Gusto globale

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GLOBALIZZAZIONE DEL GUSTO ED IMPATTO AMBIENTALE

Fast food, parola chiave, dagli effetti devastanti, se inserita in un quadro di sostenibilità e impatto ambientale. Si parla di cibo, di abitudini alimentari, dannose sia per la nostra salute che per l’ambiente. Cibo, cultura, natura costituiscono gli anelli di una catena relazionale, modificatasi nel tempo, grazie alle innovazioni tecnologiche che hanno annullato le differenze a vantaggio della globalizzazione. Secondo il sociologo americano McLuhan “Il mondo è come un villaggio globale e quindi l’alimentazione da un lato all’altro del pianeta è sempre più simile”. I diversi cambiamenti urbani, sociali e spaziali non solo hanno imposto all’uomo una modifica del tempo travolto nelle attività quotidiane, ma hanno cancellato il significato simbolico della tavola, non più strumento di trasmissione del codice gastronomico della regione di appartenenza. Cambiano i gusti, mutano le tecniche, si altera il rapporto con la natura. Impatto ambientale e sostenibilità vogliono sottolineare quanto le nuove tendenze nel settore alimentare possono annullare forme di equilibro che con fatica i nostri avi sono riusciti a raggiungere. L’hamburger, piatto tipico dei fast food, viene additato come l’emblema di modifiche nei processi di produzione agricola e dell’allevamento animale. Si parla di “hamburgerizzazione”, termine usato per sottolineare lo sradicamento di alberi per la realizzazione di pascoli votati all’allevamento di bovini da carne destinati alle multinazionali operanti nel settore dei fast food. Per gli hamburger, ogni azienda operante nel settore, richiede annualmente seicentomila tonnellate di carne, cui corrispondono circa sei milioni di bovini che costituiscono un quantitativo enorme di mandrie da allevare. Per ottenere una caloria di carne, necessitano dieci calorie di cereali (Formica, 2003, pp. 49‐51) e nelle aree più ricche (Italia compresa) e con minor spazio a disposizione, l’allevamento praticato è di tipo stabulato, cioè il bestiame viene sottoposto ad un processo di ingrasso accelerato nelle stalle con mangime a base di cereali ed enorme spreco di risorse. Nel Sud America, dove l’allevamento è praticato allo stato brado, per ricavare spazi da destinare ai pascoli si è proceduto a massicce deforestazioni con le ben note conseguenze in tema di mutamenti climatici e processi di desertificazione. Passando ad esaminare la questione ambientale, quali sono le ricadute comportamentali di tali colossi alimentari? Nell’ottica della politica dell’immagine, le multinazionali prestano particolare attenzione all’aspetto ecologico e si sforzano di apparire come aziende leader, rispettose delle norme a tutela dell’ambiente e capaci di promuovere nei loro clienti il rispetto per la natura. Si impegnano in campagne pubblicitarie nelle quali asseriscono di far ricorso ad imballaggi a ridotto impatto ambientale, di provvedere alla raccolta e al riciclaggio dell’olio di frittura, di tenere puliti gli spazi antistanti il ristorante e di promuovere nei clienti una coscienza ecologica rispettosa dell’ambiente, quale mera acquisizione indiretta di input comportamentali recepiti all’interno dei locali, come quello di gettare i


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