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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI LOMBARDI

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MAGGIO-GIUGNO I 2012

RIQUALIFICARE CASE E CITTÀ

Comitato editoriale Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori www.consultalombardia.archiworld.it

4 AZIONI PER UN MESTIERE di Maurizio Carones 5 UN PIANO COSTRUITO PER I CITTADINI di Leopoldo Freyrie 12 A PROPOSITO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA di Lorenzo Bellicini 15 IL PROGETTO RI.U.SO. di Daniela Villa

Redazione Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali Martina Landsberger Daniela Villa

17 LE VOCI DEGLI ORDINI: MILANO, MANTOVA, PAVIA, LODI, VARESE, COMO

Direttore Responsabile Paolo Ventura Direttore Maurizio Carones

Direzione e Redazione via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 redazione@consulta-al.it Progetto grafico 46xy studio, Milano Impaginazione Veronica Tagliabue, Action Group srl Service editoriale Action Group srl Concessionaria per la pubblicità Action Group srl via Londonio 22 - 20154 Milano tel. 0234538338 - 0234533086 fax 0234937691 www.actiongroupeditore.com info@actiongroupeditore.com Coordinamento pubblicità Riccardo Fiorina rfiorina@actiongroupeditore.com Pubblicità Romina Brandone Margherita Corradi Filippo Giambelli Salvatore Nocera Cinzia Riganti Stampa Tiber S.p.A. - Officine Grafiche via della Volta 179, 25124 Brescia www.tiber.it Autorizzazione Tribunale n. 27 del 20.1.1971 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 30.006 copie In base alla documentazione postale del numero di marzo 2010 sono state postalizzate 28.968 copie in Italia In copertina: foto di Paolo Rosselli (da "Milano 2001 - 2009") Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC né la Redazione di AL Chiuso in Redazione: 29 giugno 2012

PROGETTI 22 COPENHAGEN MULTIETNICA BIG (Bjarke Ingels Group), TOPOTEK1 e Superflex, parco urbano Superkilen a Copenhagen, Danimarca 28 L’EX OFFICINA SI REINVENTA Studio Granma Architetti Associati, Centro polifunzionale SNOS, area ex Società Nazionale Officine Savigliano, Torino

PROFESSIONE 34 COME È CAMBIATO IL “PIANO CASA” di Walter Fumagalli 35 APPROVAZIONE DEL PGT | UN PROGETTO PER RIAPRIRE I NAVIGLI di Manuela Oglialoro 36 PROFESSIONE NEL MONDO di Vito Redaelli 37 NEWS RIQUALIFICARE UN’AREA PER UN NUOVO CENTRO CITTADINO | ALTRI CONCORSI di Roberto Gamba

OMNIBUS 42 UN OMAGGIO AI TRE MAESTRI MILANESI DELL’ARREDO ALLEGRO di Daniela Villa 43 SOPRAVVIVERE IN CITTÀ di Cecilia Fumagalli 44 VISITANDO L'EXPO 2012 DI YEOSU di Maurizio Carones 45 GLI SLUM DI CARTA | CASE DI RICICLO di Irina Casali 46 PERUGIA: FESTARCH 2012 di Martina Landsberger 47 TORINO: ARCHITETTURA IN CITTÀ di M.L. 48 NEWS

DAGLI ORDINI 50 BREVI DAGLI ORDINI


RIQUALIFICARE CASE E CITTÀ


“In città sempre più disgregate a causa dell'incontrollata crescita degli ultimi decenni la riqualificazione delle periferie deve essere il punto di partenza per dare una svolta a una situazione precaria a livello edilizio e ambientale” Leopoldo Freyrie


Reinventare i sistemi di mobilità significa incidere profondamente non solo sul disegno della città ma anche sul suo utilizzo da parte del cittadino.

AZIONI PER UN MESTIERE MAURIZIO CARONES

I lettori più attenti si saranno certamente accorti che i titoli dei recenti numeri della rivista corrispondono ad una serie di “azioni”: “Ricreare il lavoro”, “Costruire nel mondo”, “Difendere il territorio”, “Pensare smart”, “Riqualificare case e città”. Queste azioni rappresentano ambiti nei quali è possibile trovare risposte alla critica congiuntura economica e sociale che ci riguarda tutti e che coinvolge profondamente anche il nostro mestiere. In una società che sta rapidamente cambiando – la nuova serie di “AL” è iniziata con una riflessione su “Professione e società”, “AL” 484 – interrogarsi su quali possano essere i campi di azione del nostro operare può essere utile. Con questo numero, “Riqualificare case e città”, intendiamo quindi indicare come la questione della riqualificazione edilizia ed urbana sia oggi tema di assoluta attualità e rappresenti uno dei principali argomenti da affrontare, non solamente da parte degli architetti. La grande quantità di edifici delle nostre città è stata costruita nella seconda metà del Novecento, talvolta in modi che oggi giudichiamo inadeguati: questi edifici mostrano la necessità non tanto di una semplice manutenzione ma di un radicale aggiornamento, in rapporto a tutto ciò che negli ultimi anni è cambiato sul piano prestazionale, normativo, del consumo energetico, della sicurezza nella 4

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concezione di un edificio. Oltre a ciò, la evidente difficoltà dei modelli di sviluppo economico a crescita costante e progressiva, la giusta critica all'uso illimitato del suolo e ad espansioni urbane estensive, la constatazione di una diffusa sottoutilizzazione del costruito, sono tutti aspetti che portano a dover necessariamente valorizzare le risorse già a disposizione. Da diversi punti di vista, considerare il patrimonio edilizio esistente e le città costruite come un importante valore, anche economico, da riqualificare appare una scelta ineludibile. Ciò riguarda gli edifici e le città, lo spazio privato e lo spazio pubblico, e in generale offre una possibilità di pensare in un modo diverso, più qualitativo che quantitativo. Un articolato processo di riqualificazione può essere una grande occasione di impegno per l'amministrazione pubblica, per i cittadini ed anche per i progettisti. In questo senso è indirizzata la iniziativa promossa dal Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C., denominata Ri.U.So “Riqualificazione urbana sostenibile” che, con l'impegno del Consiglio e del presidente Leopoldo Freyrie, ha prodotto una diffusa sensibilizzazione al problema. Il tema della riqualificazione del patrimonio edilizio propone una molteplicità di aspetti che pensiamo possa davvero essere per tutti un serio campo di impegno.


UN PIANO COSTRUITO PER I CITTADINI LEOPOLDO FREYRIE

Non è necessario dilungarsi eccessivamente sul quadro economico del nostro Paese, perché la sua gravità è sotto gli occhi di tutti. Ma, oltre alla necessità di risanare il bilancio dello Stato e di riforme per eliminare le inefficienze e la pesantezza burocratica, si devono individuare nuove strategie per dare concrete prospettive di uscita dall’emergenza. Il CNAPPC sta promuovendo – con ANCI, Regioni, ANCE, Legambiente e altri – una serie di azioni, studi e proposte legislative, finalizzati alla trasformazione e rigenerazione delle aree urbane salvaguardando l’ambiente, il paesaggio e limitando il

consumo di territorio. Il tema della rigenerazione urbana sostenibile, a causa dell’esaurimento delle risorse energetiche e delle pessime condizione del patrimonio edilizio costruito nel dopoguerra è, per gli architetti italiani, la questione prioritaria nelle politiche di sviluppo dei prossimi anni. Una questione che va intesa non solo come materia rilevante nella pratica urbanistica, ma come una politica per uno sviluppo sostenibile delle città, limitando la dispersione urbana e riducendo gli impatti ambientali insiti nell'ambiente costruito: frenare il consumo di nuovo territorio, attraver-

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so la densificazione di alcuni ambiti solo a fronte della liberalizzazione di altre aree urbanizzate, da tramutare in servizi e luoghi di aggregazione. In città sempre più disgregate a causa dell'incontrollata crescita degli ultimi decenni la riqualificazione delle periferie deve essere il punto di partenza per dare una svolta a una situazione precaria a livello edilizio e ambientale. L’assenza di spazi pubblici di qualità, il costo energetico non più in grado di sopportare sprechi e lo smaltimento dei rifiuti e dei materiali non riciclabili, hanno determinato consapevolezza da parte dei cittadini con richiesta di interventi e di soluzioni. Un approccio innovativo In una situazione in cui le trasformazioni socioeconomiche hanno favorito l’accentuazione delle disuguaglianze e un progressivo indebolimento dell’attivismo sociale e politico, le esperienze maturate con i Contratti di Quartiere hanno dimostrato come la partecipazione dei cittadini sia indispensabile per giungere a soluzioni condivise in cui trovino equilibrio gli interessi sociali, ambientali ed economici. La rigenerazione urbana rappresenta l’occasione per risolvere problemi come l’assenza di identità di un quartiere, la totale mancanza di spazi pubblici e l’elevata densità edilizia che rende impossibile gli allargamenti delle sedi viarie, la realizzazione 6

