RIVISTA MILITARE 1865 TOMO I

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RIVJ-STA

.....

MILITARE I -T A L I A N A_~-:· GIORNALE MENSILE

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Anno X. - Volume I.

G. CASSONE E COMP. 'flP0GRAFJ-EDITOl!l TORINO

Vi• S. Fran,~sro rb

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FIIIENZI<:

r,,,1,. l\:. !J'. O Via Cavour (gfa via Larga), N.8. 1866.-


IMPIEGO DEL

FERRO NELLA FORTIFICAZIONE -)--'IO~.

I.

Proprietà lrJtteiiaria.

Egli è oramai indubitato, che mentre tutte le branche dell'arte della guerra han ricevuto notevoli perfezionamenti, la fortificazione non ha partecipato al progresso generale delle discipline attinenti alla scienza militare. Dopo la morte dell'illustre Vauban, l'attacco ba acquistato sulla difesa una prevalenza sempre crescente, sì pei continui miglioramenti ed invenzioni nelle artiglierie, sì per l'immobilità dalla quale fu colpita l'arte del fortificare, essendosi dalla maggior p!}-rte degli ingegneri seguitato costantemente un solo sii,tema , che è il bastionato. Abusandosi per lo addietro della fortificazione , ad ogni sito di qualchq


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Il. HRRO

importanza si voll e costruire una piazza forte, e gli Stati dovendo mantenere e migliora.re un grande numero di fortifizi, si trovarono nell'impossibilità di sopperire a tal bisogno per le inger,ti s0mme che avrebbero dovuto profondere. Da cosl fatta impossibilità finanziaria derivò dapprima l'abbandono , indi la medio~rità in tutte le grandi opere di fortificazione, ed infine il loro discredito .. Il grande numero delle piazze da guerra costa troppo alle finanze nazionali, occupa una. grande estensione di terreno, esige numerose guarnigioni, e malgrado questi gravi sacrifici non è suscettibile d'una buona difesa. 4rrogi il prestigio e l'autorità, che la scuola frau-' cese ha avuto e ba tuttora in Europa, come l'esercito di quella valorosa nazione lo ha in tutte le quistioni dell'arte militare . Questa influenza peraltro è poco giustificata dai fatti in quanto riguarda l'arte di fortificare, percbè , se per poco si vogliano studiare i grandi lavori eseguiti in questi ultimi tempi ad Algieri, Grenoble, Lyon, Paris , Hàvre , Lille, Toulon, e $Ì mettano al confronto con quelle di Vauban e Cormoutaignc, non si rileverà alcuna benchè piccola differenza,' nessuna idea nuova , nessuno di quei g randi concetti che segnano l'epoca del rinnova,m ento di una scienz~ o d'un'arte qnalsiasi. Si sono sempre applicati nello stesso modo i precetti lasciati dal Vanban, quan. ' tunque nuove combiaazioni più ardite e d'un effetto più certo abbiano cambiata l'antica maniera di !3ombattere, e quantui:ique la por,t nta delle armi s.i a divenuta n~oltò più grande, e tanto la forza d'immersione dei proietti , qhanto la giustezza del tiro sieno andate sempre crescendo. Se la scuola francese nel fortificare q~elle piazze si è attenuta così rigorosamente ai vecchi·

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FOKTl l'IC~ Zl<JNI::

precetti, o a dir meglio è sempre rimasta fedr le nlle sue antiche tradizioni, egl i è manifesto che per l'uso coniinuo e non interrotto degli stessi mezzi, lo stato della. fortificazion e è rimasto sempre lo stesso, ad onta del progresso delle altre parti dell'arte della guerra. E sgraziatamente quella scuola, come è a tutti l)en noto, non ammetterà giammai nessun sistema di for i ificazioue , che si allontanerà dalle regole del Cormontaigne. In Germania. in Russia e nella Francia stessa, ingegni indipend~nti hanno cercalo di sprigionarsi dalla cerchia. cii ferro che li ratteneva, st udiandosi alaeramente di far progredire la scienza. Non tutte le loro previsioni per altro sono state confermate dai fatti , poicbè alcune non hanno perfettamente corrisposto, ed altre hanno di gran lunga superato l'aspettativa . Le fortificazioni di Cracovia, Por lsmouth, Ohatam, Plymoutb offrono notevolissimi miglioramenti, ma non può affermarsi che segnino un vero progresso. E per nltimo giova ricordare le fortificazioni di Sebastopoli, che allontanandosi di molto dal sistema e dalle regùle del Oormontaigne, hanno opposto tale resistenza, ehe la migliore delle piane fortificale secondo la scuola tli quell'ingegnere non ·avrebbe potuto opporne una simile. Dopo l'invenzione del tiro a rimbalzo, la difesa è andata sem pre perdendo del suo valore, e che mai si è fatto io tutto questo spazio di tempo per rilevaHa dal suo scadin:ìento ~ Il siste'ma bastionato di queÌla epoca è quello dei nostri giorni, e per gàrentire le sue facce dall'effetto del rirnbat'zo, non· si è faLto àltro, che togliere alla difesa una grande porzione di linea di fuoco . Tutti gli ingegni si sono applicati.a t.ogliere alla


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IL FERRO

fortificazione bastionata questo difetto, ma niuno fino ad ora vi è riuscito, e tutti aggirandosi in uu circolo vizioso, niuno ha saputo trovare altre p iù utili combinazioni, all'infuori del sistema bastionato. E per fermo si conosce chiaramente, che per dare ai bastioni un vero valore, bisogna che le loro facce ed i fianchi non sieno rimbalzabili; che battendo le prime, non si prendano di rovescio i secondi, e viceversa; che non presentino angoli morti; e che fnalmente i pezzi destinati al fiancheggiamento non sieno distrutti da lungi. Di più i bastioni attuali si difendono reciprocamente. ma siccome ciascuno di essi trae la sua forza effettiva dal fiancheggiamento dell'altro; così ne segue chE: quando un bastione ha i suoi pezzi smont~th, e che le sue batterie sono ruinate, l'altro rimane senza difesa. Finora i rivestimenti si sono arrestati all'altezza del cammino coperto che li circonda, aflinchè i_l nemico non potesse guastarli dalle sue prime ba,tterie, secondo le norme dettate e sostenute dal Montalem bert, dal Cormontaigne dal D' Arçon e da Bousmard ; ma gli esperimenti fatti nel 1856 a Coblenc, nel 1860 a Juliers, nel 186:l a Verona e. nel 1863 alla Rochelle, hanno dimostrato l'erroneità di tali regole. Nè questo è tutto: gli stessi autori hanno sostenuto, che i rivestimenti dovevano essere iutieri per garentire u11a piazza da una sorpresa. Teoricamente questa ipotesi non merita una pa:rticolare disamina, poiché si vede -a priori che la sicurezza d'una piazza d ipende princi palmente dai fuochi di fiancheggiamento, e non dall'altezza dei rivestimenti. Berg-op-Zoom è stata presa mercè un assalto improvviso, ad onta dei suoi alti rivestimenti; la cittadella di Varsavia e la piazza di

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NEI.I.A l"ORTIFICAZJON&

Sebastopoli banno respinto ogni attacco senw avere · rivestimenti. Napoleone I dettava (1) : , Les systèmes de nos < places est desormais prqblematique ou sans effet; « l'énorme quantité de bombes, et d'obus change tout. , Ce n'est plus contre l'orizontale qu'on a à se 'defendre. < mais contre la courbe et la developpée. Aucuue des • places anciennes n'est desormais à l'abri: elles cessent • d'étre tenables; aucun pays n'est assez riéhe pour • !es entretenir. (' Le r évéou de la .F rance ne peut suffire a ces li• gnes de la Flandre, car le fortifications enterieures • ne sont g uère aujourd'hui que le quart, ou le cin• quième de déJ!lenses nécessaires; les casemattes, les • magasi:os, les établissements à l'abri de la bombe, • voilà desormais ce qui est . indispensable, et ce à • qui on ne pourrait suflire. , Malgrado queste parole, si so11 wndannate le casematte e nella costruzione delle fortificazioni ·di Par.igi, della pitl grande piazza che oggi esista, non si è fat.ta una casamatta. Infine pr esentemente s'insegna nella scuola di Metz (31' lezione, 2' parte} (2) che le casemattE' per l'artiglieria sono più nucevoli che utili; cb e le cannoniere producono delle schegge, che ne ren dono l'interno inabitabile; che i loro muri di facciata esposti al tiro de!l'a,rtiglieria s~no· ben tosto distrutti; ed infine che l'interno delle casematte è infettato dal fumo , allorchè vi si fa un fuoco sostenuto. Inolt.re nella .scuola di Mézières, circa dieci anni dopo la morte (1) Mé-111or1'.al, tom. r, pag. 4M, edizioue 1842. (2) BnaLMO!IT, Étude swr la defimse des États, t/. cation, Paris 1863, pag. XLYm.

g,u,r

la fortif;-


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NELLA FOR'J'lll'I<.:AZ!ONE

del Oormontaigne , si proposero alcuni càmbiamenti per migliorare il valore difensivo del sistema di quell'ingegnere, che insieme ·ordinati, p're~ero il- nome di maniera di Mézières. Chatillon e Duvigneau proposero delle casematte, riabilitandole dall'ostracismo, a cui erano state condannate; ma breve fu questo périodu di riabilitazione, che Dobeneim e Lesage professori di fortificazione a Metz, caldi ammiratori di Fourcroy e Cor montaigne, le esclusero di nuovo, seguiti in ciò da molti altri ingegneri. S pettava al Montalembert la gloria di esaminare accuratamente il grave problema , e di proporre una ma.niera di casematte che offrisse tutte le garE>n tie, ma il loro muTo di facc'iata è troppo debole, per resi stere ai colpi che vengono dalle bat terie lontane, e distando troppo dalle altre opere, sono esposte ai t iri ficcan~i delle batt erie nemiche; sebbene quest'ultimo inconveniente sia stato rimosso dal generale Haxo , che ebbe a covrire con uno sp alleggiamento in terra il muro, di facciata, -prolungando le cann0uiere nello spalleggiamento. . Un'altra causa che c0ntribuisce eziandio a far pérdere alla ditesa tutto il vantaggio che potrebbe trarsene, si è certamente il numero e la collocazione delle artigli erie . · Cormontaig,ne asserisce che una dife.sa tutta di moschetteria -è prefèribile_ sempre a quella del cannone. Feurcroy ed il generale d'Arçon riducono a piccolissimo il giuooo dell'artiglieria; ma potrebbesi sost.enere questa loro opinione, dopo l'assedio di Sebasto· poli, ove l 'artiglieria ebbe così straordinario sviluppu? Il generale Marion nella memoria: De l' arrnemenl des p!a.ces de g,,erre, assegna all'esagono 80 a 100 bocche

a fuoao, fra l·e qua!l1i 20 tra m0rUi,j e petrreri. E ben certo che frno a qu-ando le linee di difesa sararrn1 0 rimbalzabili , o esposte al tiro ficcante , qualunque possa essere il num,ero delle artigl ierie nel front.e d i attacco , q1,1este ancorchè maggiori saranno semprt> / s montate da quelle dell'assediante. L>el resto è agevole" ad intendeTe, che il numero fiss<llbo dal generale Mari,on oggi~ì non è più adeguato al bisogno , e magg iorment e pei mortai e petrieri. Se per poco si pet·· corra la re:liazione u•ffici;a,.1'e deU'artigìieria francese sotto Sebastopoli, è• facile il formarsi un'idea de.ila necessità del gran JJumeiro mel!'anzidetta specie di peui , che deve avern 1t1na piaì:tza, peroochè, le bombe· non solamente feqero Viovare una gràve perdita alle guardie di trincea , ed ai lav0ratori , rn~· ancora: g uastarono molto le batteri't! e m1isero fuori servizio gran numero di artiglieri (1). Mon ta.1e.0.1 bert pel ·prj mo ha assegnat o alil' artig li1:ria la sua vera parte nella difesa· d'una piazza. Egli . ha ragiorievaolment e r,accomaudàto di assicurarne in· t tl'tl e le e poche dell'assedio la superiorità s u quella dell'as, sediante, e ha stà,bil'ito che una batte.Pia dell'assediato per essere su,,pePiore a quella delfassediante , debLu averé non solo um n iamero più grande di bocche 9~ fuoco, ma ancora che q ueste sieno di un calibro maggiore, e che Ja ba:tteria sia.i più resistente. Per assegnare ~d una piaEza. la sua dòtedi an.igl ieria bisogna· poi' mente alfa natura delle fortificarzioni, a:llu lo.ro estensi011e edc utilità, ailla loro rea!e impor:tauz1t, ed ai principii gener•ali di difesa. E se lo scopo del la 1

(lì Vei!ere la rehr;one u.fficiale dell'artiglieria francese sòtto Sebastopoli, bi1tte1·in N. 19, ,19., 49 bis e 17.


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Il, FBP.R(l

!\ELLA J<:ORTI F IGAZIONE

d ifesa è quello di ritardare, per quanto si può, l'av vicinamento dei lavori d'attacco , e questi non possono essere effi cacemente battuti se non dal cannone, egli è chiaro che uno dei principali doveri dell'artiglieria in una difesa sia quello di tirare sempre sulle teste di zappll! per distruggerle ed ucciderne i lavo- , ratori . Su questo punto Cormontaigne, e con esso mÒlti altri, hanno sancito il precetto che nell'attacco di una piazza non si debbano principiare i lavori alla zappa, se non quando il cannone delle prime batterie ·incominci ad agire, perchè queste attirando tutto il fuoco dell'assed iato, · le te~te di zappa non sono n10lestate, e non sieorre il rischio di aver tutto distrutto. Questo precetto pertanto ci mena a · concludere, che , le hatterie della piazza debbono sempr e essere rivolte sulle teste di zappa, i non rispondere a quelle del nemico, se non quando comin ciano ad essere inquie. tanti; ma allora come controbattere le artigl'ierie che recano maggior molestia? È il principio del Montalembert che bisogna applicare. A vendo egli prescritto che in tutte le epoche dello assedio le artiglierie di una piazza debbano sempre essere superiori a quelle dell'assediante, ei ne segue che per distruggere que,s te ultime, bisogperà adoperarne un maggior numero, curando sempre di tirare s1:1lla batteria da smantellare, con tiri d'infilata, fi ccanti o di scarpa, senza che i pezzi addetti a colpi re le teste di zappa cessino un istante dal loro còmpito. Ora se si richiami il p rimo precetto del Montalembert, nessuna p iazza potrà avere una tale quantità di artiglierie da soddisfare a questo b isogno; e perciò se dal totale dei pezzi si dédurranoo qllcl li ch e debbouo

essere adibiti ad uno scopo, che li obbliga a rimanere sempre al loro posto (come sarebbe quello del fiitn cheggiamento, quello di battere i lavori di zappa, ecc.), il rimanente dovrà essere così mohile ~a potersi facilmente trasportare da un sito all'altro senza i nGon veniente alcuno , e così. il numtro d elle artiglierie potrà essere portato alla sua giusta misura. In effetti nell'assedio di Roma i Romani adottarono · con molto successo quest'espediente, recando ai Francesi non li evi molestie (1 ). Boufflers a Liii e nel 1708 fecE: uso di piccoli pezzi che facea fr eq uenternent <' cambiare di sito, e gli Spagnuoli rir::orsero all'istes,;a maµov'ra pell'assedio di Girona nel 1809. Il Fallo_t (2) si/ esprime su, questo punto nel seguen t è modo: « Nous croyons que cette manoeuvre de l'ar.. • tillerie' défensive sera souvent t rès avantageuse, en • déconcer tant l' attaq ue. • Nell'assedio di una piazza si conosce a. priuri la posizione di alcune delle batterie nemiche, e quindi se di rincontro o di sbieco a quelle , se ne poùgouo delle altre sufficen temente garentite , ed armate d.i grossi calibri, la costruzione delle prime diverrà difficilissjma, ed il loro effetto sarà nullo, esposte al t.iru immediato di una potente batteria. Si conosce df:'l pari il cammino delle teste di za.ppa, contro le quali debbonsi collocare delle ar tiglierie anche ben garall,tite', affinchè possano essere utili sino all'estremo momento dell'assedio . Quelle destina.te al fianch eggia mento hanno parimente un'importanza capitale, e se .si mettono nelle istesse condizioni delle a ltre facilmente ..

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(l) Assedio di Roma, relazione ufficiale 1849. (2) Cou,rs d'cwt militaire,, Bruimlles, 1857, o• partie, pag. 212.


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saranno d'i strutte, gli uomini che le servono saranno messi fuori combattimento durante il corso della difesa; e negli ultimi momenti , cioè nel coronamento dello sp~lto, quando maggiore dovrebbe essere la loro azione, ne rimarranno ben pochi disponibili, e non si pqtrà controbattere con efficacia, nè impedire energ icamente la costruzione delle controbatterie. Dippiù nel momento dell'attacco alla breccia, gli artiglieri dei pezzi che battono le controbatterie, trovandosi esposti al perico_lo di essere tagliati sui pezzi dalle colonne d'assalto, cercheranoo di porsi in salvo pria del momento 0pp9rtuno , con manifesto danno della difesa, se pure non siano colti all'improvviso dag1i assalitori senza avere il tempo di recarsi sui pezzi. Gli assedi di Praga nel 1741, di Berg-op-Zoom nel 1747 e 1814, di Ratisbona nel 1809 e di Badajoz' nel 1811, dimostrano la necessità di a vere un perfetto · fiancheggiamento nel momento dell'assalto, senza dire di q uelli di Varsavia nel 1790, · di Burgos nel 1812, di Si listria nel 1854, d i ,Karsa e Sebastopoli nel 185b, ove gli assalti furono respinti, mercé il potente aiuto dei fuochi d i fiancheggiamento. Sui saglienti di tutte le opere fino ad ora non sono · stati collocati al massimo che tre o cinque bocche a fuoco, che generalmente tirano in barbetta ; ovvero sotto una traversa casama}tata in capitale, si è posto un qualche pezzo . Le condizio'1i di questa casamatta , sono le istesse, anzi più sfavorevoli di tutte le altre, perçhè essendo vista da lungi per la sua elevata posizione, diviene il bersaglio dei colpi dylle più lontane batterie, adoperandosi tutta l'energia per ridurla al silenzio, co me quella cL.e garentisce dei fuocihi, che

13 agirE;rebòero potententemente sul caorn1i • o delle teste çli zappa . . I~ cardine dell' attacco di Vauban consiste n,el fare cam minare le teste di zappa sul prolungamento delle . capitali, cioè '(lell'aiugolì'> morto di ci11,scun sagliente, affinchè non fossero esposte ai colpi diretti della difesa . Perciò se nel corso di un assedio vi fossero sui saglie.o ti cl~i pezzi da essere con somma difficoltà ri~ dotti al silenzio , avrebb~si il grandissimo vantaggio di molestar sempre in tutta li difesa il cammino delle teste di zappa , di rendere oltremodo pericoloso lo scavo delle trincee, e di togliere così l'inconvenien te degli angoli morti. In una difesa /adungue sono di assoluta necessità in tutti i suoi diversi periodi, le artiglierie del :fiancheg~ giamento, quell l che battono sulle teste di za,p.pa , e quelle infine che debbono impedire la costruzione dell~ batterie nemiche, di cui ,si conosce a priori la posizione. Esseuqo grande l'importanza di questi pezzi. debbono ess~re assicurati in modo che non foi:isero in breve t~mpo pos.ti fuori uso, e per conseguire qu,esto intento , è necessario, che non agi!:lcano in barbetta , . nè in cannoniera, altrimenti prima che lai difesa giunga a l suo ult,imo periodo, cioè al suo 1<,tadio più interessante, sarebbero distrutti e p0sti fuori uso dall'azione ·potente delle batterie nemiche. DaJle cose fi.n qui dette si appalesa per logica conseguenza la necessità delle casematte, la cui invenzione è dovuta all'ingegno . italiano , perocchè nel 152_ 6 il 'Michelli costruiva bastioni rotondi ,casamattati . Fin dal prineipio molti e potenti furono gli oppositori; niuno voleva ammettere l'utilità, dì questa forma di fortificazione , ad onta che molti si sieno studiati di mi~ELLA l' l!{TJFICAZIONE


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15 s ua proprietà, quanto -per effetto della corrente d'aria, uscirà per lo spiraglio, rimanendo sgombro l'ambiente. ,; E nel ver o volendo lasciare da ban da le teorie, ed attenerci alla pra.tica, si è sempre osservato che in una ,:,asamatta costruita con le condizioni anzidette, qualunque sia stato il fumo sviluppato dal fuoco dei cannoni in essa racchiuso , ha sempre secondato la corrente d'aria. In effetti Rimpler cita l'assedio di Candia nel 1669, ove i cannonieri ad onta del fumo poterono seguitare il servizio dei pezzi senza grande difficoltà. Nel 1780 Mont~lembert costruiva nell' isola d'Aix un forte per proteggerne la rada ; in esso vi erano due ordiJ)li di casematte che contenevano 102 bocche a fuoco, comprese quelle che stavano sùl te;.rapieno del forte. Dapprima si asserì che era · impossibile il servjre un così grande numero di pezzi, ma se pure lo fosse stato , agendo contemporaneamente baster~bbe lo scuotimento del fuoco simultaneo p~r distruggere l'opera. Perciò si ordinò che per più; ore di seguito si facesse un vivo fuoco con 67 cannoni da 36. Quest'esperimento e_b be luogo nel 1781 ~ e si consultò che in due ore si erano tirati n.on meno di 102 colpi. Quindi la commissione conchiude che : la fumée n :avail rias ·empeché le service des piàces, et qu'elle était, moins épaisse et, par conséquent, pénible que dans les ent1·eponls d'un navire de g-uer1·e . . Nell'anno ottavo della repubblica francese furono fatti degli esperimenti per provare l'effetto del furno nelle casematte delle torri bastionate di Neuf:Brisac costruite dal Vauban, i quali hanno dimostrapo che ì cann0nieri hanno potuto continuare durante un'ora~ NBLLA l'O R'l'IFH; AZIONll

gli orarie, come Alberto Durer nel 1527, Scheite,r nel 1672, la Siure nel 1677, Vauban nel 1698, Sebastien Fernandez de Medrano nel 1700 , Glaser nel 1728 , Augusto II re di. Polonia nel 1737, Rotzberg nel 1744, Esteban de Penon nel 1750, La Chiche nel l 767, Fallais nel 1768, Montalembert nel 1776 e 1786, Bousmard nel 1799, Haxo nel 1826, Merkes nel 1843, Èerrera , Ganc.ia e Madeliciu nel 1844., e molti altri che si omettono per brevità.; ma dopo il Montalembert le proprietà ed i vantaggi delle casematte furono maturamente esaminati e discussi e la loro utilità fu generalmente r icon,osciuta . I difetti rilevati dagli oppositori sono stati sempre gli stessi, cioè che le guance delle cannoniere producono scheggie micidiali per i servienti dei pezzi, allorchè queste vengono colpite dai proietti n emici ; che il fumo generato da un tiro molto prolungato im · pedisce ai cannonieri di servire i pezzi; e che infine non hanno valor difensivo. Questi. appunti era.no giusti nel primo momento della proposizione del le casematte, ma non perciò dovevano respingere in modo assoluto, dappoichè i loro difetti potevano essere err,endati, ed il loro valore difensivo ben poteva acqui: stare rilevanti proporzioni m ediante ragionati miglioramenti. Se in un locale qua.lunque sulla sommità di uu coperto si apra. un foro, o si costruisca un cammino in modo da metter l'aria dell'ambiente _in comunicaziorrn con quella esteriore, per ragioni fisiche si stabilisce ìn questo cammino o spir aglio una c6rrente dal bas:w all'alto, ' che è t.anto più forte, quanto più è iungq i l cammino o srira.glio. Perciò qualora il forno venga ad ingombrare una casamatta, questo , tanto -per la

si


IL 1'.ltRl,0

fuoc0 v1viss1llilo senza che il fume abbi, res0 im- · p0ssibile il servizio G1ei wezzi. Si è dl:tto ancora, che i colpi dei proietti m,erni.ii nelle ca.nnonierrn ven,gon,q a p<i1rre g),i u,0mi-,1,i dei pezzi fuori combartti 1:uent,0, F)H!,. questo inc01:nr-eflieB,te avviene cpmnde le guaqce sia,]no i,n mLlNi'lttp;a o r~ve"tite di gabbio11i o fasciae. · Or se quelle foss!:)no i,ljl ter,ril, r i,v:estite qi zolle, quali schegge potrebbero· Ji>Ilùrl.urr.e ? Ed, amp~f?SSO ancora , i.;he le guaince fos&er 0 i.n, m-ur;atur<1 , sj. può betl tog,1-iere Ja, causa pri,ma del d,;11\HlO lameiilt!l,to, ri,,,estendo la parte esterim:e del rnn,ro, o,v'è apipostato il eannonG\ d,'una corazza in ferro, lasciandovi solt,ii,qto quell'apertm;a che basta per aàop,erJar-e bepe i.I pezzo . Qual i schegge w.ot,rebber0 in ta,1 ca&o entr-~re per uno spazio 0ccu!j)at0 ptlr la IT.1·1/.·ggior pa.rte çlalla bocp~ d:e1 cannoHe'? Qua0t0 al vahwe difensive , quij,le è stato lo scopo prim0 che- si è volu.to ottenere con le casematte? · Jl pari+petto serQt?lirte è dest,io,a to a prohe-ggere 0 coYr;ir~ gl.i tJOrpiFJi e le m,11,ccliiµe da . guerra che ha d,i.e~vo di sè , e qu.esto scopo fu pedettamep,te ~·ag giu,nto , finchè le artigrlierie non ebbero un grand_e sviluppo; ma quando la loro potenza crebbe ~tn,ord1na.rì~p.1eote, il parapetto non v,tlse che a garq,ntin' i.F.Qperfettam.ente caqo.oni e~ \.lsO.IP,ini , e si ~ovetter0 assicurare in altro r110.do i pezzi più, inte~'essant1 p,er la difesa. Sorse cas:i. la primi). idea della casarnatta .. al.la quale si volle attribui re u,n v1tlor difeosi v0 cli tal natqra, che in l;Jn lungo assedio i pe.r,zi e g,li uom1a1 in essa contenuti non fossero p0sti fuori combatt1l))flnto. È~quindi ne,cessario inua.nz[ t.utto, cJrn il muri, . <li facciata. n@ possa essere d.emo1itp dai c.o lpi dellt; lHl

NELLA l"Ol'IT!P'ICAZION!s

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bàtterie fontane, e gecondamente che le guance siano in modo garantite da non produrre schegge qua odo vengono colpite, e per soddisfare a queste due condizioni , non è uopo ricorrere a mezzi stniordinàri o dispendiosissimi , ma basta servirsi della terra per covrire il muro esteriore della casamatta, e rivestire la porzione ove vengono a sboccare i pezzi, di una ~ placca in ferro di tale spessezza da, non potersi fora.re coi mezzi ordinarii. E dir.ia.mo mezzi ordinarii, perché le corazze da adoperarsi non possano essere forate che · da pezzi di un c.alibro molto grosso, ed a pìcc0le di~ stanze, ed in un assedio può dirsi quasi impossibi-le il mettere in batteria simili pezzi . In effetti il primo assedio , nel qtiale si è adoperata una graJidiss-ima quantità di artiglieria dì grosso caliLro , sì è certa- , meate quello di Sebastopoli ; ma se consideriamo le difficoltà provate dagli alleati per porre in ba-tteria pezzi del peso da 4,U00 a 5,000 chilogr., facilmente si vede che nella maggior parte dei casi le enormi bòcche. · a fuoco , destinate a forare lE: corazze , e che tutte pesa:no al di là di 7,000 chilogr., non faranno parte dei parchi d'assedio. Per lo contrario nell'armamento di una piazza debbonsi ammet_tere pezzi del più grosso calibro , e della più grande portata , massimamente quelli in casamatta, affinchè la rlìfesa possa agire efficacemente ed alla più grande distanza ; contraria,re eon vigore i primi lavori dell'assediante; obbligarlo· a por-re le sue prime batterie ad una grande lontau·a nza ed a collocare i proprii parchi ad una distanza ancor maggiore . Ma. vi ha ancora di più ; -il cannone che si. carica per la culatta ha risoluto il problema di · trovare un sistema d'artigliell'ia- ' Capace di prod0rre il massimo ANNO

x, vol.

1. -

2.


IL !"'ERRO 18 effetto in tempo relativa mente piccolo e col minore numero d'uomini. Se questi pezzi adunque fossero situtLti in una casamatta corazzata, ne accrescerebbero oltremodo il valore col celerP. loro fuoco; anzi è indispP.nsabile che vi sieno, dappoichè coi cannoni ordinari i , attesa la piccola apertura delle corazze, si renderebbe molto lunga l'operazione del caricare, oltre allo svantaggio del rinculamento, e la perdita di tempo per rimettere i pezzi in batteria. Esempi pratici di quanto vecghiamo esponendo, si hanno negli assedi di Sebastopoli e Gaeta. Nel primo gli assedianti credendo che l'armamento della piazza fosse composto di pezzi d'un calibro, e d'una portala ordinarijl, armarono le loro batterie con pezzi da 16 e 24; ma conobbero beo presto la loro inferiorità nel combattimento d'artiglieria del 17 ottobre 1854, essendo stati facilmente ridotti al silenzio dopo dolorosissime perùi Le (I). Nel secondo poi, le opere non essendo armate che d/cannoni lisci , gli assedianti poterono distruggere . le <ÌifP:.e qella piazza, e ridurre al silenzio l'artiglieria . nemica. quantunque le batterie assedianti contenessero minor numero ' di pez2i ' delle opere della piazza sul frontfJ d'attacco . Le casematte, come ogni altra parte> della fortificazione, hanno uno scopo fisso ed un'azione determinata; e il loro grado di forza varia secondo le rispettive • posizioni , l'essere più o meno viste dalle batterie -lontane dell'assediante. In una fort.ificazionc possono avere tre differenti posizioni, e per conseguenza debhono avere tre gra-

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!1) N1P.r,, Si~ge de Sébastopol, pag. 60,

Pa.ris, 1858..

NELLA FORTIF!CAZIONE

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dazioni di valore intrinseco; cioè possono essere bat. tùte ·dìrettamente dalle batterie lontane dell'assediant<\ o prese di sbieco, ovvero essere perfettamente nascoste. È chiaro, che io ciascuna di queste condizioni una casamatta ha un valore difensivo affatto diverso, epperò quelle che sono perfettamente nascoste dai tiri rliretti delle artiglierie asse iianti , potranno avere le guance delle cannoniere in pietra, senza inconveniente alcuno ; quelle che possono essere prese di sbieco , dovranno avere il muro esteriore rivestito di uno spalleggiamento in terra, oppure alla Haxo; e finalmente quelle esposte al fuoco di'nJtto delle batterie , dovranno essere perfettamente garentite. A tal fine due sono i mezzi che si possono adoperare: o coprire tutta la parte scoperta delle casematte con corazze, o avvalersi conte'Ilporaneamente di co• razze e del rivestimento in terra metodo, che laddove basti a raggiungere lo scopo , è sempre preferibile , perehè meno costoso. Per ultimo essendo a. tutti noto, come la difesa ravvicinata sia. più favorevole all'asseòiato, e la lontana all'assediante, ei conviene che tutti gli sforzi sieno diretti a togliere io parte all'assediato gli svantaggi della difesa lontana. Per lo assediante milita m questo periodo dell'as- . sedio la superiorità delle bocche a uoco, e della loro convergenza , mentre l'aillsediato d1we forzatamente soggiacere all'effetto di esse. · Or se un gran numero di pezzi del fronte d'attacco sarà posto in azione in modo tale da. essere difficil• mente., ed a grande stento ridotto al silenzio, si verrà a paralizza.re in gran parte l'effetto delle_ batterie ne• miche, le quali con parapetti di fresco rialzati ed allo scoperto, dovranno soffrire grandemente tanto nel

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IL l"!llJ!O 20 materiale, riuantu nel personak, sotto l'azione di un calibro piu grande, e che difficilmente si posea far tacere. Come dunque garantire quest.i pezzi io modo da raggiungere tale intento ? Non vi ba, che farli agire sotto casematte, e percbè queste non sieno distrutte dai colpi _diretti o di sbieco, è mestieri che sul davanti non abbiano te1 ra, ne mu• ratur a , perchè la prima, quando non si adopera in ~~a~di masse, è facile ad essere distrutta, e se _si pone la seconda, si carle nell'i nconveniente delle prime casematte. Non rimane quindi d 1e corazzarle sul dava~ti, covrendone la rimanente parte di uno spesso involucro di te.f ra. Allora si aumenta di molto il va• lore difensivo di una p iazza, e si contrasta potente• mente ~ll'iriimico lo svantaggio della difesa lontana, che ~lcuno ere.d eva d'evitare, suggerendo di non faro eritr~re in azione la piazza se nou per opporsi al CO· ronamento dello spalto (1). · Òltre alle casematt(;l così costru ite, possono farsen e di altre,' che ~~e~c,l.o tutte le proprietà di quelle, ab• biaoo il gr~nde· vantaggio di de{ilare e mettere DE>l medesimo tempo al coperto dai fuochi fi.c canti del ~emico una por~ion~ della linea di fuoco_, che può ~sser <r occupata cl~ b~tterie io ·barbetta. E que~to il còmpito dell~ trav~rse casemattate. Per gwant1r~ le lunghe (ctcce d<),ll'effetto del tiro a_ ri~~alzo, : riparare nel medesimo tempo le art1ghene dall effetto micidiale di esso , si costruirono le tra verse. La loro altezza fu determinata dalle re11ole di defilamento , o 1 m~' ai d'! n9str i colle artiglierie rigate, il tiro a rimp

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NRLLA 1'0lt1'I F!CAZL0Nf:

(1) ~•,. P. I. Prnox , És.~rti de forti.fic«tion ecletique , Bruxelles, 18~9.

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balzo va sempre rendendosi più ra.ro negli assedi, ed è sottentrata un'altra specie di tiro più micidiale, q ual è il fi ccante . Con questa specie di tiro le altezze delle traverse determinate dalle regole sopracitate , non più corri~pondooo al loro fine; peroccbè il defilamPoto suppone che il cammino percorso dal proietto sia rettilineo; ed invece questa pres,rnzione non si verifica neppure nei piÌI forti tiri di lancio, come lo provano ad evidenza le esperienze di Coblence nel 1856, d i J Jliers nél 1860 e di Verona nel 1862. È quindi necessario che l'altezza d elle traverse non sia stabilita secondo le regole del défilamento, rna sia determinata in pro• porzione del maggiore o minore spazio che si vuol coprire. L'estratto del rapporto del comitato di artiglieria e genio austriaco sull'esperienza del tiro fatta al forte Wratislaw a Verona nel gennaio 1862 con can noni da muro caricali dalla culatta , finisce col prescrivere che per garentire un m uro di cinta dai tiri diretti ed areati, l'opera avanti debb'esser e più alta del muro 29 del ftsso 15be li separa (1). Per i 100 della, larghezza · · Questo precetto , già verificato nei poligoni, è stato pur cooferm.a to dalla pratica degli assedi . li generale Vai'frè nella r elazione dell'assedio di Gaeta, nel capi tolo: ffffetli dei proietti, propone di ristr'inge're i fossi o di farli più profondi , perocchè un proietto da 40 F R lanciato alla distanza di 3200 metri vienP. a col • pire il bersaglio sotto un angolo di cad uta d i 17°, e perciò nel fronte moderno verrebbe a colpire il n• ( 1) Bau.LllO~T, vedi note.


'

22 lL l'ERRO vestimento del bastione ad un'altezza minore di 2 metri dal fondo del fosso. Secondo questa regola i nsegnata dall'esperienza, l'altezza delle traverse deve . 29 e~sere per i della distanza, che passa tra esse e 100

l'u tt'imo pezzo che si vuol garentire, più elevata degli inservienti del pezzo medesimo. È quindi necessario ehe ·sia aumentata non solo l'altezza , ancora la s,pessezz·a delle traverse, acciocchè non sieno troppo facilmente deteriorate dall'effetto potente delle artiglierie; e perchè in tal modo verrebbero ad occupare un grande .spazio sulla lunghezza dei parapetti con µ;rave danno della difesa, sci ovvierà a tale inconveniente utilizzando anche lo spazio occu·pato dalle traverse stesse, cioè col casamattarle e corazzarle. Così facendo, si conseguirà eziandio il • vantaggio di ..avere d ei pezzi, che difficilmente potranno essere ridotti al silenzio, sia che le traverse sieno casa.mattate-corazzate, ovvero blindate-corazzate, potendo in ambedue i casi corrispondere esattamente al · 1oro scopo. Analizzando questa specie di traverse casernaltaiecorazzate, da noi proposta, e che vedesi rapprese;ntata nella tavola l \ è da ifotare che il suolo di essa è diviso in due parti, cioè in alta..e bassa. Serve la prima di spianata al pezzo , il quale· per tal modo viene a stare nell'istesso piano di quelli in barbetta, e ·per conseguenza non perde punto dell'alta sua posizione, e del dominio sulla campagna. Con questa divisione / si diminuisce l'altezza della corazza, giacchè la parte alta non avendo che 2m,50 di altez;,.a, non si potrebbe senza grave inc:oovenierite conservar~ nell'istessa mi• sura. per tutto l'inteooo della traversa. Nei casi d i iuerra, nella parte pa21ia della tl'aversa casamattata

ma

.,

NEl.LA FOR'l'IFICAZI ON!t

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possono alloggiare gl'inservienti dei pezzi, o riparare le truppe che nel corM dell'assedio debbono prestar ·. servizio s uì r ipari; o infine garantire quelle artiglierie che trop])o esposte sarebbero sui terrapieni. Nel coràzzare questa casamatta non si è voluto mettere da. banda lo scopo, pel quale il gP,oerale Haxo covriva con uno spalleggiamento in terra il muro di facciata; av~ndo la pratica dimostrato la bontà di questo trovato. Col metterlo in esecuzione, si dà una garanzi.a maggiore alla casamatta, che potrebbe prendere il nome di traversa. casamattata alla Haxo e corazzata. Addattando una corazza sul muro di facciata delle casematte, si deve conseguire lo scopo di garantirlo sempre ed in tutti i casi,' dall'effetto dei colpi nemici. Essendosi pertanto osservato, che un proietto nel colpire la co• razza le imprime uno scuotimento, che com unicandosi alla fabbrica retrostante, se non la demolisce, ne compromette ìn certo modo la solidità; ed essendo d'alLra parte evidente, che l'esistenza di un corpo compressibile tra la corazza e la fabbrica, garantisce sensibilmente la solidi'tà di quest' ultima: così si è la.sciato fra la corazza e la muratura uno spazio di met.ri 0,10, da riempirsi di lamine di pio!,nbo, diminuendo cosi. d i molto le scosse, che si comunicherebbero ai punti d'appoggio. A restringere' poi al più possibile lo spazio libero di corazza che si potrebbe colpire, a garantire maggiormente i punti d'appoggio laterali , diminuire l'.effetto delle scosse e mettere in fine -al sicuro la corazza medesima dai colpi di sbieco, si son post.i sulle partì laterali del fro nte di essa, due merloni in terra che le assicurano maggior forza ne' punti d'appoggio La corazza nelle . parti superiori e laterali viene fer mata per m~zzo di catene di 0,13 di diametro., che


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fL J.lERlW

passando attraverso- di essa e della muratura Yanno a terminare all'altra estremità; e nelle parti inferiori è fermata col mezzo di spranghe di ferro, che foi;.temente piantate in un masso di fabbrica, e fortemente incatenate, assicu~ano a tutto il sistema una grande ~i:esi;,tenza. ta volta è alla prova, ed ha al disopra uno strato di terra dell'altezza di Im,00; i muri laterali sono pure coperti da massi di terra che barino la faccia esteriore inclinata a 456 • Se queste due scarpe aves3ero principio nelle linee d'intersezione derle facce esterne dei muri laterali col piano superiore di terra che copre la vòlta, la parte superiore di quei muri verrebbe ad essere trÒppo esposta; e pe,rò ad evjtare questo danno si fanno partire le dette scarpe dalle linee d'intersezione del piano. superiore della terra che covriv~ la vòlta , con un altro piano parallelo ai muri, ma un ·metro cl.i stante ,dalla loro faccia esterna. Finalmente dietro la con.1z;za e vicino alle cannonierè vi hanno due spranghe di ferro della dimensione di metri 0,40 per 0,20, incastrate nella vò_lta e nel masso di fabbrica al disotto delrla coraz?a, servendo di rinforzo alla medesima per diminuirne la flessione, quando è colpita da q ualche proietto nella parte centrale. Nellà vòlta, e pro'priamente ai due terzi di essa, vi hanno due spiragli per l'uscita del fumo. Quando un pezzo è posto in batteria in una casamatta coraizata, la sua bocca è situata nel piano della faccia esterna della cora:i.za o _a l di fuori. In ambidue , i casi, nel momento che il proietto viene lariciato• fuori dall'accenzione dei gaz sviluppati dalla com bustio,n e d~lla · po~vei;-e., , ·viene proiettata nell'aria anche una, çerta quantità di fumo, il quale a misura che si al-

};ELLA l."QR_TWIOAZIONE

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lontana dal . pezzo, va sempre più diradandosi. È da considerare altresl, che nel momento che i gaz si spng1onano dal pezzo, spostano uua certa quantità di aria, la quale reagisce appena questi perdono la loro. forza . In. q1uesta reazione u11a parte del fumo viene co.ndutta indietro dall'aria, e di questa porzione una piccolissima quantità penetra pel piccolo vuoto che rimane ira la volata del pezzo, ed i lati della canno, njera, giaechè taltra porzione condotta indietro dall'aria vien proiettata sulla corazza. Quella che entra in casamatta è animata da una velocità eguale o poco minore a quella dell'aria, e percorrerà un certo spazio nell'interno entraud0 nella sfera d'azione dei spiragli e sortendo per /essi. Ma poichè non tutto il fumo che entr:a è animato, da tale velocità da farlo cadere nella · sfera d'azione ·dei spiragli, una porzione verrà ad addensarsi nell'angolo formato ' dalla vòlta con la corazza. Or la c;asa.matta. essendo aperta alle spalle; vi :saranno due conrenti, l'una che dall'interno va all'esterno per la parte alta della cannoniera, e l'altra che dall'esterno v-a, alriHterno per la pa;rte _bassa; oltre a ciò tra lo, spiraglio più v.icino alla cannoniera e questa r;i stabilirà un:a.Ltra corrent.e, e quindi il fumo che andrà nell'ango;o anzidetto, non potrà rìmanere _sta~ zionario, e dov,ra necessariamente, uscire o dallo spiraglio o dalla. cannoniera o disperdersi . Potrebbe per avventura obbiettarsi che, queste traverse corazzate, tolgano alla difesa una gran parte della linea di fuoco; ma ,devesi riflettere che due pezzi situati in baLteria dietro un parapetto, occupano uno spazio non minore di d,i eci metri, . e che costruendo una traversa da gar.antire perfettamente ul)a . batteria di cinque o sei pezzi, che tirano i r1 barbetta o · in can oooiera, quando 1


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lL FERRO

NELLA JrORTll"ICAlllONI&

si faccia tauto spessa sulla cima da non essere facilmente screstata, si vi ene arl 0C(;upare tanta parte di terrapieno, d;;, riuscire ·comparativa mente maggiore di q uel:a richiesta dalle tra verse corazzate. Oltre di che non si ha il vantaggio di possedere dei pezzi che difficil mente possono ridursi al silenzio, e di avere sul fronte di attacco dei luoghi coperti ed alla prova · da poter servire sia per le t ruppe che debbono stare sui rampari, sia per quelle macchine che troppo esposte sarebbero sui terrapieni . · Il fine principale di queste traverse corazzate,. come innanzi abbiamo stabilito, è quello di covrire una batteria che tira alla scoverta, dai colpi ficcanti delle batterie nemiche , e profittare ad un tempo dello spazio oucupato dalla tra:'ersa, per corazzare deì pezzi, che essendo ben coverti, è difficilissimo di far tacere. Questo scopo può raggiu1tgersi 'ancora con altri mezzi, cioè cou le bliude , adoperandole nel tempo istesso come traverse; per modo che quando si debbano blin_d are uno o d ue pezzi, si possa far •di meno delle traverse. Nella tavola seconda sono rappresentate due bli ode corazzate: la prirua, formata intieramente di ferro, e la seconda di muratura e ferro. Quando queste sono cora,zzate, affinchè abbiano tutta la necessaria resistenza, bisogna che i sostegn i della corazza e del eoperto offrano tale solidità da resistere allo scuotimen I.o della corazza percossa dal proietto, non che ,tllo sforzo della coperta, quando è colpita ùa qua !che bomba. Per tale intento è d'uopo r iunire i sostegni staccati della bli11da in modo tale da form are an solo sistem~, e acquistare una maggior forza di resistenzii. Si sono perciò solidamente fissati in un masso di fabbrica sedici travi di ferro della dimensione di Qa 25 ·

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per Qtn,20, che sporgono a l di fuori per l'altezza di 3m,25, posti su due_righe e distanti fra di loro di l"',20 tra asse ed asse, e di 0 ,70 fra l'una e l'altra riga; i primi due a contatto con la corazza hanno l'istessa altezza, ma sono invece di 0"',30 di lato. Queste due fi le di travi riunite insieme formano uno dei sostegni della blinda; l'altro è ugualmente ordito .• rua è alla distanza di sm,00 dal primo . Sulla. sommità, queste travi , per un'altezza di metri O,n,15. prendono la dimensione di metri 0,15 in quadro . Riunisconsi di poi le cime Ji. quelli di cia~cuna r iga, mercè una trave avente la dimensione di Qm,20 per Qm,1_7, che ha dei vuoti di 0'", 15 di lato, distanti fra di loro per 1"',20, e che è inuastrata su;Be otto travi , come si vede nella fi. gura A . Inolre, per riunire più solidamente questi so' stegni staccati, si sono praticati in tutta-la spessezza di questa trave alcuni' tagli della lunghezza di metri 0,25, e µer l'a.ltezza di Qm, 12 . con la distanza tra gli assi di l '",:lO, perchè così questa tra ve incastrando nel dente con cui finiscono i sostegni, poggia sul rilascio L;be vi ha intorno al, medesimo, e per l'altezza di 0"',l't combacia esattamente con le facce laterali del.le travi, eome si vede DP,l\a, stf'ssa figura. In fiqe, per ovviare ad ogni ipconveniente, si sono messe delle spranghe di ferro della dimensione cli metri 0,10 per 0,07, che partendo dalla testa di ciascuna tra ve fissa, vanno a terminare su quelle laterali all'altezza del suolo, Ogni trave ha quattro di queste spranghe di ferro, cioè due che partono dalla faccia aut~riore, e due da quella posteriore. Ciò non ostante dovendo queste travi sostenere la corazza e resistere alle sue scosse, potrebbe avvenire cht- quelle che le ~ono più in _contatto si spezzassero nella. metà, e perciò 01


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{L

l'ElLtiO

si sono messe alcune traversé di metri O, 10 pe·r 0,20 incastrate nella metà di ciascuna trave; traverse, alle quali sono fermate ·quelle dette prima . Formato così un solo sistema, si avrà una forza tale di resistenza, che da qualunque· movimento della corazza non potrà essere distrutto. Potendo non pertanto aè.ca<lere il caso. che queste travi così connesse fossero soggette ad. uscillazioni in -senza normale a quelle com unicate dalla corazza, si sono stabilite alcune traverse, che dalle teste delle travi impari di prima riga vanno a terminare su quelle della seconda all'altezza del suolo; menLre altre parte!)do dalla testa dei sostegni pari di seconda riga;, vanno a terminare all'altezza del suolo s u quelli della prima. Per avere i! coperto, i due sostegni laterali della bl inda sono riuniti tra di loro con travi della lunghezza d1 metri 10,60,, aventi la dimensione di 0m,30 in quadro. Queste travi vengono incastrate nei denti delle travi di prima e seconda riga di ciascun sostegno, e perchè h_anno una tratta alquanto lunga per poter resistere con efficacia, così sul mezzo della blinda, e sotto ciascun di essi , è piantata una trave di 0m,25 per 0m,20, che serve d1 sostegno a quella del coperto. Queste · ultime sono connesse fra loro come quelle dei sostegni laterali. Tanto nella parte inferiore, quanto nella parte alta e nelle · laterali, la corazza è sostenuta come que'lla delle traverse casamattate. cioè da catene del diametro di 0m, 13 Nel mezzo della blinda ciascuna corazza è rattenuta mercé quattro catene, cioè due superiori e due inferiori, e mediante due spranghe di ferro della dimensione di 0m ,20 per 0"',25 alla distanza d i 20 centimetri dal lato esterno di ciascuna corazza corri- •

NltLLA FORTIFICAZIONI! 29 spondente al mezzo della blinda. Queste - spranghe sono fortemente fèrmate nel masso di fabbrica, nella parte inferiore, e alle travi del coperto nella superiore. D~ll'al~o di queste travi partono d è1le spranghe della dimensione di 0m,20 per 0"', 15 con l'inclinazione del terzo, fermandosi in altre sbarre di ferro delle stesse ·dimensioni, che sono assicurate al suolo, ed. incastrate in quelle verticali; il tutto riunito come nella figura. B. Al disopra delle travi del coperchio si possono mettere p fascine o travicelli, come nelle blinde ordinarie, ma , se qualch~ proietto venisse a colpire il coperto, imrnerg~ndosi nella terra, e scoppiando sulle fascine o travicelli, o molto vicino ad essi, potrebbe incendiarli, e p~rq sarebbe/ utilissimo di adoperare tavole di ferro 4elliJ, spessezza di Qm,l0 o di Qm,05, le quali venendo incavigliate in traverso sulle travi, servirebbero ancora ~d aumentare maggiormente la resistenza del sistema. La terra sulla parte superiore e sui lati 0ella bliqda, è posta come quella delle traverse coraz~ate; e nello stesso modo son fatti gli spiragli dd fumo. Il ijlÌst,e ma. dell'altra blinda, è ancora più semplice. fa, si compone di due muri alla distanza ,di 8 metri, cfy.e determinano la larghezza della blinda, quando si vogliano due pezzi i n batteria. Il coperto è formato come quello dell'altra blinda, senonchè le travi, iuvece di essere incastrate, son poggiate sulla p~rte superiore dei muri. Poicbè quelle che son più vicine alla (;orazza potrebbero ess.ere spostate lateralmente dagli urti che qµe,s ta riceve, così. contro di esse-, e fermate fortemente l}_el muro, sono poste alcune spranghe di ferro della çlimensione di 0m,25 di lato, e che sporgono per 0"',30. Questi dadi di f€:rro sta:nno in contatto immediato con


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IL l'~RRO

·le travi, e son rivestiti di piombo, per non deteriorar'e la muratura., ed oltre a ciò sono posti per le· prime tre travi del coperto incon:.inciando dalla corazza. 11 rimanente della blinda non offre altre particobrit.à meritevoli di nota.

II. Abbiamo fatto fin qui una breve descrizione , delle traverse casamattate e delle blinde; ma non abbiamo parlato delle corazze, che destinate a garantire principalmente le une e le altre, costituiscono 11 cardine principale della difesa utile, che può ottenersi tanto dalle traverse casa.mattate, quanto dalle blinde. Varie sono Je obbiezioni che si muovono contro l'uso delle corazze per la garentia delle batterie. Si allega innanzi tutto, che lo scuotimento comunicato alla corazza dall'urto dei proietti, demolisce la muratura retrostante; sì soggiunge che le cor azie di grandi dimensioni non si possono maneggiare, ed in fine si asserisce che sono ben presto deteriorate dal tiro delle batterie nemiche-. Quanto alla prim3: àsserzion~, giova considerare che se la velocità del proietto nell' istante dell'urto sia tale da non perhlettergli di forare la corazza; o per meglio dire, che questa abbia tale spessezza da resistere all'urto, anche quando i proietti abbiano la punt.a acciarata, lo scuotimento sarà per certo i9- ragione diretta della velocità di percossa del proietto e· del suo volume, e nella inversa di quello della ·corazza. Alla piccola quantità dì volume nei proietti si è ,mpplito in pratica con l'aumento di velocità. ma quest'aurnento non si è trov.ato proporzionato allo accrescimento delle dimensioni dei medesimi, e di più, essendo la percossà.

NELLA. P'ORTIP'ICAZTONE

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quasi. istantanea, e la resistenza. della COl'azza distruggendo -la velocità del proietto, la quantità d'azione dell'una comunicata all'altra non sarà· ripartita. ugualmente a tutte le molecole, ma andrà sempre decrescendo a misura che si allontana dal punto dì percossa, e questa quantità d'azione sarà tanto più pi9cola quanto più grande sarà il volume della corazza. Quindi allorcbè dietro di questo , nelle parti ove è colpita, non vi sarà muratura, l'urto che potrà ricevere andrà diminuendo a misura dell 'allontanamento dal punto di percossa. Per questa ragione si è data alla corazza una l?pessezza alquanto m&ggiore di quella stabilita nei poligoni, e si è inoltre lasciata libera al di dietro, facendola toccare con la muratura sol quanto l) asta per confe. rirle tutta la stabilità opportuna, avendone coverto per maggior sicurezza con spessi merloni in terra le parti laterali ed inferiori- in contatto con la muratura . Dippiù osserviamo che le batterie corazzate souo ordinariamente le prime ad essere attaccate, come quell e che possono arrecare gran male col loro fuoco precipitato e sicuro., e perciò i colpi delle prime batteri e .saranno rivolti contro di esse. Secondo le regole dell'attacco di Vauban, la prima parallela si dovrebbe aprire ad una distanza di 500 ai 600 metri, ma ciò poteva farsi quando la difesa aveva sui bastioni dei pezzi da. 16 o 24, ma ora le prime batterie dovranno collocarsi ad una distanza· molto maggiore. Le esperienze per la resistenza delle corazze sono. state fatte ponendo le bocche a fuoco ad una distanza non maggiore di 600 ya1·ds, pari a 548"',58, adoperandosi ancora i cann:oni del più grosso calibro; e però in nn assedio, ad una distanza molto maggiore di quella che


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33

!L P'l!:RltO

~ l!LLA FORTIP !CAZION F.

è presa nei poiigoni, le corazze sarann·o perfettamente al coperto, tanto più che ad una distanza così grande non essendovi sicurezza di colpire il bersaglio, non si adopereranno i proiettili a testa piatta d'acciaio, oppure solamente d' acciaio. Imperocchè accendendosi la pol vere, in essi contenuta, mediante il calorico chP si sviluppa nella percossa, qualora non colpiscono nella corazza , non possono arrecare male alcunp ai merloni , non essendovi scoppio. Ma rioi fondandori sui dati dell'esperienza, aggiungiamo che, se le corazze sono state g uaste, ma non distrutte, dai più grossi calibri dell'artiglieria inglese alla distanza di 200 ya1·ds (182"',»6), deve seguirne la conseguema cb .. adoperando sempre gli stessi pezzi, prima di giungere alla terza para llela non si può avere speranza di ren -· dere inservibili simil i corazze. Si è fin qui supposto, che si facesse uso degli stessi me:1.zi messi in opera n ei poligoni di esperimento, ma si è di già detto , Pd è anche chiaro di per sè, che niuna delle batterie che sta nelle trincee ;può essere armata di pezzi di così grosso calibro; circosta nza, che fa aumentare il valor difensivo delle corazze. Le corazze adoperate sono quelle d'é'1 aapitiano Ingl is: esse soQo composte dì tre ordini di \n.stre di ferro della spessezza totale di Qm,3ti6. Tali lastre sono sempre adoperate le une normalthente alle alt,re, separate. fra di loro a lamine d i piombo della . spessezza di 3 millimetri, e sono rattenute le une alle altre per mezzo di grosse chi,.ivarde che attraversano tutta la sressezza della corazza. Questa è stata varie volte sperimentata nel poligono di Shoebury nes, dando sempre i miglio.rri :r:isultamenti. Infatti il 3 marzo del 1863 si es-péJJimentò • t1oa. coran,za

proposta da1 capitano Ing lis, eon1pusLa di due specie di piacete di ferro, situate verti_calmente di fuori , ed orizzontalmente di dentro. La spessezza delle placche era. di 8m e 5 pollici (Om,203 e om, 127) alla sinistra della cannoniera, ed alla destra di 7m, e 5 pollici (Om, 175 e 0"',1~5) . Le placche erano fissate le nne alle altre da fort i chiavarde, e la massa intiera era poggiala -~opra sostegni di ferro forgiato. Il bersaglio era a Iquanto scosso dagTi esperimenti, che eransi fatti antecedentemente. l cannoni furono piazzati alla distan1.a di ioo yards (l82m,86). Il tiro con1inciò col cann ,me rigato di 7 pollici di calibro, modello Whitworth; caricandosi dalla bocca, e pesando sette tonnellate e mezza. 11 proietto del peso di 137 lib bre a testa piatta in acciaio fu lanciato con una carica di ~5 ' k il. di polvere. Questo proietto colpi la parte più spessa del bersaglio con una velocità. di 1240 piedi a secondo (377m,95), producendo n el momento del l' urto una grande fi am ma da compararsi a quella del cannone. La testa del proietto penetrò nel bersaglio, e la parte posteriore dì esso fu ridotta in frantumi; ma dietro il bersaglio nessun .guasto avvenne, il che fa suppÒrre che il proietto s'immergesse per 4 o 5 pollici .. Il colpo successivo fu fatto dal pezzo Armstron:,! da iOO libbre, caricandosi per la bocca e con l'anima liseia. Il proietto sferico, di ferro forg iato, fu lanciato con una carica d i 25 kil ; incontrò il bersaglio con una velocità di 1470 piedi al secondo (447m,06), e produsse un'impronta circolare di due pollici e mezzo dì pr6fondità. Lesionò una pla0ca interna e ruppe la testa dì una dellé chiavarde; il bersaglio fu fortemente scosso, ma ciò non ostante offrì tanta solidità come al

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ANNO

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x, vol. r. -

3.


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l i, HJ,RO

NELLA YORTIFJCAZ IONJ!

pr1uc1p10 dell'esperienza. Dippit1 si osiervò che qLrnste corazze, allorchè vengono deteriorate, possono facilmente ripararsi, pnicbè le ch iavarde rotte durante il tiro furono surrogate in qualche minuto. Indi si pose in batteria il pezz.o Arm strong da 300 libbre, rigato secondo un sistema differente, e che si citrica per la b occa. Il suo peso è di 11 tonnellate e 314, lancia un proietti le di ferro, a forma conica, dPlla lunghezza cii 19 pollici e 112 (0m,495) e del peso di 230 libbre. Trat.t,o con la caricarli 45 libbre, colpì il bersaglio con 1a velocità di 1405 piedi a secondo (428m,24), nella parte piì1 spessa producendovi una larga i mpronta; fendé una delle placche superiori del dt1.vanti, e sc0sRe tutto il sistema. )fa ad onta cli ciò il bersaglio offrì una resistenza 11\le, da essere ancora in buono stato di servizio. L'esperie nza fu continuata col nuov0 cannone di M. Lyoall -Thoma1<, del l1alibro rii 7 poll ici, rigato, e lanGiando un proietti le di 150 a 200 libbre. Questo colpì il bersaglio con la velocità di l 215 piedi a secondo (370"',33), essendo stato tratto con una carica di 45 libhre di polvere. Pro(.lusse una impronta come quella del pezzo Armstrong da 100. Di poi si tirò col Whitworth con l'istessa carica e proietto, ed all'istessa cl istanza, il col po fu diretto ,sulle lastre non ancor tocche, al disotto della cannoniera. Ma siccome queste lastre era-no quasi a fiòr di t~rra, così il proietto non le colpì se uon dopo di aver fatto un buco n el ltt t e rra , circostanza che di minuisce considerevolmente la forza dell'urto. Il penultimo colpo fu tirato con l'Armstrong da ?00., a palla piena, de1 peso cl i 300 l ibbre, con la carica <li 45. Questo formidabile proietto guastò grandemente

il bersaglio, e lanciò dei frammenti d1 ferro fuso in tutte le direzioni con un fracasso terribile. Qualche lastra nelle parti -ancora intatte fu spezzata, la testa di una chiavarda fu portata via, ed un'altra fu lanciata indietro con grande velocità. All'ultimo colpo il cannone di M. Thomas scoppiò con una carica di 27 kil. di polvere, e lo esperimento ebbe fine. Neirultima prova il bersaglio era di 11 piedi <li altezza, sopra 8 piedi e 2 pollici di larghezza. Si com poneva di placche verticali io ferro laminato di un piede e sette pollici e un quarto, ad un piede ed otto pollici di largb ezza, e di sei ed otto di spessezza. Queste placche erano rinforzate da altre sei orizzontali di 14 pollici di larghezza sopra 5 di spessezza, fissate alle prime da chiavarde di 3 pollici di diametro. All'~st:-emità. verso il mezzo del bersaglio vi erano quattro $barre verticali in ferro di un piede e due pollici cli larghezza (0m,361) sopra quattro pollici di spessezza (0"',102), il tutto poggiato su due sostegni in ferro. Tra le placche vi erano delle foglie di piombo di 2 a :3 millimetri di spessezza; e dei cerchietti elastici di diversa specie erano piazzate 'Sotto le tesie delle chiavarde. Nel primo esperime nto su questa nuova corazza, che ebbe luogo nel 29 dice mbre 1862, -- si tirò alla dis tanza- di 200 yards ( l82m,86 ) col cannone rigato Whitworth da lW con quello Armstrong da 110, e col cannone da 68. Dodieì proietti colpirono il bersaglio. Uno in ferro omogeneo . a testa piatta, pesante ., 130 l ibbre, ed nn altro a testa arrotondita in ferro fuso, pesante l 19 libbre, fnrono lanciati dal Whitwort; tre proietti di ferro fuso di 11 O libbre, e due da 68


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furono t.irali dall'A1·m:;;troug ;· e 5 proietti sferici .'di forro, fuso furono lanciati dal 68. · Il bersaglio non present?.t dopo questi tfrf é1rn i mpronte ordinarie ed 'i nsigrli'ficàhti ''lésiorii. I • •' - "' > ' ' . •

U~ proietto in acciaio di 148 libbre, lanciato d; l Whit,vorth èo'n la 'cat1ica''di 25 Iibhi·o col pì ii bersaali o c011 fa vèlo'cità d i 121!0 p'iedi 'a sec_or;rlo '(:377_ m,9fi), ~roducendo 'tiùa i rhpront:( d( 3' pòllici re ' 1[4 (O~ ,083) di prafohcli tà.. i . Il ' secfonclo colpo tirato col cannone Armstrong lisé~io ,colpì' il ber's aglio èon ' la velocila 'di 1470 piec! i, a· secondo (488tri,0'5), ruppe . una: ch i'à vitdà ,' fece un'imprc>'nt,à d(;'if u~ ~ollidi e J l r4, e les'i onò 'lèggermente Ié pJacche colpite. S.i tirò in seguito con I' Armstronu da'· 300? lancià.hèlo un proiettò <ti 2~~0 J\-bbr e. Q~est~ 1 colpi il betsaglio con - la vefocità. d i 1400 J1iedi ai' seco~'do :(426~:7:.J)1,· foce un'im1~'ron ta di 4 ''po llic,i e 1r2-, les10il'o in' Bue (siti le · placche cofjJite, e deteri; rò due -' ch ià.varlfo: ·1 La"' 'par t e p osf.èrio'r e del bersaali'o offfì . n 1 q ualèhEi ' g uastcH:li ii'essnna g r·a vità. ' -

JI '.qh;:irt~ cd lpo fu fatto 'col ca.nnon e Ly nall-Thomas, lanciando u11 proietto di ferro forgrato, ch e, cqlpì ì( ('t"t

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b~r;a.glfo con la velocità di iÙO ~iedi al sec~.n1d,o (3?lm,85), fece un'impronta. d i cirfa d ue poll i_s~ . e le1 s ionò le lastre nel sit~ o,r,e furoi;i o c,olpìte. I,t canry!)ne Wb itwurth con un proiett9 in acciaro di 1?0 lib1~1re, . ed una velocità di. 124.0 piepi a1 second o ..(377,m,9.5), , produsse un 'i mpronta di i:;ir ca fr·e pollici, Tuppe upa chiavarda e produsse qualche guasto senza i rnµor tanza.

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sécobdo esperimento s ull'ì:,tessa corazza fu fatto il 3 . marzo 1863. Si 'titèi 1sull'1stessò 'bersag1io· e'd -a ll'a istes§a distanza ' con u~n lcannone J rigJt'ol ·~1i\nstro1w t':: da. 300, caricand,1si per la bocéa,1 del pe~o di 12 ior:i1 n el lnt,e , del calibro di 10 pollici e 112 (0m,267), eon' I un cannone liséÌo ''A'rrìistr6ng da 100, e' del 1calibro d i I:! pùllìci e 112, e del pesb di 9 'tonnellate, con un cannone '3/l'iitworth ·del calibro 'd i 7 pollici e l 1~, e del peso di 7 torrriella'tè e I 12, e fi nalrnentè con un cannone LynallThdnfas' r'igato' ' dell'ist'8sso 1calt bro e peso del precedente. ''' '

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Finaln:;e~t~ 1 l'Armstrong da 300 lanciando un pr.9. ietto da :30p. libbre con u ria velocità gi ..1225 pi,ed i , al secondo (373in, 38), fece un'jmpron ta di,51uasi due poll ici di profondità, una ch~avarda f,u rott,a , e _un\ltra Ji guasta. Qualehe placca si curvò e q U\l.lçhe altra. fu . I smossa leggiermente fuori posto, ma ne~sun g uasto rilevante.

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Nesirnna corazza fino ad ora. !~a presentata tanta1 res istenza, e però dal.la sol.a esperienza sopra citat,a si vede cbiaràrneote: che 'a d ~ ~a dista~za rnagg'ior e,;d i . 200 yards ( 182m,8o) , rjesce diflicil,is~i.mo _jL potei:, d~mol ire una eorazza di tal forza, Le chiavardeI rottet '. da ' qualche proietto si possono riU)ettere in brevissi mo tempo nel corso élelÌa n?tte succés,s i va; il _g uasto P\'0· dotto nella terra del coper to, non che .in q uella dei merl~ni e delle .s carpe laterali, si p~ò . sempre. ~/p~'r are nel corso t!el1'1stessa notte i . dappoicbè l'esperienza h i1 pienamente conferniato, ch e ogqi CJU[tl volt~,1Si l è c~·r cato di rovipare coi proietti ~1,na scar:pa i o terra; ,pçin si è ottenuto. che eff~tto insigni lj.can,t e., Il r 1ipar,~re i guasti prodotti-d~llr artiglierje qelle opere in , tena è un'oper ~zione seniplice e nel rnede1~imo t,t11n_po, IJ;1,0lto fac ile, e gl i as.sed i dì Si] i~tria, Kars, Sebastopoli e Diippel hanno perfettam,ente,, provato,, che nel corso ,-jt,'lla nnt1r si p:)ss~rw · r imettere ne l prii-:tino s tato le ~

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IL FERRO 38 scarpe guaste dall'effetto dai proietti di ur,a o più giornate di fuoco. Rimane ancora un'ultima obbiezione, cioè se le catene adoperate per mantenere la corazza sempre aderente alla muratura o ai sostegni in ferro, offrono quella resistenza e sicurezza di cui è formata la 0Ora~za stessa. Ma questa osservazion e percle tutta la sua importanza, qualora si voglia por mente all'esperienze fatte nei poligoni inglesi nel maggio del 1861 (1), dalle quali si rileva che una muratura è protetta convenevolmente contro gli effetti dei vecchi cannoni di breccia eia lastre d i polli ci 3 112 di spessezza , e che con placche di 5 pollici resiste al cannone rigato da 100, ed a quello liscio da 68. Risulta inoltre da' tutti gli esperimenti, che le chiavarde hanno pieoament<· corrisposto al loro scopo. Ciasèuna delle lastre adoperate nella corazza avendo le dimew;iuni di r,w ,40 di l uughezza per 0"' ,70 di larghezz;,,, con un'aitezza di 0"', 12, ne consegue che se sono di ferro fuso debbono ,avere in media il peso di 3~H chilogrammi, e se sono di ferro forgiato, quello di chilogr. 350, c~msiderando il peso specifico del ferro della corazza eguale a quello fo rgiato in barre. Oltre di queste traverse o blinde corazzate, sui rampari di una piaz'za, e propriamente alquanto p iù indietro della gola dei bastioni, si potrebbero situare le cupole girevoli del capitano Coles o quelle proposte dal generale Caval!i, ma arrecando in q uest'uttime la modificazione di r iunire i pezzi d ue a _due. , all'estremità di un diametro, invece di porli isolati all'estremità di due diametri, l'uno perpendil;olare al-

(1) ·Se ne omrnette 1u descrizione per bre,itil..

Nflr.f.A FORT1t: 1c\z ro'i~ 39 l'altro. Queste cupole servirebbero da cavalieri , facendo parte n ei tem po i8tesso del trincerameut_o interno del bastione, ed offrendo tutti i vantaggi dei caval ieri, s: nza nverne i d ifetti. Ed in vero il caval ie re, isolatamente comiderato, è per se stesso un'opera utilissima, dappoichè scopre l'inimico nelle s iuuos1tà del terreno , dommando comp18tainente quello degli attacéh i, ed in fine può· battere con vantaggio le J?at . teri(-\ lontane, in ispecie se sono situate sul le al'ture circonvieine. Restringe però lo spazio innanzi alla breccia in modo da rendere 'impraticabile ogni vigorosa difesa; ed i n fine pel rilievo d i 3 a 4 metri che . per l'ord inario i?uole aver e su quello dei bastion'i, è sottoposto ai qa.nni delle prime batterie cbe sono dall'assedi a.nte stabilite nella campagna. Dajla loro alta posizione ·i cannoni della cupola dom inera.nno .perfettamente il terreno degli attacchi. battendo con colpi fì00a11ti le IJ<iLterie ùell' l:lSsedi,rnte, e cuutrnbaitendv vantaggiosamente quelle che sono situate a grande distanza. La loro azione sarà più efficace d i quella dei cavali eri iq t.erra, perchè questi non possono conte nere che pochi p ezzi allo - scoperto, e non hanno per soprassello che un !imitato campo d i tiro., mentre quelli deHa cupola, quantunque minori in numero. offriranno il grand issimo vantaggio d el corazzament0 e d i avere un campo d i t iro illimitato, e per conseguenza saranno di un'utilità. molto maggi0re. Essendo cora,uate non possono essere d istrutte cbe difficilmente nella parte superiore; e nell'inferi ore, se fosse provat? · dall'esperienza cl;l_e uno spalleggiamento in terra di 7 _o 8 metri di spessezza non fosse bastevole p er ga rantire il mu ro di lm,~O di larghezza, che garantisce il mec.~a~i.,;mo della torre, s i porrebbero nella part.e


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IL FERRO

La posizione di queste cupole essendo al.quanto più indietro della gola dei bastioni, lascia campo suffi cie_n te per .difendere energicamente le breccie, e per ord inare in modo tale il triuceramento interno, da presentare su quelle del sagliente dei fuochi convergenti. Ed ammesso ancora, che l'assediante s'impadronisca delle brecce, come potrà cqstruire l e trincee sulla loro sommità; sotto l 'azione immediata dei pezzi che nella durata dell'assedio non sono stati ridotti al silenzio? 11 Brialmont ha proposto di porre queste cupole anche sui saglienti dei rivellini; ove la loro presenza presenta grandi vantaggi, ma ancora dei difetti . La loro ylevazione sui terreno degli attacchi essendo poco sensibile, difficilmente possono agire con gra-nde efficacia contro le batterie lontane · dell' attacco ; la loro azione non comincia· ad esc;ere valevole, se non quando il nemico è alla secqnda par allela; assicurano una piazza da un coronamefito a viva forza, rendono difficilissimo e peri.coloso il cammino delle zappe nemiche sullo spalto, quasi impossibile Ja costruzione dei cavalieri di trincea, e del coronamento dello spalto avanti il rivellino, e finalmente aumentano di molto il valore difensivo del rivellino istesso~ poichè l'asse• diant~ non potrebb_e °:1antenervisi sè non dopo di avere espugnate le cupole. Ma allorchè l'aggresson· si ~ reso p?,dr,o ne di es§e, avrà una potente batteria da rivolger e contro l'assf;)diatq stesso; il ridotto .del rivellino n on 'pòtrà più sostenersi, quelli del!~ piazze d'armi saglienti saranno distrutti, e così l'assediante potrà impadronirsi d\'lJle piaize, d'armi saglienti, ed operarvi la sua discesa, senza timore alcuno' di esser.e

·41 mole$tato ; ed i n fine -agirà -sune 'd ifesa dei bastiorli , r id ucendoli io Lma condi,zi<?ne poco atta 'ad essere tenuti . Si dice che può ovviarsi a queste ù1convenieute, facen dole saltare in aria allorchè ti nemico è prossimo ad GCCuparlo. Ma l'assediante allorchè giunge sullo spalto, e si è accertato di non .poter ridùr.re facilmente al silenzio con le sue •batterie queste cupole, cercherà di farle tacer.e aon -\,a ,ni'i:na, spingendo il proprio Ìninator.e fin s0tto il rivellino . Allora l'a.ssedia.to per non rendere e1ìmera 1a ,b on tà. della sua po.izio1-ie, d ovr1il necessariamente oppoT-si con tutte le s ue fdrze; ·e vetluto che il ,nemi~o è g,il!lnto quasi fin sotto il rivellino, farà saltare •i n aria la cupola. Avuto però riguardo 1 alla qu antità di fabbrica da disttuggere , n onché alla massa d i ferro -da smuovere, dovrà ·impiegarsi u na , g rande quantità di polvere, e ,perciò l'assediato nel dar,1e fuoco , ve~rò, egli -stesso ad aprire una largtt breccia wl,J'a,~sediante, il quale senza perèlersi in uu inutile coronamento·, •pra1ticherà la sola d iscesa b lindata, e quindi monterà. all'assaltcJ, risparmiando tem'po ed, uomini. Se poi l'assediato non vuole aprite da se st,esso la broocia, si hmiterà a contra·stare il passo al minatore nemic0; e quMJdo questo per riiezzo di gallerie ascendenti si acoe-rierà che al dis'Otto della CU · pola non vi è alcun forneHo, cercherà: di· sl'o ggiare l' inir;nico con un semplice fu'macchi·o, o aprirà la breccia con la mina, ed in ambedue i casi t'assediato sl·ogg-èrà sempre dal s'agli~nte, esse ndo sicuro che il nemico, u·· apri.rà la brec<iia é~o una mina o agirà con un fu. macchio. Se~ue da ciò che qu.este cupo)e danno un sedeihìl e aumento al valore difensivo di un rivellino, ma obNELLA · FORl' IFIC.\ZIONE

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esterna di questo muro delle placche di 7 o ,8 c,entimetri.

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TL ~~ERRO

:fELLA F(JRTI FICAZ!ON!.:

hligano l'assediato a sostenere forzosamente sui saglienti delle mezzelune u'ba guerra sotterranea molto attiva, che non sempre una piazza è al caso di fare. A dir breve, lo costringono negli ultimi momenti o a saperle distruggere, oppure a guastarne completamente i l meccanismo. L'Americano Teod~ro Timby, propostosi il problema di defehdere la rada di New-York con torri girevoli cora·zzate, ne ha ideata una., che chiar.na torre revolver. La è una torre a vari piani con le pareti corazzate, clrn contiene 60 cannoni: Una macchina a vapore, sita al disotto di essa, imprime il movimento di rotazione al sistema. Ai cannoni è comunicato il fuoco mercé l'elettricità nel momento· in cui giungono sulla linea dì mira, stabili,ta primà dal comandante della batteria. Me rcè questo meccanismo la torre può lanciare per più ore di seguito una gré;lnde quantità di proietti sempre all'istesso sito. L'idea eri il modo con che è sfata attuata merita ogni elogio, ma come macchina da adoperarsi in un assedio offre troppe complicazioni. Bisognerà sempre aver pronte le macchine e le , pile per essere in condizione di rispondere ad ogni occasione alle batterie dell'attacco; offre l'inconveniente inerente alle torri, cioè di~essere troppo sonore, ,e l 'altro dj dar facoltà al comandante della batteria di poter puntare con più comodità ed aggiustatezza; ed in fine, se per un caso qualsiasi venisse a rompersi qualche ingranaggio del meccan ismo, che la macchina a vapore non fosse più nello stato di fonzionarè. la torre , resterebbe condannata all'immobilità. Giové1 sperare per altro nell'inter.esse della difesa che, molti di questi svantaggi vengano a scomparire, affinché con un mezzo di offesa così potente si• po te~sero in

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cevto modo pareggiare le condizioni dell'attacco e della difesa. Pel rimanente, comunque possa adoperarsi il ferro . per guarentire ed aumentare il valore difensivo delle . batterie, ed ih particolare delle fiancheggianti, ch e hanno in ogni fort ificazione un'importanza capital0, queste non pertanto non si possono reputare indestruttibili. Arrecheranno una maggior moleetia all'assediante, ritarderanno la marcia all'aggressore," tna pur finiranno per essere d istrutte. Si è raggiunto lo scopo di contrastare all'inimico gli svantaggi de lla difesa lontana, ma nulla si è fatto per progredire _in quelli della <iifesa vicina; è ciò perchè al problema di aver un utile e perfetto fiancheggiarn~nto fin~ all'e1 stremo mome nto, si connette la questione dei 1:1ve• stimenti che garantiscono l'esistenza delle batterie, cause di vive discussioni tra le varie scuole d i fortificazione, siffatta. questione non ò ,ancora be:o definita nè sciolta, sia per la grande discrepa11za fra Le scuole stesse, sia per gli esempi che la fortifica~ionP cj porge, e che 0ggi non sono p iù valevolL Dap• poich è , se per l'addietro le sca,rpe rivestite cli una piazza hanno oppo,,to una b uona resist~nza, e sono rimaste intatte finò •al mom ento · del coronamento dello spalto, questo vantaggio non devesi attribuire ad a l tro che al piccolo progresso che avevano fallo le artiglierie in quei tempi . Ma oggi che q·uesti vanno sempre più perfozionandosi, le scarpe di mur.a tura cli una piazza offrono un va.lor difensivo piuttosto inimaginario che r eale, perchè q uantunque fossero na • scoste alle batterie lontane dello assediante, pure questi può battere in breccia fin dal principio del-· l'assedio, e scemare fin dai primi momenti la resi-


44 stenza della piazza , come abbiamo precede1Hemenie detto, un pezzo da 40 F. R., tirando alla distanza -di 320~ rn·etri contro il rivestimento della scarpa di un bas~1one del fronte moderno, e venendo a cadere il proietto sotto un angolo di 17°, colpisce un rivesti~ento ad un'altezza mino1·e, d i 2 metri. Gli esperirne.nti fatti nel 1824 a Wolwich, e nel 1856 a Coblenc~ con cannoni lisci, nel 1860 a Juliers, nel 1~62 a Verona e_nel_ 1863 al forte Liodot alla Rochelle con cannoni rigati; confermano_i l nostro asserto. Quali sono dunque 1 vantaggi che offrono questi rivestimenti, quando possono essere battuti in breccia alla enorme distanza 320~ metri? ed anche maggiore, poiché nel mese di lugl10 del 1864 si apriva breccia alla distanza di 3500 metri nel forte Ceno presso La:veno sul La.o-o 0 Maggiore (1).

