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Materia profonda

Secondo James Hillman psicologo della scuola di Carl Jung, presente nella libreria di ogni buon architetto, i luoghi hanno un’anima, e avendo un’anima hanno anche una personalità, e come le persone nascono, si trasformano e alla fine muoiono. Spesso, nel caso dei luoghi, di morte violenta. Questo vissuto, invisibile, che riguarda i luoghi, trascende la materia e sfida i confini fisici. È un sistema di relazioni, invisibile e complesso che si estende molto in profondità nello spazio e nel tempo, ed è costituito dall’insieme delle qualità ambientali e architettoniche che ne definiscono l’individualità. Questo ordine di riflessioni entra in collisione diretta con la tendenza, oggi imperante in architettura come in molti altri campi, di attribuire alla tecnica un valore assoluto. Un atteggiamento, o meglio uno stato mentale, che si manifesta in modo ancora più evidente quando l’argomento tocca le questioni ambientali dove, nell’illusione di risolvere problemi applicando la stessa mentalità che sta alla loro origine, il sistema di relazioni profonde e complesse alla base di ogni solido principio generativo di forma, viene sistematicamente ignorato. A questa perdita di consapevolezza sopravvivono fortunatamente reazioni opposte basate sul valore di opere di architettura che, guardando lontano e in profondità, sono ancora in grado di coinvolgerci e di emozionarci. Ed è interessante che termini messi al bando dal lessico dell’architettura come trascendenza, ineffabilità, metafisica e soprattutto bellezza - un termine così ricorrente nel linguaggio comune ma pressoché escluso dal dibattito - ricorrano nei discorsi di architetti del calibro di Peter Zumthor, Paolo Bürgi, Renato Rizzi e Alberto Campo Baeza come in quelle di artisti come Edoardo Tresoldi. Deep Matter, Matters: la Materia Profonda, conta.

Peter Zumthor

Premio Pritzker 2009 e Riba Royal Gold Medal 2013. Nato a Basilea, apre il suo studio nel 1979. Dal 1996 insegna all’Accademia di Mendrisio. IoArch 33/2010 - bit.ly/3MC7G6T

Paolo Bürgi

Architetto del paesaggio, è professore incaricato all’Università di Pennsyivania, al Politecnico di Milano e all’Università luav. IoArch 74/2018 - bit.ly/3zC9uK6 In contrapposizione al tecnicismo imperante termini come trascendenza, ineffabilità, bellezza e la volontà di rappresentare un sistema relazionale profondo riemergono nel lavoro di alcuni dei più notevoli architetti di questi anni.

Renato Rizzi

Professore associato di composizione architettonica all’Università Iuav, Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana nel 2009. IoArch 74/2018 - bit.ly/3HbXZv1

Alberto Campo Baeza

Nato a Valladolid, dove suo nonno era architetto, dall’età di due anni Alberto Campo Baeza ha vissuto a Cadice, dove ha “visto la Luce”. Docente per più di quarant’anni presso la Scuola di Architettura di Madrid (Etsam), ha tenuto conferenze in tutto il mondo e le sue opere hanno ricevuto ampi riconoscimenti. Secondo la sua filosofia, materiali essenziali dell’architettura sono la gravità, che costruisce lo spazio, e la luce, che costruisce il tempo. IoArch 80/2019 - bit.ly/3MHf2pG

Edoardo Tresoldi

Artista famoso per le installazioni ambientali in rete metallica, Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana nel 2009 con la Basilica di Siponto. IoArch 82/2019 - bit.ly/3NHBlgh

Quale opera di architettura pensi che rappresenti meglio lo spirito del tempo?

“1111 Lincoln Road di Miami di Herzog & de Meuron è l’opera che rappresenta chiarissimamente lo spirito del nostro tempo. È un manifesto di libertà”

Alberto Campo Baeza

Un’opera incredibile come 1111 Lincoln Road di Herzog e De Meuron meriterebbe in realtà bene più di queste poche righe. Nominalmente un autosilo, di fatto un ibrido funzionale e tipologico. Costruito in uno degli incroci più frequentati della città e concepito dagli autori come un nodo di interscambio tra una modalità di trasporto ed un’altra all’interno di un sistema infrastrutturale, né più né meno che una stazione ferroviaria o un aeroporto. 1111 Lincoln Rd. ha una capacità di 300 posti auto, ospita undici negozi e tre ristoranti al piano strada, ulteriori spazi di vendita al quinto piano, un ristorante sul tetto e residenze di lusso. La sua struttura è completamente aperta, essenziale e coincide con la sua architettura. Secondo Herzog&De Meuron è: “un organismo costituito da una famiglia di lastre di cemento, dal dispiegamento delle superfici dei piani, di colonne e di rampe il cui posizionamento è il risultato di una serie di forze contrastanti”. Invece di una convenzionale pelle di facciata, che nasconde le auto, ogni cosa viene resa evidente. Le altezze variano raggiungendo altezze doppie e triple, allo scopo di permettere l’adattamento a diverse funzioni sia permanenti che temporanee, tanto che l’edificio, viene utilizzato alternativamente per eventi, feste, riprese fotografiche o cinematografiche, sfilate di moda, concerti, cene e ogni genere di attività sociale e commerciale. È un concetto che è la traduzione diretta in forma architettonica dei principi di multipurposing e di contaminazione spaziale e funzionale enunciati, tra gli altri da Robin Chase (IoArch n.64 del 2016) in relazione alle modalità di interazione tra internet e condivisione collaborativa di risorse. Nonché dei principi di neutralità formale, una conseguenza diretta della “heavy rotation” di attività all’interno di spazi architettonici, presenti sia in opere come la Cyclopean House di Ensamble Studio (IoArch n.69 del 2017), sia nelle tendenze a livello di organizzazione degli spazi messi in evidenza da Aldo Cibic (IoArch n.69 del 2017) nel suo lavoro sull’architettura dei processi. 1111 Lincoln Rd. è uno spazio a dimensione di macchina reso curiosamente versatile per attività di qualsiasi tipo e adattato ad una dimensione umana: un edificio che non solo è una brillante interpretazione di un modo estremamente attuale di abitare ma è, per l’appunto, un emblema di libertà.

Herzog & de Meuron, 1111 Lincoln Road, Miami. 2010. (ph. ©Hufton+Crow).

MATERIA PROFONDA

1111, Lincoln Road Herzog & de Meuron (2010)

Herzog & de Meuron, 1111 Lincoln Road, Miami. 2010. (ph. ©Hufton+Crow).