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ELIDE Pizzi

Elide Pizzi in una fotogallery con personaggi famosi e situazioni di lavoro: dal basso, in senso orario, con Edoardo Raspelli, con Giovanni Rana, durante il Festivaletteratura, nella cucina del ristorante Santini, con Gianni Dall’Aglio e con Bruno Barbieri

LA SIGNORA DELLA DIRETTA ALESSANDRA LOVATTI BERNINI

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ici Elide Pizzi e subito pensi a Mantova. Non c’è personaggio televisivo più mantovano di lei. La “regina” della diretta da più di trent’anni va in onda portando in tv la genuinità e la schiettezza che l’hanno sempre contraddistinta facendola diventare uno dei personaggi più amati dal pubblico. L’abbiamo incontrata per la rubrica del Personaggio di questa settimana. Signora Pizzi, ci parli della sua carriera? “Ho cominciato nel 1980 in una radio locale e dopo trent’anni la mia voce si è trasformata in volto collaborando per diverse televisioni. Una di queste esperienze televisive a cui sono più legata è stata quella a Mantova TV. Ora collaboro con Super TV che mi ha concesso uno spazio che gestisco tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 16. Sono molto contenta perché continuo a trasmettere in diretta e a gestire gli ospiti che puntualmente e con piacere vengono nel mio salotto, e anche loro interagiscono con il pubblico in diretta”. E’ difficile il rapporto con il pubblico in Tv? “No perché con la mia gente c’è un rapporto di amicizia e rispetto che si è consolidato nel tempo. Riscontro che la gente è sempre più sola e ha bisogno di sfogarsi e io sono sempre pronta e attenta ai loro bisogni, ascolto con pazienza, cercando di dare una risposta buona a tutti”. Per i mantovani lei è certamente un punto fermo perché tutti la conoscono e la amano da sempre. “Si è vero e questo mi gratifica molto, del resto da più di trentacinque anni ho un buon rapporto con il pubblico che mi vuole bene e che mi segue anche nelle presentazioni di vari eventi in provincia

e fuori provincia”. Qual è secondo lei l’importanza della cultura popolare e del folklore? “La cultura e le tradizioni popolari mantovane sono alla base delle mie trasmissioni. Mantengo viva questa cultura divulgandola tramite il mio spazio televisivo. Mi piace ricordare nei vari periodi dell’anno le tradizioni popolari e religiose riferite al nostro mondo contadino per far sì che non si dimentichino le nostre origini”. L’aspetto religioso per lei è importante? “Certo, per me è molto importante. Io sono credente e per questo nelle mie trasmissione invito anche sacerdoti. Ho capito che alla gente fa molto piacere ascoltare una parola buona o una risposta appropriata”. Qual è il suo punto debole? “Sicuramente è la cucina e nelle mie trasmissioni invito spesso chef o cuochi a parlare di cibo. ll primo approccio in televisione è stato con una rubrica di cucina. Andavo nei ristoranti a registrare i vari piatti che i cuochi proponevano. Questo mio interesse è nato soprattutto nei trent’anni di radio raccogliendo materiale inedito inviatomi dalle ascoltatrici. Questo mi ha permesso di pubblicare due libri di ricette”. Tra tutti i suoi impegni le resta il tempo di cucinare? “Ho veramente poco tempo però quando posso mi impegno ottenendo buoni risultati”. Qual è il piatto preferito di Elide Pizzi?

“Sono una buongustaia e quindi mi piace tutto, ma se dovessi scegliere, direi i tortelli di zucca al burro fuso e salvia. Il mio menù ideale comprenderebbe il bevrinvin di agnoli mantovani, tortelli di zucca e qualche fetta di buon salame casalino”. Che importanza ha secondo lei la genuinità? “E’ importantissima. Seguo in TV programmi come Masterchef o altri che presentano piatti belli e complicati. I cuochi sono sempre alla ricerca di prodotti che stupiscano, ma che noi magari non conosciamo, mentre io preferisco mangiare e cucinare con prodotti nostrani e di stagione”. Ha mai l’impressione che ormai la gente sia diventata incontentabile? “Sì e mi accorgo che la gente è sempre alla ricerca di qualcosa di diverso e nuovo. Certi locali propongono vecchie ricette come specialità che non sono altro che piatti che si preparavano nelle case dei contadini in occasioni di particolari festività. Quindi si ritorna sempre alle nostre tradizioni”. Come si mantiene viva la mantovanità? “Seguendo le tradizioni del nostro territorio, e facendo conoscere anche ad altri la nostra storia, il nostro dialetto che è stata la lingua dei nostri antenati e che dovrebbe essere insegnata ai nostri bambini per non essere dimenticata”.

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l tema dell’acqua è sempre più scottante ed emergenziale non solo nella provincia di Mantova, ma, più in generale, in tutto il pianeta. Il divario tra chi possiede l’acqua e chi non ne dispone è sempre più ampio, e se da un lato c’è un occidente che spreca questo bene prezioso, dall’altro in molti paesi dell’Africa – e non solo – ci vogliono ore ed ore di cammino per una tanica di acqua. Molto spesso non ci si pensa, ma è incredibile la quantità di acqua necessaria per la produzione industriale alimentare. Il consumo d’acqua è una delle maggiori cause di impatto ambientale dell’allevamento di bestiame. L’agricoltura, per la maggior parte dedicata alla produzione di bestiame e di mangime, consuma più acqua di qualsiasi altra attività, e in generale, solo negli Stati Uniti, utilizza il 70% dell’acqua usata in totale nel mondo. L’acqua richiesta per produrre vari tipi di cibo vegetale e foraggio varia dai 500 ai 2000 litri per chilo di raccolto prodotto. Il bestiame utilizza in modo diretto solo l’1,3% dell’acqua usata in totale in agricoltura; tuttavia, se si prende in considerazione anche l’acqua richiesta per la coltivazione dei cereali e del foraggio per uso animale, la quantità d’acqua richiesta è enormemente più elevata.

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Allevamenti e trivellazioni: il tema idrico è sempre più scottante

ACQUA: da risorsa ad emergenza

Gli studi sul consumo d’acqua per la produzione industriale, compresa quella alimentare, non forniscono mai dei risultati “esatti” e uguali tra loro, in quanto tali risultati dipendono da svariati fattori, come i mangimi utilizzati, il clima, la qualità del suolo, i metodi di irrigazione, le differenze genetiche delle piante, la produttività degli animali, e altre variabili. Il Pacific Institute riporta una

quantità variabile da 15.000 a oltre 70.000 litri d’acqua per la produzione di 1 kg di manzo, mentre per i vegetali per il diretto consumo umano indica un range da 500 a 2000 litri per kg (per gli ortaggi, i cereali, i legumi e la soia). Altri studi riportano valori ancora più alti per i cibi animali: per 1 kg di manzo da allevamento intensivo sarebbero richiesti 100.000 litri d’acqua (200.000 per l’alleva-

Sopra, il Mulino natante di Revere. Sotto, una bella immagine della Giornata Mondiale dell’Acqua organizzata nel 2014

mento a pascolo), e confermano i valori di 500-2000 litri per i vegetali (2000 litri per 1 Kg di soia, 1910 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate). In media, dunque, i cibi animali richiedono 10 volte la quantità d’acqua che richiedono i cibi vegetali. Queste stime sono inquietanti e destano un’evidente preoccupazione. Un’altra emergenza legata all’acqua – ed è anche un

tema piuttosto caldo in questi periodi – è quello delle trivellazioni. Poco si parla di questo argomento in genere, e in pochi sanno che le trivellazioni avvengono anche in Italia. L’articolo 6 comma 17 del codice dell’ambiente prevede che le trivellazioni continuino fino a quando il giacimento lo consente, alla ricerca dell’oro nero. Il 17 aprile tutti i cittadini italiani saranno invitati ad esprimersi tramite

referendum sul tema delle trivellazioni. Ecco il quesito: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. Nella domenica del 17 aprile ciascun cittadino potrà in coscienza andare ad esprimere la sua preferenza. Se si vota no le trivellazioni continueranno, se si vota sì verranno fermate.

> L’INTERVISTA <

SANDRO SUTTI: “Vi aspettiamo a Fiumi di Primavera 2016” Mantova è un’isola sull’acqua e ad essa deve molto. L’acqua è un bene prezioso che va tutelato. Per questo ogni anno si celebra “Fiumi di Primavera”, la giornata mondiale dell’acqua, che due anni fa era stata resa particolarmente speciale dall’eclissi di sole. Questo evento, che si svolgerà il prossimo 22 marzo, è pensato per adulti e bambini e sarà l’occasione per sensibilizzare il pubblico sul tema dell’acqua e del suo corretto uso. Parleremo di questo evento con Sandro Sutti, co-

Sandro Sutti

ordinatore nazionale di Globe Italia, azienda ideatrice del progetto. Sutti, che cos’è la manifestazione “Fiumi di Primavera”?

“E’ una manifestazione pensata per tutti i cittadini, sia adulti che bambini, che si tiene in concomitanza della Giornata mondiale dell’acqua. Il problema dell’acqua è, infatti, un problema dell’umanità intera. Ogni anno, all’interno dell’evento, viene inoltre affrontato un tema differente. Quest’anno il tema centrale sarà ‘water&job’, ossia ‘acqua e lavoro’. Questo tema sembra che possa riguardare solo le nazioni in via di sviluppo, ma così non è. Si pensi che nel mondo un miliardo e mezzo di persone vivono senza acqua, mentre in occidente, probabilmente, si abusa di questo bene. Il nostro territorio è stato anche attanagliato dalla siccità durata ben quattro mesi. ‘Fiumi di Primavera’ è

l’occasione per sollevare tematiche non nuove, ma sempre all’ordine del giorno: quanta acqua serve, ad esempio, per le persone? Quanto lavoro oscuro viene fatto per procurare acqua? In questo senso, consapevolezza e sostenibilità sono temi emergenziali”. Quali sono le connessioni fra Mantova e l’acqua? “Mantova quest’anno è anche capitale della cultura, ma è anche e da sempre e per vocazione una città d’acqua. In questo senso hanno agito diversi architetti come il Pitentino ed il Bertazzolo, per la regimentazione dell’acqua. E’ importante che tutti coloro che parteciperanno si rendano conto di quanto Mantova sia dipendente

dall’acqua. In occasione della manifestazione ‘Fiumi di Primavera’, che si svolgerà in parte anche sul lungolago, dove avranno sede i laboratori per le scuole, i bambini potranno fare molti esperimenti sul campo, proprio per capire non solo l’importanza dell’acqua, ma anche la connessione fra Mantova e l’acqua”. Ci può fare un esempio di attività laboratoriale legata a questo tema? “Certo. In un laboratorio i bambini manipoleranno l’argilla, che viene proprio dal Po e che è stata fondamentale per la costruzione del nostro centro città. Con questo tipo di attività, sarà molto facile intuire la relazione fra Mantova e l’acqua”.

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Nel cuore della mente umana

Scade il 22 gennaio il termine per le iscrizioni alle scuole superiori

Questa settimana diamo voce ai cittadini, alle Istituzioni, alle associazioni e ai commercianti di Mantova - PAGINA

Nonostante le difficoltà del terremoto Pegognaga ce la fa

sette giorni a settimana. La mia giunta ed io volevamo assolutamente che in noi gli abitanti di Pegognaga trovassero un punto

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Quest’Anno un 25 APrile molto sPeciAle In questa intervista Guenda Remi, consigliere comunale dell’attuale Amministrazione, ci racconterà come sia organizzato il Comune e quale sia l’importanza dell’organizzazione di eventi culturali per la comunità di Pegognaga. Remi, come si è organizzato il Comune di Pegognaga per quello che riguarda i Consiglieri? A Pegognaga non solo gli assessori ma anche i consiglieri hanno una delega, che hanno la funzione di coadiuvare gli assessori. Io ho la delega per manifestazioni, celebrazioni, memoria e pace.

Per quello che riguarda le manifestazioni, come vengono gestite? Le sagre vengono gestite in maniera egregia dalla Pro Loco, che ha la completa e totale fiducia del Comune avendo sempre gestito con il massimo rigore e la massima attenzione tutte le attività. Altre manifestazioni vengono gestite dalle associazioni con il patrocinio, il benestare e l’aiuto dell’Assessorato alla Cultura e dal Comune. Quali sono gli eventi previsti per il 25 aprile? Quest’anno la festa della Liberazione sarà più speciale del

Io sono in carica dal 2009, quindi ho vissuto in pieno il dramma del terremoto. Quello che cerco di fare io come primo cittadino è di mettermi al servizio della comunità, di lavorare con umiltà ed amore affinché tutti stiano meglio. Lavorare per il proprio paese, per il paese in cui sei cresciuto, è un’esperienza che augurerei a tutti di fare, perchè significa lavorare per i propri affetti e mettersi al servizio della propria comunità. Quali sono i progetti per il futuro? Già da dopo il terremoto, svincolati dal patto di stabilità, abbiamo iniziato a ricostruire. Abbiamo investito un milione

di appoggio per ogni problema e spero che così sia stato. Che cosa significa essere sindaco per Dimitri Melli?

PEGOGNAGA CHE RESISTE

NUOVI RECAPITI TELEFONICI DI REPORTER MN

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Pegognaga

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solito, perchè si è deciso di fare un lavoro in rete con gli altri Comuni del territorio. Davanti al Municipio ci sarà sempre la manifestazione con la banda che suona, ma ci saranno delle sorprese in più. L’anno scorso abbiamo celebrato la Notte della Liberazione, una festa semplice e rurale per ricordare il periodo della Resistenza e i principi antifascisti di cui Pegognaga va molto fiera. Quest’anno invece sarà ristrutturata e valorizzata la cisterna dell’acqua che le staffette utilizzavano durante la Resistenza per scambiarsi messaggi. Questo sarà il monumento di Pe-

di euro per effettuare interventi nelle scuole. Attualmente c’è ancora l’emergenza abitativa e gli effetti catastrofici del terremoto non sono ancora finiti. Il 2016 sarà un anno di progettazione, mentre il 2017 sarà l’anno del rifacimento delle opere murarie. Siamo riusciti a salvare il nostro teatro, il Teatro Anselmi, che era stato tramutato in una tenda, ma che ora necessita di ritornare agli antichi splendori. Nel 2016 abbiamo anche intenzione di riqualificare le strade del centro, e soprattutto di portare avanti tre progetti importantissimi. Ci parla un po’ di questi progetti?

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I tre progetti fondamentali sono: la posa definitiva dell’acquedotto; la posa della fibra ottica che avrà anche la funzione di cambiare in toto il lavoro in Comune in senso smart; l’ultimo grande impegno è il progetto sulle piste ciclabili che farà sì che PegoPego gnaga abbia la rete ciclabile più grande d’Italia. Un’altra chicca? L’ultima chicca è questa. Abbiamo intenzione di rendere fruibile a tutti il nostro parco archeologico.

a Pag. 12-13

gognaga alla Liberazione. Che cosa ci dice invece del patrimonio storico di Pegognaga? Ci occupiamo della tutela e della divulgazione di archivi storici importantissimi, concessi in utilizzo dai privati, primo fra tutti il fondo Sissa. Fondamentale è anche l’archivio Unione Donne Italiane, perchè le donne di Pegognaga sono sempre state molto attive. Pegognaga in generale dimostra da senso grande senso civico. E’ un’isola felice. Qual è l’importanza di tutti questi eventi in un periodo come questo? Stiamo vivendo un periodo molto duro. Nonostante la crisi, però, il Comune non ha mai diminuito i contributi alla Pro Loco e alle associazioni, perchè danno la possibilità alle persone di dimenticare i loro problemi per un giorno e per questo hanno un ruolo sociale importantissimo. (alb)

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egognaga è un importantissimo Comune della Bassa Padana ed ha circa 7.200 abitanti. E’ un paese estremamente vivo, dove le iniziative culturali e non solo, si uniscono ad un’intensa ed attiva partecipazione alla vita comune e dove si possono trovare professionisti di altissimo livello. Il terremoto del 2012 che ha duramente colpito Pegognaga, non è tuttavia riuscito a metterla in ginocchio. Tra poco conosceremo il primo cittadino di Pegognaga, Dimitri Melli, che con grande umiltà ed amore dal 2009 serve il suo paese natale. Melli, che cosa significa governare dopo il terremoto del 2012? E’ certamente una enorme responsabilità. Tutta la situazione è ricaduta inevitabilmente sulle spalle dei sindaci. E’ stato dolorosamente necessario prendere coscienza della propria realtà. Come ha risposto l’Amministrazione comunale all’emergenza terremoto? Il Comune è stato da subito il punto di riferimento dei cittadini. Per un periodo è stato aperto anche 24 ore su 24 per

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Saranno inaugurate nel maggio prossimo in occasione di “Mantova Creativa”

Cinque nuove opere per il Parco dell’Arte

Si chiama “United School Festival” la manifestazione studentesca per tutti gli studenti delle scuole superiori di Mantova in programma venerdi 25 marzo durante le vacanze pasquali al Palabam. Quattro sale musicali con otto ore di musica e spettacoli: una sala disco con un super ospite il dj australiano numero uno al mondo Will Sparks, una sala live band con le band delle scuole, una sala hip hop - reggaeton - latin e una sala techno. Il prezzo è di 15 euro incluso la “food card” (risotto o pizza per poter mangiare durante i primi spettacoli dalle 20 alle 22). La serata danzante inizia in tutte le sale intorno le 23, ma prima ci saranno sfilate di moda, esibizioni di band, di scuole di ballo, di cantanti solisti. Ogni scuola sta dando il suo contributo nell’organizzazione della serata: i ragazzi dell’Itis stanno

Studenti in ballo con lo United School Festival

organizzando il concerto, gli studenti del Bonomi organizzano la sfilata, quelli del Mantegna l’esibizione dei cantanti solisti, mentre le scuole della provincia si stanno occupando del potenziamento dei collegamenti autobus. “Il nostro inten-

to – dicono gli organizzatori - è quello di riunire tutti gli studenti di tutte le scuole in un unica serata di musica e divertimento. Obiettivo primario l’aggregazione fra ragazzi di diverse scuole e agevolare i ragazzi con nuove conoscenze e nuovi contatti”.