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Si dice che le scarpe rivestite .garantisc~no le piazze dalle sorprese. Ma q uest~ oggi si vanno rendendo ~empre più rare e di ùn esito incerto ; e non si sor-. ~ffencle una. piazza con ~'i?tessa facilità con cui può sorprendersi un corpo dt truppa che stia in campa:gna.

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Perchè le sorprese po'ssaÒ'o avere un e·s ito favorevole contro una piazza, fa d'uopo che pochissimi siano g l~ ostacoli da superare, clìe la gU~rnig,ione sia neglrgente nel servizio o che sia troppo scarsa che la u_a~ùra de~ fossati. re~da la piazza dappertutto' acces·1 : b1le, che non VI SJaUO fuochi fiànchèggianti ed hu~ che non vi sia ne~sun ordine di servizio e nessunà disposizione emanata per il caso di simili attacchi .

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_(l) Vecli_ Giorn,a./e d'm·tiplùwia, auuQ 1865, parte n, puntata 4• pag. 135 e 186. '

~h.J.L A P'OnT,JJ'ICAZIOt-E: 45 Senza _queste cond izinpi, l' assediat,o avrà .tutto il t empo di orcÌiriarsi e di portarsi sui rampari, qm111do, pure sì accorgesse dell'assalto nel momento che il nem ico è n ili s'uoi fossati. Se gli alti rivestimenti g;irantiscon o le p1az_ze dagli at~a.cchi di viva forza, perché molte di esse, qùa ntunque perfettamente rivestite, l"OrJo state prese a. qnal modo? Non è l'.altezza dei rivesti111 enLi 1,;he. gai-a.11t iscono le piazze:· è il fuocQ d i fiancheggiàrnen to ch e resping'e le col~ nne d'assalto, Du~que tànto vale aYer e <folle scarpe. in muratura quanto in terrc1; _perché qualora vi sia il fiancheggiamento e le batterie destina1e a spazzare i fossati- non sieo~) distrutte., qualunque attacco di viva forza o cli rnrpresa sarà sempre respinto dri'i fuochi fiancheggianti . Ma al lorquando il. nemico è . ,u:riv,LtO a costruire le s ue prime batterie, come si è fatco osservare precedentemente, aprirà in breccia il Pi1estimento; Fi se questo siasi conservato intatto tino ,i, qua n do l'assedjaote èLvrà L;osln1i le le sue ha.Lt erie di bre1,;cia, esse faranno, in breve tempo , larghe e praticabili breccie nelle scarpe rivestite. In effetti ., nel 18::l4 si è aperta a Metz una breccia praticabi le · di 20 metri di larghezza in sei ore, con 400 col pi da ) 6 è 14. A J uliers nel 1860, in minor tempo ,. si son formate brecce più larghe con cannoni rigati da. lo a 24 . . Le CSJ\erienze di breceia fatte a Bapaume nel 1847 hanrn, provato, che con 4 cannoni da campagna · da .l1, ili pu'ò fare in 4 ore e 10 minuti una breccia. praticabih'l di 16 metri in un rivestimento ordinario dell'altezza di 8 me}ri., A Julie.rs· n el 1860 si è fatta breccia (;on canuoni rigat.i da 6 nelle scarpe· distar.:cate, di 5 JJiedi di spessezza e d i buo a fabbrica. AlÌ'i~contro se le scarpe in ~rnratura saran·n,u. s osLi, tuite a quelle in \terra, è molto incerto che i p·roieLti


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tL FE:R/10

delle batterie di breccia giungano a fare un'apertura 1i cosi facile accesso, come quel la che si ha quando le s0arpe sono r ivestite. Scaglia0<losi proietti pieni, n ~n si produrrà alt.ro- effetto che aprir e dei fori, comprimendo maggiorm ente una certa quantità di terra; e però bisognerà adoperare proietti espl usivi. Nel Belgio si è constatato nel 1862 che i l ca nnone da 24 r igato, iirarido con la cnr:ica. d i 2 chilogrammi e 4 grammi all'iste,:;sa distanza delle batterie di breccia, ha _fatto immergere il suo proietto di- 4m,20. t-:el poligono di Lombardore nel settembre del 1864, tirando con pezzi da 40 F . R. a d ifferenti distante non m inori di 300 metri, J?OD si è avuta una pe netrazione inferiore di 3 m e tri,~ed 300 m etri col pE·zzo da 5 113 una penetrazione_ di ;2m,90. Ammettiamo che ciascun proietto portasse una carica di 3 ch ilogramm i di polvere, nello scoppi11re entro la terra ne smuoverà una quantit à corrispondente a 3 metri cubi, quando non abbia a vincere la coesione del ferro; ma a misura ebe le terre di qoesta sr:arpa v11nno perdendo la forza di e;oesione che prima le ratteneva, i proietti trovando una ri~s istenza m inore s'immer ger anno più . addentro. Suppommdo che questa scarpa per una cer ta l unghezià sia stata ccimpletameìlte smossa, poichè l'angolo sot.Lu il quale s i d ispongo no le terre non è mai m aggiore dì 45°, è chia r o che n on n e cadrà n el fosso che una piccolissiQ1a quantità; e se a l d isotto di queste scarpe vi fosse u n r ivestimento in muratura, la terra caduta nel fosrn, - disp onendosi c_o n tro di esso, former à una scarpa, che sarà ben più r ipida e più difficile a montar €, che non ,è quella che s i forma, quan do vi è il ,r ivestimento in muratura.

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Il maresciallo di S anxe (J) nelle sue M'emorìe , pagina 219, dice: « Essere assolutamente impossibile di ~ fare breccia ne lle scarpe di terra, e che dall'altra • parte è difficile di scalare e sorprendere dell e c,pere • aventi di tali scarpe , e mas.,sim<1mente a llorché su lla , berrna vi sono delle palizzate. • Sullo stesso soggetto il Caroot così si esprime ( Dé-_ fences des places fortes, troisième édition, Paris, 181'.l, pag. 487): • En effet la brèche étan t faite à la con• , tregarde; puisqu'il y a par clerrièr e u n bon retran' ,chement, on sera forcé de donner l'assaut; mais le « parapet n'est point tombé dans le fossé avec l'escarpe , cornme da ns le systérne ordinaire, la brèche qui se , met ordinairemlent sous une rampe très-duuce par , qnelques volées de canon , restera k i , quuiqn'on • fasse, de 36 pieds de ha.uteur sous le ta.lus nature! , df>.,- terres ., trop roide pour qu'on poisse y mont.er . . , en colonne. Il. faudra clone que l'ass1ége<1nt y gravisse • en desordre, etc. • Ed il Fallot (Cours d'art mil-ilaire, ci nq uièrne partie, · deuxième é dition, Bruxe lles, 1857, pag. 315): • Quel« ques ingé nieurs. presc r ivent aussi de- labourer · le q t,alus extérieur de_projectiles pour Ì 'adoucir; cepen• dant , I-Ì le rel ief est grand .,- ceci nous parait peu • praticable; car la terre ne s'éboulera pas en quan,, tité suffisante pour constituer une rampe de bas eu ( haut, et il se forrnera,. un e q uantité 'de petits esca.r' pements qui rendront l'es<'alade encore plus difficile ~ qu'auparavant. Mèrne dans le cas des terres fortes, ~ dont le talu-s extérieur est t.rop .ra.ide pour ètre • gravi, nous 0royons le m·oyen peu efficace, car Ics

.

(1) Brialmont.


JL FERRO Nl!: ~LA MRTil" ICAZI01'E

• t,erres coupées se, soutiendro nt pendant les-premiers • j ourn sur. un talus p)us raide que lew.r -ta.\us nature!, • .et, d is !orsi la diffioulté a ugmente au lieu de dimì• 11ner. li nous semble plus simple de recourir alors à • la ,mine, q u'on peut ouvrir ·promptemert dans ]es • terres, des qn'on a traversé -l e fossé, et dont !'e~• tonnofr est très,-fa11:orable à •l'ét.ablissement d'un lo• gement su r l' ouvrage atta€fué. , non questo non inteN<Iliai:no gìà,; di abolire compie-· ta ment e le · scar pe r ivestite,, perohè qua.l@ra ~a mura ~ tura nou p0ssa esse-re colpita .dalle •ar-tiglierie, accresce la .sicurezza . che offrono, le ·scarpe,, in terr& è pert> -i rivesti mf'nti , debbono essere in terra, fin' dove possono essere col piti dai proietti nemici, fa cemGlo sempr e tesoro dei dati plìi rn itivi dalla esperie nza., Le opere .attuali dell'istess0 , profil'o del fronte 1110-derno si posson0 ridurre , soslitu endo le scarpe in , terra ,alle ,sca rp~ ri vest.ite, - fì no a11'altez7,a' di J 1n ,fiO da 1 fon do del fosso, ed aumentando l'altezza dell a mura tura, ,col profondare il fosso anche 0i ·1m,50.1Il piano di::l Jo$sato de-ve. poi rliv idersi in, -due parti\ cioè • la metà,. .ade,rente al la ~con troscarpa -dev-e· •r1rnarwre alla stess,G1,;..~ltez.z11.i, e J:altra metà dev'.essere, più bassa,· di Jm_,50, acoordanrlo fra loro -questi, due , piavii , con una scari:wp dì 45; ..

C. L. M. Capitano nol Genio.

(Continua)

NOTIZIE SUGLI

O R GA N I I T A L I A N I

(l )

Gli M'ganil Ma è argomento cotesto adatto ad un g iornale militare? Signori sì ; chè io non voglio g ià. parlarvi di quegli strumenti armouici che senz'amore e senza odio, senza merito e senza colpa hanno fatto· l'accompagnamento a quello sterminato numero di. Te Deum che sono stati cantati finora (e si canteranno sino a Dio sa quando) a far fest~ tanto per chi saJi, quanto per chi scese, o per render grazie al Cielo dopo una di quelle carnifici u e · fortunate che si chiamano vittorie. Io vo' parlare di quelle macchine da guerra (1) Queste notizie furono scritte nel febbraio, ma per a bboudan~a di materie se ne ritardò fino ad ora la pubblicazione. ANNO

x, vol.

1. -

4.


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GLI O.!H1,,:--l

ITAUANl

che per una, certa rassomiglianza coi mentovati strumenti in Italìa, dove furono per la prima volta fàbbricate, si nominarono ORGANI, perchè nel nome portassero la loro fede di nascita. Ora cotesti strumenti si chiamano macchine infernali; nome che conviene loro soltanto quà.ndo servano a consumare un assassi nio, giammai qua.udo siano destinati alla guerra; che in titl caso i cannoni e le g1·anale, per tacere di tutte altre armi, dovrebbero pure appellarsi macchine e proietti infernali. I Francesi li d issero Ribaude,quins, ed aveano di più dei nostri organi qualch!:; arrna inastata e da taglio che si poneva nella parte anteriore o nei fianchi di essi. Ma cosa erano mai 'cotesti orgami? IL nome lo dìce chiaramente. Erano macchine guerresche che portavano, disposte sur uno o più piani o riunite come in un fascio., un certo numero di bombardelle, o di cannoncini, o dì schioppetti o di schioppi , o di archìbusì o di spingarde, di canne insomma le quali _tutte in un punto traevano tante pallotfole di ferro o di piombo quante i:irano esse siffattamente riunite. Dall'accennata disposizione delle canne .consegue che si dovessero queste caricare per la ,culatta negli organi, ed indispensabilmente poi nei ribadocchini, causa quelle armi da punta sporgenti nella loro parte anteriore. Queste macchine erano acconciate sopra a carrette, con due, e forse anche con qu~.ttro ruote, a timone od il stanghe, q uand<i _d oveano servire di artiglierie da campàgna ; ,) veniv;1no poste su cavalletti quando erano destinate a..lla d ifesa di un ponte, di una porta o d i un passaggio negli antichi castelli e nelle fortezze. Le canne, qualunque fosse lr\ forma. <lella 1nftccbina, erano ·disposte su raggi ad a ngoli ta li da potere alla distanza della

portata loro_ ordinaria abbracciare la maggiore luu-. ghezza possibile del bersaglio in ragionei del numero dBBe canne stesse. Cosi, almeno, i ordinata quella che ho avùto campo di poter esaminare, ed istessame'nte credo jo, debbono essere state foggiate quelle che ci sono rìèordate dagli storici, delle quali verrò a parlare. Dissi che l'organo è invenzione italiana ; e poicbè per solito io non assevero cosa della quale non abbia documenti alla manp, così incomincio subito a parlare del più vecchio, e del primo cbe finora si conosca. • Poscia ordinò (iJlesser Antonio della Scala) ·tre carrette le quali ciascuna erano armate a tre sola_ri uno sopra l'altro. EJra ciascuno dei solari posto in quadro, . e per ciascun quadro erano xn bombarde fitte fortissime , delle quali ciascuna gittava una pietra (cioè ' una palla), grande come un ovo di gallina, sicchè per ciascun solaro li era XLv1i1 bombarde. Su le dette car rette per ciascuna stavano tre huomini, l' uno aveva a trarre le dette born barde per forza , le quali tutte gittavano nel metter fuoco in un tmtto , poscia per artificio composto voltava il detto so]aro cioè in volta, e quella tratta voltava verso li altri due suoi com " faccia; e così pagni; poscia lui andava a trarre l' altra per lo simile faceva dì tutte. Dappoi tratto tu tte le quattro facciate dello solaro salìa più alto a l secondo con li compagni d i sotto, dove .,erano. le bombarde tratte quelle caricava, e così andava. facendo fino al terzo solaro. E per ciascuna delle dette carrette erano quattro grandi corsieri grossi coperti tutti di cuoio cotto, e sopra. quello aveva.no le barde d'acciaio, e sopra ciascuno destriero era un gentile scudiero tutto armato; con una mano aveva a reggere il freno, con •


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GLI ORGANI

l'altra si aveva a difendere con una acetta; et a quelli era commesso che quando vi fossero delle schiere dei loro nemici fossero fatte, i predetti con le tre carrette si doveano cacciar nelle schiere dei loro nemici, e far trarre le dette bombarde ,. che er&.no sempre ad un tratto; e questo facevano per rompere, e dividere le · schiere carraresi, e per poter pigliare le bandiere • ( I). Queste carrette, od ORGANI, d i 144 bombardelle ciascuna , furono àdoperate nella battaglia tra messer Antonio della Scala, signore di Verona e messer Francesco Novello, figlio di Francesco il Vecchio, signore di Padova, che avvenne il 25 g iugno 1386 alle Bren telle con- la piena sconfitta del pri mo; il quale vi perdette i tre organi, uomini d'arme e soldati da piè fat.t.i prigionieri, carri con ponti, viveri, bombarde grosse e piccole in buon · numero, lasciando inoltre sul campo e nella fossa 'iOO morti delle sue milizie. Coteste macchine, avvegnctccLè iuventate nel 1386 nulladim eno. rivelano, m i sembra, molto sapere nello inventore, che fu lo stesso Scaligero , pel modo ingegnoso col quale furono cosfruite. Si puole dire anzi che io Scaligero abbia incominciato dove gl'inventori del secolo xrx non sono per anco giunti. In .questi 0t·gani è la prima idea delle armi a rotazione, che dopo . qualche secolo si tradusse nelle armi manesche, cioè nello schioppo e m~lla pistola girevoli. Anche la città diJ3ologna av:eva alcuna di tali macch ine nella Monizione del com u ne sin dal 1397. In fatti nell' inventario di quell 'an no (2) trovo che nella ~ stantia curtis in domo inferiori et •terrena , erano tra le altre anni à a fuoco , q-uatuo-r sclopos pizolos in uno lelerio (:!) ; ·unwm teleri-um cwn duobus canonis; 1:mur,~ teie1·ium cum duobus sclopis; , i quali ultùnj__ non

!TAU~Kl

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avendo l'aggettivo pizolis, credo siano stati due m·chibusoni. Un M'gano di grandi dimensioni era quella bombarda, che ricorda il Gataro sopr~mentovato, adoperata dai Padovani nel combattimento del 26 luglio 1404, e postata , appresso il Ponte del Serragl io. .. . .. che aveva sette bocche, che tra.eva 2) pietre per volta, e traeva di · lunghezza oltre misura, (4). Date pure que l nome che p iù vi piaccia a qu esta artiglieria , essM sarà sempre un organo. Il duca di Savoia Amedeo VIII aveva egli pure i suoi organi, chiamati però alla francese ribadocchirn'. In un inventario , -conservato nell'archivi o del r egno, « de rebus ·et.I artillerijs Illustrissimi Dom ini nostri Sabaudie ducis consig natum per Petrum Massuerum nobili Petro Bertoldani castellano y pporegie • , e fatto il 5 dicembre del 1426, si leggono le notizie se g uenti: « Item patronum (5) vnum vnius Rebaudechin:f r eportato de flandria cu m ,equo et tota fusta et fusta Rebaudechinj cum duobus canonibus eiusdem . • Item vnum g rossum Rebaudechimtrn reportato de Sabaudia totum garnitum Cavigijs et qitatUOt' cano.. nibu,s EX (6) duabus bonbardellis exclusis rotis q ue non sunt garnito (sic) etiam cum vna sp0rra hente.riori de nemore cum nouem butis ferri ad recumtrendum (?). < Item tres Rebaudechinos cum tribus temonis n e• moris et tribus magni8 cauigijs fer-ri et septem paruis cauigijs cauigiàtis factis in y poregia cu m tribus , alij_s ~auigijs nouis: « Item mantellos q uatuor duplices nemoris pro Rebaudechinis. 0


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lTAl.lA NI

GLI ORGANI

Item tr_es sperras nemoris cum butis seu pos ferrj. • Item bastonos (7) quinquaginta ferri pro po11endos ad Rebaudechinos emptis (sic) a petro de sereno quorum vnum est fratum (fm·ctum) • . E p:ù innanzi, in un altro inventario che fa seguito al mentovato, trovo le seguenti notizie : < Item Rebaudechinos. x ij. cum eorum rastellis ferra t.is et mantellis . e Item rotas duas pro Rebaudeahinis non ferratas. , Nè finiscono qui coteste macchine da guerra, e la preziosa memoria del ca v. Cibrario , sulle a1·tiglierie dal MCCC al ilfDCC, mi dà modo di ricordarne altre. <1 Nel 1468 Filippo di Savoia, con te di Baugè, cht• poi fu duca, ebbe in prestito dal conte di Gruyeres .. . due organi di quattro canne che Nicodo di VillettP · maestro delle artiglierie andò a cercare a Friboroo 0 nel mese d i febbraio , (8). e Fece inoltre g ittare (a Borgo in Bressa) dieci organi, di varie grandezze,. I fonditori (qi qtieste e di altre artiglierie) furono Angelino degli Organi (de cimbalis), così chiamato dalla sua perizia nel gittare t~l sorta di canne , percliè il suo vero nome era Polet · G~ovanni Polet suo fratello, Iacopo Tonnerr e e Petn.- '. mando di Friborgo • (9). A queste notizie posso aggiungerne un'altra, cbt: traggo dall'inventario , rerum redditarum per nobilern Nicodum de Villeta (lo stesso nominato dal ch iaris~im1J Cibrario) capitaneum pontisyndis ... die vltima octobri'> anno Domini millio mJe lxvuJ •, ed é la seguente: • Item duos chiualetos des orgues nemoris de pu blor. quos construi fecit de nouo , (10). Dal fin qui deUo mi pare che si possa coucludere <

XXV]

I

che o,•gani e 1·ibadocchini erano quasi una stessa cosa . Perciò non posso accord~re che • erano varietà di ribadocchini quei carri a tre solai con picciole artig lierie a c iascun piano, usate dagli S caligeri contro al signor: di Carrara nel 13.S7, (11) . In vece parreb be piuttosto che il R:ibadocchino fosse una varietà dcll'orga.,'.io. Iu fatto cosa. era un 01·gano ? • 01·yano (scriYe il chiarissi mo Cibrario, p. 45) si chiamava nna macchina composta di p iù canne accostate e sovrapposte e strettamente unite sopra una tr1vola, e serviva a spazzai' ponti, anditi, breccie, porte ed altri luoghi angusti , . Ma servi va anch e per portarsi in campo, percbè coteste canne o bombardelle eran fissate s ur un telail1 o letto che aveva ruote a mo' di carro, e percbè gl i organi o carret te che fe1.:e costruire lo Sca ligero dovevano adoperarsi • pe1· rompere e dividere /,e schiere carra.,·esi, e per poter pigliare le loro bandiere , . Dunque non • piglia iogauno il principe Bonaparte, dove a pag . _52 con fonde gli organi coi ribaHdechini •. Percbè, se < l'o,·gano era formato di pi ù canne unile che s'accendono a uu colpo solo• , ed t i t·ibaudechini eran c:arri guarniti di ferri acuti che s'armavano d'un maggiore o minor numero di bocche da fuoco a piacimento ,i , non ne consegue « che in nissun tempo poterono considerarsi come semplice cassa ~i organi • (1.2) . E qui debbo osservare che se l'armamento di questi carri era. di due generi, di armi da fuoco, cioè, e da taglio, per offendere il nemico e difendere chi govern« va le artiglierie, queste erano sempre la parte p~incipale, e le armi bianche 11011 formavano che un accessorio. Se ne vuole una prova'? si osservin0 le figure I della tavola II, e 12 della tavula III n<>l primo to mo dell19pera < Le passé et


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GLI ORGANI

ITALIAt-'I

l'avenir de l'a1·tiller'Ìe · > dall'autore portate in ap•

scrittore. Se ( .l'organo era formato da più canoe i:w-

poggio della sua opinione, e si troverà nella prima rappresentato un carro con cinque .a·rmi da ta.glio e quattro bomba1·delte, e tiella seconda un carro con unica at·ma da taglio a p.unta ed a doppia ala. uncinata e sei bombarclelte da spararsi tre alla volta; dunque 01·gano e ribadocchino sono una stessa cos~. E come venisse ,a queste rnacc~ine un tal nome ce lo dice il Fr.oissart facendo Ja de·s crizione dei ribadocchini de'quali si servirono i Gantesi nel 1382. • Il chargèrent deux cents chars de canons ........ et se mirent en ordonnarices de battaille et se quatìrent tous entre leurs 1·ibadeaux. Ces ribadeaux sont b11ouettes hautes bandées de fe·r, à longs pfrots de fe1· devant en ia pointe _que ils seulent par usage mener et brouetter avec eux, et p uis ]es arroutèrent devant leur bataille et là dedans s'encloirent • (13). Dunque da questi carri armati di lancie, che servivano come di trincierarnento all'esercito , detti ribadeau.x, venne il nome di ribaudequins ai carri egualmente muniti .di lancie e di una o più bocche da fuoco. Ma in questo caso erano veri organi senza averne il nome. Dunque ribadocchino ed 01·gano sono una medesima cosa·, e non potrà d irsi mai l'organo una varietà del ribadocchino, ma invece questo uaa varietà di quello. Ho dimpstrato, se, non m'inganno, che il ribadocch-Z:no era una varietà dell'organo italiano, ed ora mi stu dierò mostrare che il più volte lodato cav. Cibrario • non è nel vero quando dice che « era una . specie · d i organo il disco effigiato nel Valturio (intende la Macchina to_rmentaria) girante sopra un perno, ti carico di schioppetti disposti colla bocca in fuori » (pag. f'.16). E che ciò non sia, me lo prova lo stesso chiarissimo

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cosla te o sovrapposte e strclla·mente unite che s'accende·vano a 11.n colpa solo , (pag. 45); come ptiole e~se1·e un organo questa macchina cbè ha le . . . . . bombardelle disposte sni 1·aggi in un disco, e che se si traessero ad 1.m colpo solo a.mmazzerebbero nemici ed amici? Quella invece er-a un'arma. a 1·otazione le cui canne si spa-ravano successivamente (14) , e non puole scai11biarsi in un organo, nel quale le canne, o si sparassero una alla volta~ tutte d'un tratto, erano rivolte verso uno scopo solo. Tuttochè non s i-<!- mio proposito di occuparnii di queste macGhin.e che per_ quanto r iguarda_l'ltalia, pure 1.:ie accennerò, a1fche qualcuna f[ancesè d el xv secolo. E primaméotè dirò 'come nel.la Bastiglia di S. Antonio a Parigi esisteva nel 1435 (lunedì. 5 marzo) , Ung 1 cancn a s,ept troux sans chambre estaut e~ la basse co ur-t d'un. csp11n de long uu t-·llviror1 , (l5). Se U

can_none era hngo u11a sparrna, . cioè. dai 20 ai 22 ceo.timetri , senza la camera., con questa poteva id pi,ù raddoppiarsi la lunghezza: e perciò lo .estimo un or·ganelto manesco. Così, nell' inventario dell'artiglieria <.;he era nel palaz2.0 di città a Parigi, il 1505, trovo le ' seguenti notizie: • Item deu~ coullevrioes de fer affusiées ensamble de xxx11 poulces de long uog de calibre san_s cham bres marquées à del!_x: oéhes. , item deux serpentines de fer affusi.ées ensambl H de la diete long ueur et du dict. ca libre marqu~e;; à trois oches garoiz de charnbres, etc. • Item deu.x serpe::ntines de fer affustées ensam ble de xxx pieds (impossibile_, deve dire poulces), de long et d'ung poulce de cali.bre garnies de ohambres, etc.


G LI ORGANI

ITALIA NI

• Item serpentin.es de fer affustées ensamble de

la diete longueur et calibre garnies de trois -cbam. bres, etc. • (16). Queste serpentine e colubrine incassate due a due erano organi a due canne che po;tavano palla di piombo di oltre a 100 grammi, e corrispondeano allt> oos~re spi-ngarde od archibusoni da posta . Ma ;itorniamo all'Italia. LA MPO BIRAGO nel suo Strategicon adversus Turcos scritto nel l 4f>4'; del quale il cav. Carlo Pr~mis, pel primo, ha pubblicato qualche brano nella sua dotta illustrazione dell'opera di Francesco di Giorgio Martini; fa menzione· di un'artiglieria che non è, altro che un· organo. Perché il lettore possa giudicare se io mi app.ongo, riporto il testo del Birago e la traduzione del ]?romis (17). con le parole che questi premette alla citazione: « Per41ia carica di pietre minute vedasi una notizia a!l'articòio x11: qui darò le parole colle quali nel 1454 notava Lampo Birago come cosa non nuova un'usanz~ che più volte proposta nel secolo passato e nel corrente fu considerata come invenzione , . • Fiunt item bombardae Fannosi · anche certe quaedam qui bus pondus di- bombarde delle quali la cavidatur in plures pilas se- rica resti divisa in parecgregatas et inclusas casulis: chie palle segregate e rinfabricatis intus in cavernis chiuse in caselle o earbombardarum . eo artificio tocci (18) ricavati di deutro · ut quattenus eas velis sin- alla cavità delle bombarde guli~ èmissionibus iaciailt>. con tale arte che ad ogni scarica ne siano lanciate quante ne vorrai » . Insomma, questa bombarda non era altro che una arma a più bocche della stessa $pecie di quella che Q

I

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aveva.no i Padovani, nel 1404, appresso al ponte del Serraglio, e di altre che mi occorrerà di rammentare più innanzi. ' Ora verrò a narrare delle carrette od organi del ducai di Milario. E primieramente riporto· un prezioso doeurnento che ho trascritto nell'archivio di S. Fedele in Milano (Hl) da una carta sciolta, il quale, p~r altre memorie cui questa ha relazione , pos.;;o assicurare che sia del 1476, e dice nè più nè meno che quanto segue: , primo Carrete quatro con dece sp'ingardelle per ca.duna poste nelli soy cepi con vria capseta atacat.a a ·caduna de diete Carrete con le soe chiauè et sono per portare entro le1 ballate ma gli. sono entro vno martello et vno cornexellq. da mexura de poluere p<>r caduna , Item Bacheta vna per caduna carretév; da caricare ballote • Item Collane 4 fornite de cio che li bi$ogna per li caualli cioe vna per caduna carreta • ( llem Ballate 400 per diete spingardelle . , Item Paro vno de forme da fare ballote per dicJ;e spingardelle • Il documento non puole essere più chiaro ed esplicito . Qui non si tratta di macchine da fiiìsarsi in un posto qualunque a difesa di esso, ma inveèe di veri organi portatili o mobili , composti di dieci spingard,,zte (armi di canna non molto lunga e di boccatura da once l 112 a 3). caricantisi per la bocca con ballo te (pallottole) di pio_mbo (ne aveano 10 per ogni cànnaJ, ed acconciate su carrette fornite della Ca$Setti,1 (cofano) per le rispettive munizioni, e trainate ciascuna da un cavallo. Dunque, eran macchine con minuta.


6,0

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!TALI.I Nl

GLI QRG .r nl

- artiglieria da campagna , come quelle carrette dello Scaligero che più innanzi ho rammentate. Da una • lista dela Bombarda galiazioa che sa ad fare in genòa con le sue cose necessarie per uxo de quella », traggo la seguente notizia: , llem ORGANE'rTr 6 con ballotte 200 per caduno et pnra 2 de forme , Item TASCHE; 12 de coy1·0 (20) per le decte 6 spingarde (sono nominate prima n el documento): et per li decti 6 organetti » (21). Ecco in questa lista, che è del 3 luglio 1477, nominati gli organetti, che io s uppongo fossero formati con canne di schioppetto, e credo certamente (non vi è motto di bacchette) car.icantisi per la culatta, ed ognuno di 20 canne (avean 200 ballate) , e con fo tasche ·di cuoio per tenervi le cartucce, e le forme per gittare le pallottole quando fossero consumate quelle della unitavi provvisione. Ed anche questi organetti doveauo seguire l'esercito al campo, perchè la galeazzina era destinata ad un'impresa (non saprei dire quale), coi:ne appà:isce chiaro dagli ordinamenti accennati nella lista che, ad esempio, sono; provvedere • la cordaria per el trare dela bombarda con li bouy ; Zaponi et pichi da giara (ghiaia) in numero 10 ; . __ . __ guasta~ dori 100, li quali guastadori habiano a venire li doi parte desi con le sappe et lo resto con badili et caduoo de loro portano el suo falzone; ecc. , Anche in un altro inventario, fatto il 15 agosto del 1483, per la consegna di tutto· ciò che esisteva nel castello di S . Antonino di Piacem.a, al nuovo castellano, in esec.uzione dellé lettere ducali (cioè del duca di Milano), trovo registrato : < lt. BALLOTE da organeii sexceuto

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• Jt. ORGANETI VJ <le ferro ) . E questi organetti è certo che si componevano di 10 canoe ognuno, perchè, come abbiamo veduto innanzi, 'Si .usava dare 10 ballote di munizionamento per ogni canna. Le canoe poi le àvrei crednte da schioppetto, se non fossi avvertito da altro documento, che a questo si riferisce, che invece erano di a1·chibugi. lnfatti in un altro inventario dello stesso castello fatto il ::l giugno 1478, per ordine di Gìo. Galeazzo Visconti ,

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I

leggo: • Ancttrnus1 siue ORGANETI sP-pti (sette) de fero , . · Dal che deduco essere , questi organetti gli stessi ripetuti nell'inventario del 148:3, meuo uno che sarà stato in quell'in\ervallo di t~mpo tasportato altrove. E volendo prendere appiglio <la ques\a notizia di fantasticare un poco sur un'altra che trovo- nei l,ib·ri delle provvisfoni della città di Vercelli dirò come mi sembri vogliasi alludere ad orga,ni di quattro o cinque cnnnc d i V11gle1'i o serpent.1:ne colle parole seguenti: « Item quod dicti ciues fieri fatiant duos VUGLA· n10s sive sERl'ENTJNAS longitudinis trium pedum cum dimidio (p_ ,i lìpran.i = ' m_ri 1,798). Et fj,anf tales vl possint proicere l1·es aut 'iìij fopldes (palle) et vnurn lractum siu,e varatonum, tot pro qualibet porta diete ciuitatis. Et muniantur <lieti Vuglarij duabus capsis (casse ossiano letti) et duabus capondinis siue wllauerinis(cfllubrine) longitu dinis sex pedum (m .'j 3,082). Et muniantur capsis necessar!js et longitu<linis . ordinande per _magistros ad hoc expertos. P.t fiant dict><' RrLilierie r]P, wpro seu bron.zio , (2~) Io non saprei rendermi ragione a ltrinieDte dellf~ parole so~,ra citate che suppon_endo q uelle artiglierie a più boccl'Ìe. Infatti, che avessero a trarre per ogni


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GLI ORGANI

l'I,AL! A~ T

colpo 3 o 4 palle ed un verrettone con. una sola canoa non è a pensarsi; tanto meno poi che avessero a sca• ricarsi 4 o 5 volte tra a palla e col verrettone- percbè sarebbe stato un munizionamento assai me~cbino , e _n on si sarebbe poi post.il. la condizione cbe . fossero costruite in modo tale da pote1· lanciare 3 o 4 palle ed un ver,,ettorie. D~nque concludo r-he cotesti vugleri, ossiano serpentine, erano organi di qtwttro o c1:nque canne. Nel documento di Piacenza è detto ARCHIBUSI siue ORGANETI, 08&Ìano organetti di canne d'archibugio; in questo vet·cellese invece si mentovano vngleri o se,1•pentine che t.ré!,ggano quattro o cinque proietti , gli effetti cioè per le cause , che io interpreto - orga.n i composti di qnattro ~ cinqu,e canne cli se1·pe-nt1ne. !\fa voglio spiegarmi più chiaramente. Nel nostro museo d·'artiglieria esiste un organo composto dì quattro canne di spingarda. Se per nominare questa macchina, dicessi - nna spingrvrrin c.he trae' quo tt1•0 p::i,llo por ogni colpo, - potrei. supporre mai che_qualcuno credeRse che le quattro palle fossero lanciate da una sola canna?" Ju fede mia non vorrei fare questo torto ad alcun,o. A prima giunta parrà un indovinello ma pensandovì sopra un istante, si capirà che dev'essere una -spingarda ·a quaUro bocche, o, ciò ch8 è lo stesso, una macchina composta di quatt!·o canne' di'. spinga1·do . Dunq ue, ripeto la conclusione, i vugleri, o se1·pent·ine, vercellesi tatti in modo che traessero quattro o cinqtt" proielti erano oi·gani composti di quattro o . cin7ue èanne di serpentine o di vugleri. Dai riportati documenti , che oltre al pregio di essere quasi tutti inediti , hanno l'altro di non pote r venire impugnati in grazia della provenie~za loro, due importantissime conclusioni si possono dedurre.

La prima: che coteste macchi.ne belliche chiamate or-· gani sono d'invenzione italiana , od almeno che la ~rima notizia che fino ad ora se ne abbia si è quel!a delle carrette c0n 144 bomhardelle inventate dallo Scaligero nel 1386. La seconda: che in .Ital ia 1rnlla seconda ' metà del secolo xrv ed in tutto il xv ne era comunissimo l'uso. E non è a dirsi che io sia andilto ricercando notizie in molti archivi italiani per m ettere insieme un paio di esempi di coteste macchine; ma invece ne ho riportati molti; uno tratto dall'opera del Muratori . uno dall'inventario della m onizione di Bologna, e gli altri dagli archivi ,d el 1.·egno in _T orino, di S. Fedele in Milano e m,u,n·icipale in Vercelli. Ora tiratelo innanzi questa disamina. , posso citare I , • altri organi italiani che trovo ri c0Tdat1 nella, • consegna cle le robe del castelo de mixocho (23) fata ne le man e ' de messer ga lia1.o et messer francesco suo fra.telo da, posbouelu fato ne le mane sue per il Cxstelano Andrea brocho et baptisia de musso , la. quale è del • 1503 adì. 12 octobre , . In questa nota tra le molte armi e munizioni son_o r egistrate le seguenti ; ,, Balote de ORGANETI et archabuxi a N° 798 . , Sopra la tore v erso m ixocho · Spingarde 3 senza caualete con le sue furohete

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et claue ( Canaleto 1 grande con le soptasc1·ipte 3 spin-

garde , (24). · . . Ed ecco qui organetti con an.:hibusi, ed organi con spingarde a munimento di una rocca. · . Potrei occuparmi anche di cotali macch ine fatte m paesi strani eri, ma di queste è stato i;rià parla.io _dagli scrittori d i quei luoghi nei quali vennero eostrmLe; e chi voglia poi avere maggiori notizie in proposito puole


GLI ORGANI

consultare il primo tomo dell'opera sovra mentovata: Ét.ndes sur, le passé et l' a.venir de l' a1·tillerie, -ed il Jlanuel historìqne de la technologie des armes à f eu di .Jforitz 1lfeyer.

La re1:mbblica veneta fa gett.are nel 1550 un cannone, da 4, a sette bocche, munito di quattro maniglie alla culatta ·per farlo girare io un cerchio d i ferro fornito di orecchioni coi quali si bilicava sulla ·Jassa. Questo cannone non era dunque un organo ma un'arma a i•ota~ione, a 1·ivoluzione, girante, girevole, che i moderni inventori, per non perdere il diritto dell'invenzione , hanno chiamato REVOLVER . Ma l:Ìan tempo a cambiare i nomi alle cose, per dar loro un'aria qi novità, ·esse rivelano sempre la loro origine, e la storia · rivendicherà cui spetta il merito dell'invenzione (25). hl.tanto è bene notare che sin dal 1550 l'Italia aveva un cannone a rotazione o revolver. Una varietà di organi era il mo1·taio da pern-iciotti. È invenzione di un 'tal Piet1·i, fiorentino, il quale nel 1663 fece esperimenti in Francia del mortaio nominato che lanciava contemporaneamente 14 proirtti vuoti. una bom 1:m, ci9è, e 13 granate poste in altrettante anime (la g rande in mezzo e le pi ccole allo i ntorno' i cui foconi comunicavano con l'anima centrale. Lv prove riuscirono a. maraviglia , ed ai" secondo c-olpu scoppiarono la bomba e 1O od 11 granate. GEROLAMO UGo sergente nella compagnia dei bon1bisti i~1 Torino ideò, nel 1763, uh mortaio a quntt?-o bocche per granate da ramparo, ed avendo fatto buon:i prova, fu il hravo sergente regalato dal re di seiccnln Ure ..Questo risult.amento ed il premio incoraggiaron<> il ·sergen_te , che nello stesso anno ideò una nuov11 ma_cchina, C'ornposta di dodici mortai per granate a mano,

65 gittata dal fonditore Bianco; ed anche questa volta 11 re cìiede un premio di bfre quattrocento all'inventor·e, e di lfre d,ugento al fonditore. Più tardi lo stesso Ugo, tenente n ei bomba,.rdieri, propose un nuovo grano del focone che fu approvato ed usato pér qualche tempo nell'!lrtiglìeria piemontese (26). Novella prova cotesta che le invenzioni non. sono una privativa degli scienziati, i quali il più delle volte sono costretti ad ammirare ed approvare quelle fatte da qualche oscuro artegiano Negl'inventari delle fortezze del Piemonte non è raro trovare rammentati gli organi. In q ue11o de1 forte di Serravalle trovo registrato qua.rito segue: « Organini' fl'.ilontatì soura suoi platò, et affus di 7 canne cad. , N. 4. « Alli organini resta -necessario da radobarsi le ru0te de rispettiui loro affus • . In uu altro inventario dello stesso forte (anno l 750~ 8 agosto) è notato: , Da ripararsi - ORGANINO da onc . 1 112 con sette canne di ferro sopra il suo platò , N. 1 , . Finalmente debbo accennare due di cotali macchine da guerra esistenti nel museo nazionale d'artiglieria di Torino delle quali una ha quattro canne di spin- . garda, e l'~ltra. diecinnove can'ne . da fncile. Le canne di $pingarda sono sovrapposte due a due ed h anno u n involucro cilindrica di bronzo, con modinatura alla. i-ua estremità, lungo mill. 570 e del diam . di mili. 200. Alla distanza di mill. 500 dalla sua estremità. posteriore sono gli orecchioni. L~ canne, lunghe mili. 1686 e di bocca.tura mii.I. :J3,5, si caricano per la culatta la _ quale è quindi turata da un quadro di ferro nella cui parte superiore è un canaletto a semicerchio per la JT11LlANl

ANN() ::I'.,

voi.

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5.


!T.;LIANI

GLI ORGASJ 66 semente1la della p ohere con scodell ino nella me\à d1 esso. Questo quadro è allontanato e stretto alla culatta per mezzo di una vite, cui una ruota con quattro raggi serve . di manubrio, girante in una chiocciola operata in una staffa di ferro, che fo rma un prolungamento del cilindro, sulla quale scorre il quadro suddetto cbè ha due tagli ad angolo retto per adattarvisi. Le canne da fucile poi sono disposte come in un fascio su cinque linee orizzontali, la mediana di cinque canne le seguenti di quattro, le estrflrne di tre. Le anime hanno gli assi perfettamente paralleli tra loro. Le culatte sono messe a vite in un disco cli bronzo che nel la parte postériore Ila una chiocciola per avvitarvi il -mascolo, nel quale erano le camere per la earica. Questo mascolo ora non esiste più, ma puole bene immaginarsi come fosse costruito ed il modo di toglierlo, e . di serrarlo alla mac.c.hina. Sul ciii ndro di bronzo, del diametro cli rnill. 250 e della lunghezza di mill. 180, alla estremità anteriore, sono g li orecchioni per bilicarlo sulla cassa. La lunghezza delle canne è di m illimetri 108,5; il diametro dell'anima. mi li. 17,7; la lunghezza totale dt.=:lla macchina m ill. 1185. Dopo avere segnalato tutti g1i organi costruiti in • °Italia, o qui condotti dai duchi di Savoia, senza aJfaticarrni p unto nelle investigazioni, ma narra.odo tutto quello che casualmente mi é caduto sotto gli occhi face ndo altre ricerche, vengo· a parlare di due d i cotéste macchine belliche ; una proposta nel l 75~ , e costruita nel 1763 in ftalia, - l'altra inventala e fabbricala nel 1864-65 in America. Che lontananza di l uo.ghi e~ <li tempi·! Eppure farò toccare con mano che nelle invènzioni cotestedistanzesi ravvicinano così da far parere la ultima ir'//venzione nè più ne meno ch e una fedeliii-

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sima copia della prima. Incomin~io dunque col descr ivere l'organo del 1755-63, avvertendo il lettore ch e tutte le parole in carattere corilivo le ho prese a presto d a un'altra descrizione che riporterò nella sua interezza più innanzi. A noi dunque ; trasportjamoci col pensiero a ceuto e due anni indietro ed ascoltiamo la descrizione di quella macr-hina fatta col). le parole dettate cento e due anni dopo per descriverne un'altra , meno quaJche variazione per il luogo, pel nome clell'inventore, e per la specie delle armi. • Un nuovo strumento dì distruzione hassi ad .aggiun-, gere agli innumerevoli di cui la gite1·ra . , . . . è stata l'ori'.gine. Un'a1'11'fU considerata formidabile ed alta sopratatto alla difesa bontro le cariche di cavalle'l·ia è esposta , nel museo d'artiglieria in Torino. • Questa mtova macchina che sì potrebbe chiamare UNA BATTERIA DI Alt.Mi PORTATILI' è stata invenla,/,a, da, certo• cav. D?ria del Maro sottotenente nell'artiglieria piemontese, che la propose nel 1755 ,. ed è stata costruita nel 1763 sotto la sua direzione nelle officine del corpo. «Ecco in ciò che consiste-: , 30 « canne di » mili. 1035, • del calibro di » m ill. 17,8 , • sono vitate alla loro base su, un solido di metallo » (lungo mill. 698, grosso mill. 27, alto mili. 93). • Presso la gota, queste canne passano a traverso u,n'alfra [ascia »_ di legno, « -d imodochè al momento della scarica, i proietti ad una pO'l'lata di 460 met?·i, abbracciano net toro alla1·garsi un arco di 21, 52 met'l'i (27) . La macchina si carica pelta culatta, e qitesla operazione . si eseguisce con tanta 1·apidità che si pnonno spa1·a1·e » (qui non sapendo còme supplire ripeterò anch'io) « sei cotpi al rninuto. Semplice nella s·ua cost1·uzione, poco suscettibile ad es11e1·e avariati!, pitò

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GL_l ORGANI

essei·e pulita q·u asi ·i slantaneamente. L'a,ff,usto non è frainato che da wn cavallo: epperciò quest.o' novello pezzo di m;tiglieria è d'una mobihtà che la.scia nulla. a deside1·a1·e. , ~ Il sig. ·» ca v. Dori a del M'aro • ha sottoposto

fa sua invenzione all'approvazione " d~l congresso degli uffiziali d'artiglieria i quali l'hanno approvala, e « calo• rosamente raccomanrl ata > a S. M. (io credo) perch è la faccia costruire . .. . .' Qui conf~sso che mi trovo impacciàto per supplire in ~aniera che sia contato il vero modo con cui fu accolta la proposta del cav. Doria , se i memhri del congre~so forono tutti d'accordo nell'app;·ovarla., se vi introdus.s~ro qualche rnodifìcazio oe · e che so io. V~ra,111ente pçitre,i appag?,re subito cote~ta curiosità,. Potrei parlare io stesso col Doria, l'inventore del!' organo del 1755 , cercando un qualche rnedi11,m , uno di q;1~i tali, cioè, che i l secolo della scienza e del progresso ha sostituito alle streghe dei secoli d'jino. ranza e di barbFie. Ma (lo debbo confessare) mi manca lct fede, e senza· questa non si veggono mira.coli, ed~ mediums non si f;nno mediatori tra uno spù-ilo ed irn inm·edulo. In fin dei conti poi, a me interessa poco , anzi nulla, gu~Ìlo che ne, pensasse il co1rnress·o . degli uffjzi,ali d'artiglieria.. L' organo {Q costrut,to (meno i tre mascoli che sono t uttora di legno) interamente; fu battezzato· - Ù: TERRIBLE - vi fn inci~o il motto ~ COELO TON:ANTÈM CREDIMUS ;JOVEM - e vi fu scolpita l 'AqUILA caricata della CROGE DI SAVOJA . Tutto ciò significa per me che approvato; e sono ben contento di avere sotto gli occhi, piuttosto che una descri~ione od un modellino , l'o1·gano nelle sue propor~ioni reali . Così posso additarlo a chi fosse desidero:50 di v'e Jere la macchina infernale inventata in

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69 A;11eriça, e risparmiargli un viaggio in quel ]onta• nissirrio paese. adesso specialmente cbe quei fratelli repubblicani, per giunger piìi presto ad un amiebevole accomodamento, si p icchian più forte che mai (28). Vorrei, dopo quanto ho detto, parlar s ubito della macchina ·infernale americana ; Ìna , per progredire cronologicamente, mi consentirà il lett.ore che ricordi qualche altri strumenti di tal genere. Incomincierò da uno che si conserva· nel uostro museo di artiglieria. È questo un organetto manesco, cioè capace di essere portato ed adoperato da un solo uomo, composto çli 13 canne di boccature · diverse (da mill. 11 a mill. 15), delle quali 12 sono l unghe mi llimetri 189, .ed una mi\L 390. Le prime son o disposte su due piani verticali, la seconda sta loro superiormente, e si sparano t utte a'un tràtto. La cassa, d i forma parallelepipeda anteriormente, è alta mili. 205, e lunga mili. 200, e sì sagoma posteriormente in modo con piegature e cartocci da. formaré un manir,o per , impugnare e porre a mira l'organetto, della t~ta:le lunghezza di mili. 745. Su questo manico sta u na ca1·tella .a, facile per appiccare il fuoco alla canna 'superiore ; la quale ha un . forelliuo dalla banda · destra. all'altezza dei foconi delle canne minori, che sono in• nescate con una sementella di polvere posta in due canaletti ai fianchi della cassa e comunicanti fra' loro in basso . Cosi il vampo della carica infiam1'nata nella canna superiore, comunica per quel forellino il fuoco alla sementella ed i tredici colpi partono d'uri punto. Q uest'organetto, che pesa chi!. 6,090, non credo che sia stato fabbricato in epoca molto remota , e foi·sè non m 'inganno attribuendolo alla seconda metà · del passato secolo (29) .


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QLI ORGANI

Nel museo di artigl.ieria a Parigi sono p'ure molti organi alla grandezza del vero ed in modelli, ma non potrei precisarne.le epoche della costruzione loro perchè nel' cat~logo pregevolissimo fatt9 da quel dotto conservatore, che è M~ O, Pengui_lly L'Haridon, non sono sempre accennate (30). Per debito di storico, accennerò pure l'organo che il '28 ,luglio 1835 fu scaricato contro il re Luigi F ilippo da Giuseppe F.ieschi, corso di nascita. Si componeva questa macchina di 25 canne da schioppo , cinque o :,ei delle quali, nello_accendersi la polvere, scoppiaron o , ferendo molto gravemente il Fiesch i stesso. L'uso cui fu •destinato questo strumento di assassinio gli fece dare, molto propriamente, il nome d i macchina infernale. Nel 1861 un certo Hoffman capo-mastro di Bramberga inventò un cannone, il quale non era altro che un organo. , Questo cannone (così lo descrive il chiarissitnc, cav. CARBONE) è composto di cinquanta comuni cannE' da fucile, le quali si caricano e si sparano tutte ad un fiato nel breve tempo di uu minuto secondo; soli tre uomini bastano a maneggiare questo pezzo, e due altri conducono i cavalli da tiro, Secondo i computi dell' inventore la gittata ne sarebbe di 1500 piedi. Il cannone è incavalcato ad un ('.arretto e potrebbe esser· piantato negli angoli di un quadrato. I cannonieri che ministrano il pezzo stanno riparati dai proietti nemici dietro una grossa piastra di ferro» (31). Que.sto cannone, insomma, è la stessa macchina che l'organo , del nostro museo , di diciannove canne di schioppo, del quale h o parlato innanz i. Ora ve1Jgo , ch e è tempo , alla' macchina infe-1·•na l,e

ITALIA NT 71 americana, riportandQne la descrizione dal giornale L'ESERCITO : • AMERICA . Un .nuovo strumento di · distruzione ba~si ad aggiungere agli innumerevoli di cui la guerra d'America è stata l'origine. Un'arma formidabi le, ed atta sopratutto alla dite.sa· contro le cariche di cavalleria è attualmente esposta in una. sala a Mobile, stato di Alabama.

~ Questa nuova macchina infernale, che si potrebbe chiamare una batteria d'armi porlatit,i, è stata inventata da certo .John Foreman del Missouri semplicemente soldato nella compagnia D del l'artiglieria dello stato di Alabama, ed il quale ha, a quanto dicesi , s_~eso p~ù di 25,poo dollari (cento mila franchi), nel hnvenz1on e e perfezionamen to del suo lavoro. ' • Ecco in ciò che consiste: J 5 cann e di 30 pollici ,idei calibro d i 57 (eguale a quello delle carabine En~ field), sono vjtate alla loro base su un solido pezzo di metallo. Presso la W.lla, queste canne passano l:l, traverso un'altra fascia di ferro, di modo che al momento della scarica, i proieUi, ad una portata di 460 metri abbracciano n el loro allargarsi un arco di 42 metri. La mai;china si carica pella culatta, e quest'operazione si _esegu_isce corr tanta rapidità che si puonno sparare sei colpi per minuto. Semplice nella sua costruzione poco_suscet t ibile ad essere avariata, può essere pulit; qqas1 1st,antaneamente. L'affusto non · è trainato che da un cavallo: epperciò questo novello pezzo d,'art,ig lieria è d'una mobilità che lascia nulla a·desiderare. • Il sig. Foreman ha sottoposto la sua invenzione a ll'approvazione, del generale Forres-t e del maggior gP.nerale D. Maury, comandante il dipartimento militare e.le! golfo a Mnh il,~, ed entrambi l'hanno ra.lu-


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GLI ORGANI

rosar.9-ente raccomandata all'attenzione del g overno confeder ato • (32). Se il lettore trova che questa descrizione è la stessa che q uella dell'o1·gano torinese del 1755-63, non se la prenda col tipografo, supponendo eh~ le abbia ripetute inav• vertentemente. La col pa di tale ripetizione non è sua, ma delle macchine, le quali essendo somigliantissime .tra loro, non ha vol uto di meglio la mia pigrizia nello , scrivere per risparmiare tempo é fatica. In somma, ho trovato la descrizione della macchina infernale del sig. Foreman che si acconciava a capello all'o1•gano del cav. Doria, e meI ne sono servito alì' uopo , ren- · dendola quindi cui spettava. Ora voglio dire qualcosa intorno a queste due macchine. L'organo piemontese, ha le 30 canne acconciate su due p iani divergenti, ed interposte le super~ori alle inferiori. La macchina americana, a q uel .cbe sembra · dalla descrizione , ha le sue 15 - canne sur un solo pil:l,no. Mettendo da un canto il v?,ntaggio che ha 13: seconda sulla prima per la maggiore portata delle cann e rigate , vantaggio dovuto a tutt'altri che allo inventore della macchina, egli è certo che la disposizione d elle cann e nel nostro • organo è molto più giu diziosa che non quella de_lla maccpina Foreman. In fatto disposte come sono le canne su due ordini, e su raggi , che partono da un centro comune tanto nel campo, quant o nel piamo del tiro, egli è certo che non potranno mai fallire al loro scopo. Si ammetta pure una qualche inesattezza nel mirare, se non k: canne del super iore quelle dell'ordine inferiore co lpiranno, per fermo, al, bersaglio; chè alla distanza .di 460 metri, i due Iati dell'angolo sul piano del tiro , che :::ouo i prolungamenti dell'asse delle due canne

ITALIANI 73 soprapposte, avrebbero un'apertura di mili. 4"5 6 ed v , , al la distanza di metri 150 di soli mili. 11:Jff,7 . . Io no-n so quale sia il sistema adoperato dal sig. Foreman per dare una giusta elevazione alla sua mac~hiua in' ragione delle diverse distanze alle quali· si dovesse mirare. Quello del nostro organo è semplicissimo. Le canne sono disposte in due file sur un telaio che· è la .cassa dell'organo. Questo telaio è bi• liea to 0 011 due perni·, od orecchioni , negli incastri a ll' uopo fa.tti, in due aloni che poggiano s ulle stanghe de.lla c.;arretta. UB quarto di ruota dentata, posta nel mP-zz0 della parte posteriore del telaio , ingrana un rocchet;to mosso da un manubrio s ul cui perno sta pure una ruot1a a denti di sega·,· nei quali fa,:endo cadere un nottolimo di ferro si può fermare la macchio~ ~Ila elevazione necessaria pel puntamento. Ad impedire la rinculata. è situato a lla testa maggiore di ciaseu•n m<:Jzzo dell'e ruote un disco di ferro a denti di sega, nei q ualù s'incastra un braaciuolo pure di ferro fissato a snodatura sul fianco · d'eMx carretta. Dissi già ch e l'org,ano si carica- per• la culatta.. . Il modo n e è semplice e spiccio. Un rnasco"lo di bronzo o di -ferro, di figura • para.Jlelepiped:a, lungo mill. 665, alto millimetri 83,: g,f!Osso milL 77, ha trenta fòri, capaci ' d'i contenere lll! intem carica, eguali e corrispondenti alla, bocoatJura deHe · canne. Nella parte su periore del maseolo è scavato, un -canaletto, con due scodellini alle estremità, e lungb.esso trenta forellini o foconi comunicanti colle ,ca,riche) sul quale posta la innescatura con polve11e fina, le si appicca il fuoco da uno o da ambed ue i capi con la miccia. A fare poi che le scariche c,;s:,;ern -pi1ì-frequenti, si aveano due mascoli di rispetto, p,~r e u1 tra una. sc.;,ìnca e l'altra non vi sarebbe stato 0


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GLI ORGANI

1T ALI ANI

d'.uopo di altro temp0 che di quello necessario a cambiare il mascolo, e mettervi .la sementella di polvere. Il modo di caricare la macchina in(ernale a mericana non lo credo dissimile da quello indicato per l'organo italiano. Avrà anch e q uella macchina i s uoi m ascoli di rispetto, men~ pesanti perchè capaci di soie q uin~ di~i cartu·cce. Ed in queste e nel modo dì comunicare il fuoco avrà la nuova macchina una superiorità sull'antica. Un percuotitoio unico batterà. s ugli spilletii · delle cartuc·ce del sistema Lèfaucheux , oppure vi sarà applicato i l sistema a spillo dei fucili prussiani. PP-rciò s i vede che cotesta superiorità d ella macchina si deve al progresso fatto n elle armi da fuoco. L'inventore ha · approfittato delle scoperte altrui applicandole al suo · strumento di distruzione . È cotesto, in somma, un nuovo tentativo di macchine già da tempo giudi,cate i"nutili, è una invenzione n uova di cosa vecchissima. In quanto a risultamenti poi, per: l'invento re, quello ce1·t_o è la perdita di cento mila franchi (se non è una fiaba) spesi nolla invenzione e perfezionamento del si.1,0 lavoro; quello incertissimo se non impossibile, è che q uest'organo sia adottato per J a guerm. E questo dico, non perchè io creda che agli uomini della civiltà ripugni di adoperare per distruggersi tra loro le macchine più terr ibili e micidiali , ma perchè coteste non lo sono abbastanza e n e sarebbe troppo limitato l' uso: « Les lum ières ont progressé , la civilisation a marché , les hommes sont devenus frères, n éanmoins ch aque gouver: nement offre eo prime des sommes fah uleuses à l'iudividu qui dècouvrira et lui livrera un procédé d e des tructioo plus simple, plus expéditif, plus é uergiq1rn q ue tous ceux e mployés par les a uires gouverue-

me n;;,· etc. • (33). Questa però è la conseguenz~ della guerra, la quale è alla sua · volta conseguenza d i violazioni, vere o sognate, di diritti, di offese reali od immaginarie fatte da nazione a nazion e, da popolo a principe, o da q uesto a quello . Fortunatamente è cessata in molte parti quella classazione della società in padroni. e servi, in oppressori ed oppressi. Ma la civ iltà de ve ancora progredire molto per ade mpiere a l s uo còmpito, e fare giungere l'epoca in cui tutti gl i uom ini divengan veramente fratelli . Per ritornare al mio a r gomento, e concludere q uul cosa intorno ad esso dirò : che il primo esempio di 01·gani si ebbe in Italia n elle carrette d'e llo Scaligero · del 13813; che i ,ribadocchini francesi erano una varie t à d i organi, ossido o macchine da difesa, nella loro origine, m unite quindi con armi da offesa ; che in Italia s i u sa..rono gli organi come minute artiglierie di c~mpagna nel secolo xiv e xv, e nei secoli posteriori si desti - · narono a difesa d i alcune parti delle for tezze ; che l'organo costruitò nel 1763 s ui disegui dell'uffizial e dell'artiglieria piemontese cav. Doria è il più ingegn_oso che si · conosca di quel secolo; che la macchi1rn infernale dell'americano sig. Fo1·eman è un organo anclrn essa, eguale (meno il numero d elle canne) per form a, disposizione e scopo a q uello piemontese del -1763, con tutti i migliorament i che d istintissimi p ratici e t eorici hanuo portato alle canne, alle cariche ed agl'innesch i i n questo secolo; infine che dopo adottato quasi gen eralmente il cannone rigato ed il profetto da scoppio c-i-lindro-acuto, dei quali le, prime esperienze, e con r i sultam.enti fel~cissimi, si debbono ad ·un italiano, che è il l uu~oten.entP gcrne ra.le d'artigl ie r ia cav . Giovanni CauaUi da Novara, saràuno :;;empre g iudicati inutili


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GLI ORGANI

TT.l.LTA !II

alla guerra gli organi passati e presenti non solo, ma anche gli avvenire , se vi sarà qualcuno che abbia tempo e dauaio da spendere per fabbricarne altri quanto quelli, ed ancbe più, terr1bili e micidiali. Dunque la voce Organo, come macchina da guerra, sarà d'ora. innauzi di ni un signifiuato nel linguaggio militare ; l'altra di 111acchìna infernale datagli per additarla come strumeuto di assassinio, sarà, spero, irremissibilmente cancellata dai vocabolari di tutte le nazioni civili.

NOTE

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ANGELO ANGELUCCI

Capitano d'artiglieria.

' .

(1) Chronicon Patnvimini, <tb annò 1311 ad, 1406 Galeatii Gatari, et À.ndree e,jus filii; Mouuou1, lìer. Ital., v. xvn, col. 559. (2) Le passé et l'avenù- cle l'artillei-ie, pa,r le prince Lou1s-NAP0Liò:0N BoNAPAll'l 'f:, t. 1, p. 363. (3) Il cav. Cibra1:io (Delle artiglierie dal l\rCCC al MDCC, p. 23) riport,t questa notizia come segue: " Nell'arsena,Je di Bologmi uel J 397 v'erano qyatti-o 1Jiccoli schioppi intelaiati, vale a dire disposti entro un parapetto cli legno • . Nel docum ento invece è scl'itto: " q1,1atnor iclopos pizolos 1N U NO TE.Lm10 • parole che tra,lotte letteralmente in italiano dicono: , rtuattro schioppi piccoli rn UN TELA10 , • . in un tetto, in una. cassa, e fraucesca.mente, in t n1 affusto ; cioè un organo di quattro sch~o11petti. Pei' contro la traduzione del chiarissimo ca.v. Cibra.rio, fa credere che i quattro scbiopni fossero intelaiati od incassati ognuno eia sè, e lò schiarimento poi " vcile a d ire disposti entro wn varapetto di legno • falsa cli netto il doc11mento 'facendogli dire ciò che 11011 dice. I i10stri padri 11011 a.vevano 11ai>a1Jetti, ossi,t non avevano congegni di difesa nelle artigl ierie chiama.ti parapetti. Usavàno si congegni che ne facessero l'ufficio, ma li chiama.vano 1nantelli; e così dobbiamo nominarli noi, quando ne è il caso, se vogliamo essere intesi e creduti, e se non amiamo a mmodernare , con danno della. verità storica. , ciò eh-e è di conio vecchio sì ma buono. (4) Groncica del Gataro cit., col. 893. (5) Nell' " Inventario de le robe trovate in la rocha de Bel'sello (Brescello) ,, del 17 novembre 1468 sono ricordati • Patroni clu,y da z-itàlre spùiyctrlle. • Quel zitare panni deùba interpretarsi get• tetre o colare, e non caricctre , trctrr e spingarde. Questi PATRONI , perta.n to sembre,rebbe che fossero ;i,mesi per gettare non le spin-


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GLI OttGANI

ITA\,IANI

garde ma i 1,roietti ·di esse; in somma, le forme delle 1wlle. Ivfa da un p rezioso documen to ripo1ct.ato dal sig. HENRJ.Ro (Histoire de l"a·rtillerie eti Belgig_·ue, p. 188, n' I), aJJprendo che i patroni erano i calibratoi. Nel 1566 la città di Malines, così il lodato stor ico, fece un co1Hratto con Enrico Jamqtte fabbro a Soulienne, contea di Narnur, per 5000 palle Ja libbre 5, 3 1 [2, 2 e 1 112 per l'artiglieria del comune, , le tout à telle rondeur et grosseur dont audit , Ja.rnotte sont délivres les P.Al'RONs ou •cALIBit>os, et au cas que !es « ditz bolletz ne fussen t faicts et forgés rontz et de bonne fa chons, . , comme il appartient, etc. (Minute ciux cwchives de llialines) •.·E poichè il r ibadocchino fu portato in Piemonte dalla Fianrlra, cosi ritengo per questo Patrono il significato attribuitogli nel citato documento. In Ita.Jia la parola pat,rona, indica q uell'arnese nel quale si tengono le cartuccie, ossia no le cariche, per le arm i da, fuoco _portatili. Il Grassi la dice voce lomharda. Sarà cosi , ma io s o bene che anche n elrltalia media <lai cacciatori si chiama pat1·ona quell'arnese che si cinge alla vita, composto di una striscia di cuoio ripiegata io tre pa.r ti · e d ivisa con cuciture verticali, su due cli esse , iu un certo _numero di caseJle, mu nite talorn di cannelli cli Jatta, entro le quali si ripongono le cartuccie ·che sono riparate dalla pioggia e garantite dal fuoco o rimboccando vi la terza parte della detta striscia d i cuoio, o con pelle conciata con · pelo all'infuori. (6) • Un grosso ribadocchino, o rehaudichino portato cli Savoia nel castello d'Ivn,a era g uernito di q_ualtro can:noni e cl1w bomba,rclelle; ma p iù comu nemente non aveano che due bocche da fuoco • (OrnR,m10, Delle artigliePie, ecc., p. 29). Ciò è inesa:to. li documen to è chiaro , . , . , . et qiwti.or Canonibi.s i.x 'd-uabus bonbardellis, • cioè quat&ro cannoni, d i, da, per d 1ie bombarilelle. Dunque il ribadocchino era fornito non ·di qu.att,·o cannoni e due bombcwdelle, tM di due bombcwdelle con quatt-ro cannoni, ossian o 111-ascoli o cmne-rc mobili o cocle, che eran o i l'ccip ienti delht cal'ica di polvere pe r oper are le bombarclelle. (7) BASTo~os, baston!i, cioè canne cli archibug·io, cli sch-iop1io, cli schioppetto, cli sp1>ngardc1, ecc. B.-1sToN~:, viene • dal latino ba,rbaro bc,stwm, ch e signi ficava la per tica, con cui i facchini portavano il peso; ch e prov,1niva dal greco òastazo, io por to; e che per tropu fu applicato a <l ogn i specie di bastone " (TnAMA'r f:R, Voc. u.niv., ecc.). Jn F r a.ncia fu adoperata questa voce per indicare le armi oA·ensiv,, in generè e q u ell e da fuoco portatili. Dum:1, uv (t535) dice : • L ri

l'ar-mée, etc., alla v. Baston). Da questa parola venne l' espres,ione B.ASTON .t n ,u. , Sor te de MSTOJiS qui répondent a ce que ]es Saisses no111rnaient en M 76 bastonni (forse bustoni) , comn,e le. re-

-rondelle ne peult ét·re clict-e Baston, la harquebiise sera cotnptée ,parini les Bastons, l'arc et l'a1·baleste aussi • (BAnnrn, Dictionn, dc

marque :::,1., :M:t:v&n (l\'loritz); nos vieilles ordonnances les ont 11001mes a.insi po11r signifier ARMES ,\ >'EU PDRTATIVES; mais il p,trait qne le mot Baston a. exprimé aussi absolument Anm, DE GRAND CA· Lrnn ~, 'etc. RoQOEFORT témoigne aussi par des citations, qu'o1; a,p· pellait Joiienrs de gros bastons !es cannoniers attachés à de.s p ièces de grami ea libre, GnENTEMAPIUL a u contraire, comprend au nombre des b;1stons à fen !es fl,\llQUEBUSES et ]es l'iST0LLES ou PIS'fOLllTS " (BAnnrn, op. cit..). In Italia però non si è usato mai di questa rnce per indica,l'e le armi da fuoco portatili, anzi ciascuna cli esse a.veva il suo nome pa.1:tiéola.re, e se qualche volta è adoperato il diminutivo di BO)JllARDA, vi si aggiungeva da -mano o ·manesca (cf,.'.manibus). Ed ecco una wova d i p iù pel' !ti prio,.ità della inveuzionè rlelle armi da f'uoco p01·tatili in favore ciel nostro paese. I Frances i con le parole s,1sf"ox e cANOX csprimevuno intlistiutamente armi di grossa o piccola bocca,tura; JJoi invece non adoperammo mai la. p rima parola in quel siguifictito, e con la. seconda 11011 accenna.varno che i cannoni, e non u na ca.una qLrnlunque cli arnm da, fuoco portat il e e di a.rtiglieria. (8) , t:;iuatuor currus quorum ciito ernut ouernti yuilìbe t un o bacu,lo (vedasi la nota precedqntc} a rtillerie vocate tarab·iist et. alij dno quilibet 9.ncctu.or oac·iilis voc,itis orgues quos in dieta loco de :Friborg expedire fecit dictus domim1s Gruerie .. ·... " In quatu or pecij s orguarwm, ponderantium tres q uintales xv libr:ts etc. ,, (Conto d-i Nfrodo d·i Villette, 1468 ; in CrnR.rnrn, op, cit ,, p . 4 4, nota; 4). (9) CrnnAnro, p. 46 e 47. (10) ·Archivio del regno: G-io·ie e m.oòiH. (11). CrnnAuro, p. 29 e 30. (12) Crnn.1.mo, p. 45, nota 1. (13) BoxAl'.An·rE, op. e torn, cit., p. 38. Aggiungo la nota 2 della pagina stessa. " Le due de • Bourgogne avoit , en 1410, moult do petits charrois où il y avoit sur chascun cleu x petits canons qu 'on • non11noit ribaudequins don t. il fist clore son ost d'un lez (d' un coté) , PrnRnE DE FENIN, p . ~50, Panthéon tittéra-ire. Monstrale't -0it q u 'iJ y avait dans l'armée clu due Jean de Bourgogne, en Hll, un très grnllll nombre de ribandequins • anx quels falloit pour les mener à chacun un cileval, et étoient iceux ribau dequins habillements q·ui se portoient sur cleux roues et y avoient manteaux cles ais, et s ur le dcrriere lon~nes broches de fer pour

si

!


80

ITALBNI

GLI ORG.\ NJ

cloxe une hataille, si besoin étoit, et à, chacun d ' iceux étoit ass is un gros veuglafre ou de ux • Oh1roniques, eh. LXXXIV, p. 205. (14) Con questo sistema ho vedu to un cannone da montagna, di mili. 56,6 di boccatura a rata.rione inventato da l bergamasco Fer• dina.nrlo Guerini e faUoue presente a S. :i\L Vittorio Emmanuele II nel luglio 1863, data incisa sul cannone. Quflsta bocca da fuoco è di bronzo e posta su r una cassa modello Cavalli d et.to del 184-4. Le parti di cu i si compone sono: il cannone ad ,1uima liscia con braga ricava.t:t nella s ua parte posteriore (cufotta) ed un disco porta cariche cli acd aio. L,t hraga ha l'apertu ra non verticale come )e ordin11rie;;ma orizzon tale, ed in quella. sta il clisoo di acciaio e.on ' sei camere sui diametri, girante sur un perno verticale in modo da presentare: s uccessivamente la bocca di ogni camera. all'apertura. dell':tnima, formandone così il suo p rolungamento. La g rossezza del . d isco"•è cli mil i. 89, il s uo diam(;ltro mili. 500, la profondità dell a ca.mera mili. 196. La lu nghezza del cannone sino a l centro del perno è di mill. 9-19 , sir10 al foro del focone di mili. 88.'i; q uella dell'anima siuo a.lJ'iucontro ciel disco d 'acciaio di mili. 699. Questa invenzione fa onore a l s ig. Guerini, ma oltrecchè non è a.pplic.abile a cannoni di grosso calibro, ha il difetto di esser giunta qua n rlo i cannoni rigati hanno pres o e giustamente il pos-to de i lisci , e l'a.Jt.ro · mn.ggiore poi della riunione de!Je due pu.rti per semplice · contatto. (15) BONAPARTE, op. e tom. ci t. , p. 372. (16) BoNAPARn:, op. e tom. cit., p. 379. (1.7 ) F RA Ncrssco D I G10 ,w11J j_\lfARni:1 , T•rattato di arcMtettitra , pubblicotto cbl cav. CA1tLo PRoms, 1rle1n0r·ia ttnila bombarda. (_1 8) St:t bene la ·voce casulis tra do tta con la jt,aJiana caselle (ossiano canne o cmime), ma aggiungendovi l'altra cartocci messa h come un s inonimo, si genera confus ione, perchè una. esclude l'a ltra, e differiscono loro tanto, quanto il contenente da l contennlo. (19) Secolo xv, cartella stcttistica di N . 11. (20) La nostra ' tasca clcrnmnizione. Questi invenìari sono la scuoi.i. migliore per a.pp,~ra.rvi la p roprietà ,lei termini it.,lliaui in tut.to c,o che riguarda la milizia. · (21) Archivio e cartella citata. (22) A rch. muuicjp. di Vercelli. Liber pron-isionu.-111 sap·ientwm i:nclite ciititatis Vercellarum, ad ann. fol. 234, 23;'>; (23) ]lfu.socco • ca.p o principale della v:tlle (1lfisolcina), ove è Ull castello, che altre volte era for tissimo e t signoreggia tutta la vall e, e . vi è la casa della Zecc:t, e vi sono ancora duoi canoni di -broiizv da batteria con l'arma Trivultia ecc. • (Relazione. di Vitale Ca.t-

fra

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taneo , dopo ritornato da Valmisolcina l'anno 1622, " Archivio T rivulzio, Aralcl·ica, Fe1.tdi, M.isocco). (24) A.rch. Trivulzio. Documento trascrittomi dal signor Antonio Ponzio nel dicembre del :t:863. (25) Quando 11.vrò raccolto buon numero di documenti intorno alle anni a rotaz-ionc, al che da tempo intendo, farò chiaro quanti diritti possa vantare l'Italia nel primato di questa inven zione. (26) Archivio d el comitato di a rtiglieria, Documenti, v. 1 e nr. (27) Trattandosi qu..i cli canne Jiscie la distanza ordinaria del bersaglio si pone a 150 metri, perciò la corcla dell'ar co sarebbe cli metri 7,,u. (28) Vedasi la nota iJJ principio dello scritto. (29) Ecco altre notizie di armi da. fuoco a più canue: , Motlellino in bronzo cli col ubrina da venti , a tre bocche, a cl or no di delicati basso rilievi, che Jì ngouo rose ed a lt1·e maniere d.} fiori ; la culatta è conformata a testa leonina, nelle cui aperte fanci apronsi, sovr'a~la sporta lingua, tutti e tre i foconi. Il gusto degli ornati lo riveli opera elci prim i anni' del cinquecento. Diam. della bocca mili. 11. , Macchina di dodici robuste canne, lunghe 65 cent., parallele e cout,igue, montate sona un carro di legno lungo, i cui focon i corro un caualino di ferr o ch e serve di bacinetto comune a tutte " (LAZZARI, Museo Con er &i Venezùi, 11. 251 e 255). A }'orino ;el tempo dell'assedio (1706), s i aveva no neWarse- . nale 33 organi. I Francesi nelle guerre col Piemeu te (1704-1706) preser o 5 orgemi a Barù (1704 8 ottobre), 3 a lVIonmelliano (1705 l 7 dicembre) e 2 nel ·castelJo di Nizza (1706 5 gennaio). ' (30) Trascrivo qui tutte le notizie che dà su tali macchine il signor

o. Pi-:NGUILLY

L'HAR!DON.

O. 204. Canon à trois ames, avec lumièrc conimuniquant le fou instanta.nément aux trois clrnrges, monté snr affC1t à roule t.tes. O. 205. Morticr a ;cize coups, monté s ur aftùt. O. 213. Canon à cinq charges, avec lnrnière comuniquant le fe11 aux cinq armcs, monté sur son a.ffùt à flèehe. O. 215. Projet de j e u d'orgues, cqmposé de douze ca.n ous, dé. fendu pa·r un cheval de frise en · baionnettes, porté par un affOt à deux rones a t imon, proposé par le sieur Rambott. O. 217. P rojet de ba.tterie tournan te de douze canons, à, pla tine à pcrcussion. L'a.,,;e est horizonta l (è la rnacl1ina, torrnentaria tli Valturio nesta in senso opposto). ANNO

x, vol. r. -

6.


