1 minute read

2021 | ITALO ROTA

2021

Padiglione Italia Expo Dubai 2020

Ph. ©Massimo Sestini

Italo Rota E IL KITSCH

Italo Rota è uno dei rari architetti italiani controcorrente che fa i conti con una tradizione dimenticata, se non rimossa, dell’arte e dell’architettura: da Dada alla Body Art, dalla Land Art alla Alles Ist Architektur di Hans Hollein, dall’arte povera al concettuale. Un architetto che anche nel suo modo di vestire, eccentrico e colorato sino alla teatralità, non esita a proclamare la sua diversità. Ad attrarlo è la complessità. Quella che impedisce di avanzare sintesi banali in cui il rigore del meno annulli, secondo la formula miesiana, la confusione del più. Anzi se oggi c’è una certezza è che non sia possibile sfuggire al proliferare di immagini, oggetti, simboli che incessantemente e liberamente si presentano alla nostra coscienza, mettendo in discussione gerarchie e scale di valori. E rispetto ai quali l’unica soluzione è operare un montaggio che, selezionando alcuni pezzi, racconti la nostra storia. Una buona architettura lavora sulla curiosità, sullo stimolo e su reazioni inaspettate e stridenti. Da qui la scelta, quasi programmatica, per il kitsch e oltre il kitsch. Sono il disagio e la sorpresa generati dal cattivo gusto che ci spingono a entrare nel racconto facendolo percepire come un’opera aperta in cui è sempre possibile aggiungere, con i comportamenti e la partecipazione, qualche cosa. Mentre il bello pacifica e placa, il kitsch stimola e intriga. Sempre attento alle novità, Rota ha capito che il mondo degli immateriali, del digitale e delle relazioni avrà sempre maggior posto nell’architettura. Da qui una partnership con Carlo Ratti. L’innovazione, sembra dire questa scelta, nasce solo dall’ibridazione, dal mettere insieme idee, mondi e personaggi apparentemente distanti.

Italo Rota e Carlo Ratti, padiglione Italia all’Expo Dubai 2020 (ph. ©Michele Nastasi).