Articolo 21 - ottobre 2012

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ottobre 2012


Questo mese su www.ricominciodaglistudenti.it Giurisprudenza: gli studenti incontrano Antonio Ingroia In un’aula magna gremita lo scorso 3 ottobre si è tenuto presso la facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre l’incontro col Procuratore Aggiunto della Repubblica Anonio Ingroia, la Coordinatrice nazionale di “Libera” e la dott.ssa Rita Mattei del TG2. “Incontrare il dottor Ingroia è stata un’esperienza importante -afferma Alberto Belloni, coordinatore di Ricomincio dagli Studenti Giurisprudenza- abbiamo condotto un’analisi profonda del fenomeno mafioso e delle sue nuove forme di radicamento, grazie all’apporto della sua esperienza sul campo e grazie al prezioso contributo di Gabriella Stramaccioni, che ci ha raccontato uno spaccato della realtà mafiosa, sollecitata dalle domande di Rita Mattei che ha moderato l’incontro mettendo in risalto tutti i punti di interesse.” continua su www.ricominciodaglistudenti.it

Borse di studio: Pronti all’azione legale Dopo aver diffidato la Regione a pagare la seconda rata delle borse di studio dell’a.a. 2011/2012, i disservizi continuano a protrarsi. Laziodisu, infatti, ha annunciato agli studenti che erogherà i fondi solo a partire dal 15 ottobre prossimo, lasciando ancora per giorni senza fonti di sostentamento migliaia di studenti nel Lazio. Ricomincio dagli Studenti ha dunque deciso di proseguire la propria azione legale nei confronti dell’ente per il diritto allo studio. Anche se Laziodisu rassicura che il pagamento avverrà a breve, siamo stanchi dei continui ritardi che ormai puntualmente ogni anno affliggono la stabilità economica dei borsisti: vogliamo mettere la parola “fine” a questa situazione inaccettabile. Per questo motivo abbiamo dato mandato al nostro legale, avvocato Michele Bonetti, di raccogliere le procure degli studenti borsisti disposti a citare in giudizio l’A.DI.S.U., intimando il pagamento non solo della rata, ma anche degli interessi maturati e, nei singoli casi che eventualmente lo consentano, del danno derivato dal ritardo. L’assistenza legale che abbiamo messo a disposizione dei borsisti sarà totalmente pro bono, con lo scopo di raccogliere quante più citazioni (singole e collettive) e decreti ingiuntivi possibili, in modo tale da creare, in caso di accoglimento, un precedente giuridico che imponga a Laziodisu la


Questo mese su www.ricominciodaglistudenti.it Erasmus, contrordine: tutti a casa «Nel Paese dei ciechi, l’uomo con un solo occhio è il re». Questa frase di Erasmo da Rotterdam, umanista e teologo olandese del XV sec, sembra quanto mai appropriata per descrivere il momento che l’Italia e l’Europa stanno attraversando e far risaltare il nodo di contraddizioni in cui la politica europea si sta avvitando. Pochi giorni fa è infatti stata lanciata una nuova “bomba” sui destini già così incerti e precari dei tanti giovani europei che si affacciano sul mondo del lavoro: il progetto Erasmus, che proprio quest’anno celebra il suo 25esimo anniversario, sta per subire una forte battuta d’arresto a causa della mancanza di fondi. Si parla di un buco di circa 400 milioni di euro. A dare l’allarme è stato l’eurodeputato conservatore francese Alain Lamassoure, che presiede la Commissione di bilancio del Parlamento europeo, il quale ha affermato che i tagli hanno già interessato il Fondo sociale europeo e ora potrebbero investire tutta una serie di progetti finalizzati a sostenere lavoro, ricerca, innovazione e formazione. Il programma Erasmus nasce nel 1987 per opera della Comunità Europea e grazie all’associazione studentesca Egee, oggi Aeege, sotto l’auspicio e l’appoggio del presidente francese François Mitterrand. Da quella data ad oggi il successo dell’iniziativa è cresciuto senza sosta...continua su www.ricominciodaglistudenti.it

