Yield Periodico Universitario SOMMARIO
Sommario EDITORIALE
2
Camilleri agli studenti di giurisprudenza: “non dimenticate l’impegno politico, perché’ la politica fatta da altri sarebbe fatta contro di voi”
3
N°1 Anno III La questione meridionale dopo il 1861
8
Valerio A. Pagnotta, Direttore Marco Salfi, Vice-direttore
Collaboratori:
L'incubo giapponese
12
Non è un paese per giovani
14
RDS vi consiglia al cinema: “nessuno
Pierdanilo Melandro
mi può giudicare”
17
Alessandro Sucameli Da leggere vi consigliamo: “l’albergo
Giordano Bozzanca
delle donne tristi”, scritto da
Flavia Iovine
Marcella Serrano, 1997
Martina Scarcelli
Rds.roma3@gmail.com www.ricomincioidaglistudenti roma3.blogspot.com
1
19
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1
EDITORIALE “Quando
un popolo arriva al punto più basso del proprio decadimento ha l„obbligo di risorgere dalle proprie ceneri, ed è quello che sta accadendo agli italiani di fronte agli eventi di questo periodo. C‟è un‟Italia passiva, individualista, che accetta le scenate, le barzellette e le dichiarazioni del Governo, giustificandole come la “reazione agli attacchi di una magistratura comunista” o “dell‟opposizione che non li fa lavorare”. C‟è poi un‟Italia diversa, che non si è mai addormentata, ma è rimasta vigile a guardare e a reagire al momento opportuno, in cui queste nefandezze cominciano a crescere in maniera esponenziale: non basta la “deforma dell‟Università”, non basta il tentativo del lodo Alfano, non basta il reato di clandestinità, adesso tocca anche il Processo breve. Quella che si profila all‟orizzonte nelle piazze e nelle sedi di discussione politica, politica nel senso nobile del termine, è l‟Italia migliore, quella che vuole dare un futuro a sé e alle future generazioni che verranno, che non caccia via l‟immigrato solo perché è clandestino, che rispetta le istituzioni e la Costituzione, nella
quale sono contenuti i valori alla base del patriottismo italiano tra cui la solidarietà verso il prossimo. È un‟Italia migliore perché poggia su radici ben salde, sulla concezione che mai e poi mai un‟altra dittatura si possa sedere sulle poltrone di Governo, perché in tal caso più viva che mai sarebbe la parola Resistenza, fonte di risveglio di quel popolo italiano che si ribello all‟occupazione nazifascista. Nel momento in cui si affaccia il colonialismo del nuovo millennio, il mondo economico che fa fatica a riprendersi, un Paese come il Giappone scosso dallo tsunami e dal terremoto, noi altrettanto ne vediamo in Italia lo specchio: l‟immigrazione, le imprese che chiudono creando ulteriore disoccupazione e il prosieguo delle “scosse” che in altri tempi non sospetti qualche autorevole esponente del centrosinistra annunciò, ovviamente in senso politico. Valerio A. Pagnotta
Yield Periodico Universitario INTERVISTA
Camilleri agli studenti di giurisprudenza: “non dimenticate l‟impegno politico, perché‟ la politica fatta da altri sarebbe fatta contro di voi” di Valerio A. Pagnotta
Da destra: Andrea Camilleri e Pierdanilo Melandro
Roma, martedì 29 marzo ore 16
Alla prima domanda del moderatore
facoltà di Giurisprudenza, aula 7, poi
sulla situazione della cultura in Italia
diventata aula 2 per
l‟affluenza di
oggi lo scrittore, acclamato dagli
centinaia di studenti all‟incontro con
studenti con scroscianti applausi,
Andrea Camilleri mentre rispondeva
risponde in modo sarcastico (come
alle
poi farà per tutto il resto del
domande
Melandro,
di
Pierdanilo
Rappresentante
degli
dibattito): “Al peggio non c‟è mai
studenti per il Sindacato universitario
fine”; e non mancano poi riferimenti
Ricomincio
Studenti(RDS)
alla politica estera e interna: “Lo
nonché organizzatore di un evento
specchio di una Nazione sono la
che “ci permette di conoscere una
cultura e il lavoro; se non ci sono, la
delle persone più brillanti del nostro
Nazione muore. Noi siamo in una
tempo le cui parole ci renderanno
situazione agognante, si taglia la
almeno studenti coscienziosi”.
scuola ma gli aerei da mandare in
Dagli
3
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 Libia ci sono sempre: miliardi e
approcciarsi alla cultura nel suo
miliardi tolti ai cittadini”.
periodo di gioventù, e poi negli anni
Poi si sofferma in una riflessione: “a
‟60-‟70, risponde: “Noi ci sparavamo
86 anni potrei anche non guardare
di cultura, perché non sapevamo ciò
al futuro, ma avendo figli e nipoti, e
che il fascismo ci ha nascosto, come
vedendo l‟Italia oggi, mi sembra che
la
ciò che ho fatto in una vita non sia
Leggevamo di tutto: dalla rivista
servito a niente”. Cita il periodo della
«Mercurio» a «Rinascita» di Togliatti a
sua gioventù, la sua fortuna nel
«Il Politecnico» di Vittorini; eravamo
vedere la fine della dittatura fascista,
impegnati a impegnarci.
quando gli Alleati sbarcarono nel
sappiamo
quali
Luglio 1943, quando “la politica era
possibilità,
dobbiamo
concepita come un dovere”, e poi i
nostri limiti partendo da un solido
riferimenti storici al discorso di De
trampolino di lancio”.
