u r~pa la ~ecessione, quan do ben si verg@gnavano d1 ~1ch1arare il -vero m ot ivo della gllerra, ci0è il rnanternmeuto della schiavitù. · D_a ll'elezione d i 1 iucoln a ll'assllnzione del potere ' doveano trascor rere quattro mesi com'è p t' t ì. <:: • ' • • , or a o ~ a 0 1 "'_tatut1 dell Um one, ed rn q uesti quattr o mesi _11 presidente Buchanan, ligio a l SLid, e specialmen te d gener ~le F_lo~d , ministro dell a guerra, r icco pa.d ~o~e: ~1 sch iavi_ nella Virginia.' e più tardi generale d1 d ivisrooe -~egh : ser citi del Sud, -diedero tutt a l'opera l~ro. a . favorire gli appar ecchi- di guerra p er i ·secess1orn~t1, vuotan do gli arsenali del N ord a profitto di q ue'.h del Sud, a llontanando le poche trup pe reao!ari lascian'.:l o priyi di pr esid i i forti del Sud, spar paglia nd ~ la m arrneria mili tar e per tutte le parti del · mon do . mandando t utto il nu merario erariale nelle cusse deÌ S ud e non lasciando i n q uelle de l Nord che cattiva carta monetata. ·

o-r

Ma la scission e non aspettò a pr onun ziami clw A b_ra1'.1o . Lincol n salisse al seggio della p r esidenza, pmc-he s rn <_ial 20 novembre ì86O la Carolina del S ud votò · armi· per farla r ispeta t . la •-~eces , ' '•1·o ne e SI· pos~ rn are, e ben presto ne seguirono l'esempio la Georo·ia l'Alabama, la Lu igia na, la Florida, il Mississi p i~ iÌ T~xas. Il 18 febbraio 1861, cioè 14 g iorni prim a cb e Lrn colz~ dovesse assumer e il gover no, la. n uova Confrderaz10ne_ e leggeva a suo i:;residente il general e J effe rson. Davis, e vice-pres idente S t è pbens; e su tutta la estensione de~ terr itor io dei Confederati spingevansi ari:namentt, con febbri le attività, i mperocchè ben s i capi va che ap pena il potere sarebbe uscito dalle

gh

Nel 4° egli r icorda le prime ostilità, che come tutti sanno , cominciaron o per parte dei separatisti , col b oro b ardament o del forte Surr.ter. Ed eccoci g iu nti al punto , d opo cui non potremmo piii seg 1Jire il Lecornte nella sua narrazione senza dil ungarci oltre m isura, poichè il suo scritto diviene così denso e -legat o, e tutto pien o d'interes , santissimi part icolari d 'ogni maniera, che non sapremmo corne compend_ia r lo . Laonde, piuttosto ch e seguire l'esempio de' not iziatori b i bl iografic i, i quali niun tedio si d anno d i c iò che i· lor o lettori possano o n o farsi una più o m e no esatta idea del l ibro di c ui trat tano, purc hé abbiano essi il modo di r iempiere alcuni fogli di g iornale, anche c ol. pericolo di bistr att are il povero libro che loro sia capitato a.Ile mani, noi ci limit eremo a r ip ortare i t itol i dei si ngo li ca.pi, consigl iando vivamen te i nostr i lett ori a p roc urarsi i l libro del Lecomte, ed asEicur andoli che di questo nost ro consiglio ci sar anno gra.ti, e ch e dopo lettolo aspetterann o con a1trettanta impazienza con q uanta aspettiam noi 0 i veder r om piuta questa n ovell'op era ci<:lll'il lustre scrittore m i litar e., di cu i la Sviaera ha tutta la r agione di and ar s uperba, qu anto noi ci sentiamo a ltamente onorati di essere n e l novero dei suoi amic i e dei suoi ammiratori . _ CAPITOLO V. Pri1~1a campagna. - Stato rispetti yo de i due partiti. - ,, Battaglia cli Bu ll-R un.


?8

I.A Glflll\l\A

9AJ?ITOLO VI. - Nuova leva federal e. del grande esercito sotto Mc-Clellan.

DEI.I.,\ S[CÈSSI ON E

79

• Si avrebbero senza dubbio molte osservazioni e critiche sopra i fatt i militari d i qu esti dlle prirni anni, oltre a -quelle cp.e hanno potuto trovar il loro 1uogo naturale nella n arrazione degli avvenimenti D (e queste ultime sono n on poche e tutte quante asst•1matissime) . « Ma rion abl;>iamo vaghezza di fi:>.rlo, tanto più che vi vediamo poco frutto al punto di vista speciale . dell'arte militare. Bisogna ricordare che q_u i discorriamo di u na guerra civile fra confederazioni di re• pubbliche, g uerra che si sviluppò sopra im mensi spazi, con mezzi assai d i versi e p-oco regolari, sopra terreni mcilto d issomiglianti e con forze, ch e q ui costituiscono eserciti e là solamente ,lelle bande di guerriglie. Che rnbltre i n ovantanove centesirrÌi dei combattenti, soldati, uffiziali, generali, alti fu nzionari , governi , faceano il loro tirocinio di gran guerra, e che il piccolo numero di quelli ch e non erano acciecati dall'ignoranza e dalle illusioni, era.no resi d iffidenti dalla. eognizione del difetto dei loro mezzi di lotta. « Non negheremo che un gerrnralissimo meno esperto di Mc-Clellan , il quale suppose sempre nei suoi avversari tanta prudenza ed abilità. quan~a ne possedeva egli stesso, e ciò sovente a tc,rto, avrebbe in generale corrisposto meglio alle esigenze della situazione, alle ;v iste del o-overno o , ai sentimenti del , paese. ed alle condizioni medesime d'ei suoi brav i e patriotici volontari " Il suo ideale era di aver a maneggiare un esercito regolare, un esercito all'europea; ma gli fu impossibile d i riuscirvi, sia p er la forza delle abitudini indi vi duali, sia per l'effetto delle istituzioni liberali e repubblicane della nazione, la quale non p iegavasi che d ifficilmente al le esigenze militari, sopratutto per l'offensiva.

Formazione

C.A.P1TOLO VII. - Diba.ttim(;)nti sui disegni di campagna. - Disaccordi fra il governo federale ed il generalissimo. - (,Juartieri d'inverno a ·wash ington e operazioni su altri punti. · CAJ?ITOLO VIII. - Assedio di Yorktown. - Batfaglia di \.Villiamsburg. - Posizi:mi del Chickahominy. , CAPITOLO -JX. - Campa go a n el _Tennessee. - Battaglia di Shiloh. - Resa di New-Berne e della ~uovaOrleans. - Campagna n ella Virg inia settentrionale. ·c ,\PJTOLO X . - Gli eserciti in presenza 'davanti a R ichemond. - Battaglia di Fair-Oaks. Battaglia dei sette g iorni. · · ,

CAPJTOLO XI. - Disfatta del generale Pope nella Virginia setteniriona1e. - L'esercito del Potomak ri" chiamato davanti Washington. CAPITOLO X II. - Invasione del Mar y land dai confederati. - Caduta di Harper 's-Ferry. - Battaglia di Antietam. Seguono alcuni i mportanti documenti politici e stat istici, e tre schizzi : del 1.eatro della guerra nella Virginia e n el Mar yland; del teatro della g uerra nell'Occidente, e dei dintorni di Richemond. Compiremo questa notizia ...:_ la quale, come già abbiam dich iarato, non ha !a pretesa di dar conto del libro del L ecom te, ma unicamente di invogliare i nostri lettor i a leggerlo - traducendo testualmente la concl usione dell'autore a questo primo tomo :

I


80

LA GUERRA DELLA SllCE$SIO:l'Il

• Le interminabili discussioni · e le indiscrezioni che circondavano tutti i disegni di campagna, dalla loro prima elaborazione fino alla trasmissione degli ordini e all'eseguirnento dei particolari, congiunte alle difti<ieoze politiche, davano forzatamente alle oper azioni un carattere tutto suo particolare ed affatto diverso da quelle registrate negli annali europei. • Tutta via il seguito di questa gigantesca lotta ci farà vedt're che la nazione americana tutta. iotiera, civile e militare, seppe far pro delle lezioni della esperienza, e vedremo che le operazioni degli anni 1863, 1864 e 1865, senza aver precisamente palesato maggior talento di concetto per parte dei generali e del governo, giunsero, con un miglior accordo fra le parti cooperanti, ad uu grado infinitamente superiore , d'esecuzione. •

RIVISTA STA'IJSTICA

PRUSSIA. _ Mentre ci riserviamo di dare di seguito alla notizia statistica che stiamo pubblicando sull'esercito austi·iaco, i particolari della costituzione ~ilit~re della Prussia crediam buono dì offrire ai nostri letldn un prospetto :inottico deali attuali ordinamenti sul piede di pace o . h e sul piede di guerra dell'esercito attivo di Prussia , c e dobbiamo alla cortesia di un amico.

31· Marzo 1866.

G. G.

CORVE'rTO.

A) FANTERIA .

Piede di ~ace. L a fanteria si distingue in fanteria della guardia e fanteria di linea. ANN~ xr, voi. n . -

'

6.


82

RIVISTA

STATISTICA

Là fanteria della guardia consta di: 4 Regg. a piedi a 3 bat,agl. di 4 comp., 12 battagl. ) 4 granatieri 3 » ,12 D di 4 • l fucilieri 3 di 4 3

2 • landwher {I 2 granatieri 3 I Battaglione cacciatori I fucilieri

di di di di

4 4 4 4

Totale della fanteria della guardia

6 6

I 1

i

. 41 battagl. -

=

La fanteria di linea consta di: 12 Regg. granatieri (N. 1-12) a 3 battagl. di 4 compagnie. 36 battagl. 8 R egg. fucil ieri (N. 33-40) a 3 battagl. di 4 compagnie. . . • 24 52 Regg: fant'iia (N. 13-32 e 41-72) a 3 bauaglioni di 4 compagnie . . . 156 32 Regg. landwher 1° bando (N. 1-31) a tre battaglioni di 4 compagnie . 96 8 Battaglioni landwher 1° bando (autonomi) .di 4 compagnie ) 8 I Battaglione istruttori l .~ 8 cacciatori . 8

l 04 Regg. a 3 batt e 17 batt. isulati

329 battagl.

Totale della fanteria 117 reggimenti a 3 battagl. ·e 19 battaglioni autonomi. 370 battag l. Coila landwhe1· 2° bando . 486 battagl.

Un reggimé'nto guardie consta di 2 battaglioni granatieri ·ed . 1 fucilieri. Uo reggimento granatieri consta di , 2 battaglioni gra~atieri ed l fucilieri.

"

83

Un reggimento fanteria éli linea c9nsla di 2 battaglioni m oschettieri ed un fuc ilieri . U n battaglione di fanteria si compone di unu stato maggiore e di 4 compagnie . La compagnia è formata di : 1 Capitan o; 1 Primo tenente; 2 Sottotenenti ; 1 Furiere; 1 Alfiere; 4 Sergen ti; 7 Caporali; 12 Soldati scelti ; 4 F ra trombettieri e tamburini; 99 Soldati. Totale: 4 uffiziali e 128 u omini . - Non combattenti inoltre: 1 infermiere e 4 opera i non armati. Lo stato maggiore di un battaglione di fanteria di linea

si compone di: 1 Uffiziale super:ore; Tenente aiutant3; Sotto-u ffi ziale scritturale; Tam burino di battaglione; , Medici · (1 medico s uperiore ed 1 medico assistetJte); •

1 1 1 2 1 1

Contabile; Armai uolo. In tot ale un battaglione di fanteria di linea consta di: 1 Uffiziaie superiore; 4 Capitani; 4 Primi tenenti; 9 Sottotenenti ; 4 Furieri ; 4 Alfier i (cadet ti); 16 Sergenti (capi squ<1,dra); 29 Caporali;


84

RIVISTA

1 Tamburino di battaglione; 48 Soldati scelti; 16 B'ra trombettieri e tambnrini; · 396 Gregari i. Totale generale: I8 uffiziali e 514 uomini. - Inoltre ' non com battenti : 2 wedici , 1 con Labile, 1 armaiuolo, 16 operni disarmati e 4 infermieri. Lo stato maggiore· di un reggimento s1 compone di: 1 Comandante di reggimento: ' 5 Uf6ziali snperiori; 1 Tenente aiutante; 1 Sotto uffiziale scritturale; 10 Musicanti. Lo' stato maggiore di un battaglione cacciatori è ugua'le a quello di un battaglione di fanteria, se si sostituisce un capo trombettiere al tamburino di battaglione. Circa una delle 4 compagnie che formano un battaglione cacciatori è composta di: 1, Capitano ; 1 Primo tenente; 3 Sottotenenti; 1 Furiere; 1 Alfiere; 4 Sergenti; 7 Caporali; 4 Cornisti; 12 Soldati scelti ; 99 Cacciatori. Tòtale: 5 uffiziali e 128 uomini; - Più non combat• tenti: 4 operai disarmati ed 1 infermiere. Coll'ultimo ordinamento dell'armata prussiana la landwher 1° bando, passo a far parte dell'esercito stanzia!•, dal quale vennero mandati i soldati che vi appartenevano i~ p<'rmesso illimitato.

85

STATISTICA

Piede di guerra. Le riserve sommi nistrano gli uomini necessari a portare !a fanteria alla fo rza prescritta pel ì)iede di guerra.. Ogni reggimento di fanteria di linea forma un nuovo battaglione, detto battaglione di riserva, composto di soldati presi dai 3 battaglioni già preesistenti, · di riservisti e reclute. Secondo il bisogno gli uffiziali necessari in più si pren• dono dalla landweh1·. I soldati conducenti s1 prendono dalla riserva di caval leria o del treno; i cavalli si cooperano all'asta pubblica. In tempo di guerra il battaglione istruttori si scioglie. Ogni battaglione cacciatori forma una nuova compagma detta compagnia di deposito. La fanteria della guardia si compone in tempo di guerra:, 9 Reggimenti granatieri della guardia a 4 battaglioni . , 3tl ùatlagl. 4 Reggimenti la.ndwhei· della guardia a 3 battaglioni . 12 2 Battaglioni cacciatori della guardi~ . 2 2 Compagnie deposito cacciatori della 11 guardia. ./ 2 Totale 13 reggimenti e 2

1/ 1

battagL

f-0

1/2

battagl.

La fanteria di linea in tempo di -guerra consta di : 72 Reggim. di linea a 4 battaglioni 288 battagl. 96 32 landwehr a 3 . 8 8 Batlaglion i cacciatori 2 l) 8 Compagnie deposito cacciatori. 8 8 Battagl. provinciali delfa landwehr Totale 104 reggirn . a 3 e 4 battgl., 402 battagL 16 battagl. isolati., 8 comp. deposito .


86 .

R;VJSTA

'.fotale gen~rale della fanteria: 117 Reggimenti, 18 battaglioni isolati, 1 O compagnie deposito, r.ioè 452 ½ battaglioni (1). · Una compagnia di fanteria di linea e di cacciatori sul piede di guerra consta -di: 1 Capitano; 1 Primo tenente; 3 Sottotenenti ; 1 Furiere; r Alfiere; 4 Sergenti: 14 Caporali; 6 Fra troi;nbettieri e tamburini; 24 Soldati scelti; 200 Sol~ati. Totale: 5 ' uffiziali e 250 uomini. Più- non com~ battenti: l inferrnien::, 2 conducenti e presso i cacciatori 4. Lo stato maggiore di un battaglione in tempo di gnerrn. è uguale a quello sul piede di pace, se si aggiungono 12

Mldati conducenti presso i batlaglioni moschettieri e fucilieri ed 8 r,resso i caccia tori. Lo stato maggiore di reggimento è analogo a quèllo sul piede di pace, coll'agp;iunta di 12 conducenti. Quincli un battaglione si compone di: 22 Uffiziali; 82 Sotto-uffi.ziali; 24 Fra trombettieri e tamburini; 96 Soldati scelti; 800 Soldati. Totale: 22 ùffiziali e 1002 uomm1. Non combattenti: 2 medici, I contabile, 1 arrnaiuolo, 4 infermieri, 24 (1) Contando i ll 6 battaglioni landwekr 2° bando, sarebbero 586 battogl:'oni e '/4.

8.7 soldati conducenti presso i battagl ioni moscbèttiori e fucilieri, 18 salda ti condu·centi presso i battaglioni cacciatori. Il battaglione deposito consta di uno stato maggiore, 4 compagnie ed una sezione operai. Lo. stato maggiore è analogo a quello degli ·altri 3 del reggimento, meno i soldati conducenti. Le compagnie banno un sottotenente di meno; nessun alfiet·e, nessun conducente,- invece un sotto-uffiziale di pi11 d'ella compagnie attive. La sezione operai consta di : 1 Uffiziaie ; · 1 Contabile aspirante; 1O Sotto-uffiziali ; 150 Soldati. Quindi un battaglione deposito consta di: Combattenti: 18 , uffiziali, 82 sotto-uffiziali, 16 fra trombettieri e tamburini,. 904 soldati compresi 96 scelti. - Totale 18 uffìziali e 1Ò02 uomini. Non combattenti: 2 medici, 1 contabile, -1 armaiuolo, 4 infermieri, l uffiziale, l aspiran te contabile , 10 sotto• uffiziali, 150 uomini della_sezione operai. . · Se si aggiungono i 116 battag'. ioni landwehr .2° bando, a 18 uffiziali e 802 uomini ciascuno. Però la Prussia sul piede di guerra ha 568 battaglioni, e dovrebbe porre in campo 12,000 uffiziali e 58'.2~000 uomini di fanteria; ciò che veramente è un p/ forte. ST .!.TJSTICA

B) OA VALLE RIA.

Piede di pace. La cavaÙeria si divide in tre clas~.i differen,ti che suno: l ° Cavalleria della guardia ; 2° di linea; 3° della landwehr.


88

RIVISTA

Cavalleria. della guardia.

2 Reggimenti corazzieri (il 1° chiamato delle guardie· del corpo, l'altro corazzieri della guardia); 2 Reggimenti dragoni della g uardia ; 1 usseri » 3' ulani » Totale 8 reggimenti cavalleria della guardia. Cavalleria di linea..

8 Reggimenti corazzieri ; 8 dragoni; 12 usseri; 12 ulani. Totale 40 reggimenti di linea. Cavalleria della. landwehr. I

l Reggimento cavalleria pesante della l®dwehr (il 7°); I dragoni della landwehr (il 2°); · 5 > usseri , (il 1° 2° 5° 6° ' , ' e 10°) : )) 5 ulani (il 1°, 2°, 3°, 4" , ed 8°), Totale 12 reggimenti r.avalleria della lanàweh1·. Totale generale 60 reggimenti di cavalleria. Un reggimento di cavalleria sia della guardia che di linea, eccezione fatta della guardia del corpo, consta di : Uno stato maggiore e di 4 o 5 squadroni. Il I O , 2°, 3° e 4° dragoni, il 7°, 8°, 9° e 11 ° usseri hanno 5 squadroni, lutti gli altri 4. Un reggimento a 4 squadroni conta: 2 Uffiziali superiori;

STATISTICA

89

4 Capitani; 4 Primi tenenti ; 13 Secoo_di tenenti ; 4 Furieri; 4 Alfieri (cadetti); 16 Sergenti ; 41 Caporali; . 13 trombettieri compreso il capo trombettiere ; 492 Soldati, compresi 80 appuntati. · T otale generale 23 uffi.ziali e 570 uomini. Aggiungansi non combattenti: 1 M edico capo ; 2 o 3 medici aggiunti ; 1 Contabile; f Veterinario capo; 4 Veterinari ; 1 Morsaro; 1 A rmaiuolo; 4 Infermieri ; 20 Operai . Il reggimento guardie del corpo di cui S<J.Uadruni sono formati da due compagnie conta: 29 uffiziali e 579 uomini. ' . Un reggimento da 5 squadroni conta: . 28 uffiziali e 715 uomini; e di non combattenti l ve• terinario, 1 ilil.fermiere e 5 operai d i· più.

Un reggimento cavalleria della landwelw consta di: Uoo stato maggiore e 4 squadroni. Il r eggimento è comandato di un uf!ì.ziale superiore dèHa linea . Lo stato maggiore di un tal reggimento è formato di: 4 Uffiziali; 9 Sotto-uffiziali; 8 Soldati; 1 Contabile.


90

STATISTICA

RIVISTA

cavalli per la cavalleria della guardia e della linPa vengono com pera ti per cura di una commissione di rimonta. Nei depositi di rimonta in I • rgvischen, ~perliog, Neuhof. Raguit, Katteoau, Brokurouen in Prussia-; Neuhof-Treptau, Ferdinandshof in Ponierania; Bi.ireuktau n el Brandeburgo; Vlirs:tz nella Posnania, si tengono in osservazione per un anno e prii si clistribniscono nei reggimenti. Ogni squadrone annualmente acquista 15 cavalli di r imonta. I cavalli pella cavalleria della landwehr vengono forniti dal circolo stesso di landweh1·.

'f otale dr::lla ca,ialleria sul piede di pace compresa la landwehr : 60 reggimenti, 248 ::;quadroni; 1,198 uffiziali, 28,733 uomini. Non combattenti 1,752.

• • I< capo, 5 vcterman, ;:i infermieri , 1 morsaro, 1 armaiuolo, 49 conduce nti. . . L o squadrone deposito di un r~ggimento cavallena della guardia o linea hanno la forza d1 : . 5 u ffiziali e 200 uomini . Non combaitenli: l medico, 1 c:mtabile, 1 v eterinario,

41 operai.

. . L o squadrone deposito di ogni reg;unento cavalleria della

landwehr consta: 3 uffiziali e 75 cavalli . Gli squadron-i della landwèhr desti nati di presidio n elle fortezze n on hanno forza prescritta. La cavalleria prussiana sul piede di guerr_a ~onta: 60 reggimenti, 348 squadroni (1); 1,852 uffiz1ali, 53,8i9 uo mini. Non combattent i 5,474.

C)

Piede di guerra. Il numero dei reggimenti sul piede. di guerra non varia da quello di pace; per altro ogni reggimento forma uno squ_a d-rone dep.osito, e dalla l,m dwehr si tolgono tanti squadroni quanti sono necessari pel p residio delle fortezze. A !l'aumento della forza dei reggimenti cavalleria di linea e della g uardia, ed alla formazione degli squadroni depositi si provvede colla chiamata delle riserve ; alla formazione ·dei presidii della landweh1· nell 1.:l forte1.ze si prnvvede pu re colla chiamata d1 uom ini dalla landwehr. La forza di un reggimento cavalleria a 4 squadroni è di: 23 · uffizi ali e 602 uomini. Non combattenti: 3 medici , 2 contabili , 1 veterinario capo, 4 veterinari ; 4 infe_rmieri , 1 morsaro, J armaiuolo, 42 conducenti. La forza di un reggimento a 5 squadroni è di: . 28 uffiziali e 752 uomm1. Non combattenti : 3 medici, 1 contabile,.. l veterinario

91

ARTIGLT ERIA.,

· Piede di pace. L 'a~tiglieria prussiana si divide' in tre classificazioni gen nerali:

l O Nove brigate d'artiglieria (una della guardia ed otto di linea); 20 Della sezione d'artiglieria; 3° Degli-istituti tecnici . L'artiglieria ha per comandante ~upremo un generale d'arrnata, per direttore un generale 1sp_~ttore. . . Dall'ispettore generale dipendono prn .specialmeote 1 4 ispettorati d'artiglieria e l'ispettorato degh istituti técnici dt artiglieria . J. 3 ispettorati d'artiglieria per le fortezze di pendono dal ministero della guerra . · (1) Gli squadroni di presidio nelle fortezze sono circa 40.


92

RI VIST A

Il 1° ispettorato (ispezione) d'artig}jeria ha sotto la sua di pendenda la l" e 2" brigata d'artiglieria . Il 2° ispettomto ha la brigata d'artìgl:eria della guardia o la 3' e 4' br1gata d'artiglieria di linea. Il 3° • ispettorato ha la 5'" e 6a brigata d'artiglieria di linea. Il 4° ispettorato ha la 7"' e brigata d'artiglieria di linea . L'ispett0ra to degli istituti tecoici d'artiglieria ha sotto la sua d ipendenza : le officine, gli opifici cl' artiglieria , il laborator.io art1ficieri, le fabbriche di polvere e le fonderie, Ciascheduno dei 3 ispettorati d'ar tiglieria nelle fortezze costituisce la suprema autorità delle amministrazioni del 9-12 depositi d'artiglieria risieden ti nelle fortezze.

sa

Una brigata d'artiglieria consta: a) Di uno stat.o maggiore; b) b i due sezioni artiglieria di piazza; e) Di tre ·» a piedi ; d) Di una a cav:iJlo; e) Di quattro compagnie operai; f) Di un pe;sonale artificieri; g) Di un » · non combatten te:

a) Lo stato maggiorP. è comr,osto del brigadier e, , dell'aiutante e d'uno scritturale ; più comprende tutti gli uf- , fiziali non appar tenenti alle sezioni e ciò che ' costituisce una forza ·ai: 36 Uffiziali (I brigadiere, 12 capita~i ùi 3• 'classe, 23 tenenti), 3 sotto-uf:6.ziali, 1 tro rr:bettiere maggiore.

b) Una. sezione da piazza cornponesi di: Uno stato maggiore ( 1 uffiziale superiore , 1 tenente ai,utante , I sotto- uffiziale scritturale) e 4 compagnie da piazza. Una compagnia da piazza è forte di :

STATISTICA

93

4 Uffiziali e 100 uomini, compresi 2 trombettieri ed I infermier e . . Con ciò una sezione da piazza conta 18 uffiziali _e 401 uomini, compresi .8 t rom bettieri e 4 infermieri. · Cinque delle compagnie da piazza stanziate nelle fortezze federali hanno in forza 10 pezzi da campagna con 95 cavalli . e) Una sezione a piedi consta ~i: Uno stato maggiore (un uffiziale superiore, un tenente, un sotto- u ffiziale) e tre b atterie (una da 12, una rigata, una da obici) . Una batteria da 12 ha 4 pezzi d9. 12 e la forza di : 4 U ffizia li, 148 uomini, compresi 2 trombettieri ed 1 i nfer miere 12 cavalli da sella, 2-8 da tiro . Una ba~teria rigata ,ha 4 pezzi rigàti da 6 e la forza di: 4 .Uffiziali, 152 uomin i, compresi 2 trombettieri ed 1 in fer miere, 12 cavalli . da sella, 28 da tiro. Una batteria d' obici Ìia 4. pezzi da 7' e la forza di: 4 Uffiziali , 152 uomini, éompresi 2 trombettiE:ri r.d l infermiere, 12 cavalli da sella, 28 da tiro. - Con ciò u na sezion e a piedi ccnta 12 pezzi, ed ha la forza di: · 14 Uffiziali' , 453 uomini, compresi 6 trombettieri e 3 i11fermieri, 1.20 cavalli (36 da sella , 84 4a tiro),

d) Una sezione a cavallo consta di: Uno stato maggiore (1 uffiziale sup eriore, l tenente, 1 ·sotto-u ffiziale) e 3 batterie a cavallo . Una batteria a cavallo lia 4 pezzi (tre cau noni da 6 ed un obice da 7) ed ha la forza di : 4 Uffìziali , 110 uomin i , 60 cavalli da sella , 28 dat1ro. Con ciò una sezione a cavallo consta di 12 pezzi ed ha: 14 U ffizi ali, 33 Luomin i compresi 6 trombettieri e 3 . infermieri, 180 cavalli da sella., 84 qa tiro.

"


94

lUl' lSTA

STATISTICA

pe?· l0 spe?·ùmze ha 4 uffiziali e 120 uomini, ed e) Una compagnia operai conta: 3 Uffiziali e 73 uom ini (fabbri, falegnami e èarradori), e serve alla estrazione del materiale d·artiglieria negli aTsenali principali di Be1lino, Dentz, Neisse fl Danzica.

f) Il personale artificieri che accudisce a ll'approntamento · delle munizioni, conta: 30 Uomini (10 furieri e 20 sergenti) . g) I non combattenti sono: 9 Medici, l çontabile, 8 veterinari, 21 inferrnier\, 80 operai (sarti, calzolai e morsari). Ne risulta q • indi che una brigata d'a1·tiglieria con due sezioni da piazza conta: 131 Uffiziali e 2599 uomini, 48 pezzi attaccati e 624 cav.alli. Più q • ali non combattenti: 9 medici, 1 contabile, 5 veterinari, ~O infermieri, 80 operai, Le 9 brigate d'artiglieria dell'armala prussiano _çonstano di: 1,107 Uffiziali, 21,787 .uomini, 108 batterie con 432 pezzi attaccati, e 5,616 cavalli da sella e da tiro. Inoltre le 5 compagnie da piazza nelle fortezze hanno 10 pezzi con 9~ cavalli da sella e da tiro. Non mm battenti: 81 medici, 9 contabili, 45 veterinari, 164 infer mieri, 720 operai. La sezione artificieri a Spaudau si compone di: Uno stato maggiore (1 uffiziale superiore, 1 aiutante, I sotto-uffiziale scrittura le) e tre compagnie, con 12 uffiziali e 261 nomini. Loro · ufficio si è la fabbricazione di tutti quei proiettili , artifizi ch e richiedono una cura speciale nella loro preparazione , come sarebbero i razzi incenàiarii e le palle luminose, spolette, capsule per fucili d'infanteria e carabine, ecc. Una delle tre compagnie artificieri , chiamata compagnia

è incaricata di dare eseguimento alle esperienze ordinate dal comi-

tato delle esperienze cl' artiglieria. Questa compagnia si completa con uomi,ni presi dalle brigate d'artiglieria e che .con tano almeno un anno di ser,·1z10. Gli stabilimenti tecnici d'a;tiglieria sono : ] 0 li comitato d'artiglieria per gli esperimenti a Berlino; 2° ·I quattro già sopraccennati opifizi d'artiglieria; 3° Il laboratorio artificieri a Spandau; 4° I polverifici di Spandan e l'ieisse; ' 5° La fonderia di Spandau ; , 6° Le fabbriche d'armi di Spnndàu, Erfurt, Danzica , Sommerad e Suhl.

..

Forza dell'artiglieria prussiana sul piede di pace: 67 compagnie, - 108 batterie, 442 pezzi; 1,119 uffiziali, 22,048 uomini, non combattenti, 5,711 cavalli.

Piede di guerra. Il passaggio dal piede di pace a q nello di guerra, si ottiene colla chiamata delle riserve e della landweh?· di artiglieria:, così pure pei<conducenti; colracqnistçr dei cavalli necessari per raggiungete la forza prescri1ta. dell'ordinanza s• l piede di guerra. Come sul piede di pace e sì ·pure su1 piede di' guern l'artiglieria si ~;om pone di: 1P Nove brigate d'artiglieria; 2 ~ Una sezione artiglieria; ·3° Gli isti tuti tecnici. Il 2° e 3° non vanno soggetti a variazione di. sorta. La brigata d'artiglieria consta : a) Dello stato maggiore di brigala; b) dell'artiglieria di riserva;


96

Ul VISTA

STA1' 1STICA

e) Dell'artiglieria da campagna;

cl)

'

»

stan ziale.

a) Lo stato maggiore di brigata consta di: _l _Brigadiere, 2 aiutanti (1 capitano, l tenente) e 5 uom1n1. Non combaUenti: 1 contabile, 7 soldati conducenti con u n carro e_ 19 cavalli ( i cavalli degli uffiziali so·no compn·si tanto in questa cifra, quanto nelle seguent~)-

b) Lo sta to magg iore dell'mtiglieria di riserva: 1 Aiutante, 1 contabile, I sotto-uf.6.ziale, I medico capo e 6 conducenti , 1 carro e 13 cavalli.

. e)_L'artiglieria da campagna , oltre di questi stati maggrnr1 conta tre sezioni a piedi, una a cavallo ed una colonna cariaggi. Una sezione a piedi consta di : Uno stato maggiore e tre batterie (una da 12 , una rigata, uria da obici). Lo stato maggiore di : 1 Comandante, I aiutante, 1 sotto- uffiziale, 4 conducenti, 1 carro, 8 cavalli. Una batteria da 12 conta: 4 Uffiziali, 189 uomini , 1 medico, 1 veterinario , 1 morsaro, 6 conducenti, 8 pezzi, 12 carri, 151 ca11alli. Una batteria rigata di : 4 Uffiziali, 198 uomini, l medico, l veterinario, 1 morsaro, 6 conducenti, 8 pezzi, 14 carri, 163 cavalli. Una bat_teria da obici ha la stessa forza d i una rigata. Un~ sezione a c[l,vallo consta di uno stato maggiore e tre batterie a cavallo. Lo sta!o maggiore di : l Comandante, 1 a iutante, 1 scritturale, 4 conducenti, 1 carro, 8 ca valli . Una batteria a cavo.Ilo è forte di: 4 _CTffiziali , 179 uomini , l 1~edico, 2 veterinari , 2 morsar,, ? conducenti, 8 pez:>.i, 10 carri con 225 cavalli.

97

Parco. - Una cdonna cariaggi si compone di 9 colonne da munizione, cioè: 26 Uffiziali , 783 uomini, 9 meclici , 9 veterinari , - 9 morsari, 757 conducenti, 221 carri, 1,550 cavalli. d) L'artiglieria stanziale si compone d i : Una sezione deposito; Dell'artiglieria da piazza; Una compagnia operai. La sezione deposito di una brigata d'artiglieria consta di uno stato maggiorn, una sezione operai, quattro batterie da 4 pezzi (una da 12, una rigata, una da obici, una a cavallo), od è forte di: , 15 Uffiziali, 552 uomini, 16 pezzi, 181 cavalli, 3 medici, 1 contabilè, 1 veterinario e 212 o perai. L'artiglie ,·ia da p iazza conta 8 compngnie e 4 uffiziali, 2 03 uomini ed l mediw. La compagnia operai consla di : 4 Uffìziali, 200 uomini, 1 medico. Forza di una brigata d'artiglieria sul piede di guerra: · 34 Compagnie, 16 batterie, 138 u ffiziali, 5,460 uomini, 34 medici, 2 contabili, 25 veterinari, 236 operai, 861 conducenti, 112 pezzi, 377 carri, 3,901 cavalli . Forza totale dell'artiglieria prussiana sul piede di guerra:

165 compagnie e b atterie, 144 batterie da cam pagna, 1,254 uffiziali, 40,410 uomini, 10,422 non combattenti, 1,141 bocche a fuoco, 3,393 carri, 25,109 ravalli . Secondo l'ultimo riordinamento dell'artiglieria, la sezione a cavallo di og11i brigata d'artiglieria venne fissata sul

piede di guerra nella forza di sei batte1ie a 4 pf"lzi da 12, pel piede di pace di sole tre batterie. Dell_e tre batterie da 12 e delle tre da 6 di ogni brigata si formarono quattro batterie: Le batterie da obici sono rimaste invariate. I n seguito a tale riordiuarncoto il numero dri pezzi monAm-.o xr, vol.

11,

-

7.


98

RIVISTA ST.1TIS'f1CA

tati per brigata sul piede di pace si è accresciuto di otto sul piede di guerra è rimasto in variato. ' D) GENIO.

Piede di pace. A~ .comand~ del co:po del genio sta il capo del corpo 1 degh mgegner1 ed un 1spellore palla fortificazione. Il cor,po degli_ ingegneri si ripartisce in 2-3 ispettorati di fortezze ed un 1Spettorato pionieri. L'ispettor.ato delle fortezze ha l' incarico di sopravvegliare alla costruzione e conservazione delle opere di 3•6 fortezze. I pionieri costituiscono 9 battaglioni pionieri e di 2 compagnie pionieri di riserva. . Il battaglione dei pionieri si compone di uno stato mag g1ore e 4 compagnie (1 pontonieri, 2 zappatori, l m inatori-) ed è forte di: . 18 Uffiziali, 481 uomini, 2 medici, l contabile, l armarnolo, 2 infermieri, 16 operai. Una compagnia di riserva pionieri, consta di: 4 uffiziali e 125 uomini. Le compagnie di riserva hanno sede in Magonza e Luxemburg. . . O~t~ a 170 uffiziali presenti ai battaglioni e compagnie p1omer1, ve ne sono molti addetti ai diversi stati maggiori e alle direzioni dei lavori di fortificazione, che sommano a 217 uffiziali. Tutto compreso il corpo degli ingegneri conta 387 uffiziali. ~a forza del corpo del genio sul piede di pace in totale è di 9 battaglioni, 38 compagnie, 387 uffiziali 4 579 uo•

4

mm1, 206 non combattenti.

,

,

!)!)

Piede di guerra. I quadri del corpo del genio non variano da quelli del piede di pace. Ogni battaglione pionieri per altro forma una compagnia deposito. Pel' ogni piazza forte si forma un distaccamento pionieri e per l'esercito due sezioni telegrafo da campo. Un battaglione pio~ieri sul piede di g uerra ha inoltre un equipaggio da ponti, un equipaggio da ponti volanti ed un parco d'assedio. Un battaglione è della forza di : 18 Uffiziali, 602 uomini, 2 medici, I contabile, l ar• maiuolo, 4 infermieri, 44 conducenti, 14 carri, 44 cavalli, 1 carro per un uffiziale superiore e quattro uffiziali, 1 carro da munizioni, 8 carri pel trasporto di attrezzi ed utensili da trincea. Un equipaggio da ponti si compone di 2 nffiziali , 147 conducenti, 41 carri e 2n& cavalli. Sui 34 carri da ponte (presi dai 41) si trasportano 32 pontoni, 2 ponti da sbarco con tutto il necessario per la gittata d'un ponte di 400 piedi di lunghezza. Un equip'.lggio da ponte volante consta di 2 uffiziali e 50 uoruini conducenti con 13 carri (6 da cavalletti, 4 da pontor.i, 2 di utensili, l per gli equipaggi degli uffici), 87 cavalli con un materiale da ponte per lo sviluppo di 183 1/2 piedi di ponte a cavalletti. Un parco d'assedio si compone di 18 conducenti, 6 carri da utensili di trincea di riserva e 30 cavalli. Tutto compreso un battaglione pi~nieri consta di : 22 Uffìziali, 602 uomini, 2 medici, 1 contabile, l armaiuolo, 4 infermieri, 259 conducenti , 74 carri con 417 cavalli. Una compagnia di deposito consta: 4 Uffiziali, 202 uom·ni, l wedico, I contabile e 40 operai.


100

RlVIST.I

-- J distaccamenti per le piazze forti sono di forza varia e

r aggiungooo in tutto la forza di 2,000 sino a 3,500 uomini. Ciascheduna delle due sezioni del teleg rafo da campagna dell'armata si suddivide in un distaccamento telegrafi ed in un parco te Iegra fi. Il distaccamento conta: r 2 Uffiziali ingegneri, 79 pionieri, 1 medico, 12 telegraiìsti, 16. conducenti ed l carro. li parco telegrafi con,ta d1 : l Uffìziale, 29 conducenti , 3 carri da stazione, 6 carri da utensili e 5J cavalli. · · TLltlO compreso : 3 Ulfizìali, 79 pionieri, 45 conducenti, 12 telegrafisti, 1 medico, 10 carri e 73 cavalli . F orza totale del genio sui piede di guerra: 9 batt~glioni, l l compagnie deposi to., 507 uffiziali, 11,368 uomini, 2775 non combattenti, 686 ca.r ri e 3,899 cavalli. E)) TRENO D'ARMATA.

Piede di pace. Il treno d'armata sta sotto il comando di un ispettore, e consta_ di 9 bat,ta~liooi (del battaglione treno della g uardia e di 8 battaglioni treno d'armata). Un batta0a lione è fo rmato di uno stnto ma..,...,.iore due l?O ' compagnie, una sezione panattieri, una sezione operai e di un deposito. Lo stato maggiore consta di un cornaudante, un aiutante, un scri,tturale, un medico, un con tabi le, un veterinario. . La compagnia è forte di 4 uffiziali (un capitano, un primo tenente e due sottotr.nenti), 15 sotto-uffiziali , 10 so!Ja1i scelti, '67 snlda1i, dei r11w l1 ,50 ·nnn servono che sei

l O1

S TAT ISTICA

nws1, 1n guisa che · il treno riceve nuove re, Iute dlH.: volte a ll'anno. La sezione panattieri si compone di '29 uomini (1 capo, 5 sotto,capi e 23 ' pana ttieri semplici) . La SP.Zione operai conta 10 uomini. I l deposito che ha per mandato di mantener~ l'effetfrrn prescritto non ha per propria forza che due uffiz'ali ed un magazziniere. '

Tutto com preso un: battaglione del treno è forte: 12 tlffìziali, 186 uomini, 29 panattier i ~ 10 operai, 1 medico, ~ contabile, .l rnterinario, il numero 11ècessario di carri e 83 cavalli. La forza generale del treno sul piede di pacéè di : 9 battaglioni, 108 uffiziali , l ,ti74 nom ini, 378 non combattenti e 747 cavalli.

Piede di gnorrn. Sul piede cii guer ra il treno si . compone di nove batta~ glioni, e dei c,ondncenti addetti ai · corpi, ed ai diversi rami d'uffici d'amministrazione. Un battaglione dèl treno consta di : Uno stato maggiore; 5 Parr:hi vi veri ; 1 Parco forn i da campo; 1 ' Deposito cavalli; 1 Ospeda le principale da campo ; 11 3 Ambulanze ; 1 Compagnia di sanità; Sez.ione deposilo di due Clirnpagnie, Lo stato maggiore consta di: 1 Comandante, 1 aiutante, I scrivano, 4 cond ucenti, cou 1 carro e 8 ca\'alli. Il parco v1ver1::


102

RIVISTA

2 Uffiziali, 1 medico, 1 contabile, 89 condtìcenti compresi 8 sotto--uffiziali, 1 veterinario, 1 manisralco capo, 2 mani-scal<"hi, 1 sellaio, bastaio, l carraJore, 1 bottaio, 32 carri (30 carri viveri con tiri a 4, 1 carro di riserva, l fucina con tiro a 6) con 155 ca valli da tiro e 4 clj.valli di u ffiziali. Il parco forni da campo· conta: 1 Uffiziale, 1 medico, 1 contabilr, 16 conducenti co~J•resi 2 sotto-uffìziali, 94 panattieri, macellai, bottai, 2 tamburini, 27 cavalli da tiro e 5 carri da tiro a ' 4.

11 deposito cavalli consta di : 1 Uffìziale, 1 contabile, 1 veterinario, 46 conducenti, 86 cavalli da tiro ed 1 carro.

L'ospedale principale da campo si ripartisce in tre sezioni e serve al ricovero di 1,200 a 1,800 ammalati. Ésso consta di: I 40 Medici, 30 infermieri, 8 farmacisti, 5 ispettori di ospedali , 36 altri indi,1 idni con incarichi diversi, 52 assistenti, 3 tenenti, 131 conducenti, ~i5 carri e 202 cavalli. · L'ambulanza è destinala al ricovero di 200 infermiel'i e conta: 11 Medici, 6 assistenti, I speziale, 16 infermieri, 7 individui con incarichi diversi, 1 uffiziale, 33 conducenti, 10 carri e 51 cavalli.

STATISTICA

l 03

12 Uffiziali, 1 medico, l contabile, 512 uomini, 51 operai e 213 cavalli. Totale del treno sul piede di guerra: 9 battaglìoni, 9 compagnie deposito, 324 uffìziali, 13,113 uomini, 4,437 non combattenti, 2,097 carri e 13,329 cavalli. Si aggiungono gli uomini del treno che fanno ser~izio presso le diverse armi. Presso la fanteria 5,955 _uomini la cavalleria . 2,568 7,749 l'artiglieria . 2,421 i pionieri . gli stati maggiori ed ammi1,500 nist.razioni Totale

38,067 uomini.

ESERCITO RUMENO. - La Rumenia si divide in tre scompartimenti militari: grande Valachia, piccola Valachia e Moldavia. Ciascuno di essi è comandato da urr generale con uno stato maggìore composto di: l Luogotenente colonnello, capo di stato maggiore; 1 Maggiore, sotto- capo; 2 Uffìziali inferiori.

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Particolarizzi~mo nel seguente quadro la forza del rispettivo eset'CÌto.

La compagnia di sanità si compone di: 4 Uffiziali, 3 medici, 203 uomini, 17 sotto-uffiziali, 6 t,rombe,ttieri, 8 conducenti, l carro, e si divide in tre sezioni della forza ciascheduna di l uffiziale, I medico' 67 liOillJl)J,

La sezione deposito componesi di uno stato maggiore, due compagnir-, una sezione operai e conta:

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·Amministrazione centrale (ministero della guerra) .

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11

11

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Stato maggiore· di S. A. R. il .Principe .

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Stato màggiore della guerra.

15

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16

37

1

16

1

4

9

6

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13

24

18

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37

5

.

11

Corpo militare d'amministrazione .

.

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20

30

364 10,647

21 11,032

84

10

3]

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6

18 »

7 Reggimenti di fanteria a 2 battaglioni di 4 compagnie con l compagnia. di deposito

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1 Battaglione di cacciatori di 8 compagnie attive ed 1 di

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84

. 33

868

2

903

5

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.

9

122

3

134

15

122

2 Reggimenti di hncieri di 4 sqnadroni attivi e 1 pelottone di deposito . . . ..

76

1,456

4

1,536

85

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deposito .

Squadrone d'istruzione.

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Reggimento d'artiglieria di 2 batterie o. 11iedi1 2 a cavo.Ho e

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Comandi di guarnigione Intendenza .

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Co_mpagnia operai, comandata da un maggiore

6

404

4

414

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Flo_tti~lia , 1 colonnello , 3 capitani , 8 subalterni , 300 ma. rma1, ccc.

12

372

5

389

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11

184

15

210

Scuola militare (120 allievi, 23 professori) .

9

120

27.

156

Compagnia di disciplina

3

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21

.

58

78

10

3

176

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Battaglione di pompieri di 4 compagnie. ,

16

437

Legione di gendarmi di

40

1,757

»

1,797

46

59

4,676

4

4,739

65 4,676 4,741

Tl'~DO

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ed equipaggi di 2 com1,agnie, comandato àa .

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Oenio di 1 battaglione di 4 compagnie .

Direzione dell'artiglieria

Ospedali .

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.

Compagnia sanitaria. Scuola di arte.

17

squadroni.

Corpo degli ussel'i di 17 squadroni

Guardi• di frontiera (gr•nde e piccola Valacchia) !S com- ) pagnie (2 colonnelli ispettori, 5 maggiori) . . . . • . Guardia d_i frontiera (Moldavia) 17 compagnie (2 colonnelli 1spetton con 18 guardie a cavallo). . . . . . . . .

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101

7,878

46

8,031

25

78

103

-970 30,860

276 32,106

537 8,230 8,767 1 ,._.

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CJ1


RIVISTA DIOLIOGRÀFICA

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

Profilo del _giornalismo mi~itarn anslriaeo. Il giornalismo militare in Austria La preso in questi ultimi anni un notevole sviluppo. Dal Soldatenfreund nacque figlia legittima la. Jllilitiir Ze·ilung, dippoi il Kamerad. Ultimi neonati, la Osterrei• chische Viertely"ahresschri/1,, che è una rivista trimestrale scientifica e la .MiUliir·ische Unterhallungen. Il primo, il Sol<J,ate·nfreitnd, od amico del soldato, non venne mai mr,no al programma che portava scritto nel titolo. assuntosi. Fu sempre _scritto in uno spirito educativo, e tutto quanto parla,1 a al cuGre ed alla mente del soldato, vi era dettato col pacato e sereno linguaggio di un dilige1:te maestro, a cui l'esperienza del mestiere suggerisse la parola e gli esempi a citarsi. Sovente leggendolo ci sembrava vederci innanzi il narratore, un vecchio soldato crivellato di ferite, colla croce di Lipsia in snl petto, che dalle fatte campagne scerneva mille fatti suoi e di altri, a

107

che, assol'bendo da una pipa a camino il fumo del tabacco, eredendosi trasportato in mezzo alle battaglie, alle rnorcie, ai campi, alle capitali di altri Stati, fra truppe inimiche ed alleate, fra gli stenti e l'abbondanza, rianimandosi alla memoria dei tempi felici ed infel:ci, sentiva il bisogno cli farne il racconto, per avere il piacere di dt>stare l'emul11zionlf in chi lo ascoltava, facendovi punto colla i;olita finale del vedete quello che abb-iamo fatto. 1l Soldate_ n fround non occupavasi della partita - tecnica m ilitare che rare volte, Rrano letture utili e piane più pella bassa forza che pe1· l'uffiziale. Recava in ogni numero il movimento dell'armata come formazioni, variazioni e passaggi di corpo. Non sappiamo se più viva detto giornale essendocbè da parecchi anni non ne abbiamo contezza, ma invitati a scrivere del giornalismo militare dell'Austria, abbiamo creauto d: esordire col dare un bozzetto delle fisonomie . dei ,,arii periodici, e quindi d'incominciare col gettar là il profilo d i quello che ci fu noto pel primo, di cui probabilmente molti collaboratori, e quelli delle epoche napolecniche, alla penna facile ed intinta nel buon umore e nella fat"ezia un po' oarbagia, forse non saranno più, lasciando il retaggio della. loro missione ai giornali di cui ora veniamo a parlare. La ftfilitéi1· Zei tung è il giornale militare officioso. Lo stile dice donde emanano le inspirazi"oni. È scriUo ·con poncli>ratezza, senza polemica; è serio come un sold<1to aYente nna consegna. La parte scientifica speculativa vi è trattata con molta cura e studio; gli articoli sulla tattica e la stra• tegica, d'al punto di vista dei progressi fattisi in Austria, come altrove; il raffronto fra essi progressi, allo scopo di far spiccare le nuove idèe che vi campeggiano acciò il pubblico m~litare se ne impadronisca e le esamini sotto tutti gli aspetti; gli episodii delle ultime guerre esposti storicamente; le innovazioni nella poliorcetica, nell'artigliar1a; ecco gli argomenti della !J!ilitiir Zeitung. Come officiosa è dessa che annunzia all'armata pella

,.


108

R.1V1sr ,1 prima, le promozioui, le dislocaz.ioni c le disposizion ì che la conr:emono amministrativan,ente ed organicamente. . ~uest~ g 1orùale ha un certo d ie di prÒvett~, di maturo, dr irnp•moso, .d1 filosofico, di pr9fondo , di impettito, di severo, da atteggiarsi meritamente (ll primogenito privi legiato e fedecomm cssario del giornalismo mi litare austriaco . La 1Jfibitd1· Zwitung sorte in Viènna, tre volte alla set~ timana, con 8 pagine di stampato.