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Ricomincio dagli Studenti


La bomba di Nethanyahu di Leone Radiconcini

“C’è un solo modo per prevenire pacificamente che l’Iran abbia la bomba atomica, e questo è porre una chiara linea rossa sul suo programma di nuclearizzazione”. Così il premier israeliano ha esordito sul tema, che si è ovviamente prospettato come il più caldo, dell’attuale crisi medio-orientale tra i due paesi, di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In seguito egli ha estratto un grafico raffigurante una bomba stilizzata, sulla quale ha mostrato il livello al quale Teheran è arrivata nel programma di creazione della nuova arma. Il significato è abbastanza esplicito, Israele non permetterà il superamento di questa linea rossa a costo di entrare in guerra. La situazione si prospetta sempre più problematica, tra un governo semidittatoriale e fascista come quello di Ahmadinejad da un lato e uno instabile e preoccupato per il caos che lo circonda dall’altro. Cosa ci si può aspettare da una situazione così insicura? Sembra abbastanza improbabile che Obama voglia spalleggiare un’azione offensiva di Israele. È probabile, quindi, che Israele farà attenzione a prendere gli USA nel momento in cui non potranno reagire attivamente, cioè durante le elezioni, in modo tale che Obama non possa dedicarsi alla

questione mediorientale con le energie necessarie per salvare il salvabile. Oltre alla questione politico-diplomatica, ve n’è però un’altra più pratica. Innanzitutto, se Israele non avrà l’appoggio degli Usa, che forniscono i rifornimenti in volo agli aerei dello stato ebraico, ci sarà bisogno dell’appoggio di altre unità già presenti sul territorio: sembra abbastanza probabile che tale aiuto possa essere fornito dai curdi (presenti nella zona nord-occidentale dell’Iran e sparsi anche in Siria, Iraq e Turchia), i quali, grazie al controllo esercitato sulla propria regione, potrebbero offrire a Israele basi e rifornimenti per gli attacchi alle zone nevralgiche della preparazione missilistica iraniana. Ma l’accordo con i curdi potrebbe portare a problemi con la Turchia, che invece è sempre stata la parte del mondo arabo più pronta al dialogo con Tel Aviv. In tutto questo c’è sempre il problema dell’instabilità generale in cui versa il medio oriente. La maggior parte dei governi arabi non sarebbe in realtà contraria ad un attacco all’Iran, viste le divergenze religiose (essendo l’Iran sciita) ed etniche (gli iraniani non sono una popolazione araba ma indoeuropea) che dividono questo paese dagli altri; l’unica eccezione è ravvisabile in Siria, dove però la guer-


ra civile non permette nessun inserimento del governo in politiche che non siano “interne”( se interno si può definire il bombardamento aereo delle periferie di Damasco). Anche l’Iraq, dalla caduta di Saddam, ha visto la ripresa del potere degli sciiti, che nel paese rappresentano la maggioranza, ma nonostante questo gli ayatollah iraqeni, vista la perdita di potere che hanno subito una volta diventato Khomeini capo spirituale ma anche politico degli sciiti e di qui anche i suoi successori, non vedrebbero male una perdita di potere dell’Iran. Non bisogna però con questo credere che l’azione israeliana sarebbe per questo spalleggiata, anzi, vi sarebbe comunque una condanna da parte dei paesi della zona, poiché si tratta comunque di un attacco ad uno stato musulmano effettuato da uno

che non lo è: viste le ultime rivolte appare abbastanza chiaro che i le frange integraliste non rimarranno con le mani in mano, ma anzi riusciranno sempre ad ottenere quei consensi derivati dall’odio anti-occidentale ed anti-israeliano. E’ difficile riuscire a capire se questa guerra ci sarà o meno. Sembra improbabile, ma con personaggi senza molti scrupoli al potere la paura di una catastrofe è sempre dietro l’angolo. Rimane comunque il fatto che qualunque cosa succeda, che la bomba sia realizzata o meno, l’instabilità di quella parte del mondo a noi così vicina e lontana che è il medio oriente, ne verrà accentuata ed i paesi che per ora sono riusciti a barcamenarsi nella gran tempesta rischiano di essere risucchiati anche loro in un vortice di precarietà e violenza.