Gasperi tenuto a Parigi nel ‟47 sulla
Espliciti
condizione dell‟Italia del dopoguerra.
situazione
Quindi lancia un chiaro messaggio
l‟ultimo crocefisso, Don Ciotti dice
agli studenti: “I giovani oggi hanno
che i crocefissi si trovano per le
una
Internet”,
strade. Ogni uomo è cultura, il lavoro
riferendosi poi al fatto che nei Paesi
è cultura, la cultura ti porta a dare, ti
arabi le rivolte democratiche sono
permea talmente che fuoriesce da te
avvenute anche grazie ad esso,
e va verso gli altri. La cultura è
poiché “i popoli si conoscono, allora
convivere con gli altri, condividere le
comunicano e si approfondiscono”.
esperienze. Io non vi dico «leggete»,
E infine “oggi molti giovani si danno
io vi dico «vivete», annusate le
al volontariato, ma non dimenticate
persone che vi circondano, poiché
l‟impegno politico, perché la politica
ogni uomo è il nostro eroe, come
fatta da altri sarebbe fatta contro di
Giorgio Ambrosoli, l‟eroe è accanto a
voi”.
noi, ma cerca di non farsi riconoscere
I temi della comunicazione in tutte le
come tale: sono come noi, ma sono
sue forme e della cultura sociale e
santi, laici o con la toga, non c‟è
politica
differenza, è l‟uomo comune dei
grande
arma:
si
intrecciano
inevitabilmente, e alla domanda su quello
che
era
il
modo
di
Guerra
civile
sono di
nostri tempi”.
in
sono
i
Spagna.
Quando le
nostre
superare
riferimenti
Lampedusa:
i
alla “lì
è
Yield Periodico Universitario INTERVISTA L‟incontro si trasforma quindi in un
infine “si fece eleggere deputato per
momento di interazione e tra la folla
entrare
vi
sono
numerosi
Commissione
Al
d‟inchiesta sul caso Moro, scrivere la
quesito posto da uno studente sul
relazione di minoranza, per poi
rapporto tra partiti politici e libertà di
dimettersi il giorno dopo. L‟impegno
espressione dei giovani la risposta è
civile in Sciascia c‟è sempre. Le sue
secca: “non è obbligatorio essere
dichiarazioni
iscritti a un partito per fare politica, è
ripensamento della verità”.
un fatto secondario ma importante”.
Si sofferma poi sul ruolo del dialetto,
Il riferimento alla sua uscita dal Pci
oggetto della domanda di un altro
prima che si parlasse del referendum
ragazzo, citando Pirandello: “Di una
sul divorzio, per poi rientrarvi per
cosa il dialetto esprime il sentimento,
convicere i compagni che quel
della medesima cosa la lingua ne
referendum era una cosa buona,
esprime il concetto” e da lì si lascia
delinea l‟impegno civile e politico
andare
dello scrittore.
dialettali in siciliano, come “‟U talianu
Una mia domanda su Sciascia e
si „mpara
sull‟ipotesi che egli possa essere visto
impara a botte di culo). E dal dialetto
come esempio, poiché ultimamente
si passa alle parlate, modificazione
molti ne stanno parlando, risponde:
del
“Sciascia è come un fiume carsico,
incomprensibili che Pirandello mette
anni in cui se ne parla e altri no” e “Ci
nel suo “Ulisse”. “la lingua è la parlata
sono due persone che mi mancano
del
più di tutti: Leonardo Sciascia e Pier
disarmato. Il dialetto deve essere la
Paolo Pasolini”. In particolare su
linfa vitale della nostra lingua”.