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di aree verdi e perfino la messa a dimora di alberature lungo i marciapiedi. È quanto mai necessario governare il territorio con strumenti urbanistici adeguati, in grado di frenare le nuove costruzioni al di fuori di programmi di rigenerazione del patrimonio edilizio inadeguato. Programmi che, oltre alla riqualificazione urbanistica ed edilizia, con utilizzo di materiali sostenibili e ricorso a energie alternative, favoriscano l’eliminazione del disagio sociale conseguente allo sviluppo che ha caratterizzato il secondo dopoguerra, con interventi che hanno risposto quasi esclusivamente alla speculazione edilizia ed alla rivalutazione della rendita fondiaria. Il Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile L’Italia ha bisogno di politiche per lo sviluppo per tornare a crescere garantendo un habitat migliore alle nuove generazioni. L’obiettivo principale per dare competitività al Paese e attrarre gli investimenti è ridare efficienza, sicurezza e vivibilità alle cento città italiane che ospitano il 67% della popolazione: il principale patrimonio culturale e produttivo del Paese. Va perciò attivato un Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile che fissi gli obiettivi e ne deduca gli strumenti politici, normativi e finanziari.


Questi gli obiettivi: c[iiW _d i_Ykh[ppW" cWdkj[dp_ed[ [ h_][d[hWzione del patrimonio edilizio pubblico e privato, ricordando che nelle zone a rischio sismico risiedono 24 milioni di persone e altri 6 convivono con il rischio idrogeologico; ZhWij_YW h_Zkp_ed[ Z[b Yedikce Z[b ikebe [ Z[]b_ sprechi degli edifici, energetici e idrici, promuovendo “distretti energetici ed ecologici”; h_lWbkjWp_ed[ Z[]b_ ifWp_ fkXXb_Y_" Z[b l[hZ[ khXWno, dei servizi di quartiere; hWp_edWb_ppWp_ed[ Z[bbW ceX_b_j} khXWdW [ Z[b Y_clo dei rifiuti; _cfb[c[djWp_ed[ Z[bb[ _d\hWijhkjjkh[ Z_]_jWb_ innovative con la messa in rete delle città italiane, favorendo l’home working e riducendo così spostamenti e sprechi; iWblW]kWhZ_W Z[_ Y[djh_ ijeh_Y_ [ bW behe h_l_jWb_pzazione, evitando di ridurli a musei. Le risorse disponibili provengono da: c[iiW W i_ij[cW Z[bb[ h_iehi[ Z[_ fhe]hWcc_ comunitari avviando un piano complessivo e una adeguata organizzazione; h_[gk_b_Xh_e Z[]b_ _dl[ij_c[dj_ fkXXb_Y_ jhW ]hWddi infrastrutture e città, dove gli investimenti sono scesi a meno di 7 mld di euro: gli investimenti in infrastrutture devono essere integrati con le politiche urbane, per non diventare mero strumento di

“occupazione” di breve respiro; h_ifWhc_e Z[h_lWdj[ ZWbbW c[iiW _d i_Ykh[ppW Z[_ fabbricati da eventi calamitosi di tipo idrogeologico, stimabile in 3 miliardi all’anno; hWp_edWb_ppWp_ed[ Z[_ Yedjh_Xkj_ e _dY[dj_lWp_ed_ pubbliche sull’energia già in essere, ora destinati a politiche settoriali fuori da un progetto sintetico e generale; c[iiW W i_ij[cW Z[]b_ _dl[ij_c[dj_ f[h b[ cWdktenzioni ordinarie e straordinarie; c[iiW W \hkjje Z[bb[ Z_ic_ii_ed_ Z[b fWjh_ced_e pubblico finalizzate alle trasformazioni urbane sostenibili; _Z[Wp_ed[ Z_ ijhkc[dj_ ÓdWdp_Wh_ ad hoc per mettere a reddito il risparmio energetico, idrico e sulla manutenzione, oltre a bonus volumetrici a fronte di un impatto ambientale vicino allo zero e di innovazioni tecnologiche utili all’efficienza delle città. L’esito sarebbe: h_ifWhc_e W bkd]e j[hc_d[ Z[bb[ h_iehi[ [d[h][j_che, naturali ed economiche; h_bWdY_e Z[bbÊeYYkfWp_ed[" Wkc[djWdZe bW YWfWcità di spesa dei cittadini e l’efficienza delle città, rianimando le casse dei comuni e lo sviluppo di altri settori; c_]b_ehWc[dje Z[bbÊhabitat urbano, potenziando la sicurezza e favorendo la socialità; iWblW]kWhZ_W Z[b fWjh_ced_e [Z_b_p_e Z[]b_ _jWb_Wd_ 489 | 2012

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GLI AUTORI DEGLI INTERVENTI LEOPOLDO FREYRIE Laureato a Milano, nel 1993 fonda la "Freyrie & Pestalozza Architetti Associati". Con Michele De Lucchi e David Chipperfield è autore di progetti pubblici per la Presidenza della Repubblica della Georgia. Nel 2008 è stato eletto nel Consiglio dell’EFAP, network intergovernativo per la qualità dell’architettura in Europa. Dal 2011 è presidente del CNAPPC. LORENZO BELLICINI Architetto, è esperto di economia delle costruzioni e di trasformazioni urbane e territoriali. Attualmente è Amministratore Delegato di CRESME RICERCHE, membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Metis. Ha lavorato con istituti di ricerca internazionali e diretto analisi sul mercato delle costruzioni in Italia e Europa.

LE FOTO DI QUESTE SEZIONE E DELLA COPERTINA PAOLO ROSSELLI “Quando si osservano le città dall’alto, la loro identità risulta sempre chiara, evidente: luce, spazio, volumi sono totalmente differenti. Delhi è caotica mentre Milano è ordinata, Tokyo è frammentata al contrario di Parigi che mostra una forte continuità. È scendendo a livello della strada che nella fotografia inizia a prevalere la percezione di un ambiente che è ovunque simile. Forse ciò che non è più visibile è quella cosa teorica e al tempo stesso concreta che è la storia”. Dagli anni ‘80 collabora per le riviste "Lotus", "Domus" e "Abitare". Ha esposto alla Biennale di Venezia nel 1993, con immagini legate all’esperienza quotidiana della città; nel 2004 con un lavoro dedicato agli interni italiani e nel 2006 alle città mondiali. Pubblica nel 2004 il primo atlante fotografico sulle opere di Giuseppe Terragni. Pubblica nel 2009 Sandwich digitale, un libro sulla condizione attuale della fotografia. Le immagini qui riprodotte fanno parte di "Milano 2001-2009". 489 | 2012

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e del patrimonio culturale delle città, favorendo il turismo colto e l’educazione dei cittadini. Come creare le condizioni? Questo il quadro generale, ma occorre creare a livello centrale e periferico le condizioni e il contesto normativo per realizzare il Piano, per esempio con: dkel_ fhe]hWcc_ XWiWj_ ik ÇZ_ijh[jj_ [d[h][j_Y_ urbani”, dove integrare le varie esigenze; h_l_i_jWp_ed[ Z[_ 9edjhWjj_ Z_ GkWhj_[h[ W ieij[gno dei distretti, utilizzabili ora come “Contratti di Eco-quartiere”, a fronte di progetti avanzati e partecipati di sostenibilità ambientale e sociale; Yeef[hWp_ed[ fhe][jjkWb[" [Yedec_YW [ khXWd_stica tra pubblico e privato, semplificazione ed efficacia amministrativa, promozione dei concorsi di architettura, anche nel privato, per incentivare l’innovazione progettuale, favorendoli con incentivi fiscali o volumetrici; Wjj_lWp_ed[ Z[_ fh_dY_f Z_ Yecf[diWp_ed[ [ f[requazione urbanistica sulla fiscalità e gli incentivi. Stimolo a regioni e comuni per ridefinire le destinazioni urbanistiche delle aree attualmente occupate da proprietà dello Stato passate agli enti territoriali; Wkc[djWh[ bW ÓiYWb_j} ikbbW dkelW [Z_ÓYWp_ed[ ik nuove aree di espansione e defiscalizzazione dei nuovi interventi frutto di politiche definite e che 10

