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Territorio decentrato

Il Trionfo della Città: come la nostra più grande invenzione ci rende più ricchi, più intelligenti, più verdi, più sani e più felici era il titolo di un bestseller del 2012 che alla luce della recente pandemia fa un po’ sorridere. Durante e in seguito al lungo periodo di incertezza appena trascorso si sono venute a determinare due condizioni, reciprocamente interferenti. La prima è la riscoperta – in forma del tutto inedita, mediata dal mondo digitale – di una dimensione locale e di piccola scala, contrapposta a quella metropolitana, imponente, luccicante e in stato di congestione e agitazione permanente. L’altra invece è rappresentata dalla limitazione agli spostamenti di lungo raggio, e pertanto alla globalizzazione, dove appunto le grandi metropoli trionfano in quanto gangli vitali del sistema. Sono i cosiddetti ‘territori interni’, rispetto ai quali Mario Cucinella, con Arcipelago Italia, ha aperto un dibattito inedito in architettura. I luoghi alternativi alle grandi metropoli, di cui l’Italia è ricca, si sono in breve tempo, anche se in forma transitoria, ripopolati. Sembra insomma che si sia verificato una specie di reset, un ritorno a forme di frequentazione dei luoghi fondate su una dimensione locale, capaci di offrire un’alta qualità di vita, come sottolinea Stefano Fera. Buona parte dell’Europa è caratterizzata da un’incredibile concentrazione di tesori: una ricchezza culturale da scoprire e sulla quale è possibile rifondare un futuro. L’Italia in particolare, con un paesaggio prevalentemente collinare e montuoso popolato di piccoli centri, lontani sia dalle città che dalla pianura. Si tratta di paesi, spesso tra i 500 e i 1000 metri di quota, mediamente dimensionati per una popolazione di circa duemila abitanti: abbastanza per imporsi nell’economia rurale da cui ebbero origine come centri di gravitazione. Quasi tutti, con la trasformazione industriale, hanno visto la propria popolazione dimezzarsi rapidamente per riversarsi nei fondovalle e nelle città. In breve, ci siamo polarizzati su pochi centri metropolitani lasciando in abbandono un incredibile patrimonio edilizio, paesistico e culturale che è alla base della stessa identità nazionale. Di fronte a città la cui egemonia sembra inarrestabile, ma che ciclicamente dimostrano vulnerabilità e incertezze, il recupero di una dimensione decentrata e capace di resistere alle avversità sembra oggi convertirsi da scappatoia in nuova frontiera. Di fronte a città la cui egemonia sembra inarrestabile, il recupero di una dimensione decentrata e capace di resistere alle avversità sembra oggi rivalutare il potenziale dei paesaggi e dei centri minori.

Lars J. Berge

Con il suo studio Ljb ha sviluppato numerosi progetti alla scala piccola e media nei quali si fondono architettura e paesaggio norvegese. IoArch 72/2017 - bit.ly/3xkIP1R

Stefano Fera

Architetto specializzato nello studio dell’architettura pre-moderna. Famose le sue riflessioni sull’urbanità in tempo di peste, nel 2020 IoArch 88/2020 - bit.ly/3aLM0Ir

Antonio De Rossi

Ordinario di progettazione architettonica e urbana al Politecnico di Torino e direttore dell’Istituto di Architettura Montana. IoArch 92/2021 - bit.ly/3aFHGdz

Armando Ruinelli

Dopo un apprendistato da disegnatore edile a Zurigo e studi da autodidatta, nel 1996 si iscrive al registro federale deglia architetti (Reg.A) e nel 2000 con Fernando Giovanoli fonda lo studio Ruinelli Associati. Dal 2003 è membro della Società Svizzera degli Ingegneri e Architetti e nel 2008 viene accolto nella Federazione Architetti Svizzeri. Dal 2019 è docente di progettazione architettonica all’Università Politecnica dei Grigioni di Coira. IoArch 77/2019 - bit.ly/3tx2jPF

Ph. ©Ursula Haene

Quale opera di architettura pensi che rappresenti meglio lo spirito del tempo?

“Casa Rauch a Schlins, dell’architetto Roger Boltshauser, è un progetto che facendo un passo indietro ha poi permesso di farne molti nel futuro”

Armando Ruinelli

Il futuro ha radici antiche: è difficile pensare a un’opera che rappresenti questa frase in modo più efficace della Haus Rauch, a Schlins in Austria, progettata da Roger Boltshauser con e per Martin Rauch, maestro e pioniere di tecniche moderne di costruzione in terra cruda, nonché colui che ha illuminato i primi passi di architetti straordinari come Anna Heringer, Obel Award 2020. Ebbi l’occasione di visitare questa abitazione nel 2009, poco dopo il suo completamento, per un intero pomeriggio, e fu un’esperienza incredibile. Un blocco monolitico costruito con la stessa terra di scavo dell’abitazione, e con un volume articolato, o per meglio dire, a sua volta scavato in modo da permettere alla luce diretta del sole, così rara e preziosa nelle Alpi, di entrare in ogni angolo all’interno. Spazi di concezione moderna articolati magistralmente, in verità niente di più lontano dalla tradizione. Ma ciò che colpiva di più era la coerenza della costruzione e dei dettagli, adattati ad una tecnica costruttiva non convenzionale, il tutto secondo una logica ferrea. Gli inserti in pietra in facciata, un motivo decorativo derivato da una fondamentale funzione di prevenire il dilavamento delle superfici. Gli impianti senza tracce a parete, riducendo notevolmente lo sviluppo dei passacavi, con interruttori posizionati a soffitto, azionati tramite eleganti cordicelle con un pomo in terracotta. I lavandini in ceramica raku, una tecnica giapponese antica di 1500 anni, sempre ricavata dagli stessi materiali di scavo. Come mi fece notare anni prima lo stesso Rauch, la terra risulta dall’erosione, che è una forza capace di scavare vallate e plasmare il paesaggio di intere regioni: un muro in terra cruda non fa altro che rendere questa forza tangibile. E la casa di Martin Rauch un è vero e proprio manifesto della sua ricerca unica, posta all’intersezione tra artigianato, scienza e arte, nonché la dimostrazione di come sia possibile realizzare soluzioni innovative partendo dalla riscoperta di tecniche che, dalla rivoluzione industriale in poi, sono finite dimenticate se non screditate, ma con le quali un tempo si costruivano palazzi, se non intere città. Per riprendere una definizione di Gilles Perraudin, casa Rauch è un autentico esempio di avanguardia vernacolare.

Roger Boltshauser, Haus Rauch, Schlins, Austria, 2008. Costruzione Lem Thon Erde (Ph. ©Beat Bhüler).

TERRITORIO DECENTRATO

Haus Rauch, Schlins Roger Boltshauser (2008)

Roger Boltshauser, Haus Rauch, Schlins, Austria, 2008. Costruzione Lem Thon Erde (Ph. ©Beat Bhüler).