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“FUORI I SECONDI” ALLA BONI

Dida apertura: Il progetto “Narciso”, una delle opere vincitrici

di Paolo Uboldi (Milano) e “Paesaggi naturali” di Angelo Scardino (Taranto). I cinque finalisti procederanno ora alla realizzazione materiale delle opere, che andranno ad aggiungersi alle 23 che attualmente compongono il Parco dell’Arte, frutto delle precedenti edizioni del concorso. Le cinque nuove opere saranno inaugurate durante la sesta edizione di Mantova Creativa, domenica 29 maggio, quando sarà inoltre comunicata l’opera prima classificata del concorso.

L’INCONTRO

ALLA SCOPERTA DI PANTELLERIA E’ dedicato alla bellissima Pantelleria il prossimo appuntamento del ciclo di incontri “Viaggi e dintorni” promosso da Mantova Travel Group per scoprire nuovi punti di vista su una meta, raccontata da autori e viaggiatori che ci mostrano ciò che non si può trovare scritto in una guida. “Pantelleria.

25 MARZO: STUDENTI IN FESTA AL PALABAM

Crocevia di natura, arte, sapori e piaceri” è il titolo dell’appun-

tamento, sabato 12 marzo alle 18 alla Casa Museo Palazzo Valenti Gonzaga in via Frattini 7, Mantova. A guidare il pubblico in questo viaggio virtuale ci sarà Peppe D’Aietti, scrittore e guida di Pantelleria, che nei suoi libri cerca di trasmettere la multiforme anima dell’isola (“Pantelleria, l’isola di terra”, “Il libro dell’isola di Pantelleria”). L’ingresso è gratuito. I posti sono limitati ed è richiesta l’iscrizione compilando l’apposito modulo sul sito www.mantovatravelgroup.it.

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Piero Di Gangi sul ring

Voglia di rivincita: potrebbe essere questo il titolo della manifestazione pugilistica di sabato 12 alla palestra Boni, organizzata dalla Boxe Mantova del maestro Bruno Falavigna per celebrare i trent’anni di attività. I tre pugili in cima al cartellone, infatti, gli unici professionisti mantovani dal 1986 ad oggi (a fronte di 62 dilettanti e centinaia di amatori) sono tutti reduci da una sconfitta per ko, e si stanno preparando duramente da settimane per tornare alla vittoria proprio in un’occasione così importante. La tensione, nella palestra di Valletta Valsecchi, è alta. Sarà Piero DI Gangi il primo dei tre alfieri professionisti mantovani a salire sul ring. Il guerriero peso supermedio di origini siciliane, ma residente a Virgilio, dopo l’epico pareggio ottenuto lo scorso maggio sempre alla Boni contro

Mauro Orlandi e Jamel Haddaji (dopo aver subito due conteggi) e il ko tecnico subito a Milano in novembre contro il romagnolo Gallerini nelle eliminatorie del Campionato Italiano Neopro, cercherà la prima vittoria da professionista sulla distanza dei quattro round contro l’espertissimo rumento Alexandru Petrica, veterano con oltre trenta match all’attivo nei quali ha tenuto testa ai più forti pugili europei. Sarà poi la volta del “Toro di Redondesco” Mauro Orlandi, che farà il suo ritorno sul ring dopo ben quattro anni di assenza, a quasi quarant’anni di età. Lasciò nel maggio 2012 dopo aver perso per kot a Barcellona contro la promessa Sandor Martin, che nel frattempo si è laureato campione dell’Unione Europea dei superleggeri, ma si sta allenando duramente da settimane per tornare ancora una volta sul ring proprio nel trentennale della Boxe Mantova: l’avversario (6 round) sarà l’esperto laziale Luigi Mantegna, già sfidante al titolo italiano. Infine l’incontro clou della serata vedrà il mediomassimo tunisino mantovano Jamel Haddaji, assente dallo scorso maggio quando perse contro Buriola per un colpo a freddo, scontrarsi contro il forte e tecnico parmense Stefano Failla. I due si sono già affrontati da dilettanti: finì in pareggio, e la rivincita promette scintille. La manifestazione (la 49esima dal 1986) è organizzata in collaborazione con il procuratore sportivo Francesco Ventura ed il patrocinio del Comune di Mantova.

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In occasione della sesta edizione di Mantova Creativa, in programma dal 27 al 29 maggio, il Parco dell’Arte di Mantova posto sulla sponda nord-est del Lago di Mezzo (zona Sparafucile) si arricchirà di cinque nuove opere. Sono infatti stati selezionati i progetti finalisti della quarta edizione del Concorso Parco dell’Arte promosso da Mantova Creativa in collaborazione con il Parco del Mincio e il Comune di Mantova e con il sostegno di Tea. Al concorso hanno partecipato 20 artisti, designer e architetti provenienti da Mantova, Svizzera, Sicilia, Puglia, Milano, Trento, Torino, che hanno progettato sculture e installazioni appositamente per questa particolare location ispirandosi alla natura del parco e alla storia della città. “Anche quest’anno l’iniziativa si è rivelata un’occasione e uno stimolo per molti artisti, architetti e designer di dare corpo a idee e progetti di grande creatività e qualità in conformità con i dettami del concorso e, soprattutto, in particolare coerenza con l’ambiente unico dal punto di vista naturale e paesaggistico in cui le installazioni verranno inserite”, commenta la curatrice del concorso Manuela Zanelli. I finalisti sono stati selezionati dalla giuria presieduta dall’arch. Giampaolo Benedini (Mantova Creativa e composta dall’arch. Bruno Agosti (responsabile Area Tecnica e Vigilanza del Parco del Mincio), dal dott. Giorgio Grossi (responsabile servizio verde pubblico Mantova Ambiente - Gruppo Tea spa) e dalla dott.ssa Manuela Zanelli, storico e critico dell’arte. Le opere selezionate sono: “Clit” di Toni Scarduzio (Grosseto), “Narciso” di mag.MA Architecture (collettivo attivo tra Genova, Imperia e Firenze), “Temenos o L’albero dei tamburi” di Susanna Rosellini e Walter Prati (Milano), “Soglie”

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“Di Fiore in Fiore” alla Casa Museo Sartori fino al 10 aprile

A Castel d’Ario una mostra “PETALOSA” E

’ stata inaugurata lo scorso 6 marzo, ma resterà aperta fino al prossimo 10 aprile la mostra collettiva “Di Fiore in Fiore” che espone alla Casa Museo Sartori di Castel d’Ario un centinaio tra dipinti, sculture, ceramiche e acquerelli ispirati al tema del Fiore. “Di Fiore in Fiore – dicono gli organizzatori - è una rassegna d’arte, che ai giorni nostri per molti potrebbe sembrare retrò, anomala, obsoleta, ma per noi non è così, per noi il ‘fiore’ è una delle migliori espressioni naturali del bello, ma per la ‘prefabbricata cultura contemporanea’ il bello è diventato una cosa anacronistica, una cosa da distruggere, una cosa da

demonizzare, una cosa da odiare; viviamo purtroppo in un’epoca dove ci viene imposto quotidianamente dai ‘mass’, dai falsi profeti, dai falsi intellettuali, dagli imbroglioni di mestiere, dai compratori di anime, dai predicatori del catastrofismo, da tutti quelli che nel nome del ‘dio’ denaro, in questi ultimi decenni hanno promosso solo obbrobriose oscenità, cose raccapriccianti, cose devianti, cose contro natura, cose cercate negli angoli più oscuri del cuore e della mente degli individui. A questa ‘società’ vogliamo rispondere con una grande rassegna, una rassegna ideata nel nome del ‘bello’, una rassegna che raccoglie un importante

numero di opere, che valenti artisti hanno realizzato in questi ultimi tempi, al di fuori ed al di sopra delle ‘regole imposte’, artisti che hanno avuto la sensibilità di ammirare la bellezza, di provare delle sane sensazioni, di sentire i meravigliosi profumi, di vedere i colori, che questo meraviglioso frutto della natura, ci propone quotidianamente, in ogni stagione, in ogni momento dell’anno, in ogni luogo del mondo. La mostra, che ha il patrocinio di Regione, Provincia, Comune e Proloco di Castel d’Ario è visitabile il sabato dalle 15.30 alle 19 e la domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19 con ingresso libero.

> BORGO VIRGILIO <

IL SINDACO INCONTRA I CITTADINI L’amministrazione di Borgo Virgilio, a pochi giorni dall’assemblea pubblica di Borgoforte, incontra i cittadini di Virgilio. L’appuntamento è per venerdì 11 marzo alle 20.45 nella sede municipale di Cerese, in piazza Aldo Moro. Gli argomenti che verranno trattati durante la serata pubblica: illustrazione lavori pubblici in avvio di realizzazione per l’anno 2016; informazioni sulla gara Alessandro Beduschi d’appalto del servizio di raccolta rifiuti promossa dal Comune di Borgo Virgilio; primi bilanci degli effetti della fusione sul nuovo ente; ascolto delle esigenze dei cittadini. “Per Borgo Virgilio il 2016 sarà un anno di lavori per quasi tre milioni di euro – ricorda il sindaco Alessandro Beduschi – è nell’interesse dell’amministrazione illustrare i progetti ai cittadini, oltre che metterli al corrente delle novità riguardo alla prossima gara per la gestione dei rifiuti. Vogliamo inoltre tracciare un primo bilancio per quanto riguarda gli effetti portati dalla fusione dei due ex Comuni di Virgilio e Borgoforte e non per ultimo ascoltare ciò che hanno da dire i nostri cittadini”.

> MONTANARA <

SERATA SULL’URUGUAY

> BOSCO VIRGILIANO <

UN NUOVO ALBERO NEL GIARDINO DEI GIUSTI Lo scorso 6 marzo a Bosco Virgiliano si è svolta la cerimonia del “Giorno dei Giusti”, giornata europea, organizzata da Comune di Mantova e Provincia. Sono intervenuti i presidenti dei Consigli Comunale Massimo Allegretti e Provinciale Simone Pistoni, il prefetto Carla Cincarilli, il presidente della Comunità ebraica Emanuele Colorni, monsignor Giancarlo Manzoli per la

Diocesi di Mantova e lo storico Carlo Benfatti. Durante la cerimonia è stato messo a dimora un albero commemorativo, impreziosito da alcune “foglie” colorate di carta con sopra dei pensieri rivolti ai “Giusti” scritti dai giovani Scout del Gruppo “Mantova4”. La Giornata europea dei Giusti è una festività proclamata nel 2012 dal Parlamento europeo su proposta di Gariwo la foresta dei Giusti per commemorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi. Estende il concetto di Giusto elaborato da Yad Vashem grazie all’impegno di Moshe Bejski a tutti i genocidi e i totalitarismi.

Un momento della cerimonia

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Proseguono gli eventi della Università del tempo libero promossa dall’Assessorato alla cultura. Il Centro culturale Pognani di Montanara ospita venerdì 11 marzo il terzo incontro della rassegna “L’Uruguay: la nostra America” con lo scopo di rendere partecipi e consapevoli i cittadini di quanto stretto sia il legame tra la nostra cultura e quella sudamericana; nello specifico si indaga la comunità uruguaiana di Paysandu’, di cui il 70% della

popolazione è di origine italiana e nelle cui scuole è obbligatorio l’insegnamento della lingua italiana, ma molti altri sono i legami che ci inducono a conoscere L’Uruguay. Venerdì sera alle 20.30 Ramses Gutierrez Castillo, esperto di musica e di strumenti musicali vari, proveniente da una famiglia da sempre dedita all’insegnamento della musica, presenta le origini, la storia e l’evoluzione della danza folkloristica sudamericana: la cumbia.

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Dillo coi fiori” 2016 è un percorso ampio dove i fiori sono i diventati i grandi protagonisti dell’antica fiera di San Giuseppe, voluta dall’amministrazione comunale e organizzata dalla Pro Loco di Castel Goffredo. Come citato nel sottotitolo tre sono gli argomenti leader che vengono trattati e che conferiscono all’evento una personalità unica nel suo genere. Parola d’ordine da quest’anno: FLOWER SHOW! La rivoluzione dell’esposizione è simboleggiata da una lunga passerella in piazza Mazzini che primeggia come elemento simbolo della nuova filosofia della fiera. Ai lati la incorniciano 4 grandi aiuole curate dai vivaisti castellani che la rendono semplicemente speciale! Un vero inno alla primavera inserito nel verde tra natura

e arte in perfetto stile all’italiana. Ai margini delle aiuole un enorme tappeto di prato verde riveste gran parte della pavimentazione, così da invadere la piazza mascherandone il porfido, dove gli ospiti possono passeggiare camminando liberamente “sulla natura”. Immerse nel verde anche curiose tavole tonde sono addobbate con importanti centro tavola e dettagli floreali per inedite mise en place. Il cuore della piazza è già spettacolo da solo! Ad intervalli di mezzora si alterneranno sulla pedana espositiva piccoli eventi. Questo è il nuovissimo spazio vocato alla comunicazione, dove viene messo in evidenza ogni dettaglio. Si susseguiranno tutta la giornata piccoli show, ad esempio sfilate di “moda fiorita”, da giorno e da sera, sfilate di abiti da sposa delle

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nuove collezioni e anche moda vintage. Altra novità la prima edizione del concorso dei bouquet aperto agli “artisti floreali”, con manufatti realizzati (rigorosamente in diretta) sia con fiori veri, di carta, di cera o di tessuto. Sulla passerella a sorpresa sfilano i quadri degli artisti della mostra collettiva “il diletto dell’arte” esposti in Galleria Bazzani. Poi 2 mini concerti live del neo gruppo“ i figli dei fiori” con le canzoni dedicate al risveglio della natura. Sfrutteremo la passerella anche per meglio conoscere alcuni standisti sottolineando

l’originalità dei loro prodotti. Alle 10, sempre dalla pedana, presenteremo gli artisti della seconda estemporanea di pittura, un tributo all’arte che ben si abbina all’atmosfera floreale della fiera. Durante la giornata nasceranno nuovi quadri che ritraggono piazza Mazzini, improvvisamente invasa dai fiori. La premiazione è prevista nel tardo pomeriggio. Invece nell’androne del portico di Palazzo Acerbi 2 sono i laboratori dedicati agli appassionati chef-decoratori che posso imparare a intagliare le verdure trasformandole in bellissi-

mi fiori oppure inventare da semplici dolci di pandispagna ricoperti di pasta di zucchero, delle torte trionfali ricoperte di cascate di rose. A cornice della piazza i mercanti dei fiori, gli standisti dell’artigianato a tema, del design, della solidarietà, dei prodotti naturali e degli attrezzi da giardino, che sono la vera anima dell’evento. Non mancherà l’angolo del wedding planet. Due auto d’epoca addobbate di fiori, una super fotografa specializzata in eventi e un ristorante vocato all’accoglienza nato in un piccolo paradiso sul fiume

si presentano per farsi conoscere al grande pubblico. Ogni anno “Dillo coi fiori” racconta la primavera in anteprima. Vorremmo diventasse nel tempo l’evento floreale più originale e variegato della zona. Il racconto dei fiori a 360°, legato alla storia che è di attualità se citato conoscendo il SIGNIFICATO DEI FIORI, utile per sottolineare una comunicazione non scritta, ma conosciuta nei secoli che da sempre ci accompagna nelle varie ricorrenze. A volte basta poco, basta un gesto… basta dirlo con un fiore.

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Mantova - PAGINA 9 Mantova ALTO MANTOVANO A Castiglione e Solferino doppio incontro con la scrittrice Mirella Taranto

abato 12 marzo, in occasione di una serie di eventi organizzati nel territorio delle colline moreniche mantovane, la giornalista e scrittrice Mirella Taranto, sarà a Castiglione (Istituto Gonzaga, ore 10) e a Solferino (Sala civica, ore 18) per parlare del suo libro “Ogni volta che guardi il mare” ispirato alla storia della testimone di giustizia Lea Garofalo, strangolata e bruciata per ordine della ‘ndrangheta nel 2009, all’età di 35 anni, per essersi opposta al sistema di cosche, vendette e criminalità in cui erano invece avviluppati la famiglia di origine e il compagno, Carlo Cosco. Il testo si ispira liberamente alla vicenda di cronaca ma nasce dal puntuale studio delle carte processuali e degli articoli dell’epoca e dalla profonda conoscenza

La giornalista e scrittrice Mirella Taranto

dei luoghi e del dialetto (che ogni tanto fa capolino là dove l’italiano non riesce a veicolare ora forza, ora dolcezza o prepotenza) da parte dell’autrice,

di origine calabrese anch’essa. Attraverso i ricordi, animati anche da colori, profumi, episodi e figure familiari come quella di zia Carmela, rievocata, come

tutto il resto, con cuore e mente profondamente nostalgici, la protagonista ci guida in un viaggio nella Calabria dove è nata e ha trascorso l’infanzia, una terra che “non è posto da mezze misure” e dove persino la Vergine Maria, in processione, si ferma ad onorare la casa del boss, tanto da far pensare che “devono averci cambiato il catechismo a noi, devono averci concesso un’edizione ridotta”. Affrontando il tema dell’illegalità, dell’omertà e della violenza, Mirella Taranto riesce a consegnarci, sempre lontana da ogni retorica e da ogni facile atto d’accusa, il ritratto di due donne poetico ed epico, spiritualmente laico eppure così terrigno, come solo chi ama la parola e le proprie origini riesce a restituire.