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puntino sulla sostituzione edilizia; _dY[dj_lWp_ed_ lebkc[jh_Y^[" Z_ ikf[hÓY_[ [ Óscali in base a criteri di compatibilità ambientale, risparmio energetico e idrico, di emergenze sismiche o idrogeologiche, soluzioni in house del ciclo dei rifiuti; fh[lWb[dj[ kj_b_ppe Z_ \edZ_ ZW h[f[h_h[ d[b fh_lWto o con istituzione di eco-bond, con sinergia pubblico-privata, trasferibilità dei diritti edificatori e valorizzazione del patrimonio demaniale dismesso per dare ossigeno alle singole iniziative; Z[ÓiYWb_ppWp_ed[ Z[]b_ Wbbe]]_ dkel_ _dl[dZkj_ negli ultimi 5 anni, azioni per rimettere in circolazione le centinaia di migliaia di locali sfitti. Un nuovo concetto di urbanistica Occorre, quindi, promuovere concrete azioni per trasmettere un nuovo concetto di urbanistica non limitato al governo dell’esistente, ma in grado di far fronte all’emergenza sismica e idrogeologica, produrre un reale contenimento dei consumi energetici e ridare un significato civile e dignitoso alle periferie. È necessario lasciare alle spalle spreco e inefficienza, sostituire l’edilizia di scarsa qualità degli anni ’60 e ’70 e riqualificare le periferie urbane. I comuni devono individuare gli ambiti periferici degradati e le aree dimesse situate all’interno del tessuto urbano, definendo le linee guida strategi-


che del loro rinnovo, da attuarsi mediante interventi coordinati di conservazione, ristrutturazione, demolizione e ricostruzione, garantendo un’adeguata dotazione di servizi e attrezzature pubbliche. Con l’incentivazione delle iniziative dei soggetti pubblico-privati interessati attraverso incrementi adeguati dei diritti edificatori. Mediante incentivi, premi volumetrici e procedure semplificate si devono promuovere strategie innovative per la riqualificazione urbana, intervenendo su alcune categorie di opere, in particolare pubbliche, che possano attivare la riqualificazione della città, definendo le modalità di intervento. Per attivare il processo di riqualificazione delle periferie urbane mediante ricostruzione d’intere parti sulla scorta di un piano strategico complessivo e non per singoli interventi scordinati, è indispensabile acquisire preliminarmente al patrimonio pubblico un adeguato numero di alloggi in grado di accogliere temporaneamente, a rotazione, i residenti dei comparti oggetto di rinnovo urbano. Gli alloggi possono pervenire sia dal ricorso a meccanismi operativi di perequazione compensativa che dalla messa a disposizione di unità immobiliari sfitte e invendute. Rifacendosi a quanto avvenuto negli ultimi due decenni in ambito europeo, si può, infine, ricorrere ad appositi fondi di sviluppo urbano dove fare confluire risorse pubbliche e private. Per un cittadino consapevole Per fare tutto ciò non basta la sinergia tra politica, tecnici, impresa e finanza: serve la consa-

pevolezza dei cittadini sulle condizioni del loro habitat. Il primo destinatario della Rigenerazione Urbana Sostenibile è il cittadino, è quindi un dovere renderlo consapevole dello stato della sicurezza dell’abitare e delle condizioni dell’immobile su cui ha investito e acceso mutui. Il cittadino consapevole deve perciò sapere che gli edifici non sono eterni, che la manutenzione deve essere finalizzata alla sicurezza e al risparmio di risorse, che la qualità e la sicurezza degli spazi pubblici sono un diritto. Il Piano Nazionale della Rigenerazione Urbana Sostenibile non è solo strumento di sviluppo, di occupazione, di PIL, ma un’occasione per riconnettere il progetto della città alla vita quotidiana degli italiani. Ma anche rispondendo alla loro richiesta di bellezza: un quarto degli italiani ritiene che la qualità delle costruzioni sia riconducibile al concetto di bello. In questi mesi di intenso lavoro abbiamo approfondito questo Piano e abbiamo avviato una intensa azione di confronto con il Governo e le istituzioni. I primi risultati sono già arrivati, è stato annunciato il lancio di un Piano per le città, con relativo stanziamento di 2 miliardi di euro. Tocca a tutti noi, a questo punto, la comunità degli architetti, attraverso la rete degli Ordini sul territorio, declinare questo Piano affinché la progettualità e le risorse siano convogliate a creare il primo segno di una rigenerazione urbana che deve essere la speranza del futuro del nostro ambiente abitato.

Occorre promuovere azioni per trasmettere un nuovo concetto di urbanistica in grado di far fronte all’emergenza sismica e idrogeologica, produrre un contenimento dei consumi energetici e ridare un significato civile alle periferie

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A PROPOSITO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA LORENZO BELLICINI

Quest’anno il settore delle costruzioni è entrato nel sesto anno di recessione. Nella sua fase espansiva (1995-2006) il ciclo edilizio, iniziato a metà anni Novanta, aveva sospinto i livelli di produzione sui valori più elevati a partire dal secondo dopoguerra. Il successivo crollo, a partire dal 2007, non è stato da meno, battendo ogni precedente record di intensità e di persistenza.

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Tra 2006 e 2011 il mercato si è ridotto di un terzo in termini di compravendite, mentre gli investimenti sono calati del 21% e i prezzi scesi del 22%. Il 2012 sarà un altro anno pesantemente negativo. La crisi delle compravendite mette in discussione il mercato della nuova produzione edilizia, residenziale e non residenziale. La crisi del debito impone forti vincoli alla spesa per le


opere pubbliche. La crisi finanziaria e il rischio di default del sistema bancario riducono la disponibilità di credito. La crisi economica sottrae capacità di spesa alle famiglie, indebolendo il potenziale di crescita delle imprese e la capacità di queste ultime di tenere in ordine i bilanci. Si potrebbe quindi ragionevolmente concludere che ci troviamo ancora nella fase recessiva del sesto ciclo edilizio, e che il settimo inizierà (forse) nel 2013. Ma si tratterebbe di una conclusione troppo affrettata. In realtà lo scenario che si può evincere dai dati aggregati non vale per tutti i comparti, le tipologie, gli attori e i territori. Perché il settore delle costruzioni, come detto, sta-

volta non ha subito soltanto una contrazione, ma anche una vera e propria riconfigurazione, un cambiamento di struttura, che investe i processi di trasformazione urbana. Un nuovo ciclo è già iniziato, ma i suoi fattori propulsivi non sono gli stessi di prima, e in parte sono cambiati anche gli attori. Il dato più evidente è quello riguardante gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (impianti FER), un mercato che nell’ultimo biennio ha vissuto un vero e proprio boom, fino a diventare nel 2011 più grande di quello delle nuove costruzioni residenziali (ai prezzi correnti 39 miliardi contro 25, e si tratta di una stima conservativa). E l’inclusione di questi impianti nel calcolo degli investimenti provoca una sostanziale modifica dello scenario. Ma uno degli aspetti cruciali riguarderà il motore della riqualificazione, e la domanda, invece di guardare al nuovo, “mette a nuovo il vecchio”. Del resto, le esigenze legate ai consumi energetici e a fattori idro-geologici rendono necessari massicci interventi di manutenzione sul patrimonio edilizio italiano. Gli investimenti privati in rinnovo e riqualificazione hanno risentito della crisi in misura minore rispetto agli investimenti in nuove costruzioni, hanno registrato una leggera crescita nel 2011 e secondo le previsioni del CRESME traineranno il settore nel periodo 2012-15. Ma già nel primo decennio degli anni 2000 è stata espressa una diffusa attività di rinnovo: dall’indagine alle famiglie effettuata dal CRESME nei primi mesi del 2012, il 58,6% delle abitazioni era stato coinvolto in interventi di rinnovo nel decennio precedente con una crescita notevole degli interventi di sostituzione e ammodernamento degli impianti, soprattutto di climatizzazione (invernale ed estiva). A confermare, e sollecitare, l’impiego delle risorse nella riqualificazione immobiliare da parte delle famiglie vi sono diversi fattori: la vetustà del patrimonio edilizio e l’obsolescenza delle sue componenti (il 55% delle abitazioni in Italia insiste su edifici di oltre 40 anni, una quota che sale al 70% nelle città di media dimensione e al 76% nelle città metropolitane); la personalizzazione di un’abitazione appena acquistata (si ricorda che il volume delle compravendite negli anni 2000 è stato elevatissimo); l’adeguamento alle normative europee in alcuni settori (impianti elettrici, di riscaldamento, ecc.); il breve ciclo di vita degli impianti di climatizzazione; le politiche incentivanti (la detrazione del 35% e del 55%); ma anche l’aumento dei prezzi delle case che ha indotto non poche famiglie ad “accontentarsi” della propria, intervenendo con episodi di ristrutturazione e/o abbellimento. In particolare per quelle famiglie (e sono circa il 16%) che, avendo avuto accesso all’abitazione di proprietà fra il 1980 e il ’95, hanno estinto il mutuo ipotecario lo scorso decennio ritrovandosi con un reddito aggiuntivo spesso da reinvestire. Ma a far da cornice al tutto è la percezione, da 489 | 2012

