Argentina e Israele diario di viaggio

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A mia madre... perché nei miei viaggi comunque lei c’è A mio padre... perché comunque ci sarebbe stato

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Testi e fotografie Claudio Bottagisi Progetto grafico Day&Night Graphic di Simona Lissoni Mandello del Lario (LC) Selezioni fotografiche Al di Alberto Locatelli, Lecco Stampa Cattaneo Paolo Grafiche s.r.l., Oggiono

Proprietà letteraria riservata di Claudio Bottagisi a norma delle vigenti leggi nazionali e internazionali per i diritti di riproduzione, parziale o totale, salvo consenso scritto. © 2006 Claudio Bottagisi


Argentina e Israele Diario di Viaggio

di Claudio Bottagisi

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Dal Sudamerica al Medio Oriente, dall’Argentina a

tima pagina, farsi cullare dal sogno di raggiungere un

Israele. Due viaggi in due Paesi di grande fascino, due

giorno, magari non lontano, quelle terre incantate e al

viaggi da favola e in quanto tali da ricordare e da rac-

tempo stesso misteriose, senza il timore e anzi con la

contare, affidandone la descrizione alle pagine di un

consapevolezza di farsi travolgere - una volta sul posto

“diario”. Il mio augurio è che il lettore - capitolo dopo

- dalle emozioni. E con la certezza di conservare nel

capitolo, immagine dopo immagine - possa desidera-

cuore, al rientro, la gioia di avere visitato luoghi unici.

re di “percorrere” gli itinerari tracciati. E arrivato all’ul-

E maestosi. Claudio Bottagisi

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Un viaggio in Argentina, poi un altro in Israele. E, in

È un piacere leggere questo suo diario di viaggio, così

futuro, chissà quanti altri ancora! Un patrimonio di ri-

vivo e dettagliato. E così ricco di suggestioni. Insomma

cordi, di esperienze e di avventure che Claudio Botta-

un “diario” assolutamente godibile e un susseguirsi di

gisi ha deciso di condividere con chi vorrà sfogliare le

emozioni, un “diario” per conoscere un Paese sconfi-

pagine di questo libro.

nato e magico qual è l’Argentina e per percorrere ideal-

È un diario di viaggio, quello che segue, corredato da

mente - sulle strade della Terra Santa - la vita di Gesù.

decine e decine di affascinanti fotografie. Decine e de-

Con Claudio Bottagisi ho condiviso, attraverso Il Pun-

cine di immagini per trasmettere almeno una piccola

to Stampa che ho l’onore di dirigere fin dal suo primo

parte delle sensazioni da lui provate aggirandosi per le

numero, 25 anni di scrittura. E cinque lustri di intensa e

ampie strade di Buenos Aires come per i verdi sentieri

costruttiva collaborazione.

di Iguazú, per le vie di Tigre come per le spiagge di Mar

Ecco perché ha per me un significato particolare intro-

del Plata, la playa degli argentini. O ancora - spostan-

durre questo suo primo libro e incoraggiare l’autore a

dosi in Medio Oriente - visitando Nazareth e Gerusa-

continuare sulla strada intrapresa. Ai lettori non resta

lemme, Betlemme e il lago di Tiberiade, il monte delle

che augurare buon viaggio!

Beatitudini e il Mar Morto.

Claudio Redaelli

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Un fascinoso immenso Paese Dal fragore delle cascate spettacolari di Iguazú alle

Nel pieno del grande boom, nei primi decenni del No-

surreali e immense pianure della pampa, dal verde de-

vecento, l’Argentina era considerata una delle nazioni

dalo del delta del Paranà ai silenzi gelidi dei ghiacciai

a più rapido sviluppo. La sua capitale aveva edifici che

della Patagonia e della Terra del Fuoco, l’Argentina è

rivaleggiavano in bellezza con quelli delle più note me-

un mondo infinito, aperto agli stupori e alle fantasie dei

tropoli europee e nordamericane e nel 1908 vi si inau-

suoi visitatori.

gurò, con il Colón, il teatro lirico più grande del mon-

Un Paese immenso, 9 volte più grande dell’Italia, in pra-

do. È stato proprio da Baires che la musica porteña

tica un subcontinente, che spazia dal Tropico del Ca-

del tango, con le sue note intense e malinconiche, si è

pricorno al Circolo Polare Antartico, il cui territorio era

diffusa in tutto il mondo, esportata negli anni Venti dal-

quasi disabitato, almeno sino all’arrivo dei conquistado-

l’indimenticabile Carlos Gardel. Un ballo, il tango, che

res spagnoli. Quando essi vi giunsero, venendo a piedi,

è stato anche il punto di incontro della tradizione pam-

dal Perù e dalla Bolivia, all’inizio del 1500, scoprirono

pera con le musiche della nostalgia ligure e la definitiva

infatti una terra popolata solo da qualche centinaia di

fusione fra l’animo rurale argentino e l’avventuroso spi-

migliaia di indios, senza tracce di antiche civiltà.

rito dei naviganti genovesi.

È stato in tempi assai più recenti, nella seconda metà

Poi il miracolo, anche per le follìe dei suoi governanti,

del XIX secolo, che le foci del Rio de la Plata e le regioni

svanì. Alla fine della seconda guerra mondiale, un po-

contigue a clima temperato ebbero un forte incremen-

pulista autoritario e carismatico quale Juan Domingo

to di popolazione, quando dalle prime navi a vapore

Perón, unitamente alla moglie Evita, la regina dei de-

scesero masse di immigrati. Venivano un po’ da tutto

scamisados, scomparsa a soli 33 anni, ipnotizzarono

il vecchio mondo, in particolare dall’Europa meridiona-

l’Argentina per almeno un decennio.

le, spagnoli e italiani, genovesi soprattutto. Fecero la

Nel mezzo secolo successivo, alternati a anni di vita de-

fortuna di questa terra, ricca di minerali e dalle risorse

mocratica, colpi di Stato, guerre, una brutale e feroce

agricole illimitate.

dittatura militare nonché un rovinoso drammatico tra-

Le città, da Bahia Blanca a Rosario, da Córdoba a

collo finanziario, dovuto alla assurda gestione del pre-

Tucumán, ma in primo luogo la splendida Buenos Ai-

sidente Menem e dei suoi guarangos, hanno segnato

res, divennero il simbolo di un’America Latina evoluta

il lungo e tormentato cammino del Paese che solo da

e prospera.

qualche anno pare avere ritrovato pace e stabilità. 9


Quelli che sono stati gli años duros e, prima ancora, la

anni nel vecchio continente, che “questa città che cre-

tragedia irrisolta e irrisolvibile dei desaparecidos hanno

detti il mio passato / è il mio avvenire, il mio presente; /

cambiato il volto del Paese e minato nel profondo, spe-

gli anni vissuti in Europa sono illusori, / io stavo sempre

riamo non per sempre, l’animo degli argentini, la cui

(e starò) a Buenos Aires...”.

dignità, la cui fierezza e il cui coraggio sono stati messi,

Con Claudio Bottagisi esploriamo, con una vecchia lan-

troppo a lungo, a dura prova.

cia, quell’incantevole labirinto di isole e acque che co-

Nonostante questa storia disastrata il fascino dell’Argen-

stituiscono il delta del Paranà. Partendo da Tigre, alla

tina è comunque ancora notevole. È quello che traspare

confluenza del fiume omonimo con il rio Luján, solcan-

dal lungo e vivace reportage di Claudio Bottagisi.

do il Sarmiento, il rio San Antonio, il canale Vinculacion,

Claudio ci conduce con mano sicura nella terra dei

sfioriamo l’isola di Martín Garcia, dove in un tempo or-

gauchos. Con lui ci accostiamo, nell’antica provincia di

mai lontano, nell’ottobre 1945, il generale Perón venne

Misiones, al confine con il Brasile e il Paraguay, là dove

imprigionato per qualche giorno, prima di essere libera-

nel Settecento si consumò il dramma degli indios gua-

to grazie all’intraprendenza di Eva Duarte.

ranì, allo spettacolo grandioso delle acque dell’Iguazú

Visitiamo il santuario di Nostra Signora di Luján, dove

che, con oltre 200 balzi, precipitano con immenso fra-

nel corso dell’anno milioni di pellegrini provenienti da

stuono; ci inoltriamo nel vicino parco naturale dalla lus-

ogni parte venerano la patrona dell’Argentina, la Vir-

sureggiante foresta tropicale avvolta da milioni di colo-

gencita, il cui culto può ricordare quello travolgente dei

ratissime farfalle; visitiamo l’imponente diga di Itaipù.

messicani per la Vergine di Guadalupe.

Incontriamo Mar del Plata, la più nota stazione balneare

Bottagisi ha l’entusiasmo del viaggiatore ma anche la

argentina; in poco più di 3 ore sbarchiamo in Uruguay

consapevolezza di chi - forse perché alcuni suoi parenti

a Colonia del Sacramento, una cittadina dall’architet-

vi abitano da tanti anni - conosce a fondo le vicende del

tura coloniale, e, al ritorno, veniamo abbagliati da un

Paese che sta visitando.

favoloso tramonto sul grande Rio de la Plata prima di

Partecipa intensamente dei problemi, delle contrad-

ammirare lo sfavillìo delle luci di Buenos Aires.

dizioni, dei drammi e delle speranze dell’Argentina e

La magnifica capitale, da Calle Florida a Plaza de Mayo,

degli argentini.

dalla Casa Rosada alla larghissima avenida 9 de Julio,

Le sue riflessioni rappresentano uno stimolante invito al

dal teatro Colón alla Recoleta, da San Telmo a Cor-

lettore più attento a visitare, con lo stesso interesse e la

rientes, da Palermo alla Boca, ci avvince con tutto il

medesima profondità di analisi, un grande e fascinoso

suo irresistibile fascino. Fascino che aveva fatto dire al

Stato che certamente merita, e crediamo possa avere,

sommo Jorge Luis Borges, dopo avere trascorso alcuni

un futuro migliore. Giorgio Cavalleri, scrittore e storico


dall’Argentina...

Madrid, 20 gennaio 2004

Un viaggio di ventitrè giorni in America Latina, destinazione l’Argentina, patria del tango e terra di gauchos. Dal Tropico del Capricorno fino al Circolo Polare Antartico per un susseguirsi di sensazioni, tra foreste e cascate, boschi, laghi e grandi città. E poi Buenos Aires, la “Parigi sudamericana”, capitale dal fascino indiscusso. Un viaggio per conoscere stili di vita e abitudini di questo sconfinato Paese. Un viaggio per “raccogliere” emozioni. 11




Nelle due pagine precedenti, in navigazione sul rio alla scoperta di paesaggi incontaminati, con la ďŹ tta vegetazione a fare da suggestiva cornice

Il mate, prima ancora che una bevanda un vero e proprio “rito� da condividere con familiari e amici


Un volo lungo tredici ore

Aeroporto di Madrid. Il viaggio verso il lontano Suda-

ti mesi prima e poi soffriamo la post-campagna, che

merica inizia a mezzogiorno in punto del 20 gennaio sul

comprende falsi esami di coscienza e, per ultimo, l’ini-

volo 6845 dell’Iberia. Sulle prime pagine dei quotidiani

zio della successiva precampagna”. Una musica già

italiani dominano le notizie sull’unità nazionale e sul-

sentita anche in Italia, quella intonata dalla periodista

l’ennesima levata di scudi del leader leghista Umberto

iberica. Se possibile, da noi in modo forse addirittura

Bossi, ma c’è spazio anche per le dimissioni di Massi-

più fastidioso e ossessivo.

mo Moratti da presidente dell’Inter, per gli sviluppi del

A proposito di musica. In cuffia la radio di bordo diffon-

crac Parmalat e per lo sciopero del personale Alitalia.

de le note (popolarissime anche oltre i confini italici, evi-

Sono anche i giorni del primo anniversario della morte

dentemente) della “Lacrima sul viso” di Bobby Solo. La

di Giovanni Agnelli e delle prime avvisaglie di campa-

canzone ti fa sentire l’Italia ancora non troppo lontana

gna elettorale negli Stati Uniti. Di elezioni, ma spagnole,

e accompagna la lettura dei giornali. Sempre sul “Pais”

si occupa invece “El Pais”. Sul “diario independiente de

c’è spazio anche per una brutta storia di cronaca nera.

la mañana” Rosa Montero scrive: “Non so se a voi ca-

Un modo come un altro per farti capire che tutto il mon-

pita la stessa cosa, però io ho la sensazione di vivere

do è paese. Un uomo di 85 anni ha ucciso con un col-

in un continuo stato di elezioni”. E ancora: “Abbiamo il

tello sua moglie di 82 dopo soli cinque giorni (sì, proprio

tormento della precampagna elettorale che inizia mol-

cinque giorni) di matrimonio. 15



Pascoli, allevamenti e immense distese. L’Argentina è anche questo

Uno sbattere d’ali e l’incontro di un colibrì con un fiore


Un tuffo e un rinfrescante bagno per l’elefante allo zoo di Luján


E, giusto per farti comprendere che la stampa spagno-

Eravamo stati qui anche sul finire dell’autunno del 2002.

la non è poi così diversa da quella italiana e che tra libri

Pochi mesi prima l’Argentina aveva dichiarato default

e gadget vari ognuno si arrangia come può, il quotidia-

per 150 miliardi di dollari. Insomma il più grande crac

no iberico annuncia in prima pagina che “per un solo

finanziario di uno Stato. In seguito si era scoperto che

euro El Pais offre oggi Le avventure di Tom Sawyer di

450.000 risparmiatori italiani erano in possesso di bond

Mark Twain”.

argentini e che il debito della nazione sudamericana

Dopo quasi 13 ore di volo ecco Ezeiza, l’aeroporto di

con le istituzioni e gli obbligazionisti nostri connazionali

Buenos Aires. E, di colpo, ecco il “salto” dai 2 gradi di

ammontava a 14 miliardi di euro. E dall’Italia proprio in

Milano e della Spagna ai 27 della capitale dell’Argenti-

questi giorni di fine gennaio arrivano notizie importanti.

na. L’impatto con il Sudamerica è affascinante, anche

L’Argentina è alla vigilia di una delicata scadenza con il

se inevitabilmente viene spontaneo informarsi, prima di

Fondo monetario internazionale e di altre trattative di ri-

ogni altra cosa, sullo stato di salute di questo grande

finanziamento. E in questa fase il nostro Paese, nel dop-

Paese caduto nel 2001 in una crisi finanziaria capace di

pio ruolo di nazione con il maggior numero di risparmia-

mettere al tappeto chiunque, ma forse non l’Argentina.

tori coinvolti e per l’antica amicizia che ci lega a Buenos

O per meglio dire, non definitivamente.

Aires, potrebbe giocare un ruolo fondamentale.

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Colori, fascino e magia: la ora sudamericana sa farsi ammirare


“Con chi siamo in debito?”