Sciascia “si ricordano i suoi articoli «Il
Sulla scia di altre sollecitazioni da
professionista dell‟antimafia» e «Né le
parte della platea di studenti, vi è un
Br né lo Stato», che erano un
altro riferimento alla missione in
raccogliere di idee e opinioni della
Libia: può essa essere considerata
gente, e trasmetterlo nei giornali.
una missione di pace? Camilleri con il
Essendo
suo
uno
sbirro
interventi.
nella
mancato
e
a
erano
una
ai
serie
continuo
di
termini
cu lu culu”(l‟italiano si
dialetto,
re
un
in
soldati,
tono
quanto
il
sarcastico
parole
dialetto
e
è
diretto
avendo scritto «l‟Affaire Moro», fu
risponde che
attaccato da Eugenio Scalfari senza
termine pace: se comporta qualche
che questi avesse letto l‟articolo”. E
lancio di bombe allora sì, è una 5
“bisogna capirsi sul
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 missione di pace”. Poi consiglia a
Un ragazzo gli chiede perché in Italia
coloro che usano le armi di guardare
non
il
documentario
un
sentimento
di
National
patriottismo e Camilleri evidenzia
Geografic sulle scimmie bambu, le
che è il frutto del decadimento che
quali non conoscono la rissa, fanno
viviamo, “scendete in piazza per
l‟amore tutto il giorno con un „ora e
difendere ciò”. Arriva la domanda
mezzo di pausa.
sulla giustizia, e quindi se la nostra
Ma
non
poteva
domanda
sul
su
c‟è
mancare
la
commissario
democrazia è in pericolo: “Sì , stiamo vivendo
una
degenerazione
Montalbano, sul perché il tema mafia
democratica, non come il fascismo,
non è approfondito nei suoi libri. Lo
ma più sottile e insidiosa. Negli
scrittore ammette che non ha mai
attacchi alla magistratura che fa
fatto focus sulla mafia, ma che la
Berlusconi si utilizzano le stesse
mette dappertutto, ritenendo che
parole
l‟unico che ha saputo spiegare bene
perseguitato dai giudici comunisti»;
cos‟è la mafia è Roberto Saviano. Dal
solo che a lui è permesso dirlo dalle
tema
sue e dalle nostre televisioni, mentre
Mafia
il
passaggio
alle
di
dal
Riina,
«sono
condizioni della scuola pubblica, e
a
qui
rispondendo
degenerazione è che l‟italiano che
indirettamente a Berlusconi: “Non è
ha preso una multa se la prende con
vero che nella scuola pubblica si
il giudice. Ai tempi di Andreotti la
insegna ai ragazzi ciò che i genitori
magistratura non osava alzare un
non vogliono che a loro venga
dito:
insegnato”. Rimarca il fatto che la
pretori d‟assalto e poi il processo di
scuola pubblica faceva sì che lui e un
Palermo con Falcone e Borsellino.
suo amico fossero figli di borghesi e
Non tutte le procure sono uguali a
altri erano selvaggi; che era un
quelle di Milano e Palermo, un po‟
continuo confronto, uno scambio,
per paura o altro”. E sull‟unità d‟Italia
“se fossimo tutti figli di borghesi,
e sul processo zoppo che ha avuto la
sarebbe una noia. Alla prima cosa
Sicilia ricorda che negli scritti di
brutta che facevi il maestro ti dava
Ippolito Nievo si parla della facilità
un ceffone e stop, perché sapevi che
con la quale, dopo lo sbarco dei
avevi sbagliato”.
mille,
Camilleri,
Riina
Toto
iniziarono
si
carcere.
dapprima
reclutavano
La
i
siciliani
c.d.
di
Partinico e in particolare i capi
Yield Periodico Universitario INTERVISTA avevano un crocefisso a una mano e
e dalla discussione si è passati a un
una spada all‟altra, con un prete a
chiarimento specifico. Il mio primo
fianco; Crispi fu un traditore poiché
libro lo dedicai a lui: «A mio padre
ha venduto tutto e tutti per il potere.
che non seppe insegnarmi nulla, se
Li considera, questi e altri, “gli errori
non a essere quello che ero» e
che impoverirono il Sud”, oltre al
questo è il consiglio che vi dò”.
fatto che la leva obbligatoria durava
L‟ultima domanda di uno studente,
dai 5 ai 7 anni, le nascite che
se alla luce delle manifestazioni di
calavano, tanto più che si disse: “ Ni
oggi si è usciti sconfitti o si poteva
levarinu „u piaciri „i futteri”.
Alla
fare di più, Camilleri lascia una
domanda su come ha vissuto il
riflessione: “Chi non è mai sconfitto è
confronto con i suoi parenti fascisti,
l‟eroe greco, perché ha l‟aiuto degli
ricorda che suo padre era uno
dei. Noi conosciamo la sconfitta,
squadrista, e lo zio un antifascista.
democratici e antifascisti, ma non
Quando Mussolini venne al suo
significa arrendersi. Si può cambiare
paese nel 1928, gli piacque così
idea, ma devono essere lacrime e
tanto
sangue
il
gelato
artigianale
che
da
capovoltare
telefonò alla capitaneria di porto per
convinzioni
farselo
Scillipoti. La coerenza ci può aiutare.