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parte delle famiglie, della necessità di “manutenzione” della propria ricchezza che, quasi sempre, coincide esclusivamente con il proprio alloggio, se si pensa al tessuto proprietario largamente esteso e diffuso (il 76% possiede la casa che abita). Senza dimenticare che abbiamo un problema di età del patrimonio edilizio. Oggi il 55% del patrimonio edilizio ha più di 40 anni, ma nei comuni capoluogo la percentuale sale al 69% e in quelli metropolitani al 76%. Fra dieci anni sarà l’85%. L’urgenza di una nuova politica di riqualificazione è determinata anche dalle condizioni del patrimonio edilizio: le stime del CRESME parlano di uno stock edilizio fatto di oltre 250.000 edifici in condizioni manutentive pessime e oltre 2,3 milioni in condizioni mediocri. E del resto sono numeri allarmanti quelli che derivano dall’indagine del CRESME, in cui l’11,1% degli intervistati che vivono in città, vede affiorare macchie di ruggine o i ferri dell’armatura sotto i balconi; oppure: il 25,9% ha notato delle crepe sulle pareti; o ancora che il 17% rivela che sono caduti pezzi cornicione dal proprio edificio o da quelli vicini negli ultimi tre anni. 14

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La riqualificazione vale oggi 133 miliardi di euro… ma è soprattutto micro-riqualificazione Il mercato della riqualificazione vale oggi 133 miliardi di euro: su un valore della produzione dei 213 miliardi di euro. Dal 2006 ad oggi il peso della riqualificazione è cresciuto, attenuando solo in parte la crisi della nuova costruzione. Nel comparto residenziale la stima parla di 44,7 miliardi di euro, contro i 24,8 di tutta la nuova produzione di abitazioni. Le nuove opere del genio civile valgono 14,6 miliardi di euro. La riqualificazione è il principale mercato delle costruzioni già oggi. Ma, si potrebbe dire, “non si vede”. È nascosto dietro le mura, fatta prevalentemente di microinterventi, di manutenzione ordinaria, di urgenze, di scelte singole non coordinate. Una risorsa eccezionale, in gran parte realizzata nelle aree urbane che si vede solo nella logica del microintervento. Le risorse ci sono, e per la riqualificazione sono addirittura cresciute, il problema è che è difficile metterle insieme, dare loro un progetto. E soprattutto vederle come azione di riqualificazione urbana.


IL PROGETTO RI.U.SO. DANIELA VILLA

E la riqualificazione urbana segna il passo In base ai dati dell’osservatorio CRESME Europa Servizi, i bandi di gara censiti nel 2011 per interventi di riqualificazione urbana sono stati 7.131, pari ad un volume potenziale di investimenti di poco inferiore a 7 miliardi di euro. Rispetto al totale delle opere pubbliche, la riqualificazione urbana nell’ultimo anno rappresenta il 42% del numero di gare e il 22% della spesa. Quello che colpisce non è solo la dimensione contenuta della spesa, che possiamo confrontare con i 39 miliardi di euro investiti nel 2011 nel settore fotovoltaico, ma anche la dinamica negativa: le 7.131 gare censite nel 2011 sono pari a circa il 50% rispetto alle 13.888 del 2003; i 7 miliardi sono da confrontare con circa 10 miliardi di euro del 2005. La riqualificazione urbana non è il “motore delle opere pubbliche”.

CNAPPC, l’ANCE, e Legambiente sono i promotori di RI.U.SO. (RIgenerazione Urbana SOstenibile), un’iniziativa volta ad incentivare la rigenerazione urbana sostenibile e rilanciare i settori delle costruzioni e della progettazione. La prima azione del progetto, denominata RI.U.SO.01, si è declinata in due momenti: il Convegno di studi “Un piano per le città – trasformazione urbana e sviluppo sostenibile”, che ha avuto luogo il 3 aprile a Roma, presso la sede dell’ANCE; il “Forum Casa e città per disegnare un futuro possibile”, svoltosi il 20 e 21 aprile a Milano, nel corso di SALONI 2012, presso l’Auditorium Stella Polare della Fiera Milano, Rho. Architetti, costruttori ed ambientalisti si sono confrontati con rappresentanti delle istituzioni, dell’economia e della politica, della filiera dell’edilizia e con investitori, per individuare strumenti e strategie che conducano alla realizzazione di nuove politiche urbane, basate su una trasformazione culturale, sociale ed economica. La giornata del 20 aprile a Milano, suddivisa in due sessioni, “l’edificio” e “la città”, è iniziata con i saluti di Alessandro Colucci (assessore ai Sistemi Verdi e Paesaggio Regione Lombardia), Marco Sabetta, (direttore generale COSMIT) e Giuseppe Guzzetti (presidente Fondazione Cariplo). A presentare il Forum è stato l’intervento di Leopoldo Freyrie (presidente CNAPPC), con una riflessione sulla grave situazione in cui versano le nostre città, per condizione del patrimonio e organizzazione. Il problema è che le risorse economiche sono state declinate in pratiche settoriali, come infrastrutture e fotovoltaico, senza aver predisposto un progetto nazionale di rigenerazione urbana. Anche gli strumenti legislativi e le scelte operative, il social housing piuttosto che l’energia pulita o gli standard edilizi, andrebbero approvati solo a seguito di un quadro sintetico di riferimento. Lorenzo Bellicini (direttore CRESME) ha presentato l’ultimo rapporto sullo stato del patrimonio edilizio e delle città, in base al quale prospettare le condizioni tecniche, normative e finanziarie necessarie all’attivazione di un programma nazionale di rigenera489 | 2012

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zione urbana sostenibile. L’intervento si è focalizzato su alcuni temi chiave: la situazione difficile del mercato, interessato da una generale riduzione delle compravendite, delle spese per le opere pubbliche, del credito bancario, della spesa delle famiglie, e da una riconfigurazione della dimensione e del carattere degli interventi; il bisogno di una sincronia con il cambiamento attraverso nuovi driver: nel 2013 inizierà il settimo ciclo edilizio, che dovrà essere inevitabilmente caratterizzato dalla riqualificazione, rigenerazione, gestione della riduzione che ha coinvolto il settore delle costruzioni, green energy technology, partenariato pubblico e privato, facility management urbano. Esemplare a tal proposito la Rethinking construction: Egan Report 1998, con il merito di aver generato una nuova fase nella pratica edilizia del Regno Unito. Mario Cucinella, primo relatore della sessione “l’edificio”, ha sottolineato l’importanza della sperimentazione e della ricerca in architettura, un esempio su tutti le scoperte potenzialità dell’energia di diventare un’opportunità creativa. E ancora: il low cost di qualità, la prefabbricazione, la flessibilità nella personalizzazione degli spazi interni, l’ecosostenibilità, il risparmio energetico e l’autoproduzione di energia (si veda il progetto di casa 100k del 2007: 100mila euro per 100mq). È quindi seguita l’illustrazione del progetto di riqualificazione e ampliamento del complesso residenziale ALER in via Franco Russoli a Milano. Piero Torretta (vicepresidente ANCE), accogliendo le istanze, più volte sollevate durante il Forum, di una maggior condivisione delle informazioni sui processi edilizi, ha esposto il progetto InnovAnce (2011): un sistema integrato che mette a disposizione di tutti gli attori della filiera delle costruzioni una banca dati delle innovazioni e delle soluzioni sviluppate dal mercato. Nella seconda parte della giornata, Marina Dragotto (Coordinamento Generale AUDIS) ha presentato la situazione del recupero in Italia: quello dei centri storici è stato per lo più compiuto (anche se è sopraggiunto il problema dello svuotamento), quello delle aree dismes16