Prima di inoltrarci nel traffico dell’autopista con desti-

Non è difficile, qui, raccogliere pareri negativi sul suo

nazione Tigre, una trentina di chilometri fuori Buenos

conto. E di questi tempi c’è un’altra notizia riguardante

Aires, leggiamo su un quotidiano una dichiarazione di

l’ex presidente ad accrescere la sua impopolarità. Tre

Nicolas Trotta. “Io capisco le attese dei risparmiatori

magistrati argentini stanno infatti per arrivare in Sviz-

- dice il ventottenne leader dei Jovenes K, i giovani

zera alla ricerca di tracce dei conti segreti che Menem

sostenitori del presidente della Repubblica, Nestor

potrebbe avere aperto in alcune banche della confe-

Kirchner - ma il nostro debito è una causa nazionale,

derazione elvetica.

innanzitutto con quel 56 per cento di argentini che vive

L’ex presidente, tra l’altro, in patria è sotto inchiesta

sotto la soglia di povertà”.

anche per la vendita illegale di armi all’Ecuador e alla

Trotta, ventottenne ex studente di legge definito da

Croazia.

qualcuno l’ultima delle anime del nuovo populismo

Ma Menem, lo si è detto, è il passato. Adesso l’Argen-

consociativo che piace a destra e a sinistra e che sta

tina è nelle mani di Kirchner, il presidente venuto dalla

innalzando il livello di gradimento del presidente, è

fredda e incantata Patagonia, e dei suoi uomini.

l’ideatore del manifesto affisso sui muri della capitale

E vuole risollevarsi. Anzi risorgere. Qualcuno azzarda:

e della provincia. Vi è raffigurato il volto di un bimbo e,

“La fine della crisi non è lontana”. Qualche altro, forse

a fianco, la scritta “Con quién estamos en deuda?”,

più realisticamente, ci dice: “Siamo solo all’inizio di una

“Con chi siamo in debito?”.

possibile ripresa e chissà per quanto tempo ancora

Carlos Menem rappresenta il passato, in Argentina.

dovremo tirare la cinghia”. 21



Tigre, colori e profumi di un porto

Lungo le strade di Tigre, alla confluenza del rio Luján con il fiume omonimo

L’autopista è imboccata. Sulla sinistra, ecco lo stadio

con gli abitanti delle isole vicine che esponevano e ven-

del River Plate. E uno, due, decine di cartelloni pubblici-

devano i prodotti della terra dopo aver raggiunto Tigre

tari. “Bienvenido a Tigre”, ci dicono con un rassicurante

con le loro imbarcazioni, magari dopo aver remato per

e contagioso sorriso. Arriviamo a destinazione per l’ora

lunghe ore. Oggi vi si trova merce di ogni genere: cera-

di cena.

miche, prodotti tipici dell’artigianato locale, mobili, capi

Tigre è posta alla confluenza del rio Luján con il fiume

di abbigliamento, articoli per la casa, oggetti in vimini

omonimo e da queste parti è una tra le mete preferite

e giunco, bigiotteria, profumi, candele, incensi e aro-

per il fine settimana, oltre a essere il punto di partenza

mi. Insomma un posto per tutta la famiglia “donde se

ideale per esplorare il delta del Paranà e l’Isla Martìn

encuentran caminando, mirando y disfrutando - come

Garcia. Gli abitanti sono circa 300.000, distribuiti su

declama una guida locale - lugarenos y turistas”.

una superficie di oltre 360 chilometri quadrati. Una tra le

I primi giorni trascorsi in Tigre sono di assoluto relax.

principali attrattive di questo suggestivo sobborgo della

Ogni mattina una passeggiata sull’avenida Cazón, dove

capitale argentina è il puerto de frutos, dove tutti i fine

si apre un elegante edificio in cui ha sede il municipio.

settimana apre i battenti un’importante fiera dell’artigia-

Tre anni prima in Argentina era stato introdotto il fa-

nato e che all’origine - come dice il suo stesso nome

migerato corralito, il congelamento dei depositi ban-

- funzionava come un mercato di frutta e di ortaggi,

cari che aveva dato il colpo di grazia a un’economia 23


Lungo l’avenida Cazón l’elegante edificio in cui ha sede il municipio della città

Ancora Tigre, con le sue aiuole ben curate. Nella pagina a fianco, la stazione fluviale



Una “camiseta” a strisce biancocelesti e l’Argentina... scende in campo


già al collasso. Ora le cose sembrano andare un po’

È allora inevitabile tornare idealmente al 2003 e alla

meglio, ma i segnali di disagio ci sono ancora tutti. Tre

scelta della Caritas diocesana di Como di tendere la

ragazzini (il più grande di loro avrà sì e no 12 anni) due

mano alla nazione sudamericana soffocata dalla crisi

giorni dopo il nostro arrivo ci avevano seguito fin sul-

accogliendo la richiesta dell’Arcidiocesi di Buenos Ai-

la porta di casa. Uno aveva chiesto alla famiglia che

res e raccogliendo in poche settimane qualcosa come

ci ospita “qualcosa da mangiare”. Avevano fame. Tre

60.000 euro. Come dire, oltre due terzi del denaro oc-

o quattro panini bene imbottiti, una tavoletta di cioc-

corrente per coprire i costi di ristrutturazione sostenuti

colato e una bottiglia d’acqua era bastata, almeno per

per trasformare una vecchia stamperia, nel quartiere

qualche ora. Un altro aveva domandato se avevamo

Villa 21-24 y Zabaleta, in un moderno impianto poli-

qualche spicciolo, mentre poco distante un bambino

funzionale destinato a ospitare un centro giovanile. Da

chiedeva la carità agli automobilisti fermi al rosso.

poco meno di un anno quella struttura è realtà. È in-

Per le strade non è difficile incrociare i cartoneros, ra-

titolata a padre Daniel de la Sierra e sorge nella par-

gazzini (ma anche adulti) che ammucchiano dentro

rocchia dedicata alla Vergine di Caacupè, venerata in

vecchi carrelli da supermercato, o in un qualsiasi sgan-

particolare in Paraguay, terra d’origine di molti abitanti

gherato carretto, carta e cartoni raccattati qua e là. La

di una delle villas miserias più popolate della periferia di

disoccupazione, del resto, è sempre forte e chi non ha

Buenos Aires.

lavoro si arrangia come può.

Un aiuto all’Argentina era stato dato, sempre un anno

Ogni giorno diamo anche un’occhiata ai giornali e leg-

prima, pure dall’altro ramo del Lario, quello lecchese,

giamo che in quelle stesse settimane a pochi chilometri

dov’erano stati raccolti oltre 40.000 euro a favore della

da Buenos Aires si svolge il primo congresso dei mis-

missione di Comodoro Rivadavia, la più meridionale tra

sionari italiani presenti in Argentina. Vi partecipano in

le città della provincia di Chubut, dove opera da cin-

duecento, in rappresentanza di un migliaio tra padri

quant’anni padre Gianni Corti, originario di Galbiate,

missionari, religiose, sacerdoti, laiche e laici apparte-

volato in Sudamerica subito dopo essere stato ordinato

nenti a vari movimenti e comunità ecclesiali. Molti di

sacerdote e da allora stabilitosi in terra di Patagonia,

loro sono in terra di missione da venti, trenta o magari

dove ha realizzato scuole, officine, ospedali e dormitori.

quarant’anni, sparsi sull’intero territorio di questa scon-

Del 2001 è la costruzione di un’officina meccanica che

finata nazione sudamericana: dalla Terra del Fuoco -

ha contribuito e continua a contribuire alla formazio-

nell’estremo sud - fino a La Quiaca, città di oltre 12.000

ne professionale di decine di giovani e recente è l’ul-

abitanti situata al Nord del Paese. Lavorano tra popola-

timazione di una nuova scuola che accoglie centinaia

zioni indigene nelle zone rurali o in periferia e vogliono

di bambini e che ha visto i lecchesi inviare in Argentina

contribuire al rinnovamento della Chiesa.

una gran quantità di materiale edile.

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Nuestra Señora de Luján

La basilica di Luján. Qui milioni di pellegrini venerano ogni anno la Virgencita

Che nella terra del tango la Chiesa cattolica sia una real-

Appena fuori dalla basilica una donna e un bimbo chie-

tà viva lo dimostrano anche i milioni di pellegrini che ogni

dono l’elemosina e in cambio di pochi centesimi offrono

anno raggiungono la basilica di Nostra Signora di Luján,

l’immagine sacra della Vergine. Sul retro vi si legge: “Oh

65 chilometri oltre Buenos Aires, provenienti da ogni par-

Santisima Virgen Maria! Coronada reina de Luján, Dios

te del Paese. Vi si venera la patrona dell’Argentina, la Vir-

me ha creado para la gloria eterna. Ah! Quién me diera

gencita, la cui effigie è collocata sopra l’altare maggiore.

alas de paloma para volar a esa morada de felicidad”.

La raggiungiamo anche noi, in una splendida giornata di

“O Santissima Vergine Maria, incoronata regina di Luján,

sole e dopo avere lasciato Tigre di buon mattino.

Dio mi ha creato per la gloria eterna. Chi mi darà ali di

La leggenda vuole che nel 1630 un carro che trasporta-

colomba per volare fino a questa dimora di felicità?”.

va un ritratto della Vergine, proveniente dal Brasile e de-

Dentro la chiesa si è appena conclusa la celebrazione

stinato a un agricoltore portoghese, non riuscì a prose-

della messa e il sacerdote sta per impartire la bene-

guire fin tanto che i gauchos non tolsero da quel carro

dizione e per invocare sui presenti la protezione della

proprio il quadro raffigurante la Madonna. Nel punto in

Vergine.

cui la Vergine aveva deciso di sostare, il proprietario del

In molti si fanno avanti, fino a raggiungere i gradini dell’al-

dipinto costruì una cappella. L’immagine sacra divenne

tare maggiore. Qualcuno non sa trattenere una lacrima.

da allora la patrona dell’Argentina.

Nella grande piazza che si apre davanti al santuario de29



cine di bancarelle vendono ricordi del luogo. Appena

zoologico - osserviamo un’interessante esposizione di

oltre, ecco l’assolata plaza Belgrano, dominata dal mo-

auto d’epoca e una curiosa “passerella” di trattori e altri

numento al generale Manuel Belgrano a cavallo. Poco

macchinari e attrezzi agricoli del passato.

distante il cabildo, antica sede del governo della città, e

Si è fatta quasi sera quando ci congediamo da Luján

il Museo devocional inaugurato nell’agosto del ‘79, all’in-

per fare ritorno in Tigre. Lì ci aspettano una rinfrescan-

terno del quale sono custodite importanti testimonianze

te doccia e una gustosa pizza alle verdure cotta alla

di fede, a cominciare dagli “ex voto” alla Vergine.

griglia. Ma di quella assolata giornata nei nostri occhi

Prima di lasciare Luján c’è tempo per una sosta allo zoo

resta, su tutte, un’immagine: quella dei fedeli inginoc-

della città, dove ci concediamo anche un giro a dorso di

chiati davanti all’immagine di Nostra Signora di Luján

elefante e dove - oltre ad ammirare scimmie, tigri, leoni,

per implorare una grazia, o magari soltanto per chie-

foche, lama e ogni altro animale di casa in un giardino

derne le protezione.

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Su Tigre sventola la bandiera dell’Argentina


Tigre sventola le bandiere del mondo

È stata una giornata soleggiata e solare, quella trascor-

una profonda fase di recessione che ancora oggi con-

sa a Luján. In auto, nel viaggio di ritorno verso Tigre, si

diziona l’intera economia argentina.

era parlato della religiosità della gente argentina e della

Pure di questo si era parlato rientrando a Tigre. E poi

devozione dei sudamericani proprio per la Vergine di

ancora di sport, dell’imminente sfida che in Italia stava

Luján. Ma si era discusso anche del dopo-Menem e

per mettere una di fronte all’altra la Juve e la Roma e,

della voglia degli argentini di cancellare il più recente

immancabilmente, di Maradona, peraltro mai immagi-

passato. Occorre in effetti tornare indietro soltanto di

nando che di lì a tre mesi l’Argentina sarebbe rimasta

tre lustri per arrivare alla data che segnò l’avvento al

per giorni interi con il fiato sospeso per le condizioni di

potere di Carlos Menem, che governò l’Argentina fino

salute del suo ex pibe de oro.

al ‘99. Era il 14 maggio dell’89 quando il caudillo vinse

Il giorno dopo la “tappa” a Luján, approfittando di un’al-

le elezioni presidenziali ricevendo da Raúl Alfonsín una

tra giornata di splendido sole, ci concediamo una rilas-

nazione messa a dura prova da un’inflazione devastan-

sante escursione su un catamarano della Rio Tur.

te. Subito Menem si lanciò in un piano di stabilizzazio-

Un’ora e mezza di navigazione con partenza dal puerto

ne, affidando l’economia al ministro Domingo Cavallo.

de frutos per scoprire - solcando il Sarmiento, il rio San

Seguirono gli anni delle privatizzazioni, ma sul finire del

Antonio e il Canal Vinculacion - il fascino di un paesag-

Millennio le scelte del presidente costarono al Paese

gio incontaminato al quale fanno da ideale cornice fiu33



mi, ruscelli e canali, con una fitta vegetazione a domi-

recita uno slogan riferito appunto alla città e, giusto per

nare la scena e con suggestivi moli e stupende villette

gradire, apre al pubblico un Casinò e il ristorante del Club

a fare da sfondo quasi sempre ideale.

Canottieri Italiani, dove si può gustare “la vera pasta ca-

Ma Tigre non è soltanto il punto di partenza per incan-

sera fatta a mano”. Una parrillada al “Don Manuel”, in

tate escursioni sul delta del Paranà. E sarebbe altresì

Paseo Victorica, vale una serata e una cena, come una

riduttivo accostare questa località soltanto a puerto de

sosta per un aperitivo o una bevanda dissetante merita

frutos. Tigre ospita, ad esempio, un interessante Mu-

il cafè-bar “Maria Luján”, “l’unico - si legge negli spazi

seo storico della prefettura navale argentina, inaugu-

pubblicitari del locale che fanno bella mostra sulla co-

rato nell’85. Sei sale all’interno di un moderno edificio

pertina di una rivista destinata ai turisti - sobre el rio”.

raccontano la storia della guardia costiera del Paese e

Lungo l’avenida Cazón, annunciata da una grande

racchiudono documenti, iconografie, strumenti di bor-

scritta sulla facciata principale dell’edificio e dalle ban-

do, armi e uniformi. Vi sono pure alcuni fucili sequestra-

diere tricolori alle finestre, si apre la sede della Società

ti agli inglesi nell’82 durante la mai dimenticata guerra

Italiana, dove i figli di numerosi nostri emigranti hanno

delle isole Malvinas.

imparato quella che loro stessi amano definire “la bella

Una visita (basta un’oretta di tempo) merita anche il

lingua di Dante”. La visitiamo e chiacchieriamo a lungo

Museo navale di Tigre, in Paseo Victorica, affacciato

con la gentile custode. Sulla stessa via, appena fuori da

sul rio Luján. Vi si possono ammirare imbarcazioni a

un piccolo market, un uomo appoggiato a una gruccia

vela e a vapore del passato, così come cartografie e

chiede l’elemosina. “Viene qui ogni giorno - ci spiegano

strumenti utilizzati per la navigazione e - all’esterno -

- e quasi nessuno, dopo aver fatto la spesa, gli rifiuta

modelli di aerei dell’Armada argentina, pezzi di artiglie-

qualche centesimo”.

ria e quel che resta del ponte di comando di una nave

Davanti alla stazione ferroviaria di Tigre si apre l’ampio

distrutta nell’82 nel già ricordato conflitto anglo-argen-

viale delle Nazioni, dove ogni sabato e ogni domenica

tino delle Falkland.

vengono innalzate le bandiere di tutti gli Stati del mon-

Uniformi d’epoca, armi e documenti vari si possono

do. Noi il fine settimana ci prepariamo a trascorrerlo su

ammirare pure nelle sale del Museo de la Reconquista,

un’isola del delta. Già pregustiamo tre giorni di asso-

antica dimora del commerciante spagnolo José Martin

luto relax e un ricchissimo asado, lunghi bagni di sole e

Goyechea.

salutari passeggiate nel verde, a tu per tu con la natura.

Tigre è questo e altro ancora. Tigre “tiene todo”, come

O, per dirla in lingua spagnola, con la naturaleza.

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La sede della Società Italiana di Tigre, dove molti hanno imparato “la bella lingua di Dante”

Lo struggente sguardo del Crocifisso, dentro la chiesa parrocchiale di Tigre


In questa e nella pagina successiva un altro “rito” tutto argentino, quello dell’asado



Il delta del Paranà

Tigre è il punto di partenza ideale per esplorare il delta

Anche la preparazione è un rituale a sé. Occorre riem-

del Paranà. Di buon mattino, a bordo di una delle lan-

pire con la yerba il mate (coppe che nella maggior parte

chas in servizio tra la stazione fluviale e le isole, rag-

dei casi sono semplici zucche a fiasco), aggiungere ac-

giungiamo la località in cui trascorreremo i prossimi tre

qua calda e quindi bere con la bombilla, che altro non è

giorni. Una quarantina di minuti di navigazione ed ecco-

se non una cannuccia con un filtro bombato all’estremi-

ci a destinazione. L’attracco è al molo San Antonio. Ap-

tà per impedire alle foglie di entrare.

pena oltre, un ampio giardino con tutt’intorno stupende

Di pomeriggio il sole invita a un rinfrescante bagno nelle

ortensie di un intenso colore azzurro e la casa che ci

acque del rio, limacciose e perciò di un intenso color

ospiterà. Per l’ora di pranzo ci attende uno squisito asa-

marrone e tuttavia decisamente più pulite (e più bal-

do, ma adesso è tempo di sorseggiare in assoluto relax

neabili) di molti nostri laghi e mari. C’è tempo anche per

un mate, la bevanda argentina più famosa e più tipi-

una prima escursione e per saperne di più, attraverso la

ca. In realtà, più che una semplice bevanda, da queste

lettura di una guida tascabile, sulle isole del delta.

parti il mate è un vero e proprio rituale da condividere

Già, il delta del Paranà, a meno di 30 chilometri dalla

con i familiari. E non solo. L’invito a berlo è un segno

capitale federale, autentico polmone verde e centro ri-

di accoglienza. E non è un caso che l’Argentina sia il

creativo di assoluta eccellenza per chi vuole sfuggire

principale produttore e consumatore di yerba mate.

- magari anche soltanto per il fine settimana - al caos 39


Quando il sole picchia forte, come rinunciare a un bagno nelle acque del rio?


di Buenos Aires e ai suoi ritmi frenetici. “Il turista - si

spazio giochi per i bimbi) e punta sul richiamo della sua

legge in effetti sulla guida - ha a sua disposizione sva-

cucina internazionale. Poco distante, ecco la colonia

riati passatempi, ristoranti, locande, campeggi e club

del Banco Provincia. L’impatto con i suoi dieci ettari

per sfruttare la natura e la tranquillità di questi luoghi”.

di parco è affascinante. Una breve quanto riposante

Sulle acque del delta è inoltre possibile praticare qual-

passeggiata nel verde ed ecco davanti ai nostri occhi

siasi sport acquatico: dalla canoa al canottaggio, dal

il ristorante e il bar, poi i campi da tennis e di pallavolo.

nuoto allo sci nautico.