poi
recapitare
a
Roma,
iniziali,
non
le
attraverso l‟aereo che attraccava a
Quando
Ostia e poi in macchina a fino a
incoerenza bisogna riconoscerli e
Piazza
a
avere fiducia nell‟uomo, che siamo
discutere con mio padre dopo che
noi e che sono gli altri”. Gli applausi
lessi
Venezia. «la
“Cominciai
condizione
commettiamo
come atti
di
umana»”.
per lo scrittore sembrano infiniti al
Quando Filippo Pera, suo amico, gli
concludersi del dibattito, un incontro
disse che non poteva più venire a
avuto con una persona di una
scuola perché ebreo, non capì. Lo
generazione diversa dalla nostra, ma
chiese a suo padre che gli rispose
le cui parole sembrano colmare il
diventando una belva: “quel testa di
vuoto di una generazione “affamata
cazzo che si è lasciato convincere da
di futuro”, o quantomeno stimolarla
Hitler”, precisando che “mio padre
a colmarlo.
era uno squadrista, ma ragionava con la sua testa. Quando cadde il fascismo non partecipò più a niente 7
Yield Periodico Universitario STORIA
La questione meridionale dopo il 1861 di Pierdanilo Melandro In questo breve articolo non si vuole fare del “Terrorismo”, malizioso neologismo coniato da Marco Demarco, direttore de «Il Corriere del Mezzogiorno», con cui definisce i fondamentalisti del sud (che vorrebbero riabilitare i Borbone), e che ha scelto come titolo del saggio uscito da pochi giorni in libreria per Rizzoli (di cui non ne condivido il contenuto); si vuole semplicemente raccontare un pezzo di storia, oscura ai più. Nell‟Ottocento il Regno Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia ed il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia. Dal censimento del 1861 si deduce che, al momento dell'Unità, le Due Sicilie impiegavano nell'industria una forza-lavoro pari al 51% di quella complessiva italiana. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare. Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, indice di aumento del benessere relativamente ai livelli di quei tempi. Nel 1860 vi erano poco più di nove milioni d'abitanti e la parte attiva era circa il 48%. Le Due Sicilie erano lo Stato italiano preunitario più esteso: comprendeva tutto il Sud dell'Italia, la Sicilia,
l'Abruzzo, il Molise e la parte meridionale dell'attuale Lazio. La sua storia era cominciata nel 1130 con l'unificazione compiuta da Ruggero II d'Altavilla. Il regno durò quindi 730 anni, durante i quali i suoi confini rimasero in pratica invariati. Le dinastie che si susseguirono ebbero origini straniere, vista l'oggettiva incapacità di generarne una propria, ma occorre rilevare che i sovrani divennero in breve dei Meridionali a tutti gli effetti, assumendone la lingua e le usanze. Dopo l'Unità, la classe liberale meridionale contribuì a seppellire sotto una valanga di mistificazioni gli aspetti positivi del Regno delle Due Sicilie per giustificare la propria adesione alla causa unitaria. Francesco Saverio Nitti nei primi anni del „900 rilevava: "Una delle letture più interessanti è quella dell'Almanacco Reale dei Borbone e degli organici delle grandi amministrazioni borboniche. Figurano quasi tutti i nomi di coloro che ora esaltano più le istituzioni nostre [del regno d'Italia] o figurano, tra i beneficiati, i loro padri, i loro figli, i loro fratelli, le loro famiglie”. In realtà l'opera dei sovrani meridionali fu per molti versi meritoria: non solo il Sud riaffermò la propria indipendenza, ma vide un
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 indiscutibile progresso dell'economia, lo sviluppo del commercio ed il fiorire dell'industrializzazione. All'epoca di Francesco II, l'ultimo re, l'emigrazione era sconosciuta, le tasse molto basse come pure il costo della vita e il tesoro era floridissimo. In campo culturale Napoli contendeva a Parigi la supremazia europea. "La storiografia ufficiale continua ancora a sostenere che, al momento dell'unificazione della penisola, fosse profondo il divario tra il Mezzogiorno d'Italia e il resto dell'Italia: Sud agricolo ed arretrato, Nord industriale ed avanzato. Questa tesi è insostenibile a fronte di documenti inoppugnabili che dimostrano il contrario, ma gli studi in proposito, già pubblicati all'inizio del 1900 e poi proseguiti fino ai giorni nostri, sono considerati dai difensori della storiografia ufficiale faziosi, filoborbonici, antiliberali e quindi non attendibili". In realtà la Questione Meridionale, tutt'oggi irrisolta, nacque dopo e non prima dell'unità d‟Italia. La politica economica dei sovrani meridionali fu improntata a diversificare l'economia, allora prevalentemente agricola come nel resto d'Italia e di gran parte d'Europa, favorendo lo sviluppo dell'industria, dell'artigianato e del terziario. Come in altri Stati anche le Due Sicilie adottarono un‟iniziale