82

GLI ORGANI ITALIANI

O. 218. Quatre pierriers liés eusemùle, faisant feu au moyen de la méme lumière. O. 219 et 220. Deux mortieres à treize coups, recevant le fcu piw la méme lumière, monté sur Jems affuts. O. 221. Mottier à sept coups, fait par Saint-Hubert, en 1710 (.Ripetizioni tutte delhi bombarda padovana a sette colpi del H04 • é del mortaio a 14 bocche del nostro P ietri riel J663). · O. 222 et 223. Deux plateax en bois montés sur essieu en fer, portant six canons disposées eu jeu d'orgucs. O. 224. Batterie tournante, à cleux étages, de clouze houches à feu, montée sur de plaques circulaires. L'a.x e est vertical (Imitazione delle carrette dello Scaligero del J 386 , e della mach-ina tormenta.ria cli Valturio del 1460). O. 230. Projet de canou à sept coups, se . chargeant par la culassc au mo:y:en d'une ùoite mobile, maiutenu par une forte vis de pression horizontale (O. P~;NGUlLLY L'IbR11>0N, Ccitalogue du -mù.~ée d'artilforie, P.iris, 1862, pag. 928-930). (31) Bela.zione so1n·a le cose più, n_ot1Wol!i rig1.uwdanti · l'art'Ì• _glieria ecc. nel 1861; in Rxv1su NXLIT. ITAL., v. rn, ann. v1, 1862. ' (32) L'Es>0rtc11:o, N. 12, Torino· sabato 28 · gennaio 1865. (33) ANQu:i;•rn. , Notice swr les pistolets t owrnants , etc. ; Paris, chez Tanera éditeur, 16!54, 11. 1 .

CENNI. STORICI ED

OSSE Il VA ZIO NI POLITI C0-L EGAL I SULLA

LEGISVAZIONE PENALE MILITARE ED ALTRE

LEGGI ORGANICHE

CONTINUAZIONE

(1).

, L'uomo ist.ruito ,!alle scove1·tc dc' suoi padri ha ricevuta 1'e1'cdit.à ,lei loro pensieri - Quesl,o è un cfeposito , li'eg,i è nell'obbligo ili trasmettere a suoi discendenti, aumcnt:ito con alcuue srw idee J)roprie - Se la maggior parte degl i uomini trascura questo sacro clo1·erc io mi \'rotesto di volerlo adem-

llirc, allontan:indomi egualmente da la serv ile pedauteria di r,oloro che nicutc vogliono mutare e dall'~lrrogante stranezza di coloro che vorrebbero tutto distrugger,,. • F1t.-i.NG.RRI,

Scienza delfo legislazione. /

In q uesto fascicolo mi sono studiato di presentare nel miglior modo possibile un compendi_o del più volte nominato editto penale militare emanato da Carlo Felice .il 27 agosto 1822, onde se ne potesse ritrarre (1) Vedi Ri·vista militare 'italiana, anno

xx, vol. xv, pag. 77 e 348.


OSSERV AZ.101!1 84 chiara nozione delle norme principali, o piuttosto del suo essenziale carattere. Non ti sia grave , o lettore , il seguirmi pazientemente in questo esame retrospettivo della nostra legislazione. La prolissità, colla quale sono costretto condurre la presente trattazione, mi è imposta dal d~siderio d! offrire mezzo ~i 1qio!tj~Aiq1i e .v&,r,i el~ment1, estranet fino al 1859 all'armaita sarda, la conoscenza chiara ed in ordine cronologico d"!lle leggi organiche, alle quali vennero dopo le avvenute fusioni sottoposti. Qià fino dall'introduzione io notavo , éhe come lo -studio della storia militare del vecchio e sempre glo• rioso esercito piemontese, del quale l'a~tuale italiano non è che un ampliamento, gioverebbe a generalizzare l'amore delle s ue tradizioni e virtà militari, così lo studio ragionato delle sue leggi organiche può facilitare d'assai quell'uniformità di spiritq o meglio quella compattezza mora.le che.è La.nto necessaria ad un esercito regolare permanente. Dichiaro però che ·a ciò non si limita lo scopo del mio lavoro. ,1 9 ~leggi tu,t\e, .~y.lle q4a,F ho 1P,roi,uesso discorrere, sono 'le più essenziali e con poche altre formano la costituzione m\\it~re .<;lel nostro paese. Per poco ·che tacoia il cannone e ,vada CP.ssando il pericolo alle politich e perturbazioni, ogni civile governo instà , domanda , propone il disar~o o_ le riduzioni . Già, in Allemagna si sarebbe perfino. mcominciato a parlare ed a scrivere contro gli eserciti permanenti e pia ora che tengonsi in qualche modo soslenuti dall'opinione del feld-maresciallo Radetzky. Pau. ~nfa_tti co~a a~s~i straqa e quasi i,~compx;ensibjle, 0

POLI TI CO•Ll'ÙÙL I

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ma pure c'os'l scriveva l'austriaco generale ne'l 182'8: , Le costituzioni non bastano a soddisfare i popoli; per le vie costituzionali essi vorranno arrivare alla diminuzione delle imposte ed alla completa àrnrnortizzazione dei d'ebiti contrattì in occasione di guerre !unge e dispendiose. Non si raggiungerà questo scopo senoùchè per mezzo di un'amministrazione esatta e con savie economie. La pii'.i importante e la più positi va di queste economie è la diminuzione degli eserciti permanenti. Questa economia sòlleva una grande questione; essa fa s\ che si domandi se la diminuzion e dell'eserc.;ito non metterà in pericolo la sicurezza e l'esistenza. stessa dello St'ato? Gli ese1·ciii pe·r manenli convengono 90lo in ciwli tempi ed in tal-une occasioni.

Gli eserciti permanenti hanno compiutamente osr,urato :n Europa lo splendore delle landiver. Tutto ciò che avrehhe potuto aiutarci ad apprezzarne il valore , sembra perduto per noi. Eppure la forza d'un paese r iposa sopra un diganameritb conveniente della sua lcmdwe,·. Questa istituzione, che è la più naturale, è pure la migliore. Essa somministra allo Stato, in proporzioné della sua popolazione, il maggior numero dÌ r.ombattenti, marlt'ienè nel popolò l'enérgicò sentimento <lella s ua forza, ed ltll ardore guerriero, che non degenera facilmente, perché quelli che la posseggono non cessano mai d'essere' cittadini . Quando un popolo è animato da tali sentimenti è' invinciBile. Mai esso non piegherà sotto il giogo dello stranier'o, ed anclie meno potrà essere distrutto. « In nessun 'l u6go la rettitudine di ciuesto ragionamento non è più èvièlente quanto nella storia antica. At.ene nei suoi giorni.di gloria., ai tempi di Temtstocle e di Pericle, non 1 aveva altro esercito che i suoi cit-


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QSSERV.,Z IONI

I'OL!TlCO·LEGALl

tadini; i soldati cittadini di Roma han conquistato il mondo, ed hanno mantenuto· la dominazione romapa fino al giorno in cui la creazione di eserciti permanenti ha prodotto la decomposizione dell'impero. Gli stessi risultati hanno avuto luogo neJ medio , evo e nei tempi moderni. « Le landwer, abilmente dirette, han fatto sempre piegare gli eserciti permanenti. Il migliore esempio, in appoggio di quest'assertiva, si trova nella storia della Svizzera. Dopo avere resistito per lungo tempo a.gli attacchi dei più valenti sovrani,, gli Svizzeri si. sono di nuovo segnalati nelle pianure di Novara, di Marignano e della Bicocca. Le guerre della rivoluzione francese e quelle di Spagna dal 1808 al ,1812 ne so,w ugualmente parlanti testimoni. « Da tutti questi esempi, aggiunge Radetzky, risul1a un insegnamento , che · merita d'essere rilevato accuratamente. Prendete una guerra fra soldati cittadini ed un esercito permanente ; al principio della campagna l'esercito avrà il disopra, ma la milizia nazionale finirà per vincerla, grazie alla c_ostanza della suit resistenza.. . .. Conibattcndo per la loro ·propria sicurezza, e colla ferma volontà di vin cere, essi saranno vincitori. Se consultiamo la storia , essa c'insegnerà che mai una nazione sotto le armi non è stata vinta. » Savia e giusta è la conclusione dell'austriaco g enerale, ma chi vorrebbe ora rin Italia proporre questa questione partecipando all'impazienz~ della democra;r;ia germana-? Noi non potressimo in og.ni caso avere la ragion!:) ed il fine che giustifica colà la presente agitazione contro gli esercit,i permanenti, ma però ciò che non dobbiamo sconoscere si è, essere la questione della ~ostituzione militare sotto l'aspetto di radicali

riforme dal lato special monte economico, questione vitale pel nostro paese. Io credo che fino a che il bila-ncio della guerra ital iano porterà io passivo la. cifra d i 200 milioni circa, difl:icilissimo sia l'assesto delle nostre finanze, impossibile poi, che l'Italia compia quei destini •o q uella parte nella v ita del mondo civile, che le è segnata dal genio del suo popolo, dalla sua postm:a geografica, e dalla sna stessa civiltà. Non voglio qui antecipare inopportuu amente argomentazion i e riflessioni, che dovrei in ogni caso a miglior tempo ripetere, ma soltanto dichiarar e come nel presente lavoro io mi sia per iscopo finale proposto la trattazione di una essenziale nrndi ficazione àlle nostre singole leggi organ iche, o meglio all'attuale nostra militare cos~it.uzione. Ri.torno senz'altro all'argomento. Cos·1 incominciava teditto penale mili tare 20 agosto 1822: CARLO FELICE PER GRAZIA DI Dl0 RE Dl SARDEGNA, ECC. ECC. ECC.

Propensi egualmente dei nostri predecessori a considerare qual oggetto meritevole delle incessanti nostre • sollecitudini tutto ciò che può r idondare a vantaggio e decor o del nostro esercito, abbiamo giudicato cosa opportuna di mandare ad effetto quanto dal re Vittorio Emanuele, mio fratello amatissimo, si era divisato, provvedendo onde i militari al nostro servizio vengano pienamentA informati degli uffizi loro, guidati


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OSSEllV.,ZIONI

nel riempimento dei medesimi, e correttì o puuiti se da essi si allontanano. A tal fine mentre particolari regolamenti d'ordine nostro compil{l,ti indicheranno la via che il militare d'ogni grado deve seguire in q ualsivoglia circostanza, onde conservare illibati i sentimenti di onore ch e devono ' servirgli · sempre , di guida, e come egli deve essere corretto, qualora gli accada di sviare, abbiamo determinato di stabilire egualmente il modo, nel quale _le colpe più gravi dovranno essere purlite. E nel tempo stesso che vedemmo· necessario di non permettere che alcun delitto vada ese,nte da una pena proporzionata, abbiamo anche secondato gli impulsi del nostro cuorè, sia nel mitigare le pene fin ora esistenti contro i diser.tòri, sia nèllo stabilire pei colpevoli di delitti men? gravi e non disonoranti , una pena che non produca macchia d'infamia e non impedisca al punito di i:;ssere nuovamente ammesso all'onore di vestire la mi lita.re divisa. Quindi è ch e in vigore del presente, di nostra certa scienza e regia autorità, ed avuto il parere del nostro consiglio , abbiamo ordinato ed ordiniamo ciò ch e segue:

tn - due titoli è

di viso questo editto , il primo

tratta: • Dei .consigli di guerra, ed altri cui spetta di procedere contro i delitti e colpevoli militari, e di giudicare i medesimi » ed è spartit'o in sette capitoli, dei quali : Il 1° tratta dei tribunali competepti ; Il 2° delì'istruzione pnlparatoria dei giudizi e delle commissioni d'inchiesta; ·

PQLfT'rcO· LEGA LI

Il 3° dei consigli di guerr'à reggimentali e divisionali ; Il 4° dei consigli di guerra subit'anei; Il 5° dei consigli di g uesra misti; Il 6° del proçedimento in contumftcia ;' Il 7° _dell'uditore' genera:le, dei vice-udit'ori generali ed uditori, e vice-uditori di guerra; Il secondo titolo è suddiviso in tre capitoli , dei quali il primo. riflette- 18' pene; il secondo trçitta nel ~: , 1° Di 'c iò clie costituisce la: diserzione ; « 2° Delle pene contro la diserzion'e; « 3° Dei sulforn'atori , fautbri ed' alt'ri rei , che possono essei/e . giunti :µer fatti relativi· alla d iser'.. z1one. , F.inalmente nel ter'zb capitolo si tratta: Deg li al tri delitti che dai tributJ:ali militari o · misti · s i puniscono ed' è suddivis-0 in alth seì, dèi quali il : 1" Riflette i delitti contro la religione; 2° I dlcllitti cHè si· comti1ettbno per' tradimento o codardhi; 3° I delitti d'iosu b ordi nazione; 4° I delitti contro il servizio; 5° I delitti contro le persone, le proprietà pu hLliche e private; 6°' Disposizioni generali. Come beuc (acilmente' si ·tilèva i due titoli-generali, nei quali è diviso l'ed ittò miliLa.r'e , dì cui è parola , riflettono in qual/-;be modo il primo · le· regole di -procedura', il ' secondb i delitti ed alle pene , cioè la legge penale propriamente detta. Stostandomi dalla difettiva spartizione déllli legge, d iscorrerò pel primo titolo nel seguen'te ordine:


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OS~RRVA ZIONT

1" Della giurisdizione; '2° Dei vari tribunali e loro composizione e del personale incaricato dell'amministrazione della g iustizia militare; 3° Della competenza; 4° Del vario procedimento istruttorio; 5° Del giudizio e delle sentenze.

1° -

91

L'a iutante maggiore od altro uffiziale sosteneva la parte del fisco, l'uditore reggimentale quellà di relatore ed il suo segretario rimaneva incaricato a fun gere come tale anche nel consiglio. Si escludevano dal consiglio gli uffiziali che appartenevano alle conJpagnie dell'inquisito, o che avessero . fatto parte rn quel processo stesso alla commissione d'inchiesta.

DELLA GIURISD1Z10NE .

La giurisdizione, alla quale venner o in virtù dell'editto penale militare , 27 agosto 1822; sottoposti i militari o era strettamente militare, o mista, o puramente civile. . I Della prima erano investjti i consigli di guerra r eggimentali; o divisionari, ed i corn,igli subitanei; della seconda i consigli misti; dell'a terza i s upremi magistrati civili come per ']_Ualunque a ltro suddito borghese.

'2° -

POL ITJCO·LEGA Ll

DEl VAR.1 TRÌBUNALI, LORO C0~1POSIZICINE E DEL PER-

SONALE INCARICATO DELL'AMMlNISTUAZlONE DELL A GlUSTlZTA MILITARE.

Tribunali puramente militari. Consigli di g·ue1·ra reggù,n entali. - Il consiglio di g uerra reggimentale doveva essere composto da sei uffiziali scelti per q uanto era possibile fra i capitani, o fra i subalterri) più anziani, presieduto dal1'uffizia1e dello stato maggiore più anziano dopo il comandante di corpo. Nel caso di assoluta mancanza di uftiziali maggiori, poteva esserne presid,ente il capitano più auziano.

Consiglio di guerra divisionario. - Il consiglio d i g uerra divisionario doveva comporsi, per quanto possibile, da quattro~ uffiziali superiori in grado al delinquente e quattro di grado eguale, lo presiedeva l' uffiziale in attivih più anziano della divisione dopo .il governatore od il generale comandante. li maggiore di piazza sosteneva la parte del fisco, l'uclitMe di guerra divisionario quello di relatore eù i I segretario di quest'ultimo v'interveniva come t.ale anche pi·esso il consigl io. I membri di questo consiglio potevano ~cegliersi fra gli ufli.ziali di· qualunque arma, ancorchè in istato di aspettati va od in ritiro, senza che alcuno d<;ii medesim i potesse ricusarsene. Consigli di gum·a subitanei . - I consigli di g uerrn subitanei che si convocavano dietro ordine dei com andanti della divisione o di corpo dovevano cornpc_,rs1 nel modo già stabilito , ma se per particolari c'.ir1·0sta.nze non fosse ciò stato possibile , potevano bastarP anche cinqne soli votanti compreso il presidente. Similmente _mancando l'uditore del corpo, era chiamato a supplirvi qqello di altro corpo, ovvero il giu-


POl,ITi CÒ· LllGALI

O~SER I' AZ!O~:r 92 dice locale, ed in mancanza di quest'ultimo un semplice uffizial e.

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vice-uditori di guerra per le operazioni od atti da eseguirsi fuori della divisione, nella quale avevano sede.

Tribunali misti. 3° -

Dall'editto penale militare del quale si tratta, era pure stato istituito un consiglio misto. -- Nelle città di resistenza di un senato doveva comporsi da quattro uffiziali superiòri designati dal governatore incaricato a presiederlo e da quattro senatori dèputa~i dal primo presidente. - Nelle ~ltre città capo-lu;go di divisione si componeva da tre uffiziali superiori e da tre gi udiqi togati sempre sotto la presidenza del governatore.

Del personale incaricato lliù direllamcnte all'amniinistrazione della giustizia militare ossia dcll'nditoralo di guerra. Un uditore generale di guerra assistito da t re viceuditori generali sedeva in Torino, in ogni capo divis ione eravii un uditore divisionario , e presso ogni brigata di fanteria di linea un uditore reggimentale,· tutti laureati in legge e nominati dopo la pratica di tre o due anni presso qualche avvocato patrocinante. L'uditore reggimentale godeva gli onori di capitano e vestiva la divisa del corpo con le distinzioni del gl'ado, usando il cappello invece del sakò . Presso l'uditore generale di guerra eràvi pure un avvocato fiscale militare con un sostituto iucaricato nella città e divisione di Torino delle funzioni attribuite agli avvocati fiscali di provincia ; e con· lui erano obbligati a· 'corrispondere tutti gli uditori e

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DEI.LA COMPETENZA.

Circa a.i reati erano competenti in massima generale i consigli di guerra reggimentali o divisionari, quando si trattaya di arruoli:l_,menJo per l'estero, di diserzione. di subornazione, d'ammutinamento e d'insubordina• · zione, circa alle persone erano ai consigli stes&i non sol9 sottoposti i militari, ma ancora i borghesi èhe si fossei:o resi o /come agenti principali o come complici colpevoli nei suindicati delitti; al consiglio poi di guerra reggimentale spetta va la cogn\zione dei delitti commessi d,,tgli inçlividui soltanto di bassa forw, ~l con:;;iglio ,Q.i guerra çlivis_iQnar;io la coinizione cli quelli Gommessi qa persone ri:vestite del grado di uf,fiziale. ' I con~igli misti doveyano conoscere dei delitti _co,nLro la religione e di quelli di tradimento o codardìi, o . c01;nmessi contro le persone, le propr ietà pubbliche o -private, Ai magistrati ordinari spettava finalmente la cognizione di tutti gli altri reati come quelli ' -di lesa maestà .in primo gmdo estranei alla militare discip l,ina, come pure quelli di parricidio, uxoricidio, fratri cidio, grassazjon,e accompagna:ta da nccis.ione, omicidio proditorio, veneficio, incendio, innondazioni e simili da giudicarsi çoi;iformemente al d.isposto de'ne allora vigenti costituzioni . Apcp.e Je ~•.~~ ravveni-;~o;n i .a~le ,l eggi ,g a_belJ~½r~e ~ ~a.-


94

POLITIGO-LEGALl

OSS&!tV AZ!ON!

ziarie erano sottoposte al giudizio dei tribunali ordinari. 1 delitti finalmente di competenza dei consigli réggimentali e divisionari il cui titolo portava pena di morte , o nei casi di flagranza, di arresto o clamore di popolo, o concorressero circostanze, pelle qualì, si rendeva necessario un pronto e~empio, si giudicavano dai i;onsigli di guerra subitanei. 4° -

DEL VARIO PROCEDIMENTO ÌSTRUTTOI\10.

· L'uditore reggimentale o divisionate~ ed in sua mancanza-il vice-uditore od il giudice locale al primo •avviso di t)n delitto dovevano immediatament.e e sotto lct più grav·e responsabilità personale procedere àgli informi e raccolta delle prove. Ciò poteva anche in alcuni casi farsi da una commis:i1ione d'inchiesta nominata dai comandanti di corpo o dai governatori. All'esame dei testi interveniva J'uffiziale incaricato della parte fiscale ed il- segretario dell'uditore. Ultimate le praticate d'informo e trattandosi di reato di competenza 'àei consigli di guerra reggimentale o divisionale, veniva riunita una commissione detta com~issione d'inchiesta dietrd ordine del comandante di corpo o di <livisione e cumposta di tre• giudici. Interveniva altresì l',uditoT<p come relatore del processo , e l'uffiziale rappresentante il fisco. Eravi Juogp, o meno alla convocazione di un co~siglio di guerra? Ecco la questione che doveva risolvere la commissione, il di cui parere veniva poi trasmesso al colonnello che in caso affermativo convocava immediata-

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mente il consiglio reggimentali:) , od informava il governatore affinchè potesse avere luogo quello divisionario. L'inquisito era quindi invitato a nominarsi un difensore sempre militar e, che in caso di rifiuto si deputav~ dallo stesso presidente. La commissione di inchiesta comunicava.gli gli atti processuali, ed assegnava un ' termine perentorio i;er preparare le difese, ultimando con ciò ogni sua 1ttribuzìone. Quando si trattava di consigli d i guerra. subitanei, non eravi commissione d 'inchiesta.. · In qualunque giorno, ora e luogo potevano questi quando fosse <lel caso convocarsi per ordine del comandante di divisione, di corpo, di battaglione o divisione di ca".aJYeria e distaccamento, ò presidio fuori del , capo-luogo della divisione, ed in tempo di guerra dal generale in capo, o da qualsiasi altro comandante di corpo separato, di uria piazza, fortezza od altra posizione circondata dal nemico. La truppa messa sotto. le armi , formava un quadrato, di cui la prima riga volta all'esterno , · onde alcuno potesse avvicinarsi , · le altre due al centro. Nelpnterno del quadrato disposti due tamburi per servizio di tavola (sic), intornq ai quali collocavansi in circolo i membri del consiglio nell'ordine p rescrHto pei consigli di guerra ordinari,' le informazioni erano prese sommariamenie dal consiglio, l'uditore o chi ne faceva le veci, stendeva il verbale, quindi era introdotto il reo, che il presidente invitava a nominare un difensore. A questo era Elato lettura delle sommarie informazioni, i giudici avevano facoltà d'interrogare l'imputato ove meglio credesse, dopo di che era questo ricondotto fuori del quadrato, e datogli un confessore; si udiva


96

t OSSERV!ZlO~ I

.quindi il fisco e la . òifesa, tuditore citava gli .a rtic0li d'?lla l~gge .riflettente il 0aso , ,e fi,11alm eote prev-ia d iscussione fra iil presidente -ed ,i giu!;lici, .si dei::ideva .la causa. Quando si fosse ~rattat0 di riunire consiglio misto, le' pratiche d'/nformei continuavaano a.cl essere compiute daJl' uditore divisionario ,coll'intervento dell'av·VOèato fiscale prov.inciale e coll'opera di un segretario. · L'avvocato dei poveri era ,il difensore ,ordinario, ma gli imputati potevan0 sceglierne altro, se militari però un uffiziale. Pt·ocedùnenlo in contimiacia. - Se la persona colpevoJe o legittimamente indiziata di un delitto puni bile dai consigli di guerra o misti , non fosse stato arritstato, od altrimenti non si fosse presentato , dov evasi proseguire il g iudizio in contumacia nel modo ·stabilito dalìe in allora costi'tuzioni ed al-ùre leggi vigenti.

Del giudizio e della se11le11za. ,Compiuta l'istr.uzioi:Je prelirniuare, de.t,La aJ;lora istn,,• zìone prep,aratoria, no.mjnato ii) difons.o,re, ~,eniva convoç:~to ,di\3:t.ro ,o_rdj,ne del colon.ue..Uo .o del ,comandante la div.ision~ 'il consjglio di gue.rra. Un giorno prim1.a ,i I difensore comunicava all'inquisito la lista nomiiuati·vo d.ei ni,embri , .dej q~u.t li aveva facoJ,tà ricusan.o.e du,! senza acl.d.µr,re .f.l,lc,un m0tjv.o, c,h e .erano ìPoi sosti,t ui.ti ~;I!, ii.ltrettanti di ug_ u a-l ,r:apgo; il presicle.nte .tJ:on poteya ma.i e,s.ser_<:l rJ.cµ~,<1,to .

97 T.u tti i componenti il consiglio u'divano prima la messa, dopo la quale, era prestato dai giudici il seguente giuramento : • I9 N. N. presidente (01membro) del presente consiglio di guerra giuro di giudicare con imparzialità e giustizia , secondo la mia coscienza e le veglianti leggi, e tenere segreto tutto cio che sarà dallo stesso trattato, particolarmente i vdti dei giudici.» Ad ognuno era prt:)fisso il posto; il preside·n te quindi ann1mciava il motivo della convocazione, l'inquisito sciolto dai lacci ma ben custodito, a capo. scoperto com- . pari va innanzi al consiglio, l'uditore leggeva l'intiero processo , esaminava l'accusato , che poteva anche essere interrogato dal preside1:te e dal giudice. Il segretario scriveva in apposito verbale le domande e le rispcste, che poi veniva.no lette all'imputato stesso, il quale sottoscrivevale in un al presidente, aj.l'uditore ed a l segretario. Allontanato dalla sala l' accusato, erano lette le conclusioni del fisco, quindi nuovamente introdotto, il difensore lAggeva e presentava in iscntto le r.agioni militanti a sua discolpa, alle quali potevano entrambi aggiungere a voce ciò che stimassero onportuno. Ultimata questa pratica, ognuno si ritirava, rimanendo soltan~o i soli giudici col preside.o.te, l'uditore ed il segretario. Riconosciuti i voti dal presidente in presenza del consiglio , dall'uditore era st eso la sentenza s~condo la p luralità dei rnede,rimi, ed alla formula presèritta, ~enteriza che veniva poi sottoscritta dal presidente, dall'auditore dal segretario ed unito per copia autentica al processo. l'OLITICO•LEGALI

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ANNO

x, vol.

1. -

7.


98

OSSEH V AZIONI

Perché fosse • pronunciata una pena, volevasi la pluralità assoluta dei voti; se il reo era condannato al risarcimento dei danni in favore del1a parte offesa , venivano questi. determinati dal consiglio di guerra, Il segretario trascriveva la senteoza in un registro destinato a rimanere presso il corr;andante di corpo ; a questi era trasmessa ~a sentenza dei consigli reggimentali, e se non si trattava di pena capitale, spettava a lui di ordinarne o sospenderne l'esecuzione, notando sotto di essa la sua deliberazione e ,facendo, in caso di sospensione , pervenire le carte al governatMe per gli opportuni provvedimenti. Nel caso di condanna a morte, la sentenza si spediva al comando di divisione, cui spettava la facoltà di ordinarne o sospenderne l'esecuzione. Analoga facoltà a quella dei coh1andanti di~corpo avevano 1 i governatori relativamente all.e sentenze divisionali; e nel caso di sospensione sia per queste che per quelle dei consigli reggimentali, la serite~za e gli atti relativi venivano trasmessi all'uditore generale per r icevere le determinazioni del principe. Questa forma di giudizio variava alquanto nel caso di consiglio subitaneo. · Dopo che era stata fra il presidente ed i giudici 'discussa la 'Causa, ognuno di questo scriveva con matita il proprio voto che consegnava al presidente, dal quale era fatta estende1·e all'udit9re la sentenza secondo la pluralità dei suffragi. O la pena di morte o l'assoluzione poteva soltanto pronunciare il consiglio di guerra subitaneo. Era vi delitto punibile con pena minore? Il consiglio si asteneva dal gi udicarlo, ed il reo :veniva rimandato ai tribunali competenti. Le informa-

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zioni, il giudizio e l'esecuzione delle sentenze dovevano compiersi ,i mmantinente, nori oltrepassare in. ogni caso le ventiquattro ore dal 1;1.10mento, in cui il reo fosse stato posto in custodia. Non ri(·orso per grazia o commutazione di pena poteva avere luogo. La sentenza si partecipava, al comandaJ:1te di corpo ·o distaccamento. Era da l ui confermato o sottoseritto? I tamburi suonavano uri rullo, il reo introdotto, l'uditore ne faceva tosto lettura, ed immediatamente stando ancora la truppa sotto le armi veniva eseguito. Che se il comandante non avesse arl.erito all'esecuzione della condanna, il reo tornava al suo posto, ma era obbligato a1far noto al suo <1uperiore i motivi del rifiuto. ' · Quando si trattava di consigli misti , l'istruzione p1·epMa,toria si compiva per opera dell'uditore della di visione, che nella riunione del consiglio fungeva la parte di relatore, ove il presidente non avesse chiamato di deputare in sua vece alcuno fra i , giudici togati. Il giudizio era conforme al disposto c;lelle i.;ostituzioni civili allora vigenti. Le sentenze si sottoscrivevano dal presidente, dal r elatore e dal segretario. Spettava agli a_vvocati fiscali il farle eseguire per ciò che ·riguarda;va inquisiti non militari , pro:vvedendosi del resto come per le sentenze dei consigli di guerra per quanto riguardava. le persone militari . . I governatori col sentimento dPllo stesso consiglio misto, dal quale fosse _stato la sentenza. pronunciata, avevano facoltà di sospenderne l'esecuzione, nel qual caso ne era fatta trasmissione al ministro di guerra e marina, con un particolarizzato rapporto del fatto e


100 OSSERVAZIONI dei moti vi della sospensione medesima. Avuto il principe regnante relazione , emauaYa quegli ordini, che meglio credeva opportuni. Ecco le norme più importanti di procedura, che si rilevano dall'editto penale 27 agosto 1822. Passando ora. al secondo titolo, scostandomi anche qui dalla disposizione difettiva e confusa dei capitoli 1 '1ella legge , nè discorrerò per maggior cLiarezza col sr.guente or dine: 1° Delle pene e loro graduazione; 2° Dei delitti puramente militari di competenza dei consigli di g uerra reggimentali e divisionari ; 3° Dei delitti comuni di competenza dei tribunali misti. i<> - ·

DELLE PEN.E E LORO (}RiDUAZIONl<:.

POl.lTICO· LF.GAT,l

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LtJ p e11e che dai tribu11ali militari o misti potevano essere pronunciate erano:

Contro i solclati e bass'uffiziali: La promulgazione, della durata del servizio ; La cassazione; La catena militare; Le verghe; La degradazione ; Il passare p,er l'armi ; La galera per tempo limitato ; La galera perpetua; La morte ignominiosa . .

Contro gli uffì,ziali: · L a detenzione in una fortezza ;

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La dimissione; La destituzione; La prigione limitata o perpetua ; Il passare per l'ar mi; La degradazione; La morte ignominiosa. Per queste pene non era stabilito un chiaro e completo sistema di graduazione, ma soltanto una particolare quantitativa determinazione. Così la detenzione . in una fortezza non poteva essere minore di un mese, nè maggiore d i sei; i colpi delle cinghie non potevano essere minori di cento , nè magg iori di mille , uei corpi di cavalleria attesa la qualità degli staffili , allora in uso, il 1numero dei colpi venne limitato a lla metà. _ Di queste pene a lcune erano in famanti come la degradazione, la gah1ra e la morte ignominiqsa, le altre pura1nente militari, non atte cioè a rendere indegno il condannato dellà militare divisa. 2u -

DE! DELITTI PURAMENTE MILl 'fARI DI COMPETENZA DEI

CONSlGLI DI GUERRA DlVISIONARl, REGGIMENTALI E SUBI· TANEL.

l

Si consideravano delitti puramente militari tutti quelli che rifletteyano la dis~rzione, la subornazione ed istigazione, l'arruolamento per l'estero , l'insubor' dinazione e presumibilmente quelli contro il servizio, henchò non siano chiaramente per tali precisati dalla legge.

Diserzione. - Si considerava d isertore il soldato o bass'uffizialP che abbandonava il suo cor po senza


102

OSSERVAZ!Ot:<I

permesso, e tale poteva essere dichiarato immediatamente, ma in ogni caso non più tardi di otto giorni dalla sua assel'lza. Disertore' si considerava ancora colui che assente dal corpo., vi fosse rimasto per quindici giorni, senza presen tarvisi ; disertore colui che oltrepassasse i limiti prefissi dai pubblici bandi, disertore chi abbandonato il proprio, si arruolava i11 altro corpo. La pena pelJa diserzione semplice era punita nel soldato semplice con urt anno di critena militare, ed un altro di aumento di servizio; nel caporale con due ànni di catena militare e due di prolungazione di servizio; con anni quattro di catena il sergente ed altrettanti di prolungazione nel servizio. Concorrendo qualche circostanza aggrava~te, la pena era pure aumentata. Un soldato che disertava mentre stava in sentinella aveva la galera perpetua, altrettanto il sergente ed il caporale dal posto o distaccamento. li disertore in presenza dell'inimico , od in occasionfl ' di qualche spedizione militare in tempo di guerra era 1 fucilato. · Il p rogetto di disertare , combinato fra più di tre bass'uffiziali o soldati consideravasi complotto , nPl qual caso se la diserzioue effettivamente avesse luoao " ' l'autore del complotto stesso era condannato alla morte, d'un grado diminuita la pena rispetto agli altri; nou consumandosi il reato, l'autore del complotto ven.i va punito alla gàlera da cinque a dieci anni, i compli<:i a sei mesi di ca_tena, , raddoppiata la pena se tempo di guerra. Si céinsiderava qual complice del complotto e come tale p'unito il bass'uffiziale o soldato ·, che essendone informato, non l'avesse rivelato: esente all'incontro da

PO!.ITICO ·I.IWALI

103

pena e facilizzato di ottenere congedo assoluto, il com~ plìce che avesse svelalo o dato semi-piena prova a tempo da poterne arrestare alcuno. Il colpevole di diserzione semplice , presentandosi volontarjamente er.tro venti giorni, andava esente da nena, r;neno la· prolumrazione del servizio. . Se p iù militari foss~ro stati coudannati a morte per fatto di diserzione e nel medesimo giudizio, si continuava a tirare a sorte i nomi , per conoscere chi di loro dovesse dalia pena stessa andarne esente nella proporzione che se quattro erano i rei, uno solo dovesse subirla ; se da quattro a dieci, due; da d ieci a vent i, t re, ecc. ~

Subornazione alla diserzione. - Chiunque o da se stesso o per mezzo d'aliri, come mezzano od in altra _maniera qualsiasi, d irettamente od indi retta1:nente da.va opera ad istigare ed indurre tal uno alla diserzione , era condannato alla. morte, benchè la diserzione non ave3se avuto l uogo. Chi semplicemente con aiuto o consiglio facilitava o favoriva un disertore inc91Teva nella pena della prigione estensib ile an che a due anni i n tempo di pace , _a lla galera per die_c i se tempo di g uerra. Qualunque persona che ricevesse lettere o scritture sottoscritte od anonime contenenti insinuazioni, invit i od offerte ai soldati o sott'uffiziali per passare al servizio di potenze straniere, e non l'avesse immediatamente trasmessa all'autorità militare o politica più vicina, veniva assogg0,ttato alla multa di lire 300 e sussidiariamente a sei mesi di carcere. Chi scientemente ricoverava un disert.ore , era p~-


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OSSEI\VAZIQNI

nito con multa. Con multa pure colui èhe acquistava oggetti o vestiti militari. ,,

Delitt,i d'insubordinazione. - « Sarà colpevole d'insu·bordinazione il militare che offenàerà il. suo superiore ' tanto con parole, gesti , o vie di fatti , quanto con r~sistere agli ordini, · che gli vengono dati dal medesimo. ~ Il militare che parlando o scrivendo ad un superiore userà espressioni o modi sconvenienti, andrà soggetto se uffiziale alla detem.ione in una fortezza siuo a tre mesi, se bass'uffiziale alla cassaz10ne, ed inoltre egualmente del soldato ad una pena corporale estensibile, a sei 1~esi di catena. Se il delitto fu commesso in servizio sotto le armi, o in presenza qi truppa riunita, la peua potrà essere portata sino al doppio. In caso di recidiva l'uffiziale sarà d imesso, o condannato alla detenziuue sino a sei mesi. ed H bass'uffizialè o soldato sottoposto alla catena ;ino a tre ann{ secondo le circostanze .•

• Qualora il su bordi nato siasi lasciato trasportare a minacpiare in qualunque modo un sµo .superiore, l'uf'_fiziale sarà des_tituito, e condannato 'a prigionia non minore di un anno , ed estensibile sino a sei , ed il bass'uffiziale ç soldato sarà punito con Ja eatena estensibile sino al massimo. .Tali pene saranno aum0ntate di uno o pitt gra8i se _le minaccie v ennero fatte in servizio od in presenza d'i molti, se il colpevole sarà già stato punito pe'.r insubordinazione, o se si è fatto violenza senza però far uso. d'armi. » , Nel regola-re lé pene dentro i limiti dei due articoli

POLITICO-LEGA LI

precedenti si dovra avere . r iguardo specialmente alle circostanze del fatto . • , Il militare, che ip.an cherà al dovere ·di subordinazione al punto dì ferire o percuotète Volontariàmente il suo superiore, 1:rara in qualunque tempo, ed in ogni circostanza p u nito cbn la morte. Quando nèi delitti d''i nsubordihazione ind'icati hegl i àrt-icoli p1;ecedèn'ti èoncorrànb cirèos't anze, per cui t'-i sultipo tètidèbti a promuovetè o favorire una rivo!Ui. o ribellione , i colpevt>li andranno soggetti alle peb e stabilite per tali delitti. , , L'eb brietà dèl 'Cbl peVoie e la prov6cJ.zfone-dalla parte 'del superiore bffeso, non pòtranno valere quaie scusa }egi'ttima' ma bensì àllorch è ii superi ore 'pet ingilÌst.izia o per asprezza di modi, a'vrà dato luogo all'atto d' insubordinazione , la pena dell'inferiore colpevole polrà essere diminuita d i uno o più gr'àdì, secopdo le circostanze, ed i l suf'Yerio't e andrà soggetto à pena -estensibile sino alla cassazione del bass'ùffi~iale , ed alla dimissione dell'u'ffiziàle. La sola necessaria difesa sarà t en ùta in conto di lègittima scusa. • • A11che la resi's te'ifza è l' uso della forza contro Una sentinella, guardia, o hùppa co'tnanda:ta dovrà considerarsi come delitto d'insubotdi nàzione punibile c0n là maggiore severità, sec'o ndo le circostanze. Alla d isposizione di questo articolo andrà sogg'ettp , il militare , 'tan'to se us-età · violenza coil. armi e percosse per noil. essere a'rrestato, ·qlilanto se per fuggjre dopo l'arresto, i mpiegherà la forza çontro la sentinella. od alt-ra guardia des'ti'nata a custodirlo, ed egualmente se tenterà di liberare a viva forza un detenuto dalla prigione , od impedire 'l 'eseguimento di una sentenza.


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OSSERVAZJ(•NI

l'OL ITi CO · LHGA LI

Concorrendo percosse, o ferite, o tentativi di ferire con armi micidiali, la pena sarà di morte. » A, norma dell'articolo precedente, e secondo le circostanze sarà punito chiunque userà violenza nel rit.ardare, arrestare o maltrattàre corrieri, pedoni o messaggeri spediti per servizio rnilita~e. » « Il subordinato, che ricuserà di obbedire agli ordini dei suoi superiori riguardanti non solo i servizi ordinari del soldato, ma altresì tutti quelli che potrebbero da lui prestarsi a vantaggio del nostro servizio con opere manuali, sarà considerato come reo d'insubordinazione, e qualora per essere recidjvo, o per ostinazione, o per altre circostanze aggravanti possa .far,si luogo a pene maggiori dei castighi disciplinari, sarà punito se uffiziale, colla detenzione od anche colla dimissione , e se bass'uffiziale o soldato con la' cateua sino a due anni. » • Allorchè varie persone militari riunite insieme in numern maggiore di tre, si ostineranno nel rifiuto d.i esècuzione , un ordine ad esse dato da un loro ,;uperiore, o nel chie.dere tumultuosamente o con mi- · naccie alcuna casa, tale riunione sarà con.s iderata e punita come ammutinamento. • « Se l'ammutinamento sarà relativo a domande, la~nanze od ·ordini non concernenti il servizio , e non avrà .luogo sotto le armi, i militari, che lo av'ranno t'ccitato, ed il più avanzato in gràdo, o tra vari di g rado eguale il più anziano di essi, sara~no puniti , se uffìziali, colla destituzione o prigionia estensibile a norma della gravìtà del caso, o se bass'uffiziali o solt:lati, con la catena sino a quattro anni. Tutti partecip:mti andranno rnggetti a pene disciplinari, ed avendo alcun grado, ne saranno privi. >

, Qualora l'ammutinameJato riguardi un ordine concernente il servizio, ovvero abbia luogo sotto le arm i, i mi litari che lo avranno eccitato, ed il più avanzato od il- più anziano in grado secondo l'articolo precedente saranno puniti di morte o fucilati , e tutti coloro., phe ci avranno preso parte, andranno soggetti a pene più o meno gravi secondo la maggiore o minore ogtinazione e le a ltre circostanze. Nei casi preveduti dai d ue articoli precedenti , il colpevole che cederà alh prima intimazione di sciogliersi, andrà esente da ogni pena. Qnalora dopo la terza intimazione non si obbedisRe ?agli ammutinanti , ed anche quan'do prima di essa si usi la forza dai medesimi, o si resiste a quella_ incaricata dì costringerli ad obbedire, i colpevoli saranno . considerati in istato di rivolta , , e tanto gli antori , quanto i partecipanti incorrer anno la pena di morte, da applicarsi a norma delle disposizioni dell'art. 195. ) « Qualunque militare, che trovandosi presrnte ad un ammutinamento, non farà uso di tutti i mezzi da lui · dipendenti onde impedirlo; 'ovvero che dopo la notizi,i di un ammutinamehto deliberato o meditato, non · ne ioformerà all'istante il suo superiore, verrà condannato a pena corporale J?iù o meno 'grave seèondo le circostanze e tanto maggior e , quanto più elevato è il grado del colpevole, dimesso se uffiziale·, e cassato se bass' uffiziale. Trattandosi di rivolta, l'ufli.'l.iale sarà destituito ed . \l ba.ss'uffiziale degradato, e la pena corporale potrà estendersi sioo alla morte , »

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107

Debitti contro il SM'vizio. - < Il bass'uffiziale- o soldato a servizio alternativo, il q uale avrà ritardato a sod-


108

OsSr.RVAZIONI

disfare all'obbligo di recarsi sotto le armi, sarà punito nei casi, in cui non può essere considerato come disertore, secondo l'art . 106, con la proluog:,zione di un trimestre di servizio permanente per un mese di r itardo, oltre i castighi disciplinari: tale servizio dovrà essere da lui prestato immediatamente o dopo del medesimo il bass'uffiziale ·o soldato avrà diritt o di ripassar e nella categoria alternativa pèr continuare il servizio, nel qu.ale non sarà computato la durata della prolungazione. Qualora il ritardo sia minore di un mese, non si farà luogo che a castighi disciplinari. » « Qualunque militare, che essendo di guardia, di picchetto od in qualsivoglia servizio sotto le armi, sarà trovato ubbrìaco , ovvero che si prèsenterà in istato d'u bbr iachezza . per fare alcuno di tali servizi, sarà punito, se' uffiziale con la detenzione sino a tre mesi, se bass'u-ffiziale con la cassazione accompagnata da altra pena proporzionata all e circostanze, e se soldato, con la catena da sei mesi ad un anno. » • Nel caso di recidi va la d~tenzione dell'uffiziale si este.nderà fino a sei mesi, ed il bass'uffi.ziale o soldato anarà soggetto alla catena sino a du~ anni. ' La seconda recidiva darà l uogo al massimo della catena pel bass'uffiziale e soldato , ed alla destituzione col massimo della detenzione per l'uffiziale: » « Un militare in sentinella od altra fazione che sarà Leovato dormendo, od abbandonerà il suo posto prima di essere rilevato, ovvero che essendo destinato alla, g11ardia di un posto , mancherà gravemente al suo dovere, andrà soggetto all~ pene stabilite dall'ar.ticolo pr ecedente. » , In teiiipo di guerra o di marcia i delitti contemplati nei due precedenti articoli, andranno soggetti ad

POLITICO - LEGALI

1 I

• J 09

auil'.lento di uno o più gradi di pena secondo le cir• costanze ed il maggior danno del servizio. » • La sentinella , o ved~tta, collocata in faccia al nemico che all'avvicinarsi del medesimo non ne darà avviso· potendo al ·suo posto con la voce , o con lo ' sparo del fucile, ovvero abbandonerà volontariamente · contro la consegna il posto.in cui fu situato, sarà punito di morte. » « il militare che avl'à in alcun modo favorito la fuga di un arrestato, sarà punito socondo l'importanza conosciuta della custodia del medesimo o la graYità della negligenza o malizia, con cui ne avrà agevol:ato la fuga. » La pena sarà per l'uffiziale della detenzione sino al mas~imo, trattandosi di semplice negligenza e con, correndo malizia della destituzione con prigionia da uno a quattro anni': jl bass'uffiziale o soldato sarà condannato, nel primo caso alla catena da sei mesi ad un anno e nel secondo alla catena fino al -massimo secondo le vi'rcostanze. La pena sarà di morte qualora la consegna dell'arrestato abbia avuto Irrogo con l'espressa èondizione di vita p<w vita. » • S'intenderà avere favorito la fuga e a.ndrà perciò · soggetto alle disposizioni dell'articolo precedente il comandante della scorta , che non avrà dato la consegna. » , Dovendosi consegnar e tutti i prigionieri di guerra, le artiglierie , le armi , le munizioni , le bandiere, i cavalli , i magazzini, le casse, le cancellerie, e tu,tti gli altri oggetti di pubblica spettanza-presi al nemico, il éontravventore a tale obbligazione andrà .soggetto a pene estensibili sino a sei mesi di detenzione per l'uffiziale e ad egual tempo di catena pel bass'ijffi•


110 OSSEl!VAZ! O N! ziale o soldato, qualora la colpa provenga da semplice . negligenza, e qualora sia cosa diretta ad appropriarsi l'oggetto non consegnato, l'ufiiziale sarà destituito e condannato a prigionia estensibile _sino a sei anni e la p,ena del bass' uffizia,le o soldato potrà estendersi a Ginque anni di galera. Quando poi si tratti di oggetti, la non eseguita consegna dei quali tenda a danno dell'armata in alcuno dei modi indicati dall'articolo 45 il colpevole f:ìarà punito di m'orte. » • Colui che per aperturt! nascoste ed ioso1ite entrerà in una fortezza, ·od altra piazza chiusa qualunque , oppure in una caserma, ò in un quartiere , siccome eolui che ne uscirà in egual modo, andrà soggetto a pena più o menò grave, secondo le circostanze , ed estensibile sino ad un anno 'di prigionia, o di caten~; concorrendo rotture d i porte, o .mura, la pena sar à aument ata di un grado: e q ualora la clandestina entrata, od usci ta risulti diretta a disertare, spiare o comm-ettere altri delitti, la pena sarà quella stabilita per simili delitti . • , Sarà considerate reo di grave colpa punibile secondo il maggiore , o minor grado di negligenza sino a quattro anni di p rigionia, o di catèna , il militare incaricato di recare u n ordine scritto od uu altro dispaccio qualunque, ' che trascurer à di custodirlo gelosamente, n di r imetterlo alla persona a cui sarà in diritto~ o a ~I altra che abbia autorità di riceverlo, ovvero che trovandosi in pericolo imminen te di cadere prigioniero del nemico, o d'essere sorpreso da rivoltati o ribell i, non · ten terà ogni modo per distrurre tal ordin_e o dispaccio. Se ardisse rom perè egli stesso il sigillo del superior e , sarà punito come reo d'insubÒrdinazione , e

111 come reo di alto tradimento, se avrà recato volontariamente al nemico lo scritto affidatogli, ovvero se concorreranno circostanze, da cui risulti, che la mancanza fu maliziosa e diretta a favorire il nemico. • l'OLIT!CO•LE(,.I Ll

Fra i reati di competenza del tribunale rùisto eran \'i i seguenti : DeLilti contro la 1·cligione. -

Il militare che dirà ci farà qualche cosa, che offenda la Maestà Divina, ovvero con l'esempio, o con }'istigazioni indurrà un altro a simile delitto , incorrerà nelle pene stabilite d<1.lla nostra costituzione lib. 4, tit. 34, cap. 1, ~~ I, • I 2, 3 e 4. , • Alle pene prescritte dagli stessi ~S 1 e 2 incorrerà i l m ilitare che comporris; o spargerà libri , o scritti att.i ad allontanare gli animi dalla santa catto1ica religioue o a corromrere ,i costumi, siceome anche quegli, che professerà in alcun modo pubblica.mente principii irreligiosi èd immorali.- » «

Delitt-i commessi pe1· tradimento o codardia. -

, Ogni

cospirazione di militari tendente a far insorgere l'armata o qualsivogl ia parte di essa contro il regnante, la rea] famiglia, o la sovrana autorità ip qualunque modo , verrà considerato come delitto di alto tr adimento militare. Gli autori, o complici di tal 1ìelitto e coloro ~he essendone informati, avranno tralasciato di denunciarlo, od impedirlo, potendo, saranno condannati a mortG ignominiosa. .» '~ Sarà considerato e punito nello stesso modo: l O Il mil itare che abusando della sua qualità, entrerà in intelÙgenza coi nemici , · cosi interni che


112

OSSERl'AZIO~l

esterni, direttamente o indiretta.mente, a viva voce od in iscritto , per mezzo di segni o di terza, persona , ovvero che f:i,rà conoscere ai medesimi i piani , le tabelle e glÌ apparecchi d'ogni genere, o darà loro :;ti- , cun e notizie pregiudicievoli al servizio. 2° Colui che in tempo di guerra incendierà magazzini di munizioni, od inchioderà cannoni o mortai, o sarà colto nell'atto prossimo di eseguire alcuno di tali operazioni a danno del nostro servizio , ovvero leverà tnippe, od ingaggierà soldati nei nçistri Stati, per potenze straniere, o per servire contro il nostro governo. 3° Chiunque ip. faccia al nemico , od in piazza assed iata spargerà notizie allarmanti affinè di' scoragg iare le i ruppe, ovvero metterà tumulto. 4° Colui , che in tempo di· gu.e rra, ed in campagna,, scientemente farà, od ometterà qualche cosa, per cui possa ess.ere esposto a pericolo l'armata od una parte di essa , od i,l'npedito il l:;m on ~sito di un'operazione militare. Siccome anche colu i, che in qualsivoglia modo avrà scientemente tolto o tentato di togliere all'armata a lcu,n mezzo di agire contro il nf)rnico, o faciliterà al rn edesin10 il modo di meglio difendersi o di nuocere maggiormente . , 5° Le spie pel nemico. 0" Chiun.qu.e con doni, promesse, o ' p~rsu:1sìoni , ovvero con grida sediziose in faccia a truppa riunita., c_ercherà d'indu.rre alcun .m ilitare a far qualche cosa contro il regnante , la / r~al famiglia o 1a sovrana autorità . » « II militar.e che avenpo ricevuto ordine di combattere ricus.e rà di ciò esegqire, sarà condannato a morte, e fucilato 'nell.a schiena.

PO LLTl CO•LEGALI

.

.

113

S'intenderà avere ricusato di combatter e, tanto colui che si sarà tenuto a parte fuori della mischia, o si sarà dato alla fuga, quanto colui che avrà ricusato con aperta disubbidienza. Qualora la vergognosa fuga di un militare dal luogo del comb~ttimento possa essere motivo di perièoloso esempio, il superiore è obbligato sul suo onore a stendere immediatamente morto l'inferiore, che commet• tesse un tal atto di codardìa. » ~ Il comandante che cederà un forte, una fortezza od una piazza, senza avere impiegato gli estremi mezzi di difesa come pure gli uffiziali , che avranno p reso parte alla resal verranno condannati a mort,e . Qualora per'ò la resa sia stata effetto di rifiuto di obbedienza, arnmutina.ment0 o rivolta delle truppe , essa verrà decimata; condannandosi a morte un uomo per ogni ilieei, nel modo stabilito ila.ll'art_ 129 eil il comandante e gli uffiziali potranno andare esenti da ogui pena o saranno m eno severamente puniti secondo l'uso, e;he avranno fat to dei mezzi da essi dipendenti, onde costringere la truppa a fare il suo dovere. L'impossibilità d'ulteriore difesa di una piazza o fortezza dovrà essere provata per mezzo d-i dichiarazione di un consiglio di g uerr a composto nel modo , che verrà prescritto dal regolamento pel servizio d i piazza, ed ogni rnern b ro, che avrà sottoscritto sarà personalmente risponsale ò:ella resa. • Qualora i corpi inti eri. in un com battimento depongono vilmente le armi , abbandonino senza difesa le posizioni, i trin:cieramenti o r idotti, t utti gli uffiziali colpevoli saranno fucilati nella schiena , e tutti gli altri uomini di tali corpi saranno decimati nei casi Am.o x, voL

1. -

S.


11'4

OSSJ,J\V AZIONI

preveduti dall'arLicolo precedenLe, e secondo le regole dal medesimo stabilite. » e La truppa vi1'e , che rifiuterà di battersi, perderà inoltre la propria bandiera, e non potrà. riaverla, se non ql'lando riesca a distinguersi con qualche az1orn• d i straordina rio valore. » · '< Le disposizioni dei cinque art.icoli p recedenti dovranno applicarsi , ta'flto n el caso di g,l!:el'ra conko truppe straniere, quanto i11 queno di dover combattere contro interni uemici. » · 0

Fra i delitti di compe tenza dei tribunali rn1sL1 , eranvi pur q uelli contro le persone e Je pro'prietà pub' bliche ·o private. . RiP.orto letteralmente le norme pi'l'1. notevoli : « i.i m onasteri cli religiose e le case destinate alla abitazione d i vedove, o 'figlie in ed ucarz.io'ne, sono in 'q u~lunqae paese, anch e nemico, sotto la speciale protezione dèlle leggi, il rompere la olàusurra di simili s ta bilirrre1Hi pubblici, •aJnc~rn per mera curiosità, sarà punito còn la C'a tena, o la prigionia, estensi bile sino a sei an'ni. 0gn'i atto poi di Yio'lenza contro la vita o l'onestà ·aelle persone 'rinchiuse in simili luoghi, sebbene non fosse che tei'l t:ato, sàrà punito con I~ m o'r te. ) '« 11 nìilitare dhe costringerà con ma!ltrattamenti, 0 • cou la forza il suo albergator e a dargli più di ciò che gli 'è dovuto, o cornmettefa alcun altra · estorsione , sa~·it punito, se è soldato con pèna corporale a norma della ,gra'vità del caso; se è bass' uffiziale con la cassazidne, e se è uffill,i'a le còn la detenzione o' chmissione :· t ~tti ~guàlmente verranno astretti ad un proporzionat~ nsarc1mento v erso l'offeso. ))

l'ULIT ICO·LF.GALI

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• Il bass'uffiziale o soklato che iu gualsivogl i.a tl~tnpo o paes.e, anche 11er1;1ico, si renderà colpevo:e di busse (rnoranùe) andrà soggetto a pena corpora.I& prop.oriio-. uata. al le oircosta1aze od a quelle altre che' fossero st3:hilite con bandi particolari. L'ufliziale che nm1 a:vr:à av:uto cura d'impedire tale delitto, andrà soggetto alla detenzio11P- estensi bile s ino a sei mei-i, ed anche seéondo le c ircÒstam:e alla dimissione. Qualora egli ci ablDia partecipato, sarà destituito e c0odannato alla prigionia dc1, uno ' a tre ,anni. » • Il bass'uffiziale o soldato colpevole d'avere r-ubato, effeLti o danari, o ri'avere nascosto cose rubate , o d'averne fatto acquisto scientemente, verrà condannato a lle verghe: · '

1• Se concoi:rano a carico del c0l pevole circos1;anze aggravru:iti comP- rottura di mura, poTte o serrature, uso di false chiavi, e sim i li altre. 2° Se profittò a tal fine della circostanza d'in. t.:endio, naufragi0, rovi va o pubblica sciagura., . 3° Se il fur to sarà commesso in l uogo sacro , purchè non si tratti di cose sacre, nè d~stinate _al culto divino, nel qual caso il delitto, sarà giµdicaio a norma dell'art. 7, La pena si estenderà alla galera per quindici anni, ,:;e il reo irovavasi al momento del delitto p110.post.o a lla guardia e custodia della cosa rubata. , « Il tentativo di rubare risultante da uso di false ch iavi , rottura di muro , porte .o serrature, furtivo ingresso in una casa, oçl altre simi li circostan~è, sarà considerato e punito come furto . » • Nella pena stabilita contro il. furto incorrerà euual o mente il militare che avrà applicato a proprio vantaggio la paga, o eiò c·.hP deve per 5;ussistenza dei :moi inferiori . » I


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POL11'JC0-LEGA LI

OSSERVAZI O('II

che scientemente darà uno stato, o farà rapporto falso a qualunque superiore avente diritto di riceverli riguardo tanto agli , uomini ed alle a~mi , quanto alle munizioni, al necessario od a simili altre coge , sarà destituito, , ed inoltre costretto al risarcimento verso il nostro erario -di tutti i danni cagionati al medesimo dalla falsità degli stati o rapporti. Il bass'uffiziale sarà punito come reo di furto. , Il furto da un militare commesso di danaro regio, d'armi di munizioni da guerra, di oggetto di equipaggio o vestiario, o di qualunque altra cCJsa spettante alle regie. aziende, andrà soggetto alle pene del peculato stabilite dalle nostre costituzioni. Esse verranno però aumentate di un grado, e po· tranno estendersi sino alla morte, se il colpevole avrà commesso il furto nel tempo in cui era prepostò a ll a guardia della cosa rubata,, oppure ne avea l'am10inistrazione o la custodia , siccome quando concorrano aperta violenza, o rottura di casse o maèazzini. » • ll reo di furto sarà in ogni caso tenu.to alla restituzione della cosa rubata, o del yalore di essa I e saranno anche condannati a tale risarcimento di danni gli uffiziali, qualora risulti essere il furto seguito peÌ' manifesta negligenza loro nel contenere i soldati . , , Qualunque rubamento commesso da un militan~ per mezzo di -aggressione sulla strada pubbli~a, od in una casa, sarà punito di niorte ignominiosa. Sotto questa disposizione deve intendersi compresa , anche ogni violenza commessa fermando passeggierì, o per rubar loro danari od effetti con colpi o minaccie, o per costringerli a cambÌare contro la loro volontà alcuna cosa di valore con altra di minore, o néssun prezzo, •

· « Il

militare c.;he in tempo di guerra si farà lecito il saccheggio, quando non sia espressamente ordinato, sarà punito di mqrte. Nel caso che si potesse porre un argine al medesimo per mezzo di un immediato esempio, l'uffiziale dovrà uccidere sul momento il soldato saccheggiante; Il saccheggio , anche . quando verrà ordinato, s'intenderà sempre proibito, sotto pena di morte, nelle chiese , in tutti i luoghi sacri ed in quelli indicati dall'articolo 178. » Il militare, che avrà volontariamente appiccato il fuoco ad una casa, od altro edifizio in paese anche nemico, senza un ordine superiore, o senza esserci astretto da n·eces$ità di difendersi , dovrà essere condannato alla morte e fucilato. Qualora abbia in altro modo volontariamente danneggiato pubbliche o private pr0prietà, sarà punito con pena proporzionata alle circostanze.

« L'uffiziale

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.

'

Col titolo disposizioni genemli vien chiuso finalmente l'editto penale m ilitare 27 agosto 1822, Merita essere notata la disposizione per la quale « occorrendo di pro·nunciare la pena di morte per lo stesso delitto militare contr,o più delinquenti, si condanneranno tutbi alla pena stabilita. ma saranno ammessi a godere del beneficio della sorte nella proporzione e secondo le_ règole stabilite dall'articolo l'.:19 (rifle ttente le diserzioni) escludendosi dal beneficio i _ capi comploti, i sergenti e gli uffizìali. Al comandante di una piazza, di una . fortezza o di un pnisidio, che si trovassero _in istato d'assedio è da Noi conceduta autorità di far grazia, di condonar la pena a tutti, o ad un certo numero di delinquenti ,

117


OSSF.RVA7.IOI\I POLITtr'O-T.EGA T,T

come a nche di ordinare, cbe la seoten:1.a sia eseguita contro tutti i condannati, se ciò sarà necessario pel bene del servizio, affine di dare, un qualche pubblico esem pio. » Rimando all';:i,ltro fascicolo le moltissime o~serva.zioni ch'elibi a fare su l sopracumpend iato editto penale militare, e la contiuuazioue ùel proposto argomento.

F. M.

T.1.G1..tANO GAET~NO

Ge1·ento.


ORl

PARCHI DEL GE.NIO l'RESSO GLI

ESERCITI MOBILIZZATI

nr. La più grave obbiezione che puq venir fa.tta contro al proposto completamento dei parchi mobili del genio, si è quella che per comprendere maggior quantità d'attrezzi e mezzi d'opera ne'parchi è indispensabile aumentare il già. considerevole numero de' carri che debbono muovere coll'esercito. Certamente, grave considerazione è codesta, e da .. tenersi nel debit_o conto da chi procede a studi sopra l'ordinamento de' vari servizi militari in tempo di guerra. (1) Vedi Rivista -militare -italii:tna, anno rx, vol. 1v, pag. 243 e 379. ANNO

x, vol. r. - 9.


120 I

01!.I PAUCIII

Ammesso pertanto che si ponga mano a sistemare i nostri parchi col fornirli di alquauto materiale per· i ponti di c ircostauza, riteniam•' che solo n e potrà venir assegnata una ristret ta dote di strume nti e d attrezzi , e che per li grossi materiali e pe r quegli oggetti di me no frequ ente uso e dei quali vada sprovvisto il parco. dovrà pur sempre supplire l'industre ingegnò e la saga ce o peros ità dei zappatori. i quali debbono saper combinare insi eme i trovati mezzi cou que i pochi c he sempre portano con loro nella miglior maniera per soddisfure gli svariati bisogni che pres e ntansi nelle marcie. La perizia degli zappatori nella propria arte, dà m odo di ottener e buoni risultati anche con ristretta qua ntità di materiale , e .si può dire che fino ad •un certo limite di tanto si potrà ridurre la dotazione dei parchi quanto sarà maggiore lo. pratico. de' soldati del genio nel proprio m estiere. Im portantissima cosa adunque provveder e i parchi de l necessario e svil uppare al massimo grado le istruzioni presso i reggimenti zappatori. Per ·noi queste due quistioni sono intimamente collegate , anzi · insep arabili, di modo che ove si provvedano i parchi di qualche m ateriale da ponte, debbasi contemporaneam ente pensare allo stabilimento delle relative scuole sp eciali t eorico- pratiche presso la sede dei reggimenti. Venuti su tal proposito, come esponemmo l e nostre idee sopra li materiali dei quali credia mo debbono a ndar forniti i parchi, accenniamo b rev.e~l'DLe all'indirizzo che dovrebbesi, a giudizio nostro, dare alla scuola da pouti perchè riesca veramente profitte vole per le eventualità d'una g uerra. Dua tale scu0la deve avere per diretto scopo di

nt:I. GENlO 12 1 ammae;;trare le I.ruppe a costruire passaggi coi mute r iali che si possono rintracciare nel paese dove si g uerregg ia , vale ndosi degli ele m enti trasportati ne i parchi per ct>mmetterli ins ieme in maniera abbastanza solida. Perciò dovrebbe consistere nell'insegnare la formazione di ponti sopra barche d el commer cio, sopra ,:attere, sopra cavalletti , .sopra botti , la costruzione di piccoli ponti di JJalafitte , lo stabilimento di porti g irevoli , scorrevoli e chiatt e, e nel racconciare ponti 8tabili di muro o di legnami dannegiati dal nemico. Allora sola mente <JUando tutte le compagni?. dei due r eggimenti av~ssero preso pa:-te alla costruzione di codeste diverse maniere di passaggi, dovrebbesi riteuere come compita l'istr uzione annuale relativa allo stabilimento dei ponti d i c ircostanza. Per le accennate oper azioni è necessario che· presso le scuole r eggimentali vi sia una conveniente dotuzione di q uel grosso materiale che si suppone di dovere in guerra rintracciare per il paese , cioè , un s ufficiente numero di barche del commer cio di varia form a, afliuchè nella costruzione dei poeti si presentino difficili casi che esigano indt1strie e ripieghi ; t ale quantità di travi da poter fabbricare le zatte r e necessarie pe r gettare un ponte di $Ufficiente importanza , e queste tra vi diverse nell e dimenf'-ioni e n e lle forme offriranno soggetto di studio e d'e!iercizio nPl foggiare zattere d i varia struttura; botti fra loro diffe renti, legnami per taglia r cavaletti, travi e tavol ~ per formara im palcatur e. I piccoli materiali, i mezzi di commettimento e d i manovra n on dovre,b bero esser e al trame nte provvjsti che dai parchi del I genio. Presso la scuola si terrebbero alcuni carri da parco Ji corpo d'armat a, e li zappato ri ivi ricercando i


122 DEI ~-1.RCHJ mezzi d'opera difficilmente rintracciabili in g uerra, imparerebbero a trarre tutto il partito possibile dei parchi, a reg olare le loro costruzioni dipendent_e mente dalla {'.istrettezza dei mezzi che questi offrono , ad operare con faci lità e prestezza il caricamento e lo scaricamento delle vetture (1). La dotazione di grosso materiale non p uò tornare di grave disRendio alFerario. La manutenzione delle barche potrebbe essere curata dagli stessi zappatori e servirebbe di buona pratica per loro; i legnami per le zattere durano buoni per lungo tempo, e solo océorrerà ogni anno rifornire materiale per ricavarne cavalletti, ma anche questa spesa _v i ha mezzo di tenere in ristretti limi ti. Fatta la prima compera del materiale di dotazione per la scuola da ponte presso ai reggimen~i, con una spesa annuale di poca entità si potrebbe somministrare una sufficiente istruzione ~i zappatori. Il materiale per ponti da fornire alle scuole reggimentali del genio deve essere çli diversa forma., é l 'assegnare a queste scuole solo una certa q uantità di materiale d'equ_ipaggio non soddisfa all0 scopo. pel quale desse , vengono istituit e , giacchè in tal caso lo zappatore s'addestra solamente alla rnan_o vra di un materiale di forma la meglio appropriata da commettere con i mezzi più completi, il soldato non s'abitua 0, vincere le difficoltà che frequenti gli si presenteranno in guerra nell'impiego di materiale disforme ed irregolare , e troverà in allora· difficile il .sopperire (1) Le esercitazioni su quanto si r iferisce ai parchi del genio torneranno tanto più utili in quanto che, non trattandosi dei medesimi alla scuola complementare d'artiglieria e genio, li nuovi uffiziali rlcbbono ques~o part.ic,,bre del $ci-vi.zio imparare nei reggimeuti.

DEL (H'.NIO

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alla mancanza d i .quegli oggetti che immancabilmente crli fornivano i carr i d'equipaggio da ponte. Il solo ò . . fatto di vedere l'opèra sua procedere lenta lenta in · confronto alla celerità colla quale gettava in tempo di pace il ponte d'equipaggio , sairà per esso causa di scoraggiamento. Se oltre allo esercitare li zappatori nella forma• zione ·di passaggi di circostanza s'avesse modo di reo• dere loro famigl'ia re l'impiego del materiale d'equipaggio, sarebbe pur 'utile cosa in vista dei maggiori servizi r,be potrebbero in certi casi jJrestare in g uerra • .Non intendiamo che per provvedere acl un buon insecrnamento teorico -pratico sulla costruzione dei "' ponti estemporanei s'avesse a r ecar nocumento alle al tre istruzioni del pari utilissime per l'arma nostra; anzi taluna di queste ba bisogno di venir ampliata, e volehdo soddisfare per vero ai bisogni dell'arma d el genio, altre ancora se ne dovrebbero aggiungere. È specialità dell'arma nostra il servizio da minatore, si fanno le scuole di mina, il soldato impara a cavare un pozzo, formare una galleria sotterranea, sente dacti empirici sugli effo~ti delle polveri scoppianti in mez?:i resistenti , sa disporre stoppini e salciocie per far giungere il fuoco alla carica , ma non ha conoscenza delle propriPtà della polvere , nGJn conosce la composizione degli stoppini , noì1 impara a fare gli inneschi.. Può esse.r e chiamato a formare fogate di bombe, a trarre partito delle spolette, e ne ignora la struttura e il modo d i agire. Una scuola-su lla man ient di allestire gli artifìzi da guerra di più frequente uso pei minatori, specialmente · adesso eh_e · l'impiego dell'elettricità per accendere le .mine esige in neschi ài p reparazi_one pericolosa e_clifficile, ristretta·

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12-!

llr.1 J>Alll,H/

a quei pochi uom1n1 per ogni compagnia ch o surnnno gi ud icati meglio adatti al servizio di minatore, t orn erebbe sommamente utile . Ampio sviluppo dovrebbesi dare a lla scuola di rilevame nto d ei t erreni, di tracc:iam ento per Ja.vori campali e per la costruzione di forni di ca,r.pagna, ~ sar ebbe pur necessario esercitare li zappatori alla cottur·a della pie tra da calce ed al la fabbficazione dei late rizi, come nelle scuole ,reggi me ntali del genio francese.

Le istruzioni praticlrn esigeran no sempre molto .~empo e non daranno dei risultati veramente buoni se van~? disg iunte da un succinto, chiaro e regolare corso d msegnamento teorico. · Oltre. all'istruzione t ecnka dei zappatori è import.ante d1 curare le militari esercitazioni e le relàtiye ~cuole . Perchè annualmente sia possibile mandare ad effetto tante cose, è prima ed essenzial condizione chf'l sia stabilito l'ordine con cui devesi procedere, i limiti e ntro i quali ciascun insegnamento deve conte nersi. Perc_hè sia ? ossibile dare in breve tempo all'istruzion e tecp1ca teori ca il necessario sviluppo, è bene sia stabilita presso la scuola una biblioteca. dotata di tut.te le opere più attine nti al ser vizio del genio, e un ricco muséo tecnico rlove si possano osservare le variatissime qualità de' materiali da costruzione, g li strumenti l_evate di. terre ni ed ope razioni geodetiche; li princ,~pal t a pparecchi ~lella fisica , i modelli di ponti di circostanza e d'eqni paggio, tli opere fortificatorie campali e pe rmanenti, dei part.iculari di coslruzion i militari e _di mauchine diverse . Perchè sia possibil e J'at\uare d1 sct1G>le pratiche per tutto il rf'gi<imento e dar

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DF.L GK:>IO

loro ogui anno sempre ug u·ale im portanza e s viluppo. è indispensabile che il .reggimento del genio disponga di un'ampia zona di terren o , ossia di uo poligono riservato specialme nte alle esercitazioni proprie del' l'a,rma, e che i magazzini della scuola sieno sempre fornit i di sufficiente mate riale . E per tutto ed in tutto conviene che i due reggimenti procedan o in manie ra uniforme , che i soldati ciel genio vengano dessi da Casale o da Piacenza sieno ugualmente ammaestrati, che la loro istruzione sia completa, si che ciascuna compagnia p.os!-a con tare individui esperti n ei vari lavorì dell'arma. . Uniformità e regolarità la quale non si ottiene eh!> fissando, m ediante appositi regolamenti, l'indirizzo delle ,,,~uole reggimental i. Senza chiude re la via a. guei perfezionamenti che la pratica può suggerire, è bene sieno invariabilmente li;sa.te le norme che debbono reggere tali scuole. li formare ua regolamento siffatto non è facile opera, chè in ristretto t empo deves i trovar mezzo · di comprendere numerose e svariate istruzioni. ma studiando quanto io tale ordine di idee venne compiuto _rrcsso gli altri eserc_iti e traendo profitto ,di quanto già insegqò a noi st.essi la pratica degli anni addi.e tro, daccbè furono messe io atto le istruzioni teoricopratiche a norma della nota minist~•riale 17 ottobre 1862 , si avrà una base pe r procedere· con facilità e p rontezza in siffatti studi. Solo uel 1856, essendo ministro della guerra il mar escia llo Vaillaot (ex-ufficiale del gonio), vennero d efì.oit.iva1nente organizza.te in Francia le scuole presso i reggimenti zappatori. Il regolamento, che porta la rlata riel :30 gingno 1856, è pregcyolr s0pra molli rap-

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DEI l',I RCHJ

porti, e crediamo far cosa opportuna e vanfaggiosa il riportarne per sommari cenni le più essenziali disposizioni. L'istruzione è suddivisa in istru,zione generale o di reggimento , ed in istruzione speciale o di scuola , e ciascuna di queste consta di parte pratica e teorica. Oggetto dell'istruzione teorica di reggimento è lo studio dei regolamenti vari di esercizio e di servizio delle truppe di fanteria e di quelle più speciali all'arma. Desso è fatto da tutti i graduati del reo-aj. oo mento nei limiti per ciascun grado fissati dal regolamento. L'istruzione pratica di reggimento comprende gl i esercizi e le manovre di fanteria, il tiro al bersaglio, _ le ruarcic militari , Ja danza, il canto, la ginnastica, il nuoto. È stabi.lito il modo col quale debbono queste istruzioni procedere perchè non rechin.o nocumento alle istrnz~uui speciali, e devesi notare la prescrizione che il tiro al bersaglio venga eseguito non solo allo scoperto ma anche dietro parapetti coronati di sa.cebi d<J, terra, e l'altra ·che nelle marcie militari le truppe del genio debbono aver con loro gli oggetti portatili ·e tutti gli utensili di campagna. App licando al nostro ordinamento del genio un tal pr ecetto, siccome le compagnie possono in guerra es. sere chiamate a camminare colle divisioni solo tràinando , con lÒro i parchi di coHJpagnia e 'muli , oppure essere comandati di riserva presso il parco del gen-io di un corpo d''l.rmata, s~ranno utili le marcie supponendo ora l'uno ora l'altro caso: In ogni piazza sede di un reggimento dei° genio è ' stabilita una scuola reggimentale per l'istruzione speciale deJ!e truppe dell'arma.

DEL GENIO

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Il colonnello ne _ha la direzione e ne regola le spese, e sotto di lui un 'lrnggiore dello stato maggiore del genio comandante la scuola ne dirige e sorveglia l'istruzione nell'insieme e nei particolari. Sono addetti al comando della scuola due capitan.i per coadiuvare il maggiore; tre professori borghesi per l'insegnamento dell<), grai:n matica, · del disegno, e delle scienze matematiche , e due guardie, delle quali una tiene la contabilità del materiale per le esercitazioni pratiche , l'altra del mobiglio e di quanto concerne il materiale per le scuole teoriche. Vi debbono essere locali per sale di ·scuola, di lavoro , biblioteca , archivio di carte e piani, gabinetti di strumenti e modelli , due sale grandi, specialmente destinate all'istruzione primaria; alla scuola di disegno, ed altre tre sale per lo meno debbono essere disponibili per gli altri corsi. Afline di porgere mezzo alla truppit di poter profittare delle ore ·serali d'inverno per maggiormente istruirs~, vuo1e il regolamento che in tale stagione _dalle ore 6 di sera alle 9; sieno illumitlate due sale e tenute a disposizione una dei sott'ufficiali, l'altra dei soldati. La biblioteca deve rilasciare libri sopra ricevute agli ufficiali e professori per un mese e deve stare aperta almeno tre ote al giorno, e presentare oltre alla sala di lettura un'altra dove gli ufficiali e professor~ possono ritirarsi a lavorare, e · possibilmt-mte una terza camera per ì sott' ufficiali. Prescrive il regolamento sopra lar ghe basi la formazione del · gabinetto di strumenti e modelli, e stabilisce che i reggimenti del genio debbono avere poligono d'es,~rcitazione, riservando al solo ministro dell a gL1erra. la facolt à di concedern e l'uso ad altra

un


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Ili'.! l. '.I k t'l!l

Bl!:L GIIN IO

trnppa , e f.o almente che ,la s'c uola sia provveduta rlegli occorrenti materiali per le pratiche : eserc ita•• zioni. Fin qui vediamo già una grandiosità di mezzi che noi siamo .Jungi dal poter vantare, ma procedendo in ~ siffatto esame, troviamo ben altre cose degne di consi derazione, L'istruzione speciale o di sGuola vi è generttlizzata; dessa è pur suddivisa in teorica (.) pratica. La t eorica inizia il solr:iato nei primi studi , perfeziona ed amplifica nei sott'ufficiali ed ufficiali le CO·· gnizioni p.iù direttamente risguardanti il servizio d el genio. Consta, secondo il regolamento, dì d iecìnove corsi od istruzioni differenti, delle quali tre debbono venir frequentate da soldati e caporali, dieci da sotto ufficiali e sei dagli ufficiali inferiori. Praticamente s'addestrano tutte le truppe del genio i rrt esercizi nel tracciamento e cost.r.uzione di opere campali , nella sc1,1ola di zappa e mina, 1,ella scuola di ponti , nella costruzione dei fqrni , nella manovra del getto della granata. Queste scuole pratiche ese-' guite in base a stabiliti program1pi debbono aver I110go per compagnia sotto la di.re-.tione dei rispettivi. ufficiali. Oltre a codeste is\ruziorri pratiche generali, vì hanno ancora la scuola di nomenclatura e. d'.ioC&ssamento degli strumenti per tutti i sott'ufficiali e c:aporali e per un certo numero di soldati scelti per ogn,i compagnia , ·1a scuola sul modo di cuocere la calce e di fabbricare i mattoni , l'istruzione pratica sulla composizione dég li artifìzi .d a guerra più sp eciàli al genio, frequep tate da un' certo numero di .sott'ufficiah caporali e soldati, e per tutt i i sott'ufficiali la scuola di rilevamento dei terren i. 0

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P er gli ufficiali sono µ·ratici lavori, le levate, l e ricognizioni, i ~racciament,i di opere campali e tli lavori d 'assedio. · Vu::ile il regolamento che si stimoli l'amor proprio del soldato con -menzioni all'ordine del giorno di quelli che meglìo profittano dell'insegnamento, che tengasi conto delle favorevoli note per l'avanzamento e perché vieppiù senta l'utile che gli arreca l'istr~zione, stabilisce che il colonnello debba r ilasciare ai soldati par- . trmti in congedo un attestato del grado d'istruzione che ha raggiunto in ciascun ramo d'ins,egnament9 . Cosi il soldato vede nello studio e nell'applicazione .jl più sicuro mezzo di progredire finché r esta sotto le a,rmi 'e di ave;e una valida raccomandazione nel ri ' tornarµ, alle industrie. Questa rapida èorsa in campo straniero non deYe far r;redere che disconosciamo ciò che nel ùostro ordinamento v'ha di pregevole; la precitata nota ministeri ale 17 ottobre 1862 ha posta la prima pietra dell'edificio che ora tratterebbesi di cornpletarr Al § 5° del capo I , è chiaramente accennato che dessa deve solo servire per quel periodo di transizione che è indispensabile per giungere dal poco a l molto, e che è nostro interesse sia il pi'ù l:1reve possibile. Ormai tempo di pensare allo stabilimento norma1'3 di scuole teoriche sopra programmi determinat i studiando i risultati ottenuti nei discorsi anni d 'esperimento, ed appropriandosi ciò che vi ha· di saggio nell'ordinamento d elle ' scuole del genio presso g li altri eserciti, combinando cioè il u ostro bene col meo·lio altrui ' affine di ottenere t1n'o1)era la p i ù ·pere . fotta P.ossibile.