E quelli per il calcetto.

Due camerieri del Gato Blanco attendono la clientela

Su tre alte palme una colonia di pappagalli fa un chias-

appoggiati al molo privato del ristorante. Tra quelli af-

so d’inferno. Ma a richiamare l’attenzione sono soprat-

facciati sulle acque del delta del Paranà, il locale sul

tutto la vegetazione e la flora, qui come ovunque. Le

Rio Capitan è tra i più conosciuti. Capace di accogliere

piante acquatiche sono in prevalenza azzurre. E qua e

fino a 250 commensali e aperto tutto l’anno, il ristoran-

là capita pure di ammirare il lirio amarillo, il giglio giallo,

te è immerso in un lussureggiante parco (con tanto di

in talune ore del giorno dolcemente cullato dal vento.

41


Pace, distensione e natura. All’isola non si può chiedere di più


La vista sul Rio Sarmiento

Una vista panoramica sul Rio Sarmiento la si può avere

vengono deluse. Il parco è ampio e c’è pure la stazione di

dal Ciervo Rojo, dove pranzare e passare una giornata

servizio per i natanti. A gestirlo è Antonio José Aulicino,

utilizzando i servizi messi a disposizione dal ristorante

affiancato da sua moglie Marta. L’accoglienza è caloro-

costa 15 pesos. Chi ha a disposizione una qualsiasi im-

sa. Con loro condividiamo un ottimo pasto e sfruttiamo,

barcazione (va benissimo anche una canoa, credeteci)

nelle tre ore a nostra disposizione prima di fare ritorno

non può lasciare il delta senza avere solcato - in un

all’isola sul San Antonio, la naturaleza del luogo.

silenzio rotto di tanto in tanto soltanto dal canto degli

È sera e, sopra le nostre teste, il cielo stellato è un in-

uccelli o, più in lontananza, dal rumore delle lanchas

canto. Ci rimane ancora una notte da passare all’isola,

- l’arroyo Rama Negra Chico, suggestivo ruscello a cui

ma ci restano pure un’abbondante colazione a base di

fa da ideale cornice una fittissima vegetazione e dove

latte, caffè, pane, burro e marmellata fatta in casa e

gli unici abitanti sono le anatre, che a debita distanza

un paio di altri scatti ad altrettanti fiori che una volta in

(e rigorosamente in coppia) osservano l’intruso e ne

Italia potremo ammirare soltanto in fotografia. Una forte

attendono il passaggio, per poi tornare a riappropriarsi

stretta di mano e un abbraccio ai vicini di casa (a loro

del loro regno.

volta in partenza, destinazione Mar del Plata) ed eccoci

Con un amico raggiungiamo il complesso nautico Aulici-

al molo. Un ultimo saluto a chi resta, un rapido sguardo

no, sul Rio Paranà Mini Y Canal, “un lugar seguro - pro-

tutt’attorno e via, in motoscafo, verso la stazione fluvia-

mette il pieghevole di presentazione dello stesso com-

le di Tigre. Arrivederci, isole! Il loro fascino, ne siamo

plejo - para compartir en familia”. Le attese, in effetti, non

certi, ci mancherà. 43


Un tramonto incantato. Ăˆ il regalo dell’Uruguay prima di fare ritorno a Buenos Aires



Prima di lasciare Colonia del Sacramento e l’Uruguay il sole mette in scena l’ultimo suo spettacolo

La singolare statua in legno di San Francesco, nella chiesa del Santissimo Sacramento a Colonia


L’Uruguay, tramonti incantati

In treno raggiungiamo Buenos Aires dalla stazione di

la intersecano e lungo le quali sono allineati bianchi edi-

Tigre. Una volta nella capitale, ad attenderci a Puerto

fici. Un gioiellino, insomma, che da solo vale come suol

Madero è il buquebus che ci porterà fino a Colonia del

dirsi il prezzo del biglietto dell’escursione (47 pesos).

Sacramento, in Uruguay. Una navigazione di oltre tre

Suggestivi e di richiamo sono anche i negozi di artigia-

ore, cullati dalle acque tranquille del Rio de la Plata.

nato che fiancheggiano le vie della città. E poi il Palacio

Colonia è situata sull’estuario del fiume, proprio di fron-

del Gobernador oggi trasformato in albergo, il museo

te all’affascinante capitale argentina, ed è la destinazio-

del municipio, la casa dell’ammiraglio Brown (a sua vol-

ne ideale per un week-end di riposo e per chi intende

ta adibita a museo) e la chiesa parrocchiale del Santis-

lasciarsi alle spalle traffico e caos. A bordo non manca

simo Sacramento, che custodisce una singolare statua

nulla, a partire dal caffè e da un elegante punto vendita

in legno di San Francesco. Da una stretta porta laterale

dove fare shopping a prezzi peraltro non propriamente

si accede a un interessante presepe, dove a fare da

contenuti. Il viaggio è di assoluto relax. Giunti a desti-

sottofondo sono musiche che invitano alla riflessione.

nazione e sbrigate le poche pratiche per lo sbarco, una

All’esterno della chiesa l’impatto è con una bella vettu-

guida ci indirizza verso un bus col quale raggiungiamo

ra d’epoca parcheggiata nella piazza antistante e con

in pochi minuti il centro della cittadina.

la singolare insegna di un ristorante. La guida ci spiega

Colonia del Sacramento è graziosa e ospitale. Città si-

che Colonia del Sacramento è stata dichiarata patri-

tuata a poco meno di 150 chilometri da Montevideo, è

monio dell’umanità dall’Unesco proprio per come ha

uno dei rari esempi di architettura coloniale di questa

saputo conservare nel tempo l’incanto dei vecchi edifi-

regione. Venne fondata nel 1680 e fu il primo avampo-

ci e le case di tegole, fango e pietra in stile spagnolo e

sto spagnolo nato dopo la scoperta del Rio de la Plata

portoghese, oggi ristrutturate con garbo e dipinte con

da parte di Magellano. La prima caratteristica che balza

colori vivaci per ospitare accoglienti locande e piccoli

all’occhio del turista sono le strette vie acciottolate che

alberghi. 47


Grattacieli e alti palazzi che svettano verso il cielo: è il primo impatto con la capitale argentina

Lungo le strade acciottolate di Colonia del Sacramento






I colori del barrio historico

La Boca, il barrio certamente più caratteristico della capitale, con le case del Caminito dalle tonalità vivaci

Nelle vie in pietra del barrio historico si aprono abita-

il 1680 e il 1683 per sfidare la sovranità spagnola della

zioni con all’ingresso, o alla finestra, almeno un vaso di

regione i colonizzatori portoghesi del Brasile stabilirono

fiori. Vi si respira un’aria forse anche un po’ nostalgica,

diversi insediamenti sulle coste del Rio de la Plata. Gli

ma il fascino della città è indiscutibile. Su una guida

spagnoli, tuttavia, non effettuarono alcun tentativo per

leggiamo: “Il territorio fu scoperto nel 1516 dall’esplo-

sloggiare i portoghesi fino al 1723, quando questi co-

ratore spagnolo Juan Diaz di Solìs, primo europeo che

minciarono a fortificare le alture che circondano la baia

navigò lungo il Rio de la Plata. Lo stesso anno i membri

di Montevideo”.

della sua spedizione morirono per mano degli aborige-

Fu allora che una spedizione spagnola proveniente da

ni, i charrùas, una tribù che si oppose ai tentativi di co-

Buenos Aires costrinse i portoghesi ad abbandonare il

lonizzazione del territorio durante tutto il XVI secolo. Il

luogo in cui gli stessi ispanici avrebbero fondato pochi

primo insediamento permanente fu quello attuato dagli

anni più tardi la città di Montevideo.

spagnoli nel 1624 in Soriano, sulle rive del fiume Nero”.

Una rivalità, quella ispano-portoghese, destinata a pro-

Dalla stessa pubblicazione veniamo a sapere che “tra

trarsi durante tutto il XVIII secolo. 53


“Il problema assillante dei desaparecidos è sempre stato e lo è ancora, soprattutto adesso, nel mio animo. Desidero rinnovare alle famiglie che hanno nel cuore una spina così profonda per il destino dei loro cari la mia sentita partecipazione alle loro sofferenze in un momento in cui sembra che sia spezzata la speranza che ancora nutrivano” (Giovanni Paolo II, maggio 1983)

Il teatro Colón, il principale simbolo culturale di Buenos Aires. Fu inaugurato nel 1908

Sul lato orientale di Plaza de Mayo si staglia la Casa Rosada, il palazzo presidenziale


Venditori ambulanti, negozi di antiquariato e artisti di strada: San Telmo è il loro regno

A sud di Plaza de Mayo ecco San Telmo con il suo mercatino, i suoi colori e le sue musiche



Quelle spiagge da sogno

La visita della città ci porta fino alla Plaza de toros, dove

imbarcati sul buquebus, possiamo infatti ammirare un

peraltro si tenne - in anni ormai lontani - un numero

tramonto da favola. È uno spettacolo assolutamente

oltremodo limitato di corride. Un’apprezzata sosta in

impareggiabile. E indimenticabile. Scattare più di una

un ristorante tipico dove ci viene servito un eccellente

foto e improvvisarsi “registi” con la videocamera è ine-

pranzo ed eccoci alla playa, dove trascorrere un paio

vitabile.

d’ore sdraiati su una finissima sabbia ad ammirare esta-

Nella rotta verso la capitale argentina, la luna e un cielo

siati l’incantato panorama che si apre davanti al Rio.

stellato disegnano uno scenario di incomparabile bel-

L’orologio, inesorabile, ci riporta ben presto alla realtà.

lezza. Prima delle 22 le luci del porto di Buenos Aires

Ma il viaggio di ritorno verso Buenos Aires è destinato

“accendono” la notte sudamericana. E la bella favola

a riservarci una ancor più inattesa sorpresa. Appena

continua. 57


Uomini d’affari, turisti ma anche shopping lungo l’elegante e affollatissima Calle Florida

Alti edifici nella zona di Puerto Madero, a Buenos Aires: è l’ora del tramonto


Buenos Aires, incanto e suggestioni

Lungo Calle Florida è un viavai di gente. Distinti signori

de il nome dal mese in cui ebbe luogo la rivoluzione

in giacca e cravatta incrociano argentini dall’aspetto più

del 1810. Più tardi raggiungiamo l’avenida 9 de Julio e

dimesso, almeno a giudicare dall’abbigliamento. Gli uni

ammiriamo il celebre e imponente obelisco che la do-

e gli altri vanno però tutti di fretta. È una splendida gior-

mina, prima di raggiungere il Palazzo del congresso e

nata di sole, nell’incantata Buenos Aires. All’angolo di

di spostarci fino al magnifico Teatro Colón, tempio della

una strada che incrocia l’elegante via un uomo di mezza

lirica e della musica classica, inaugurato nel 1908 con

età intrattiene un gruppo di curiosi. Sono tutti in cerchio

la rappresentazione dell’Aida. L’atrio accoglie una sorta

intorno a lui che, tra un gioco di prestigio e l’altro, scher-

di museo dove sono esposti costumi, strumenti musi-

za e fa le boccacce. Chi si è fermato per assistere al suo

cali e fotografie. Visitiamo i laboratori del seminterrato

improvvisato spettacolo mostra di gradire. E sorride.

in cui lavorano centinaia di carpentieri, parrucchieri,

Molti ridono, buttano lì lo sguardo, poi tirano dritto.

costumisti e altri tecnici specializzati e - a seguire - la

A Plaza de Mayo, appena fuori dalla cattedrale che cu-

sala delle prove. Puntiamo la nostra videocamera sul-

stodisce la tomba con le spoglie di José de San Martín,

l’orchestra, ma veniamo “oscurati” dopo pochi secondi

l’eroe più venerato dagli argentini, una donna chiede

da un addetto alla sorveglianza in modo garbato e tut-

con insistenza “almeno un peso” a chiunque si trovi a

tavia perentorio. Il resto della visita regala altre sorpre-

passare nei paraggi. La piazza - sul cui lato orientale si

se, a cominciare dall’opportunità di osservare i modelli

staglia la Casa Rosada, il palazzo presidenziale - pren-

in scala utilizzati per preparare gli scenari. 59


Lungo le vie della Boca, dove tutto richiama al tango e dove a ogni angolo puoi imbatterti in un artista di strada




La Recoleta e San Telmo

Uno sguardo oltre l’inferriata della cappella della famiglia Duarte, al cimitero della Recoleta

È difficile raccontare il fascino di Buenos Aires senza

ci di stupire e assolutamente di rara suggestione.

avere prima visitato e conosciuto altri suoi scorci e aver

Prima di riprendere la strada per Tigre c’è ancora tempo

tentato di svelare qualche suo segreto. Ci torniamo, in-

per visitare Malba, ossia il Museo di arte latino-america-

fatti, nella capitale. E visitiamo il cimitero di Recoleta,

na in avenida Figueroa Alcorta, e ammirare le opere di

dove riposano generazioni di ricchi argentini. Non a caso qualcuno ha scritto che la morte rende tutti ugua-

Jorge de la Vega. Sono una settantina e sono state rea, lizzate tra il 1961 e il 71 a Buenos Aires e a New York.

li, ma non a Buenos Aires. Dietro i vetri di ogni cappella

Una tappa, decisamente meno culturale ma altrettan-

di famiglia si scorgono due, tre, a volte quattro o più

to piacevole, la merita anche Patio Bullrich, un edifi-

bare. Sono quasi tutte spoglie. Qualche fiore è stato

cio storico della capitale (a disegnarlo fu un architetto

invece lasciato da mani anonime tra le inferriate del-

inglese) che dal 1988 accoglie un moderno shopping

la cappella della famiglia Duarte, dove è sepolta Evita

center. È posto in una tra le più belle zone residenziali

Perón. E quei fiori di campo, ci spiega un argentino di

della capitale e racchiude negozi che espongono tutte

mezza età, sono sicuramente per lei.

le principali novità proposte dalla moda, ma anche sei

Fuori dal cimitero un giovanotto vende magliette dipinte

sale cinematografiche e un parco giochi per i bambi-

a mano, un altro sigari, un altro ancora oggetti di artigia-

ni, oltre all’immancabile patio de comidas dove trovare

nato locale e intanto sorseggia un mate. A sud di Plaza

dal semplice hamburger fino ai menù più ricercati e alla

de Mayo ecco San Telmo, il quartiere degli artisti.

cucina più raffinata. Vi si accede sia da Posadas sia

Visitarlo è un piacere, per il mercatino che domina la

dall’avenida del Libertador.

piazza con le sue coloratissime bancarelle, per le mu-

Anche Bullrich richiederebbe più tempo per una cono-

siche diffuse dagli strumenti di simpatici quanto bizzar-

scenza più approfondita dei suoi spazi e dei suoi saloni,

ri artisti di strada e per i negozi di antiquariato che si

ma l’orologio è inesorabile. Tigre ci attende, mentre la

aprono su stretti ma rigogliosissimi cortili interni, capa-

sera allunga le sue ombre sulla capitale. 63



Mar del Plata, la spiaggia degli argentini

Le onde dell’Oceano Atlantico e, sullo sfondo, Mar del Plata

Lasciamo Tigre di buon mattino, destinazione Mar del

viaggio. Ad accoglierci la coppia di amici che ci ospite-

Plata. L’appuntamento è appena dopo le 7 in avenida

rà per i prossimi due giorni in un bell’appartamento in

Cazón. Ad attenderci un confortevole bus della socie-

Belgrano. Un primo giro della città - che ci informano

tà di trasporti “El Onda” e un autista dai modi garbati.

essere abitata da poco meno di 600.000 persone, 400

Siamo i primi a prendere posto nel sedile assegnatoci

chilometri a sud di Buenos Aires, ma soprattutto estesa

dall’agenzia all’atto della prenotazione. “A bordo - ci era

su qualcosa come otto chilometri di spiagge - ed ecco

stato detto - le verranno serviti un caffè e un alfajor”.

davanti ai nostri occhi l’Oceano Atlantico.

L’alfajor è un dolce squisito che alterna uno strato di

A Mar del Plata, d’estate, pensa quasi sempre la mag-

cioccolato o di vaniglia a uno di dulce de leche, un latte

gior parte degli abitanti della capitale argentina e dei

caramellato che è una ghiotta specialità argentina e che

dintorni quando desidera una spiaggia. Lungo la costa,

può essere gustato anche su una fetta di fragrante pane

dimore signorili dall’aria in qualche caso sofisticata si

tostato, che da queste parti chiamano semplicemente

alternano in effetti a nuove eleganti villette della me-

tostadas. Il tempo di una mezza dozzina di fermate per

dia borghesia sudamericana. Ci viene spiegato che un

far salire altri passeggeri e la promessa è mantenuta,

tempo la zona era frequentata quasi esclusivamente

con buona pace del palato e dello stomaco.

dalla classe dirigente del Paese.

