ESERCITO E CITTA’ DALL’UNITA’ AGLI ANNI TRENTA TOMO III

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PAOLO ALATRI

in direzione di quel che resta dello Stato pontificio, sia per la quasi contigui­ l tà territoriale con il Mezzogiorno, dove il b rigantaggio politico, ' si svi uppa l l l l è d contro i qua e o Stato, e per esso esercito, uramente impegnato . l l à ) 2 I rapporti tra autorit mi itari e civi i sono molto intensi. In proposi­ to si deve osservare che le autorità comunali seguono criteri incerti e con­ ' traddittori: da una parte sollecitano l insediamento di forze militari nel loro territorio, anzi nel loro tessuto urb ano, per ragioni di prestigio e di profitto ' commerciale e fiscale; dall altra, però , vorrebbero, nei limiti del possibile, salvaguardare quei monumenti storici e artistici nei quali le forze militari si insediano, mentre le autorità mil itari non possono - per motivi di spesa - o non vogliono - per altri motivi - costruire nuove strutture, e trovano como do e facile sistemare i loro reparti in chiese e conventi, in concomitan­ ' za con la politica generale dello Stato che proce de in questi anni all incame­ l d b ramento ei eni ecc esiastici. ' 3 ) Anche quando è trascorso il decennio 1 860-70 e l Umb ria cessa di essere regione di confine, si nota una sorta di vischiosità per cui le autorità militari - questo è già stato rilevato stamani da Insolera - tendono a con­ servare le strutture di cui sono entrate in possesso, e scarsissimi sono gli sforzi per costruirne di nuove. 4) I danni provocati dalle autorità militari ai monumenti storici e ai te­ sori artistici presso i quali sono sistemati i loro insediamenti sono ingenti. Il più delle vol te gli adattamenti a scopi militari di strutture ecclesiastiche sono brutali, e da questo punto di vista non so quanto si possa consentire ' con Rochat, il quale affermava stamani che l appropriazione di monumenti ll l à d d storici e artistici a parte e e autorit mi itari li ha salvaguardati dal degra­ do. È vero ch e la speculazione e dilizia privata avrebbe potuto fare anche di peggio; e d è anche vero che nel perio do al quale ci riferiamo aveva scarsa circolazione una cultura dei b eni artistici e monumentali intesa alla loro sal­ vaguardia, trattandosi di una coscienza che si è fatta strada più tardi. Tutta­ via, certe catastrofiche ristrutturazioni e distruzioni, determinate soltanto da esigenze di adattamenti a scopi militari di chiese e conventi storici, ricchi di affreschi, restano un fatto che non possiamo né ignorare né sottovalutare.

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