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Mantova - PAGINA 5 altri calabresi –, sono state eseguite perquisizioni, arresti e sono state notificate indagini a carico di tutti i coinvolti. Come conseguenza del fatto che la Brioni aveva bloccato le procedure della lottizzazione Lagocastello, Muto fece ricorso ed annunciò una maxi richiesta di risarcimento danni al Comune. All’epoca, onde evitare che il Comune rischiasse di dover pagare una somma elevatissima – 80 milioni di euro circa – come risarcimento danni, Sodano elaborò un accordo con Muto: all’imprenditore il Comune passò la lottizzazione Mondadori, dove avrebbero dovuti essere eseguiti numerosi lavori e opere (parcheggi, un albergo, uffici…) come “contropartita” per scongiurare l’ipotesi di risarcimento danni. In tutta questa vicenda, sulla quale i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Mantova e la

Procura di Mantova stanno ancora indagando, l’ipotesi di reato nei confronti di Sodano è che il sindaco abbia tentato di corrompere un giudice del Consiglio di Stato per la vicenda legata alla lottizzazione Lagocastello. Per quanto riguarda Muto e alcuni degli indagati, gli investigatori ipotizzano legami piuttosto forti con la famiglia ‘ndranghetista dei Grande Aracri, che ha la propria base a Cutro, in provincia di Crotone, e il cui boss è ritenuto Nicola Grande Aracri, detto Nicolino, arrestato dai carabinieri calabresi ancora nel 2013. Quella ipotizzata da carabinieri e Procura, è una vera e propria “cosca mantovana” con legami e ponti con la ‘Ndrangheta calabrese. E nel corso dei prossimi giorni il numero degli indagati potrebbe anche aumentare.

GLI INQUIRENTI PARLANO DI “COSCA MANTOVANA”. AVVISO DI GARANZIA PER IL SINDACO DI MANTOVA

e osservatorio antimafia nel comune di Mantova, venendo respinti e derisi dalla maggioranza di centrodestra. Con questa consapevolezza abbiamo vigilato in questi anni sugli atti più delicati della pubblica amministrazione, sapendo che la politica è il primo terreno di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Non l’unico, visto che apprendiamo che uno degli arrestati era tra coloro che cercavano di acquisire il Mantova Calcio. E’ per questo necessario e urgente bloccare immediatamente ogni atto amministrativo, in tutti gli enti pubblici, che riguardi persone e società coinvolte

NELLA NOTTE MAXI OPERAZIONE IN MEZZA ITALIA Centinaia di milioni di beni sequestrati, 160 arrestati, 189 capi di imputazione: “Operazione storica per il Nord Italia”

E’ la notte tra martedì 27 e mercoledì 28 gennaio scorsi. In mezza Italia si alza un polverone investigativo che, alla fine della giornata del 28 gennaio, porta a 160 arresti, 200 indagati, 189 capi di imputazione, sequestri di beni di ogni tipo per centinaia di milioni di euro, con il coinvolgimento di politici, imprenditori, forze dell’ordine e anche qualche giornalista che ha lavorato pure nel Mantovano. Sono le due operazioni Aemilia e Pesci, con quest’ultima nata da un filone dell’inchiesta Aemilia. A mettere a segno la maxi operazione sono Carabinieri, uomini della Dia (Direzione investigativa antimafia, composta da operatori di polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria e corpo forestale dello stato) e guardia di finanza. La maxi indagine è stata coordinata dal Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti con

la collaborazione della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bologna, che ha seguito l’operazione Aemilia, della Dda di Brescia, che ha seguito l’operazione Pesci,

LE INCHIESTE AEMILIA E PESCI: DA BOLOGNA A CATANZARO PASSANDO PER MANTOVA, PARMA E CREMONA e di Procure e Carabinieri della provincie di Mantova, Modena, Bologna, Parma, Cremona, Catanzaro e di altre città coinvolte nella vicenda.

Le vicende che riguardano Mantova, e in particolare il sindaco Nicola Sodano, l’imprenditore edile Antonio Muto e altri soggetti, sia mantovani che calabresi, sparsi in tutto il territorio provinciale e coinvolti a vario titolo, fanno riferimento all’operazione Pesci della Dda di Brescia. Operazione Pesci che, come detto, è nata da un filone dell’inchiesta Aemilia della Dda di Bologna. In particolare, le indagini sui fatti mantovani sono in mano alla Procura di Mantova e al procuratore capo Antonino Condorelli, e al nucleo investigativo dei Carabinieri di Mantova, ai comandi del luogotenente Claudio Zanon. Un’inchiesta che ha lasciato (e sta lasciando) tutti increduli, perché tocca in modo molto profondo la città di Mantova e le sue istituzioni, come pure anche buona parte della provincia. Ma Mantova, nelle inchieste Aemilia e Pesci, viene tirata in ballo anche per un’altra vicenda: per il terremoto. Dalla enorme mole di intercettazioni (sia ambientali che telefoniche) eseguite dagli inquirenti nei due filoni di inchiesta, un’agghiacciante circostanza: imprenditori edili coinvolti nelle indagini che, all’indomani del devastante terremoto che colpì Emilia e Mantovano in maggio del 2012 e che provocò diversi morti e grandissimi disagi e problemi a migliaia di persone, al telefono tra loro se la ridevano al pensiero degli investimenti per la ricostruzione dai quali avrebbero potuto trarre profitto. Stessa identica situazione, sempre emersa da indagini giudiziarie, che emerse all’indomani dell’ancor più devastante sisma de L’Aquila del 2009. Evidentemente tutto il mondo è paese.

nell’inchiesta. Le mafie non risparmiano la nostra comunità, il suo tessuto economico e sociale, fino ad adombrare sospetti sulle sue più alte istituzioni. Non possiamo più ritenere di essere esenti da questo pericolo e al tempo stesso affermiamo che Mantova può e deve mettere in gioco le sue forze sane, che sono la stragrande maggioranza e che noi rappresenteremo chiudendo una fase grave per la nostra città. In un simile contesto il fatto che il Sindaco di Mantova risulti indagato per corruzione richiede a nostro avviso le sue immediate dimissioni a tutela di tutta la comunità”. Claudio Zanon comandante nucleo investigativo Carabinieri di Mantova e Franco Roberti procuratore nazionale antimafia.


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