Il viaggio è confortevole e il panorama decisamente va-

Sulla cima della collina sorge la iglesia Stella Maris, in

rio, dominato - da un certo punto in poi - da praterie

stile neogotico, al cui interno è possibile ammirare un

sconfinate popolate da mandrie di vacche e spesso se-

bell’altare di marmo. La Vergine alla quale è dedicata la

parate dalla strada da tratti di palude abitati da splendi-

chiesa è la patrona dei pescatori della città. All’incrocio

di uccelli acquatici, per nulla impauriti dal traffico e dal

tra San Martín e San Luis ecco invece la cattedrale di

continuo viavai di auto, bus e camion.

San Pedro, edificio a sua volta neogotico dei primi del

Arriviamo alla Estacion de omnibus di Mardel, alquan-

Novecento che si caratterizza per le splendide vetrate e

to animata e in posizione centrale, dopo sette ore di

per i pavimenti rivestiti di maiolica inglese. 65


Mar del Plata è uno dei porti più importanti dell’Argentina per la pesca e la lavorazione del pesce


Buon riposo, leoni marini

Mar del Plata è anche uno dei porti più importanti del-

tutto il pomeriggio ci portiamo verso El Palacio del bife

l’Argentina per la pesca e per la lavorazione del pesce.

in Cordoba 1857, che da oltre 40 anni - così si legge

Raggiungere la zona del porto dopo aver percorso il

sull’elegante pieghevole che pubblicizza il locale - colti-

lungomare costeggiato da eleganti alberghi e da alti

va la tradizione che lo colloca tra i ristoranti di maggior

grattacieli è dunque d’obbligo, con le prime luci della

prestigio della città.

sera a rendere ancora più suggestivo il paesaggio. Da

A tavola ci lasciamo tentare da una bistecca tanto tene-

qualche ora sulla città soffia un forte vento, ma subito ci

ra quanto succulenta. Un abbondante piatto di insalata

avvertono che “da queste parti è normale”.

e, a seguire, un ottimo dolce completano la cena.

Tra le imbarcazioni di pescatori intenti a riordinare le

La nostra serata continua al Café Orion, poco distan-

reti e i loro attrezzi e carcasse arrugginite di vecchi

te dal ristorante, dove a partire dalle 23 “Bravo club”

pescherecci notiamo (e... sentiamo) la presenza di un

presenta uno spettacolo di musiche e canti folcloristi-

gran numero di leoni marini. Sono mollemente sdraiati

ci proposto da Susana Abruzese, Néstor Cordò e Ju-

sui sassi, uno addosso all’altro, e paiono contendersi

liàn David, accompagnati alla chitarra da Darìo Landi e

un angolo in cui riposare. Sono protetti da una sempli-

Marcelo Franco. Le note degli strumenti sono piacevo-

ce recinzione e si lasciano avvicinare. Scattare qualche

li, le voci armoniose e calde. È passata l’una quando

foto è doveroso, specie per chi - ed è esattamente il

usciamo dal locale. Su Mar del Plata soffia un vento

nostro caso - non perde occasione per immortalare la

forte e freddo, che ci terrà compagnia fino al momento

fauna tipica di ogni terra visitata. È l’ora di cena e con

della nostra partenza per il rientro in Tigre. E sulla città

la coppia che ci è stata preziosa guida turistica durante

è calata la notte. 67


Leoni marini mollemente adagiati all’ingresso del porto di Mardel, come viene comunemente chiamata Mar del Plata


Iguazú, meraviglia del mondo

Il 2 febbraio lasciamo Tigre e l’aeroparque di Buenos

na) i metri cubi d’acqua che ogni secondo precipitano

Aires per volare fino a Iguazú, provincia di Misiones.

per più di 70 metri sul terreno sottostante formando ol-

L’albergo che ci ospita è lo “Sheraton International”.

tre 200 salti, il più suggestivo e spettacolare dei quali è

Dista soli 8 chilometri dall’aeroporto ed è l’unico ho-

l’assordante “garganta del diablo”, la “gola del diavolo”.

tel all’interno del parco. Basta percorrere 200 metri per

Chi può e ha la fortuna toccata a noi di trovarsi a Iguazú

trovarsi a tu per tu con i primi salti delle maestose cata-

quando il cielo regala il sempre romantico spettacolo

ratas, tra l’altro ben visibili dalla hall dell’albergo e dalle

della luna piena, non manchi di visitare questa casca-

sale da pranzo.

ta di notte. È raggiungibile coprendo il primo tratto del

Le cascate si trovano al confine tra il Brasile e l’Argen-

percorso con un trenino e quindi con un tragitto a piedi

tina e costituiscono uno spettacolo dal fascino quasi

di poco più di un chilometro che si snoda attraverso

indescrivibile. Interrompono il corso del fiume Iguazú

facili sentieri e comode passerelle dalle quali ammirare

poco a monte della sua confluenza nel Paranà e proprio

scorci paesaggistici impareggiabili e osservare la flora

per la loro imponenza, ma verrebbe da dire soprattutto

e la fauna tipiche del parco.

per la loro unicità, sono state scelte per fare da sfondo

Dalla stazione di arrivo del trenino parte anche il paseo

alle scene di alcuni film, tra cui “Mission”.

ecologico, 3 chilometri di tranquilla navigazione attra-

Sono almeno 5.000 (ancora di più nelle stagioni di pie-

verso il delta del Rio Iguazú Superiore, mentre proprio 69


Le cascate di IguazĂş, nella provincia di Misiones, autentica meraviglia del mondo




davanti all’Isla San Martín è posto l’imbarco per l’aventu-

del paesaggio e appunto per la forza delle sue cascate,

ra nautica che fa vivere al turista qualche piccolo brivido,

cuore di questo autentico paradiso. La flora è stupenda

ma che soprattutto gli fa provare l’emozione di arrivare

e la fauna variegata, con oltre 2.000 specie di piante

con il gommone fino a ridosso delle cascate e di farsi

identificate, un gran numero di insetti e 400 tipi di uccelli

“avvolgere” dagli spruzzi dell’acqua. Dal lato antistante

(appena svegli, può capitare di affacciarsi alla finestra

l’Isla San Martín si parte anche per la gran aventura.

e osservare sull’albero davanti al terrazzo della camera

Si naviga per 6 chilometri lungo il Rio Iguazú Inferiore,

stupendi tucani e variopinti pappagalli), oltre a numerosi

quindi - lasciato il gommone a porto Macuco - si per-

mammiferi. Il più comune è il coatì, simpatico e golosis-

corre a piedi un breve tratto nel bosco per poi salire

simo animale simile al procione che non teme di avvici-

su un camion che attraversa per 8 chilometri il sendero

narsi ai visitatori del parco pur di conquistare un po’ di

Yacaratia, fino a raggiungere il centro visitatori.

cibo, da consumare magari allo stesso tavolo del turista.

All’inizio degli anni Ottanta l’Unesco l’ha dichiarato pa-

Lungo i sentieri dei circuiti inferiore e superiore del parco

trimonio dell’umanità e il luogo, in effetti, è di una bel-

non è raro neppure imbattersi nelle più diffidenti iguane,

lezza sconvolgente. Immerso in un parco nazionale che

mentre in taluni punti del percorso (su tutti alla “estaciòn

si estende su una superficie di 55.000 ettari di lussu-

Garganta”) accade di rimanere incantati a osservare le

reggiante foresta tropicale, stupisce per l’esuberanza

coloratissime farfalle che popolano il bosco.

73


L’assordante “garganta del diablo”, in assoluto la cascata più spettacolare

Iguazú, le sue cascate e il suo parco, dall’inizio degli anni Ottanta patrimonio dell’umanità





“Si pudiera vivir nuovamente mi vida, en la próxima trataría de cometer más errores. No intentaría ser tan perfecto, me relajaría más. Sería más tonto de lo que he sido, de hecho tomaría muy pocas cosas con seriedad... Si pudiera volver a vivir, comenzaría a andar descalzo a principios de la primavera y seguiría descalzo hasta concluir el otoño”

“Se potessi vivere di nuovo la mia vita, nella prossima cercherei di commettere più errori. Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più. Sarei più sciocco di quanto non sia stato, di fatto prenderei ben poche cose sul serio...Se potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera e resterei scalzo fino alla fine dell’autunno” (Jorge Luis Borges)


Itaipù, capolavoro di ingegneria

Se si ha l’opportunità di rimanere almeno quattro giorni

Sono le 16.50 in punto del 5 febbraio quando decollia-

a Iguazú, un pomeriggio è doveroso riservarlo alla visita

mo da Iguazù per fare ritorno a Buenos Aires. Un’altra

della diga di Itaipù, capace di produrre energia in quan-

settimana in Tigre ed ecco arrivare il giorno della par-

tità tale da soddisfare il 25% del fabbisogno dell’intero

tenza. Alle 14.45 del 12 febbraio lasciamo l’aeroporto

Brasile e addirittura il 90% di quello del vicino Paraguay.

Ezeiza con il volo 6840 dell’Iberia Airlines, destinazione

La diga è immensa. Lunga oltre 7 chilometri e alta poco

Madrid. Da lì, dopo 11 ore e mezza di volo, un Boeing

meno di 200 metri, ha richiesto per la sua costruzione

757 ci porterà a Malpensa.

11 milioni di metri cubi di calcestruzzo. Ha 18 turbine e

Arrivederci Argentina, patria del tango e terra di gau-

crea un lago di 1.350 chilometri quadrati di superficie e

chos, di foreste e di cascate, di laghi e di ghiacciai scon-

un volume d’acqua di 29.000 milioni di metri cubi. In-

finati. Arrivederci, terra che dal Tropico del Capricorno

somma un autentico capolavoro di ingegneria, un altro

fino al Circolo Polare Antartico sai regalare impagabili

miracolo sudamericano.

emozioni. E trasformare i sogni in realtà. 79


La diga di ItaipĂš, autentico capolavoro di ingegneria. Ăˆ lunga oltre 7 chilometri


81



Il coraggio della dignità

Sono passati due anni e mezzo dal mio secondo viaggio

Resta tutta, è pur vero, la rabbia del popolo dei tango-

in Sudamerica e poco meno di quattro da quella che

bond, che comprende anche 450mila italiani vittime de-

fu, sul finire dell’autunno del 2002, la mia prima avven-

gli allettanti guadagni prospettati loro agli sportelli ban-

tura in Argentina. Da allora molte cose sono cambiate,

cari, proprio attraverso la sottoscrizione di titoli argentini,

in quello sconfinato Paese da noi italiani così amato e,

negli stessi anni in cui la ricca borghesia sudamericana

nei momenti difficili, così coccolato com’è giusto fare

cambiava i suoi pesos in dollari e li trasferiva all’estero.

con una nazione dove un terzo dei suoi 36 milioni di

A loro, al popolo dei tango-bond appunto, sono rimaste

abitanti ha antenati italiani (un milione e mezzo di loro ha

le briciole. E le polemiche che si sono accompagnate

tra l’altro il doppio passaporto). Era il 2001 quando un

alle decisioni degli organismi internazionali di ignorare le

devastante terremoto economico e finanziario mise in

richieste dei creditori privati.

ginocchio l’Argentina e oggi quella terra si avvia concre-

Ma i conti dell’Argentina, si è detto, iniziano a tornare. E

tamente a tornare fertile. E prospera. I numeri parlano,

poi con Kirchner il Paese ha fatto un altro passo impor-

ormai dall’anno scorso in verità, di un Paese in ripre-

tante, ha cioè abolito le leggi approvate negli anni della

sa, con il tasso di crescita annuo di poco inferiore al

presidenza di Raúl Alfonsín che - insieme con l’indulto

10% e con la disoccupazione scesa sotto la soglia del

a suo tempo concesso da Menem - avevano garantito

13%. Sotto controllo, anche se sempre piuttosto alta,

l’impunità ai militari del regime instaurato nel 1976, quan-

è pure l’inflazione e le esportazioni hanno ripreso fiato.

do la giunta guidata da Jorge Rafael Videla prese le re-

«Stiamo uscendo dall’inferno», aveva detto un anno fa il

dini della nazione sudamericana. Da quell’anno e fino al

presidente Nestor Kirchner facendo il bilancio dei suoi

1983, quando con la caduta della dittatura in Argentina

primi due anni alla Casa Rosada, dove si è insediato nel

tornò la democrazia, numerosi oppositori - non importa

maggio del 2003.

se reali o presunti - del regime furono rapiti, torturati e 83


uccisi. E migliaia furono gli scomparsi, i desaparecidos

quantomai efficace di cui mi piace citare un passaggio.

per i quali i familiari hanno sempre invocato giustizia. E

“Quando i loro figli iniziano a sparire - scrive Magris - in

da 25 anni le madri argentine di Plaza de Mayo, straordi-

un’assenza e in un’incertezza più angosciose della mor-

nario esempio di umanità, marciano ogni giovedì intorno

te, il loro amore materno non si piega e non si rassegna.

all’obelisco che si innalza davanti alla sede della presi-

Non si limita alle lacrime ma trova gli artigli ed esse inizia-

denza argentina per tenere viva la memoria dei crimini

no la loro ricerca, la loro lotta indomabile. Come Antigo-

di cui si rese responsabile la dittatura. Nel gennaio di

ne, si ribellano alla legge iniqua (o meglio alla selvaggia

quest’anno, in occasione dell’assegnazione del Premio

anarchia, perché ogni violenta tirannide è caos e disor-

Nonino proprio alle madri di Plaza de Mayo, di queste

dine) che nega i fondamentali valori umani”. L’Argentina

donne capaci di “mettere a repentaglio eroicamente la

è anche questo. È il coraggio della dignità.

loro esistenza sfidando l’arroganza del potere” Claudio Magris ha delineato sul Corriere della Sera un ritratto

Claudio Bottagisi, agosto 2006


Un piccolo popolo in cammino

Dopo essere stato pubblicato a puntate sul mensile “Il

spirituale dell’esperienza.

Punto Stampa”, viene raccolto in un volume il “diario” in

Certo, il viaggio in Terra Santa è anche la scoperta di

cui Claudio Bottagisi ha descritto la sua esperienza di

panorami esotici, dalla cupola dorata della moschea

viaggio in Terra Santa. L’occasione era stata data da un

di Omar all’aspra solitudine del deserto di Giuda, dal-

pellegrinaggio vissuto sul finire dell’estate 2005 in com-

la Gerusalemme calcinata dal sole alle dolci colline di

pagnia di due comunità parrocchiali, quelle di Olgiate

Galilea. Ma per il pellegrino è soprattutto l’incontro con

Comasco e di San Fedele in Como. Cento pellegrini in

la terra di Cristo, con le strade e i villaggi da Lui attra-

tutto, l’ideale per sentirsi un piccolo popolo in cammi-

versati, con l’eco delle sue parole e dei suoi atti che

no, ma per avere anche la possibilità di conoscersi.

affiorano dai campi, dal lago di Tiberiade, dalla steppa

Claudio è stato pellegrino-giornalista, in viaggio con il

del Giordano.

gruppo, diventandone il fedele cronista. Tutti indovina-

Questo intreccio di documentazione e di luce interiore

vano il suo “mestiere”: nella curiosità del vedere e del-

affiora a ogni passo del racconto. Di più, un altro pre-

l’ascoltare, del fare domande e del raccogliere la docu-

gio di questo “diario di viaggio” è la nota di incantato

mentazione di ogni cosa.

stupore che emerge a ogni pagina: per le persone, gli

Ma questa attenzione professionale non ne raffredda-

incontri, i riti, le memorie. E’ una nota che dà tonalità al

va la cordialità e non lo allontanava dal clima di pre-

racconto, senza forzature. Merito di un buon narratore,

ghiera e di fede in cui matura l’esperienza forte del

certo. Ma cerco di darmi ragione di ciò che l’abbia ispi-

pellegrinaggio. Forse è proprio questo che gli ha con-

rata, visto che anche in me, che pure ho accompagna-

sentito di raccontare il viaggio in Terra Santa non solo

to come guida spirituale tanti itinerari in Terra Santa,

nell’affascinante dispiegarsi dei paesaggi e dei reperti

questo pellegrinaggio ha lasciato un ricordo singolare,

archeologici, ma di cogliere dal di dentro la densità

una commozione unica. 85


Una prima ragione, forse, è da ricercare nel tempo in

con il deserto del Neghev.

cui abbiamo visitato i luoghi santi. Era la prima estate in

Una ragione tutt’altro che trascurabile, infine, è il clima

cui riprendevano i pellegrinaggi dopo cinque anni du-

di amicizia, di profonda intesa, di reciproco aiuto che si

rissimi di intifada, di attacchi e di ritorsioni tra palestine-

è subito creato nel gruppo dei pellegrini: non c’era om-

si e israeliani. Dopo gli anni della paura, la gente vedeva

bra della presuntuosa svagatezza del turista ma, in tutti,

in questo riapparire dei pellegrini un ritorno alla norma-

desiderio di capire, di vivere insieme un’esperienza uni-

lità. E ne ricavava un senso di respiro, una promessa

ca, di confrontarsi con le radici della propria fede.

di pace che, purtroppo, si è rivelata di breve durata.