Una storia sbagliata di Leonardo Zingaretti

Secondo ipotesi la trattativa tra stato italiano e criminalità organizzata comincia nel 92’/’93, in pieno periodo stragista. La corte di Cassazione a Roma conferma le condanne definitive per i Boss di Cosanostra tra cui diversi ergastoli, le sentenze sono emanate in contumacia E’ il 30 gennaio del ‘92: seguono bombe a Roma, Milano e Firenze. La mafia vuole una cosa sola, l’abolizione del 41bis e la scarcerazione dei suoi uomini; la strategia di destabilizzazione dello stato italiano è evidente, ma sul Quirinale le voci sono sussurri. Mannino, ministro della DC, confida al maresciallo Guazzelli :“Ora o uccidono me o uccidono Lima”, e infatti l’europarlamentare DC Lima muore a Mondello il 12 marzo di quell’anno. La polizia sa, la DIA in primis, ma per il

presidente del consiglio Andreotti non è necessario che la popolazione civile venga coinvolta, tant’è che all’accorato appello del ministro dell’interno Vincenzo Scotti di fronte alla Commissione Affari Costituzionali del Senato egli replica: “E’ una patacca”. La mafia invece insiste, il 4 Aprile muore sulla strada Agrigento-Porto Empedocle il maresciallo Guazzelli, stavolta però sono un mitragliatore e 2 fucili a pompa a ucciderlo; il governo Andreotti non regge, cade a fine Aprile, ma Mannino prosegue la sua attività: mantiene i rapporti con le alte cariche della polizia del ROS e del SISDE (sembra infatti che questi siano i canali migliori per comunicare con i grandi capi), Riina, Ciancmino, e Provenzano. Ma non basta: il 23 maggio il magistrato Falcone, la moglie e la loro scorta sono fatti saltare in aria con un’autobomba, è la strage di Capaci. Scalfaro diviene presidente della repubblica due giorni dopo scalzando Andreotti. Borsellino prende in mano il maxi-processo, mentre il capitano del Ros De Donno chiede al figlio di Ciancimino di incontrare il padre: la base per le trattative è stata stesa. E il momento del famoso “Papello” una lista di richieste stilata da Totò Riina e gli altri boss. Ciancimino e De Donno diventano il canale pref-


erenziale di comunicazione tra politica e mafia, vengono informati il ministro della giustizia Martelli e lo stesso Borsellino. Il 13 luglio del ‘92 il papello viene consegnato alle forze dell’ordine, ma le richieste al suo interno sono assurde: revisione della sentenza del maxi-processo, annullamento del decreto legge 41 bis, revisione del reato di associazione mafiosa e altri. La trattativa si interrompe e le conseguenze le pagherà il magistrato: Borsellino muore nell’esplosione di un’autobomba il 19 luglio del ‘92, assieme a lui cinque uomini della scorta. Le trattative ripartono, i ROS vogliono Riina, Don Vito Ciancimino promette di svelare il nascondiglio ma viene preceduto da Provenzano. Scattano le manette per il Don e viene catturato l’autista di Riina, ma ad eseguire l’arresto non sarà un normale ufficiale dell’arma, bensì Francesco Delfino, personaggio misterioso coinvolto nella strage di piazza della Loggia e condannato per truffa aggravata nel caso Soffiantini. Nel Gennaio del 93’ Riina viene arrestato nel suo covo, che per giorni e giorni non verrà perquisito. Quando verrà fatto la villa sarà trovata completamente vuota. Ma la mafia non si ferma, scoppia una bomba a Roma in via Fauro, un’altra a Firenze in via dei Georgofili e a Palermo, dove ci saranno cinque vittime. Nasce intanto Forza Italia; la Dia sospetta che la trat-