• li Kamemd sarebbe della 1l'1ilildr Zeitung il frat..]lo cad,e.tto. Ama le disst-rtazioni didattiche su tutto lo scibi le rn1l1ta~e. Colla pienezza delle facoltà intellettullli del trentennar10. e del q~adrageonario, forse alcuna volta è troppo dottrmano a sc_ap1to del ve1·0. prat1;co; forse tll l al tra, troppo pratico a scapito del la dottrma.; ben di so,·ente colto ed ~ssen~at~ elucubratore, amante del ben essere del soldato, m~entissimo a quanto fanno le altre armate dal lato della scienza. per portarselo a casa sua a studiarne il merito dedurvi dei propt,11· concetti, · ed applicarvi· le modificazioni' . più confacenti all'esercito cui appart.ìeue. · Tale è il Kwmeracl nelle sue prime pagine, cioè dotto ed erudito, ~

Vengono !andosi del unpeanato o

poi d_elle corrispondenze, nelle quali, ora parMessico, ora dello Schleswio--Holstein dove è 0 ]'onore e Ia rmomanza · ' dell'esercito austriaco scor~e la .f~ase. libera e fran ca t:atteggiando_ le più minut; particolar1ta dr _operazioni , di vi ta, di campo e di accantonamento, e dr eventnU;lità di nuove guerre. In queste corrispondenze colla penna si scherrneggia come colla spada facendo sentire da l ungi q nello che è uffiziale e soldato. 8;gue poi una spigolatura di notizie, scope1te e Yar1età dell m.terno , messa. as,,·1ewe col gu,rnalismo . . . e dell'est . ero, 0 con ptcc9le cornspondenze oriainali. ~in qui 1~ prima parte del giornale ha sempre l'impronta de.ll occupaz10ne indefessa , E, carte. · e . , , e lib r1· , ed a tiaotr,

BIBl, lt •GR .1 flCA

109

compas~i, e diokt re, e calcoli, eà e,perienze, e viaggi aiutano la rnente del collaboratore del giot·nale. Nel la secuwìa parte invece è il vero camerata, il g_ìovialA, il brioso appendicista che vi intratliene; µè vi mancano le novellette od i romanzi . Letturfl in cui trovate il frondista, \'oppositore, il critico dei sist~mi altrui, delle.altrui armate · ma ad onore del, vl:lro, dove .più abbonda la moderazion; dei giudizi, di quello che la licenza, fa passione. Della nos tra armata pur qualche vo!La il Ifomerad annotò alcune ml:'nde e difetti , ma pur non ' è il luogo di sòfferrnarv:si, dando noi ora un ritratto del giornale, e non delle rirn beccate allo stesso. Sono s piritosissime le chiacch~rate del caffè Daum, equivalente al FiO?'ÌO, al Mar lini, al Donay, ali' E't.roJJa dell'Italia. L'avvicenèarsi del pubblico vi è stereotipato, vi domi na sempre il Dio della gueri'a che spazia in largo a mezzo agli uomini dPlla borsa, a coloro che parlano il teòesco con puro accento , o coll'accento ebraico, che non aggrotta le ciglia nel veder segnare c~ntratti e~ obblighi, 11011 inteneriSCP. nel risapere che al pnmo mattino talune dèl sesso debole vollero notizie dei nuovi giunti, non si affanna se un ordine' lo coglie cbe lo conduca s ull'Elba, s~ll Eider, e meno si affannerebbe (assicurano) se giùngesse l'0rdine di muovere sulla ~pree, e;;c., ecc. A ncbe q ue~to giornale dà i movimenti ~ell'arm'ata. Esce tre volte la setll!lla.na, ed ha dalle 12 alle 16 pagine di stampato. I cl ne ne·Jnali sono del 1866 . I.a Rivista ·trimestrale, a nustra sa.puta, è la prima ri Yi~ta militare comparsa i n Austria.. Il contenuto della stessa, · come d'ogni iìvista, è frutlo di lavoro di lena e di !inia. Vi h a un opùscolo sulla ·Gtien-a d'America, anno 18?11865. Uo trattato sulle basi d'operazioni. Un colpo d'occhio c~i lavori di fortificazione del regno d'Italia. In q(1esto ultimo articolo lo scrittore mostrasi discretn-


RIVISTA 110 mente informato del terreno. Dal complesso per altro si coochiude che il lavoro fu fatto senza aver potuto esaminare ·coi proprii occhi le nostre difese, od in tutti i mod,i di averle vedute colÌe traveggole. Ha l'aria· il lavoro, di una composizione fatta sopra un tema del quale non si conoscano bene i particolari , di cui vagamente s·rntese parlare da molti ·, e molti competenti ~ non competenti , fra i quali ultimi aggiungeremo da 'molti profani in mater ia. Altro argomento storico comparati.-o è quello che ragiona ·della potenza germanica del passato; altro ancora che parla del trasporto dei cavalli sulle ferrovie. ''i è uno stupendo studio militare geografico sul ·regno di Polonia , in cui véngono messi in evidenza i valori offensivi e difensi, i di tutte le accidentalità topografiche di quel regno, suddividendolo in zone di operazioni, se mai scoppiasse la guerra , ed avvertendo alle varie vicende cui andrebbe soggetto l'esercito nimico puntando in un o l'altro obbiettivo di g nello scacchiera di guerra.

111

BIBLIOGRAFICA

contorni del giornalismo dell'Austria; col prossimo fascicolo della R-iv,~sta ci faremmo a porgere un qualche cenno sòpra i lavori più pregevoli di questo e di quel foglio, allargando di tanto la cornic·e del quadro da farvi figurare anche la !4llgemcine J[ililiir Zeitung di Darrostadt. TABACCHI T1T(l.

1

Discorre del sistema di difesa dell'Olanda: delle corrispondenze di Napoleone I. Cita un articolo della Nazione sul lavoro del generale Torre sulle operazioni della le.va. Questa rivista chiamata Osterreich·ische- Vie1·teljahrsschrif't (ur i11ililiirwissenschaft, ha mutato il suo primo passo in maniera da vermettere che farà un ben lungo cammino. Le Alilitiirische Unterhaltungen, sono letture amene pei m ilitari. Vi sono delle narrazioni semi-romantiche, degli aforismi militari, de{ precetti , ecc. , redatti finora assai be~e. Evvi pure u~ po' di frottola, di piccola cronaca. li giornale sorte tutte le domeniche in 12 pagine di stampalo. Da quel che pare sarebbe una reincarnazione del Soldatenf1·eund, ma con spirito ringiovanito ed alla portata dell'epoca.

Con ciò abbiamo terminato di schizzare colla penna

TAGL IANO GAETANO,

Gerente.


ESPEIUEN/.E CONTllO PIASTllE IH UHlA/ZATl!H l h,.ui,1',1. l/i/2i'o,,,

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IGNAZIO R·IBOTTI ( !Ol!'I'Il!U,IZ[ON.J; J ,; FJN>:

(1).

VI.

Ba Napoli Ribotti se n'andò a Livorno, e da questa ~ittà partl d ifilato per Bologna e le Romagne. lvi · esistevano , come dappertutto, due fra.zioni, le q ua\i, sebbene non discordi, costituivano però una gradua.zioi;ie diversa nello spirito d' azione; · l'una avrebbe consentito all'agire immediato e éonforme al disegno stabilito; l'altra avrebbe desiderato procrastinare, aspet- · tando che avvenimenti consumati in altre parti por• . gessero maggiore opportu nità all'insurrezione l ocale e maggiore probabilità di esito felice. A rendere le cosé ancor più incerte, mancava ,illora ih Bologna il contl1 (1) Vedi Il.i-vista 11iilit'are ·italia1ia, anno À.'1NO . X I,

·voi. u. -

8. ,

:xi,

voi. n, pag. 12.


114

IGNAZIO Rll3OTTI

Livio Zambeccari , presidente del com-itato felsineo, uomo proclive alla parte' energica, e col quale Ribotti doveva abboccarsi e · concertare. Avvisato da Malta che si stava per dirigere a lui una persona incaricata cli combinare una risoluzione decisiva, suppose probabilmente che ·si trattasse di un piano in cui la parte sua e dei luoghi suoi dovesse essere non già secondaria e subordinata ad. altri movimenti ma sibbene principale ed iniziatrice; per la qual cosa, affine di poter calcolare su ,e lementi maggiori. di numero e più possenti,_non aspettò la persona annunciatagli da Malta la quale era appunto Tgnazio Ribotti, e andò egli stesso nell'Italia meridionale portando seco proposte a cui le due frazioni del suo pa~se avevano aderito, e che consistevano nel suscitare un movimento vasto ed i~tantaneo in Napoli a cui le città. delle Romagne e delle Legazioni avrebbero risposto. Ribotti, non ostante l'assenza di Zambeccari e -i l diseg1no politico di questi, cercò di far prevalere i con• sigli primitivi pei quali si erano già estesi altrove gli accordi , e s'intese specialmente cogli uomi~i più arrischiati, fra cui due fratellì Muratori, affine di poter c_alcolare sopra di essi in qualsiasi caso nel quale si dovesse. coadiuvare coi fatti al piano stabilito. Questi uoi:ninÌ erano una specie di setta nella setta; mentre il comitato delle provincie pontificie stava in -relaiione coi cospiratori di Malta, ~sisteva tra gli afr figli ati un gruppo d'individrri i quali, sebbene faces- sero parte di quel tutto che si andava organando, si erano · però in segreto obbligati di dipendere di-rettamente dagli ordini che loro sarebbersi mandati da Malta, ed avevano a questo scopo rieevuto speciale direzione. Ciò yenne · combinato cori certo Ga~tano

115 Colombarini d i Bologna, già sotto ufficiale nelle guerre di Spagna,. il quale era stato inviato a Malta per fissare i concerti intorno a siffatta bisogna. R1botti conosceva l'esis~enza di questo nucleo , e potè . quindi disporne per l'effettuazione. dei disegni. , . Fatto ciò, si diresse a Livorno ove doveva trovarsi il 20 giugno col Cipriani per comunicargli la sua sentenza a·e finitiva intorno all'attuabilità del piano insurrezionale; sentenza che era favorevole al piano già. rivelato al Cipriani nel -suo soggiorno a Malta. Ma il viaggio di Zambeccari, compiendosi precisamente in quel frattempo, portava nelle provincie napolitane un totale cambiamento di combinazioni, il quale ne induceva un uguale ed inevitabile nelle disposizioni del resto d'Italia; il centro napo!itano ·ve~ niva rimesso in alto influsso, e le provincie n'era'n o rese dipendenti ; l'azione della Sicilia e delle Romagne si poneva subordinata ad una iniziativa dellacittà rli Napoli, e codesta iniziativa doveva aver luogo il 30 luglio. Tale disegno, essendo stato accolto con favore dalla maggiorità dei capi fra i cospiratori in Ita·Jia, rendeva impossibile lo sviluppo e l'attuazione dell'altro; ma non. potea conci'iiarsi la co0perazionè o l'adesione di chi aveva combinato il primitivo, perché si fondava sopra di una base che appunto si era voluto evitare; si posava cioè sulla c:Ieterminazione che Napoli disponesse degli avvenimenti, mentre era stato g!udicato a Malta che avrebbe invece dovuto subirli perchè non si il,Veva fede che in quella capitale si sviluppasse la necessaria iniziativa. ' A questa inversione di co~e teneano dietro. molte altre conseguenze, fra cui quella di non più subordinare l'irrcominciamento dei fatti alla collocazione clea!i IGNAZIO RIBOT'l'l

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116 IGNAZIO RlBOTTI elementi cqe si attendevano dalla Spàgna; impèròcchè · coll'avere fissata · l'epoca preventivamente, si era· stabilita una soluzione a_te_mpo troppo definito entro cui nessuno poteva assicurare .che gli elementi médesimi sarebbersi tw,,ati a posto. · Oltre a ciò si veniva ad e_scludere il concorso degli altri tnezzi ·ausiliari che si trovavano all'estero, perchè la venuta loro era vincolata a parecchie combinazioni del piano p_rimitivo. Scartat0 quésto, ,si P!'!rdeva la cooperazior.e déi Bandiera, del Morandi~degli emigrati nelle Jonie. ·_ Un'altra conseguen.za si rifletteva sul rapporto econoniico. Il primo disegno st_abiliva la necessità, di uno . soorso incondizionato di una data somma; la somministrazione doveva essere eseguita da _un solo individuo per conservare meglio il segreto, ed escludere la l!lolt itudine e il .cozzo delle opinioni che sarebbero stati pr~babili qualora i contribuenti fossero stati parecchi;

al somministratore si lasciaya la facolt~ di farsi rein·t egrare più tardi, in tutto od in parte, da altri patrioti qualora lo avesse creduto opportuno; col danaro si' sàrebbero iniziati i movimenti; i quali avrebbero poi agevolato il rimborso coll'ispirare fe~e a quel_Ie persone su cui si faceva assegnamento. per una d.a ta quota. Il secondo disegno invece veniva comunicato estesameote a numero ingente di liberali; con ciò si vdèva infondere fiduciét e promuovere una concorrenza di esibizioni; le quali però si rendeva.no condi·zionate all'adempimento dell'unico fatto iniziatore , vale a dire al moto di Napoli. Ma le cose erano condotte ad ur. punto chè le nuove combinazioni re.ndevano inattuabile il primo piano: mancava il terripo per rimétterlo in ordine, e fors~

117 non si sarebbe °«;)ttenuto l'intento. Laond_e Cipriani, desideroso di operaré in qualche modo a pro della patria; si trovò costretto ad aderire alle nuov~ · pro~ poste; ma noù volendo privare del_suo appogg10 chi aveva fatto calcolo sopra .di lui, so·mministrò una quota proporzionale alle prime necessità, le quali consisttivano nell'immediato viaggio di Ribotti in Ispagna ' per raccogliervi i suoi amici e cpndurli in Italia nei Juo~hi designati. Le. a,ltre quote spettanti agli altri contribuenti, sarebbero state sborsate a condizionj convenute. in q~esta guisa il primo piano andò fallito anche per circostanze pecuniarie. , . Ribotti, vedendo inutile ogni insistenza per un .di- · . segno già distrutto, giudicò essere unic? r imedio lo· accettare la somma di Cipriani., partir.e subito per raccogliere i ·suoi GOmpagni in Ispagna, tornare al ptù presto, in Italia e possibilmenLe prima del 30 luglio , · e, trarre dalle qccasioni quel profitto che un uomo in~ telligente ed ' energico avrebbe saputo ricavare. Il 6 ùi luglio partì da Livorno. Ma mentre · trova vasi in viaggio, si consumavano avvenimenti in Iapagna che vi alteravano compiuta-, mente la situazione in rapport9 alle cose italiane. L'insurrezione· contro la reggenza di Espartero , in gran parte militare, toccava in senso diverso gli amici. di Ribotti , specialmente gli spagnuoli: chi saliva in grado, in potere, in influsso, e chi ne discendeva; chi pigliava parte per un lato e chi per l'altro; per cui, tutto si spostava; e l'essere il paese impegnato in lotta di parti imbarazzava non poco. la stessa attività personale di Ribatti, il quale doveva ricavare le sue tracce per agire non più dalle cose antecedenti gi/1 · JG1il AZIO RJBO'l"l'f

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118

JGN AZrO IUBOTTI

IGNAZIO RIBOTTI

conosciute ma dalle ignote che sarebbero risultate in conseguenza dei nuovi casi. Nullameno egli non si lasciò prendere da S"omento si_ rivolse a quegli ufficiali che gli sembra;ano pi~ d'.sponibili, li raccolse da diversi punti, e in questa bisogna impiegò tanto tempo quanto era strettamente richiesto dalla straordinarietà del caso. Ma è facile comprendere come · tutto ciò non potess'essere ese~~i~o ~ntro _gli angusti limiti fi~sati per. la supp~sta m1z1at1va d1 Napoli. Poté quindi essere di nuovo a Livorno con diciotto uffi0iali verso la metà di agosto (1). ' Era già tardi. Il 30 luglio era passato a Napoli, fisicamente, come ~~ giorno ardente d'estate dell'Italia meridionale; politicamente, come una delle notti gelate dell'estremo settentrione. Qualche notizia di un'insurrezione combinata si era sparso., ma senza che alcuno potesse idearne nè la possibilità nè l'origine. La delusione di tutti coloro che nel~e provincie stavano attendendo il fatto _e ome un segnale per agire essi medesimi, avea, come per solito accade, fatto gridare al tradimento; e con~on~endosi nella mente degli addetti alla cospirazione 11 piano che nel primo viaggio aveva recato seco Ribatti con quello che poscia lo aveva distrutto e traend~ . ' eccitamento dalla mancanza degli ufficiali promessi i quali dovevano essere- a posto prima del moto mentre invece non erano peranco arrivati , voci sinistre si erano sussur_rate anche a danno dello stesso Ribotti. · (1) Erano, un Castelli di Carpi, un Marochetti e un Clerico di ~iemonte, un_ Arcioni svizzero, Virginio Beaufort, Martelli di Corgica, _Costi\ d1 .R:omagna, e parecchi Spagnuoli. Questi componevano fa prima spedmone, ed altri poscia li avrebbero seguiti,

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VII.

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Intanto una mano d'uomini più audaci, bolognesi e romagnoli, erasi gettata al campo, sperando forse che 1~ sua iniziativa sostituisse quella che a Napoli era mancata. Fra essi distingueva.nsi due fratelli Muratori ed in ispecie il dottor Pasquale ch'era il capo degli insorti. Ma dopo vari giorni di r esistenza, inseguiti dai pontifici, e non secondati abbastanza dalle popolazioni, dovettero disperdersi. Tuttavia la dispersione lor o non era ben sicura nella credenza pubblica; si sospettava d'arte di governo per togliere colla speranza ogni velleità di movimento; ma i meglio informati la sapevano vera, imperocchè i capi principali aveano riparato in Toscana e s'erano imbarcati a Li-vorno per la Corsica. Ribotti, arrivato adunque co' suoi diciotto a Livorno, _ trovava tutto realmente sventato; ma la supposizione.-, che regnava di una resistenza armata nelle montagne teneva tuttora lo spirito pubblico in una certa agitazione; e ciò bastava perchè egli rifuggisse dall'idea. di un ritorno sf:'nza avere operato tentativo alcuno, lacchè avrebbegli assai più nociuto presso i suoi amici, pei casi avvenire, di quello che lo avrebbe fatto una· riuscita infelice dopo sforzi che avessero provato il suo buon volere e la fidu cia che riponeva nei suoi compagni. Nullameno non era guarì agevole il persuadere coloro che doveano sborsare danaro ad assisterlo per ricominciare da capo; tanto più • che il. Cipriani, caduto in sospetto del governo lorenese' pei suoi' replicati viaggi a Malta, avea dovuto riparare all'estero; prima a Marsiglia, poscia a Parigi.


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IGNAZIO RIB0 TTl.

Ribatti dovè sostenere a Livorno mia fotta viva. imperqccbè trovava gente disposta bensì a s·occorrer ~ gli ufficiali che lo avevano seguito, ma a condizione che se ne · andassero· per donde erano venuti, non che s'inoltrassero in Italia ad esperimentarvi nuove prove;, ed in codesta lotta ben pochi lo secondavano per la t roppa diversità di idee da cui partivano i disegni di :Ribotti e di Fabrizi che soggiornavano all'estero, e quelle che dominavano fra i patrioti che .abitavano in Italia. Ebbe l'appoggio di Paolo Fabrizi mandato a Li,vorno da suo fratello Nicola appena giunse a Malta il primo annuncio delle mutite combinazioni. Doveva egli rèoare il dissentimento al nqovo piano, ecl insi- . stere press9 Cipriani affine ·di rimettere la parte economica nelle primitivi'! condizioni. Ma, Cipriani, come si disse, non era più a Livorno ;, dimodocbè gli sforzi della sua missio!)e dovettero limjtarsi a sostenere Ribatti in quelle sue esigenze di circostanza, le quali rimasero in parte soddisfatte per l'insistenza energica del Ribotti• medesimo. · ·, Allora si distribuirono gl i ufficiali in diversi punti della .Toscana; avrebbero. agito a norma degli OI;'dini ; ve.n nero affidati · a patrioti ·che doveano a tempo 'debito dirigerli sui luoghi d'aziqne; mentre alcuni di essi, scelti espressamente per la loro speciale idoneità, seguirono Ribotti a Bologna e nelle Romagne_. , . Dominava ancora in Bologna l'agitazione pel fatto dei Muratori, ma i patrioti più influenti erano partiti o nascosti meù-tre la polizia cercava ed inferociva. Ribotti, col mezzo di popolani- da lui conosciuti neIÌa ptim;i, sua gita in quella città, pervenne a sapere con sicurezza il nascondiglio di alcuni, vi penetrò, e tro·vati qua e là pochi co~prnmessi o sospetta-ti li rin-

IGNAZIO RIBO1'1'1

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corò per tentativo novello. Ma mentre_si r iconosceva da un lato che fra' popolani esisteva tal numero d'individui - su cui fare assegnament.o in guisa d1;1, poter ~orrere un ris;hio d'iniziativa, dall'altro si constatava non esservi armi disponibili, perchè in par~e. già ~istribuite e disperse nel fatto dei Muratori , .i~. ~arte nas.coste in luogo lo.ntano e che nelle cond1z10m del_ momento si poteva dire inaccessibile. Ohe fare allora1., Abbandonare ogni idea ulteriore? . . Un caso impensato suggérì a Ribatti un colpo d1 mano dall~ cui riuscita egli credeva poter -trarre- abbasta~za di profitto da àumentare gli elementi morali e materiali che gli eran9 n ecessari per t entare qualche cosa. Era questo la presenza improvvisa di tre c_ar~ . dinali a Imola : Ainat legato di Ravenna, Falcomen arcivescovo di Ravenna, e Ma.stai-Ferretti vescovo di I~ola ed ora pontefice Pio IX. Pensò Ribotti che_ la cattura dei tre porporati sarebbe stato un buon prmGipio per le faccende; e che per- compire il_ colpQ_ avrebbe bastato lo assicurarsi il concorso d1 buon ~erbo d'individui- senza aver mestieri di molte armi., potendosi calcolare sull'effetto _di una sorpresr1 e _s~lla forza esigua che custodì.va Imola. Laonde, abbracc1~ta l'idea e comunicatala ai capi de'popolani, promise a-rmi ad impresa iniziata, eccitò chi ne avesse a for• tar,Je seco, inspirò :fiducia sull'esito _e dom~-n9ò, CI8C<!· obbedienza. In questa bisogna si servì specialmel!t(? dell'influsso esercitato da alcuni bolognesi e roma~ gnu~li çhe avevano militato in Ispagna e su .cu'. egli poteva far calcolo . per l'adempimento _?e' suoi ordini e delle loro promesse. Chiese però d1 vole.r vedere gli uomini di cui potevasi disporre in Bologna; ma per non com promettere la sua persona, e


l 22 IGNAZIO RIBO1'1'1 quindi la causa che propugnava, col farsi conoscere da un numero troppo ingente d'individui , si stabilì che in un giorno 'di festa, e in un'ora determinata , ' egli sarebbesi trovato tra la folla di un dato luogo per solito assai frequentato, e precisamente sotto il portico in S . . Francesco mentre passeggiava gente od andava ed usciva dalla chiesa vicina; e che nel frattempò i suoi futuri seguaci sarebbero passati isolatamente od a picciolissimi gruppi n~lla piazza fiancheggi~ta dal portico medesimo ; ed avrebbero eseguito un dato segno nel passare innanzi ~I monumento di un santo che ivi torreggia. In tal modo egli avi;:ebbeli veduti e ricono~ciuti; essi no.ò avrebbero saputo alcuna cosa di lui. Compiuta questa rivjsta, Ribotti reputò • bastevole il numero de'congiurati; e, questi, rispondendo al suo appello, si raccolsero nella notte fuori di Bologna, e ~~ssero con lui verso Imola, ove accordi pn:i:,iabiliti, e' la consuetudine di tener aperte anche nel buio. le porte della città, rendev_a no più agevole una sorpresa. Ma durante 1~ marcia, pas:;:ò il corriere diretto a Bologna e scortato da dragoni pontifici; per cui il drappello si nascose bensì, ma non cansò di destare s·ospetti; e quando i dragoni rifecero la strada · per ritornare ad Imola, -s'accorsero e si accertarono, sebbene diss_imulassero per tema di cader prigioni, della presenza di una banda i cui intendimenti non potevano essere di lieto augurio al governo. Giunti ad Imola, i dragoni suscitarono lo spavento nelle autorità del luogo; si chiusero le porte, si misero sotto le armi le poèhe truppe di presidio, e si adottarono i provvedimenti di sicurezza più pronti ed efficaci; Senz'<l,rmi, colle porte chiuse, coi concerti presta-

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'biliti · all'interno disordinati dalle misure della po•. lizia, n'ulla si poteva più tentare ; il ?ol~o era _f~llit~: Ribotti· allora adunò intorno a sè gh. uomm1 pm esperti ed ardimentosi; e, quasi a consiglio di_ gu~rra, si riconobbe universalmente che null'altro rimaneva a farsi se non che il colonnello coi pochi che lo avevano seguito da Spagna , e che ivi erano p~esenti , si internassero nelle Romagne per tentarvi nuove combinazioni; e che l'incarico di sciogliere la banda, Ghe in quel luogo stava raccolta, dovesse r~stare a· que' del paese ,che si trovavano appunto m quel eonsiglio. Quanto fosse ard~o e qenemerito il còmpito d_i. costoro è agevole lo immaginare ; ed è pur facile lo ' ideare quali voci seguissero le delusioni d'~n'impr~s~ tanto azzardosa, tanto deficiente di mezzi., e le cm giustificazioni non, potevansi allora in modo, _alcuno comuniGare e dovevano rimanere sepolte nel pm scrupoloso segreto. Gl'insorti si sciòlsero bestemmiand~, e il fatto rimase per qualchè tempo ignorato relati- · vamente allo scopo, al disegno, irgl'individui che lo· capitanarono, che lo diressero, che .l_o sos~enner_o. . Mentre si compievano questi avvemment1, e R1bott1, cercava tessere nuove trame nelle Romagne, il governo· di Toscana· si destava in sospetto sui nuovi arrivati da Spagna, i quali erano tenuti fermi al loro posto· dalla fiducia che avevano nel condottiero. Ma le cose stringevano a segno, sia per chi li ospitava , , sia p.ei patrioti di quei luoghi in generale , da rendere, vie più necessario il salvarli col farli prudentemente'._ e a di verse riprese, trasportare all'estero. Alcuni però rimasero in Ita.lia sino alla perdita dell'ultima speranza, ed altri si trattennero in prossimità della


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penisola, specialmente a Marsiglia,_ per ess_e re pronti a rientrarvi al primo cenno. Ribotti s'inoltrò nelle Romagne, penetrò nelle città prin?ipali , entrò in relazione con parecchi patrioti mediante commendatizie che teneva al loro indirizzo e, n~n ostante la condizioné delle cose troppo dan~ neg~rn.te ~all? male riuscite e dalla partenza deg li uom1m più rnfluenti, credè trovare abbastanza in mezzo al contrasto delle opinioni tra i più. ed i m'eno e_ner~1c1 , da fondare speranza che se avesse potuto rrnscire a promuovere qualche fatto rilevante in un luogo principale, si sarebbe ottenuto rispÒsta nel resto del pae~e per mezzo d'insurrezioni locali e di bande armate m campo aperto. Il punto che si considerava suscettibile a poter imprimere tale impulso, sia colla propria iniziativa ; sia_ per la qualità degli elemen.ti ·che ~acch~~deva., era. Ancona. Forte-zza più importante degh ;;:ati pont1ficali, sarebbe stato un bel punto di appogg10 per ogni ulteriore movimellto.; ma tutto s~ava nello_ impadronirsene. L'attùaziéne del disegno s1 ~aceva dipendere dall'indurre ufficiali,' che già partecipavano alle congiure italiane, ad assumersi l'incarico d'incominciare essi medesimi l'insurrezioQ.e, oppure a s~condare il movimento iniziato da: altri ne_lla città col mettere la fortezza in potere dei cittadini. . . Cor.. qu~ste i,?ee in capo, Ribotti andava perco.rrendo le città d1 Romagna, nelle quali si trovava poi a convegni stabiliti col colonnello Martelli e con Giuseppe Castelli che lo avevauo seguito dalla Toscana-. Entrato in Ancona, gli parve riscontrarvi buone di-~ sposi~ioni d'animo, e possibilità d'intavolare maneggi ; ma siffatte mene richiedevano tempo e mezzi .che non

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IGNA ZJO lÙ llO'l'Tl 125 erano in sùo arbitrio immediato e sicuro; e· mentre si procedeva in esse, il governo si era talmente insospettito che la di lui salvezz_a fu dovuta alla subita partenza; impèrocchè, chiamato in polizia, dichiarò che poco dopo vi, si sarebbe :re.cato, ma -invece- coll'aiuto d'a.lcuni amici uscì tosto dalla città e tornò a Rirnini ove Martelli e · Castelli lo aspetta'Vano. · Ivi esterna ai due amici l'idea di andare a Roma-ove esistevano rapporti segr~ti con una parte delle truppe del presidio e specialmente con dragoni Cl); propone l~ro di trovarsi entro otto giorni nella eterna città, ed ivi a data sera' convenire tutti e tre a Piana Trajana ' ove egli avrebbe comunicato il da farsi. Ma il valoroso Martelli che fino a quel punto avevà obbedito con, fedeltà e senza osservazioni agli ordini di Ribotti gli disse allora le seguenti parole: « .Ascolta, « mio caro; fino ad ora ti ho seguito, pronto a farmi « tagliare la testa insieme a te se ve ne fosse stato , mestieri; ma vedo che tu sei deciso assolutamente « di fartela mozzare ; ed io, voglio conservarla pe-r .• altro momento. Spero che tu non ti lagnerai di me, i. se me ne vado dopo aver compito il mio dover~ .. ) Sorrise Ribotti ed abbracciollo; indi i due amici · si separarono, certi entrambi che a nuovi casi, ·con qualche raggiò di probabilità. maggiore in mezzo ai. rischi, si sarebbero riscontrati. La morte nol permise; chè il ìvfartèlli rima~e ucciso qualche tempo dopo in Portogallo pigliando parte in un movimento insurreziona~e. Castelli però non pronunciò parola se non che di consen.so.

(1) Fra i patrioti che rnantenevai:o codesti rapporti coi milito.ti, notti,vansi un Succi ed il conte Raffi ele Pasi di F ,ten-za. ·


126 IGNAZIO RlB9TTI • -Le si,ieranze su Roma ben presto svanirono ; imperciocchè tutte le trame di quel tempo avevano subìto lo scompon,imento che siegue sempre i ripetuti rovesci. Per la qual cosa Ribotti s'imbarcò a Civita- vecchia per ritornare· in Ispagna toccando Livorno, e lasciando ovunque tra· patrioti la meritata fiducia nel suo ardimento, nel suo coraggio, nella sua volontà ferma e tenace.

VIII. "Di -questi fatti furono v_arii i giudizi ; alcuni , e special mente di coloro che non ripongono fede nelle congiure e soprattutto in quelle ordite da fuorusciti, severi. Il Montanelli nelle sue Afemorie sul.l'Italia ( 1) , c9sì si esprime : « Gli ese,mpi recenti .~ aggiungevansi agli antichi per persuaderci come • fosse malaµgurato consiglio pretendere cambiare • le nostre condizioni mediante fratellanze ordinate • alla aggressione violenta dei governi costituiti. ,, Quale altra cospirazione riunì mai forze eguali a • quelia del 43? - Una vasta affigli~zione che ab• bracciava le provincie del mezzogiorno e del centro; . • e.api energici ed audacississ1mi; concorso d'uomini • stimati di tutte le condizioni, e nessun tradimento • prima del giorno destinaho all'azione. - Eppure i • soliti malìntesi, il solito mancare di questo o di • quello, insomma quei soliti accidenti che i co~pira·• tori dicono impreveduti , e che dovrebbero essere • prevedutissimi perchè si ripetono in tutte le cospi; razioni, facevano fallire anche questa. » Il Fabrizj (1) Cap. X -

Fmtellanze segrete.

IGNAZIO 'RtBOTTI 127 invece, che tanta mano ~i ebbe 'in tutta la tela, stampava nel 1862 le seguenti parole in_ lln_ suhto di ~emorie di cui sospese poscia la pubbhcaz10ne: , La 1m• provvisa ed improvvid·a sostituziope di un combina• mento diverso dal già concertato , avvenuta per , parte di un comitato del centro d'Italia, inconscio , all'atto della missione affidatane a un. suo agente « (benemerito cittadino), sfasciò fatalmente il_tutto, e , fu poi occasione a conati d'impeti parzial~, ~is~iu_nti, , ·senza unità di combinazione, di tempo, d1 d1s~1plma. , E furono il moto di · bande negli _Appennini delle • Romagne, quello di Cosern:a, l'eroica catastrofe dei . « fratelli Bandiera e loro seguaci. ·, · Intorno al Ribatti convengono tutti gli scrittori nel lodarne l'animo forte ed intraprendente. • Percorse · , aUdacemente le Roma.gne, scrive La Farina (1), tentò ·, nuove prove, andò sino ad Ancona, ritornò a Bo:• logna, poi a Firenze, poi nuovameut_e a ~olog?a; , , qa ultimo si partì, con riputazione -dr ardire mua• bilissimo.' , Ed il MÒntanelli (2): « E certarp.ente se l'audacfa « bastasse a fare le rivoluzioni, il colonnello Ribotti , avrebbe · dovuto mettere so.ttosopra le Romagne , , poicbè maggiore ardimento di quello ch'egli al~or~ , , dimostrò non è dato concepire; ma le sollevaz10m ' . « popolari, come le tempeste dell'Oceano e le esplo~ « sioni dei Vulcani, hanno la loro ora segnata nei • decreti divini, e in questa una donna, un fanC}Ullo, , bastano a sollevare le moltitudini, le quali restansi

(1) Stoi·ia cl'ItaUa dal 1815 al 1850, lib. n, cap. 22. (2) Memorie, sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, cap. u:, Fratellanze seg1·ete.


]28 IGNAZIO RIBOT'l'I • indifferenti alla chiamata dei capi più ardimentosi, « se quell'ora dell'invisibile intervento · di Dio nel « dramma delle nazioni non- è suonata. , IX.

Nel 1844 vi furono movimenti in Cosenza che vennero tosto. repressi; ed i fratelli Bandiera, rifuaaiti a . , , ~o Corfù, s'imbarcarono per· le Calabrie, sebbene ne fossero séonsigliati molti e specialmente dal comita,to di Malta. Messo piede sul territorio napolitano, furono traditi da un Boccheciampi, e con altri sette compagni subirono il martirio per la patria italiana che volevano r edimere. In questi fatti il Ribotti non el:;,be parte alcuna. · · Ma le enormBzze del govern9 pontificio e sopratutto gli atti -iQiqui delle sue com~issioni militari, ·m isero il colmo all'innignazione, ed anco i più moderati de~idevansi ad agir.e per reca.re mutamento ad una cond izione di cose insopportabili. Nella primavera del 1845 s'ideò di pigliare le armi in riome della riforma e non della rivoluzione, sperando d'indurre il papa a concessioni col mezzo di una dimostrazione armata. A tale scopo viaggiavano emis• s arU, si raccoglievano armi e danari, si cercavano uffiziali; e mentre all'int.erno si ricorreva a uomini risoluti, quali fra gli altri un Beltrami di Bagnacavallo ed un Pasi di Faenza , sì cercò all'este.ro un prestigio nel nome di- Ribotti e de' suoi compagni di Spagna pe~ la fama .che si ·erano acquistati nel 1843. Accettò l'invito Ribatti; e ritenendo che si, trattasse _d_i rivoluzione e non di dimostrazione per una riforma, od almeno sperando di condurre il movimento a ri-

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JGNAZlO RIBO'l'l'l 129 sultame,Q.ti maggiori , sbarcò a Livorno con alcuni uffiziali fra cui Martelli e Ca;;telli. Forse i suoi intendimenti vennero sospettati dai capi della cospirazione; e 110a volendo essi spi.ngere le cose al di là di quanto ,aveano stabilito, non misero tosto a profitto il braccio di Ribotti e de' suoi, e solo, cedendo alla sua impaziema , lo fecero èondurre a S. Marino affincbè , da luogo prossimo ed immune, fos~e pronto ad a ccorrere all'annuncio di un'insurrezione che là intorno edin altre parti delle ~omagne avrebbe dovuto scoppiare. Ma i moti subivano (:}Ualche rìtardo, per cui Ribatti, stanco d'in<iugi, ando egli stesso a Rimini, si abboccò con persone che aveano mani in pasta , e r ipartì colla persua~ione statagli' in_fusa che il movimento fosse per allòra impossibile~ ,Ricondotto a S. Marino, tornò in Toscana per-aspettare gli avvenimenti che si preconizzavano prossimi a Bologna e in altri punti di Romagna, e che sembra-vano più probabili di quelli pei quali avea soggiornato a S. Marino. Ma .appena fu lontano dalla 19ieco1a repubblica, ecco insorgere in Rimini un Renzi, disarmarvi le poche truppe, pubblicarvi il mauifesto dei riformisti,, e conservare per due g iomi il possesso della città. Ma al giungere degli svizzeri e di altri pontificii, tutto finì qua;l fatuo fuoco; e 1e due bande, comandate da Pasi e da Beltrami, non durarono abbastanza da essere raggiunte da Ribotti e da altri emigrati ita·liani che si trovavano in Toscana. Quest'ultimo, inseguito incessantemente, ebbe uno scontro alle Balze coi persecutori e lo ,sostenne onorevolmente, riparando poscia coi suoi nel granducato. Null'altro restandogli a fa re in Italia, :&ibotti ritornò m Ispagna. ·

ANNO x1, voi. rr. - _9.


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JGNAZlO HH30TT!

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X. Nell'anno successivo , 1846· , s'inaugurava un'éra novella. L'avvenimento aJ trono di Pio' IX, e i fatti che dipoi si svilupparono , sono troppo recenti è noti perché abbiamo qui a trattenèrci sopra di essi . -E limitandoci a quanto hanno di relazione colla vita · del colonnello Ribotti, diremo che questi non aggiusta va fede nella sincerità o nella fermezza dei principi · riformatori, e la salute d'Italia nelle trame della setta e nello scoppio della rivoluzione riponeva. Perciò sul finire del 1847 ebbe pensiero di adoprarsi affinché uua società spagnuola si mettesse in relazione coll'I, talia, e s'interessasse, coi mezzi che possedeva , a venire in soccorso del moto italiano nel caso che :;i mettesse sulla via dell'azione che era da lui preconizzata ed ambita. Codesta. f:ICH~iP.tà era già. stata in relazi<me coì comitati .italiani nella cospirazione del 1843; e l'intervento di essa non era t'utto platonico e sentimentale, imperocchè alcuni dei suoi membri concorrevano all'opera .p atriottica per viste di speculazione commerciale, col somministrare a pagamento armi, vestiario ed altri oggetti necessari all'equipaggiamento di milizie. Ribotti riusd nell'intlé)nto; e agli u'timi di novembre di quell'anno venne in Italia insieme ad un commissario della società. Giunto a Livorno, s'imbattè per caso in Nicola Fabrizi ·il quale pure si era recato in Toscana per poter meglio da vicino vedere e giudicare delle cose secondo i princ1 pii da cui la politica sua e quella de' suoi era inspirata. Ri~otti gli esternò lo scopo del suo viaggio collo spagnuolo , e la sua idea d i mettere costui in

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IGNAZIO RIBOT'l'J 131 , relazione con un comitato centrale ch'egli credeva dì trovare. Ma il comitato non esisteva e si dovea ri~orrerè a!l,) spediente di improvvisarne uno al mo· mento. Mediante il comitato si voleva far comprendere allo spagnuolo la possibilità di passare un gio.r no ad un'azione più decisa, ma nel tempo'stesso non si voleva suscitare il sospetto negli uomini che dominavano 1~ posizione che si tentasse fuorviare dal cammino allora seguito. Attualità e progresso, questo voleasi rappresentare; e attualità e progressq, secondo le viste /di chi volea correre al di là degli intendimenti dei riformisti, rappresentava allora specialmente il Montane.lli il qua.le venne sollecitato ad assumere la. presidenza del comitato c»e si voleva istituire. Fuvvi ·a Firenze una riunione di patrioti alla quale furono presentati Ribotti e lo spagnuolo. Oltre ai vinccli morali della società progressista spagnuola, vi si trattò del concorso di P.f:lsa per oggetti materiali e personali in caso di bisogno per parte d'Italia; impe-· rocc4è certe lentezze nei governi, destavano timori nei più impazienti, o nei più oculati, che non da tutti si volesse andare sino al punto di costituire una fe. derazione degli Stati italiani e conquist&re l'indipen_d enza della nazione. - Dopo ciò Ribotti restò in Toscana, e per un tafferuglio avvenuto in Livorno il 6 ' di gennaio del 1848, al quale assicurasi che non prendesse parte , corse r ischio di essere espulso dal granducato: ma nol fu. La sollevazione di Palermo e la proclamazione di uno statuto a Napoli mutarono l'ordine delle sue idee sul modo di agire per produrre movimenti nelle provincie meridionali' e lo consi~liarono ad andare nella capitale tlella Sicilia.


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Ivi ebbe nomina di coìonnello nelle milizie isolane, -e fa mandat0 a Messinà qual comandante militare deUa provincia, locchè implicava il còmpito dell'assedi0 della 'cittadella di Messina tenuta ancora dai borbonici. La sua ptesenza -in quei luoghi fu di molto giovamento; •s ia. per la sc~rsità di uomini esperti nel rnestie-re delle armi, sia perchè cercò sempre di mitigare gli o,çlii municipali -e rendere possibile un giorno quell'~nità nazionale a cui allora si opponevano i p~'Ìncipi -autonomici. Ma non potè condurre a termine l'assedio ; impeTocchè essendosi sparsa fa notizia che grossa parte delle provincie napolitane ·e ra~o sOI:te in armi per ind'ignaz.ione suscitata dal le stragi di Nàpoli del 15 maggio, ·il gove-rno si decise per una · spedizione in · soccotso della rivoluzione di Calabria, e ne affidò il coH\ando supremo a Ribotti e il secondario al èolonnel10 Longo: Il corp·o di spedizione annoverava molti distinti patrioti ;-ma per isventura cor.:nponevasi pur abco di altri elementi assai dai primi diversi. E appùnto per -l 'indole di questi, e pel sapere che le cose in dalab:ria non erano nelle condizioni magnificate, Ribotti giudicò che l'aiuto, oltre ad essere scarso, non fosse scelto con accuratezza e quindi non atto a rimettere le sorti -di Calabria che volgevano già a tramonto i'tlfelice. Tuttavia, piuttosto per sentimento d1 •more che per convinzione, cedè alle "insistenze governative e accettò il co'm ando. Cinq·uecento siciÌiani , con sette pezzi d'artiglieria, s'imbarcarono a Milazzo sul battello a vapore il Vesuvio, e cansando con molta scaltrezza ed ardimento le navi borboniche le quali incrociavano in quelle acque, toccarono terra a Paola

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IUNAZIO .RISOTTI

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· ii 14 di luglio , e si dire~sero ver1>Q Spezzano-Albanese,, luogo eminente fra Castrovillari e Cos.e nza, e allora importantissimo perchè cuopriva Cosenza da un colpo di mano del generale Busacca il quale aveva occupato Castrovillari. I l;>orbonici tentarono sloggiare i siciliani dalla loro posi-zione , ma dopq acc anito combattimento furono respinti. I casi che seguirono non possono essere narrati meglio che colle parole dell'illustre La-Fa.rina, pubblicate nel 1~51 nella sua Storia d'Italia che già abbiamo citata. • Due giorni dopo il fatto di Spezzano, . il Ribotti traslocò il campo a Cassano picco\a città molto ben disposta a favore de!la rivoluzione; e coloro che facilmente spera.no, grandi vantaggi da questa mossa -speravano, e sommo accrescimento d.i çomhattenti. Ma il fatto non rispose alle concepìte speranze, che anzi cominciava ad apparire chiaramente come la rivoluzione fosse vicina alla sua r uina. Sorgevano dissensi,oni e discordie nei capi ; dissidenze, sospetti e sedizioni nei combattenti ; i pont&.dini in armi, essendo quello appunto ll tempo deUa mietitura, abbandonavanÒ, senza c.hieder licenza, le banqiere e ritornavano ai lavori campestri: altri parti~ijSÌ perch~ le paghe mancavano, nè aveano da loro come provyedere al proprio vitto; un corpo çomandato dal colonnello Longo, che stavasi sui confini delle provincie di Catanzaro e Reggio, scem<1,va tutti i gì: un altro ~ Can1-potanese, capita.nato dal Ma~ro, mÌ):laeciava di sciogliersi: còmpagnie intere di guardie cittadine disertavano, senza freno di castigo o vergogna, coi loro uffiziali. E frattanto i distretti di Rossano e Cotrone rimaneano .s pettatori degli ;0venti ; Moµteleone e la provincia di Reggio in mano dei borbònia:ni; la vicin~


134 IGNAZIO RIBl>TTI . Basilicata inerte; dalle altre parti del regno niuna notizia 'g iungea che <lasse ai_sollevati speranze e conforto, eh~ anzi parea in molte città si sgradisse quanto i Calabresi_per il comune bene ed onore oper11.vano. Al che bisogna aggiungere, che numerosi emissarii borboniani percorrevano le città e le campagne, l~rgheggiando di promesse e di danari, e ·parlando seéondo il bisogno_dove di perdono , do~e di libertà , dove di religione, dove di regii favori. E degli uomini pj-ù atti ad essere abbagliàti coll'apparenza della mansuetudine, che piegati con gli effetti della forza, non pochi già si maneggiavano a ricondurre il pòp,Jlo alla obbedienza del re, non vedendo come la sua clemenza· durerebbe quanto il pericolo. i • Erano in questo stato le cose di Calabria, quando i capi dei Siciliani, adunati a consibo-Jio ' a ma 00 o-aioranza di. voti deliberavano d'inviare il macraiore Scafo! bo al governo di Sieilia, perchè facesse approdare due battelli a vaporè alla marina di Carigliano, uel golfo di Taranto , poco lungi da Cassano, essendo orma i impossibile a tentare l'imba~co dalla parte del Medi, terraneo, dove incrociavano numerose navi napolitane

IGtÙZIO RJJlOTTI

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zuffà, ne1la quale di gran valore dettero prove g li Albanesi, a Campotanese dovette çar ritorno, maledicendo la sua · gente al Ribotti e chiamandolo tradi ·

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• Qualche giorno dopo ·, per avidità di combattere e per indisciplina, ma senza ordine del comandante, ima mano di Siciliani, con più animo che prudenza ,. assalivano Castrovillari, e così obbliga\'ano i loro compagni a sostenere un combattimento svantaggioso. Le conseguenze furono che i Sicilfani dovettero ri. trarsi sino a Spezzano; e che il Mileti, accorso con quattrocento Calabresi ad invito del Ribotti, non trovò più i Siciliani presso Castrovillari, e rimase solo a sostenere l'impeto dei ne mici, per lo che, dopo breve

tore » (l). Intanto i b0rbonici faceano progressi, e co,mmettevano cose orribili ed oscene al Pizzo e nella piccola terra -di Filadelfia; bcchè empiè le Calabrie di terrore e di sgomenti. « Il campo di Campotanese, continua il La-Farina, saputo che Mormano era in mano dei regii, e mancando le -paghe, s'era tumultuariamente disciolto; e quelle gole, rimaste senza custodia, davano facilità al generale Lanza di congiungersi col generale Busacca p~r assalire, Spezzano. ~l Ribotti ~Bora ab~ bandonò quel sito e si ritrasse a Cosenza, di che glienP; fece acerbo rimpròvero il comitato, e così la querela s'inasprì, che poco mancò non si aggiungesse a tanti mali 11 maggiore, la guerra Fraterna, alternamlosi in piazza · gli evviva e gli improperi i al coman~ante d ei Siciliani, contro al quale un colpo . di mosc11etto f 1,1 d~ ignota mano t irato • (2). La città non potea difendersi; pe:r cui Calabresi ~ Siciliani se ne partirono il 3 luglio alla volta di Ti riol·o ehe trovarono deserto. Intanto Nicastro apr.iva pratiche coi borbonici 1 i sollevati qua e là sbanda- .· vansii Catanzaro rifiutò di accogliere i Sici-l iaoi nelle sue mura; per la qual cosa il Ri.hotti s'accorse di nor1 poter più aspettare ,i battelli a vapore chiesti al governo, e il 7 luglio imbarcò la sua gente e le sue artiglierie su di un trabaccolo e di un brigantino presi ne1la marina d i Catanzaro, e fece vela per Corfi:1, (l) L.--F ARJXA, Libro (2) Ibicl ..

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cap. 2G.


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IGN.AZ!O l\IBOTTI

Ebbero i siciliani un viaggio infelice; una malaugurata bonac~ia li .tenne in mare per quattro giorni; soffrirono caldo estremo e sete ardente; si trovavano stivati in modo insopportabile; e quando nel dì 11 _ luglio, dopo quakhe ora di vento fresco di poppa, stavano poco distanti da Corfù, vennero scoperti dallo Stromboli, vaporè napolitano che· li cercava; il quale, izzata bandiera inglese per potersi loro avvicinare jn. gannandoli, s'impadronì dei .loro legni e 1i fece tutti _prigionieri. Quelli che aveano grado- nelle milizie siciliane furono gettati nelle carceri di Castel Sant'Elmo, gli ~Itri nei bagni di Nisita insieme ai ladri ed agli I1ssassini. • Longo e Delli Franci dice La-Farina ' ' . ' iwme antichi uffiziali dell'e's ercito napolhano, furono giudicati d? un consiglio di guerra e condannati a :morte: ma alle minacciose istanze dell'ammiraglio inglese Parker, il re commutò loro la pena in quella dell'ergasto!o a vita, Ribotti , IJuu giudicato , giace ancora nei sotterranej di Sant'Elmo (l) ; e mentre il governo napolitano strazia la sua persona, non manca chi con la _parola o con gli scritti strazi pure la sua fama, che i passati servigi resi alla causa della libertà: e le attuali sventure dovrebbero a tutti rendere ca. rissi ma e santa. Gli altri prigionieri furono chi -per 1.1uindici chi per diciotto mesi martoriati , e ve ne sono anche ora che attendcno una libera,zione più volte . promessa é patteggiata. • Ribotti stette s.:lttantaset te mesi isolato in carcere, non unito ad alcun 'compagno, non vicino a creature umane _(chè tali non erano gli sgherri del Borbone) , t}On interrogato mai da boc:ca di giudice, non con•

dotto mai rn aula di tribunale. Un bel giorno ode suono di chiavi e cigo1_ìo d'i catenfcci, vede spalancarsi 1•·uscio della sua muda, e scorge un pubblico uHìziale, accompagnato da, guardie, il quàle gl'impone , di seguirlo. • Andiamo alla morte? ~ domandò -~ibo~ti senza minima impressione di spavento. « Seguitemi e tacete ,_r isponde l'altro facendogli segno da. intimargli obbedienza. Ribotti s'incammina; e, con istupore che andava s.empre aumentando, s'accorge d-i metter piede fuori delle carceri e si vede . avviato- alla volta del mare. « Che mi vogliano annegare .costoro?» dicea fra sè; ma anche questo dubbio gli fu tolto allorquando, montato su di una barchetta, si vide condotto a bordo di un bastimento che stava per- isciogliere le vele. Gli sorse idea di deportazione; ma anche questa svc1qì all'udirsì consegnare al capitano del legno, al sentirsi _ di~e dall'ufliziale del governo ch'egli veniva lasciato in libertà e guai a lui se avesse ritoécato il suolo nacp olitano, al trovarsi in possesso di un passaporto che allora gli venne dato , e al sapere che la nave dirio-evasi a Malta. Era la prima v0lta .che vedeva faccia d'uomo dopo · settantasettè mesi di galera. Po• stosi in un cantuccio , ode alcuni parlare di guerra colla Russia: ferveva allora la guerra di Crimea essendo sul cadere il 1854. Ribotti, che non sa nulla, si avvicina al crocchio, e « Scusino, signori, di0'egli, chi è che fa la guerra alla Russia? » Gl' interrogati fecero le marav-iglie; ed uno di essi , in tuono indispettito, gli rispose: « E non si sa? Che bisogno c'è di fare questa domanda? , Ribotti si rannicchia di nuovo, e .aguzza le orecchie per raccapezzare qualche cosa. Gl'interlocutori parlano dell'imperatore, di Napoleone, dei Francesi cÒntro ai Russi , di battaglie

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(1) Oonviene rammentru·si che l'a.utore scriveva nel 1851.

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IGNAZIO RIIlOTTI

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' combattute ... ! . e allora il pover'uomo non si poté· tenere; avvicinatosi con· tutto riguardo a uno di coloro che teneano conversazione, si permise di dirgli: « Perdoni, ma di che imperatQre , di che Napoleone parlano? È tortiato al mondo Napoleone? h La pazienza scappò un poco all'interrogato il quale s'avvisò che l'interrogante volesse ::::orbellarlo, o credé aver a fare con uno scimunito; quindi diede al Ribotti alcune parole secche, e gli tolse la voglia d'interloquire per tutto il viaggio. Giunto a Malta, RibottÌ' incontra il suo antico amico Nicola Fabrizi, e prima d'in.(9rmarsi di qualsiasi altra cosa, prima di rispondere a ·qual. .s iasi inchiesta. gli domanda s~ vi era un imperatore Napoleone al mondo, e quando e come avesse que13t i mosso guerra alla Russia. Sei anni e cinque mesi erano passati per lui nel calendario, non negli avvenimenti sociali, non nel succedersi di vicende della vita (l ). . · Durante la sua prigionia, e mentre alcuni cercavano offendere la sua fama, un giovane palermitano, Stefano Di Benedetto, che uscito dalle carceri di Napoli aveva emigrato in Corsica, venne arrestato in· questn, isola ne' giorni del colpo <li Stato consumatosi il 2 dicembre; e siccome la sua salute, già oltraggiata, an . dava peggiorando in guisa da fargli credere vicina la sua fine per malattia di tisi, cosi. gli sorse il desideno di dare al mondo un'ultima testimoniar;za del suo patriottismo .; per la qual cosa ideò di lasciare erede delle sue_sostanze il Ribatti, giudicando essere questo (1) Questi particolari intorno a.Ila prigionia di Ribotti si Je,,gono . , " auch e m un breve- cenno biografico che ho pubblicato nell'A nmuwiò militare del 1865.

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il miglior atto di patriott.ica riconoscenza che egli, siciliano, avesse potuto contrapporre alle contume·lie dei detrattori. Rimesso in libe rtà dal governo francese volle cambiar clima per cercare ristoro a' suoi mali: e se ne andò in Toscana; ivi c9nsultò avvocat ì intorno al modo da assicurare l'esecuzione della ' sua ultima volontà; ma caduto in sospetto del governo toscano, venne arrestato · anch8 a Livorno e morì in prigione. Appena morto, si sparse la notizia che avesse: realmente testato a favor.e di Ribotti; ma dopo qualchA t~mpo compa.rve un testamento affatto diverso dal propalato, in ·cui fra le altre -cose si trovavano làsciti a favore del custode delle carceri in cui spirò · e del consol~ napolit; no a Livorno ; talcbè fu comuné la credenza in coloro i quali conoscevano i precedenti che il testamento fosse o falso o, coatto. I testimoni dell'atto erano tutti carcerieri e poliziotti. Moralità di governi, o di servi fedeli di . governi, dai ·quali la. povera Italia fu per troppo tempo straziata. Tornato negli Stati Sardi nei primi giorni del 1855, venne nominato capitano in soprannumero nella Casa reale degl'invalidi e Compagnie veterani, in virt ù dei decreti relativi agli uffiziali compromessi per cause politiche; ma formandosi allora in Torino una legione ·analo-italiana destinata alla spedizione d'Oriente,' egli o vi fu adoperato quale organfazatore. In questa circostanza dové andare a Malta ove la legione si trasferiva; e siccome la pace colla Russia poftò lo scioglimento di quel corpo , Ribotti tornò in Piemonte e vi sj trovò sottoposto a consiglio di disciplina. ' Egli era andato a Malta, e quindi fuori di Stato, senz~ autorizzazione del governo, e ciò costituiva u_n 'infrazione alla legge: vennti dimesso .


