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Il numero chiuso non è salutare? La sanità rappresenta uno dei temi più complessi in tutta Europa, anche e soprattutto perché i vari Paesi che compongono l’Unione Europea sono caratterizzati da enormi differenze nella gestione delle prestazioni san itarie. Un minimo comune denominatore, però, tra i tanti sistemi sanitari nazionali esiste ed è rappresentato dalla spaventosa carenza di personale medico-sanitario che sta attanagliando la maggior parte dei Paesi del vecchio continente e che rischia di produrre un’incapacità dei sistemi sanitari nazionali di far fronte alle es igenze della popolazione. La crisi del comparto sanitario deriva, inoltre, anche dal costante definanziamento che dagli anni ‘80 agli anni ‘90 ha caratterizzato le scelte di politica economica in tanti Paesi, il tutto giustificato dal tentativo di r idurre la spesa pubblica pesantemente oberata dalle ingenti spese sanitarie. Una delle cause che maggiormente determina l’aumento del costo della sanità consiste nel progressivo aumento dell’aspettativa di vita e quindi del numero sempre maggiore di servizi da erogare ad una popolazione sempre più anziana. Appare evidente che il miglioramento delle condizioni di vita e della qualità delle cure mediche richiederà un implemento consistente di personale idoneo ad assistere tali soggetti e di fatti la domanda di assistenza s anitaria aumenterà drammaticamente con l’invecchiamento della popolazione europea (le statistiche parlando di un numero di over 65 destinato a raddoppiare nei prossimi 50 anni, da 87 milioni nel 2010 a 152,7 milioni nel 2060). Allo stesso modo, anche i fenomeni migratori in continuo aumento sono e saranno ancor di più fattori che richiederanno una presenza maggiore di medici specie in contesti di crisi umanitarie perduranti (come quella che da anni attraversa la sponda Sud del Mediterraneo) e di sbarchi sulle coste, come avviene nel nostro Paese da anni senza soluzione di continuità. Una testimonianza che non può che confermare quanto detto in precedenza è il “Programma Italia” di Emergency, destinato proprio all’offerta di servizi sanitari alle migliaia di migranti che entrano nel nostro paese, ma anche a un numero sempre maggiore di italiani che non riescono ad accedere alle prestazioni del nostro sistema pubblico.
La situazione in Europa Risulta a questo punto fondamentale un breve focus sulla situazione di alcuni paesi europei. In molti Stati si avvertono preoccupazioni per la carenza di medici. Il numero degli stessi pro capite varia notevolmente ed è più basso in paesi meno sviluppati come Polonia e Romania, ma risulta relativamente basso anche in Regno Unito e in Finlandia. A partire dal 2000 il numero di medici pro capite è tuttavia aumentato in tutti i paesi europei eccetto nella Repubblica Slovacca. Mediamente il loro numero è passato da 3,0 dottori per 1.000 abitanti nel 2000 a 3,3 dottori nel 2008. Tale cifra è aumentata in modo particolarmente rapido in Irlanda, dove è cresciuta di quasi il 50%. Gran parte di questo aumento è dovuto al reclutamento di medici stranieri la cui percentuale è tripl icata in tale periodo. Analogamente, il numero di medici pro capite nel Regno Unito è aumentato del 30% tra il 2000 e il 2008 passando da 2,0 medici per 1.000 abitanti a 2,6 medici. Di converso, non si è registrata virtualmente alcuna crescita nel numero di medici pro capite in Francia e in Italia a partire dal 2000. In seguito a una riduzione nel numero di nuovi iscritti alle facoltà di medicina negli anni '80 e '90 il numero di medici pro capite in Italia ha raggiunto un picco nel 2002 per calare a partire da tale anno. In Francia il loro numero è stato massimo nel 2005 e la sua riduzione dovrebbe continuare nel prossimo decennio.
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