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se è in corso e quello dei quartieri residenziali, costruiti tra gli anni ’50 e ’70, è da “inventare”. In seguito ha indicato i temi centrali sui quali lavorare: un progetto complessivo per la città; un patto tra enti pubblici, privati imprenditori e privati cittadini; flessibilità degli strumenti per una maggior qualità degli interventi, tutela degli investimenti, tempi di attuazione, trasparenza dei processi. Per finire, un rimando alla Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana, 2008 e al Protocollo della Qualità Urbana di Roma Capitale, 2011. L’arch. Andrea Boschetti (Metrogramma) ha presentato la mostra Superurbano, rigenerazione urbana sostenibile (Padova, Palazzo della Regione, 27 ottobre - 13 febbraio 2012), allestita con il socio Alberto Francini e l’arch. Michele De Lucchi (AMDL), dove sono stati presentati 19 progetti internazionali che negli ultimi anni hanno dato esempio virtuoso di cosa significhi “trasformare” nel senso della rigenerazione urbana, per quella che sarà la città del futuro: sostenibile, intelligente, inclusiva. Incisivo glossario di termini illustrato per descrivere le problematiche della città contemporanea: “caosmopoli”, “spugne”, “mine anti-uomo”, “recinti”, “ecomostri”, “anti-città”, “diversamente vincolata”, “macrotech”. Il 21 aprile si è svolta la terza sessione del Forum dedicata alle politiche, ai programmi e alle risorse necessari per la fattibilità dell’iniziativa, che ha visto la partecipazione dell’arch. Stefano Boeri, Gianni Carbonaro (responsabile dell’Unità comunale e regionale, Dipartimento di consulenza tecnica e finanziaria Banca Europea per gli Investimenti), Paola Delmonte (dirigente di Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR), Carlo Cerami (consigliere di Amministrazione della Fondazione Cariplo), Aldo Fumagalli Romario (presidente Commissione Ambiente Sostenibile Confindustria) e Guido A. Inzaghi, (DLA Piper). A conclusione della mattinata ha avuto luogo la tavola rotonda, a cui erano presenti Paolo Buzzetti (presidente ANCE), Tommaso Dal Bosco (responsabile del Dipartimento Patrimonio, Urbanistica e Politiche Abitative - ANCI), Leopoldo

Freyrie (presidente CNAPPC), Giorgio Squinzi, (presidente Confindustria) e Edoardo Zanchini (vice presidente nazionale Legambiente). Di riuso si è discusso anche in occasione delle lezioni di architettura e costruzione Progetti Tecniche Materiali del corso di Architettura tecnica e Tipologie edilizie dell’arch. Maurizio Carones, alla Facoltà di Ingegneria Edile, dell’Università degli studi di Bergamo, presso Dalmine: venerdì 4 maggio il tema della rigenerazione urbana ha riunito gli interventi di Paolo Belloni (già presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Bergamo) e Ferruccio Favaron (consigliere presso il Consiglio Nazionale degli Architetti PPC). Il CNAPPC ha inoltre promosso, congiuntamente a Festarch, a Perugia dal 7 al 10 giungo, una selezione dei migliori progetti e delle realizzazioni più innovative nel campo della rigenerazione urbana sostenibile. Gli autori segnalati sono stati invitati a partecipare alla manifestazione per illustrare il loro progetto. Per l’occasione l’8 e il 9 giungo è stata qui presentata l’iniziativa di RI.U.SO in due incontri a cura del CNAPPC: RI.U.SO. “Rigenerazione urbana sostenibile e città contemporanea”, con Leopoldo Freyrie, Edoardo Reviglio, Joseph Acebillo, Stefano Boeri, Yvette Masson Zanussi, Andrea Negri e Pippo Ciorra; “RI.U.SO. Voci dalla filiera delle costruzioni”, con Paolo Buzzetti, Leopoldo Freyrie, Stefano Boeri, Ezio Micelli e Pierluigi Mutti. Sempre in occasione di Festarch, l’ISIA di Urbino, l’associazione temporiuso.net con il DiAP-Politecnico di Milano, in collaborazione con l’associazione perperugia e oltre, hanno presentato il progetto “Happinessie Perugia”. Il mostro della felicità riusa lo spazio: un workshop di 7 giorni, dedicato alla sperimentazione sul progetto di riuso temporaneo di spazi della città abbandonati e di identità spontanea e autogenerativa.


CONTRATTI DI QUARTIERE CON LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI

UN CASO DI PARTECIPAZIONE MILANO a cura di Robero Gamba

L'istituto dei Contratti di Quartiere promuove la partecipazione degli abitanti, per la riqualificazione sociale ed edilizia degli insediamenti residenziali pubblici degradati. Consente di incrementare, anche con il concorso di investimenti privati, la dotazione infrastrutturale e di favorire l’integrazione sociale e l’occupazione. Aler Milano ha aderito a tale programma nazionale, sviluppato in accordo con il Ministero Infrastrutture e la Regione Lombardia, con 15 iniziative per circa 280 milioni di euro di investimento. Quelli illustrati di seguito sono interventi esemplificativi per quanto riguarda il tema della riqualificazione sostenibile. Il Contratto di Quartiere II Aler Torri Gescal Cascina Gatti (a Sesto San Giovanni) ha interessato 21 edifici su un totale di 24, con la riqualificazione di 402 alloggi. Il complesso è impostato su un impianto planimetrico definito e riconoscibile, con molti spazi a verde, che possono costituire elemento di integrazione con la città. È stato necessario, promuovendo azioni di progettazione partecipata e di coinvolgimento degli abitanti, implementare la dotazione dei servizi (edifici scolastici, per il culto, supermercati e negozi, verde); valorizzare gli spazi comuni al piede degli stabili; provvedere alle manutenzioni dei componenti degradati; intervenire per il risparmio energetico (realizzato un rivestimento a cappotto sulle facciate, ad elevato contenuto prestazionale-energetico – trasmittanza 0,399 W/m2K –precedente 1,75 W/m2K; sostituire i

serramenti; allacciare il quartiere alla rete di teleriscaldamento; posare in copertura pannelli coibentati). Il Contratto di Quartiere II – via Don Sturzo 11/16 - in Comune di Cernusco sul Naviglio ha interessato la località Cascina Melghera (quartiere Don Sturzo e Villaggio Arcobaleno, edificati nel 1975), in adiacenza alla vasta superficie a verde, attigua alla Martesana e alla linea della metropolitana. Sono 192 alloggi con 543 residenti. Si è intervenuti sull’esistente e con nuove costruzioni, con attività di progettazione partecipata, attraverso riunioni, assemblee, incontri, pubblicazioni. In particolare, per la riqualificazione energeticoprestazionale dell’esistente, sono state sostituite le coperture in Eternit, con lastre isolanti in alluminio preverniciato; i serramenti esterni; è stato eseguito un “cappotto” di coibentazione sulle facciate e sui plafoni al piano pilotis; sono stati posti all’esterno nuovi scaldacqua per gli alloggi; realizzate nuove canne fumarie in acciaio coibentato; sostituiti i rilevatori volumetrici gas; adeguati gli impianti ascensore; predisposti impianti TV satellitare per ogni scala; ampliata l’autorimessa interrata. Con il contributo dell’amministrazione comunale, sono stati inoltre realizzati interventi di supporto alla famiglia (anziani, promozione culturale, attività motorie, artigianali, corsi di studio) e ampliato il Centro di aggregazione giovanile, per l’orientamento allo studio e al lavoro degli adolescenti. R.G.

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CONTRATTO DI QUARTIERE A MANTOVA

UN "LABORATORIO DI IDEE" MANTOVA a cura di Elena Pradella

di Valentino Ramazzotti Quadro aziendale presso l'ALER di Mantova ed E.P.

Appena oltre il sistema dei laghi che circondano il centro storico di Mantova, sul finire degli anni Sessanta, lo IACP di Mantova ha realizzato un quartiere popolare dal carattere urbano, e al contempo intimo e variato. Lo stesso IACP, dalla metà degli anni Settanta sino al 1985, ha ingrandito e completato lo stesso quartiere con la realizzazione delle case a corte, disposte intorno ad un ampio spazio verde ad uso collettivo, come previsto dal piano particolareggiato comunale, ispirato al modello urbanistico e sociale della “città giardino”. Purtroppo, nel tempo, la dinamica di occupazione degli alloggi, in regime di locazione, ha creato problemi di convivenza civile e di integrazione culturale, con conseguente fenomeno di forte turn-over della popolazione, e perdita di coesione del tessuto sociale. In occasione del bando per il finanziamento dei Contratti di Quartiere II, il Comune e l’ALER di Mantova, mediante la sottoscrizione di un protocollo d’intesa, hanno voluto intraprendere una serie coordinata di interventi di riqualificazione, sotto il profilo edilizio e sociale. Al fine di far partecipare attivamente gli abitanti, è stato istituito nel quartiere il “Laboratorio di Idee’’; la partecipazione degli abitanti, e delle loro associazioni di rappresentanza, è stata decisiva per la definizione del programma d’intervento e del progetto preliminare, che sono stati presentati nell’aprile 2004. Dal Laboratorio in-

fatti sono emersi: il bisogno del rinnovamento totale del quartiere, l’esigenza di un equilibrato rapporto tra la residenza in regime pubblico e quella in proprietà e l’esigenza di maggiori strutture per i giovani e per gli anziani. È stata così attuata la scelta di: demolire le case a corte maggiormente deteriorate e più difficilmente mantenibili, demolire il sistema di porticati e di sottopassi veicolari, corresponsabili del degrado urbano, demolire i 130 alloggi più degradati e procedere alla manutenzione di 636 alloggi. La nuova edificazione è stata concepita per ottenere una minore densità edilizia; i 142 alloggi di edilizia residenziale pubblica sono stati così organizzati in otto edifici, di cui sette palazzine e un edificio in linea. La palazzina “tipo” comprende il piano terreno, adibito ad autorimesse e locali accessori, e tre piani abitabili. I fabbricati sono stati realizzati in materiali tradizionali, per aumentare la loro massa e quindi il livello d’isolamento termico, e sono stati dotati di teleriscaldamento integrato con pannelli solari. Tra le opere infrastrutturali meritano particolare menzione: il portierato sociale di quartiere, capace di affrontare e risolvere i piccoli problemi quotidiani delle persone più bisognose; e la nuova chiesa, voluta dalla Curia Vescovile, allo scopo di assicurare una più forte spinta missionaria della parrocchia nel quartiere. V.R. e E.P.