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XL E giunse il 1859. Il Ribotti aveva osservato l'andamento delle cose, e siccome in cima dei pensieri suoi stava la redenzione d'Italia, così , parendogli che i principii i quali informovano la Sooiet-à nazionale istituita dal La-Farina vi ci conducessero, non esitò ad · accettare il programma di questa, e vi fece aderire gran parte d'itali~ni emigrati ché. allora risiedevano a Londra. Il conte di Cavour aveva conosciuto Ribotti dopo la liberazione dalla prigionia, ne av,eva ammirato l'altezza del carattere e l'animo indo'mitQ , ne aveva apprezzato i servigi resi nel far rr0.seliti ·alla ' Società nazionale che il gran ministro favoriva e sosten.eva. Laonde , avvicinandosi i dì solenni dà lui preparati con lungo lavorio nella spedizione di Crirhea, nel congresso di P,a rigi, nei convegni di Plon:ibières, volse attorno l'acutissimo sguardo , e senza viltà di paure, senza meschinità di ~pirito di parte, cercò i veri patrioti che avrebbero potuto prestargli mente e braccia alla grande impresa nazionale, chieqendo ad essi se volevano andare con lui senza curarsi di pove venissero. Fu égli che stese la mano a Garibaldi capitano di repubblica, fu egli ohe chiamò a se il Ribatti condottiero nellè cospirazioni. Le menti eccelse çhe concepiscono sublimi proponimenti, uniscono gli elem:enti anco disparati, e se ne seFvono ·per quel tanto che questi hanno di comune -rra lor0 e che t~nde ad ott'epere -ii risultato ·c he si sono prefisse; sanno di poterli domare, sail,Do cli poterli dirigere, quindi non ne temono le scappate, non ne paventano gli slanci che fosse:i:o un po' <lisordinati.

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141 Il çonte di Cavour avvertì Ribotti che presto avrebbe pa,rte al-le prossime campagne con grado elevato; e siccome nei ducati si era stabilito di operare un movirhento, ed il comitato parmense della Società na.zionale voleva salvar intatte le truppe indigene a benefizi• della causa italiana, Cavour, sciente di quantQ era avvenuto negli antichi moti delle Romagne, decise che il Ribatti , con alcuni uffiziali fidati , si recasse segtetamente a Parma, ed ivi attendesse e sollecitasse -gli ·a vvenimenti come abile ed esperto in si ,difficili maneggi. Ma una grave indisposizione impedii. a quest'ultimo di togliersi pel momento da Torino ; e fo sventura, perché avrebbe esercitato grande, influsso, e persuaso forse le_truppe a lasciarsi condurre a Pontremoli e poscia in Piemoòte evi-tando o~cillazioni dispiacevoli e mal fondatei Scoppiava in quel torno un moyimento a Massa ed a Carrara; ed il Ribotti, rimesso in salute, fu mandato :.:ol grado di colonnello in quella provincia con una compagnia di Real navi ed una del genio, a cui se ne aggiunséro due di toscane e un po' di guardianazionale · genovese. Era comandante ·s uprem0 deB.e truppe toscane Girò'lamo Ulloa, che pe.r la spedizione sicliliana in Calabria ~i ,era duramente espressQ contro il Ribotti; ma questi, dopo guerre onorate in Portogallo ed in Jspagna per la causa della libertà, do.po - lunghi strazi sofferti nei sotterranei di Oastel.Sant'Elmq pel medesimo principio, moriva generale italiano, rispettato ·e d onorato da tutti, · mentre qnegli, a piedi del Borbone di ~apoli, picchiavasi poi il pett? a Roma pro~stando pentimento. Non si poté agire direttamente nei ducati, perchè l'Ulloa, richj.amò le due compagnie toscane app~na ebbe sentore dèlla;-·venuta 1GNAZ!O RIB9TTI

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e degli intendimenti di Ribotti. Vi, volle l'imperiosa volontà del conte di Cavour perchè tornassero nel massese quelle truppe, alle quali pe.rò l'Ulloa diede ordini di limitare le operazioni a sola difesa. del terr itorio di Massa. Intanto si cominciò in questa città la formazione di un corpo sotto la denominazione di Cacciatori della Magra, mediante volontari che dalle diverse parti d'Italia erano accorsi in Piemonte, e che non furono compresi nel corpo dei Cacciatori delle Alpi il cui ordinamento era già compiuto. Stavano allora i soldati . estensi, comandati dal Casoni, in qualche punto dei gio,g hi appenninici; per .cui il Ribotti mosse coòtro di essi, e con alcune fucilate d'avamposti li ridusse a ritirarsi e ad abbandonare Fosdinovo. Nello stesso tempo andavansi combinando le cose per un movimento in Pontremoli (l); e siccome il conte di Cavour aveva ingiunto al Ribotti di occupare man mano i paesi che si pronunt;iavauu per la causa ' italiana, questi interpretò_in largo senso le istruzioni del · ministro , aiutò i movimenti, si portò fino a Pontremoli, e mandò avamposti alla Cisa ove si trovavano I i parmensi che si ritiraron0 a Berceto. Ivi queste truppe ducali si sbandarono, ed abbandonarono due pezzi d'artiglieria senza colpo ferire. Alla fine di maggio tutta la Lunigiana modenese e parmense era pienamente libera. La vittoria di Magenta avendo determinata la ritirata degli Austriaci dai ducati, Ribotti discese a Parma coi pochi Toscani e Piemontesi che aveva, non tenepdo (1) In ·questi concerti prese pa.rte attivissima l'egregio mio amico · avvocato Amos Ronchc.y, orn deputato _al Parlamento italia no.

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IGNAZIO IUBOT'l'l

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più sotto ai suoi ordini le guardie nélzionali genovesi ch'erano ritornate in patria in fin di maggio pel pro-g ressivo ordinamento dei Cacciatori della Magra. Il deposito di questi venne trasferito a Parma, ov~ Ribotti si diede alacremente ad organizzare questo novello corpo, che doveva far parte, insieme ai toscani, delle truppe comandate dal principe Napoleone. Egli nel tempo stesso assunse il comando militare nei duca-ti, e suddivise la compagnia Real navi fra Reggio e- Modena. Alcuni ·giorni dopo trasferì in quest'ultima città il primo reggimento dei Cacciatori e poscia anche il deposito, istituendo nel tempo stesso a Parma il deposito del secondo r eggimento. Siffatta traslocazione ebbe luogo pel maggior bisogno d'aver truppe nel · modenese in causa delle mene reazionarie che si praticavano specialmente fra i campagauoli ~elle "basse terre , ed . a motivo. che :Modena era sede · centrale e · , principale del governo del~e diverse città dell'Emilia. Intanto si combatteva e si vinceva dagl'italo-francbi la grande e memorabile battaglia di Solferino e S. Martino· e mentre le speranze si aprivano alla totale li' . berazione della terra italica, ecco sorvenire inaspettato ~ l'armistizio che tutto lascia di nuovo in forse ed in~ompiuto. Fu allora che Farini, commissario regi.o nelle provincie dell'Emilia, concepì l'ièlea luminosa di sottrarre la parte d'Italia da lui governatia alle conseguenze di quella tregua infausta, .e svestendosi del carattere di rappresentante del regno subalpino assunse quello di Dittatore indipendente e creò uno stato novello , e libero di disporre delle proprie sorti. Allora Ribot.ti, con lui d'accordo e col conte di Cavour, non tornò i n Pie1110ntc., tenne con sè i cacciatori della


144 IG-NAZ10 RIB01~l'i Magra, e. non fece conoscere ad alcuno, nemmanco ai -1,uoi più intimi amici, come tutti gli uffiziali, di cui gran parte aveano brevetto sardo, si ·mettessero in posizione da rimanere un giorno senza grado e senza impiego. Mandò nel :Mirandolano , ai confini del iertitorio rimasto agli Austriaci, il .primo r eggimento dei cacciatori, composto di circa povecen to uomini male armati, ed egli stesso andò a pigliare stanza in Mirandola, perché voleva veder tu't to da vicino, assettar · tutto, stare di continuo in mezzo ai suoi soldati, nel tempo medesimo fe' venir~ il secondo reggimento da Parma ove stava ordinandosi, e lo diresse a Carpi. · Il 30 luglio venne assunto al grado di maggior generale per decreto del dittatore. L'armistizio avea prodotto uno sbaiordimento generale; le speranze dei reazionari si •rianimaro.:io , ed i loro intrighi, fattisi più attivi, prepar~rono un movimimio a favore dell'antico ordine di cose. Nel giorno 5 ag0sto si pubblicava dal governo dittatoriale un decreto col quale ordinavasi l'istruzione nel maneggio delle armi per tutti coloro che si trovavano nell'età dai 18 ai 25 anni. Questo bando, un po' oscuro nella sua forma., .:.v enne sinistramente interpretato dal volgo, e produsse mal umore .s pecialmente nelle ·campagnP, ùve i preti , obbligati a darne lettura dall'altare, lo c ommentavano a loro capricci-• , e dicevano essere chiama:ti ad arruolarsi nelle truppe tutti i giovani tiell'età indicata. Allora'." i villici di San Martino da ' Secchia, della Motta di Roveredò, di Cortile, e di Sant'Antonio Sozi igalli, tumultuarono; e nel pomeriggio del dì 8 agosto, raunalfsi in quattrocento circa, mossero a)l'abitazione del sindàco di Cortile, armati in piccola parte di fo-

IGNAZIO IUBOTTI 145 cili <;i nella maggior parte di forconi, di marr e, e di mannaie, e s'impossessarono delle armi destinate al servizio della guardia nazionale. Indi volgeano i passi verso la casa di Giuseppe Costa Giani posta in San Martino da Secchia, ed ivi con pari violenza tolsero le armi e le munizioni della guardia nazionale di cui il Costa Giani era comandante; e spiegandQ il vessillo della rivolta, si divisero _in tre o quattro tur be guidate da indivi'd ui che erano stati sergenti e caporali nelle disciolte milizie estensi di campag na (1), e si diedero a per correre le terre circonvicine schiammazzando viva a Francesco V , morte ai liberali, abbasso i giacobini ed i carbonari. Avvertito il dittatore del moto tumultuario, spedi 0rdini al Ribotti, di procedere all'immediato disarma-.

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(1) Queste milizie volonta,rie furono istituit e da Francesco IV dopo la rivoluzione del 1881, allo ,copo di armD,rè i villici con tro

i cittadini in genere e i loro padroni in ispecie. La loro creazione venne ispirata al duca dal medesimo principio secondo il quale due lust ri dopo agì in Gallizia l'arciduca Ferdinando suo frat ello, lasciando di sè una memoria infaÙsta, che fece dimenticare la fama del valore da lui dimostrato nell' uscita da Ulma. I militi erano una specie di guardia nazionale campestre: _ignoranti, prepotenti, dissennati, commettevano opere inique e spesse volte ,ridicole. Ucci- • sero un ca.pita.no austriaco, Zanoni, che poco distàute da Modena girava in abito borghese per amori clandestini: gli chiesero la carta in allora prescritta per potersi allontanare dal la città; il capitano si diè a conoscere, e osservò che i pochi passi da Modena esimefano da ogni salvocondotto; e com'essi insistevano, e pretendevano ammaunettarlo e condurlo in polizia, lo Zanoni oppose resistenza; é que' forsennati si valsero tosto cieli e armi, lo stesero a t erra a colpi• di fucile, lo finirono a punta di baionetta. Così si t utelavano le vit-e. Un altro fatto ca.r atteristico è il seguente. Il conte F rancesco Cil-lltuti , regnando ancora Francesco IV, trovavasi in ca.m'pa.gna a due o tre miglia da Modena e s61vcglia va la cli visione del grano ANNO

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146 IGNAZIO RlBOTTI mento dei rivoltosi, gli conferì poter e illimitato e facoltà ,ancora di far fucilare quanti fossero presi colle armi alla mano contro aUe .truppe. Ma il Ribatti che àvea già. avuto sentore di quanto accadev.a, .non avevai aspettato gli ordini da Modena, e colla scarsa tr uppa di cui potea disporre, se n'era ito ,nelle vicinanze delle ville insorte; mentre, per suo comando-, alcune compagnie di guardie nazionali sotto la guida di Giuseppe Rocca, ed un battaglio~e di cacciatori della Magra· condotto dal çolonnello Ceccar ini, muovevano da Carpi alla stessa volta, cercando d'impedire agl' insorti cli raggiungere il confine austriaco, e spingerli · verso Secchia n'e lla direzione di Motta e · di S. Prospero, ove il ·gener ale Ribotti erasi _collocato colle sue truppe.

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co' suoi mezzadri. Pai•ve al conte che ii frumento fosse in quantitì~ minore· cli quello che a veva veduto il giorno priuia, e c,;hic~~ ai c,;uutadiili se tutto Io avesser o p osto nell'aia, o se ne avevano a.ncora serbato in- qualche luogo. Sebbene l'osservazione non avesse carattere di offesa, i villici fa vollero punita e si vendicarono. Uno di essi era milite; andò a raunar e altri suoi compagni, e, 'Vestita l'assisa e piglia.te le armi, si recò con essi pre. so il conte e gli chiese la carta di si,cur ezza. Il povero galantuomo r imase stupefatto; nuJla • gli valse il far osservare com'egli, trova.ndosi in casa propria, non avesse mestiere di car ta alcuna; i militi lo attornia.rono , e gl'imposero d' andare sèco loro a .Modena i n polizia. E s'a'i•viarono. Giunti alle porte della, città , cuoceva al Cantuti il fare un'entrata trionfale di quella specie; e, colto un momento oppor tuno, tliè una spinta agli uomini çhe lo guarda.vano a destra ed a sh1istra, e a tutta. corsa se ne foggì da.Be loro ma.ni. · Allora. i contadini ad inseguirlo ed a gridare « Dàll-i al padrone, piglia il padrone, dàll-i, dàlli! , ed il pa:clrone a correre per le v-ie, e ~ercare scampo nella polizia medesima contro gli attentati di quegli stolti furibondi. Che avvenne? 11 conte Cantuti fu messo in carcere e vi stette parecchi giorni: ciò per osservazioni fatte intorno a cose di sua proprietà: e così si tutela-vano le sostanze.

147 Per questo C(:llere ed in aspettato movimento, i tumultuanti perdettero ogni scampo e non opposero alcuna resistenza : gettate le armi, · si diedero a fuga precipitosa, e fu ventura per loro se molti non annegar:ono nella Secchia che passarono · a nuoto . Alcuni si nascoHero nelle macchie, altri ne' campi, altri persino sopra alberi fronzuti; pit1 di cento, fra cui alcuni preti, vennero arrestati e condotti alle carceri· di Modena, di Carpi, e di Mirandola; ed il movimento insurrezionale, cominciato alle 3 pomeridiane del giorno 8 acrosto era già totalmente domo e sventato nel suso ' seguente •mattino . Quelle ville vennero poste in istato d'assedio che durò circa un mese; e fatta un'inchiesta pèr conoscere i promotori colpevoli del disordine, dieci o dodici fu. rono condannati a parecchi am1i di carcere dalla corte d'assisie, e posc-ia ridonati a~ libertà per regale IGNAZJO Hll3OTTI

indu'lLo.

La stampa non potè impadronirsi dei fatti accaduti; e fu savio divisamento del Ribotti e del Farini , lo . inter porsi afliuchè non si strombazzassero e non s'ingigantissero; in tal modo si ovviavano interne difficoltà, e non si dava arma alla diplomazia avversa di farsi forte presentando lo spettro dei malcontenti. U contegno di Ribotti in questa circostanza fu oltremodo encomiabile: la saviezza nelle disposizioni, la celerità nella r epressione, salvarono da una lotta, che, prolungata cli qualche giorno, avrebbe potuto recare ecrrave nocum ento alla causa. dell'Emilia, e, per eonseguenza, d'Italia. Mentre l'Emilia andavasi ordinando civilmente sotto le redini di Farini, e militarmente sotto quelle di Fanti che aveva assunto il comando supremo dell e ANNo, :x,, voi·. 11. - 10'" ·

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148 IGNA ZJ~ RJBO'l'TI / truppe della lega, un fatto tremendo venne a turbare - lo svolgimneto regolare e tranquillo dellG cose. Il conte Anviti, già colonnello al servizio dei Borb_oni di Parma, passava per que~ta cìttà ove si era accumulata una piena di odii per sua,Stoltezza e nequizia, e vi veniva trucidato a furia di popolo. Questo -avvenimento commosse Italia e portò eco in tutta Europa, ignorandosi qual uomo triste fosse stato l'Anviti, é quanti dolori avesse arrecato a moltissime famiglie parmigiane. All'annunzio del fatto il conte di Cavour, dalla sua villa di Leri, diresse per telegrafo a Farini le seguenti parole: « Manùate Ribatti a Pai;ma, · e confidate· intieramente in lui ; » e Ribatti andò a Parma ove rimase una ventina di giorni; ma nulla vi el)be a fare, perché la città, rinvenuta dall'istantaneo furore, avea rimesso gli spiriti in calma dopo la terribile punizione. Intanto, la di~persa soldatesca durnle, insieme a renitenti alla leva istigati da clericali , andavasi aggirando nelle montagne del Piacentino e dava alcun che 'a pensare; per la qual cosa il generale Fanti diè incarico al Rihotti di rimettere l'ordine ch'era stato sconvolto, limitando le sue istruzioni a questa frase laconica e significante : ,, Ella sa come si trattavano queste faccende in Ispagna. » Ed anche le montagne piacentine, corse per breve tempo da colonne mobili, vennero compiutamente liberate dai malviventi. Il generale Garibaldi tro4-'avasi allora nell'Italia centrale; e sebbene vi comandasse le truppe della lega con subordinazione a Fanti, occupavasi più specialmente di quelle della Romagna, mentre Ribatti avea sotto sè quelle dei due ducati. Non sapeva egli -farsi ragione della necessità di proèedere con moderazione,

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e di non oltrepassare i confini che per quel momento

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erano segnati dagl'innovatori; laonde diè ordini segreti perché s'irrompesse nelle Marche. Venutone in cognizione il governo dittatoriale, incaricò Fanti di opporsi al movimento riputato inconsulto, ed il generalissimo spedì telegrammi in cifra,_ a tutti i capi di corpo ingiungendo loro di non obbedire ai comandi di Garibaldi; e per essere sicuro che le, frontiere marchigiane non sarebbero varcate, vi mandò il Ribot.ti con una d ivisione composta della nuova Brigata P'orlI, dei Cacciatori della Magra divenuti Brigala llfodena, del novello reggimento di cavalleria Vittorio Emanuele, di un battaglione di bersaglieri ed una brigata d'artiglieria. Queste truppe assunsero la denominazione di Divisione altit'a alle frontiere deU~ .Marche. Prima di portarsi ?- Rimini ov'era diretto, Ribatti accompagnò Farini a Bologna, ove fra il dittatore e Garibaldi si venne _a,

spiegazioni che asmmsero carattere acre e v iol,ento;

in seguito alle quali, Garibaldi, vedendo che nell'attuazione dell'idea sua non sarebbe riuscito, diè le sue dimissioni e si ritirò negli Stati Sardi. A Rimini il Ribott i organizzò sollecitamente comitati -nelle Marche , i quali riordinav~;no e dirigevano le forze insurrezionali, preparando il terreno per, gli avvenimenti futuri. Era pure suo intendimento di fare un colpo di mano per togliere il forte di San Leo ai papalini; ma ne lo distolse il Fanti , scrivendogli di attendere perchè vi era anche troppa carne al fuoco. Correva il gennaio del 1860.


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IGN AZIO· tllBOTTI

XII. Alla fine di febbraio Rosolino Pilo fe' scoppiare in Sicilia le prime sci!)tille della r ivoluzione. Allora il generale Fanti, in nome ciel conte di Cavour, scrisse nel marzo a Ribotti, domandandogli se avrebbe date le dim issioni, e .se sarebbe andato in Sicilia ad organiz• zarvi l'insurrezione. A proposte di simil fatta, ehe ardire, intelligenza e coraggio richiedevano, sapeasi come avrebbe risposto_il · Ribotti; accettò, con riserva di combinare sui mezzi. Fattasi in q1,1ei giorni l'annessione dell'Emilia al · regno. di Vittorio Emanuele, la divisione delle Marche, il cui comaodante Ribatti era stato promosso a luogotenente generale sino dall'8 marzo, fu mandata a Piacenza assuri1endo il nome di 12' attiva, e da Piacenza il generale Rihotti si recò a Torino per tratta.rvi intorno a lle faccende di Sicilia. Ma ivi si seppB che Garib ddi, eccitato dai suoi amici. sarebbe andato egli medesimo nell'isola , ed allora Ribatti• se ne tornò a Piacenza persuaso che il prestigio del nome di Garibaldi, e l.e doti singolari di qoesto capitano, avrebbero condotto a felice risultamento i movimenti della Sicilia. Spaventato dai progressi della rivoluzione, il re Francesco di ~apoli bandì la costituzione nel regno, e mandò due rappresentanti a Torino per istringere alleanza con Casa Savoia sperando con ciò che l'aura popolare gli si rendesse favorevole, e alla parola sua si aggiustasse fede dall'universale. Cavour acconsenti. a trattare; ma prevedend o l'imminente ruina dei BorLoni, e non fidando_in una gente cbe aveva sempre a mano lo spergiuro, mandò a Napol.i uomiui esperti

tGNAZiO RlBOT'l'l

151

ed influerJti, affinché, richiedendolo le circostanze , spingessero il movimento verso l'unità, e gli sforzi ·di Garibaldi aiutassero. In siffatta occasione anche Ribotti µart~ per Napoli, vi prestò _utili servigi, e vi soggiornò sotto norne falso perchè l'ambasciatore na.politano a Torino non volle apporre la firma nel· suo passa porto. Tornato da Napoh, si occupò ·esclusivamente della sua divisione, la quale si trnsferì a. Modena e vi stette sino allo scioglimento delle divisioni attive. · subenm trate le territoriali, il. generale Ribatti rimase sino al finire dei suoi giorni al comando di quella di Modena. Ma la vita in tanta guisa travagliata, er:a affranta· dai dolorosi patimenti che per la causa della libertà. dovè soffrire nelle · segrete di· Napoli. Già la penna umanitaria di Gladstone ba descritto cogli orribilj caratteri del vero la condizione delle carceri borboniche e dei carcerati politici ivi racchiusi; i quali, rinserrati , in orride tane, si trova vano condannati a marcirvi Ìentamente, ed a - chil.\dere i giorni fra le squallide pareti, od a morire poco dopo esserne usciti. L'aria ma.l sana, l'umidità. del terreno, la reità del cibo, guastarono il sangue al po-vero Ribatti, e nella rnuda di Castel Sant'Elmo gettarono in lui il germe di un'erpete che doveva poi fat almente svilupparsi, r iper cuotersi all'interno, e spegnerlo. Parecchi anni di svariate cure mediche non valsero a vincere il morbo; il quale avea preso tale un impero sulla persona , da conquiderlà e metterne in d ubbio l'esistenza. Prescritti all'infermo i bagni di Loeche, si trovò agli estremi a -Brigne mentre ritornava più ma l mésso dallo stabilimento balneario; e vicino a qualche amico, .fedele e addolorato, esalò l'ultimo respiro avendo in mente , in cuore, . ed in bocca, q uell'Itaiia

..


152

I'

ÌGNAZIO RIBOTTl

che aveva tanto amato, e il nome delle due sue figlie che dopo l'ftali'a formavano il supremo suo pensiero. Fu eccellente solda~o, ufficiale determinato e fermo nelle risoluzioni. · Un po' lento _nelle circostanze ordinarie, nelle sftraordina_rie era energico e pronto. Ardito e intraprendente, vagheggiava Je · imprese generose ancorché arrisèhiate, e perciò esercitava molto influsso sull'animo della gioventù. Amico cordiale, dotato di animo eccellente, era fa cile sì al 'r isentimento ma fa. cilissimo alla riconciliazinne ogniqualvolta avesse potuto prenderne egli medesimo l'iniziativa personale e cavalleresca. Il carattere per indole faceto, divenne più serio e di quando in qmmdo tinto di mestizia dopo i mali della subìta prigionìa. ' Fu · deputato al parlamento nazionale nella settima e nell'ottava legislatura pel collegio di.Sant'Arcangelo prima, per quello. di Guastalla dipoi. Serr: pre indipendente, il suo voto fu slegato da qualsiasi riguardo che non fosse concorde alla· sua coscienza. La sua morte fu sentita affannosamente da quanti il conobbero; Modena che l'ebbe per parecchi anni fra le sue mura, ne aveva apprezzato altamente le doti, e dalla luttuosa catastrofe si trovò commossa e dolente. Modena, marzo 1866.

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I'

NOTIZIE STATISTICHE SU[

~ PIUNCIPALI

ESERCITI EUROPEI

CONTUIUAZtoNE

(1).

Segne CAPO II. DELL'ESERCITO :PERMANE~TE.

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mum.

I

CE_sARE R ov1GHI,

capitano

Professore d'arte e storia 11iilitare nella scuola di fcmteria e cavalleria.

I diversi rami in cui si ripartiscono le truppe, sono: 1. Truppe com battenti; 2. amministrative; 3. per la sicurezza interna del paese. (1) Vedi Rivi.sta militare italiana, anno u, vol. vol. n, pag. 35.

1,

pag. 36 e


· 1_5 4 .

155 () Il Direttore dei Conti e i Sergenti Contabili; g) L'Uffiziale d ' amministrazione e il Provveditore; h) L' Auditore; i) Il Cappellano; k) Finalmente appartengono allo Stato Maggiore tutti gli individui della bassa forza, che a motivo delle loro occupazioni, non fanno ser vizio colle frazioni di truppa in cui figurano sussistenti. SUI ' pmNCIPALI ESEilC!Tl E URC PEI

NOTIZIE STATJSJ' JCHE

4.

-

TRUPPE COMBATTENTI.

Le truppe combattenti si ripartiscono in truppe di Fanteria, Cavalleria, .Artiglieria e Truppe Tecniche. Tutte queste armi per quanto concerne la loro or• gauizzazione hanno dei rapporti d'assieme corirnni fra 1 loro; dei quali faremo cenno prima di dare di piglio alla descrizìone più in particolare della com posizione di ogni singolo gruppo. I combattenti assegnati alle varie qualità formano delle unità dietro leggi già stabilite. Queste unità raP.presentano tanto sotto il rapporto militare quanto amministrativo, un tutto compatto, cioè un corpo di truppa collocato sotto gli ordini di un comandante. Ogni corpo di truppa ba uno stato maggiore, e quindi altre parti inferiori strettamente fra loro collegate. Insieme allo stato maggiore, che è incaricato di promuovere il buon andarnepto del servizio , sono messi a disposizione del comandante di un considerevole corpo d1 truppe_, i seguen ti organi: a) Gli Uffizial i Superiori dello Stato Maggiore, che coadiuvano il comandante di corpo; b) Gli Aiutanti che intendono al buon andamento del servizio; e) .L'Uffiv.iale arruolatore che completa il corpo di uomini prelevandoli da un dato circondario, · cioè l'Uffiziale che oltre ad occuparsi dell'arruolamento si occupa pure della posizione degli uomini in licenza, in conged0 illimitato o in riserva; d) Il Persoqale Sanitario; e) Veterinario;

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• !-"OTIZIE ST ..UIS1'1CIIE ECC.

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157


158

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NOTIZIE STATISTICHE

159

SUI PRJNGIPALI ESE:ROITI EUROPEl

Ordint•, Gerarchico 4Mh B·1ssa Forza combalt,nie eTruppe d'Amministrazione e di Pubblica Sicr1rczza l

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POSIZIONE DR! GIWPPI DEI D:IRS' UFFIZIAL!

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Caporale Caporale Trornbett. Trornbett. di di batteria batteria Capo-officina

Furiere inagg.

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Capol'ale Scelto Cornista di battagl. PionierEl scelto

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'/'J'ombettie i·e di compagnia Cannoniere sup,J riorc Cannoniere infot iorc Conducent<, d i l' e 2• classe Conducente q uadruped i a mano · di 19. e 213 clas s (~

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l'ru:ivo \ Gendarmeria . di ( Corpo militare delle gua.r-•c~rbta die di polizia pu tv:i .

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Semplici soldati

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160 NOTJZlE STHIS'flOHE Suddivisioni inferiori. - Tutti i .corpi di truppa , a~lorchè si guardano nel loro intimo assetto, presentano !mddivisioni inferiori che assumono vari nomi e quelli prescritti dai regolamenti qelle diverse armi. Denominazione dei diversi corpi di t1·uppa. - I corpi di truppa della stessa arma sono nuìnerati dall'uNo in poi progressivamente, e portano il nome del loro proprietario. Effettivo . - · Il numero degli Uffiziali, Bass'Uffiziali, soldati, dei cavalli di servizio, il numero d1 tutti oli o organi degli stati maggiori dell'esercito addetti che siano alle truppe per ragioni di servizio, costituisce l'~ffettivo dei corpi di truppa. L'effettivo per ogni corpo di truppa è fissato p•3r legge. Essenzialmente si distinguono i seguenti effettivi. Il totale della forza in uomini e cavalli appartenenti ~ un corpo di truppa è formato dall'effettivo che figura nel r egistro RUOLO (Grundbuchsland) . Desso • Registro o Ruolo deve indicare il numero della forza in i.10mini occorrenti a conservare al completo l'cirganico fissato sul piede di guerra per ogni corpo di truprja, computandosi in esso un 4 0/0 in più onde sopperire alle diminuzioni che ordinariamente si sogliono manifestare. · Nel Registro RUOLO (Grundbuchstand) devono esser.e annotati tanti uomini di bassa forza quanti potrebbero essere addiman<lati da ogni corpo di truppa e di ciascun'arma, nel caso si dovesse costituire qnei corpi di battaglia che sono indispensabili ad ogni arma allorchè trasmuta la sua formazione dal piede di pace al piede di guerra. In un cor:po di truppa pel passaggio da1l'ordinamento di guerra a quello di pace, molti uomini r estano in sopranumero; questi uomini sono inviati in-

SUI PRINC IPALT E SERC!Tl1 E UROPE I

- 161

congedo iljimitato . Dessi costituiscono un effettivo speciale . Devesi finalmente distinguere fra l'effettivo combattente e non combattente, di cui il primo comprende quella parte deWeffettivo disponibile cui spetta di prendere direttamente parte agli atti della vera guerra. Quali siano gli individui . che appartengono a questa ·categoria risulta dalle des~rizioni che faremo seguire in dettaglio per ogni singoJa arma, dando in analoghi prospetti la forza dei vari loro effettivi.

1. - Fanteria. La fanteria dell'esercito austriaco, se si . eccettuano le truppff confinarie, c.omponesi di fanteria di linea è cacciatol'i. , . 'La fanteria di linea conta 80 reggimenti tutti egual.mente organizzati. I reggimenti hanno un numero progressivo; portano il nome del loro proprietario. La formazione dei :eggimenti diversifica dal piede di pace al piede ,di guerra. Sul piede di pace ogni reggimento d i fanteria · di linea è composto: , lQ Di uno Stato-_Jvfaggiore; . 2° Di quattro battaglioni di cui ognuno ha il suo Stato Maggiore. Ogni battaglione è di sei compagnie; 3° Di un quadro di deposito: Sul piede di guerra è composto il reggimento.: 1° Del.lo Stato Maggiore del reggimento; , _,;,. 2° Di quattro battaglioni; 3° Di una divisione di deposito. Il reggimento _è comandato da un Colonnello; i pat-


162 NOTIZIK ST.1.T!STICHE tagliòni da _1:1n Luogotenente Còlonnello o .Maggiore; le compagme ,da un Capitano di 1" o di 2" classe Ogni battaglione ha la sua bandiera. · · Ogni compagnia è ripartita in quattro sezioni. Due compagnie formano una divisione. La divisione ha in Austria una importanza considereyole sotto il punto di vista tattico, perchè 'è già usata quale Yalida e potente unità di manovra. · Ad ogni reggimento è assegnato un Circondario di Arruolamento. Nel perimetr~ di questo Circondario il reggimento può completare la sua forza coscriYendovi indiyidui che parlano fo stesso idioi;na. Ogni uffiziale del reggimento oltre la lingua tedesca che gli deYe essere famigliare e che è la officialmente prescritta, è tenuto · a conoscere anche la lingua parlata nel reggimento dalla bassa forza. . Tre battaglioni riuniti formano il reggimento che esce in campo a combattere; il quarto battaglione di ciascun reggimento è destinato al presidio delle fortezze dello Stato. La divisione di 'deposito che rimane sempre ferma in un~ stazione già fissa del circondario assegnato ad ?gni reggimento per potersi completare, si occupa della levata degli uomini tenuti a marciare dell'istru,zione e dell'inYio degli stessi al corpo, d~ll'a~ministraziooe, conserva?ione e conteggio del vestiario ed ar.mamento,-noncliè delle relatiYe provviste in aumento degli bggetti -di prima necessità. _ In te~po di pace, in cui della divisione di deposito non esiste che il quadro , tutte queste attribuzioni passano al q_uarto battaglione del reggimento, il quafè.: deve essere dislocato nel Circondario in cui il reggimento ha diritto di portare al completo la sua forza.

163 sm PRINCIP!LI ESE.RC!1'1 EUROPEI Le reclute in tempo di pace non ve~gono. istruite 1·1 battaalione dislocato nella stazione c1rcoqdapresso o . . le d'arruolamento ma 10· sono al regg1me':}to. nall quadro del. deposito in tempo di pace _f?rma lo scheletro della divisione di deposito da crearsi m tempo , di guerra. (G d Nell'effettivo contenuto nel r egistro RUOLO. ru_n buchstand) di ogni quadro ' di deposit? Yiene rnsc~1~ta la forza -che avendo compiuto l'obbligo ~el serv1z10, ha fatto passaggio nelle categorie della. nserya. . I cac6atori sono composti di un reggnnento, e d1 32 battaglioni. . , Il reggimento Cacciatori porta il nome_dell Imperatore. Nella sua formazione di pace ha uno Sta~o Maggiore reggimenta.l e, sei batta~lioni d_a campo, .ciascuno di sei compagnie ed un quadro- d~ batt~gl10ne de_posito. Nella sua formazione sul p1ede . d1 guer~a i~ battaglione di deposito riceve uno sviluppo d1 set Compagnie. . . . a· I 32 battaglioni Cacciatori da camp_o m temp.o i pace, oltre lo Stato Maggiore, h~nno sei compag?ie ~d un quadro di comIJagnia deposito, la quale ultima m tempo di guerra trasformasi in una comR_kta _compa~ gnia di deposito. . . .· Ogni battaglione di Cacciatori da _carr:po _forma per se stesso un corpo tattico amministrativo md_1pendenty. I Battaglioni Cacciatori non hanno ba~d1era. ~ Il reggimento Cacciatori Impèratoro s1 complet~ ·~ forma nel Tirolo e Vorarlberg, gli altri ~2 ?attagl1om ripetono il loro effettivo dai C!rC'ondan ~1 Arruola~ rilento dei reggimenti di fanteria,- p~r~ iu tal~ ma. battaalione riceve uom101. parlanti una mera che 0gu1· · o _ stessa lingua. ·


164

NOTIZIE ST.,\ TJSTICT!lì

SUI PRJNCIPàLI .ESERCt'rI EUROPEI

165

PROS P ETTO DELL 'E FFETTIVO di una Compag1~ia di lla_ttagli~, di una C?mp11gni11_di Deposito sia di Battaglione• di Divisione; di un ,1u~dro cli Cot~pagni_a e r~lativ~mente della Compagnia d1 De110s1to d1 1111 Reggnnenlo d1 Fantrriil, del ncirgimenlo lltt.iatori lmpei·atorn e d1 un fMlaghonc d1 Cacc1alor1 da campo. UGCII. CACCIA'l'OR[ lil!PRRUOR!l BAT1'AGLI01iE CACCUTOlU DA CAl!PO

REGGIMEno DI F,l,\TERIA DI Ll1fl~ IN . PACE

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Annotazioni

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S i1rgenti maggiori . Sergenti (cacciatori) Guide . . . . . Caporali. . . . . Ca.porali (cacciatori)

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Bassa-forza . Scelti. . . . . . Guide di pattuglia . Soldati . . . . . Tamburini. Trombetti eri Zappatori

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(a) Sul piede di guerra og ni divisione ha un conducente e 2 forti

173

dati in suosistenza alle comp. pari o dispari della divisione a seconda lo avrà determinato il comandante del battaglione.

(b) L a comp. di ogni divisione au menta il suo effettivo l'una cli un tamburino, l'altra di un trombettiere.


166

167 di 1a Lo squadrone è comandato da un Capitano classe. I reggimenti della leggiera hanno uno stendardo , quelli della grave ne han_no due. . Nel prospetto s:he abbiamo fat_t0 pr~cedere_ f~ g1~ esposto quale sia l'effettivo deg~1 _S~at1 M:agg1?r1 de~ reggimenti.-Nello specchio ~h~ _e sI?Iamo e a .r1l~vars1 quali siano le ulteriori sudd1vis10m del regg1men~o.

NOTIZIE •STATISTlèHE

2. -

SUI PRINCIPALI ESERCITI EUROPBl

Ca1·alletia.

La cavalleria è di due qualità, grave e leggiera. Nella grave si contano 11 reggiménti di cbrazzieri, nella leggiera 2 di dragoni, 14_ di usseri, 13 di ulani. I reggimenti a secondà della loro specie si seguono in ordine m,imerico, portando ciascuno il nome del proprio .proprietario. lp tempo di pace e di guerra i reggimenti di cavalleria leggiera sono composti di uno stato maggiore e di sei squadroni, quelli della grave di uno stato maggiore e di cinque squadroni; l'ottavo reggimento di corazzieri però,_ pel privilegio che gli fu concesso nell'anno 1619 in forza del quale non può essere nè ridotto nè sciolto, conserva una speciale organizzazione ed ha come la leggiera oltre al suo Stato Maggiore sei squadroni. Scoppiando la guerra il comandante di ogni reggimento può designare uno squadrone a cui vengono demandate tutte le cure dei depositi. Questa designazione non può però avvenire prima .che non sia pubblicato il decreto che ordini di porre l'armata sul piede di guerra. Lo squadrone di deposito deve rifornire di uomini istruiti e di òuoni cavalli gli squadroni combattenti, e' ricevere a sua . volta dal reggimento gli uomini e cavalli che sieno meno atti alla guerra. I reggimenti di cavalleria sono comandati da Colonnelli; due o tre squadroni formano una divisione comandata da un Luogotenente Colonnello o da un. Maggiore.

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Uno sqnadrone sul pietlc di pace

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CAVALLERIA CAVAl,LERfA

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REGGIMENTI CAVALLERIA CAVAJ,LERIA h.EGGI~!ENTI

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Uno squadrone sul piede di guerra

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4.

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SUI PRINCIPALI ESERCJ'fl EOROPEl

169

L'effettivo dello squadrone di deposito si · accresce di un Capitano di 211 classe, di un confidente e di un palafreniere. · Lo squadrone di deposito .dell'ottavo reggimento corazzieri riceve inoltre un maggiore aumento di effettivo sia in uomini di bassa forza che in cavalli di servizio, cioè 30 cavalieri e 3 soldati a piedi, nonchè · 30 -cavalli di servizio. L'assegnamento della bassa forza ai reggimenti di cavalleria succede nell'identico modo del praticato pei reggimenti delle altre armi. Solo gli usseri ,vengono esclusivamente completati di reclute tolte dai paesi ungheresi.

3. -:-- Artiglieria da campagua e da piazza. L'artiglieria da campagna e da piazza è composta di 12 Reggimenti di artiglieria e di un Reggimento di

artiglieria da costa. I Reggimenti portano i noll!i dei loro proprietari, e sono progressivamente numerati. Sul piede di pace la formazione dei Reggimenti è la seguente. Nei Reggimenti d'artiglieria n° 1, 2, 3, 4, 7, 8, 9 e 10 oltre lo Stato Maggiére reggimentale esistoco: 4 Batterie a piedi , calibro di 4 libbre e sono le batterie n° 1, 2, 3, 4, ciascuna di 8 pezzi ; 2 Batterie a piedi , calibro di 4 libbre e sono le batterie n° 5 e 6, ciascuna di 4 pezzi; 2 Batterie a cavallo, calibro di 4 libbre e sono le batterie n° 7 e 8, ciascuna di 8 pezzi; 2 Batterie ·a piedi, calibro di 8 libbre e sono le batterie n° 9 e 10, ciascuna di 8 pezzi ;


170

NO1'1ZIE STATISTÌCHE

l Batteria di racchette l Batteria _da parco;

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4 Compag;11ie da piazza.

Nel 5° reggimento d'artiglieria sonvi inoltre 2 batterie da montagna. I reggimen,ti d'artiglieria n° 6, 11 e 12 oltre allo stato maggiore reggim_entale constano di: l Batteria a piedi n° 1, di 4 pezzi, calibro da 4 libbre; 1 Batteria a cavallo n• 2, di 4 pezzi, calibro da 4 libbre; 4 Batterie a cavallo n° 3, 4, 5 e 6, ciascuna di 8 pezzi, calibro da 4. libbre; 4 Batterie a piedi, calibro da 8 libbre e sono le batterie n° 7, 8, 9 e 10, ciascuna di 8 pezzi; l Compagnia da -parco; 4 Compagnie da piazza. , . Nella formazione sul piede d~ guerra iu ogni Reggimento d'artiglieria viene .creata una compagnia da piazza ed una . di deposito ; di più nei reggimenti n° I, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9 e 10 quando debbano agire tli concerto colla fanteria, viene eretta una Compagnia da parco, e nel 5° altre due batterie da montagna. Il reggimento d'artiglieria da c9sta è composto, in pace, del suo stato maggiore e di 4 Battaglioni, il 1° e 2°· dei quali formati su quattro · Compagnie ed una ?atteria da montagna, il 3° e 4° Battaglione di cinqùe Compagnie ; in tempo di guerra ogni Battaglione è ' a·ccresci.u to di una Compagnia di campagna ed una di deposito, ed i dqe primi, Battaglioni di una batteria da montagna. I 12 Reggimenti di artiglieria, come pure quello da costa sono comandati da Colonnelli.

SUI PRlNCIPALl ESERCJTÌ EUROPEI

171

Un dato numero d i batterie e di compagnie è sottq la -direzione di un Uffiziale Superiore (Stabs Of!icier ). · Le batterie e le compagnie sono comandate da Capitani di 1" o di za. classe. La bassa forza viene assegnata ai reggimenti nel modo già indicato. La destinazione di tutte queste, unità tattiche d'artigHeria è la seguente. Le batterie a pieJi ed a cavallo dei Raggi.menti di artiglieria n° l, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10 al mobilizzarsi dell'esercito, sono addette ai Corpi d'Armata di Fanteria ; le batterie a piedi, del calibro di 4 lib\>re, seguitano le Brigate di Fanteria; le batterie a cavallo, del calibro di 4 libbre, nonchè le batterie a piedi da 8, costituiscono la Riserva d'Artiglieria dei Corpi d'Armata. Le Compagnie da Parco di questi Reggimenti d' Artigli'e ria sono ripartite fra le varie direzioni d'artiglierià, hanno l'incarico di recar e al completo il personale , che è necessario al servizio dei pezzi e del carreggio, e provvedono di cavalli le batterie. Le Compagnie da. Parco addette ai Corpi d'Armata ed ai grandi parchi di munizioni delle Armate, dai q uali dipendono le batterie delle racchette, somministrano inoltr e il servizio pei carri delle munizioni e delle racchette , e sopperiscono al difetto dei racchettierf. · Nei grandi Parchi di Riserva per le munizioni dell'e• sercito, nonchè presso i Depositi da campagna viene comandato un bass'uHiziale solamente che sia impra• tichito del materiale delle racchette . . Presso il quartiere generale dei Corpi d'Armata, se si trovano assembrate p'iù batterie di un Reggimento, il' Colonnello ha da fungere quale Comandante dtll'Artiglieria. _del Corpo d'Armata. Un :Uflìziale Superiore

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172

NOTIZIE STA'l'!STIGHE

poi, resta incaricato d el Comando della Riserva d'Artiglieria di un Corpo d'Armata. Entrambi questi Comandanti hanno diritto ad uno Stato Maggiore scelto fra gli individui del proprio Reggi merito. , Le batterie a piedi ed a cavallo dei Reggimenti di artiglieria n° 6, 11 e 12 sono destinate a formare la Riserva dell'artigli eria delle Armate, a seguire le Divisioni delle Riserve di Cavalleria, ed operare coi Corpi d'Armata quandochè distaccati od indipendenti da altri comandi. Le due batterie d'ogni r eggimento di artiglieria aventi solo 4 pezzi in tempo di pace, nel trapasso allo stato di guerra si fondano in una sola, non senza però ~he il r eggimento debba provvedere alla pronta formazione di una batteria, la quale viene assegnata alle piazze fort i, quale batteria di sortita. Il comandante il r eggi mento avente più baLLe1·i11: nella Riserva d'Artiglieria dell'Esercito, è incaricato del Com.ando Generale di t utte le Artiglierie. Le Compagnie da Piazza di tutti i Reggimenti d'artiglieria vengono impiegaté nelle fortezze, n ei parchi di riserva e di m unizioni dell'armata, presso i depos iti delle munizioni d a campagna e presso i parchi d'assedio. Alle Compagnie di Dep9silo spetta l'istruzione d ella bassa forza e l'invio della stessa al corpo. Le batterie di 1·acr:helte, in tempo di guerra., 800 0 assegnate a i Corpi di Fanteria, e per solito alle Riserve d'Ar tiglieria. Le Batterie da Montagna del 5° reggimento ricevono l'armamento delle batterie di racchette, operano coll e truppe leggiere destinate a fare la guerra di montagna..

SUl PRINCIPALI ESEHGITI EUROP EI 173 Il Reggimento d',frtiglieria da Costa è chiamato al servizio dell'artiglieria dell~ piazze litoranee , ad intraprendere tutti i lavori che hanno attinenza all'armamento delle batterie, ed a provvedere di debiti ripari con alzate in terre i pezzi che difendono la costa . Le Batte1·ie da !lfontagna di questo Reggimento vengono ,a doperate n ella stessa guisa di quellé del 5" Reggimento . I Comandi dei Reggimenti d'Artiglieria risiedono in tempo di pace n elle seguenti stazioni: Il 1° a Praga; Il 2° a Vienna; Il 3° a Gratz; 11 4° a Lemberg (Leopoli); li 5° a Veron a ; Il 6° a Wiener-Neustadt; Il 7° a Padova; L'8° a Vicenza; li 10° a Pesth; L' 11 • a Iosephstad; Il 12° a Pc:sth. Il Reggimento d ' Artiglieria da· Costa risiede a Trieste.

Aw1rn x1, voi. II. -

13.


174

NOTIZIE S'l'i\TISTICHF.

. SUI PitINCIPALJ ESERClTI EUROPEI

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* I maniscalchi sono assegnati solamente alle B,ttterie nnm. 1, 3, 5, 7, 9. Alle al tre Batterie verrà- assegnato un soldato o conducente cannoniere il quale pero abbia a.ssistito ad un·corso elementare di ippiatria e ferratura . Inoltre ogni Batteria ba un cannoniere, che siadi professione can-ozzier e, capace cioè cli intraprendere alla spedita le riparazioui che fossero più urgenti in campagna.

- - --(S egne la SPzccmo)


17H

177

SUI PTilNC!PAl.l ESIWClTI EUTIOl'IH

NOTIZIE S'l'AT!STlC11E

Segue S P Ee CHI O. SUI, l"IEDE DI G UERRA

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NOTIZIE ST.~ 1'/ST!CHE

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S UI PHINClPALI ESERCJ'rl EUROP P.I

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DENOMINAZIONI

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NOTIZIE STJ.TIS'rICHE

SUI Pli ! NGIP:\LI ESEltCITI E UHO.PEI

4. - Trn11pc tecnic~e.

città ove stanziano invariabi lmente; il l " reggimento è di stanza a Krems, il 2° a Verona.

Le · t.ruppe tecniche sono il Genio ed

Pionieri.

a) Trupve del genio.

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Le truppe del genio sono formate in 2 R eggimenti di cui ognuno consta, in tempo di pace, di uno Stato Maggiore reggimentale e di 4 Batt agl:oni a 4 ·compagnie ciascuno. In tempo di guerra ogni Reggimento deve crearsi una Divisione di Deposito di due Compal2'01e. I Reggi menti portano i numeri l e 2 ed il nome del loro proprietario. In tempo di pabe le tr,uppe del genio accudiscono a lavori di fortificazione e se nel ragg'ìo ove sono a stanza non si intraprendessero simili lavori allora fanno in comune colle altre truppe i l servizio di guarnigione. In guerra vengono esclusivamente ad operate a l servizio devol uto unicamente alle truppe del genio, sono ripartite quindi fra le truppe mobilizzate od assegnate ad un s istema di f'orti che s iano base d'operazione all'esercito che agisce od a forti che all'inimico possano sembrare punti importanti s ui q uali po.trebbe essere allettato di gettarsi sia perché il ferire agli stessj sia un ferire ad un obbiettivo principale o secondario, sia per ché q uesti forti_ si trovino disseminati sul fronte d'operazione ed interessi, di tenacemente conservarli e difenderli contro ogni conato dell'inimico. L e truppe del genio vengono portate al completo nell'istessa guisa ch e vengono portate al completo l e t ruppe dell'artiglieria. Già abbiamo veduto quale sia la formazione in pace ed in guerra degli Stati Maggiori reggiment,ali ; più sotto daremo lo specchio de:Je al tre unità tattiche. Ai Reggimenti del Genio sono, in pace, fissate le

b) Pionieri .

I Pionieri -constano di 8 Battaglioni nurrierizzati progressivamente, e dipendenti dal comando del corpo dei Pionieri che funge quale autorità s ussid iaria presso il 'ministero della guerra. Oaui Bat taalione in tem po di pace è composto di 4 Co~pagnie, di una Compagnia operai detta di riserva. In tempo d i guerra ogn: Battaglion e si accresce di una Compa.gnia di Deposito. Le Compagnie dei Pionieri in tratt engono in bnono stato tutte le comunicazioni terrestri nonchè le fluv iali , ed eseguiscono i lavori di fort ifi cazione passeg-

più

giera. .. . . I Pionieri della riserva operai banno hncanco d1 tenere in pronto l'ar mamento e materiale necessario alla guerra e quello in ispecie che possa essere adoperato dal Corpo stesso. . Anche i Battagl ioni dei Pionieri hanno stanze fisse: il 1° a Klosterneuburg; il 2° ' a Linz; i l 3° a Verona; il 4° a Prettau; il 5° a Klosterneub nrg ; il 6° a Pressburgo. . I Battaalioni vengono portati al completo col m edesimo p;ocesso u sato per l'arma d'artigl ieria . 'Le fornrnzioni in t empo di pace e di guerra degli Stati Maggiori dei Battaglioni fo mostrato ne~li annessi specchi qua.le sia; però segue sotto la formazione delle minori tattiche unità . Oani Battaglione di Pionieri riceve in consegna in tem~o di guerra 4 equipaggi èa ponte tirati da cavalli d el treno. Un equipaggio da ponte consta di 12•carri di t avolato, di 6 carri d i travature e d i un;,officina da campagna.


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182

NOTIZIE srATISTICUE

SUI PRINCIPALI ESERCITI E UROPF.l

183

EFFET T IV O ' di una Compagnia del Geuio o dei Pionieri, di uua' Compagnia di Deposito, di una Riserva di Pionieri operai in temrio di tlace o in tempo di guerra.

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SUDDIVlSIONr TATTICHE

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In tempo di guerra

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Compagnia del genio .

dei pionieri .

R iserva di pionieri operai .

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Compagnia del genio da campagna

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IN TEMPO DI GUERRA

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II

CAVALLI TOTALE ,_,__

gli uffiziali della compagnia pioniel'i b anno diritto al cavallo.