è

,


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DEI f'ARC!-JL tll'L GRt.IO

Il taHionare dei parchi mobili del genio ne portò per conseguenza 'ad alcune parole sulle scuole reggimentali. Tndicaronsi di quali perfezionamenti sieno suscettibili la dotazione di quelli, l'ordfoaroento di queste. Si cercò di sviluppare coll'appofffl'.iO di fatti l'idea concisamentè espressa, nella relazione riassuntiva sul servizio del ge.µio nella campagna d'Ancona e della Bassa-Italia ·1860-6~ , allo scopo di addimostrare quali siano j bisogni dell'arma stando all'attuale ordinamento dell'esercito nostro,' e di indicare vieinme3lio i mezzi che si reputano indispensabili ad assicmarn il servizio del genio in guerra; convinti che la discussione, quando s'appoggia all'imparziale esame , dei fat.ti, può anche tornare di grande vantaggio alle militari istituzioni. G. BrmT'Fl

CENNI STORICI ED

OSS'Ell VAZION I POLITI C0-L EGAL I SULLA

LEGISLAZIONE PENALE MILITARE ED A!..'!'RB

I

LEGGI ORGANICHE

CONTINUAZTON;:

(1).

· Capitano del genio. , Gli uomini ed i governi comincicr~n no semp1~ col fare e Onira~no co l pensare ~ col lo sçrivere per far d1 nuovo me~llo d1 quello éhe prima fecero. , . _ . RO~AGXOs1,

-

-..,rv'\,/'J\/\J''v'Vì.f\J\J',."vv.,,,....__--

Scienza ,le/le Cost,tomoni.

. Non promulgate, come avvertivo nell'introduzion~, Je regie costituzioni mil'ìtari del 1770 preparate sotto 11 regno di Carlo Emanuele, rifiutata d'al~ra pa:te, _a?pen~ la dinastia di Savoia fu restaurata negli Stati aviti, ogm (1) Vedi Rivista militare italiana, anno e anno :i::, voi. ,, pag. 88.

ix,

vol. 1v, pag. 77 e 348,


'

oss,: RVAZION I

legge, ogni istituzione della Francia, <.ìella quale il Piemonte durante l'impern era divenuto una provincia , e richiamlìti in vigore gli antichis~imi editti e patenti. usandosi del resto, come V8demmo neo-li antecedenti b . fascicoli, a p rovvedere ai singoli casi, a particolari reati con pa.rticol~ri e s'i ngole disvosiziòni senza nesso fra loro, l'editto penale milita.re 27 agosto 1822 del quale ho già dato ai miei lettori 'un compendio, venne a porta:-e una norma generale e costante ,nell'ammi nistrazione della giustizia militare. Qualunque fosse per essere i principii cui volle~i questa legge . informare , fosse pur duro e o-rave i'l o :,istema di p enalità, ma fra una legge generale ed ima eòngeriè di ordinanze arbitrarie e confu<;e non si potrebbe eYitarn nella scelta. Nel prin.o caso sarà pure 1·ì1,tr etta e affannosa la vita dell'individµo che vi è -~ Ottoposto, ma trov~rà però un posto ove r espirare, E gra.ve, dirà fra sè, questa catena, ma nessuno molesterà finchè io la porto; nel secondo caso esso si · agiterii pauroso, incerto fra tenebre, inciamperà ove teneva d'andare sieuro, riuscirà.salvo quando erasi rassegnato alla pena; il buono non avrà incèntivo nè conforto a.I ben fare, il' cattivo anzichè emendare, continuerà nel vizio colla speranza di aeludere la punizione. Dalla famosa ordinanza 21 maggio 1814 colla quale Vittorio Emanuele, che contava di avere dormito pr·r t-utto il tempo che Casa Savoia era rimasta lungi da questi Stati, e colla quale fu ordinata l'osservanza delle provvidenze emanate sino al 23 giugno 1800, erano ormai corsi otto anni, e m algrado l'umore del. nuovo · re Carlo F elice il S\lO governo dovette pu re persuadersi che il mondo se non progrediva almeno variava, e nec_essità fosse quindi por man.o in qualche

l"OLiTICO· LE,G .Hll .

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mo<lo a,lh~ legisla:done. L'editto ve'n ale,. sul q~ale è parola. susseguito quasi s ub ito ai celehn bandi pubb licati mi anno innanzi dal luogotenente genetal1~ Junazio Thaon di Revel, nè è. rispetto alla. legisla1,i0De p~nale militare, una p_rova : circa a quella civile,_ eC('o quanto scrive Angelo Brofferio nella sua Storw del

P.iemonte. , . • Coll'editto del 16 lugliò 1822 il sistema ipotecano venne finalmente a rassicurar e in Piemonte le propnetà ed il commercio. · . L'amministrazione della giustizia era abbomrnevolo. Per ogm speeie di controver.s ia esisteva uu tribunale di eccezione; i gi~dici stendevano la mano alle sportule dei litiganti , i tribuna,li di prima is tam.a compu· neansi di un prefetto che giudicava con potere ~s_su~ luto ; una grande confusione r egnava nelle ~rnd1zia li Gompetenze, ]a curia era ·un labirinto, la magistratura uùa torre di Babilonia, la legislazione u n caos. Ad una· parte di questi disastri ponevasi riparo coll'editto 27 settembr~ 1822, col quale si sopp~essero • aleune eccezionali giurisdizioni ; s.i crearono t n _hunal_1 qi prima istanza, si a]:iolirono le ~p_ortule,d_ei ~ag1stratr , si riformò in alcuna parte la c1v1le e cr1m10ale processura si stabilì con maggior precisione la competenza d~i tribunaU che prescrisse qualch-~ certa norma per l'iniziamento delle cause. . . L'avv·ocat.o Del P ozzo, che da Pang1 e da Londra • P iemon · te, po~ea mano · vegliava sopra 11 . · . alla . p enniv per mostrare Pinsufficienza dei _reali ed1tt1, -~- _con molta ragione svelava gli erron e le 1mper!ez10rn non meno del n u ovo sistema ipotecario che d~l n~ovo ordinamento giudiziale; ma. se la patria leg1;;laz1one , u oo era clét radice corretta , 1acevas1 pu re c1uakhe


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OSSERV AZJ ONI

POLIT.!CO·LEGALl

passo verso il meglio, ed avuto rigQardo all'oscurità d~j tempi e alla ripugnanza dei. dominatori, poco di pm s1 poteva pretendere. • Passiamo frattanto a qualche considerazione sull'editto -~enal~ mditare. - La parte che più d'ogni altr~ _si lascia rimarcare è quella che r iflette la, giunsd1z10ne.

divisione e dai consigli subitauei che venne affidata a persone militari; l'altra detta mista rappresentata appunto dai consigli m isti ed affidata in parte a persone militari, in parte a magistrati civili, sempre però presiedute _da mili tare, e finalmente la terza strettamen te civile rappreséntata dagli ordinari magistrati in conform ità delle allora vigenti costituzioni. Delle cause civili l'editto penale 27 agòsto 1822 non ne fa cenno, perocchè, salve certe ingerenze che dal comandante di corpo si esercitavano sui debiti dei sµoi subordinati, è a ritenersi che a.nche per q ueste il soldato si mandasse innanzi ai suoi giudici oràinari, come qualsiasi alt-ro suddito. Sarebbe quind i ing iustizia non riconoscere in ciò un notevole miglioramento della penale legislaziolle rniJitare . Non nel soldato mercenario, pel quale io nonsento che disptzzo e paura, ma nel,. soldato nazionale vogliono riconoscersi e d istinguersi d ue qualità.: l'una milita~e, e che r:on potrebbe incon:_iinciare e d urare se non col cominciare e col durare del suo servizio; l'altra civile, che ha comune cogli altri sudditi se appartiene a paese dispoticamente governato, cogli altri cittadini se a paese le cui istituzi~ni sono informate a principii di libertà e di eguaglianza; ecco perchè confondere in uno stesso codice i reati di religione con quelli d'insubordinazione valeva, a mio avviso, quanto rifiutare quest'ultima qualità. Se d i due specie,quindi sono i reati, di d ue spPcie deve pure essere la giurisdizione; pei primi, almeno nel giudizio di fatto , competente è la sola persona m ilitare , pei secondi vuole giustizia, vuole saggia politica che sia competente la seconda. - Questa norma però devé talora subire delle eccezioni. In tempo di guerra, a rno' d'esempio,

· Abbiamo vedut~ come nelle ant~cedenti dispositive penali e nelle istesse progettate costituzioni militari esorbita ntemente estesa fosse· la militare giurisdizione. P(;li reati militari, ancorchè commessi da persona borghese, era l'individuo sottoposto a questa giurisdizione; a questa giurisdizione spettava pure la conoscenza dei reati comuni da militare commessi e in complicità o connessità con borghese; a questa giurisdizione · era pure, d evoluta la conoscenza delle causs) civili del sottoposto, e non solq passive, come ,;ar;.bbe l'esercizio da parte di un borghese di un'azione ereditaria verso . trn 1:1ili_ta~e: ma ancora le attive; esorbitan~a questa d1 gwnsd1Zione che equivaleva, a m io avviso, alla negazione della sua personalità civile, a sottrarre l'esercito a qualunque contatto o relazione pon solo colla ci vile società, ma colle stesse autorità civili governa~ive_- L'_e~_itto pe_n~le militare 27 agosto 1822, malgrado 1 prmc1p11 poM1c1 del governo dal q uale er'a uscito, e . nonostante ai sentimenti e le paurose apprensioni da cui do~e:a de~so es:er e c?~~reso a cagione de~li allora recenti n volg1mentl poht1c1 del .mille ottocento ventuno, migliorò d'assai sotto questo riguardo le sue dispositive. A tre specie diverse di giurisdizione fu dal medesimo sottoposto l'individuo: l' una puramente militare rappresentata dai consigli di g uerra reggimentali o di

ANNO

x, v9l.

1.

-

10.


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alla vigilia o quando ferve uoa grande battaglia, là in quel momento nel quale il generale supremo ha bisogno di concentrare quante maggiori forze gli è possibile onde resistere e prevalere nel grande attrito, là dove può decidersi l'indipendenza di un'inter.-i nazione, il ,passato, il presente, l'avvenire di un popolo, il trionfo di un grandA principio, vorremmo noi permettere che si allontani dalla rn ischia un soldato reo di una contravvenzione o di furto per mandarlo innanzi al civile · magistrato sino a che f'i'inizi e sia compiuto il lento corso di una procedura pr nale? In quei supremi mc,menti nei quii.Ji è forza sagrificare il fiore più preziosò, la parte più giovan0 e viva della nazione, ci faremo noi tanto scrupolosi peU'i ndividuo delinquente? Oh! so bene quanto queste argomentazioni suoneranno strane per chi voleva sottrarre dalla man naia del, carnefice il parricida, .l'assassinio mandatario; per chi non conosce delitto sì gravP e sì enorme eh~ possa autorizzare la società a privarlo della vita. L'individu,o, essi dicono , è fine non mezzo della società; ma come si potrebbe allora spiegare 'e gi-nstificare le stragi di un1; battaglia? come accettare quel principio di diritto pel quale l'inter esse privato va subordinato all'interesse pubblico'? e non sarebbero follia le virtù cittadine, le virtù per cui l'individuo, dimenticando se stesso, opera solo e soffre ia pro del suo simile? Se l'indiYiduo è fine, non mezzo, della società, l'egoismo più feroce è leggittimo, è anzi una virtù; un doYere dell'uo • io. Coll'accettazione di questo principio, quest'individuo è fatto centro dell'universo, ma. ogn i uomo co_n seguentemente , avrebbe_ il diritto di esserlo. Oh, in quale abisso di a$surdi ncn cadde chi

PC1Ll1"!C0 · LltGA I.I

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con questo dimostrava la illegittimità della pena capitale. Prr me starà sempre -che lc1, vita dell'individuo, il suo benessere sia sempre condizionato alla vita, al benessere della società alla quale appartiene. Sopra quin?i la minoranza sta Ja maggioranza, sopra il comune lo Stato, sopra lo Stato il moudo ciYile e l'umanità. Con queste convinzioni sol1lanto· può il cittadino ispirarsi a nobili sentimenti, con queste convinzioni soltanto può esso elevarsi a grandi concetti, a grandi , virtù e farsi capace a grandi azioni. Io sono figlio della mia patria ; idee, sentimenti, esistenza cla essa ricevo, la mia 1>ita -dunque e .i l mio avvenire all'avvenire della .patria è soggetto, e se necessario fosse, me stesso ancora devo ad essa consacra1·e. ' Sublime allora soltanto suona all'anima il verso del mantovano poeta: « Pulcrum est pro pat.[ia mori, » e gli altri del Leopardi : « Oh misero colui che in guerra è spenti) · . Non per li patrii lidi e per la pia Consorte e i figli cari • . Ma da nemici a1trui Per altra gente e non può dir 1~orendo Alrna terra natia La vita che mi desti ecco ti rendo. • Guerra non altro significa che il violento materiale contrasto delle forze di due popoli, e l'esercito, questo complesso di cittadini, non è che una somma, la somma maggiore e più preziosa di queste forze nazionfl,li destinate al sagrificio ne'.la gran lotta; quindi esercito "d iv iene sinonimo di mezzo. Qual è l'incarico del ge-


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OSSERVAZIONI

nerale supremo? Valersene quanto meg lio può e_ sa per vincere. Quale il suo , obbligo? Vincere col minor possibile sagrificio. Regola suprema che·giustifica e limita in pari tempo i mezzi è .-appunto la necessità. Si sagrifichi la perso• nalità del cittadino.soldato perchè è nécessario pella salute della patria, nol si sagrifichi, o tanj;o solo si sagrifich.i quanto solo è J:Jecessario. Da ciò viene giustificata la maggiore facoltà attri• buita in tempo di gnerra al supe.rior~ sopra il sotto• posto, da ciò si giustifica anco:ra la maggiore latitudine alla militare giurisdizione. Così ne consegue che moltiss_imi reati comuni, preferibilmente quelli contro le persone e le propriet.à commessi da militari anche in connessità con borghese, e che 'in tempo di pace dovrebbero essere giudicati da civili magistrati, cadono in tempo di guerra sotto l'impero del codice penale militare. Similmente tutte . le persone borghesi f he in qualche maniera fanno parte più o meno diretta colla massa combattente , passano in tali circostanze sotto la militare giurisdi· zione non mepo che speciali reati come quel]~ di spionaggio, di false info]°mazioni, ecc. L'editto penale 27 agosto 1822, di cui è parola, nel mentre non provvedeva quant'era necessario alle modificazioni d i g iurisdizione pel caso probabile della guerra , Gon1prendeva d'altra parte reati puramente comuni che nonostante il tem po di pace .vennero sottoposti al giudizio dei consigli misti. In secondo luogo, merita di essere osservato nell'edi_tto penal~ 27 agosto 1822 la disposizione relativa ai reati contro la religione, per la quale continuava ad essere severamente punito il soldato che cou parole,

POl.. lTiCO• I.E G ALt

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· scritti .cid atti offendesse la santa religione cattol~ca o tentasse di 1·ompere la claitsura dei monasteri, dichia• rati 'a nche in paese nemico sotto la speciale protezione del le leggi. Quali tempi dovessero esser e mai quelli, lo giudiehi il lettore. Da molti si crede e si scrisse che le nostre r epubbliche del medio e,·o, che .quella breve ma pur gloriosa epoca di libertà deva si attribùire al benefico in• flusso de]Ja cattolica chiesa. Per me sta invece che dal solo attrito e dal solo contrasto della chiesa coll'in~pero q uella vita fu ·c1ato godere all'Italia . Non parlo del cristianesimo , cli questa divina filosofia per la quale si rigenerò il mondo, parlo di quel corpo o di quella setta che si arrogò il diritto di rappresentarlo, di custodirlo, la missione di legare e di sciogliere, la facoltà di dominar sullo spirito e sul corpo, dalla culla alla tomba, ed oltre la tomba ancora della nostra vita . Che ci mostra mai la storia dei papi? Per quanto benigni si voglia essere, null'altro si t rova in essi che i v izi, i delitti, la perversità di qualunque al tro r,iranno, più potenti del r esto e più fatal_i ad ogni- altro despota teocratico. Non fu per foro che l'idea cristiana riescì all a conq uista dol mondo, non per loro che le leggi proclamarono eguagiianza, libertà, fraternità fra gli uomini di ogni paese e di ogni nazione, che anzi sino a che durò il loro dominio, filosofi e poeti pagar~mo a caro prezzo il delitto d' essersi inspirati alla grande idea. E venne il tempo che là corona e tià:ra, che per inaoriligia di potere eransi · prima scambievolmente o . avversati e combattuti , sentirono la minaccia di un


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06SJéRVAZIONI

l'OLITJCO LEGA LI

comune pericolo e la necessità di. unirsi contro J'irrompente ur to dell'imprevisto nen1ico. Ma la rivolu zione francese già oramai era inevitabile. Senonché è legge dell'umanità conseguire la meta a forza di lotte, di cadute, di sforzi e di sagrificii. Napoleone, sedotto dagli splendori del trionfo , rinnegò o dimenticò il prJncipio per cui era a sl g rand e altezza salito, e cadde-. J1 trono e la tiara, col it{s divinitm ed istruiti da lla esperie~za, tornarono- al possesso, non pi ,:i per cornbattersi ma per condividere il godimento. Cosi nei grandi congressi del 1815 e successivi fu veduto il ministro del lo czar e quello d'Ing hilte-rra con quello del pontefice a segnare trattati di reciproche garanzie e di solidarietà pel mantenimento dell'ordine ed il decoro della _santa religione cattolica. Questo è appunto i l tempo nel qual~ sorsero le leg·gi di cui sto discorrendo; tempo di decadenza, di regresso non solo pel Piemonte ma per ,Italia ancora ed Europa intera. In te~zo luogo, altro difetto notevole dell'editto penale di cui trattiamo, era J'obbligo e l'incitamento che si dava al complice di svelare il com'pagno, ottenendo impunità e compensi se offri va prove del progettato delitto. . _ , A questo proposito riporto q'uant_? ne scrisse Beccaria: « Alc uni tribunali offrono l'impunità a qùel complicfl di grave delitto che paleserà i suoi compagui. Un tale espediente ha i suoi_ inconvenienti ed i suoi vantaggi. Gl'inconvenienti sono che la nazione autorizza iI tradir;nento, aetestabile ancora fra gli scellerati, perch_è sC?_no meno-fatali ad una nazione i .delitti di coraggio che quelli di viltà , perchè il primo non

,è frequente, perché non aspetta che una forza beuefi.ca e dire}trice che lo faccia cospirare al ben pubbiico, e la seconda è più comune e contagiosa e sempre pitl si concentra in se stesso. Di più il tribunale fa vedere la propria incertezza, la cTebolezza della legge che implora l'aiuto di chi' l'offende. 'r vantaggi sono il prevenir e delitti importanti, e che essendone palese _ gli effetti ed occulti gli a utqri intimoriscono il popolo; di più si contribuisce a mostrare che chi manca di fede alle leggi, cioè aì pubbJico, è probabile che manchi al privato. Sembrerebbetni che una legge generale che promettesse l'impunità al complice palesatore di qual unq uc delitto fosse pveferibile ad una specialé dichiarazione . in un caso pa rticol~re, perchè coi;:i prever ebbe le unioni col reciproco timore che· ciascun complice avrebbe di gon espor che se medesimo, il tribunale non reuderebbe audaci gli scellerati che veg 6 ono in un caso particolare chiesto il loro soccorso. Una tal legge però dovrebbe accompagnare l'impunità col bando del èlelatore .. ... Ma invano tormento m<:: stesso per distruggere il r imorso che sento autorizzando le sovrastanti leggi , il rnonuaiento della p ubblica confidenza, le cose della mor_ale umana al tradimento ed alla dissiniulazione. Qual esempio alla naz_ione sarebbe poi se si mancasse all'impunità promessa, e chè per dotte cavillaziòni si strasciuasse al supplizio chi ha corrisposto all'invito delle leggi. Non sono rari nelle n azioni tali esempi , epperciò rari non sono coloro che non banno di una nazione altra idea che di una macchina complicata di cui il più destro e il più potente ne muovano a lor talento

...


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OSSERVAZiOr>"l

1-0LJTICO• U:G.\ LI

g li ordigni; freddi ed incomprensibili ·a tutto ciò che forma la delizia delle anime tenere e sublimi, eccitano con imperturbabile sagacità i sentimenti più cari e le passioni più violenti si tosto che le veggono utili al loro fine, tasteggiando gli animi come i m usici gli strumenti. D

:finisce colla votazio~e dei giudici; 3° Ja sentenza e sua esecuzione. A queste tre parti va aggiunta o piuttosto premessa quella che riguarda l'organamento dei trib uBali e la rispettiva competenza. Quest'or_dine dovrò ora, come i n r.eg uito , seguire, a maggiore ch iarezza dei miei lettori.

Vengo frattanto all'esallle, dell'editto penale 27 agosto 1822 sotto l'aspetto strettamente l<:1gale. Sulla sua spartizione anche q.iesto editto è diviso io due titoii corrispondenti ai due li bri delle progettate costituzioni del 1770, l'uno d!3i q uaJi riflette le regole di procedura, l'altro i delitti e le pene. Nei moderni vigenti codici le leggi di procedura seguitano , non precedono quelle dette propriamente penali , e ciò meglio si conforma alla b uona logica. È necessario prima determinare il fatLo elevato a reato, è necessario. stabilire ancora. la pena colla quale s'intende punirlo, per discendere poscia alle norme da seguirsi e nel giudicare un imputato. A tt~nendomi però .alla divisione dell'editto discorrerò innanzi tutto del primo titolo ossia della procedura. La suddivisione del titolo stesso in pP.ragrafi è, come avy,ertivo nell'anteeo:idente fascicolo, oltremodo difettiva e confusa, perocchè vedo opportuno fissa.re e seg L1ire un ordine diverso . . II lavorio di un giudizio o procedimento penale può distinguersi in tre parti o momenti e sono: f 0 istru,,ione seg reta scritta preliminare o preparator ia che incomincia dalla denuncia e· t ermina col giudizio della c_o mmissi0ne d'inchiesta; 2° il pubblico solenne dibattimento che dal giudizio della commissione d'inchiesta

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Orgauamento dei t.rilmuali militari. Relativamente all'organamento d ei tribunali militari, l'editto penale militare. 27 agosto 1822 veniva a · por• tare essenzia]_i m odificazioni in confronto di quello sinora allora m~ntenulo. Ai consigli di reggimento furono aggiunti i consigli di division e, i consigli s u'bit:rnei ed i consigli misti cessando quindi q uel gran consiglio supremo e quelle r egie delegazioni nominate sino a llora direttamente dal principe regna.nte. Bench è però siasi col ùuovo · edit to st udiato di determinare le r ispettive attribuzioni e competenze, nulla.meno non 8Ì era provveduto al caso di conflitto, sorgendo qufodi talora la n ecessità che un editto venisse a risolvere qualche questione.

Istruzione scritta preparatoria. P er ciò che riflette l'istruzione preparatoria o p_re-. l iminare, come megl io vagliasi chiamar, mancava n el• l'ed,itto penale le r egole di p rocedimento circa l'erezione d,;igli at,ti , l'udizione dei testimoni, ecc., ma n el ~ 69 era però detto che l'uditore dovesse confor- . marsi alle formalità ·prescrite dalle in allora vigenti


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OSSERVAZIONI

costit uzioni. Infatti, a me sembra che il codice penale militare· non sia che · una: legge speciale· aggi unta e subornata al codice penale comune cQme lo è quello di commercio relativamente al codice civile.. Sia aduo. que che si tratti di procedura, sia che si tratti del reato o delle pene, nelle leggi penali militari vanno aggiunte soltanto le norme che le differenziano dalle altre leggi cornu,ni, spttinteso quindi che in t utto i l resto si deva conformare al prescritto di queste ultime. · Sull'azione, nell'editto penale 2'7 agosto non era ben chiarito se fosse <lessa p ubblica, ma altrimenti non si poteva intendere. Al primo a,•viso 9i un delitto (così \ era scritto) gli uditori r eggimentali o divisionari, ed i'n mancanza di essi i vice-uditori, non che i giudici locali, dovr anno procedere immediatamente sotto la più grave responsabilità personale a quegli atti, ecc. Come ognuno eonosce, actio è il diritto provenien te dalla violazione della legge e che consiste nel perseguitare in giudizio l'autore per la di lui punizione e va distinta in varie specie. Per noi basta notare come ella possa essere : o pen_ale, quando ba in mira solamente . la pena del colpevole; o civile, che è _propriamente l'actio ex delicto e colla quale si domanda la riparazione od il risarcimento dei danni ed interessi che 11 reato ha prodotti. Vi ha ancora l'azione p1,ibbtica che è quélla per cui si procede ex officio , vi è l'azione p1·ivata che va sempre s~bordinata alla querela privata, ed in taluni casi arrestata col ritiro della querela mede.s ima. In un codice penale militare sarà pubblica l'azione' o privata? La domanda sembm strana. Infatti, un reato militare, e pel1a qualità che riveste il suo autore

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e pel danno che va a produrre, non potrebbe dar luogo che all'azione pubblica. T~t.tavia quest'azione non nasce che in seguito alla denuncia fatta dal superiore e quindi può farsi la questioné se un comandante di corpo , un comandante di divisione o qualsiasi altro superiore comandante un distaccamento colle facoltà del comandante di corpo possa o no, al verificarsi di un fatto colpito dal codice pena.le militare vigente, trattenere la denuncia lasciand0gli la facoltà di punire l'autore disciplinariarnente. Prima di pronunciarsi in questo argomento è mestieri considerare l'organamento di un esercito; vedere quale sia la sua unità disciplinare, amministr ativa e tattica, e risolvere se e fino a qual liniite convenga eccitare lo spirito di cor po, per lo che mi riserbo ad altra volta ai tornare in questa materia. Ciò che però va osservato nell'editto penale militar e 27 agosto 1822, l'àutor ità quasi esclusiva del comandant e di corpo sopra i suoi sottoposti. A quel tempo l'esercito appariva non una forza omogenea e compatt::i., ma pi utto,sto un.a unione, una somma di varie unità rappresentate pai singoli corpi e così animati _da spirito di esclusivisimo, che nelle stesse costituzioni del 1ì70 era , previsto il caso di conflitti di · precedenza fra corpi e corpi. Il comandante 9i corpo, come sorse dallo stesso editto penale, non solo è a ritenersi ·avesse piena facoltà sull'iniziativa dell'azione, t anto più che l'uditore r eggimentale eragli per grado subordinato, ma poteva ancora accettare o rifiutare il parere della commi"ssione d'inchiesta, convocare o meno il consiglio, nè la sentenza aveva in ogni caso forza esecutiva ove non avesse riportato colla sua firma la conferma. Analoghe facoltà aveano i comai1danti di divisione. Sotto questo


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aspetto l'azione penale non potrebbe dirsi a rigor di termine pubblica, dacchè l'azione pubblica è prom ossa · liberamente, obbligatoriamente ed indipendentemente della gi udiziaria autorità, nè alcuno può arrestarla, nè alcuno sventare il giudizio · che dalla medesima è forza ne consegue. Una e~senziale modificazione era però portata coll'ammissione di una commissione d'inchiesta perchè giudicasse sulle risultanze del processo scritto e dietro r elazione del relatore e delle con cl usiorii del rappresentante fiscale se er av i o meno luogo· a convocare il consiglio di guerra. Ben è vero che non era un giudizio propriamente detto, ma una pura opinione a cui poteva o meno attener si il comandante; tuttavia fo · una nuova misura che andava a diminuire le soverchie e pericolose ingetenze e facoltà dell'uditore reggimentale con solo pregiudizio dell'accusato.

DeGuitivo giudizio. Chi.usa pertanto cot1a proposta della commfasione la preliminare istruzione , dovevasi passare al formale giudizio. Nomitie dei giudici, convoca_zione del consiglio erano subordinate al comandante di corpo. I difetti essenziali rimarcati circa le costituzior:i miiitari del 1770 continuarono nella maggior parte a sussistere ·nell'editto penale militare di cui è parola. L'uditore reggimentale, quello stesso che procedeva all'informo processu.ale, era quello stesso che riferì va al consiglio di guerra, e che corne persona legale ragionava ai giu dici sulle norme di legge che egl i stimava r elative al

]47 fatto nel, quale erano chiamati a pronunciarsi, coll'iniucarico finalmente di estendere la sentenza. Mancava altresì, e ciò appunto r endeva maggiormente influente la parte dell'_uditore di guerra, la discussione pubblica delle prove già ·racGolte. Ordinariamente non st udivano più i testimoni, ma soltanto era risaminato l'imputato ed' ascoltato il suo difensore. I1 giudizio finalmente, da quanto si rileva dalla legge, non era pubblico, e per questi motivi impropriamente si -potrebl:le chiamarlo solenne d·ibattùnento, ·ma piuttosto una conferma od un complemento al giudizio o propost,a della commissione d'inchiesta. PO.LlT lCO·LlèGALl '

Sentenza r, sua csecu-zione. Circa alla sentenza non era prescritta la narrativa dei fatti apparuti o delle circostanze sulle quali essa era appoggiata , non er a prescritta la motivazione o ra.giònamento legale di cui la sentenza ne deve essere l'ultima logica conseguenza. L'editto penale sul quale è parola tace sulla facoltà di appellare , e soltanto quando si t rattasse di morte prescriveva la conferma del governatore pelle sentenze dei consigli r eggimentali t> quella del principe r egnante pelle senten~e dei consigli ~i visionali: Non senza viva appr ensione si può leggere nell'editto penale la istituzione dei consigli di g uerra subitanei e le n,orme, prescritte alla lor o convocazione, al procediment o istruttorio èd al giudizio. - Io non credo di errare se asserisco cprne desso non potesse essere che il parto dei risentimenti e delle pa.ure pei fatti e r ivoJgimenù avvenuti nell'anno an-


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OSSERVAZ IONI

tecedente. - L'esp~rienza però ha dimostrato come questi consigli subitanei, così contrari ad og ni principio di ·giustizia, non siano in tempi di pace punto necessari. Non parlo dei consigli misti. Fu certo lodevole l'idea pella quale furono stabiliti, ma è pur forza persuadersi che frammischiare in un giudizio penale persone puramente legali con persone puramente militari nei tempi specialmente di Carlo Fel ice, nei quali la coltura delle discipline civili erano tanto estranee e direi quasi sospettosamente r ipudiate qal quartiere, equivaleva unire ad unico fine due elementi eterogenei , d ue for ze divergenti e forse anche collideittesi. Nel numero dei giudici, compreso il presidente, l'elemento militare era prevalente, . non però nelle cognizioni legali, in modo che la prepotènza della spada (mi si condoni la parola perchè · riferita a tempi ben diversi dai nostri) dovev.a spesso urtare contro le meschine sottigliezze e cavilli della toga . Finalmente, difetto essenziale dell'editto penale m ilitare .si è appunto non avere predisposto le modificazioni necessarie ad introdursi nella procedura a I sopravvenire della guerra. Taluno pensa doversi così · stabilire l'amministrazione della git1stizia penale mi~ litare, che alcuna differenza deve avvenire nella medesima quando dal piede di pace si passa a quello di guArra. Io non potrei soscri ver e a questa . opinione. L'esército è bensì sempre il medesimo, ma essenzialmente diversa è la forma del suo vivere dal campo d'azione al quartiere di guarnigi~ne. Quivi passa in occupazioni regolate, costanti, uniformi, attende alla sua istruzione; in se stesso raccolto e quasi non osservato fra l'agitarsi della civile società, .

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la quale invece col cessar della guerra r iprende fidente ed operosa i lavori della pace, la coltura delle seienze, delle arti e de lle industrie. · In tem po di g uerra la monoton ia, la r e'golarità, la uniformità nell'esercito sparisce per dar luogo alle marcie improvvise e sospese, ai travagliati accampa· menti, alle ritirate precipitose , al ci r cospetto avvan zarsi ,' all'imprevisto attàcco , al sanguinoso conflitto, all'entusiastico inseguimento, alla disp·erata r esistenza. Tutto è moto , tutto agitazione, ed una pr ocedura penale nel campo di b.attaglia va risolta colla celeriUL medesima colla quale colà ogni a.l tra militare azione l'.'i compie. Non si ascoltibo i futili scrupoli ài certi crimin alisti capaci non ad a ltro che ad intronare le aule di arcadi-che frascherie. · In battaglia la necessità, è si noni.mo di giustizia ed il com battente, dal semplice soldato al supremo generale divengono mezzi alla grande azione. - Salus popi1,Z,i su.prema lex est. - Le garanzie processuali vanno q uindi uccettate se e sino a che soltant o ~-possibi le e conveniente. Per questa ragione ancora, tornando ai_quartieri di pace sarebbe ingiustizia l'usare le stesse form alità così spedite e brevi essendone appunto cessata la necessità. Ma è tempo ch'io passi alla seconda parte, a quella che tratta cioè delle pene e dei delit ti . Circa la natura erl. il fine delle pene, _d 'assai disparate sono le opinioni dei criminalisti. Per me tengo essere la pena un ~ale mon,Jmente sensibile da infliaaersi a chi scientemente e liberamente ha violato, Ob la legge, come atto di giustizia e coll'i ntento altresì cll

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ìntimidire coll'esempio .onde prevenire pello avvenire n uovo delitto. · Dei suoi caratteri essenziali, ecco quanto ci laHciò scritto il Romagnosi : « Volendo quindi raccogliere le condizioni essenzial i onde effettuare il legittinio magistero penale, risulta che la pena debb'essere giusta nel suo oggetto, necessaria nel suo motivo, moderata colla sua azionf', pru• dente nella sua economia, e per quanto si può certa nella sua esecuzione. 1° Giusta nel suo oggetto, vale a d.i re, non colpire che quelle azioni ed ornrnissioni, le qnalì violano un perfetto dovere ,.sociale, od i suflsidi della comune sicurezza; 2° Necessaria nel suo motivo, val e a dire, che non se ne possa far di meno, attesocchè ogni altro mezzo non penoso riescirebbe pur estraneo; ' 3° Moderata nella sua azio"t1e, vale a dire, che non pecchi nè per eccèsso per difetto onde non ledere i diritti del punito o compromettere la sicurezza della società; 4° Prudente per quanto si può nella sua economia, vale a dire, non provocare un male maggiore volendone allontanare uu minore; 5° Certa per quanto si può nella sua esecuzione, • vale a dire, non fomentare Ja lusinga dell'impunità con una trascurata vigilanza, con una cieca indulgenza e con un~incauta procedura. » Esami nando colla scorta di queste norme l'editto penale 27 agosto 1822, è forza rilevare moltissimi e grav"i difetti. · Per un esercito il codice penale militar e non deve avere altro scopo che quello di mantenere ferma in

151 ogni tempo, luogo e circostanza e da· tutti gli individui che vi fanno parte Ja militare disciplina, cioè ]'_osservanza di tutte le norme ad oghuno prescritte nspettivamente secondo il proprio grado e posizione, e quindi ie pene non dovrebbero colpire che i fatti ledenti o c:ompromettenti la disciplina, nè . in ogni caso possono essere giuste le pene inflitte dal codice penale milit'are, come sta appunto nell'editto di cui è parola, contro reati puramente comuni, e state stabilite col criteri o medesimo con cui furono stabilite quelle pei reati strettamente militari, e pei quali :soltanto, come dissi, è necessario sia concessa maggiore latitudine al potere punitivo. Perchè la pena sia necessaria, attesochè non tutti 1 reati hanno la rne~esirha gravifa, un codice deve presentare accurata e bene calcolata specificazione egra.duazione onde la pena si11 proporzionatamente applicata. Per questo ,riguardo le pene dell'editto penale 'militare furono specificate, non bastantemente nè chiaretmente graduate. · Pei bass'uffiziali poi e fioldati si stabilì quella delle verghe o con colpi di cinghie o staffili. Questa pena, oltrecchè offende la dignità personale dell'uomo che vi è sottoposto, lo demoralizza e finisce ancora ad indebolirlo fisicamente con iscapito alla forza stessa dell'esercito; non è peranco necessar ia, e l'esperienza ha oramai persuaso come la disciplina possa essere senza di quella mantenuta e ristabilita. I colpi del knut o della verga potranno usarsi negli eserciti della Russia e dell'Austria, non èonvengono punto ad esercit0 di popolo libero e civile. Circa la terza condizione, bisogna pure convenire che la i:igidezza spaventevole nelle pene portate dalle P OLl TI CO U:GALI

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OSSKIIY .1ZIO:l'I

POLITICO· 1.EG .i LI

progettate costituzioni militari del 1770 venisse dall'editto penale 27 agosto 18~2 d'assai mitigate, e basta. in prova fare qualche consideraz:one a quel.le inflitte ai disertori. Nè credasi che il rigore eccessivo della pena valga per se solo a prevenire i delitti . InfatLi, benchè la morte fosse la pena comune ad ogni disertore , nel finire d ello scorso secolo, come ancora dopo la r estaurazione, sì numerose furono le diserzioni che il governo si vide obbligato ad emanare editti di indulto, grazie, ecc. Tuttavia non si potrebbe per questo ammettere che nell'editto penale questa ~ondizione dal Romagnosi raccomandata venisse osservata, prova ne sia la subornazione alla diserzione, ancorchè questa non avesse avuto luogo, punita colla pena capjtale;_il solo entrare nei monasteri, ancorchè per mera curiosità, veniva punito colìa prigionia èstensibile a sei anni. Prudente poi non erano tutte le pene sui fatti più minuziosi ed indiffer enti dai quali il sospettoso governo d'allora intendeva vedersi indizio d i congiure e tentativi di ribellione. Finalmente nell'editto penale di cui è parola, la pena n0n era in tutti i casi certa. Quando infatti moltissimi disertori fossero stati arrestati e sottoposti ad un solo giud izio , come ancora quando ci avessero vari imputati di delitti puniti colla pena capitale, eravi il beneficio della sorte, in modo che fra quattro colpevoli uno soltanto subiva la pena, fra otto d ue, e così proporzionalmente; disposizione q uesta che per motivo malinteso di pubblico interesse poteva, come saviamente avvertiva il Romagnosi, fo mentare l'impunità. Ciò che per ultimo mer ita essere notato si è corne

fra le pene vi avesse pure la pro! uogazione del m ilitare servizio. Pena è sempre un male inflitto a chi viola le leggi, ed atto colla sua miuaccia ' ad intimidire o frenare altri d alla via del d'elitto. Servizio militari~ egli è un carico, un obbligo se vogliamo, ma un obbligo onorevole , perocchè per . certi crimini anche l'editto penale '27 agosto 1827 djchiarava in•iegno il condannato della militare divisa. . · Costituire adunque il ser vizio militare quale pena, e q ua~to sp?gliarlo di (JUel prestigio che colla legg11 medesima viene ad esso attribuito e che in ocroi caso 0 è utile e conveniènte che abbia. Vengo frattanto al secondo titolo che tratta dei delitti.

ò.J.J

. Le riform e nella legislazione militare susseguitano. non precedono mai quel le della legislazione civile ; pure è forza che esse giu ngano una volta anche fra noi, pcrocchè lo spirito dei tempi non si può soffer mare alla soglia di un "q uartierc od al limitar e di una piazza d'armi. ~~ filosofi~ è la regina del mondo, e malgrado infimt1 ostacoli che le si parano innanzi , essa riesce sempre e trionfa. Non v'ha istituzione umana che vi resista o si sottragga al suo impero. Colle nuove i.dee discipline, arti, costum i, tutto si muta . ' Anche nelle leggi criminali mi1itari il progresso della scienza penale esercita d i continuo la sua benefi ca influenza. ç hi volesse giudicare un soldato colle norme !errali b dello scorso .secolo farebbe opera ingiusta, impolitica ed iniqua. Perciò nel codice penale militare non solo degli Stati liberamente governati, ma di quelli tuttavia godenti il bene(lcifJ della monarchia as-


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OSS_ERV ,. ZIONI

solu.ta, vanno introducendosi le riforme che la. scienza suggerisce o reclama. Follia ella è esigere nelle umane leggi la perfezione, ma è ragionevole l'aspirare gradatamente al meno imperfetto. Nell'editto penale '27 agosto 1822 rnoltissim~ sono 1 difetti che pure si rilevano anche sul · st'condo 'titolo, pure bisogna riconosc,ere un certo migfroramento in confronto deUe discorse costituzioui. Ogni violazione alla legge penale è reato; ma ogni violazione è <lessa meritevole di pena? E saranno tutti i fatti cedénti la legge egualmente puniti? Nello scorso secolo soltanto benemeriti filosofi cominciarono a presentare e discutere questi quesiti. Un fatto, perchè sia meritevole di pena, vuole essere commesso scientemente e liberamente, e quindi obbligo del giudice divenne appunto quello di accertarsi che queste condizioni esistano rispetto all'accusato che gli viene presentato per essere giudicato. . Il legislatore per questo studiò di offrire alcune norme per istabilire se ed in qual grado possa ammet• tersi l'imP,ufabilità legale del delinquente. In secondo luogo non tutti i delitti sono meritevoli della medesima pena, perchè non tutti sono egual• mente gravi. Non parlo di quelli comuni, ma soltanto di· quelli strettamente militari. Chi non vorrebbe ammettere una differenza fra la semplice disobbedienza ad un ordine di caporale, e quella di rivolta a mano armi•ta; oppure fra la diserzione in tempo di pace, e quella in tempo di guerra passando al nemico 'l · La gravità del delitto militare va misurata non solo dallà malvagità d'animo presumibile nell'agente, ma,

I'O LITICO·L EG AL!

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a ncora dal danno che desso può portare alla società violando la militare disciplina. Occorre quindi in un codice, innanzi tutto, bene specificare i reati secondo la loro particolare natura. Noi per questo riguardo non potressimo ricevere le norme suggeriteci dagli scrittori di penale diritto circa i reati comuni , nullameno vi si rileva nelle legislazioni militari d'Europa una certa tacita concordanza; le diserzioni generalmente formano separato capitolo dalle insubordinazioni, dai reati in servizio, ecc. In secondo luogt> occorre siano bene e chiaramente specificate tutte le circostanze di tempo e luogo che possono aggravare I il delitto, e finalmente è pure necessario non manchino certe norme atte ad offrire criterio al giudice sùll'imputabilità del delinquente e gradi della me.desima. Sarebbe lungo di troppo l'intrattenersi a minn7.ioso esame sul secondo titolo dell'editto penale. Il lettore ' se ne sarà di. leggieri avveduto, come bene spesso difetti nel medesimo la chiara e precisa determinazione del fatto, elevato a reato, come manchi la precisa separazione dei r eati comuni rimasti soggetti alla militare giurisdizione da quei militari, come per qupsti ultimi finalm ente difet,t i altresì la specificazione e si veda, a mo' d'esempio, il ritardo a recarsi so_tto le armi fra i delitti .contro il servizio, anzichè fra quelli della di• serzione. Ma è tempo di ripigliare il racconto storico e proseguire. Ristabilito in Piemonte il governo assoluto, ultimate le procedure, stipate le prigioni di condannati, r i organizzato, per non dire rifatto in gran parte l'eser-


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cito, dacchè si volle allontanare e puuire quanti avevano partecipato ad un movimento che tanto unanimamente e diffusamente erasi pronunciato e sostenuto, Carlo Felice stabilì di tornare a Torino. Prima però, come non bastassero le misuro fino allora usate, stipulava in Novara il giorno 21 luglio una convenzione coi tre potentati del Nord, pella quale veniva autorizzata la presenza in questi Stati di 12 mila austriaci, da portarsi anche a numero maggiore sulla semplice richiesta pre.:so il governatore militare della Lombardia, restando ai medesimi fissata quale linea militare di occupazione quella che. partendo <ia Stradella per Voghera, Tortona, Alessandria; Valenza e Casale, andasse a terminare a Vercelli, mantenendo le proprie communicazioni col LombardoVeneto per Buffalora e Pavia. Un regio editto d'indulto colla data del 30 settembre 1821 fu pure fatto precedere al regalo ingresso, e che credo opportuno nella maggior parte di qui riportare:

desiderata meta, frammezzo alle difficoltà che preseut~no i tempi e le circostanze , pronto ci si offre la considerazione che gli amatissimi nostri sudditi i quali obbedienti a lle leggi , fedeli al loro ìegitti~o sovrano, religiosi osservatori dei diritti altrui, scevri dello spirito d~ vertigine che pur troppo abbonda nel secolo, si mantennero nei più difficili tempi costanten1ente tranquilli, éontribuiranno di molto al buon esito delle veglie , che ad un tanto fine saremo per consecrare, con attendere all'ombra della lecrcre che 00 li proteggano, ai doveri del proprio stato, al foro, al commercio, alle arti, all'industria, alla coltivaziouc dalle quali cose la proprietìi dello Stato sostanzialmente dipende, lasciando a chi governa la cura di quanto ha rapporto al polit,ico ed all'amministrazione generale. All'oggetto però di ottenere in cosa di tanta importanza il concorso eziandio di quelli che ponno avere per' l'addietro sgraziatamente tra.vin.te, ci siamo di buon grado di~po~ti a segnare il primo ingresso nei nostri Stati con uu atto di generale demenza e bontà, di cui il re Vittorio Emanuele, mio amatissimo fratello, ci ha lasciato così luminosi esempi, con accordare un indulto generale ai delinquenti, nella dolce persuasione che i rei dei meno gravi delitti, passando dalle carceri alle loro famiglie, se ditenuti; da straniere regioni alla patria , se profughi , prosciolti d.a ogni timore in ragione degli antichi loro falli, e restituiti alla condizione loro primiera, siano per dare colla seria applicazione ai propri doveri , coll'obbedienza alle leggi e col rispetto all'autorità legittimamente costituita prove non dubbie di ravvedimento e di emendazione. Epperò col presente, di nostra certa scienza e regia autorità, avuto il parere del nostro

CARLO FELICE PER GRAZIA DI DI O RE DI SARDEGNA , ECC. ECC.

Ohiaruato fuori d'ogni nostra aspettazione dalla Divina Provvidenza alle gravi c'ure del trono, rispettandone gli alti impermuttabili decreti, abbiamo assunto le rèdiui del governo. La felicità dei popoli alla nostra dominazione soggetti fu da quel momento , come lo è stato ognora dagli augusti nostri predecessori, il primo pensiero, ed a quella abbiamo rivolte e rivolgiamo le incessanti nostre sollecitudini. A con1ortarci nella lusinghiera fiducia di giungere a tanto


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consiglio , abl:,iamo ordinato ed ordiniamo quanto segue : 1° Facciamo piena ed intiera grazia a tutti i rei di delitti commessi prima della data del presente. Tante però furono le apposte eccezioni, che usando le parole stesse di Angelo Brofferio, il pien9 indulto diventava una crudele derisione. In fatti furono esclusi tutti i colpevoli di lesa _maestà sì divina che umana, i colpevoli di fabbricazione e spendi ta dolosa d i falsa moneta, di liberazione vio~ lenta di taluno dalle carceri e dalle mani della giustizia; erano pure esclusi dall'indulto i colpevoli di parricidio, fratricidio, infanticidio, assassinio, venefizio, omicidio premeditato, incendio dolos~ , gras~ sazione, furto con violenza, estorsione d i danaro, falsificazione di scritture pubbliche o private, di false giurate, deposizioni di fallimenti dolosi, cooperazione a doloso profitto, di furto sacrilego, poculato, abigeato, truffa, ricettazione dolosa, resistenza qualunque alla forza pubblica, connessione o malversazione. In quanto ai militari disertori ecco quanto stava scritto nell'editto 30 settembre 1821: • Volendo pur anche far sentire gli effetti della nostra reale clemenza ai bass'uffiziali e soldati delle . nostre truppe sì d,'ordinanza che provinciali, li quali hanno prima d'ora disertato, o che si sono resi renitenti nel presentarsi ai loro contingenti, concediamo , ad essi, esclusi però li subornatori e capi di complotto e coloro che avendo fatto parte di. alcun corpo ribelle passarono all'es,tero in seguito alla ribellione, la grazia d'ogni pena incorsa per la commessa diserzione o renitenza, purchè fra tre mesi dalla data del presente, se saranno nei nostri 'Stati, o fra mesi sei, se saranno

in paesi esteri, si prese~tino all'ufficio dell' uditorato generale di guerra per ottenere l'opportuna declaratoria di ammissione al presente indulto, in seguito alla quale sarà provveduto sopra il servizio a cui secondo le circostanze potranno essere obbligati. > -, Coloro che verranno da paese straniero, rientrando fo questi Stati, dovranrro pres~ntarsi al governo più prossimo alla fron-tiera d'onde si sono introdotti, dal quale si spedirà. loro un passaporto, in cui verrà fissato un breve termine e la strada a tenersi per giungere nella nostra ca,pita:le. » a Quelli che per età, per incomodi od altre cause saranno giudicati inabili al servizio m ilitare, godranno altresì della grazi~, mediante le r.ondiz.i oni che, secondo le circostanze dei casi e delle persone, verranno prescritte dall'uditore generale di gt1erra, il quale occorrendo speciale motivo di escludere un qualche disertore dal presente indulto, dovrà rassegDarci le sue

rappresentanze per le nostre deliberazioni. • bata questa amnistia, Carlo Felice, prima di restituirsi ai suoi sudditi, volle pure far promulgare un clamoroso bando, nel quale rivolgendosi ai sacerdoti, ai magistrati, ai militari, agli impiegati i ai padri di famiglia, invitava tutti quanti a far guerra incessante alle dottrine dei ribelli, ai r aggiri dei sediziosi e conchiudeva còn queste parole : Ritorneranno così i tempi avventurati in cui disprezzate le ingan:ievoli e perverse teorie dei giorni nostri , imperava il vero p,·incipio che la nligione, i buoni costumi, l'affetto pate1·no del re, l'obbedienza e la devoziorie dei sudditi sono le sole basi immutabili della felicità dei prvpoli. In ottobre, e precisamente il giorno 18, Carlo F8lice,


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dopo av~re ricevuto in Alessandria gli ossequi dell'austriaco generale Bubna, entrava in Torino. La città era parata a festa , non la festa sentiva nell'anima la buona cittadinanza. Lascio la descrizi0ne del regale ingresso , degli splendidi apprestamenti , degli indirizzi ed ossequi ddle deputazioni , i baciamani e gli inchini della briosa aristocrazia e d ei reverendi arcivescovi e prelati . Di codeste ·cose, io, veneto, ne ho veduto farsi ' anche a Francesco Giuseppe d'Austria, quando onorò della sua 1·eale ed ' i~periale presenza i nostri paesi, e ricordo che attorno allo splendido corteggÌo non mancava la fol la, p'e rchè in•ogni tempo e paese non manca mai la caterva degli interessati titolati, delle· meschine vanità, degli ignoranti e dei curiosi pronti sempre a correr dietro e a far di cappello innanzi al grave e lepto incedere di una regale carrozza. E negli applausi di q uesta gente i potenti vedono sempre la prova di amorosa suddittanza e. di prosperità nei popoli loro soggetti , ma non si accorgono mancare fra i fostanti la parte ·di cittadipi che, meschina in numero, è però la sola che pens{L, la sol~ che sente e· conosce la rovina della patria. Dall'indole e dal carattere . oramai per noi conosciuto del nuovo re, e dai suoi primi atti, è ben facile avvedersi quale condotta politica avrebbe preso il suo governo. . Scoppiata in Grecia la guerra dell'iodipendenza, si dichiarò p~lla causa dei Turchi, tenendo, come rilevasi dalla Gazzetta uf!ìziale, quella insurrezione come una corsa di pirati nell'Arcipelago ed una discesa di masnadieri dalle moutagne dell'Epiro e della Tessaglia. Stabilitosi a ' Verona _il convegno di tutti i grandi

potentati onde viemmeglio r iassicurare l'alleanza iniziata a Lubiana, Carlo Felice fu pronto all'invito. Colà si tramò contro le libertà costituzionali · della Spagna. La costituzionale Frapvia tu quella che dichiarò la guerra. Mentre molti emigrati italiani erano .corsi in sostegno dell'ultimo propugnacolo della lihertà, Carlo Alberto si arruolava sotto le bandiere francesi per riparare gli errori del mille ottocento vent'uno e placare { risentimenti di Carlo il Feroce. Infatti terminata la guerra, questo principe cl:ie si era distinto p~r valore ~ili tare al Trocadero, fece ritorno a Torino, ove ebbe benevola accoglieDza dal re. L'alleanza dell'Austria tn sempre precipua cura del governo piemontese di conser vare, e- se al re fu tavolta, nei primi anni spP.cialmente del suo regno, tenuto parola di riassesto di esercito « Io ho un esercito » rispondeva « di cinquecento mila uomini mantenuto dall'imperatore ed alloggiato a Vienna. » Nel'l 'interno l'aristocrazia fu sollevata alle prime cariche sìI civili che militari, d'ogni privilegio distinta, ed oltremodo influente. La compagnia dei gesuiti già aveva posto nuovamente radice, e malgrado non fo&se Carlo Felice nè n10lto divoto , nè molto tenero pei preti e pei frati , gli ingenui seguaci di S. Ignazio , colla perseveranza e coi raggiri di cui sono maestri, crebbero ognora più le loro r elazioni ed iufluenz~, ottenendo finalmente ufficio nell'educazione . . Alieno d'og.ni vera abitudine militare, pieno tuttavia di paure e sospetti pegli avvenuti rivolgimenti, può ben immaginarsi in quale stato dovesse trovarsi 1' esercì to. Questo è quanto ci lasciò scritto · Ferdinando :f>inelli nella sua storia milita.re del Piemonte :


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OSS&:R\' ,IZI ONI

« Quest'esercito frattanto àndava ognora più per• dendo la natura bellicosa, per cui era sempre stato a buon diritto apprezzato fra le armate europee, perché nelle sue fi le p~re era infiltrato lo spirito_ antipro• gressivo ed antibellicoso della società cattolica, por• tatavi dalla nobiltà, che tutta dedita a quella setta, occupava le primarie cariche militari. Figlia del gesuitismo e nata nell'epoca in cui quell'ordine era proscritto dal Piemonte , la società cattolica aveva acquistato considerevole sviluppo dopocbè i rugiadosi padri erano stati riammessi nel regno nell'anno 18H?. Rientrati in prima tutti umili, avevano saputo questi astuti religiosi ottenere dal re Vittorio e dal suo successore grandi privilebri e possessioni, ed eransi poscia recato in balia loro l'educazione della gioventù che andavano via educando nelle pestifere loro massime. Venuti potenti fra l'aristocrazia, dominarono fra poco in .corte e nell'eser cito, ove fecero moltissimi proseliti, e la cosa giunse a tanto che alcuni anni dopo, nel reggimento Acqui, stanziato nella città di Novara, parecchi uffiziali rifiutarono un giorno di andare all'esercizio, allegando avere esso luogo all'ora ~tata fissata per certe funzioni religiose da loro praticate sotto il patrocinio dei padri gesuiti. La cosa avendo fatto rumore, alcun i di essi vennero bensì dimissionati ed altri cambiati di reggimento , ma intanto il barone Celle, colonnello di quel corpo, accusato dai padri di poca riverenza verso la rei i gione, venne eziandio collocato a riposo. Quale spirito militare potesse r egnare in un'armata, in cui la coccolla dei frati era più da temersi del l'autorità dei superiori, è facile comprendere, la dissirnulazìone, la diffidenza, lo spionaggio, tutte le arti

1

.I

g_esuitiçhe iufini:, rimpiazzarono in breve la françbigia, la lealtà che pur dovrebbero essere le costante doti dell'onorato mestiere delle armi ; gli uffiziali piernon• tesi, non più curando l'acquisto di cognizioni militari, • applicarono invece l'animo a blandire ed accarezzare i superiori, o dimostrarsi devoti e r eligiosi. E queste cose sapeva e permetteva il re, uo~ pc~ devozione, che it1 cuore non amò mai troppo 1 frati e neanche i gesuiti, ai quali preferì sempre il teatro_, i ,.,crhiotti bocconi e quei piaceri che il corpo contraifatto e già affievolito dagli anni o dall'abuso ancor permettevag\i, ma perché al congresso di ';erona, ove era stato, gli avevano insegnato che per r egnare senza fatica e non aver sommosse in casa, bisognava dar la nazione in mano ai frati, ed egli, che nemico era dei guai e dei pericoli , trovava assai omogeueo questo sistema. • In quanto alla legislazione penale militare, alcuna riforma o modificazione fu fatta all'editto 27 agosto 1822. Merita però ch'io riporti per ,esteso alcune patenti, le quali nel mentre vengono a convalidare g_li ~ppunti ed osservazioni da me innanzi spiegate, c, nvelano viemmeglio di quale natura fosse il governo piemontese se il re stesso si arrogava la facoltà di interpretare' le leggi, di cassar senten'.le e definire questioni di giurisdizione.

CARLO FELICE PER GRAZIA DI DIO RE Dl S!RDEGNA, ECO. EGO .

Ci è stata fatta relazione della sentenza pronunciata il dì 22 di gennaio ultimo scorso dal consiglio di


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guerra misto radunato · in Ciam berì, nella causa d~~ I detenuto Antonio CbevaliP,r, inquisito di resistenza a i carabinieri reali che eseguivano supra di lui un man• dato di cattura, e di omicidio con coltello nella persona di certo Choppos, concorso in rin:or;o dei detti carabinieri; colla quale sentenza il corn~iglio · di guerra m isto si dichiarò incompetente. Que,-ta decisione essendo stata d'ordine nostro esaminata da un consiglio a tal uopo scelto da n oi, fu riconosciuta non essere conforme all'art. 10 del nostro editto penale de} 27 di agosto 1822, col quale fu stab ilito indir,tintamente che ai consigli misti sedenti nelle città di residenza di un magistrato supremo siP.no devol uti i delitti commessi da chicchessia ·c ontro la ' persona dei carabini~ri reali; e quantunque coll'articolq 262 del regolamento da noi approvato pel servizio da farsi dai carabinieri reali, sia dichiarato che in mancanza . della carta -giustificante il travestimento, non sarebbe qualificato come diretti contro la forza armata qualunque attentato o vie di fatto che potesse aver luogo contro i carabinieri reali, con questa disposiziqne suggerita da quei tattici riguardi per lo alleggerimento della pena, non è stata intenzione nostra di nulla innovare q uanto alla competenza g ià determinata dal .mentovato articolo 10 ' dell'editto. Mandiamo perciò al prefato consiglio misto che, non avuto riguardo alla sentenza del giorno 22 di gennaio ultimo scorso, come nulla e contraria al disposto dal nostro editto, conosca e giudichi del delitto di resi stenza e simultaneo omicidio imputato al ditenutp Antonio Chevalier; salvi per l'applicazione della pena li dovuti riguardi a: detto articolo 267 del regolamento ed alle circostanze di fatto r isultanti dal processo; ed

105

POL 1TlCO· Lf.GALI

OSE~ltl'AZll!Nl

affiuchè queste nostre patenti servano di norma anche per altri casi avvenire, mandiamo al detto consiglio medesimo di registrarle ed osservarle, che tale è nostra mente. Dat. ii;t Torino, il sette febbraio mille otto~ento ventiquattro e del regno nostro i l quarto. • CARLO FELICE DEs GENEYS.

CARLO FELICE PER GRAZIA DI DJO R~ D l SARDEGNA, ECC. ECC

, Siamo stati infor mati delle dubbietà elevatesi sull'iutelligermt del disposto dell'art. 129 del nostro editto penale militare nella parte in cui ~enne stabilito che gli escìusi dal benefizio della sorte faranno nu~ero a favore degli altri, ed essendo mente nostra che 1 suddetti, benc:hè non siano in grado di profittare per se ste,;si del benefizio, abbiano nulla di meno a concorrere nell'atto di sorte, affinché venendo ad estrarre la contraria, d ebbano gli altri ravvisarsi per lavoriti ed essere liberati sulla proporzione stabilita dal cit,ito articolo 1~9 com b inato colle disposizioni del presente . Quindi abbiamo determinato di provvedere perchè così si osservi, volendo altresì che quanto a coloro i quaÌi sarebbero in · grado di godere del s ud~et!o beneficio , e saranno colpiti dal la sorte contraria m concorso d'altri esclusi dal pr ofittarne, si debba sospendere l'esecuzione della condanna ed a noi riferirne.


166

PO Lll'!CO·Ll\GALI

OSSERVAZIO:-iI

Ordiniamo pertanto che così si eseguisca e si faccir., eseguire, tale essendo il nostro volere . , Dat. Tor ino 1'11 settembre 1824. CARLO :FELICE .

CARLO FELICE PER GRAZIA D! DIO RE 01 SARDEGNA, ECC. ECC. t Volendo provvedere a che vengano vieppiù ris pettate le nostre truppe e prontamente repressi i delitti commessi contro le medesime, abbiamo stimato ui stabilirne indistintamente la competenza e prescrivere ad un tempo pene speciali per certi casi ed un abbreviato procedimento, epperciò dì n ostra certa scienza ed autorità reg ia, avuto il parere del nostro consiglio, abbiamo stabilito quanto segue : 1° Tutti gl'insulti ed altri delitti commessi contro la forza p ubblica militare e contro la persona di un militare qualunque, sara:.ino in ogni caso e qualunque ne sia la pena, di cognizione del consiglio di guerra misto della rispettiva divisione, composto in confor m ità. degli articoli 65 e 66 del n ostro editto penale militare deUi 27 agosto 1822 ; 2° L'ud itore d ivisionario di guerra, o chi ne fa le veci, procederà all'istr uttoria n elle vie più pronte e sommarie, coll'intervento però del fieco e coll'opera del segretario; la detta istruttor ia sarà compita nello stesso modo dal medesimo o da chi sarà. da esso delegato o r ichiesto , e si abbrevieranno i termini prescritti dalle RR. CO. e dal regolamento criminale pel ducato di Genova, riducendoli anche a poche ore, secondo l'esigt;nza dei casi ;

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3° I delitti saranno puniti a termini degli editti, regolamenti e mnssime vigenti ; 4° Qualora sia osi com messe vie di fatto, gettati sassi od altri-corpi capaci di offendere in qualun que maniera la forza pubblica sotto le armi, ovvero una sentinella, un'ordinanza od altro militare qualunque (addetto eziandìo al servizio della piazza) n elle fun1 zioni1 del risp ettivo servizio, la p ena sarà della galera anche perpetua, e s~con do la g ravità delle circostanze, potrà pure estendersi a quella d ella morte, la, quale sarà sem pre pronunciata se sarà stato ferito un m ilitare sotto le armi , ovvern solamente percossa una sentinella, oppure siasi tentato di ferire con armi micidiali un militare qual unqu e contemplato nel presente articolo, 5° Nulla viene innovato colle presenti all'editto del 27 di agosto 1si2 riguardo ai' militari colpevoli dei delitti contemplati nell'art. l O delle presenti, tanto pella competenza quanto pella pen a . Deroghiamo per l'effetto d elle presenti agli articoli 1O, 11, 12, 63 e 64 del citato nostro editto 27 ag0sto 1822 e ogni altra d isposiziooe contraria a lle presenti, che mandiamo alli senat i nostri ed alla camera nostra dei conti di reg istrc1rne ed a chiunque spetti di oss2rvare secondo la loro forma, m erito e t enore ; chè tale è il nostro volere. » Dat. a Tori no li due settembre mille ottocento trenta. E della · intimità o piuttosto devo ta stbdditanza, · che diversamente n on saprei qualificare la r elazione fra uu re di piccolo Stato quale era allora il Piemonte e che all'armi straniere solta nto doveva la corona, ed ANNO :i:,

vol.

1.

-

12.


1G8

OSSEllV,, ZIONI

un imperatore d'Austria nello splendore ed apogeo della maggiore sua potenza, faccia fede il seguente trattato riflettente la recipr oca estradizione dei disertori. IL SENATO DI S. M. IN TORINO SEDENTE « Ad ognuno sia man ifesto che S. S. R. M. il re cli Sardegna, nostro signore, e S. M. l'imperatore d'Austria, avendo riconosciuto 1'0tili,t à che r isentirono i due Stati dagli effetti' delle disposizioni contenute nella convenzione tra essi passata il 17 maggio 1817 in ordine alla consegna r eciproca dei disertori dell'una e dell'altra potenza, e mossi egualmente qal desiderio di prevalersi di t.u tte le occasioni per' consolidare vie maggiormente i mutui sensi di perfetta amicizia e di buona armonia da. cui sono animati , abbiano di comune consenso wnchiuso di rinnovare 1a stessa·convenzione , il cui termine trovavasi spirato dopo il 17 maggio 1822, con aggiungervi ciò che l'esperienza ha fatto riconoscere necessario per r enderla intieramente vantaggiosa. Ed essendo questa nuova convenzione, per mezzo dei rispettivi plenipotenziari, seguita l'undici lugli0 1823, S. M., con suo regio biglietto del 29 luglio scorso, 1 ci ba ordinato di farla pubblicare con nostro maniSesto in tutte le città e terre della nostra giurisdizione dipendenti per la sua esatta osserv~nza. Epperciò i reali comandi , eseguendo , col presente abbiamo notificato e notifichiamo al pubblico la convenzione ,suddetta dell'll luglio 1823 la quale è del tenore seguente : 1° Tutte le autorità -civili e militari, e particolarmente i comandanti lungo le frontiere dei due Stati,

POL!TiCO-LEOALI

]

6!'.l

. dovranno attentamente ~egliare a che nessun dfaertore delle rispettive armate oltrepassi la frontiera nè trovi asilo e protezione negli St,ati delle alte potenze contraenti. · Allorchè dalle autorità dello Stato vicino loro avrà notificato una qualche diserzione, saranno' essi obbligati a rispondere ad un tale avviso nel più breve 1 termine, e d'informare le autorità che ad essi si sono . indirizzate delle misure che avranno prese per la scoperta dei disertori. , Si ommettono le altre norme particolari prescritte ali'esecuzione del trattato. · Poche cose rµ i resta ancora a dire del regno di Carlo Felice e della sua fine. Con un car'a ttere così fermo quale era il suo, con una condotta politica di governo così inflessibilmente seguita, col sostegno di un vicino alleato tanto potente, coll'appoggio e cooperazione di un clero numeroso e di una for te aristocrazia, ogni moto, ogni aspirazione a libertà in Piemonte fu profondament.e sopita . . Le agitazioni delle Rornagne e quella della 0alabri..i., la lotta accanita dei Greci contro il · dispotismo della mezza !un.a non ri?evette eco alcuno da questi popoli. Carlo Felice, per natura capriccioso , dei piaceri amante,. si abbandonò agli ozi, ai passatempi ed alle mollezze; molto viaggiava, non per sollecit udine verso i suoi sudditi, ma per puro diporto; i teatri ancora frequentava, predilegendo le farse da ridere e le illusioni dei scenici balli. A questo suo umore, l'uffiziale Filiberto A voo-adro o . di Colo bianco dovette la sua fortuna. Un giorno, mentre questi seguiva come comandante una scorta di carabinieri la carrozza del r e, cadde _a terra. Trasportato


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0 SS ETIVA7.10:>I

nel castello di Govone, Carlo Felice ebbe o~casione di vederlo, di conoscerlo e gli piacque perchè uomo di bello a.spetto, sempre gaio ed allegro, bravo giocatore e migliore raccontatore di barzellette, per cui fu inn alzato di botto ai primi impieghi. Ma queste delizie, che Carlo F elice contava forse non doverlecjé)ÌÙ lasciare, furono d'improvviso t urbate. Nella vicina Francia r umoreggi.a va una bufèra, ch e se fo passeggiera troppo, bastò p erò a scuotere lontani paesi e ravvivare antiche speranze . A Luigi XVIII era succeduto Carlo X. Troppo gravi ed insoffribili erangli le restrizioni imposte dalla costituzione alla regale potenza, che voleva assoluta. Chiamato alla presidenza del ministero il principe di Polig nac, la Camera dei deputati gli negò fiducia. Fu decretato allora lo scioglimento, ma sui medesimi deputati cade la rielezione. Senza più Carlo X emanò le ordinanze del 26 l.uglio 1830 pellç quali era la c;ost.ituzione sospesa. La commozione in P arigi fu grandissima; l'ag·itazione dei partiti ognora più crescente; d'ogni parte proteste, dimostrazioni e convegni . Finalmente l'insurrezione popolare è scoppiata, n è valgono le forze capitanate da Marm ont per arrestarla. Il p ala.zio delle T uillerie fu preso e la corona dal capo di Carlo caduta.. A quel movimento si. ·scosse il .Belgio , · si scosse la Polonia, il Portogallo ed altre parti ancora d'Eun,pa; in Italia n essuno · ignora gli av,;·enimenti a quell'epoca seguiti a Parma, a Bologna ed a , Modena. Carlo Felice che allora si trovava in Sàvoia, frettolosamente si restituì a Tòrino . Quivi erasi intanto iniziata una società segreta che ave'\'a esteso le sue file molto prestamente nelle pr ovincie limitrofe. Ai confini della Savoia alcuni fuorusciti mostra-

POLITI CO· LEG ,\Ll 171 vano volere entrare in questi Stati , p er lo che il governo vi mandava buona parte delle s ue truppe , afiìdandone il comnndo al principe di Carignano. Un indirizzo era in pari. tempo fatto pervenire nelle m ani del re dai capi della cospirazione , e che terminava nei seguenti ,termini : • Mae.stà! ascoltate la voce della nazione. Vi par• la.no per l ei più migliaia d'uomini, che amano vera« mente la patria. Oggi ancora potete risparmiare • molti disastri . Sperate voi forse nella calma appaa rente e negli applausi che ricevete in teatro ? Voi « camm inate suì carboni coperti di cenere; il vostro « t rono è la statua di Nabucco; ha il capo d'oro e i « piedi di creta. « Si solleverà la nazione opp ressa; la rivoluzione è , • la relig ione dei popoli oltraggiati, e il Piemonte e « tutta Italia ~ori invocheranno p iù altra çlivioità « finché i suoi signori non si piegh eranno ad una « forma di governo p iù u mano e più popolare. • « Maestà! Ohi vi parla è un popolo ·vilipeso da n ove « secoli. La voce del popolo è voce di Dio. » · Il governo, che nulla aveva fino allora né intravveduto nè sospettato, tutto si scosse ad un man ifesto che gli rivelava l'es.istenz.i çli una segreta cospirazione, e si, pose nelle . traccie di scoprirla e sventarne lo scopo. Accadde, intanto ch e il sottotenente Ribotti, attrav ersando il colle di Tenda, dimenticasse in un albergo alcune memorie ed alcuni esemplari dello stampato manifet,to. Cadute in m ano della polizia, vennero poco dopo arrestati Angelo Brofferio, Bersani e Balest ra., ed i sottotenenti Gallo, Bono, Clerico, De StE:fani ed a:ltri


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173 altre militari commissioni, l'autore dei famosi bandi si trovava ora di fronte al principe di Carignano , nuovo re del Piemonte. Il fiero aristocratico non esitò; mutata fortuna, mutò linguaggio. ~eco il proclama da lui pubblicato: • Dopo una ìunga e penosa malattia, sofferta fino all'ultimo respiro colla più religiosa ed eroica fermezza, la divina Provvidenza chiamò a sè S. M. il r e Carlo Felice. L'ultimo sovra.io lasciò a S. M. il r e Carlo Alberto l'esempio delle sue virtù e del paterno suo affett o per i suoi popoli. Benediciamo quella divina Provvidenza che gli da per successore un r e nèl vigore dell'età, i di cui talenti , pensieri, océupazioni furono sempre diretti a ciò che doveva un giorno fare la felicità dei suoi sudditi. Alle nostre lagrime per l'uHimu sovrano Carlo Felice, aggiungere dobbiamo i nostri ringr~ziamenti pel re che Dio destinò a regnare sopra queste contrade, il di cui natio valore spiccò brillantissimo in Ispagna, e dimandiamle di sostenerlo col suo onnipotente braccio, come tutti i suoi sudditi sacrificheranno ove d'uopo la loro vita per la difesa del suo trono. , Torino li 27 aprile 1831. POLIT!CO- LEGjLf

OSS&RV.\Z(l)Nl

utliljali. Anehe questa volta n1ulti militari dovevano partecipare al movimento. L'ira di Carlo Felice divampò non meno che dieci nnni prima, quando a Modena aveva ricevuto la nuova d, ·lla promulgazione della costituzione da parte del reggente principe di Carignano. L'uditore di guerra ebbe ordine di apr,ir processo ed inquisire somm~riamen~e: Ma la salute del re andava di giorno in giorno sensibilmente mancando, e già le febbri periodìche e sincopi logoravano l'ultimo resto della sua esistenza. 11 27 aprile, dopo il mezzodl, Carlo Felice era morto. Sarà il fiore della· riconoscenza o quello dell'ammirazione che i posteri denno parlare alla sua fossa? Nè l'uno, nè l'altro. Noi lo giudichiamo colle idee del tempo . noiitro. Carl o Felice non volle e non operò che il male. Povero di virtù private, fu delle pubbliche affatto privo. Senza coltura, non incoraggib, non tollerò, ma fu anzi nemico contro cui della scienza e dell'arte era a.moroso cultore; n·o n sincer amente religioso, dEivozione ostentava in pubbliche funzioni, e della chiesa si valse a sostegno della sua corona; non credente, voleva tutti ciecamente crednnti ; condotto al trono e sostenutovi coll'armi austriache fu sommc~so a casa d'Austria finchè ne .ebbe bisogno, scordò il benefizio e mostrò burbanza come sentl di poterne far senza . La notizia della sua morte fu data a Torino da un proclama del governatore Thaon Revel. 11 glorioso trionfatore degli studenti nella dimostrazione dell'll gennaio 1821, quello stesso che dopo la abdicazione di Vittorio Emanuele era accorso ad ossequiare il nuovo re a Modena, il zelante, attivo luogotenente , l'istitutore della regia delegazione e delle

Il governatore e maresciallo Trr.-1.oN REvEL.

( Ad alt1·0 fascicolo la contiriuazione). F. M.

I


Bll)LIOGlli\FU MiLlTARK ,;p_

- - .....

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175

rassegna bibliografica sulle più importanti pubblica- ; :1.ioni militari del giorn,o, che egli pubblicò - come , su terreno neutro - nella Perseveranza, e della q uale rassegna egli ~ì ha consentita la r iproduzione. Il sig. Cavi ci fu prodigo di elogi, e sebbene sentiamo francamente di non meritarli abbastanza, ne lo , ringraziamo vivamente, accettandoli come un possen1e incentivo a far meglio, ebè certo non è la buona volontà che ci fa difetto, come; osiamo sperare, ne siano convinti la maggior parte dei lettori della Rivista . 11 sig. Cavi, malgrado la sua simpatia per questo periodico, ha dovuto d ire che non è ancora all'altezza delle riviste militari straniere con cui divide la stessa . I' missione·: e non possiamo non ammettere -questo giudizio. Ma sebbene francamente ci dolga questa dichiazione d'i nferiorità, cionondimeno abbiamo la coscie_nza di non averne la massima colpa. Ci venga per parte di tutti quegli uffiziali dell'esercito che sono in grado di aiutarci, quel concorso che molte volte abbiamo invocato, e di cui godono le riviste militari straniere che ora ci primeggiano, e la Rivista militare italian1t cesserà di essere seconda a qualsiasi altro periodico m ilitare, poicl:è nell'esercito italiano v'hanno, forse più che in ogni altro, uffiziali coltissimi.

ALCUNE NOTIZIE 01

'BIBLIOGRAFIA NllLITARE

11 capitano nell'artiglieria CESARE 0Av1 , del quale i lettori della Ripista. non avranno certamente di menticato il nome , poichè ci fu cortese quanto distinto collaboratore sopra svariati argomenti; indotto da prepotenti esigenze di famiglia lasciava poc'anzi il militare servizio, con grande cordoglio per parte dei suoi-,compagni d'armi e de'suoi superiori, che tutti altamente apprezzavano le doti distintissime dell'animo e dell'intelletto suo. Ciò malgrado, egli non volle abbandonare del tutto il campo della letteratu ra militare nel quel q uale g ià si era acquistato buon nome, e mentre po'ssiam promettere ai lettori d!;lla Rivista un qualche altro lavoro del sig. Cavi, loro offriamo. oggi una sua sommaria

LA DIREZIONE.