> MEDOLE < dell’uomo di fronte al mondo che cambia repentinamente. Tuttavia, l’artista non rinuncia alla serenità, al sogno, all’incanto. Ad accrescere ulteriormente il valore della mostra, il relativo Quaderno Medolese che conterrà testi critici di Ferlisi, Magnani e di Francesco Orfei. Il vernissage della mostra avrà luogo domenica 13 marzo alle ore 17 e l’esposizione resterà visitabile fino al 10 aprile rispettando i seguenti orari: mercoledì-sabato 15.30-18.30, domenica 10-12.40 e 15.3018.30.

ECCO IL NUOVO SEGRETARIO COMUNALE Giuseppe Capodici è a tutti gli effetti il nuovo segretario comunale di Marmirolo, all’interno della convenzione con il Comune capofila San Giorgio e con Bigarello. Dopo un periodo da reggente supplente e una situazione provvisoria, durante la quale il segretario era stato incaricato dall’albo regionale in attesa del definitivo, nei giorni scorsi è invece arrivata la conferma. Capodici era arrivato a Marmirolo lo scorso autunno, in seguito all’esperienza fatta a Curtatone con l’ex sindaco Antonio Badolato e all’inizio del mandato dell’attuale sindaco Carlo Bottani. “Siamo contenti – dichiara il sindaco di Marmirolo, Giuseppe Capodici Paolo Galeotti - In questi mesi il rapporto con il segretario si è rinforzato, c’è stata l’occasione di conoscerci e di iniziare una proficua collaborazione. Ci fa piacere che la vicenda si sia chiusa in questo modo, riconoscendo in Capodici una figura competente e disponibile”.

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ASSOCIAZIONI A SCUOLA DI FISCALITÀ E COMUNICAZIONE Il Comune di Castel Goffredo, in collaborazione con il Csvm e con la Rete di associazioni del progetto “Non c’è scambio senza te” promuove una serie di incontri di formazione per volontari sui temi “Fiscalità e comunicazione”. Gli incontri si svolgono presso la sala civica di via Matteotti, sopra la biblioteca. Il prossimo incontro, il 17 marzo tratterà dei “principi di fiscalità”, mentre il 24 marzo si parlerà dei “sistemi di rendicontazione” con Massimiliano Artioli del settore normativa del Csvm. Il tema della comunicazione, tenuto da Elena Bortesi del settore comunicazione del Csvm, inizieranno il 28 aprile con “nozioni sulla comunicazione, quale valore e azione attiva per la messa in relazione tra individui”. Il 5 maggio si parlerà di “aspetti positivi e negativi della comunicazione” e a concludere il 12 maggio “strumenti e strategia di comunicazione”. Tutti gli incontri, con inizio alle ore 20.30, sono ad ingresso libero ed è consigliabile dare conferma e iscriversi presso la sede dell’Associazione “El castèl” dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12.30 al numero 0376/871111.

LE OPERE DI BASSANI NELLA TORRE CIVICA Dal 13 marzo al 10 aprile i locali della Torre Civica di Medole saranno impreziositi dalle opere dell’artista-architetto Claudio Bassani. Nato a Borgoforte nel 1933, Bassani ha sempre dipinto, parallelamente alla sua attività nell’architettura, ma solo dopo 50 anni ha esposto i suoi lavori per la prima volta, nel 2014, alla Casa del Mantegna. Gianfranco Ferlisi, curatore di quell’evento, è coordinatore e curatore anche di questa nuova esposizione, insieme a Giovanni Magnani. I colori delle tele di Bassani narrano il sentimento, la condizione esistenziale

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A Ostiglia ultimi giorni di CINECHILDREN S

Fino al 13 marzo le proiezioni a ingresso gratuito. Madrina della manifestazione l’attrice Ivana Monti

coprire come nascono un film o uno spettacolo teatrale. Conoscere attori, registi e chi i film li produce. Un’occasione per avvicinarsi al cinema a piccoli passi. Tutto questo è “CineChildren, un’esperienza da vivere”. La quarta edizione dell’International Film Festival dedicato a bambini e ragazzi iniziata lo scorso 7 marzo che si concluderà domenica 13 a Ostiglia. In programma proiezioni di film, incontri con le scuole e convegni: le proiezioni serali si terranno presso l’area Expo della città di Cornelio mentre gli incontro con le scuole e la serata finale della manifestazione avranno come cornice il Teatro Nuovo Monicelli di

Ivana Monti

Gli organizzatori della manifestazione

Ostiglia. Inutile ricordare che i protagonisti saranno i più giovani con le loro emozioni, i loro sogni, interessi e biso-

gni. Ospite d’onore di questa edizione Ivana Monti, attrice di teatro, che sabato 12 marzo al mattino parteciperà all’in-

contro con i ragazzi sul tema “L’Attore nel cinema e nel teatro” e alla sera interverrà alla cerimonia di premiazione.

Sono 28 i film finalisti, selezionati tra 460 opere provenenti da 42 Paesi. Tra le categorie di film in concorso: corto di animazione, corto documentario, corto di finzione, lungometraggio documentario e film realizzati dalle scuole. Premi speciali alla migliore colonna sonora e alla migliore opera prima. Del Comitato Giuria di qualità fanno parte Simona Brunetti, Marianna Cappi, Luigi Ceccarelli, Maria Rosa Cremonesi, Giordano Fermi, Luisa Finocchi, Claudia Sartirani e Alberto Scandola. “Quest’anno - spiega direttore artistico Giancarlo Baudena - c’è stata una massiccia partecipazione di opere realizzate dagli istituti scolastici, quindi si è deciso

di proiettare i corti finalisti di questa categoria non solo agli istituti che partecipano come giudici ma anche alla sera con gli altri finalisti. Fuori concorso sarà proiettato ‘Bambini nel tempo’ di Maria Pia Ammirati, Roberto Faenza, Filippo Macelloni. I contenuti delle pellicole saranno come sempre di vario genere: si spazierà dai temi più leggeri basati sull’ironia, ad argomenti molto più toccanti. Si è cercato di dare un’etica alla rassegna scegliendo soprattutto opere costruttive, con un particolare spessore, in grado di far riflettere e di dare speranza ai ragazzi”. L’ingresso a tutti gli appuntamenti sarà libero e gratuito (sino ad esaurimento posti).

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PAOLO JANNACCI AL TEATRO VITTORIO

UN AMORE TUTTO DA RIDERE

Giovedì 17 marzo al Teatro Vittoria di Viadana risuoneranno le immortali canzoni di Enzo Jannacci grazie al figlio Paolo che, accompagnato dalla sua band, porterà sul palco lo spettacolo “In concerto con Enzo” per una serata tra musica jazz e canzoni d’autore. “Tantissimi amici hanno chiesto di potermi ascoltare in concerto, facendo vivere ancora le canzoni del papà, sapendo che io fossi la persona più indicata per farlo – spiega Paolo Jannacci Ho deciso di offrire al pubblico uno spettacolo di canto e musica, che comprende il mio repertorio di brani jazz originali e le canzoni di Enzo più care al pubblico e alla mia famiglia”. Sul palco con Jannacci ci saranno Stefano Bagnoli (batteria e percussioni), Marco Ricci (contrabbasso e basso elettrico) e Daniele Moretto (tromba / flicorno e cori). “Sarà uno spettacolo pieno di energia

Paolo Jannacci

poetica e musicale – continua Jannacci - perchè, oltre che dare tutta la mia energia suonando il pianoforte in trio o in quartetto, ricorderò mio padre a chi lo conosce e cercando di farlo conoscere a chi non ha mai sentito parlare di lui. Durante lo spettacolo non ci saranno tanti fronzoli; solo il reale della musica, che spero arrivi dritta al cuore di chi l’ascolta”. Inizio concerto: ore 20.45. Apertura biglietteria: ore 19.30. Info e prevendite: 0375/820931 oppure teatroviadana@muviviadana.org.

Francesca Nunzi, Diego Ruiz, Roberto Ciufoli e Gaia De Laurentis sono i protagonisti della commedia teatrale “Ti amo, o qualcosa del genere”

Per la Stagione di Prosa 2015-2016, sabato 19 marzo al Teatro Anselmi di Pegognaga arriva la commedia “Ti amo, o qualcosa del genere” con Gaia de Laurentis e Roberto Ciufoli per la regia di Diego Ruiz. La tavola è apparecchiata per due, le candele sono accese, la luna e le stelle sono particolarmente luminose e anche le zanzare non si sono fatte vedere per non rovinare quello che si prepara ad essere il più romantico dei tête-à-tête, ma una sequela di imprevisti e situazioni improbabili imprimerà alla serata sviluppi inattesi…Una divertente commedia di Diego Ruiz, autore che si contraddistingue per le sue appassionanti e ironiche ricerche sulla qualità dei rapporti di coppia, visti però, questa volta, attraverso la lente spietata dell’amicizia tra un uomo e una donna. I quattro protagonisti danno vita a una girandola di equivoci e di fraintendimenti creando un groviglio inestricabile di bugie e mezze verità. Tra mille risate e situazioni imbarazzanti, tutti i nodi verranno al pettine e sarà l’amore a trionfare su tutto… o forse no? Inizio: ore 20.45.

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LA RICETTA ROSSA VA IN ARCHIVIO Milillo. «Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf, vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket, adesso anche quelli di erogabilità e appropriatezza e quant’altro dovremo verificare». La ricetta nazionale elettronica sarà valida in tutte le farmacie italiane, e non più regionale. Per esempio, se un medico di famiglia di Roma prescrive un farmaco rimborsabile, lo farà elettronicamente sul computer o tablet e darà al paziente soltanto un tagliandino. Consegnandolo assieme alla tessera sanitaria in una qualsiasi

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al primo di marzo l’Italia ha ufficialmente detto addio alla classica ricetta rossa, che tutti ricordiamo fin da bambini e la ricetta elettronica si è fatta realtà. Il vecchio foglio bianco e rosso consegnato dal medico alla fine della visita è diventato un accessorio vintage, che i nostri nipoti non conosceranno perchè – anche quello – è stato sostituito dalla tecnologia. Per prescrivere i farmaci infatti il dottore ora dovrà

collegarsi a un sistema informatico in cui inserirà i dati del paziente e questa prescrizione sarà visibile in tutte le farmacie d’Italia. In Italia però siamo sempre un po’ restii al cambiamento, quindi l’entrata in vigore del nuovo sistema senza carta non sarà immediata. Fino al 2017 infatti il paziente riceverà un foglietto che dovrà essere presentato al farmacista per evitare disguidi e complicazioni. La ricetta elettronica

farmacia italiana, dunque non solo nel Lazio – in questo caso - il paziente riceverà la medicina di cui ha bisogno pagando il ticket che pagherebbe nella regione di provenienza che magari è diverso. Il sistema della ricetta rossa digitale è scattato in modo completo a livello nazionale martedì 1 marzo. In realtà già da prima le farmacie e i medici di famiglia erano informatizzati, tranne che in certe realtà (in ritardo ad esempio la Calabria). «Un bel passo avanti – accoglie la rivoluzione Annarosa Racca, presidente dell’associazione Federfarma

che rappresenta la maggior parte dei farmacisti italiani – . Un vantaggio per noi, per i cittadini e i medici. La carta non sparisce. La ricetta rossa tradizionale mantiene la sua validità ma è destinata a tramontare». L’operazione è partita con un decreto di tre anni fa sulla digitalizzazione. Ci è voluto del tempo perché tutti gli attori si preparassero al cambiamento. Oltre a garantire la tracciabilità delle prescrizioni, il nuovo corso determinerà notevoli risparmi per la Sanità sul costo della carta, vidimazione dei blocchetti rossi, spedizione alle Asl. Un’agevolazione per il paziente che potrà essere riconosciuto dal sistema informatico con un codice corrispondente alla prescrizione consegnata dal medico, ovunque si trovi. Il bigliettino da consegnare al farmacista non ci sarà più quando il sistema avrà ingranato. Grazie (o a causa) della tecnologia la nostra vita sta cambiando. Ci si chiede se tutti, ma proprio tutti siamo pronti al cambiamento.

infatti vale in tutte le farmacie del territorio nazionale quindi i farmaci potranno essere ritirati anche fuori dalla regione di residenza pagando il ticket vigente nella Regione di provenienza o applicando il sistema di esenzione previsto. Non tutti sono convinti del nuovo metodo: «Dietro i vantaggi della dematerializzazione si cela un rovescio della medaglia», avverte il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo

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13.03.2016

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19.03.2016

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20.03.2016

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26.03.2016

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27.03.2016

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PAGINA 12

Speciale FORMULA 1

2016

Mantova Mantova - PAGINA 12 -

MENO ROSSA, PIU’ “CATTIVA”: ECCO LA NUOVA FERRARI

Il 20 marzo a Melbourne via al Mondiale F1. Vettel: “Sarà una stagione grandiosa”

S

i chiama SF16-H la nuova monoposto con cui la Ferrari si prepara ad affrontare il Mondiale di Formula 1 a caccia di un titolo che manca dal 2007. Una spruzzata di bianco in più sulla livrea ricorda le monoposto degli anni

Settanta, sotto cui si accende un motore da 15mila giri e 1. 600 di cilindrata. Per costruirla ci sono volute 250mila ore di lavoro di 700 persone. La livrea della nuova macchina è simile alle 312T, la macchina con cui Niki Lauda vinse

il mondiale nel 1975. Da un punto di vista tecnico il maggiore cambiamento riguarda le sospensioni anteriori: per la SF16-H si è deciso di tornare al modello push-rod, mentre dal 2012 aveva utilizzato quello pull-rod: il nuovo sistema è meno aerodinamico ma più stabile e soprattutto sembra più affine allo stile di guida dei due piloti della Ferrari. Marc Priestley, ex meccanico di Formula 1 e ora collaboratore di Sky Sport, ha detto che a volte conta molto di più l’effetto psicologico di una modifica sui piloti, più che i reali pro e contro tecnici. Anche quest’anno i piloti del-

20

03

Gran Premio AUSTRALIA

MAR

1

Kimi Raikkonen

APR

Melbourne

15

Gran Premio RUSSIA

MAG

MAG

Sochi

la Ferrari saranno Kimi Räikkönen e Sebastian Vettel. “E’ fantastica - ha commentato Kimi Raikkonen - abbiamo aspettato tanto per arrivare a questo momento, ma ci siamo arrivati e molto brillantemente. Avremo una grande stagione”. Ottimista anche Sebastian Vettel: “Nella scorsa stagione c’è stato un periodo difficile, c’erano aspettative e difficoltà, è innegabile. Ma questa stagione deve essere grandiosa, sarà più potente rispetto allo scorso anno”. Ora la parola alla pista. I motori si accenderanno il prossimo 20 marzo a Melbourne per la prima tappa del Mondiale.

Sebastian Vettel

Gran Premio BAHRAIN

Sakhir

Gran Premio SPAGNA

Catalunya

17

APR

29

MAG

Gran Premio CINA

Shanghai

Gran Premio MONACO

Monte Carlo

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PAGINA 13

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LUG

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AGO

30

OCT

Spa-Francorchamps

Gran Premio MALESIA

Sepang

Gran Premio MESSICO

LUG

04

SET

09

OCT

13

NOV

Baku

Gran Premio UNGHERIA

Hungaroring

Gran Premio ITALIA

Monza

Gran Premio GIAPPONE

Suzuka

Gran Premio BRASILE

03

LUG

31

LUG

18

SET

23

OCT

27

NOV

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02

GIU

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2016

Speciale MotoGP

Mantova - PAGINA 14 -

4

Andrea Dovizioso

9

29

Danilo Petrucci

Andrea Iannone

50

Eugene Laverty

Il 20 marzo dal Qatar riparte la sfida per il titolo della MotoGP

S Jorge Lorenzo e Valentino Rossi

JORGE E VALENTINO, ATTENTI A QUEI DUE!

i riparte da lì. Dalla sfida LorenzoRossi. E dal possibile inserimento tra i due di Marquez, Pedrosa, Dovizioso o, perché no, il redivivo Casey Stoner. Tornano a rombare i motori della MotoGp. Quest’anno si prospetta altrettanto battagliata la sfida tra i piloti della classe regina, con Valentino Rossi pronto a riscattarsi e conquistare la tanto inseguita ‘decima’, ma anche Marc Marquez vorrà riprendersi dopo le delusioni passate. Le gare di MotoGP, così come quelle di Moto2 e Moto3, saranno trasmesse in diretta tv su Sky Sport MotoGP. Alcune di queste, però, verranno trasmesse in chiaro su Cielo e TV8, ma attualmente non è stata ancora pubblicata la programmazione dettagliata. La stagione comincerà in Qatar, quando in notturna si correrà sulla pista di Losail il 20/03; due settimane dopo (3/04) avremo la trasferta in Sudamerica con il Gran Premio d’Argentina a Termas de Río Hondo, dopodiché si risalirà il continente fino ad arrivare negli Stati Uniti, dove il 10/04 ci attenderà il GP del Texas ad Austin. Il primo appuntamento europeo sarà previsto il 24/04 a Jerez de la Frontera (Spagna), poi ci si sposterà in Francia l’8/05 per disputare la gara a Le Mans. A questo punto arriverà l’atteso Gran Premio d’Italia all’interno dell’autodromo del Mugello, fissato per il 22/05; il calendario proporrà a seguire un’altra tappa iberica il 5/06, stavolta in Catalunya, per la precisione a Montmeló. Il 26/06 toccherà al TT Assen in Olanda, poi seguirà il circuito del Sachsenring in Germania (17/07) prima della sosta estiva che vedrà i piloti concedersi un po’ di vacanze. Si tornerà poi a gareggiare il 14/08 in Austria, con il GP di Spielberg della Red Bull, dopodiché ci si trasferirà in Repubblica Ceca la settimana successiva (21/08) per la tappa di Brno; il 4/09 sarà la volta della Gran Bretagna e della spettacolare pista di Silverstone, mentre successivamente si tornerà in Italia per il Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini a Misano Adriatico (11/09). Prima della nuova trasferta fuori dai confini dell’Europa si andrà a correre ad Aragón (Spa-

46

Valentino Rossi

gna) il 25/09. A questo punto avremo il rush finale con Giappone (Motegi - 16/10), Australia (Phillip Island - 23/10) e Malesia (Sepang - 30/10); chiuderà la stagione il

GP di Valencia il 13/11 sul circuito Ricardo Tormo, che l’anno scorso vide Jorge Lorenzo laurearsi campione del mondo con la Yamaha.