tativa con la mafia sia ancora in corso. Nel 94’ Forza Italia vince le politiche a sorpresa, pentiti di mafia affermano che Marcello Dell’Utri abbia stabilito un nuovo contatto con gli ambienti mafiosi. E’ Provenzano ora il capo indiscusso di Cosanostra, e i parlamentari di FI propongono degli sconti di pena per i cosiddetti pentiti di mafia, il boss dei boss fa la sua ultima apparizione in pubblico in un colloquio con il collaboratore di giustizia Luigi Ilardo, che poi morirà assassinato il 10 maggio 1996 prima di una deposizione. Il 2004 è l’anno fondamentale: Riina parla al processo, la trattativa viene allo scoperto. Due anni dopo, in concomitanza con la vittoria della sinistra alle politiche, Provenzano viene arrestato vicino a Corleone. Cade il muro del silenzio, il figlio di Ciancimino rilascia ai media informazioni riguardo l’attività del padre e il rapporto con i ROS, e anche il famoso killer Spatuzza si costituisce. Dirigenti e politici che per dieci anni hanno taciuto cominciano a parlare. L’inchiesta arriva fino ai giorni nostri. Per quanto le procure di Palermo e Caltanissetta chiudano il caso evidenziando le pesanti responsabilità di alcuni elementi che a oggi siedono in Parlamento, ad oggi i non esistono provvedimenti contro quella classe politica che ha condotto le trattative.


PdL: ritorno al passato? di Gualtiero Cappelletti

Tira aria di tempesta a Via dell’Umiltà; e non è data (almeno in parte) dal susseguirsi di scandali tra supereroi de noantri e feste dal sapore di epica: la questione è più grave ed è insita nel processo di formazione del PdL stesso. Difatti il PdL è il frutto di un’unione mai compiuta, di un’amalgama mai riuscita veramente tra i liberali ex Forza Italia e gli ex di Alleanza Nazionale. Il primo segno del fallimento del progetto è il tradimento politico del cofondatore Fini il quale, dopo l’ennesima divergenza col padre politico del Pdl Silvio Berlusconi lascia il partito e ne fonda uno proprio; questo fallimento è culminato nella caduta del governo presieduto da Berlusconi stesso. Ma solo ultimamente i movimenti tellurici all’interno del PdL sembrano mettere in pericolo la sopravvivenza del partito: le chiacchierate esponenti pdielline elette senza alcun passato politico come Minetti & company, l’appoggio al governo Monti, lo scandalo Laziogate che ha come

esponente di spicco Fiorito ed infine lo scontro intestino tra fazioni per le candidature in Sicilia con l’esclusione di Carolina Varchi e la conseguente dura presa di posizione di Alemanno. Proprio quest’ultimo ha annunciato da poco di volersi candidare alle prossime comunali non direttamente col PdL ma attraverso delle liste civiche federate con il PdL stesso, adducendo come motivo l’immagine attuale del partito, decisamente malvista dopo gli sprechi folli del Laziogate mentre si chiede al popolo italiano di subire manovre “lacrime e sangue”. Intanto le elezioni politiche si avvicinano e non si sa ancora chi sarà il candidato premier del partito, la selezione è varia e sempre soggetta all’interrogativo: Berlusconi si ricandida o no? Ha davvero rinunciato de-


finitivamente a proporsi come leader? La bagarre per divenire il candidato per le prossime elezioni è appena iniziata: la Santanchè si è subito dichiarata interessata a concorrere (e non sarebbe la prima volta che tenta di candidarsi a premier), l’attuale segretario Angelino Alfano, dall’alto della sua posizione, quasi sicuramente competerà. Un altro nome su cui puntare favorito dall’età anagrafica unita all’esperienza e alla militanza (la militanza vera, quella di sezione) è quello di Giorgia Meloni, ma dati i suoi natali potrebbe essere impiegata per la corsa per niente facile alla regione Lazio; inoltre potrebbero presentarsi vari outsider come Galan e La Russa, per arrivare a nomi mirabolanti come Carfagna, Brambilla e Caldoro A tutti questi nomi si aggiungono (come se non bastassero quelli già citati) nomi esterni al PdL come il patron della Ferrari Montezemolo e l’ex alleato Casini, che potrebbe partecipare a delle eventuali primarie di coalizione, per non parlare di una candidatura dell’attuale premier tecnico Mario Monti. Nel frattempo si fa strada l’idea tra gli ex AN di costituire un nuovo partito che sia la continuazione ideale di Alleanza Nazionale. questo nuovo soggetto politico vedrà la luce il diciassette novembre, quando gli stessi ex missini scenderanno in piazza a Milano. Tale soggetto politico non