sistema di protezione doganale che consolidò la nascente industrializzazione, permettendole di raggiungere dimensioni tali da reggere il confronto con il mercato. In tale prima fase l'obiettivo di Ferdinando II era quello di avere un'industria in grado di soddisfare la domanda interna, per limitare al massimo le importazioni e quindi la dipendenza dall'estero. Il protezionismo fu poi gradualmente mitigato dal 1846 per inserire l'industria, ormai matura, nel meccanismo del commercio europeo: al posto delle vecchie barriere doganali si stipularono numerosi trattati commerciali. Grazie alla guida di Ferdinando II già nel 1843 gli operai e gli artigiani raggiunsero il 5% dell'intera popolazione occupata (il 7 % alla vigilia dell'Unità), con punte dell'11% in Campania che divenne la regione più industrializzata d'Italia. Complessivamente, per quanto riguarda la parte continentale del Regno, nel 1860 vi erano quasi 5000 opifici. All'epoca era il datore di lavoro a fissare salario ed orario, e il ceto operaio del Sud fu il primo in Italia ad acquisire coscienza, reclamando aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. In occasione del Congresso degli Scienziati, tenutosi a Napoli nel 1845, si cercò di arginare le rivendicazioni affermando che, 9
Yield Periodico Universitario STORIA essendo nelle Due Sicilie "più facile e meno caro il vitto, non è il caso di apportare variazioni salariali ". Al momento dell'Unità la bilancia commerciale del Regno delle Due Sicilie presentava un attivo di 35 milioni di ducati (pari a circa 560 milioni di Euro). Sempre nel 1861 la percentuale dei poveri nel Sud era pari all‟ 1,34% (come si ricava dal primo censimento ufficiale) in linea con quella degli altri stati preunitari. Per attuare la sua politica di sviluppo, Ferdinando II creò grandi aziende statali, ma incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per coinvolgere nella proprietà anche i ceti medi. La critica liberistica ha denunziato gli elevati costi di produzione dell'industria statale delle Due Sicilie, sottacendo l'organica visione dell'economia ferdinandea, in cui si privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Lo sviluppo guidato dallo Stato rappresentò un modello originale e per certi versi pericoloso in quanto metteva in crisi le logiche meramente liberiste, all'epoca prevalenti. Per questo motivo la propaganda liberale si scagliò contro tale modello di sviluppo. Il rapporto
privilegiato del Re con i ceti popolari fu presentato come paternalismo che, assieme al protezionismo, fu bollato dalla storiografia ufficiale quale espressione di una politica miope e retrograda. Si trattò di un modo per nascondere la verità, ad uso e consumo dei vincitori, ossia i proprietari terrieri, eredi del feudalesimo. Con la nascita del Regno d'Italia nel 1861 iniziarono a sorgere insurrezioni popolari contro il nuovo Governo, interessando le ex province del Regno delle Due Sicilie. Le condizioni economiche peggiorate, l'incomprensione della nuova classe dirigente, l'aumento delle tasse e dei prezzi dei beni di prima necessità, l'aggravarsi della questione demaniale dovuta all'opportunismo dei ricchi proprietari terrieri furono le cause principali del brigantaggio postunitario. Il brigantaggio postunitario fu, secondo alcuni, una delle prime guerre civili dell'Italia contemporanea e fu soffocato con metodi brutali, tanto da scatenare polemiche persino da parte di esponenti liberali e politici di alcuni Stati europei. .
Yield Periodico Universitario Anno VI n째 10
11
Yield Periodico Universitario ATTUALITÀ
L'incubo giapponese Di Giordano Bozzanca
Venerdì 11 Marzo alle 14.46.23,ora locale, un terremoto di magnitudo 8.9 con epicentro in mare aperto a 178 km dalle coste di Fukushima e Yamagata e ad una profondità di 25km, ha colpito il Giappone. Gli studiosi dell'INGV hanno riferito che si tratta di uno dei sismi più devastanti degli ultimi 150 anni, dopo quello del Cile nel 1960. Il terremoto è avvenuto ad una latitudine tale da avere un'alta influenza sul polo, spostando di 10cm l'asse terrestre e allungando i giorni di 1,6 µs. Uno dei più violenti della storia del Giappone, assieme al disastro di Kobe nel 1995, quello di Niigata nel 2004 e quello di Wajima nel 2007. Il sisma ha sollevato uno tsunami con onde alte fino a 10m, ma le preoccupazioni si concentrano sui danni riscontrati nella centrale nucleare di Fukushima. Tra le varie ipotesi è stata avanzata pure una