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Speciale MotoGP

Mantova - PAGINA 15 Mantova

20 Grand Prix of Qatar

03 G.P. de la República Argentina

10 Grand Prix of The Americas

24 Gran Premio de España

08 Grand Prix de France

22 Gran Premio d’Italia

05 GP de Catalunya

26 TT Assen

17 Motorrad Grand Prix Deutschland

14 Motorrad Grand Prix von Österreich

21 Grand Prix Ceské republiky

04 British Grand Prix

1 1 GP di San Marino e di Rimini

25 14 - Gran Premio de Aragón

16 15 - Grand Prix of Japan

23 Australian Motorcycle Grand Prix

30 Malaysia Motorcycle Grand Prix

13 GP de la Comunitat Valenciana

Termas de Río Hondo

Losail International Circuit MAR QATAR

APR ARGENTINA

Circuito de Jerez

Le Mans

APR SPAIN

GIU

MAGFRANCE

Circuit de Barcelona-Catalunya

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Red Bull Ring – Spielberg

AGO CZECH REPUBLIC

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MotorLand Aragon

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MAGITALY

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LUG GERMANY

Silverstone Circuit

SET GREAT BRITAIN

Twin Ring Motegi

OTT JAPAN

Comunitat Valenciana - Ricardo Tormo

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infatti, domenica 13 marzo 2016 alle ore 12 con una valanga di bigoli con le cosiddette “faraone di mare”, piatto tipico delle manifestazioni carnascialesche roverbellesi. Un pranzo gustosissimo e davvero imperdibile. Proseguiamo alle 15 con il corteo mascherato aperto dalla Banda dei Quartieri di Villafranca, accompagnata da maschere, mascherine, stelle filanti, coriandoli e carri allegorici. Una festa imperdibile, alla quale non si può mancare. L’evento è organizzato dall’associazione “La Piazza” di Roverbella, che ha indetto una lotteria con numerosi premi per sostenere l’iniziativa. Alla festa presenzierà anche il “Papà del Gnocco” la tradizionale maschera che tiene fede alla storia del Carnevale di Roverbella e lo rinnova ogni anno. E se c’è il “Papà del Gnocco”, non potete proprio mancare.

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L

’associazione “La Piazza” di Roverbella organizza la 57° edizione del Carnevalissimo, nei giorni di sabato 12 e di domenica 13 marzo 2016. il Carnevale non si è fermato con la Quaresima e nemmeno con l’imminente arrivo della Pasqua. C’è sempre un buon motivo per fare festa e per mascherarsi, per lasciarsi andare al divertimento e per “rovesciare” l’ordine normale delle cose. Ricchissimo è il calendario di appuntamenti che terranno compagnia a grandi e piccini. Iniziamo sabato 12 marzo alle ore 19:30 con una mega festa in maschera nelle vie principali del paese di Roverbella, dove musica di karaoke e street food la faranno da padrone. In questa occasione sarà possibile degustare tantissime specialità della terra di Roverbella. Ma il Carnevale, seppur in ritardo, non finisce qui. Riprendiamo,

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12 marzo 2016

in notturna dalle 19,00 con sfilata di Carri Allegorici

utto pronto a Goito per la quarta edizione del Carnevale in programma sabato 12 marzo con la consueta organizzazione del Gruppo “Amici di Sacca” insieme all’Istituto comprensivo, alle associazioni locali e con il patrocinio del Comune. Un’edizione nel segno delle novità, illustrate nei giorni durante una conferenza stampa in Municipio. La prima riguarda l’orario della manifestazione che sarà in notturna, a partire dalle 19 e fino a mezzanotte circa. L’altra novità è un ritorno al passato, con la partecipazione di ben dodici carri allegorici che arriveranno anche da fuori provincia, visto che sono iscritti a partecipare carri veronesi e bresciani. I grandi protagonisti saranno i bambini del paese che apriranno il corteo e la sfilata dei carri per le vie e le piazze del centro storico. Come per le passate edizioni, il Carnevale avrà anche lo scopo di devolvere una parte dei contributi, in tutto duemila euro, direttamente all’Istituto comprensivo locale che utilizzerà i soldi per le proprie iniziative o per l’acquisto di materiale didattico. “Un grazie speciale va agli sponsor che hanno contribuito alla manifestazione – dicono gli organizzatori del Gruppo Amici di Sacca – e ben volentieri come associazione abbiamo aderito alla richiesta dell’amministrazione comunale di organizzare”. Il Carnevale prenderà il via davanti alle scuole elementari, poi i bambini in

maschera accompagneranno il corteo dei carri per un primo giro e poi un secondo fino a piazza Gramsci, di fronte al municipio, dove si svolgerà una premiazione per tutti i carri partecipanti. Anche i bar del centro hanno aderito volentieri all’iniziativa lanciata dall’amministrazione e i negozi resteranno aperti per l’occasione.


PAGINA 18

Speciale PASQUA

SPECIALE

Origini e tradizioni del rito dall’antichità ai giorni nostri

DOMENICA 27 MARZO RITORNA LA SANTA PASQUA

PASQUA

C

olombe, uova di cioccolato e agnelli. Per tutti questi sono i tre simboli pasquali principali. Ma qual è il vero significato di questa festa? La parola “pasqua”(pascha in greco e latino) è una traslitterazione dell’aramaico pasha che corrisponde all’ebraico pesah. L’etimologia di questa parola ebraica è incerta, ma pare che il suo significato fondamentale sia “passare oltre”, in inglese, infatti è “Passover”. Nel giudaismo “pasqua” era diventato sinonimo di agnello pasquale, da cui le espressioni “immolare la pasqua”, “mangiare la pasqua”, che troviamo anche nel Nuovo Testamento. Questa spiegazione mette in risalto il senso tipologico dell’agnello ponendo l’accento sulla passione del Signore nel suo significato salvifico. Da qui il tema della Pasqua come salvezza. Altri studiosi trovano un’etimologia più esatta nel termine “passaggio” e il soggetto diventa il popolo che “passa” dalla schiavitù dell’Egitto alla Terra promessa attraverso il Mar Rosso. Un terzo gruppo di studiosi, per la verità più esiguo, intende “pascha” come “passaroltre” e pone come soggetto “l’angelo sterminatore” che, vedendo il sangue dell’agnello, “passa oltre” le case degli Ebrei, procurando loro la salvezza. Oppure è Cristo stesso che, con

Mantova - PAGINA 18 Mantova

dei giudei”, ma naturalmente questo legame puramente esteriore non è sufficiente a giustificare l’importanza assunta dalla Pasqua nella chiesa antica. Esiste, inoltre, una teoria che radica la Pasqua cristiana in questa direttrice della Domenica come festa della risurrezione, rispetto alla quale la Pasqua annuale sarebbe una emanazione secondaria come “grande Domenica dell’anno”, ma, quantunque il

la sua passione e risurrezione, è “passato oltre” i limiti della morte e comunica questo dono ai credenti in lui. Ci fu un’epoca nella vita della chiesa in cui la Pasqua era, per così dire, tutto. Non solo perché essa commemorava, senza

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cristiana? Certamente il nome, la data e la struttura liturgicoteologica della festa. Il nome Pascha, rimasto sia in greco che in latino, deriva dalla forma aramaica dell’ebraico Pesach; la data, seppur mobile della festa, anche quando questa si localizzerà sulla domenica, rimarrà comunque legata alla data della Pasqua giudaica (il 14 -ossia al plenilunio - del mese lunare di Nissan, tra marzo e aprile) come risultante di tre coordinate: essa cadrà la domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera (ovvero la domenica dopo la Pasqua giudaica), quindi tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Pasqua è giorno di luce ininterrotta, in cui la luna piena, nell’equinozio, subentra di continuo alla luce del sole a segnalare un giorno senza tramonto; essa inoltre raccoglie il simbolismo della rinascita del mondo a primavera, dopo i rigori dell’inverno (= il peccato e la morte), e - in dipendenza dall’associazione tra primavera e creazione - diviene sinonimo di nuova creazione che coinvolge l’universo intero.

spartirla con nessun’altra festa, l’intera storia della salvezza, ma anche perché essa era il luogo di formazione di alcune componenti essenziali nella vita della comunità. In effetti, se si esaminano le origini dell’esperienza cristiana, la Pasqua ci appare come una specie di Big Bang che racchiude nel suo densissimo nucleo quel patrimonio teologico e liturgico della chiesa che solo progressivamente si andrà articolando nella serie delle componenti che costituiscono le tappe del mistero cristiano e, insieme, dell’anno liturgico. La Pasqua però, rappresenta anche uno dei “raccordi” del cristianesimo con il giudaismo. La Pasqua è una festa che il cristianesimo assume dal giudaismo, poiché commemorava la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto. Un primo legame con la Pasqua cristiana è di ordine storico, in quanto gli eventi che i cristiani da subito avvertirono come decisivi per la loro fede, ovvero la passione morte risurrezione di Gesù, si situarono nel quadro della celebrazione della “Pasqua

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legame tra Pasqua e Domenica tenda a farsi sempre più stretto, molti elementi depongono a favore di un rapporto di continuità e di filiazione tra la Pasqua giudaica e la primitiva Pasqua cristiana, la quale solo in un secondo momento, in forza anche delle spinte anti-giudaiche, si sarebbe portata sul tratti distintivi della Domenica. Ma quali sono le forti connessioni fra la Pasqua giudaica e quella

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Mantova - PAGINA 19 -

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e uova come simbolo pasquale hanno origini molto antiche, legate soprattutto alla primavera, come stagione feconda e soprattutto al concetto di “rinnovamento”. L’uovo, come tutti sanno, è un simbolo molto antico, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta o di carta pesta. Quelle colorate o dorate hanno un’origine molto più antica rispetto a quelle di cioccolato. Le uova, infatti, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Nell’iconografia cristiana, l’uovo è il simbolo della Resurrezione: il guscio rappresenta la tomba dalla quale esce un essere vivente. Per i pagani l’uovo è il simbolo della fertilità: l’eterno ritorno alla vita. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili. Per i filosofi egiziani l’uovo era il fulcro dei quattro elementi. Per gli israeliti un dono da portare agli amici o lo regalavano a chi festeggiava un compleanno.

Dipingere e decorare le uova durante il periodo pasquale risale al periodo romano: donarne uno colorato era sinonimo di auguri e buoni auspici. Era persino tradizione regalare uova ai servitori. In Germania le uova venivano donate ai bambini insieme ad altri regali pasquali. In alcuni paesi, come la Gran Bretagna, ogni anno a Pasqua i bambini vanno a cercare in giardino, fra l’erba e i cespugli, le uova che il dispettoso coniglietto pasquale ha colorato e poi nascosto. In alcune regione della Francia si nascondono le uova colorate nei giardini e si racconta ai bambini che sono state lasciate dalle campane che la notte del Venerdì Santo hanno volato fino a Roma per prenderle ed è per questo che nessuno le sente suonare durante la notte della Passione. Nei Paesi Scandinavi è tradizione anche fare dei giochi con le uova sode: farle rotolare le uova da un dosso senza romperne il guscio oppure tenere un uovo lesso in mano e cercare di rompere quello tenuto dall’avversario. La tradizione pasquale di colorare e decorare le uova nasce dalla leggenda secondo cui dopo

che Maria Maddalena aveva trovato era il sepolcro di Gesù vuoto, corse dai discepoli e annunciò la straordinaria notizia. Pietro, incredulo, disse: “Crederò a quello che dici solo se le uova contenute in quel cestello diverranno rosse.”, e subito le uova si colorarono di un rosso intenso. Ogni cultura ha sviluppato un proprio modo di decorare le uova. A volte si usano le uova sode, colorate con colori vegetali e alimentari se si intende mangiarle. Oppure si svuotano facendo un forellino con un ago ad ogni estremo dell’uovo, così si usa soltanto il guscio. In Grecia si usa scambiarsi uova rosse in onore del sangue di Cristo. In Germania e Austria si regalano uova verdi il Giovedi Santo. In Armenia si usa dipingere le uova con immagini di Gesù, della Madonna o con scene della Passione. Nei paesi dell’Europa orientale si utilizzano motivi stilizzati geometrici bicolore: blu e bianco, rosso e bianco... Una tecnica antica per decorare le uova consiste nell’attaccare piccole piante e foglie intorno alle uova e nel bollirle con colori vegetali. Staccando le piante, sul guscio rimangono delle impronte più chiare.

NOWRUZ E PASQUA DUE FESTE TANTO DIVERSE?

Nowruz è una ricorrenza tradizionale che celebra il capodanno ed è festeggiata in Iran, Azerbaigian, Afghanistan, Albania, Georgia, in vari paesi dell’Asia Centrale come il Turkmenistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan, il Kirghizistan e il Kazakistan, e presso le comunità iraniane di Iraq, Pakistan, e Turchia, ed in molti altri paesi. Ricorre il 21 marzo, sebbene in alcune località lo si festeggi il 20 o il22, venendo di fatto a coincidere con l’equinozio di primavera.

Il tema della rinascita è qui sempre presente, esattamente come nella Pasqua giudaico- cristiana. Il termine Nawruz deriva dall’unione di due parole antico-persiane: nuovo e giorno, e significa perciò “nuovo giorno”. Stando alla tradizione mitologica iraniana, il Nawruz viene fatto risalire addirittura a circa 15.000 anni fa, all’epoca del leggendario re persiano Yima. Questi, figura mitica dello zoroastrismo, viene solitamente indicato dalla tradizione come

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l’acquisto di vestiti nuovi e la decorazione delle case con fiori, in particolare il giacinto ed il tulipano. Il Khane Tekani inizia usualmente 12 giorni prima del Nawruz, durante i quali ogni famiglia si dedica alla pulizia della casa e alla visita a parenti ed amici. In particolare queste visite reciproche ai famigliari ed agli amici stretti sono una componente fondamentale del Nawruz iraniano, e raggiungono l’apice nel giorno della festività vera e propria, in cui le persone si riuniscono intorno a una tavola imbandita, apparecchiata con il pranzo tradizionale, l’Haft Sîn, dove consumano insieme il pasto e si scambiano doni. L’Haft Sîn non è un pasto bensì la preparazione di una tavola con sette elementi che il loro nome inizia con ‘S’ in persiano. Il sette è un numero sacro e simboleggia i sette arcangeli con l’aiuto dei quali, quasi tremila anni fa, Zarathustra ha fondato la sua religione. L’Haft Sin porta agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita.

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l’ideatore della festività, allora una celebrazione dell’arrivo della primavera. In seguito Zoroastro, profeta dell’omonima religione, riorganizzò la festività in onore di Ahura Mazda, divinità principale del pantheon iraniano pre-islamico. Durante la dinastia dei Sasanidi, (224-651) Nawruz divenne la festività più importante dell’anno e, in quest’epoca, vennero introdotte tradizioni quali l’udienza pubblica del sovrano, l’amnstia ai prigionieri e lo scambio di doni. Il Nawruz è celebrato da oltre 3000 anni ed è stato assimilato da tutti i popoli e le culture un tempo facenti parte dell’impero persiano. È un’importante festa del popolo curdo, presso cui viene considerata un importante momento di unità nazionale. Il Khane Tekani è il rito tradizionale che apre i festeggiamenti del Nawruz, e consiste nella completa pulizia e messa a nuovo della propria casa. Costituisce probabilmente un riferimento al rinnovamento della natura che avviene in primavera: la tradizione comprende anche


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spezie, vino cotto, gocce di succo di ciliegia e di rapa rossa. Come potete vedere tutti questi ingredienti tipici della tradizione culinaria mantovana, uniti assieme, vanno a formare la ricetta e il gusto di questo tortello, in un connubio quasi alchemico. La ciliegia è il “motore immobile” di tutto il paese di Caresara, che prende il nome proprio dal frutto dalla ciliegia, in latino “cerasum”: la stessa parola passa poi nello spagnolo “cereza”. A tal proposito è bello ricordare la meravigliosa e arcinota strofa del poema XIV del poeta cileno Pablo Neruda che recita così: “Quiero hacer contigo / lo que la primavera hace con los cerezos”, che tradotta in italiano suona “Voglio fare con te ciò che la primavera fa ai ciliegi”. Nella versione originale di questo splendido verso, vediamo chiaramen-

• TORTELLO DELLA POSSENTA

Anche quest’anno dal 25 al 29 marzo ritorna la Festa della Possenta di Ceresara. Il piatto principe dell’evento è il tortello alla ciliegia. Questo piatto nasce nel 2009 dalla fantasia degli chef della Compagnia Gonzaghesca degli Scalchi che reinventa e propone piatti nuovi sulla base delle suggestioni della cucina gonzaghesca. Dall’intreccio tra storia e novità, nasce il tortello della Possenta, un prodotto della tanto osannata anni fa “nouvelle cuisine”. Il tortello della Possenta, dunque, non è in alcun modo parte della tradizione culinaria del territorio mantovano, ma nasce dalla sinergia tra la Compagnia Gonzaghesca degli Scalchi e il Comune di Ceresara, che ha deciso di promuovere questo tortello, attribuendo ad esso l’anno dopo la sua invenzione, e cioè nel 2010, la denominazione comunale di origine. Questo tortello rimane avvolto nel mistero, un po’ perchè è molto difficile trovare qualcuno disposto a raccontare questa prelibatezza e un po’ perchè, ovviamente, le dosi e gli ingredienti della ricetta sono, di fatto, segreti. Del resto, non essendo parte della tradizione mantovana, se non dal 2009, non è un piatto che si prepara comunemente come i tortelli di zucca. Gli ingredienti del tortello della Possenta, che ha un gusto estremamente interessante, proprio per la sua unicità, sono: composta e/o confettura di ciliegia, mostarda di frutta e ortaggi, ricotta, pane grattugiato, grana padano grattugiato, sale,

te la radice latina in “cerezos”, ossia gli alberi di ciliegio. Come si diceva poc’anzi, questa è anche l’etimologia più probabile del termine “Ceresara”, comune del mantovano nel quale ogni anno si festeggia la Possenta.