Nel “diario” di Claudio Bottagisi c’è una fedele riso-

Soprattutto nelle comunità cattoliche palestinesi rina-

nanza di questi sentimenti, di queste opportunità, di

scevano la speranza e la gioia di non sentirsi più sole.

questo orizzonte di senso. Un diario che merita di es-

In questo clima e con queste attese è stato più faci-

sere letto. È stato scritto con la passione dell’antico

le avere incontri con personalità (ma anche con gente

salmista: “Mi si attacchi la lingua al palato - cantava

semplice) che dilatavano la comprensione dei proble-

con struggente nostalgia - se mi dimenticassi di te, o

mi e dei difficili cammini di pace. Così ci hanno parlato

Gerusalemme” (salmo 137).

a lungo e hanno risposto alle nostre domande il Cu-

Chi lo legge avrà un motivo in più per augurare la

stode francescano di Terra Santa, padre Pierbattista

pace ai due popoli che vivono su questa terra tragica

Pizzaballa, il rettore del Seminario patriarcale di Geru-

e splendida. È se ha fede, per aprire l’anima alla pre-

salemme, padre William Shomali, e il nunzio apostolico

ghiera perché, nel deserto dei sentimenti umani, essa

monsignor Pietro Sambi, ora responsabile della nun-

possa diventare giardino dove fioriscano la giustizia, il

ziatura della Santa Sede negli Stati Uniti. Ma ci ha par-

diritto, la sicurezza e la pace.

lato della sua vita anche una “piccola sorella” di Charles de Foucauld, italiana, che vive la sua consacrazione

Monsignor Carlo Calori

lavorando in un quartiere povero di israeliani al confine

vicario episcopale per la città di Como


...a Israele

Malpensa, 24 agosto 2005

Un pellegrinaggio in Terra Santa, il pellegrinaggio per eccellenza. Un viaggio nella terra di Gesù e lungo le strade del Vangelo. Un itinerario di grande significato spirituale attraverso luoghi e situazioni di forte intensità emotiva. Un percorso per dilatare la propria conoscenza del Vangelo e, al tempo stesso, per ammirare paesaggi incantati. E scoprire il fascino dei profumi e dei colori di Israele. Ma soprattutto per raccogliere quei piccoli semi di speranza sparsi in una terra in cui dev’essere costruita la pace. Un pellegrinaggio di otto giorni tra Nazareth, Cafarnao, Tiberiade e il suo lago, il monte delle Beatitudini, Gerico, il Mar Morto, Haifa, il deserto di Giuda, Betlemme e naturalmente Gerusalemme, la “città santa”. Un viaggio da ricordare. E da raccontare. 87




“Gerusalemme amore mio. Un’ultima collina ed è la meraviglia. Diciassette volte distrutta, diciassette volte risorta, la regina delle città è lì, piantata nel suo paesaggio lunare, in mezzo a questo scenario che è servito da sfondo alla più formidabile avventura spirituale di tutti i tempi” (Dominique Lapierre, da “Luoghi dell’Infinito” n.27 - febbraio 2000)

Nelle due pagine precedenti, il lago di Tiberiade visto dal monte delle Beatitudini L’antica strada a gradini percorsa da Gesù la notte del Giovedì santo per raggiungere la Valle del Cedron


Sulle orme di Cristo Un pellegrinaggio in Terra Santa, dopo gli anni della

nuti dopo il decollo l’arrivo all’aeroporto Ben Gurion di

paura seguiti alla “passeggiata” del 28 settembre del

Tel Aviv, moderno e funzionale. Poche decine di minuti

2000 di Ariel Sharon, primo ministro israeliano, sulla

per sbrigare le formalità doganali e ritirare i bagagli e

spianata delle moschee di Gerusalemme. Con la di-

sul piazzale sono già pronti il bus numero 1 e l’auti-

scussa visita al monte del Tempio, il leader del Likud in-

sta arabo che ci accompagneranno per tutta la durata

tendeva suffragare la sovranità israeliana su quel luogo

del pellegrinaggio. Fuori, il termometro segna 30 gradi.

sacro, oggetto di una lunga e accesa contesa. Di fatto,

Partiamo alla volta di Nazareth, nostra prima destina-

spalancò le porte alla seconda intifada. E le chiuse alle

zione, e percorriamo la piana di Sharon, mentre il sole

migliaia di occidentali che ogni anno facevano dei luo-

regala un suggestivo tramonto. Sul pullman, don Carlo

ghi sacri di Israele la meta dei loro pellegrinaggi sulle

invita a porsi per tutta la durata del pellegrinaggio un

orme di Cristo e lungo le strade del Vangelo.

interrogativo: “Maestro, dove abiti?”. E a pensare alla

«Viaggiare e essere pellegrino qui è un segno di spe-

terra di Gesù come al “quinto Vangelo”. Passiamo da

ranza e di solidarietà con i cristiani di Terra Santa - era

Cesarea, sul Mediterraneo, un tempo abitata dai filistei,

scritto nel documento stilato nel gennaio del 2004 da

distrutta dai persiani, ricostruita dai Crociati e succes-

alcuni vescovi cattolici dell’Europa e delle Americhe - è

sivamente dagli ebrei.

un richiamo alla presenza di questa Chiesa vivente e

Alice spiega che in Israele la stagione delle piogge va

una testimonianza di pace e riconciliazione in questa

da ottobre a marzo e sollecita i partecipanti al pelle-

regione così martoriata dal conflitto». Ecco allora il ri-

grinaggio «a porsi in atteggiamento di ascolto. Ricorda

torno dei pellegrinaggi. Ed ecco, dal 24 al 31 agosto

che «da queste parti c’è ben poco crepuscolo» (non

del 2005, le tappe ai luoghi santi di oltre 40 comaschi

a caso alle 19.30 è praticamente già notte) e ci intro-

guidati da monsignor Carlo Calori, prevosto della “città

duce - con le prime informazioni - alla conoscenza di

murata” di Como.

Nazareth, dove arriviamo intorno alle 21.30. L’albergo

Con loro Alice Calori (guida attenta e affidabile quanto

che ci ospiterà per tre notti è l’Hamaayan Hotel, della

discreta e instancabile, che della Terra Santa conosce

catena Rimonim, in road Paolo VI. Una doccia, la cena e

storia, abitudini, cultura e tradizioni) e una cinquantina

tutti a letto. Il mattino successivo la sveglia suonerà alle

di parrocchiani di Olgiate Comasco.

6.30. Il tempo di fare colazione e, in gruppo, raggiun-

La partenza è alle 12.50 dallo scalo milanese della

geremo la Basilica dell’Annunciazione per la messa di

Malpensa con il volo 1908 dell’Eurofly. Tre ore e 40 mi-

inizio pellegrinaggio. 91



Alla basilica dell’Annunciazione

L’interno della basilica superiore dell’Annunciazione, a Nazareth

Giovedì 25. Prima delle 7.30 tutti si presentano pun-

sposi che desiderano conservare memoria scritta di

tuali all’appello. A presiedere la celebrazione eucaristi-

quell’evento. Lì accanto ecco le fondamenta della casa

ca davanti alla grotta in cui Maria ricevette dall’angelo

in cui avvenne il miracolo. Molti vi hanno gettato una

l’annuncio della maternità divina è don Lorenzo Calori,

moneta, qualcuno una rosa rossa.

assistente spirituale della comitiva olgiatese. A conclu-

Un piccolo negozio davanti alla chiesa vende cartoline,

sione del rito visitiamo la basilica superiore, la zona de-

rosari, cappellini, oggetti ricordo e un vino liquoroso,

gli scavi, la vicina chiesa di San Giuseppe e il museo

non senza averne offerto un assaggio a chiunque var-

francescano. Raggiungiamo quindi la chiesa di San

chi la soglia del locale.

Gabriele e, prima di tornare in hotel, ci concediamo un

A Cana (e sarà così per tutto il viaggio) il sole picchia

giro panoramico della città.

forte e il paesaggio è colorato da incantevoli bouganvil-

Il pomeriggio si parte per Cana di Galilea, dove Gesù du-

lee. Ai lati delle strade donne, uomini e ragazzi di ogni

rante un banchetto nuziale compì il suo primo miracolo,

età vendono melograni. Sul pullman, Alice spiega che

trasformando l’acqua in vino. Lungo la strada osservia-

il melograno è una delle sette piante bibliche. Ad atten-

mo il minareto di una moschea e qualcuno ricorda di

derci è ora il Tabor, luogo della trasfigurazione di Cristo,

essere stato svegliato di buon mattino (in realtà sarebbe

che raggiungiamo dopo aver percorso una strada “ab-

più esatto dire nel cuore della notte) dal canto del muez-

bracciata” per lunghi tratti da giganteschi eucalipti,

zin che chiamava alla preghiera islamica e al cui richia-

messi a dimora a suo tempo per bonificare il terreno e

mo i musulmani si rivolgono verso la Mecca e aprono le

l’aria, essendo la zona malarica.

braccia quasi ad accogliere più luce in se stessi.

Alla base del monte lasciamo il bus e saliamo - sette

Pochi chilometri ed ecco Cana, 6.000 abitanti, molti

alla volta - su appositi taxi. Autisti piuttosto spericolati

dei quali arabi e musulmani. Visitiamo la chiesa, cui si

ci portano fin sulla cima del monte, dove sorgono un

accede da un piccolo cortile, e le coppie lariane rinno-

convento e la basilica e da dove lo sguardo spazia su

vano le promesse matrimoniali secondo un rito ufficia-

territori sconfinati. La lettura dell’episodio della trasfigu-

lizzato da un vero e proprio attestato consegnato agli

razione invita all’ascolto. E alla riflessione. 93


“La speranza è lontanissima, nel presente non c’è. Ma dobbiamo inventarla, altrimenti siamo morti” (Mahmoud Darwish - poeta, al Corriere della Sera, 23 maggio 2006)


95



Galilea, fascino e suggestioni

Nella pagina precedente, la cupola della basilica dell’Annunciazione, a Nazareth

Il santuario della Trasfigurazione, sulla vetta del monte Tabor

La sagoma tondeggiante del monte Tabor domina un

parrocchiani della “città murata” e di Olgiate sono una

vasto territorio nei dintorni di Nazareth. Dall’alto, davanti

dissetante spremuta di melograno o, per chi preferisce,

agli occhi del visitatore si apre un panorama pressoché

d’arancio e il pullman che ci aveva portati fin lì da Cana

sconfinato. Da una parte le alture del Golan, dall’altro

di Galilea.

un’immensa distesa di campagne e, qua e là, piccoli

Il programma della giornata non è terminato. Prima di

laghi creati per allevarvi i pesci. Tutto intorno è silenzio,

rientrare a Nazareth è infatti prevista una sosta al kibbu-

rotto soltanto dalla lettura dell’episodio della trasfigu-

tz di Lavi, con inclusa la visita alla sua sinagoga. Dentro,

razione di Gesù. “Sei giorni dopo Gesù prese con sé

mentre ognuno prende posto tra i banchi, l’instancabile

Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni e li condusse

Alice spiega che i kibbutz sono villaggi creati per difen-

in disparte su un alto monte...”. Don Lorenzo procla-

dere l’identità ebraica. Fuori, il giardino è lussureggiante

ma il passo del Vangelo di Matteo che narra appunto

e ben curato. In un cortile giocano una quindicina di

l’evento miracoloso della trasfigurazione e spiega che

ragazzini.

la tradizione cristiana ha identificato questo “alto mon-

Su Israele stanno per calare le ombre della sera quan-

te” proprio con la montagna del Tabor. Poi legge: “Qui,

do lasciamo il kibbutz per fare ritorno a Nazareth. Ad

sotto i loro occhi, egli si trasfigurò e il suo volto splende-

attenderci è una cena a base di riso, insalata, verdure

va come il sole e le sue vesti divennero bianche come la

e pollo. Il tutto condito con salse speziate dal gusto in-

luce”. I pellegrini ascoltano e riflettono. A fare loro om-

confondibilmente arabo. Alle 22 tutti (o quasi) sono già

bra sono un piccolo riparo poco distante dalla basilica

ritirati nelle rispettive camere dell’Hamaayan Hotel, con

e gli ampi cespugli delle coloratissime bouganvillee.

il pensiero proiettato al mattino successivo, quando ad

A turno, la comitiva ridiscende e con gli stessi taxi uti-

attendere i pellegrini saranno Tiberiade, Cafarnao e il

lizzati per la salita (condotti dagli stessi spericolati au-

monte delle Beatitudini. Insomma ci si prepara a vivere

tisti) raggiunge la base del monte, dove ad attendere i

la “giornata del lago”. 97


La basilica sul Tabor, ricostruita dai Francescani sulle rovine di una precedente chiesa bizantina


In battello, sul lago di Gesù

A darci idealmente il “buongiorno”, intorno alle 7 del 26

Cristo di salvarlo. “Subito Gesù stese la mano - legge

agosto, è un cielo a quell’ora già incredibilmente azzur-

il prevosto della “città murata” - lo afferrò e gli disse:

ro. In pullman raggiungiamo in breve tempo Tiberiade

Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Il vento cessò

e attraversiamo in battello il “lago di Gesù”, quello della

e quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a

tempesta sedata e della pesca miracolosa. È il cosid-

lui dicendo: Veramente tu sei figlio di Dio”.

detto “mare di Galilea” ed è 200 metri sotto il livello del

Alcuni minuti di silenzio, dedicati alla riflessione perso-

Mediterraneo. A forma di arpa, è detto anche lago di

nale, poi il battello riaccende i motori e riparte. Appena

Genesaret dal nome della pianura che lo costeggia.

sbarcati a Cafarnao visitiamo gli scavi dell’antica città

La traversata verso Cafarnao inizia sulle note dell’in-

custoditi dai francescani, con i resti della sinagoga e

no di Mameli. In lontananza osserviamo il villaggio di

le fondamenta della casa di Pietro, sovrastate da un

Magdala, poi il battello sosta in mezzo al lago e don

Memoriale consacrato nel 1990. Sotto frondosi alberi,

Carlo legge la pagina di Vangelo in cui Gesù cammina

proprio a ridosso della sinagoga, don Lorenzo legge e

sulle acque. Con il tono della voce il sacerdote pare

commenta un altro brano di Vangelo.

sottolineare il passaggio in cui Pietro - impaurito dopo

Sono le 11 quando la comitiva lascia Cafarnao per rag-

che Gesù stesso lo aveva invitato a scendere dalla bar-

giungere il monte delle Beatitudini. Prima, però, i pelle-

ca per andargli incontro - temendo di affogare implora

grini fanno tappa a Tabgha, dove Gesù moltiplicò i pani 99


Tra i cipressi e le bouganvillee, il santuario che ricorda il “discorso della montagna”

Palme e datteri, Israele è anche questo: un Paese ricco di coltivazioni e vegetazione


Cafarnao e i resti della sinagoga, costruita nella seconda metĂ del IV secolo dopo Cristo



e i pesci e dove conferì il primato a Pietro. Dalla riva,

stessi e nel nostro prossimo la letizia di essere cristia-

pochi rinunciano a toccare le tiepide acque del lago. Su

ni, «quella stessa gioia - dice con un esempio efficace

una pianta cresciuta accanto alla piccola spiaggia che

- che un missionario prova quando lascia la sua terra

si apre davanti alla chiesa un martin pescatore osserva

per raggiungere la missione che gli è stata affidata».

incuriosito. Una foto di gruppo, la prima dal giorno della

Il pranzo, delizioso, è al vicino convento delle suore

partenza, poi nuovamente tutti in bus verso il monte

francescane. Mangiamo di buon appetito pastasciutta,

delle Beatitudini.

pesce e insalata e, alla fine, c’è posto anche per l’angu-

Una volta a destinazione, lo spettacolo è semplice-

ria. I più coraggiosi (fuori, infatti, il caldo è opprimente)

mente inimmaginabile. E, in definitiva, indescrivibile.

intorno alle 14 lasciano il convento e si aggirano per

Altrettanto suggestivo e intenso l’appuntamento con la

il parco circostante la chiesa. Qualcuno scatta foto-

celebrazione della messa all’aperto, circondati dai fiori

grafie, i più osservano il paesaggio e qualche altro ne

e con gli sguardi liberi di spaziare sul lago e su estese

approfitta per riposare. Ma arriva l’ora della partenza,

coltivazioni di datteri e di banane.

destinazione Haifa e il Carmelo. E la guida ricorda che

All’omelia, don Carlo invita a saper trovare dentro noi

la giornata è ancora lunga.

Gli scavi dell’antica città di Cafarnao, oggi custoditi dai Francescani

103



All’Opera, nel segno di don Guanella

Al monte delle Beatitudini, un’altra tappa del pellegrinaggio lungo le strade dei Vangeli

Sono passate da poco le 15 quando lasciamo il mon-

grotta in cui era solito rifugiarsi il profeta Elia. Dentro, si

te delle Beatitudini per raggiungere il Carmelo, che nel

sta concludendo il suggestivo rito del battesimo gre-

punto più alto supera appena i 550 metri e che nel-

co-cristiano di un bimbo e pochi si lasciano sfuggire

l’antichità era considerato uno tra i luoghi più sacri.

l’opportunità di scattare una foto o di immortalare la

Prima, però, è prevista una tappa a Haifa, conquistata

cerimonia sulla videocamera.

