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2006 | BENEDETTA TAGLIABUE

2006

Parlamento Scozzese

Ph. ©Vicens Jiménez

Benedetta Tagliabue E IL CORPO DELL’ARCHITETTURA

Credo che il grande merito di Benedetta Tagliabue sia stato di custodire la memoria di Enric Miralles, prematuramente e tragicamente scomparso, senza che questa la soffocasse. Infatti con straordinaria abilità, è riuscita a chiudere i progetti iniziati in coppia, come per esempio il Parlamento Scozzese, senza tradirli, come tante volte invece accade con le opere postume. Nello stesso tempo, ha affrontato nuovi progetti, mostrando tempra di grande architetto. Il Padiglione spagnolo all’expo di Shangai, per esempio, è una struttura in acciaio ricoperto da ceste di vimini intrecciate a mano che riesce a far coesistere due stereotipi opposti della contemporaneità: le forme bloboidali e il recupero della dimensione artigianale, l’high tech e il soft tech. La Tagliabue non ha mai cercato di contrabbandare attraverso l’ideologia o la teoria le proprie scelte. Preferisce parlare di attenzione al cliente e allo spazio pubblico e di un metodo di progettazione empirico: con le informazioni ottenute dall’analisi del luogo e della sua storia costruisce collage che producono spunti e generano suggestioni, attivando catene metaforiche. In un territorio disciplinare dove il corpo spesso è bandito in nome della fredda teoria, lo spazio empatico, colorato e materico di Benedetta Tagliabue non può che destare sospetto. Eppure è proprio la riscoperta della materia e delle sue ragioni, la grande qualità della sua architettura. Caratterizzata da un umanesimo pragmatico e sperimentale, radicato nella storia ma non nostalgico, ecologico ma non minimale o moralista. Dove lo spazio, concepito come un tessuto di relazioni, si vive anche con le mani.

Embt, Parlamento Scozzese, Edimburgo. (ph. courtesy of The Scottish Parliament Corporate).

Con molteplici linee prospettiche l’edificio si pone volutamente in contrasto con l’antico Holyrood Palace (ph. courtesy of The Scottish Parliament Corporate).