• RESOCONTO DELLE SPERIENZE ESEGUIH:

SULLE LANDE DI s. ~ IAURIZIO NEL 1864 1

CONTRO

PIASTRE DI CORAZZATURA

llisulluli delle esperienze com1mratiye sui proietti. Coo queste ei,perienze volevansi paragonare tra loro i proietti di acciaio presentati dai s ignori Burys, Ansaldo, Brown, Jacksoo , Verdié,_Diettrich, Krupp, da una fonderia di Bochum e dai signori Petin e Gaudet. Oltre a ciò vo1evansi provare alcuni proietti d'acciaio fatti fabbricare in Inghilterra dalla Commissione re. catasi colà per studiare l'applicazione del metodo (1) .Vedi Rivista militare italiçma, anno xr, vol. u, pag. 58.

Amrn xc, vol.

ir.

-

15.


USPERJENZE 188 Bessemer ai ferraccì -di Lombardia, e si volevano pur provare alcuni proietti di ferraccio presentati dal signor Glisenti, ·ed altri fusi a freddo,, siccbè si avevano in totale dodici specie di proietti da sperimentare. I proietti di ciascuna specie non si i«rovarono tutti di seguito, mà' se ne tirarono alcuni quando i bersagli erano tuttora in buono stato, ed altri quando le piastre e la murata erano alquanto danneggiate onde metterli, per quanto era possibìle, in eguali circostanze; però nell'esposizione dei risultati verranno riuniti per maggior chiarezza tutti i tiri eseguiti con una determinata specie di proietti. PRomrTl BuRYS. - I proietti d'acciaio della ditta Burys di Bheffìeld avevano un'altezza di 0,292, un peso di circa 45 chi!., ed una forma simile a quella del proietto pieno, adottato pel_ cannone da 40 cerchiato, e rappresentato qui in margine, ma con una ogiva un poco più pronunziata. Di questi proietti se ne tirarono due contro ' piastre Marre! di O, 12, uno contro la pias~ra Brown di O, 14, ed uno-contro la piastra Petin-Gaudet di 0,15, sempre . a 15 metri di distanza, colla carica di 8 chi!. , e si ebbero i risultati notati nello specchio seguente:

-

SPECCHIO dei 1·isultati dei proietti d'acciaio

della Dilla Bocca da fuoco Cannone da. 40 F. R cerchiato

BuRYS.

Bersaglio N. del colpo

Piastra colpita

'i

Marre! di 0,12·

di sinistra

i

I

50

(N. V)

I

SULLE PIASTR E DI CORAZZATURA 189 _ Il proietto colpì normalmente la piastra è, facendovi un foro nettissimo d el diametro di 0, 175, penetrò 0,53 nella murata rompendo le cinte , le ordinate é le tavole di batte1·ia , già scr epolatesi per effetto del 4° colpo. Il proietto · portò seco alcune scheggi e della piastra, sicchè nella faccia poster iore il diametro del foro risultò di 0,41. Esa minando il proietto dopo i l t iro si trovò che si era accorciato di 17 millimetri soltanto e che il suo diametro massimo era di O, 172. La sua faccia anteriore era· ancor piana, la testa erasi schiacciata regolarmente e non si osservava la più piccola screpolatura.

Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

Cannone da 40 F. R. di sinistra cerchiato "

6"

Piastra colpita Marre! di o, 12 (N. IV)

Il proietto colpì la pip.stra un poco obbliquamente, vi fece un foro del diametro di 0,19, e penetrò nel bersaglio per tutta la sua lunghezza, di maniera che la sua faccia posteriore trovavasi nel piano della faccia anteriore· della piastra. Esso deform ossi più d el precedente, essendo O, 183 il suo diametro massimo, e la testa si schiacciò più da una parte ç:he dall'altra a cagione dell'obbliquità del tiro; però prendend0.l'altezza media si può ritenere siasi accorciz.to di 37 mili. Per effetto - di questo colpo aumentarono considerevolmente i danni recati al bersaglio dal ~ colpo. 0


190

I

ESPERIENZE

Bersaglio N. del colpo

Bocca da fuoco

SULLE PIASTRE DI CORAZZATURA

Piastra colpit«

.

Cannone da. -10 F . R. cerchiato

cli mezzo

17° ~

Brown di 0,14 (N. VI)

. Il colpo fu normale alla piastra ed il proietto la forò e si arrestò nella murata colla sua faccia posteriore a circa 0,11 dalla faccia anter iore de11a piastra. Il diametro del forò ed il dian:etro massimo del proietto si trovarono di O, 18; il proietto si accorciò di 27 mill., sicchè la sua penetrazione può ritenersi di 0,37. S i osservarono dopo il tiro alcun e screpolature longitudinali passantì per gli alveoli., <li cui una piuttosto considerevole, e due piccole fenditure accanto ad essi. Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

Cannone da 40 F. R. cerchiato

cli mezzo

rno

Piastra colpita Petin-Gaudet di 0,15 (N. V)

-

Il proietto, diretto normalmente contro la piastra, non riescì ad attraversarla ma vi restò confic~ato sporgendo in media O, 19. Per effetto della scossa ricevuta dalla p iastra al 34° colpo, il p rqietto cadde a t èr;a ed allora si ossei'. vò nella piastra una ammaccatura del diametr.o di 0,205 , profonda circa 0,060 e contornata sul fondo da una screpolatura . Il proietto erasi accorciato di 52 rnj]l.; {I suo d iametro massimo

191

era di" O, 198 è si osserv~Yano parecch ie screpolature passanti per gli alveoli un poco maggiori di quelle del proietto tirato al 17° colpo. Quando venne disfatto il bersaglio si trovò che la piastra non presentava _posteriormente che un Jeggiero rigonfiamento attraversato da una screpolatura e che la murata dietro al punto colpito non era stata molto danneggiata. Il r isultato dei primi due colpi contro piastre Marrel aveva già fatto conoscere che i proietti Burys erano di una qualità d 'acciaio eccellente ed è appunto per questo che si tirarono i due ultimi proietti contro le p iastre Brown e Petin-Gaudet che n eìle esperienze comparative sulle piastre eransi mostrate le migliori. Il risultato ottenuto nel tiro contro la piastra Brown, cui pochi altri proietti r iuscirono a forare, conferma pienamente la bontà dei proietti B1,1rys, ma il risultato dell' ultimo colpo contro la piastra Petin-Gaudet, larcia credere che si otterrebbero effetti ancora maggiori se i proietti Burys fossero di una marca d'acciaio un po' più dura , qllantùnque sia certo che aumentando la durezza si avrebbero maggiori screpolat ure alla punta. PROIETTt ANSA L~O - - Dei proietti presentati dalla Ditta Ansaldo se ne provò uno contro una· pia;;tra Marrel di 0, 12, e il cattivo risultato che si ebbe si attribuì alla insufficiente d urezza· dell'acciaio, onde si provò a temprarne un secondo per poi tirarlo contr? un'altra -p iastra Marre! di 0,12, ma anche questo non fece buona prova, sicchè · si passò ad esperienze con altri proietti. I proietti Ansaldo avevano l'altezza di circa 0,32, il peso medio di 51 chi!. e la forma degii ordinari proiet,ti p ieni. I ti ri vennern fa.tti colla carica di 8

'


192

193

ESPEHIENZE

SULLE P lASTllE Dl .CORAZZATURA

chi!. alla distanza di 15 metri ·, ciò che dovrà inten dersi per tutte le esperienze sui proietti, ed i risultati sono descritti nello specchio che segue.

-tiro due sole· screpolature passanti per gli- alveoli, la sua altezza si trovò di 0,27, il suo diametro massimo di 0,185 e tutto attorno alla sua faccia anter io,re si osservò quell'orlo sporgente che si era già notato , in scala però molto maggiore , nei proietti temprati di Petin-Gaude.t. I danni portati al bersaglio si limitarono alla rottura d'una cinta ~ di una ordinata ed alla s~repolatura delle tavole interne. Considerando che, ad onta dell'aumento di durezza dovuto alla tempra , il proietto non giunse ad attraversare il bersaglio in un punto in cui era corazzato con una piastra Marrel di_0,11, e che subì una notevole deformazione, pare che la qualità d'acciaio impiegata dal signor Ansaldo, non fosse molto atta alla fabbricazione dei proietti. 1">R~JETTI B RowN . La Ditta Brown p resentò alcuni proietti del peso medio di 54 chi!., alti da O,q3 a 0,~5 _ai q uali si era data !lella fucinatura una forma co~s1_m1l~ a quella dei nostri proiettili pieni senza ~ormrh. ~1 questi proietti ·se ne ti rarono due contro 11 bersaglio di sinistra e si ottennero i seguenti risultati.

SPECCHIO clei risultati clei proietti d'accfofo della Vitta ANSALDO. Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

· Ca.nnone rla 40 F. R. di sinistra cerchiato

70

P hlstl'a colpita Marre] di 0,12

(N. V)

I

Il proietto colpl normal mente la piastra, fece in

essa un foro del diametro di circa 0,21 e penetrò 0,24 nel bersaglio , ma fu poi respinto dall'elasticità del legname per modo che dopo il tiro sporgeva 0,16 dalla faccia esterna della piastra. Il proietto si rigonfiò moltissimo e staccò molte scheggie daJla piastra praticandovi così un foro di forma quasi tronco-conica avente nella facci<!, posteriore il diametro di 0,4fi. Nel · bersaglio si screpolar ono due ordinate ed aumentarono i danni recati al fasciam e interno ed esterno dal-4° e 5° colpo.

SPECCHIO dei risultati dei pi·oietti d'acciaio della Ditta BROWN.

Bocca da fuoco Cannone da 40 F. Il. cerchiato

B-ersaglio N. del colpo cli destra

Piastra colpita lliarnel di 0,11 (N. V)

Questo proietto temprato attraversò la pias tra lasciandovi l}n foro cìi O, 19 di' diametro e penetrando nella murata circa 0,36. Il proietto pr esentò dopo il

1,

Bocca da f11oco

Ber saglio N. del colpo

Cannone da 40 F . R. di sinistra · cerchiato

l 2°

Piastra colpita .Marrel cli 0,12 (N. V)

.

Il proietto colpì normalmente la piastr-a e benchè


194 . ESPER:ENZE .questa fosr:e indebolita dai colpi n° 4, 5 e 7 non penetrò che O, 16 nel bersaglio. Esso non presentò dopo il tiro alcuna screpolatura, ma si accorciò di 56 millimétri e i l suo diametro massi mo giunse a O, 194. Degli effetti sul bersaglio nòn se ne potè tener conto a motivo dei guasti g ià prodotti dai colpi precitati. ~

Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

· Cannone da 40 F. R. di sinistra cerchiato

I

1s•

Pia'Stra colpita Marrei di 0,11 (N. II)

Il -proietto fece nella piastra un foro del diametr.o di 0,19 ~ penetrando nella murata si volse colla punta in, basso e si arrestò contro le ord·inate. A questo .colpo caddero il 'puntello orizzontale superiore e il puntello obiiquo di sinistra, andarono in ischeggie le coste e le cinte e si ruppero anclie il dormiente e il :ti"inearirio, già screpolatisi al 14° colpo; ma tali effetti non son.o paragonq.bili a quelli prodotti dai primi 'c olpi perchè il bersaglio era, già mo1to indebolito. Il proietto non si screpolò ma · si deformò come il prec0dente e portò seco molt e scheggie della piastra, la quale nella parte posteriore presentò un foro avente quasi la forma di un esagono iscritto in u_n circolo d el diametro di 0,41. · Da questi risultati sembra si possa trarre la conseguenza che l'acciaio dei proietti esperimentati era di buona qualità ma di non st1fficiente durezza, poichè ,s,e nei due colpi fatti, e specialmente nel secondo che

195 si tirò contro una p iastra di 0,11 in un punto in cui la resisteni.a della murata era già molto diminuita,' i proietti non. attraversarono il bersaglio, ciò si deve attribuire alla loro notevole deformazione. PROIETTI JACKSON. Dalla Dùta .Tackson si ebbero cinqu~ proietti di cui, q uattro dell' altezza di 0,33 e della solita forma, ed uno. alto 0,32 avente la forma di un cilindro terminato anteriormente da una superficie leggermente convessa. Contro una stessa piastra Marrel di 0,12 si tirò questo a testa convessa e due di quelli a fo rma ordinaria, e si ebbero f risultati qui appresso descritti. SULLE P IASTRE Dl CORAZZATURA

SPECCHIO dei risultati dei P.roielti d'acciaio della Ditta JACKSON. Bocca da fuoco

Ber saglio

Cannone da 40 F . R. di sinistra cerchiato

IN.del colpo

Pjastra co1pita

10u

Iliwnel di 0,12

(N. IV)

Il proietto colpì. la piastra con piccolissima obliquità e si arrestò nella murata in mo~o· che la sua faccia posteriore sporgev,a dalJa facci~ 'anteriore della piastra 0,09 a destra, 0,07 a sinistra e 0,08 sopra e sotto. Nella piastra fece un foro avente il diametro di O, 19 nella facci.a anteriore e di 0,36 nella faccia posteriore e nella murata aumentò di pooo i danni già esistenti. Il proietto Iion presentò dopo il tiro la più picco.la screpolatura ma si accorciò di 3 cent. onde può ritenersi che la sua penetrazione sia stata di circa. 0,22,


196 Bocca da fnoco

ESPERIENZE

Bersaglio N. del colpo

Cannone da 40 F . R. di sinistra cerchiato

Piastra colpita

16°

Marre] di 0,12 (N. IV)

Questo proi~tto a testa conve~sa, diretto normalmente contro la stessa piastra, vi prod usse un'ammaccatura profonda O, 10 del diametro di 0,22, e rimbalzò indietro a 5 o 6 metri dal bersaglio. Il proietto si accorciò 6i 33 mill. e si schiacciò in modo che il suo diametro massimo si trovò di 0,217. L'ammaccatura della piastra aveva una forma concava corrispondente alla forma convessa della test.a del proietto ed era contornata da una screpolatura per tre quarti della periferia. L'effetto di questo colpo sul bersaglio fu pressochè nullo.

-Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

Cannone da 40 F. R. di sinistra cerchiat9

17°

Hl7

SULLE PIAS'fRE D1 CORAZZA'fURA

P iastra colpita

.

Marre! di 0,12 (N. IV)

Questo proietto a testa ordinaria forò la piastra e penetrò n ella murata, ma fu diretto ùra poco obliquamente dal basso in alto e da d estra a sinistra, ed infatti la sua faccia posteriore si t rovò distante dalla superficie della piastrn di 0,045 a d estra e di 0,035 a sinistra; di 0,07 inferiormente e di 0,025 al di sopra. Il foro praticato nella piastra aveva il diametro verticale d.i 0,19 e quello orizzontale di 0,18. Calcola~do che il proietto , dopo il tiro aveva un'altezza di O,30

si vede che la sua penetrazione nnl bersaglio fu di 0,34 all'incirca . Esso ruppe un'01•dinata ed aumentò i danni del fasciame interno già q uasi interamente di.str'ntto dai colpi an tecedenti. Il m odo CO:J. cui si com por tò il proietto a testa convessa ed i risultati dei due tiri coi proietti a testa ordin aria, provar:ono chiaramente che la for ma da n oi - adottata pei proietti pieni è r ealmente Ja più van~ taggiosa, e che i proietti Jackson presen tavano in grado, ancora maggiore d ei p roietti Brown l'inconveniente di una insuffici ente durezza. PRornrrr VERDIÉ. - La Ditta Verdié e Compagnia presentò otto proietti d'acciaio di cui quattro portavan o scolpito sulla testa il n° 1 e quattro il n° 2; essi erano della forma da noi • adottata _ed avevano per conseguenz~ il peso medio di 52 chilogr. e l'altezza di 0,33. Di questi proiett i se· ne tirò uno del n° 1 eri u no del n° 2 contro p iastre Marre! che corazzavano il bersaglio di sinistra, poi se ne i::rov0 u n a_ltro di ciascun n umero contro la piastrà Brown perchè pot~va du bitarsi che i bu011i risultati avut i nei d ue primi tiri dipendessero in parte dal cattivissimo stato in cui si trova va il bersaglio che già aveva r icevuto 18 colpi. Ecco i risultati ottenuti con questi qu attro proiett i. SPECCHIO dei risultati dei proietti d'acciaio della Ditta V ERDIÉ E CoMP." Bocca da fuoco

Piastra colpita Bersaglio del N. colpo

;

Marca del proi etto

-Cannone da 40

F. R.

cerchiato

cli sinistra

19°

Marre! di 0,12 (N. VI)

1•


198

:ESl>RRIENZE

SULLE PlASTlm DI GOlUZZATUJtA,

II . proietto attraversò interamente il ùersaglio, la• sciando nella piastra un foro del diametro · di 0,185, ed andò a battere contro il rivestimento d ella scarpa del parap~tto. Nella parte posteriore della piastra si · staccarono molte scbeggie attorno al foro sicchè, per uno spazio circolare di circa 0',50 di d1ame~ro, la grossezza della pia- • stra era ridotta a poco meno della metà; -però convien notare che il proietto colpì in un punto no~ molto distante da quello in cui si era tirato il col po n° l O che aveva considerevolmente indebolita la piastra. Il proietto subì un accorciamento di 3 cent. ed il suo diametro massimo si trovò di O 18 ·però non s1 osservò in esso la benché minima s~re~ polatura.

Bocca da fuoco

Bersaglio

Cannone da 40 F. R. cerchiato ,

di sinistra

N.

-

]\'iarca.

del colpo

Piastra colpita

del proietto

20°

Marrel di 0,11 (N. Il)

2•

Questo proietto attraversò intieramente il bersaglio, gettò a terra un puntello orizzontale ed un puntello obliquo e penetrò circa un metro nella t erra del pa• rapetto . Il foro nella piastra aveva il diametro di O, 185 ed il proietto si era comportato in modo identico a quello segnato col n° 1.

.

'

Bocca da fuoco

Bersaglio

Cannone da 40

di mezzo

N.

Piastra colpita

del colpo

Hl9 Marc,i del proietto

-Brown (~. Vl)

19°

F. R.

r

1'

cerchiato

'

Il colpo fu normale ed il proietto fece nella piastra un foro del diametro di 0,19 , però non penetrò per tutta la sua lunghezza e la ·sL1a faccia postericre sì trovò distante 0,16 dalla superficie ant eriore della piastra. Anche dopo aver disf<?,tto il bersaglio non si potè estrarre questo proietto dalla piastra , ma si osservò che posteriçirmente aveva staccato da essa tante schèggie che eransi piantate -nel legno ed ave- · · vano la forma di tanti settori di un circolo del diametro_di 0,42. Il danno apparente recato da questo colpo alla murata Iimitava.si ad un rigonfiamento del fasciame interno dietro al punto colpito.

N.

Bocca da fuo.co Bersaglio del colpo

Cannone da 40

F. R.

di mezzo

20°

Piastra col pita

Br own (N. VI)

Marca del proietto 2·

cerchiato

Questo proietto si schiacciò maggiormente alla testa e non riescì a forare la piastra, ma vi restò conficcato sporgendo circa. 0,22. Esso cadde a t err~ quando si tirò contro il bersaglio il 25° colpo e lasciò scorgere nella piastra un incavo profondo circa 8 centimetri del diametro ...di 0,205, contornato sul fondo


200

ESPERIENZE

da una screpolatura per circa un terzo della circonferenza. Il proietto che prima del tiro aveva l'altezza di 0,33 ed il diametro di 0,161, aveva dopo il tiro l'altez;a di 0,285 ed il diametro massimo di O 20 ' ' e presentava lateralmente una screpo- · la.tura piuttosto considerevol e. Visitando posteriormente la piastra si osservò che questo colpo non ne avev a staccata alcuna scheggia, ma aveva solo prodotto un notevole rigonfiamento attraversato da una larga screpolatura. Considerando che la piastra Bro,yn, come si yedrà in seguito, non venne ·forata che da due altre specie di proietti , e paragonando gli effetti dei proìetti Verdié sulle piastre Marre! a quelli ottenuti coi proietti di cui si è fatto parola fino ad ora, appare chiaramente che i proietti Verdié, e special~ente quelli ~istinti col n° 1, ponno annover arsi tra i migliori per la qualità dell'acciaio con cui vennero fabbricati. , PROJETTI DIETTRICH. - I proietti Diettrich , eauali ' <"i per forma e peso ai proietti Verdié si provaròno tirandone -due contr~ piastre Marr81 di O, 11 e O, 12 che corazzavano il bersaglio di destra perocchè quello di sinistra era quasi interamente distrutto. I risultati di questi due colpi parvero soddisfacenti e si completò perciò la prova tirando un altro ·proietto contro la piastra Brown sulla quale, come già si disse, volevasi fare il confronto di tutti i proietti che si reputavano più buoni .

S ULLJ<:

l'IASTRE

201

Dl CORAZZAT URA

SPECCHIO dei risultati dei proietti d'acciaio della Ditta DrnTTRICH. Bocca da fuoco

Bersaglio No.del colpo

Cannone da 40 F. R. di destra cerchiato

90

Piastra col pita l\fanel di o, 11 (N. Ul)

Il proietto fece nella piastra un for.o di 0,20 d i diametro e attraversò il bersaglio, mandando in sch0ggie il legname della murc1.ta e - trasport ando seco molte scheggie della piastra, la quale tutto at torn? al foro non aveva più che una spessezza di circa 4 centimetri per, uno spazio annulare di 7 ad 8 centimetri di larghezza. Bocca da fuoco

Bersaglio N.del colpo

Cannone da 40 F . R. di destra cerchiato

10°

Piastra colpita

1\iarrel di 0,12 (N. I)

Questo proietto tirato contro una p iastra che nella prova di collaudazione erasi giudicata buona, attraversò parimenti il b ersaglio, lasciando nella piastra un foro del diametro di 0,19, ed oltre alle 01·dir1ate ed al fasci1tme interno ed "esterno ruppe il trincarino é fece cadere due puntelli orizzontali e due obliqui. Bocca da fuoco

Bersa.glio N. del colpo

Cannone da 40 F. ];t. cli mezzo cerchiato

22°

Piastra colpita Browu (N. VI)


202

SULLE PlàSTRE DI CORAZZATURA

ES.PER1ENZ8

Il pr~ietto , tirato un po' obliquamente d'alto in _ basso , restò piantato nella piastra sporgendo 0,2lf> e cadde poi a t13rra quando si tirò contro il , bersaglio il • 24° colpo. L'incavo da esso fatto nella piastra aveva il diametro di 0,205 e ht profondità di 30 millimetri inferiormente a destra e di 60 millimetd nella parte superiore di sinistra, dove si osservava anche una piccola screpolatura sul fondo. Nella parte posteriore della piastra presentava:,i un semplice rigonfiamento ,attraversato da parecchie screpolature quasi in direzione dei raggi. Nel proietto si trovò un accorciamento di 55 millimetri e l'aumento massimo nel dia.metro di 43 millimetri e si osservò che il rigonfiamento e.steodevasi fin quasi alla base del proietto; che, tutti gli alveoli erano attraversati da screpol ature longitudinali; che la testa erasi deformata irregolarmente, come se la faccia anteriore non avesse incontrato o presentato in tutti i punti una stessa resistenza, e che final mente dal proietto erasi staccata lateralmente una scheggia. Potevasi aduuque co1,1chiudi;re che i proietti esperimentati erano discretam ente buoni, ma :oon erano fabbricati con una q ualità d'acciaio abbastanza dura e t enace per subire la miri ima deforrriazione possibile, s~nza romper~i in ischeggie, al momento dell'urto .c on tro piastre di gran resistenza. PROIETTI KRUPP. Il signor Krupp, cui venne dato _ incarico di fabbricare una parte .d ei prdietti pien i occorrenti pel m unizionamento dei nostri cannoni da 40 F. R. cerchiati , presentò 52 prnietti · di diverse marche d'acciaio onde poter impiegare nella fabbri-

. 203

cazione quella marca che in segu,ito al risultato delle esperienze si sarebbe riconosciuta più conveniente. Questi 52 proietti, aventi l'altezza. di 0,33, il peso medio di 51 ch il. e la forma da noi adottata , cioè una testa piana del diametro di 0,13!2 raccordata con . u_na piccòla ogiva alla superficie cilindrica, erano fabbricati con acciaio di 5 marche così distinte: 1a ma.rea - acciaio meno duro; più duro; più duro ancora; -duro; 5a. » durissimo. Il vero confronto tra questi proietti si volle fare sulla piastra Brown, sia pero'.1è le esperienze comparative sulle piastre l'avevano dimostrata la migliore, sia percl~è le sue dimen-sioni permettevano di tirare contro di essa alcuni proietti d'ogni m arca, di maniera che il paragone veniva fatto in identic.he circostanze. I t iri si cominciarono poi con proietti delle marche medie riella considerazione che i loro risultati avrebbero potuto dimostrare, come in effetto dimostrarono, l'inutilità di provare qualcuna d_e lle n: arche estreme . Infatti dopo aver tirato coritro la piastra .Brown tre proietti della 2\ 3"' e 4a marca e due dèlla 5", si vide che i proietti delle due ultime marche erano alquanto superiori a quelli d ella 2' e 3" e si rinunciò a provarne alcuno della l". Allora si vollero provare t re proietti delle prime tre marche contro piastre Marrel di O, 11 e cont ro la piastra Millwall cbe si erano ri'conosciute meno resistenti delle all.re; e 2 proiet t i della 4a e 5" marca contro piastre Marrel di 0,12 e la piastra Petin-Gaudet di 0,12. Finalmente si tirarono ANNO

xc, voi. n . -

16.


' ESPERIENZE 204 due proietti della 5" marca contro le piastre Charrière per confrontare i loro effetti a quelli dei proietti di Bochum, ma non si ebbero risultati molto concluJ,e nti, a cagione della poca resistenza che offrivano quelle piastre e la murata dopo aver già ricevuto- tanti colpi. Si tirarono adunque in totale 17 proietti ed i ris]Jltati delle esperienze eseguite vengono descritti nello specèhio che segue.

SPECCHIO dei 1·isultati dei proietti d'acciaio àella Dilla KRUPP. -

Bocca da fuoco

Bersaglio

Cannone da 40 F. R. cerchiato

di mezzo

Marca.

N.

Piastra colpita

del colpo

del proietto

-Brown (N. VI)

29°

2•

'

205 la profondità di 8 centimetri a sinistra e di 1 centimet ro a destra, ed era contornata , al fondo da u na piccola screpolatura. Nella faccia posteriore della piastra si trovò un rigonfiamento avente una base circolare del diametro di 0,38, circondato per un terzo circa della cir- conferenza da una screpolatura, ~ di viso da screpolature disposte a guisa di stella in ,cinque scheggie, unà delle quali erasi completamente staccata dalla piastra. SULLE' PlAST RE DI COlHZZATURA

Bocca da fuoco

Il proietto colpì la piastra con una piccola obliquità e vi r:estò conficcato , cadendo poi · a terra allorchè si tirò contro il bersaglio il 31 ° colpo. La sua. testa ~i schiaédò più da una parte che dall'altra ma il suo accorciamento medio può ritenersi di 5 centimetri e il dia· metro nel punto del massimo rigonfiamento si trovò di 0,204. Dal proietto non ~i staccò · alcuna scheggia e si osservarono soltanto alcune piccole screpolature longitudinali passanti per gli alveoli della coroua anteriore d'alette. L'ammaccatura prodotta nella piastre!, aveva il diametro orizzontale di 0,23 e quello verticale di 0,20 ;,

"

N. Bdsaglio del colpo Piastr3: colpit a

l\farca del proietto

- -

Cannone da 40

F . R.

~i mezzo

28°

Brown (N. VI)

3•

cerchiato I

Questo proietto penetrò esso pure n ella piastra con una piccola obliquità e vi rimase con' ficcato. Quando cadde- a terra al 30" colpo si vide nella p iastra un incavo del diametro di 0,205, profondo 8 centimetri a destra e 12 a sinistra , con una screpolatura s ul fondo per circa tré quarti della circonferenza. L'accorciamento di- questo proietto fu di 45


206 ESPERIENZE millimetri, il suo diametro massimo si trovò cli O, 198 e non si osservarono altre screpolature che quello passanti per gli alveoli. Poste:-iormente si produsse nel la piastra un rigonfiamento come· nel colpo precedente, ma le scheggie nelle quali si divisero gli strati si staccarono completamente ad eécezione di ' una l sicchè quando la piastra venne tolta dal bersaglio , apparve un foro del diametro di 0,44 avente nel centro il proietto e la porzione di piastra da esso direttamente colpita. Bocca da fuoco

N. Bersaglio del colp,,

Piastra colpita

--

'

Cannone da 40 F. R. cèrchiato

Marc,t del proietto

di mezzo

31°

Brown (N. VI)

4n

I' .

Anche questo proietto non riuscì ad attraversare la piastra ma vi si conficcò sporgendo circa O, 19 ondt~ la sua penetrazione fu di circa 9 centimetri. Nella faccia posteriore della piastra alcune scheggie si staccarono i nteramente còoficcandosi nella murata, ed altre si piegarono in fuori presentando la solita forma triangolare. Bocca da fuoco

. Cannone da 46 F . R. , cerchiato

Bersaglio del N. colpo di mezzo

30°

Piastra colpita

Brown (N. VI)

Marca del proiett~ 5a

Questo proietto, che non si potè togliere dalla piastra anche dopo aver disfatto il bersaglio, sporgeva

207 circa 17 centimetri, onde si pnò ritenere che sia penetrato 11 centimetri. Tutte le scheggie in cui si divisero gli strati ddla piastra si staccarono , sicché presenta vasi nella facc ia posteriore un foro di 0,40 di diametro avente al centro il proietto. SULLE PJASTRE DI CORAZZATURA

I Bocca da. fuoco

Bersaglio del N. colpo

Piastra colpita

Marca del proietto

- -

Cannone da 40 F. R. cerchiato

di mezzo

48°

Brow11 (N. VI)

-

5a

Il proietto venoe tirato in un punto in cui la pia,.. stra , incurvatasi per effetto dei mol_ti colpi ricevuti, distava forse dieci centimetri dalla murata e ciò :,i fece per paragonare l'effetto di questo proietto a quelli dei proietti di Bochurn tirati nelle stesse circostanze. Ii proietto fece nella piastra un foro di 0,29 e penetrò per tutta la sua l unghezza in modo da trovarsi colla sua faccia posteriore nel piano della faccia anteriore della piastra stessa. La sua altezza diminuì di 5 centimetri ; il suo diametro aumentò fino a 0,205 ed oltre aJle screpolature degli alveoli se ne determinarono molte piccc!issime disposte io piani meridiani attorno alla parte ogivale. Il foro praticato ·nella piastra presentava posteriormente la so]jta forma e le scheggi e portate , ia dal proietto era.usi piantate n6lla murata, la quale venne da questo col po considerevolmente danneggiata. · · Per farsi un'idea esatta della forma dei fori fatti dai proietti nella piastra Brown , conviene cooside-


208

r~rla com_e c?mposta di pareccl;i .strati, per esempio d1 7 strati ciascuno della grossezza di 2 centimetri. Quando un proietto d'acciaio colpisce la piastra , ed ha una durezza sufficiente per non deformarsi eccessivamente, taglia il primo e secondo strato senza menomamente incurvarli e porta seco la parte di piastra colpita; incontrando successivamente altri strati, per

metro di 0,205 profonda circa 6 centimetri e contornata sul fondo da una screpolatura. Dietro al punto colpito si trovò che nella piastra mancava, uno strato di 2 a 3 centimetri di grossezza per tutto uno spazio avente quasi la forma di un esagono con due vertici · nei fori contigui di due delle viti che fissavano la piastra in metà; nell'interno poi di questo esagcno gli strati della piastra presentavano una for~a convessa con una larga screpolatura passante pei due fori anzidetti. Bocca da fuoco

.:isempio il 3°, 4° e 5°, esso non ba più forza sufficiente P,er tagliarli nettamente, quindi li stacca uno dall'altro e li piega in fuori ; allorché finalmente incontra gli ult_imi strati, o non ha forza di tagliargli ed allora li fa rigonfiare come nel caso del proietto tirato al 29° colpo; od ha sufficiente forza per attravers~rli ed allora fora conwletamente la piastra ma obbliga questi strati ad incurvarsi tanto, che finiscono per staccarsi dalla piastra stessa per uno spaiio circolare di 30 a 40 centimetri di diametro.

Bocca da fuoco

. Bersaglio del Ncolpo

Cannone da 40

di mezzo

Piastra colpita

Marca del proietto

-F. R. cerchiato

44•

209

SULLE PIASTRE DI CORA,ZZA.TURA

ESPEFrnNZE

Millwa ll (N. IV)

1•

Il proietto si conficcò nella piastra e, benèhè non sia stato possibile toglierlo completamente, si potè vedere che produsse in essa un'ammaccatura del dia-

Cannone da 40 F. R. cerchiato

N. Bersag)io del colpo Piastra colpita di mezzo

33°

Millwall (N. 1'V)

Marca del proietto

,_

2•

Qu;sto proietto giurna:i a forare la piastra, afrestan~ dosi r,o1la sua faccia auteriore contro la murata , ed essendosi accorciato di 40 millimetri sporgeva esternamente circa 16 centimetri. Quantunque esso potesse muoversi nell'interno del foro, pure non si potè toglierlo dalla piastra prima di aver disfatto il bersaglio, poichè il suo diametro massimo era di 0,197 mentre il foro non aveva esternamente che il diametro- verticale di 0,190 e quello orizzontale di 0,195. Nel proietto non si osservarono altre screpolature che quelle solite passanti per gli alveoli e nella parte posteriore della piastra si trovò che il foro aveva la stessa forma dei fori della piastra Brown poc'anzi descritti , con _questa dtfferema e;he le sfaldature erano alquanto


210-

ESPERmNZE

SULLE PIASTRE Dl CORAZZATURA.

_ maggiori, essendo forse m eno perfetta la saldatura dei vari strati tra loro.

Bocca cla fuoco Bersaglio

Cannone dtt 40 F. R cerchiato

cli mezzo

del colpo

Piastra colpita

Marca del proietto

51°

Millwall (N. IV)

3"

N.

Il proietto attraversò interamente il bersaglio, lasciando n ella piastra un foro del diametro di O, 185 e recando gravi danni alla murata. Gli strati d ella piastra attorno- al foro vennero volti in fuori e staccati molto gli uni dagli altri e gli ultimi strati vennero mandati in ischeggie e portati via dal proietto.

Jlor.ca da fuoco

Bersaglio

Cannone cla 40

cli destra

:r-r. del colpo

Piastra colpita

18•

Marre! cli 0,11

Marca del proietto

-F . R.

(N. V)

cerchiato

l"

,

Il proietto penetrò per tutta la sua lunghezza nel bersaglio, il quale peraltro erp, già molto danneggiato e mancava quasi totalmente del fasciame interno. Il diametro orizzontale de: foro, m isurato nella faccia anteriore della p iastra, trovossi di 0,20 e quello verticale di 0,25, ma mentre nelle piastre ài buona qualìtà gli strati intermedi i si piegano e vanno solo in ischeggie gli ultimi, qui vennero portati via tutti gli

211

strati ad eccezio.n e del primo , si,.:chè guardando· la piastra dalla parte posteriore si vedeva un imbuto tronco-conico e attorno al foro non esistev,a che il primo strato di uno a due centimetri di grossezza. Ad onta della cattiva qualità della piastra_ il proietto si accorciò di 4 centimetri, si schiacciò fino ad a;vere il diametro massimo di .0,202 e presentò una scheggia laiteralmente e :vicino alla testa.'

Bocca. da fuoco

N.

Bersaglio del colpo

Piastra colpita

Marca del proietto

--

Caòn111c da 40 F .,R, cerchiato

di destra

19°

Marre! cli 0,11 (N. IV)

2'

Questo proietto attraversò int eramente il bersaglio ed andò a penetra.re nella terra del parapetto retroposto ·, atterrando un puntallo orizzontale ed uno obliquo, ed acGrescendo moltissimo i guasti esistenti nella murata. Esso fece nella p iastra un foro irregolare avente il diametro orizzontale di O, 19 e .quello verticale di 0,21 e lacerò tutti gli strati d~lla piastra, sicché questa presentava posteriormente un foro ·tronco· conico come quello fatto dal colpo precedente. N. Bocca da fuoco Bersaglio del colpo

Piastra colpita

Marca [ del pr oietto

-Cannone da 40

F .. R .

di destra

20°

Marrel di 0,11 (N. IV)

3,

cerchiato

Questo proietto colpì normalmente la stessa piastrn


•9 2 1,..,

ESPEUIENZE

Bocca da fuoco

Bersaglio

Cannone da 40

di destm

F. R. cerchiato

del colpo

Piastra colpita

Marca del proietto

2 l0

Mal'rcl di O, t 2

4'

N.

213

SULLIL P JAS'l'nE D l c on AZZATURA

ed attraversò pure il bersaglio, ma lasciò un foro del <lia metro orizzontale di 0,18 e verticale di O, 19, ciò che prova avor esso subìto una deformazione minore del precedente. Per effetto di questo colpo caddero il puntello superiore e quello inclinato di sinistra, i soli che ancora fossero a posto , e la murata, già molto indebolita in quel punto da due colpi del cannone cerchiato da 80, venne intieramente distrutta. Il proietto, oltre ad aver mandato in ischeggie tutti gli strati della pia.stra in modo da fare un foro a forma d':m buto, determinò in essa parec,.;hie screpolature ori1;zontali comprovanti sempre maggiormente la sua cattiva qualità.

(N. VI)

Nel punto in cui si tirò questo colpo la murata era tuttora. in buon stato, pure il proietto attraversò al pari degli altri il bersaglio e penetrò nel parapetto. Il foro cbe esso fece nella piastra avca esternamente il diametro di 0,185 e rassomigliava maggiormente ai fori delle piastre Brown e Millwall poiché il proietto aveva mandato in ischeggie gl i ultimi strati ma non quelli intermedii che vennero soltanto separati e rivolti in fuori.

ì\farca Bocca da fuoco

Bersaglio del ~~!po

Piastra colpita.

Cannone da 40 F. R. cerchiato

di destra

Ma.n el di 0,12 (~. VI)

22°

del

proietto 5

li proieUo attraversò completamente il bersaglio facendo nena Fiastra un for o del diametro orizzontale di 0,187 e verticale di 0,20. A vendo colpito in un punto in cui la piastra era appoggiata meno bene alla murata, vi produsse una screpolatura passante pei fori· dei colpi n° 3 e 21 e due altr.::1 screpola.ture dirette ai fori delle due ultime viti; e portò via la maggior par1',P. degli strati i quali ~i staccarono posteriormente per tutto uno spazio avente quasi la forma di un esagono. Il proietto si accorciò di 3 centimetri, il suo diametro massimo si trovò di 0,189 e si vide che il rigonfiamento estendevasi fino a circa 0,10 della base. Oltre a ciò esso presentava alcune screpolature attorno alla testa, mancava di una scheggia e tra le screpolature degli alveoli ne aveva una di notevole larghezza.

Boccti da fuoco

Bersaglio

N. del colpo

Cannone cb 10

di mezzo

37°

F . R.

cerchiato

Piastra colpita

Pet in-Gaudet di 0,12 (N. III)

I

Marca del proietto 4•


214

SULLE Pi.AS'J'ltE DI CORAZZA'rUR1\ 215 fori delle due viti più vicine. Nella faccia posteriore della piastra il loro aveva :a forma di un imbuto colla base del diametro di circa 0,40.

ESPEnJl!:NZE

Il proietto attraversò il bcrsaalio lasciando nellae • O piastra un foro di 0,19 ed andò a penetrar e nella terra del parapetto. La murata non pres.entava forse m 0 1ta resisten~a, ossen~o stata immensamente danneggiata dal proietto lanciato col cannone da 80 a lOOOm che aveva colpito il bersaglio in un punto non molto discos~o, ma la piastra venne forata in un punto io cui era rn ?uonis;simo stato. Questo colpo produsse anche nella piastra una screpolatura; la quale dal foro estendevasi fino allo spigolo superiore attraversando uno dei fori ~elle viti. Per circa tre quarti della periferia vede~ans1 attorno al foro gli strati della piastra separati e volti in fuori e mancava soltanto l'ultimo strato.' _m~ nell'altro quarto quasi tutti gli strati erano andati rn 1scbeggie ed il foro presentavasi a forma di imbuto.

Bocca da fnoco

Bersagl io

N. del colpo

Cannone da 40 F . R. cercl.tiato

di i:nezzo

36°

Piastra · colpita

Marca del proietto

- -

,

Petin-Gaudct di 0,12 (N. llI)

5n.

Questo proietto foce nella piastra un foro del diametro orizzontale di 0,20 e verticale di 0,19 e si arrestò colla sua testa contro la murata in cui ~i conficcarono le scheggie degli strati posteriori della piastra stessa. Nel proietto si osservarono, come al solito, a'.cu~e screp~lature attorno alla testa cd altre maggwri passanti per gli al veoL; e nella piastra si notò lUHL larga fenditura la quale l'attraversava in tutta la sua lunghezza passando pel foro del proietto e pei

Bocca da fuoco

Bersa~1io del ~ ,~)po

Cannone cla 40

cli mezzo

F . R.

47°

Piastra colpita

;,!arca del proiettò

Charrière cli O,12 (N. II)

5•

cerchiato

I

Stante la poca larghezza della piastra, la quale era già stata colpita da tre proietti d i Bochum, il pr oietto andò a battere vicino a due ,iti ed al foro del colpo n° 41 ed incontrò quindi poca resistenza tan lo nella piastra che nella murata. Esso staccò posteriormente dalla piastra moltissime scheggie, vi dete1 min9 due $lr.rP.polature trasversali e portò via un pezzo della piastra corn pr eso tra una di queste screpolature ed un altra già esistente e passante pel foro n° 41. 11 tiro fu un po' obliquo e perciò il proietto si schiacciò piì.1 da una parte che da un'altra, ma si può ritenere che il suo accorciamento sia stato di 3 centimetri; il suo diametro massimo si trovò di O, 182 e nella parte ogivale e negli alveoli si osservarono le solite screpolature.

N.

Bocca da fuoco

Bersaglio elci colpo

Cannone da, 4.0

cli me;:ze

F . R. cerchia Lo

Piastra colpita

Cl.tanièr c cli O,12 (N . I)

~fa1·ca del proietto


216

ESP ERIENZE

Il puµto rn cui questo proietto colpì la piastra trovavasi -più discosto dal foro n° 11 di quello che lo fosse nell'altra piastr~ il foro n° 47 dal 41°, però era egualmente vicino alle viti e la piastra era male appoggiata alla murata, stata molto danneggiata dal 39° col po. Il proietto attraversò interamente il bersaglio, facendo nella piastra un foro di 0,195 e producendovi due screpolature - passanti pei fori delle viti, sicchè la parte di piastra compresa tra queste screpolature s'inclinò in avanti e si staccò completamente allorchè venne disfatto il bersaglio. Gli strati della piastra vennero separati gli uni dagli altri , e ad eccezione dei più esterni , foro.no mandati in ischeggie, onde per un tratto considerevole la grossezza della piastra al.torno al foro venne ridotta a r.irca la metà. Gli effetti di questo colpo valsero a completare la rovina della parte superiore del · bersaglio e il pròietto si accorciò di 3 centimetri , si sch iacciò in maniera che il suo dis:metro giunse a O, 187 e si screpolò in modo identico al precedente. Mettendo a confronto i risultati ottenuti iu tutti questi tiri coi proietti di Krupp vediamo che, tanto contro la piastra Brown che contro quelle Marrel , i ' proietti delle due ultime marche si mostrar'ono alquanto superiori ?- quelli delle tre prime. Se si considera che nella piastra Brown uno dei proietti della 5a marca penetrò due cent{metri di più del proietto ctella 4' e l'altro, tirato al 48° colpo, l'attraversò interamen_te, parrebbe doversi anteporre la 5" alla 4" marca ; ma se s_i riflette che nei tiri contro la piastra Petin-Gaudet di 0,12 il proietto della 4" marca att:r:a-

2} 7 versò interamente il bersaglio, mentre quello della 5" rimase piantato nelfa piastra, e se si osserva che i proietti della ~a marca si screpolarono maggiormente e si staccò una scheggia di quello tirato contro la -piastra Marrel di 0,12, la q~ale certamente non presentava una gran r esistenza, si deve concbiudere che la marca a prescegliersi è la quarta. Gli altri tiri eseguiti contro le piastre Marrel e Miliwall confermarono il giudizio· che si era fatto dopo i primi tiri contro la piastra Brown, che cioè l'a cciaio delle tre "prime marche non pr esentava sufficiente durezza; e i tiri fatti contro le piastre Charrière non diedero, co~e già si disse, r isultati molto concludenti . per lo stato in cui si trovavgmo le piastre ed il bersaglio. PROIETTI ni Bocntn,L Dalla fonderia di Bochum si ebbero 11 proietti; 8 dei quali a testa piana· e 3 a testa ogivale. I proietti a testa piana erano fabbricati con 4 marche diverse d'a.cr,iaio ed avevano presso a poco la forma del proietto pieno adottato, con questa differenza· che la loro altezza era di 0,36 e il loro peso di circa 56 cbil. Uno dei proietti della 1a marca distinguevasi poi dagli altri per avere la faccia anteriore del diametro di 0,120, e non di 0,132 come nei proietti ordinar ii, raccordata alla parte cili.ndrica da un t ronco di cono dell'altezza di 0,06 anzicb$ dalla solita parte ogivale dell'altezza di circa 3 centimetri . I tre. proietti a punta ave_v ano un'altezza di 0,41, un peso di -57 chil. ed erano fatti con acciaio della 2", 3" e 4" marca. Degli otto proietti a testa ordinaria se ne pro~ò · uno per marca contro le piaHtre Charrière e in segmto acr1i eccellenti risultati ot_tenuti, si tirarono gli altri q~attro contro la piastra Brown per paragonarli ai SULLE PIASTRE DI CORA.ZZA'l'URA


218

219

E-SPERlENZE

SULLE PIASTRE DI CORAZZATURA

migliori proietti. I trn proietti a testa ogivale vennero tirati contro la piastra Millwal1 e i risultati di tutti queE'ti colpi sono indicati nello specchio che segue .

che di 2 cent. e il suo diametro massimo giunse soltanto a 0,177. Le screpolature passanti per gli alveoli non furono molto grandi ed anche quelle in piani meridiani nella parte ogivale furòno piccole bencbè molto numer ose; ma,si notò lateralmente la mancanza di -una scheggia, la quale si può ç-onsiderare siasi staccata secondo un piano parallelo all'asse e passante per una cord,i d i O, 08 fino a O, l O dalla base, e poi secondo un piano obliquo passante per quella corda e pel diametro della base stessa.

SPECCHIO de,i 1·isiiltati dei pr-oietti d'acciaio provenienti d(t BocHu11. Bocca da fuoco

Bersaglio

I Canuo'ne da 40

di mezzo

I

Il

Piastra colpita

Marca del pr oiettc:

--

F. R. cerchiato

N. del colpo

'

38°

Charrièrc di (N. I)

o, 12

1a Testa

Bocca da fuoco

I

N. Bersaglio del colpo P iastra colpita

--

ord!na•1J !'la

Nel punto in cui si tirò questo colpo la piastra era in ?uonissimo stato e la murata era intatta, p ure i l proietto attraversò completamente il bersaglio, mandando in ischeggie il dormiente, e il trincarino, e andò a cadere al piede del r ivestimento del parapetto . Il foro praticato nella piastra aveva esterna,mente il diametro di O, 175; posteriormente mancavano gli ultimi strati per uno spazio avente quasi la forma di un quadrato di 0,45 di lato ed anche gli strati rimasti vedevansi separati gli un( dagli altri. Oltre a ciò si , determinò sup~riormente al foro una fessura larga circa 2 cent. e si cambiò in rottura una piccola screpolat;1ra stata prodotta dal proietto temprato di Petin e Gaudet, tirato all'8° colpo, che come si vedrà in appresso non rirBcì a forare la piastra. Il proietto per la sua estrema durezza non si accorciò

Marca del proietto

Ca.nnone da. 40

di me,z zo

F . R.

l

cerchiato

3!)"

C)larrière di 0,12 (N. II) I

z• Testa orclina-1 na

Questo proietto, tir ato contro l'altra piastra Charrière, che J;1.on aveva ancor avuto alcun colpo, attraversò interamente il bersaglio come il precedente ed andò a p!nntarsi nella terra sulla faccia supenore del parapetto. Esso l asciò nella piastra un foro del diametro di O, 172 ,che veduto posteriormente presentava la forma d'imbuto e produsse inoHre una screpolatura la quale dal foro éstendev.a si ~llo spigolo superiore della piastra. Dal proietto non ~i staccò scheggia alcuna e non si osservarono che le screpolature degli alveoli e quelle pìccol_issime_ a~.torn~ all~ testa. L'accorciamento non fu che di 15 m1ll1metri e il diametro ma~sirno si trovò di O, 172, N1a il rigonA)(No xr, vol. 11. -

17.


220 ESPERIENZE fìamento a •.-ece d'estendersi come, negli altri proietti per quasi tutta la lunghezza, si limitò alla testa.

[

Bocca da fuoco Bersaglio,

N. del colpo

Piastra colpita

Marca del proietto

- Cannone da 4;0 F . H.. cer chiato

di mezzo

40°

Chardère di 0,12 (N. l!)

-

I

3"

Testa ordinaria

Il proietto dopo aver_ attraversato la piastra e la murata anelò a penetrare nel para.petto cui era addossato il bersaglio. Esso presentò dopo il tiro le stesse screpolature del precedente , però il suo accorciamento fu di W millimetri ed il diametro nel punto del massim0 rigonfiameDto di 0,177. Anche U foro 11ella piastra, dèl diametro di 0,175, aveva la stessa forma del foro fatto dal proietto antecedente, ma qui si detern linò una screpolatura anche nella parte inferiore, sicchè · la piastra restò divisa per metà da un piano quasi perpendicolare alla sua lunghezza e passante pel fo_ro. Bocca da fuoco

Bersaglio

N.

del colpo P iastra colpita

llfarca del J?roietto

-Cannone da 40 F. H.. cer chiato

Il

di mezzo

41°

Charrière di 0,12 (N. Il) ,

4a

Testa ord!na- , na

Il proietto forò la piastra, producendovi' anche una

221 screpo1atura,jrga forse un centimetro diretta dal foro allo spigolo superiore, e penetrò per tutta la sua lunghezza nel bersaglio: L'au-mento massimo del suo diametro fo di 2 1 millimetri, la sua lunghezpt diminuì di' 25 e le screpolature ·che si manifestarono nella parte ogivale e negli alveoli furono un po' maggiori di quepe osservate negli a1tri proietti. Nella faccia an teriore della piastra il foro aveva il diametro di O, 19 e nella faccia post eriore presentava quasi la forma di un tronco di cono colla base maggiore del diametro di 0,31. Questo' colpo ed i tre precedenti distrussero naturalmente la parte superiore del bersaglio e fecero cadere quattro dei punt.elli orizzontali che a guisa di bdgli si appo~giavano sul dormiente, coll~ loro testa contro il t1·incarino . ~-·- ·

SULLlè PlàSTRE DI CORAZZATURA

Bocca da fuoco

N. Bersaglio del colpo P iastra col pita

Marca del proietto ~

Cannone da 40

, F . R.

cerchiato

cli mezzo

42°

Brown (N. VI)

1'

Testa più accm.uinata

I

Prima che si facesse questo colpo eransi già' tirati 15 proietti contro la piastra Bro_~,n ed il proietto Burys era stato il solo che l'avesse attraversata completamente sicchè la parte di murata pr otetta da questa piastra non , presenta va posteriorwente altr<~ guast.~ che un piccolo rigonfiamentò. Questo proietto d1 Bochum, tirato normalmente contro la piastra, l'attraversò, e penetrò nel be~saglto in modo che la sue!,


222

ESPEIUE;'/ZE

faccia posteriore oltrepassò di circa O' 12 la faccia anteriore della piastra. Quando venne disfatto il bersaglio si trovò che il proietto, avente prima del tiro l'altezza di 0,35 , erasi accori:iato di un solo centi. metro, quindi la sua penetrazi one nel bersaglio fu di circa 0,46. Anche questo proietto si rigonfiò soltanto alla testa per una lunghezza di dieci o dodici centimetri e il suo diametro massimo , che trovavasi poco di sopra alla coron·a anteriore d'alette non si trovò che di 0,176. Le sue screpolatu re · pas'. santi per gli alveoli non erano molto consider evoli e nella parte ogivale si vedevano, come negli altri proietti di Bochum, tante screpolaturè in piaqi meridiani discosti due o tre centimetri, con altre screpolatu re frapposte di Ìninor dimensione. Il foro praticato n ella piastra aveva esternamente il diametro or'iz,zontale di 0,18 e v erticale di 0,175 e -posteriormente p~esentava la forma generale dei fori della piastra Browo, mancavano cioè le scheggie dell'ultimo strato non che alc2,1nc del penultimo e gli altri strati erano separati e volti in fuori . . . N. Bocca da fuoco Bersaglio del col,;io Caunone da 40

I

F . R. cerchiat.o

Piastra. colpita

l\forca del proietto

- di mezzo

.

43°

223 riore della murata. Esso ruppe le cinte le ordinato e mandò in ischeggie le tavole del fasciaSU LLE PIASTRE DI COllAZZAT URA

Brown (N. VII)

2' T esta ordinarfa.