- così si legge su un pieghevole - nel 1100 dai Crociati.

A proposito di foto, una volta lasciata la basilica nes-

È venerdì, per gli ebrei giorno di riposo e di festa. Ecco

suno rinuncia a raggiungere la vicina terrazza pano-

perché al nostro arrivo, quando il sole batte ancora for-

ramica e a puntare l’obbiettivo della propria macchina

te, ci imbattiamo in una città “chiusa”. E tuttavia capa-

su quel panorama davvero suggestivo, dominato dal

ce di offrire al visitatore un incantevole panorama sul

porto con i suoi alti sili per la raccolta del grano, dalle

Mediterraneo, che ammiriamo dall’alto.

insegne pubblicitarie e soprattutto dal blu intenso del

L’impressione è di una città moderna e in effetti Alice

Mediterraneo, spezzato qua e là dalla bianca scia di

la descrive «centro industriale d’avanguardia affaccia-

un’imbarcazione.

to sul mare e principale porto d’Israele». Ammiriamo

Ma il pullman aspetta. Si torna a Nazareth, dove ad

dal bus l’incantevole giardino antistante un mausoleo,

attendere i pellegrini giunti due giorni prima in Israele

quindi sostiamo alla chiesa Stella Maris, che ingloba la

dal Lario è l’incontro con il responsabile dell’Opera Don 105



Guanella. Si chiama don Marco Riva e ha 42 anni. Da

indicatagli dai Superiori”. E ancora: “Confidò più volte

15 è in Israele ed è assistito da fratel Carlo Frondini nella

di essere rimasto colpito da una foto scattata a don

gestione della Holy family school, avviata struttura che

Guanella, attorniato da un nugolo di bambini, durante il

accoglie oltre 200 disabili medio-gravi da 0 a 21 anni

pellegrinaggio in Terra Santa da lui compiuto nel 1902

di Nazareth e dei dintorni, ospitati in un ex convento

con il cardinale Andrea Carlo Ferrari. Quell’immagine

di suore clarisse costruito nel 1882 e di proprietà del-

aveva per don Ugo un significato profetico e nella sua

la Custodia di Terra Santa, individuato dal guanelliano

umiltà sentiva il privilegio di dover concretizzare il de-

don Ugo Sansi nella prima metà degli anni Settanta.

siderio del fondatore di aprire una struttura proprio in

È il 1975 quando sette giovani disabili mentali sono ospi-

Terra Santa. Per questo il sacerdote volle il meglio per

tati in quello stabile, nel frattempo parzialmente ristrut-

la Casa di Nazareth e non risparmiò impegno e studio,

turato. «In breve tempo il loro numero aumentò - spiega

facendo della Holy family school un’istituzione educati-

don Marco con la sua carica contagiosa di entusiasmo,

va e riabilitativa di primaria importanza”.

di simpatia e di energia - e nell’83 fu ristrutturata un’altra

Già, una struttura agile e funzionale dove lavorano oltre

ala del convento, in cui furono ricavate le aule per le at-

100 persone, tutte del posto e tutte donne, in larga pre-

tività dei ragazzi. Dall’anno successivo vennero accolti

valenza arabe. E dove, soprattutto, non si cerca di im-

bambini con disabilità senso-psicomotoria e ben presto

porre bensì di crescere insieme. «È per questa stessa

gli spazi divennero insufficienti e inadeguati. Venne per-

ragione - sottolinea don Marco - che ogni anno festeg-

ciò progettato e realizzato un nuovo padiglione nell’area

giamo con i ragazzi e con le loro famiglie sia il Natale

del frutteto dell’ex convento, inaugurato nel 1986».

sia il Ramadan, nel segno della condivisione piena tra

Sia don Marco sia fratel Carlo sono stati allievi in

cristiani e musulmani». Prima di farci visitare il nuovo

Seminario di monsignor Calori e ciò aggiunge ulterio-

padiglione dell’istituto, il sacerdote spiega che la scuola

re familiarità all’incontro. Sempre don Marco, originario

è sovvenzionata dallo Stato di Israele e può inoltre con-

di Paderno d’Adda, spiega: «Don Ugo Sansi arrivò in

tare sui proventi delle donazioni. «In tal modo - sottoli-

Terra Santa a quasi 50 anni, dopo aver trascorso buo-

nea - le famiglie non pagano alcuna retta».

na parte della sua vita nella congregazione guanelliana,

Ci congediamo da don Marco e dall’Opera Don Guanella

assistente e educatore a Milano e a Riva San Vitale».

quando su Nazareth sta per scendere la sera. Il giorno

In un sito Internet si legge: “Dolce e roccioso come le

dopo lasceremo la Galilea e ci dirigeremo verso Gerico

montagne della sua Valtellina, accolse con la maturi-

e il Mar Morto prima di raggiungere Gerusalemme, di-

tà di un’obbedienza meditata la nuova destinazione

ciassette volte distrutta, diciassette volte risorta.

Il fascino del Mediterraneo, osservato dal monte Carmelo, sopra Haifa 107




“Oggi la pace sta diventando impossibile perché Israele rifiuta di negoziare i confini, il futuro di Gerusalemme, il diritto al ritorno degli esuli, costruisce muri e cantoni” (Mahmoud Darwish - poeta, al Corriere della Sera, 23 maggio 2006)

Nelle due pagine precedenti una veduta di Haifa, con il suo porto e il suo mare, e l’incontro con don Marco Riva nel cortile dell’Opera Don Guanella a Nazareth

Le rocce e le grotte di Qumran. Qui furono trovati antichi manoscritti della Bibbia, i cosiddetti rotoli del Mar Morto


Gerusalemme, pace sulle tue mura

È il mattino del 27 agosto, un sabato. Sul pullman che

per raggiungere Gerico, non prima di avere osservato

da Nazareth prende la strada per Gerico don Carlo ri-

un sicomoro, la pianta sulla quale salì Zaccheo, ricco

corda ai pellegrini della “città murata” e di Olgiate quan-

capo dei pubblicani, per vedere Gesù che stava ap-

to sia difficile essere cristiani, anche e soprattutto in

punto attraversando Gerico. La messa, celebrata da

Terra Santa. Ed esorta a vincere questa sfida «con la

don Lorenzo, è nella chiesa dei francescani. Una tap-

scelta dell’amore». Attraversata la piana di Esdrelon, si

pa per acquistare ceramiche, squisiti datteri e ogni tipo

punta verso la valle del Giordano.

di saporitissima frutta, quindi la comitiva lariana punta

Entriamo in Palestina dopo aver superato senza diffi-

verso Qumran, nelle cui grotte furono trovati antichi ma-

coltà un check-point presidiato da tre giovani militari

noscritti della Bibbia, i cosiddetti rotoli del Mar Morto

sorridenti e dopo esserci lasciati alle spalle alcuni vil-

considerati la più importante scoperta archeologica

laggi di beduini, i cosiddetti “custodi del deserto”, con

mai avvenuta in Israele.

le loro greggi. Osserviamo i monti del deserto di Giuda,

Fa molto caldo, ma dopo pranzo ad attendere i pellegri-

tutti dello stesso inconfondibile colore.

ni sono dapprima un rigenerante bagno nelle acque del

Un breve tragitto e, dopo un altro check-point, eccoci

Mar Morto, quindi due soste a Wadi El Qelt per ammira-

davanti al monte della Quarantena, su cui sorge un mo-

re un suggestivo quanto singolare panorama sul deser-

nastero. Una breve sosta, poi di nuovo tutti in pullman

to di Giuda. Lungo il tragitto ecco altre tende di beduini. 111



Sulla spianata del tempio la moschea di Al-Aqsa e la cupola della moschea di Omar, la cosiddetta Cupola della Roccia


Lasciata Nazareth e attraversata la Valle del Giordano, ecco Gerico

Uno sguardo alla moschea e una tappa per lo shopping prima di raggiungere Qumran


Il suk di Gerusalemme, nel cuore della città vecchia. Un altro “simbolo” da conservare

Anche una tipica e suggestiva bottega artigiana nel mercato della “città santa”


“Chi abita a Gerusalemme sa che vi sono qui tanti sforzi, tentativi di dialogo, di incontro, di comprensione, di riconciliazione, di perdono... Sono persone che hanno capito che la pace ha un prezzo e che ciascuno deve cominciare a pagare la sua parte� (Cardinale Carlo Maria Martini)

Spezie, frutta e verdura. Il suk di Gerusalemme regala al visitatore colori e aromi assolutamente inconfondibili


«Tra il deserto del Sinai e appunto quello di Giuda -

Sfogliando una guida della città ecco il foglio che riporta

spiega Alice - sono attualmente ottantamila, quasi tutti

il salmo 121, quello del saluto a Gerusalemme, conse-

stanziali». Impariamo anche a riconoscere il tamarisco,

gnato a ogni pellegrino prima della partenza. Leggerlo

una pianta pungente tipica di quei luoghi, della qua-

è inevitabile: “Quale gioia quando mi dissero: Andremo

le osserviamo vari esemplari. Ma Gerusalemme non è

alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano

lontana. Ci arriviamo infatti intorno alle 18 e subito pun-

alle tue porte, Gerusalemme... Là salgono insieme le

tiamo verso l’albergo che ci ospiterà per i successivi

tribù, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del

tre giorni.

Signore. Là sono posti i seggi del giudizio, i seggi della

L’hotel è il Saint George International e l’accoglienza de-

casa di Davide. Domandate pace per Gerusalemme.

cisamente apprezzata, anche perché accompagnata da

Sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura,

una dissetante spremuta. Nella mente si riaffacciano le

sicurezza nei tuoi baluardi”.

parole che monsignor Calori aveva pronunciato in luglio,

La cena precede il giro notturno della città vecchia, che

quando i pellegrini si erano incontrati nella casa parroc-

inizia dalla porta di Erode. Da lì raggiungiamo la vici-

chiale di San Fedele, a Como, con il prevosto della “città

na porta di Damasco, da dove accediamo al quartiere

murata” per conoscersi e preparare l’appuntamento di

arabo (durante le ore del giorno affollato e coloratissi-

fine agosto. Insomma per saperne di più sugli obiettivi

mo, con il suo mercato e gli inconfondibili profumi del

del viaggio e sul senso dell’itinerario da intraprendere.

suk), per poi passare a quello cristiano. Uno sguardo

«Quello a Gerusalemme è il pellegrinaggio per eccellen-

alle antiche mura e, sempre a piedi, rientriamo in alber-

za», aveva detto il sacerdote. Che aveva anche aggiun-

go. Il mattino dopo la sveglia suonerà, come d’abitu-

to: «Ogni esperienza vissuta in Terra Santa, la terra di

dine, piuttosto presto. E il programma della giornata si

Gesù, è un atto di fede nel mistero dell’incarnazione».

preannuncia intenso.

117


A passeggio per Gerusalemme, lungo le anguste vie in pietra del suk


«Di un bimbo nessuno ha paura»

La domenica inizia con la visita alla spianata del tempio,

palestinesi si legge: “Stop apartheid”. Qualcun altro,

che raggiungiamo dopo aver superato minuziosi con-

con lo spray, ha scritto: “American money”.

trolli a zaini e borse. Sulla destra ecco la moschea di

Ad attendere il gruppo, al campo dei pastori, è padre

Al-Aqsa, sulla sinistra - al centro di un grande piazzale

Michele. Il tempo di un rapido scambio di saluti e di pren-

raggiungibile dopo aver salito una quindicina di gradi-

dere posto dentro una delle grotte dove i pastori passava-

ni - quella di Omar, dall’inconfondibile cupola dorata.

no le loro notti invernali e ha inizio la “messa di Natale” dei

Poco distante è il Muro del pianto, da secoli il faro degli

pellegrini lariani. Don Carlo legge la pagina del Vangelo

ebrei. Ma la sua visita è programmata per i giorni suc-

di Luca: “Ora, mentre essi erano là, giunse per lei il tem-

cessivi. La prossima destinazione è invece Betlemme,

po del parto e diede alla luce il suo figlio primogenito, lo

dove già in mattinata è prevista la celebrazione della

avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia,

messa in una delle grotte dei pastori.

perché non v’era posto per loro nell’albergo...”.

La strada da percorrere per raggiungere Betlemme

Poi, all’omelìa, il prevosto dice: «Oggi siamo qui a rac-

non è lunga. Pochi chilometri e saremo nella città della

cogliere lo stesso invito fatto duemila anni fa, l’invito ad

Giudea patria di Davide. Quando varchiamo il muro è

andare a Betlemme a vedere cos’è accaduto». E ag-

mattina inoltrata. Sulla “barriera” innalzata dagli israe-

giunge: «Dio ha scelto l’incarnazione perché di un bimbo

liani per difendersi dagli attacchi dei gruppi terroristici

nessuno ha paura». E ancora: «Dio c’è nella nostra vita 119


Betlemme, 9 chilometri a sud di Gerusalemme, la cittĂ della Giudea patria del re David





“Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra. Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia” (Salmo 137, 5-6)

Nella grotta sotto la basilica della Natività una stella d’argento a indicare il luogo in cui nacque Gesù


quotidiana, ma dobbiamo abituarci a trovare il Signore

Il suono delle campane a distesa annuncia il mezzogior-

dove a lui piace farsi trovare, cioè nelle cose semplici, in

no e precede di pochi minuti la discesa alla sottostante

chi ci è accanto e nel nostro lavoro di ogni giorno».

grotta della Natività. Sotto l’altare i pellegrini rendono

Dopo la messa e non prima di avere intonato Tu scendi

omaggio - con un inchino, un canto e una preghiera

dalle stelle, ecco la tappa più attesa, alla basilica della

sussurrata - alla stella d’argento che, su una lastra di

Natività. Vi si accede da una porta stretta e bassa dopo

marmo, indica il punto in cui nacque Gesù. Don Lorenzo

avere attraversato un ampio cortile. Appena dentro, la

ripropone il passo del Vangelo già ascoltato alla messa

nostra guida spiega che la chiesa fu costruita nel IV se-

nella grotta dei pastori. “In quei giorni - legge il sacerdo-

colo dall’imperatore Costantino e danneggiata durante

te - uscì un editto di Cesare Augusto per il censimento

una rivolta. «I persiani però non la distrussero - osserva

di tutto l’impero. Questo censimento fu il primo fatto da

- perché vi trovarono raffigurati i Magi. Essendo orien-

Quirino mentre era governatore della Siria. E tutti an-

tali come i tre Re, non vollero infatti profanare l’edificio.

davano a farsi registrare, ciascuno nella propria città.

Più tardi, con i turchi, la basilica venne addirittura tra-

Anche Giuseppe salì dalla città di Nazareth di Galilea

sformata in un luogo in cui venivano custoditi gli anima-

per recarsi in Giudea, alla città di Davide chiamata

li». Dei mosaici che ricoprivano le pareti non è rimasto

Betlemme, essendo egli del casato e della famiglia di

praticamente più nulla. Qualche interessante traccia del

Davide, per farsi registrare insieme con Maria, sua spo-

pavimento musivo della basilica è visibile invece sotto il

sa, che era incinta...”. L’emozione è forte e qualcuno non

livello dell’attuale pavimentazione.

sa trattenere una lacrima.