supposizione che questa catastrofe sia opera dell'uomo. Nel 1974, infatti, il Dottor Matsushita, scienziato del National Center of Atmosferic Research, evidenziò che dopo i test nucleari la ionosfera e il campo magnetico terrestre venivano disturbati per un periodo di circa 2 settimane portando a insolite oscillazioni dei poli. Una tesi senza dubbio singolare, ma è anche vero che non si può non considerare che i dati in più occasioni sembrano attestarne un'ipotetica veridicità. Alcuni esempi. Dal 6 al 16 giugno del 1956 vennero effettuati in Afghanistan 33 test nucleari, e ne seguì il 17 giugno un terremoto di magnitudo 7.7 con ben 2000 vittime. Dal 28 al 30 maggio 1970 in Perù vi furono 61 test ed il risultato fu la morte di 68.000 persone. Possiamo anche ricordare che il giorno prima del terremoto cinese del 28 luglio 1976 che causò la scomparsa di 800.000 persone, vi furono ben 45 test nucleari in quella regione. Cosa è successo l'11 marzo 2011 in Giappone, secondo la tesi del Dottor Matsushita? Il Pakistan ha lanciato un missile nucleare a corto raggio chiamato Hataf-2 e poche ore dopo il Giappone ha iniziato a
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 tremare. Il bilancio attuale di cui ci informa il Governo è di 8.450 morti accertati e di 12.931 dispersi, ma è sicuramente destinato a salire ancora. E' stata evacuata l'area di 30km attorno a Fukushima, le squadre di soccorso sono rientrate nella centrale e si è rinunciato all'uso di elicotteri a causa delle radiazioni troppo alte. Si è optato per cannoni ad acqua per raffreddare i reattori e droni per controllarle dal cielo. A destare preoccupazione sono i reattori N.3 e N.4 dell'impianto. La vasca che contiene il combustibile esausto del reattore N.4 costituisce il "principale timore" per i tecnici al lavoro nella centrale, dato il rischio di contaminazione radioattiva "direttamente nell'atmosfera". Il livello del liquido della vasca sta infatti calando progressivamente, fatto che porterebbe ad un'esplosione e ad una diffusione di radiazioni nell'atmosfera. La Francia ritiene "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale. L'imperatore Akihito si è appellato ai sudditi per esprimere il proprio dolore, implorandoli di mantenere la calma. In questo scenario l'Europa sembra per un
momento desistere da quelli che sono i grandi progetti proiettati verso il nucleare. Quando la Germania, la Svizzera, il Belgio e perfino l'Australia (che detiene quasi il 30% delle miniere di uranio) sembrano riflettere in modo più ponderato in materia, nel contempo in Italia l'On. Stefania Prestigiacomo sembra l'unico ministro dell'ambiente al mondo a sostenere oggi un rilancio della tecnologia nucleare. Un progetto di 5 centrali che sarebbe "casualmente" sito in Francia, la quale detiene 511 miliardi di euro del nostro debito pubblico. Le vicende giapponesi, al contrario, dovrebbero rappresentare per gli enti sovranazionali uno stimolo a ricercare metodi e politiche di risparmio energetico, misure di prevenzione antisismiche e soprattutto iniziative di sviluppo sostenibile. Si spera che questo terremoto abbia scosso abbastanza le coscienze degli italiani in attesa del referendum del 12 giugno sul nucleare. .
13
Yield Periodico Universitario LAVORO
Non è un paese per giovani di Alessandro Sucameli
Quando un giovane esce dall'Università, oppure finisce un ciclo di studi che dovrebbe abilitarlo ad una qualche professione, ha una sola preoccupazione: il lavoro; riuscirò ad inserirmi in un mercato che troverà difficilmente lo spazio per me? Come sopravvivere ad angherie e soprusi da parte di chi eventualmente il lavoro me lo darà? Domande generiche a cui circa 25 giovani su 100 danno risposte negative.L'elevato tasso di disoccupazione giovanile in Italia è un problema che esiste dal secondo dopoguerra, ma che durante il mese di Aprile 2010 ha colpito il 29,5% dei giovani compresi tra i 15 e i 24 anni. In ogni caso la colpa non è solo della crisi ma di un difetto strutturale del
sistema Italia: siamo da sempre tra i Paesi meno virtuosi sotto questo punto di vista , al pari di Grecia e Polonia; ci sono voluti troppi anni per arrivare ad una Legge (c. d. Legge Biagi) che permettesse di fare miglioramenti e ci indirizzasse verso politiche occupazionali degne di un Paese forte. Tuttavia, anche se in quella Legge sono presenti strumenti che facilitano il collegamento e il passaggio tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro, molto spesso non vengono usati per varie ragioni, prevalentemente economiche. Dall'altro lato ci sono le imprese o i datori di lavoro in generale che spesso, e ora più che mai, preferiscono sfruttare un ragazzo facendolo lavorare in nero o in condizioni poco dignitose con tutte le conseguenze che ciò comporta; in generale non hanno né i mezzi né la voglia di coltivare questo “capitale umano”. Evidentemente questo atteggiamento di resistenza non aiuta un mercato dove c'è troppa offerta e poca domanda e dove si vedono i giovani come un problema e non come una risorsa. Ma cosa accadrebbe se un ragazzo vuole mettersi in proprio?