• SALAME DI CERESARA

Il salame di Ceresara, come tutti gli altri grandissimi prodotti della tradizione norcina italiana, non ha bisogno di grandi presentazioni. Esso infatti nasce in tempi molto antichi ed è la delizia dei giorni nostri. Ideale per i buffet, e le feste di compleanno, è un grande classico accompagnato con la polenta. Ecco la storia del prodotto. Inizialmente di carne di cinghiale, con lo scomparire di questo animale, i norcini hanno sostituito questi animali con i maiali di razza romagnola. Per preparare un eccellente salame, il maiale dev’essere stato ucciso il giorno precedente. Nel caso di un verro, è necessario che sia castrato, altrimenti le carni sanno di orina e non sono commestibili. Il periodo della maialatura inizia a novembre con la festa di San Martino fino alla fine di febbraio. Il salame è pronto dopo circa 4-5 mesi di stagionatura. Per il salame viene utilizzato l’80% di carne magra e 20% di lardo. Al termine della lavorazione i salami vengono lasciati ad asciugare in una stanza con circa 12-13° per quattro o cinque giorni e successivamente portati in cantina a stagionare. La cantina deve avere un tasso di umidità dell’85% e una temperatura costante di 10-12° e deve avere una finestra per l’areazione.

• DOLCERESA Quest’ottimo dessert nasce negli anni Settanta presso la pasticceria Bendoni di Ceresara. Pensata dal pasticciere Enzo Bendoni, è il fiore all’occhiello dell’attività che ora porta avanti il figlio Marco. Con lui capiremo meglio la storia della Dolceresa. Bendoni, come è nata la Dolceresa? “L’aveva inventata mio padre circa quarant’anni fa e per la prima volta l’ha preparata con la cioccolata rimasta da Pasqua e con la confettura di ciliegie, tipiche del nostro territorio. La ricetta, però, è rimasta nel cassetto per tutti questi anni, poi nel 2011 mi è capitata in mano e ho deciso di riprenderla, modificandola un po’. L’ho poi presentata per la festa della ciliegia ed ha avuto successo, così il comune di Ceresara ha pensato di attribuirle la denominazione comunale di origine.” Com’è fatta la Dolceresa? “La torta è caratterizzata da mandorle, cioccolata e ciliegie. E’ una torta morbida, ripiena e poi glassata. Una vera prelibatezza”.

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CASTEL GOFFREDO • ERBA AMARA

L’erba amara è l’assoluta protagonista dei prodotti gastronomici di Castel Goffredo. La menta aromatica della specie “balsamita major”, che si coltiva normalmente negli orti locali è infatti il caposaldo della cucina di questo paese. Tra poco conosceremo la Torta del Buonumore e ne parleremo con Lara Fezzardi della pro loco di Castel Goffredo. Fezzardi, come nasce la Torta del Buonumore? “La Torta del Buonumore è l’ultima novità dell’erba amara, ossia è una declinazione nella modernità di questo ingrediente fondamentale per la cucina di Castel Goffredo. La Torta del Buonumore è, di fatto, una torta margherita, soffice e leggera, con un innesto di erba amara. Di solito viene servita con il cioccolato fondente a fianco, proprio per esaltarne i sapori”. Quali sono le particolarità di questo dessert? “E’ una torta della campagna, trasformata e rivista con questo innesto di erba amara. E’ una torta molto semplice, che però sa sorprendere”.

Perchè porta questo nome? “Tra i vari nomignoli dell’antichità, che i farmacisti hanno dato a questa erba c’era anche ‘erba del buonumore’, definizione che ci

tramanda anche la farmacia di Santa Maria Novella fin dal Seicento. Quest’erba era somministrata a persone che avevano dei mancamenti o che svenivano, ma era utilizzata anche come antidepressivo e come rivitalizzante. ‘Erba del buonumore’ ci è sembrato un nome evocativo e positivo, quindi abbiamo deciso per questa nomenclatura”. Come ne descriverebbe il sapore? “Ha il sapore della salvia, della menta e della liquirizia. E’ un concentrato di aromi e per questo deve essere dosata bene e con grande attenzione. E’ balsamica e digestiva e per questo, nello stomaco lascia delle sensazioni molto positive”. La specialità di Castel Goffredo però è il tortello... “Sì, normalmente se si parla del nostro paese, viene in mente il tortello con l’erba amara, che è un piatto molto forte e conosciuto. La Torta del Buonumore, invece, è meno conosciuta perchè è molto più recente: è stata infatti inventata circa cinque anni fa dallo chef ‘Nene’ dell’omonimo pastificio di Castel Goffredo, che l’ha proposta in alternativa alle declinazioni più frequentate dell’erba amara, come le tagliatelle, la polenta, o il gelato”.

CASTEL D’ARIO • RISOTTO ALLA PILOTA Ora veniamo al principe della cucina mantovana: l’amatissimo risotto alla pilota, che con il suo profumo fa impazzire tutti, anche chi non ama la carne. Il suo aroma inconfondibile invade le piazze dei paesi d’estate dove, nonostante il calore cocente, viene consumato senza sosta. La maggior parte delle persone è convinta che questo riso sia detto ‘alla pilota’ con il riferimento a Tazio Nuvolari, che era originario di Castel D’Ario, ma non è così. Tra poco vi sveleremo la vera origine di questo nome. Il nome curioso di questo piatto ha origine dal nome dialettale dei braccianti delle riserie: in casteldariese infatti le riserie sono dette “pile” e i “piloti” o “pilarini” erano appunto coloro che vi operavano. Poiche’ il la- voro nelle “pile” si svolgeva in modo continuato non c’era molto tempo da dedicare alla preparazione del pranzo e questa tecnica permetteva di cuocere il riso senza che fosse necessario seguirne la cottura. Al termine di questa il riso viene condito con il pistume, anche se in origine il condimento era molto più semplicemente un soffritto di cipolla. La ricetta tradizionale vuole che si metta la stessa quantità di riso e di salamella. Eccola: INGREDIENTI -Kg 1 di Riso Vialone Nano Italiano (come previsto dalla normativa di produzione)

Castel Goffredo • Castl d’Ario

-Kg 1 di Pistume -L 1,1 / 1,2 di acqua -g 80 di burro -g 80/100 di formaggio Grana Padano grattugiato -Sale grosso da cucina q.b. PROCEDIMENTO In un paiolo preferibilmente di rame stagnato o alluminio portare a forte ebollizione l’acqua e aggiungere il sale. Quando l’acqua bolle aggiungere il riso e tenerlo a fiamma mediovivace, mescolando ogni tanto sul fondo per non farlo attaccare, per 4/5 minuti circa fino al completo assorbimento dell’acqua, successivamente spostare il paiolo su un fornello più piccolo al minimo della fiamma per 15/20 minuti coprendo il recipiente con un coperchio, e con l’avvertenza di mettere un canovaccio tra il paiolo ed il coperchio facendo attenzione che non venga aperto prima del tempo sopraindicato. Trascorso il tempo scoprire il paiolo e dopo aver “girato” il riso con la stecca o con un cucchiaio di legno, ricoprire e far “riposare” ancora per una decina di minuti ancora. Nel frattempo si fa cuocere il pistume sminuzzato nel burro a fuoco abbastanza vivace finché sarà imbrunito (senza rosolarlo troppo, altrimenti perde tutta la sua fragranza). A cottura ultimata condire il riso mescolandolo al pistume aggiungendo poco alla volta il grana grattugiato. IL PISTUME Insieme al Riso Vialone Nano Italiano è l’ingrediente principale. Il pistume previsto dalla normativa di produzione De.C.O. del Riso alla Pilota di Castel d’Ario, viene ottenuto solo ed esclusivamente dalla lavorazione di carni

di Suino Italiano, fresche non congelate, accuratamente mondate a coltello. Prendendo spunto dall’impasto tipico per la produzione del salame mantovano, utilizzando appunto tagli nobili lavorati e mondati con cura. Durante la cottura non rimane rosso, poiché la normativa di produzione esclude l’aggiunta di nitrati e nitriti, come vuole la tradizione.

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CAVRIANA

• TORTA DI SAN BIAGIO

È un ottima ricetta per utilizzare il pane vecchio. Così in un solo colpo avete un primo sfizioso risparmiando denaro e utilizzando un ingrediente che altrimenti andrebbe buttato. Ogni zona ha la sua ricetta dei capunsei ed ognuno il suo segreto, ma la base per questa preparazione è piuttosto semplice.

Cavriana è una cittadina situata nella provincia di Mantova, dove da 450 anni si festeggia San Biagio. In onore del santo patrono viene preparato un dolce tradizionale: una squisita crostata ripiena con mandorle e cioccolato fondente. La torta di San Biagio si compone di una base friabile di pasta frolla, senza uova ma impastata con il vino bianco, e uno speciale ripieno fatto di mandorle e cioccolato tritato, zucchero e uova. I ritagli della pasta frolla servono per creare la caratteristica decorazione di questa torta, le losanghe dal lato ondulato da cui si intravede la golosa farcitura. A Cavriana si celebra, nei primi giorni di Febbraio, e precisamente il 3, il tradizionale taglio, nella piazza centrale, di una torta di San Biagio del diametro di tre metri che viene servita a tutti i presenti. La torta di San Biagio è preparata ancora oggi come al tempo dei Gonzaga e ha conservato intatta la sua bontà.

PREPARAZIONE Preparate la pasta frolla amalgamando su una spianatoia la farina, lo strutto e lo zucchero, e aggiungendo poco alla volta il vino bianco. Lavorate fino ad ottenere un impasto omogeneo, avvolgetelo nella pellicola e lasciate riposare per 30 minuti. In un recipiente unite le mandorle tritate, il cioccolato tritato, lo zucchero, le uova, la scorza di limone grattugiata ed il rum, e amalgamate per bene il tutto. Ora stendete 2/3 della pasta frolla e ricoprire con essa il fondo della tortiera, facendo in modo di avere almeno 1 cm di bordo. Farcite la pasta distribuendo uniformemente il ripieno. Successivamente stendete la pasta frolla rimanente e con una rotella ottenete delle striscioline da adagiare sulla torta, cercando di ottenere un disegno “a rombi”. Infine spennellate la superficie con l’uovo sbattuto. Cuocete la torta in forno preriscaldato a 150 gradi per circa 30 minuti. Lasciate raffreddare completamente la torta su una griglia. Servite la torta di San Biagio cosparsa con zucchero a velo.

VOLTA MANTOVANA • CAPUNSEI I capunsei, pietanza tipica delle colline moreniche, è un piatto antico della tradizione culinaria del alto mantovano, per alcuni risalente al periodo dei Gonzaga.

INGREDIENTI 500 gr di pane raffermo grattuggiato 500 ml di brodo di carne 100 gr di grana padano grattugiato 2 uova - prezzemolo - aglio in polvere - sale e pepe -Altro Brodo di carne - burro fuso - grana padano grattuggiato salvia. PREPARAZIONE Portate ad ebollizione 500 ml di brodo. In un recipiente mescolate il pane ed il grana grattugiati, il prezzemolo, l’aglio, il sale e il pepe. Aggiungete il brodo caldo un po’ alla volta, mescolando fino ad ottenere un impasto consistente e non troppo umido. Lasciate riposare per circa 20 di minuti. Successivamente aggiungete le 2 uova leggermente sbattute ed amalgamate bene il tutto, ottenendo un impasto omogeneo. Lasciate riposare l’impasto per ulteriori 15 minuti. Utilizzando un pò di impasto alla volta formate dei cilindri lunghi di medie dimensioni (circa 1 cm di diametro). Tagliate questi cilindri in modo da ottenere gnocchi della lunghezza di 1 centimetro e, formandoli uno ad uno con il palmo della mano, dategli una forma affusolata lunga circa 4/5 cm. Cuocete i capunsei in brodo di carne bollente e scolateli non appena vengono a galla. Servite i capunsei con abbondante grana padano grattugiato e burro fuso aromatizzato alla salvia. Suggerimenti • Il pane utilizzato deve essere piuttosto secco • Se l’impasto e troppo umido (si attacca alle mani mentre li lavorate) aggiungere ancora del pane grattugiato • Possono anche essere serviti in brodo, con del sugo al pomodoro, con del ragù di carne o con una crema di zucca.

circuito ristorativo. Le origini del luccio in salsa sono sicuramente molto antiche, se ne ha notizia già nel trattato dello Stefani: “Deve il luccio essere di fiume ovvero di lago buono e non paludoso; fra tutti i pesci, questo dà buon nutrimento... serviti con olio, succo di limoni e verdure; nello spiedo, lardati con angiove, serviti con salsa di capperini, code di gambari, zuccaro e aceto rosato ... “. Sicuramente il pesce di lago e di fiume a Mantova è sempre stato un alimento considerevolmente disponibile, a costo zero: la città è costruita come una fortezza, circondata dalle acque; dunque la cucina di pesce d’acqua dolce ha potuto prendere agevolmente piede e svilupparsi abbondantemente nella nostra provincia. Al contrario della carne, quindi, il pesce poteva un tempo essere consumato quasi quotidianamente e spesso la sua trasformazione in cibo non ha comportato grandi elaborazioni. Al tempo dei Gonzaga, ma fino a giorni relativamente recenti, non esistendo metodi di surgelazione, carni e pesci di mare esigevano molte cure, profonde metamorfosi: le salse, le spezie, il gusto deciso di alcuni frutti, sovrastavano (e annullavano) il sapore dell’elemento primo, probabilmente non più freschissimo. Il pesce di lago invece, grazie alla sua abbondanza, alla sua disponibilità, ha potuto essere cucinato rispettandone il sapore dolce e pulito. Il luccio in salsa è una preparazione mantovana veramente degna di essere assaporata. INGREDIENTI: (PER 6 PERSONE) - Un luccio di circa 1,5 kg - 1 cipolla - 1 cipollotto - 1 costa di sedano - 100 g di peperoni sott’aceto - 50 g di capperi sotto sale - 4 acciughe salate (o 8 filetti di acciuga sottolio) - 1 spicchio di aglio - 2 foglie di alloro - 1 dl pi 1 cucchiaio di aceto - 2 cucchiai di prezzemolo tritato - pepe in grani, olio extravergine di oliva, sale q.b. PREPARAZIONE Mettete a dissalare i capperi in acqua. Dissalate le acciughe, deliscatele e sfilettatele. Se usate filetti di acciughe sottolio, sgocciolateli. In una pesciera grande abbastanza da contenere il luccio riunite 2 litri di acqua, il decilitro di aceto, le due foglie di alloro, la costa di sedano, sale, pepe in grani e il cipollotto. Deponete il pesce già pulito nella pesciera, in acqua fredda. Portate a ebollizione e fate cuocere 10 minuti dal momento del bollore. Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare il pesce nel suo court bouillon. Scaldate 5

POZZOLO • LUCCIO IN SALSA Il luccio in salsa è il piatto tipico di Pozzolo, frazione di Marmirolo, caratterizzato dalla presenza del fiume Mincio e da questo nasce questo piatto di pesce, ma di pesce di fiume. Il luccio rappresenta da sempre un bottino molto ambito dai pescatori d’acqua dolce. Purtroppo è sempre meno diffuso poiché mangia, preda e dimora in genere in acque correnti, non si può allevare in quanto non sopporta la cattività. La permanenza del luccio nei menù dei ristoranti mantovani può quindi essere interpretata come ricerca e valorizzazione della tradizione perché è un pesce sempre più raro; rifornito dal mercato informale delle conoscenze tra pescatori e

RIMESSAGGIO

cucchiai di olio in un tegamino e fatevi sciogliere le acciughe, unite i capperi dissalati e tritati, il cucchiaio di aceto, i peperoni sottaceto tritati, la cipolla tritata, l’aglio tritato e un cucchiaio di prezzemolo tritato. Tenete sul fuoco bassissimo per 10 minuti, poichè la salsa non deve cuocere ma solo legarsi a caldo. A fine cottura unite laltro cucchiaio di prezzemolo tritato e, se necessario, altro olio di olivaper amalgamare meglio gli ingredienti. Sfilettate il luccio, copritelo con la salsa e lasciatelo insaporire per almeno 4 ore in luogo fresco o in frigo.

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INGREDIENTI -Pasta frolla 500 gr di farina bianca - 150 gr di strutto (o burro) 150 gr di zucchero - 100 ml di vino bianco - 1 bustina di vanillina -Farcitura 400 gr di mandorle pelate - 150 gr di zucchero 100 gr di cioccolato fondente - 2 uova - 1 cucchiaio di rum scorza di limone grattugiata - uovo per spennellare - zucchero a velo

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• RISOTTO COI SALTAREI

• RISOTTO ALLA VILLIMPENTESE

Il risotto con i saltarei, che non sono altro che gamberetti di acqua dolce, è piatto con riconosciuta denominazione comunale d’origine di Roncoferraro. Il gusto è inconfondibile ed è un piatto che piace molto ai bambini, un po’ perchè è fritto, un po’ perchè i gamberetti sono curiosi e divertenti.

Il risotto alla Villimpentese, con la classica “salamella” è un altro dei capisaldi della cucina del territorio mantovano. Sempre valida resta la sfida fra Villimpenta e Castel D’Ario, su quale risotto sia più buono. Naturalmente la sfida si basa sul campanilismo, perchè in entrambi i casi, la qualità è altissima e il sapore eccellente. La ricetta del risotto è stata depositata presso il notaio Aliberti di Mantova il 29 maggio 1990, (atto n. 346-129). Per ottenere la De.Co. Un piatto di risotto deve possedere certi requisiti.