Il

Questo proietto attraver~ò interamente il bersau!io e fu il primo che recasse gravi danni alla parte i;fe.

mento interno, lil.sciando nella piastra un foro nettissimo il cui diametro, misurato coJla stelh mobile, si tr ovò di 0,177. Però della testa del proietto si staccò superiormente una scheggia secondo un piano obliquo all'asse, pèr modo che nel punto più a lto esso aveva l'altezza di 0,34 e nel p unto diametralmente opposto non era alto che 0,2~. Oltre a ciò si staccò una scheggia laterale e le screpolature negli alveoli furono un poco maggiori che negli altri proietti, giungendo la loro lunghezza a circa 4 centimetri .

I

Bocca. da fuoco

Cannone <la 40 F . R. cerchiato

Bersng).io del N. colpo Piastra. colpita di mezzo

46°

Ma.rea del proietto

Brown

3•

(N. VI)

Testa ord!na-i ria

Nel punto in cui si tirò questo colpo la piastra combaciava esattamente colla murata e presentava probabilmente tutta la sua resistenza poichè i colpi contigui n° 26, 27, 28 e 29 non le avevano fatto gran danno. Il proietto attraversa;ido il bersaglio andò a penetrare nel parapetto e lasciò nella piastra un foro del diametro orizzontale di 0,180 e verticale di 0,175, producendo inoltre una screpolatura che riuniva questo foro a quello del 28° colpo. La forma del foro operato nella piastri:i non differiva da quella poc'anzi descritta


224 ESPERIENZE ed i danni recati al bersaglio furono ancora maggiori di qùelli r ecatigli dal 43° colpo. Bocci\ cla fuoco

N. Bersaglio del colpo

Marca del proietto

Piastrn colpita

225 O, 175 e posterion'nente presentava una for ma consimile a quella dei fori della piastra Brown. SULLE PIASTR!è Dl CORAZZATURA

Bocca da fuoco

N.

Pia.stra- colpita

Bersaglio clel colpo

- --

- - 1

C11nnone da 40

di mezzo

45°

F . R.

4a Testa ordina-11 ria

Brown

(N. VI)

cerchiato

-

Il

Anche questo proietto attraversò Ja piastra e la . m urata, facendo nella prima un foro del diametro di O, 178, e si conficcò nell~ ·terra del par apetto. Devesi però ·notar,e che nel p unto in cui. a11dò a battere il pr oietto la piastra, incur vatasi per effetto dei molti colpi r icevuti, er a staccata dalla murata di circa un decimetro, ciò che devesi notare in favore della_pias!,ra Brown p oich è, se ad orita d i questo d ist acco non si produs_se alcuna screpolatura, ciò vuolsi appunto at t ribuire alla eccellente qLrnlità della piastra.

Bocca da fuoco

Bersaglio

Cannone da 40

di mezzo

N.

Mar ca del proietto

Cannone da 40 F. H. cerchiato

di mezzo

Millwall

49°

(N. IV)

l

-

3' '.fest a ogivale

Questo proietto attraversò interamente il bersaglio e penetr ò nel par apetto, facendo nella piastra un bellissimo foro, contornato nella faccia anteriore da un orlo sporgente e frastagliato . Il proietto si screpolò

Marca del proietto

del colpo

P iastra colpita

32°

Mil livall

2•

(N. IV)

Testa ogivale

I,

- - F. R.

cer chiato

I

II proie_tto, tirato normalmente contro la piastra, la fo rò ma non attraver sò la m 11r ata e si ruppe in molte scheggi e, delle quali alcune rimasero nel foro e le altre furono p roiettate later almente o a1l'.indietro. Il foro nella piastr a aveva esternamente il diametro di

per tutta _la sua lunghezza quasi secondo piani mer idia ni e inferior mente alla corona superiore 4'alette e circa a metà della parte cilindrica si deter minarono altre screpolature in piani perpendicolari all'asse. Alcune deH@ scheggie comprese tra questi piani si staccarono, siccbè al disotto della parte ogivale esso aveva presso a poco la for ma di uno spicchio cilin drico . La _punta del proietto r imase intatta e può


221:i

227

ESPERIE'.';ZE

SULLE PIASTRE D1 CORAZZATUnA

dirsi che il r igonfiamento del proietto fu quasi nullo perocchè dopo il tiro esso entrava ancora .nella lunetta minima del cannone da 40. Misurando colla stella mobile i diametri del foro p:-aticato nella piastra si trovò quello orizzontale di 16,2mm,3 e q ueìlo verticale di 162mm,9. Veduto posteriormente, il foro non differiva d a quelli fatti dai proic~ti a testa piana.

così poca durezza, egli è certo che si sarebbero rotti c0nt.ro una piastra più dura., corue quello Petin-Gaudet o Charrière, senza riuscire a fcrarla . Per poter giu dicare con sicurezza quale sia la marca a prescegliersi pe1 proietti di Bocbum, sarebbe stato necessario un numero maggiore di tiri, poichè i r isultati avuti cogli otto proietti esperimentati sono poco diversi tra lor o; però considerando che nei t iri contro la piastra Cbarrière il proietto del!'a 2a marca tirato al 39° col po, quando piastra e murata erano intatte, è q uello che subì un accorciamento ed un aumento di diametro mi~ore senza che se ne staccasse alcuna scheggia, e riflettendo pure che tra i fori praticati nella piastra Brown quello fatto da un proietto della 2" marca al 43° colpo è forse il più piccolo ed il più regolare, pare che dovendo acquistare dei proietti dalla fon deria di Bochum converrebbe p:-enderli della 2" marca d 'acciaio. PROrnnr PETJN•GAUDET. - Fino dal 1863,. in occasione delle p;ime esperienze fatte in Venaria contro le piastre di corazz&.tura, si acquistarono alquanti proietti pieni d'acciaio dalla Ditta Petin e Gaudet che vennero poi temprati nel Laboratorio di P recisione, onde saranno designati nel corso d1 questa relazione coll'indicazione di Proietti Petir.-Gaudet temprati. Si ebbero in seguito 48 p roietti p ieni, scelti tra quelli forniti dalla Ditta Petin C:' Gaudet alla Regia Marina pei cannoni da 40 F, cerchiati e rigati al passo di 4,50; e q uesti proietti saranno appunto distinti coll'indicazione Proietti Petin-Gai1det ' della Regia }}farina. Pel. cannone da 80 liscio fli acquistarono da Petin e Gaudet alcune palle d' acàaio e pel cannone da 80

Bocca da fuoco

Cannone da 40

:F'. R.

cerchiato

,

Bersaglio

di mezzo

N. del colpo

Piastra colJ)ita

50°

:Millwall

:Mar ca f del

proietto

(N. IV)

4' Testa ogivale

Il proietto attraversò esso pure il bersa,crJio o , rompendosi però in tante scheggie, alcune delle quali vennero proiettate later almente avanti al bersaao lio ed altre, attraversando la murata, andarono a conficcar si nel rivestimento del!o. scarpa del parapetto. Il foro aveva il diametro orizzontale di 162 •m,3, .e quello verticale di 163mm,~; era anch'esso circondato da frastagli nella faccia anteriore della piastra, ma presen; tava una forma m eno r egolare del preceden_te. Esaminando i pezzi del proietto e specialmente quelli della parte ogivale si vide che esso pure si ruppe per l'urto contro la piastra ma non subì alcuna deformazione. 11

Questi risultat i r esero manifesta la notevole superiorità dei proietti di Bochum sugli altri proietti e dimostrarono al t empo stesso la necessità di attenersi alla forma da noi adottata pei pr0ietti pieni poichè, se nonostante l'eccellente quaiità de1l'acciaio i proietti a punta si ruppero contro la piastra Millwall, avente


228 ESPERIENZE cerchiato alcuni proietti pieni d'acciaio del peso di 96 chil. Si acquistarono pure alcuni p1·oietti_cavi _d'acciaio di forma simile al proietto Whitworth e finalmente si ebbero 12 proietti di varie marche presentati dai signori Petin e Gaudet afiiochè, dopo averli esperimeq.tati, si stabilisse con quale marca si voleva che fabbricassero i proiet ti dì cui ultimamente venne data loro commessa pel munizionamento dei _cannoni da 40 cerchiati. · Questi ult imi proietti che non erano temprati od avevano una tempra assai dolce (1) saranno distinti dagli altri col nome di Proietti Petin-Gaudet non temprati. I proietti temprati servirono esclusivamente per le esperienze comparative sulle 'piastre; quelli sferici, quelli cilindrici di 96 chi!. e quelli della Mar ina si impiegarono nelle esperienze coi cannoni da 80 e col cannone da 40 della Marina, fatta eccezione d'uno di questi ultimi proietti che si tirò col nostro · ca.nnone cqn tro la piastra Brown per paragonarlo_a quelli temprati; quindi, trattando ora delle esperienze compar ative sui proietti, non si a uà che a descrivere il risultato ottenuto con questo proietto ed i risultati avuti coi proietti presentati da P etin-Ga.udet per la scelta della marca più conveniente. I risultati degli altri _proietti della Marina, dei proietti di 96 chi!., e delle palÌe da 80, verranno descritti nella parte di questa relazione risguardante le espe'rienze eseguite con diverse bocche da fuoco; i risul(1) Ciò verrà dimostrato in seguito dal fatto che' in tutti i proietti t emprati si ossérva dopo il tiro nn orlo assai pronunziato attorno alla testa, mentrn questi presentarono anche dopo. il tiro la loro faccia anteriore conl'essa sem;a alcun or lo all'intorno.

SULLE P l ASTRE Dl CORAZZATURA 2;2,9 tati ottenuti coi proietti temprati saranno descritti ' parlando del\e esperienze comparativ_e s~lle piastre e finalmente quelli dei proiettili cavi s1 .troveranno nell'articolo riflettente i tiri spe,~iali . PROiETTl PETlN-GAUDET DELLA MARINA. - Questi proietti erano identici per forma e peso ai\ p'oietti temprati ed avevano le al ette piantate_col passo di ~,50 dovendo esser tirati col cannone da 40 F . R. cerchiato della R" Marina. Per p·oter paragonare i risultati ottenut'. con questa bocca da fuoco a diverse distanze, a quelli avuti a Venarìa col nostro canr.one da 40, er a necessario confrontare i proietti della Marina coi no~tri proietti temprati ed a tale effetto si tirò colla ç~nc~ di 8 chil. ed a ·15 metri di distanza il colpo d1 cm si descrivono qui appresso i ri~ultati.

SPECCHIO dei 1·isultati dei tfro col proietto PETlN·GAUDET della Marina. \

Bocca da fuoco

I-

Bersaglio N. del colpo

!Cannone da 40 F . R'. di mezzo · cerchiato

90

Piastra col pita Brown (N. VI)

Questo proietto fece nella piastra· un foro del ?iai:netro di O 20 e vi restò confiGcato sporgendo circa 0,17. Anche dopo aver tolta la, piastra dal ber saglio non si potè levare da essa il proietto per misurar_ne -l'altezza, ma può supporsi che siasi aècorciato nel _tiro di circa tre centimetr i e in tal caso la sua penetraz10ne sarebbe di O, 13. Nella piastra si osservarono, come di solito, gli strati esterni t:;tgliat-i nettamente e poco se~ parati, gli strati medii lacera.ti e staccat i alquanto gh


JìSPERIENZE 230 uni dagli altri e gli ultimi divisi in scheggie triangolari; alcune delle quali eransi conficcate nella murata . Delle tre scheggie rimaste attaccate alla piastra eranvene due circondate da una screpolatura alla base, le quali staccaronsi nei trasporti insieme alla porzione di piastra che tr ovavasi dinanzi alla punta del proietto siccb~ g uardando ora la piastra p are sia stata forata completamente. Giova anzi avvertire che anche in altri fo ri e in altre piastre' si staccarono nel trasporto, o nell'estrarre i proietti, alcune scheggie le quali esistevano allorchè le piastre fu rono tolte dal bersaglio, laonde visitandole ora, potrà trovarsi in esse qualf::he piccola discordanza con quanto è riferito nel presente r esoconto. Gli effetti di questo proietto sulia piastra Brown furono superiori a quelli dei proietti temprati, ch,i verranno descritti più innanzi, e ponno paragonarsi a quelli del proietto VP-rrliè. tirato al 19° colpo, e a quelli dei r,roietti Petin-Gaudct della la e marca, sparati contro la stessa piastra al 25° e 26° colpo. PnotETTr PETtN-G.AuDET NON TE~!PRATJ. - Questi proietti alti 0,32 e del peso me::lio di 50 chi!., avevano la forma di un cilindro ten.ninato anteriormente da una superficie leggermente convessa ed erano così distinti: 6 non portavano alcuna marca, _ 2 portavano il N. 1 sulla, faccia posteriore, 2 2 »

za

2

,

»

3

"

»

Anche per questi proietti, come per quelli di Krupp, si cominciarono le esperienze tirando un proietto di ogni specie contro la piastra Brown ed avendo riconosciuto, in seguito a questi tiri, che i proietti meuo

231

SULLE r1AST1Us DI CO RAZZATU HA

buoni erano quelli senza marca e che i migliori erano quelli coi numeri 1 e 2; si tiraron? gli altri _due proietti coi numeri l e 2 contro la piastra Petm-Gaudet di 0,15 che sapevasi essere la più resistente, e si tirò uno dei proietti senza ma:-ca conko una de,lle piastre meno b~one, cioè contro ~na piastra lv~arrel. 1 risultati ottenuti in queste esperienze sono mrnutamente descritti nello speéchio che segue.

SPECCHIO dei risultati dei proietti cl'acciaio PE'nN-GAuDEl'. non temprati.

Bocca da fuoco

Cannone da 40

.

N.

I.

Bersaglio del colpo Piastra co pita

di mezzo

Brown (N. VI)

24°

F. R .

ì'IIar ca del proietto Senza marca

cer chiato

Il proietto restò conficcato nella piastra e cadde poi a terra al colpo successivo, lasciando scor~ere nella piastra un'ammaccatura del diametro di 0,20, profonda circa 8 centimetri, circondata sul fondo da una screpolatura che isolava la parte colpita dal proietto dal resto della piastra. Q~lesto colpo non fece che produrre nella facci~ posteriore della piastra un notevole ngonfiamento attraversato da larghe scr epolature e giova osservare che nel punto colpito la piastra. non poteva presentare una gran resistenza , avendo gi~ ricevuto a ben piccola distanza i colpi n° 1 e 19 dei quali il primo vi avea prodotto un rigonfiamento cd il secondo l'aveva attraversata, facendovi un foro '


232 l;;SPERIENZE che nella faccia posteriore aveva il diametro di 0,42. Per effetto di questo ~olpo si produsse però nella piastra una piccola screpo\atura passante pei fori dei colpi n° 1, 24. e_ 17. Il' proietto si accorciò di 45"'°', e si rigonfiò fino alla corona posteriore d'alette, presentando quasi la forma di- un tronco di cono; la parte anteriore si mantenne convessa è nel punto del massimo rigonfiamento si trovò il diametro di 0,201 , Oltre ~ alle screpolature longitudinali passanti per gli alveoli se ne osser_varono molte corte, piuttosto larghe e serpeggianti, sulla parte cilindrica del proietto che certamente non davano indizio di buona qualità dell'acciaio.

Bocca da fuoco

Ber.sagli o

Canoone da 40 F. R. cerchiato ·

-

di mezzo

N. del colpo

Piastra colpita

Marca del proietto

- 2ò0

Brown (N. VI)

l ''

Anche questo proietto rimase conficcato n ella piast~a sporgendo 0,2Q e non cadde per effetto dei colpi successivi, onde non si potè' misurare esattamente la profondità dell'ammaccatura nella piastra, che esternamente aveva il diametro di 0, 19. Supponendo però che la sua lunghe.zza siasi ridotta come nel proietto preced~nte a O, 275, la sua penetrazione sarebbe stata di 0,075. Nella faccia posteriore della piastra si osservò un rigonfiamento a base circolare del diametro di circa 0,47, contornato da uoa screpolatura ed attraversato da sei la.rghe fessure disposte a stella, e nella parte sporgente del proietto non apparvero

233 quelle screpolature che si rimarcarono nel proietto senza m arca. SULLE PIASTRE DI CORAZZATURA

Bocca da fuoco

Canoone da 40 F. R. cerchiato

N.

Piastra colpita

26°

Browu (N. VI)

Bersaglio del colpo

di mezzo

llfarca tlel proietto

-2:\

..

Anche questo proietto non si potè togliere dalla piastra ma v i penetrò un centimetro più del precedente, giacchè non sp0rgeva che O, rn e infatti · gli ultimi strati non si screpolarono soltanto, co1:1e nei colpi precedenti, ma si ruppero in iscbeggie, onde guardando la faccia posteriore della piastra si vede un foro n el cui centro trovasi il proietto colla parte' di piastra che esso staccò dai primi strati. Il foro ha esternamente il diametro di O, rn e nella parte visibile del proietto non si osserva alcuna screpolatura.

Bocca da fuoco

Cannooe da ,10

F. R.

N.

Bersaglio del colpo

di mezzo

27°

Piastra colpita

Marca del proietto

--

Brown (N. VI)

3'

cerchiato

Il proietto, rimasto al pari degli altri nella piastra, cadde al 29° colpo ed all~ra si vide ch'esso aveva fatto un'ammaccatura alquanto irregolare del diametro di 0,20 e della profondità media di 6 centimetri con una piccola screpolatura snl fondo per circa un quarto , della periferia. La parte anteriore del proietto si sformò


234

ESPERIE::-IZE

grandemente presentando molte screpolaturp in vario senso ed inoltre si osservò una screpolatura attraversante longitudinalmecte il proietto per quasi tutta la sua lunghezza, che da 32 centim etri si ridusse nel tiro a 27. Nella, faccia posteriore della piastra questo tiro µrodu sse un rigonfiamento non contornato da screpolature alla base, ma diviso in cinque séttori da larghe fessure. Tanto questo colpo quanto i precedenti non produssero altro danuo sulla murala che quello d'accrescere il rigonfian:ento del rivestimento interno . Bocca da fuoco

Bersaglio elci ~~lpo

Cannone da 40

rli mP-z,.o

F. R.

cerchiato

235 anteriore d'alette il diametro del proietto si trovò di 0,187 e lungo la parte cilindrica si rimarcarono quelle screpolature serpeggianti che si erano già osservate nel proietto senza marca tirato contro la piastr~ Brow~ al 240 colpo. Nella faccia posteriore della piastra s1 produsse un rigonfiamento circondato da una screpolatura per una porzione della base -ed attraversato da <l ue screpolature, l'una passante pel foro fatto dal 23° colpo e l'altra perpendicolare ad essa. SULLE Pl,ISTRR DI COIUZZATUR.-1.

P iastra colpita

Petio-Gnudet di 0,15

Mnrca del proietto 1•

(N. VI)

Questo proietto si piantò nella piastra e vi produsse tre screpolature, due delle quali dirette ai fori n• 18 e 23 ed una attraversante l'intiera piastra e passante pel foro n° 18. Al col po successivo il proietto si staccò dalla piastra , ed in questa si. trovò un·ammaccatura çlel dia• metro di 0,20 e della profondità media di 0,07, mo1to irregolare e con una screpolatura sul fondo. Il proietto si accorciò di 4 centimetri ed alla sua testa si osservarono parecchie screpolature ed alcune schcggie, le quali non si erano però staccate completamente; all'altezza della corona

li

l\farca

Bocca d:1 fooco

. N. del BEJrsngI10 del colpo P iastra colp ita proietto

Cannone da 40

di mezzo

F . R.

35°

Petin-Gaudet di 0,15

2'

(N. Vl)

cerchiato

Per effetto di questo colpo caddero i proietti rimasti conficcati nella piastra al 4° ed al 34° colpo e si de. ' terminò una screpolatura che passando pei fori n° 3 e 4 si prolungava fino allo spigolo inferiore della piastra. Il proietto si ruppe quasi trasversalmente a circa 0,22 dalla faccia posteriore e la sua testa restò piantata nella piastra facendovi una ammaccatura del diametro esterno di 0,19. La parte posteriore del proietto si deformò grandemente e presentò tre screpolature in piani meridiani le quali si estendevano fino alla base e superiormente avevano u?a larghezza di circa un centimetro. Dietro il punto colpito si osservò nella piastra un rigonfia~ mento attraversato da una larga fessura, passante pei ANNO Xl, \'Ol.

u. -

18,


Sl 1LLE PIASTRE _DI CORAZZA'l'URA

ESPERIENZJf 236 fori delle due. viti · più vicine, e da altre screpolature che partendo dai fori di queste viti proluogavansi fino àllo spigolo inferiore,. Oltre a ciò la piastra s'incurvò notevolmente ed esaminandone la faccia inferiore si osservarono molte screpolature in direzione degli strati ed altre in senso perpendicolare;

Bocca da fuoco

-Bersaglio

Cannone da 40 F. R. cerchiato

di destra

N. del colpo

23°

Piastra colpita

Marre! di 0,12 (N. II)

237

Questa difforenza era però troppo piccolà per dare un sicuro indizio nella scelta e per ciò si tirarono gli altri due proietti dei numeri l e 2 contro la piastra Petin-Gaudet di 0, 15 e in questi tiri il modo con cui si ruppe il proietto n° 2- e la deformazione della sua parte posteriore indussero a dare la preferenza ai proietti del n° 1. Finalmente il tiro contro la piastra Marre! servì a confermare nel parere già emesso sui proie,ti senza marca, perocchè l'acco~ciarriento di 55 millimetri e l'aumento di diametro di 35 mill. sono una prova certa della insufficiente durezza dell'acciaio. PROIETTI BEssEMER. La Commissione recatasi in Inghilterra per studiare come già si disse l'applicazione qel pr,ocesso Bessemer ai ferracci di Lombardia fece fabbricare anche parecchi cilindri d'acciaio e da questi si trassero alcuni proietti aventi la forma solita dei proietti pieni, l'alLez:i:a. d.i 0,33 ed il péso di circa 52 chil. Due di questi proietti si tirarono contro piastre Marrel di 0, 11 e 0, 12 ed avendo riconosciuto dalle loro notevoli deformazioni ch'essi difett,.wano della necessaria durez7a, se ne tirò un terz~ contro la piastra Millwall che presentava ancora n::inore durezza delle piastre Marre! e si ebbero i seguenti risultati.

Marca del proietto Senza marca

Questo colpo venne tirato per vedere la deformazione del proietto non già per giudicare dei suoi effetti, poiché dietro la piastra la murata era quasi interamente distrutta a segno che l'urto del proietto rovesciò la piastra all'indietro. Il proietto attraversò la piastra lasciandovi un foro del diametro di 0,20 e si accorciò di 55 millimetri, rigonfiandosi per quasi tutta la sua lunghezza. Nel punto del massimo rigonfiamento, cioè all'altezza della corona anteriore d'alette, il suo diametro si trovò · di O, i95 e sulla superficie -del proietto non si osserv.arono che alcune screpolature negli alveoli. Dal risultato dei tiri contro la piastra Brown appare che i proietti senza marca e quelli col n° 3 dovevansi., posporre a quelli coi numeri 1 e 2 e che trn queste due ultime marche sembrava preferibile la seconda, poiché il proietto tirato al 26° colpo era penetrato ,un centimetro più di. quello sparato al z5•,

SPECCHIO dei risultati dei proietti d'acciaio Bocca da. fuoco

Bersaglio N. del colpo

Cannone da 40 F. R. di sinistra. cerchia.to

;

8•

B ESSEMER.

Piastra. colpita.

Marre! di 0,11 (N. Il)


238 li proietto attraversò la piastra e penetrò n ella murata con una picola inclinazione dal basso in alto e da destra a sinistra, per la qual cosa la sua faccia posteriore oltr~passò la faccia anteriore delìa piastra di 0,0~ superiormente e 0,12 inferi01·mente: di 0,085 a sinistra e di 0,11 a dèstra. Il proietto s'accorciò di circa 4 centimetri , sicchè la sua penetrazione fu di circa 0,40 e il diametro del foro nella piastra, eguale al diametro massimo del proietto, fu dì 0,195. Nella faccia posteriore d ella piastra e sulla sinistra del foro gli strati furono separati molto gli uni ,dagli altri e si sollevarono aprendosi · in mezzo ma senza staçcarsi, mentre s ulla d.estra del foro gli ultimi strati vennero rotti in scheggie e portati via dal proietto. L'effetto di questo c0lpo sul bersaglio fu grande perocchè ruppe un'01·dinata e due · cinte, fece screpolare uno dei puntelli obliqui e ruppe anche il dorm-iente e il trincarino screpolatisi al colpo n° l. Bocca, <la fuoco

Bersaglio N. del colpo

Piastra colpita

' Cannone <la 40 F. R. di sinistra cerchiato

90

rtiarrel di O, 12

'

(N. V)

Ques~o proietto, benchè tirato contro una piastra di 0,12, incontrò forse mir.or re.i;istenza del precedente, poichè colpì la piastra vicino a uno spigolo, e infatti penetrò circa 0,47 accrescendo di molto i danni recati a lla murata dai colpi n° 3 e n° 4 . Esso si a~corciò di 4 centime.tri, e il suo diametro, nel punto del masi;ìmo rigonfìamentG, si trovò di Ò, 192 come i! diametro

SUf, LE · PlASTI{K IH COll AZ'l.AtlJHA

ve1-ticale del foro operato nella piastra. Sulla faccia, anteriore del proietto si osservò dopo il . tiro uno spigolo vivo formato da due piani incl inati , l'uno di -un centimetrò su 15 e l'altro di 3 su 4, e questo provenne da ciò che u n segmento della faccia anteriore andò a colpire la piastra N. VI. Tanto in questa piastra quant0 in quP-lla N. V, cui era veramente diretto j\ colpo, gli strati non si piegarono in fuori rria si ruppero 1n i scheggie , onde il foro presenta va ve-· ramente la forma di un imbuto. È finalmente a notarsi che in questi due proietti Bessemer non si manifestarono altre screpolature che quelle attraversant i gli alveoE. Bocca da fuoco

Cannone cfa 40 F. R. <li

I

cerchiato

Pia.stra· colpit~

Ber saglio N. del colpo

1UC%ZO

21°

I

M ill wa ·11 (N. l V)

Il proietto fece nella piastra un foro d el diam etro di 0,20;'), e si arrestò contro ]a, murata . La sua altez;m media dopo il tiro si ' -trovò qi Q,285, onde il suo accorciamento fu di 45 rnillimr.tri , e fu pure di 45 millimetri il suo rigonfiamento, essendosi tro,,ato 0,205 il suo diametro ma.ssimo. Attorno al foro ed inferiormente non mancava n ella faccia posteriore della piastra che l'ultimo strato, ma s uperiormente quasi "tutti gli strati erano andati in ischeggie , cosicchè all'orlo · del foro la piastra non aveva


240

SULLF.

ESPJ.:RlB~ZI<.

, che. uno r. due ~entimetri di grossezza. Anche in questo: proietto non s1 osservarono screpolature, all'infuori di quelle piccole longitudinali passanti per gli alveoli 1 della coron~ anteriore d'alette., D~ q~e.s ti risu~tati ~evesi· dedurre che la qu1tlità -d~ll acc.1a10 non ~ cattiva ma manca di durezza, e per dimostrare quanto ciò possa influire sui risultati basterà• osservare che due proietti Petin e Gaudet 'resi duri colla t_e mpra· e tirati, romé si vedrà in se~uito, contro la piastra Millwall, alla stessa distanza e c9lla stessa canea, quando la resistenza del.l a piastra e quella della murata ei:;ano alquanto maggiori, attraversarono , completamente il bersaglio. ~ROJETTI GLISENTI. - Quantunque le esperienze eseg~1te a _Venaria con proietti di ghisa bianca e ghisa d1 Bond1one lasciassero po~a sp,eranza di poter giunger~ a·_sost1~uire utilmente i1 ferraccio all'acciaio per pr01ett1 destinati al tiro contro le ~iastre, pure si vollero esperimentare alcuni proietti di ferraccio a t esta acciaiata presentati dal signor Glisenti ·di Brescia. Di questi proietti,_aventi la forma ordinaria l'alteìza di 0,33 ed il peso medio di 48 chi!., se ~e tirarono tre. contro piastre Marre! ed uno contro la pi~stra Millwall, e si ottennero i ris.ultati descritti nello specchio seguente: SPECCHIO clei 1·isultati dei proietti di /erraccio

'.Bocca da fuoco

I

tumi come qualunque altro proietto di ferraccio, né · sl può vedere quale ammacatura abbia prodotto nella piastra, poicbè non si potè staccare da essa quel cono ,di ferraccio che vi lasciò attaccato il proietto. La piastra venne insensibilmente incurvata, e nella sua faccia posteriore si osservò dietr.o al punto colpito un

o

o

0o

o

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, 20) °'ç.

0

o

~

o

o

rigonfiamento poco notevole, contornato d a una screpolatura per circa una metà della sua base. L'effetto questo colpo sulla murata fu poi quello di produrre una· leggera screpolatura nel dormiente e nel

di

Piastra. ' colpita

Bocca. da fuoco

l\farrel di 0,11 (N. U)

lqannone da_ 40 F. R.

Bersaglio N. del colpo

Piastra colpita

- - -~

lr :u111one rla_ 40 I<~ n..

il

Bersaglio N . del colpo

U proietto battendo contro la p iastra andò in fran-

trinca1·ino.

GL1SENTl.

r

~4 \

PIASTRE DI COIUZZAJ'URA.

Ct!rcl11,u o

d i s.' nis lra

Jo

I

cerchiato

cli sinistra

I-30

Marre! di 0,1 2 1N. V)


242

IlSPERIENZE

~~---- - -

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13

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.

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I

o

243 nella piastra in modo da forarla quasi completamente. Oltre a ciò la piastra s'incurvò sensibilmente, e si screpolò lateralmente e superiormente al forò. Tutti ali stra.ti della piastra furono separati mo)tissimo gli -~~i dagli altri, e n~lla faccia posteriore si videro gli ultimi strati molto sollevati e lascianti un'apertura nel mezzo i~ modo da presentar la forma di due falde, la superiore delle quali era circondata da una . screpolatura alla base, e l'inferiore _da una screpol~tura a metà dell'altezza. • SULLE P IASTRE Dl COR-AZZATURA

In vista del .cattivo risultato del colpo precedente, si tirò questo proietto in un punto in cui, per effetto dei colpi n° 5, 7 e 12, la piastra presentava quasi nessuna resistenza e la murata era in cattivissimo stato.

o

o

.

o

Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

Cannone dà 40 F. R. di mezzo cerchiat o

Anche in quest_o caso il proietto andò in minutissime sch:eggie, ma staccò e ruppe iu pezzi la porzione di piastr,a compresa tra i fori dei colpi n: 4, 5 e 12 accrescendo i guasti già esistenti nel bersaglio. Bocca da fuoco

I

Bersaglio N. del colJ)ù

Cannone da 40 F . R .. di sinistra cerchiato

14°

Fiastra col pita llfarrel di 0,11 (N. Il)

I

Questo proietto andò al par degli altri in frantumi , ~ la sua testa acciaiata rimase intatta e . penetrò

52°

Piastra colpita 11'.lillw a.. ll (N. IV)

;,

Il proietto tirato normalmente contro la pi~s~ra andò in minute scheggie, però la sua parte (l.cc1a1ata pe~ netrò nella piastra facendovi un foro irregolare, sugli orli del quale restò proiettata una porzione del ferraccio del ,p roietto, e sul fondo rimase _at~accato quel cono che si presenta sempre quando s1 tirano contro le piastre proietti di ferraccio. A motivo appunto d1 questo ferraccio che riempiva l'ammacatura fa~ta nella piastra, non ·ru possibile giudicare l'effetto. d1 questo colpo, guardando soltanto 1~ facci~ anteno_re . de_lh1 piastra, ma quando venne disfatto 11 bersaglio s1 vide che esso non aveva prodotto posteriormente che un riP"onfiamento· diviso da larghe screpolature in sei o , settori quai-i uguali. _ . . · Confrontando questi risultati con qnelh ottenuti a Venaria con proietti di ghisa bianca e di ghisa Bondione, devesi riconoscere uei proietti di ferracc10 del signor Glisenti una riotevo:e superiorità sui proietti di ghisa ordina.ria, e la bonta della ghisa del

?i


'244

ESPF.RIEN7.F.

signor Glisenti venne pure confermata dall'esame delle scheggie in cui si ruppero i proietti esperimentati. Ma s'e si considera, che questi proietti non arrivaron,o a forare completamente le piastre meno resistenti, come quella Millwall e quella Marre], che aveva soltanto 11 centimetri di grossezza ed era già stata indebolita dai colpi antecedenti'. bisogna convenire che sarebbero affo.tto inefficaci contro le piastre di mag~iore grossezza con cui vengono oggidì . corazzate le navi, .ed anche contro le piastre di 0,12, delle quali si va perfezionando la fabbricazione. E se poi si riflette che il numero dei proietti pieni che si pon:µo lanciare con un cannone da 40 cerchiato senza comprometterne la resistenza è alquanto limitato, e che conviene quindi accrescere più che è possibile l'effetto di ciascun colpo, risulterà manifesto che, ad onta dell a notevole differenza nel prezzo, sarà sem_p re più conveniente impiegare proietti d'acciaio che proietti di ferraccio PROIETTI FUSI A FREDDO. Sembrando ch!'l altre artiglierie fossero giunte a trarre pa:rtito dei proietti di ferraccio, fondendoli a freddo con un illètodo proposto dal signor Pallìser per aumentarne grandemente la d·urezza, si volle riconoscere quanto in ciò. vi fosse di vero, e perciò nel Laboratorio di Precisione si fabbricarono alcuni proietti con questo sistema (1). Questi (1) I proietti \la, esperimentarsi vennero fusi ad altissima temperatura con -diverse miscele formate di ghisa ùiancrL e ghisa grigia, ovvero di ghisa e ferro, o finalmente di ghisa ed acciaio, ,e l'appa.recchio impiegato per fonderli consisteva, in una · forma di ferro a b e d sostenuta mediante quattro alette nell'interno di un reci piente E F G H, racchiuso a sua volttt in un cilindro P Q R S e parimenti sostenuto da quattro alette. Al recipiente E F G H era poi r iunito un tubo x y z v che comunicava. con un serbatoio contenente circa 3,000 litri d'acqua e disposto ad 8 metri d'altezxi1 ~nl suolo. Aprendo il robinetto, l'acqua montava n el recipiente in-

SULLE l'L\STRF. DI CORAZZATURA

245

proietti si fecero dell'altezza di circa o,_35, si termina~ rono anteriormente con una superficie leggermente con"essa, e risultarono del peso medio di 5.0 chil. terno per poi rovesciarsi nel cilindro sul cui-fondò . t~ovav~,liber~ uscita, ed in questo modo si aveva una correo.te c?nt'.nu'.'- acq{;~ fredda attorno alla. forma. In questa forma s1 ve1sava il meta

fuso dopo averne intonaèa.to le pareti con un miscuglio_ di coke polverizzato e sterco rli cav,dl~, e nello spazio di me7.Z'O)'a 11 proietto s i trovava completnmente r:dhe<l da to.


246

247 lunga circa 0,47, ,ehe dallo spigolo destro, si este~deva fino alla seconda vite dì mezzo, attraversando 11 foro n° 5, e nella faccia posteriore della: piastra- si produsse ,un ringonfiamento consimile a quello osservato SULLE PlASTltE Dl UOR,\ZZATURA

Contro la piastra MillwaU si tirarono quattro di questì proietti, ed i risultati ottenuti e registrati nello spec0hio seguente dissuasero dal fare altre prove.

SPECCHIO dei risultati dei proietti di ferraccio fusi a fr•eddo. -

-

Bocca da fuoco

Bo.cca da f uoeo

Bersaglio N. del colpo

13°

l\li i llwal l (N. l V) '

Questo proietto andò in minutissime scheggi e, lasc:ando attaccata alla piastra una porzione di ferraccio sotto forma di cono, e producendo una screpolatura lunga O, 15, che dal punto colpito si prolungava fino allo spigolo destro della piastra. Quan<lo la piastra venne tolta dal bersaglio, si vide che questo colpo aveva prodotto nella sua faccia posteriore un rigon fiamento appena sensibile e paragonabile a quelli che producono or dinariamente nelle piastre Marrel i tiri col cannone da 40 liscio' colla palla di ferraccio. Bocca da. fuoco

Cannone da 40 F . R. cerchiato

Bersaglio N. del colpo

di mezzo

14°

' Bersaglio N. del colpo

Piastra' colpita

Pia.stra colpita

.

Cannone da 40 F. R. cli mezzo cerchiato ,

nel tiro antecedente.

P iastra col pita

Millwall (N. IV)

Il proietto si comportò come il precedente, e allorquando dopo a lcuni colpi si staccò dalla piastra quel cono di ferraccio che v'era rimasto attaccato, si vide in essa un'ammacatura della profondità di 0,045. Anche questo colpo produsse nella piastra una screpolatur;i.

Cannone da 40 F. R . di mezzo cerchiMo

15°

M i l lwal l (N. I V)

Questo proietto andò in frantumi come gli altri, determinò nella piastra una screpolatura. che, partendo dallo spigolo superiore andava a~ unirsi a quella prodotta clal colpo antecederìte, e ,fece nella piastra stessa un'ammaccatura profonda 0,045. Il rigonfiamento nella faccia posteriore della piastra non era maggior_e di quelli p~odotti dai due colpi anteceùenti, ma era attraversato da una piccola screpolatura. 1

Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

()annone da 40 F. R. di mezzo cerchiato

-mo

Piastra colpita

'

'

I

I

:Millwa. 11 (N. IV)

Avendo colpito la piastr.a molto vicino ai fori n° 5 e 10, questo proietto la incurvò sensibilmente, ma non vi determinò alcuna screpolatura, e lasciò soltanto una ammaccatura di - poca profondità, producendo poste, riormente un rigonfiamento consimile a quello o~servato al colpo antecedente. Questi quattro colpi disposti quasi ai vertici di un (1uadratò di circa 0,50 di lato , nel cui centro esisteva


248

:ESPERIENZE SULLE PJ.ASTRE Dl COJlAZZUUllA

già ii' foro fatto al 5° colpo, incurvarono la piastr~-in modo, che su l'alte:,;za totale -di 0,92 aveva una saettà di 0,045 e sopra un metro di lunghezza presentG1.va superiormente una saetta di 0,030 ed inferiormente una di 0,075, ma i danni recati alla murata furono appena sensibili, ~ode si dovette conchiudere che i proietti esperimentati' non avevano alcun vantaggio su quelli di ghisa comune.

( Cont-inua) .

' T AG,Ll.ANO

GAETANO,

Ge1•énte.


GLI

SCRITTORI ITALIANI CHE

DETTARONO S[LLE FORTIFICAZlO~I nA1,r.'omanrn

AI TE3IPI PHESK\'fl

PRHFAZIO~E.

11 comando generale della divisione militare cli Alessandria, con suo ordine del giorno ~ 7 giu3llo scorso anno, prescriveva che ciascun corpo, dipendente dai suoi ordini , sc,~gliesse un proprio ufiiziale, per trattare in iscritto un tema cli scienze militari che ad ognuno aveva stabilito quale dovesse essere. Contemporaneamente fissava il prosAi<No

xi,

voi. u. - ¡19.


250

GLI· SCRITTORI

simo ,I 5 agosto come termine perentorio - a d1)verr,lisi spedire quei lavori; annunziando che dopo di averli esaminati, avrebbe trasmessi al minist'ero della g uerra, accompagnati dai rispettivi suoi giudizi, quelli che avrebbe stima~i meritevoli di lode. Al reggimento Zappatori del- genio era assegnatÒ: Gli scr:.ittori italian:i che dettaron~ siitle fortificazioni, dall'origine ai ten11pi 11resenti; ed il sottoscritto venendo onorato dell'incarico di elaborarlo, vi da,1a cominciamento nei primi giorni di luglio e faceva sì, che appunto il ,1a del mese dopo, si

« co111;pìlati;

I temi rm:titcwi cli cu:i si JJrescrivevci lo svolgimento « col mio online del giorno ,l 7 giu,gno mino corre:nte, - « a, coloro fo·ci gli i1 ,(fizia1i dei corpi della divisione che « sarebbero rùiscit· all' ono, i eletti dai loro colleabi o « revole incarico <lj_ trattarli, sono oggi quasi tutti «

ed è colla più gran compiacenza che -

trovo meritevole di segnalare all'attenzione della 1< uffizialità dei corpi della divisione, che _ ho giu1< dicati degni d'essere trasmessi con elogio al gran 1< comando del dipartimento ed al ministero della

«

r

spediva il lavoro al comando che avealo ordinato. Lo ~crittore , sperando , temeva non meritare bnonFi v<-mtnra, ma secondavalo fortuna; e con ordine del giorno dello- slesso comando di- clivisione , in data 22 ottobre , prescritto a doversi leggere al gran rapporto degli uffiziali del reggimento, riceveva assai lauto compenso alle sue povere fatiche, udendo il comandante del corpo a Jeggere con soddisfazioné:

251

lTALI~NI

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guerra, i seguenti : (( ~ o

I

2° G-li scrittori italiam:i che dettarono S'ntle fori< tifiwzioni, dall'origine ai tempi present-i, lavoro del « sig. èapitano EuÀ CATANZARm del ,I reggimento 11 Zappatori, coine opera utilissima a consultarsi c1 sulla materia e che chiwrisce l'a-iilore dotto in questo « ramo delle scienze militari; t·1tttochè si riveli forse « troppo rìvere1ite al Va1t/}(ln, e poco ai 7Jreclecessori 1< italiani, da ciii ìt Vaiiban attinse se:nzct citarli 1<

O

(( 50 « Il luogotenente generale comandante

la- divisione

, F irmato: N. B1x10, "

Dietro un tal giudizio quindi, ed in seguito a sollecitazioni dei colleghi ed anche di superiori, il sottoscritto si foce animo a domandare al ministero della fruerra l'autorizzazione onde pubbliu care :il suo scritto per le stampe; e graziosamente ottenevala con ufficio del comando generale della divisione militare di Alessandria, in data 7 febbraio ~


.. ' .252

GLl SGElTTORl

corrente anno, n° 678 , -del quale venivagli data visione. Ma più ch,e og;ni ,altro a spingerlo a ta:l jrnbblicazione, fu causa l'aver letto nel Sachero (~ ), allorch.è tratta dei PrincfyJal-i ingegneri 1nilita1'.,i italian·i, il seguente brano: « Debbo la massima parte di queste notizie « alla cortesia del signor cavaliere professor.e Carlo « Promis, il quale si compiacque di porre a mia « disposizione il prezioso suo manoscritto delle « Vite degl' ingegneri, 11vi{itciri itcilicini. L'indole del « presente corso, mi costringe a tralasciare mol« tissimi nomi cl'inaevneri, limitandomi a comO' « pencliare le pr.incipali notizie intorno ai pi ù <( illustri; e mal si apporrebbe' chi da un ])l'evis« simo sunto volésse portar giudizio su cli un'opera compiuta, frutto di falicose indagini cd ostinato <e lavoro, la quale !anta gioverebbe alla storia « dell'arte ital.iana, qualora il benemerito autore <e si deLerminasse a mandarla alle s!ampe. » Al sottoscriUo quindi venne in animo, che la pubblicità del suo lavoro) se pel SUD medto intrinseco non avrebbe po!uto apportare che poco giovamento, mollo fruUo promeUe invece indiret(J

1

.

253

Tl'nLUNI

tamente ; chè certo il signor Promis , vedendo venir fuori questo lavoro, cbe in confronto al suo dev'essere ragionevolmente ben meschino per tutti i riguardi, si farà finalmente ànimo a vincere le sue modeste reticenze; ed i studiosi dell'archiLettura militare, come g:l'interessaii alle glorie italiane, ne avranno ben pro. Questi adunque guardino al secondo pensiero ' che s'ebbe il sottoscritto nel pubblicare il suo lavoro, anzichè al primo, e se, oltre aIl 'acquisto dell'opera del Promis, qualche vo'lta potrà sapore che i suoi brevi sudori abbian servito a qualcosa; . sarà q °:eslo un compenso inaspettato, di che fin d'ora con grato aoimo r ingrazia gli studiosi. C~salc Monferra,to, feù])raio 1866.

l(

ELIA CATA~Z,ART'l'l O

Capitano clel genio al l reggimento Za ppalori.

.

(I) Corso di fortificazione per11,anente, d'attacco e cli/~8a cfolle 1,iai:ze forti, edizione di Torino, l861, nella nota a· pag. 37.

..


254

GLI SCRITTORI

GLI SCRITTORI ITALIANI

Se v'ha scienza di che l'origine ai studiosi si presenta, confusa colla più remota antichità , dopo l'architettura, certo è l~ fortificazione; come quella che fin dal primo dividersi degli uomini, appresso l'uni• versale cataclisma, il diluvio, insegnò a' pochi l'afforzarsi a difesa contro altri: nemici aggres!3ori più forti, sia per' numero che per mezzi di offesa. Ed in verità, chiunque fassi a svolgere i nostri libri sacri ed anche quelli dei :Miti, Egizii, Assiri, Giapponesi, Indiani e simili; come dal primo vagito dell'umanità trova la prepotenza e la rapina del più forte e del più astuto; così v'è riportato lo studio dei buoni e dei pacifici, per mettersi al coperto dall'arbitrio dei primi; convinti dal fatto, che la dolcezza e l'affetto, altro non fruttarono ad Abele che la morte. Ohe se l'offesa menata innanzi nel progresso, dal cattivo demone dell'umanità, di giorno in giorno coll'avanzar degli anni e poi dei secoli, raffinava i suoi mezzi; la difesa dei proprii diritti, contro la prepotenza non tralasciò mai di st~diarsi, a tenersi çi;,i vari in altezza; per rintuz-

255 zare la forza avversaria; dal çhe a ragione il Montecuccoli traeva: l'attacco insegna la difesa (1 ). Finchè intanto ì'aggressione fu fatta con bastoni e randelli, come mezzi, ad afforzare la ruberia volpina, bastò circondarsi di un giusto .ria1zo di t erra , sormontato Ù più delle vÒlte da ben forti piantate di pali, spini, pruneti e simili, per tenersi al sicuro dalle rapine ; ma posciachè la perversità umana giunse _a cacciar via il pudore del mal fare ; e che i malvagi, facendo strombazza di fu tili ragioni, si stimarono abbastanza in diritto di usare la loro forza a viso -scoverto, la prepotenza' attaccò quei · ripari con vigore. Ne superò raltezza; abbattè le p,alizzate, smantellò i spineti e i pru ni , e predò la proprietà difesa. N~ valse l'afforzare quel r iparo con largo fosso cavatovi innanzi; che si trovò come attraversarlo; ed il semplice recinto fu come prima sormontato. La difesa allora modificò l'opera sua. Alzò di più quel primo terrapieno; si studiò di mantenerne appiombo l'esteriore; allargò ed approfondì la fossa che circonda valo; e_con aguzzi pali, accostati ragionevolmente e sporgenti dal ciglio superiore di quell'argine, contrastò con. e~ett~ i l sormontarlo. Ma non per questo l'aggressione s1 diede per vinta. Poichè non poteva più scavalcare il recinto , che conservava l'altrui, del quale volev~ rendersi padrone; si diede a romperlo. Passò il fosso, e scalzando un punto di quel muro di t erra, praticò in esso un comodo_ passaggio: per dove s'intromise ad effettuar la rapina. Fu quindi forza alla 'difesa di costruire quei ripari abbastanza spessi ; onde sulla sommità , postativisi gli aggrediti , potessero tener l'l'ALIANl

( l) Libro I, r,apo v, titolo 3°.


256

GLl SCRIT'l!OnI

lontani. gli aggressori e proibire q0el praticar di passaggio. Ma l'offesa nou si ristette perciò. Colla from b0la da lungi sgl!lerniva il ri•paro dai difensori ; e quando essi eran fatti radi, vi si cacciava sotto, 'e combattendo gli altri pochi r imasti, con lance (formate allora da lunghi · pali r esi ag1.nzi in prima, e quindi afforzati da pietre accuminate e taglienti, o da ossi similmente ridotti) tenevagli a bada; mentre altri erano intenti a praticare i l vano pel passaggio . E così via via, messo l'. umano ingegno a tortura, per· inventare m ezzi di distruzione e difesa, l'attacco e lw fortificazione progredirono infaticabilmente innanzi; creando continuamente: I:uno ordigni per distruggere, e l'altro mezzi per riparare.. Quindi le baliste , contro le from bole; e le maggiori alit ezie degli argiqi, conto le lance; e contro queste le testugg ini, e poscia le scalate. In segui to le mura, in sostituzione degli argini di terra e delle palizzate; ed :i n cima a queste i met·loni con feritoie o balesl1·iere, e le caditoie o piombatoie; come a tutelare le porte, le sa1·acinesche e gli organi. Più in là quindi , le mura si costrui rono in due parti ; · quella inferiore a scarpa sensibilmente inclinata, e la superiore vdticale . Innanzi seavarono larghe e profonde le fossate; ed a maggiormente rinforzar quelle, le covrirono col barbacane o antemurale; e nell'interno er essero i cavalieri e le be1·tesche. L'attacco però da parte sua , non si stettP, inoperoso coll'ingegno. A qù elle resistenze oppose le vigne, i muscoli,' i gal.i, il trapano, l' m·iele, la mina (l)', e l'immaginazione umana non vergog1Jò d-i (I) S'intende di quella usata dagli antichi senza adopr arvi polvere : nia solo legnami cli p untello a.Ile mura scalzttte che po i si brucia.vano.

257 gettarsi nel grandioso per manomette re i diritti altrui; chè a rafforzare tutte queHe macchine· di dist:ruzfone, costr oìva le e'lopoli, ossia grandi torri a di versi pia:ni con ponti da get tàre sulle mura e macchine da com. batterle. Sorsero quindi lo scorpione e gli sco1·pioncini, la balista e la catapulta (1) per trarre, e il corvo scal-' cinatore e il trapano per demolire (2); e poi il tollenon nonchè le sambuche; alle quali ultime il genio cr eatore di Archimed.e; seppe oppo:-re, con tanto favorevole effetto, la sua mano r apace (3). . Con tali mezzi' messi in uso dalle due idee avversarie, l'antichità procedè negli assedii; e di questi la stori a ne ha registrat i n on pochi di commendevole considerazione: sì. per i sagrifizii ch e costarono, che · per gli an ni di loro · durata. Ma quando il genio distruttore dell'uomo, incominciò ad applicare la polvere nell'us-~ delle armi da guerra (1330) e del la ing ente forza elastica, svilupp:ci.ta dalla sua accensione, si serv1 per frantumare r occie e muraglie (1491) , quegli antichi sistemi d'assedio e di difesa furono i11tieramente rovesciati (4) . ITAUANl

'

....

(1) BaUsta e catcipulta è nome generico, ed amendue significa.no macchine da getto di che queste denominazioni sono l e principali classifiche. (2) Le ultime due macchine furono• inventate da Diacle, scuolaro cli Poliso ed ingegnere di Alessandro il Macedone (CANTÙ, Storia Universale, tomo n, edizione cli Torino, 1851, p ag. 115). (3) Vcdi nella S toria Universcile di CANTÌJ., a pag. 118 dell'edizione di Todno, 1851, la descrizione cli questa macchina, inventata da Archimede n ell'assedio di Siracusa. (4) Abhenchè nel 1403 , all'assedio di P isa fatto dai F iorentini , e nel 1439, all'assedio di Belgrado fatt·) da Am ur a.t II, fosse usata, una volta per parte, la polver e nelle mine; pure quelle prove non ebbero saguito; cosicchè al 149 l il Naval'ra si procacciò r inomanza.


25t; GLI SCRI'l'r0R1 Chè se da un lato le alte mura delle piazze , da lontano erano più agevolmente battute·dalle artiglierie, come quell'e che presentavano maggior bersaglio al~e stesse; agli assedianti per contro fu interamente tolto il mezzo come covrirsi dalle offese, con ripari in legno; di talchè non poter ono essi più arrivare molto vicino le mura per batterle in breccia : e farlo invece dovettero da lungi. Nè fu più possibile l'usare negli assedii le grandi torri; colle quali procurandosi comando. sulle mura, venivasi a indebolirne la difesa. Furono obbligati quindi i difensori ad abbassare le muraglie, fino a poterle coi:;rire con massi di terra messi innanzi; e dietro ad esse addossarvi dei terra,. pieni spaziosi, sui quali potessero liberamente agire le artiglierie per la, difesa. Contemporaneamente fu forza agli aggressori, di non potersi altrimemi avvicinare alle p iazze assediate, che movendo in camrriini interrati, ossia trincee; le quali tenendoli sempre coperti ai tiri dell'assediato ed andando a sboccare nei siti dove le artiglierie assedianti avevano già aperta la brecçia nelle m ura; permettevano di condurre ivi illese, delle forti colon ne di :ruppe per impadronirsi a viva forza di quegli a diti all'interno d~lla' piazza. Ed è così che l'attacco e la difesa aveano progredito innanzi: dapprima con precetti disuniti e conserva.ti tradizionalmente; e poscia sotto l'aspetto, à i , scienza sibbene , ma slegata e senza un sistema g~nerale che unisse il tntto con principio ragionato. In sino a che ; sorto in F rancia il famoso maresciallo ' Ed è da quest'ultima epoca che le mine furono poi continuate ad essere usate con la polvere; mentre pel passat.o non era~ fat te che mercè cammini sotterranei, sostenuti da puntelli in legname; cosicchè bruciando questo veniva a prodursi il rovinar dei ripari.