Sebbene la natura di questo g iornale non possa ammettere discussioni militari che si addentrino -nei particolari tecnici di un'arte al cui materiale sviluppo sono naturalmente estranei i più dei lettori, l'interesse che tutti gli italiani prendono al loro giovane es'e rcito, e la speranza che in esso ripongono, mi lasciano ere-

T


176

DJBL!OGRAI'IA

dere che non deva tornare sgradita una sommaria rassegna- di alcune fra le più importanti pubblicazioni militari che ·da qualehe tempo in qua videro la luce in Italia, considerate specialmente dal punto di vista delle occupazioni che mi furono famigliari per più anni nell'arme d'artiglieria. I militari in genere sono poco facili, e per indole loro, @ per le occupazioni cui sono obbligati, ed anche per delicateiza di po~izione, a maneggiare la penna. Se si scorrono · 1e più accreditate riviste militari straniere, si ha una pr'o va di quanto dico; e, per esempio, non 'saranno due anni che lo Spectateur militaire (se la memoria non mi tradisce) giustificava i suoi collaboratori dalla taccia di poca attivita, mentre la Revu1 militaire suùse, nel suo ultimo numero del 1864 , fa appello alla' uffi zialità federale perchè si voglia destare dal suo letterario e scientificò letargo. Non è dunque da far le meraviglie se poche e modeste sieno ancora fra noi lE;l pubblicazio11i militari; chè anzi io trovo che, ragion tenendo delle urgenti occupazioni che hanno avuto fin qui i nostri uffiziali , sieno da encomiare assai quelli fra di loro che hanno già trovato la lena di dedicarsi a studi di tavolino da darsi alle stampe. Ciò premesso, entro subito a parlare di una fra le migliori nostre pubblicazioni militari , che per diverso concorso di circostanze, io più d'ogni altra conosco (1). Il Giornq,le d'a1·tigliei·ici, che vede la luce a Torino dal . 1861 in poi , per cura del comitato d'artiglieria , e dietro disposizioni ministeriali che qui non occorre (1) È così poca e modesta h1 parte che ebbe in essa, mesi sono, chi scrive questa rivista , che crede gli sia lecito parlarne _ libera~ente e lodarla per tutto quel molto che non è pasta di _sua fal'ina.

MIL!TAUB

177

citare, cominciò dal 1862 ad uscire diviso in due parti: nella seconda di esse,. o parte uon uffiziale, si' trova. in articoli o note staccate , tessuta si può dire la storia degli studi e delle esperienze principali eseguite dall'artiglieria italiana in questi anni; la prima parte invece, o parte uffiziale, contiene, per _così dire, tradotti in decreti , i risultati ultimi delle esperienze e degli studi riferiti nella _seconda parte. Essa porge anche un eccellente sunto, con annessi accurati disegni, delle tavole di costruzione di tutto il materiale d'artiglieria, o dall'arme d'artiglieria preparato e for-. nito alle alt.re parti dell'esercito; e finalmente, oltre a .svariate disposioni che qui non monta D?tare, raccoglie i diversi ordina.menti cui l'artiglieria fu sog~ getta dal 185tl in poi, per tener dietro allo ampliarsi dell'esercito, per poter rispondere ai suoi diversi organamenti ed informarsi a quei principii che hanno già dato buone prove di sè presso altre potenti armate d'Eur0pa. E qui non mi fermerò a discutere del merito relat ivo di quei diversi ordinamenti, nè verrò affrontando la questione : se era· proprio necessm•ù;, una successione di org~.n amenti, che a poca di.;tanza gli uni dag-Zi altri si sono talora qui e qita urtati , non si sa bene con

qu~l vantaggio e perché. Nè verrò dicendovi il mio modo _di vedere sulle decretate ultime formazioni (febbraio 1864) in personale e materiale delle batterie di campagna; ove si è creduto bene di stal;)ilire che le nostre batterie possano avere in tempo. di guerra, 0 ·di spedizioni più o meno importanti e lontane , quattro distinte formazioni: l'una delle quali, not'male, all'aprirsi d'una campagna ordinaria di grossa guerra: ta batteria sarà da 6 pezzi completa; e le altre tre even-


178

179

BIBLJOGRA F JA

MILITAliE

tuali, e c10e: hatteria da 6 11ezzi incomp]eta, batteria da 4 pezzi completa, batteria da 4 pezzi incompleta, che è poi quella, credo, che pottebbesi dire 1101·male nei tempi attuali (1). Sono esse semplici queste dispo~izioni? Erano esse tutte indispensabili? Ho detto che mi limito ad accennare questioni cbe spontanee pre-

sentansi a chi apra il giornale ché sto analizzando : 110n ho qui la pretesa di voler chiarire i dubbi che v'ho posto innanzi, dare risposta alle domande che v'ho indicato; e ciò tar:.to p iù che la discussione .mi éondurrebbe fuori affatto del seminato, che ho profonda stima degli uomini, eminenti da cui furono emanati gli ordinamenti e le disposizioni sovra accennate, che so da quali difficoltà fu attorniata l'opera loro, e che quello che più importa poi è di vedere, nell'ordine dei fatti, a qual punto ne siamo, stabilendo per ultimo un raffronto, certamente consolante, fra l'artiglieria di campagna di cui poteva nel 1859 disporre l'armata piemontese (l), e quella di cui sarebbe forte attualmente ~'armata italiana al rompersi d'una grossa g uerra (2). L'artiglieria di campagna constava nel 1859 di un ~nln rP.gg imP.nto <la 20 batterie, cli, cpi 18 cl i ha,t;taglia. e 2 a cavallo (cioè coi serventi dei pezzi tutti a cavallo~. Ciascuna batteria era da 6 pezzi , cioè si avevano: 7 batterie da 6 cannoni da 16; 12 » ( comprese le 2. a ca vallo ì da 4 cannoni da 8 e 2 obici da centim. 15; l da 6 obici da centim . 1~. .In t otale 120 bocche da fuoco a canna · liscia. Queste .batterie s'andavano rapidamente completando di cavalli, in ispecie , quando imqiinente e forse già cominciata era la guerra. È però da notarsi che, nel corso di q uella breve campagna, prima della battaglia

(1) Eccovi lo specchio cli formazione sommaria in pe1;sonale e cavalli delle batterie nelle suddette loro formazioni, quale lo desumo · dal Giornale d'arUgiieria 1864, parte 1", pag. 37 :

BATTERIA

PERSONALE

BATTERIA

E

CAVALLI

-- - Uffiziali . ..

I

....

3

3

-

-- - - 4

4

3

- - - 3

4

4

Tmpp> . . . . ...

105 132 149 186 124 143 170 210

Cavalli di truppa .

77

102

102

138 121 140 164 200

A queste formazioni se ne· può . aggiungere una quinta contemplata nella nota ll8 del 15 novembre 1864, ed è quella delle batterie otto pezzi (Vedi pag. 399 del giornale suddetto). Una sesta finalmente sarebbe la formazione delle. batterie sul piede di pace (pag. 406), che assegna alle batterie di battaglia:

su

Uffiziali Trnppa . . . . Cavalli . . . .

4

112 50

ed alle batterie a cavallo: Uffiziali Tru,p pa Cavalli

(1) Forte di H5,000 uomini alì'incirca. 4

126 100.

(2) · Forte almeno di 400,000 uomini, secondo la ben nota relazione del generale Torre, direttore generale delle leve, bassa forza e matricola.


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DlBLlOGflAF IA

di San Martino (così l'Annuario, dell'Italia miUtare dello scorso anno), le 7 batterie da 16 erano) con la batteria da obici da cent. 15, portate ad 8 pezzi; quelle ricevevano cadauna un aumento di 2 cannoni da 16, e questa di 2 obici da cent. 15. In tutto, l'aumento era di 16 bocche da fuoco, e in totale s'avevano così la6 pezzi d'artiglieria di campagna. L'artiglieria di campagna dell'esercito italiano, seco11do l'ultimo suo ordinamento 18 ottobre 1864, consta di cinque reggimenti (5°, 6°, 7°, 8°, 0°) da 16 batterie attive e 2 batterie di deposito (sul piede di guerra soltanto) cadauno; essendo le b<J,t terie da 6 p_ezzi, nellà loro formazione normale di guerra, e tutte· di aanuoni da 8 (6 francese) B. R. mod. 1863 (1). Il 5° reggimento comprende (vedi art. 17 del citato regolamento) 14 batterie di battaglia, 2 a cavallo (2) e 2 deposito ; sul piede di guerra. Gli altri q nattro (1) Cannone da 8 (antiche libbre piemontesi ; peso dèl profetto sferico sparato iii origine dal cannone da 8 a canna. liscia) di bronzo rigato e del modello approvato nell'anno 1863. I cannoni di ferraccio sono per brevità. distinti colla lettera F. ' (2) liii sono chiesto più volte, e inutilmente , il perchè non si aumenti il numero delle batterie a cavallo, o non si convertano le esistenti in dite batterie di battaglia. O che le nostre batterie di battaglia (certamente eccellenti) possono, per la loro leggerezza, pn:starsi a qualunque servizio di campagna, e non vedo il perchè si conservino le due batterie a cavallo , che sono certamente più delle altre costose, come lo potete desumere dal quadro delle formazioni delle batterie da me dato in una nota antecedente; o che le batterie a cavallo sarebbero utili per appoggiare e proteggere le cariche della cavalleria, e vedo ancor meno il perchè non le si a,umenterebbero. O sono di lusso, e abolitele completament e, non essendo quasi dignitoso che un· eser.cito di oltre a 350,000 combattenti sciorini una mostra di dite batterie a cavallo; o sono utili, e formatelo per carità !

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• MILITA RI;

reggimenti comprendono · (art. 18) 1-6 batterie di battaglia e '2 deposito, sul piede ,li guerra. Ai prodromi .d1 una guerra verrebbero portate alla formazione normale (1): 78 batterie di battaglia e 2 batterie a cavallo. In tutto, si avrebbero 80 batterie, ossia 480 bocche da fuoco'. · _ , Al rompersi della gu13rra, forma,te le 10 b_,,,:terie• ~i , deposito, potremmo contare sopra ~O batterie, ossia in totale 540 bocche da fuoco (2). (1) È quello che accade anche presso gli eserciti degli altri paesi, e che si otterrà da noi, tanto meno difficilmente quanto ~ag"iore sarà il numero dei cavaUi che l'Italia saprà procurarsi ed o allevare. (2) Questo numero di bocche da fuoco da campagna non ~ a~cor~ colla forza dell'esercito nei rapporti voluti dai grandi cap1tam dei , tempi moderni· si noti per ò che per 1a grossa guerra avremo sem_p:e · riene · _el'assed10 pronto , senza ' parlare qui , ben intèso , de1le art1g propriamente detto e cli quelle ouùe 8ono armate le piazzo del regno: , . . 1o Un buon numero di batterie di montagna da 6 cannom da 5 1/3 (4 francese) B rigati cadauna. Queste battede: mon~ate ~ dorso di mulo e servite generalmente dal personale dei regg1~ e?t1 d'artiglieria da piazza, prestano ~ccellente servizio nelle reg10m a terreno molto accidentato; . 20 Un numero ra,rrcr,mrdevole di batterie campali, dette batterie cli posizione, da 6 ca~~oni da 16 (12 francese). rigati ~adauna. Per la loro mobilifa esse potranno prestare sc1·v1z1 analoghi affatto a quelli delle batterie cli bttttaglia , e pel calibro dcli~ bocche fuoco onde sono armate potranno servire come batten e d'assedw. Le batterie di posizione possono essere servite, all'occorrenza, dal personale e cavalli dei reggimenti da campagna, e lo saranno nor~ mal1nente in guerra dal personale dei reggimenti da piazza : dai clwalli e conducenti clel treno militare. Precisare il num~ro d1 bat~ terie di montagna e di posizione che si mobilizzeranno m caso di guerra sarebbe coi-ne voler predire il ca.rat.tere c1e!la guer~·a da combat~ersi , chè appunto da esso dovrà dipendere 11 magg_1ore o mii:or numero di batterie della {Jrima e ilella seconda speCJe che si vorranno avere disponibili,

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BIBLIOGRAFI .\ 182 Per giudicare poi la 2e. parte del Giornale cl'a1·tiglieria, si deve tener conto delle difficoltà d'ogni specie che l'artiglieria italiana iucontrava nel fare i primi suoi studii quando urgeva, per così dire, che quegli studii fossero già fatti. Al giorno d'oggi , l'esercito è formato, dispone di materiali d'ogni specie; ma , or sono cinque anni, esso stava costituendosi, mancava d i molt.issime cose essenziali, poteva essere chiamato, e lo fu nel 1860-61, ad entrare in campagna; epperò l'artiglieria, come dal canto loro il genio e lo stato maggiore, dovevano provvedere alle necessità del momento e disporre studi ed esperienze perchè in un avvenire non lontano l'esercito si trovasse agguerrito in modo non molto inferiore a quello delle altre prioc;ipali armate e uropee. Così, a mo' d'e:.em pio, si vede nel 1859-60 che vennero rigati dalla nostra artiglieria i suoi can noni da 8 da camp;igna , sebbene tin d'nllor~ si presentisse che questa misurà non poteva esser e definiti va : « Allorquando , dice appunto , nella puntata 7\ « parte 2a, il Gio1·nale d'artiglie1·ia 1863 , sullo scorcio « del 1859 si volle tentare di introdurre un sistema , di bocche da fuoco rigate nella nostra artiglieria da , campagna, si decise, per evitare lunghi e costosi espe« 1·irri,enti, di adotla1·e almeno p1·ovvisoriamente it sistema , di 1·igatura fnmcese , i risultati oiten uti dal quale , nella precedente campl'lgna erano certamente tali « da far propendere v_ erso di esso. E siccome i cannoni • da 8 lisci fonnavano una parte essenziale del nost1·0 « a1·mamento, e .-.onveniva utilizza,·li, cos-ì fu a questi , cannoni che si applicò la rigatura. • Le poche ed incerte nozioni che in quel tempo ~ si avevano sul sistema d i rigatura francese , obbli-

l!ILlT .I RE

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« garono a procedere a tentoni , e fu rono causa che ,;i • dovessero successivamevte modificare, a seconda de:i , risultati dell'esper ienza (1 ), le regole di rigatura che a si erano da principio stabilite, affine di ottenere che • le bocche da fuoco non si g uast8ssero troppo rapi• damente sotto l'aziono dei gas svolti dalla carica, • ed a cagione degli sbattimenti del proietto (2). , Nonostante che queste modificazioni àvesserv portato • buoni frutti, i cannoni da 8 rigati (mod . 1859) s-i diu mostm1·ono in pmtica di cattivo servizio e di poca , resistenza, e gli scoppi di alcuni di essi sotto Ancona • ecl in vm·ie scuole di tfro , convinse1·0 della necess·i tà • di riformarli radicalmente . Ed ò a ciò appunto che « si d1è opera col progettare un nuovo cannone da 8 « B rigato ; mentre, per allontanare °il pericolo degli • scoppi, si ridusse la carica dei cannoni antichi in , servizio, quantunque con ciò si dimin uisse l'esattezza « e la radenza del loro tiro. • E gli studi e le esperienze fatte nel 1862, riferite nell'anzidetto g iornale 1863, conducevano all'adozione di un cannone molto più resistente e poco più pesante dell'antico , atto, per ciò a sparare con carica assai forte, ad imprimere una considerevole velocità al proietto (3) , e dare la

(1) VecU l'Ammal'io d'a1'~Jlic-ria 1860-61. Questa pubblicazione h!\ cessato, pcrchè fn surrogata dal Giornale d'artiglieria. (2) In causa degli sùc1tti1ne11t-i il proietto, a luogo di seguire nell'anima del pezzo una via retta e paralJela all'asse della bocca da fuoco, percorre una spezzata, e urta iu diversi punti contro l'anima stessa, battuto e ripercosso dall'uno all'altrn dei vertici delb spezzata. (3) Il tiro· di lancio di questa bocca da fuoco si fa colla carica di 900 grammi di polvere ed un proietto del peso di chil. 4,50. li peso della carica è 1/5 del peso del proietto. Sì spa,a con quella

carica anche una eccellente scatolct et mit·m9lia. Al'ixo x, voi.

1.

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13.


185 banno imparato nulla da noi nella campagna del 185!)'? Non, hanno ammirato il nostro servizio dei viveri, ecl in genere l'organamento dato dalla mente ordinatrice del compianto generale Della Rovere alla nostra intendenza militare fin dall'epoca della guerra della Crimea? Si prenda un momento l'Aide mémorie portati{ de campagne à l'usage des of!ì,ciers d' artilterie pubblicato l'anno scorso , e letta la nota a pag. 252 sugli equipaggi da ponte per i c01·pi (l'armala, si vedrà se il materiale che 'vi è d'e scritto, e che la Francia avr à a quest'ora adottato, non sia (senza che se ne convenga) simile affatto all'eccellente materiale Cavalli (dal nome del suo illustre autore), che avevamo appunto ancora nel 1859, e di cui i Francesi s'ebbero da noi a prestito una buona por:iione dura nte quella. campagna ! (1). E continuando il mio esame, che n0n sarà dei più ordinati, prendo la parte seconda del Gio?·nafo d'm•tiglieria 1862. lvi si tr ova la relazione delle esperifnze fatte per l'adozione dei cannoni da muro (2) da 16 di ferraccio rigati, nonchè quella di. esperienze eseguit8 nel 18.56-57 per paragonare fra loro le polveri fabbricate coi pestelli e quelle fabbricate colle botti e lo strettoio; e finalmente l'altra di prove dirette a cimen• tare le canne delle armi da fuoco portt,tili, allontanando nelle medesime le cariche dai p?·oietli. Fermandomi sulla prima di q ueste relazioni , io voglio, citandone dei brani , dimostrare ancor più come , ad onta dei molti lavori a cui dovette attendere la nostra artiglieria, essa non siasi data a seguire MltlT,\HE

184 BIBLIOGRAFIA massima radenza possibile alla traiettoria. Sullo scorcio del 1863, tutto il nostro materiale da campagna era già trasformato, ossia le nostre batterie erano armate del nuovo cannone da 8 B rigato , modello 1863. Se questa eccellente bocca da fuoco non pu~ dirsi , in modo assoluto, per giustezza di tiro superiore al can~one da 4 francese (che corrisponde al cannone da 5 1/3 nostro), non gli è certamente in verun modo inferiore. L'esempio che ho qui esposto, e che mi ha fornito se non altro l'occasione di parlare dell'armamento delle nostre batterie di campagna, serve a giustificare Ja sconnessione che si rileva talora fra gli studi pub-· hlicati nel Giornale d'artiglieria, nonchè ~na certa tendenza (cbe a torto ci si rimprovera da taluni) a.Jla imitazione dei sistemi d'artiglieria francPsi. G1i studi 1ìoiti , le esperienze calme ed ordinate si fauno iu tempi normali, ma non sono sempre possibili quando urge di far qualche cosa anche di meno perfetto , quando si tratta di mettere a frutto quella sentcn~a dei' Times, del 16 mag~io 1864 : • Le future battag~ie saranno vinte da coloro che accettano colla magg10r ' alacrità le recenti invenzi·oni della scienza e le mettono a profitto. , Del resto poi , io sono. perfett~mente convinto che, in questioni tecniche dr molta importanza , non può essere che utile l'imitare gli altri partendo nelle nostre ricerche dai buoni 1·is~ltali ~ cui una svariata esperienza gli ha già condotti; e mi sembra quindi partito eccellente per noi quello di fermarci a ;;tudiare le istituzioni militari e gli armamenti dell'esercito francese , che, fra i migliori di Europa, fece in quest'ult~mo mezzo secolo il maggior numero ' di campagne. Ecl. i Francesi a. lor vo1ta non

(l) Credo un iutero cqu_ii1aggio, ossia 200 metri da ponte ;.Jl'in circa. (2) Da 1m1ro diconi;i generalmente le artiglierie onde vanno gucr11itc le batterie da piazza propriamente dette.


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lllDLiOGRAFI A

ciecamènte le orme della. francese , ponendo in non cale, come trovai mesi ?ono supposto in non so quale periodico, le sue tradizioni, e non cura,ndo importanti proposte u.scite a più riprese dal suo stesso ' seno. Non è questa, mi sembra, una questione oziosa: trattasi di sapere con quanto senno abbia proceduto e proceda anche attualmente l'amministrazion e della guerra nel provvedere alle artiglierie, tanto per la g uerra di campagna che per gli assedi e la difesa delle p iazze forti, come, e lo vedremo poi , per la difesa delle coste e l'arm~mento della marina. Sarebbero forse scusabili delle avventate decisioni in cosa di tanto momento? « L'artiglieria p iemontese (dic!3 il Giornale d'm·ti• glie1·ia nella sua l " puntata delJ-a parte 2a dell'anno « 1862) fu la p1·i?tta ad aver bocche da fuoco r igate. « Sin dall'anno 1844, il generale Cavalli faceva rigare « im obice da centimetri 17 caricantesi dalla culatta , « secondo un sistema da lui ideato, e che fu posc.ia « applicato ai cannoni da 40 di ferraccio (da 30 fran~ « cesi) . In questo sistema, le righe sono due, diame• tral mente opposte, che partono da una distanza u n « po' maggiore della l ungh ezza della car ica dal fon do « dell'anima , e girano in elica da sinistra a destra « s.ino al vivo della bocca . « • Il proietto è · vuoto ; h a • u na forma cilindro-ogivale ; quando è carico e colla « spole~ta (fusée dei F rancesi) messa a sito , vien e a « r.iesare il doppio del proietto sferico corrispondente. « Le alette, che sono di _ ferraccio, sono fuse d'un getto • solo col proietto; la loro sezione è r ettangolare cogli , « spigoli rotondati; esse girano in elica sulla parte , cilindrica del proietto con un passo uguale a quello « delle righe.

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MlLITA fiR

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• Questo sistema d i rigatura fu applicato ai cannoni da 80 della ' marina, ai cannoni da muro da 40 di • ferraccio, nonché agli obici da 17 e 21 ·centimetri • caricantisi dalla culatta; ma non era evidentemente « applicabile che,a cannoni di ferraccio . Da noi , come « in Francia ed altrove, si studiava -il modo di rigare « le ar tigli1erie di bronzo da campo. La difficoltà prin• cipale consìsteva nel trovare un sistema di alette • che non guastasse troppo rapidamente l'interno del« l'anima di queste bocche da fuoco, il cui metallo è « assai meno resistente del ferraccio agli sbattimenti « del proietto , n dnchè agli sfregamenti d elle ' alette « contro i fì."a nchi delle righe. << Questi studi non avevano ancora condot_to ad un a r isultato pratico, allorchr';) una commissiono d'uffiziali ' • frarice~i, dopo •Junghi ed accurati sperimenti, p ropo• neva un sistema di rigatura, che da que ll'artiglieria .• fu adottato per i · cannoni da campagna. Questa mo• dificaziGne . . . .. doveva anche esse.r e introdotta • da noi; e siccome stringeva il tempo, . . · .. . e • non si aveva agio a studiare un al tro sistema di « rigatura, si adottò semplicemente il _sisterna francese, «

« che

aveva avuto la sanzione dell'esperienza sui campi • éU b~ttaglia . . . . . . « Le righe (secondo questo sistema) sono sei, a &e• zione trapezoidale; le alette, a vece di essere lunghe « quanto la parte cilindrica del proietto, sono sosti• t uite cadauna da due bottoni cilindrici di metallo • cedevole (zinco laminato) che sono i ncastrati alle oc due estremità di una stessa elica, di passo uguale a


MlL!TARF. RJOLlOGRAF I A • 188 • queHo delle righe. Sono cos'i 12 alette disposte iu • due piani normali all'asse della granata (1).

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Furone quindi rigati, s8condo questo sistema: • I cannoni da 8 B da campagna . . • I cannoni da 16 B da campagna e da muro per « i l traino di assedio . , « Il cannone da 5 1/3 B da montagna (che veniva « sostituito all'obice· da 12 cent. da montagna). « In seguito, dovendosi, per la dotazione delle n uove • piazze, rigare uu gran numero èi cannoni da 16, si « pensò d'utilizzare il numero considerevole che si • aveva di quei cannoni di ferraccio. Qui nac·que la « q uistione di sapere se a tali bocch e da fuoco fosse « applicabile ,iuttosto il sis~ema (francese) a sei righe « ed alette di zinco, o quello (Cavalli) a due 1·ighe, già • usato da noi per i cannoni da 40 di fe?'rClccio. P1·i'.ma, , di dare la preferenza all'uno piuttosto che · all'altro • sistema, si· detei·minò di rischiarare ogni dubbiezza , • sottoponendoli ad un esper·imento comparativo.' » Dal quale esperimento, con'd otto con la., maggior cura ed accorgimento desiderabili , risultò, siccome appare a chi spassionatamente analizza il resto della reÌazione che sono venuto sin qui citando, non ·esse1·vi luogo a dubitare che pei cannoni da 16 di ferraccio non fosse da antep01·si il sistema a sei righe ad alette d:i ferraccio; essendo gra.nd? la superiorità n ella giustezza di · tiro dei cannoni del primo sistema, e assai minore «

(1) Era più esatto dire: sei alette, ossia dodici bottoni di zinco, e questi cUsposti in <lite viani nor11ial-i all'a.sse della g1·anata, dal momento 'che poco prima si asserisce che cadauna aletta è costituita cli due bottoni di zinco. È un fatto però che l'uso comune ha dato ai bottoni la denomiudzione cli alette.

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in pari tempo il logoramento cui vanno. soggetti . Ed ' . . anzi , i r isultati avuti m questo espenrnen to appa10no t ali da giustificare , a mio avviso , completamente: la determinazione cui v enne in seguito l'amministrazione della guerra. Questa, v eduti gli inconvenienti cui aveva dato luogo il servizio dei cannoni da 40 di ferraccio , -a due righe n egli assedi d'Ancona , Capua , Gaeta e Messina (1), ove per la loro grande gittata e giustezza di tiro essi però r esero buoni serv.izi, sentito il parere del comitato d'artig lieria, e urgendo procedere, nell'inverno del 1861, alla rigatura di una m età alm eno di 200 cannoni da 40 commessi all'estero, m entre la nostra marina doveva pur rigar'e m olti cannoni da 40, .e voleva farlo nello stesso modo seguito dall'artiglier ia di ter-ra (2), decideva si applicasse loro immediata mente il sistema di rigatura francese , st abilendo in pari tempo che ad onta di ciò , si' dovessero i due sistemi sottoporre, anc11e per ·questa bot:ca da fooco , ad un esperimento comparativo ~ onde togliere (dice , il Giornale d'artiglie1·ia del 18(·)3, pag. '180, parte 2") , ogni menomo dubbio prima di co ndannar e il sistema « a d ue r ighe e risol ver e completamen te la. questione « pei cannoni da 40, come già si era fatto pei cannoni « da 16. » , (1) Vedi su questo proposito la r elazione del genera le Valfrè sulle Operazioni dcll'a1'tigZierfo nell'asscclio cli Gaeta 1860-61 , ~ la parte 2" del Giornale d'artiglieria 1863, a pag. 163 e scguentt. . (2) Eccellente divisamento quello cli r idun'c (:per quanto _lo s1 possa) i calibri e i mocle!H delle ar tiglierie di cui va arn,ato_1_1 11a vi<rlio a q(iolli adottati su tena ferma . Così uno stesso mumztonam~nto serì·e in moltissimi casi per ambec~ue le artiglierie: Almeno un egual e raziocinio ci avesse guidato e ci g11'idassc ancora u n. giorno nella scelta delle ai'mi da fuoco portaiili da darsi alla marina milit~rè !


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BIBLlOGRWIA

MILITARE

Che, se taluno mai ha potuto -muovere appunto sul ' valore di '1uesta decisione ministeriale, giustificata, del resto, da circostanze di forza maggiore, il risultato dell e esperienze comparative eseguite dalla nostra artigìicria nel 1868 tra cannoni da 40 a due ed a sei righe, gli diede completamente torto, come si può Yerificare leggendo il resoconto che di quelle. esperienze contiene il Gi01·nale d'artiglieria 1864, nella sua puntata (? della parte 2". ' . I lavori della 2" parte del Giornale d'artiglieria 18G3 versano sulle principali questioni agitate in questi anni per la difesa e l'attacco delle piazze forti , la difesa delle coste, e la ricer ca_quindi delle pi,ù potenti artiglierie rigate e dei più robusti sistemi di corazzatura da impiegarsi, sia per proteggere le batterie da costa che per agguérrire località importanti esposte ai tiri delle grosse bocche da fuoco. E per dire, anz;iLuLL~, della cerchiatura delle artiglierie di ferracciÒ, di questo m~zzo che immaginato per aumentarne la resistenza e renderne anche meno pericolqso il servizio, senza per questo esagerare. le grossezze loro , non può già più fornire oggidì cannoni di robustezza sufficiente per assicurare la difesa delle nostre coste dall'insulto delle artiglierie di cui vanno armate le navi corazzate; se si vuole, dico, farsi un concetto delle origini sue, dello sviluppo e della storia, dirò così, tecnica, de-lle ricerche r ivolte ·a troyare modo d 'accrescere sempre più gli effetti dFJll'urto· dei proietti contro l~ corazze, credo che difficilmente si possano trovare pagine più acconcie di quelle offerte dal nostro Giornale d'artiglieria; Non è già che in riviste militari straniere , o consultando opere tecniche, non _si rinvengano sull'argomento anzidetto ricerche più proI

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fonde che non sul GiQrnalo d'artigl-iei·ia , ma credo che esso mette pienamente al fatto dello stato della· questione, e tanto più se, come credo, verrà pubblicata nell'anno corrente la continuazione degli studi medesimi e il resoconto delle esperieqze che l'artiglieria nostra ha. proseguite ,nello spirato anno 1864 sulla importante ricerca. La storia, cui ri~ando il mio lettore , lo condurr~ attraverso a varie discussioni interessanti ed alla esposizione di quanto si faceva all'estero prima del 1863, per ciò che riguarda la cerchiatura delle bocche da fuoco di grossi calibri (calibri grossi r elativamente a quell'epoca); lo farà assistere alle espezienze fatt e da noi negli anni l861 -62 con cannoni da 16 ferracci o rigati, cerchiati a caldo con cerchi d'acciaio pudellato della ditta Pétin et f.audet, ed a1le conclusioni che da quelle esp?;rienze, sebbene assai ristrette, si trassero, le quali si potevano ria::<sumere in questa unica: esservi la convenicmza di applicare la ce1·chiatu1·a a ca!do alle a1·ti9lierie di ferraccio destinate alla difesa delle coste. Allora appunto il governo determinava in.massima' di ordinare la cerchiatura dei cannoni da 40 F

rigati assegnati appuntò all'armamento deHe batterie da costa. Già si lavorava alacremente all'adempimento di quella disposizione , e contemporaneamente studiavasi nel 1863-64 se la cerchiatura si poteva applicare a bocche da fuoco di maggiori calibri, o se conveniva per esse r icorrere all'uso del ferro fucinato o dell'acciaio fuso, o di qualche lega che potesse presentare la voluta tenacità coll'occorrente resistenza (1). (1) È appunto a questa ricerca' che mirano ancora recentissimi

studi.


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!llBLIOGRAFIA

È 'la serie di questi esperimenti continuati, dissi,

da noi nel 1863, e su scala più ampia nel 1864; è la storia degli sforzi assai più potenti che per la soluzione del problema si sono contemporaneamente fatti in varie parti di Europa ed in America, che deve tessere ancora il Giornale d'artiglie1·ia dell'anno corrente. Da tutto ciò ne venne l'ardito f! pmvvido divisamento, approvato _dal voto dei due rami del Parlamento, di provvedere nel minor tempo possibile ad una efficace difesa dei punti più minacciati dell'esteso nostro litorale e delle nostre piazze marittimé, e si commisero immediatamente all'estero 12 cqnnoni di acciaio, abbastanza resistenti per lanciare, con una carica di 20 chilogrammi di polvere, un proietto di acciaio del peso di 120 chilogrammi se Vùoto , e di 150 chilogrammi se pieno, atto a forare, alla distanza di 1,000 e 1,500 metri piastre di ferro dello spessore da 15 a 20 centimetri, le più robuste <.;be µussan u venir impiegate insino ad oggi nella corazzatura delle navi; e 100 obici rigati di ferraccio, cerchiati, e tutti del calibro di 22 centimetri, destinati a controbattere coi loro tiri curvi quelle navi che dalla distanza di 4 a 5 chilometri fulminassero le piazze maritlime cel fuoco di numerose e potenti a;tigliorio (1). · La puntata 911 dell'anzidetta parte 2° dà conto deJle esperienze fatte sparando sovra batterie blindate e corazzate (2), nonchè sovra batterio semplicemente (1) Vedi su qursto proposito la relazione elci 14 spirato aprile presentata al Senato clall::t commissione pernrn 11cntc di fintmze, per 1'autoriz✓.azioue di spese straor dinnric per l'acquisto di m,\tcrinle <l'artiglieria, da cui ho preso i do.ti che son Ycnnto citando. (2) Batterie blindate (e qui intendo per batteria un posto a11positamente preparato per ricevere un insieme tli 11iù bocche da fuoco

MILITARE

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corazzate, JJer cura dei comitati riuniti dell'artiglieria e del genio. , Una tale questione e il confronto di quella specie çli ripari con altri di semplice terra, sono certamente argomenti della massima importanza, sia per provvedere alla difesa di alcune batterie di pia~za, che a quella di certi punti speciali del litorale. Ma per quanto risulta dal citato resoconto, questo studio non aveva presso noi gran fatto progredito fino al 1863 , siccome si può farsene un'idea gettando lo sguardo sulle conclusioni sue a pag. 247 48 (!). Io non dubito però che i giornali d'artiglieria e del genio non mancheranno di riferirci , nel loro anno corrente, per. quanto lo potranno o conveffà loro di farlo, l'esito delle ricerche sull'argomento di cui i comitati riuniti diedero incarico ai gènerali Cavalli e Stagliene , non chè quello delle esperienze che ebbero luoo-o colle artiglierie rigate coutro i forti di Laveoo n;llo spirato autunno. Esperienze che hanno, io credo, provata la superiorità dei ripari in terra contro gli spari dei proietti cilindro-ogivali scoppianti, nonchè la potenza distruttiva dei tiri curvi contro quelle speciali e dein w1 col pe1-sonale destinato a servirle) diconsi quelle in c11i i cannonieri e lorÒ pezzi sono posti, da opportune costruzioni in legname e tla ripari in terra, al coperto dai tiri curvi o verticali del nemico ; si dicono poi corazzate quando sono sui lati delle loro cannoniere e sul davanti delle bocche tla fuoco rivestite da piastroni o corazze d'acciaio, destinate a ripararle dall'effetto dei tiri diretti o di lancio. L'assedio di Gaeta ha fornito occasione di fare un esper imento, poco conclusivo, sulle batterie bliuclate e cora;:zate. Vedi in proposito il Giornc~lc d'artiglieria 1863, parte 2', pag. 238. (1) Vedi a pag. 188-80 anche la recentç operetta Della costrnzione delle batterie, per E. GlOVANX>:nr, maggiore d'artiglieria, edita a Torino dalla • tipografia Yercellino. ·

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DIDLIOGRAFIA

cantate difese in muratura, che furono dette alla. Carnot, da~ non;i.e dell'illustre che pel primo le proponeva. La seconda parte di questo stesso giornale 1863 , oltre al riferire gli studi ed esperime:qti che nell'autec;edente anno 1862 s'erano fatti per adottare una nuova bocca da campo, del che ho parlato più sopra, contiene nella sua puntata sa l'indagine delle proprietà del tiro in arcata di varie bocche da fuoco , geriere di tiro questo che , oltre a quelli di lancio (plein fouet) e ficcante (1) (tir plongeant), fu con molta ragione esteso, dall'artiglieria nostra, anche alle bocche da fuoco da campagna e da montagna. Espone nella puntata 10"' le esperienze fatte per cercare: 1° La soluzione, non ancora io credo perfettamente raggiunta oggidì, del problema del miglior sistema di spoletta a percussione (fusé1J percutanle) da adottarsi per le nostre artiglierie rigate , in cui il vento conservatosi fra i I proietto e l'anima del cannone, permette che i gas, che si sviluppano all'atto dell'accensiona della carica, involgano da ogni parte col proietto la -spoletta di cui esso è munitò. 2° La soluzione dell'altra meno ardua, ma pur delicata ricerca di una spoletta a tempo (à durée) (2). Si· occupa inolt re di varie questioni di un (1) Questo tiro delle· artiglierie rigate , che si ottiene dando alle bocche da fnoco speciali inclinazioni od angoli di tiro, è destinato a supplire ai tiri a rimba.Jzo delle artiglierie liscie in quei casi specia.lmente in cui si prendevano con essi cl'infilata le faccie delle fortificazioni per smontarvi le artiglierie nemiche. Il tiro ficcante può essere vantaggiosamente adoperato dalle artiglierie rigate di campagna, quando si tmUi di batt_erc un'opera di fortificazione passeggera, o di snidare truppe nemiche accah1patesi dieti·o qualche massa coprente. ' (2) Credo eh~ possiamo ormai conta.re sopra un discreto sistema cli spolette a tempo.

195 interesse affatto tecnico, e porge firn,Jmente nella puntata ea un resoconto chiaro e conciso dei diversi sistemi di artiglierie rigatt:l in uso in Europa verso il 1862-63, considerandole divise nelle due grandi categorie di artiglierie r igate, nelle quali è cçmservato il vento fra il proietto, munito di sporgenze od alette, e l'anima del cannone, e quelle in cui il vento è soppresso mediante l'inviluppo di un metallo cedevole (per esempio il piombo) che dà al _proietto un diam·e tro alquanto superiore a quelio dell'anima del can• none, e produce quindi un caricamento forzato che generalmente si fa dalla culatta (1). Così fra i sisteqii di artiglierie.J·igate · cb:e 'appartengono alla prima categoria, il Giornale d'artiglieria del 1863 annoverava (2): 1° Il sistema Cavalli, coll'anima à due righe , di sezione mistilinea rettangola, e col proietto munito di alette di ferraccio che entrano in quelle righe. Non è attualmente adottato da alcuna potenza .. °2° Il sistema fmncese dell'artiglieria di ter.ra, c@ll'anima a sei righe di sezione trapezoidale , e col proietto munit0 di dodici bottoni di zinc~ destinati ad entrare nelle righe; ed il sistema francese dell'artiglieria di marina, in cui l'anima ha tre sole righe paraboliche, ed il proietto sei bottoni di zinco. 3° Il sistema Lancaster , la sezione dell'anima vi è leggermente elittica , e l'anima può supporsi generata da ltll UTAll.E

(1) L'artiglieria svizzera, come il sistema americano Parrot, appartiene ad uua terza catego_ria d'artiglierie riga.te, nelle quali, senza richiedersi il caricamento per la culatta, il vento viene soppresso dal proietto stesso, che è fo,tto ad espansione, stù principio di quelli usatr nelle armi portatili. Vedi Giornale d'artiglieria 1864, parte 2', pag. 98. (2) E qui prendo a prestito quanto dice lo stesso Giornale d'artiglieria 1803.


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BIBLIOGRAFIA

quella elissi, che si muove mantenendo il suo piano nqrmale all'asse della bocca da fuoco, e in modo che ogni suo punto descrive un'elica, mentre il suo centro si mantiene sull'asse stesso. Può derivarsi da quello Cavalli, supponendo che in esso il fondo delle righe venga raccordato con la superficie dell'anima. Gli Inglesi ne fecero cattive prove all'assedio di Sebastopoli. 4° It sistema Whitworth, a sezione poligona mistilinea (1) : · l'ani~a vi è generata in modo analogo a quella del sistema precedente ; esso può derivarsi dal francese, supponendo che i fianchi vicini di due righe .contigue si confondano in uno solo. Non venne fin qui adottato da alcuna artiglieria. 5° ll sistema Lenk, in cui la sezione dell'anima è un giro o spira di sp_irale di Archimede, e genera l'anima in modo consimile ai precedenti. Fu esperimentato dall'artiglieria da campo austriaca, ma poi abbandonato (2)'. E fra i sistemi della .seconda categoria: 1° -i1 sistema Armstrong (3), adottato dall'artiglieria inglese. 2° Il sistema prussiano, adottato in Prussia , nèlla Confederaziol!le germanica, nel Belgio e, pei grossi -calibri, in Austria. In ambedue questi ' sistemi, le r io·he dell'anima sono b piccole e. numerose , ed il proietto è avviluppato di piombo. - Non mi posso soffermare a dire qualcb'e cos~ più in là intorno alle singole descrizioni contenute nel giornale e qui sopra compendiate, solo noterò che il (l) Vedi il Giornale d'artigUe1·ia 1865, parte 2a, pag. 12. (2) Con questo sistema, in cui il proietto era avviluppato di un p:teta11o cedevole, speravano gli Austriaci di ottenere uniti i vantaggi del t iro forzato e del caricamento per la bocca. · (3) Si parla- qui clel primo e uon del più receu tè sistema proposto da Armstrong.

9'7 resoconto di cui si tratta, oltre all'essere alla portata di chiunque voglia mettersi al fatto di tali questioni, ha il merito di presentare, raccolte in poche pagine, svariate notizie che gli uffiziali che le hanno redatte dovettero andare spigolando in diverse riviste militari ovvero procurarsi, percorrendo, in missioni speciali, altre parti d'Europa. Un tale resoconto, che mette al fatto di una parte almeno dei diversi trovati che in questi ultimi anni si esperimentarono dalle principali potenze datesi alla ricerca dei migliori sistemi, d'artiglierie rigate, sia- da campagna che d'assedio, e che potrebbe servire a calmare un poco le impazienze smodate e a diffondere la persuasione delle difficoltà che s'hanno a vincere nello studio di cotanto intricati problemi, · trova la sua continuazione neUa 2a parte ·del Giornale d'artiglieria del 1864, ed in una prirria puntata del giornale dell'anno corrente. Quivi abbiamo una esposizione di quant o di più r ecente ci è dato sa.pere ' circa l'artiglieria austriaca da campagna e da montagna (1), l'artiglieria prussiana (2), la svizzera da campagna, la olandese da ca~agna , la danese e la russa da campagna; ed una descrizione del più recente MILITA RE

I

]

(1) Queste notizie sono assai estese, e toccano non solo delle bocche da fuoco e loro proprietà, ma delle munizioni adopera.te , degli affusti e carreggio , degli armamenti, dell'organizzazione in genere delle batterie, e dei sussidi e delle risorse diverse che trae seco l'artiglieria in campagna. (2) I dati 1·elativi all'artiglierict prussiana sono 1·icavati, dice il Gforna.le ,l'artiglie1·ùi, da r elazioni cli nostri iiffiziali che -·colù viaggiarono; uno di essi studiò assai recentemente la pa-r tita., essendosi trova!o fra le batterie prnssiane non molto dopo la caduta cli D lippcJ. E sperab ile che il Giornale cl' artigliei·iet d(ll corrente anno, jmitanclo l'esempio dato dal Gfornale del genio, renda, qualche conto dolh1 escursione militarè di quel nostro distinto uffiziale di artiglieria.


IJII. ITARE

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B,ULlOGl\,\FIA

sistema Armstrong (shunt system, o sistema a dive1·siono o deviazione, che tradurre si voglia), attualmente studiato dall'artiglieria inglese, dopo che l'uso delle bocche da fuoco caricantisi per la culatta e proposte dallo stesso Armstrong incontrò in pratica ostacoli di tale natura da consigliare, almeno per le bocche da fuoco di grossi calibri, la ricerca di tutt'altro sistema fondato sul caricamento dalla bocca (1). La· seconda parte del Giornale d'artiglie1·i~ dello scorso anno 1864 , sebbene poco voluminosa, non è meno interessante delle antecedenti. Oltre al trattar di cose che devo per brevità passare sotto silenzio , cor;i.tinua la discussione degli esperimenti che si fecero per ,determinare gli elementi dei tiri in arcata e ficcante delle bocche da· fuoco da noi adottate. Posso assicurare che questi studi sono fatti con tutta coscienza; non vi si nascondono gli stessi inconvenienti che per avventura avessero disturbato il corso delle esperienze, e che facilmente si potevano passare sotto artificioso silenzio ; le medie, su cui calcolaronsi le proprietà e !'.esattezza di tiro delle nostre bocche da , fuoco, sono estese perfino ai colpi anomali; cosa cbe io non so completamente approvare, che non si pratica con eguale scrupolo nè dai Francesi , nè dagli Inglesi, e che accenno solo perchè deve essere tenuta presente da chi sente vaghezza di confrontare le nostre bocche da fuoco con quelle adottate in quei paesi. Non abbandonerò l'argomento senza prima aver fatto due osservazioni che devono guidarvi nell'apprezzare (1) Si può dire che il signor Armstrong, col suo nuovo sistema slnmt, intenda (come gli Austriaci col sistema Lenk) cli ottenere uniti i vantaggi del th'o fo1·zato ti del caricamento per la liocca. Vedi il Giornale d'cirtiglieria 1865, parte 2•, pag. 6';'

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i vantarmi e le difficoltà che presenta l'uso delle arLiot> glierie rigato. La prima si è, che gli studi che sono venuto additando, istituiscono confronti fra le giustezze di tiro delle bocche da fuoco rigate e delle bocche da fuoco a canna liscia loro corrispondenti, o pel genere di serviiio prestato o per i calibri loro. Così il Giornafo d'artiglieria 1863 dimostra essere la giustezza del tiro in arcata dt'll'abolito cannone da 8 B rigato (modello 1859) da campagna, prossimamente quadrupla d i quella dell'obice lungo da centimetri 15 , che si aveva nelle nostr,e batterie campali; sicchè nel Giornale del 1864 si è potuto far sentire come la giustezza del tiro in arcata del cannone da 8 B rigato adottato nel 1863, superiore a quella del cannone modello 1859., sia certamente più che quadrupla di quella dell'obice anzicitato. Non si mancò analogamente di far notare, a sno luogo, la grandissima superiorità del cannone da 5 1/3 B rigato da montagna sull'obice da centimetri 12 da montagna , e via dicendo (1). La seconda osservazione si è, che quegli studi vi presentano opportuni quadri sulle probabilità effettive di colpire colle artiglierie rigate, da diverse distasze, bersagli di date dimensioni; quadri che se da un lato ci porgono mezzo di misurare la precisione dei tiri e ·la potenza di quelle ar tiglierie, dall'altro però ponno servire a provarci come una tal pre· cisione non si possa ottenere che con un accurato servizio, con un'esatta misura delle distanze dai bersarrli che si voO'liono colpire, con un puntamento as!:-ai o o (1) A pag. 53 del Giornale d'artiglieria, l SG,1 , parte 2•, trovas i, per esempio , un cenno <li confronto fra i tiri ù, arcata_ a 30• c_cl a 450 del c;wnonc da 40 F rigato e gli annloghi tiri del morlt1,10

da 32. A.N.KO x, vol.

1. -

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r ·200

diligente; e corne canrioniel'i -poco istrutti potrebbero quin d i maneggiare, con m aggior prol:iabilità di sue• cesso, le bocche da fuoco a canna liscia, entro i limiti , s'intende , ammessi dalle rispettive loro portate. È q uesta tuttavia una osservazione da estendersi all'uso di tutte le armi così dette di precisione . D~l resto, la p untata 6". della parte 2" che stiamo esaminando, dà il resoconto delle esperienze compa.· rative fra i cannoni da 40 di ferraccio rigati a due ed a sei r ig he, di cui abbiamo già toccato a suo luogo. La puntata 5" contiene una i nter essante esposizione deali esperimenti esec.ruiti dalla nostra artiglieria col. o o pendolo elettro- b alistico a scintille d'induzione: una delle applicazioni più ingegnose della elettricità alla misura della. veloci tà dei proietti. Il resoconto di cui è qui cenno lascia desidera.re la continuazione delle CO· rninciate esperiénze, e con esse la. determinazione di n orme che possano ren dere men o vago l'uso di così delicati istrumenti, con cui 'ci sarà dato r isolvere praticam ente d ei problemi balistici che sarebbero altriinenti rimasti nel campo delle semplici speculazioni. Se la questi.one del pendolo elettro-balistico venne presentata sotto moltissimi aspetti, e se fu il soggetto d i originali ed eruditissimi lavori, fra i quali mi piace c itar quelli dei signori Martin de Brettes, Vignotti, Shultz, Naves, Leboulangé (1), ecc., può darsi che spetti ancora all'artiglieria italiana lo illustrarla di nuJ.Uerose, appropriate e ben d iscusse applicazioni. E qui pongo fioe alla mia già troppo lunga disamina, (1) Credo d'aver qui nomina to coloro che si dedicarono maggiorm ente a queste ricerche e vi si segnalarono per invenzioni e perfe• ,,;onamcnti; potr ei però averne dimenticLito alcuni e non conoscernr, altl'i, ma vLdg~ per tutti qu esti il mio ecceterc,.

MlLITARE

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accennando, nei lavori di questa pLÌbblicazione, alcune lacune .che non ebbi ancor luogo di appuntare , e che vedremo tra breve da essa ,. almeno in parte , colmate . I resoconti che il Giornale d'artiglieria fornisce, sono fi n qui maggiormente consacrati a studi r elati vi alla scelta delle bocche da fuoco da a;lott~re ed al calcolo d e::gli elementi dei loro diversi t iri; del resto, v'ha certamente po'vertà cji materia. Nel fatto però, egli è probabile ch e l'artiglieria italiana spinga le sue i ndagini con eguale alacrità sulle altre questioni cui deve dedicarsi quest'arme. Epperò ritengo che sarà soggetto delle sue ricerche il miglio1· sistema d'arme portatili da dwrsi agli eserciti, come continua ad esserlo la sempre combattuta questione del più conveniente modo di spo-. letta a percussione, di ben calcolata sensibilità da ' o adottarf;i coi proietti cilindro-ogivali e colle nostr attuali bocche da fuoeo; e. come non dubito lo sieno il d isegno dei nuovi affusti su cui incavalcare le artiglierie che ora si metteranno a difesa delle coste e ' il miglior m odo di maneggiarle , sia direttamente (in quanto l? si possa), come cnn mezzi m'eccanici, e fi. nalmenty lo studio delle nuove foggie da darsi ai paioli (1) perchè possano convenientemen te adattarsi, · anche p er i tiri alle maggiori distanze , al servizio (1) Vedi su questo p roposito la già- citn,ta r elazione del generale

stille Operazioni dell'artiglierùt nell'assedio di Gaeta , e l'opera del maggiore GroVANNE'1"1'r: Dellct costnizione delle batterie di cui pure ho fatto menzione. ' Dirò poi che i pciioli, in genere, so110 ta.vofati di legname, su cui nelle batterie si mettono l e bocche da fuoco incavalcat e s ui loro affosti, servono per faci litarvi, cd anzi, rendervi talora, possibile il movimento delle artiglierie, il loro puntamento, e, in una parola, il loro servizio. V~LFRÈ


BIBLJOCl\.ll'lA 202 delle artiglierie rigaie, cui si devono poter dare grandissime elevazioni, e che, da questo punt0 di vista, meritano d'essere ancora studiate nei loro tracciati. Mi si permetta un'ultima 0sservazione. I tempi che corrono non permisero ancora che la seconda parte del detto giornale sia.si fatta l'organo della uffizialità d 'artiglieria in genere; nè si vede che le sue pagine sieno adorne di m emorie e lavori di persone dell'arm e, che per debito di posizione non sieno, per dir così , obbliaate a dar conto dei loro studi. o Egli è però assai desiderabile, a mio modo di vedere, che qµanto non è ancora avvenuto, a poco a poco passi in abitudine, ed è appunto per ciò che io rion so davvero perchè il Giornale d'artiglieria non abbia accolt,) fin qui nelle sue pagine la r e(:ente men1oria del generale Cavalli: Intorno alla più potente artiglieria ed alla più formidcibile nave corazzata (I). Sebbene io creda che un tal lavoro, laddove propone cannoni di 50 e più tonnellate di peso, e vede esempi da seguirsi nelle enormi bocche da fuoco di ferraccio impiegate dagli Americani, non possa esser e d'accordo eolle r ecenti e pratiche vedute che hanro sull'argomento gli . u ffizi ali .d'artiglieria che l'amministrazione delJa guerra ha specialmente incaricato di approfon dire una tale questione e di proporre i I mezzi più acconci perchè sia n el minor tempo possibile assicurata la difesa delle nostre coste; quel lavoro, dico, e per la natura del soggetto , e per il nome di chi lo ha svolto, dovrebbe figurare in questo giornale, che non potrebbe che acquistar pregio, . offrendosi alla

MlLITARE

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Ii be_ra discussione dei problemi c_he l'arrne d'artigl.icria è chiamata a. risolvere (1). Una pubblicazione d'indole analoga affatto a quella che mi ha fin qui trattenuto, che non mi sembra ancora della stessa i mportanza, ma che prende ogni dì uno sviluppo maggiore, è il Giornale del genio militare. Da qualche tempo non ebbi l'opportunità di averne le puntate regolarmente sott'o.cchi, e non potrei _quindi enume(are gli argomenti che ha svolto in questi ultimi mesi ; però, ad illustrare il Gio1·nale del genio 1864, avrebbero certamente bastato gli studi éh e ha pubblicato Sulla stabilità delle armature dei tetti (2) , del colonnello del genio cav. Sachero, autore di altri importanti lavori militari, su cui non mi è q ui dato richiamare la 'vostra attenzione (3). La memoria del Sachero ampiamente si occupa di quella appficazione della teoria della resistenza dei materiali , che è di vitale !riteresse per gli ingegneri e dicendo di v~ler limitarsi a considerare le armature che trovano più f1·eqnenti applicazioni nell' architettum militare, studia il problema anche dal lato delle e.ostruzioni civili. Io 11On posso qui sottoporre a minuta disamina questo lavor0, nè so d'altra parte se le mie forze reggerebbero a tanto; basterà dunque che agg iunga _al mio cenno che il colonnello Sachero, col linguaggio della vera esperienza , ossia _di quella che vien e sottoposta opportunamente alla. sanzione del caìcolo, ha consi(1) La puntata 2• del Giornal e d'a,·ti,qli'eria. cli quest'anno ,· parte 2', reci1 dei cenni stoi:ici sul comitato e sta.to nrnggiorc del• r ar tiglicr ia italiana. (2) Riprodotti per esteso sulla Rivista militare italiana 1864 - G,i . (3) È fra questi un tra.ttato di fortifì caz,ione permanente ad uso della scuola d' applicazione d'artigl ieria e genio.

.(1) Di questa .Memoria non vidi che il Sunto compilata dallo stesso gener ale Ccwalri, e pubhlièato sulhi rassegn a mensile ckl1' I talia militare, vo 1. 1v, a.n uo corrcn te.

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dernto in una gen erale premessa le coperture propriamente dette, gli arcarer9i, piane; listelli, tavole· che l~ sorreggono direttamente , e le armature su cui posano gli ar carecci medesimi ; poi è passato a ,determina re le condizioni di stabi lità delle varie specie di armature , tenendo anche conto di. alcune circostanze locali che possono con più frequenza influire sull e condizioni suddette , suggerendo modi varii d i scemare gli inconvenienti di un soverch io ioa'ombro o interno n elle armature , e sapendo progredire in sì complesso p roblema col semplificar e opportunamente le numerose ricerche che da esso scaturiscono. Questa memoria n on si ferma a considerare soltanto le armat ure adoperate comunemente in Italia ed a sum:rerire no loro delle modificazioni più o meno note , ma tratfa di àrmature assai complicat e che possono convPnire in circostanze speciali , ne studia di q uelle fin qui usate esclusivamente ail'estero, e tocca dell'impiego delle armature metalliche. Queste mie poche note provano come questi studi possono interessare gli ingegneri eivili n on m eno che quelli addetti alle costruziooi d'uso militare. Credu , m a n un lo garantisco , che il Gio1·nale del genio del corrent e anno . abbia reso· qualche conto delle es perirnze di t'iro eseguite contro i forti di Laveno colle artiglierie rigate , considerandole dal punto di vista delle penetrazioni che i proietti cilindro-ogivali h anno nelle murature e nelle terre, ed entrando cosi una bella volta nella d iscussione delle quistioni che ancor s'agitano, si cozzano fra loro, e pe,r così dire· ferm entano intorno al problema dell'attact~o e della d ifosa delle piazze forti; problema che da un brillant e ingegno è considerato con assai verità in ;;,n

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M ,L!l ,1RE

. BLlOGRAl'IA ,

pedodo di gestazione, o per dir meglio, di confusione (1). Suppongo che il detto giornale accoglierà, se n on tut t a. ahneno parte della Relazione del Genio sulfa campagna d'Ancona e defla Bassa-llalìa, come ha reso (li pubblica ragione una interessante memoria ' d el s ignor Rosselli, capitano del genio, Sult'a;sed,io di nuppel n ella campagna cl'invm·no 1864. Mi soffermerei · volentieri su q uest'ultimo studio, che fu riportato pér 0st eso dall'Annua1·io dell'Italia m:ihla?'e 1865, ' se' non d ovessi, per ciò fare, addentrarmi in discussioni di un . carattere assolutamente tecnico , e se d'altra parte non credessi opportuno di tener cor.to per i miei lett ori della concbsione ch'e lo stesso capitano Rosselli trae dal suo lavoro: « Quest'assedio, dic.e egli, che ~i « coronava il 18 aprile coll'assalto dei forti per parte • dii Prussiani e colla ritirata dei Danesi n ell' isola " d'Alscn, credesi non p ossa fornire dati di molto va• lore alla scienza militare , perciocchè al poderoso « comHlesso ,di mezzi d'attacco sviluppato dagli asse« dianti, mancasse contasto adeguato p er parte d ei • difensori » (2). La Persevem nza r iproduce t alora dei bra:ni del giornale l'Itali a militm·e; non tarderò d unq~e a toccare ::li questo p eriodico e della r afsegn,a mens ile ch e gli si p uò consi_derare unita. (1) Così il signor Marselli, capitano del genio, 1191 suo lavoro in corso di pubblicazione sul giornale l'Italia milit(l'l'C: 1l problema

della clif'eBa.

·

(2) Conclusione ana.Jog,1 a quella che la nostra a1tiglieria ha formolato parlando dell'assedio cli Gaetci.

c. (C1mtiniiaJ .

CAVI.


DEGLI ST IL!n'TI li FIJBETTI

DEGLI

STILETTI O FUSErrTI . .CON TACCHE E NUMERI ; .

Al chforissimo cnvaliere Giovanni Dilllisla dì Sard,1g1rn Ccw. qmico pregiati:ssi-"io, Jo ho molte obbligazioni con voi per i .preziosi documenti inviatimi ~ul le armi ' nostre da fuoco, fra' quali i'INVENTARIO DELA MONITION DELE SALLE DELO EX.mo CONS. 0 DI X. ecc. . .. l'anno M D XL VIII., ma specialmente per la notizia datami intorno a que' certi stiletti a lama triangolare spartita sulla faccia superiore, _con linee, a distanze irregolari, numerate. In verità io non immaginava punto un uso tanto nobile di armi siffatte; e credeYa, col volgo, che fossero una ta.vola di ragguaglio tra il colpo ed it 11rczzo, quando si faceano con.tratti di questo genere tra . signori e sicari.

del

Nell'inventario mentovato trovava scritto a pag. 21 , FusEi"ro

con manego n° 1 , • e maravigliai leggendo sotto una nota vostra. : • Probabilmente istrumento de' bombm·dfori, come quelli del museo Correr, descritti •a i n. 12G2, 1268. • P erchè, in lapis, .vi ,1ggiunsi la.

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chiosa: il FUSET•ro è mio ?Tl!.f,TT0, varietà dei p119n,1l-i. E mi compiacqui di questa interpretazione quando. alla pag. 40 lessi : , Pugnali e FtJSETl'I senza fodri n° 94. • Ma non aveva bisogno di questo schiarimento per accertarmi che mi era apposto. In fatto, nelle gricle dei governatori spagnuoli dello Statò rii Milano mi era occorso di trovare soventi fiate menzione di tali anni e delle pene stabilite per .chi si a.ttentasse portarle, o soltanto tenerle presso di sè. Ne cito qualche passo , Comanda sua eccellenza (D. Juan Feruaudez di Velnsco, 30 luglio 1593), et di nuorn probibisce che ninna persona .. ... . . ne sotto colore cl'esscr soldato, ò sMvend,.iato . ... ardisca portare i detti st'iletti, , che inn:mzi si dicono , arma ta11to ocliosa, et pericolosa. • 11 goyernatore D. Padilla ' (20 marzo 159.5) • prohibisce ... tutte quelle armi, comunque si chiamano spatle, spontoni, pugnali , stiletti, ò altro che d.ire si possano affuscllati. , E nella g1·ida del 4 luglio 1495, dello stesso governatore, si legge : • In oltre per oùuiare in quanto si puo alla malitia di quelli, che sapendo che l'armi aftìtselate , et particolarmente i FUSE~"r1 o sia sti:letti sono prohihiti , trouan o altre inuentioni d'a.rmi di s imil specie, et effe_tto, se bene sotto altro nome come sono li nominati 9husselti ( ecco uno nuova vnrietà), che bora sono in vso, et non meno perniciosi delli propri.i stiletti, prohjbisce Sua Eccellenza il fc1bricare, tener in casa, et 11ortar tal armi nomùiati GHussETT1, et pctrimente ogni altra sorte d'anni che habbia simiglia,n za con essi, sotto le istesse pene, cominate per conto de stiletti, ecc. , E di nuovo nel 1596 il 19 genn:~io, nel 1605 il 10 marzo, nal 1612 il 20 settembre (non ho cercato più oltre), si ripetono le stesse ptoihizioni colle parole medesime. E negli Stati del duca di Savoia non succedeva altrimenti. Chè, in un editto di Carlo Ema.nuele I (15 gennaio 1603), sulla lYBlizia Paesana, si ha all'articolo 3° come egli permettesse , a' delti sol dati andando in viaggio, siano a cavallo, o a piedi, il porto d'ogni sorta cl'armi offensive o defensive, eccetto pistole curte minori di tr'e quarti di raso (mili,• 450), macchi (?), stiletti, o sia FUSE'rTr, ..... e per le terre la svada, e pugnale sola.m ente, con altre armi da diffesa, ecc. • (BonELLI, p. 766-7'70). Puole essere qui pili esplicita ·1a distinzione tra queste due armi della stessa specie? Il tJiignale, che <lovea esser lungo d11e terzi di raso (rnilU 400) e largo due


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DEGLI STIUT'l'I

ma

E Ft:SETTI

1

dit~., era permesso, lo stilctbo O FUSE-'l'TO no. E perchè? P ercl1è il soldai'o non dovea portare l'arma del sicario. F iguratevi un poco dimquc come restassi stupito quando voi mi assicuraste, co'Jl'autorità del Laiza.ri; illustratore del Musco Correr, che i 1·usEn•1, ivi co1iservati, non potevano essere semplici pugnali, nel qual caso non si saprebbero spiegare i numeri incisi sul ferro, e che corrispondono perfettamente ci titt"ti i calibri delle artiglierie della Re1mbblica Veneta. Allora mi accorsi che avevo a fare con tale che vuole ragioni e non ciii.ri e, e n'ebbi proprio piacere; chè mi vidi mésso al punto di pr ovarvi che il Lazzari aveva preso abbaglio. E poichè esiste nel Museo Nazionale uno di cotali st·n.tmenti cla boinù(f//·dieri' (!?), cercai mostrarvi alla meglio che non c' era caso d-i combinare quelle misure nè coi calibri, nè colle bocche delle artiglierie veneziane. Voi, cortese eavaliere, dopo le mie spiegazioni, mi di<:este menarmi buone le mie ragioni sul non esser qiiello wio stroniento da bombcwdicr-i, ' ma non sapervi ca;pacitare che le tacche nwnerate fossero itn manuale da siccwio. Ed io non iusisto su questa seconda spiegazione, che vorrei anzi pon fosse stata data., mai a qnei numeri enigmatici; mi basta che siate pereuaso essere erronea la prima. Ma poichè mi clate elementi per poter prendere megl_io a ' disamina queste armi, me ne servirò per ritornar sopra a.Ha quistione e corrobor a.re con essi la opinione emessa, contraria.mente a quanto il chiarissimo Lazzari crede potere con intima convinzione asseverar e. Riporto primamente le parole del Lazzarì, che voi gentilmente mi trascrivete. , Due fnsetti bombcml-ieri, marcati lunghesso la 1lama, da.Ha punta alla guardia, colla scala graduata: 1, 3, 6, 9, 12, 14, 16, 20, 30, 40, 50, 60, 90, 100, 120. Ha,nno impugnatura a fuso spfrale di corno, commesso di girelle d'a.vorio e puntini <l' ottone ;' gnanlia due cor ti elsi. , Di tai stiletti a. tre tagli, a' quali ho conservato il loro antico . nome cli 1,us,:TTI, valevansi n~ secolo xù e xvn i nostri bombardieri per misurare il calibro delle bocche da fuoco. H,ilevansi questi calibri dai Dietrii del Simuto, dagli Scelti docurncnti in clùilogo a' scolari bonibarclieri, ùi Gi.\co,to M AnzAn,, Vicenza, 1596, e dallé tavole dell'A1·tiglie1-ia Veneta · fatte in ciel ere da Domenico Gaspe-

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roni circa il 17S5 e non mai pubblicate, , ove quei calibri si notano come anl'ichi. Giovanni Casoni, ingegner e militare, che inser ì una dottissima Nota su.ll'cirtiglieria 'veneziane, nel libro Ve-nBzia e le s1.1c Lagune, I. n, 167 e seg., ci fa osservare, corrispondel·e l'antico nostro calibro da 100 al moclerno da 64. Ecco pertanto i nomi delle bocche da fuoco nell'ordine de' calibri ma.reati sui fosetti: falconetto e smeriglio da 1 ; falcone da 3 e 6 ; sacro e passa van ti da 6; passavolante da 9 ; falcone, cannone, sacro e aspiclo cla 12; col ombrina cla 14 ; pas&avanti da. 16; cannobe, cannon petricre e colombrina cb 20 e 30; cannon petriere da 40; cannone , petriere o colombrina da oO 60, 90 e 100 ; cannone e colombriua 120. Ora chi lo crederebbe? La scala incisa nei fnsetti fece farnetica.re taluno, cui piacque armare di que' pugnali i bravi, e leggere in quelle cifr.e il numero dei ruspi che avreb_bero intasca.to i sicari i , iil ragione della profondit11 dellilÌ piaga delle misere vittime. Se i miei orecch-i non avessero itdita da uo·inini stimaùilissi·mi quesia carota (paiienza se la ho creduta anch'io ! ),· la .non ,valea invero la pena di essere confotata, ciò avendo già fatto ·fino dal 1840 l'erudito conté' Seyssel , (L.1.zzAR1, lllustr. del Museo Co?Ter, p. 240). D.unque la eri una carota cotesta, spa.cciata da tempo, ecl uomiQi , st.imabilissimi l'avean creduta e la ripetevano I Ora trascriverò quello che si legge nel catalogo dell'Ar11ieria Reale, a.Ila ' pag. 256. • , 815. Altro pugnale di egual forma (cioè a lama. triangolare), ma pii1 piccolp ; sulla sua lama vedesi uua scala graduata in_modo il"regolare dalPl sino al 120. Taluni hanno preteso, ma a torto, che questa scala servisse a indicare ai sicari la profondità alla quale dovevano ferire; ma pare più probabile che si cidopernsse cfoi bonibcirclie·ri a inoclo cli alzo per puntare i cannoni; e che queste sucl-

di-visioni co1-ris11onclessero a qnelle ciel quail,rante. • Ambiclne questi dotti illustratori pertanto sono, concordi nel ripu• diare l'odioso srgnifìcato di que' segni e nel giudicare queste armi insiùiose non altro che strumenti da bombardieri, .discordando sol.tanto nello assegnarne l ' uso. 11 Laz.zari in verità sarebbe stato· fortunatissimo nello aclclarsi cbe in quelle divisioni era la misura dei calibri, poichè i numeri combinano perfettamente colle diverse denominazioni cli quelli della artiglieria di Venezia non solo, ma. di quasi tutti gli altri Stati d'Italia; chè la clifferenza non era in a\t.ro se non nel peso clelfo


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DEGLI STILETTI

libra, e q,u esta insignificante. Perchè è da avvertirsi che a Venezia erano nomiuati i ca.libri a libra sottile, pari a chilog. O. 301, 2297 : perciò il rrtgguaglio, non esattissimo, del calibro JJ,ntico da l 00 al moderno da 64 (=chi!. 30. 527, 8784) la libra grossa (= chilogr. O. 476, 9981), di poco inferiore alla libra di Parigi che è di chi!. O. 489, 506. Dunque non è quistione sulle denominazioni de' calibri, perchè combinano con quelle che hanno registrate gli storici, ed io avrei una ragione · più potente per pr ovarlo , l'iiltùna ratio regmn d'una volta, cioè i cannoni della Repubblica Veneta. l\fa quelle misnre erano per i proietti o per le boccature delle artiglierie? Anche questo sarebbe a sapersi, perchè gli uni stavano ~gli alt ri come 21 a 22. E rano per la pietra, pel ferro o pel piombo? Vedete voi a quante cose doveva il Lazzari por mente prima ili sentenziare a quel modo I Voi mi risponderete, a tutte queste obbiezioni, che io corro troppo, e che mi manca il meglio, cioè 'il PtJSETTo sul quale il Lazzari ba emesso il suo giudizio, ed io dovrei darvi ragione. Ma, guardate fa, talità,, o dirò meglio fortuna, nn ~-usE·r·1•0 dell'Armeria Reale parini irlentico a quelli del Correr , e ciò lo deduco da.Ila'' perfetta cor-. rispomlen1.a della numerazione, daJJa , impugnatura a fu.so spirale di corno, com.-messo di _girelle d'avorio e 1nm.tini cl'ottone , e dalla • gu.ardia a d11e corti elsi. " Dunque posso bene servirmi ili -questo per provare il mio assunto. !\fa prima di venirvi, farò quest'altra osservazione. Se i P\JSi,;Tn così num erati erano uno strumento dei bornbal'dieri veneti, lo saranno stati pur e di quelli di a.ltre regioni italiane, e p erciò debbouo essere tra lor o ugualissimi di forme, di lnnghezze, di divisioni, di numerazione; perchè, tolta la differenza piccolissima dell'unità di peso, i calibri erano quasi eguali dappei·tutto, almeno neHe principali denominazioni loro. lfo messo insieme una tavola, traendone i dati dal CAro BHNco, dal GENTrLrxr, dal SAaDr, dal MoRE1''1'I e dal ìVLl.nroN p er i Veneti, e trovo in tutti, mentovati i caijbri da 1, 3, 6, 9, 12, 14, 16, 20, 30, ccc., sino a 120, con alcuni altl'i intermedi. Ora come va che dei tr e PuswrTI che ho sotto gli occhi non ..,e ne son!) DU1-: EGUALI ? Avranno appartenuto a tre Stati diversi? N. on importa~ Sarà inesattezza d'artefice? Ma è troppa la differenza. Sar am1o"stati, uno per calibri di prpietti di ferro colato, un altro per cluelli dj pietra ? :'.\fai

li !!US!ò.TTI

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nò; chè nel xvI e xvu secolo le artiglif;)ric. iÌi bronzo del pri1110 e del secomlo genere traevano indistinta.mente 1Jalle di f'er1·0. Se j bombardieri ve,neti ciel xvi e xvII secolo avevano il FUSE'r'1·0 per misurare i calibri, è certo che anche altrove _si doveva usare tale stn 1mcnto. Lo Statuto dei bombardieri milanesi (?) del 1488 (?), che ho riportato nel mio Tiro al segno, ecc. ( S·rATurr, p. rx-x1), stRbilisce ; • Che ninna persona, o sia deUa scuola, ò no, pres.u nia di metter mano ttl p·ug·1rnle, nè spada , nè qualunque altra sorti~ d'arme, ecc. ; , che .. . " si levino l e ca.ppe et le spade, se por teranno spada longa : però portando s l'ADA coR'rA do1te siano le loro fcrramente necessarie non siano tenuti a lasciarle, ver essere questa la propria arnia dei bo111ba1·dieri; , infine • eh~ venendo in scuola a far la pratica, ogn'nno di loro porti lo st-uccio delle site ferrainentc con la sua sititaclra • (questa per misurare gli angoli), • Cor,rn1n:, oucr REGor.A, compasso, et agiiggie (gli sfondatoi), ecc. • Considerate bene questo documento, e poi ditemi se non abbia con ima fava preso due colombi, Doveano portare la SQUADRA, che era il g_iuiclrante d'oggi, ed ecco esclusa la opinione dell'illustratore del!'Armeria Re'ale; doveauo portare il CouBrm, ouer REoOLA per misurare i calibri o bocche delle artiglieritJ, ed ecco rigettata la troppo franca spiegazione clata agli stiletti nmnerati dall'illnstratore del J\:Iuseo Correr. l\fa volete sapere proprio appuntino quali armi e strumenti do veva por tare un artigliere nel xvr secolo? Ve lo farò dire, in comp end io , da uno di questi soldati, che era esaminato su ciò che spettava a tale professione, secondo si legge nel Rar1iona1nento m,decùiw della Prat'Ìea inaniiale cl-i Arti'.gl-icria del Cor.T.IADo (Milano, Bordoni e· J.,ocarni, 1606, p. 346-353), pubblicata la prima volh\ in Venezia uel 1586. , ,Porto primierameute (dice l'artigliere) il mio stuecio , cli tutti i ferramenti prouisto, con due COMPASSI , vno corto e l'altro l ungo, e questo stemperato p er potere piegarne le punte a prendere la grossezza de' pezzi, quello corto per tagUar con misnra e rcigione le caz.ie (le cucchiare), te·rtiar i pezzi,_dare il vento alle p alle, ecc. Porto vna TtKIUELLA longa tutta d·i azzale, da tiniiieJlare li fogon-i ciechi, et v ieni di 'terra, ecc.. : . qucst'alfll•a AGUGGIA (specie di sfondatoio) vell'istessa fonghezza ... che habbia vn rcwip·inett~ in ponta da, Yèclere se sar a carico o no vn pezzo, ecc. P orto etiwn il mio CoLrnnc, ouer di:cfrtnio R EaoLA da sct11er la por-


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D!Wl,l STIUTTI

tata di palla ~i puole scambiare una dgct con uno st-iletto n che tira ogni pezzo ll'cvrtiglicria, . . .. et ancora questa. SQUADRA col sno pe11.1endicolo da dare la, cleuatione à i pezzi. . . . . . . Porto etiam questo nussoLo con la sua cAr,MIITA. da assestare il giorno un pezzo giustamente, et dipoi tirar cli notte. Porto anco il mio Fusco grande pieno di poluerino da ineschiare quelli pezzi che saranno al mio carico. Porto questi due BUTTAFUOCHI ... . l'vno' corto et l'altro longo. Di questo· corto me ne ser uo in vn presidio, et di questo pÌLl longo• • in cam1)0. Questo corto ba's ta sia longo vno brazzo e mezzo (mill. 900), et quest'altro deve esser vn :1,1al11lo più longo che 1wn son io. Bisogna che habbia queste due sERPNL)IT~E da metter la corda, da dar fÌ!oco aJl 'a,.rtiglieria, et qziesto FEm1o DI PARTE• GIAN.~, da difender la 11iia persona, e a quest'altro capo J1à d'auere questa punta, ma. che sia tutta cl'azzale, et cli lunghezza di vno palmo come si vede, . . .. che mi serue da cacciare il butta.fuoco in terra al mio volere, et a ncora di cauare il fuoco con questa punta, quando• il fuoco mi manca . .... da vna pietra focale ecc.... .. . Porto ancora questa srA.I)A con•rA come si vede, e molto ben forbita• • • • , corta perchè l'uomo, che lauorà intorno dell'artiglieria, non hà di bisogno di vua. lunga cocla, . ... .. ben '/;u,cida, e ben forbita, perciocchè con essa guardo, e veùo tutta per di dentro l 'anima ùi qna.1t111qn~ pe7,zo d'artiglieria .. .. (aggiustando) il pezzo in tal modo, che, la culàta di esso guardi il sole, et allora sfocho Ja mì:1 spada, et la accommodo appresso alla bocca in t.al maniera, che la spera ouer raggio del sole venghi a ferire nella spada, che mediante questo toccamento la svadct butta dentro del pezzo vno tal e splendore, che tutto q uel che hò detto chiaramente si vede. Rò :i.ncora la mia co1tnA da dar fuoco ecc. , Ecco tutto ciò che di ·a rmi e s trumenti aNevano obbligo di portare gli artiglieri nello Stato dì M ilano, e, ci -scommetterei, anche in quello della Veneta Repubùlica.. E guarda te mo come vanno le cose: cerca.udo q ueste notizie ho fatta un'altra bella scoperta. Vi ho citato innanzi qualche brano di uno statuto di bombardieri milanesi (?) del 1488 (?), facendovi con quegli interrogativi a ndar sull'avviso intorno aJJa provenienza ed all a data di quel docùuiento, come dubitai, per la scconclà in ispecie, nel pubblicarlo nel libro Il tfro ctl segno in Italia (p . 75 e S-rATU'rI, p. Ix-xr). Ebbene, vi dirò c)ie lo statuto è del xvI secolo, e si trova nel Bagioiwrnento clecùno dell' opera di Co1,.1.uno (p. 341-

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E F l;S!sTTl

S-16), che fu messa la prima volta a stampa in 'Vcnctict, nel J58G, JJ•resso :Pietro - Dnsinelli cul instantia clel p·roprio antore (l). wi:a il p iit bello cli questa scoperta sapete in che consiste? Nella dichiarazione del Tenente ( interlocutore in quel ra.gionamento) che, delle scuole da .esso praticate, , quelle sono assai piit ben ordinate et d i ma«"ior numero di -bombardieri, cioè quella della città ' o t> di Burgos in Spagna, che fa amminist,rare la Maestà Cattolica , e quella dclfo signO?·ùi di Venetici. Perciò che Qurnr soNo sì m<:LLI STATUTI, et si osserva vno grande ordine » (p. 344). E d è alla dimancla del Genemle , faternegU intendere ver amore • che il tene-~te Iegg.e gli S'l'ATUTI DELLA sco,,A come, c1 capo per çcvpo li pubblicai. l)unque si adottarono a lVIilano i regolamenti della scuoh, de·' bo;ibardieri veneti; clunc1ue questi solp.a.ti non ebbero i F USETTI ! Sèntiva proprio un pm.o sul cuoi·e pensando come si avesse potuto supporre che all'onesto cittadino, il quale veste la· divisa milita re a difesa del propr io paese e combatte in campo alla luce del .sole, si classe' un'a.nna che è propria dell'assassino (e non faccio distinzioni d i vestito e di grado), che l'impugna nel fitto delle te nebre a compier vendette e ad immolar vittime per proprio o per altrui conto. Mi dispiace non potervi citare gli statuti clella compagnict dei bombanlieri di Ancona, institnita nel 1554, ma posso bene ., riportarvi qualche br:uù di quelli de' bombl1rcUeri di Ferrnra, elci quali la prima stampa ch e si conoscà è del 1672 , avvegnachè gli ordinamenti della rnilizùi _Estense fopsero pubblicati sino dal 1560. Tra i , Privilegi' et esentioni che si concelfono a rnedesimi boin. bari/lieri e·cc., , è questo : , Che sia permesso a tutti li ufficiali e, bombardieri descritti nel ruolo della medesima compagnia di poter p orta1:e pe.r tutto lo Stato Ecclesiastico la SJJa,clii, . e ,il . pu,gnalc ,

cortella, e g·iiaina con tutU li ferri sol-iti a vortarsi rla bombardieri, et ogni altrn sorte d'arme da taglio, e da fiwco cli giorno e , di notte, purchè non siwio delle vrohibitc (2) .. .. et in Ca!J/,pagna (I ) Nel pubblicare <1uegl i statuti dissi (p. 75) esser certo che fossc'.o dei bo 111 barctùlri. milanesi, nl.i't ohe 1)(:r ·i,~baglio vi s ia. st<tlf> 1t.0Lato quell'anno, .... 71erchc aloune espressioni di ,u;iw accennano (1. 1,m11w più. vici,w. Mi compiaccio che i l fatto abbia proYato come in nrntcria di documenti non bevo y,·osso. .

snkW,

(2), Nel 1G08 il legato card. Spinola Jll'uibiscc di portare .spade e_ pug11~1I clic in punta , ieuo II gnis" ,li stileUi e fu~ell<tlt, e dà tempo qurnd 1c1 g1orm 1ie1 11dut re 1,, delle armi in punta a (or-m." rL'oliv", od a spedirle fuori dello Stato • (C1Tr.<01 <>u, ~ oa..~icrelali1.,e 11 fi'errurci, Ferrara HìU1, lìp Taddci, tL -119).