INGREDIENTI (4 PERSONE) - 400 g di Riso Nano Vialone Veronese IGP - 1,5 l di acqua - sale grosso - una noce di burro - 350 g di gamberetti fritti - formaggio Grana - cannella a piacere

- Uso del riso vialone nano - Cottura in un paiolo di rame – Cottura del riso a vapore - Uso del “pisto” di carne di maiale a km 0 INGREDIENTI (PER 8 PERSONE) - 1 kg di riso Semifìno Vialone Nano - 3 litri di acqua circa - sale q.b.

PREPARAZIONE Far bollire l’acqua con il sale in una pentola grande, aggiungere il riso e farlo cuocere per circa 10 minuti, poi spegnere, mescolare e coprire il riso con un canovaccio e il coperchio sopra. Dopo 15 minuti il riso sarà pronto per il condimento: aggiungere una noce di burro, un po’ di olio usato per friggere il pesciolino e a piacimento il formaggio grana e la noce moscata. Una volta mescolato bene il riso, va servito in un piatto caldo con sopra i pesciolini fritti croccanti. Abbinamento vino consigliato Prosecco Trevigiano

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Il piatto “principe” di Roncoferraro è il risotto con la cosiddetta “pesina”, ossia i pesciolini di fiume fritti. E’ un primo molto amato da tutti, perchè essendo caratterizzato dalla frittura, è un piatto estremamente gustoso e saporito. Conosceremo meglio il risotto con la pesina, facendoci raccontare da Alessandro Gattini del Comitato Manifestazioni di Roncoferrarro tutti i segreti di questo primo piatto.

Gattini, qual è la storia del risotto con la pesina? “Il risotto con la pesina è un piatto nato dalla cultura contadina, che si preparava alla fine della raccolta del riso. I pesciolini che si usano per condirlo erano, di fatto, i rimasugli dei canali di scolo delle risaie lasciati dai pescatori. Il pesce veniva pescato così e il riso si otteneva dalle spighe di riso dopo la mietitura. E’ il piatto povero per eccellenza, perchè non costava niente: era fatto, come si è detto, dai rimasugli della pesca e della mietitura. C’è stata da parte nostra questa volontà di perpetuare il piatto storico delle nostre zone, preparato con il riso vialone nano, il nostro gioiello. Circa trenta o quarant’anni fa il Comitato Manifestazioni di Roncoferraro ha cominciato a fare e a promuovere il piatto, anche perchè ormai nessuno lo prepara più in casa”. Se lei dovesse descrivere questo piatto a chi non lo conosce, cosa direbbe? “Tutto sta nell’abilità di due cuochi: quello che cuoce il riso, che deve essere ‘alla pilota’ cioè sgranato, come vuole la nostra tradizione, e quello che cuoce la pesina. La ricetta tradizionale vorrebbe che il riso, una volta cotto, venga insaporito con almeno qualche cucchiaio dell’olio della frittura, ma di fatto è un riso in bianco con il pesce fritto. Poi ci sono le fazioni, quelli che ci mettono su il formaggio grana, e quelli che non lo mettono. Io personalmente appartengo alla seconda. Fondamentale è anche la cottura del pesciolino, che non deve essere tropo ‘avanti’ perchè altrimenti si brucia. Al palato la pesina deve risultare croccante e si deve sciogliere in bocca. Se invece è gommoso, allora c’è qualcosa che non va. Noi del Comitato Manifestazioni siamo molto pignoli per quello che riguarda la materia prima, perchè vogliamo avere un piatto perfetto”. Cosa ci resta da aggiungere? “Io direi semplicemente buon appetito a tutti gli amanti del risotto con la pesina!”

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PREPARAZIONE In un paiolo di rame si fa bollire l’acqua. Raggiunto il bollore, si getta il sale e quindi il riso, facendo in modo che nel recipiente si formi un cono, la cui punta emerga dal pelo dell’acqua per un paio di centimetri circa: questa è la quantità necessaria per la cottura del risotto. Da quel momento, si fanno passare 5 o 6 minuti circa e per evitare che il riso si attacchi al fondo del paiolo, si mescola di tanto in tanto. Dopo questo tempo, quando il riso rimane asciutto dall’acqua, si copre con un panno che deve essere posto a contatto con il riso stesso, e poi con un coperchio. Si abbassa il fuoco, e si lascia il recipiente coperto per circa 15 minuti. Intanto il riso cuoce con il vapore della poca acqua rimasta. Nel frattempo si cuoce il macinato di maiale nel burro, con l’aggiunta del vino. Cotto il riso, si condisce col “pisto” e col formaggio.

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• RISOTTO CON LA PSINA

Per il condimento: 7 hg di carne di maiale non troppo magra - macinata grossolanamente e condita con sale - pepe - 2 spicchi di aglio ridotto in poltiglia - 1 hg di burro - 2 hg di formaggio grana grattugiato - 1/2 bicchiere di vino bianco secco.


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Mantova - PAGINA 27 -

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• ZUCCA DETTA “CAPEL DAL PRET” La zucca di Quistello, detta “Cappello del prete” per la sua forma è un prodotto molto antico. Ne parliamo con Lorenzo Calciolari dell’omonima azienda agricola. - Calciolari, mi racconta la storia del “Capel dal pret”? “Nella nostra azienda agricola abbiamo sempre coltivato questa zucca, ma negli ultimi dodici anni abbiamo cercato di valorizzarla sempre di più. Essa è una varietà antica da conservare. Abbiamo anche altri prodotti che appartengono a questa categoria, come ad esempio il peperone bianco. Siamo stati anche contattati dall’Università di Pavia ed in particolare dal dipartimento di scienze naturali, che possiede la cosiddetta ‘banca del seme’ . Il nostro prodotto è stato studiato ed è emerso che è quello con il seme più puro geneticamente, ed è per questo che la nostra azienda è ‘custode del seme’. - Quali sono le caratteristiche di questa zucca? “Ha un eso specifico elevatissimo, deve essere di colore grigio, che via via diventa più rosa. Un volta raccolta può durare fino a tredici mesi e più invecchia, più diventa buona”.

• TORTA DI TAGLIATELLE E CIAMBELLA MORBIDA MANTOVANA La torta di tagliatelle e la ciambella morbida sono due capisaldi della tradizione dolciaria mantovana. Diffuse dapprima solo nella Bassa, ora si trovano anche in città, ma i cittadini “mantovani doc” non le riconoscono come loro. In città c’è il primato assoluto della torta Sbrisolona, ma se assaggerete la cosiddetta “Tagliatella”, capirete che la lotta è veramente dura e, anzi, la “Tagliatella” batte la Sbrisolona. Campanilismo a parte. Parleremo di questi prodotti con i fratelli Paolo e Felice Bernardelli, titolari dell’omonimo panificio presente sia a San Benedetto Po che a Mantova centro. Come è fatta la torta di tagliatelle? “Si preparano le classiche tagliatelle con uova e farina e si tagliano molto sottili, un po’ come fare le tagliatelle per il brodo. Si mettono poi le mandorle bianche a bagno nell’acqua, poi si asciugano e si

• VIN COT Il Vin Cot è una specialità di Quistello, che si produce nel periodo della vendemmia ed è ottenuto dall’uva Lambrusco Grappello Ruberti, che si coltiva nella zona IGP di Quistello. Parleremo di questo prodotto con Luciano Bulgarelli, il presidente della Cantina Sociale di Quistello. Bulgarelli, qual è la vera storia del vin cot? “Il mosto cotto o vino cotto è un termine che abbiamo dato noi della Cantina Sociale di Quistello e risale a molti anni fa, tanto che è un prodotto noto fin dal tempo dei romani, e veniva utilizzato per correggere i vini. Oggi il mosto è destinato al consumo come condimento. In giro per l’Italia viene bevuto a fine pasto, ma meno concentrato. Tradizionalmente era un prodotto povero che serviva per addolcire i piatti, e noi lo abbiamo ripreso, perchè stava scomparendo. Prima era fatto artigianalmente nelle case. Dieci anni fa come cooperativa lo abbiamo ripreso, producendolo con una tecnica tradizionale, ma con maggiore ‘omogeneità’. Utilizziamo l’uva Lambrusco Grappello Ruberti, coltivata nelle nostre zone, perchè naturalmente a seconda dell’uva che si usa il prodotto cambia e assume caratteristiche diverse”. Come è nata la De.Co? “La De.Co. è nata per proteggere il prodotto. Il vin cot è una materia prima che viene utilizzata come condimento o nei piatti per esaltarne i sapori, senza coprirli. Questo prodotto è usato, ad esempio, nei tortelli “sguasarotti”, nell’impasto dei tortelli, nel risotto con la zucca o sui dolci secchi come accompagnamento, ma anche sul gelato al fior di latte, sulla panna cotta, sulle carni e sull’insalata. E’ un prodotto estremamente versatile”.

SAN BENEDETTO PO • RAGU’ DI ANATRA MUTA In occasione della “Sagra dal Nedar”, in quel di San Benedetto Po è tradizione delle famiglie preparare un piatto di pasta fresca fatto in casa, come ad esempio le classiche ma sempre buonissime ta-

macinano, mescolandole con lo zucchero. Si formano poi degli strati di tagliatelle, zucchero, burro e mandorle e si infornano a 180° per mezz’ora”. Qual è la storia di questo dolce? “E’ un dolce della tradizione contadina antica. A noi l’ha insegnata il fornaio che c’era prima qui a San Benedetto Po. Da più di cento anni, la ricetta è rimasta la stessa”. Che cosa mi dite della ciambella morbida? “La ciambella morbida si fa con tante uova montate con lo zucchero e il burro. Deve risultare un impasto ‘spumoso’, poi si aggiungono farina e lievito. Si mette nel classico stampo con il buco. Anche questa è una torta molto antica, ed è un vero piacere per il palato. Sia questa che la torta di tagliatelle si abbinano bene con il budino al cioccolato o con un liquore secco”.

• TORTELLI DI ZUCCA CON SUGO ALLA SALSICCIA La tradizione vorrebbe che il tortello di zucca fosse il classico piatto “di magro”. Viene infatti di solito consumato per la Vigilia di Natale, condito con burro fuso e salvia oppure al pomodoro, ma nella Bassa c’è un’altra tradizione, ossia quella di condirlo con il sugo alla salamella, che smorza il dolce del ripieno. Naturalmente in questo modo, il piatto non è più “di magro”.

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VILLA POMA • TORTELLI DI ZUCCA AL BURRO E SALVIA CON CROSTINI DI PARMIGIANO REGGIANO Parliamo ora di questa variante del tortello di zucca con Stefano Berardo, titolare del ristorante “Il Veliero” di Villa Poma. Berardo, come è nata l’idea di questa variante? “Abbiamo ripreso una ricetta tradizionale, ma aggiungendo i crostini di parmigiano. Ricordo una signora di Villa Poma che li preparava anni fa. Abbiamo pensato insieme al comune di inserire questo tra i prodotti De.Co.”. Come descriverebbe questo prodotto? “Il tortello già di per sé è un prodotto molto saziante, dove zucca e mostarda si incontrano. Il crostino aggiunge la croccantezza. Bisogna stare al passo con i tempi e innovare sempre, con un occhio di riguardo verso la tradizione”.

• SALAME MANTOVANO Non ha certo bisogno di presentazioni, ma ne parliamo con Paolo Ferri, titolare della latteria “Carlo Poma”. Ferri, come avviene la produzione del salame artigianale? “Mio nonno, mio padre, poi io e ora mio figlio siamo da sempre norcini. Seguendo un preciso protocollo, il nostro prodotto ha ottenuto la De.Co. Il nostro è un salame fatto seguendo precisamente la tradizione, con tutte le parti del maiale, pepe e aglio, a stagionatura lenta, da quattro a sei mesi. E’ proprio il salame classico, artigianale. Ne produciamo tre quintali a settimana e non vogliamo assolutamente che diventi un prodotto industriale. Preferiamo produrre meno ma produrre meglio. Per questo non spingiamo sul prodotto perchè maturi prima, e i nostri maiali hanno tutti più di 12 mesi al momento della macellazione, quando normalmente ne hanno solo 9. Sono tutti maiali pesanti, nati a Villa Poma e di fatto il prodotto è a km 0. Non aggiungendo nulla, il nostro prodotto non ha allergeni. E’ un prodotto sicuro e di ottima qualità”.

• PASTINE ALLE MANDORLE Nate dall’idea di Ileana e Tumarchi Salani ed ora portate avanti dai loro figli Serena, Daniele ed Ermanno, ecco le pastine alle mandorle, sfoglie ricoperte di una meringa di albumi a base di mandorle e zucchero Salani, come sono nate le pastine alle mandorle? “I nostri nonni si sono trasferiti a Villa Poma da Magnacavallo negli anni ‘50 e hanno aperto un’attività di panificazione. Hanno pensato di fare dei biscotti per la fiera di San Michele, Natale e Pasqua. Sono nate così le nostre pastine alle mandorle, friabili e leggere. La richiesta è stata sempre maggiore ed oggi viene prodotto tutti i giorni e si mangia come dolcetto. Viene fatto ancora totalmente a mano, per conservare quel gusto inconfondibile”.

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PASQUA

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a colomba è il dolce simbolo della Pasqua, e se non è Natale senza il Panettone, non è Pasqua senza la colomba. Alla fine del pranzo pasquale è quasi d’obbligo un dolce a forma di colomba, che in questa occasione simboleggia sia il Cristo che lo Spirito Santo. Può essere infatti il simbolo di Gesù Cristo che porta la pace nel mondo agli uomini di buona volontà, ma anche il simbolo dello Spirito Santo che scende sui fedeli, grazie al sacrificio del Redentore, come insegna la liturgia del battesimo e della confermazione strettamente legata alla Pasqua. La colomba nell’arte può avere molteplici significati: su mol-

Mantova - PAGINA 28 -

Sono molteplici i significati del tradizionale dolce dedicato alla solennità cristiana che celebra la resurrezione di Gesù

LA COLOMBA PASQUALE DAL SIMBOLISMO ALLA TAVOLA

te lucerne dei primi secoli è incisa una colomba posata su un calice, adorata da due colombelle, agnellini e pesciolini, questa raffigurazione simboleggia il Cristo che offre ai fedeli l’Eucaristia; un’altra scena frequente dell’arte cristiana primitiva è rappresentata da due colombe che ne adorano una più grande, posta in cima alla croce, per significare che i cristiani devono imitare il loro modello; se invece si posa con un ramoscello d’ulivo nel becco su una barca stilizzata, è il simbolo del Salvatore che viene a proteggere la Chiesa nella sua navigazione attraverso i secoli; mentre se la colomba si sta avvicinando all’arca, sulla quale

un uomo protende le mani, è simbolo del Cristo che porta la pace nell’anima. La colomba è originaria della Lombardia, del Pavese in particolare, ma è dif-

fusa su tutto il territorio nazionale, viene proposta in diverse versioni originali e compare su tutte le tavole alla fine del pranzo pasquale, ma anche in seguito per colazioni e merende. L’impasto e la morbidezza della colomba sono simili quello del panettone, cambia la foggia che è appunto a forma di colomba. Si compone di farina, lievito naturale, burro, zucchero, uova, cedro candito e uva sultanina. Le colombe sono presenti sul mercato in molte versioni, le più diffuse sono quelle tradizionali preparate con pasta dolce lievitata, soffici, arricchite con poca arancia candita, ricoperte con uno strato di glassa, mandorle e granella di zucchero. Ci sono anche in versione senza canditi, un ingrediente che non è sempre gradito a tutti. Le co-

lombe possono essere rivestite di glassa, bianca oppure al cioccolato, e farcite con creme varie, per esempio al cioccolato, alla vaniglia o al liquore. Il modo più semplice è quello di tagliarla a fette e offrirla a fine pasto, come dolce, ma si adatta bene anche ad una ricca prima colazione, al posto dei biscotti, oppure come fuori pasto di metà pomeriggio, a merenda, accompagnata con un bicchierino di vino dolce oppure da una tazza di tè. Si può servire da sola, oppure può essere arricchita da una crema da versare direttamente sulla fetta, nel piattino, oppure con una farcitura. Le colombe speciali hanno già un loro gusto particolare, di solito molto ricco. In genere sono servite senza nessun accompagnamento, ma volendo si possono comunque servire

guarnite con un po’ di panna lievemente montata, oppure con cioccolato fuso, magari tiepido. a colomba tradizionale, e anche quella senza canditi, si prestano bene per essere accompagnate da una crema dolce, che può essere calda o anche fredda e profumata con un liquore se è destinata agli adulti. La crema calda può essere aromatizzata alla vaniglia, oppure con cioccolato fuso mescolato a panna liquida. Le creme fredde possono essere di frutta, ottenute per esempio frullando fragole o frutti di bosco, magari con qualche cucchiaiata di liquore, come per esempio rum o un liquore alle ciliegie come il maraschino, oppure con una crema al mascarpone. La colomba si può anche servire con una pallina di gelato alla crema oppure alla frutta.