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 In altri Paesi europei e non gli basterebbe andare in banca, presentare un progetto (valido) e ottenere un prestito per iniziare la sua attività. In Italia, ovviamente, non è così semplicemente per il fatto che il nostro sistema bancario è molto rigido e si comporta in maniera prudente verso i prestiti (questa prudenza delle banche ha attenuato alcuni effetti della crisi che potevano essere molto peggiori). Allora come fare? Semplice: non si fa! Esistono pochissimi giovani imprenditori in Italia e nessuno ha iniziato da zero: avevano sempre una famiglia in grado di dare loro supporto. Capita spesso,soprattutto al sud, che un ragazzo non è incoraggiato dalla famiglia a lasciare casa e cercarsi un lavoro e quindi rimane lì, disoccupato fino a 35 anni o più. Stereotipi a parte, c'è un attaccamento molto forte delle famiglie, le quali o hanno un atteggiamento passivo, oppure ti
scoraggiano a lasciare casa; in molti altri Stati appena hai 18 anni è normale andare a vivere da solo e durante la scuola è normale avere un lavoro.In questa situazione praticamente i giovani sono lasciati a loro stessi: le istituzioni pubbliche aiutano poco, chi offre lavoro spesso li sfrutta e le banche non gli danno fiducia; quindi restano due alternative: o rimanere, accontentandosi e aspettare che cambi qualcosa, oppure rischiare ed emigrare. Chi può dare l'input per risolvere questa situazione è lo Stato che con maggiori investimenti, Leggi migliori e controlli sul mondo del lavoro avvierebbe un processo di rinnovamento del sistema, modernizzazione e incremento dell'efficienza. Senza contare che attualmente abbiamo un tasso di natalità molto basso, e quindi se i giovani sono costretti a emigrare l'Italia diventerà un Paese per “ultravecchi”, poiché per vecchi lo è già.
15
Yield Periodico Universitario Lettera a Napolitano
Yield Periodico Universitario CULTURA
RDS vi consiglia al cinema: “nessuno mi può giudicare” di Flavia Iovine un quartiere della sporca periferia romana in cui il misto di nuove culture extracomunitarie
e
di
semplici
borgatari romani faranno sì che la protagonista si senta molto più a casa qui che altrove. Ma come ripagare i debiti? La ricerca di un lavoro onesto fallisce miseramente: fare le pulizie a 600 euro al mese non è sufficiente per assicurare il tetto sulla testa del figlio, figuriamoci ad evitare la galera! Fare la escort sembra l‟unica soluzione. Inizia dunque la commedia plautina degli equivoci: un susseguirsi di scene comiche, perfettamente cucite sulla Piacevole commedia alla portata di
bravissima
tutti il film Nessuno mi può giudicare,
inevitabilmente di evitare che la verità
da poco uscito nelle nostre sale, vede
venga a galla e, soprattutto, che ne
Paola Cortellesi impersonare i panni di
venga a conoscenza un Raul Bova, che
una ricca “coatta de Roma”, classista e
qui male veste i panni di un burino
razzista che, alla morte del marito,
romanista(per giunta di sinistra!), ormai
ritrovatasi con i debiti fino al collo e
innamoratissimo
con
escort.
un
figlio
di
otto
anni
da
attrice,
cercano
turbolenta
della
mantenere, è costretta a rinunciare al
L‟epilogo
lusso eccessivamente sfarzoso della
spiegazioni,
villa ad Anzio e dunque a trasferirsi in
banale. Eppure si esce dalla sala con 17
non
ha
risulta
bisogno anzi
di
piuttosto
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 l‟amaro in bocca: gli italiani, maestri del
valore se non quello della taglia del
cinema e della commedia, sentono il
proprio
bisogno di dare una spiegazione ad un
conseguenza,
termine, „‟escort‟‟, ormai abusato e
riconosciuto
mediaticamente
Viene
circondato da giunoniche veline a
insomma da chiedersi, dopo aver riso
ricordargli la sua virilità prorompente,
di gusto alle battute e agli interventi
siano ormai i cardini di una proto-
curiosi e travolgenti di attori dal calibro
cultura,
di Rocco Papaleo, Caterina Guzzanti,
intellettuale che non rende dignità al
Paolo Calabresi, Massimiliano Bruno e
paese che diede i natali a Dante, a
Valerio Aprea (in diretta da Boris!), il
Michelangelo, a Galileo, a Pirandello.
mitico Lillo, Anna Foglietta, Lucia
I tagli al mondo della cultura
Ocone, Dario Cassini, se „‟è mai
quello della conoscenza indicano la
possibile, o porco di un cane, che le
direzione ben studiata che il governo
avventure in codesto reame debban
Berlusconi ha deciso di intraprendere.
risolversi tutte con grandi puttane?‟‟.