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l'archibi.igio da ccicciu, con ogni sorte di, munitione_, cm-ç,bino, e r.rsTor.E DI orns•rA msunA, ecc. • (1). Se si projbivano loro le pistole corte, si potevano mai privilegiare di un 'arma insidiosa ridotta a strw11iento di professione ? Dal fin qui detto sarebbe chiarito bastantemente, mi sembr a che gli stiletti o FUSE~·~•r non efo,no uno s'tr·zwiento da bombardiere ~ella· Repubblica Veneta nè di altri Stati italiani, perchè ne' documenti citati ninna menzione è fatta mai di questi, nè come ferro di professione, nè come ar·mamento del soldato. Ma pure questi ~·usBTTI esistono, scritti negli inventari non solo, ma eziandio consenati nei musei e nelle armerie. Arroge : portano realmente quella scala, irregolarmente graduata, e co' numeri corrispondenti ai calibri delle · artiglierie italiane, e non venete soltanto, dei- secoli xvr e svH. Dunque se ne valevano • nel secolo xvr ,e xvu (secondo il Lazzari) i nostri bombardieri per 11dsiirare il calibro delle arin-i, da fuoco: , od è ' pi11 probabile (secondo il Seyssel) che si adoprassero dai bòmbardieri a modo cli alzo per puntare i cannoni, e che queste suddivisioni corrispondessero a quelle clel quadqtnte? , • A qualunque dei due usi avessero dov uto servire, egli è certo che le divisioni segu<tt~ sulla lama doveano essere in una certa progressione , decrescente se per misurare i calibri e crescente se ver s1tpplire al quadrante, dalla p1.mta all'elsa. _ Pel primo uso doveano le lame esser tutte quasi di. itna stessa lunghezza, pel,secondo poteano avere lunghezza diversa; perchè le divisioni sarebùero s.t ate proporzionali a quella della lama del fu.setto, sulla , (1) Le armi e gli strumenti ·dc' bo~bardieri ferraresi sono descritti da ,hr.ss•Nnno L Hh'iCHt:R~J, ~~con~lmio~ capo bomUardiere della fof'tCzza. e citlà di Ferrara (Fucina cli .\!arte, Grnnti m \·enctrn, 164'1 , p. 868), come ;i pr,rcsso : , ..... ogni scola re bombardiere deve a,·ere....., due buttafuochi, uno inastato e l'altro m:rneuòlc..... haucrà una mezt~ spa,l<t, ò co,·iellu (è nominata ne' pri1•i lcgi) largha, che ha da servire non solo

per difes~ J,_se_stesso, ma anco per tagliare ciò elle bisogna per aceitlente per serv~z~o de~l art1ghc.r1n,.,,. vn:1 StJ1wdra scgn~t:.1 con i suoi punti; .. . due comJwssi. vno tli~iHo, et mo colle punte tor te ..... llaucr:1 1•na vagina, in cui ;•i sia vuo STIi.E (non é sia li FUSETTO), che ~cru.e J)cr adescare i 1ie.zoi (è il nostro s fondutoio attuale) e t altre , cose: vno. sr1 Ls con uu rampinetto in JJtlllla, dello anche tanlola; serue pe/ pigliare 1 1 d1aa:euo ~ella canna del pezzo al focone. Vna ti'i-uel/a, sernc per triuc llare li for~m P1~n1 _di terra . ..: deuc avere \'Il cor.mnf., ò vero SAGOMA doue sara;mo segmlii Ji. d'.aniet7: del le palle s,no a cento cinquanta libre di ferro, dcue haucrc vn corno, per t.cnere tl polue~·rno per adescare li pezzi; ..,. vn:1 l<inler,w. cieca per visitare. i pezzi l..t notte: haucr:, vna bossola con la l(mceWL calumitata per tirare di noti.e· hauer:, s0mp r~ scco 1·,~ccicl ~iuo. • Parrno SARTJI, romaao , nel Capo de' bombai-dicl'i· e:s,)'a ~ti• 1 ecc. (Fut rna di l',tlcauo, p. 21) dà s ii stessi avrerfimeJ1ti.

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J,; F US ETTI

DEGLl ST!LliTTI

quale venivano riportate le tangentì che misurano i gradi dll. 1°, 2°,..... a 45°, cios di una sa pa.rte del circolo. Ma e' bisogna sàpere che il quadrante de' bombardieri di quei tempi non aveva le divisioni in gradi, come si usò più tardi e si usa tuttodì. Quello strumento ern una squadra ordinaria co' lati 1:2i perchè , ella possa ser vire ( scrive il CA!'o BrANco, v·icentino) p er tirare con l'artiglieria, bisogna t'qizerli un semicerchio dentro alle due gambe,.... et quello si diuiderà, ·ò partirà in dodeci parti egual'i, et cadauna di esse parti si cliuider à un a.!tre quat tro per il manco, et si può anco in sei, le quali si dimanderanno ininiiti, facendo che ùeriuino dal punto di angolo di essa squadr a, et in detto punto, se gli farà vn buchettino, per attaccargli un filo di seta col suo piombino, ..... et questa servirà mettendo la gamba più lunga nella bocca del pezzo, tirando dal basso in alto ; et volendo che la senta per tirar dall'alto a.I basso, si allungherà il semicerchio..... , di un quarto fuori del lat..o minore della squadra , • et quello si diuiderà in altri sei punti e minuti, sì come è stato fatto da prima , (1). , Ora poichè coi cannoni non potevasi tirare che, tutto al più , ad una elevazione cli 45.", ossia, come si ;diceva allora, sino al sesto pitn(o della squadra, cosi le divisioni dei FUSETTI , proporzionalmente crescenti dalla punta all'elsa, dovrebbero iissere seguate coi numeri da 1 a 6, su(ldivise poi in 4 o 6 mimiti colle stesse nor me. Ma io trovo in tutti tre i FUSETTI la numerazione da 1 o da 3 a. 120, con spazi capricciosamente irregolari, dunque qi.testa scala 1w11

=

poteva supplfre il quallrante p el puntamento delle bocche cla fuoco. Veniamo aJl'altro uso. Se era destinato il FUSETTO a misurare i calibri, tanto lé lame che le misure doveva.no essere presso cl.è eguali per tutti i• numeri corrispondentì. Nominerò, dei FUSETTr ch1; esamino, A quello dell'Armeria Reale (n° 815), B l'altro (n° 818), e O quello del Museo na.zionale d'Artiglieria. Prendiamo un calibro qual unque, p. es., quello del passavolante da 9 (2), ed abbiamo in 0

1

""'°'

' (i) Coro,ui e 1ialma mi Ntare {t'nr U(Jlicrìa, iu Veneti a, appresso· frnncesco Barbieri , MDCII, foglio 31, verso. Il Capo Bianco era r.apitano ùci bombardieri della ciW, di Crema, cioè al sc,•vizio della Rep . Veneta, e pubblicù primamcn1.e la sua opera in ·vtnczi.i nel 1598. Servi Carlo V come ingegnere, ehbe parte nella costrnzionc della cittadella di Mihrno, e mori in Roma ne HGIO (D'An,,,, lliblioa. milit.). (2) rncomincio tla <1uesLo calibro pcrchè il Fusisrro 11, cons111naLo dalla rnggi ne, cd ,Hrnotato poi r•er pulirlo, e forse accorni:ilo nella puuta, 11011 lasci~ vedere chi~rarnentc le tacche che

::t

questo numero.

ANNO l\, voi. l, -

15.


2 16

217

DEGLI S'f lLETTl

E FUS f:'J'TJ

A miJJ.; 126, in B mill.; 62,5, in G milU 51. Andiamo al ca!." H, mezza colubrina, e in A trovo milU 152,6, in B mili. 1 87, in G mill. 76,5. E c1ui metto innanzi quel potentissimo argomento, quella certa ultima rat-io, ecc., che è la magnifictt mezza-colubrina di Guidubaldo lI, duca IV di Urbino, get tata. da. Alberghetto Alberghetti, a Venezia, nel 1541 (ora e~istentc nel llfuseo 1$,ziona.le di Al'tig!iet'ia), che porta sul vivo della bocca segnato il suo calibro - VIIII - cioè 9 libre grosse venete, corrispondente al ca!." 14 peso sottile, e che ha di boccatrm, mili.i_ 110 ! Togliete pure il vento della palla cioè 1/22 , cd avrete sempre pel clhunetro del proietto mill. 1 105 (1), e non 152,6, nè 87, nè 76,5 I Che piìt ? Prendiamo l'ultima misura che dìL la lunghezza cli ciascuna lama, quella del cal.0 120, e si avrà in A mill.0 268,6; in B mili.' 191,6 \ in G mill.' 185. Avessero almeno un certo rapporto di ~umento in ogni lama queste divisioni ne' calibri; ma no. Ecco,,cnc una prova. 0 Nel FUSETTO A, cal.0 30 mill.' 185,5, cal. 40 milJ.i 198,5, cal. 0 50 0 0 mili) 217,4, cal. 60 mill.l 224,7, cal. 90 mili.' 239; dunque differenze + mili.i 18, + 18,9, + 7,3, + H,8 ! E questo era uun misura. di calibri, un compasso di proporzione? E la quantità delle divisioni, i numeri de' calibri erano eguali in questi tre PUSE1' Tt? Nemmanco questi. Il FUSETTO A porta 16 t,\cche e soli 15 num eri (cbè la prima tacca è mezza e credo stia, per 1/2), cioè 1, 3, 6, 9, 12, 14, 16, 20, 30, 40, 50,. 60,_ 90, 100, 120. QueJJo B, consumato come dissi verso hi puntl1, ne lrn, pare, 1'1, cioè 3, 6, 9, 12, H, 16, 20, 30, 40, 50, 60, 90, 100, 120 (?). Il terzo, C, ne ha 15, la prima senza numero, e Je a-ltre segnate 3, 6, 9, 12, 14, 16, 20, 30, 40, 52 (!), 68 (!), 90, 100, 120. Ma se mi mancava qualche al'gomento per confutare il Lazzari , me lo danno i FUS&TTr stessi c!1e egli ha illustrati, dc' quali debbo alla vostra cortesia il disegno, giuntomi in tempo per farne tesoro in questo scritto. Dissi innanzi, a pag. 7, che il , fìisetto (A) dell'A.r-ineria Reale parmi identico a quelli del Corr er , ecc.; ma ora veggo che non lo è in altro che nel manico. Nulladimeno, ta.nto più madornale è l'err ot·e del L azzari, in quanto che ha trovato io que' due (usetti, uno luogo milli 850, 5, e l'altro lungo mili.i 237, 5

( notisi bene questa circostanza), uno stl'ltmento de' bombardieri Yencti • 11e1· misurare il caliòro clelle bocclte cla fuoco ! • Ma come si fa a dirne cli tal gene t"e, e mettervi di mezzo, per acct'cditarle , il Scinuto, il Jl!arrzari, il Gaspcroni, il Casoni, i quali hanno scritto sì bene che i calibri delle venete artiglierie sono da 1, 8, 6, 9, ...... 100 e 120, ma non che la misura del cal.0 da 1, pe1· esempio, era cli mili.' 18U, 5, e di mill.; (i9, come farel>be conscgn itare il Lazzari, dicendo clic in que' due fusetti erano proprio le misure de' mentova.ti calibri ? In somma si conclude che l'unica relazione che passa tl'a i Fus1-:•;"1·r clel Museo Correr e tutti i simiglianti a quelli, ed i calibri delle artiglierie venete su~ne-i numeri! Col monumento sotto gli occhi mi sembra che si potrebbero evitare cotali errori. Ora mi sapreste dire, mio pregiatissimo amico , come si puole combi nare con t utta c1ucsta dissimiglia.uz:1 di partizioni e di numeri, l'u's o attribuito a questi strumenti, cho io ingenuamente aveva creduto, e non sono stato il solo, w1'arma cla sicarii? Vi ho già mostrat o sopra come le misure sia.n o d'accordo e nei Fusurr e con c1uelle de' c1ilibri rispettivi. Ma ora, per non annoiarvi tanto col cacciar altre cifre nel discorso, pongo qui uno specchio de' cali bri delle artiglierit: veueLe conisponclcnti alle denominazioni segnate nei .. u si::1·T1, tutte le misure cìi questi e quelle de' calibri stessi riportati da altri scrittori di artiglieria de' secoli xvr e xvn , fra i quali il vicentino Capo Bianco, che serviva lll. Veneta Repubblica a Crema. come capitano dc' bombar~ieri. Solo vi faccio i1vvertit'e che Je- misure degl i scrittori italiani sono prese clalle sagome o calibri incisi nelle opere loro con poca esattezza, escluse quelle del Capo Bianco che dalla misura veneta sono ridotte :i.Ila metrica. (~nelle del Marion per ò possono dirsi esatte.

(1) ,·edasi piil urnanzi lo specchio delle misure dc" dil"Cl'1-ì diametri dc' proietti, e $i troverà quello da 14 veneto, tratto ,lal Marion , segnato in mili.i 107, che di roco differisco rla ~ucllo so,' r:i indicato.


ART IGLIBUIE VENE,TR

H

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I

,..~ H ~

Q

--

VENE'i'E

-

-

Dralm'l'1u

---------------

peso dell'artiglieria delIapalla grosso

FUSETTI

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83,06 92, 69 107, 73 115, 58 124,60 139, O-i 152, 29 170,34

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224, 3' 234, » 247,5 255, 2 265, 2 280, ~ 292,5 307,5

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101,5 126, )) 112, 5 136, 4 125,.3 152, 6 133, 160, 9 I 46, " 169, 2 162, » 185, 5 175, 7 198, 5 191, 2 217, 4

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143, 5 147,4 162, 157,5

128,5 140,3 151, 3

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E FUSRTTI

219

Dopo che vi ho posto sotto gli occhi, raccolti In questo specchio, tutti gli elementi che possono darri modo cli fare i necessari confronti tr~ le misure dc' diametri delle anùne e dei proietti delle artiglierie venete e quelle segnate sugli stilett·i o ~·usET'rI, che si pretese vi corrispondessero, lascio a voi il merito di conciliare la discrepanza di esse tra i PUSETTI stessi, e tra. questi ed i caUln'i delle mentovate bocche da ('llOCO (1). La storia non parla punto di questo uso, ed è storia scritta dai m(test,ri bonibm·dier·i; i fatti, lo vedete voi stesso, gli danno solenne smentita; dunque ho vinto. Sì; ma. ora proprio mi cadono a capello que' versi del cantore' delJa Gerusalemme (Canto xn): • I

O nostra folle · • Mente, ch'ogn'aura di fortuna estolle ! • Misero di che godi? o quanto mesti • Fiano i trionfi, ed infelice il vanto I • In fatto, mentre sono riuscito a togliere a que' segni misteriosi il significato onesto che, preso in astratto, avea tutta l'aria di esser vero,

1

(1) A mostrare la le:ggerczza con cui si pronunciano talorn gindhi su cose che non si capiscono basti l'esempio di questi due stiletti numemi. l'er rn isu r:1rc i calibri dell'arliglicria, sia vcnctn, sia di un altro Stato, dovevano essere eguali in tu lio fra loro; ma questi non lo sono, nè nella lunghezza totale, nè nelle partizioni, e nulladimeno, secondo il eh. l,azzari, debbono seuire all'uopo indicato. Vi sarebbe una osservazione semplicissima da fare, senza sapere un acta d'artiglieria, cioè, che il cal.0 da 1, p. es., ossi~ d" ,ma libm rii )lii/la (e cosi dicasi di tutti gli allri), non ha uguale misura in ambiduc gli stilet1.i, 1,cr cni, se uno ù Il 1•ero l'~llro sarh falso. Ma no: il Lazzari li vuole tutt.i due veri. Ed io mi permettcrO di mostrarli ambiduc fàlsi. Suppongo, per favorire Il l,azzari, che le misure siano della bocca e non del proiello, e pcrciO le diminuisco di ·lf.!',?. L:l prima si ridurrà dunque a mili. 181 , la seconda a mili. 65, 8, e sono pel calibro di un(, libra di pallrLI,. . . Ora con lali diametri a1•rcmo nel primo caso un proietto che peserh: cli pietra chi!. 7,817, <li ferro colato chi!. 22,3~7, di piombo chi!. ~5.92G; e imi secondo, rlspeltìvamentc, chil. O, 375, chil. t , 073, chil. 1, 7251 .... Con questi strumenti eia mis,,..a,· calibri di artiglierie, ci era modo eia soddisfare a tutti i gusti! Dunque 11d10 ul pii, si potrebbe sospeltare che que· numeri e<>rri&]io11dc11ti ai catìb,•i non fossero altro che un'astuzia per eludere la legge, facendo passare quegli stiletti per un AIDE·MÉMOIRr. ,Ic' bombardieri. Nell'armeria del fu si~. conte Uboldo cli Milano esisteva una spada con tace/te r numeri. Non potrei ora rame una descri,zione J>recioa. ma, per quanto mi rammento, era una cli quelle spade non molto IUDRhe, ron elsa diri1ta, da portarsi al fianco. Anche nel )luseo d"Arllglieria di Parigi si ha uno stiletto numerato. t;rco I• descrizione che ne fa 11. O. PENGUILLT IJU,n1DoN. • J. 502. Poignard italien. Lame triangulaire, pleine, portant dcs dirisions numCrot6es. Petits quillons cisehls en torsades. comme le pommeau. Fusèe en corne, tournée dc m~mc. , Sembra r.he sii simile , quel li del Musco Correr.


2'20

D1!.G.LI STILETTI o

FU SETTI Correr

rus&T'fl

del Museo

qun,lc soddisfazione posso provarne, se con questo sono venuto a conserYar loro l'altro odiosissimo, che il Lazzari segnala per ,~na carota? In verità., che ho ottenuto uua bella vittoria ! Se non che. ini affida la spernnza che voi, mio buon amico, vi, assumia'té il pie· toso ufficio di liberarmi dall'incubo che sono per me q_ue' no·vantc,quattro pitgnali e }'OSET'.l 'I senza foél;ri dell'Armeria dei Dieci nel 1548,· provandomi che non erano della specie di quelli del Museo Correr di Venezia, dell'Armeria Reale e del Musco d'Artiglieria di Torino, con ragioni che valgano q nelle da me adÒperate per provarvi che tutti questi non erano stritnient-i da bo-mbard;ieri. Senza, questo sarà ancora tenuto p er una verità che gli stiletti o F'USE~"l'I con çiuelle • t(icche numerate, fosserd un ·m anuale cla sicario , . Ma per far piacere a voi, e per. darvi nuovo attestato di stima e di affezione , sino a che non sa.rà. pronunziata definitivamente la , sentenza, imitando Lazzari, metterò anche io quella brut.ta int erpreta-zione tra le ccwote. Ed augurando dal fondo , del cuore a voi cento, ecl alla hALIA 1u;stra soltanto un altro xx1 v oru(rno, mi ripeto affettuosamente

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J.'orino, 2,t giugno 1865.

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Tutto vo~t.ro All!GELO ANGELUccI,

Capitano d'Artiglieria.

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STUDIO SULLA . FANTERIA C0NTlNuAtI0NE F.. FIN»

( 1).

PARTE SECONDA. D E L L' O R D I N E R A D O.

Nei ragionamenti di questo studio ci accade di far cenno dell'o1·dine rado. Abbiamo espr~sso un desiderio dicendo, ch e il battaglione avesse una_compagnia fuori linea, la quale (naturalmente) avrebbe dovuto agi re in tale ordine; e rappresentando in certo modo i volt~ggiatori francesi secondo la loro primiera isti tnzione (2). Vi ~ono poi dei ~orpi speciali (truppe leg-

, (1) Vedi' Rivista militare ·italiana, anno rx, ;o!. re, pagine 129 e 247. (2) I volteggiatori furono creati cla Napoleone .1 nel 1804 e 1805 onde raccogliere nell'esercito i giovani i quali per bassa. statura erono pria esclusi dal se!'vizio militare. " Queste milizie rammcnt:wano i vclliti degli antichi romani ; e se i granatieri li sorpassavano per robùstezzci e statura, non così per animo e coraggio, A NNO x, voi. I. .._

16.


222

srumo

g'.ere) ~n cui l'ordine· rado è normal~; ed è princ1pw d1 tattica eleq1entare che tutta la fanteria sia adatta a poter combattere alla spicc~olata. Da ciò se ne deduce, che è necessaria ,una particolare.istruzione, in cui progredie;1do (come per .l'ordine chiuso) dall'uno ai molti,' il soldato impari a fai~- uso delle armi in certo tal qual modo diverso che "nelle . righe : sappia ca~minare o · collocarsi ·· indipendente• mente' come se fosse solo : facendo-quindi parte di picciolì drappelli egli conosca l'unione fra coloro che lo compongono, abbenche siano disgiunti fra di loro: finalmente egli. giunga a distinguere da dove siano. staccati g_ues~i drappelli, e che quantunque sparpigliati pure rimane un reciproco accordo tra di essi, vi si conserva un centro di direzione, e vi è unità d'azione. In questa· esposizione di cose noi ravvisiamo co1>ì il programma delle nostre considerazioni. Vale a dire imprenderemo ad esaminare. I. Il soldato , ossia l'azione sua individuale in quest'orqine. II. I! drappello, cwe come siano disposti i solda1i che lo compongono, e come esso si ·muova ed agisca. III. La riunione maggiore di vari drappelli sia in modo sparpigliato che raccolti. « mentre ne pareggia-vano in più fatti la fama , G1w~sr Dizionario militare. ' . · Se vogliamo riilettere, v'ediamo che Napoleoue fL;, se non il primo, almeno queno che più d'ogni altro capì il vantaggio è bisogno delle trup~e cli sostegno, che aiutauo o preparano l'azione ,delle masse , mediante l'.nfficìo ~i schiaritori o ili ba.nile spai-pigliate. _Nella_ P:'ima formazione forono arma.ti di carabine (come pure gh uffiz1ah). Coll'andar del tempo divennero fanteria comnne e non v'ha differenza c,?lle altre compagnie del bat_taglione se non ~h-e nel colore della nappina o delle spalline. ·

223 IV. L'unità tattica e quindi, come è scompartita ed i movimenti coordinati degli scompartimenti.• V. La corrispondenza ed unione fral'ordine serrato e l'ordine rado, ossia le evoluzioni composte e combinate fra i due o~dini. SULLA FANTERIA

I. DEL SOLDATO.

Chiamansi generalmente trup pe leggiere quelìe che combattono sparpigliate. Epperciò, vediamo in Francia i cacciatori a piedi ed i volteggiatori; in Germania ·gli iegers; ed in Italia i .bersàglieri. Volendo però specificare nél modo più generico il soldato impiegato in questo modo, vediamo che volteggia sia il fantaccino comune , come il ,c acciatore od il bersagliere·, e quindi la deriominaziaue di volteggiato;'e ci ·pare _esser ·qùella che meglio definisce il soldato dell'ordine 1'ado. · Stabilito co&1 il 'Dome che gli da,remo, vediamone l'azione. Essa si riassume in ,t re cose : a,) Maniera di teneré e maneimiare l'arma 'l> il oo . fucile); ' ,. b) La sua giacitura e le sue mosse; e) Mo.do di caricare e sparare il fucile. Nell'esame di queste tre specie di opè rati e posizioni sta l'istruzione individuale del voltèggiat<:lre. ' a) Porto e· maneggio dell'arma.

· A tre posizioni dovrebbe limitarsi, a nostro' avviso, il m odo di reggere l'arma del volteggiatore. L'a1·ina


224 STUDIO in riposo (]); l'm·ma 01·izzonlale; e l'arma al piede. Sa:repbero adoperate : .la priJ,na e terza pos1z10ni • quando trovasi fra ·le righe in ordino serr-ato ; e la seconda e t~rza, allorquando è isolato e deve muovere o combattere. Siccome ' però in quest'ordine dev'es• servi grandissima libertà individuale, • così non deve essere escluso che vicendevol~ente si possa usare la prima p~sizione, a~che quando trovasi isolato il ,volteggiatore; e si serva della seconda, quando vien raccolto lo scompartimento (pelottoÌle) a righe c1Ìiuse. Il maneggio dell'arma dovrebbe essere ristretto ai soli movimenti occorrenti per passare dal\'una all'altra delle anzidette LiOSizioni. ' b) Giaciture e marcie.

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Sul modo ìn -cui dovrebbe collocarsi il volteggiatore, . noi potremmo ripetere quanto sta scritto nei diversi regolamepti: però noi cr ediamo che più v&,le l'intelligenza che-l'istruzione o studio delle prammatiche. Sarà il frutto delle esercitazioni prati~te in svariati terreni per cui il ,volteggiatore giunge a conoscere, e fa~si un crite~io dell'utile che può avere da ogni pie-. colo accidente che rinviene nei campi; e perciò senza . badare con'l:e si adagin'O i compagni, egli si pone in piedi , seduto , in ginocchio o coricato ; ne.l miglior modo insomma che più gli conviene per nascondersi e mett,ersi al riparo; purchè (già s'intende) ch'egli ' conservi la facoltà di adoprare ~e, sue armi. (1) Il fucile sorretto s tùla spalla destra dietro il braccio (settitua posizione del maneggio d'anni della parte ' prima , pag. 141 della :Rivista mil-itare italiana, novembre 1864).

225 Come per ogni specie di evoluzione, pure nell'ordine rado, le mosse si limitano ad andare avanti od indietro , ed appoggiare a destra od a sinistra ; ma havvi la differenza che se nell'ordine serrato il soldato ' cammi~a - senza propria iniziativa ; il volteggiatore , sebbene. d'accordo coi circostanti, è lui stesso la sua . guida, e si dirige da sè ove è indicato doversi recare. ' De~e perciò conservare lé, andature appropriate, e che gli sono' segnalate, ma non è più costretto· ad avere l' uniforme passo dei compagni: queste andature deggiono poi essere ridotte al passo di ca1·ica ed al ginnastico, mentre l'ufficio .suo, c'ome già dissi mo, dovenclo essere. quello di scorta, o di scoperta o di preparafione aU'aziorie delle schiere compatte; ne c?:nsegue che il suo passo dev'essere più celere ed affrettato' \lffine di non intbarazzare i ~novimenti' di q·uelle truppe e tenere lontano il nemico finchè esse non siano pro~te a combattere . SULLA l'A~TBRIA

.

e) Maniera di caricare e sparare il fucile.

.

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. Un volteggiatore deve caricare il suo fucile di piè fèrmo e marciando ; e nel primo caso, deve poterlo fare in quà.lunque modo si trovi della persona. · Ciò vuol dire che i mov'i menti elementari della carica dovranno essere modificati, ossi~ adattarsi alle diverse , . ' , circostanze di stazione o di mossa, Questo.. ci conduce a pensare, che ad esempi(! ' dei bersaglieri dovrebbesi adottare, come regola generale, . che i I foci le fosse sorretto snl braccio sinistro per mezzo della cinghia; poichè aff~rrandolo contemporaneamente colla mano sinistra vicino alla bocca delJ.a canna , non tràballa quand'anche si. calllminasse di


226

STUDIO

corsa; e così sarebbe sempre facile l'int rodurvi la carica ovvero la b,accbetta. · La scuola di puntamento comune ad ogni truppa insegna quali sian-o le posizioni adatte a puntare e far fooco; e naturalmente ' non v'è bisogno ài suggerimento o prescrizione perchè egli preferisca di sparare con appoggio fisso, ogni qual volta troverà mezzo d~ approfittar e di q ualunque cosa che serva a sorreggerne il fucil e. . Qu·e ste nostre osservazioni non sono che un r·i stretto resoconto delle istruzioni usi-tate per l a scuola individuale del volteggiatore: e perciò noi abbiamo pensato d i rammentarle all'unico scopo di poter meglio scorger e l' utilità nel progresso delle cose che vogliamo esaminare. Intanto noi chiuderemo qÙesto rag1onamento colla seguente riflessione. Da:ll'e:sposizione _dell'i;;truzione che si r_ichiede per il volteggiatore, vediamo che questi elementi differiscono intieramente da quelli_dell'ordine chiuso. P~etendiamo in quell'orcline fermo ed immobile·contegno; educhiamo i l sol dato ad affrontare il nemico senza rip~ro: e p el contrario nell'ordine rado r accomandiamo 0he continuamente si muova, senza bisogno di regolarità, e ; i riasconda il più che possibile. Veniamo da ciò indotti a conchiudere ch e forse sarebbe principio erroneo il · · seguire il sistéma· del regolamento austriaco in c1;1i vuolsi che l' istruzione dei d ue ordini si faccia si~ui'tane'amen te alle recl ute . Il difetto di n oi popoli meridionali, ·o Jatin\ si è la tende;qza al moto; considerare come fastid io o noia ciò che vuol essere g rave e compassato . Crediamo quindi buon consiglio che non debbasi iniziare il o-iovine' soldato in qUest' ordine rado p rima che l'edu~azione·

SULLA FA.N TERl A

227

sua non sia compiuta riell'ordine serr ato : al trimenti, ella è nostra convinzione, che sarebbe distruggere oggi quello 'che si è insegnato ieri . Non 'vi sarebbe più istruzione veramente inculcata fo ér ente e tanto n ecessaria pell'uomo d'arm i,.

II. DEL DRAPI'ELLO O GRUPPO.

I volteggiatori, di cui nel precedente capo abbiamo vedutò l'azione individuale, appar~engono ad l)n complessivo assembramento,, il quale nell'ordine chiu so è la formazione contig ua iu due r ighe, formazione che ora q'uivi devési d isgiungere e sparpigl iare. L'or dine rado,. sotto a questo aspetto, è quindi una derivazione d i quel µri mo scl1ienune11iu elemeuta,re (il pelutLune) da. poi esaminato nella prima ' parte di questo studio; i I ql\ale si separa , si a llarga o si distende in una linea che chiamasi catena, formata da dnippelli o fasci di volteggiatori. · Da ciò ne c9nsegue che quant;unque i voltt~ggi,ttor i conservino il proprio .arbitrio d'azione , n ulla.meno facend o parte di questi fasci o gn.ppi , deggi ono "erba.re. ·una cor relazione ed unione nell'insieme l~ro . ' . . Negli eserciti italiano e france-se questi gruppi :;:i chiamano quad1·iglie, in quello austriaco , secondo i precetti del nuovo '.regolamento, ve ne sono di d trn -specie : gli anelli ed i branchi. L'anello è la riunione di quatt ro voltego-iatori. En ' o t,·Ji . è il ris ultato della for.m azione per coppie di cui fecirn o pur cenno nella prima parte di q~es.t o studio. Il b ranco è la metà di u n pelottone, il quale invece di stendersi


228 STUDIO in catena, si divide in questi di..e gruppi; separati fra di loro a varie distanze; cioè seçondo . che viene iµ,dicato dal terr'eno o dall'oggetto dell'azione. : · Da ci~ vediamo che l'anello corrfoponde alla quadriglia dei cacciatori a piedi o dei bersaglieri. Del branco non essendovene caso .nè in Francia nè i n Italia; e perciò credendo opportuno di prenderne co. gnizione, citeremo, o per meglio dire r iassumeremo i pregievoli ragionamenti che troviamo scritti a• questo prnposito nei commenti sulla tattica austriaca succitata.. Dal sunto storico che viene fatto dell'ordine rado, possi{tmo scorgere ch'egli risale sino ai tempi dei Greci e dei .Romani; ma se nella sua origine potè essere considerato come accessorio tattico, ossia truppt combattenti in tal gt1isa. essere di sussidio alle linee o colonne: col progredire dei tE>mpi_divenne pure ordine pr incipale di cui conviene bene spesso servirsene di ' preferenza. . Se fu ·que~ta la prima conseguenza della. maggior mobilità acquistata dagli eserciti, si può •inoltre osservare che il terreno in cui si fa ora la guerra è ben diverso che 11ei tempi remoti. Le campàgne dotate, di maggiore e più a_ccura.ta coltiv-azio·ne offrono ai giorni ' nostri• infinite accidentalità, e non pochi ostacoli , in cu i rwn solo farebbero cattiva prova gli schieramenti contigui, ma eziandio le catene. · • Il difensore scieglie una posizione, ne determina. , Ìl fronte o fronti successivi: rpa questi fronti, i quali • in massima sono linee continue nei terreni piani e « scoperti, nei campi di battaglia che più soventi og- , • gidì si presentano , si riducono ad un assieme di ~ località o porzioni staccate di terteno predominanti.

229 , Applicandovi perciò l'ordine in catena avverrebbe • che -una parte ~ìella forta andrebbe sparpigliata in « bassur e, nei seni o siti' di niuna importanza, mentre • che nei punti capitali r imarrebbero appena guerniti , di qua.1che misero anello. » Da ciò ne consegue che divenendo necessario diradare gli anelli ove n·on fan bisogno, e raccogliergli inve~e in questi punti essenziali, si·• formano dei magg~ori gruppi oss1a i br·anchi: e viene così costituito un terzo ' ordine di combattimento della fanteria (1). · Riservandoci di is viluppar e altrove i pensieri 3he ci sorgono da questo ragionamento; ora quivi noi accettiamo questa disti?zione tattica (o terzo ordine) e per ciò se col nome di gruppo voglia:mo abbr<i.cciare in modo.comp1essivo sì l'anello che il branco, ci-tocca però di esaminare· ciascuna di queste frazioni o spartitura del pelot1.onf\ dei volteggiatori. SULL A FANTERI A

I

a) Dell'anello o quadri~lia .

Da ciò. che più sopra venne ~etto, l'anello o quadriglia .è ia riunione di quat,tro volteggiatori, i quali si muovono, o si aggiustanG per comtia~tere in: maniera che vi sia un,ac.cordo e sostegno reciproco: uno fra di essi ne è il direttore o capo. Da questo ordinamento della quadriglia , vediamo , pertanto risorgere la formazione per quattro da noi combattuta ed eliminata nell'ordine chiuso; e sar a'h>be invero difetto di costituzione tattica, ed inconvenfonte grave per l'inseg;1am,ento che vi fossero due fo_rmazioni distinte : mentr e è massima essenziale' che la '(1)

Della tattica elemèntare austriaca, del maggiore Consr, pag. 73•

.


230 STUDIO t r-u~pa_sia . sempre atteggiata ' in maniera a serv:ire ad ogrn _bisogno o circostanza. Dobbìamo quindi esaminare se questa prima riunione (l'anello) debba essere assol_ut~mente di quattro volteggiatori, e dato che tale ne _sia 11 ~umero, se sia necessario c4e quei volteggiaton formmo una sol fila? _ ~ t,re situaz_ioni, si ri_assume l'azione dei volteggiaLa marcia, I attacco ed il fi1,oco . Da qu_alunqu~ parte sia diretta la maréia, egli è ~ecessano che !·anello stia unito: egli è essenziale 1 voltegg_iatori for~i ~o un fascio abbastanza forte pe; sostenersi, e che facile e .::pedito sia questo · aiuto. ' . -reciproco t011.

eh

.

,

D~ ciò _n~ consegue che la riunione di qu attro ' volteggrnto~1 ,e da preferirsi, per chè più vigorosa che quella d·t di1,e (?rdinariamente n orprnle) o cli tre (n umero che non corrispon de_ a nAR81111a forn:iazione tattica) . In qu~nto al modo d1 stare fra di lorO, egli è siCliro ~d ev~dente _che all~rquando I:anello si muove se egli e ordmato m due hle, meglio con viene che in una sola; poichè più rapiçla rieiice la trasformazi~n e dalla disposizion e della mar cia in quella di difesa forman dosi i q uattro volteggiatori in p iù ristretto fascio (ri volgendosi ognuno fronte all'infuori) . _ Gli attacc~i dell'ordine radp succedono co!Ja trnppa for~1ata. su d1 u_~a sol riga_(astrazion,e fatta dei sostegni e riserva); e g1a sarebbe rn tale ordine l'ane11o, se sta fermo prima di attacca:r;e; se invece è in marcia e presen ta due file in certo modo ·vicine fra di loro . ogni ~la è ausi liata dalla compagna del proprio anell~ <:11ass1me c_o me v~niam cii vedere per formarsi repent m~mente in fasçw) ed ogni capo-fila è sussidiato dal volteggiatore di seconda riga pronto a :recarsi in Jine·a

..

SULLA F ANTERIA .

231

r1el momento dell'attacco. Egli è pur chiaro ed eYidente che questa disp.osizione non offre minore forza ' dell::t quadriglia in una sol fila formata; ed ancor più mobili e rap'idi ne sono i movimenti- per cui lo slancio . e potere del~'atta:cc·o non ne potrebpero punt? difettare. In quanto al fuoco puossi ossèrvare che coi fucili · di cui ora è armata la maggior parte del la fanteria non . è rapidissimo il tempo che s'impiega p~r cà.ricare ad abbisognano tre vol'teggiatori almeno che si succedano a sparare, affinchè , uno sia sempre pronto p er ' far fuoco : ma p0ichè abbiamo veduto che conviene i l fascio di q uattro per la marcia e l'attaccò ; ragion vuole che il fuoco sia pur combinato fra c1uesti quattro. Non è così cangiata la formazione della quadriglia: vi è un m aggior numero di colpi; e perciò è più forte e più rapida l'azione di combattimento. Relativamente all'alternarsi dei volteggiatori per far fuoco- possiamo vedere che in qu ello di piè. fe1;mo non sarà mai questione di fil_a di quattro o di due. Se . il fuoeo succede marciando, siccome i volteggiatori de-. vono staccarsi· ognuno a suo tempo dalla .qu adriglia per sparare; non crediamo vi sia il bisogno che già prima si col.lochino uno dietro l'altro, vale a dire lo stesso può farsi anche se formati in due file, senza difficoltà per l'eseguimento, o' méno sicurezza o danno da sopportarsi d ei col pi nemici (la qual cosa diremo in seguito) . . . Da tutto ciò veniamo a cÒnchiudere che il primo fascio dei volteggiatori dev'et<sere la qi1,adriglia ma che dovrebbe essere ord lna ~a in -dite file; la qual cosa è finalmente pure vantaggiosa, mentre così. non è per nulla turbato lo schieramento in. due righe da noi patrocinato nella prima parte del nòstro studio .


232

STUDIO

233 ·

SULLA FANTERIA I

Questi ragionamenti ci conducono a stabilire i precetti seguenti : . 1° Una q uadriglià atteggiata per marciare (in fila) sarebbe disposta in due file a tre metri d'i~1tervallo fra di esse (4 passi) e~ i vol~eggiatori cli seconda riga ad · un metro di distanza dal rispéttivo capo-fila (vedi fig. 1•'); . I!'ig. J•.

.

2° Se nella marcia avai;it.i sì · conserverebbe l'an zidetta disposizione, ci pare che non dovrebbe neppure essere variata per quella in ritirata. , Meditando infatti sul motivo che lJa potuto indurre di far eseguire una contromar cia alla quadrigl'ìa (come vuole il regolamento italiano) puossi supporre che si asi riputato conveniente che ' il capo-quadriglia si trovi avanti' onde dirigere la marcia. Noi osserv:iamo però: non~ess~rvi gràncie difficoltà, :rndicare direzione e passo quantunque dietro locato. Ma è principale ed , essenzialissima cosa che cessando la marcia (ovvero dovendosi r ipigliare la marcia avanti), che la quadriglia si rivolga subito e facciai fronte al nemico. Lei stesso dicasi se sorpresa volesse formare il fascio o gruppo già da noi spiegato più sopra. E perciò le due file poste colla fronte indietro possono meglio .e più speditamente prendere ogni q ualunque attitudine,

che se si dovesse rifare la·prima contromarcia o cam• biar i posti- dei singoli v~lteggiatori ; 3° A primò aspetto egli sembra che nelle marcie di fianco la, quadriglia potrebbe rimanere in una sol ;,iga rivolta dal lato v er?o cui si cammina, p9i~hè sarebbe .così più pronta per combattere: nullameno noi siamo d'avviso che non devesi m_utare l'anzrdetta disposizione delle due file (G! come sou àesignate nella fig. r'), poichè può del pari essere spedito lo schie•· ramento in una riga , e nella marcia .la quadriglia è ' pur quivi pronta per la d ifesa in gruppo; 4° Dalle cose specificate nei p recedenti precetti, • già si comprend~ quale sarèbbe la posizicne di piè fermo, denominata in linea (vedi la fig . l ") , Il ca posarebbe alla 'destra, ed i suoi compagni si q uadrialia b I succedérebbero a sinistra ad un metro e mezzo d'in . torvallo fra di loro (2 passi). Questa quadriglia è così. schierata sia .per far fuc,co, ·come per attaccare; • 5° Termineremo il nostro esame , ossia' diremo il nQstro avviso sul modo di eseguire i fuochi affine d.i r.ompletare o spiegare più mibutamente le idee già più sopra manifestate sui medesimi . ' Qua1unqùe regolamento sull'ordine rado vuole che si debba far fuoco sì di piè f~1'mo che martiando , ed · anzi ben ponderato l'ufficio dei volteggiatori, si capisce che quello marciando è il principale: sarà cioè il più soventi adoperato. Nel regolamento italiano il fuoco viene eseguito alternativamente o successivamente, vale· a dire il primo se. di piè fermo 1 ovvero appoggiando; ed il secoudo, nella ma.rcia avanti od in ritirata (scuola dei cacciatori, numeri 57, 60, 64 e 68).


,. · 23.4 '

SULLA F ANTERIA

La disposizione della quadriglia cangia secondo queste dive1~e manie:i;e. · Ella è q ~1indi una complicazione questa di esecuzione. , Vogliamo meditare sullo scopo d el fuoco relatìvame:n~e alle 'situazioni varie; e nello stesso tempo non · perdiamo di vista il vicendevole sostegno più volte men7ionato inerente alla quadriglia; il quale dev'essere principale condi,;ione d'ogni suo operato. · · · ' · I volteggiat_ori fai;mo fuoco di piè fermo per resistere e conservàre una. posizione : conservarla cioè come obbiettivo tattico, ovvero come bàse di imprE::sa offensiva o· difensiva (1). Il. fuoco alternato· corrisponde egregiamente a _questo oggetto ed il reciproco aiuto non può essere meglio ctombina.to ed assicurato. Il fuoco nelle marcie avanti od in l'itirata serve per proteggere la marcia di altri corpi sia per attaccare sia .per- :i;etror.etlHre. Or quivi s_ta il quesito del come clovras!-ìi eseguire.

sion'e della quadriglia. '1 volteggiatori distanti l' uno dall'altro di quindici passi occupano uno spazio o profondità di terreno di sessanta pa:ssi •circa (N. 60 e 64 del• regolamento).' Supponiamo che .improvvisamente una scorreria di cavalleria capiti fra mezzo a questi nostri combattenti, potremo noi raggranellarli? . .... In secondo luogo: nel fuoco avanzando di quadriglia già in marcia, si vuol~ ch e fatto il segnale di cominciare il fuoco, essa si a1·resti, spiccandosi solo avanti il volteggiatore a cu;i tocca pel primo di sparare (nu• mero 61 del regolamento). Con questo modo di procedere, egli è im'possibile che la diàrcia del corpo che si _precede o protegge non sia ritardata od ..,1,rrestata; ed è 'perciò un cohtrassenso allo seopo: cioè è in opposizione al proposito di avanzare . e guadagnar ter' r~no. . Supponiamo invece u na ·nostra quadriglia (formata in due file) sia essa di piè fermo o già in ~arcia avanti e debba fa,'~ fuoco. Parte essa o pur continua. a camminare nel men'tre che il volteggiatore che pfimo deve far fuoco, con andatura raddoppiata si ree.a avanti a Jodici o quindici passi, ove arrestatosi, spara e carica: quando viene raggiunto dalla sua quadriglia (che w ntinua a camminare) vi si r iunisce, e r iprende il posto suo, terminando di ricaricare. • Con~empor anearnente il secondo · volteggiatore si stacca, per ripetere · la stessa cosa già dal primo eseguita. Cessa la marcia . oppure .il fuoco; la quadriglia ritrova tosto quell'unico volteggiatore da essa lei spiccatosi a poc'hi passi; e cos'l è conservata pur sempre l'unione ' e la forza del reciproco sostegno. Con questo- non v'è bisogno di cangÌfl,re di sistema; si potrà cioè eseguire pure qui vi il fuoco a.lternato,

Nel fuoco 'suGcessi vo che il regolamento italiari o prescrive di . fare; prima d'ogni altra cosa noi vi scorgiamo un soverchio sparpigliamento e quasi la dispet·(1) Il fuoco dì piè fermo è forse il pìù spesso adoperato dai bersa.glìerì. Qùesta1 truppa, secondo quello che in altro stuclìo abbìa.111 procurato clì_dimostrare; è tal specie dì fanteria scelta, atta a ;11issioni .specìali. Jnfatti se rapìcltssjme ne sono le mosse, affine di occupare con gagliarda speditezza i puntì o località- importanti delle • sue ì~prese ! i mo~imenti inerenti a.ll'aziçme sono per lo piit compassati'. ed rn certo modo lenti. Dev'essere massima .generale clel bersagh~re o per meglìo dire dev'essere pìù abituale norma non ' far ·_fuoeo, se non qua.;iclo 1egli sìa collocato vantaggiosRmeute, acciò ogm .suo colpo sia micidìale. Non di rado glì accadrà di cessare o· , sospenderlo quan.do non irn, esito buono; ovvero allorquando passo , passo, cautamente e d1 nascosto tenta di sorprendere il nemico od · occupar e nuoya-posizione (Bi·v'ista mtl-itm·e 1:talianet, anno n , voi. m, pag. 237 e 238) . •

..

,

235

STUDIO


,. "236

SULL.~ l'A'NTER!A

STUDI O

spiccandosi cioè pel primo il nume1·0 qitallro (il votteggiatore di seconda riga della seconda fila), poi il numero d·ue, q uindi il numero tre, e :finalmente il numero unò. Nelle marcie in ritirata non sarebbe ,difetto se la q uadrigl.ia rallentasse il passo, o si soffermasse onde sussidiare il volteggiatore che fa fuoco. Però nel senso ~enerico dell'operazione e secondo le n'rnssime s tabilite dall'appoggio fra le truppe dell'ordine chi uso e quelledell'ordine rado (di cui ragioneremo a suo luogo) la . quadi·iglia· deve seguire la truppa che copre ad :una certa qual d istanza~ deve . perciò continuare a r etrocedere, n~el · mentre che . i suoi voltegg1.atori alternativamente si arresteranno per sparare . Ragion vuole adunque che spetti ad essi raggiungere frettolosi la quadriglia appena fatto lo sparo , e così ~1uando uno arriva e ripiglia il suo posto , l'altro si fermi a sua volta a far fuoco. Le regole per alternare sarebbero le· stesse del fuoco avanzando. , .Non volendo ommette~e nel nostro esame i fuochi appoggiando,_ possia m premettere: che qualunqlle metodo vogliasi adoperare presenterà sempre delle difficoÙà e. sarà difettoso come è difettoso tutto 'q uello che appar- . tiene ad Lina disposizione d i fianco. È facile frammischiare i volteggiàtori, e quindi cosa complicata, e non sempre ordinata. N.o n scostiamoci perciò dall'ordine di marcia, come neppure dall'ordine alternato del fuoco, sì l'uno che l'altro più sopra specificati: ~osì ogni volteggiatore recandosi in fuori a sparare ripiD'lierà immed iat~mentc I O d opo il suo pçisto. Continuer~t quindi la marcia , e progredirà il fuoco. ·

23'7

- b) Del bran,co.

Dal regolamento di tf}ttic<1, elementare ultimamente stabilito per la fanteria austriaca sappiamo qhe vi, è un n uovo e speciale gruppO ~i volteggiatori denominato bt·anco: d,a i · commenti. già cla noi accennati, impariamo qual! furono i motivi che suggerirono la crea~ione di q uesto ordì ne ; o d iciam meglio, d i q uest.a nuova specie di scompartimento Q riparto d"ei volteggiatori. · ·' Aggiunger emo ora dunque alcune considerazioni o :µorme, che pur.rinv~niamo qell'anzidetto regolamento, le quali ci pare possonò completare il criterio che si può formare · di q Ùesto b ranco ; vale a dire ne co~~~ w:en der~mo l'utilità ed .indicheremo l'applicazione da farsi. . · · 11 pelottone (v.ién detto) si divide . in due branchi o piccole pàtt~glie, le q uali dir:ette dai loro guida branchi riconoscono il terreno ; ed abbenchè non sia detèrminata quale sia la disposizione di coloro che ne fan pai·te , si specifica che· a.l bis•ogp.o - si s'taccano degli . anslli, onde_rnegl~Ò esamfoare le località; ove potessf>ro esservi imbo3cate, agguati o nascondigli; ·e n ello stesso tempo .conservare le comunicazioni fra . i · diversi branchi (1): (1) N. 717 del éitato r egolamento.

Nel 1'egolamento aiìstr iaco non è spiegato come siano dispos fi · i volteggiatori in ogni amillo, nè io linea nè in marcia, e neppurn come escguiscano i fuochi. Egli è soltanto raccomandato di no1t sparare simultaneamente. Vi sarebbe c1uindi una grandissima libertà d'operato, e a n~stro parere t roppo eccessiva. Qmtlunque sia la si• tuazioae, uoi crediamo ( ed abbiamo procurato di dimostrarlo) che la formazione della quadriglia debbn. essere stabilita e n on variar e ANNO

x, voi.

1. -

11.


238 •STUDIO . Da ç_iuesto si comprende che lo·'scopo di qllesto o~- . dine ha l'aspetto di scòrret·ia d'esplorazione, e puo ess~re utilizz'ato in circostanze partico1ari (massime dai !)ersacrlie~i) ed in cui tin pelottone spartito in b . . . . gruppi , rimangono que·s ti chiusi o semi-?hiu~1. spici cando guadriglie o fors'anche dei _v oltegg1aton ISola_t di cui ~ssi ne sono i sostegni : Deggiono però pre!}dere pi ì.t parte attiva nei coi:u batti menti Bd in ispec_ie ~ u~nd~ 1·asnetto delle localita indica di riu_n ire su dati punti del terreno maggior quantità di fu9co , ~he di sole quadriglie disgregate·. Dal che noi possiamo dedurre (abbe~chè non in modo assoluto) che il branco può éÒnsiderarsi, come il primier9 riparto· _del pelottone, da·l quale ~i distaccano le quadriglie, e da queste 1 . volteggiatori. Ciò posto veniamo all'applic·azione . , , · Nel c=:ipo TI della prima parte di ._questo studi.o ave: vamo diviso il pelottone in due squadre, . e .queste in d ue deturie . Oltre a~ capo pelottone , l 'avevamo f~rnito d'un capo squadra , e· di due guide: _La squadra. è così, il. riparto o spezzato che c01\r·spondQ ~l branco austriaco; fd ognuna,..può essere diretta o comandata dal papo squadra o da una g uida. In questo ordinamentq vi è di J:.,iu la s uddi'visione.in , decuria; ri~ff cui puossi spartìre o ·formare· dei· gruppi o branchi intermediarii fra la .squad ra e la quadriglia: ja qual cosa può essere vantagiosissima per adàttare meglio lo sparp igliarsi del pelottone, secondo 1:asp·etto de1 terreno (aspetto cli cui appunto ci f'u detto dovergiammiti ; dal che be consegue che occorJ·ouo norme fìsse per I' ese. cuzione. Queste norme ,adunqnc possono essere applicate al _braI_1co eziandio , o,nde vi s ia uniformità d'ordinamento e semplicità cli azione.

,

SU LL A FANTERIA

239

sene far caso per 1a disposizione di maggiori o min01·i branchi). · . , . Dai rao·ionamenti in allorn· addotti s ulla• forza; abbiam o a.e dimostrato che ur;i .pelottone può al pi_ù constare di quattordici _fil e . E perciò le squadre S!'l,rebbero di sette e le. decur·iiJ d-i quattro e cli t1'e (l) e quindi ogni decuria v!)rrebbe :ad esser l'agg'regato di d ue quadriglie, delle quali, Ùtist sarebbe quasi sémpre incompleta (2). Due cose sorgono d al fin q Lii detto, di 'èui crediamo oppurtuno farne cenno: e sono ~a nurn_erazione; _e le quadriglie monche od incomplete. .Qelle divisioni e s uddivisioni or quivi specificate, he avviene· che l'ultima essendo la quadriglia , il pclottone ·è· co:;,ì spartito per q.i iattro. Non perciò sarebbe caso di fare questa nnmerazione ,' pcichè : tale ordi. namento r estri ngendosi alle singole decurie; l e quadriglie dipenderebbero dalle file d'ognuna di esse; e · perciò qualunque ne fosse il numero , o qualunque cangiamento succedesse in una decuria , n on r eeherebbe perturbazione alcuna nell'ordine od aHre divisioni del pelottone. Abbiam ved uto che nella decuria bene s pesso si troverebbero quadriglie di una sol fìla od i ncomplete; e sarebbéo così. in certo modo sparse_ n ello .schiera+

(1) Vecli Rivista militare italianq, anno rx, vol. rr, pug. 145 . . t2) fo tln pelottone-di 14 file vi sarebbero quindi otto quadriglie. Con. pelottoui di un numero di file . minori di q,ia ttorclici , potrebbe· accadere che le decurie fossero loro stess~ quadriglie: cioèf quando che constassero di. due o .di una ti.la soltanto. Questo non i-eca r,ei·ò 'imbarazzo alcuno, o diversità di r ipartizione. . Può auche succeder e che nel pelottone vi sia una fila di ttn sol · uomo : m';., siccome havvi ·bis'.:lgno di erdinanzc o scorte per i comandanti · divérsi; posseno essere tolti dalle file quegli 11omi1~i,. e così éssere sempre fìle complete,


240

ST1!D10

mento dei" pelo.ttone. Non crediamo pe:rò sia que!:1to qn difetto quanqo che si tenga: conto del nostro si- sterna non .ess~rè mai il .càso -che le quadriglie si fermino in un a spl fila di quattro. Ad ec,cézic_m e adun qu e dell'appoggio che richieggono queste m ezz,e quadrig lie, di cui discorreremo in seguito ; e di qualche avvertenza· nell'intervallo. di tempo occDrreote ·pel k r0 fuoco , che la pratica basterebbe· _a d insegnare_; nnn vi potrebbero essere nè modificazioni o cangiamenti a1['ordi ne dei movimenti da noi prescritti nel preceden te. articolo. 1

~

JII.

llll.lNlONE DEI GRUPPI OSSIA DELLA CATENA.

L'9rdine ràdo egli è provenienza dell'ordinò chiuso; · qua~élo che si _considera che_ una t r uppa è destinata ad agire su di un terreno la di cui zona o spazio è maggiore del suo fronte : e . perciò in origin e essa si ordina· a -righe chiuse : nell'azione poi ; p uò_ troyarsi o serrata; ovvero disgiungersi clistenderrclosi in catena. Vogliamo adunque esaminare la costituzione di q uesta catena; e ccisì vediamo : a) La divisione o disgiunzione di un· pelottone; .., e quali siano i comandanti degli spezzati o riparti .• b) Gli intervalli che v i so.llo fra i medesi mi. e) I ·movimenti clolla c~tena. a) Divisione della catenit e comandi.

_Dall'esposizione · délle cose contemplate · nell'articolo. ·_ preceèlente sappiamo cl~ i primi o maggiori riparti

SULLA FANTNRIA

24~1

d'un pelottone sarelòbero 1e squadre (principali, gruppio branchi). Essi si di videreJ?bero in decurie, le· quali .si spartirebb.ero in q Lmdrig lie. Sappiftmo àricora cl}e questi frazionamenti corris1)onderebbero all'ordina -. mento organico del pelòttone; la quai: cosa è secondo .noi importantissima. per 1'.ordine costitutivo tattico ; fìualmente questa combinazione o successione di riparti ci fa con:ghietturare che _lEJ. decuria sarebbe il gruppo il pi ù sovente adoprato; -sia perché più spedita si ·è l a riunione delle quadriglie attigue; o pure; anche supposto che il -bisogno di raccogliersi non foss'è g enerale, occorr-erebbe però all·e q uadriglie di una sol fila, cercare bene spesso l'appoggio e difesa presso le q uadriglie compag,ne. . ~l capo pelottone ·stabilito dall'ordi namento organico ,diviene natu ralmente il cumandantè della catena ; e .come p iù sopra già ebbimo ad accennare, il ca,po squadra (se vi· è) e la g u_ida -o le gfaide avrebbfro il èomando dègli-scqmpartimenti. Il loro ·ufficio consiste-. r ebbe l)el curare le divisioni e suddivisioni già più voltè speeificate ~ella .catena :, sorvegliarne i movimenti: ripettere i comandi .od avvisi ( lo che pra-. ticasi èomunemente): dirigere le riunioni dei gruppi (in decurla od iri squadre) nelle posizioni o località - · indicate. b) Intervalli.

Facen,_do q.Hivi l'applicazione dei principii generali da , noi emessi s_ui volteggiatori ; osserveremo che la catena è il eostègno di ~!tra truppa, .e perciò ne ·copLe il fronte e n:e prntegge i fiancl:-!i. • Abbiamo detto altrove che lo schieramento di un

,-


~42

STUDIO

battaglione non dovrebbe _oltrepassare 166 metri (1) v ogliamo aggiungervi 14 metri ancora, ossi.a la m·età deli'o s1)àzfo eh.e vi •è_fra due battaglioui at tig ui; così sarebbero _.180 metri di fronte da coprire ; or du?que otto quadriglie , ossia la catena di un pelottone con · intervalli di 22 metri sono sufficienti a tale ufficio (2). Un càlcolo un dipresso uguale potrebbe pupe dimo~ s trare che lo stes,so. l)..umero di qùadriglie basta per il sostegno di 'fianco di un battaglione in colenna; e perciò possiamo ·conchiudere, che ogni qualvolta dovrassi impiegare 'la compagnia fuori linea di un batta.glione , farti _d'uopo dfatenqere un quarto soltanto ·, della- sua fo~a, vale a dire un pelottone (B). Se l'anzidetto calcolo ha potuto ·servirci per ·stabi1ire qual debba essere l'unità co1Ìluue di una cat~na; ' non peréiò noi crediamo debba determinare intervalli normali f~a le qu-adriglie: sarebbe infatti cosa nociva avvezzare i voltèggiatori a .misur.a re quasi-sempre gh ·stessi spazi di 'terrenò ; mentre si avrebbe poi fatica : di sradicarne l'abitudine: tenendo conto di ciò che la quadriglia occupa sul .terreno (metri 7,30) si ha così . · una norma per stendere la catena çolle quadriglie più o meno apert~ secondo l'estensione de~ fronte da occupare (od i punti nei quali i gruppi .dovrebbero sta-

243 •bi lirsi) e perciò sarebbe cosa più semplice e cò nsen- · . tanea , che I ogni qual volta un pelottone dovesse stendersi gli venisse irrdicato per quali r iparti , ed a quali intervalli dovrebbe ciò fare. SULLA 1A:-TERI A

'

(1) Vedi Ri-vi'.sta militare i tal-icma, :111no 1x, v~l. n, •pag. 260.

(2) Ogni volteggiatore occupa sul· terreno ceut. 70 (pa.r te prima, posizione del soldato) e perciò quattro volteggiatori a ~lue passi di intervallo fra di loro (1ìletri J,50) o.cci.pano metri 7,30. Ne- deriva p~rcìò che l'intervallo fra quadriglia e. qua_driglìa •misurandosi sui · capi dellé medesime vien ridotto a metri 14 (venti passi circa). Questo intervallo è a. un dipresso il ' medesimo chè si S!iole prender.e attualmente nella scuela dei cacciatori. (3) I tre pelott.oni che rimangono formano i ·sostegni e la ri$erva, , d~ cùi du·emo nel sègueute capo.

e) Movimenti ·della catena.

· r m6virr.enti

d'un pelottone che si forma in catena

consistono: 1°. Nelle div!é)rse n~aniere di stendersi. 2° Nelle marcie e fuochi. . · 3ò Nei cangiamenti del suo fronte. 4° Nei comandi per · l'_esecuzione delle ànzidette operazioni. 1° Lo stendersi di uù pelottone sc~ierato dì fron te è cosa · ~bituale ; -ed il criterio _suggerisce che allor quando IÌ.on vi suuo con~izioni particolari si eseguisce _di preferenza sul centro, per maggior speditezza d'o perato. . Un pelottone può però trovarsi . di fianco, e doversi stendere avanti· di fronte ; ovvero stendersi · rfrnanendo pur ~empre di fianco (i fiancuegg~atori). Non occorre indicare i mezzi coi quali potrassi effettuare Ìo ,-par~igiia~e~to del pelottòn-e nel primo caso; poichèsono movimenti elementari -e conosciuti. Pel secondo: noi vorremmo che le quadriglie staccandosi l' una dopo !-'altra dalla testa del pelotton.e prendessero i voluti intervalli; •cfal che risulterebbe immediatamente una catena che marcierebbe aripoggiando (a destra od a sinistra). 2° I fuochi d' tfna catena sono naturalmente i.me: desìn1i già descritti per_le quadriglie, coordinati in modo che vi sia una tal quale regolarità ·gener~le di


, '244

ST.U.DIO

esecuzione, e subordinati alle· situàiioni delle posizioni od evenien1e. Con questo vogliam dire, che . solo deggiono sparare i volteg-giat~ri che ne hanno l'opportunità, affirichè che il tiro· sia; efficace (1). Nelle màrcié vengono indicate le direzioni e le afi~lature, e p;ssono éssere eseguite (come· fu detto ) o dall'intiera catena. o da una parte di essa softanto. Da tutto questo ne deriva che u n peiottobe può essere disteso intieramente per quadriglie o per gruppi, ov.vero , una p,arte . per quadriglie. , e l'altra per gruppi; · òccupando uno schieramento· tracciato , o Jocalit~ indicate ; sia in linea che a SC8;glioni, od alt rimenti : vale à dire pjù o meno . regolarmente disposti. Sebbene possa essere il' caso di riunire diversi gruppi nei punti principali d'a.zioné ed 'in éui faccia d'uopo una maggi•-r forza; tuttç1,yia pa~e' che· una. parte del pelottoue· dovrebbe dividersi in quadriglie affine di ~econdare · l'attacco di quèi punti principali'. In ogni modo pert~nto, noi crediamo essere erroneo principio eseguire il . tuoQo sirnultanéo ~egli attacc;hi. Non essendo improbabili i ritorni -offensivi o le .sorprese del ,nemic~: ella è buona ed esseizial-e precau(1) Potressimo comprendere _nei fuochi quelli di

feritoie."

245

SllLL A F'ANTisltlA ,

JJara,petto e di -

. · , · Ci perméttiamo di chiamare di parapetto i fuochi della- fanteria

che in un'opera di forti(ìcazione o dietro un riparo o ban1cata ha . le file poste al ·p iede della banchina ad un metro d'intervallo fra di l oro, e di cui ogni soldato si reca vicino. al pa.rapetto e spa.ra~ Intendiamo per fuoclii di feritoie quelli in cni i tirato ri si succedano a sparare nelle fcdtoie, buchi, finestre d'aùitat.o od in altri consiniili' ~o_sizio~i _o località; possono essere ass/migliati ai m~esimi i fuochl in cm 1 volteggiatori alternandosi sparnuo ·diet,ro un albero; angolQ di muro, ecc,

zione che una parte dei volteggiatori siano sempre pronti a far fuoco: e perciò conviene adoperare il i'uoco alternato pur anche in questo c.aso. Nel prendere ad esame q~anto s'addice. àlla quadriglia , ci occorse di 11 (petere ·parecchie volte : che essà può formarsi in piccol~ quadrato se è cornplèta : · oppure riunirsi alla compagna (della stes·s à decuria) se iocompleta.. Tale formazione difens_i \'a avrebbe luogo però, allorquando non vi sarèbbe il tempo sufficiente ' per raccogliersi altrimenti ; poi eh è eg'li. è indubitabile che s.e l'i ntiero pelottone può formarsi in.ciréolo, la for1.a di resistenza ossia la diflé)sa è migsliore; quaiora però non si riescisse ad avere che circoli di . decurie o ùi squadre, si· dovrebbe aver cura di co1locarli in-modo che il fuoco dell'uno 1mbarazzasse quello degli-altri (1). \ 3° L'azione d' una catena non ha sempre luogo di.

non

"

(\) Nella difesa il comandante della c~,tena procura di ricoyrarsi nel circolo più Yicino, ma l'aggressione nemica potendo _essere subit.anea al punto 'da non permetterglielo ; egli ·non avrelibe altro scàmpo che di formarsi• in gruppo col trombettiere ed il volteggiatore <H scorta (6e verò sar anno armati d'arma da fuoco). Questo ci fa i:isovvenire di cosa già altr a tolta da noi mèditata s1;lla quale ' ora noi ci fa;ciamo il_ seguente que.~ito:

· _,

Non sarebbe forse be·ne che· gli i iffi,zfoli s·ubcdterni cli fan~ci'ia (-od almeno quelli" della co·mpagnict · fuori linea) in gu.e1-ra fosserQ

armati cli fucile o .carnbina ?Negli ultimi anni del secol,> passato gli uffiziali port:i,vano a~cora il fucile: . sappiamo che quelli dei primi yolteggiatori franct,si del 1804 avevano una.carnbiua. Furono però tolte bentosto, e non più le. -\•ediamo ricomparire ,nè durante le iunghe guerre del primo i1i1pero nè dopo: dal che si qovrebbe arguire che fecerq (1(1.Cti~·?- pt·o1•a e quindi per sempre da rigettarne il pensiero: però osserviamo. Nell'ordine chiuso i-arissimi sono i casi in cui un uffiziale di fanteria faccia uso delle sue ai-mi per combattere: ma se comanda una


24G

SULLA FANTE!U,A

STUO!O

fronte; sia perchè la sua linea o posizione può essere bersagliata obliquamente o di fianco ; sia pèrchè le evoluzioni dello truppe con cui è collegat~ così lò esigono. · • ·su tale e,,enienza ·non troviamo · nessuna norma od ,. indicazion e ueUe p·ra1rirr:atiche _dellà fanteria italiana e neppurè n ella nuova tattica austriaca: il· solo rego~ lamento dei bersaglieri (1860) insegna: che la catena do'vrà ese 0cruire . za· conversione: in modo cioè che i capi I . quadriglia procurapdo di conservare gl i intervalli, si dirigano· diago11almei1te verso il t1uovo fronte di battaglia. . La stessa cosa, pare, sia praticata nell'esercito belga; mentre in un esame c·r itico·.sulle sue evol ~zÌoni ci cap it9. di leggère questa osservazione: « Egl i è .t,oco pr0babile riesca regolare qL1esta specie , di. conversfone, quai1do ch e .eseguita sotto il fooco p::ittuglia, una r icognizione, ovvero volteggiatori, JlUÒ bénissirno capitargli d_i dover attaccare o difendersi personalmente ed al pari dei s-uoi soldati: fnfatti vediamo che procura di provvedersi di_pist9le, di r evolvers, od anche di fucile da caccia. L'~ffetto. ·aeJ fuoco delle armi portatili non avew1 impo1;tanza·nci temp i succitati: non vl era scuola· di tiro, non si cut·ava, e nessnn conto. o prestigio aveva in t a:ttjca : questp ci spiega il perchè si • · Yolle sbarazzare l'~filziale di t.m' arma di poca o niiJ,na ul,iJitit, che l'imbarazzava, ed il di cui peso era un fastidi o. Ora 'inve~e il tir o ha acquistato · un giusto é i·eale valore, la. s·ua potenz,1 ha una i1ifiuenza quasi positiva; e per ciò non ~ecliamo qual cosa potrebbe opporsi a · che fosse ridonata un'ùma da fooco all'ufilziale dei volteggiato1'i acciò fosse pur esso provveduto dei mezzi di m·a ggior fiducia e forza per combattere. · Non è qui il luogo p er dire quale e come debba essere quest'arma : solo ci,·bas.ta aver meditato ancora una volta sull' anzidetto quesito, onde. persuacl-er ci vie pii1 che questo · concetto può meritar e l'attenzione di coloro a cui sta a cuore ogni prog;·csso dcli~ cose militari.

24-7

nemico : meglio. convie~e traccìaré la nuova li_b..ea con alcuni volteggiatori ( del centro o di un'ala) e quindi. ogni q uadriglia vi" si rechi per la v ia prù - « breve. ~ Quantunque beffe inteso qÙesto metodo, ci'-pare che non potrebbe servire se non quando il cambiamento cli fronte si eseguisce d i piè fer mò;_·ovver o se le qua- _ clriglie suHe quali v ien fatto segnano il passo finchè le . .altre del\~catena raggiu ngono la nuova l in ea. Noi c rediamo. perciò,sareb.b e p iù semplice, praticare in 1riodo analogo cambiamento di fronte dell'ordine serrato. I n esso, la li'nea non converge tut ta in un sol pezzo. Si rompe in riparti ,, i .quali volgendosi con piccoli giri Yerso il nuovo fron te vi si recano diagon al mente. In' simil guisa occorrerebbe che ogni voHegg.iatore faéesse fronte verso l(l nuova linea (segnata dalla · quadriglia .. perQo del mov_imento) e quindi con anchftu ra più r.P.• !ere chii quella del pern(? della catena· ogni fila arri- . · vasse in. linea : In tal maniera non occorre arrestare la marcia dÙrante il movimento . 4° comando è l'ordine· od avviso che ind1ca ciual co~a d ebbasi far.e: è gli è_c~sì :J'iniziativà_dei rriov ii::nenti. , . · S appiamo ·ch 'egli è manikstato in d_ue maniere· : o eon vocaboli ad alta voce pronunciati; o con suonerie d i tamburo· ò di"tromba;,. e quest'ultima è quella che p iù si.iole usarsi perchè il. suo squillo megljo , e p iù d istintamente si sente , e se ne capisce il significato . · a nche a.gr aadi dhtanze (l). Osserveremo · pertan.toi :?ohe ammet.tendo nella tattica . oc

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Il

(1) Orclinameut.o _della compagnia , Rivista m.ilita,i·e (taliàna , anno vr, . vol. r, pag. 20" e 22.


248

ele?'leutar~ il terzo ordine della formazione in gruppi; ne éonsegue che bisognerebbe aggiungere nuove suonerie a è1uelle g i~ prescritte çmde indica~e le m·aggi~ri é più sv.ariate trasformazioni dei movimenti che s'aO'Criuù. · 00 . gono ai .-già esistenti della cat·ena; ovvero troyare altro .modo d'avviso, ·o.nde non fare confusione: ·. In quanto alla·. truypa poco le importa imparare a conoscere un numero maggiore di segna-li . Però se sarà limitato questo- nur;nero sarà pur meglio, perchè · minori saranno le male intelligenze.e gli .sb~gl( .• Primieramente potrebbero togliersi i così de_tti comandi dei ca_pi' _quadriglia di in linea ed in fila: i quali danno luogo ad uno schiamazzar~ continuo nella catena : a vendo noi · considerati i. cambi di forma della .quadriglia cqme inerenti alla sua ifiJOSizione (di stazione o di 111arcia.) sono perciò inutili qu~i comandi. Noi v orressimo quindi che conservate le attuali suoneriè p er i movimenti od operazioni gen èrali si aaottasse l'uso _del fischietto per q uelli parziali della ca~ tena, vale a dire per l'esecuzione di cose parzial i di alcuni gruppi o quadrigli_e (l)_.