sarà frutto di una netta scissione nata da una divergenza insanabile diventata scontro, come nel caso della scissione finiana, ma è un ritorno alle origini che si lega al riconoscere la fondazione del PdL come una accozzaglia di esperienze politiche diverse (e sopratutto aventi capisaldi ed ideali assai diversi) e una mossa politicamente miope, al limite del fallimentare (anche perché pensare agli eredi di Rauti ed Almirante spalla a spalla agli ex democristiani nel Partito Popolare Europeo fa alquanto rabbrividire). Il nuovo movimento sarà in una posizione di alleanza con il partito che nascerà dalle ceneri del PdL, un partito liberista erede spirituale di Forza Italia. Vada come vada, l’esperienza del PdL ha rappresentato il fallimento nella costruzione di una coalizione di centrodestra, dove si è cercato di far convivere all’interno dello stesso movimento democristiani ed ex missini, liberali ed ex socialisti: un accozzaglia che non ha giovato né alle varie componenti dell’ormai defunto partito né tanto meno al Paese, che si ritrova a non avere uno schieramento di centrodestra coeso ed abile a governare. Ai posteri l’ardua sentenza...


Una mattinata da fuori sede di Marcello Moi

La sveglia del fuori sede non è fissa ma flessibile: la mia è il camion dell’Ama che passa a svuotare i cassonetti sotto alla finestra della camera. Facendo una media ponderata di quattro anni di osservazioni sul campo ho capito che l’orario standard è quello delle otto meno un quarto, ma può subire variazioni a seconda del bar in cui il conducente decide di fare colazione (se è quello prima dei cassonetti, la sveglia può arrivare anche alle nove e mezza, se è quello dopo potrebbe capitare anche di doversi svegliare alle sette meno un quarto). Mercoledì la sveglia è capitata alle otto e mezza. Non presto, ma nemmeno troppo tardi. Mi alzo tranquillo, ma non troppo. Trovo il bagno occupato, quindi opto per un caffè. Caffè finito. Rimango spaparanzato sul divano e attendo. Si libera il bagno ed ecco l’amara sorpresa: il mio coinquilino non ha fatto le pulizie il giorno prima durante il suo turno. Il pavimento sembra quello dello spogliatoio dell’Atletico Palustre, visto che il mio coinquilino ha pure l’abitudine di utilizzare le scarpe al posto delle ciabatte. Mi inoltro nella fanghiglia fino alla doccia, apro l’acqua aspettando il getto rovente ma l’acqua è gelata perché nel frattempo la mia coin-

quilina sta lavando i piatti. Esco. Mi asciugo. Mi deodoro. Mi vesto. Mi profumo. Al termine della vestizione, penso che non sarebbe affatto male mettermi la camicia bianca che ho lavato il giorno prima piuttosto che la solita maglietta. Mi dirigo verso lo stendino. La camicia, che secondo i miei calcoli doveva essere quasi asciutta, con quel poco di umidità residua perfetto per rendere la stiratura una semplice formalità e non una lotta all’ultimo sangue contro le maniche sgualcite, è sepolta da un mucchio di panni gocciolanti che qualcuno ha lasciato lì prima di uscire. La guardo, con lo stesso sguardo che Giovanni in “Così è la vita” rivolge alla sua macchina rigata. La dissotterro dal cumulo, la appendo ordinatamente su una gruccia, mi rimetto la maglietta ed esco. Non faccio in tempo a scendere le scale che ricevo un messaggio dal padrone di casa. Odio i messaggi del padrone di casa. Quello diceva semplicemente: “Passo lunedì”, che ai più non sembrerà poi così minaccioso. Traducendo dall’italiano al padronese forse si capiscono meglio i termini della minaccia: “Non passo da sei mesi, quindi la parte in nero dell’affitto che non è compresa nel contratto e che mi consegni a mano per non lasciare tracce con bonifici e operazioni bancarie è arrivata a toccare


quota duemila euro: aggiungendo le tre bollette di gas, luce e conguaglio del riscaldamento, e togliendo l’armadio e le sedie che hai comprato tu e che ti devo rimborsare perché sono di mia competenza, fanno duemilatrecentoventisei euro. Fammeli trovare lunedì quando arrivo, possibilmente in banconote di grosso taglio.” Faccio due conti. Me ne mancano duecento. Che fare? Viale Marconi è a due passi e vendere il proprio corpo potrebbe essere una soluzione (ma ne dovrei guadagnare trecento per ammortizzare la spesa per una parrucca e delle calze a rete), ma opto per metodi meno cruenti. Che al momento non conosco, ma arriveranno. Arrivo all’università e saluto. “’Mazza Marcè, ma te e gli abbinamenti siete proprio due estranei… ma come cazzo te vesti? ‘Na camicia ogni tanto no?” “*****************” (risposta censurata