Che fare? Andare al cinema! A godere
E resta il dubbio se in questa Italia,
di un piccolo film divertente che
dove si svolge un processo che vede il
racconta di noi e degli altri senza
Presidente del Consiglio imputato per
arroganti pretese ma con gli occhi ben
prostituzione minorile, il valore medio,
aperti sul mondo, il nostro piccolo
il livello di attenzione, la criticità nel
mondo, che ci circonda.
martellante.
percepire e assumere come propri concetti(?) per i quali la donna non ha
reggiseno
di
e
non tale
se
una
l‟uomo, può non
di
esser quando
degenerazione
e a
Yield Periodico Universitario CULTURA
Da leggere vi consigliamo: “l‟albergo delle donne tristi”, scritto da Marcella Serrano, 1997 Recensione di Martina Scarcelli “Allora, quando ti è venuta l‟idea dell‟albergo?” “Quando avvertii i sintomi di un nuovo malessere, le donne erano cambiate: raggiunta l‟autonomia, erano rimaste a metà strada tra l‟amore romantico e lo spaesamento. Gli uomini si sentono minacciati dalla nostra indipendenza e questo provoca in loro il rifiuto, un senso di impotenza . . . il fatto è che le donne vivono questo allontanamento come un‟aggressione [. . .] si chiudono sempre di più in se stesse cercando di affermare il loro io. . .” “Si brucia l‟altra faccia della luna” “ Morale . . . il risultato non può essere che il disamore”.
coinquiline, attraverso lo svolgimento di compiti quotidiani in questa sorta di “comune”. Il suo corrispettivo maschile è il medico Flaviàn, pelle color del grano bruciato, metafora del suo vissuto: un uomo che non mostra sentimenti, non per avarizia, ma per povertà, perché dilaniato e spogliato, per citarne le parole, del suo candore,
“come se Flaviàn potesse avere completamente dimenticato l‟abbiccì dell‟amore”. Il punto non è quanto e se riuscirà a scalfire la corazza di dolore di lei, rinchiusa in una castità autoimposta, o quanto lei stessa riuscirà a vestirlo delle emozioni di cui è stato derubato, ma la naturalezza con cui l‟autrice snoda e incrocia i percorsi di entrambi. Non è il solito romanzo in rosa in cui crogiolarsi e rifugiarsi, proiettate in un mondo ovattato da sentimenti dolciastri; questo libro non consola, anzi, denuda la sofferenza, la scaraventa sul banco degli imputati, ne illustra le fattezze in 250 pagine scorrevoli e intense, anche lì dove inciampa in digressioni lievemente prolisse. Non si tratta di una banale esaltazione dell‟universo femminile, ma di un‟ indagine, schietta, accorata e globale, delle donne del Cile di transizione, del dopo Pinochet, che si scoprono smaliziate nel descrivere incontri erotici alle compagne,
Il disamore. È questa la ragione principale della permanenza di venti donne in un albergo, in un‟ isoletta dell‟arcipelago di Chiloè, a Sud del Cile. Realizzando il sogno di suo padre, Elena, psichiatra e direttrice dell‟albergo con un passato da attivista nella Resistenza, offre a queste donne la possibilità di lenire le cicatrici del disamore, convivendo per tre mesi in uno stato di “sorellanza”, mettendo in comune dischi e libri, capacità, esperienze e visioni della vita. La protagonista è Floreana, famosa storica, la perdita della sorella e la frustrazione dell‟ abbandono di un uomo alle spalle; ma Floreana è anche un espediente uno spunto, da cui far partire la riflessione sui tragitti delle sue 19
Yield Periodico Universitario ANNO III N°1 piacevolmente sorprese nell‟ insinuarsi l‟una nelle pulsioni dell‟altra, come un fiume in piena, perché la diga non ha retto, e per fortuna . Il paesaggio è fondamentale: rupi a strapiombo sul mare si contrappongono ad acciottolati riarsi dal sole, calpestati nella sonnacchiosa atmosfera della siesta che si tramuta, poi, nella croccante promessa della sera. Queste scenografie sono chiave di volta e favoriscono l‟autoanalisi dei personaggi, i cui dialoghi spesso si evolvono nella natura, a tratti ancestrale.
Un romanzo che stordisce e conquista, invade e pervade, ti respira addosso la calura sudamericana, avvolgente nei luoghi, sensazioni e profumi, delineati dall‟autrice con sapiente maestria. Si
risparmiano morali e insegnamenti, facendo solo filtrare, con discrezione, un suggerimento: coltivare il piacere della purezza, dell‟essere autentici, senza precludersi emozioni o vincolarsi a definizioni. L‟amore non è per forza passione e desiderio di scoperta , ma un “flagello democratico”, un castigo agrodolce che non fa distinzioni, la patria non è per forza il luogo in cui si è nati o quello in cui si deve tornare, “è il posto dove non si sente freddo”.