(I) In campagna· Je t.rnp~e · delle varie armi hanno suonerie di - verse; fJ · quindi s~ ode bene spesso un mis to e· disaccordo frastuono di trombe, senza che si possa distinguerne qua lehe co,im. In alcuni eserciti gli uilfaiali e..sott'.uffiziali a._ella fanteria leggiP,ra, sono provveduti di un fischietto come c;lil!tintivo ctel loro ufficio par.ticolare : con esso. danno gli r. vvisi occorrenti ai volteggiatori. Il fischio s i sente soltanto da quel drappello che 3:gisce sotto gli ordini di questi graduati; e con ciò- si. evita quel inintelligibile baccano di -trombe. 0

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21.19

SULLA FANTERJA

STUDIO

IV. .

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U_NITA TATTIGA. DELL ORDINE SPARSO.

tl~gli insegnamé-n fi teorici non che dai fatti•, veg~ _gian10 che una troppa · la quàle combatte in ordine rado . non. si s.partisce intieramente in catena : .una parte di essa· rimane ..a righe chiuse. Ella è questa . nna conseguenza n_a turale del la. specie d'ordine nel quale, se una catena ~onviene,p er occupare un maggior spazio o zona d'azione, non ha -s ufficiente ·consis~enza per conseguire uno scopo senza l'ai ut_o di più robusto ri nforzo . E perciò · una . p~ttuglia, · un'estrema avang uardia·; o.,sia i volteggiatori si òividono in catena ~ sostegno; $d a secon da dei càsi pcissonsi ancora avere una riserva. Secondo le pr;mmatiche stabilite dai regolamen-ti (tratte dall'esperienza della g uerra da noi riepilogatç1 _ -nel corso cli questo s tudio) ; possiamo fa.rei , un'idea di queste tre d ivisi.oni, vale a dire, se l a catena o prima frazione è di un dato numero di file, bisogna ~he il sostegno le sia uguale, ne abbia il medesimo_ numero; onde poterle çl.oppiare o darle scambio' per la stessa ragione ·1a riserva deve avere Ùna doppia forza; cioè ,quella della catena e del sostegno. Sono così. tre frazioni o scornp ar tio;ienti cli un tutto asisierne il q uale corrisponde al.l'ordinamento orgàni~o_ cli una com'pagn!a (più o meno l o stesso nei divers 1 eserciti) per cni viensi a conchiudere ch e essa (com·~. pagnia) è' ]',u nità tattica d i quest' ordin_e rado; di cu 1


2M

SUl. LA FANTERIA

STUDIO.

debba. agire secondo il complessivo · scopo indica_to, per l'esecuzione ha movimenti · propri e_ di~ti~t~ : e quindi àl pari dei battaglioni nelle evoluziom d1, hne~ dell'ordinè chiu~o, ella è pur sempre l'wnità tattica d1 ·formazione. Questo razionale ·principio viene per ultimo confermato - dall' orgaoizzazione d(;:i bersaglieri italiani , in cui il battaglione è soltanto una rjunione di "'d iscinlina e centro amministrat-ivo; menfre l'unit à

~ma metà si suddivide in due parti, catena e sostegno, e l'atra metà sarà la riserva (1). Dal fin qui · detto noi avressi~o consid~rata la com- · pagnia sotto il punto di vista d'a.zione isolata . (patt ~glia .' r~cognizioni, ecc.-) o di accessorio_ (vqlteggiatori eh bat~aglione o còmpagnia foori linea) , resta · quindi a vedere se corrisponde a ltresl ad un terzo ordine di cose; vale a dire alle bande di iu.t.iéri corpi destinati a coml1attère ·in ordine rado: ·e q uindi r~.c~no.seer~ se p ure in questo c_aso ella s'i a Pl!r sempJOe · questa umtà tattica. . . Un battaglione che debba combattere in ordine rado prima d'ogni cos~ verrà diviso n ei tre scompartimenti -già detti ; · poichè la ragione sugg.erisce cl?,e· più sarà estesa la linea dei volteggiatori, maggiormente è necessari0 munirla di .rinforzi e d'aiuto. E perciò alcune compagnie ( !'a metà almeno ) r.i rnarr;mno- riunite .p er formare la gran _riserva. Dell~ altre: . le ·i)ri rne · sezioni. disposte in catena e sostegni sa'ranno tante parti d ella · · linea generale a cui possono trovarsi dietro poste Ìe · lìeconde sezioni q uali parziali -ris~rve; oppure (bastando · ordinariamente la riserva: generate) ·ctoppieranno ed estenderanno maggiormente la linea . . Con tale sistema di · cose , egli è bensì vero che il tutt' assieme ubbidisce ai cenni del comandante il hà,t-· taglione , ma ogni ripai·to (ogni ·compagnia) sebbén,e (1) La nostra compagnia (Rivista militai-e italia,nq, anno rx, vol. u, ·pag. 169) e$sendo divisa in due sezioni e queste in dne pelottoni conispo,ule pienamente a quanto viene quivi specifbito. Nel 1:egolamcnto_ aµstl'ia.co è detto che la riserva·- dev' essere ht n_ietà od il quarto del la forza. Questa facoltà di ampliarla o rcstrin• ger.la sta bene; perchè lasefrt liberò al comandanté clc>i volteo·"iatori di ripartire la sua _trnP,pa seeomlo il bisogno e le eireostan~~-

251

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tattica è la compagnia. Da questi stesiìi ragioò.amenti noi ·p ossiamo dedu rre che a .due specie si.riassume l'a zione- dell'ordine rado; l'azione·propria_e l'azi0ne relativa.. Colla prima ·si costituiscono le grandi ban'de dei vol·teo-giator.i; e forse meglio ,, le operazioni indipendenti d_ei . bersaglièri o corpi denominati- le,ggiéri. Colla seconch vengono definite le frazionì staccate 'dai corpi de\l'ord ine serrat o, che ne secondano ed aiutano l'operato. In ambidue i casi abbiai110 pot1.1to· v edere però, che per le f~rmazioni della catena e sostegni, le mezze ~ompagnie so110 ver/Ìmente_ i singoli riparti dell'ordi'ne-:. e perciò sebbene la compagnia r imanga sempre l'i~v-ità tnttica, già più volte r ipetuta; sono le mezze compagnie (o _sezioni) solt~n.to che si muovono , si collocano e combattono come se tali fossero. Dallo svolgimento del-le e·ose suddette; le quali non sono certo novità-, ma r egole praticbe ,ed ~sistenti in ogni qualunque fanteria; ne viene per conseguenza di èlovGr esaminare la compagnia: a) Nel modo in cui è oxd inata, e q uindi come si siatca dalla tr.uppa a cui appartiene. • b) Come si regola per d ividersi rt'ei scompartimenti · stabiliti.


252 STUDIO ·. e) Qual debba essere la relazione dei scompartimenti nei diversi suoi movimenti. a) Ordi~amento della compagnia, riunita al battaglione, e come da esso si separa.

Nel capo IV bis della prima parto di questo studio avevamo· stabilito che i volteggiatori di un battaglione, o 5a compagnia, . sarebb~ro formati in colonna per sezioni (1) (e come si suole generalmente disporre); ora confermiamo quel concetto ; perchè così le sezioni sono in certo. modo separate; e se quella posta a vanti è pronta per di viders ì in catena e sostegno, qµella dietro può seguirla in riserv~ o doppiare _la. linea come si è detto. Quando poi doyesse sta:cc~rsi del battaglione; stante il posto assegnatole dietro il 'ti.led.esimo; essa si muoverebbe· nel modo che più le parrebbe acconcio affi~e di raggiungere il più speditamente il sito in cui dovrebbe trasformarsi in ordine rado . Però considerando la cosa u,el senso il più generico: ossia t.enondo conto che' tutta la fanteria deve saper combattere in volteggiatori; cosl dobbiamo dire come debba r egolarsi una · OQmpagnia qualunque ai un battaglione chiamata ad a!gire in volteggiatori. Il battaglione può e~sere schierato od in colonna. Sia che lo schieramento sia sottile, od in colonna di compagnia, quella ·clei:;ti nata in v0lteggiatori si r echerebbe avanti di fronte ; nel primo caso romperebbe pr.imieramente per sezioni,. e poi per pelottoni e quindi si formerebbe nei·tro scompartimenti ·rela'tivi. Nél se( l) V di Rivista militare italiai;r,, anno Ix, vol. u, p:tg. 282.

2Q3 condo caso essendo di già ordine di colonna, ·non le occorrerebbe che di recarsi avanti e scompartirsi. Se il battagli one fosse in colonna; l'anzidetta compagnia dovrebbe sortire da un lato di detta colonna (e s'intende, da quello che più presto la mette nella vic.1. che deve prendere) . Epperciò s<3condo che la colonna fosse aperta o semi-serra!a, od in massa; la compagnia uscir ebbe da e·ssa rompendosi a destra od a sinistra per lo s pezzato che piL1 converrebbé o 'pt!re mettendosi dì fianco; ma Losto fuori senza bisogno di soffermarsi si formerebbe come fo specificato prendend0 la direzione voluta. · _ Queste poche norme dimostrano eziandio che se una compagnia dovesse prestare il servizio di fiancheggiatori, dovrebbe adattare i movimenti :all'ufficio a cui sarebbe chiamata , in modo però sempre di riuscire disposta Dei scompartimenti più volte .detti. SULLh l'ANTlll\1.1.

in

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b) Scompartimenti.

Isolata· o separata )a compagnia dalla truppa di cui fa parte, può tosto dividersi nei tre riparti di_ combattimento, prendendo le volute distanze fra la nserva ed il sostegno , o fra queste e la catena; e nel caso ·che non .occorresse riserva, le due sezioni si porrebbero accanto l'una all'altra disposte in catena e sostegno, conservando, come altrove si disse, un'azione propria; · ma· regol.at·a in modo da uniformarsi all'insieme dello seopo. Questo è ciò che si pratica gener:almente , e se, lo rammentiamo ( e cosi ripetiamo pur anche cose le qul'!,li già nei precedenti ragionamenti ·abbiamo . cons~derate) non è a titolo d'insegnamento; ma bens1 per A;rno

K,

voi.

i. -

l S.


254

SULLA F ,l!ITERIA

STUD IO . . vi~ppiù dimostrare la divisione dell'unità tattica , e le relazioni fra queste sue parti esistenti.

e) Movimenti.

• Se nel capo precedente abòiamo-ragiona\o·del modo con cui agisco la c.aten.a ; in questo arficolo intendiamo di esaminare la correlazione che nelle mosse deve esservi fra i tre scompartimenti. Sappiamo perciò: che se l'operato è della sola caten'a, ovverÒdire semplice; l'ufficio del ~ostegno e della riserva si limita a secondarla: se composto; entra in azione il primo in alcuna specie di ccse, oppure ambidue per altre. Della prima specie ·sono : i rinterzi parziali o generali d_ella catena, ed il caro bio della medesima; operazioni queste delle quali possiamo trasandare l'esame, non essendovi nulla da rimarcare od aggiungere a quanto suolsi praticare generalmente. Per seconda specie di cose: vogliamo intendere gli attacchi , le difese e le raccolte. Ci arresteremo a,dunqiJe su queste; perchè in esse si rin ve~gono le vere attribuzioni del sostegno ,. sempre; e della riserva, bene spesso . 1° Una catena (di gruppi o di quadriglie) è l'ordino il più sottile che si possa immaginare; ·e perciò egli è "per r:ulla a~atfo ad assalire , rompere e smovero l'avversario nemico: ne avviene quindi che se i volteggiatori hanno là rnissione: o loro capiti di dover attaccare ; spetta al sostegno e riserv~ (se vi è) li. principal parte dell'esecuzione. L'applicazione pratica di questa massima essendo molto bene definita net precetti del nuovo' 'regola-. mento aust:iaco ; crediamo quindi non poter meglio

255

fare che riepilogarne i cooce.tti; i quali noi li considereremo. com© norme generali da_adottarsi. . « Un riparto non_porrà mai in opera un attacco rn• dipendentemente da sè; deve bensì sosténero q uello· • della truppa serrata con fuooo vivace. · e, Se l'attacco succede avanzando; la catena cooLinua « il suo fuoco inastando contemporaneamente l'a baio« .netta. ; cioè , quando viene ordinata o avvertita di • prepa.rarsi all'attacco. • Avanzatasi la catena a circa .200 passi dal punto da aggredire , si s_offerma appiattandosi , e con-ti~ nuando a mantenere vivo il fuoco ; e quaudo la • truppa serrata (sostegno) non è più che a venti o < quindici passi da essa , le quadriglie o gruppi ·che • si trovano davanti ne sgombrano il fronte appog« giando a destra ed a sinistra. • Proseguendo vie più frettolosa ed incalzante la « marcia del sostegno onde attaccare; la catena tutto" chè si rechi avanti con esso non cessi di far fuoco· • vale a di.re sino· a quando senta il comando, o suoni • il segnale dell'assalto. A questo punto slanciandosi « tutti su! nemico, le quadrigl_ie deggiono procurare • . cli serrarsi sulle loro guide; le quali correndo avanti • indicano le direzioni e punti da assalire. ~ Se il .sostegno (~ sostegni) riescono a sloggiare.il • nemico, la catena si allarga di nuovo dinanzi, ·e • ricominciato il fuoco non lascia tregua al nemico : • procura d'impedire che si stabilisca in una nuoya • posizione; nello stesso tempo il sostegno si riordina • onde ripetere se occorre l'attacco. • Se invece non si potè vincerne la r esistenza, di••vi.ene allora più importante ed essenziale la mis« sione della catena : q ucsto dipenderà dati a piL1 ra-


·. 256

STUDIO

pi~a maoiern. con cni svilupperà la sua linea, • 1:1Lilizzando il terreno; e con_faoco micidiale impe• dirà assolutamentA che il nemico incalzi, od aggre« di;;cn; fino a che il sostegno ricomposto sia iu caso • di mettersi sulle difese. " Finalmente se si dovrà aspettare l'assalto del ne' mico (egli è il caso di contro ctltacco), epperdò la • catenn. deve tenere s_empre più vi'vo il fuoco, affine • <li sconnettere le file dell'aggressore,· e così mettere •• in grado il sostegno di riescire nella riscossa (1). · 2° Nelle operazioni difonsi ve co1'n prendiamo la resistenza attiva, p·assiva e le ritirate. Ella è resistenza attiva allorquando una linea di _volteggiatori, massime se disposti per gruppi io dati · punti di detta linea, conserva la posizione malgrado !"aggressione nemica~ azione questa che essendo molto !'Ìmile a' contro o.t.tacc_bi, perciò occorrerà aJoprarvisi a un dipresso come fu detto per essi. Si difendono ppi le linee e posizioni per via dei circoli. È questa resistenza

passiva, che ordinariamente bisogna praticare. quanao si è io pericolo -di essere circondati ; vale- a dire in terreni scoperti e sepza appoggio. Già avendo pure fatta menzione di quanto debba farsi daJla catena per' trasformarsi in circoli; ci basta aggiungere che i sostegni s la riserva, deggiono pure prendere la stessa forma; avvertendo che nella maggior parte dei casi sarà forse . 1Jecessario ravvicinarli o nel fare indietreggiarè quelli della catena., verso i sostegni e riserva, o viceversa che questi si rechino in rinforzo di quelli. · .• (1) Pare ragionevole, che essendovi riserva, essa siegua il sostegno od i sostegni, diminuendo forse la. distanza da. cui ne è separata. Essa è in tal modo iu grado di foj:uirc rinforzi se occorre, ovvero • ripar.arc ai mali cvcn ti che possono accadere.

SULL.1. FANTERIA

257

Negli eventi ~ei combattimenti sebbene possa succedere che una truppa r etroceda e lasci il posto,- nullameno non se ne va senza disputare passo passo il terreno. In questo modo ordinariamente si ritirano· i volteggiatori; e quindi già ebbi mo a_d eseminarne il fuoco in ritirata. Però questo fuoco non soddisfa pienamente a 'tutti i casi ; e talvolta conviene recarsi da posizione in posizione; da uoa linea iri altre· linee più indietro . poste; ed in cui si stabilisce per resistere, od almeno vi si fa testa per rallentare l'avanzarsi del nemico. A · questo oggetto mira il ·movimento a cui il regolamento italiano dà il nome di linee .w,ccessive; nel quale sappiamo 1~he distendendosi in catena il sostegno, egli forma una seconda linea ; che rimane ferma per r espingere il nemico , quando che la prima le passa dietro (pas!';an<lo le quadriglie ne' suoi intervalli). Ri petendosi _così il movim.ento si opera -una ritirata, it vicenda sostenuta da quelle due linee o catene. Per vero dire questo andamento di cose non . ci soddisfu. troppo. Ci pare che quell'incrocicchiameI?to de1le quadriglie; in cui quelle della prima linea traversano la seconda, correndo, e diremo,- con senso od apparenza d'essere ins~guiii, non sia atto ad inspirare o conservare quella calma ed intrepida ferm ezza così necessaria , massime per la seconda l~nea. Noi ere- diamo possa facilmente succedere: o ch'essa si affretti a far fuoco e quindi possa colpire le quadriglie_ della prima linea che si ritirano; ovvero impressionata da quel repentino indietreggiare si smuova, sia trascinata da quei corridori, vi si frammischi, e vi si confonda; eppercib non vi rimanga traccia di linea resistente,-e precipiti disordinat,a la ritirata.


258

STUDIO

L'esecu.zione di questo movimento è per~iò difficile; p.erch_è fatto a~ passo di corsa; e perché non sempre s1 puo determ inare il quando ed il come . debba .arrestarsi la linea che viene dietro in seconda linea. · Per. via dei gruppi (branchi) ; in parte ·viene scemat~ i~ pericolo del frammischiamento, perchè più spaz10s1. essen do gli intervalli riesce più agiato il passagg10 per la prima linea ; tuttavia noi érediamo conver1:ebbe stabilire : che a meno d'assoluta necessitih, non s'impiegasse il passo di corsa se non che dopo ·oltre,passata la seconda linea ad una· distanza tale , che· questa già incominciando il suo fuoco a~ess_e a pe~sare alla difesa, e non si preoccupasse prn di quanto si fa dietro di èssa (1). _?ome _conseguenza di questo modo di operar~ la' r'.tirata s1 prE:senta l'alti;a questione: del quando e come s1 deve arrestare la linéa che vien dietro . r.1 qua_ndo essendo indicato, dalla posizione çhe Sl · v uole occupare, pare dovrebbe essere r iservato al ~o~an~an~e genera~e c]ei volteggiatori lo stabilire i puuti di direz10ne e di fermata segnandoli con indicanti tratti dalla riserva (2) .. Ma come più volte el:rbimo a dire non ·s empre vi è la riserva ; epperciò il coman: dante della se_z_ione dovrebbe farsi · surrogare se crede dal capo squadra (nel proprio pelotton~) e quindi -

,<1) Oltrepa~s~ta la seconda linea può essere necessario ed utile ~~rettare la r!tirata dell_a prima linea, aflìnchè raggiunga presto il si_to ~ove deve arrestarsi. l\!fa nel modò ora detto' non vi sar cbb più timore che vi riman~a collegamento ovvero l' influenza di reci~ proca attenzione (l'a le due linee. , (2) qua.rito altrove sì disse le guide sarebbero i condi1ttori dei gruppi o quadriglie verso que_i punti,

pa

SUI.LII. FANTERIA •

259

frettoloso recarsi con qualche · graduato a segnare la nuova linea. Riguardo al coriie, ossia ~lla maniera di arresta.re.la ritirata ; ci pare ·ché avvicinandosi al luogo 'indicato sarebbe nec,.essario raUentare l'andatura; le guide precedendo però prenderebbero possesso dei punti spettanti, ivi arrrestando i loro gruppi li collocherebbero come conviene o serrati o sparsi (per quadriglie). Tuttociò n~n è difficile es·egui rio per mezzo dei segnali · · oais det'ti di fischietto . . · . Si suona a raccolta .allorquando i volteggia.fori àeggiono sgombrare il fronte delle truppe che di_etro stanno ; ed a cui si deve lasciar libera l'azione. Si suona a raccolta allorquando esst medesimi deggiono t raslocarsi altrove. Sì -suona a raccolta. al1orquando cessato il combattìmento essi vanno a raggiungere i · corpi a cui appartengono. RDgion vuole pel prfmo 'caso che catena e sostegno 'scompaiano nella più spedita maniera; eppe-rciò si met~ tano. in disparte senza distinzione o precedenza fra loro, p1:endendo il . più breve cammino e passo. ~elle alt.re circostame invece , sarebbe sensato p.ensièro ; ; he serrandosi· la catena, ? ch'essa. retrocedesse mettendosi dietro il sostegno, ovvero questi si avanzasse per proteggerne il riordinamento.. _ S'intende perciò che qualunque sia il modo di procedere, il sosteg.no deve sempre essere in misura di difendere e respioge:re. le aggressioni nemiche.


260

STUDIO

SULLA FA NTER IA

V. EVOLUZIONC COMPOSTE O COMBINATE · FHA GLI ORDINf CHIUSO E RADO.

Appendi~ delle cose· meditate in questo studio si è la correlaiione fra i due ordini : correla-zione la quale noi crediam~ debbasi considerare in due maniere. Sottò l'aspetto tattico la prima : vale a dire: · a seconda delle situazioni od operazioni si deve concepire qual sja l'ordine più conveniente da adoprare;' ossia: c_o me sia più utile disporre le truppe in ordine chius() od in ordirie rad_o; o pur megliv, frammischiandosi, · c_or;ne si aiutino t un l'altro. Sotto l'aspetto metodicu la seconda; ossia qual sia il matP,rinJe coordiuarnento o le norme per le evo! uzioni ~iste <lei due ordini : . Siccom·e lo scopo che ci siamo propostò non estende oltre le considerazioni di ·cose elemen t:'tr.i cli . tattica, non vogliamo' che le n"Ost-re meditaztoni s·pa ziando in ·cose. di più alta sfera possano sviarci a~ l . nostro arringo; e perciò ci limitiamo ad esaminare" quest'ultima questione nel solo secondo punto di vista; epperciò v ediamo quali saranno, i movimenti simultanei che si · succedono fra le linee schierate 0 ,fra le colonne ed i suoi volteggiatori. Malgraqo noi, dobbiamo or quivi cangiare il 'mod; di esposizione; poichè insufficienti essendo i dati o le prammatiche in uso per queste evoluzioni; ci vediamo costretti di enunciare precetti , senza prima· (come è nostra consuetudine) esaminare e scrutinare le p1;escrizioni già stabilite. Null?,meno, coerenti al nostro

~i

261

proposito : sebbene in/lotti a di~e cose, che abbiano aspetto d i insegnamento· teorico; è però sempre nostra intenzione di manifestare soltanto pensieri, e svolgere alcuni ragionamenti e nulla più. 1° I volteggiatori d'un battaglione dipendono dal comandante del ·m edesimo: e per~iò sebbene separati ossia messi a d istanza da quello, spetta sempre al detto comandante indicar loro le mosse, le dìrezioni, e le posÌzioni in modo generale. Egli è poi ufficio particolare del cpmandante dei volt~ggiatori di far eseguire quei tali movimenti · che corrispondano a-Ile operazioni ordinate; movimenti cioè: intrinseci al modo loro di com batte~·e sparpigliatp, e che le dette operazioni sugeeriscon.o. ' 2° Se i vòlteggiato"ri dipendono dal coma ndante di qn battaglione, ossia (secondo quello che nel corso di questo stndio- a11hic1mo piii volte de.lto) se fanno parte del medesimo ; da esso si staccano . Sul m9do adunque di operare questa separazione, già ci occorse ragionare ; epperciò non vorremmo ripeterci: ci bp.~ta · indicare che è movimento questo inerente alle operazioni coòrdiuate fra il battaglione ·ed i volteggiatori , m_o vitnento d'altronde che già si pratica, e di cui se . ne può concepire il modo, senza maggiori spiegazioni. 3° te evoluzioni .hùste del battaglione coi volteggia.tori si riassumono a tre· combinazioni di cose: 4lle marcie; · Ai cangia.monti di fronte; Agli attacchi e difese.

Delll marnic. 1

~elle rnarc1c un battaglione suole essere disposto


262 ST U DIO in colonna: tuttavia può marçi~r e ~nche sch ierato q·uando trattasi di r eèarsi da una posizion.e ad un'altra soltanto. Nel primo caso egli avrà . i suoi volteggiatori stesi davanti il fronte , e fors'anche slli fian chi, o su uno dei fianchi (fiancheggiatori) i quali" sono incaricati di combattere durante la mossa. Nel secondo caso, la marcia p uò considerarsi come cosa accessor ia, ossia un pteli-rriinare dell'azione ; poiché lo. schieramento vuol significare che il batta~ glione deve far fuoco od attaccare in linea; dal che ne .emerge che il . fronte dovendo essere sgombro e senza impicci , i volteggiatori non dovrebbero stare davanti. Abbiam però altrove veduto che u.n o schie-. r amento oltre ad essere in linea sottiÌe (su due righe) , può presentare una linea di . colonne parziali delle compagnie o dei mezzi battaglioni poste . ad intervalli di spiegamento, la qual cosa indica che quantunque 1a ·marcia non sia l'oggetto principale dell'operazione: vuole nulla meno durare un , certo qual dato tempo , ossia che la posizioµ e di co111battimento a c.;ui si mita di arrivar e è ad una distanza un po' lontana; e quindi diviene allora. neéessaria e proficua l'opera dei volteggiatori durante la niedesima. Da tutto ciò si desume coma_norma o precetto generale: che i volteggiatori dovranno coprire il battaglibne durante la niarcia o sosta del medesimo , se formato in colonna; non dovendo cessare da quella missione e ritirarsi, se non che le venga ordinato dal comandante'di quel battaglione. Per Fopposto a meno d'avvi3o o comando, sarà loro c ura di no11 occupare il fronte del. battaglione che · marcia schierato ; oppure (se fu loro comrnesS'o· tale uaìcio) dovranno sgombrare

SUL L A F A:-- T ERft.

263

rapidamente il terreno appena il battaglion,e verrà arrestato . . · · · . Le stesse regole servono per i fìancheggiatori, giacchè 1a posizione ('!i essi relativam~nte al b~ttaglione·o truppe · dell'ordine chiuso non o~re gran ·differenza da quanto ora si disse. La distanza della catena dal fronte o fia1~co del battaglione non dovrebbe essere ~aggiore :l_i 250 metri., perchè in t al modo essa trovasi nel- ragg10 o 7:ona d~l tiro dal medes:mo ; ed il sostegno, o sostegni, stab1cr)iendosi verso la metà di tale di•s tanza po.ssono se~pni :ussidiarla, ed in pari tempo_ a sua volta essere soccorsi dal battaglione. Lo stesso dicasi per la r iserva. Alcune particolarità però dobbiamo osservare quando il battagÌione. marcia formato in colonna. Se la co'sa si limita- ad avatrzare o retrocedere ovvero ad 1.ppqggiare; in qnalunque rnodo siano posti i '.o_lteg. oo·iatori. non can.o-ia in n essun modo la loro d1spos1:.pone; o . .. ma se: la' colonna cangia di direzione , trovansJ 111 a llora affatto S[)OStati; vale a dire occcrre manovrare d fi ucbè r•iprendano il loro posto di prima. . Pei fiancheggiatori la cosa è sempliciss.ima ment~~ si riduce a .che ogni gruppo o quadriglia cangi d1 direzione ove conviene, .r accorciando od affrettando l'andatura onde conservare la distanza , e riffianere all'altezza a cui erano prima del cambiarrìe~to di. direzione: ma i volteggiatori che stanno davanti non , potrebbero eseguire questo Ù10vim_en~o senza inca• crliare la marcia della colonna: ossia la catena non : vrebbe tempo • sufficiente per cangiare di direzione appoggiiando, senza che il battaglione debba so~pen dere · !a sua mar cia, fincbè sfilata la catena ed il sostegno, ritornino di fronte nella nuova direzione; e


ST UD!O 264 ripigli!:lta la marcia riacqmstmo la distanza che pro- , bab iI.mente sarebbesi _perd.uta (vedi fìg. ~a).

Fig. 2•.

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Crediamo quii;idi che il meglio e più spedito mezzo sia operàre un ca.mb.io della catena convergendo in pari tempo verso la nuova direzione· di marcia. · ·s i eseguirebbe qùesto: 1° facendo convergere if sostegn~ , e quindi distenden·dosi tosto '.in cat_ena in avanti. Durante e dopo la formazione in cartena continuaµdo la marcia, esso si trnva così di fronte a coprire la colonna che cangia di direzione; ed alla voluta distanza; 2° la primiera cateµa allorchè giudicherebbe non esse-repiù necessaria l'opera sua· si chiuderebbe verso la parte stessa del cambio di d_irezione, e quindi con passo ginnastico; se occorré, si recherebbe in sostegno della nuova catena (vedi fig. 3s). ·

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SO LL_,I FANTE RIA

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ca~1biamento di direziÒne di una colonna che poi E<Ì spiega; epperciò i volteggiatori si trovano nello stesso ca.so or O1:a spécificato di sostit~zione <lel sostegno alla catena distendendosi esso <lavanti la nuova ·linea di _, battaglia onde precedere, ·e così proteggere l'evolu~ zione del battaglione; avvertend_o però quivi che ·sarebbe naturale sgombrare il fronte t6stochè il battaglione si schiera. Questo movimento dei volteggiatori o cambio di _ catena serve poi ancora per coprire una colonna chè si schiera a destra oa a sinistra in battaglia ; o per i fi~ncheig.iatori negli avanti in batt~glia, oppure qu_ando i fiancheggiatori debbono r apidamente recarsi tlavanti . ad una colonna o lin ea. In certo modo tutte q ue.s te evolu~ioni possono ravvisarsi come cambiamento di fronte pei volteggiatori; epperciò può erig.ersi qual massima generale il cambio cli catena convcrgemlo, com(:l ad<1,ttO à.d ogni evolllzione . che richierle il trnslocament.o di linea dei volteggiatori · sui loro fianch i. /

Degli attacchi e difese. •,

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= == ===== Dei cambiame11ti di froutc. Lo schieramento d'un battag9one il quale proviene cambiamento -di fronte .è un r isultato identico al

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267

Già avendo noi tratt'ato questò soggetto nel precedente capo "in cui era però c~so dei . volteggiatori . soltan to ; sareb'be inutil cosa far nuove rimarche or quivi poichè le norme o considerazioni· fatte in allora servono. pur aoche quando che deggiono agir© a couda degli attacchi, o movimenti, o posizioni difensive delle linee o ·colonne. : Infatti se trattasi di attacco, deggiono i volteggia.tori sp~zzare il terreno in cui •il_battaglione deve passare affinchè n•-n sia inolesLato irnlla marcia; e sgom,

se-


268

STUDIO

SULLA 'F°A,NTE~IA

bran done a poco a pocp il fronte, la.scieranno èssi ch'egli si slanci in avanti cessando a tal punto il foro fuoco, ed assalendo col detto battaglione ai fiane;hi. Se trattasi cli difesa seguiranno le cose g ià. dette in quel_ capo s.ulla difesa m l l uogo, oppure in ritirata; e coi fuqchi di piè fermo od in ritirata o linee successive.

, essi' si pongano all'infuori del quadrato, e preferì« bilmente sugli ang0li ed a tale distanza che col loro « ,fuoco possano incrociare i .t iri del medesimo; di«' sp~sizione questa facile e speditamente esegùita se ~ si riflette che i volteggiatori potendo inginocchiarsi • od anche coricarsi non potrc.J?,no· mai irnha razzare « l'_azione ciel quadrato » ( 1). Trattava.si in tale ragionamento della 5" compbgnia ed ora che più particolarmente abbiamo preso ad esaminare il suo u fficio come volteggiatori; Yecliamo éhe la sezione staccata ordine rado formerebbe u no dei circoli che si poqebbe a venti o venticinque passi in cor,risponaenza d'un angolo del quadrato o dei quadrati (se di compagnia o mezzo battaglione; mentre l'altra sezione (i\ più delle volte rimasta dietr6 il battagl_ione-) si recherebbe pure all'angolo opposto formando.si essa pn~P. in circolo (vedi fig . 4a) .

Un battaglion·e però si forma in q uadrato o~vei'o in linea ,di quadrati (di compagnie o di m ezzi , battaglioni) ond_e presentar e una difo!"a o resistenza di piè fermo . · Abbe_n chè la pri ma parte di questo st udio fosse risc~vata al1'01;din~ chi uso; nulla.meno n el ' r agionare ?e1 . quadrati ci toccò far menzione dei volteggiatori, ind1càndo già d'allora l'ufficio e posizione che er e~ devamo convenien ti per essi . . Ci basta quindi rie.piloga_re ,ora quelle considerazioni onde stabilir e i pre. cetti che ne deri'van o; mentre crediamo che quanto ebbimo ad . osservare sul battaglione è in pieno accordo e correlazjone :::oll'uflicio g ià p iù volte ripetuto dei volteggiatori relat.ivamente ad esso ha.taglione. ,. Nel mentre che il ba.ttao-Iione si forma in quao dra~o i v olteggiatori essen do distesi, non possono con correr:e alla sua fo rmazi·one. Racèoglierli a ta.1e « scopo, v errebbe oltremodo ritardata la formazione « del quadrato : supposto poi anch e che i vo1teggiatori • giungessero a ~bas·tapza in tempo, nu llarneno ne • sco1,11porrebbero la r egolarità . Neppure converr e bbe , radunarli nell'interno del quadrato quale riserva ; , mentre ristretto si è lò _spe.zio , e pur ritardata • sarebbe la formazione. « Siccome è stahilìto che i volteggiatori si dispo~« ijOOo in circoli per la difesa; così sarà meglì~ ch e

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, (1) Vedi

JÌNNO

R,vista militare itciUana, anno u, Yol. 11, p ag. 284.

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270

STUDTO

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SULLA' FJ\NTERJA

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CONCLUSIONE. .

In questo studio dell'ordine rado ci siamo proposti di meditare le prammatiche o metodi che oggidì s1 usano nei diversi eserciti per questa scuola: e riepilogando i nostri ragionamenti· possiab10 dire: che ~vressimo modificato le disposizioni delta qitadriglia e della catena (questa spartita in quadriglie e grupp_i);

271

ed a,vressi'mo completato l'ufficio .dei volteggiatori coll'indicare i movimenti che in modo generale, ovvero· pi~1 principalmente dovrebbero eseguire in correlazione colle evoluzioni · delle• truppe di linea a cµi essi appartengono. Colla cli"sposizione delh quadriglia in due file cer- cammo di dimostrare che co'n servato coti l'ordine organico in dite ?'iglìe . avressimo pur anca maggior accordo, forza e sostegno reciproco, senza perciò fosse dir:ilinuita la libertà individuale d'azione e ràpidità di mosse o trasformazioni. In· fatti la quadriglia forma un piccolo quadvato , che può _forse bastare a , se stesso per la difesa ; ed istantaneamente si scioglie e.. -diventa una linea di quattro volteggiatori pronti · ad attaccare e combattere. La duplice spartizione in quadriglie -0 gruppi della catena elTa è,' come abbiam .veduto, un'innovazimrn recata dalla nuova tattica austriaca. ,Le ragioni esposte non hanno bis9gno di maggiori prove o comménti per convincerci del vantaggio e maggior utile clella cosa onde indurci ad accogliere . questo perfezionamento. La località, lo ~copo, suggeriscono ai comandanti delle ., catene in qual modo loro oècorre di frazionarle : dipende quindi dal ]oro senno e g~udizio tattico: e po~siamo pure dire: che ai bersaglieri (considerati come crediamo noi qual truppa · destinata a speciali imprese) 's petterà più che ad ogm altro di dover ·t~ner conto .di questo nuovo sistema di spartizione; in cui e linea e riparti saranno svariati, rotti e diversi dalle compassate e regolari linee che in generale fino ad ora soglionsi adoperare. I movimenti· dei volteggiatori subordinati alle evoluzioni delle ~ruppe di linea (del proprio battaglione)


272 STUDIO SULLA FANTERIA non sono in vero novità poiché il buon senso pratico suggerisçe quello che CODViE;)ne fare nelle diverse circo~ stanze:- ma ci è sembrato fosse necessario stabilire dei principii uniformi a seconda (diremo cosi) dei diYersi gruppi o genere di evoluzioni, affinchè vi siano delie uguali norme nelle mosse, ed evitare così gl'incontri, gli errori ·od imbarazzi fra le catene e le truppe di linea; ovvero fra divers~ -cate_n e che agiscono assieme su di uno stesso terreno . Dissim.o non aver rinvenute norme r P-golamentarie sufficienti a tale proposito: ed è perciò che sentito il -bìsogno di · colmare questa lacuna ei siam permessi di esporre delle nostre idee e dettare qualche, precetto a tale scopo. Così abbiam creduto di avere interamepte compito l'assunto nostro sullo studio dell'ordine rado, o seconda parte delle cose elementari di tattica della fan- ' t~ria.

STUDI ·TATTICI · l'ER I

L' ISTR.UZl ON E NE I CA ~l f l

G. C.

Col titolo di Études tdctiquès pou1· l'instructio1i dans " barone Ambert, il cuì nome è les carnps, il_ generale altament~ apprezzato nella letteratura m,ilitare francese, pubblicò poc'anzi un forte volume, di quasi 600 pagine, che speriamo veder quanto · prima seguito da altri a completar le serie da esso iniziata . Incaricato dal ministro della guerra, r.aàresciallo Rando'n , di un lavoro sul!' impiego della cavalleria nei campi d'istruzione, il generale _A mbert invece di limitarsi a spigolare qua e là nelle opere già e_sistenti sull'arte militare, prfocipii più_ o meno 'astratti, ~ude inte~serne col metodo sintetico un arido formqlario, si


274

t'I STRUZIONE

appigliò al · metodo analitico, metodo assai meglio appropriato ad isvolgere le militari dpttrine. . Seguendo, per rispetto alla tattica, analogo sistema a quello tenuto da Lloy d, dall'arciduca Carlo e· da Jorpini per gli studi strategici, il ge~erale Ambert iu- · traprese · la relazione critica e ragionata delre •principarli ,battaglie dell'età moderna, discendendo a minimi dettagli tàttici, e questi rinvangando con ogni cura negli archi vi militari posti a sua disposiziÒne. Oltre a ciò, affine di• maggiormente utilizzare questi · suoi studi, egli ampliò l'assunto datogli, estendendolo alle tre ·armi; e fu questo un pensiero ottimo quanto è , ottima l'opera sua. Le due prime. battaglie ch'egli sottopose alla sua elaborazione analitica sono quelle di Zorndorf e di Austerlitz, vinte dai due più celebri capitani dell'epoca moderna, e nelle quali, forse piì1 che in ogni l).ltra , scintnlò il genio tatticò d'entrambi. Nè migliore scelta avrebbe potuto fare, imperocchè.riell'una e n'ell'altra . si,ritrovano i pi? grandi principii dell'arte ugualment e osservati, sebbene variatamente applicati, e prestano quindi il più ampio e sodo cam~o allo stuàio comparativo, d'a l quale sorto no idee nette , e cognizioni positive.

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'.Lascieremo che1'autore medesimo dia contezza del tessuto dell'opera sua. •. Confrontare le differenti battaglie fra di loro, ri.scontrarle . coi ' progressi odierni, e c·e rcare infine a risolvere i pfoblemi che serba l'avvenire : tale è , a . mio credere, il miglior mezzo al fine 'di avere per la prima _guerra la 'tattica la più · perfetta, quella che\ si tr9v.erà .µ1eglio adegu~ta a tutti i perfezionamep.ti .fino _ ad oggi ottenuti. ,

NEI CAMPI

275

, Perchè i -campi d'ist~uzione rendano ·all'esercito la

maggim· somma d'utilità, bisogna amp1iare la sfera delle cognizioni dell'u!fìziale, bisogna permettergli di seguire con frutto, non. solo le manovre d ell'arma alla quale eçli appartiene, ma ben anche quelle delle altre ar,mi; a~vezzare inflomma·alle grandi manovre occhi e spirito c.he fì.no allora altro non banno veduto se non dei dettagli. , • « Nella stessa guisa che tre persone chiamate a con• corre~e allo stesso scopo, ad intraprendère una stessa bisogna, si riuniscono per comunicarsi quanto sanno e quanto possonci, le tre armi deggiono .raccogliersi ai· càmpi per concertarsi fra di loro ed imparare a conoscersi, affinchè un pe1'{etlo accordo presieda a tutte le .loro imprese di guerra. « Gli è mercè una ben intesa associazione che ·nelle arti 0 nelle industrie si , ginnsP- a risolvete una quan·t ità di problemi che sem,brava'rìo insolub ili. « La maniera pi~ - sicura colla quale . ampliate la . sfera delle cognizioni dell'u(fizia_le, di fargli comprender bene l'accomunanza delle armi, sarebbe quella di divulgare a tutti le mosse che gtornalmeùte si eseguiscono, in ogni manovra, da cadu.n'arma, il perchè e la discussione di queste stesse mosse. • Stantecbè i migliori dettam( si trovano n elle eampagne di .Federico e di Napoleone, là attingeremo ad esempi . « Sarebbe più logico lo eseguire nei campi manovre analoghe a quelle ch'ebbero r ~almente luogo sul campo di battaglia , piuttostochè ricorrei·e a manov_re supposte. Il rammentare fatti storici sarebbe un mezzo mnemotecn~oo posto a disp(i)sizione dell'uffiziale. La è


276

L'ISTRUZIONE

questa l' uui.cà maniera, per ricordargli perfettamente ciò eh~ avrà veduto effettuarsi in altri campi. «· Fin/;llmente, alloraquando l'istruzione sembrasse sufficien.temente avanzata, potrebbesi ricorrere alle m~novre supposte. Ciascuno potrebbe a],)ora#- ragio'narle, , eompararle, prendendo come t ipi quelle offerte dalla ~toria. • « Thiers e gli storici hanno descritto le battaglie al punto di vista ~tor.ico. Napoleone e Jomini al pnrito . . di vista strategico; gli uni e gli altri si sono hmitati a presentar l'insieme ed il risultato delle mosse, senza precisarne le evoluzioni. . , La storia, ammirando i concetti di Napoleone, non « si è quasi occupata che a farli intendere ; essa ha « t~ascurato troppo i particolari che ~areLbero neces• sari per i studiare la tattica delle tre armi. Le nostre , guerre f_urono cotanto lunghe, cosiffattamente com« plicate, che, pare, ftia mancato il tempo onde stu« diar la tattica di ·cadun'.arma. I movimenti delfe « ma;sse furono soltanto consi,d erati, ciò che non può • guarì giovare se non· a generali in capo, e ,si, tra~ sandò dì dare pei combattimenti particolari notizie « c.he farebqero pro a tutti gli uffiziaJi » (Colonnello F AVÉ, Ilistoire et tactique des trois armes). • Jn questi ultii11i tempi, ::.i tr attò molto di stra « tegia e :i:ton abb'~stanza di tattida. QJestà, pièt posi• tiva e meno r isplendente , fu trasQurata: Ciò nor{ • pertanto è la tattica che vince le battaglie ed eser« ci~<J, per esse ùna diretta influenza sul destino degli « Stati » (generale PELETJ. . « Cri'tichiamo i nostri padri di non .aver. v:eduto in Eederico che le sue minuzie; ma non c1 s1 potrebbe appuntare di . aver trascur ato troppo i parti-

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NEI CA~iPI

277 ·

coiari, quando trattasi di Napoleone, per appigliarci quasi esclusivamente alle mosse generali? • La storia _puramente militare ...:... dice_il gel'lerale " Jomiui - è materia iùgrata e difficile, avvegnacchè « per . esser utile agli uomini dell' arte, essa r ichiede , ~ particolarità non meno arid~ che minuziose, ma , necessarie, per poter ben giudicare le posizioni e le , «mosse.» · «· O.i siam proposto di rintracciare in ogni batt~glia tutto quanto può esserè di qualche · giovamento alla tattica, all'applicazione delle manovre, secondo il terreno e le circostanze della guerra. Una battagli'a è uu'azi,one drammatica che ha il • s Lio principio, H suo niezzo ed il suo fine. • L'ordine di battaglia che prendono i due esei-citi, • i primi movimenti per· venirne ~1.ll e mani , i,ono la • esposizione; i contro.movimenti che fa l'esercito at'• taccato formano. il nodo, ciò che pecessita novelle « disposizioni e produce la ctisi, donde · scaturisce il • risultato, lo scioglimento del nodo. >' (1Jtemq1·ie di Napoleone). , Tali sonq lè idee che ci .hanno servito .di guida nell'ordinare come segue il nostro lavor o. «

.

CAPO. PRIMO. Pi1elimina1·i deUa battaglia:

1• -= Circostanze strategiche le quali hanno preceduto e prodotto la b~ttaglia. - Non diamo p~i quanto possibile se non quelle le quali sono necessarie per l.a chiara intelligenza della battaglia~


2178 L'ISTRUZIONE 2° - Descrizione del campo· di battaglia. ~ Questa descrizione ha in ·,Juo appoggio una c;:irta alla scala rli 6~ , elle espri-rue il dettagliiJ,to rilievo d,el terreno. 3°· - Forza e posizione degli esei:citi che si trovano in presenza. !1° - Disegno ·gene_rale adottato da ciascuno degli avversari, dettaglio di questo disegno, ordine di bat~ taglia . - Come furono· indotti ·a stabilire cotesti disegni, qu~sti ordini qi battaglia? Discussione. ·

NEI CAMPI

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279

sulla quale sono tracciate le evolu~ioni delle truppe. Essa è per lo più a ,scala doppia di quella che servi .per la descrizione del campo di battaglia, e nQn dà per ordinario che la planimetria del terreno . . Pel rilievo di questo b isogna riferirsene alla prima cartà d~ cui si è parlato. Voler intèndere e meditare una'battaglia senza valersi di carte particolareggiatissiJDe che diano lo sviluppo · del complessò delle manovre , . sarebbe oprare come uno scolaro il quale v~lesse studiare la geometria descrittiva, senza eseguir veruna f.gura, ·

.

CAPO SECONDO.

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CAPO TERZO. ' F.A.S l

DELLA• BATTAGLI .~ .

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Battaglia p1·opr_iamente detta:

Consegu~nze della' battaglia: , 7" --: Inseguimento strategico.

( Ala destra. 1° momento <- Centro. , ( A)a· sinistra.

Insegnainenti a .ricavarsi dalla battaglia , . per l'islr'l!zione dell'uffiziale:

l O PeriodQ . .

(nodo) 2° ·momento

Ala destra. Centro. Ala sinistra.

1° momento

Ala destra. Centro. Ala sinistra.

6° - 2° Periodo. . ( crisi e scioglimento)

2° momento

j Ala destra. Centro.

CAPO QUARTO.

8° ~ Esame critico della battaglia. _:__ Conseguenze ~ ritrarsené per l'istruzi~ne dell' uffiziale. CAPO QUINTO. .,

9° - Esame della battaglia al punto di vista della ~ttica attua-le. CAPO SESTO.

Ala sinistra. Per .ogni mcimènto havv1 una carta part_icolare

10° - Manovre analoghe a quelle della battaglia. applicate ai carrpi -d'istruzione .


280 '

I!JSTRUZ[ONE

L'autore vorrebbe quindi che ogni anno ; alcun tempo prima dell'apertura del campo d'istruzione , fossero redatte alcune battaglie giusta ·il disegno pro·posto, e che un . certo numero di esemplari ne fosse distribuito nei reggimenti, affinché gli uffiziali avessero tempo . di studiar quelle manovre , cl:_ie aleune settimane· dopo deggiono eseguire. , Appena.formato il campo, l'uffizial~ generale cui ne sarebbe affidato il supremo ,comando , preciserebbe q ueste manovre, raécogliendo, ove lo creda, un comitato composto d i uffiziali delle tre armi. Il giorno prima d'ogni 'manovra dovrebbero essere ' nei reggimenti i programmi litografa.ti con. distribuiti tenenti, non solo dati generali, ma particolari adatti àd ogni.,arma. Questi programmi comprenderebbero: 1° Per gli uffoiali generali, le manovre di tutte le divisioni _e di tutta l'artiglieria .(pochi pa~ticolari); 2° Per gli uffiziali superiori, le manovre della divisione e delle di.visioni contigue (fanteria _e cavalleria), siccome pure dell'artiglieria della diyisione (alcuni particolari); , · 3° Per gli uffiziali inferiori, tutte le· manovre della divisione, dell'artiglieria di questa stessa divisione, e talvolta della cavalle1:ia e della fanteria ·che vi hanno .affinità .(molti particolari). Con questo metodo, dice il -g enerale Ambert, niun movimento verrebbe fatto senza che l'uffiziale non ;e conosca preventivamente il perché, e, non si sia data ragfone dello.gcopo cercato. Porrebbe a mani di tutti una quantità di utili ragguagli accuratamente classificati. Il breve tempo che U:n uffiziale ha d'ispoqibile e ·1a

281

NEl CAMPI

penuria d'opere in una piccola città di presidio, più non sarebbero un osta-colo all'istruzione .dell'esercito. • Jn~,ece di rinvenire, i.n un corso d'arte _m ilitare, principi{ emessi sotto una forn~.a più o meno astratta ' e sintetica, egli avrebbe sotto gÌ i occhi alcuni esempi di manovre di cui pbtrebbe wppre?:zare l'utilità. " Da questi esempi gli riuscirebbe allora facile il passare ad una forma più generale e dedurre fina~rnente i principii. Forse, dopo una prima, una seconda battaglia, 1e fondamenta di questi prinoipii pon sarebbero p-er anco bene assodati, egli avrebbe ancora· dubbi; ma dopo una terza o quarta, i suoi ·dubbi verrebbero dilucidati, lo spirito si avvezzerebbe poco a poco a seguire tutti ,i conèetti del capo e l'applicazione dei principii in mezzo alle peripezie d elle lotte. 1 « Ben tosto l'uiiì.zial'e r iuscirebbe a formarsi, per tutte le principali circostanze d,ella guerra , una teoria conforme alla sua età , al suo grado , al suo carattere, a quanto fin là egli avrà letto ed imparato. Condotto progressivamente a tutte queste conclusioni, egli non le dimentiçherebbe ma,i, perchè esse sarebbero il frutto di un lavoro coscienzioso e razionale; esse' farebbero parte, in certa qual guisa, della sua intelligenza militare; il cervello avrebbe compiuto l'opera s~a di assimilazione e potrebbe diventare, creatore. « PiLt tardi , quando l' uffiziale venga chiamato sui campi di battaglia,, egli si ricorderà. instintiyamente t utti quesli principii dei quali nùme~osi esempi, scelti con giudizio e discussi con diligenza, gli avrànno dimostrata l'utilità sino all'evidenza, ed egli sapri!, applicarli' ·oppcl'rtunamente. • ~ Difatti , lontano dal d11bitare della soluzione del

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282 L'ISTRUZIONE problema che sarebbe domandato a risolvere e di non avere a sua disposizione cn·e un'idea molto astratta e molto vaga, frutto della lettura dL qualche· lavoro d'arte militare, avre9be al contrario, sotto la mano, principii nettameute 'definiti, conseguenze dello~tudio de.gli avvenimenti i più diversi . Il suo spirito saprebb~ allora piegarsi senza pena al terreno ed alle circo.s.tanze della guerra, giacchè, per colui che ha bisogno d'essere\ un uomo ern~nentemente pratico, la parola non a1rebbe rimpiazzato la cosa, e vedrebbe, in tutto · quello che fa, uno ,scopo e non soltanto la manovra in se stessa. ,

L'intendimento dell'egreg·io generale è stllpendo, e tuttochè il concetto non ne sia una cosa nuovissima,. a lui però incontestabilmente appartiene il merito del primo tentativo d'applicazione , e ci torna gradite di poter dire che .questo tentativo gli è splenclidamente riuscito. Importa però che questo suo libro ~ia realmente il primo di una serie nella ' quale s/ano analizzati con uguale diligenza ed· abilità e con identico ~etodo , non poche, ma_molte altre battaglie dell'età moderna, ed importa che la scelta di esse •battaglie· sia fatta di guisa che tutti i , principii della tattica ne emanino lucidamente, non per un solo modo di applicazione , ma per:• mod'i svariati, poichè v~rie sono l_e circostanze della guerra, in cui • lo stesso principio trova un'applicazione differente. · E ci perdoni l'eg,règio gene,ale ,. sè · non siamo perfettamente del s110 avviso circa al numero delle battaglie, lo studio delle quali sia necessario . pér giungere ad una fondata cognizione della tattfoa. Egli dic~ quelqnes, e noi diciam molte, egli dice pa1'(aite co-

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..

283

gnizione della tattica, e noi ci limitammo a dire fondata. Il dissenso sta quindi non solo nel mezzo e nel fine, ma benanche nel rapporto fra questi, poichè noi con mezzi più estesi non crediamo di poter raggiun• gere che un fine più limitato. · Per acquistare una fondàta cognizione del-la ·tattica n•ori bastarono mai tutti i libri e tutte ·Je opere sintetiche esistenti, ma bisognò aggiungere alla teoria l'applicazi·one, la pratica del c,impo di battaglia, od, in difetto di questa, lo studio analitico di atti tattici compiutisi dai migliori capitani; fu però sempre uno studio non solo astruso, ma lungo assai, e soven,ti incompl~to pel difetto ,d i materiali e per incertezza di me~d~ • Ci pare quindi che niuno àvrà mai a laI11entarsì, quando mercè il metodG>, e l'opera 'del generale Ambert, . dopo .studiate o _c ommentate un seòici o wmti..hattaglie •ed anche più, senza affaticarsi ed infastidirsi la mente sulle astrazioni teoretiche, sen-za sciupare tempo e sudore a scartabellare innumerevoli volumi, sara riuscito ad av1;r cognizioni positive, chiare e feconde, di guella parte dell'arte della guerra per la quale, _in, sostanza, si vincono le battagli"e, e che per•ciò solo d'altronde non può essere una scienza a troppo buon mercato. O}to o dieci volumi come quello di cui discorriamo riusciranno l'opera la più utile che siasi mai a.vuta in fatto di tattica, ed il generale Ambert avrà acquistato imperituri titoli di, benemerenza per parte dei militari d'ogni paese. • Gl,i è questo un lavoro cli gran lena, tant'è vero che il ge:qerale Ambert, cti già ,,eteràno uella letter.atura militare, confessò aver dovuto impiegare un anno per


1:rs·TRUZ!ONE 1 • • • 284 « ricostrprre nèi loro minori partic,olari » le battaglie di Zorndorf .e di Austerlitz; ma, come egli soggiunge, ora che il• metodo è ben determinato, seguiran.n6 alt~e battaglie con .maggiore speditezza di compilazione che non per le prime. Gli è dunque, vogliamo sperarlo, un lavoro fattibile in 4 o 5 anni, quello· che il generale Ambert ha ora iniziato, e se egli ·continuerà a pubblicare uno ad uno i volumi dell'opera sua, ne avremo il benéfizio di poter fare pro delle lezioni mano mano il maestro le avrà preparate. Qui però ci permetteremo di esternare un dubbio, ed è quello che il Dépot de la guerre francese poss!'L fornire all'autore sufficienti elementi e particolari come gli si richieggono, af:IÌ.nchè l'opera ries_ca ve~amente completa per ogni sua parte, affinchè l'autore possa avere per lt~ sue analisi -la più ampia libertà di scelta tra le battaglie combattute fra i vari eserciti e nelle varie contrade. Per quanto siano dovizinsissimi· gli archivi del Dépot de la giterre, è impossibile vi si conten.g ano, nella necessaria fedeltà, tutti i particolari tattici e topografici che sonò indispensabili all'autore; • e, per dire il vero, questo difetto s-'appalesa, sebben leggermente, nel volu1J1e gi~ pubblicato·, tuttochè le . battaglie di Zorndorf e di Austerlitz siano fra quelle, ai parti-cçila~i deJle quali la storia, ha dato ogni mag gior pubblicità. E sarebbe u~ vero peccato che l'autore, dopo un c0sì bello_inizio, fosse per trovarsi are·nato a mezza via, o vinco1ato a dover trattare quelle sole battaglie per le quali il DépOt de la guerre può fornirgli sufficienti clocumen}i. Ma, ad evitare cotale scoglio e pabblico dannp, è nostra convinzione 'che se l'autore vorrà rivt.lgersi a_ vari governi, tutti sì ·daran.no premura di procurargli

285 elementi, particolari e documenti di storia, di statistica e.di ·topografia quanti gliene ponno occorrere, avvegnacchè l'opera che egli ha ir:trapresa è di, utilità universale, ciò che,da nissuno può essere disconosciuto, ciò che tutti ugualmente debbe interessare. NEI CAllPI

Dovremmo allargare troppo i limiti di questo sem-. plice rendiconto, per dar contezza dei preziosi c?m• men,t i che l'egregio generale fa seguire alla narraz10ne di ciascuna battaglia, -non che i prcgetti di manovra da lui improntati alle battaglie stesse, e del resto sì gli uni che gli altri sono così concisameute e succosamente formulat~,, che non sapremmo come compendiarli. Per le quali ragioni ci ristringeremo a dare alcun cenno sinottico delle modificazioni che le invenzioni moderne e le armi attuali ponno recare nella strategia e nellu tattica, ed è quanto, .a mo' di appendice, forma la seconda parte de~ libro del generale Ambert, parte rilevantissima come lo è la materia in essa trattata. Nel considerare, sotto un punto di vista generale, le invenzioni moderne e le armi attualmente usate, il generale Ambert comincia coil'avvertire qual diversità assai g;ande passi fra le parole progresso e rivotiizione. « 11 progresso, egli dice, si vale del passato e lo continua migliorandolo, mentre la rivoluzione infrange brutalmente ogni relazione con esso. >, D'onde egli inferisce ben logicamente che se le fer~ rovie ed i telegrafi, per essere scoverte capit ali, ponno prqdurre una rivoluzione nei processi della _strateg_iç1,, ugual cosa rion_può avvenire al riguardo della tattica dei campi di ~attaglia; nè in forza di queste inyenA::i::.o :.:, voJ. r. -

20.


• 286 L'1 STRUZION:S zioni , perchè esse non hanno su di essa che un'in• fluenza indiretta e di non gran momento ; nè per• le novepe armi , attesocbè la rigatura e la 'forma dei p.roietti, la maggior giustezza, e la maggior gi ttata· del tiro non sono, come }'.invenzione della polvere, una scoverta .capitale, ~e~sì sola.mente uu progr esso , per quanto sia rilevant1ss1mo, il quale r ichiede modificazioni e perfezionamenti in questa ìmportantissi:ma par te dell'arte ~el1a _gue~ra .' ~ non un radicale sconvolgi• m ento nei su·o1 prmcipn fondamentali. • L'artiglieria, scrive l'autore, è ogui l'arma che ha . ' o s~ b1to le maggiori modificazioni; i suoi progressi con• sJStono: « 1° ,'In un accrescimento .della gittata ed in unà maggior e giustezza nel tiro ; « 2° In una più grande ·mobilità. . • La fanter ia è sta~a provista d'armi a più lontana gittata, ed. ha capito esserle necessario di conseguire una magg10re mobilità nelle sue manovre_ « La' cavall_eria., rimasta stazionaria , si tr ova per conseguenza rn uno stato di inferiorità relativa. . « Tale · è oggi la situazione delle varie ar mi . Qualsiasi modificazione recata ad uno degli elementi atterra il mecca?i~mo e trasforma il sistema. L'artiglieria e· l~ fanteria hanno fatto progressi; dunque la cornbitrnz10ne delle armi deve cangiare. » Gettato quindi un raµido sguardo storico sui ca n giamenti successi va mente su biti dalla tattica alle cl iverse epoche, per farne rissortire il bene e il male l'aùtore .passa a ragionare intorno alle consegueqze dei moderm progressi dell'artiglieria e della fanteria., pre• mettendo alcune brevi considerazioni intorno all'in•

NEI CAll'Pl ·

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fl uenza che le ferrovie ed i telegrafi debbono esercitare swlle operazioni strategiche. Se si comparano, egli dice, le campagne dei grandi capitani dell'antichità a quelle di Federico e di Napo• leone, si scorge come · di mano _in mano che l'arte della guerra ha fatto progressi , la strategia è stata obbligàta di adottare combinazioni meno arrischiate, di restringere e di semplificare i suoi movimenti, di avere in somma un giuoco più serrato. e, Ed è naturale che ciò sia avvenuto poichè tutti questi progressi precipuamente intesero ad accelerare le operazioni di guerra, ad accrescere i mezzi offensivi per giungere più prontamente alla soluzione definitiva. · « La - concent1·azione degli eserciti , la velocità colla quale si avanzano l'dno contro l'altro, e la luce che invenzioni moderne spandono sul teatro della guerra, avranno per conseg.uenza di diminuire la. durata delle ,operazioni. cc I due avversari giunti rapidissimamente in pr e• senza ricorranno a grandi battaglie che decideranno da sole là sorte della guerra, senza essere precedute da combattimenti parz'iali, che poca influenza hanno sulle altre operazioni. « ,Da ciò s'intende come le invenzioni moderne.debbano aver per risultato di accrescere l'importanzci del campo di battagUa, ovverossia la tattica. )) In queste sue considerazioni sulle operazioni strategiche, l'autore trova buoni argomenti a · dimostrare come la cavaneria nulla abbia perduto della sua importanza, poichè invero una r iserva di cavalleria sarà sempre indispensabile per decidere. una vittoria, coprire una ritirata od una marcia strategica di fianco, poiché la_ cavalleria riuscirà sempre utilissima per essere sian-

le


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289 e dovendosi concepire speditissimamrmte, riusciranno più complicate. Non potendo più abbracciare collo sguardo tutto il campo di battaglia, egli più norl potrà darsi istantaneo conto dei vari atti che vi succedono, e però dovra lasciar maggior latitudine· alla iniziativa dei suoi luogotenenti . La massa e la velocifa essendo. accresciute, succederà necessariamente un urto più violento, stando al detto napoleonico, che la forza di un esercito, siccome · la quantità del movimento in meccanica, si valuta col prodotto della massa per la velocità. « Oggi eserciti considerevoli si avanzano l'un contro l'altro con una rapidità incomparabilmente mao-o'iore . 00 che per lo passato. « La massa. e la velocità essendo ambidue accresaiute, avverrà -necessariamente un cozzo più violento. Camminando più concentrati , gli eserciti attuali n~n potranno difatti spinger molto innanzi l'osservazione, l'esplorazione. » Onde l'autore viene a conchiuderne la necessità di una numer osa ed ardita cavalleria leggiera per avanguard~re e fiancheggiare gli eserciti d'operazione a. sufficiente distanza, affinchè non avvengano impreparati scontri coll'inimico; ed egli deduce .altresì la necessità di forti r iserve, da ciò che nella tattica odierna l'imprevisione ha assai n1aggior parte che nelle guerre dei tempi passati, ove lE! mosse succedevano con tanta lentezza , ed entro spazi così ristretti che si pot.eano con tutta precisione calcolare e compassare. NF.I CAMPI

L ISTRUZIONE

riata inopinatamente con qualche pezzo sui fianchi ed alle spalle dell'inimico. E per conto nostro siamo pjenamente dell'avviso suo, come ebbimo occasione di ?1anifestarlo in parecchi altri nostri scritti pubblicati rn questa raccolta:, allorquando s'era aperta una vera crociata contro alla cavalleria. Ma qui ripeteremo · quant9 già allora abbiamo detto , e quanto afferma pu'.e l'egregio generale, che cioè la cava.Jleria, per non udire ·mettere in dubbio la propria importanza ha mestieri di battere colla massima celerità, attivi{à ed intelligenza, quella via di perfezionamenti sulla quale la fanteria e l'artiglieria l'hanno mornentaneamente lasciata indietro; e quando la cavalleria avrà raggiu~to nel manovrare tutta la mobilità e tutt a la scioltezza della quale è capace, la sua utilità, la sua importanza saranno per tutti indiscutibili. Al proposito dei · principii, generali della tattica, i I barone . Ambert _osserva come oggi giorno i campi di battaglia s1anos1 ampli'a ti :• in larghezza, per lo sviluppo ~egli eserciti moderni e per la maggior conc~ntrazwne che necessitano; in lunghezza, per fa grande gittata delle armi attuali, per la quale la battaglia debbe esser appiccata a maggiori distanze. · Gli eserciti belligeranti d'oggidì. rnovendo sempre concentrati ed avanzando con gran celerità, raramente ·avverrà ch'essi stiano parecchi giorni in faccia l'u n delFaltro pria di venirne alle mani, come una volta succedeva, quando il difetto o la lep.tezza dei mezzi cl i locomozione ritardavano le concentrazioni. Quindi il generale in capo avrà brevissimo tempo per apparecchiarvisi, le combinazioni tattiche dovendosi basare sopra lo studio di un terreno vastissimo

'

L'autore passa di · p oi a discorrere s~l merito delle modifica·tioni che i recenti perfezionamenti delle armi d11 fuoco hanno imposto alla tattica delle truppe di


290 varia specie; e siccome andremmo troppo per le hmghe con seguirlo passo passò nelle sµe considerazioni, ci limiteremo a citarne gli argomenti e le conclusioni di maggior rilievo.

In proposito dell'artiglieria, dopo un rapido cenno sui nuovi' proietti, e dopo aver notato come la lunga gittata ·e la giustezza del tiro dei cannoni rigatì no~ possano avere praticameiite tutta quella strepitosa efficacia che teoricamente appare, egli chiarisce primieramente come, appunto per la maggior gittata acquistata, l'artiglieria avrà per lo innanzi una maggior tendenza ad ammassarsi su quelle posizioni ·1e più vap.taggiose, donde potrà usare del suo tiro entro i limiti più ampi. !.\fa' per potersi portare su queste posizioni, e ·per potervisi mantenere liberamente senza soggettarsf ai movimenti delle altre truppP. o ~oggettar questi a se stessa, è indispensabile che la sua tattica addivenga più ardita, più indipendente di ciò che fin qui non fu; e quest'arditezza debb'essere il naturale risultatb della maggiore mobilità che costitu~sce il terzo progresso e forse il più ril'evante della moderna artiglieria. Con ciò l'autore non intende che quest'arma abbia da, abban,donarsi a se stessa, poiché è iùcontestabile che di per sè sola l'artiglieria ~ impotente non solo per fatti decisivi, ma anche per sostenersi. Egli pretende ' bensì e con tutta ragione, che se non si concede alla artiglieria una maggior liber'tà d'azione, che . se non si cessa di astringer le sue manovre a quelle delle altre armi, i pì·ogressi recenti da essa fatti non daranno quei risultati che si è in diritto di attenderne. • D'altronde, egli dice, l'artiglieria-segue in ciò la legge del progresso. - Pare invero che di mano in mano che

NEI CAMPI

~91 '

un'arma si è perfezionata, essa è volata di più colle sue proprie alf, col darsi una certa indipendenza. t Appena comparo negli eserciLi, l'artiglieria,~è im~ mobile. Poscia entra a far 'parte del baitaghoue d1 fanteria e non · camrniHa che lenta.m·ente, rimanendo ta lvolta indietro delì' uomo a piedi. La sua arditezza è nulhi, avvegnacchè si attacc~ a torto una g rande . importanza alla perdita di un cannone. . . oc Più tardi, questa destinazione secondana le sembra al disotto della sua· potenza reale; l'artiglieria ad_otta . le batterie divisionali; ma troppo ancora ristretta, essa giunge sotto l'impero a mostrarsi sui campi di bat~ taglia iR batterie di 100 p~zzi, come a ~a~ram ed alla Moskowa. Ivi essa sostiene la parte pnncipale. « Bisoo-nerebbe esser éieco per non vedere che l'ar~ tialieria ~ende a rendersi indipendente entro i limiti o della scienza tattica. • « L'associazione delle armi , meno intima in apparenza, riuscirà più perfetta, • Soventi, invece del tiro di lancio, il quale non è insomma che un aumento dei fuochi' di moschetteria, l'artiglieria potrà, con fuochi di schianc~otprotegger~ l'infanteria meglio da lontano che davv1c1no. Soventi con questi stessi' fuochi di schiancio, essa preparerà molto da lungi le cariche di cavall~ria e le sosterr~ c;n maggior efficacia. La. combinazione non cessera di esistere, ma sarà fatta sopra una più larga scala. » Ma perchè l'artiglieria acquisti questa ar~itezza tattica, è necessario di fornirla di tr.u ppe d1 sostegno che O'iammai la abbandonino, poichè, quest'ar~e eh~ è ta;to formidabile di lontano, è da vicino pnva 'd1 mezzi d4 difesa. È q ui sorge una quistione importante


.. • 29,.. 9 ,

NE! CAMPI

L ' IST RUZIONE

' assai a risolversi, quella della· specie e della forza delle· scorte all'artiglieria. Il generale barone Ambert sostiene che, se per lo passato, 11uando l'artiglieria muovevasi lentamente, l'ufficio di scorta poteva essere affidato alla fanteria oggi, per non inceppare quella nelle sue mosse, è in-' dispensabile farla sostenere da cavalleria. « Quanto più l'artiglieria farà progressi, così egli si esprime, cioè più essa si farà mobile e sparerà lontano, tanto maggior bisogno ella avrà della cavalleria. • Le due armi si completeranno per un'unione intima è costante, esse serviranno come di contrappeso, con ristabilire dappertutto l'equilibrio o coll'infrangere (1uello dell'avversario. Il generale si servirà di questa · combinazione per le circostanz~ fortuite, impreviste, che sorgono ad ogni momento sul campo di battaglia. e che non sono pre,,idibili. • L'artig1ieria sentendosi sostenuta i.o tutti i suoi movim~oti, vedrà svilupparsi la sua urditezza. Essa saprà ben presto trarre ogni miglior profitto possibile dalla sua g1ttata e dalla sua mobilità. Per una cosiffatta combinazione, si otterrà un massimo cli fuochi e ' di ri.iobilità.

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_ , La cavalleria incumbenzata di sostener l'artiglieria si a~lontanerà sui terreni uniti e scoperti, e si riavvicinerà sui terreni accidentati. • Postata, a distanza per caricare, dietro uno dei fianchi, ~ mascherata colla massima cura dietro gli accidenti del suolo, essa eviterà così i proietti gitta.ti alla batteria, coglierà di fianco gli attacchi diretti còntro essa e giungerà con tutta la sua ve'locità sul punto che, deve difendere.

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« La combinazione dell'artiglieria e della cavalleria produrrà eccellenti risultati in tutte le operazioni di guerra che esigono manovre rapide, e sovra.tutto negli inseguimenti e nelle ritirate. « Nel combattimento di Mussback, nel 1794, Gouvion Sain:t-Cvr con una divisione di cavalleria e due bat" ' terie d'artiglieria, pose. in fuga una cavalleria assai s:µperiore per numero, col combinare le due armi con molta abilità. . « Ad Austerlitz, i 24 pezzi d'artiglieria }eggiera della guardia e le batterie del 4° corpo associano i loro sforzi a quelli della divisione di dragoni Boyer. L'artiglieria spezza gli anelli, la cavalleria impedisce ::;he possano ricongiungersi. « La grande gittata· dei cannoni attuali potrebbe permettere al nemico di prendere, all'altezza degli avamposti, buone posizioni e crivellare di proietti il terreno occupato dai nostri bivacchi. « Oltre a ciò, prevalen,dosi della mobilità della sua artiglieria, egli può associarla alla cavalleria, rincacciare gli avamposti, stabilirsi inopinatamente su_posizioni vantaggiose ed eseguir per tal modo una ricognizione offensiva. • Sarà adunc1ue, indispensabile di indietreggiare i bivacchi e di disporre agli avamposti, sui rilievi più importanti del terreno, alcune batterie a cavallo ap poggiate da qualche squadrone. • .Ammettiamo tutte le buone ragioni portate dallo esimio generale per dimostrare come la cavalleria sia la naturale ausiliaria dell'artiglieria per le ardite o celeri manovre; però non possiamo accordarci con lui nel ritenert che le scorté d'artiglieria debbano essere esclusivamente fornite dalla cavalleria, e ciò per la


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L'ISTRUZIONE

b uona ragione che l'artiglieria è talvolta chiamata ad agire i n terreni ove la· cavalleria non può combattere . E allora e! ••• • • Si fannno appiedare i cavalieri della scorta ? .. ... È chiaro per tutti ch e se la 's corta non ha mezzi per seguire la batteria, cui è_adetta, coll'ugual celerità dèlla q uale quest 'ultima può dis porre , il vantaggio della mobilità qell'artiglieria è perduto; ma è non meno evidente che se la batteria deve agire sopra un terreno ove la sua scorta non poss·a proteggerla a dovere, ia sjcurezza della batteria si t roverà gravem ente cornprornerna. , Pare dunque che la r isposta più razionale alla quistione r elativamente alla s pecie della truppa da d estinarsi a sostegno dell'artiglieria., sia q uella di stabilire che la scorta stessa debba comporsi di quell'arma che è m eglio adatta a combattere sul terreno ove !'arti • glieria deve operare, dan do la preiereu,;a aHa cavalleria se_m pre quando fattib ile. Il regolamento di manovra ,per la fanteria austriaca , prescrive che ad ogni batteria addetta alle brigate. sia data in permanenza una scorta d i 4 sott'uffiziali e ·14 soldati scelti fra i p iC1 destri tiratori di fanteria o dei cacciatori, sotto i l.comando di un uffiziale , Questa scorta deve a9cornpagnare sem pr e fa batteria in faccia · al nemico e nelle manovre cam pali. Oltre a questa scorla permanente; quando le batterie di brigata n on si trovano pel rnorpento in unione diretta colle truppe, o si t rovano separate da esse da accidentalità del terreno, o .debbono per lung·o tempo muoversi distaccate, veng ono espressamente addetti a loro difesa al~ri drappelli di-truppa. • Le batterie di ::-iserva riceyono sempr'e una scorta

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NEI CAMI'i

speciale proporzionata, la quale per lo più si compone di cavalleria; e· quando la brigata ha seco qualche poco di cavalleria, le concede il regolamento di impiegarne . una parte per proteggere la batteria brigata quelle mosse ampiè e rapide nell~ quali l a scorta d1 fanteria non potrebbe seguirla. . . . Il regolamento austriaco, che ben g iusta1? ente e l'l· putato come i l moderno capo-lavoro di tattica elem entare, scioglie quindi la quistione a poco presso nel senso da noi s uespresso.

?i

in

Ma se dissentiamo alquanto- coll'autore in r iguardo alla scorta da darsi all'artiglieria; siamo però perfettamente d'aécor·do con lui p er q uanto C011';erne la proporzione numerica di quest'arma colle altre . « L'ar ti o·lieria, egli dice m ol to bene, è per un E.:sercito ciò che è i l fucile fra le mani del sol dato; se lroppo lungo o troppo grave, inco1~o~a. _» • . · Una troppo g rande quantità d'ar t1gh ena rngombra o rovina le strade, allunga smisuratam ente le colonne, occupa troppe truppe per la scorta dei con vo~li, allenta la marcia delle t r uppe, ed in una parola aggrava r! d isturba l'esercito nelle sue inosse. Sul campo di bat tarrlia il gen erale i n capo sarà sempre in quieto per i trop;i suoi cannoni; temendo di isolarli e di P:rde~li, rgli sa'.grificherà, per sosten erli, truppe che sp1_n te mnanzi, produrebbero forse dec"isivi risultament1. . Cinque, pezzi per ogni 2,000 uomi_ni costituisc~ già u na bella forza d 'artiglieria, e per 1101, non ne abbiamo cr.rtamente alt rettanto ancora.

e

Ci resta _a. p1,rla.re di altri cinque capitoli dell'opera del gen&ral'e Ambert, i quali trattano della tattica della


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L'ISTRUZIOt\E Nf:I CAAIPI

fanteria e della cavalleria, dei principii fondamentali . della gm:rra e dell'organizr,azione degli eserciti. Questi so~o argomenti sui quali non vogliamo scivolare , e po1cb_è l'egregio generale ce ne ba fornito così propizia occas10ne, . nel render conto delle sue opinioni, in un secondo articolo, ci permetteremo di aggiungervi alcune nostre considerazioni.

G. G. C.

,

RKSOCONTO

(ConHnua)

DJ:LLE

ESPERIENZ"Eì

ESEGUITESI

INTORNO

J.L

FULMICOTONE (l>,IL G-lORNALE

n' ARTlGT,IERI~)

Prima di dare un resoconto delle esperienze eseguitesi nello sçorso anno presso il polverificio di Fossano e nei lavori del traforo del Moncenisio sul fulmicotone, esporremo un breve cenno intorno alla sua scoperta ed ai successivi studi ed esperieme _d i cui esso fu l'oggetto tanto per cura della nostra artiglieria come all'estero. Nel 1838, alla seduta delli 15 ottobre dell'accademia delle scienze di Parigi, i~ chimico Pelouze, parlando del prodotto ottenuto dal signor Braconnet trattando l'amido co1l'acido azotico e che era stato dal medesimo


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ESPERIENZE

denominato xiloidina, riferiva come tutte le sostanzi=) vegetali legnose immerse durante qualche istante nell'acido azotico monoidrato si trasformavano anch' esse al pari dell'amido in una sostanza insolubile nell'acqu;,t e molto infiammabile, ' Non sembra però che il Pelouze enunciasse la. proprietà esplosiva di tale sostanza e molto m eno le sue utili applicazioni, g iacchè essa non fermò allora l'attenzione del pubblico, mentre in seguito quando il sig. Schoenbein, professore di ch im ica a Basilea, negli u ltimi giorni del mese di agosto, del 1846 pubblicò di avere trovato un mezzo da rendere esplosive le materie vegetali a tessuto fibroso, e che il cotone preparato in questo modo possedeva in alto grado proprietà analoghe a quelle dell~ polvere , tale notizia destò gran de sensazione, ed in ogni parte vi fu chi si, pose allo studio onde tentare la fabbricazione di questa nuova sostanza. Poco tempo dopo il chimico Otto, di Brunswick, in una nota inserta nel Giornale d-i Francoforte, annunciava avere ottenuto i1 cotone fulminante immergendo del cotone ordinario nell'acido nitrico concentrato durante mezzo minuto, e quindi lavandolo nell'acqua e facendolo essiccare. · Tale notizia veniva r ipetuta il 6 ottobre 1846 dalla Gazzetta piemontese, in seguito a che il sottotenente signor Ribatti, della nostra artiglieria, dopo vari tentativi riuscì ad ottenere un cotone fulminante che godeva di tutte le proprietà descritte dal chimico Otto Una commissione di uffiz~ali d'artiglieria fu subit0 . costituit.a per approfondire le ricerche in questa ma, teria e riconoscere se il nuovo ritrovato avrebbe po-'

SUL FUUI_JCOT01'E

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tuto rimpiazzare vantaggiosa me!}\ e la pol Yere ordinaria nelle armi da fuoco o nelle mine. Nell'AnnuMio d'm·tiglieria degli anni 1848-49, a pa~ gine 87, si trova succintamente esposto un resoconto deg.li studi e delle esperienze fatte presso di noi su tale materia, nonchè dei risultati ottenuti in quell'epoca all'estero e che furono riconosciu ti personalmente da uffiziali della nostra artiglieria . , Le esperienze eseguite dalla commiss10ne alla quale era affidato lo studio del cotone fulniinante, vennero dirette da prima· a riconoscere quale fosse la proporzione più conveniente dei ~ue acidi che dovevano comporre il m isu1glio, quale il rapporto fra il volume del liquido e quello del cotone da immergersi nel m·edesimo, quale il tempo che doveva durare il bagno , e finalmente tutte le altre questioni secondarie riguardanti la sua fabbricazione. La commission e esperimentò quindi la conservazione del cotone fulminante èsposto all'umidità ed ;i,lle temperature elevate e l'impiego del medesimo ' nelle armi, tanto r is1Jetto alla velocità iniziale che esso vi produce come al modo col quale le deteriora. Oltre di ciò S\ praticarono esperienze ne.l laboratorio · bombardieri per riconoscere se si verificava quanto veniva asserito, che le sostanze legnose esplosive (carta, coton e, segatura di.legno) miste con polvere, abbiano una efficaèia simile a qllella del mercurio fulminante e possano servire per il caricamento delle cassnle. Ma la difficoltà incontrata nel caricamento di ·queste · ultime ed i numerosi scatti a vuoto che si verificarono in confronto d~lle cassule caricate con fulminato di merçurio, fecero· abbandonare completa-


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ESl'ERIENZE

mente il progetto di questa applicazione del cotone fulminante. Intanto i risultatj- degl~ studi e delle esperienze compiutesi presso di noi ed all'estero avevano condotto a conclusioni non troppo favorevoli al nuovo .esplosivo. Il costo del cotone fulminante, anche tenendo conto della sua maggior forza balistica7 che ad effetti eguali richiede una ,carica di cotone minore di quella di polvere, è maggiore del costo di quest'ultima. Infatti dai seguenti dati ricavati dal rapporto di una commissione francese che si trovano pubblicati nel Jfémor'ial d'àrtill~rie, N. 7: costo di 1 chil. di polvere da mina L. 1,166· da guerra » 1,463 » » di cotone fulminante » 7,000 )>

si desume. ohe il cotone fl;l,lminante dovrebbe essere circa 6 volte più potente clella polvere da mina e circa I;> volte di quella da guerra per essere sostituito con vantaggio ec.onomic~ alle medesime, mentre dalle esperienze eseguitesi sembra che anqbe nelle m ig~iori , cond1zioni il fulmicotone resti ben al disotto di questo limite. La celerità colla qual~ si compie la combustione del cotone fulminante rende la sua forza dilaniatrice assai maggiore di quella della pol vere, e quindi usato nelle armi da fuoco esso vi è causa di gravi d egradazioni . La polvere non si accende che ad una temperatura di 300 gradi e il cotone invece e~plode ad una temperatura molto minore, che alcuni vogliono d i Hl0°, 1

3Òl altri di 136°, _' ed anzi basta una temperatura an~he i nferiore di quelle ora accennate per cagionarne la decomposizione e quindi l'esplosione per · l'elevazione di ·temperatura che ne c~nsegue'. · . I seguenti fatti- tornano a conferma di tale asser-, . •zione. ,SUL FUUflCOT01';e

Alcuni grammi di pirornilo a _b ase di cotonè fabbri- · cato a Bo~éhet (Francia), rinchiusi in un vaso con tu racciolo smerigliato, furono collocati in -tina scanzìa del lab_o ratorib; tre mesi dopo si_ r iconobbe che il turacciolo era stato proiettato a terra per la forza . ela.s tica dei gas , e si trovò che il pirossilo si era trasformato in u~.a mater~a molle, un poco elastica e di un odore d'acido disgra.:levole. Fu ch iuso di' nuovo il vaso ed in. u na calda giornata d'estate il turacciolo venne una seconda volta proi ettato. Un' osservazione analoga fu fatta a ·Montreuil, pure in Francia., sopra del pirossilo a base di. lino, 'e nel laboratorio chimico di °Torino sopra -della piromanite. Q\,lesti fatti ed altri analoghi verificatisi in d iv~rsi laboratori non l asciano dubbio sulla proprietà del fufm~cotòne · di decoinporsi spontaneamente,_ ond'è da rite4ersi che se la massa decomponentesi è considerevole, la temperàtura che si svil uppa può divenire tale -da produrne J"esplosione, e c.agioi1are . quinài i gravi disastri che ripetutamente s'ebbero a lamentare. Nell'essiccat.oio- 0i Bouchet, 23 cj1ilogra mmi di fulmicotone erano già in uno stato a vanzato di essicazione; l'operaio che ".i accudiva nell'uscire dall'officina. aveva constatato che nel hwgo più caldo il termometro segnava 44 g radi centig radi, e quindi chiuso il rubinetto per di minuire l'entrata- del .vapore- nel cilindro riscaldante, il che aveva dovuto fare abbassare· la A NNO

x, vol.' r. -

21.


