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ANSEL ADAMS
“L’arte è una visione del mondo che penetra le illusioni della realtà. La fotografia è una delle forme di questa visione e rivelazione. Una fotografia è grande quando riesce a esprimere pienamente i più profondi sentimenti del suo autore nei confronti di ciò che viene fotografato, divenendo così una genuina manifestazione della sua sensibilità nei confronti della vita considerata nella sua pienezza…”.
“Una fotografia non viene mai realizzata esclusivamente per sé stessi; è, o dovrebbe essere, un mezzo di comunicazione per raggiungere il maggior numero possibile di persone senza diminuzione di qualità o intensità. Al commento “non ci sono persone in queste fotografie” in genere replico “ci sono sempre due persone: il fotografo e l’osservatore”.
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Se si pensa a un fotografo di quelli più famosi al grande pubblico difficilmente ci sarà un paesaggista. Fa eccezione a questa regola Ansel Adams, uno dei più celebri e celebrati fotografi.
Dalle vette e dalle vallate dello Yosemite, alle forme maestose dei canyon dell’Arizona, dalle fitte foreste di sequoie giganti, alle linee sinuose dei fiumi, le immagini di Adams trascendono la semplice documentazione, rivelando la sublime magnificenza della natura.
Biografia
Nasce a San Francisco nel 1902, figlio unico di Charles Hitchcock e di Olive Bray; Ansel cresce in una casa tra le dune di sabbia del Golden Gate. A 4 anni, a causa di un violento terremoto cade a terra fratturandosi il naso.
Questo episodio segnerà per sempre il suo aspetto esteriore, determinandone l’introversione caratteriale. La timidezza e l’iperattività rendono difficile il percorso scolastico del piccolo Ansel. Gli scarsi risultati e l’insofferenza alla disciplina inducono il padre a ritirarlo dalla scuola pubblica e ad occuparsi personalmente dell’istruzione del figlio. In conseguenza di un’infanzia passata in solitudine, nasce in lui l’interesse verso la natura, maturato nel corso delle lunghe passeggiate sulle sponde del Golden Gate. Nel 1916, all’età di 14 anni, durante una vacanza con la sua famiglia allo Yosemite National Park, gli viene regalata la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie. La natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. Nel 1919 si iscrive al “Sierra Club“, una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste americane. Alla fine degli anni ’20, Ansel Adams conosce i principi della straight photography e ne diviene un esponente a tutti gli effetti. In sintonia con il sopra citato movimento, egli crede in una fotografia pura e incontaminata, proprio come le aree rurali che ama raccontare per immagini. Le foto devono essere pure e realistiche, prive di orpelli e fronzoli. Da qui l’uso di un bianco e nero preciso e nitido, che fa dell’essenzialità la sua ricchezza. Convinto ambientalista, Ansel Adams si oppone ai pericoli che il consumismo e il turismo di massa costituiscono per la natura. Per lui la fotografia non è solo un’arte, ma anche un mezzo per manifestare il suo amore – e la sua preoccupazione – per l’ambiente.
Nel 1927 partecipa alla gita annuale del Club, nota come High Trip. In quell’anno pubblica il suo primo portfolio: Parmelian Prints of the High Sierra, finanziato da Albert Bender, conosciuto l’anno prima a Berkeley.
Dopo essere divenuto il fotografo ufficiale del Sierra Club, sposa Virginia Best, figlia del proprietario del Best’s Studio. Nel 1932 fonda insieme a Imogen Cunningham e Edward Weston il gruppo f/64, promotore di un linguaggio fotografico improntato alla purezza e al modernismo. Nell’ultima parte della sua vita si dedica all’insegnamento, scrivendo numerosi manuali di tecnica fotografia: tra i quali i famosi “Il negativo“, “La stampa” e “La fotocamera”. Beneficiario di tre borse di studio Guggenheim, Adams viene eletto membro dell’American Academy of Arts and
Sciences nel 1966 e nel 1980 viene insignito dal presidente Jimmy Carter della medaglia presidenziale della libertà. L’American Board of Geographic Names gli ha dedicato una delle più alte vette della Yosemite National Park, la riserva all’interno della quale lo stesso fotografo svolse una gran parte del proprio lavoro: la geografia statunitense comprende ora anche l’Ansel Adams Mount, testimonianza eterna del suo grande impegno e amore in difesa della natura. Ansel Adams muore il 22 aprile 1984 a Monterey.
La sintesi tra tecnica e creatività è uno degli elementi portanti di tutta l’opera fotografica di Ansel Adams. Ciò che colpisce, contemplando una fotografia del fotografo americano, è la gamma tonale estesa dal bianco puro al nero assoluto, unita ai sorprendenti contrasti. La forte capacità di perseguire un’idea per la creazione di un nuovo progetto fotografico, sotto la guida stilistica della pre-visualizzazione e l’approccio tecnico-metodologico utilizzato per compiere e divulgare tale idea, sistema zonale e ossessiva precisione nello sviluppo, hanno consentito ad Adams di simulare il più possibile la reazione occhio-cervello, intensificando l’esperienza psicologica ed emozionale della bellezza della natura.

Ciò che lui vuole comunicare nei suoi scatti è l’emotività della natura, la sua essenza più profonda. Il bianco e nero, che possiamo considerare come un “togliere”, una mancanza (almeno in ottica moderna), riesce meglio del colore a penetrare questa essenza. Si concentra infatti sulle forme pure, sulle geometrie, sulla texture, sulla semplicità del contrasto tra chiaro e scuro e tra luci e ombre. Il bianco e nero di Ansel Adams arriva così a trasmettere quell’emozione contemplativa che gli “inutili orpelli” del colore disturbano.