per rispetto delle principali normative vigenti in materia di diffamazione, calunnia e per sensibilità verso i lettori cattolici). “Nte se po dì proprio niente oh….stai calmo…” Prima di pranzo, l’ultima goccia: chiamata di mamma.“Come stai?”. Anche qui, la traduzione dall’italiano al mammiano aiuta la comprensione: “Stai mangiando o stai morendo di fame? Stai fumando? Sei riuscito a uscire dal tunnel dell’eroina? Ti servono dei soldi? Mi levo il pane dalla bocca per mantenerti, ma mettendo una piccola ipoteca sulla casa e vendendo la macchina potrei darti una cinquantina di euro in più questo mese”. “Ciao mamma… tutto bene, non ti preoccupare… no non mi drogo… no non mi servono soldi”, rispondo sconsolato, dirigendomi rapido verso il sexy shop di via Giustiniano Imperatore, dove potrò trovare parrucche e calze a rete a buon mercato.


Borse di studio: gli studenti citano in giudizio LAZIODISU di Ricomincio dagli Studenti Dopo aver invano chiesto il pagamento delle borse di studio, il sindacato studentesco “Ricomincio dagli Studenti” avvia l’azione legale per numerosi studenti borsisti Da mesi ormai migliaia di studenti a Roma e nel Lazio attendono con indebito ritardo il pagamento della seconda rata delle borse di studio universitarie. “Ricomincio dagli Studenti”, sindacato universitario romano, dopo molti incontri infruttuosi e dopo aver inviato una diffida tramite l’avv.to Bonetti a Laziodisu, ha intrapreso ufficialmente le vie legali. Abbiamo messo a disposizione dei borsisti un servizio di assistenza legale gratuita, raccogliendo le numerose procure degli studenti, con lo scopo di avviare contro Laziodisu una serie di atti di citazione e ricorsi per decreto ingiutivo. Il nostro obiettivo non è soltanto quello di ottenere un pagamento immediato di quanto dovuto: chiederemo che l’ente regionale risarcisca gli studenti anche degli interessi maturati dal ritardo e degli eventuali danni subiti. I ricorrenti, infatti, spesso fuori sede privi di un supporto economico da parte delle proprie famiglie, facevano affidamento sulla somma che spettava loro in qualità di vincitori della borsa di studio per far fronte ai pagamenti delle tasse universitarie e all’acquisto dei libri e del materiale didattico, nonché dei beni di prima necessità. L’ente regionale nella mancata erogazione ha mostrato un comportamento negligente e imprudente, che ha determinato un danno in capo agli studenti, spesso costretti a cercare un lavoro pur di riuscire a fronteggiare le proprie spese. E’ nostra intenzione porre fine a questa insostenibile situazione di ritardo e incertezza, che da anni ormai affligge gli studenti: crediamo che attraverso un’azione legale concreta potremo scongiurare eventuali disguidi per gli anni futuri, chiudendo questo capitolo buio per il diritto allo studio. Note legali Il bando di concorso di Laziodisu rappresenta una vera e propria offerta al pubblico: ne deriva l’obbligo per l’ente di comportarsi con correttezza e secondo buona fede, nell’attuazione del concorso, così come nell’adempimento di ogni obbligazione contrattuale; parallelamente, per gli studenti è sorto un diritto che deve essere tutelato nelle forme riconosciute della responsabilità contrattuale. Inoltre, se Laziodisu avesse mostrato un comportamento corretto nel rispetto della scadenza per l’erogazione delle borse di studio, molti ricorrenti oggi non sarebbero stati costretti a sottrarre tempo allo studio per cercare occupazioni part-time per sostenere le spese. Ne consegue dunque, che nel caso di specie, ricorrono tutti gli elementi tipici per l’attribuzione di una forma di responsabilità extracontrattuale, ovvero il danno ingiusto subito dai giovani studenti.


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