125



«Viviamo qui come in un ghetto»

La porta di Santo Stefano a Gerusalemme. Poco oltre, la chiesa di Sant’Anna e la piscina probatica

È l’ora di pranzo e, fuori, fa caldissimo. Per la comi-

tunnel e non possiamo sperare che tra israeliani e pale-

tiva lariana l’appuntamento è a Casa Nova, a fianco

stinesi si arrivi alla pace in tempi brevi».

della basilica, la più moderna casa per pellegrini della

«Viviamo qui come in un ghetto - aggiunge - rinchiusi tra

Custodia di Terra Santa. Qui, comodamente seduti a

le mura che circondano la città. Poi c’è il grosso proble-

tavola, i pellegrini incontrano padre William Shomali,

ma dei profughi palestinesi. Quattro milioni di persone

rettore del Seminario patriarcale, e da lui vengono mes-

vivono fuori dalla loro terra e questo è grave. La guerra?

si al corrente dei problemi che la Chiesa di Terra Santa

Non risolve niente, eppure sono in troppi a pensare che

è chiamata ad affrontare. Nativo di Betlemme e con un

soltanto con la guerra si può conquistare qualcosa».

passaporto di servizio rilasciato dalla Santa Sede che

Poi un’amara considerazione: «Qui, più che in ogni al-

gli consente di spostarsi liberamente, padre William ri-

tra parte del mondo, c’è un’immensa capacità di odiare.

corda che i cristiani sono oggi soltanto il 2% dell’intera

E c’è un tremendo egoismo. Gli israeliani considerano

popolazione della Terra Santa e che negli ultimi quat-

ogni palestinese un nemico, un potenziale terrorista. Ma

tro anni 3.000 persone hanno abbandonato Betlemme.

se tornano i pellegrinaggi, torna anche un po’ di speran-

Proprio in quei giorni di fine agosto circa 8.000 coloni

za, così come ci sono di grande aiuto le preghiere del

ebrei stanno lasciando la Striscia di Gaza dopo il riti-

cardinale Carlo Maria Martini. Lui vive a Gerusalemme e

ro ordinato dal premier Ariel Sharon. «Ma questa resta

non fa politica ma spiritualità. Ed è un uomo di pensie-

un’eccezione - dice il rettore - perché gli altri insedia-

ro meraviglioso». L’incontro con padre William Shomali

menti rimarranno. No, non vediamo ancora la fine del

continua. E intanto si preparano altre emozioni. 127


Il Muro del pianto e l’apertura della Torah, il libro sacro per gli ebrei


Il Muro del pianto, riti e preghiere

Sul pullman che da Betlemme ci porta al villaggio di Ain

Ma torniamo ad Ain Karem, prima tappa pomeridiana

Karem, dove nacque Giovanni Battista, don Carlo ricor-

dell’ultima domenica di agosto vissuta in Medio Oriente.

da che a Como - con sede al Centro pastorale Cardinal

In questo villaggio visitiamo dapprima la chiesa del Ma-

Ferrari - è attiva l’associazione “Amici del Seminario di

gnificat, che ricorda la visita di Maria a Elisabetta. Appe-

Beit Jala”, presieduta dall’ex sindaco della città Renzo

na oltre l’inferriata da cui si accede al cortile antistante

Pigni e sostenuta da alcune parrocchie del capoluogo,

il santuario un cartello ammonisce a non introdurre, tra

oltre che della provincia e del Lecchese. Scopo del-

gli altri oggetti comunemente vietati nei luoghi di culto,

l’associazione è promuovere aiuti concreti a favore dei

pistole e armi in genere. Un divieto analogo l’avevamo

cristiani di Terra Santa e in particolare dei chierici del

notato tre giorni prima nelle immediate vicinanze della

Seminario patriarcale attraverso l’istituzione di borse di

chiesa della Trasfigurazione, sul Tabor. Ci aveva fatto

studio e l’“adozione” degli stessi seminaristi.

sorridere, ma ci aveva anche ricordato le tribolazioni di

Proprio Renzo Pigni, neppure due mesi dopo, incon-

una terra dove da sempre domina la paura.

trando i pellegrini reduci dal pellegrinaggio lariano in

Lasciata la chiesa del Magnificat raggiungiamo il vicino

Israele avrebbe lanciato da Como un allarme: «Nel giro

santuario eretto sul luogo in cui nacque Giovanni Bat-

di 30 anni la comunità cristiana in Palestina rischia di

tista. Poi riprendiamo la strada per Gerusalemme, non

scomparire e i luoghi santi di trasformarsi semplice-

prima di essere transitati nuovamente da Betlemme per

mente in musei. Ecco perché da quelle terre giungono

una sosta dedicata allo shopping in un negozio dove

agli occidentali appelli alla solidarietà ed ecco perché

a prevalere sono gli oggetti intagliati nel legno di ulivo.

quella gente non deve sentirsi sola». «L’associazione ha

Su tutti, rosari e presepi di ogni dimensione, ma anche

svolto in questa direzione un ruolo importante - avreb-

crocifissi. Il rientro al Saint George International avviene

be anche aggiunto l’ex primo cittadino - “adottando”

in perfetto orario per la cena. Il mattino successivo ad

finora otto seminaristi su un totale di 27. La nostra dio-

attendere la comitiva è la visita della “città santa”, che

cesi è vicina a loro e li incoraggia. Ed è chiamata a dare

sarà preceduta dalla messa celebrata nella chiesa del

forza alle loro speranze».

convento francescano del Cenacolo. 129



Il Cenacolo e la tomba di David

Anche lunedì 29 è uno splendido sole ad accompagna-

arrestato al Getsemani. Qui, all’inizio dell’antica strada a

re i pellegrini nel loro viaggio sulle strade del Vangelo. Il

gradini percorsa dal Signore la notte del Giovedì santo

rito eucaristico, presieduto da don Lorenzo, è seguito

per raggiungere la valle del Cedron, don Carlo legge

dalla sosta nella sala dell’ultima cena, dove Giovanni

il passo di Vangelo in cui il Signore predice il rinnega-

Paolo II nel 2000 celebrò l’Eucarestia. Il prevosto di

mento di Pietro. Quindi altri brani dal Vangelo di Gio-

San Fedele ricorda: «Qui si consumò il primo atto del

vanni: “Non siete stati voi che avete scelto me, ma sono

tradimento di Giuda, qui gli apostoli si asserragliarono

io che ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e

impauriti nel Venerdì e nel Sabato santo, qui Gesù ap-

portiate frutto e il frutto vostro rimanga. Allora qualun-

parve agli apostoli dopo la sua risurrezione e qui, otto

que cosa chiederete al Padre nel nome mio, egli ve la

giorni dopo, incontrò Tommaso».

darà”. E ancora: “Ecco viene l’ora, anzi è già venuta, in

Tappe successive sono la visita alla tomba (vuota) di

cui sarete dispersi ciascuno per conto suo e mi lasce-

David, alla chiesa della Dormizione di Maria nella cui

rete solo. Ma io non sono solo, perché il Padre è con

cripta si venera la statua della Vergine nel dolce son-

me. Di queste cose vi ho parlato affinché in me abbiate

no del suo trapasso e a San Pietro in Gallicantu, dove

pace. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo:

pare sorgesse la casa del sommo sacerdote Caifa e

io ho vinto il mondo”.

dove Gesù subì il primo processo dopo essere stato

Alcuni istanti di riflessione, poi il trasferimento al Muro 131



del pianto, per gli ebrei il luogo più sacro, vestigia delle

Il pranzo che segue la visita al Muro del pianto è in

fondamenta del tempio costruito da Salomone. Nel-

albergo. Nel pomeriggio visitiamo Betania, il villaggio

le fessure dei grandi blocchi di pietra che formano il

degli amici di Gesù situato alle falde orientali del mon-

muro e nelle più piccole crepe vi sono centinaia, forse

te degli Ulivi, con la chiesa dedicata ai santi Lazzaro,

migliaia di biglietti. Sono tutti messaggi e suppliche e

Marta e Maria e - poco lontano dal santuario - la tomba

il pensiero va a quel giorno di marzo del 2000 quan-

di Lazzaro.

do Papa Wojtyla, in visita in Terra Santa, lasciò in una

Poi la cappella dell’Ascensione a forma ottagonale, un

fenditura del Muro una lettera con il “mea culpa” per

cimitero ebraico, la “Dominus flevit” (la piccola chiesa

le offese recate agli ebrei. Vi era scritto: “Dio dei no-

costruita su progetto dell’architetto Antonio Barluzzi, a

stri padri, tu hai scelto Abramo e i suoi discendenti per

forma di grande lacrima, da cui si gode una vista sug-

portare il tuo nome tra i popoli. Siamo profondamente

gestiva sulla “città santa”), la basilica del Getsemani

rattristati per il comportamento di coloro che nel corso

(che conserva al centro del presbiterio la roccia del-

della storia hanno provocato sofferenze a questi tuoi

l’agonia di Gesù) e il vicino orto degli ulivi, che custodi-

figli e chiedendo il tuo perdono vogliamo impegnarci in

sce alcune piante secolari dai tronchi enormi. Quindi la

una fratellanza sincera con il popolo dell’Alleanza”.

cripta-santuario che accoglie il sepolcro della Madon-

Quasi tutti pregano, taluni ritmano le loro invocazioni

na (vi si accede da una scalinata opera dei Crociati)

con il dondolìo del corpo. Oggi si svolge anche la ce-

e, appena fuori, la grotta del Getsemani, dove Gesù

rimonia del barmitzvah, che segna il passaggio nella

venne catturato.

maggiore età religiosa dei ragazzi che hanno compiuto

Dopo cena quasi tutti i partecipanti al viaggio in Terra

13 anni. Quando i giovanissimi festeggiati aprono la To-

Santa si ritrovano con don Carlo, don Lorenzo e Alice

rah, il libro sacro per gli ebrei (comprende la storia della

in una sala dell’hotel. Il prevosto di San Fedele sollecita

creazione del mondo e della nascita del popolo ebrai-

i pellegrini a leggere la vita del Signore per percepirne

co, ma pure le leggi da seguire), dalla piazza sopra-

la sua umanità e ricordando la visita di poche ore pri-

stante le donne della famiglia lanciano grida di giubilo

ma alla “Dominus flevit” aggiunge: «L’immagine di Gesù

un po’ stridule e gettano caramelle sulla folla.

piangente è tenerissima e ci fa capire la bontà di Dio».

Un cimitero ebraico nella “città santa”, nelle immediate vicinanze della “Dominus flevit”

133


Un rito e una preghiera con don Lorenzo e don Carlo nel convento francescano del Cenacolo


135


Il luogo dove si fa memoria del Cenacolo. Qui si consumò il primo atto del tradimento di Giuda

San Pietro in Gallicantu, che prende il nome dall’episodio del canto del gallo udito dopo il tradimento


Da Sant’Anna, verso il Santo Sepolcro

È il 30 agosto. Il primo ritrovo della giornata, la penulti-

e sorelle». Per poi aggiungere: «In Gesù scompaiono

ma del nostro viaggio in Israele, è a Gerusalemme da-

tutte le differenze etniche, sociali e culturali. Tutti siamo

vanti alla porta di Santo Stefano. Neppure un centinaio

uno in lui perché, come ci ha insegnato il Concilio, Gesù

di metri oltre le mura settentrionali della città vecchia

si unisce a ogni uomo».

ecco la chiesa di Sant’Anna e, poco distante, la pisci-

La visita della chiesa (dove si trova una statua moderna

na probatica riportata alla luce dagli scavi archeologici.

di sant’Anna e della Vergine bambina, dono della città

Davanti alla basilica due rigogliosi alberi del pepe, un

di Nantes) è seguita dalla sosta davanti alla piscina dove

vecchio pozzo e una coloratissima bouganville sono lo

Gesù guarì il paralitico. E la descrizione del luogo pre-

sfondo ideale per una fotografia.

ceduta dalla lettura di un brano del Vangelo di Giovanni:

Qui, in Sant’Anna, giusto un anno prima si erano riuniti

“In Gerusalemme, presso la porta delle pecore, c’è una

con il cardinale Dionigi Tettamanzi i cattolici del gruppo

piscina, detta in ebraico Betzaeta, con cinque portici.

di 125 fedeli di diverse confessioni cristiane in pellegri-

Sotto questi giaceva una gran quantità di ammalati,

naggio in Israele e nei territori palestinesi per il cammi-

ciechi, zoppi e paralitici... Ora si trovava là un uomo che

no di pace voluto dal Consiglio ecumenico delle Chie-

già da trentotto anni soffriva della sua malattia. Gesù,

se di Milano. E all’omelìa l’arcivescovo di Milano aveva

sapendo che da molto tempo si trovava in quello stato,

detto: «Di fronte alla situazione attuale della Terra Santa

gli disse: Vuoi essere guarito? Alzati, prendi il tuo giaci-

cerchiamo di condividere la sofferenza di tanti fratelli

glio e cammina. E subito l’uomo fu guarito”. 137


“Incontrare Gerusalemme vuol dire incontrarla per amarla, per raccogliere il suo appello a diventare operatori di pace, pur nelle tensioni che sempre ha vissuto e che vive ancora oggi� (Cardinale Carlo Maria Martini)


Il cammino della “via dolorosa”

Da Sant’Anna e dalla piscina probatica i pellegrini rag-

La prima - una sorta di atrio - corrisponde al vestibo-

giungono l’inizio del cammino della “via dolorosa”. Tra

lo della tomba, la cosiddetta cappella dell’Angelo, al

la gente e tra le bancarelle e i negozi del suk, affasci-

centro della quale vi è una bassa colonna che custodi-

nante con i suoi inconfondibili profumi e i suoi meravi-

sce, protetta da un vetro e illuminata da due candele,

gliosi colori, la comitiva lariana celebra la memoria del-

un frammento della pietra che chiudeva il sepolcro. Da

la passione, morte e risurrezione di Cristo e raggiunge

una porta alta poco più di un metro e 30 si accede alla

la basilica del Santo Sepolcro. Dentro, il primo impatto

stretta stanza sepolcrale vera e propria. Sulla destra,

è con la pietra dell’unzione e - tre metri e mezzo so-

un blocco di marmo sovrastato da un altare ricopre la

pra il livello della strada - con il Calvario, raggiungibi-

roccia su cui venne deposto Gesù dalla sera del Vener-

le attraverso una stretta e ripida scala. Qui, dopo una

dì santo al mattino di Pasqua.

preghiera guidata da don Carlo con l’auspicio che il

Di seguito visitiamo la sottostante cappella di Sant’Ele-

pellegrinaggio nella terra del Signore «segni una cre-

na, madre di Costantino, e quella dove è visibile la roc-

scita nella nostra vita cristiana», a turno i pellegrini si

cia che si squarciò alla morte di Gesù. Alice spiega che

inginocchiano sotto l’altare eretto sopra la roccia su cui

quella cappella è detta di Adamo «perché la tradizione

venne innalzata la croce di Gesù, prima di scendere e

vuole che il sangue del Signore abbia salvato Adamo e,

raggiungere l’edicola del sepolcro, divisa in due parti.

attraverso lui, tutti gli uomini». 139



Nella cappella del Santissimo Sacramento il prevosto

bergo per il pranzo, dopo aver varcato la porta di Giaffa.

di San Fedele celebra la messa. All’omelia, monsignor

Nel pomeriggio, con il sole che picchia forte, raggiun-

Calori commenta il brano del Vangelo della resurrezio-

giamo in pullman la Knesset, il Parlamento israeliano

ne letto poco prima e si sofferma in particolare su una

superprotetto con i suoi sei piani sotterranei a prova

frase: “Non abbiate paura”. «L’abbiamo ascoltata due

di qualsiasi assalto. All’altro lato della strada la Meno-

volte - dice il sacerdote - La prima dall’angelo, quando

rah, il candelabro con sette bracci simboleggianti i sette

disse alle donne in visita al sepolcro: “So che cercate

giorni della creazione e i sette pianeti. Poco distante,

Gesù il crocifisso. Non è qui, è risorto come aveva det-

un gruppo di giovanissimi ha improvvisato sul marcia-

to”. Poi è Gesù stesso a tranquillizzare: “Non temete”.

piede un sit-in per protestare contro lo sgombero delle

Abbiamo bisogno di sentircelo dire, perché purtroppo

colonie nella Striscia di Gaza. Ad attendere i pellegrini

le nostre paure sono sempre tante».

lariani è ora la visita allo Yad Vashem, la memoria della

All’uscita dalla basilica i rintocchi festosi delle campane

Shoah. Un’altra tappa importante per conoscere Israe-

annunciano il mezzogiorno e precedono il ritorno in al-

le. E la sua storia.