1TAL1AN1 259 Vauban, tali pratiche presero posto ' nel tempio della scienza; ed amen due connessi con precetti e corollarii, furono presentate all' u'm anità, come a materia atta a potersi studiare da tutti . Furono primi i paesi d'Oriente, e pr incipalmente gli Assiri, i Macedoni , i Bizantini, i Persi , i Caldei, gli Egizi e ·i Greci a procacciarsi rinomanza di più avanzati cultori di quella scienza sligata; ma appresa. essa poscia dai Romani, venne a trovare la vera sua vita in Italia.· E benchè . si può dire, che tra i popoli dell'antichità, gl' Italiani fossero gli ultimi ad apprendere la · poli ore.e tica e l'arte di fortificare; pure conosciutole appena, ben presto salirono in luminosa fama · di espértissimi in tali materie. Sempr e culla fertilissima, la nostra patria, delle arti belle e li ber ali, e di t utte le altre più astruse scienze; non meno lo fu. della , fortificazione e dell'espugnazione delle città; e q nell'ammasso di precetti e di norme, senza legame che l'unisse a scienza, ed· appr esi tradizionalmente; essa . per prima, e.on ponderato giudizio coltivando, univa e connetteva ragionatamente; e poscia plìesentava al mondo sotto forma di teoria. Un tal fine però non si raggiunse che in seguito a gran copia di verità ragionate e scoverte da molt i, da più esaminate, criticate e messe in pratica; ed in seg uito a ciò da altri modificate. Epperò a chi volesse venire a capo di tutti gli Italiani, che col loro scritto · portarono elementi alla formazione ·di _un tale edifizio, assai malagevole cur a riuscirebbe; chè soggetta questa classica terra a continue invasioni , attirategli dalla ste~sa sua floriàa e ricca bellezza e daBe sue sempre continue in testine discordie; assai dettati, dei rrimi che di tal materia trattarono, . sono andati dispersi.

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GLl SCRJTIORl

Ma pure assai numerosi scrittori possono ancora raccogliersi: e tutti per lo più o sommi o almen chiari in materia; <lacchè le opere dei più, richieste per stu~ diarsi da per ogni dove , e Della stessa Italia e per fuori, si sparsero così~ che impossibile fu poi lo sper. derle completamente. Non per altro men arduo lavoro è il raccogliere tutti gli autori che possono ritrovarsi; e se esso t ale si presenta a chi può, a tutto suo comodo ed agio, rovistare ·e frugare nelle bibliotec·h e' e librerie diverse; si consideri poi qual debba mai essere , per chi come noi non ha a sua disposìzione che assai breve tempo, tramezzato da serii obblighi di servizio, e li mitatissimo numero d'opere a ricercare e svolgere. Ma pure la storia della patria ad ogni cittadino è propria ed il continuo progredire delle scienze in essa En dai più remoti tempi, a ciascuno è stata dai più verdi anni continuamente ripetuto: ~d apprenderci quali i nostri paèri furo no q uanto, e88i fecero e quanto gli altri di noi s'appropriarono. Scemato è q uindi a chiunque sia d'Italia, è il grave pondo· di un tale studio; il éui còmpito da altri non potrebbe attenersi cbe a seguito di serie e faticose indanfoi e "' di lungo ed ostinato lavoro . Or chi volesse sapere i pr imi autori che scrissero · sulla fortificazione propriamente, non potrebbe che trovarli nel decimoq uinto secolo; epoca nella q uale quest'arte incominciò a presentarsi coll'aspetto vero di scienza . Innanzi molti scrisser o : e sulla forza di qnesta, quella o quelle città;- e sJ Jla loro espugnazione; altri trattaronb di macchine e congegni per espugnar e e dife ndere · le mura , ed altri infine , scrivendo di guerre e di malizia , diedero precetti del come comportarsi per ben resistere a:i nemi·c i attaccanti, o del

l'fALIANI

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miglior mezzo p·er aver vantaggio essendo attaccati nelle loro ben difese città. Ma t utto ciò è fatto però da storici militari più, propriamente, che da trattat.i; ché uon potrebbero sotto t ale aspetto neppure giudicarsi adatti aÌla tattica od aJla strategia. Ed ove si volesse citare di quei tali scrittori italiani, credo che null'altro avrebbe a farsi che nominare tutti gli storici e storiografi., dai .primi vagiti d'Italia, fino al decimoquinto e decimosesto secolo; che anzi anche dopo tale tempo, e pure al presente, di quei' scrittori f han no che parlano di assedii e di difese. Ma veramente crediamo, che dall'epoca in cui la fortificazione si stabilì a scienza, non debbano più tenersi, come a scrittori che di essa trattino, gli storici e gli storiografi. Ben scorgersi adunque, che la raccolta degli scrittori i ta:liani, ·. in fatto di fortificazione, debba andar _ divisa in quattro parti; corrispondenti alle quattro distinte epoche di questa scienza. La prima: dai pièt remoti tempi dell'antichità; fino a quando quest'arte incominciò ad ammantarsi a scienza; cioè l'epoca in. cui i precetti e le regole del- , l'attacco e della difesa non ebbero altri scrittori cbe gli storici che li han t r<1,mandati ai posteri . Ed in questa si annoverano tutti 5 li storici italiani relativi , a quel tempo; dei quali, qoasichè ognu110 riporta precetti di difesa e di attacco in unione degli avvenimenti che narr a. La seconda: quando incominciata la fortificazione a p resentar3i quale scienza: era però essa non a ltro çhe accozzaglia di precetti slgati e senza nesso. E questa comprende i primi scrittori che incominciarono ad occuparsi del come dovevano costruirsi le cinte delle


262 GLl SCRITTORI città; dall'esame dell'effetto ottenuto da quelle prima edificate . . La terza : quando avviatasi l'arte a scienza, and,ò lega:ido tutti questi precetti sciolti, col mezzo di un principio; dal che quindi ragionamenti e corollarii. E questa comprende tutti gli scrittori dal Sanmicheli in poi: e che s'arrestano all'adottazione dell'assieme dato alla scienza dal Vauban. La quarta :finalmente, quando la scienza preso carattere e forza e dopo di essere stata trabalzata e sbattuta tra i serii studi e le aeree visioni, è afferrata fi.nalmente da un genio forte e creatore, che la tien ferma e l'assoggetta a principii saldi e veri•. E questa comprenderebbe tutti glt autori e scrittori che tratt ano esclusivamente della sc:iema da dopo l'adottazione dei principii di Vaubau, fino ai tempi presenti. Veramente dovrebbe aggiungersene una quinta: cioè il progresso delht scienza, in ·seguito agli effetti d elle armi r igate , dopo di averle adottate slabilmente per gli usi della guerra; di una tal epoca non si è che nella creazione. Nessuno ancora è sorto a dar fuori qualche parto della scienza di difesa, adeguatamente alla n uova forza acquistata dall'àttacco : a meno che come tale non volesse teÙersi qualche primo saggio scientifico t entato da taluno (1).

ma

(1) Il capitano Catan zariti E lia del 1° reggimento zappatori (lo scrivente) ncll' nltimo scorso aprile annunziava per le stampe la p rossima pubblicazione di un nuovo tracciato di fortificazione di che il relativo dettato avrebbe per epigrafe: La fortificaz·ione delle 11ìèi,zze modificata dalle moderne a.riìgìie1·ie. In pari tempo dav8. foori una tavola di questo nuovo si,t ema; ma. pitl c]l,j) al pubblico, egli l'offriv,t a diversi uffiziali dell':wma (cinquanta in tutto) invitandoli aù una crit ica scientifica.

263 Stabilite intanto in tal modo le _diverse epoche della scienza di fortificazione, ci pare che nella prima debb~no comprendersi, Tito Li:vi~, Vegezio, Plinio, · Giuseppe Flavio, Frontino, Appiano, Deleio Patercolo, Sallustio', Dione Cassio, Valerio Massimo, Tacito, Valturrio, Giulio Cesare, e più di tutti Vitruvio, come quello che trattando di architettura, ci ha tramandate molte macchine, della più remota antichità, usate per l'espugnazione e difesa delle città; nonchè precetti intorno alle mura di fortificazione. Simili ad essi abbiamo ancora altri, che han dato , alla luce i loro scrittii nei tempi delle altre epoche della scienza; ma, o come storici, .o come scritt ori militari, o come architet ti. E tali sar'ebbero Macchiavelli, Giorgiò Vasairi, SciJ,ione Maffei , Guicciardini, Benvenuto Cellini, Tiraboschi, Villani Giovio, Vaccani, Guichenon , Davila, Bentivoglio, Strada, Colletta, Rom anin, Montecuccoli, nonchè i contemporanei Carlo Botta, Cesare Cantù e Guglielmo Pepe. Tanto i primi cbe i secon<li però, come sopra dicemmo, sono piuttosto storici, che r iporta.no particolari d'assedii e di difesa per incidenza; ma non già scrittori assolutamente dell'arte di fortificare, attaccare o difendere una città. Seguono gli altri a utori appartenenti alla seconda ep.oca; e questi generalmente han scritto intorno al modo di afforzare città, ma non di proposito. Dovrebbero essi dirsi piuttosto s:::ri(.tor i militari ; ma è -a considerare che, aì tempi di quest'epoca, la fortificazione incominciava appena a prender nome di arte libera e facente da sè. Di essi qÙindi non ci siamo dati cura clie di raccogliere quel poco che facevit al nostro ca.so, e che a ITALIANI


264 GLI , SCRITTORI ciascuno andiamo segnando: ritenendo lo stesso ordine cronologico come da altri ci è venuto fatto di trarli. Il primo, di che si possano rintracciare degli scritti, intorno alla fortificazione, è: COLONNA EG1mo di _Roma, che fattosi Agostiniano nel 1269 studiò teologia a Parigi. Qlilivi divenne· in breve uno de' migliori teologi, _e fu poi creato Arcivescovo di Bourges . Filippo l'ardito di Francia, l'avea dato per precettore al s uo figl i nolo ; ed è a questo che il Colonna dedicò il , suo trattato: De regimine principum, diviso in tre libri. Nella terza parte del 3° l ibro egli t ratta del modo come reggere le c:ittà od il regno in tempo di guerra; n ei primi quindici capi tratta della buona istruzione e della di~ciplina delle truppe; dal capo sedicesimo' al v entid uesimo tratta di architetturn militare e Lufo,Lit;a , ed in ultiµio finalmente di guerra na\rale. , Quest'opera veramente è di molto poco conto; ed è la più antica che possa rinvenirsi a citare: ma non ha altro merito che quello di, essere la prima. S,\}!UTO MAm"o, veneziano, . dopo molti anni, passati n ella Romania, a.ffin di poter, scientemente con durre . a termine u n libro sopra la ricuperazione di Terra Santa., il 24 settembre 1311 lo prese·ntava a Papa Gio\ranni XXI in Avignone. Si esten de.ci_rca la forma e la struttura delle g~lee, e delle navi da trasporto per la guerra, e circa la struttura d'ogni sorta d'armi ed ingegni maneschi da offesa. ~ell'arte delle fortezze dà buon saggio di cono·scenza e di principii, come il comporta la sua epoca.

ITALIANI

265

Gumo , da Vigevano , medico dell'imperatore Enrico VII e poi della regina Giovanna di Borgog na , allorchè nel 1335 si ordinò un~ spedizione per Terrasaota, v i con corse egli coi consigli, raccolti nel Thesaiwus 1·egis Francia acqv:isitionis Terrasanctw de ultra mare, etc. etc. Nella seconda parte egli parla del come ' difendere città, villaggi , castelli dai Saraceni ; di far bertesche mobili, ponti m urali, scali e castelli imbattagliati, da m uoverli col mezzo di soli uomini e di altri mossi dal vento: del come innalzar torri di qualsivoglia altezza, scafancb per cavalieri e fanti ; e del come costruire ed usare ]e.pantere, ossia, m~cchine di legno lunghe 50, 100 e fin 200 braccia, e munite di arcl:ìieri e spuntoni. CARus1 BARTOLOMEO, di Si mone, nato in Ur bino nd xm secolo; lasciò un Tractatus de re bellica spfri,tuali per compa1·ationem ut temporalem. Benchè il t itolo ind ichi un trattato d'ascetica, pure l'opera è interamente m ilitare. CRISTINA, da Pizzano, ha lasçi<J,to : Liv1·es des fails d'armes et de chevalèrie. Figlia di un matematico, ,~issuta in corte guerriera , ed all'uopo consultando De,s nobles chevaliers esperts en dites choses, tolse dal Fron' . tino e dal Vegezio il fiore dei precetti, tna non copiandoli; ché anzi pélrla del le innovazioni che cloYre bbero farsi , in' forza dei nuovi usi di guerregg iare coll'artiglieria, e ragion ?t, delle migliori massime di difesa e di offesa che trovansi effettuate nelle g uerre di Francia in q uei t empi . Per ciò . che r iguarda for. t ificazione , l e p rincipali cose sulle quali si trattiene sono: le trombe di fuoco per incendiare le m ncchin r , AKNO

:n, voi. rr. -

20,


G Ll {lCRI'l'l'O RI 26(:i le p iazze d' armi lungo le m ura, per piadarvi macchine e pezzi, i mangani per lanciare palle infuocate e i varù calibri delle artiglierie di quei tempi, a;dattat.i a differenti servizi dèll'assedio di una piazza.

JAcom MARIANO ci ha las:::iato un libro che contiene. molte figur e di macchine guerresche e nel quale dà u na descrizione delle m ine alla m oderna. SANn:-;rx P,1ow andò copiando da Jacobi. e da altri contemporanei, commentando· in qualche parte, ed in qualche altra cambiando alcunchè.. Nella sua opera interessano i disegni delle sue artiglierie; ciò che riporta de11e m in~ ~ polvere ed i precetti per le palle . infuocate e per i proiettili vuoti . VALTURIO ROBERTO non fo uomo di guerra, ma letterato; e l'opcnl da lui se.ritta., ad istam:a. ò i Sigi1smonclo Malatesta, può dirsi un prodigio d'erudizione. Nel primo. dei suoi dodici libri dà una lunga descrizionè del Castel Sigismondo di Rimini; ma di architettura militare non dà precetti. FILARETE ANTONIO AvERLINO, •è autore . di un architettura, in venticinque libri , riel 2° dei quali prop ene una sua pianta di città, che sarebbe un for teottagono a stella formato da due q uadrati eguali. Nel libro 4° dà la sezione delle sue mura, che v uole fossero in galleria; e nel 5° parla lungo Jei torrioni . tondi, agli otto angoli della sua città. Nel 13° librçi espone la difesa dèlla foce di un fiume, fatta da due castelli, coadiuvati da un ponte fortificato con g allerie coperte e ferit oie.

a

lTALIANl 267 MARTTNI FRANCESC!), di Giorgio, da Siena, nato nel 1423, da giovinotto lavorò di p ittur a e scoltura in compagnia del .Fiesolano Angèh~o; poi datosi all'architettura sì civile, che militare, impiegò molti anni ?studiarla; e pri_m a d el 1478 era già al soldo di Fede~ rico II da Montefeltro duca d'Urbino ; uno dei più illustri capitani dell'età sua ed uomo arnantissimo delle arti e delle lettere. Mentre disimpegnava diverse missioni diplomatiche di conto , ebbe modo come acquistar nome di g randissimo arch itetto m il itar e ; comprendendo a quei tempi , tale professione, t utto ciò c·,he ora spetta alle armi dotte: cioè il ramo delle fortificazioni, e q uello delle artiglier ie. Dal servizio di Federico passò a quello del figliuolo Guidobaldo ; senz.a però ab\)anclonare le cose di Siena: per la qual · città fu anche or atore ai Fiorentini , p er certe liti, circa la determina.zione delle frontiere di Montepnl~ ciano, Nel 1489 fu chi,uriatu da quei •di Luciguano a fortificare la loro terra; e l'anno dopo tornò a d Ur;binò. Fu richiesto pure per simil motivo, da Giovanni Della Rovere, signore di Sinigaglia; q uindi da Virginio Orsini capitan generale del regno di Napoli; poscia nel 1491 da Alfonso duca d i Calabria e quindi dai Lucchesi . Vecchio e logoro di fat iche si diede nuo- . vamente alle arti di sua g io,1entù, e propriamente alla · scultura; lavorando p iù par tiuil6.rmente di cesello. n tempo libero che rimanevagli lo d iede alla scienza : cornp onendo libri di meccanica e cl'idraplica, e sopratutto p erfezio_nando quelli già innanzi distesi, cli ar• chitettura civile e militare. Kelle sue opere da. le pri me norme dei bastioni pen tagoni : invenzione che poi il Sanmicheli, circa mezzo secolo dopo , conformava a nuovo principio cli fortif_ìc~zione.


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GLI SClUTTORI

ITALIANI

Il Martini scrisse otto differenti opere circa l'architettura, trattandola pei diversi rami, cli che questa scienza è così ampia . Tra tutte esse la più importante è quella da lui rifatta per ben tre volte, col titolo: Trattato di architettura civile e militare; ristampata poi a Tonno nel 1841, con appendice del professore caV-à.liere Carlo Prorois. Diversi scrittori vorrebbero che il Martini fosse più propriamente l'inventore dei bastioni e non già il Sanmicheli; come per contra lo Zastrow pretenderebbe invece che il ver o inventore ne fosse l'ingegner e -militare alemanno Alber to Diirer, nato a Nurem berg nel 1471. Ma v'è da por mente che tali giudizi peccano di lodevole amor patrio. Dei bastioni o baluardi pentagoni ne parlano molti anche prima del Martini e del Diirer, ~ome delle trincee si parla va molto assai prima del Vauban. Ma altro è il parlarne, ed anche il trattarne minutamente; ed altro a stabilirlo a priucipio. Prima del Sanmicheli i bastioni avevano ufficio di afforzare le mura fian cheggiandole; dal Sanmicheli in poi, le mura servirono a riunire i bastioni (1). Il Martini morì in patria, nel 1507, carico d'anni e di rin0manza.

temporane'e, che piuttosto intralciano anzichè chiarire le idee.

CoRNAZZANO ANTONIO, scrisse : De la integrità de la militm·e arte, e la dedicò ad Ercole d'EstE. duca di Ferrara ; ma rimane inedita neìla biblioteca estense. 1~ divisa in . nove libri e nell'8° si contengono precetti circa il munire, difendere od assaltare }e città e fort ezze ; ma il più delle volte ai precetti supplisce con una folla di esempi, tratti dalle storie antiche, e con- ,

PA-rmcro FRANCESCO, nacque in Siena ai primi anni del xv secolo. Si ha di lui: De istitutione ,·eipublicce; il q uale è scritto dopo il 1470 ed è diviso in nove libri . Nel 7° tratta di costruiione e nell'8° dell'architettura militare in ispecie. Vuole le mura alte da 40 a 50 cubiti (circa 15 metri), le torri quadrate, rotonde od ottagone, ma merlate e colle ventiere; nelle città di pianura i fossi siano larghi assai e profondi ed un pomerio (l) tra quQsti e le mpra. Egli però non fa che servilmente desumere tutto· dagli storici e precettisti anteriori a lui . GrocoNno, fra Giovanni, domenicano italiano, celebre letLerato, antiquario, e più che tutto rinomato arr:hitetLu ùella ·s ua epoca, nato a Vcrono., pr obabilmente 'verso l'~nno 1435, fu successivamente al servizio del-

l'imper atore Massimiliano, del r.e Luigi XII, della Republica di Venezia e del papa Leone X ., Morì, secondo lo Scaligero, a Roma in età molto avanzata. Costruì la Sala d~l consiglio della città in Vcrona; il ponte N6t1·e Dame, il palazzo della r:amera dei Conti e la Camera doi·ata nell'atrio del parlamento in Parigi; ed assai importanti lavori nelle lagune venete: dei quali assai più di rilievo aveane progettati, e pei quali a dir del Vasari, Luigi Cornaro , nobile veneto, diceva che meritava d'essere riguardato come secondo fondatoi·e della città di Venezia. Fortificò Treviso, e vuolsi (1) Spazio intorno alle mm·a. che gli antichi sacravano, perchè

(1) Vedi n tal pr oposito il Sanmiclteli.

non vi si edificasse e coltivasse.


2ì0 GLI · scprrronr che diverse delle, antiche fortificazioni di Vero~a fossero opra sua. Infine chiamato in Roma da Leone X, per dirigere , insieme al Michelangelo, al Raffaello e ad Antonio Piconi San Gallo, le costruzioni della basilica di San Pietro, non poco ivi giovò la sua presenza ed i l umi del suo ingegno: massime nel raffor- · zare le fondazioni di quel vasto edifizio. Di opere militari propriamente sue, non dettò; ma oltre all'aver egli data fuori una seconda edizione del Vitruvio, che fu stampata a Venezia nel 1511, da l ui molto chiarita nei varii passi oscuri del testo; ci lasciò una traduzione dei Commentari di Cesare , stampata a Venezia n el 1513., _ed alla. quale egli aggiunse buon numero di disegni di ponti militari e di fortificazioni ad illustrare il testo. . All'edizione del , Vitruvio aggiunse egli dippiù il t1:'attato del Frontino: De aqw:e ductib,us , annotandolo ed ,arn pliandolo.

271 ITALIANI che suscitò poi l'invenzione della tauaglia . Alcune figure rappresentano casematte staccate di _ piant~ poligona, ed altre caponiere coperte . Nelle piante d'. città e fortezze adottò il recinto stellato; e nelle torri abolì i piom batoi. Egli situa le torri circ61ari su basi quadrate ·onde evitare nell'alt?, che è battuto dall~ artiglieria, la debolezza degli angoli ; e conservarli nel fosso per la difesa di fìaneo . Le sue m ura sono controminate ; e nel parapetto sono aperte cannoniere. Tutto ciò che di meglio trovasi nel Dùrer, in assai m iglior modo rilevasi dal codice atlantico del Vinci ; comunque lo Zastrow ritenga : che il Dùrer fosse incontestabilmente uno dei più grandi uomini - prodotti dalla loro patria; che i suoi t alent i per l'architettura militare erano realmente straordinari; e non 'esaaerarne il merito affermando che alcuno degl'inge· o , -· . gneri posteriori, non l'han sor passato in sagacila, in p1·eviclenza ed ingegno i~ventivo· (1).

'. DA VJNCI LEONARDO ' lasciò un'infiuità di cLisegni manoscritti, la maggior pa,te dei quali corrispondono esattamente a quanto egli si offrì di fare, nella, sua proposta a Ludovico il Moro; dal che si arguisce che egli li abbia inventati e fìgurati in gran parte circa il 1483, Negli scritti e dis3gn.i su_oi trovasi il megli o dell'architettura militare è.'allora. Dà una .pian ta di fortezza q uadrata (però senza torrioni angolùi) con quattro r ivellini triangolari, e per ognuno di essi due altri minori, colla gola parallela al1e loro facce. Lungo una cortina fiancheggiata da torrioni diseana alcune· e difese triangolari; che sono semplici parapetti per impedire l'avvicinarsi al muro e son messi sotto il fuoco radent~ dei torrioni. Sarebbe questa un'idea prima ~

o

DA SA~GALLO GrnLrANO (fiorentino), si applicò 'da o·iovane all'architettura, alle cose militari, e nel 1452 distinse alla d ifesa della Castellina d81 Chianti contro i Napòletani. Edificò la rocca di Ostia; cominciò la fortificazione di Poggio I mperiale; e nel 1500 diresse le opere militari di 13orgo San Sepolcro. Nel 1502 fu ino·eo·nere della rocca di A.rezzo, e circa il 1505 per O O · _ volere di papa Giulio 11, lavorò a risarcire le veccln e mura di Rorna, e farne delle nuove. Nel 1509 el)be l'incarico dai Fiorentini della fortezza di Pisa; ecl egli fattone il ·piano, ed aiutato da suo frat ello Antonio e

:i

(1) Vedi ZASTROW, H.istofre de lei forti(ication 1Jermanentc, cdiz~one di Parigi', 1856, tom. 1, pag. 39.


2ì2

GLI SCRITTO Rl

dai consigli del Macchiave!li , la condusse a termine in quattro an ni ; durante i quali si occupò ancora a ristaurare le for tificazioni di Livorno. Morì in lfom a nel 1517 ottuagenario; e ci lasciò n;olte lettere e descrizioni circa la fortezza di Pisa; oltre ad un suo Taccuino o collezione di poche piante di fortezze, dalle quali rilevasi essergli molto debitrice la m9deroa architettl!ra militare. MACCHIAVELLI

NrcoLò, da Firenze,, il -famoso politico,

segretario ed istoriografo di quella repubblica, scri,:se: Dell'arte della gU1wra, in sette libri; e ciò fu nel 1721. Comun que taluno volesse che questi non contengàno c be una cattiva riforma d ei trattati di Vegezio; pure l'Algarotti li loda nelle sue lettere militari; e giudica il segretario fiorentino qual ottimo precettore in fatto di milizia. Nel principio del suo 7° libro egli P.Rpon e il suo sistema di fortificazion A. Stabilisce di circondare tutta la piazza con un muro alt:) quanto si può, e grosso tre braccia. (lm,78) (1); e questo muro internamente ba un fosso per tutta la sua estensione che dovrebhe essère al weno largo 30 brnccia (17'\826) e profondo l:J (7'",130). Con la terra ricavata da un tal fosso forma un se')on do r ecinto , sostenuto da un- m uro alto un U01TI0 sul p iano delJa piazza; e su questo muro rafforzato da torri. m esse alh distanza di 200 braccia (l lSm,84), egli sit u a la grossa artiglieria; mentre sul l'al tr o, che veramente sarebbe un antem urale al primo di mura e terra, ei situerebbe l'ar tiglieria rr.ezzana e 1a piccola (2). (1) Il braccio di F irenze eqt1ivalcva a 594,2 millimetri. (2) Ultimamente venne in luce u n. opuscolo anonimo intitolato :

, 11'.ALJA-Nl 273 Tra gli altri i nconvenienti queste sistema ba i due gravi, cioè : primo, che il nemico pratica la breccia nell'antem urale, e quindi facilmen te l'assalta; e secondo, che una volta esso padrone del p rimo mur o, dom ina il retrostante recinto , e q uesto dovrà presto essere abbandonato. Pur t uttavi,t scrittore ba sporte nel suo libro diverse ùuone ITassime d i fortificazione e tra le altre che in pianura le fossate sian fatte profonde sino al pelo d;acqua, per proibire all'inimico la costruzione dei cammini sotterranei : ottimo preservativo contro le mine , Inoltre egli propone dei trinceramenti dietro le' b reccie; con che si aumenta il terzo periodo della difesa di una piazza.

lo

V.ALLE GrAllfB~\TTtSTA, da Venafro in Terra di Lavoro, scrisse: _Il Va~lo, libro continente appa1·tenentie ad capitani, per ritene1·e 6 fortificare i.na ciità con bastioni, opera rozza e gonfat r,d in di.versi pnnti impossibile ad intendersi . Il sapere scientifico del Della Valle è quasichè nullo; ma pure giovogli molto il" possedere precetti pralici ; e la sua stessa rozzezza , rendendolo comprensi bile ai più ignoranti sold:1ti, fece che di nessun libro militare di quei tempi, si traessero · tante edizioni, come di q uesto; giacchè se ne fe cero -dieci almeno in soli trentaquattro anni. DELLA

RovERE MA RIA, nato a Sinigaglia delle pr'o - · v iucie Roman e nel 1490, fu poi_prefetto di Roma. Ci lasciò i suoi : Discorsi militari, che sono . una raccolta DELLA

La fo1·teresse et l'cirtiUerie inoclerne; ed io credo che il suo autore, agli studi politici, ne avesse avuta l'idea-prima leggendo le opere di Macchiavel!i. Infatti questo n uovo fronte non è che quello del segretario fiorentino modificato.


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GLI SCRITTORI

di r isposte a quistioni d i g uerra. Nella· parte che riguarda le fortificazioni vnole il fosso largo da 18 a 20 passi (circa_ 32in,96) , e p r ofondissimo essendo senz'acqua; lo spalto leggerme nt e inclinato e sottoposto alla cort ina p er cinque piedi, e sopra a questa stiano cavalieri più a lti di 1-6 o W piedt Vuole dippiù baluardi larghi alla gola circa 60 passi (l04m, l O) con cannòniere nei soli fianchi. Dà i noltre molti pr ecetti circa l'espugnazione di una fortezza; e specialmente il piano di una trincea difesa contro le sortite della città, da gabbionate in forma d i casematte situate nelle svolte: ciò ch'è l'idea prima delle presenti nostre mezze parallele, dateci po13cia con nesso di sistema da Vauban. Con DeHa Rovere terminerebbero i scritt ori d i fortificazione appartenenti allz, seconda epoca di q uesta scienza; ma assai più numerosi in camb io, so110 · poi quelli appartenenti alla terza, e ragionevolmente. Cominciata infatt i in Italia a sorgere l a fortifìcrlzione come a d ottr iua , i fer vidi ingegn i di q uesta terra , culla d'ogni scienza ed arte , nu!11t:)rosi si diedero a studiarla ponderatamente, ed a migl~orarla ; modificando ciò che già esisteva · ed i nv1::ntando d i nuovo. Di quelli però tp essi che scrissero intorno a tal materia, di non tutti si trovarono i detta.t i; ma solo di quei che s'acquist,trono rinoméu.1za anehe eçli:ficando: tra.une d i qua lcheduno, ùi che per mera. combinazione gli scritt i di poco vnlore, hau sopravvissuto all'obblìo ch e m eritava no. Noi descriveremo tutti q uelli di che ci è stato dato aver con tezza, nel brevissin10 tempo in cui questo lavoro ha dovuto essere elaborato . Ed a tal proposito preghiamo che ci si sia cortese di compatimento; tantopiù consider~ndo, essere il n ostro un lavoro, che a ben terminarlo, anziché occuparvi un

ITALIANI

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mese, come a noi è stato permesso, vi sarebbe stato b'isogno d i anni , e d anzi di lustri . E sopratutto era i ndi spensabile bisogno, la possibiltà e l'agio di poter liberam ente. fr ugare p er· tutte le biblioteche e libr erie d'Italia, in buona par te delle quali si conservano scritti inediti di grandissimo valore, di che non s'ba generalmente alcuna ,~ontezza, . e .solo se ne conosce l'esistenza da pochi eruditi . Non .pertanto fortuna ci arr ise a farci raccogliere buon numero di tali nomi; che noi abbia mo disposto in ' ordine cronologico : segnando a ciascuuo il poco cbe ci venne fatto di trarre, nel nostro breYe t empo disponibile all'oggetto sia d a opere loro, che da quanto di essi, a ltri 'ne scrissero . .Ma p1:i ma d 'incominciare a dire di tali , scritt ori, non si può,,' massime da chi è ,i taliano ed ingegner e militare , tacere d ~l ragionare del p rimo maestro della fortificazione itali ana: di colui che primo t r a quanti mai ingegn~ri militari potesser.o, esservi l 'arte del fortificare innalzava ,. sci'enza; e, collo stabilirla in nuovi principii, d,rvale l'impulso rigeneratore, che di poi l'ha continuatamente incalzata · 11ella v ia del progresso . Ed è costui il SANMWHEU , che da ognun si sa celebre ingegnere, nato a Verona nel 1484; e che, come · f!rande si rese nella c ivile architettura, altrettanto il fece nella m ilitare . Del ·suo vasto ingegno servironsi papi, imperatori, re e principi regnanti de' suoi t empi ; sì ·per grandiose opere pubbliche e private, e si ancora per afforzare i proprii Stati, cercando ed innovando fortezze. Di lui però non s'ha nno se-ritti ; « ma il non « essersi dal Sanmicheli, sempre occupato nell'operare, • dato opera allo scrivere (come nulla parimenti scrisse


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GLI SCRITTORI

• Michelangelo, ne' Bramante o il Sangullo) non ha « però, fatto rimanere nelle tenebre il suo nome. I suoi « libri furono Verona e Candia; muti veramente, ma • che però insegnarono t utto » (1). . Vuolsi generalmente che il Saurnicheli fosse il primo inventore dei bastioni; e quindi del mutamento della furLificazione Ùsata in-fino allora ; e vari i v'ha per contro che ad altri attribuiscono tal me1:ito: dall'aver quelli, come essi sostengono, prima del Sa~micheli innovati i baluardi, cambian done la forma ed ìnvoce che rotondi o quadrati tattili ' peniagona1i; con che si migliorò il fiancheggiamento delle mura. Ma sia pure che a ltri avesse i nnanzi discorso e fatti dei b aluardi pentagonali, cosa a che per altro il Maffei fort,:m1(;mte si op pone mostrando le date storiche a sLro favore n on in q uesto consiste il meri:o del Sanmicheli riguardo alla fortificazione; sibbeue nell'aver egli •stabilito per primo il princip io scièntifico doi bastioni; eol ohe l'arte fu m essa su di un più ampio e regolare cammino. Prima del Vauban si eseguirono p ure bastioni, aloni, rivellini, tanaglie, cavalieri, ecc., ecc., e per gli att:acchi anch e le trincee; ma pUre è a lui che, devesi il gran mutamento apportato nella scienza della fortificazione; comunque egli n on avesse, fatto che prendere le particolari invenzioni del Sanmicheli, del Tartaglia, del Castriotto, del Paciotto, del Magi , dello Speckle; e riuniteli tutte, sottoporle ad una legge ed a prin cipii v eri, e darle un n esso scientifico .da tesi e corollarii. Così innanzi al S(l.nmicheli tutta la fortificazione consisteva nelle ~ura più o meno alte, più o meno· (1) Parole cavate testualmente, e per ciò virgolate, dalla Verona illustrata del Maffei.

l TAl,IANI

',277

grosse, più o meno diritte o circolari o secondo curYe qnalun que, e ad afforzarle in qua e in là di esse si mettevano baluardi di furma q uadrata , rotonqa e se vuolsi anche pentagona. Adunque prima le mura formavano la fortificazione di una piazza, ed i baluardi 0 bastioni, le afforzavano fiancheggiandole. Il Sanmicheli cambiò questa relazione tra mura e bastioni . Adoper ò questi a fortificare le piazze ed essi quindi tra loro congiunse a mezzo delle mura ; dimodoch~, prima la difesa era operata dàlle mura ed afforzata d ai bastioni; ma il Sanmicheli pel primo stabilì i bastioni açl operare veramente questa d ifesa su tutti i punti e le mura a riunirli e sostenerli. Ecco v eramente il aran merito ch'egli s'ebbe. o . Oaai un pressochè simile outamento tra la fanteria 00 • e l'artiglieria, si va adoperando, nell'arte strategica. Prima er a la fanteria, che faceva propriamente la g uerra anticamente con le falan gi, poscia con le legion i ed in ultimo con le divisioni e corpi d 'armata. Adottatesi poi le artiglierie, queste concorsero ad afforzare l'operare della fanteria; e fino a pochi anni fa si è avuto per principio di far agire la fanteria come parte principale e l'artiglieria come parte secondaria, .benchè inter essantissima, vai quanto dire che le mosse strategiche finora son o state fatte dalla fanteria, regolando l'artiglieria su quelle il suo agire. In oggi pere pare che si tendesse a far cambiare il principio d'azione tra queste due armi; cioè si cere.asse di dar principalmente questo principio d 'azione all' artiglieria e maneggiare la fanteria in correlazione dei movimenti dell'altra. La cavalleria tanto nel pa~sato che nel presente, e poi, aiuta l' azione dell'una e dell'altra arma; e resiste nei rovesci d ell 'esercito proprio in attesa di


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GLI SCRlTTORl

aiuti, ed in quelli dell'avversario porta il complemento al danno fatto, principalmente onde non s1 raccoglino a sostenersi; e così completa essa il ma.le causato dalle altre due armi, e non obbliga queste a perd~re la loro compattezza, per inseguire il nemico sbaragliato. Un pressochè simile m utamento d'azione tra i bastioni e le mura, operò il San:nicheli per la scienza del fortificare , per la qualcosa a lui questa va debitrice di tutti i progressi che ha poi fatti. A ragione quindi i maestri, in questa scienza, dicono: il Sanmicheli invenwre dei bastioni, col che non intendono già che egli ne avesse ideata la forma p ura, ma sibbene che ne ha creato la forza difensiva . ' ne ha creata la vera essenza loro. Egli intanto soddisfacendo a desiderii di papa Clemente VII, d i Carlo V , di Francesco I di Francia e cl.i Francesco Sforza duca di Mil ano, suo natural prinr,ipe ;· disseminò da per ogni dovP. parti del suo fertile ingegno. In compagnia di Antonio Sangallo girò a rivedere e riordinare le fortezze dello Stato eccles iastico d'allora, e singolarmente Parma e Piacenza.· fortificò 'Legnago, Porto, Orzinovi e Marocco ; fece' lavora;e particolarmente a Brescia, a Peschiera ed a Padova dove costruì due bastioni di pianta. Ristau;ò le for~ tificazioni di Corfù e le piazze della Dalmazia; bastionò alla sua maniera Napoli di Ra.mania; italchè questa c ittà fu in grado di ributtare, poco dopo, bravamente l'attacco dei Turchi. Fortificò la Canea · e le altre pia:!.ze dell'isola di Candia, ma 's ingolarmente Candia stessa, che a dir del Vasari (1 ), riedificò dai fondamenti, e fece inespugnabile. Assai gran nome poi s'acquistò (1)

Vite elci pittori e scultori italiani.

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ITALlANI

per la fortezza di S. Andrea del Lido, alla bocca del porto di Venezia; che, maraviglia grande fu l'aver fondata in quel sito paludoso tutto éinto di mare, e bersagliato dal continuo fl usso e riflusso, una così gran mole . Ma la piazza per la quale egli mise più cura a render più forte e dove più s'affaticò a mettere in diligente pratica il nuovo suo sistema cli fortificare, fu Verona sua patria. E tra i ba~tioni che ivi furono fatt.i costruire dal Sanmicheli; scorgesi il progressb che il nuovo sistema fece nello stesso studio dell'inventore: chè quello detto delle ilfadda/ene, il quale da un'iscrizione appare costrutto nel 1521, addimostra la prima id'ea, migliorata poi e corretta nell'esecuzione degli àltri : cioè di quei detti dell'Acquaro , q di S. Fr ancesco, di S. Bernardino, di S. Zenone e della Catena, o di Spagna; i quali ancor oggi, all'ingegnere militare; addimostrano maggiore efficacia di difesa che il primo. Il Sanrnicheli morì nel 1559 senza lasciare scritto alcuno; per lo che regolarmente non avrebbe dovuto annoverarsi in questa r accolta; ma. credo non esservi ingegnere militare e massime italiano , che parlando in modo qualunque di fortificazione, passi in silenzio il suo nome ed il suo operato. E nello stesso modo non ci pare d i dover tralasciare <;li d ir sulle opere del PACIOTTO, da Urbino (1) ; che fiorito poco appresso a l Sanmicheli, come questi non ]·asciò alcuno scritto. Nato egli nel 1521, divenne uno dei più bravi e fortum.ti ingegneri militari de' suoi tempi; e nel 15(?4 il duca Em~nuele Filiberto gli · dava incarico della co(1) Francesco Pa.ciotto da, Urbino, conte

di Montefabro.


,280

GLI

SCRJTTORl

struzione della cittadella di Torino: che egli eseguiva, correggend,o e migliorando i _disegni , · per ,la stessa opera già stati dati n el 1550 d;:i,ll'Orologi . Nel 1567 il duca d'Alba, mandato a governatore nei Paesi Bàssi, gli affidava il pro~etto e l'esecuzione della cittadella d'Anversa, che egli egregiamente eseguiva. Ed è giudizio generaleI che queste due cittadelle, entrambe di forma pentagona r egolare , fossero da considerarsi come i capi d'opera dell& fortificazione italiana. Costruì. di più le fortezze di Mon tecchio nel Parmigiano, Scambiano nel Modenese, Guastalla, Borgo S . Donnino, , Villafranca, Savigliano , la cittadella di Vercelli e l'altra di Borgo in Bresse , che fu poi termi nata dal Busca. Cred,e si anche che avesse posto mano alle fortezze di Flessi nga, Valenciennes, Gronin ga, Grave ed Utrecht. Nel 1572 p assò a ser vizi di papa Pio V e lavorò intornò alle fortificazion i di Civitavecchia ed Ancoua. Invece lo Zastrow r iporta che nello stesso anno 1572, essendo · il Paciotto occupat o alla costruzionè di un forte a Flessinga, fu preso dal popolaccio furioso ed impiccato. Il Sacllero per,::, lo tien morto in patria nel 1591. Anche però prima del Paciotto dei buoni ingegneri avevano incominciato a t rattare della . fortificazione; tra i 'lnali molti hanno il vant-o di aver inventate delle particolarità ne' si stemi , che fino lo stesso Vauban ba ritenuto nelle sue m aniere. Noi _anderemo citandoli per ordine cronologico, annotando brevem ente a ciascuno le proprie opere, che trattano della scienza, date in' luce; e facendone rilevùe O\Te occorra, le rimarcabil-ità.

281 TARTAGLIA N1c0Lò, da Brescia, p ubblicava in Ve-, nezia nel 1546 un suo libro intitolato: Quesiti di invenzioni diverse, mentre g ià nove anni prima (1537) aveva dato fuori l'opera: Nuova scienza, colla quale riduce propriamente a scienza l'arte degli artjglieri; i quali, fino allora meri pratici, non sospettavano neppure che il loro operare potesse prendere quel posto . Co' suoi qiiesiti egli dava fuori , un suo sistema tra · bastionato e tanagl iato; giacchè la cortina ivi faceva spezzata sotto un angolo di 100° e poneva ai salienti d ei piccoli bastioni ad angolo ottuso, con fianch i ritirati cd orecchioni; e nel mezzo della cort ina un piccolo bastione piatto in allora denominato , p ia,tta forma . È il primo che ne11e fortificaz-ioni st a' , bilisce la strada coverta e lo spalto ; comunque già nel 1529 all'assedio di Vienna fatto dar T urchi, ,si fosse osservato il bisogno di una tal opera (1) . Inv.eutava egli dippiù le traverse s ui terr àpieni; rna queste egli faceva per chiudere ed afforzare le batterie d ella difesa;· mai pensando che questa sua idea dovesse poi venire tanto ì11 aiuto della, difesa, allorchècirca un secolo e mezzo dopo (1697) il genio creatore: di Vauban , a sal vare un forte impaccio d'amor prnpr io, dava fu ori l'uso del tiro a rimbalzo per sottomet tere Ath da lui st esso fortificata (2).

.1

da Siena, scrisse : quattro pr·i'rni libri di architettura, che fu rono dati alla l u0e in Venezia CATTANEO PrnTRo,

(1) Vedi ZAs1,now nella, nota a pag. 86 del 1° volume della st1a

Storia e/ella fortifìcazione permanente, edizione di Parigi, 1856. (2) Ved i PAGANO a pag. 345 della sui, opera: Sunto delle p rincip ali teor'i,e e prntiche di for ti(ìcazione, .edizione di Napoli, 1857. ANNO

xr, vol.

Il. -

21.


282 GLI SCRITTORl il 1554; e quindi riveduti, corretti, ampliati di disegni ed aumentati di altri quattro libri, furono ristampati nel 1567 similmente a Venezia; e in tutta l'opera vi si osserva la più squisita purezza di lingua, oltre al m erito dell' arte del quale ne fa encomio il Palladio. Nel 1° suo libro egli tratta delle qualità che si richiedono dai siti per edificarvi città e castelli, e del modo cli fortificar questi; e ciò fa con metodo cbiaro e preciso. In esso trovasi descritto un s~stema ~i fortificazione angolare con casematte negli angoli rientranti a similitudine del sistema del Montalembert che fiorì due seeoli e più dopo il Cattaneo; cosicché scoruesi che da lui il Mon~alambert prese l'idea-prima o del suo sistema. ' Così pure vi si tro,:ano gli angoli dei fianchi acuti , _a guisa di quei di Bar-le-Due che scrisse quarant'anni dopo il Cattan eo. . _ Vi si veé:le infine una iugegnusi:I. cusiruzwne di un rednto per un porto a difese interne ed esterne .

ZA~cm G10v A1rnuns-rA BoNADIO, da Pesaro , scrisse nel 1554: Del modo di fortificare le città; opera ch'è a èredere fosse composta anteriormente all'a,rchitettilh'a del Cattaneo ed anche ai quesiti del Tartaglia, comunque pubblicata dopo; giacché lo Zanchi nella_sua dedica a Massimiliano d'Austria, asserisce che muno prima di lui avea dato al~un votabile e ve1·0 principio sulla, fo,·tificazi'one. Da lui per primo furono ideate le cortine d'ordine rinforzate, crccl.ute ,d'invenzione spagnuola e da altri attribuita al Vauban. BARu.rno

DA::-!IELE,

nobile veneziano, celebre lett~rato,

11'.A.LlANl 283 eletto patriarca d'Aquileia, ed autore della rinomata: Pmtica della prospettiva. Ci lasciò: I dieci lib1·i dell'architettu1·a di 11[. Vit,·uvio tmdotti et commentati, opera pubblicata la prima volta in Venezia nel 1556. Nei commenti del capitolo 6° del libro 1° riporta il Barbaro un disegno di una fortificazione moderna di sei bas11foni, e poscia la pianta in grande di un bastione. Nel · capo seguente poi r iporta · l'indice dei capitoli contenuti in due libri inediti di fortificazione composti dal Leonardi.

GIOVAN Guco~rn, conte di Monte l'Abate , nato a Pesaro n el 1598 e resosi padrone di vasta dottrina diede opera alle fortificazioni d i Pisa, Vicenza, Legnano, Porto, Pesaro e Sioigaglia. Scrisse sulla fortificazione, sull'artiglieria e su altri rami dell'arte militare; ma tutte queste opere sono inedite, e dall'indice del Barbaro si comprende che si ha molto a lamentare di qu·e sta mancanza di pubblicazione; tanto più che il Cantù ci dice (1) che della sua: Fortificazione ossia modo di fort1:[i,ca1·e, gl'ingegneri di quei tempi ne fecero infiniti encomii. LEONARDl

LA~TER1 GacoMo, da Paratico. nel Bresciano, ingegnere maggiore di Filippo II re di Spagna, fu il primo cbe avesse tracciati disegni di :"ortificazione geometricamente, <lacchè l'arte incominciò a prendere aspetto di scienza matematica. Nel -1557..ecrli diede alle stampe in Venezia: Due diao

loghi nei quali s'introcluce messer Gerolamo Calanio di (1) Storia nniversale cli Tonno, 1851.

CANTÙ·,

tomo u, pag. 227 , edizione di


281 GLI SCU!TTOR I Nc,vm·a e messe1· Fmncesco T?'evisi ingegnere ve1·onese con im giovane bre.;ciano a ragionare del modo di disegnare le piante delle fo1·tezze secondo Euclide e del moclo di co-nporre i modelli, e UJ1·1·e in disegno le piante delle città. Nel 1559 pubblicò similmente in Venezia l'altr a sua opera : Due libri del modo di fare le fortificationi •i tc1vra into1·no alle città et alle caslella per forti(ica1·le. El di fare così i forl,i in campagna per gli alloggiamenti de gli eserc,:ti, come anche per andar sotto ad una terra et di fare i ripari nelle batterie. È questa la prima opera che ti:atti di forti ficazione di terra o campale, e ricevé molti lumi da alcuni fogli manoscritti del San Marino; come per altro, essa, moltissimi ne ha sommi nistrati ai scrittori posterior i. Dalla dedica diretta ad Alfonso d'Este duca di Ferr ara, si deduce che il Lanteri , a nteriormente a quest'ultima opera, avesse scritto tr e altri libri sulla man ien1 dì fortificare con opere di muro ; ma pare che essi però non sono mai stati dati alle stampe, o almeno è quasi impossibile trovarne copia. Cm,Tonio DEGLl ORTENSI ASCANIO, da alcuni cr eduto milanese , ma più probabilmente romano, cavalier e dell'ordine militar e di S. Giacomo, alle cognizioni oratorie, poetiche ed isteriche, congiunse le militari: n ell'e.sercizio delle quali mostrò molto sapere e cor aggio . Si ha di l iii: Disco•rsi cli gue1·ra clivisi in cinque libri Nel 4° dei quali tratta del modo come debba tenersi una città minacciala d'assedio; e nel capo 8° brevemente dà le norme come una città si debba fortificare. Nel libro· 5° tratta la questione dell'utilità de11e fortezze.

285 à\ >.ELLONE A:s.TO:'ilO, fiorì intorno al l i:>50, e da qualcuno è mentovato come eccellente architetto militare; però egli in q uest'arte dall'opera che s' ha di lui, appare puro pratico, nè sembra che abbia gran fonda menta di geometria; anzi mette per massima che le fortezze siano d'uffi~io speciale dei soldati (1 ). Scrisse un trattato di fortificazio ne, nel q 11ale vedansi adattati i bastioni a poligoni stP.llat,i, nell'angolo della tanaglia usa un cavaliere , e dietro i bastioni adoper a una piazza di ritirata. Dà inoltre varii disegni di fortificazione regolare e tra questi quello del bastione da lui fatto a Vienna. Dal servizio di Francesco l re di Francia passato '.L quella della Repubblica Veneta, e fatto quivi governatore dell'isola di Creta, questa afforzò con alcune fortezze eseguite su propii disegni. Di lui trovansi pubblicati diversi scritti e disegni di architettura militare, n el tralLaLo ùi fo rt ificazione del San Marino, e propriamente nell'edizione di quest'opera, stampata a Venezia nel 1598. ITAL! ANl

1

FusTo l .ACOPO, det.to CAsTn10TTO, nato in Urbino ver so il 1510 si fe(;e buon nome d·ingegnere militare fortificando Mirandola , Sormonetta , Paliano , Anagni e diverse altre piazze. Stando al servizio del papa Paolo III concorse con Se1;belloni, Alessandro Vitelli e Montemellino per fortificare Borgo S. Pietr o in Ron:a, ed i suoi disegni furono preferiti: Fu prediletto di Carlo V e ne ebbe onorifiche, cariche e commissi~ni importanti . Passato (1) P er

soldati

il Mellone intende il senso ampio della parola.