UNA CASERMA DI CAVALLERIA DIVENTA ELEMENTO DI SOSTENIBILITÀ

DISSIPAZIONE URBANA A VOGHERA PAVIA a cura di Luca Micotti, Alessandro Trevisan e Andrea Vaccari

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Il patrimonio immobiliare appartenente al sistema militare rappresenta una delle più importanti testimonianze della varietà tipologica che l’architettura è stata in grado di esprimere nel corso del tempo. Fra queste – oltre alle più note caserme, ospedali militari, poligoni di tiro, arsenali, basi operative, depositi e polveriere – particolare rilevanza assumono quegli impianti edilizi d’inizio Ottocento ove la spazialità severa e autoritaria dell’edificio era raccolta attorno alla corte della piazza d'armi. Costruita nel 1856, la caserma di Cavalleria di Voghera costituisce una delle massime espressioni linguistiche di questo modello che, con i suoi due cortili edificati in epoche successive, rappresenta la più importante caserma del Regno di Sardegna ed è l'unica ad essere interamente di proprietà comunale.

Dismessa intorno agli anni ’50, venne lasciata in totale abbandono fino ai primi anni ’80 quando l’Amministrazione optò per una prima – seppur parziale –riconversione nell’ottica di un “riuso” ove la parte dell’ingresso principale, pur nel rispetto del fronte ordinato e istituzionalizzato, subiva una radicale trasformazione interna volta a ricavare ulteriori livelli. Al progetto degli architetti Canella, Calzavara e Calvi, seguirono altre due iniziative di matrice progettuale antagonista alla precedente (la prima, del 1992, – attraverso una demolizione e successiva ricostruzione in perfetto falso storico – recuperava quale futura sede del Corpo della Polizia locale un angolo dell’impianto; la seconda, per mezzo di un intervento di ristrutturazione ordinaria, destinava alcuni locali agli uffici amministrativi) che rappresentano – assieme alla precedente – i tentativi scoordinati di un percorso


di recupero urbano che l’importanza dell’edificio merita incondizionatamente. Caratterizzato al piano terra da spazi in linea (stalle) e porticati (ricovero al coperto dei cavalli) e al primo piano da locali (dormitori) affacciati su ballatoi coperti rivolti al grande cortile (piazza d’armi), l’edificio è in grado di offrire una intrinseca libera circolarità dialogante con la corte che fino ad oggi risulta essere solo parzialmente compresa. L’attuale situazione di deterioramento e precarietà statica dell’impianto pone la collettività di fronte ad un imperativo di “azioni di riuso” finalizzate a porre l’edificio in relazione simbiotica

con la città: direttamente prospiciente all’isola pedonale del centro storico e in rapporto con la galleria commerciale naturale della città, non può più essere relegato ad intervento dissipativo delle relazioni urbane, ma divenire cuore pulsante della vita istituzionale, aggregandone uffici oggi decentrati, e promotore di nuove forme di lavoro che il fattore edilizio della monoscala geneticamente gli attribuisce, divenendone il principale elemento di sostenibilità. A.T.

LAVORARE “TRA” GLI SPAZI URBANI

"AGOPUNTURA URBANA" LOD I a cura di Anna Arioli

“Ciascun territorio è unico, per cui è necessario ‘riciclare’, grattare una volta di più (ma possibilmente con la massima cura) il vecchio testo che gli uomini hanno scritto sull’insostituibile materia del suolo, per deporvene uno nuovo, che risponda alle esigenze di oggi, prima d’essere a sua volta abrogato”, A. Corboz, Il territorio come palinsesto, in P. Viganò (a cura di), Ordine Sparso. Saggi sull’arte, il metodo, la città e il territorio, Franco Angeli, Milano 1998. Non c’è più spazio a disposizione per costruire: ci è chiesto di “lavorare tra” gli spazi edificati, ai bordi di spazi deboli che domandano un nuovo sguardo (re-interpretazione) e una nuova cura (ri-qualificazione). Non è possibile riempire ossessivamente tutto quanto ci si offre libero, continuando un processo che lavora – spesso male – per imperterrita addizione; urge recuperare e rigenerare quanto è rimasto, intervalli preziosi che, innervati di relazioni benefiche, divengono i sistemi dinamici di rigenerazione della città. Il progetto dello spazio aperto, che porta con sé l’insostituibile valore della pausa (con tutti i benefici di sostenibilità ambientale, sociale ed estetica connessi), recupera spazi esistenti e sottoutilizzati ed assume un nuovo più ampio significato. Osservando con questo sguardo quanto accade nella città di Lodi, si registra la formazione di una rete “minore” di spazi aperti rigenerati grazie a progetti che, come una “agopuntura urbana”, operano in una direzione comune: preservare la preziosa risorsa del suolo, riqualificarne le presenze, intessere relazioni ricchissime (tra interno ed esterno, storia e contemporaneità). Non è uno solo il progetto in grado di trasmettere questa nascente attenzione: collaterali ad interventi di pregio architettonico, che reinterpretano edifici di interesse collettivo (tra gli altri, la Biblioteca Laudense firmata M. De Lucchi o il Museo Folli Geniali, ad opera di Frosio Architetti), sono molti i casi di ri-utilizzo dello spazio aperto, che contaminato di materiali e usi differenti, diviene intervallo di qualità, non solo spaziale, ma culturale e sociale, tessuto connettivo in grado di relazionare

il costruito e di costituirne la degna “scena” urbana. Citiamo tra questi la riuscitissima riqualificazione dei Giardini Barbarossa, già realizzati come “passeggio” all’italiana (arch. Fugazza, 1934) sopra la tombinatura dell’antica Roggia Molina e restaurati nel 2011 ad opera di G. Franchi, G. Bacci, A. Calcagno Maniglio, M.C. Pozzana, G. Lunardini: un palinsesto di linee d’acqua e di verde, che recupera le tracce storiche in forme contemporanee, si offre ora alla cittadinanza come parco lineare fruibile da tutti e in tutte le ore, dotato di comfort e web, uno spazio collettivo riconoscibile in grado di riqualificare l’intorno. Sinergicamente lavora l’intervento per il centro storico, “segni di paesaggio in città”, degli arch. Anna Arioli ed Erika Cormio (2011), una serie di innesti naturali dalle linee precise lungo gli assi storici di c.so V. Emanuele, Umberto I e Adda, il cui manto stradale con i sottoservizi è completamente risistemato. Sono ventuno “isole” modulari in granito di sosta e di verde (alberi ed essenze locali), che “contaminano” l’urbano, ricordando le tracce e i colori della campagna lavorata, lo riqualificano e vogliono innescare processi di rigenerazione più estesi, attraverso il paesaggio. Si auspica che anche le proposte progettuali, già oggetto di concorsi pubblici di idee, per il parco “Isola Carolina” (2007) e la “Piazza Albarola” (2010) possano essere recuperate e realizzate nel prossimo futuro. È una nuova idea di città, che mira a costituire il proprio spazio pubblico contemporaneo attraverso il paesaggio: il parco, la piazza, i percorsi messi a sistema, in relazione reciproca e con il territorio, divengono il tessuto della città sostenibile, fatta di luoghi ospitali, liberi, riqualificati e leggeri. Sarà infatti Smart la città del futuro, come ampiamente raccontato: trasporto a basso impatto ecologico, centri storici pedonali e “enti”, edifici funzionanti con sole fonti d’energia pulita, aree verdi moltiplicate, interne al tessuto edificato, in costante vitale relazione. A.A.