L’altare eretto sopra la roccia su cui venne innalzata la croce di Gesù, al Calvario

141


“Per un cristiano e per ogni cittadino di questo mondo Gerusalemme ha un’importanza unica. È una città che non può essere semplicemente visitata. Gerusalemme chiede di essere incontrata” (Cardinale Carlo Maria Martini)

Don Carlo e l’omaggio al Calvario. A destra, il tratto iniziale della “via dolorosa”


Allo Yad Vashem, per ricordare

Sono le ore più calde della giornata quando in pullman

le rimembranze, dove arde una fiamma perpetua. Nel

raggiungiamo lo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto.

pavimento sono scolpiti i nomi dei campi di concen-

La costruzione, situata a ovest di Gerusalemme, è mo-

tramento e qui, nel marzo del 2000, Giovanni Paolo II

derna. All’ingresso, una ragazza vende la spilla-simbo-

ebbe a dire: «In questo luogo della memoria la mente,

lo della Shoah, che richiama l’immagine di un reticolato

il cuore e l’anima provano un estremo bisogno di silen-

da cui fuoriesce un ramoscello d’ulivo. Sul cartoncino

zio. Silenzio per cercare di dare un senso ai ricordi che

su cui è appuntata si legge: “Ricordando il passato,

tornano impetuosi, silenzio perché non vi sono parole

per vivere il futuro”. Dentro il mausoleo, che si estende

abbastanza forti per deplorare la terribile tragedia della

su un’area di 180.000 metri quadrati sul monte Herzl,

Shoah». E ancora: «Qui come ad Auschwitz e in molti

l’impatto è con le sale che racchiudono oggetti, docu-

altri luoghi d’Europa siamo sopraffatti dall’eco dei la-

menti, indumenti, immagini, filmati, pagine di giornali,

menti strazianti di così tante persone. Uomini, donne e

libri e mille altre testimonianze sulle vittime delle perse-

bambini gridano a noi dagli abissi dell’orrore che hanno

cuzioni naziste.

conosciuto». Quindi un interrogativo - «Come possiamo

Altrettanto forte, se non addirittura emotivamente an-

non prestare attenzione al loro grido?» - e una conside-

cora più struggente, è la visita al Children’s Memorial,

razione: «Nessuno può dimenticare o ignorare quanto

la sala dedicata al milione e mezzo di piccole vittime

accadde, nessuno può sminuirne la sua dimensione».

innocenti della Shoah. Centinaia di specchi riflettono

Era già stanco e visibilmente sofferente, Papa Wojtyla.

nel buio la luce di alcune candele, mentre in sottofon-

Ma quella sua invocazione risuona ancora forte dentro la

do una voce registrata elenca i nomi dei bambini uccisi

“sala del ricordo”: «Dagli abissi della sofferenza e del do-

nelle camere a gas dei campi di sterminio.

lore - disse l’anziano pontefice - il cuore del credente gri-

Percorriamo il viale dei Giusti e entriamo nella sala del-

da: Io confido in te, Signore. E dico: tu sei il mio Dio». 143


Rigogliose bouganvillee e, sullo sfondo, il “lago di Gesù”

La sagoma della “Dominus flevit”, a Gerusalemme. Nella pagina a fianco, il lago di Tiberiade



“Comprendo la paura e l’angoscia di Israele, ma sono certo che il muro non è la risposta. Israele vuole difendersi dagli attacchi terroristici, ma la realtà del muro divide il villaggio dalle terre, la scuola dai bambini, l’ospedale dai malati” (Padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, 2004)


«I pellegrini ci portano la vita»

Lasciato il museo dell’Olocausto con nel cuore una

stretti a vivere con salari in molti casi non adeguati al

grande emozione, i pellegrini della “città murata” e di

costo della vita. Inevitabile e immediato è il riferimento

Olgiate rientrano a Gerusalemme. Ad attenderli, al con-

al diminuito numero di pellegrinaggi che si è accom-

vento di San Salvatore, è padre Pierbattista Pizzaballa,

pagnato agli anni della paura seguita alla seconda inti-

bergamasco, da poco più di un anno custode di Terra

fada. «L’economia della zona si è impoverita - afferma

Santa. A lui, monsignor Calori chiede di parlare della

il religioso - e il tenore di vita di numerose famiglie si è

Custodia e di spiegare quali sono le difficoltà incontrate

abbassato. Così oggigiorno non è raro incontrare gente

dai cristiani in questa realtà, ma anche di soffermarsi

che circola in Mercedes e tuttavia bussa alle porte delle

su cosa significhino i pellegrinaggi e su come possano

parrocchie per chiedere i buoni pasto».

essere condotti nel modo più corretto.

Ecco allora l’importanza dei pellegrinaggi, «che porta-

Premesso che i francescani sono presenti in Terra San-

no lavoro e benessere». Di più, «portano la vita». «Dopo

ta ininterrottamente da oltre sette secoli e che la Custo-

il 2000 vi è stata desolazione - osserva sempre padre

dia opera non soltanto in Israele e Palestina ma anche

Pizzaballa - e a ciò si è accompagnata una situazio-

in altri sei Paesi con oltre 300 religiosi di 32 diverse

ne di malessere. In presenza di un conflitto così lace-

nazionalità, padre Pizzaballa ricorda che «qui i cristiani

rante qual è quello in atto in Medio Oriente, del resto,

sono soltanto il 2% del totale della popolazione», co-

vi è la tendenza a schierarsi da una parte o dall’altra. 147


A Tabgha, dove GesĂš conferĂŹ il primato a Pietro e dove sorge la chiesa costruita dai Francescani


La presenza dei pellegrini, invece, ci aiuta a mantenere

sistema giuridico e amministrativo, dunque il terreno va

un giusto equilibrio, ad alzare lo sguardo e a non chiu-

preparato in modo adeguato, a cominciare dalla scuola.

derci dentro la nostra sofferenza».

È lì che occorre piantare il seme del dialogo e della tolle-

Richiamando quanto ebbe a dire Paolo VI, primo Papa

ranza, per arrivare a costruire una mentalità di pace».

dopo San Pietro a visitare da pellegrino questi luoghi, il

Prima di lasciare il convento e di congedare padre Piz-

dinamico e coraggioso frate francescano parla della Ter-

zaballa, a ogni pellegrino viene consegnata una busta.

ra Santa come del “quinto Vangelo” e osserva che «co-

“Memento Jerusalem”, è riportato sulla confezione.

noscere la sua storia, il suo ambiente e la sua geografia

Dentro, oltre a un opuscolo fresco di stampa sulla pre-

contribuisce in modo efficace a una più vitale compren-

senza francescana in Terra Santa e a un pieghevole

sione del messaggio della Sacra Scrittura». “E la pace?”,

che illustra l’estensione della Custodia, i suoi scopi e le

chiede un pellegrino. «Servono identità chiare e ben de-

attività svolte, vi è un rosario. Una pellegrina lo stringe

finite - risponde padre Pizzaballa - per far sì che il dialogo

al cuore e lo bacia. Domani lasceremo il Medio Oriente,

possa essere facilitato. Chi oggi parla di accordi di pace

ma prima di fare ritorno in patria una delegazione di pel-

fa semplicemente retorica, perché la pace dev’essere

legrini incontrerà monsignor Pietro Sambi, nunzio apo-

costruita e questi luoghi non possono essere patrimo-

stolico in Israele e delegato apostolico a Gerusalemme.

nio esclusivo di qualcuno. La Palestina non ha un suo

L’ennesima emozione di un viaggio indimenticabile.

Tra le rovine e gli scavi di Gerico, 250 metri sotto il livello del Mar Mediterraneo

149


“Sono venuto qui con l’intenzione di percepire la drammatica complessità di un conflitto che è tra due cause giuste, quella israeliana e quella palestinese, le quali - se vengono però perseguite nella logica dell’inimicizia anziché del dialogo - finiscono inevitabilmente per produrre ingiustizie e violenze” (Cardinale Dionigi Tettamanzi, giugno 2004)

Folclore e balli tradizionali sul piazzale che si apre davanti alla basilica della Natività, a Betlemme


L’incontro con il nunzio apostolico

Con monsignor Sambi l’appuntamento è a metà mattina

quella di un Paese «senza futuro per i giovani» perché

nella sede della Nunziatura, un ex monastero cecoslo-

costretto a convivere «con una perenne instabilità poli-

vacco che ha ospitato negli anni Sessanta Papa Paolo

tica ed economica». Un Paese, Israele, dove «manca la

VI e nel marzo del 2000, per sei giorni, Giovanni Pao-

prospettiva della pace». A proposito del muro innalzato

lo II. Origini romagnole, da otto anni a Gerusalemme, il

attorno alla Cisgiordania e a Gerusalemme, monsignor

delegato apostolico esordisce con una considerazione

Sambi non esita a definirlo «una vergogna». Ricorda

improntata all’ottimismo. «I gruppi di pellegrini stanno fi-

come Papa Wojtyla ebbe a dire che «la Terra Santa non

nalmente diventando numerosi - dice - e a raggiungere

ha bisogno di muri ma di ponti» e si dice «assoluta-

Israele e la Palestina non sono soltanto gli italiani. Tor-

mente stupefatto e sbalordito» per la mancata reazio-

nano anche gli spagnoli e i cavalieri del Santo Sepolcro

ne dell’Europa. Poi specifica: «Ariel Sharon ha saputo

inglese, mentre mancano ancora gli americani». Ricor-

porre bene la questione del muro. È vero, Israele ha il

da, il nunzio apostolico, che i cristiani in terra palestine-

sacrosanto diritto di difendersi dagli attacchi terroristici,

se hanno sia il problema di mantenere la loro identità

nessuno può negarlo. Così ha lasciato intendere che

sia quello di non essere considerati cittadini di seconda

aveva l’esigenza di costruire attorno a sé un muro ma

classe. «Lottano per avere libertà e indipendenza - affer-

il problema, anzi l’ingiustizia, è che il muro non è sta-

ma - e uno dei modi più efficaci per aiutarli è venire qui

to costruito attorno a Israele ma intorno ai palestinesi,

in pellegrinaggio. Vedere gente arrivare è per tutti loro un

portando via proprio a loro terre estremamente prezio-

incoraggiamento morale e spirituale. E non solo. I pel-

se. Ha “rubato” 8 milioni di metri quadrati alle famiglie

legrini portano pure qualche soldino, che entra anche

di Beit Jala, 7 milioni a quelle di Betlemme e un milione

nelle tasche dei cristiani». Sorride, monsignor Sambi, e

e 700mila metri quadrati alla gente di Beit Sahur, che

parlando sempre dei cristiani di Terra Santa afferma che

hanno la casa al di là del muro e il campo da coltivare

«senza di loro i luoghi santi diventerebbero musei».

al di qua». Aggiunge un’amara considerazione, il nunzio

L’ottimismo per il rinascere dei pellegrinaggi dopo l’inti-

apostolico. «Gli israeliani - afferma - dicono che il muro

fada del 2000 lascia presto il posto, nelle parole del nun-

è provvisorio, ma anche la sede della nostra nunziatura

zio apostolico, alla descrizione di una più triste realtà,

è “provvisoria” in questo ex monastero dal 1948». 151



Con la gioia nel cuore

L’incontro con monsignor Pietro Sambi (a destra nella foto) nella sede della Nunziatura apostolica

Sono i giorni, quelli di fine agosto, dello sgombero delle

Sul pullman che dall’albergo ci porta all’aeroporto Ben

colonie di Gaza e monsignor Pietro Sambi* ricorda ai

Gurion di Tel Aviv (da lì è previsto il decollo, destina-

pellegrini lariani di essere stato letteralmente “assedia-

zione Milano-Malpensa) monsignor Calori sintetizza i

to”, in quelle stesse settimane, da ebrei che lo supplica-

concetti espressi dal nunzio apostolico e chiede che il

vano di intercedere presso il Papa affinché non fossero

pellegrinaggio in Terra Santa continui idealmente anche

distrutte le sinagoghe presenti nella Striscia. Proprio a

una volta rientrati alle proprie case. «Gustate in modo

riguardo dello sgombero delle colonie, parla di «atto

diverso la lettura del Vangelo - è l’invito del prevosto

coraggioso» e specifica che «se Abu Mazen (suben-

della “città murata” di Como - e scorrendo la vita di

trato a Yasser Arafat alla guida dell’Autorità palestinese

Gesù percepitene tutta la sua bontà e la sua umani-

e come il suo predecessore appartenente al partito Al

tà». Poi una considerazione («abbiamo seguito, passo

Fatah, ndr) riuscirà a fare l’altro passo, ugualmente diffi-

dopo passo, le orme di Cristo e adesso il nostro cuore

cile e ugualmente coraggioso, di disarmare i gruppi ter-

è gonfio di gioia») e l’ultima sollecitazione: «Impariamo a

roristici, in particolare Hamas e la Jihad islamica, allora

disporci con umiltà davanti al Signore e in atteggiamen-

la strada per arrivare alla pace si allargherà».

to di piena fiducia in lui».

* Dal 2006 monsignor Pietro Sambi è nunzio apostolico negli Stati Uniti e osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati americani. A nominarlo è stato Papa Benedetto XVI. Nuovo delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina è monsignor Antonio Franco, già ambasciatore della Santa Sede nelle Filippine. 153


“È amaro, molto amaro il calice che ho bevuto, o Palestina, vivendo lontano da te e dalla mia gente. La brezza della tua aria, i tuoi colori, la tua bellezza riempiono il mio cuore nella speranza sempre viva di incontrarci un giorno, il giorno del grande incontro” (da “Canti per la pace” XI-XXI secolo)


Terribilmente senza pace

È il 19 luglio di quest’anno, ottava giornata del con-

anche nella Striscia di Gaza, dove a fine giugno militanti

flitto che contrappone i guerriglieri Hezbollah libanesi

palestinesi avevano attaccato una postazione di confi-

alle forze militari di Israele. A Nazareth vengono uccisi

ne controllata dagli israeliani e dove era stato sferrato

due bambini. Giocavano per strada e rincorrevano un

il primo attacco mortale contro Tel Aviv dal ritiro delle

pallone. La notizia dà una scossa al cuore. I razzi Ka-

truppe ordinato da Ariel Sharon nell’agosto di un anno

tiuscia che hanno seminato distruzione e morte in città

prima, proprio negli stessi giorni del nostro pellegrinag-

sono caduti in via Paolo VI, quella che porta alla basi-

gio in Terra Santa. Inutile ogni appello internazionale alla

lica dell’Annunciazione. Nella stessa strada vi è l’Ha-

tregua, al cessate il fuoco e al rispetto dei diritti umani.

maayan Hotel, l’albergo che ci aveva ospitato nell’ago-

Inefficace qualsiasi tentativo di mediazione. Si aprono

sto del 2005. E quella via, affollata di case e di gente,

spiragli soltanto per un corridoio umanitario, ma le ope-

l’avevamo percorsa più volte. L’agguato di Nazareth è

razioni militari proseguono. L’Onu condanna sia Israele

un’altra conferma dell’escalation di violenze che si è

sia Hezbollah. Intanto nuovi razzi cadono su Tiberiade e

accompagnata al conflitto che quest’estate è tornato

altre bombe scuotono Beirut. E Tripoli, ma anche Tiro.

a insanguinare il Medio Oriente, perennemente in un

Poi Haifa e Beit Hanun, nel Nord della Striscia.

clima di alta tensione.

Sul Corriere della Sera lo scrittore israeliano Amos Oz il

Pochi giorni prima, dopo il raid che aveva portato la mi-

18 luglio scrive: “Questa volta Israele non sta invaden-

lizia degli Hezbollah a rapire due soldati israeliani, era

do il Libano. Si sta difendendo da un attacco e da un

scattata l’offensiva del governo di Gerusalemme nel

bombardamento quotidiano di decine di città e villag-

Sud del Libano. E da allora era stato un susseguirsi di

gi, cercando di annientare l’Hezbollah ovunque sia in

violenza, con Beirut più volte colpita al cuore e con ri-

agguato”. E aggiunge: “Se come tutti speriamo, falchi

petute stragi di civili. Era nel frattempo salita la tensione

e colombe insieme, l’Hezbollah verrà presto sconfitto, 155


ad aver vinto saranno sia Israele sia il Libano”. Il giorno

Abu Mazen. Si era poi arrivati a maggio e alla nomina di

dopo, sempre dalle colonne del quotidiano milanese,

Ehud Olmert a primo ministro dello Stato di Israele.

la poetessa e giornalista libanese Joumana Haddad gli

Intanto il 19 febbraio la cantante israeliana Noa aveva

risponde con una lettera aperta: “Rispetto il suo dolore,

scritto su Avvenire: “L’elezione dell’Autorità palestinese

ma non è vero che Israele prende di mira soprattutto

e la crescita di Hamas mi rattristano e mi preoccupa-

l’Hezbollah. Israele sta demolendo sistematicamente le

no... Non abbiamo incoraggiato abbastanza il processo

infrastrutture civili libanesi. Fa pagare a cittadini inno-

di pace, non abbiamo collaborato abbastanza con Abu

centi e impotenti il prezzo di una colpa che la maggio-

Mazen, siamo stati lenti nel portare la speranza nelle

ranza di loro non ha”.

strade palestinesi e veloci nel costruire sempre più co-

Ma altri eventi, tra l’estate del 2005 e quella di que-

lonie e muri impietosi”. “Come sempre - aveva aggiunto

st’anno e prima della sanguinosa guerra con il Liba-

- noi e i palestinesi siamo bravi a commettere errori e

no fortunatamente interrotta con la tregua sancita nei

credo che siamo entrambi da biasimare. Almeno nella

giorni di Ferragosto, avevano contrassegnato il nuovo

nostra stupidità siamo completamente uguali”. Non era

corso di Israele. Su tutti il dramma personale del pre-

però mancato, nel suo intervento, uno spiraglio di luce.

mier Ariel Sharon, colpito da emorragia cerebrale ai

A giudizio di Noa, infatti, arriverà comunque il giorno in

primi di gennaio, fino ad arrivare al voto di fine marzo

cui non sarà più un sogno ritrovarsi in un luogo “dove

(dall’esito trionfale per il partito Kadima fondato pochi

condividere tutto ciò che abbiamo e sedersi insieme

mesi prima dallo stesso Sharon) per eleggere il nuovo

sotto un albero di ulivo, mentre il sole tramonta su

parlamento israeliano, passando per il rinnovo dell’As-

un’epoca di guerra”. Una speranza, in un Medio Oriente

semblea legislativa palestinese, con l’affermazione dei

terribilmente senza pace.

fondamentalisti islamici di Hamas su Al Fatah, il partito al governo fondato nel ’59 da Arafat, ora guidato da

Claudio Bottagisi, agosto 2006


157


Un grazie a: ®

Comunità Montana

del Lario Orientale

Un grazie anche agli artisti: Vittorio Martinelli – Lecco Franco Russolillo – Como Pietro Camozzi – Trento Elvio Mainardi – Bormio (SO) Umberto Zaccaria – Modena Walter Visioli – Bormio (SO)


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Finito di stampare nel mese di settembre 2006 dalla Cattaneo Paolo Grafiche s.r.l. Oggiono - Lecco Officina Grafica in Annone Brianza




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