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\

287

GLI SCR\TTORI

!l'ALIANI

poscia al servizio della Francia sotto Enrico II, diede buon numero di progetti per fortezze' in Linguadoca, ne~la Provènza, nel Lionese, in Piccardia e nella Normardia; dimod_ochè quel sovrano a rimunerarlo, gli diede il titolo di generale sopra tutti i forti d el suo regno. Cooperò molto col suo ingegno la dirP-zione dell'assedio di Calais nel 1557 e dopo la presa munilla di nuove e più moderne fortificazioni: Egli scrisse in collaborazione col Maggi, e tra i diversi suoi progetti è da rimarcare quello adottato a Calais, ed iu altre parti, del q_u ale poi è stato adottato il principio da Vauban, nella sua seconda e terza maniera perfezionandolo. Avendo egli un recinto fiancheggiato da torri ; a fortificarlo · coprì. quelle con grandi bastioni staccati con orecchioni a doppi fianchi. Tra un bastione e l'altro egli fe' correre una specie di ·tanagha, costruendo un parapetto in terr~, che prolungamlos i d ietro g li orecchioni copre totalmente l.:1, cortina. Credo (egli dice nella sua opera parlai1do ch11la sua cortina così coperta) . chè sarà resistibile . ad ogni grande impeto, perche è chiaro, che le prime muragl-ie non si possono batte1·e, se prima non si levano i terragli e baliiardi. # Il Oastriotto di più non usa, ne' suoi fronti, rivel·lini ; ma invece delle piazze d'armi :

dei piccoli bastioni con doppi fianchi casamattati perpendicolari alla cortina ; e questa, spezzata quattro volte, rna sempre parallela a se stessa, viene ad essere fiancheggiata da quattro altri piccoli fianchi doppi casamattati come i primi. Questo sisterna fu adottato poi da Pedro Broliani e Manuele Alvar , ingegneri spagnuoli1 oltre a che pare abbia suggeri~a l'idea dei fianchi di cortina al Vaubàn, che li adopera nella sua terza maniera. Il Maggi si tI1ovò in Famagosta come ingegnere della R"epubblica Veneta allorchè fu assediata dai Turchi; ed ivi si distinse inventando certi fornelli e fuochi che guastavano tutti i lavori degli assedianti . Caduta la piazza fu fatto prigione, ed essendo schiavo fu strozzato nel 1572~ per tentata evasione.

da Anghiari (Toscana), scrisse in collaborazione col Castriotto : Della fo1·ti(icazione delle_ città, opera che vide la. luce in Vene~ia il 1564. Nei suoi commenti cita spesso alcuni libri dell'ingegnere militare da lui esclusivamente composti; i quali però non hanno visto mai la pubblica l uce: Il Maggi ne' suoi sistemi, di fortificazione adopera MAGGI GEROLAMO,

Ìl'foNTE~mLLINo FRANCESCO, da Perugia, capitano d ella guardia di Castel S. AIJgelu di Roma, diè , fuori : Discorso sopra la fortificazione del borgo di Roma, per contrastare al Castriotto l'esecuzione di quell'opera; presentando , al papa Paolo III un modello elel come intendeva ,dovesse invece essa eseguirsi. Il Castriotto però fatto egli pure altro modello, lo presentò a sua ?antità, accompagnato dalla .r elati va relazione; ed ottenuta la. preferenza, fu essa causa del discorso summentovato; che trovasi unito alle opere del Castriotto. novarese, ingegnere, che forti~ · ficò Sabionetta per 0rdine di Vespasiano Gonzaga, signore di quella terra, scrisse: Opem nuova di forti~ ficare, offenden , et difende1·e , et fare gli allogiamenti campali secondo l'uso d·i gue1'rn; della quale la prima C ATTANEO GEROUMO,


GLI SC,lnTTORi 288 ed izione· v ide la luce in Brescia nel 1564, unitamente al Trattato degli esami dei bomba1·dieri et di far fuochÌ cwtificiali; e che fu poi ristampata in Brescia nel 1584 con altro titolo , ma pressocbè simi le al primo. Nel 1567 le due materie forouo ristampate in due libri divisi , corretti entrambi ed ampliati. Nel 1571 poi r istam pandoli di nuovo, l'autore vi a'ggiunse: 1-Yuovo ragionamento àel fabbricare le fortezze s·l, pe1· pratica

come pe1· theorica, ove di(Tuwmenle sì mo~tra tutto quello, che a tal scientia si ap7Ja,1·tiene. GALILEO GALILEI , nato a Pisa nel 1564, nello stesso anno, stesso giorno e quasi stessa ora, che in Roma il gran Mich elangelo , moriva (8 gen naio 1642) nel l'anno s tesso i:n cui vedeva la l uce Isacco Newton (1). Professore di matematiche in Padova, sapeva prelevar teqipo dalle lezioni che dettava ai numerosi suoi uditori, cd applicavasi alla meccanica teoretica e pratica, e dell'architettura m ilitare ; nello stesso tempo che , scrutinando nell'asLronomia e nella fisica, si . apparecchiava a combattere il sistema d i Tolomeo. Egli chiamava i basti oni balua1·di cl.a Beliguanlo cioè g uardia e difesa della g uerra (2), derivativo dalla voce tede;;ca · bulluverh ch e signifi ca lav._oro di legname, e che co.r•r ispoode a bastita, che vuol d ire l uogo fvrte od afforzato con arte: dal che poscia bastone (3) . Nel particolare dei bal uardi o bastioni , egli parla <ldla piattaforma nominando così un piccolo bastione,

(1) Enciclopedùt popolare.

(2) Galileo Galilei , opera edizione ~i Firenze, 1854, tomo x1 , pa,g. 146. (3) Vedi CAl\TÙ , Storia u-rìivei·sale, cdjzione di Torino , 1851 , pag. 217 e 218.

JTAL!,\Ni

289

poco sporgente, messo jn mezzo alla cortina, per con~ c orrere coi . p rimi alla buona difesa di q uesta , senza restringere il campo dei fuochi di quelli, ed_accennò della piattaforma o rovescio . Ragiona d ella tana glia, denti, rivellini, 1?11,val-ieri della stracla coperta, degli orecchioni; noo,chè dei p iù gravi difetti contrapp0sti ai bastioni; e poscia dà delle norme come il piì.1 con ,,e. niente mettere insieme t utte ques te parti di un presente front e di fortificazioné; per fortificare un punto. Seguita poscia a trattare della zappa, dell a trvncea , della mina e della batteria; e quindi dà n oqn e p er 1 l'ampiezza dei bastioni e delle fossate, per le d1men- · sioni dei muri, dei parapetti ed altro. Entra poscia a t r attar e del come adattare la fo r tificazione al terreno che si vuol for tifiqare ed infine passa a parlare del modo come fortificarsi con terra, ossia della nosLra fort ificazione passeggiera o di campagna . Tutto ciò quel sommo trattò cla. scienzato, n e11'epoca i n cui rarte delle fortificazion i era ancora bambina, q uando proprio incom inci.ava a sorgere, poco dopo ch e i l Sanrnichel i gli desse l 'impulso che poi l'ha fotta a nnoverare tr a le scienze (1) . U Galileo, enciclopedico n elle scienze dei suoi tempi , ,conosceva l e norme ed i prio cipii del come afforzare le città; ma la sua mente tenne sempre fitta al sistema p lanetario ed al i11oto terrestre. E le verità che egli con tanto stud io scevri e diede agli uomini, questi ingr.a..tamente contraccambiarono con tante amarezze e d olori ; e con lui più che con altri mai, fu addimostrato quanto l'ignoranza possa arrecar danno al progresso; . e quanto pi~ in alto, a forza di bugiarde infamie, sia capace d1 /

(1) Vedi Scmmicheli.


290 GLI SCRiTTORI giungere contro la verità. I papi, infatti, i cardinali, i vescovi ed i sommi prelati della corte 'romana, dap• prima incominciarono ad accettare le verità dateci da q uel grand'uomo , magnificandone lo sc ovritore ; qua_ndo la crassa ignoranza. dei tristi saliti in auae o ' adocchiata l'onestà ad andar congiunta alla scienza r ivelatrice del vero, ed arrovellati dall'invidia e dalla tema di certa caduta, additò in quelle , bestem1~1ie contro i libri sacri del Cristianesimo, e tanto, si maneggiò, finché ri usci a cambiare gli ammiratori in fanatici persecutori. Ecco quanto p uò la bassa inerzia dell'ignorante abitudine (1), saÌita i.n bigoncia a dettar sapienza; e per essa molto il Galileo ebbe a soffrire; é chi sa quante altre grandiose scoverte furono toite all\unaoità. Mo RA Do~rnmco, bolognese, · letterato e militare, fu in molto credito, pel suo ingegno circa cose atteuenti alla milizia , nell e corti di Firenze e di Parma. Nel 1579 passò · in Polonia, vi dim~rò alcuni ann~ come colonnello di Sigismondo ·III , ed ivi morì. Si ha di lui : 1're qiiesiti in dicblogo, ecc., stampata in Venezia nel 1567. Il soldato, ecc ., edita a Venezia nel 1570. Riacquisto di' Camerata e lJauma, e come si deve fare una batteria, e guai·dai·e le piccole ville del contado di Avignone .

Nelle dl1e p rime parla del modo come fortificare una città; cosa sieno città, for tezze, fo;tificazioni; dove .si debbono esse fare ed a:tiglierie necessarie a guar(1) I francesi col l~ro-: Esprit de routine, es1Jrimono assai. pii! ca.Izatamente qnesta vigliacca, opposiz:one ad ogni mente innovatrice.

ITALIANI

291

darle. Particolarmente nella prima rip'o rta quattro suoi progetti di fortificazione, nei quali si osserva la piattafor ma rovescia, della quale egli è inventore. RusCELLI GEROLAMO, da Viterbo, scrisse: Precetti clella mili tia moderna, tanto pei· mare quanto per terra, trattati da diversi nobilissimi ing.egnei·i et i·accolti con motta diligenza, Venezia, 1568. Nel secondo lib ro leggesi un b r eve discorso in torno al modo di fortificare; e sono riportate le dimensioni delle principali parti delle fortezze, secondo il parere dello Sforza. FERRETTI FRANCESCO, da Ancona, nel 1568 in Venezia diede alle stampe : Dell'osservanza militare, libri due_; ne1la qual opera si /ragiona del piq confacente modo di- condurre gli eserciti e di alloggiarli; e dà norme per riconoscere i buoni ed i .cattiv_i siti per l'oggetto. Dà pure d iversi disegni di fortezze. THETI CARLO, nel 1569 pubblicò in Roma: Disco1·si clelle fo?·tifìcazioni. In quest'opera si r invengono di :erse invenzioni e molti dettagli utili, e l'autore dà d1pp1ù alcune sue i:,articolari idee sui contrafforti, sui, doppi recinti, sui bastioni distaccati, sulle coprifacce, sulle controguardie e 1\ulla fortificazione da mez~o la~o; I~ quali idee ban somministrato i fondament~ a d1vers1 ina e,rneri posteriori : che svo1tele ed ampliatele, han da~o nell'esposizione dei l.:iro sistemi ' come idee t utte prop rie.

'\lOi

) ..wms1 G.nosso, da Carpi , fu il primo a costruire le piante dei suoi disegni d i fortificazione_ geome~ricamente; ed animato dallo spirito d'in venz10ne, umva


292

GLi

SCRITTORI

l'f,'.LIANI

293

i due sistemi tanagliato e bastionato, e formavane un

scrisse : Disco·urs sur pliisieurs poinèls cle l' architecture

solo. Le sue lunghe cortine son o spezzate, in maniera da formare un rientramte retto; donde ne risultano facce che s i fiancheggiano scambievolmente. Usa bastion i piccoli, ottusi , con orecchioni, mettendo nei fianchi ritirati doppio ordine di casematte, d'onde si bat te il r ientrante della cortina. La controscarpa egli ·1a traccia paralelJamente alle facce d ej bastioni; e per usare il vasto spazio che rimarrebbe libero i nnanzi alla cortina, egli vi mette un terrapieno isolato, a livello del suolo. I bastioni, alla gola, sono chi usi da un trinc:eramento rettilineo: dietro i l quale è m esso un cavaliere che fiancheggia 1~ faccie dei bastioni. La strada coperta è da ·lui usata nello ste;;so modo che dal Tartaglia .

de guerre concernants les fortifìcalions ~ant ancie~nes que modernes. Ensemble le moyen de baslt1' , et fort:ifie1· 1,1,ne place , de _. la.quelle les murai!les ne_ pourronl aucunement estre endomagées de l' a1•tillerie ; oper a che fu ristampata in Aqversa nel 1579. Egli_dà 1'id~a di pre-

· La~ciò sc_ri tta l'opera: De la fot·tificatione, stampata la prima volta a Venezia, nel 1570, e poscia nel 1584 . Loo.1 TELLI VrnCENZo, da Cremona, scrisse : Invito gene1·ale ai p1'-ofessori del riparare , forti[ica,re, edificat·e luoghi e a quelli , che da poi costruiti cletli luoghi accettan.o carico di di/endeT!i contro la tremenda offesa oggidi it:tpta dcbi ,Waomettani, c-ioè dei cannoni colubrine basilisc!ii, zappa e pala; la qual opera fu s tampata i~ 1

Bologna n el 1575.

·

In essa l'autore, pretende di provare cbe si possano egualmente difendere _tanto le fortezze fatte alla moderna., _quanto quelle con torri rdonde o quadre : servendosi dello stesso pr~sidio e delle medesime . provvisioni.

DE PASINO AuRELlo, da Ferrara, architetto del duca di Bouillon, ed autore delle fortificazioni di Sedan ,

servare Ja cinta primaria dalle batterie ·nemiche,_ collo stabilirgli dinanzi le coprifacce in terra, _rivestite di muro fino ad una certa altezza, ed aventi una semplice banchina, con parapetto. Ed a render ~ più. r esistente ai g uasti del tempo queste opere m te1ra , consiglia l'uso deH'erba medica: prefor!t~ a tut t e le altre dall'autore, a causa delle sue -ra:d1c1 che molt~ 'legano la terra. In~ne dell'opera dà _divers~ progetti di fortificazione, con cortine rette, cJTcolan, o a tanaglia, 0 a denti; e munite di bastioni interi, o mezzi , o doppi. BAROZZI GiAClNTo, da Vignola, figlio del celebre a~c1iitetto Giacomo Baroni. Il Tiraboschi nella sua biblioteca' modenese, riferisce di un'opera stampata, del Giacinto ,in Perugi~ nel 1581; e dice ( 1): • Io credo, ' • che in essa rao-ioni Giacinto di un suo nuovo pro« getto sopra la"'fortificazione ' di cui scrive al duca • di Ferrara Alfonso II in una sua lettera da Roma { a 2 decerobre del 1575 , che conservasi in questo < ducale archivio. In essa, egli djce, che se ..dentro un « mese egli non riceve risposta o dal re di Spagna, < 0 dall'imperatore, a cui ho, inviata la sua scnttura, , ei si offre ad eseguirla a sue spese , e manda al « duca medesimo la dett a scrittura, in cui arnpol!1) Voi. r, pag. 170.


294

SCRITTOH.l « losamente si vanta di aver trovato il modo con cui • difendere una fortezza ' in cui siano 300, u Oillllll . . SO1·J · « co_ntro un e~ercito di 60,000, pri ma che aprasi 1~ « trrn_cea. Ma _e1 non ispiega qual sia il suo ·metodo. • ed : probabile, che i principi riputandolo non senz~ • rag10ne un sognatore, non si curassero di chiamarlo • alle loro corti. >

lTALIANl

GLI

LuP1cD11 ANTONIO, matematico fiorentiÌ10 fià11·0 a· •t L . , le:, 1 un ~e1 o _upo' celeb~e per _a_ver difesa, per tre giorni c~ntrnm , l_a !orre di .s. Mrniato contro una batteria di dieci dal principe d'Orangei::., se,· . pezzi fatta· .. 11sse : Architettiwa militare, libro primo che fu staro • , • < pat a .a F'1r:nze nel 1582. In essa egli riporta u11. ponte di fort1ficaz10ne • . . che h a un cava1·1ere 1mmagrnato àa lui. 9 uesto e a ,forma di ferro dì cavallo; e situato coll·as_s_es~lla car~itaJe-del _bastione, presso alla sua gola, e d1v1sv da esso merce un piccolo fosso, ell e serve anche d1 comunicazione, ha le due pi~zze basse. È questo formato a due piazze , delle qua1·1, 1a . , cavaliere b . p~1ma, e e e coverta, ha i suoi fuochi radenti al bast10ne, ed è aperta tutta di dietro, onde il fumo possa l1ber~n_iente uscire. A questa è sovrapposta la seconda che e rn~eramente scoverta ' e comecchè per la sua al ~ezza viene ad esNere esposta tutta all'artiglieria nem1c~,, . e_quindi soggetta ad essere subito g~astata, il Lup1~m1_ ~uole che i parapetti n e sieno formati con ~a~b1.~m riempiti; perché a tal modo prontamente si lJU O _11par~re; ed anche percbè battuti non si ha l'impacc10 de1 rottami . ~e~lo _s~es~o autore si ha ancora l'altra, opera: Di-

sco1 s1 rn1 litan sop?'a l' esp1.1,gnazione di ale·uni. si·t.i, st am . pata. a Firenze nel 1587, che sembra fosse la seconda

295

parte, che l:autore promette alla fine della sua Architettura militare: st_a ntecchè ivi egli dice: « Questo è , quanto per ora ci occorre din intorno alla sostanza « di questo mio breve discorso attenente alle difese; le altre cose, che occorrono d·ire, mi riserbo a ra• gionarne nella seconda parte, dove si tratterà delle • offese. • AccoNCJO G1ACOM0, trentino, il quale per buona parte della sua vita si applicò allo studio della legge; e quindi a quello delle lettere, e della fortificazion-e; abbracciato 11 protestantesimo abbandonò la su~ pat ria, e si rifuggì, prima a Strasbourg, indi in Inghil• terra: .dove la regina Elisabetta l'accolse con molti contrassegni di stin;ia, gli accordò una p ensione, e lo nominò suo ingegnere. Si ba di lui: Artè di munire le città,; che prima scrisse in i tali ano, e poscia tradusse egli stesso in latino, durante la sua dimora in Inghilterra; e che nel primo idioma fu poi stampata

in Ginevra nel 1585. BoTERO G10vANNI, di Bene nel Piemonte, fu prima Gesuita, e quindi l c1,sciato quell'abito, segretario di S . Carlo Borromeo; e dopo di versi viaggi fu scelto per maestro dei figli di Carlo Emanuele I , duca di Savoia. Abbiamo di lui: Della rngione di Stato, libri dieci; opera che vide la luce in Venezia nel 1588. Tratta nel libro 6° della necessità delle fortezze, e dove debbono situarsi;, ed in una aggiunta messa dopo n ell' edizione del 1.598, · ne parla più diffusamente; ma · perb egli · non dà regole per fortificare e solo parla delle dimensioni delle scarpe dei •muri.


296

297

GLI SCRITTORI

l'f.ALIANl

GENT1Lrn1 n'EsTE EuGE::-110, che sen-ì nelle truppe del granduca d i Toscana e della Religione di Malta, scrisse: B1·eve disco1·so .in dialogo scpra le fortezze, nel qua le si t?·atta il modo di situarle , d'Ì(en derle ed espugnarle con mezzi militari e geometrici, operetta che fu stampata a Venezia nel !592; e nella quale l'a utore non ammette in fortificazione che parapetti a barbetta; escludendo affatto le cannoniere .

i\ ei suoi scritti stabilì. per massima che le mura n ou dovessero sor passare l'altezza degli spalti; onde non e:::sere scoverti aJl'artiglieria nemica; e formare tutto di terra la parte superiore . È questo il principio che, d ue secoli dopo, il Cormontaigne faceva adottare definitivamente; e che ora ,serve di base nello- stabilire i profili delle moderoe fortificazioni .

P ATRIZI FRANCESCO, nato nell'isola di Cherso nel golfo di Ven ezia, fu au tore dell'opera: Paralleli militari, che vide la luce in Roma n el 1594; è n ella quale egli declama contro l'uso delle fortezze: reputandole dannose alla conservazion e degli Stati. del quale non si fa il luogo di nascita , e solo conoscian10 essere ital iano , scrisse : DP-lle fortificazioni matematiclie, che fu stampata a Roma nel 1596. Dovrebbe essere lo s~esso Scala che fece le · dichiarazioni alle tavole della geometria pratica del Pomodoro, stampai.e in Roma nel 1603 ; nella qual opera si contiene ancora qualche pratica p er le fort ificazioni. S CALA G rovANNl,

SAvORG~ANO conte Grnt10, del F riuli, nato nel 1516, seni costantemente la Repubblica di Venezia; migliorò le fortificazioni di Zara, Verona, P eschiera , Marano, Bergamo e Bres~ia; munì di fortificazioni Corfù, Candia e ~icosia n ell'isola di Cipro: ed in quest'ultima diresse l'esecuzione di opere contro il suo stesso giudizio, espres.~o in ragionato raprorto, dove indicava altri punti come più i mportanti da fortificarsL Col sussidio poi del Lorini fortificò Palmanova e Legnano.

Lourn~ BoNAJUTO, nobile fiorentino, in gegnere della Repubblica veneta, operò nelle fortificazioni di Zara e del Cast1;llo di Brescia; e lavorò ancora per la fortezza di Palmanova. Abbiamo di lui: Delle fo1·tifìcationi, l ibri cinque, riei quali si mostra colle pii~ facili

regole lo scienz i colla pratica di fM·tifica1'e le citlà ed alt?·i luoghi sopra clive1·si siti, con tiilti gti avvertimenti che pe1· tate intelligenza possono occo1·1·ere. Quest'opera fu stampata in Venezia nel 1597; ed ha il merito di essere la prima atta per corso da essere studiato. Gli anteriori al Lorini meritan lode per le loro invenzioni; ma diedero le opere non ordinate a poter servire di studio. Ciò fece il Lorini, dandoci anche delle particolari invenzioni : e per questo la s ua opera fu siimata anche presso i Tedeschi, che la tradussero n ella loro lingua. SA voHG);'.\NO GER.11AN1co, nipote del precedente, nacque nel 1554. Di 1ui non conosciamo opera alcuna' che abbia ,dato alle stampe, e yeram~nte non lo dovremm o nnuoverare in questa raccolta, el-cl udendonel0 il tema. Ma ci parve bene non Jasc;i.arlo in silenzio ; essendo stato il costruttore del.a cittadella di quesia città. ( Casale Monferrato), meritamente cd1::brata p-.-i· le grandiose sue proporzioni . ANNO

:u, voi.

II, -

22.


298

299

GLI SCRITTORI

Il'ALlA~l

BEL1c1 o BELLUOCI GrovAMBATTISTA, detto anche il S . MARINO, perchè nacque nella r epubblica di S. :\fa~ rino. Si prestò pel marchese di M11,rignano all'espugnazione di Siena; ser vi Francesco I r e di Francia per nove anni, durante i quali fece disegni di varie fortezze, tra c ui quella di Boulogne in Piccardia; e regolò diversi assedi. Fece varie campagne in Ungheria, in Iscozia, nella Lorena e sotto diversi principi, tra i quali Cosimo I granduca di Toscana ; al servizio del quale, morì all'assedio della fortezza d'Aiuola nel Senese: c::olpito in testa da un'archibugiata, mentre era intento nella gabbionata a dirigere gli artiglieri contro la piazza. Ci lasciò: Nuova invenzione di fa1r fo1'te zze, che fu stampata in Venezia, la prima volta col nome di Belici nel 1598, e poscia coll'altro di Bell ucci nel 1602: dal che i due nomi d'autore. L'opera essendo postuma, prima che si pubblicasse, molti si fecero JP.r,ito di appropriarsene impunemente varie pregevoli idee. Essa si estende molto sulle fortificazioni di terra; e può benissjmo annoverarsi tra la raccolta dei buoni autori di quell'epoca.

pe1·te ai gio,·ni nostri. , Q.uest' opèr;i. fu stampata a Venezia nel 1598; e non contiane cosa alcuna d'importanza.

Bru.Lucc1 A NDREA, figlio del S. Marino, è citato nell'Enciclopedia popolare italiana, allorchè parlasi della Repubblica di S. Marino , fra gli uomini illustri di quella terra ; ed i vi è detto che l'Andrea fu valente scrittore di fortificazione, come suo padre. Però di lui non ci fu possibile rintracciare opere o altri scritti. CAPOBI.A.Noo A LESSANDRO , da Vicenza. capitano dei bombardieri di Crema, al servizio della Repubblica di Venezia, scrisse: Breve ragionamento sopra la fortifica• tione mode1·na e delle imperfettioni delle antiche, sco -

SAvonG~.,~o MARIO, conte di Belg rado, ch e fu onorato cli molte luminose cariche dalla Repubblic~ di Venezia, militò con gran lode in servizio dell'imperatox;e Carlo V e del sommo pontefice Paolo IV, ci lasciò: A1·te m'ilitare terrest1·e e marittima secondo la i·agione et uso dei più valo1·csi capitani' antichi e mode'rni; la qual opera non potè veder la luce che parecchi anni dopo la morte dell'autore, avvenuta nel 1587; e dopo di essere andata vagando per le mani di varii, che la predarono d?i piu belli concetti . Cesare Campana:, avendo recapitati nelle mani quei scritti, li ordinò, li ridusse alla lo ro primitiva integrità, e dopo otto anni d' indefessa cura, li dava alle i:ii,i.uipe a!:ll Hi99 iu V!:lm:izia (1). (1) Confronta.udo la biblioteca di fortificazione del Marini, ap• posta all'edizione del Marchi, e(l il Sachero, s'ha, ragioni di credere che questo Savorgnano e l'altro conte Giulio, ùi sovra menzionato, siano la stessa persona. Il tempo manca, a verificar bene la cosa; ma si accenna per ori\ il dubbio.

(Continua).


...

STADI METRO E

CANNOCCHJALE STADI~IETRICO DEI SIGN:OilI

PEAUCELLIER E WAGNER capitani nnl g,•11io francese

CON'fl~uAZf OXE

(1).

CAPITOLO TERZO. RELA'.1.IOJ,';E SUL C,\N:NOCCHIALE ·s·rENALLATICO

(2)

1\PPLICATO ALLE LEVATE REGOLAlU.

La sezione topografica cli Nizza si serve esclusivamente, saran presto tre anni, ,di un nuovo istromento (1) Vedi Rivista militare itcdfrma, anno xr, voi. 1, pag. 172 e 288. (2) Converrebbe forse sostitui:·e alla parola stenallatico che non ispiega in modo chiaro e immediato lo scopo che il cannocchiale d_eve ~are, la parola stadimetrico che n e dà, un'idea piì.1 precisa; i s1gnon Peaucellier e vVagner approvarono questa nuova denomina-

zione.

S'l'ADlMETRO E CANNOCCHIALE STADlMETRlCO 301 al quale gl'inventori, i signori capitani del genio Peaucelìier e Wagner. d iedero il nome di Stadimelro. I vantaggi che presenta l'ap):lareçchio riguardo al~ l'esattezza ed alla rapidità delle operazioni furono descritti nella· r elazione sotto la data del 18 dicembre 186_4 dal comandante la brigata topografica, dietro s perienze fatte colla massima attenziorre . Verso la stessa epoca (14 novembre 1864) i signori · Peaucellier e Vlagner offri vano in una memoria estesa la teoria di un nuovo cannocchiale, dettò Stenallali co, che opera automaticamente la riduzione all'orizzonte <'! elle lunghezze misur at e su pendenze, la cui inclinazione non oltrepassi i 35 gradi. Questo cannocchiale, accessorio prezioso dello sta_dimetro, dispensa d'a tutti i ca1coli di risoluzione dei tr ia ngoli rettangoli , che era necessario di fare negli uffici e co,nseg·u en:temente esclude ~ casi d'errori iuérenti a deL.ti c1:1 lcoli. Durante ·n soggiorno che fece a N~zza (giugno 1865), il cor~1and:;m te. la brigata volle verificare personalmente i gra.di di precisione che il cannocchiale stenallatico potea dare nell'apprezzamento delle distanze orizzontali e dell'economia di tempo che ne risu,lterebbe adopE;rando\o. Sei lati rettilinei, facienti parte della rete della triangolazi_one fatta nel 1861 e 1863 dalla sezione, · e le lunghezze dei quali nrano per conseguenza già n.ote per calcoli anteriori, furono scelti per servir di base ad una serie di osservazioni. Il terreno traversato presentava delle pendenze variabili fra 1 e 32 gra di. La guardia del genio signor Mare, incaricato di far qÙestc levate ba operato due voltè per camminamento


;J02

STADI METRO

su ciaschedun lato, evitando alla seconda volta di disporre la sua bussola , munita del cannocchiale stenallatico, sui punti che aveva già 1;1otati. Nel quadro seguente si segnarono : 1° Il numero dei punti di st~zione ; 2° La somma delle differenze di livello fra i due punti estremi di ogni lato, affine di dare un'idea della pendenza del terreno ; 3° La lunghezza di ciascun lato, calcolato trigonometricamente; 4° La lunghezza di ogni lato rilevato due volte per osservazione, ed infine 5° La differenza fra ciascuna distanza calcolata, o la stessa distanza rilevata dirett amente. ·

1 2

9 9

l I I ì I 14

143,28

844,93

131,30

7G0,35

l

232,30

1667,1()

7 I 7 I

49,9 1

306,24

·7 7

l I

55,1 6

-140,22

6 \ 13 I ,l 13 I

126,75

566,42

14

21 3 )\ 21 ,j

5

I

I

I

I

l. l

845,11 845,20 760,68 760,42

l 1666,94 16G6,68 30ii,92 l 305,99 l · 4,440,01 10;01.l \ 5G6,40 '

) I

566,62

+ 0,18 + 0,27

E CANNOCCHIALE S1'ADlMETRICO 303 L'esame dell'anzidetto quadro fa vedere, che se si considera, com~ essendo perfettamente esatte, le distanze ottenute col mezzo del teodolite, l 'approssimazione data col concorso dello ~tadimetro e del cannocchiale stenallatico, è ben superiore a quella della catena decametrica. Se all'opposto, nasce qual che dubbio sull'esattezza delle distanze calcolate t rigonometricamente, le differenze indicate sul quadro non danno la misura precisa dell'approssimazione c_lie potrebbesi otten~re coi nuovi apparecchi . Questa considerazione sembra tant o più fondata in quanto che i_l teodolite in uso a Nizza rion dà gli angoli che a 10" circa e che ciascun n odo, di camminamento accusa delle differenze sempre notate dallo stesso segno. Si può conchiudere da .quest'osser vazione, ch e se gli errori dati dal cannocchiale stenallatico non . sono dello s Lessu urdi • e che quelli date dal teodolite, sono per altro abbastanza lievi per isfuggire a qualsiasi apprezzamento· grafico, Il quadro seguente m ette in evidenza le differenze fra le due misurazioni dirette di ciascun lato,

Numero dei lati

+ 0,33 +0,07

2' misura

~

ç.;3

~

N

~

OJ s ....... ~

fil

!:: ~J:: ~ r, <O

.... - - ""

Osservazioni

~

'

- 0,25 - 0,49

845,20 760,68 1666,94 305,99 440,09 5G6,62

845,11 760,42 1666,68 305,82 440,07 566,49

0,09 0,26 0,2G 0,07 0,02 0,13

Somma..... 4585,;_i2

4584,69

0,83

1 2 3

- 0,2[> - 0,32

4

- 0,15 - 0,13

5 6

+ 0,07 + 0,20

.

1' misura

'

Differenza

----------0,83

~

-

.A11prossimnziono media probabile •/, (0,83) _ _ l_ >/2 (-1585,52+15~4,u~) -11,000 I


304

E CANNOCCHlA LE STADIMETRICO

S1',\ DIMiE'l\RO '

11 tempo impiegato per queste diverse operazioni, fatte s u di, un terreuo assai inegualB ed accide ntato,, fu di :26 0rA·. Con lo stadimetro ed uu cannocchiale· ordinario\ il t empo necessario sa'rebbe stato lo stesso, ma la riduzione all'orizzonte delle distanze misurate avrebbe vol uto l' impiego di qualche ora d'ufficio-. Le m isurazi0ni colla c1,1.tena dispeusa.no, da far calc0li , · ma sono molto, più lunghe e s_o praitutio assai m eno e::;atte. S i considera 'infine: 1° ClBe i rilevamenti che forma.no l'oggetto di queste esperienze sooo state fatt e con un solo stadimetro . .L'impiego simultaneo cli due di ques,tJi striou12nti collocati, l' uno in nanzi e l'altro i nd ietro, del punto di sta,zione, avrebbe prodotto una nuclva economia di tempo, senza richieder e un maggior nu mero di a iut anti ; 2° Che le di fl:icoltà del terreno non hann o Ye'runa in fl uenza sul· g rado di approssimazione, .a condizi0ne però che le hnee visuali non siapo int er,rotte da n essun osta,::olo: e 3°"_.CJie appli.Gando alla .lev.at e .di d eUagl io,, come a.Ila formazione delle reti, le p roprietà dei due strornenti, il disegno della planimetria di una levata•qua1unque acquisterà un n uovo grado di speditezza. 1

Nella s ua r~lazione del lt:l dicembre 1864 il comandante della brigata topog rafica, non credeva che lo. :, ladimetro, la cui l u nghezza era allora cli Jro,80 ; pot esse 'essere utilizzato nelle fitte boscaglie. L'ingrandi mento e la n itidezza del capnocchiale sten all a\ 1ro hnnno p<.:1 messo d i ridurre il regoìo, che non ha più ·oggidì

305

che Jro,20. Ma riuest o ingrandimento .è tale che è facile, dirn inueodo l 'angolo micromet riço del cannocchiale, di 1 d iminuire il r egolo sino a 0'",60 di lunghezza. Le mis ura:lion i fatte dopo qnesta modific<Lzione sarebb ero p robabilmente un po' ·meno esat te , ma conse:-v erebbero ancora una s uperiorità incontestab ile sopra quelle fatte colla catena. D'altronde nulla im pedirebbe -di avere degli sta.dimetri di varie dimensioni, che sareb bero impiegati secondo le esigenze del terreno sul quale si deve operare . . L'i mpiego sim ultaneo dello st adimetro e del can nocchiale stenall.atico, cost ituisce un perfezion amento consider evole nella pratica d elle l evate r egol ari. Il cornandan te ·della brigata topografica è fortunat o di chiamare l'attenzione del Comitato delle for tificazioni -su d i uua doppia invenzion e t;he deve mantenere la r iputazione giustament0acqui stata dalla brigata topografica, '" d ar l uogo ad una notevole economia ~i tempo · e gi numerario. In conseguenza egli, espnme 11 voto che il Comitato voglia ben aci::ordare una ricom~ p ensa particolare ai signori capitani Peaucellìer e Wagner. Nizza, li 22 gi ugno 1865.

Il capo battaglione del genio QurQUANDON .

Di seguito a q uesta Relazione e s'ul parere motivato · del Comit ato delle fo rt ificazioni , il Mmistero della g uerra decretava all'ordine del giorno dell'armat_a u ~ secondo premio d'incoraggiamento ai signori capitani Peaucellier e Wagnèr per l'ideato apparecchio diastimorn etrico.


306

STADI METRO

n

E CA.NNOOOHIALE Sl 'ADIMETRICO

307

signor comandante del genio Gouli er ha costrtltti dei c:rnnocchiali anallati ci rimarchevoli per la nitidezza e la chiarezza delle immagini . Es;;i si raccomandano · inoltre per la felice disposizione delle loro di verse _par ti, e dalla facilità e stabilità delle r0ttificazioni.

NOTE.

NOTA II. Sullo s tenallatismo.

NOTA I. Sul centro d'anallatismo.

,

Consideriamo un sistema d . l " asse principale e ch1· . . ' l eut1 aventi lo stt,sso ' amiamo O una di 111 · sversale qualunque di un O a . ' eos1?ne traasse· 1 l'im . d. goetto collocato su d1 questo ' magme 1 questa lunghw d •r . a traverso di tutto 1-1 - t . ~za opo n razwne •~. sis ema obbiettivo. E.:s1ste s ull·asse comunè un ' presentando con x la d : t punto (,) tale . che rap• . JS anza o e e con F t1tà costante, si ha la relazione una quan0

'

X

r= -p·

Il signor Porr o ha d ato il · nome di centi·o cl' analla.tismo a questo punto .

Nel caso di un can h. l esso si confonde 1 ~occ m e a obbiettivo ordinario, co ioco prrncipale anteriore Quan d per una comb· · a· ' si trasporta al centro dJ-~az~one I l~nti, questo, punto mento a· ·f -~ cannocchiale r o del1'istrolatico I~ cm a parte' il cannocchiale 'è detto anal . questo caso solt· ntO 1 l . golo graduato ·f a e etture su di un redistanze . uni.ormemente sono proporzionali alle

°

L'idea pri ma dello stenallatismo è dovuta al signor Porro. Il problema consiste ne_l far variare l'angolo micrometrìco di un cannocchiale giusta la legge delle variazioni delle immagini a motivo delle pendenze. La Il).odific azione che nè 1r isul ta pe:- le lettere corrisponde allora alle distanze ridotte all'orizzonte. · Nel caso di una stadia verticale si sa., che <p essendo l'angolo di pendenza, bisogna moltiplicare per cos' ip ta lettura per ottenere la distanza oriz:wu~ale. Si tratta <:_lunque di m odificare l'angolo .m icrometrico seguendo 2 1a legge rappresentata dal cos q;. Il signor Porro ottiene uµa soluzione approssimat iva di questo problema articolando una lente ad una asta mobile attorno ad nn asse fisso. Questo è un movimento idéntico a quello c!:_e noi abbiamo adottato per l'ist romento stenallatico descritto sopra . Questa lente si muove fra due altre lenti fisse. Il tutto for ma un sistema obbiettivo , il cui angolo micrometrico varia scnsibilmènte secondo la jegge precitata. Questo dispotivo non può esser e utilizzat.o che sino alìa pendenza di 22°. Comporta l'uso di una piccola tavola di correzione a doppia en.trata, le pendenze e le distanze. Un calcolo più accurato mc,stra che si perverrebbe_


308

STAOIME'l'RO

ad una soluzione rigorosa c0rreggendo convenevolmente trnit _delle divisirrni della stadia. Non v i sussi<;terebbe che la correzione anallatica, che potrebbe ridursi a ~ei valori di niun conto . ·

NOTA III.

~ ,

erroneo di E= _e_ _ La distanza eh~ separa le estrecos p mità delle articolazioni è per _conseguenza

\rp

e

=

e

= 2 C COS tp + -COS <p I

= ~-

mettendo CC' e, e LL' Questa espressiòne può essere trasformata cc,me segue:

Sui difetti di costruzione e sulla rettificazione dell'istromento.

È cosa essenziale di conoscere l'influenza dea-li ero rori d i costruzione 'in modo da potervi rimediare con delle rett.i ficazioni convenevoli . L'.una delle lenti mobili , l'obbiettivo per esempio, dev'essere necessariamente suscettiva di un lieve spostamento sulla sua montatura, affine di regolare lo scostamento focale. Questa condizione essendo ottenuta, gli err ori commessi dal costruttore, hann; tratto essenzialmente· sulla trasmissione di movimento del sistema obbiettivo e si riò ucono ai seguenti : 1° Le lunghe--bze delle aste articolate sono eironee; 2° I centri di rotazione di dette ast-e non sono su di una stessa orizzontale che passi per l'asse di rotazione del cannocchiale; 3° Le linee che percorrono le estremità delle aste non si confondono colla paralella alla l,i nea di visuale che passa per l'asse y ' 1° Se e rappresenta l'errore totale .commesso s ulla l unghezza dell e aste-, vale a dire la differenza tra la loro somma e la distanza CC', il valore di ~ sarà

309

E CANNOCCHL,\,LE STADÌMETRICO

~ = (2 e -

e) cos tp + e ( cos <p + co~ <p). ~

1

Se si osserva che la somma cos rp + cos cp è sensibilissimamente costante p er nlo~i d~ <p c~m pr~si nei limiti ::. 35°, dati dall'apparecch10 si potra scrivere ~

= (;2 e -

e) cos <p + 2e..

Donde si con chiude che fa~en dosi, nel caso della posizione orizzon ~ale del, cannocchiale.' ~ 2 e- e questo ".alore di cl var1era sensibilmente segue_?do _J_a legge del cos1m1-is dell'aog_olo dr p~ndenza. Cosi s1 médierà a questo errore d1 costruzione riducendo dr e il valore primitivo 2c, attribuito allo scosta.mento fo- cale ~ per il caso di rp O. _ . . h, h' essendo le distanze dei ce~tn d1 r_otaz10ne all'orizzontale passando dal punto y , l'espress10ne d1 cl diviene

=

n-

=

zo

~

= 2c cos rp +

2 (h - h') sen tp.


310

ST.!DIMETRO

=

E2 2 (h - h') sen rp . cambia di segno col cambiarsi dell' . 30 rn, m' essendo le diBtanze - angol~ d1 pendenza. dalle' estremità delle aste, alla- 1· delle . hnee. percorse passando per l'asse . rnea d1 coll1mazione Y, s1 scoro-e fa.ci i t ' commesso sulla distanza variabile ~e~ e c1ie l'errore ' e

=

co;

r,)- 2 }

+

2 (h -

h') sen rp

m) tàng rp

+ (rn -

ovvero E

·

= (1 ~ cos rp

2) ·

cos rp

.

,

=

Ess•

= 0,04 +

a· . .

i viene

2

(h _ h')

+

(m' - m) tang 30

=O

= _ (m' -m) tang 30° = _ ;i,·-

m cos 30°

sen 30>

(1cp°) e+ ( tang rp- ~sen rp ) (m' -m). E=,;__ _ cos _ .'-'. cos rp ' cos ù 00 {

Il primo termine in questa espressione cresce da O sino a 0,04 come l'abbiamo constatato precedentemente. Per gli stessi valori di rp, il coefficiente di (m'-m) dapprima nullo, cresce in valore assoluto sino all'an~ golo di 17° 5 circa, nel qual caso diviene massimo. Diminuisce in seguito sino a O per rp ~ 30° e ritorna crescente. _ Ecco il quadro dei valori di questo coefficiente per gli angoli crescenti di 5 in 5°. · ·

=

rp

·

e+ [1 (h-h') sen rp + (m'-m) tang

spansce per rp _ . 0 di _rp ~ 350: e

2 (h - h') sen 30°

e per conseguenza

e

d

~+

= .: :-

..

E3 . (rn' - rn) tang rp. Come la precedente , , . ,; . . l'angolo di pendenza e_ssal c:amb1a . tl1 segno secondo del cannocchiale s· e m~ tre per Il capovolgimento confondono ìn u. I alnuu la se le linee desctitte si na so a e medes·m. corpo del cannocch1·a1e. i a generatrice del 0 osì in.riassunto, se si regola l'ap . l . . che per rp = 0 1 . parecc uo di modo rore totale o spostamento focale ~ 2 e -e, l'ercommes~o su questa lunghezza è , E= [ (,cos

Una vite di rettificazione permettendo di modificare il valore di h' alzando, o abbassando il perno dell'asta corrispondente, supponiamo ch'ella sia stata detenninata in modo di annullare l'espressione fra parentesi per il caso in cui l'angolo rp 30°; ne risulterà l'equazione-

donde

A_· ~

311

E CANNOCCHIALE STADIME TRICO

L'errore commesso

rp]

= o·. ) »

per i valori estremi

[ 1, 15 (h - h') + 0,70 (~' -

m)].

tang -

sen3rpoo cos

5 .

»

10 . 15 .

> D

20 •

25 30

>

35

»

= 0,000. 0,016. 0,024. 0,030 . . -- 0,030. - 0,021. 0,000. + 0,039. -


312

S'l'ilD I~éETRO

L'a-ppareccb io essendo così r egolato, l'errore massimo E è dunque sempre inferiore a 0,04 e+ 0,.039'

(m

1 -

m)

= circa 2~ (e+ m' -

m).

=

313 Se si fa occupar<'.) al n onio l'<! divisione q; del1'eccliE CANNOCCHIALE STAD.l ~lETR!CO

x

irnetro alla d istanza--, metro, e che s i porti lo c:tad ~ cos cp s1 otterrà. un nuovo V<'tlore Orp comè

Per e + m' - m_ l """', ciò che sarebbe .uno sbaglio di costruzione e norme, quést a quantità E .sarebbe più piccolà che 5} 00 dello s postamento foca le ~- L'errore com messo sulla lunghezza m isurata sar ebbe d.ello stesso ordin e, epperciò di pochissima e ntità. Cosicchè gli enori commessi d al co.st11uttore sull; di mensioni delle aste, sni loro perni' fissi e su lle guide d elle lenti mobili no,n esercitano che una sen::iibile influe nza sulle indica,zioni dell'istromen to, allorchè sia st ato convenevolm en te rettifica to.

Oq:,

_

-i

-

~

= (2 e -

e) cos rp + p,.

Ciò posto s upponiamo ch 9 si guardi uno stadiroetro collocato ad uoa distanza x del foco aotèri0re d el l'obbiet tivo, il nonio indica ndo O all' ecclirnetro, s ia 0 0 la lunghezza intt:rcettata s u questo istromento dai fili del r eticolo. S i a v rà conservando le notazioni annnesse precedentemente ' 00

_

l -

(2c -

e + p,) x - {' (y'

_

__

-

ff'

cos rp

.

00

Ùo -

,

d,>• de

s1

1

µ. X 1 - COS f -- --'rrx_-cos

-

11

deduce le correzione I

µ.

~ esprimendo sem pre la distanza dei fuoch i princi• pali del!~ len ti mobili si hà adunque .

1

e la differenza

Allontanamento focale. Le consider.aziooi che i:,recedono s uppongono l'allontanamento ·focale uguale a (2 e - e)., le le nti mobili essendo alla loro d istanza: maximu m. Ecco come si può a pprezzare la quantitàµ, della q uale converrebbe spostare l'ob biettivo se questa condizion e non fo::;se r iempiuta.

1(2c - e) COS f + µ,] - X- - ('

O., ___'. 00

= , .1

f f' X

x

cos rp X 1 - cos q;"

Se si applica q uest a - formola al cannocchiale d c, s cr it to precedente mente, si riconosce che p er x = lOOm; e q; 30°, ciasc un millimetro compreso nella differenza O 7 - 00 corrisponde a circa 1m m o del valore di ,u.. Ne consegue ch e un piccolo e rrore sulla dista nza delle lenti mobili sarà d i poca entità n ei risultati della p r:,tica. Vi vorranno pure deJe osservazioni molto precise per metterlo in evide nza.

=

Dcll' asse ottico. e In tutto ciò che precede si è supposta la coinci denza, o il paralellismo dell'asse ottico colì'asse del cor po del cannocch iale. Questa conrl ìzione n on era esattarnenLe rie mpiuta; è fac ile il vedere ch e le cons id r~razioni precede nt i r imanevano vere s e i perni dclìe aste invece di essere sull'oriuontale che passa per l'tisse ANKO,

xr, voi. n. -

2:3.


314

I

S'L\Dl~!ETRO

cli rotazione son ·posti sulla paralella alla d irezione del corpo del can nocchiale, allorché l'a.sse ottico è orizzontale. Son v i ha duoque l uogo a rnodifica,zioue di sorta s u quanto si è detto intorno a questo soggetto. D'alt ron de questo errore, come pur quello che ri- , sulta dal dif0tto d i cen treggiamento delle lenti, scompaiouo pér le collimazioni di r;torno . Ma conviene' ottenere almeno io riguardo al filo oriaontale del reticolo u • cent.rPgg ia1neoto abbastanza bnono . ciò che è facile mercé la mobilità dell'obbiettivo intorno al s uo asse.

occupa,ndo suU'ecclimet;o la divisione O nel primo -

a can nocchi al e stenallat ico :

1° Si mette il livello perpendicolare all'asse della bussola, collocando l'istromento in istazione n el modo ordinario; 2° Il cannocchiale essendo a destra, si agir:il s ulla vite dei colhiri di maniera a distrurre L'errore d.i collimazione del nonio; vale a dire che l'asse ottico es' sendo orizzontale i l nonio i!'ldica 00 ; 3° Si eséluderanno gli errori risultanti dalle articolazioni delle aste direttrici e rappresentate dalla forni ola. A quest'effetto si osserverà uno stadimetro fissando necessariamente il nonio a+ 30° e a-30°, iudic4ndo convenientemente il piè della bussola . S i agirà sul p erno mobile di maniera a ottenere la s tessa lettura nei due casi ciò che indica doversi an;ullare l'espres;:;ione suddescritta per ,p 30°; 4° Finalmente clovrassi regolare la · posizione dell'obbiettivo facendo s u di uno stad i metro parecchif'

=

osserva,,ion i a ciascuna delle distanze. x e _x_ i-1 nonio

,

cos 'P

X

son o

d'altra parte contate a partire dal fuoco anteriore dell'obb(ettivo . Se le letture medie 0 0 e Or sono identiche , lo stromento è r egolato, altrimenti bisogna spostarr:· l'ob biettivo verso l'asse di rotazio:w del cann o . c hiale di una quantità

-

Rettific1tzione.

In sostanza si rettifichèrà come seg ue una b ussola

.

caso e <p nel secondo . Le distanze x e cos rp ,

" ,~

-

315

E CANNOCCHIALE STAD,JMETRICO

cos ip l - cos tp'

Quest' ultima rettificazione si .ra una volta per. tut te . Le al tre ponno essere ripetute , ma gli _errori c_or ~ rispondenti si annullan o per via delle colhmaztom di ritorno.

G. D . (Continua)


317 proiett i temprati di Petin-Gaudet a 15 metri di d istanza colla carica di 8 chil. P1AS'r HE CrrAmt1ÈR1s. - Queste p iastre avevano, come già si disse, la grossezza di 0,12, la larghezza di 0,50 e la l Lrnghezza di 3 metri ed erano it1curvate di due a tre centimetri nel senso della loro lunghezza, onde si. dovette incavare la murata per adattarvele esatt.amente. I tiri con proietti temprati di P~ti n-Gaudet si eseo·u irono contro una sola d i quest,e p iastre ed i risuJtati o Dttcnuti vengon o qui appresso descritti. ESPERIENZE SULLE PlASl'RE DI (;OR.liZZA.TURA

Rl~SOCONTO DELLE Sl1 ERIENZE ES~6-U ITE

SULLE LANDE DI S. IIA URIZIO NEL 186! 1

SPECCHIO dei risullali del [iro cortro pia11ln CH,1n1utRE

CONTR•)

con proietti temprali di

rpJASTRE DI CORAZZATURA

-

l

I

CON1'!:<U,\ZlONJ:C

(1)

·IUsultali delle esperienze comparatirn sulle piastre. I tiri fotti pel confronto tra le varie specie di proietti, quelli cbe si eseguirono con diverse b occh e da fuoco ed anche i tjri obliqui e quelli con proietti li cavi servirono a paragonare tra loro le piastre, ma le esperienze sp~cialmente dirette a questo scopo e di cui si descriveranno i risultati in questa parte della relazione si fecero tirnodo èontro ogni piastra due (i) Vedi. Rù;ista militare itriliana, a\rno x,, YÒI. u, png. 58 e 187.

PEnN-G.AuDE'l'.

Bocca da fuoco

Cannone d" 40 F , R.. cerchiato

Bersaglio K. del colpo

cli _mezzo

8"

Grosse-:,,a ,lA lln pi~stra

0,12

(N. I)

Il proietto restò conficcato nella piastra incurvan 0 dola sensib ilmente e q ua ndo cadde all'll colp.o si trovò che aveva prodotto un'ammaccatura del :ìiamet\'O di O, 20, profonda 0,08 e contornata da una piccola screpolatura · sul fo ndo. Oltre a ciò si determinò n ella p iastra 1.m a leggi era sere• polatura verticale passante pel punto colpito, la quale si cambiò poi in rottura al lorché fu tirato contro la stessa piastra u n proietto di Boèh um al 38° colpo. ;Nella faccia _ posteriore d ella piastra. questo col po non produ~se che.


31 9

ESPERIEl\'l.E

SULLE 1'JASTRE Dl CO)L\ZZATGR A

u :1 p ìccolo rigonfiamento at trav ersato da una sola screpolatura di poca larghezza ed avente la forma di u na calot.a sferica, colla base del diametro di 0,30 e l'altezza di t re a quat t ro centim etri . L proietto s'accorciò di 45 mi lli metri ed il suo d iametro aumentò di ::!5 millimetri nel punto del massimo rigonfi.amento; la sua faccia anteri?re s i presen t ò d opo il tiro contornata da un orlo s porgent e 5 a 6 millimetri~ nella parte ogivale si osservarono t utto all'intorno m~lte screpolature l ongitudinali ed a lt re p iù largh e ed irregol ari si osser va,rono nella parte cilindrica da cui si 'stascarono p arecch ie scheggie.

vece d'esser e , come in gen erale ., di forma circo1are presenta v~. q uasi la for mft di un r ettangolo ed era cont ornat-:1 da screpolat ure. Il proietto si compor tò

'

Bocca da fuoco Cannone da 40 F . R. cer chiato

Bersa,glio N. del colp o di mezzo

J.10

Grossezza

Jelhi piastra

,O

0,12 (N . I)

Anche rn q uesto colpo -il proietto r estò piantato n ella piastra e non si s taccò che al 53° colpo . Esso l asci ò nella piastra un'ammaccatura profouda 0,07 del diam etro di 0,205 con una piccola :;;crepolatura ed ur. incavo tutto all'ingiro, prodott o da quell'orlo che si m a nifesta a lla, testa d ei proi et ti temprati. La piastra s'in curvò consider evolmente e _ si p rod llsse una rott ura verticale in ferior mente al punto colpito ed u na screpolatura sup eriormente cbe al 58° colpo sì cambiò pure in rottura. Il rigonfiamento prodotto da questo colpo nella p arte pos teriore della piast ra non fu maggiore di q uello osservato n el colpo pr ecedent e , p erò -la s ua base a

ob li come i 1 prece, l en te- Sc'n1·acc1 , ·,," r1dosi lierò un 11oco r · h · 1 1 • si Jccorciò 5 q uamente in m FLrnera e e ui LHl ,lcO


320

E SPTIRiENZE

centirnetti e dal lato opposto due soli; i l s uo diametro massimo si t r ovò d i O, 192 e si notò la tna ncanza di parecchie· scheggie. Tanto questo colpo , quan to il precedente, non ebber o poi a ltro effetto che d i produrre_una scrept>latura nel dr,rmierite . Questi risultati d imostrarono ch iar amente la b uona qt1ali tà del la piastra perocchè nell' e~perienze esegui le a Venaria e io quelle che si descriveranno più i nna nzi, questi stessi p roietiti temprati di Petin -Gaudct tirati 15 metri con 8 chil. contro piastre Marre! di 0, 12 attmversaronò quasi sem.pre i l bersaglio . Nei tiri fatti a Venaria colla carica di cb il. 6,500 a l 5 metri di distanza i proietti forarono sempre le piastre Marre] di Ò,12 e penetrarcn o n el bersaglio per quasi t utta la loro lc ngh ezza e nelle esperien ze com para tive sui proietti poc'anzi d Eseri !te si vide che, ad eccezione dei proietti cli ferraceio e di quello Jack::;on, lutti i proietti d 'acciaio riescirono ad attraversar e le piastre Marrel. Si vedrà poi parlando dei tir i colle d i verse h ucche d,i fuoco che i proietti PetinGaudet della marina, poco dissi mili d a q uelli temprati con cui s1 paragonarono le piastre , forarono le piastre Mar re] di 0.,11 a 15 metri d i distanza colla carica di 7 chil.

a

Tanta diff~r e1iza tra i risultati non p t1ò adun que att ribuirsi che alla bon tà della piast ra, e ciò verrà pos~o ancora in maggior luce dall'ei:,pcsizione dei r isultali avuti nei tfri con tr o le al tre p iastre esperimentate e special mente con tro q uella Millwall. È ben vero che la piastra Chorrière n° 1 venne forata e rotta da un proietto d i Bocbum e da uno d~ Krnp p, e quella u 0 2 venne p ure attraversata e rotta da tre proietti d i Bochu m ed uno d i Kru pp; m a giova notare che tutti

SULLE PIASTRE DI COR AZZATURA

321

i proietti di Bochum attraversar ono auc:~e la p iastra Brown che oltre all'essere di una q ua.lita ecc_elle_nt~ aveva tma grossezza .d i 0,15 , e che i d ue pf01ett1 d1

e

©

©

Kropp vennero tirati _rn punt i molto deboli__Per dla a'. ·es1·st,~n. t.1· ed ai for i delle viti, o-o e v i'c inanza a fori ,~1· v O


322

ciò non infirma menomamente il parere emesso sulla bontà della piastra in seguito ai risultati avuti all'8° ed all' ll 0 colpo. PrASTRB; PETIN-GAUDET. Tra le piastre da esperimentarsi eranvene, come g ià s i d isse, due presentate dai signori Petin e Gaudet, fissate con 17 viti ciascuna al b er saglio di mezzo ·ed avent.i l' una: la g r ossezza di O, 12 e l'altra quella di 0,15. Contro ciascuna di fJUeste piastre si tirarono due colpi a 15 m etri colla carica di 8 chil. coi proietti t emprati di Petin-Gaudet e si ebbero i .seguenti risultati.