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SOSTENIBILITÁ COME VALORE DI RIQUALIFICAZIONE URBANA

DEMOLIRE PER RICOSTRUIRE VARE SE a cura di Claudio Castiglioni e Carla Giulia Moretti

di Luca Compri Coniuga la propria ricerca spaziale al tema della sostenibilità abbracciando temi progettuali che vanno dal design al paesaggio

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Esito dell'espansione urbana della città nel secondo dopoguerra, il contesto di viale Borri e dell’area attorno all’Ospedale è definito da una fitta edificazione priva di uniformità stilistica e volumetrica con rari, ma validi, esempi di architettura di inizio ’900. Il progetto prevede la demolizione e la ricostruzione di un fabbricato di due piani a pianta rettangolare addossato ad un altro edificio. La nuova costruzione ne ripropone la volumetria, ampliata nei limiti consentiti dal PGT. Se da un punto di vista urbano il nuovo fabbricato “subisce” i vincoli ai quali è sottoposto, da un punto di vista progettuale “impone” il suo

carattere sostenibile. La volontà di ridurre al minimo il consumo di suolo, di utilizzare materiali naturali (x-lam, fibra di legno, fibro gesso…), di pensare spazi ergonomici, di predisporre impianti finalizzati al comfort e alla drastica riduzione dei consumi e delle emissioni, sono strategie che garantiscono un alto grado di sostenibilità. L’immobile, destinato a casa vacanze, ha una pianta tipo con distribuzione centrale: per un totale di tre piani e sei appartamenti. L’orientamento sfavorevole, il contesto non qualificato rendono all’esterno questa architettura asciutta ed introversa; la tipologia a “T” della pianta, è dichiarata all’esterno in modo deciso, mentre all’interno risulta accogliente grazie all’inclinazione delle pareti laterali e agli apporti di luce naturale. Le aperture del volume ricostruito sono ritmiche e regolari (a memoria del fabbricato preesistente), mentre evidenziano un disegno più libero e ampio nel nuovo blocco. Il “tappeto” fotovoltaico del tetto, è l’elemento più evidente; lo sporto di gronda non viene abbandonato ma è reinterpretato per segnalarne l’attacco al cielo. È soprattutto l’attenzione nei confronti dell’ambiente e dell’uomo che si intende manifestare; provando ad innescare un processo virtuoso capace nel tempo di qualificare il costruito circostante, grazie al confronto con un esempio realizzato. Il tentativo vuole esplicitarsi, oltre che con uno studio delle stratigrafie e delle soluzioni tecnologiche, grazie al disegno di un’architettura spontanea, diretta, contemporanea e, dunque, obbligatoriamente sostenibile. Il concretizzarsi di un lavoro così complesso è il frutto di una stretta collaborazione tra il progettista, la committenza e il team che ha partecipato alla progettazione. Uno degli obiettivi finali sarà quello di certificare la casa con l'etichetta Casa Clima Gold Welcome (etichetta di qualità che unisce efficienza energetica e sostenibilità ambientale - in fase di istruttoria).


UNO STAND PER PROMUOVERE LA CITTÀ SOSTENIBILE

COMOCASACLIMA 2012 CO M O a cura di Roberta Fasola

Risposte di Stefania Borsani Consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC Como

Stefania Borsani ha curato lo stand dell’Ordine degli Architetti PPC di Como all’interno di Fiera Casaclima, tenutasi a Como nello scorso febbraio per informare i professionisti e sensibilizzare l’utente al risparmio energetico applicato alle abitazioni. Perché l’Ordine degli Architetti PPC di Como ha voluto essere presente all’interno del salone ComoCasaclima? La manifestazione rappresenta un’importate occasione di sostegno della professionalità attiva sul territorio lariano e della cultura della professione orientata ad un processo di

miglioramento continuo. Cosa significa la nostra presenza in un contesto espositivo in genere riservato agli operatori economici del settore? La ragione che rende strategiche occasioni come queste è saperle trasformare in opportunità per fare e diffondere cultura tecnica attraverso l’incontro di tutti gli attori della filiera. È una scelta dettata da esigenze di sensibilizzazione ai problemi del pianeta o una risposta alternativa alla crisi del tradizionale modo di costruire? Il settore delle costruzioni sta radicalmente cambiando e l’adattamento a questa nuova fase richiede una forte disponibilità all’innovazione che è prima di tutto culturale. Rigenerazione Urbana Sostenibile: qualità, innovazione e rispetto delle risorse come opportunità del territorio, è il tema scelto come filo conduttore per fornire una visione dei futuri possibili per il nostro territorio. Come è stato strutturato il nostro intervento interattivo? E perché si è scelta questa strada? Nell'ambito dell'evento fieristico, l’Ordine degli Architetti, PPC, l’Ordine degli Ingegneri e Ance Como erano uniti in un progetto di allestimento congiunto, un’installazione rappresentativa delle tre associazioni in modo distinto, ma come parte di un ambito comune, attrezzata con postazioni multimediali, per permettere al visitatore di prendere conoscenza dell’attività di Ordini e Associazioni. Per gli architetti il touch screen è stato lo strumento attraverso cui ‘Navigare nella Sostenibilità dell’Architettura’ ed evidenziare alcuni temi d’interesse per la professione stimolando curiosità nei visitatori. Il nostro intervento sul tema della rigenerazione urbana è stato un’anticipazione del programma RI.U.SO che oggi è, per gli architetti italiani, un piano nazionale per le città. Quali canali di divulgazione potremmo sfruttare per veicolare questo tema? Certamente gli Ordini professionali provinciali rappresentano un’importante cassa di risonanza a livello territoriale, l’anello di congiunzione in grado di recepire e coniugare queste importanti spinte di rinnovamento con l’identità locale. In tal senso è necessario moltiplicare le iniziative di sensibilizzazione per fare informazione e promuovere una nuova cultura edilizia. R.F. e S.B.

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PROGETTI DI ARCHITETTURA | 1

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COPENHAGEN MULTIETNICA

COPENHAGEN

Da un masterplan, ideato per risanare un contesto difficile, nasce un progetto che favorisce l’integrazione tra 60 comunità etniche FOTOGRAFIE DI BIG, DRAGØR LUFTFOTO, TORBEN ESKEROD

BIG, TOPOTEK1, SUPERFLEX PARCO URBANO SUPERKILEN, COPENHAGEN, DANIMARCA Superkilen è uno spazio urbano di circa mezzo miglio, che s’incunea all’interno di uno dei luoghi più vari a livello etnico e sociale della Danimarca. L’idea generale è quella di una grande esposizione di oggetti provenienti dalle 60 differenti nazionalità degli abitanti della zona circostante. Ciascuno di questi oggetti è accompagnato da una piccola targa di acciaio conficcata nel terreno contenente la sua descrizione in danese e nella sua lingua d’origine. Si tratta di una sorta di collezione surrealista della diversità urbana, in grado di riflettere la natura del territorio locale. Superkilen è il risultato della collaborazione fra BIG, Topotek1 and SUPERFLEX: una specifica fusione di architettura, architettura del paesaggio e arte, dalla concezione fino alla realizzazione. Superkilen è un parco che supporta la diversità: una mostra mondiale di oggetti di arredo e quotidiani – panchine, lampioni, bidoni delle immondizie e piante - provenienti da tutto il mondo (…) Superkilen assume le proprie ragioni dalla storia del giardino. Nel giardino, la formalizzazione di un ideale, la costruzione di un luogo diverso inteso in quanto paesaggio lontano, è un tema che attraversa la storia (…) Superkilen rappresenta

la versione urbana di un giardino universale contemporaneo. Concettualmente, il punto di partenza, è stata la divisione di Superkilen in tre zone e altrettanti colori: verde, nero e rosso. Le diverse superfici e colori, sono integrate in modo da formare paesaggi nuovi e dinamici per gli oggetti di tutti i giorni (…) Piazza Rossa In quanto estensione delle attività sportive e culturali della Norrebrohall, la Piazza Rossa è concepita come un’estensione della vita interna dell’edificio. Una gamma di offerte ricreative e una grande piazza centrale permette ai residenti di incontrarsi grazie ad attività ludiche e sportive. La superficie colorata è integrata sia in termini cromatici che materici con la Norrebrohall e con il suo ingresso principale. Facciate sono incorporate visivamente nel progetto seguendo il colore della superficie che concettualmente piega verso l’alto creando così un’esperienza tridimensionale (…) Oltre alle attività culturali e sportive, la Piazza Rossa costituisce il luogo per un mercato che attrae, ogni weekend, visitatori da Copenhagen e dai sobborghi (…)

Collage di bandiere delle nazionalità presenti sul territorio; le tre zone colorate individuate su una foto aerea. Nella pagina a fianco: gli oggetti provenienti dalle 60 differenti nazionalità, individuati sulla planimetria del parco.