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L’ISOLA DI PASQUA Anakena l’unica spiaggia di Rapa Nui. Sotto Moai restaurato con gli occhi da cui viene emanato il mana

A

ncora avvolta nel mistero è l’isola di Pasqua, definita dai suoi stessi abitanti “te pito o te henua”, ossia l’ombelico del mondo. Essa è il territorio più remoto al mondo. Remoto non soltanto rispetto a noi, ma rispetto a qualsiasi altra terra del mondo. Essa, infatti, galleggia nell’oceano Pacifico ed è sospesa tra lo spazio ed il tempo. Le isole Pitcairn, si trovano a 2.000 km di distanza, Tahiti a 4.100 km, ed il Cile a 3.700 km e le sole due isole relativamente ad essa più vicine sono le piccolissime Sala y Gomez. Il vero nome dell’isola di Pasqua è Rapa Nui, ossia “la grande Rapa”, in riferimento ad un’altra isola che porta questo nome. L’isola di Pasqua è così chiamata in virtù della sua entrata nell’orbita del mondo occidentale la domenica di Pasqua del 1722, quando il navigatore olandese Jakob Roggeveen sbarcò su di essa per la prima volta. Rapa Nui è un triangolo di circa 171 kmq, precipuamente vulcanico. Su tutta la sua superficie, infatti, sono presenti crateri di grandezze diverse e ciascuno dei tre angoli dell’isola ospita un vulcano: a nord troviamo il Maunga Teravaka (la grande montagna), ad est il Poike e a sud-ovest il Ranu Kao.

Appena si atterra sull’isola di Pasqua si ha l’impressione di respirare un’aria surreale, di essere su un territorio unico nel suo genere e di vivere un’esperienza mai vissuta prima e che mai si potrà vivere in un altro contesto. A Rapa Nui, inoltre, la natura diventa arte. Se la si visita nel periodo invernale – che rispetto a noi è “rovesciato”, perché quando in Europa è estate, in Oceania è inverno – le piogge sono frequentissime e il vento è fortissimo. In queste occasioni, è molto facile che si creino gli arcobaleni ed è possibile vederne anche una decina al giorno. Le manifestazioni più interessanti di questo feno-

A destra, piattaforma con Moai e paesaggio dell’isola di Pasqua

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Mantova - PAGINA 30 -

Piattaforma con moai e moai steso a terra

meno naturale sono quando questi arcobaleni “nascono” dai prati. Queste sono emozioni che si vivono solo lì ed in quel momento e poche altre terre al mondo offrono degli spettacoli simili. Il paesaggio di Rapa Nui è brullo e vulcanico: sembra quasi “marziano”, dati i piccoli crateri “a cupola” che si vedono sulla superficie, pochissime sono le zone coltivate e uno dei pochi prodotti agricoli autoctoni di Rapa Nui sono le banane; tutto il resto è importato dal Cile, Stato che ha la giurisdizione sull’isola di Pasqua. Sebbene il turismo sia l’unica fonte di guadagno di Rapa Nui, quest’isola è rimasta selvaggia e pochi sono i resort a cinque stelle in cui i turisti che cercano il lusso sfrenato possono alloggiare. Per quanto quest’isola appartenga alla Polinesia, infatti, proprio per la sua collocazione geografica, essa è rimasta scollegata dal resto delle isole polinesiane dove gli alberghi a cinque stelle la fanno da padrone. Per quello che riguarda le strutture ricettive, persistono i lodge, che sebbene non siano affatto a buon prezzo, offrono alloggi molto spartani. L’isola di Pasqua ha una sola città, Hanga Roa, che è anche la capitale. Se deciderete di vi-

Il vulcano Rano Kau

sitarla vi accorgerete che non ci sono i numeri civici, ma che semplicemente ci si orienta rispetto ai punti di riferimento, che sono le due principali, una sorta di “cardo” e di “decumano maximo”, e la chiesa. La popolazione, infatti, conta

L’unico esemplare di moai femmina

poco più di 1.100 abitanti, che si conoscono tutti fra loro e che molto spesso sono imparentati, di conseguenza hanno poco senso gli indirizzi e i numeri civici delle case. Gli unici esercizi commerciali presenti ad Hanga Roa sono alcuni pic-

coli supermercati, dove si possono trovare generi alimentari a prezzi elevatissimi, alcuni bar e ristoranti “alla buona”, negozi di souvenir e poco altro. Non ci sono gioiellerie, negozi di abbigliamento di lusso, catene di alimentari o di

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mantovano

... e non solo

Nel cuore della mente umana

sette giorni a settimana. La mia giunta ed io volevamo assolutamente che in noi gli abitanti di Pegognaga trovassero un punto

di appoggio per ogni problema e spero che così sia stato. Che cosa significa essere sindaco per Dimitri Melli?

PEGOGNAGA CHE RESISTE

NUOVI RECAPITI TELEFONICI DI REPORTER MN Tel.

Quest’Anno un 25 APrile molto sPeciAle In questa intervista Guenda Remi, consigliere comunale dell’attuale Amministrazione, ci racconterà come sia organizzato il Comune e quale sia l’importanza dell’organizzazione di eventi culturali per la comunità di Pegognaga. Remi, come si è organizzato il Comune di Pegognaga per quello che riguarda i Consiglieri? A Pegognaga non solo gli assessori ma anche i consiglieri hanno una delega, che hanno la funzione di coadiuvare gli assessori. Io ho la delega per manifestazioni, celebrazioni, memoria e pace.

12 -

Nonostante le difficoltà del terremoto Pegognaga ce la fa

Per quello che riguarda le manifestazioni, come vengono gestite? Le sagre vengono gestite in maniera egregia dalla Pro Loco, che ha la completa e totale fiducia del Comune avendo sempre gestito con il massimo rigore e la massima attenzione tutte le attività. Altre manifestazioni vengono gestite dalle associazioni con il patrocinio, il benestare e l’aiuto dell’Assessorato alla Cultura e dal Comune. Quali sono gli eventi previsti per il 25 aprile? Quest’anno la festa della Liberazione sarà più speciale del

solito, perchè si è deciso di fare un lavoro in rete con gli altri Comuni del territorio. Davanti al Municipio ci sarà sempre la manifestazione con la banda che suona, ma ci saranno delle sorprese in più. L’anno scorso abbiamo celebrato la Notte della Liberazione, una festa semplice e rurale per ricordare il periodo della Resistenza e i principi antifascisti di cui Pegognaga va molto fiera. Quest’anno invece sarà ristrutturata e valorizzata la cisterna dell’acqua che le staffette utilizzavano durante la Resistenza per scambiarsi messaggi. Questo sarà il monumento di Pe-

Io sono in carica dal 2009, quindi ho vissuto in pieno il dramma del terremoto. Quello che cerco di fare io come primo cittadino è di mettermi al servizio della comunità, di lavorare con umiltà ed amore affinché tutti stiano meglio. Lavorare per il proprio paese, per il paese in cui sei cresciuto, è un’esperienza che augurerei a tutti di fare, perchè significa lavorare per i propri affetti e mettersi al servizio della propria comunità. Quali sono i progetti per il futuro? Già da dopo il terremoto, svincolati dal patto di stabilità, abbiamo iniziato a ricostruire. Abbiamo investito un milione

di euro per effettuare interventi nelle scuole. Attualmente c’è ancora l’emergenza abitativa e gli effetti catastrofici del terremoto non sono ancora finiti. Il 2016 sarà un anno di progettazione, mentre il 2017 sarà l’anno del rifacimento delle opere murarie. Siamo riusciti a salvare il nostro teatro, il Teatro Anselmi, che era stato tramutato in una tenda, ma che ora necessita di ritornare agli antichi splendori. Nel 2016 abbiamo anche intenzione di riqualificare le strade del centro, e soprattutto di portare avanti tre progetti importantissimi. Ci parla un po’ di questi progetti?

gognaga alla Liberazione. Che cosa ci dice invece del patrimonio storico di Pegognaga? Ci occupiamo della tutela e della divulgazione di archivi storici importantissimi, concessi in utilizzo dai privati, primo fra tutti il fondo Sissa. Fondamentale è anche l’archivio Unione Donne Italiane, perchè le donne di Pegognaga sono sempre state molto attive. Pegognaga in generale dimostra da senso grande senso civico. E’ un’isola felice. Qual è l’importanza di tutti questi eventi in un periodo come questo? Stiamo vivendo un periodo molto duro. Nonostante la crisi, però, il Comune non ha mai diminuito i contributi alla Pro Loco e alle associazioni, perchè danno la possibilità alle persone di dimenticare i loro problemi per un giorno e per questo hanno un ruolo sociale importantissimo. (alb)

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Il sindaco di Pegognaga, Dimitri Melli

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I tre progetti fondamentali sono: la posa definitiva dell’acquedotto; la posa della fibra ottica che avrà anche la funzione di cambiare in toto il lavoro in Comune in senso smart; l’ultimo grande impegno è il progetto sulle piste Pego ciclabili che farà sì che Pegognaga abbia la rete ciclabile più grande d’Italia. Un’altra chicca? L’ultima chicca è questa. Abbiamo intenzione di rendere fruibile a tutti il nostro parco archeologico.

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Mantova - PAGINA

Pegognaga

AmministrAre con umiltà ed Amore é lA ricettA

EDIZIONE 2015 | 2016

egognaga è un importantissimo Comune della Bassa Padana ed ha circa 7.200 abitanti. E’ un paese estremamente vivo, dove le iniziative culturali e non solo, si uniscono ad un’intensa ed attiva partecipazione alla vita comune e dove si possono trovare professionisti di altissimo livello. Il terremoto del 2012 che ha duramente colpito Pegognaga, non è tuttavia riuscito a metterla in ginocchio. Tra poco conosceremo il primo cittadino di Pegognaga, Dimitri Melli, che con grande umiltà ed amore dal 2009 serve il suo paese natale. Melli, che cosa significa governare dopo il terremoto del 2012? E’ certamente una enorme responsabilità. Tutta la situazione è ricaduta inevitabilmente sulle spalle dei sindaci. E’ stato dolorosamente necessario prendere coscienza della propria realtà. Come ha risposto l’Amministrazione comunale all’emergenza terremoto? Il Comune è stato da subito il punto di riferimento dei cittadini. Per un periodo è stato aperto anche 24 ore su 24 per

SPosi

Pegognaga

QUESTA SETTIMANA DIAMO VOCE AI CITTADINI, ALLE ISTITUZIONI, ALLE ASSOCIAZIONI E AI COMMERCIANTI DI

• di Alessandra Lovatti Bernini

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Questa settimana diamo voce ai cittadini, alle Istituzioni, alle associazioni e ai commercianti di

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SPECIALE PASQUA fast food. La cucina dell’isola di Pasqua è prevalentemente caratterizzata dalla carne di pollo e dal pesce. Gustosissime sono anche le “empanadas”, una sorta di “panzerotto” di chiara derivazione cilena. Di solito si tratta di pane fritto ripieno di formaggio, tonno o carne. Questo alimento è buonissimo e ha un prezzo molto basso. Se desiderate visitare Rapa Nui molti sono i modi per farlo. Il viaggio per raggiungere quest’isola, tuttavia è lunghissimo e richiede diversi scali, almeno un paio. Se si parte dall’Italia, infatti, è necessario fare scalo a Madrid, da qui arrivare a Santiago del Cile e poi da Santiago si sale su un altro volo diretto all’isola di Pasqua. Il viaggio può richiedere fino a 52 ore consecutive, ma appena si mette piede a Rapa Nui si è ripagati di ogni fatica e di ogni attesa. La lingua dell’isola di Pasqua è il rapa nui, o il pascuense, una lingua polinesiana con chiare influenze tahitiane. Dal secolo XVIII in virtù degli scambi culturali con i cileni e i missionari, il rapa nui presenta anche molti prestiti dalle lingue europee, come inglese, francese, spagnolo. Per quel che riguarda le influenze del tahitiano, è bene tenere presente che l’Isola di Pasqua era sotto la diocesi del vescovo di Tahiti e che i libri di preghiere erano in tahitiano. Il rapa nui è anche l’unica lingua polinesiana che ha un precedente scritto: il rongo-rongo. Sono stati fatti tentativi di decifrazione. Anni fa sembrava di aver trovato l’ultimo dei “maori rongorongo” ossia dei maestri - maori - che avevano il compito di insegnare la scrittura nella società rapa nui, e che costui fosse in grado di leggere una delle poche tavolette rimaste dopo la distruzione in massa da parte degli stessi pascuensi all’arrivo degli occidentali per non far sapere loro i segreti che ivi erano contenuti; in realtà tuttavia ci si rese conto che egli non faceva altro che ripetere mnemonicamente delle frasi che però erano sempre le stesse, per cui non si poteva trattare di una fonte adeguata e affidabile. A meno di nuove scoperte archeologiche, rimarrà sempre impossibile tradurre o capire a che cosa corrispondano i simboli rongo-rongo. L’aspetto più famoso di Rapa Nui è sicuramente l’arte. Nell’immaginario collettivo i moai la fanno da padrone, queste statue che si pensano essere enormi e “monolitiche”. La storia dei moai è sorprendente e anch’essa, come tutto

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ciò che riguarda quest’isola del resto, è immersa nel mistero e nel mito. In lingua pascuense “moai” significa “statua”, e quindi di per sé, in lingua rapa nui, qualsiasi statua è “moai”. Queste statue, sempre uguali a sé stesse nel corso della storia, a causa della mancanza di influssi esterni dovuti all’isolamento, hanno dimensioni molto varie (da 1.13 metri a 22 metri) e sono tutte diverse. Secondo quello che appare dagli studi, che per la verità non sono molto recenti, perchè si è smesso di studiare Rapa Nui molti anni fa, i moai non erano altro che monumenti funerari, che i membri delle classi più abbienti si facevano costruire quando erano ancora in vita. I moai venivano posti poi sopra delle piattaforme, dette “ahu”, che in alcuni casi facevano da “coperchio” alle sepolture. Il cadavere era lasciato essiccare al sole e poi seppellito sotto la statua che avrebbe dovuto rappresentare il defunto per l’eternità. E’ necessario sottolineare che i moai sono tutti ritratti di uomini: c’è un unico

tue di occhi bianchi, che ritenevano emanassero il “mana” una forza vitale e beneaugurante che era fondamentale per la vita di tutti i giorni. Ora gli occhi dei moai sono visibili solo negli esemplari restaurati, perchè gli originali sono stati distrutti dai pascuensi stessi durante le innumerevoli guerre civili che hanno attanagliato quest’isola, durante tutta la sua storia. Rompere gli occhi dei moai dei nemici voleva dire danneggiarli e togliere loro la buona fortuna. I moai sono di norma posti sulle piattaforme, rivolti verso il mare. Soltanto un “ahu”, l’ahu Akivi è rivolto verso l’interno. Si possono vedere numerose statue salendo sul vulcano Rano Raraku, la zona in cui i moai venivano prodotti, scavati nella pietra lavica. Ci sono solo supposizioni su come queste enormi statue venissero spostate dalle pendici del vulcano alle piattaforme. Per ciò che riguarda i moai piantati in terra, dobbiamo immaginare che vediamo solo una minima parte della statua intera, la quale è sal-

moai - per altro poco conservato - che si pensa potesse rappresentare una donna. I visi dei moai riportano le caratteristiche che dovevano avere gli uomini rappresentati. La particolarità di queste statue e il loro punto “focale” erano gli occhi, che oggi possiamo vedere solo negli esemplari ricostruiti. Gli abitanti dell’isola di Pasqua dotavano le loro sta-

damente piantata nel terreno. Proprio perché abbiamo pochissime notizie certe su queste statue, avvolte per sempre nel mistero delle quali possiamo solo immaginare l’infinita storia che esse custodiscono. L’altra forma d’arte che si può ritrovare in quel di Rapa Nui, è l’arte religiosa, che si può vedere all’interno della chiesa di Hanga Roa. I pascuensi, mol-

to religiosi e di fede cattolica, hanno adornato il loro edificio di culto con statue che fondono perfettamente il culto cristiano cattolico con l’arte di Rapa Nui: vediamo così la madonna con il bambino che ha le sembianze di un moai, ed è decorata con la tipica collana di fiori. La celebrazione della messa pascuense, allo stesso modo, è molto suggestiva perchè è in lingua rapa nui, il prete indossa la collana di fiori e durante il “Padre Nostro” che viene cantato, i presenti si abbracciano. L’isola di Rapa Nui presenta una profondità che va oltre quello che si può pensare e una volta visitata lascia un ricordo indelebile.

In alto a sinistra il Gesuù Cristo, a fianco la Madonna con bambino. A seguire Le tre isole di Motu Nui, Motu Kao Kao, Motu Iti, La piattaforma di Anakena l’unica spiaggia di Rapa Nui e un paesaggio marino durante un temporale.

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••• MANTOVA

TrekkiNg urbANO - 18 MArZO 2016 - LuOghi di eVANgeLiZZAZiONe crisTiANA A MANTOVA Cogliendo l'occasione della festività del patrono di Mantova S.Anselmo, del quale viene esposto il corpo-reliquia in Duomo, proponiamo un facile trekking urbano per le vie di Mantova nell'intenzione di ripercorrere gli "spazi cristiani" dell'evangelizzazione che hanno portato all'espansione direzionale della città antica in quella medievale e dal quasi anonimato alla fama di città santa, luogo di pellegrinaggio per il Preziosissimo Sangue di Cristo e lungo una delle direttrici secondarie che tramite Parma convogliava i fedeli sulla Francigena e attraverso essa collegava con Roma. Org. Luisa Mossini ed Enrico Sartorelli dOMeNicA 20 MArZO 2016 - MONTe PiZZOccOLO – uN PANOrAMicO bALcONe NATurALe TrA LA PiANurA ed iL LAgO di gArdA . Una montagna che emerge, tra i vasti panorami padani, come un gigantesco corno anticipando le propagini alpine delle montagne bresciane …dalla sommità il panorama è bellissimo e unico sino a gli appennini. Org. Paolo Trentini cell.33976656136 - p.trentini@ yahoo.it sigNOri ...si rePLicA! A grANde richiesTA ... i 500 ANNi deL gheTTO di VeNeZiA - dOMeNicA 20 MArZO 2016 In collaborazione con la Comunità Ebraica di Mantova, ritorniamo a visitare il Museo Ebraico e le sinagoghe dell’antico ghetto di Venezia nel 500° anniversario delle sua istituzione. Dopo aver gustato alcune specialità della cucina ebraica, continueremo con un percorso a piedi attraverso il sestiere di Cannaregio alla scoperta di alcuni tesori nascosti della Venezia più autentica e meno turistica. cicLOTOur - 28 MArZO 2016 PAsqueTTA iN bicicLeTTA APriAMO LA sTAgiONe cicLOTurisTicA cON iL bOTTO: LA NuOVA cicLOViA VerONA-Peschiera, da poco inaugurata e in fase di pubblicizzazione. Partiremo con le bici dalla stazione di Verona e attraverseremo il canale Biffis per poi addentrarci nelle colline del lago di Garda e giungere a Peschiera. Iscrizioni entro il 21 marzo. Organizzatore: Annarosa Rizzo 347/8332500 - annarosa.rizzo@ libero.it Gli Scarponauti Turismo Attivo Circolo ARCI e affliati GAE Guide Ambientali Escursioniste: Via L.Ariosto n.47 Mantova Tel. 339.6656136 www.scarponauti.it info@scarponauti.it ......................................................