SQL 'F • LM!COTONE

lì.SPERIENZE, 302 temperatur~; malgrado eìò pochi ininut1 dopo accadde l'esplosione. La polveriera di Vincennes conteneva· chil. 76 so·di pirossilo, la sua esplosion~ _a ccaduta alle ore 5,30 del mattino non si può attribuire che ad accensione spon. tanea del fulmicotone, giacché erano, duè giorni ché .n essuno entrava nel magazzino. Un'altra esplosione avvenne nei magazzini di deposito .a Bou.chet, d~ una massa di chilogr. 1,604,92 di fulmicotona cagi9nando dei dapni gravissimi e la morte di quattro persone. La temperatura, nel magazzino sembra non fosse maggiore di 25 gradi centigradi. Anche in Inghilterra _accadeva u,n grave disastro .n,e lle officine del signor Hall, che costò la vita a .2O operai. Il cotone fulminante vi era in essiccazione ad una temperatura compresa f~·a 30 e 40 g;adi; e nessuno . era entrato nel loco.Ie dove esso si trova'va. Tutti questi fatti scoBsiglia:ono _la maggior' parte de.i gnverni dall'accettare il ,n uovo fiOStitutò della poi.vere, e fecero cessare anche le esperien_~e che sopra larga scala si er,a no compìute in Fra'ncia ed in Inghilterra. Solo presso l'Austria tali studi foro no ·continua ti çon molta insistenza dal generale 'Lenff. · Nel luglio 1854 fu esperimenta~a la prjma batteria a cotone fulminante davanti l'imperatore' e sei 3.Il l] i dopo, ossia nel 1860, l'Austria adotta va un sistema completo d'artiglieria rigata in cui alla polvere era sostit11ito il fulmicotone. Tale sistema si trova descritto a pagina 130 del fìiomale d'a1·tiglie1'ia, ,a nno 1863 , parte 2". Ad onta però degli stu~i e delle esperienze praticate dall'artigliexia austriaca- intorno al fulmicotone, ,e sebbene fidando in alcuni favorev.oJi risultati avesse già 1

'.

303

disirib?ito all'esercito il materiale per 's ervirsi di ques.t o nuovo esplosivo, essa dovette finalmente riconoscere l)nco_nvenienza del medesimo, .e non tardò di ritotnare all'uso- della polvere, modificando di nuo'vo tutto . il suo materiale, ed adottan_do que1lo descrit~o ·a pa. gina 98 del Giornale dl artiglieria de1lo scorso. anno , parte 2a. . · Intere~santi ra_g guagÌi intorno al fulmicotone prPparato dal generale Lenk, si trovano .in una m'e moria dei .signori Pelouze e ni.t;aurey letta nella.séduta de1Ji ·2.2 agosto 18U4 all'accacTemia delle scienze d i Parigi. Risulterebbe da.gli studi e dalle esperienze fatte dai predetti signori Pelouze e Maure-,y che il ,c otone del generale L~n½,, .benché preparato secondo un sistema alquanto div1~rso da quello che era usato ii Boncbet, d_ifferisce ben poco dai prodotti di q uest'ul.tirno opifi.c~o, e non presenta alcuni di' quei vantaggi che il predetto generale si era lusingato avere ottenuto. -Alcuni · campioni di . questo c0tone riscaldato · alla temperatura di 100 gradi si decomposero .in un tempo pi~1 o meno lungo, e basta.va qualchi; minuto per cons.tatare in tuLti i casi uno sviluppo di vapo~i nitrosi. T,Jguali fenomeni presentò il cotone sottoposto · ad una temper~fura· di 90 e d i 80 gradi , ed accadde anche un ca.so di esplosione nei rµomen to clie se ne metteva un gr arnrua in una stufa la cui . temperatura ascendeva a soli 47 gradi. ; Questi fatti fanno supporre che il fulmicotone del generale Lenk possa decomporsi a.Ile temperature ordina-rie ed anc he esplodere quando esso sia riunito iu grandi masse.' Infatti, il disastro accaduto nel magaz-, zino di Semmering che conte.n'ev~ <lel fulmicotone


304

ESPE:RIEN7-E

· fabbricato secondo il 'sistemc,t del generale Lepk, dal processo verbale redatto il 30 luglio 1862, risultò es. ~ere stato ~agionato ·<la una accensione spontanea; ota siccol)le un tal fatto non si poté verificare nella polvere che si trovava nel' magazzino insieme al cotone, si deve attribuire alla decompòsizione di ·quest'ultimo . Anche la velocità iniziale ottenuta col cotone del p·enerale Lenk è minore di · quella del cotone di Bou~het, co~e dimostrano i segue.n ti risultati di esperienze:

• COTONE · FULJini\ìiTE

--------.--· I

del ili IlouoL,•t: · ~mrnle Lenk .- - - -

Velocità media

.

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metri

metri

385,36

,394,32

massima.

Per diminuire da forza diliani~trice del coto!l~ fu lminante il genera.le Lenk prepar;ò · dapprima . de] le cariche compresse che non r iuscirono, e quin di formò dellé cariche con cilindri di carta r icoperte di cotone , fu lminante filato. . . .Ma u'n rapport0. drll'artig}ieria austriaca in proposito, mentre riconosce che tale di,:posizicme delle ca riche ne diminuisce in parte la forza di esplosione , riguarrlo· alla for;a dilaniatrice conclude : che il pr:1• blema dell'impiego del fu lmicotone sarà· risolto soin quando si fabbrichéranno dei cannoni in modo d:i. potere trascurare la 'forza· dilaniatrice dell'ei,plosivo in essi adoperato. ,

SUL. FUU!IC.OTON!l:

305

Tutti ques'ti appunti al cÒtone fulminante del generale Lenk, rilevati da Pel-ouze e Maurey n~lla precit!l,ta loro melnoria, furono probabilmente quell'i che, riconosciuti dall'artiglieria austriaca nei molteplici esperimenti cµe _essa p'raticò ìn proposito, Ie fecero abban-· clonare il nuovo esplosivo dopo averlo, come abbiamo veduto più sopra, già adottato e distribuito all'esercito. I molti tentativi che si facevano in Austria per l'applicazione del fulmicotone vi avevano intànto chiamata di nuovo l'attenzione dell'a rtiglieria italiana, ed il ministero ordinava si eseguissero iu proposito alcune esperienze, delle quali, come abbiamo annunciato _in principio di ques~'articolo, esporr.e mo brevementE) il rendiconto. ' Il fulmicotone clre si prese ad esamin;i.re veniva Jall'Inghilterra sptto la denominazione di fulmiéotone. da mina, ed er.a confezionato ·a foggia di grossa co.çda rit~rta èe1 diametro di 25 a 30 o,1illimetri. La éorda era "taghata a pezzi da 15 a 16 centimetri di Ìunghezz<!-, e ciascun pezzo rafforzato ai d·ue capi da legature f~tte con filo di rame, er'a avviluppato in nn tubo di_cartasuga ab ià imbevuto' di tre~entrna ed avente la faccia, • ader ente alla corda r ivestita di uno strato sottilissimo di cotone cardato. Sopra questo fulmicotone si procedet.te pr,esso , al polverificio qi ~·ossano a11~ seguenti ·esperienze : , Servendosi del pendolo-fucile e del pendolo-cannone, si r ièereò· ta carica di fulmìeotone· equivalente. a quella di• polvere ordi~aria, . e si t~yò ~ssere 1/2 per la polver e da fucileria, ·1/3 per la polvere da ,cannone . . Si tirò quindi con queste c,:iriche al pendolo-fu~ile e si osservarono notevoli irregolarità nella forma dei fori f1tti nel disco di legno dai proietti · lanciati contro


307

SUL FULM [C0TONE

306

. ESPE~!ENZE

quali nel mentre non davano speranza di favorevoli risultati, sarebbero &tate causa di ritardo ai lavo_ri ,· giacchè. gli operai c;he avevano provati i nocivi effetti delle esalazioni di queste pol;veri non avrebbero più voluto rimanere nella galleri~ tosto si' fossero accorti che si stavano rinnovando simili e~perienze.

,

il ricettore del fucile-pendolo; alcuni erano ·o vali, 'altri cireolari,' alt:ri for_m ati come da dµe piccole palle con• catenu.te, ed inolt1;e numerose scheggie di P.iombo si . trovavano proie,ttate sul disc)) medesimo. · Tali fatti dimostrano che la troppa celerità di com. bustioqe del fulmicotone agisce s0pra i projetti di piombo jn modo così violento da deformarli e fran'.:. turnarli prima di spingerli fuori dell'anima. La forza dilaniatrice del fulmicotone fu poi riconosciuta più chiaramente neHe esperienze eseguite al tronco, i risultati delle quali sono esposti nello specchio che seo-ue dilaniatrice ,del o , dove si vede che la forza . fulmicotone è circa doppia di quella della polvere. I. risultati di queste esperienze couferm·arono pienamente quelli otte".nuti' negli anni Ì'848-49, e concorda.:r-ono eziandio con quantp avevano già riconosciuto le art-ig~ierie estere, ossi'." che non conviene · nelle arn;ii da guerra .sostituire' alla polvere il fulmicotone pe,r la maggior forza dilaniatrice d~ quest'ultimo·. Si procedette allor{l a.d esperimentare il fulmicotone inglese nei lavori di mina. Perciò la direziÒne del traforo del Moncenisio,. dopo vari'e prove sul modo di caricare le mine con questo esp,losiv0, fece caricareuna sparata di 20 colpi al fondo della galleria, ma suecessa l'esplosJone, tutti quelli che vi assisteyano, sorpresì da .forte malessere-, dovetterG> in fretta ripar11,re verso l'aperto per non venir meno. . Questo·infel.ice risultato, che fu seguìto ptire da altro consimile nelle esperiem:E!'che si eseguirono posteriMmente nella stessa ' galleria sopra un pi rossi lo a base di ~glio presentato da certo signor Schultz, consiglia.va la ' direzione del traforo del Moncenisio di •proporre al ministero di sospendere le esperienze in proposito., le

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SPECIE

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DATA

NlJMERO

della

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settembre 1864 .

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della· del carica proietto

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ANNOTAZIOXI

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61,053

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6,034

59,675

451,162

62,634 lln~stotiro si oseguì alb cootroscrilta , !lata 1,er mific.aro se la 110lme dm . risultati simili a quelli ottenuti preccdcntcmentt.

6,150 ,{09,614 6,200 6,100 · ò.0-00 f1, 900

.

438,456

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fulmicotone 2 da. mina R inglese 4

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Lnnghez::1z della carica tri ccnt. 17. . ":J 6,100 442,68·1 60l961 L'anonrnlia che presentò ./Xl ;., 6,020 Ho,060 • 60,810 il 4° colpo di qnesta ser'ie .... · 6,900 385,395 52,26<! vuolsi attribuire al peso 7.N :.:rJ 6,0~0 452,1G4 63,288 maggioJ'e del proietto.

liscio 2 òttobre 18G4

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èJÌILOGRAMMI

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438,268

52,622

I 467 4{-1 l

60,731 GO,GH o5,R7l 60,744

4~4),07

63,123

''1 ,vi). 1'"9

'1:-.i:

466\118

Lnnghez7,a della carica cent., 17. La 2a parté di questa serie si riferisce alla carica corretta sottolostesso volume. .

.

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I sa ( .a ,

Z ottobre \

1861

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fulmicotone

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2 ottolirc 1864

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da mina in~lesc ·~

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cannoi1e

d:t 16 . (

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I .I

19 giugno { 1864

ottobre 1864

445,+n 6·t,840 ad una-seconda correzione

»

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44:7,398 447l 831

1,

l

cannone da. 16 liscio

o,~f>7 Il

62,2 16 . della, èarica conservando 62,030 il volomc primitivo.

.

I

44:6,625 . G?,0i7 ,

.

.

I

I

6,066 428,040 607'1 · 430l 586

56)678 57,429

429,313

57,053

176,116 189,060

9,74-1 . Lunghezia della carfoa 11,209' . ccnt. 17.

'

I

1 \ 2

Questa·serie sì riferisce a!l una tcr:1a correzione della. carica c<l'nservando il volume primi_tivo.

1 polvere

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I

tronco

3 4 . 5 II

di

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I

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Ga i

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da 16

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Fossano

5 I

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1 2 fulmicotone 3 4 da mina

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o.1,57 ', D ~

inglese

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t.:i

9,967

. 6,070 6,0~5 6,090 5,958 6,05.J

I

233,658 16,900 · Lunghezza, della carica 23i ,24l 17,380 cent.. 17. 237,5 13 17,:,rir..o . 243,321 · 17 988 I 248,547 19,072 1

)

da 16 I

10,476

-

I

cli cannone

Questa serie dimostra ··1a felazione di due espe10,396 rienzc in tempi diversi 10,386 fatte colla. polvere tfa c~n. 9, liS none di Fossa.no a parità di. circostan:✓.e.

182,580

179,833

)

tronco

rn Cl

r

5,992 ~ 184,4:!4 6,147 182,025 5,9H )73,031

~

'

2 ottobre 1864

6,160 ti,150

\ da cannone di ca,nnone

(

I

.

' { 1,330

I

...

G, IJ~ •

6,095

liscio

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Qt1csht sene si riferisce

62,222

2

'

44:5, 775

I

-1·

; .~ fulmicotone: ,. · da mina inglese

ij,J40

240,062 -

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17) 778

.

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.. BIBLIOGRAFI.\ MILITARE - cm::

ALCUNE. N-OT1ZIE DI

B.I BLI OGRAFI A ~i IL ITARE .

~

__

co:,nnrn.\ZIONF. E I>'IKF.

,

(1),

L'Italia mil:ilare, giorualè, nacque, or saranno quattro an~i, s~ttò i mjgliori auspicii; fu, - per i primi due anni , un- foglio assai interessante e scritto con un gusto poco comune; il suo fermato gli permettev.a di .acçogliere articoli staccati d'una certa l1;1nghezza ed importa:nza, e procurava agli uffiziali di ogni arme , ed anche ai lettori n9n militari, u n trattenimento veram~nte aggradevole ed istruttivo. Or, saranno appunto due anni, il giusto desiderio che alcuni degli scrittor.i di quel periodico provavano d'avere un campo più adatto ai loro lavori, di una. mo_le ·maggiore di .

I

(I) .Vedi Rivista .ni-ilitare italicma, anno, x, vol. x, pag. 1,74.

311

quella cne n_el foglio da essi fond,~to 1-1oteva capire ; senza troppe interruzioni, suggeri. loro il P,~nsiero di accompag_n are al foglio stesso, .oltre all'A.nnua;~o, di . cui vi toccherò a suo luogo, una Rassegna mensile. • così. ebbe origine ln- Rassegna ·deU' ltalid qilitare; e così. dovette · alquanto modificarsi il suddetto foglio; _che esce or due, ora tre e più volte la settimana, quando, ·o1tre alle ordinarie notizie, ~i sieno eventi militari ·ai qualche importanza che interessi f~r conoscère. ·Dire che l'esito dell'avvenuta riforma sia stato .fin qui' pienamerrte coronato di succespio, io µon oserei. Il foglio ha- perduto del suo primitivo sapore;• nello sc0rso anno non fu più ,' co1ne per lo innanzi ;: di ur~ interesse sempre sostenuto; hi.sciòtroppo post.o a corrispondenze, traduzioni e riproduzioni ; egli è però giusto . di ·aggi ungere che da ' qualche mese ei V·a . risonevandosi coll'acconciarsi nuovamente aù accogliere lavori originali di- qualche ~stensione , che non si vogliono · talora , per vari e modesti riguardi , dedicare d~gli autori alle prigi'ne di una rivista. · Dal canto, suo la Rassegna rnensile, ad onta ·del buon volere di coloro che Jà fondarono , è dammeno di q uaiito si poteva sperare, chè _essa p ur vive a·~sai · di riproduzioni e difotta di lavori ' origi:1ali-. Un tale stato di cose pu'à ess~ i mputarsi a colpa degli iniziatori, <lelia Rassogna? Io per me nol. credo, chè certam:nte . dal canto loro nulla lasciano d'intentato perchè J3 il periodico· ~ la ri vista si ·sostengano ~lla maggior possi bile altezza. Essi contarono , forse ti'Oì->PO presto , . sulla .lena studiosa della ufficialità del nostro giovane esercito, ma_ non . andrahno molti anni, e l'opera lorO · sarà certamente agevolata da numerosi ed eruditi col- • . J~borat~ri. Forse il tempo farà · che, e la rassegna


312

BIBLIOç;RAFIA

.

MILITARE

mensile dell' ltaf.ia mili'ta·re e la consorella più anziana, la Rivi-sta militare italiana, da nove anni fondat.a, potranno fi~rire con eguale successo; pel momento però la loro· coesistenza non può non torna-re ad ambedue Ji .svantaggio reciproco. · Atl onta• di queste mie. osservazioni' il o~iornale 1'1talia militare non ha cessato d'essere interessante nello scorso anno, e per la prontezz~ con cui ci t enne alla" giornata"di notizié militari, e per .dei pregevoli lavori, e per alcun~ briose e ben combattute polemiche in difesa delle uostrc ist.ituiioni militari (1), e pèr buonissime .corrispondenze, fra le quali mi affretto di distinguere quellp che ci tennero al fatto della guerr~ danese, quelle di singolare interesse che.' di America ci furono date, e fioolmente l'altre cb·e ci parlarono della• spedizione di Tunisi. Se non erro, è ndl'ltalia milita,·e dell'cruno l,ìcorso che.ho leLLu tiualche -buoua discussione cir ca i sistemi di art-iglieria, che da noi si son.o venuti abbandonando o .p referendo, per rispon- ' dere_ad appunti mossi su questo proposito al corni Lato ~•artig~ieria da non so quale periodico na.poletaao (2). E finalmente lo stess? foglio· cl'le ha raccolto delle commemorazioni necrologiche, piene di affetto, sui migliori uomini che l'esercito nostro ~ venuto in questi _a nni perdendo _co.n una disperante rapidità (3) . . (I)· Accenno qui, per esempio di pura memoria, ai discorsi ùt•i uostti geuei-ali pronunciati nei d ue rimi del Parla.mento, e che già furoni;, giudicati dal pubblico; agli studi del capitano ~Iarsclli circa gli I sW-1,ti 111-ilitari, o alle discussioni racchi11se sotto· il titolo : Le economie e l'esercito riprodotte poi tali e quali nella Rasseq,na

mensile.

··

(2) Credo, La. libertù italiana. • (3) E qui 11011 posso a meno ùi accennare una singo"lare hlcuna. N el numero 415, l'Itcilia militare i\llllLlllCiava b fnta lissima perdita .

313

Passando a toccare delle pubbl icazioni fatte dallo stesso giornale nell'anno corrente,. p'ubblicazioni che m'ho -ancora sotto gli occhi, piacemi il richiamare, sugli articoli del capitano Strada r elativi al ·corpo di _bersaglieri , l'attenzione ai coloro cbe 'volessero leg gere, intornò· all'organizzauoue di quell'arme, dei buoni studi e dei concetti ·nuovi, scbbeòc un po' singolari, ·e forse non se·mprc pratici . I numeri 387, 389, 399. 433 dèll'Ilalia milita1·e contengono dei Ricordi d'Afriça o Notizie sulla 'l'unisia, scritti briosamente dal signor Ricci, maggiore di stato maggiore, e collaboratore fra . i piµ distinti di questo giornale (1). Eg1~ ebbe una parte importante nella spedizione che il nostro go• verno mandò a quella volta nell'estate dello scorso !l,Dno 1864 , ed ha raccolto in quei quattro articoli delle memorie locali sui· costumi., sulle piaahe intestine ' . \ • o sui dati etnografici e geografici della Tuni;ia e del golfo di Tunisi . .Jl passato, il presente e un po' del probabile avvenire di quel la contrada cui l'Italia rivolge i suoi sguardi, e per g li interessi che vi ha; e per quelli che potrebbe _un giorno di rpaggiori posse~ dervi, vi furono dal signor Ricci .prcsèntati co~ molta verità e con finissi ma fl.na.lisi. · del geoerale Fanti, soggiungendo le col1lllloventi parole: , li dolore • ci victn, di d ire oggi d i pit1. In u11 prossimo numero noi vei:remo , 1·itmendo crucsta, nobile vita, tutta c~nsacl'ata a.Jla cauija della • libertà e dell'indipendenza. r 1''orse che una commemorazione tanto 'interessante venne puhhlicata in 11ualche apposito supplemento che non mi sia stato rim,·sso? (1) Autol'c rli 1111:1. huona opr rc!ta m ili ta1·r, e forse di altl'e che io non conosco _, pnbh licata l',1n110 18Gq nella Piccola biblioteca àell'ese,•<;iclo sotto il modesto titolo di : Introduzione allo st1tdio clel1'arte 11iilit<p·e. L:~ Rivistci 111ilitcire italiana ne diede un dettagliato resoconto in alcune rassegne bibliografiche ciel suo ann~ ~1r.


314 BIB LlO G;RAFI ,\ · Q1e1.esto giornale sostenne q uest'a.nno •una vivace polemica col cessato periodico La stampa: Into_rno alla ammfnistrazione d;lla gu.en·a ~d alle finanze de& regno, e contierie nel suo numero 412 un giudizio che mi ' sembra buono assai circa Ja· Rel:azione del genio ,nilla campagna d'Ancona e clella Bassa ·.Ttalia (1) , pubblicazione importantissima che dobbiamo al generale ·, Menàbrea é che richiama l'altra del generale Valfrè: ~ 'S.ull'qrtiglieda rregli asseài di (;aeta e di Jfe'ssiria: per darci. a sentire che le due opere av1'ebbero dovuto fare m~ tutto, completarsi l' una l'altra a vicenda, non essere alm~no tantQ slegate e indipendenti fra di loro. Ed a. questo proposito ll Oll tacerò che dal canto mio avrei .meglio bramato eh~. la prima delle citate rela- · zionì,' considerata rer se stessa·, ci avesse fornito un~• . storia complessiv~ , cor:redata d,:-i _suoi indispe!]sabili docume~ti, di tutte le c·ose fatte dal geni.o dv,1·ante quella campagna, anzichè una esposizione generale dene circostanze · principali della campagna stessa ed una serie di documenti speciali ;:1,d illustràzione delle sin-· gole .opera.zio~¾ riflettenti il genio, considerate sepa,r atamente le une dalle altre. Ciò J1reme~so , rimanderò il lettore al · prelodato giudizio dell'ltalia militrF'e, che per conto mio dovrei . in ara~ parte riprodurre , se mi acéingessi a dare . o . ' . ' notizia di un'opera importantissima che non pot.:rebbe essere altrimenti esaminata senza far soggetto di uno special~ ~avoro critico, senza· dar luogo a dis~uss'.on'. · di un carattere affatto tecnico, e senza stancare qurnd1 '

MILlTARE

315

soverchiamentè l'attenzione generale dei lettori ;della Perseveranza:. Insisterò tuttavia presso · i medesimi perchè trovino modo di v'ederé e q_uesto volu_m~, ~o~ suo atlante, e quello pu!:>blicato dalla nostra artig11ena, chè ambedue onorano certamente l'esercito·; narran.d o gesta che_ furanno epoca nella· storia degli asseai . Mi 1iniiter ò qui ad esP,orre anch'io qualche . osservaz10ne sù quelle parti del rapporto gener ale (1) della relazione predetta, in cui si lamenta la m_an.canza_d1· ~0~ tazione nei parchi del genio di matenah app:r_o pnati allo· stabilimento 'dei ponti occasionali, e si propo,ne , . i~ poche varale, di ·fornire ai zappatori del genio i' · materia.li per i .così d~tli ponti di circostanza, osser- · vand; che nella campagna · ~ella Bassa Italia alcuni generali si lagnarono ripetutamente del loro difett6, a cui tratterebbesi quindi di metterè .ri.paro. Faro sernphc.ement0.. notar.e al lettore; sia colle mie .parole, che · colla te5timonianza dell'Italia militare , eh.e non e' è ·-bisogrio d,i mettere riparo ad un difetto cl?ie no~ es-iste, ·onde per avventurà. non crndano ( e lo potrébbero , . f~ndandosi sulle · autorevoli . parole, d.el citato rapporto) 'd 1e l'eserci.to italiano. si~. sprov~isto di , mezzi per gittare ponti militari di qualsivoglia natura (2)._ • · Ed in vero per il clisim'(legno di qùesto, genere di operazioni ,' esso dispone di una r;icchissima dote di

I

1

(1) P:irte

11, capitolo 1, art. 6°, e parte Jtt o Conclusione. (2) Da costrnirsi sia coi materia,li d'equipaggio-adottati nel 1860, sia c'tli più leggieri Foggiati sulle norme t11;ttate dal celebre Birago, sia, finalmente, con materiali qnalslansi, ·o anticipatamente all'uopo. raccolti e custoditi, od oceas.iona1mente requisiti, incettati, co)nnhque offerti .cla.lle circostanze rlcll!). guerra.

(l) R ipròdotta in parte nella.diivìst,i rnilitcue italia,na qeH'ann_o •. -<:orrente, ed annu1~ciata assai favorevolmente dall o Spectateur im?itafre del 1~ corrente giugno.

.. \

.


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MILITARE

•BIBLIOGRAF\A

« o-enio

del serv1z10 in generale dei· ponti (.l) , come « ~ropugnava uno o due anni addietro uno_ dei no_str~ ~ periodici __militari (2): Sarebbe C~Ò conv~1ente? N~l « lo vediamo affidato m un esercita ad un . corpo d1« stinto da oani altro, ma in unione allo stato mag« giore, in altri al genio, ed in a.I tri ad uno dei corpi « dell'artiglieria. Se si trattasse di u_ n a istituzione nuova ri psir noi , sare~be il caso di un approf~nd_ito e5am~ · • della questione 1 ma poichè ora i pontieri for1:1ano « corpo coll'artiglieria (3), che così uniti_ cornpir?~o • ognora con lode il gittamento d(;)i pont~ di proprio " còmpito ed ç;,lt1·i ancora (4), non sapremmo :vedere • l'utilità del cambiamento che taluni · vorrebbero.

mat~rlali (l) e del personale del nostro 1° reggimento d'artiglieria· che si d,edic~ t!1tto l'anno, ·e in alcune · stagioni dell'an·no esclusivamente, alle svariatissime _istnìzioni· dell'ar te del p~ntiere. Ques_t_a abbraceia appunto il gettameqto di q ualunque specie di ponti militar i in qualsivoglia circostanza di guerra, grossa o limitata, combattuta in montagna, o nelle pianur~, in terreni ove si richiedono ponti occasionali pel-vali'co di ·passi difficili o di bun:oni, come in quelle c0ntrade . in cui debbano intieri corpi d'eserciti passare granai fi1:1mi. I ponti di ' circostanza . od occasionali formano dunque,sogget!o di una parte importantissima di.quella istruzione che sulle traccie lasciate dal rimpiaµto ge~ nerale Della Rovere (2)' si imparte ogni giorno ai nostri pontieri, non si possorn,, come osserva per bene l'Italia milita1·0, trasportare cogli eserciti, chè sono

(1) E qui, l' ltalic~ -militare ha _tenuto certamente co_n to delle opi- , nioni che su q1~esto proposito si attribuiscono al generale Menallrea: · Non sarebbe del resto difficile il dimostrare· che, s,e a un corpo · pontieri si incomincia a togliere oggi il còmpito '.li gett_are i poi.:~i di circostcmzct , non v'ha ragione perchè 11,~n s1 _tr~v1 necessarw cloÌ:na.ni cli esonerarlo cTi qua.Iche altro incanco, l11111t:ando. a po~o a poç_o la sua. missione al solo gittame11to dei 1J01'.t'i cli eqm,paggio, che non ne cos tituisce che una parte, e n?~ la più '.hflìcfl:_ (2) Vedi, nell'anno vn della Rivis_ t a ·1'.iilitm-~ ital~a:n~t, 11 lavoro del capitano ìVL\nsELLI: L'arma ciel r;enio negli psei citi . (3) La quale, per circostanz~ speciali! cbl~e la f~rt_un~ d'ave_1:.~ _n~l uopiini che-si sono specialmente clistmt1 nel se, ~izto 0 seno deo'li 0 ;l~i 1Jonti, e basti il nominare il gcn~rnle Cavalli, il gener~le Del!~ Rov.ere, il generale R.icot.ti-i\fagnani e il colonncl~o Marald1. _Es~a e ·, cl'altl!a I)a1,te incaricata di provYedere da noi alla costrnzwne g1a ' . . r •, io dei veicoli pel traino della 1naggiòr pMte dei '.na;teria '. e mumz ~ g uerra d_1 1 amenti occorrenti all' eser cito, e finalmente, chspol'lle m _ lJ'lSOrSC • -~u clii· non 11onno contare le rlltre . . -armi dell'esercito finche

d'.

f'.va.riatissih1i ·, e in certi dettagli di costruzioi:ie : lo

p-onno essere all'infinito , il che appunto costituisèe uno _d ei lati piii difficili e più .pel1i dell'arte del pontiere . . « La prop.osta del rapporto citato, dice l'Italia ~militare, · si avvicina assai a quella dt incaricare il

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.317

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(1) Senza enum~rare tutti i mezzi di Ctìi i nostri pontieri dispongono per· procedere ad un sicuro e spedito, gittamento Ui ponti ,di circostanzci, .mezzi che ogo·i amio ved onsi posti a contribuzione dal medesimi , per quanto lo consentono le attua.li condi,1ioni di pace , 1 senza parlare dei gr~ncli clepositi di niater-ialc VCl/r'iO che noi abbiamo raccolti a Pavia, a Piacenza ed a Casale Mo1ìfcrrato, ;dcennerò che si hanno largamente disponibili. i materiali necessa.ri per dotare, in . tempo di guerra,- ciascnn corpo rl'armata, di ··un equipagp:io da ponte' modello Birago di mctrì 100 a ll'incirc;i, e p'er aver <; piit equipaggi di risenm 'di materia.le da ponte morlello 18G0 (ossitL mod. è irvalli . modificato) di metri 200 cadauno all'incirca. (2) Vedi il suo magn ifico trattato sui I'assaggi dei fi11,11i·i esegiiiti. da truppe, ad uso dclhi SCllola d'applicazione d'artiglieria e genio.

-durano, almeno, gli attuali orclinaip.ent1. . , . . , .. . _ (4) Que!Palt-r i ancora. è Juori_di 11osto, giacche, a mw a,;1so, qua , milit·we , clie · non· rivesta cioè un , carnttere eh. assoluta . Junqne pon te stabilifa, e che non si debba qnili'tli costr_uil:c per esernp10 m mumtura ecl in vivi, è del còmpito d~i pontien.

0

-A:imo x, voi. r. -

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22.


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MILITA RE

BIDLIOGH,AFIA

Questa o-pini~ne sarebbe avv.a l9ratà dall'autorità di un insigne generale francese del genio (I). · ...--.. • Le giuste lagnanze dei nostr; generali · rì' cordate dal énerale Menabrea, saran_no state per la , mancanza di sezioni regolari presso le di vi_sioni . « L'essenziale si è che si abhiano tali ponti , · ~a che· • siano serviti dal genio · ovvero · dall'artiglieria, .poc:o • « monta ÌIJ. se stesso, ecl i generali, .pensiam_çi, non se • ne diano fastidio (2). Il, male fu che, nella campa• « gna della quale è caso , non eravene di sorta al• cuna (3),_» Ho vissuto abbastanza nei pontieri per poter conchiudere questa-digressiorie col dire: che non .riflettono abbastama a__che cosa essi sieno . coloro che. ne pr o·pongono più o meno _apertamente il passaggio dalla arJiglieria a1 genio (o viceversa. se a quest' µltimo fo ssero uniti). _ Avverrebbe forse un tale passaggio senza variazioni di personale , senza che sie no scosse eccellenti tradì«

«

(1) . Contestata _da recenti iiÌ·ticol i del giornale L'Esercit:, ed a cni io vorrei sostituire que!Ja del generale Howard Douglas, cui si . deve il più bel -trattato cli ponti militai·i che io rni conosca. Vedi pag. 287 dell'open, ,,be cito più innanzi in altra nota. (2) Io ebbi l'occasione di constata re , non in g uerra p~1r troppo, ·ma in occasioni per i p ontieri voco meno ·che in guen '.a difficili, che i nostri gener ali si ritengono abbastanz,t bene serviti dai pontieri· quali sono. (3) Mentre i 11ontieri (ecl io non ul timo fra, di essi) speravano e . sospi~:wiu10 d'essere chiamati cogli occorrenti material i sul teatrn cli quelht breve e gloriosa cam pagna, era for se diflì.i::ile ~1 rnobilizzàrc, allo scopo indicato dal generale Menabrea, coll'aEtigli~ria di cui si clis1rnse in quella campagna, un distaccamento di pontieri 0 Non si 11oteva ciò fare in pocl!:issime or e, e ta-nto meglio in qua-nto che lo si chiamava effettivamente più tardi sul teatro della guen8, ancora però sonza materiali ? ·

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zioni di corpo-, senza che ne vengano a soffrire que}Jo spirito appunto e quella- disciplina che ,hanno nei pontieri un colore pr oprio ed un'importanza dir~i quasi ' . caratteristica.~• Potrebbe l'istruzione complessa di un rimpastato co-r:po di pontieri dirsi perfet:ta se non dopo un bel _n umero d'ànnit Si può egli, d'altra parte , a maggior ragione sppporre che si voglia totalmente abolire un corpo- da lur.ga ma.no esistente, pnitamen-te all'artiglieria, per formç1.rne uno nuovo di pianfa, al solo scopo di darlo al genio? In ogni rr.odo è egli ort1il momento' pit1 acconcio per sollevare una quistione • difficoltà _d'ogni -specie pen• cli tal portata? A queste sino seriamente coloro che, illustri di nome e di .po• sizione, potrebbero un giorno, toccando il portafogli della guerra , nutrire delle velleità per l'attuazione dstlla pr oposta che l'Italia militare vede adombrata nel rapporto generale suddetto. <. L'Italia niilitm·e , ha raccolto, anche quest'anno ·, quanto di più interessante occorse nella guerra d'America, ed hà continuato a r iprqdurre dai fogli esteri i principali studi fatti sulle g_ros~e artiglierie, e il r esoconto dei giganteschi sforzi che -ha fatto l'America, anche da questo lato , senza che l'esito · ~oro abbia corrisposto alle ingenti spese per essi sostenute. L'A· merica ha preso· i più enormi pezzi d'artiglieria che mai siensi vedl.l'ti, 4a snar ato, d.ice il signor Xavier 'a i Rayn:iond ne} giornale a·ei Dé~ats, un immenso pezzo cli 1080 libbre (chil. '.190 all'incirca), eppure che cosa è emerso da tutto ciò? Per quanto ci consti, risultati assai poc_o orillanti dav-,,ero, e forse una nuova prova che in ce'rte esagehzioni non giova punto cadere (l). · (1) Gli ar ticoli'del signor Xavier de Raymonù sono stati appunto riprodotti dall'Italia 1,iilitm·e. :t'fell'apprezzamcnto dei miracoli delle


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MILITARE

BIBLIOGRAFIA

Del rèsto l'Italia militare n_on si lascia mai sfuggire l'occasione di.delinear.e spigl_fatarne,nte la· missione del giornalistnQ mili tara, di fronte alle discussioni che · toccano questioni disciµlir.iari o ·che ·volgono le loro iudagiui sullo spirito milila1·e dell'ese1•cito. Se i lettori . della Pe1·sevemnzct sentissero vaghezza di leggere tal.uno di quei lavori, saranno forse alquanto scossi, sulle prime, _dalla rigidezza ·dc1le aottrine che l'Italia milita1·e vi professa; ma se avranno per caso vissuto alcune ore in una caserma, l3e riflettono un istante all'or.,.a. o nismo .ed alla missione degli eserciti,- non tarderanno ad ammette~e che il colore deciso di quel giornale, in proposito a quelle discussioni, è il solo che possa Qnorare le colonne di un foglio militare. Finalmente l'Italia militare raccoglie assiduamente tutte le prove dello svilupparsi delle nostre istituzi-oni militari, e dell'cdu..carsi di qu'ella fibra guerriera che hon fallì mai , ma sonnecchiò forzatamente in Italia. I.iltalia militare, nel suo ·numero 401, dopo avere riassunti brevemente nel suo articolo: Lo spfrito militai·e •in· Italia, i fatti guerrieri del Pie1noqte dal 1848 al 1860, raqunentate le, gloriose difeso di Venezia e cli Roma, ·raccolte di volo alcun.e prove dell'annegazione militare degli Haliani in genrre, passa -a stabilire che essi stanno ora fornendo una testimonianza maggiore della loro fibra marziale: « Garrono infatti volontero1,i • ed in massa all'adempimento della più pesante delle m'tiglicric americane, io m'accosto alla schiel'a Ji coloro cl.te aspetta no a presta.noi' inticra fede, nel ontft. c1i rg1anto dice in lll'Oposito ·il tapituuo :\farselli nel nuniero 4.45 del111Italia militare. Non du. bito che avranno recalo luce, su questa vertcn{':a, le notizie recate d'America dal chiarissimo colonncll6 marchese Bassecourt, ma io _non le conosco che (1ss:i.i im1icrfettamente. ·

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« imposizioni, vogliamo dire delÌa l~vU, • {sebbene i due terzi di loro non la conoscessero neppure di nome). • Senza pretEUidere. soggiunge essa, di radunare in un « quadro i risultati ·dell'ultima leva por tutta l'Italia, « diremo qui appresso soltanto quelli ottenuti nella « provincia d'Ancona, che, pochi anni or sono·, era « -sotto il dominio de! più retrivo e corruttore g6verno « che vi sia . » E dato un prospetto di tuttè le leve eseguitesi. fin qui in qu~lla provincia conchiude: ~ Le • cifre sono eloquenti. Nella leva del 1843 la renitenza « era del 18 per l 00 sugli inscritti, in quella del 1844 « la proporzione fÙ del 9 per 100, ossia della metà di « meno. Se si vogliano considérarc simili risultati. « rapporto alle circostanze di tempo , all'educazione « della popolazione, a tutti gli incagli messi su dai .« preti del partito r etrivo, si potrà. vedere cof:.a sa.r:\ « soltanto, quesj.a provincia, pel suo spirito militare, « fra due o tre anni. • Un'altra prova del rapiqo progredire della nostra potenza militare, _.e sarà l'ultima che vi ann<>to, la porge nèl numero 398, lasciando parlare, Sulla nostra nuwina ~01·~zzata, il 1imes del 10 . febbraio. Non possò resistere alla tentazioné di ~ipr~d:urre qualche brano di una così autorevole testimonianza , pregando i miei lettori di volern; altrove completare la conoscenza. .. « Poche delle marine porazzate, che si allestiscono in « E uropa, banno fatto, senza mçilto strepito, più g randi « progressi di quella del giovine regno d'Italia, verso « l'ordiné!,rnento di una forza marittima _ r agguardevole. «..

Di

questo pas;,o l'Italia possederà,· alla fine dell'anno «" corrente, non meno di 14 fregate corazzate, il che. , non mancher~t · di aggiungere un peso enorme alle «


DIDLlOGRAFfA 322 • sue ?spirazioni, Clome· potenza mariUi_ma sul Medi• « terraneo . ··

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«.

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Non è dir troppo che la fregata del capitano Al« bini . ( di cui se ne sarà a quest'ora intrapresa , io « credo, la costruzione in Inghilterra) sarà sempre un • bast_imento modello ·ed urto dei più forn~idabili io •mare . «• • N?n si~ sce_lto alcun nome ancora per questo nuovo bastimento , benchè, se mai uno merita il « nome-terri bile dì Affondatore, sarebbe appu~!o questo, « mentre per forza. difensiva, armamento offensi:vo e , grande velocità, n on galleggerà nave net l}fécliter1'aneo • che possa vincerla al paragone. » F~cendomi ora ad esaminare alcuni fra i lavori della , russcgnu. mensile dell'Italia militaro ; !!On tac0rò che frà le tradu;ioni che essa ci ba neUo scorso anno fornito, taluna non fu ·aellE) pi(t felici e meglio corredata di schiarimenti. P0trei, per. esempio,' provare il mio assunto a na lizzando parte a parte nel 3° volume la vérsione di un articolo della Edimbonrgh Review: -L'a·r tiglieria rigata in Francia er), in Inghilterra, dove, fra le altre cose, si dà, in apposita nota, una spiegazione affatto insufficiente ed oscura. del principio su cui è n~odellato il nuovo cannone Armstrong caricantesi dalla bocca (1). Che se anche le note al testo furono dall'articolo or~- · ginale tradotte, non 1!l'a . punto male l'accompagnarle di qualc~e dilucidaz_ione che avesse posto· r imedio alla «

)>

(1) Vedi in proposito il Gio-rnale il'artiglù,ria, 1865· , pa1-te 2•, pag. 6.

MILlTARE

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loro primitiva oscurità. E dj · molte note avrebbe dovuto, in una rasseg.na mensile quale è q uella di cui. pa,rlo, e pubbli-c:tta in Italia, essere corredata la ver- · sione che leggesi nel :suo 1° ,,ol ume di una memoria dell'Allgerneùw Atilitàr Zeitung 'di Darrn1ltad, .Girca l'iiso -dei pontoni di ferro in campagna .. Essa infatti nDn è scevra, a mio avviso, di asserzioni erronee. (l ), ·e ab-" ··be~da di ·consigli çhe non sono punto 'applicabili ai· · casi oos~ri. Per la natura dei materiali cui. i pontieri_ ponno ricorrere in Italia, per la · facilità con cui si hanno da noì, nelle file deli'eserci'to e fuori, esperti artefici in legnarne, per le condizio11i della nustra industria metallurgica, tenendo anche calcolo dei le eventualità di g uerre combattute oltre le Alpi, siamo per lo meno ancor lungi dal.l'epoca in cui ci poss,i ·conYenire l'uso, su grande scala, .dei vontoni di fe1·ro. , Per quanto può valere il mio giudi'lio in 'argomenti di studi che n·on mi· occuparono se non se neHe loro getjera,lità, riflettenti il servizio coml5inato delle varie armi, dirò che mi paiono pregevoli i lavori del mag(1) Eccovi una prova di quanto vi dico; le poche rigne ·che vi tl'ascrivo peccano probabilmente dal lato della. versione, ma, abbondano cer t.amente cli idee inesatte. · ... ,. . • Ma a q_ueste' qualità di legno, che sono· di iuia impor • tanza incontestabile, si oppongono non minori svantaggi , tm i .• " c1uali Vctb~andòno in c1i·i venne lasciu,t o n egli ultùni t&inp·i qiwsto • màtedale da '})Ctrecchi eserciti cl'E-u.ropa , ·(Quali poi, di gmi ia, pe1· p oter e dire varecchi ?). · · Ed altrove : , li più delle volte le ripa.raz.ioni ad un pontone in feri·o si po~- . sono eseguire con. maggior facilità e pii1 presto che quelle ad un. pontone in legoo. • · l.\fa dove? Quando il pontone si trova so tt.o' il tavolato del pont~, e venga danneggiato da tiri dì fucileria? Amerei vedere dimostrata una simile dichiarazione.


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DlllLTOGl\AFlA

gidre cav. Corsi; che la ~assegna mensile ha pùbblicato sugli Ultimi progt·essi della tattica elementare della fante+ia, cçnsiderati nel regolamento di marrovra austriaco, non.chè sul!o Stato pi·esente della tattica del{a fanter,ia, studiato n~ sistema prussiano. Troverete poi ·anche, nella ·puntata 2", la -notissima questione dell'abolizi~ne ·d ei depositi, sollevat_a così a tempo e con tant0 . qrio • daf signor Far:nbri, già capitano·deJ genio, e•ritoc0ata, nel maggio 1864, dal signor C. Caimi, sotto faspetfo di una convenienza immediata. Accompagnati da· buoni 'appunti criti'ci · sono gli studi del signor R. .Ceroni; sull'Austria militare e la Francia militare, Òssia - sui bila~ci c:fella guerra di quelle d ue potenze; occupandosi l'espositore di quelle notizie dì sceverare in e;se · ( e ciò specialmente pel bilancio della .guerra austriaco J863-84) le vere economie da quelle che t;alora si Cr<~ano con · artificioso maneggio di cifre. Cu~ riose invero mi paiono le corri?pondenze di Pietroburgo: Sull'esei·cito i·usso nel 1863; è interessante sotto ogni riguardo l'esame delle parti della grandiosa opera del geuerale Todleb_en, chè già furono pubblic~.te, sulla -difesa di Sebastopoli. Raccomando ancora all'à~ttenzione dei miei. lettori: I 1·icord§ del 1859 intorno al 5° · corpo d'armata francese, e quelli del 1860; f.e rr1iilizie · volontarie (1): sono narrazioni esposte senza traccia di millanteria, e con molta verità; ci fanno assistere a scene cui non· saremo mai indiffe1;enti, è riescono, per ogni• verso, una lettura istruttiva ed amena. Del resto, la rassegna dell'Italia militare ha dedicato lin'intera puntata, la .3 '\ alla relazione del generale (1) Dello stesso geuere sono i R-iéorcli del 1848 che ìl s ig.' Corsi pubblicò nell' Aunuario clell' I talù~ niilitc~re 18G4.

325 Torre, sulle Leve eseguitesi in Jt,altia dall'epoca delle :-innessioni al 30 settembre 1863, riproduceuòola tal quale, come ha riprodotto, senza commenti od anal isi di ·sorta , il bilancio della guerra del regpo d'Italia , preseotatò per Ù 1865 dal rirnpiant~ generale Della Rovere., e il -!!ìeco~do progetto di bilançio del mi nistero attuale, e finalmente , per p.on dir d'altro .oramai; la · R-,lazione s'ulle operazioni èlell'artiglieria itali~na nel·. l'assedio di Gaeta (1860-61), colla sua Appendice, e la · ·carta dj Gaeta e dintorni . · Devo qui dire qualcosa di questo .importantissimo vo·lume, ma stimo bene · il lasciàrlo prima giudicare . eia penna stran~e.ra · ed imparziale , copiando. da,llo Speclaleur mililaire del 15 gennaio 1865 un brano di quanto djce su di esso, a, pagina 1;38,, i"l signor Léon Delnzy, uno degli s~rittori fraùcesi ch'e studiano con maggior cura ed i1n par;2,iulifa le cose militari d'f tali a. · , M. le général Va)fré, cornr:1andant supérieur .d'ar• « iillerie, vient de 1~ublier en italien le compte rendi1 • des opératioLf.: de l'artill~rie aux sièges de G,iete et « de M-essine. Il ressort de . ce compte rendu qu:e les . « prngrès de cette· arme avàient déjà mis , dès cet1e • époque, J:armée italienne au niveau des autres ar« mées de l'Europe; ce fut el1e, èn effet, qui, dans un , • espace de cE!nt vingt jours amena la reddition· de · « ces cleux places formidables, doi;i.t une fut vaillam• ment défendue par l'élite- des..' troupes napolitaincs « fidèles à. la cause d~s Bourbons. Le . com pte rend u r de monsieur le général Vaìfr'é s~ compose d'une in• "_troduction et dè six princi paux titres. Il comprend, . • en outre, une r e'lation _des travaux ~xécutés aux « siège.s 4' Anconè, de Capoue et de Ci vitella de1·Tronto. « Une série de vingt-trois pièce;; j ustificaLives et une MILITARE


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B!Bf. lOGRAFIA

MI LITARE

• magnifique carte militaire de Oaete et de ses eavi«. rons complètent cct o~vrage, qui fait le plus grand • llonneur au génqral Valfré, ainsi qu'aux deux émi~ • nents. o.fficiers, le çolouèl Émil Mattei et le lieute« nant-coloncl Charles Bia:.1drit, c1ui- l'oni aidc de leur " savante c0llab~ration, après ayoir pris, _comme fui, •· une part acti-ve flUX .évènements. La clarté, la pré<< cision avec laquclle sont .expos6s dans le compte « rendu en question les détails des deux sièges de • Gaete et de Messin~, les travaux exécut6s, les diffi- . « cultés qu'il a fallu vaincre, etc. , en rendent la lectur e • fort intéressante. , L'opera del generale Valfré è divisa in due partì : cui br evemente introduce un'esposizione della condizione delle trupp~ che si disponevano a comincia1;e l'assedio di .Ga,eta e dello stato di questa piazza. La , prim~ parte poi é suddivisa in quaLtro capitoli , che contengono propriamente la storia delle operazioni _ che l'artiglieria assediante doyette intraprendere sotto Gaeta nei mesi di novembre, dicembre, gennaio <' febbraio 1860-61. La seconda parte consta di cioq.ue capitoli di inte-. resse essenzialmente tecnico. Il tutto si chiude con un'Appendice in risposfa ad alcune osservazioni critiche mosse all'artiglieria assediante dal maggiore Quaudel / nel giol'Ilale della difesa di Gaeta, pub~licato in Roma nel 1863. Si ribatte specialmente con essa il rim provero fatto, senza tenere conto delle condizioni st1·a01·dina1•ìe della posizione assediàla, all'arl.iglieria nostra, · d'aver voluto a prire la breccia ad una distanza di 850 metri dalla piazza. Procederei volootieri ad ona · dsttagliata analisi di qµesto volume, se stimassi di poterlo fare nei limiti

che ad un resoconto come il mio s'adicono ; così mi fermerò soltanto ad osservare che le pagine del generale Valfré sono interessanti per chiunque voglia fai·si un concetto delle operazioni (di un car attere affatto speciale) che la nostra artiglieria compieva sotto Gaeta ed al tre minori piazze forti, e del va_Jore della dife3sa che ci venne opposta da altri soJdati italiani, che per bizzarria del destino ci dovettero · contestare Gaeta in, quell'epoca memorabile del nostro risorgi mento (1). Questo resoconto è ricco di osservazioni prati che assai istruttive, esposte con, mòdi sobri e modesti; ana1izz?' le diffi~ollà incontrate dagli assed ianti per la molti plicità dei calibri delle bocche da fuoco che duvetlcrç util izz.ar e, e ne t rae precetti per l'avYenire; par:a della efficacia dei tiri eseguiti contro la piazza colle artiglierie rigate, e d'altra par:te non intralascia finalmente di chiarire co~e si ingannerebbi? · à partito chi credesse • che.. la scienza militare abbia « potuto far tes oro dei .risultati di tale assedio , per • dedurne nuove precise norme da introdursi nell'arte " delle fortiGcazioni, e nell'attacco e nella d'ifesa loro, • quali conseguenze della innovazione delle a~tigl~crie. (1) E c1ui vi cito 1u1 brano d ellà r ela1.ione del generale· Yalfré, pag. 83, voi. 1t dclln, lfassegnC1 mensile :' • • Comunque pbi, egli è debito cli giustizia il far risuonare 11arole ,. di merita ta lode al personale .dell'artiglieria napoletl\ua che fu • impiegato in qnclla difesa. • Quei brasi uffiziali, cui non manc:.wa certo la coscienza dcll'in~ feriorità rlelle loro artigl ieri e, fecero prova di rnra costanza 1\el,'. l'ingegnarsi cli rimcdilJ.rvi per quanto ora loro dato; q lÌci bra vi • c:i.nuonieri, cui l'esperienza giornaliera dimostt-ava, con tristi • frutti, l'insuftìcie nz·, de i ripari e la d ifettosa accumulazione delle , loro btttteric, stettero tre• m esi obbed ienti alla voce dei loro su: • • periori, e non cessarono Yerameute il fuoco se non quando cessò pure quello dell'assediante. •

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BIBLIOGRAFIA 328 · · , La 11atura st~ssa ecc.ezionale di .quella fortrzza , , iretta pressochè interamente su viva roccia, in una , penisola cui si accede ptr angusto istmo, avrebbe « bastato per rendere poco applicabili a.d altri casi gli , studi che vi si potessero fare ; . l'aver poi la difesa « dovuJo valersi, qua.si esclusivamente·, di artiglieri è ~ antiche, · nè !Dutava ajfat~o le éondizioni, e doveva « togliere all'assedio ogni carattere di regolarità. » . Dovrei ora parlarvi dei due annuari dell'Italia m·ilita;·e (1864-65),~~a l'aver già,tanto contato sulla vostra pazjenza e il dover ancora fare qualche as~egnamento su di èssa, l'avere quei lavori un carattere analogo a quello degli annuari in genere, il servir_e~si, per così dire, · di complemento. a quan1o non ha potuto essere accolto nell'anno sul .giornale o sUlla Rassegna merisfle, l'averne io quindi oramai, favellando di que$te pubblìr.azion i, r itratta la natura e nominati gli autori, _mi , incoraggia a non farne ùlteriore cenno, tanto più che . già ·mi ·sono ~also in· questo resoconto di alcune loro notizie accennandovene la provenienza. Vi intrattengo d unque finalmente di volo della Rivistci militar~ ita liana. P er redigere una completa notizia di questa Rassegria, me1isile· che si fa per dispense, ed analizzare -a parte a parte i lavori che vi tr0vano posto, non . basterebDero di certo pochi cenni; ma mj riuscirà facile i_l dar e una idea del ;uo carattere;. e d'altr a parte essa, e per .la su~ e_tà matura, e per il suo incontestabile valore,. è_ abbastanza ,couosciuta in Italia e fuori, perchè io possa dispensarmi di fa:rne una dettagliata ·descrizione. Pn i vrincipii m ilitari a_cui si ispira, e per lo stesso suo for mato, la ria.tura di questa pubblicazione si avvicina a-quella delle più conosciute riviste militari straniere,

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~IJLITARE -

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fra· le quali a mo' d'esempio: il Journal des cu·-mes spécìales , , il Jo-ui•nal des · scienc~s militaires, il Spec(ate'ttr militaire, il Journal de l'armée Belge , e via diGendo . . Essa quindi si sforza di tener dietrQ a tutte le questioni 'principali che si agitan_o nel campo militare, e fa il possibile per isvolgerle con una · estensione proporzionata alla loro rela.tiva importanza. Si può dire che è di" un carattere piu grave di quèllo , proprio alla Rassegna mensile dell'Italia mililat·e, 111a che, p~r.ragioni c ui hp già pih v0lte chiamato l'attenzione dei' le~tori,· essa non è ancora all'altezza dell~ rivis'te militari straniere con cui divide la stessa i:nissrone. Contiene. ec- · celleuti lavori; dà luogo a discussioni ampie e combattute,· ma_non . mi pare _sempre colorita com·e. lo vorrebbe, non ne dubito, il suo direttore, che. porta un non1e conosciuto per i vari lavo'ri militari di cuj è autore (1). Accoglie -anch'essa soventi delle riproduzioni e delle versioni, laddove bene figur erebbero dei lavor i originali, delle analisi · critiche o degli studi che, dominando l'agitarsi delle quistioni militari dei tempi nostri, ormeggiassero la via chq ci deve condurre alla s~luzione dei ·problemi fra cuj si diì:>attono . ancòra tutti coloro che colt ivano oggidì l'arte della guerra. .. ·v~ri uflhialì fra quelli; che lavoraQo per' le pubbli- , . cazioni dell'Italia m'ilitm·e, scrivono, o p~r lo meno · ba·n no scritto nella Riv"i-s'La m"ihtare_italiana., alt,ri pomi figurano tuttavia é\1 piè delle sue memorie, o stan?o \

.

(1) Cito i lr,vori dfJl maggiore ctw. Con ·etto , che si meritarono· parnlè di elogio dal colonnello Lecomte sulla Re-v1w 111,ilitm>re sitisse. Egli scrisse: Un trnttato el~1hentcwe di fortificazione CCWIJ.Jale; Un

•maniwle pei le. operazioni secondarie della guerra; Unct narrc{ziohe militare cieliet ca1n1Jagnct nell'Umbria e nelle .Marche. ·


BIBLI OGRAFIA ,330 · nascosti dietro semplici iniziali_, Basterà che io en umeri alcune delle loro principali pubblicazioni di questi • ultirpi anni (e badi si che desumo m.olti 9i quest i an: nunci dalle mie note volanti, e che non· gar antil:'co qui ndi di non peccare' d'ommissioni involontanie), perchè abbiasi iutiero il concetto della importanza della Rivista milita1·e italiana. ~· · . Vi si ' trovano. regolarmente delle concisB ed . ut.ìli rassegnè t~cr,ologiche, statistiche' e 'b ibliografiche (1 ); degli studi ora critici, ora comparatiyi sui p rinc.ipali eserciti d'Europa; del le disc_u ssioni e proposte circa l'ordinamento dti11le°' varie armi nel nostro esercito; e fra qu_esti lavori tutti che ho somrr.iariamel?-te indicato, parecchi ve ne sono, se non erro; del direttore· della: . J.Ùvisla, cui app ar tengono anche alcune letture sugli studi militari e sugli istituti ove si fanno, nonchè sovrf,1..i corsi che hanno luogo pres$O le scuole d'ap- • plicazione dell~ _varie armi (2). Contien e la Rivista (nej su0i anni yr, vn, 1861-62-63) dei cenni sui cannoni _1·igati ca,1·icantisi pe1· la bocca e pet· la çidattct dell'illustr e generale Cavalli , degli eG. ceUenti stud( del capitano .Zanolini~ Sulla 1·esisten-za dei cilind1·i cavi e clei can~o,n.i cerchiati ,(3), e qt;ialche memoria, che orà ha pe~dn to della sua primitiva importanza, sulle cariche compresse (4); delle consideraìio1ti

(1) Dove tono analizzate anche le mi_gliori publ:Ìlico.zioni militari dell'estero. (2) Altri studi di questo . genere porta~o, se noti rn'inganno, il nome del signor mitggiore Goi·si. (3) 11· signor Rognetta ,. luogotenente nella nost.ra a.r tiglieria,, ha · pubblicato alcune osservazioni sui lavori del sign_or Zanoli:ui ,. Des cano-ris cerclés, par-F. B. RoGNJ<1"r.11.; Paris, J . Corréttrd, éditenr, 1864. (4) Anche il ca,pitano Peckliner ha toccato questo stesso argomen!o sulla· Rivistçi. /

331 sulla fv.bbricaz1·one dei cnnnnni d'acàa·io fitso, dovute al signor i:rigegne~e Pellati, ùel R. corpo delle miniere ; , un -erudit o. lavoro del colònnello Carbo'n e, direttore della biblioteca militare centra1e (l ), sopra le.èose più notevoli risgiwrdcmli all'artiglieria ed alle altre -armi, stat~ tmttate, inventate, proposte eà approvate in paesi esteri nell'aiino 1861. Varie memorie ancora, di una ii:npor!a!1za esclusivamente storica, e spesso arcbeol~gica, dell'i.nstancabile capitano. An.gel ucci, e prege-voli studi del maggiore Corsi , Sulle condiiioni .mili'tarì rispéttive deltltalia e ·clell'.A nstria, _negli anni 1862-63. Amene ed erudite letture , seminate di idee a tratto • tratto profonde , _qriginali e fantastiche, sono quelle del signor Marselli , distinto Hffiziale del genio; che ebbi occasione qui di n ominare p iù volte circa . l'arma de? genio. negli eserciti, e l'architettura i?i re_lazione_clella , storia del mondo (anno vm, 1863-64). Hanno trovato inoltr e posto copveniente nel'ia Rivista (anno vni ora detto) , e discussione sollevata del · generale Griffini, · circa l'u_tilità di un cor:pò cli be;·saglieri a cav allo per combatte1·e il brigantaggio nelle provincie meridionali d'Italia, e le qtiis6'ioni' militat'i del .compianto. generale · Pin_elli, che desta,rono nel 1863 un grandissimo interesse, perchè, come sì ricorderà benissirrio , traevano . argomento ~alla; ·avv isata convenienz~ di studiare u n progetto d i _legge ohe fissasse i'n modo stabile le basi organiche dell'esercito. L' opuscolo del generale Pinelli non ha punto pérduto della sua impo~tanza, tanto più · che quel proge'tto di legge è ancora oggid'i in via di studio. Nello stesso anno (1863-64), la Rivista ha_ri- · prodotto il pr:oemio dell a nota relazione . del generci.le MILITARE

la

(1) Antore cli un eccellente Dizionario militare.


332 BIBLIOGRAFIA Torre sulle leve eseguite in Italia dal 1859 · al 1863, facendolo precederè d'alcune poéhe osserva~ioni ; ha dato una · notizia biografica del generale . Menabrea , stesa ·certamente dal signor Fambri, allora capitano, cui , se ben ricordo, deve la Riv{sta, ilei b,·iosi appunti polemic·i sitl servizio amministt·atlivq ~cl genio mUitare, e finalm ente ci ha fornito estesi ragguagl i sulla nostra marina militare , una versione dei' conosciutissimo Schizzo militai·e geogrn/ico del signor Biffart: ia· Venezia col suo quaclrilatero ,li fortezze (1); alcuni cènni sull'Algeria francese, s,ulle op·erazioni ·dell'armata fra'ncese nel Messico ed all'assedio· di Puebla , e un racconto storico Della cctmpagnct dello Schleswig, reso più completo nel vòlume ix, coll'altro: La· gu1Yl'1:a d~ Danimarw nel 1864. Finalmenté, n el suo 1x anno di esistenza (1864-65), la ·Rivista ba creduto opportuno di dare un~ versione • completa del. Regolamento cli manovra dell' eset·cito a-ust·1'iaco; ed ha proseguito la riproguzione (incomiuciataTanno adrlie.tro) de~le'p~ntate del nostro Giornale d' artiglie1:ia, d ove sono descritti i sis.temi di .artiglierie rigate adottati all'estero ·, e :,i dà il resoconto ·delle esperie0zc eseguite dall'artiglieria italiana. Uontiene, oltre· a vai'i -stpdi ·tecnici aflatto ,e,n~loghi ad a ltri dn. me prima ann unciati t2), un erudito lavore storicp : ·(1) Di cui diede' nn conveniente resoconto !\llche l'annuario del-

l'Italic, niiUtare 1864. Il ,signor Biffart, uffizia.le nel WUrtemberg, • lrn, dàto alla luce anche il pregeYole studio: L'i1n]!<rrtanzn stnitegicct <li Firenze. Il Po ed il Qiuulr-ilate-ro. (2) Citerò fra questi 1,mo studio d~ parallcl? ,fra i Javo'ri d'ap• proccio proposti nell:i recente opera cli fortificazio11 e del Bl'ia.Jmont, e quelli usati finora, nonchè le riviste tecnologiche del gennaio e del febbraio del cor~ent<:-;111110.

MILITARE 333 · Gli Italiani in Afl'ica, ossia gli assedi della Goletta e del forte di Titnisi nel 1574; la mem oria del colonnello Sachero SuMa stabilità delle a·rmattwe dei tetti, di cui ho già reso conto parlando del Gi01·nale del geriio; le parti

- principali della r~lazione del g~nerale Menabrea: Il

· gçnio nella camp_agna ,d'Ancona e della Bassa-Italia, e :finalmente dell,e buone pagine necrologiche sull~ tombe dei generali Della Rovere (1) e Fanti. E q ui, a proposito del rimpianto generale Della Rovere, · credo opportuno di chiamar;.e mi istante l'attenzione dei lettori sopi;-a una delle opere più importanti che videro la l uce in Italia in questi ultimi anni , voglio dire le su~ Lezioni sui passaggi clei fi1umi eseguiti . cla t1·u,ppe, che ~urono pubblicale a Torino nello scorsp anno dalla tipografia Vercellino, e che io rni provai di analizzare alla meglio sulla Rivista militare italiana. $ ebbene l'esposizione di quelle osservazioni critiche non sia ·più di tutto mio genio, sicchè le rifonderei volontieri se dovessi scriverle una seconda volta, credo però poterle r icordare a quei lettori della Per~eueranza · che volessèro farsi un concetto abbastanza completo della magnifica opera del generale Della_ Rovere. Epperò mi r~stringerò qui a .dire che il lav oro (1) Le diverse comme1~orazioni pubblicate su questo eminente soldato e statista, nel parlare cli quanto egli fece p_9r la compilazione- dei nostri regolamenti mii itati, hanno ommesso "cli far cenno della parte importantissima ch e ebbe nello studio dei 1•egolamenti per le così dette nianoperc cli: forza d'assedio e da piazzct ecl (tr· senale. È questa lina eccellente raccoltct di precetti chd insegnanp ci sollevcii·e, trasportare, cibbasscire pesi enonn·i in determina te maniere, col mio.or, numero d' uomini possibile, e conciliabile colla loro sicurezza persona.le , e cogli att.rezzi p iì1 acconci perchè le operazioni raggiungano sempr~ l'esito desiderato, e in date cirçpstanzc , procedano nella inassiintt qitiete. ANNO

x, vol. 'L

-

23.


334

335

l3lBLIOGRAP'H

MJLTTARE

di cui parlo, è senza dubbio uno dei migliori trattati di ponti _militari che si conoscano (1). Il generale Della Rovere, che era capitano quanao · porgeva· quellé - lezioni, abbrac'Ciarido il pro'blema jn tutta la sua generalità, insegna il•.modo di t rarsì d'impaccio in qua- ·· lunque circostanza , gettando ponti militari con materiali non di equipaggio, ossia vari . Sviluppando così la parte più difficile dell'arte del pontiere, coltiva la rnén~e del lettore ai p'r'incipii che devono guidare nella scelt3: e nella éQstruzione dei materiali d'equipaggi.o · propriamente detti, il cui uso è , subordinalo a norme regolatrici , che variano col varfare della natura dei materiali medesimi (2). • La tip0grafia Vercellino ·pubbl icò uillo scorso anno,. per us9 della scuola d'applicazione delle arini d'arti- · glieria e genio, un'al'tra opera, .cfie ebbi -già occasione di citare in questo r endiconto, e che non ~o ' percbè non sia stata mai a nnunciata nei bollettini b ibliogafici dei gior_nali e delle rassegne 'ehe ho n ominato . Voglio con ciò alludere al libro del .cavaliere Giovannetti , maggiore d'artiglieria : Della cost1-'uzìorie 'delle -batt&rie. , Esso ora compendia; ora svolge, a norma dei casi, e sempre con u na rara lucidezza ,e proprietà di espo~izione .e con moltissimo ordine logico, quanto di più im portante si riferi~ce a quel soggetto. Facendo emergere i principii generali su cui deve fondarsi la costrv. -

zione delle batte1·ie , iusegua a pr.ssare dà essi .ai casi della comune _prati ca, avvertendo i pregi ed i difetti dei sistemi di costruzi~ne consacrati dall'uso e prescritti dagli stessi regolanienti-militari. Consta questo iibro di una introduzione , dì:' due parti e di una appendice. · )=>remesse nella introduzione le definizioni e le- generali~à. ch'eràno del caso, tratta nella parte 1"- delle batterie d'assedio, e nella par te 2a delle batterie da piazza, cla campagna,, e da cogta, non ommetteudc>' di pr~cisare , talora o di indicare il ·_p iù delle volte le avvertenze , che_ nella scelta, ·nella costruzione e nèll'LÌsù di quèste di verse batterie Ji dovra 0110 avere ·quando l'impiego delle artiglierie rigate sarà stato jn ogni suo dettaglio studiato e definito. L'appen~ice racchiude tre note, delle qqali la prima fornisce t utto qLiel tanto di meglio. rlrn all'aprirsi "del 1864 ,si 1'-~peva da. noi e.ire.a le pe~ netrazioni dei-proietti cilindro-ogivali nelle terre,' nelle sabpie , nei ripari forma.ti di sacchi a ..terra o di legnan:_:i, paragonate con quelle -ottenibili_in ci·rcostànze anàloghe coi proietti sferici. Coochiudo cbe il libro del maggiore Giovannetti è un testo eccellente, su cui gli uffiziali delle armi' speciali potranno , in genere, raccÒgliefe preziose cognizioni sopra di un argomento tanto interes~ante per essi; esso non lascia desiderio . di a naloghe pubblicazioni straniere, e corredato delle appendici e modificazioni che l'impiego delle artiglieri~ r igate , andr à mano mano sugger endo , gui..dE)rà per molti anni assai bene l'istruzione degli uffiziali aHievi, cui è specialmente dedicato . · . E qui pongo fine davvero a queste mie notizie bibliografiche , intorno a cui quei po_chi lettòri che avran'r1.o avuto la pazienza di segui rmi, troveranno eh~

(l) lo non conosco che il trattato del gtmerale Douglas, elle mi sembra 11cl suo complesso a questo su1>eriore. - Alt '6ssciy .o-u tltc p·rinci1ples cmd const,ruction of militttry bidges. Third éditiou, 1853. - ·Esso fu anche trfnlotto ·uel 1824 in francese ccl m;ricchito di note dall'allora capitano Vaillant. (2) 13cn inteso che quelle norme s ubiscono in pratica le ·modificaiioni richieste l1alla mi.tura del fiume ove si getta il porite.


..,

336

337

DlBLIQGRAFIA

io mj s.ono. dilungato anche tr-oppo: Di vari giornali tutta.via e di altre , pubblfoazìoni militari (1) dovrei ancora parlare ; ma credo di poter tacere: dei primi, perchè, o mi paiono men-o · importanti dell'Italia militare, che _ho qui analizzata, o hanno comuni con essa i loro pregi, contando, a mio avvisò, maggiori difetti; oppure non sono da me veduti che di rado eq alla - sfuggita (2) . Quanto alle seconde· poi, se non ne iJarlo,

me ne scuso con una sola siga: o sono di un valore esclusivamente .tecnico, o non le conosco del tutto , ovvero è ' come sé non le-conoscessi, chè trattano di soggetti affatto es-tra.nei alle mie cessate occupazioni ed ai pochi stuài militari cui mi sono dedicato in .· questi ultimi anni. Milano, 30 · giugno 1865. 0.

(1) E per eschipio: il giornale ·L'Esercito illiistr.ato, che .,dal 1°

gennaio 1865 si trasformò nel giornale L'Esercito, la Gazzetta milita-i'e itcdianct, ecc. · Un 1Jifanuale 1;e1 servizio dell;artiglieria in campagna. Il Memo-

r·iàle dell!uffiziale d'infanteria dell'esercito italiano, clel capitano Saba, Le pulJblicazioni della Piccola Biblioteca clell'escrcito sull'arma cli cavalleria,. L'A.lmcmc1cco ;nil-itare iUustrato.per l'anno 1~65. L' Id!rogra(ìa del regno cl' Italia, che credo. tuttora-in corso cli stam.pa,e .che, •pel nome del suo autore, il commencl:'.Ltore De Bartolomeis, e per le notizie che ne p uò r itrarre t'esercito, è registrata nei bol lettini bibliografici militari. Gli stucli recentissimi del generale Au- .

geli ni Sitlla istru.fJ.ione cleFa cavalle1·i:a., . • (2) Mentre scrivevo qneste ultime pagin e, ricevettì la dispensa rx cleìla Rivista milita·i'e italiama, che il lltrettore . mi invia i:ego),ar·mcnte per isquisito tratto cli cortesia. Vi trovo la relazione del r.ap'itano del genio signor Leonardi Sulle es1icrienze clel t fro delle · Mtigl-ie1·(e rigate contrn il forte Cen·o sul lago Maggiore, che f'n pub]?licata nella puntatà 3• del Giornale del genio militare, eù alla cui" esistenza accennai nel mio r endiconto. Essa è çertamente inte. ressante, e lÒ sai;à tanto pii\ quando il Gior1ic1le cl'artiglierict avrà . esposto le osservazioni che su quellfl stesse esperienz.e· crederà cli fare dal canto st\o l'anue d'artiglieria; osservazioni cue trovemnno un complemento ·in quelle del genio, e che le éompleter anno a loro vÒlta, per ·quell'intimo nesso che viricohi le operazioni delle due armi nella bisogna dell'attacco e della difesa delle piaz11e forti. Le Conclusio,~i del resoconto poi sòno riassunte in poche ·p aghw, e si ·ferma.no specialmente•a contemplare i progressi fatti da.ll'artiglieria ,iei tiri a grandi dista~ze. Trovo inoltre in quella dispensa la prima pa.rte cli t1110 studio iutitolato: Dei 1>archi llel ge1,io pi·esso gli eserciti mobili zzati , in cùi, fra va.1:ie altro cos·e , 1Jt1one senz'alti·o, si

..

0AVL

difende la t esi del generale Menabrea: essere mestieri dotm·e i 1mrch·i clel genio di 11,.aterictli per la costntz-ione di 11onti occasionali. Le considerazioni espost e su questo punto non mi invitano a ~ambiar sillaba cli quanto Ìlì jn'oli~sjto ho già detto; m i pat·e che esse climostrino soltanto che i 1·egola1nenti do,.,rebbero una bella. volta dichiarare che, anche 'dei ponti militari da costruirsi con 11uiteriale vario, sono incaricati esclusivainente i pontieri; come, d'altra parte·, s·i clirebl5e che lo suppongono i' riparti e le norme per la. istrnzione clei : pontieri stessi, _nonchè le loro effettive manovre',. e l'indirizzo che seguono i generali ispettori uell'assicurarsi della loro_ -aliilitìl ed esperienza. E, del resto, quante altre cose i nostd regolamenti· militari- dovrebbero stuù iarsi di definire un po' meglio che ;on fauµo?

·r11GLtANo

GnTANo Gereri.te.


lN O ICE DEL VOLUME I.

ANNO X.

.. '• ~-

;

, Im_p iego del ferro nella fortificazione (con tavola litografica) pag. 3 ·Notizie sugli 01·gani militari . 49 Cenìii stol"ir.i ed osservazioni _polit.ico-legali sulla. legisiazione penale militate cd altre leggi organiche_(continuazione) SJ

.llgosto.

Dei parchi del genio presso gli eserciti mol>ilizz;i.ti (çontiuuazione e fine)_. . pag. 119 Cenni storici ed osservazioni polimco-lega.l i sulla legisla• · · • zione penale militare ed altre l eggi organiche (conti'nuazione) . •. 131 Alcune notizie df 4ibliografia militare 174 Degli stiletti o fusetti con tacciie. e numeri (con tavÒla litografica) . • IWG


• •

340

INDICE

.

Se1fembre .

Studio sulla fanteria (continuazione e fine) 11ag. 221 Studi tattici per l'istruzione uei campi . . • 273 Ìiesoconto delle esperienze eseguitesi intorno 1.11 ful1nicotone • 207 Alc11nc notizie di bibliografia militare (conti;urizioac- e fine) • 310


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