SPECCHIO dei risultaii, del tiro con'tro piastre Pin "IN-GAUDET con proietti temprat-i d-i PimN-GAUDE'r . Bocc:1 cl:1 fuoco

Cannone da 40 li'. R . ce rchiato

l3ersaglio !K. del col po

di mezzo

30

32~1 nata da quell'orlo sporgente da 10 a 15 mili ; in tulta la parte ogivale soorgevansi frequenti e larghe screpolaturé in piani mer idiani; lungi:> ìa. parte cilindrica eranvi altre screpolat ure affatto i1TPµ:o! nri e da un lato mancavano p ar r,cchie sch eggi e ond(~ riesciv a. visibile una specie d i cori p inter no . PN ,,piega rs i Jn. form azione di quest'orlo attorno alla testa. e: di questo eono inter,no, si pu ò immaginaro che al momen to dell' urto contro la piastra , le m olecole L:Ost ituenli un cono di 12 a 15 centimetri d'al tezza, ave:1te per b~<'e la faccia anteriore del proietto, r estino J.><:r u11 Ì$t;inte arrc;;tat e e che le al tr e molecole del proietto spingen dosi innai1zi per inP-rzia vengano a prodn ,r re quell'or lo ed a det erminare la formazion e di questo (;ODO che r esta per così d ire isolato dal resto del proiel,to . 1l proietto. non t enendo conto della sporgenza dr.,ì l'orlo a nteriore. si accorciò cli 4 centimetri e :il suo diametro massimo giunse a O. Hll. SULLE PL\STRE Dl GOU,l ZZHURA

ESPE RIEN ZE

Grossezza d e lla pia3tra.

0,15 (N. V)

Bocca da fnoco

Bersa,glio N. del colpo

Grossezza. della , pi.>.,ì t rn

-- - -

Il proietto restò conficcat'o nella p iastra incurvan dola leggermente e producendovi pos teriormente un rigon fiamento assai p iecolo attraversato da una screpolatura appena v;sibile. Allorchè venne d isfat to il bersaglio si potè togliere il proietto daila piastm e si trovò in essa un'ammaccatura del diam etro di 0,20, profonda 0,05, mentre il proietto presentava in scala maggiore tutte Je ~eformazioi:i descritte per gli altri proietti temprati. La sua faccia anteriore era ·con tor-

Cannone da 40 F . R, di mezzo cerchiato

40

0 ,15 (N . V)

,

.

Il proietto, rimasto esso pure n_e1la piastra , caa'cte al :35° colpo ed allora. si osservò nella piastra un' amrnaceatura del diametro oriz,;ontale d i O.:c2~ e "Verticale d i 0.20., profoud a 0.07 a sinistra. e 0,05 a d estra. li rigonfounrmto nella pa.rte post eriore della, pia,;trn non era maggiore di quello prodotto dal colpo precedente e non era attraversato o circondato da


324

S1; LLE l' I.ASTRE Dl CORAZZATURA

ESf'KRJr.:NZE

' alcuna scr~polatura. Nel proietto o!Lre alle s~repulature osser_vate in quello _tirato al colpo antecedente, si determ '. uò an~eriorrnente una larga screpolatura secondo un piano obliquo a ll'asse , on~e poco manc.ò eh~ la test_a si ~tacca~se com pletameute. La s~a altezza dopo il tiro s1 trovo d1 0,19 e il suo diametro massimo di 0,206, Bocca da fuoco

Cannone lla 40 F. R. cerchiat.o

,

Bersagl;o N. del c0Jp11

di mezzo

50

Giosse7,za della piastra I

Q,12

(N. III)

Il proietto restò a nch'fls;;o conficcato nella piastra sporgendo circa 0,~0 ondr>, s uppo11endo r:be la sua ,lltezza _sia diminuita di 4 centimetr i, sarebt e pE!netrato c1rc_a 9 centimetri. L'effetto di questo colpo si poté g1 ~d 1care meglio dall'esame della facc ia po1steriore della ~iastra ove si osservò che dietro al pnnto colpito si produsse un r igonfiamento avente per basb un segmento d'elisse della forghezza d i 0,39 e della saetta di 0,35, attraversato da una screpolatura in direzione dell'asse mioore e circonò:-.ito da un a larg~ fessura lungo la periferia e da una screpolatura in direzione _della corda. La porzione della piastra circondata da questa fess ura si sollevò alquanto, staccandosi complet~meote dal r esto della piastra e gira udo, qua:-:.i a . cerniera, intorno al la corda segnata dalla serf-' polatura. ~ella parte del proietto sporgente del la piastra si osservaro~o le solite scheggie e scr ,,pol ature dei pruietti ternprat1. . ·'

Rocca da fuoco

Cannone da 40 'F. R. cercbiato

Grossezza della piastra

Bersaglio N. ciel col po

d i mezzo

70

I

0,12 (N. III)

Questo proietto riescì a fare n ella piastra un f\)ro del d iametro di O, 19 arrestandosi n'elln murata in modo <;be la sua faccia posteriore sporgeva. circa 0,11. Togli1,mdo la piastra dal bersaglio E-d esami nandone la faccia posleTiore si trovò che a ··de:,;tra del foro eraJo stati portati v ia tutti gli strati, d imodochè il foro stesso presentava la for ma di un imbuto , men tre nel l~i parte sinistra ed inferiore gli stràti er ansi separati 0 piegati in fuori senza andare in ischeggie e superiormente mauca,•a soltant o l'ultimo str ato . L'altezza rlel proietto, non cornprcro dendo l'orlo anteriore dw sporgeva circa 3 mili. , si 'tro\ ò di 0,30 ed il suo diametro massimo di O, 188 ; nella par te ogivale si osservarono molte screpolature e nella parte cilindrica, att.ravenata pure da screpolature larghe ed irregolari , si notò la mancanza ,cli tre seheggie. Questo colpo ed il precedente non re. carono al bE'rsagJ"io gravi danni avendo prodotto soltanto del le screpolature in due cinte ed una tavola d('l fasc iamento interno . Se insieme a. questi risultati si .esaminano quell i o'.tenuti nel Liro contro queste piastre coi proietti Burys, Krupp e Petin-Gaudet a testa convessa bisogna convenire che esse sono d i buonissima quali tà . Per dimostrare la loro superiorità su quelle Ma rre]


320

SULLE , PIASTRE DI CORAZZATURA

-ESPEillE:S,ZE

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(Q)

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327

basterà osservare fin d'ora che mentre un proietto cavo pieno di sttbbia attraversò completamente una piastra Marrel d i O, 12, un altro proietto della stessa specie tirato in eguali condizioni non fece sulla piastra Petin-Gàudet di 0,12 che un'ammaccatura. pròfonda circa 4 eentirr.etri. Osservando poi che il proietto Krupp della 5" marca ti rato contro questa piastra non penetrò interamente nel bersaglio, mentre uno di questi proietti riesd ad attrnversare la piastra Brown di 0,15, e confrontando le penetrazioni dei proietti Burys e Petin-Gaudet della l" P, ~a marca nella piastra Browu di 0, 14 con quella deg1i slessi proietti nelJa piastra Petin-Gaudet di 0)5 parrebbe che le piastre Petin-Gaudet siano ancora rnigiio~i dello piastre Browu. Ma se q ueste piastre ~!Trono forse una maggiore resistenza ai proietti, esse i.lanno in eonfron to a q uelle Brown il difetto di una maggiore fragilità . Si è visto che pochi colpi basl;;mmu a far ,-;crepolar e entmmbe le p iastre Petin-Gandet in ·molL sensi , nè ciò si può giustificare osservando che le piastre 110n combaciavano forse esattamente colla murata , perocchè lit p iastra Brown rice~ette gli nìtirni colpi in punti nei quali era staccata forse un ·ctecirnetro senza che per questo si manifestasse alcuna screpolatura. Probabilmente avviene nelk pia.stre come nei proietti , che a umentando oltre ad un certo li mite la durezza si perde i:q tenacità, e siccome non basta. che le piastre oppongano una grande resistenza a lasc iarsi forare , ma bisogna ancora cbc non vadano in pezzi sotto l'azione di un numero limitato ·di eolpi, così sembra preferibile la piastra Brown a q uelle di Petin e Gaudet. P rAsTRA ìvhu,wALL. - I primi due colpi tira.ti contro


3'é l

la piastra Millwall , la quale aveva la g r ossezza di O,t.n; la lunghezza. d i 4.~fi, la larglwzza di 0,\:l2 ed era fissata al bersaglio d i mezzo eoo v iti disposll) su t re file, furono qu_e l li mi pro ietti tempra li d i Petin- Gaudet che d ieder o i risultati qui appres30 d escritti.

32

vano cioè gli ultimi strati mandati i o ischeggie e por• t ati via dal proietto e vedevansi gJi altri rivolti in fuori ,~ con qùesta differenza che nel la piastra Brown havvi tra gli strati un'a.desione 'maggiore. Bocca da· fuoco

SFECCHlO dei risultati del tiro contro l,;; piastra MitLW,\ L~ con proùitli t11mp1·ati di P ET l ~-GAUDET . Bersaglio N. d(•I colpo

Bocca da fuoco

Canno ne da. 40 F . B.. di mezzo cerchiat-o ·

I

50

'

329

SULL!s PIASTRE DI CORAZ7,ATURA

ESPERIENZE

'

Grossczn della piastra

eannone da. 40 F . R.

Bersaglio N. del colpo \

di mezzo

cerchiato

I

0,127 (X. I V)

ll proietto attraver ~ò compl etam ente la p ias tra, lasciandoYi un fo r o del diarn t tro di O, H:S e J)('èU<~trò ne:Ja murata inmodo da t rovarsi , colla sua faccia poste r iore a 0,31 da.lia faccia anteriore della p iastra, r ecan do gravi da nn i al bersaglio, perocchè r uppe le c-inte e le ordinate, mandando in ischeggie um porzione d el fasciamenlo interno. Quando si tolse il p roietto d a l bersag lio lo si trovò mancante rli una scheggia nella part e c:ilindrica con un orlo a<;sa i pronunziato alla facc ia anteriore e molte screpolature nella parte og:vale e neuli à h·eoli '· l'au~ o mento ·ma,;sirno del suo d iametro fu d i 23 rnill., e la sua a llezza. dc,po il tiro si troYò di 0,30 onde la sua pene lrazio ne 1wl bcrsagli 0 fu di circa 60 cenlimetri. Ne lla faccia postrrior o jella piastra il furo presen tava la ,:tessa forma dei fori del la piastra Brvwn , manca-

10'

Grossezza della piastra 0,127 (N. lV)

In questo colpo il proietto attraversò int er amente il berrnglio accrr scend o considerevolmente i danni r€catigli dal colpo 11° 5. Il foro praticato n ella piastra aveva anteriormente il dia metro di O, 181 e poste~iorrnente preser. ta va . la forma po(;'auzi descritta. Il proietto si defo r mò come tutti g li altri pruietti temprati accorciandosi di 22 mill. e ricro o n fiandosi in m odo che il suo d .ia • metro massi mo si trovò di 0,18, ed una delle sue s cheggie andò a colpire la facc ia anteriore della p iastra, v ic ino all'orlo del foro, lasGiandovi una profonda ammaccatura. Basta confro ntare quesE r isultati con quelli ottenuti cogli stessi proietti e nelle stesse circostanze colle piastre Ch arrière e Petin-Gaudet aventi una grossezza minore d i 7 millimetri per riconoscere come la piastra Millwall debba reputarsi inferiore, ma ove ' ciò non bastasse n on si avrebbero che a r icordare i risultati d ei tiri fatti contro di essa col proietto Bessemer, con quelli a pun ta d i Bocbum e con quelli delle tre prime marche d i Krupp. Se la piastra Millwall fece cosi AxNo xr, Yol. .u. -

2-1.


330

ESPERIENZE

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(1) Xclle esperienze !'atte a Venaria, si trovò che lo. velocitì1 iniziale della palla da 80 con chi!. 7,500 di polvere' francese è di -!32 metri, e qnellii, del proietto cilindrico di 30 chi!. con 8 chil. cli polvere cli Fossano è di 3:,0 metri: quindi, diiamLtndo risp ettivamente :i'lf, V, )l', "V' la massa e la velocità- clclla palla da SO e del

proietto cilind rico si avrebbe :

o

o

331 cattiva prova ciò dipende, a nostro credere, dalla sua insufficiente durezza poichè dall'esame delle sezioni di rottura parve che il ferro con cui venne fabbricata fosse di buona qualità , e l'ispezione dei fo ri nella faccia posterior e dimostrò che gli strati sono meglio saldati di' quello che non lo siano nelle piastre Marrel. t poi rimarchevole che questa piastra cbe si mostrò così cattiva nrii t iri fatti con proietti d'acciaio r esistette benissimo ai tiri dei quattro p roietti di ferraccio fusi a freddo ed avrebbe qui ndi r esistito ancora. meglio ai quattro colpi colla palla da 80 e colla carica di ch ilogrammi 7,250 con c ui si fa comunemente la collau dazione (1) . Ciò dimostra che per provare una piastra non bisogna limitarsi a tirarle contro alcuni proiettili di ferraccio, come d'altra parte non converrebbe limi tare la pr ova di collaudazione ad alcuni tiri col proietto d'a~cia.io, giacchè si è visto che la piasLra Ammldo, la quale parve discreta nel tiro fatto col proietto tem~ prato di Petin -Gaudet si dimost:-ò cattivissima in que1ìi col cannone liscio eia 80 e la oall a di ferraccio . E la ragione di queste diOerenze sta in ciò elle una piastra di poca durezza, corn0 quella Millwa11, si piega e cede sotto 1'urto di un proietto che Yienc: a sc.;hiacSULLE PIASTRE DI OORAZZA'rcrRA

©

::.\1 V ?>1' V'

= 1,322 chi!.; = 1,785

chiì.;

V"

=570,996 chil.

:\I' V''

chi! .

;'I'[

= 62-!,670


-332

ESPERIENZE

cfr,.rsi contro . di essa , ·senza man ifestare grandi screpolature, mentre una piastra di molta durezza, come quelle d'A.n saldo e di Petin e Gaudet, riesce fragile e perciò si scr epola q uando il proietto che la colpisce, essendo di ferraccio, non la fora ma d istribuisce la sua azione d 'urto sopra una superficie piu ttosto considerevole. Nel caso poi dei proietti d'acciaio avviene i l contrario p_o ichè una p iastra di quest'ultima specie presenta una gr ande resistenza, a cagione del la sua durezza, mentre una delle prime si lascia attraversare con molta facilità. .Per q ueste considerazioni sare.bbe forse conveniente che nelle collaudazion i si a Yessero ~ tira.re aJcuni proietti d'acciaio col cannone da 40, on de riconoscere se la piastra presenta una resistenza ed una durezza sufficienti , e q uaJche palla di ferraccio col cannone da 80 per assicurarsi che la piastra non sia troppo fragi le, E'CCl':tto che vogliasi studia.re la questione di sottoporre le piastre a prove meccaniche . Le esperienze esegu ite, comunque fossero limitate, vennero a dimostrare che le piastre migliori sono q uelle che ad una considerevole d urezza conaiunuono o o una certa duttilità ed in ci::> si accorùarono coll e numerosissime esperienze fatte in Inghilterra ( l ). P 1ASTR.<\ BnowN. Quesb piastra ddla grossezza

333 di 0,14. e della IL1n 6 heua di 4,25, quantunque avesse uirn laro-hezza 1, 16 non era fissata al bersaglio di mezzo o che con 20 viti disposte su due file, e ciononostante ricevette venti colpi senza staccarsi e pre<Jentò anzi grandi difficoltà ad essere tolta dal bersaglio al . termine delle esperienze . Giova a,,vertire questa circostanza per d imostrare che il sistema. con cui furono :fìs;,ate le piastre fece buonissima prova e che anzi per alcune p iastre si adoperò forse un n ;1mero di viti trop'µo grande , con pregiudizio della loro r esistenza, essendosi osservato che specialm ente nelle piast re aventi una fila di viti nel mezz.), le screpolature e le sezioni di rottura pass.arono sempre peì fori d elle vi ti . I due tiri con proietti temprati di Petin-Gaudet, diretti a provare la piastra Brown furono i prim i che s1 tirarono corotro il bersaglio di m ezzo e diedero l uogo alle osservazioni registrate nel lo specchio seguente. SULl,E l'l.ASTUE DI COlL.\.ZZATU!lA

SPECCHIO dei risultali del l'tro contro la piastra BnowN con proietti tempi-ali dì Pr.nN - GADDET. Bocca tla fuoco

C.1nnone (]a 40 F . R. cerchiMo

I

Bersaglio .N: clel colpù

Grossezza della piastra

,-

di me11zo

l'

0,1 f (N. VI)

I l

(1) Il capitano Dyer in Llll suo rapport-0 intorno a. numerose esper ienze eseguite in 1nghilterra nel 1862 contro un bersaglio corazza!(} rappresentante il fian co del ·wa1-rio1·, couchiude che: 1° Le piastre cli struttura molto cristallina sono inferiori a quelle <li natut·a dolce e :fibrosa;

2° La cattiva saldatura degli strati di cui si com1,one, la piastra · è il gran difetto e la causa principale di debolezza di tutte le piastre fucinate. Questo difetto si manifesta maggiormente nelle piastre la-

'·

minate che in quelle lavorate al maglio, ma queste ultime riescono I>iù durè e cristalli'ne, onde la scelta tra i due sistemi è quasi ind ifferente, quando In, fabbricazione sia l>en condo\ta ; 3° Le qualità necessarie in una. piastra di corazzatura sono la. dolcezza combinata alla durezza, ciò che può defioirsi meglio colla parola dutt ilità (Treatisc on orcbiance and arnio1· by Ale.1::and,.w Holley New -York). '.


334 ESPERIENZE Il proietto restò piantato nelia piastra sporgendo 0,17 sicchè tenendo conto dell'accorciamento che avrà subito può ritenere sia penetrato circa 12 centimetri. Anche dopo aver staccata la piastra dal bersaglio non si potè toglierne il proietto, però si videro nella sua parte spvrgente le solite screpolature, ed il diametro del foro praticato nella piastra si trovò di O, 195. Nella faccia poster iore della piastra questo colpo produsse un rigonfiam~nto a base circolare del diam etro cli 0,40, attraversato da d ue screpolatu re orizzontali dirette l'una secondo una corda e l'al tra secondo un diametro . Sul bersaglio q uesto tiro nòn eb,be altro effetto che quello di far sporg8re internamente una delle chiavarde destinate a collegare la mur,ata.

SULLE PIASTRE DI CORAZZATU RA

-------··-----.

si

Bocca. da fuoco

Cannone eh 10 F . R. cerchiato

Bersaglio N. del colpo cli me>:>:o

20

©

Gr osscna _ della p iastra 0 ,14

(l'ì. VI)

I

Quest'altro colpo, benchè tirato in un angolo della piastra (vedi la pag. seguente), vi fece ancora minor danno giaccbè dalla sporgenza del proietto ~he era iu media di 0,22, pare che la penetrazione dev?esserc stata di ·7 od 8 cent imetri . Infatti il rìgonfiamento della piastra nella faccia posteriore era minore, a,,eH. alla base il diametro di 32 centimetri soltanto ed era attraversato da quattro screpolatur e di pi ccola larghezza in direzione dei raggi . Anche questo proietto non si potè togliere dalla piastra, ma si vide che si era deformato grandemente e da esso staccaronsi m oì te scheggie a lcune delle quaìi vennero proiettate a considerevole distanza. Gioverà auzi acceµnare che i-n tutti

,,,,

(Q)

L-- - - - - - ~


I

33(i

ESPER JENZE

j tiri esegu iti con proietti d'acciaio le alette della corona anteri0re vengono proiettate contr0 la piastra con tanta forza· da zincare la piastra ·, siccbè attorno ad ogni foro ved0nsi sei striscie b ianche in di rezion e dei r aggi . S pesso escono dagli alveol i anche le àlette della corona posteriore , e tanto queste che quelle anteriori dopo aver battuto contro la p iastra son9 proiettate lateralmente fino a 150 m E:tr.i d i distanza. Le penetrazioni di questi due proietti nella piastra Brown forooo un po' maggiori di quelle osservate nelle piastre Petio-Gaudet e Charrière ma essa si manifestò in seguito alquanto migliore poiché, accoppiando alla r esistenza u na certa d utti lità, ricevette un graDdissirno nu mero di colpi senza screpolarsi, mentre d oro un numero di colpi proporzionatam ente molto i11inore, le piastre Oharri.ère si ruppero i o pezzi e quelle P etinGaudet, preseqtarono gr .ndi screpolature. P r A)11'Rrr. ~'Lt,rn.EL. Di q ueste piastra SQ. ne proYò una s11la con un proietto te!nprato d 'acciaio perché era osi già eseguiti parecch i d i questi tiri a Venaria, e per cbè le prove di · tutti g li altri proietti, eseguite per la maggior parte contro piastre Marre], avevano fornito u n cri terio più che sufficiente per gi udicare d ~~la l oro bontà . Ne.Ile esperienze eseguite a Venaria il bersagl io era corazzato con 6 piastre Marrel di 0,12 e gli si tirarono contro .23 colp i d ei quali: . Due a 15 metri di distanza colla carica di chiL 6,500 con proietti Petin-Gaudet t emprati in p unta a testa ordinaria che penetrarono l'uno 21 e l'altro 42 centimetri; Due .all~ stessa dista.nza colla stessa carica e con pro1P,t t,1 temprati in punta colla testa più acum inata. ch e penetrarono O, 27 e O,2.1 '·

337 Due pure ·a 15 metri con chil. 6,500 di polvere con · un proietto avente un p iccolo vuoto n~lla parte posteriore, ed un proietto temprato in ferior mente, e lanciato cap ovol to , i qu a.li 'penetrarono 0,32; Tre alla stessa distanza colla carica di 8 chil. e con proietti temprati p·er t u_tta la loro lunghezza, dei quali uno resiò •n ella m urata per a ver incont rato un altro proietto e gli a ltri attraver:::arono com pletamente i l bersaglio ; Urio con · eguale carica ed alla. stessa distanza con un proietto ,avente posteriormente una cavità contenente 550 g rammi di polvere il qual e si ruppe e SULLE PIASTRE Dl COR,I ZlATURA

penetrò O,15;

Due con p roietti temprati , l' uno p er metà della sua lu1wo h ézza l'altroi' per intiero, lanciati con 8 cbil. dalla distanza cli 200 metri e dei q uali il pri mo at t raversò il bersaglio, ed il secondo penetrò soltanto 0,70; Quattro colla stessa carica alla, d istanza di 480 metri e con pr0ietti temprati p er tutta la l oro l ungh ezza clie aura.versarono intera.mente "il qersaglio, e fin al,ns:mte Cinqne con d ue proietti d i ferraccìo, due proietti sfèri ci c1·acciaio e d un proietto d'acciaio arroventato . Riassumendo a.dunque i risultati ottenuti a Venaria ,coi pruietti temprati, si deve ritenere che i proietti lanciati con t ro le piast re Marre! di 0,12 a 15 metri di distanza colla carica d i chi!. 6,;iOO ebbero p_e netrazioni comprese tra 0 .21 e 0,42; che alla stessa distanza e colla carìca di 8 ch i!. tutti i proietti attraversarono completamente il ùersaglio ; che colla stessa carica alla distitnza di '200 metri u n proietto passò da una 'l

..


338

ESPERIENZE

Sl'LLE PIASTRE DI CORAZZA 'l' Ul:U.

339

parte all'altra del bersaglio e l'altro lo forò quasi mteramente ; e che finalmente i quattro proietti tirati con 8 chil. a 480 metri attraversarono tutti il bersaglio, notando però che tre di essi colpirono in punti in cni le pia8tre erano 'state indebolite dai colpi precedenti. Invece nel t iro eseguito sulle Lande a 15 metri di distanza colla carica di 8 chil. e con un proietto ternpra_to si ebbero i seguenti risultati che sono forse un poco inferiori.

SPECCHIO dei risuùati del tiro contro una piastra MARRF.L con un proietto tempralo di PETIN-GAUDET. Bocca da fuoco

Bersaglio N. del colpo

Cauuonc da 40 F . R. di siuistra cerchiato

2()

Gr ossezza della piastm

o,i2 (N. IV)

Jl proietto at trnversò la p iaslra, lasciandovi un foro

del diametro di 0,19, e penetrò ue lia murata in modo che 1a sua faccia posteriore trovava.si a O, 16 dalla faccia anteriore d ella piastra. In seguito si t rovò che il proietto si era aceorciato nel tiro di 4 centimetri, quindi la sn.1 penetrazione fu di circa 0,45; l'a umento massimo del suo diametro fu di 0,0:!9, ed oh.re a quell'orlo anteriore ed alle solite screpolat u re si notò in esso la mancanza di una o d ue scheggie. La pia stra s'incurvò di 0, 015 su 0,80 11el senso della sua lunghezza, e quando venn e tol ta dal berscJglio si vide che per tutto lo_ spazio comprendente questo colpo ed i colpi n° 17 e 23 mancavano uli ultimi o strati , sicchè s ua lagrossezza era ridotta a circa la

. e che anche ,gli strati rimasti presentavano. me t a, grandi sfaldature, -le quali d imostraYano come ess1 fossero male saldati tra ìoro. L'effetto d1 questo colpo sulla murata fu considerevole . Il solo con fronto di q uesti ri,rnìtati e Ji quelli avut,1 a venaria, coi risul tati del tirc con m > le µ ia$tre O_harrière e P etin-Ga udèt d'egual grossezza, basta a dnnostrare la n otevole inferiorità J el1e piastre Marre!' , _e pare che alla qualità del ferro ed ,al sistema. d1 fuc1-


ESPEJl!FNZE

n azione debbarisi forse attribuire quelle grandi sfaldature, quelle irregolarità dei fori, e quella facili tà dt!gli strati a separarsi e rompersi in isch eggie che si sono osservate in queste p iastre pi ù che in t utte le altrP . PnsTRA ANSALO, . Colle due piastre presentate dalla Ditta Ari.saldo e distinte coi nu meri l e 2 doYevasi esegu ire .la sol ita prova d i collaudazione con du8 col pi del cannone da 40 liscio ed uno del cannone da HO, ma si è poi $labil ito di sottop0rre a tale pro va una sola di dette piastre , e di esperimenta.re la seconda col tiro d i proietti tempr ati d'acciaio onde paragonarle alle a lt re piastre di di versa provenienza. L~ p iastre Ansaldo, aventi entrambi la grossezza di -0, 12, la larghez7,a di 0,80 e la lu ngh ezza di 2 metri, vennero fissate al bersaglio di sinist ra con 11 Yiti ciascuna disposte su tre fi le, e si des tinò que11a portante i l n° 2 ad esser sottopòsta alla prova di collaudazione . Questa prova volevasi eseguire il 15 luglio affinchè la p iastra, non essendosi fa tti altri tiri contro il b er~ saglio , combaciasse perfettam1ente colla murata , ma dopo aver f11,tto i due colpi col cannone da 40 si dovette rinunciare a far quello ,~ol cannone da so,'poicbè ?er caso fu mandata al campo una palla di 21 cent. ' rnve_c e d'u na da 20. Perciò si eseguirono il 18 luglio dieci colpi contro altre p iastre che corazzavanò il bersaglio , prima di compiere la prova dL coll~udazione t~ella piastra Ansaldo, e poichè l'urto di questi colpi t·ave'.a fatta staccare un poco dalla murata si tolse dal b ersaglio e si posero dietro di essa alcuni fogli di feltro prima di t irarle contro il colpo da 80. Il 29 agosto si tirò anche un proietto d'acciaio contro la

311 p iastra Ansaldo n° l , avvece di tirarvi u n secon_d o ' proietto d'acciaio, e finalm ente si t irò nna palla da 80 contro una piastra Marrel, in un punto in cui era 1~10lto staccata dalla murata, per vedere se la cattiva prova fatta d alla pias tra Ansaldo n° 2 p otesse dipendere in parte dal non essere perfetto il suo contatto colla murata. I risultati del tiro col proietto t emprato d'acciaio a 15 m etri di. òi?tanza colla carica di 8 chil. cli polvere. di Fossano e quelli dei tiri co n proietti di ferraccio, vengono separatamente descritti negli specchi SULl.E PJASTRe DJ CORAZZATUR A

seguenti.

SPECCHIO dei i·isultati del t;iro contro la piastra ANSALDO, n° 1 con im proietto tempralo di P 1n1~ - G AUDET .

Bocca da .fuo~o

I1ersagJ-io N. ùel colpo

Cannone rla 40 F . R . di sinistra cerr,hìato

110

Grossezza dc\la piastra '

I

0,12 N . I)

ll proietto penetrò nell a piastra in modo da sporgere circa O, 13 colla s ua faccia. poster iore sicchè p arve avesse forato la p iastra, ma quando questa v enne tolta dal bersaglio si vide che il p roietto non era riescito ad attraversarla. Esso aveva sollevato posteriormente d ue falde formate dagl i ultim i st rati , le quali a siui~tra erano unite alla ' piastra e dal lato opposto erano distaccate O, 15. Attraverso l'apertura èsistente tra queste due falde, larga circa 0, 10, ve-


34.2

ESPERIENZE

343

SULLE PIASTllE Dl COR,\ZZ.A'l'URA

©

SPECCHIO àei risultati del tiro contro le piastre con p1·oietti sferici di fer1·accio. Bocca da fuoco Bersaglio

o o. ~-E . o zu ~s ~

Cl)

ANSALDO

Carica Proietto in chil.

Piastra colpita.

Palla, 5,00 polvere da 40 francese

Ansaldo nl) 2 (N. III)

-""' ;::S.e - - - - < l)

Cannone da. 40 F.

di sinistra 24°

15

Il proietto andò in frantumi lasciando come al solito un cono di ferraccio appiccicrrto àlla piastra, il quale cadde in seguito e lasciò scorgere un'ammaccatura avente quasi la forma di una. calotta sferica colla base del diametro di 0,19 e l'altezza di 0,045 . Nella faceia anterior e della piastra non si osservarono screpolature, e ,nella faccia posteriore si trovò un rigonfiamento appena visibile con una pic~o-la screpola.tura attraverso ad esso e due screpolature dirette allo spigolo destro della piastra. o

,s -~ N

Bocca da. fuoco Bersa.glio

devansi gli altri strati della ·piastra aventi una forma convessa ·e contenenti ancora il proietto . Il diametro d~l for~ nella faccia anteriore della piastra si trovò di O_, 18u; 11el proietto si osservarono le solite deformazioni ,· e ne· l b ersag110 · s1· ruppero per eftetto di questo colpo il dormiente e~ il trincarino.

.!e

' Cannone da 40 F.

s::,

9 -0 ~o

di sinistra

-

.e .,.

o. . o M.., - o, zo -

Ca.r ica Proietto in chi!.

Piastra colpita

,-I

:::i -:::

- --

15

5,00 Palla polvere da 40 fr,incesc

Ansaldo no 2 (N. III)

I

Questo secondo proietto si comportò identicame.nte al primo e p rodusse ·sulla faccia a nteriore della piastra una eguale ammaccatura ; posteriormente si notò un rigorifiamento pure eguale attraversato ·aa una sola screpolatura.


344

ESPEll lE~ZE

345 trovò un rigonfiamento d i circa 7 centimetr i, colla sua base del diametro di circa 0,40 contornata da una screpolatura ed attraversata da larghe fessure irregolari di cui una prolungayasi fino allo spigolo destro della piastra. SULLE Pl,\S'l'RE Dl CORAZZATURA

o

o. »·~!; -o "'Q Carica Proietto Bocca cla fì:1oco Bersaglio ZQ ZiE in chil. oi j::i "' .S

I

- -- - - -

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Cannone cli sinistra 26° da SO F . dellaR :1farina

I' iastr:1, colpita

15

7,250 Palla tolvcre da so ancese

Ansaldo 1)0

2

(N. III)

-

Il proietto produsse u(:lla pinstra Llo'ammaccatura di cui non si misllrò la prof,1udi tà, non esseri.dosi potuto staccare il cono d I ferraccio rimastovi attaccato, e produsse inolt re una screpolsiturn l"i rcolare attorno

o (Ql

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al punto colpito ; due screpolature Jon [ itudinali in metà della piastra passanti pei fori delle viti , ed altre screpolature diramantesi •da quelle longitudinali e formanti con esse angoli retti. Nella faccia posteriore si

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o. •o "~~'"' Carictt Bocca da, fuoco Bersaglio z <> ~s in chil. Proietto

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di sinistra 27° Cannone cla80F. della IL Marina

çi.:S

- -- - --

15

pa,Jla 7,250 polvere da 80 francese

P iastra colpita

Ansa}do no 1

(N.

I)

Per effetto di q uesto colpo si incurvò tutta la piastra attorno al punto c9lpito per una larghez~a di circa 0,50, ed un'altezza di 0,40 , producendosi inoltre a destra e superiormente due larghe 'fessure di forma quasi circolare. Il ferraccio rima.sto attaccato alla piastra si staccò nei colpi successivi, ed allora si trovò che il fondo dell'ammaccatura distava circa 20 cent. dalla superficie della piastra stessa. ·Nella faccia poster iore si osservò un grande rigonfiamento circondato da una screp.o latura alla base, con una screpolatura concentrica ancor~t più larga avente quasi la .forma di' una semi-elisse ed altre fessure in vario senso. Guardando poi la faccia infer1ore della piastra , si videro tutti gli strati separati gli uni dagli altri e troncati tutti normalmente alla direzion~ delle fibre per modo che ogni rottura preséntava tanti gradini a spigoli vivi, nè apparivano q uelle lacerazioni e quelle sbavature che si notarono in tutte le altre piastre .

A1'NO

:xr, vol. n . -

25 .


346

ESPERJRNZK

.SPÉCCHIO

dei risultati del ti1·0 contro unn piasl1·a MARR E L con un proietto sferico di fermccio. o

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•o e:" ~,_. Carica z~ o.

Bocca da fuoco Bersaglio

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in chi!. Proietto

- ""' -ci·- - - - - -· Cannone da 80 F .

della R. Marina

di sinistra 28°

347 tirato col cannone da 80 contro la piastra Marrel provò •che le screpolature rnanife_sta~esi nelle piastre Ansaldo devonsi unicamente attribuire alla loro fragilità e :non al modo con cui erano appoggiate alla m urata. SULLE PIASTRE DI COR.!ZZA'!'URA.

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::l

15

7,250 Palla pol vere da 80 francese

P iastra colpita

(Co·ntinua) Marre! di 0,12 (N. VI)

Questa piastra contro cui eransi già tirati i colpi n° 3, 10 e 19, era completamente staccata dalla m urata nel punto in cui si diresse questo colpo. Il cono di ferraccio r imastovi appiccicato non permise di misurar e la profondità dell'ammaccatura, però la piastra. s'incurvò alquanto senza manifestare nellà faccia anteriore alc_u na screpolatura. Nella faccia posteriore .si produsse un r igonfiamento, attraversato da una fessura larga circa 0,03 in direzione di uu diametro con dur sole screpolature l'una a destra e l'altra a sinistra della base. ConsideraI1do che le pia:stre Marrel di O, 12 venne.ro sempr e attraversate dai proietti temprati d'acciaio anche lanciati colla carica dì chilogrammi 6,500, mentre il p roietto tirato contro la piastra Ansaldo colla carica di 8 chil. la danneggiò grandemente ma non r iuscì a forarla ; si s6,rebbe potuto credere la piastra Ansaldo m igliore della Marrel, ma il modo con cui entrambe le piastre Ansaldo si comportarono nel tiro colla palla da 80 le dimostrò affatto çattive per la loro eccessiva fragi lità, èd il risultato del col po


RIVISTA TECNOLOGICA 349 La fabbricazione della polvera di 'Schultze ha luogo con

RIVISTA T'ECNOLOGICA

Nuova polvore da ri.i11uo11c. , La ~olv~e- bianc~ del signdr E. Schullze, capitano nelI art1g l_ier1a.i_d1 Prussia, si fabbrica in oggi in grande alla polveriera d1 Postdam, a Berlinb, sotto la direzione dell'inventore. Que,sta nuova materia è. scevra, a quanto sembra, dagli inconvenienti della polvere ordinaria di Bartoldo Schwartz, che sono principalmente i seguenti : O I La fa bbticazione e il trasporto ne sono pericolosi; 2° Non rende che il terzo della massa, e un po' meno <1el quarto per la polvere di mina ; 3° E di costo assai rilevante, i mpiegandosi salnitro e legno carbonizzato speciale · · o

'

4 Il zolfo produ.:e dei gaz nocevoli alla respirazione; 5° Il fumo _denso, risultat:> della e~plosione, è di imbarazzo n_elle mme, nei porti, nelle batt.aglie; 6° Fmalmente l'insudiciamento delle armi a fuoco esige un calibro forte, che mlooe alla precisiòne del tiro.

mezzi umidi ; non presenta pericoli che al solo m0ment9 che ne è ' ultimata la confezione; non contiene zolfo. Si adopera il legno tal quale natura lo produce sgombrandolo se:mplicemente dell'idrogeno; i tre corpi che costituisc:ono il_ ~az impulsivo della polvere, cioè il carbonio , l'ossigeno e l'azoto (i due p rim i nello stato d'acido carbonico e d'ossido di carbonio) si trovane riuniti per il mezzo il più semplice e di minor costo. Come è detto nel Chimical Neus, la polvere Schultze si ottiene sottomP.tten.ìo la segatura di legno alle SP.guenti operazioni: decozione in una debole soluzione di soda, lavatura nell'acqua corrente (15 ninuti) a va·p ore (15 minuti) poi nuovameute nell'acqua corrente (24 ore). Imbiancarla col 1cloro, ·lavarla e disseccarla, trattàrla con acido nitrico concentrato e con a:cido solforico, nella proporzione d1 40 per 100 d'acido nitrico e 100 d'aéid~ solforico. Questo miscu"lio una volta depos-i tato ri·ceve una nuo>\'a dose di se' t, , gatura di legno incorporata a freddo e nel menlre si agita, si fa separazione dell'eccesso d'acido col mezzo di una turbina, si lava a'1l'acqua fredda, ,.;i fa nuovamente bollire con una leggera soluzione di soda, quindi nuovamen·te si lava e si fa disseccare. Sotto questa forma il prodotto' è inoffensi, 1 0 e pub essere posto in magazzino, poicbè adesso si trova al punto da essere convertito rapidamente in mater'ia esplosi va per una semplice bòllitura di 15 minuti di durata in una soluzione di 26 parti di potassa in 200 parti d'acqua. Una prudente d1sseceazione della materia a 44 centif?adi dà la _polvere Schultze. Questa produce mincre insudiciarnento del'la poi-' vere- di guerra, e pochissimo .fumo, il quale istantaneamente si dissipa al punto da roterla abbrnciare in un salone; non ha la forza da infrangere del fulmicotone , il .quale oltre ad essere p'iù caro , insudicia molto, e difficil -men•te si presta ai diversi usi, che rendono la pc,]vere gr.~nulosa così comoda e manegg:abi le, A fortiori è preferibile


350

RIVISTA

alie composizioni ful~inanti, quali sono il sale di Angendre, . , la polvere bianc~ d1 ·_Uch~ltins, la pirosselina del signor D~ Vry e la rntrogl1scenna, che conta pochi giorni di esistenza, ma è già stata causa di terribili catRstro:6.. Finalmente la polvere di Schul tze costerà la metà dell'antica polvere, ciò che produ rr,à l'economia ano uale di 15 milioni in Europa.

Ferro e acciaio. - Azion~ dei tlim·si corpi nella cementazione. . ln ogni discussione sulla cementazione è indispensabile ~ d1 ,conoscere e p,recisa_re l'es~tla natura del ferro sottoposto ali opera:10ne. L acc_ia10 contiene in sè i due ferri nel rapporto dei loro atomi, e non è definiti vameote formato con tutte le_ sue ~roprietà , che quando la proporzione costi• tuente 11 _fern?nm è ricondotta allo stato, che corrisponJe al ferracc10 bianco. Qui sta lo scopo defla cemeniazione ovvero delle operazioni equi.v alenti, · Il ferro di origine ferricum non può, iri causa della sua propriet~ fondamentale, essere ricondotto parzialmente allo stato di ferrosum s tabile per l'azione dell'ossido di carbonio, tale quale si produce nelle ordinarie operazioni · . ' conseguentemente questo ferro non può fornire acciaio suscettibile d'impiego . Per l'opposto il ferro contenente in orig!ne de'. ferr_os_um in conveniente p roporzione, cioè provemente da mmiere d'acciaio, può essere fa1:ilmente ricon• dotto allo stato d'acciaio per l'azione del solo ossido di carbon!o, ,:~e dà al ferrosum le pn,prietà che· possiede nel ferraccio bianco. . Se il ferro è esch..sivamente fo~mato da ferrosum d',o;i. g_me, l'ossido di carbonio , per un'azione prolungata, .può r~durlo completamente allo stato di ferraccio bianco. Allorchè s1 cementa .un tal fe rro , ma ·m questo so1o caso, 1· corpi· apparteneo~1 alla classe del fo,foro, e anche dell'azoto , possono u tilmeot~ fo nzionare per mantenere una parte del ferro allo stato d1 ferrieum sempre meno stabile e meno

351

TECKOLOGICA.

caratterizzato che se questo ferro fosse d'origine diretta. Il ferraccio cementato nel perosido di ferro in presenza degli elementi dell'aria, dà un J)rodotto malleabile ferricum in1 ' stabile; questa proprietà ha trovato un'applicazione pratica, ma i prodotti che se ne ottengono sono sempre di natura fra~ile, per~è conservano in parte il loro carattere originario. I ciauuri sono formati da due elemen ti, carbonio e azoto, ciascuno dei quali P?rta il ferro a uno degli stati che fa d'uopo costituire nell'acciaio; perciò la loro azi0ne è -in generale favorevole. Possono servire meglio di qualunque altro corpo a produrre acciaio, a\lorchè si opera in una completa ignoranza del p~odotto, che si adopera, e di, quello che si vuole ottenere, lasciando il successo dell'operazione al caso di un'inesplicabile reazione. U(fìcio dei reattivi e del calore. - Il dìfotto di ' qualità degli acciai ottenuti 'applicando ai minerali nou ac1,;Ìaiati i trattamenti conosciuti per avere acciaio con convenienti minerali non ha d'-uopo di dettagliate spiegazionì. , L'applicazione dei processi , che p ro2ucouo ferraccio bianco, ai m inerali di ferricum quando questi sono di p rotossido, non dà che ferraccio nero o grigio, cioè prodotti imperfetti anche fisicamente . S e il calore, a causa del pronto raffreddamento, viene posteriormente ad apportare la sua azione per determinare la formazione del ferraccio bianco il risultato ne è più ri marchevole, ma l'instabilità resta sempre manifest~ e il forraccio grigio temprato non dà che ferraccio bianco a ffatto instabile, che non ha del ferraccio di ferrosum se non che l'apparenza. , Della tempra e del ricuocimento. - Quando l'acciaio, come sopra si disse, è lentamente raffreddato dopo aver subìto la cementazione o manipolazioni equivalenti, un·a parte del carbonio che contiene rigettata dal fèrricum si depone, l'altro rimane combinata al ferrosun~. Di qui la . ptt'senza del ca rbon:o sotto due forme, che ci sonori velate per l'azione degli acidi, e l'analogia degli accia i lentamente

..


352

RIVISTA

r~ITre_ddatì con il ferraccio grigio, da cui generalmente non d1fier1scooo che pel ra pporto dei ferri e per l't::<;cesso cli carbonio dovuto alle anteriori reazioni. Allorc?è questi acéiai sono raffreddati per mezzo del la tempra, il ~affreddamento determina la combinazione stabile del carboo10 col ferrosum e gli dà tutti i carSJteri di durez~a del ferraccio bianco rapidamente raffreddato; ma iu ~~n te~po ~uesto raffred8arnento non produce se non se l ~nst~bile umone del ferrìcum con il carbonio; di tal maniera una sempli_ce ricot~ura distruggendola parzialmente, permette al_ femf um d1 riprendere la sua malleabilità; rr:olto meglio caratterizzata qu11.uto più il ricuocimento è più marcato. Cosi di leggieri si comprendono i fenomeni della tempra e del r1cuocimento e si vede come gli acciai ternpr~t1 possono adoperarsi presentando la più gran durezza c_he _si possa rinvenire_ nello stato del ferro, poichè ella è nrrn1ta ad una m~11 b'l'tà cbe 1a r1cott.ura • « ea 11 permette di regolare. Per altro questa spiegazione è assolutamente indipe~dente clal!a quantità del car b:mio contenuto. La presenza do_, due_ stati de l ferro seu1pre distinti, permette dietro la or1encaz10ne_ delle loro difforeuti mollecole, la conservazione del magnetismo. Diviene egualmente facil e di spiegare perchè tutti i ferri c~e prendono, per mezzo di temperature bàssissìme lo stato dt fcrrosum instabile, divengono fragili per queste ~empera• tu re · e -· h , perehe· 1· ferri e e pr~ndono, allorchè si conser• v_ano lungo -tempo a temperati.:re elevate, lo stato di fer~1cum abbruci_ato' diventano granosi in queste condizioni. E finalmente 1 ferri non suno fibrosi che a condizione di con1enere i due stati in una pr0porzione determinata. Se la loro fibra non d'1pencl e c he da man1polaz10ni, . . la perdono lt>ntamente col t •. . . . . empo, pu.: rapidamente col lavoro e le v1braz1on1 da d , ove provengo:io 1e rotture deo-li assi da vettura,_ delle corcle di fil di ferro, ecc., che in qiesto modo pcssons1 o prevedere ed evitarsi in una ce r La n11sura. . (Dal Monitore UnivM·sale).

I

TECNOLOGICA.

353

Fusione delle sostanze refrattarie. L'ingegnere Scloessiog ha immaginato un processo, col quale si può ottenere dalla combustione di un miscuglio d'aria e di gas d' illuminazione, una temperatura superiore al bianco nascente. Egli si è proposto di soddisfare a queste due condizioni: 1° combustione senza eccesso d'aria nè di gas, effettuata totalmente n ello spazio da riscalda,si; 2° velocità dei gas comburenti assai grancle per mantenere la ter11peratura ele1,ata, malgrado le perdite di calore cagionate dall'assorbimento ed irraggiamento degli inviluppi. Ecco il processo col quale ba realizzato queste due condizioni: l'aria è introdotta in un tubo di rame di 3 a 4 centimetri di lunghezza per l'apertura di un altro tubo che vi penetra per alcuni centimetri; un poco distante dall'origine del tu bo sono praticati i_n , esso due fori opi:osti, ed all'origine il tu bo è circondato da una sacca alimentata dal gas, il quale aspiralo dalla corrente d'aria si precipita nel tubo e vi si mescola con (]_uella. L'introduzione del gas è regolata da un rubinetto, e quella dell'aria da una diiterminata pressione. . Quando s'infiamma i l miscuglio gassoso così ottenuto , appena che esce nell'aria, si produce una fiamma piuttosto gra:ide di color bleu . La pot,mza calorifica della qua le non sembra pi(1 intensa di quella ottenuta con un ordinario cha.laumeati di un getto gassos:> uguale; ma se il dardo della fiamma penetra in un inviluppo refrattario, senza essere circondata dall'aria esterna, supponendo che il mi· scuglio sia nelle proporzioni assegnate dalla teoria, diviene molto corto, e la combustione si e.ITettua completamPnte. Dalle esperienze eseguite dal!" autore, risulta che in questo apparato la velocità ài propagazione nella combustione d;,l miscuglio è assai superiore a quella che si ha negli altri simili apparecchi, e perciò la fiamma non può entrare nel tubo per l'impedimento della corrente dei gas, e quindi non può bruciare nell'interno.


854

RIVISTA 'l'ECt'fOLOGlCA

' Per riscaldare fino al bianco un tubo di porcellanà , Schloessing unisce all'estremità del tu bo una specie di imbuto appiattito che trasforma il getto cilindrico in una nappa piana; introduce quindi il bordo di quell'imbuto fra due mattoni r efrattari legati insieme con fi li di ferro, uno dei quali è stato precedentemente limato in modo da formare, unito con l'altro, una cavità in. continuazione . dell'imbtito , e nella qnalB I~ nappa gassosa si estende sempre più, finchè esce da una apertura di 11 a 18 centimetr i di lunghezza,· e di 2 a 3 millimetri di larghezza. È a partire da questa aper tura. che la fiamma incomincia a bruciare. Da ciascun lato dell'apertura egli pone un pezzo di mattone per limitare la fiamma in uno spazio di 1 a 2 centimetri di largh~zza sopra 5 a 6 di altezza; in questo spazio pone il tu.bo di porcellana e lo circonda con altri pezzi di mattone tagliati convenientemente; il miscuglio gassoso infiammato, cir?ouda il tubo ed esce per un'apertura longitudinale. L'introduzione dell'aria e del gas deve essere graduale in principio, fìnchè aumentando poco· a poco la proporzione dei gas, si ha l'andamento necessario per ottenere la fus ione del cilindro di porcellana. A sec:onda dell'oggetto da sca ldarsi o da fondersi, l'autore varia la for ma del getto della fiamma e quella degli inviluppi. Con questo processo egli ha 'fuso in 20 minu ti in un crogiuolo di· Parigi, 400 grammi di ferro, e dei tu bi di Bayem, fino a trasfor~are la penultima in vetro trasparente, consumando solo circa 500 litri di gas.

RIVISTA STATISTICA

AUSTRIA. - Togliamo dal . Kamerad la segnrnte ta• bella di competenze di giubilazione dell'armata austriàca.


I

-

356

RIVISTA

357

STATl.ST!CA

'

Prospetto delle competenze delle pensioni di ritiro dell'imperiale preate armata austriaca in-fiorini coll'eqniYalentc in lire italiane. .

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COMPETENZE DELLA ENSIONE DI RITIRO IN FIORINI'

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GRADUAZIONE DAL RINCIPIO DEGLI ANNI DI SERVIZIO

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INDICE DEL VOLUME II. - ANNO Xl

TAGLI.A.No GAETANO,

G~r,mta.

Impiego del ferro riella fortificazione (continuazione e . pag.

fine) . Ignazio Ribotti . . . . . . . Notizie statistiche sui ,principali eserciti europei. - II. L'esercito austriaco (continuazione) . · . Resoconto delle sperienze eseguite sulle lande di S. Tufourizio nel 1864 contro piastre di' corazzatura (con quattro tavole' litografiche) · La guerra della secessione . Rivista statistica. Rivista bibliografica

'

5 12

35

58 71

81 • 106

Ignazio Ribotti (continuazione e fin~) . pag. 113 Notizie statistiche sui principali eserciti europei. - II. L'esercito austl'iaco (continuzione) . . , • 153 Resoconto delle spericnze eseguite sulle lande di S. Maurizio nel f864 contro piastre ,ii corazzatura (conti• 187 nuazionc).

t


360

INDlCE

Glu~·oo. Gli scrittori it,lliani che dettarono sulle fortificazioni dall'origine ai tempi presenti . . pag. 249 Stadimetro e cannor.chiale stadiroetrico dei signori Pcaucellier e w·agner, capitani nel genio francese (continuazione) . , · 300 Resoconto delle sperienze eseguite sulle lande di S. Maurizio nel 1864 contro piastre di cornz~atnra (continua,zioue). • 316 Rivista tecnologica . 348 Rivista statistica . • 35fi

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