••• OsTigLiA ciNeMA

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fOreVer yOuNg Oggi nessuno insegue più un sogno, un ideale o banalmente il denaro, tutti sono alla ricerca della giovinezza perduta. Questa è la storia di un gruppo di amici "finti giovani", ambientata nell'Italia di oggi. C'è l'avvocato Franco, un adrenalinico settantenne, appassionato praticante di sport e di maratona in particolare. La sua vita cambia quando scopre che sta per diventare nonno grazie a sua figlia Marta e a suo genero Lorenzo e che il suo fisico non è poi così indistruttibile. C'è poi Angela, un'estetista di 49 anni che ha una storia d'amore con Luca, 20 anni, osteggiata dalla madre di lui, Sonia, sua amica. Diego invece è un DJ radiofonico di mezz'età che deve fare i conti con gli anni che passano. Infine c'è Giorgio, ha 50 anni e una

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giovanissima compagna, ma la tradisce con una coetanea.... OrAri e dATe: Venerdì 11 ore 21.15 sabato 12 chiNechiLdreN domenica 13 ore 16-18.30-21.15 Lunedì 14 ore 21.15 Martedì 15 TeATrO iNgressO: intero € 7,00 - ridotto € 5,00 MArTedì € 5,00 info: tel. 0386 32151 prolocoostiglia@alice.it ......................................................

••• suZZArA ciNeMA

LA cOrrisPONdeNZA Una giovane studentessa universitaria impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d'azione, le acrobazie cariche di suspence, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Le piace riaprire gli occhi dopo ogni morte. La rende invincibile, o forse l'aiuta a esorcizzare un antico senso di colpa. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata sembra svanire nel nulla. E' fuggito? Per quale ragione? E perché lui continua a inviarle messaggi in ogni istante della giornata? Con queste domande, che conducono la ragazza lungo la strada di un'indagine molto personale, inizia la storia del film. OrAri e dATe: sabato 12 ore 19.30 - 22.00 domenica 13 ore 19.00 - 21.30 Lunedì 14 ore 21.30 ZOOTrOPOLis Il mondo animale è cambiato: non è più diviso in due fra docili prede e feroci predatori, ma armoniosamente coabitato da entrambi. Judy è una coniglietta dalle grandi ambizioni che sogna di diventare poliziotta, poiché le è stato insegnato che tutto è possibile in questo nuovo mondo. Nick è una volpe che vive di espedienti nella capitale, Zootropolis, dove Judy, dopo un estenuante training in accademia, approda come ausiliaria del traffico. Toccherà a loro, inaspettatamente uniti, risolvere il mistero dei 14 animali scomparsi che tutta la città sta cercando e sventare i piani di chi vuole impossessarsi del potere locale. OrAri e dATe: sabato 12 ore 16.00 domenica 13 ore 16.30 info: Tel. 0376.522764 ......................................................

••• quisTeLLO

PerfeTTi scONOsciuTi - regia di P. Genovese - commedia sab 12 marzo ore 21.15 dom 13 marzo ore 16 e 21.15 Lun 14 marzo ore 21.15 Con V. Mastandrea, G. Battiston, K. Smutniak. Grande successo di pubblico per questa nuova commedia di Paolo Genovese. Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell'archivio nella nostra memoria, oggi nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare? PriMA VisiONe!! kuNg fu PANdA 3 -regia di A. Carloni e J. Yuh - animazione sab 19 marzo ore 21.15 dom 20 marzo ore 16 e 21.15 Lun 21 marzo ore 21.15 dom 27 marzo ore 16 e 21.15 Lun 28 marzo ore 16 e 21.15 In Kung fu Panda 3, Po raggiunge il suo villaggio d’origine in cui incontra una serie di esilaranti nuovi personaggi, ma sono minacciati da potenti nemici. Ci vorrà tutta l’abilità e l’audacia di Po per insegnare ai suoi maldestri e festaioli compagni panda l’arte del kung fu, e trasformarli così in una vera e propria squadra da combattimento. PreZZi iNgressO:

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••• reVere ciNeMA

ATTAccO AL POTere 2: Londra, il Primo Ministro inglese muore in circostanze misteriose e il suo funerale è un evento al quale tutti i leader del mondo occidentale non possono mancare. Ma quella che dovrebbe essere la situazione più protetta del Pianeta, si rivelerà un complotto letale per uccidere i capi di Stato più potenti della Terra, distruggere i luoghi simbolo della capitale inglese e dare una terribile visione di quello che sarà il futuro. Solo tre persone hanno la possibilità di fermare tutto questo: il Presidente degli Stati Uniti, il suo formidabile capo dei servizi segreti e un agente inglese dell'MI-6 che giustamente non si fida di nessuno. OrAri e dATe: Venerdì 11 ore 21.15 sabato 12 ore 20.30 domenica 13 ore 17.30 -21.15 Lunedì 14 ore 21.15 Martedì 15 ore 21.15 kuNg fu PANdA 3 -regia di A. Carloni e J. Yuh - animazione In Kung fu Panda 3, Po raggiunge il suo villaggio d’origine in cui incontra una serie di esilaranti nuovi personaggi, ma sono minacciati da potenti nemici. Ci vorrà tutta l’abilità e l’audacia di Po per insegnare ai suoi maldestri e festaioli compagni panda l’arte del kung fu, e trasformarli così in una vera e propria squadra da combattimento. OrAri e dATe: domenica 13 ore 15.30 iNfO: Tel. 0386.46457 ......................................................

Per cOLLAbOrAre Nei serViZi Secondo incontro MArTedi’ 8 MArZO “L’uomo nella su grandezza e fragilità: cosa dice al psicologia”. Relatore: Dott.ssa Giuseppina Bocelli. Gli incontri si terranno alle ore 20,45 presso la sede della Croce Verde Via Grazzi Soncini 21 Programma completo degli incontri sul sito dell’ecomuseo. gAZZuOLO dOMeNicA 13 MArZO Mercatino: “iL POrTicO deLLe cOse ANTiche” Torna, come ogni seconda domenica del mese sotto i portici Gonzagheschi in Via Roma, l’appuntamento con la mostra, scambio di piccolo antiquariato, hobbistica e vintage. Dalle ore 9.00 fino a sera. Un appuntamento da non perdere!!! ViAdANA LuNedi’ 14 MArZO Ore 16.00 Secondo appuntamento del ciclo “fATTi NON fOsTe… :rileggere i classici dai libri antichi della Biblioteca Parazzi” La prof.ssa Lia Gemma legge Oralando Furioso di Ludovico Ariosto. Presso Sala Saviola Mu.Vi – Ingresso gratuito. ......................................................

••• gONZAgA

TeATrO: gAbrieLe ciriLLi in "TaleequaleAme" Ogni pezzettino di vita o ricordo di ognuno di noi è in una soffitta o in una cantina, ma con l'avvento di internet, il nascondiglio viene sostituito da un "hashtag" dentro il quale puoi conservare le tue emozioni. Gabriele apre il suo # al suo pubblico proprio sul palcoscenico, l'unico luogo dove l'attore riesce ad essere tale e quale a se stesso. OrAri e dATe: sAbATO 12 MArZO Ore 21.00 cONTATTi: Ufficio Teatro, Via Fiera Millenaria,

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••• sAN beNedeTTO PO

Associazione Astrofili Mantovani con il patrocinio e la collaborazione del Comune di San Benedetto Po presentano: Venerdì 11 marzo, ore 21 presso la sala Ex Bibblioteca Monastica di Piazza Folengo, 22 uMberTO guidONi AsTrONAuTA che terrà una conferenza dal titolo “in volo oltre il cielo: vivere e lavorare in orbita intorno alla Terra”. INGRESSO LIBERO. Il Dr Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico, scrittore e divulgatore, nel 1978 si laurea con lode in Fisica, specializzazione in Astro-fisica, presso l'Università “La Sapienza” di Roma. Ha avuto diverse onorificenze e riconoscimenti. Un asteroide porta il suo nome. È autore di numerosi libri; l’ultimo, titolo “Viaggiando oltre il cielo”, è pubblicato da Rizzoli nella collana BUR. .................................................... ..OrchesTrA dA cAMerA di Mantova con il patrocinio e la collaborazione del Comune di San Benedetto Po presentano: "LA dOMeNicA MusicALe: il Monastero del Polirone: squarci" Igor Armani clarinetto Quartetto OCMantova domenica 13 marzo ore 17.00 L'evento si terrà presso l'ex Biblioteca Monastica del Complesso Monastico Poilroniano a San Benedetto Po in P.zza Matilde, 22. Rassegna a cura di OCM Mantova all'interno del programma "Tempo d'Orchestra" info e prenotazioni: Biglietteria dell’Orchestra da Camera di Mantova Piazza Sordello, 12 – Mantova,

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••• cAsTigLiONe d/sTiViere

Le scuOLe di VeNTO: incontri in bibblioteca Alla Biblioteca Comunale di Castiglione delle Stiviere si terranno una serie di incontri sulla filosofia del camminare e sull' Infinito viaggiare, dal titolo "LE SUOLE DI VENTO". Si inizia lunedì 14 marzo alle ore 18.30 con la presentazione e la lettura di saggi e romanzi che introdurranno l'argomento, a cura delle lettrici di #leggereoltre. A seguire, due incontri: lunedì 21 marzo alle ore 18.30 con Pino Dellasega, fondatore della Scuola Italiana di nordic walking e giovedì 7 aprile alle ore 18.30 con Gianluca Bocchi, docente di filosofia della scienza e storia delle globalizzazioni dell'Università di Bergamo. Ultimo appuntamento, lunedì 18 aprile alle ore 18.30 con gli itinerari di Castiglione delle Stiviere dal Rinascimento al Risorgimento, a cura delle Terre dell'Alto Mantovano. L'ingresso è gratuito.

••• MOgLiA fesTiVAL

XXiV fesTiVAL TeATrALe dei diALeTTi deLLA bAssA: Prosegue a Moglia il “Festival Teatrale dei Dialetti della Bassa”, 24a edizione, inaugurato lo scorso 5 marzo con la prima commedia dialettale in gara. Caratteristica fondamentale del Festival è, come sempre, il confronto, in gara fra di loro, delle migliori compagnie dialettali delle province di Mantova, Modena e Reggio. Ecco il calendario delle prossime rappresentazioni: - sAbATO 12 MArZO Ore 21: La compagnia “I NUOVI GIOVANI ALLA RIBALTA” di Pegognaga (MN) in “TrAdiTur LechiN e AsAsiN” commedia in due atti di Salvatore Sottile. Regia: MASSIMO MERLI- MARCO ANGELI - sAbATO 19 MArZO Ore 21: La compagnia “LA PALANCA SBUSA” di Gualtieri (RE) in “MA iN du suNTiA cAPiTÈ?” commedia in 2 atti di Ugo Franzoni. Regia: UGO FRANZONI Come di consueto il “Trofeo Comune di Moglia” verrà assegnato alle premiazioni di sAbATO 7 MAggiO 2016, dalla giuria popolare formata dagli spettatori presenti ad almeno tre spettacoli in concorso. Gli altri numerosi premi saranno attribuiti da una giuria tecnica presieduta dall’autore di teatro dialettale Paolo Ghidoni. Per informazioni o prenotazione: posti chiamare la “PROLOCO POMPEO COPPINI” al 349.1613582 o 348.5481794. ......................................................

••• OgLiOPO eVeNTi

VeNerdi’ 11 MArZO Ore 21.00 ciNeMA rOsA: “La famiglia belier” Regia di E. Lartigau Presso il Centro Meridiana dOMeNicA 13 MArZO Ore 16.30 Presentazione del progetto “NON sei sOLA” Presso Sala Saviola Mu.Vi ViAdANA cicLO di iNcONTri L'associazione AVuLss ViAdANA onlus, organizza una serie di conferenze sul tema: cONOscere iL TerriTOriO

PROGRAMMA MARZO 2016

PROGRAMMA ORcHestRe ven

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i FilAdelFiA

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dAdA GROUP

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MARcO GAviOli

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dAniele cOdAni

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MAURO levRini

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tAnGA bAnd

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MUsicA WivA ore 18.00

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dieGO ZAMbOni

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lindA biscARO

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dAniele & AltAQUOtA

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ROsY GUGlielMi ore 18.00

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30

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i colori sono ammessi e accettati nello standard della razza, mentre il peso accettato varia da kg 1,5 a kg 3. È provvisto di coda portata alta e a volte piegata verso il dorso, la testa ha la forma a “lampadina”, le orecchie ben aperte hanno l’attaccatura all’altezza degli occhi, che sono rotondi ma non sporgenti e possiede una dentatura che richiede cure e attenzione. E’, in generale, un cane molto “delicato”. Le sue dimensioni lo rendono particolarmente adatto come cane da compagnia o da salotto, ma è un cane molto attivo. Spesso i chiwawa abba-

ritenuta un difetto nelle expo. rilità, emofilia. I problemi con- gli viene concesso, con sua Sono accette tutte le variazioni geniti che il merle porta con grande soddisfazione, di tradi colore, tranne il “merle” - il sé possono comparire in qual- scorrere del tempo in braccio al classico “maculato” - che non siasi momento ed è vivamente padrone, verso cui nutre estreesiste naturalmente come co- sconsigliato far accoppiare due ma fiducia e da cui si fa scarlore nella razza: la sua recente chihuahua merle in quanto: vi- rozzare, nella stessa posizione, e ampia diffusione fa pensare sto che entrambi sono portato- senza dare la minima impresquindi che ciò non sia dovuto ri del gene, aumenta ancora di sione di insofferenza, in ogni a una mutazione spontanea, più la probabilità che i cuccioli luogo. È un cane così facilmenquanto piuttosto ad accoppia- manifestino delle patologie. Al te gestibile che la maggior parte menti di chihuahua con altre contrario di quanto possa sem- degli alberghi, locali pubblici, razze (per esempio bassotti e brare dalla sua piccola mole, è luoghi turistici, anche quelli in spitz). I chihuahua merle quin- un cane forte, estremamente cui normalmente è fatto diviedi non sarebbero di razza pura, coraggioso, iperattivo e forte- to di portare con sé animali, lo ma incroci tra razze diverse: per mente determinato. Presenta la accettano, a patto che rimanga questo motivo - e per i vari pro- caratteristica di essere vivace e in braccio al proprio padrone. blemi che il gene merle porta incline al gioco, ma allo stes- È considerato un cane da comcon sé - diversi Paesi (come la so tempo sa essere un pagnia, ma la sua tenacia Germania e l’Inghilterra) han- ottimo cane da fa di lui un ottimo no vietato la riproduzione dei c o m p a guardiano. merle. Negli Stati Uniti sono g n i a nati anche diversi movimen- s e ti contro la riproduzione dei chihuahua merle, che avanzano petizioni all’American Kennel Club per escludere appunto il merle dai loro registri. Infatti il merle, soprattutto quando si presenta nella forma omozigote, porta con sé gravi patologie quali cecità e sordità. Diversi studi hanno dimostrato che nei merle ritroviamo più spesso mancanza del Tapetum Lucidum (uno strato riflettente posto dietro o di Comparotto Sabrina all’interno della retina degli occhi che aumenta la capacità visiva in condizioni di bassa luminosità), mancanza A MOZZECANE Via C. Bon Brenzoni, 17/B Tel. 045.516197 del pigmento retinico, microftal- email: qualazampasabrina@gmail.com mia, micro cornea, microcora, infezioni PRODOTTI E ALIMENTI PER ANIMALI all’orecchio medio, steReporterMN

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matissimi da tuuti e starvenduto, il Chiwawa è un cane piccolissimo e proveniente da molto lontano, il nome, i fatti, è dovuto alla capitale dell’omonimo Stato messicano dove sono nati i primi allevamenti di questa razza canina. Date le temperature “bollenti” di questo territorio, questo tipo di cane è molto sensibile e soffre il freddo. E’ per questo che d’inverno chi ha il Chiwawa lo copre con un simpatico cappottino colorato e, a volte, griffatissimo. I chihuahua possono essere a pelo corto, pelo lungo o pelo medio. Tutti

iano per difendersi, come tutti i cani di piccole dimensioni, ma non risultano particolarmente aggressivi. Questa è in assoluto la razza più piccola al mondo: al contrario di quanto si possa pensare, però, il suo fisico è robusto e ben compatto. La testa è di grandi dimensioni, ma sempre in armonia con il corpo. Il cranio a forma di mela, gli occhi ben distanziati, un po’ sporgenti e di colori scuro e la fronte spaziosa sono caratteristiche molto apprezzate nei Chihuahua, che risultano animaletti simpatici e che ispirano “coccole”. Le orecchie, poste in basso rispetto alla testa, sono grandi ed erette, ma la punta deve essere arrotondata. Il collo è leggermente arcuato, non particolarmente lungo. Il tronco è ben compatto, con un torace largo e definito e un addome retratto. Le zampe posteriori sono un po’ angolate al ginocchio. La coda è posta in alto, può essere dritta o a semicerchio; quella a maialino è

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