Mamma Pasticcia e il "pasticcio" di Lauretta

Mamma Pasticcia e il “pasticcio” di Lauretta I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER

Mamma Pasticcia – ancora non la conoscete? Allora ve la presento subito: di lavoro fa la maestra alla scuola materna degli spaventapulcini del Villaggio! – Mamma Pasticcia, stavo dicendo, si chiamava così non perché fosse una spaventapasseri che sapeva fare delle buone lasagne, ma proprio perché combinava un pasticcio dietro l’altro, dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. Era fatta a suo modo, Pasticcia…

– Mamma, ma dove stai andando? – le gridava dietro ogni mattina la figlia Lauretta.

– E dove vuoi che vada: è ora di andare a scuola, no?

– Allora togliti il pigiama e vèstiti per benino! …e subito dopo…

– Mamma, mamma: hai dimenticato di fare la colazione… stai portando a scuola la cartella con i miei libri… non hai preso le chiavi di casa…

Mamma Pasticcia, però, quando si trovava in mezzo ai suoi spaventapulcini si trasformava come per magia e diventava la maestra più buona, più paziente, più allegra che mai si sia vista al Villaggio degli Spaventapasseri.

Ecco perché gli spaventapulcini le volevano bene!

– Mamma – disse una sera la piccola Lauretta rientrando a casa. – Cosa hai preparato stasera per cena? Ho una fame…

– Cena? Quale cena? A che ora è la cena, oggi? – balbettò Mamma Pasticcia, che in quel momento stava studiando danza davanti allo specchio.

– Come sarebbe a dire, a che ora è

la cena! – esclamò Lauretta furente. – Non dirmi… non dirmi… non dirmi…

– Non devo dirti che cosa?

– Che hai dimenticato di metter qualcosa sul fuoco da mangiare! E sono già le sette e mezzo di sera! – urlò la piccola spaventapasseri battendo il bastone per terra.

– Mmmm, – borbottò Pasticcia per tutta risposta, – vorrà dire che ci faremo invitare a cena da zia Casoletta!

– Noi non ci faremo invitare a cena da nessuno – sbraitò Lauretta con i pugni sui fianchi. – Io sono stanca di avere una mamma così… così pasticciona! Non è possibile andare avanti in questo modo, perciò o cambi tu, mamma, oppure me ne vado io! Capito!?!?!?

– E SBADABAMMMM! Lauretta se ne andò chiudendo “gentilmente” la porta alle sue spalle.

Mamma Pasticcia rimase sola soletta, a casa. Era la prima volta che succedeva un fatto del genere: una figlia spaventapasseri che s’arrabbiava con la mamma e se ne andava sbattendo la porta!

Proprio in quell’istante Pasticcia udì, fuori dalla finestra, la vocina allegra del suo carissimo amico Gellindo Ghiandedoro, il simpatico scoiattolo che viveva su, al Bosco delle Venti Querce. E proprio a Gellindo chiese un consiglio.

– Devi ammettere, Pasticcia, che tua figlia Lauretta un po’ di ragione ce l’ha – le disse lo scoiattolo dopo aver ascoltato l’intera storia. – Perché non provi a essere più ordinata? Più attenta a quel che fai? Meno con la testa tra le nuvole e più col bastone ben piantato per terra? Su dai, prova…

E Mamma Pasticcia ci provò. Si munì di centocinquanta fogliettini gialli, sui quali scrisse tutte le cose che non doveva assolutamente mai dimenticare…

“Lavarsi i denti”… “Vestirsi la mattina”…

“Ricordarsi la borsa di scuola”… “Mettere le scarpe dello stesso colore”…

“Non indossare il cappotto d’estate”…

“Soprattutto ricordarsi di preparare la cena”… e la nostra simpatica maestrina s’impegnò veramente per cambiar vita.

Adesso si ricordava ogni cosa, non lasciava in giro il suo bel cappello di fiori secchi, preparava ogni sera delle ottime cenette per la piccola Lauretta e per suo marito Giacomino lo Spazzacamino, faceva ripasso di danza solo dopo che aveva ripulito la casa, scopato per terra, riordinato gli armadi… Insomma, Pasticcia si trasformò in una mamma perfetta sotto ogni punto di vista. Però…

Già: c’è un “però”, in questa storia. Il però di Mamma Pasticcia consisteva nella tristezza che piano piano venne a riempire la vita sua e di quelli che le erano vicini!

Pasticcia non rideva più, ecco il problema, e così non ridevano i suoi spaventapulcini e non ridevano più nemmeno gli altri spaventapasseri!

Pasticcia non cantava più, e quindi non cantavano nemmeno Lauretta e Papà Giacomino!

Pasticcia non sognava più, e così non riusciva più a disegnare i fiori che recitavan poesie, le formiche che cantavano canzoni d’amore, i passerotti che nuotavano, i pescetti che volavano in cielo…

Mamma Pasticcia piano piano divenne così triste e malinconica, che smise

persino di parlare! Oh, certo, adesso non dimenticava più nulla, adesso ogni cosa era sempre al suo posto, adesso non si faceva più rider dietro per la canottiera indossata sopra la camicia… ma la sua tristezza, la sua malinconia si trasmisero lentamente all’intero Villaggio e tutti vennero avvolti da una nebbia fatta di sospiri, gemiti e lamenti.

– Gellindo, puoi dirmi tu che cosa posso fare? – chiese un giorno Lauretta, passando per il Bosco delle Venti Querce.

– Vedi, piccola mia – le spiegò allora lo scoiattolino, – ognuno di noi, quando nasce, viene al mondo con il suo carattere, che è fatto di tante cose belle e di alcune cose che possono sembrare meno belle. Ma quando era stramba, allegra e con la testa tra le nuvole, tu volevi bene a Mamma Pasticcia, vero?

– Oh sì, tanto…

– Anche quando ti faceva disperare per i pasticci che combinava?

– Adesso che la vedo così triste e che vedo così tristi tutti gli altri spaventapasseri, mi accorgo che alla mia mamma volevo bene soprattutto quando combinava i suoi pasticci!

– E allora corri subito a casa – la incitò Gellindo. – Non occorre che ti dica cosa devi fare, perché lo hai già capito da sola!

Lauretta si precipitò a casa e sapete che cosa fece? Staccò dai mobili e dalle pareti, dai quadri e dagli specchi, dai vasi di fiori e dai vetri delle finestre tutti, ma proprio tutti i centocinquanta bigliettini gialli e li buttò nel focolare!

Poi indossò una canottiera di Papà Giacomino sopra la maglietta, prese una

pentola sottobraccio e corse alla Scuola materna, presentandosi a Mamma Pasticcia combinata in quel modo.

– Questa sera, mamma, preparo io, la cena!

– E io che faccio, nel frattempo?

– Quello che vuoi, purché sia una cosa strana, bizzarra, senza senso e soprattutto… ALLEGRA! Danzò tutto il pomeriggio davanti allo specchio, Mamma Pasticcia, invitando alla danza anche Giacomino lo

Spazzacamino e, poi, la sua bellissima Lauretta. E risero, risero e cantarono fino a notte fonda…

Piano piano, a partire dalla mezzanotte, la coltre nebbiosa e triste che avvolgeva da alcuni giorni il Villaggio degli Spaventapasseri si sciolse e sparì, lasciando il posto a una luna d’argento che illuminò un paio d’occhi umidi di lacrime. Era Mamma Pasticcia, che piangeva felice per aver ritrovato finalmente la sua vera vita!