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SCHEDA TECNICA Progetto architettonico: BIG; partner incaricato: Bjarke Ingels; responsabile di progetto: Nanna Gyldholm Møller, Mikkel Marcker Stubgaard; gruppo di progettazione: Ondrej Tichy, Jonas Lehmann, Rune Hansen, Jan Borgstrøm, Lacin Karaoz, Jonas Barre, Nicklas Antoni Rasch, Gabrielle Nadeau, Jennifer Dahm Petersen, Richard Howis, Fan Zhang, Andreas Castberg, Armen Menendian, Jens Majdal Kaarsholm, Jan Magasanik Progetto paesaggistico: Topotek1; partner incaricati: Martin Rein-Cano, Lorenz Dexler; responsabile di progetto: Ole Hartmann + Anna Lundquist; gruppo di progettazione: Toni Offenberger, Katia Steckemetz , Cristian Bohne, Karoline Liedtke Progetto artistico: Superflex; partner incaricato: Superflex; gruppo di progettazione: Jakob Fenger, Rasmus Nielsen, Bjørnstjerne Christiansen Collaboratori: Lemming Eriksson, Help PR & Communication Cliente: Copenhagen Municipality, Realdania Dimensioni: lunghezza: 750 m; area: 30.000 mq Cronologia: 2007 - 2012 Importo: 7.7 milioni di euro

Veduta aerea della Piazza Rossa in costruzione; le panchine svizzere; la Piazza Rossa vista dalla strada, in un fotomontaggio dello studio BIG.

La Piazza Rossa è definita da una strada a ogni estremità ed edifici e recinzioni lungo i lati. Il bordo fluttua dentro e fuori – abbiamo legato l’area connettendo le linee date dell’intorno con i loro bordi, in un pattern rosso. Un grande tappeto rosso si distende tra tutte le parti della piazza.

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Due oggetti della Piazza Nera: la fontana marocchina, in primo piano, e il parco giochi giapponese a forma di polipo, sullo sfondo; le insegne al neon di Mosca e Pechino in Piazza Rossa.

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Piazza Nera Mimers Plads è il cuore del masterplan. Qui, i locali, incontrano la Fontana marocchina, oppure la panchina turca o ancora l’albero giapponese di ciliegie. Durante la settimana tavoli permanenti, panche, grill formano una sorta di grande “soggiorno urbano” per giocatori di backgammon o di scacchi (…) Parco Verde Una volta Bauman ha detto che “lo sport è una delle poche istituzioni nella società in

cui le persone possono ancora concordare le regole”. Non importa da dove vieni, in cosa credi e che lingua parli, si può sempre giocare a calcio insieme. Ecco perché un certo numero d’impianti sportivi viene spostato nel Parco Verde, anche il campo da hockey esistente con campo da basket integrato. Questo luogo costituisce un naturale punto di ritrovo per i giovani di Mjolnerpark e della scuola adiacente. (dalla relazione di progetto. Traduzione di Carlo Gandolfi)

La panchina della Germania e le palme del Libano nella Piazza Nera; l’altalena doppia dell’Iraq in Piazza Rossa.

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PROGETTI DI ARCHITETTURA | 2

L’EX OFFICINA SI REINVENTA

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TORINO


Il recupero delle ex officine SNOS, con il contributo dei Fondi Strutturali dell’Unione Europea, si inserisce nella Spina 3, uno dei più vasti progetti di riqualificazione urbana di Torino FOTOGRAFIE DI ANDREA LACE

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STUDIO GRANMA ARCHITETTI ASSOCIATI CENTRO POLIFUNZIONALE SNOS, AREA EX SOCIETÀ NAZIONALE OFFICINE SAVIGLIANO, TORINO

Le ex Officine Savigliano della società SNOS, al centro dell’ampia azione di riqualificazione dell’area industriale torinese, conservano nella trasformazione l’identità di luogo del lavoro, passando da una produzione tecnica d’avanguardia – qui sono nati la copertura della stazione Centrale di Milano e i vagoni dell’Orient Express – a nuovi modelli produttivi ad alto contenuto tecnologico, con la scelta di Seat Pagine Gialle di insediarvi il suo nuovo quartier generale. L’ex officina è oggi completata anche da attività commerciali, spazi di ristorazione e residenze. Il progetto, che si fonda su un’idea dinamica di memoria e sulla mixité di funzioni, prende le mosse dalla ristrutturazione e restauro dell’edificio storico, in posizione di cerniera tra la città e il nuovo parco, e dalla realizzazione di nuovi volumi che mirano a caratterizzare le diverse funzioni. In tal senso, la semplicità delle forme e la rilettura dei materiali edilizi, tradizionalmente industriali, sono determinanti. 30

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I volumi dei nuovi uffici collegati alla galleria storica con passerelle coperte; render dell’intero intervento verso piazza Baldissera. Nella pagina a fianco: viste esterne con l’ingresso vetrato alla galleria storica e i nuovi volumi commerciali. Alle pagine precedenti: sezioni trasversali del complesso.

SCHEDA TECNICA progetto urbanistico e architettonico: Studio Granma Architetti Associati collaboratori: G. Almeida, C. Bono, M. Carlone, R. Carofalo, F. Cerrini, C. Cordeschi, A. Lace, G. Salso, D. Soave, F. Veronese impresa: Impresa Costruzioni Rosso Geom. Francesco & figli S.p.A., Torino; Codelfa, Tortona (AL) committente: S.N.O.S. S.p.A., Torino dati dimensionali: Sup. Lotto 36.000 mq; S.L.P. costruita 42.176 mq Importo totale dei lavori: 55.270.000,00 â‚Ź cronologia: 2002-03, progetto; 2003-09, realizzazione

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Interno della galleria storica; render dell’intero intervento su piazza Baldissera. Nella pagina a fianco: vista del nuovo edificio di terziario, con i volumi degli uffici disposti a pettine su uno zoccolo destinato a parcheggi.

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La galleria storica – 350 metri originariamente destinati al transito dei convogli ferroviari – mantiene la sua funzione di fulcro distributivo di tutti i percorsi e tutte le attività. Vero cuore pubblico dell’intervento, l’interno del vecchio edificio si trasforma in un esterno aperto sui nuovi fabbricati e sul parco della Dora. Parte dei volumi commerciali affacciati sulla galleria fuoriescono dall’edificio, spezzando la regolarità della facciata con rotazioni non ripetitive, dimensioni e profondità differenti, e articolano la galleria e l’ampio spazio pedonale esterno. La suggestione è quella dei container: i volumi netti sono poggiati a terra, quasi da sembrare provvisori; il colore rosso evidenzia ed enfatizza l’addizione. Due giganteschi “righelli” corrono a terra lungo l’interno e l’esterno della manica

storica, scanditi ogni 10 metri da numeri in acciaio annegati nella pietra e nel cemento. Al metro 190 un tunnel di vetro si apre in modo accogliente verso l’esterno per poi piegarsi all’interno dell’edificio senza toccare terra e salire con due ascensori al primo livello: è l’ingresso Seat Pagine Gialle. Sei nuovi edifici, disposti a pettine e inseriti alle spalle del fabbricato storico, ospitano spazi per aziende dagli elevati requisiti tecnologici. Il rivestimento è in pannelli di alluminio estruso, alternati a fasce vetrate. Grandi finestre si aprono sulla città e sui nuovi percorsi pedonali. Le diverse trasparenze del vetro aumentano gli effetti di chiaro-scuro ed enfatizzano la memoria industriale dell’area. (dalla relazione di progetto)

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PROFESSIONE

DOPO LA LEGGE REGIONALE N. 13/2009 È ARRIVATA LA LEGGE REGIONALE N. 4/2012

COME È CAMBIATO IL “PIANO CASA”

Dalle “azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio e urbanistico della Lombardia”, alle “norme per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente”

La Legge Regionale 13 marzo 2012 n. 4 ha, fra l’altro, modificato alcune disposizioni della Legge Regionale 16 luglio 2009 n. 13. L’utilizzo del patrimonio edilizio esistente L’Articolo 3 della Legge 4/2012 ha esteso fino al 31 dicembre 2013 la facoltà di presentare le richieste di permesso di costruire o le denunce di inizio di attività, per realizzare anche in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici ed ai regolamenti edilizi gli interventi di recupero edilizio e funzionale previsti dall’Articolo 2 della Legge 13/2009, ed inoltre l’ha estesa anche agli edifici non ricadenti in zona agricola ultimati tra il 31 marzo 2005 ed il 18 luglio 2009. Esso, inoltre, anche in deroga alle previsioni quantitative e morfologiche degli strumenti urbanistici, ha riconosciuto la possibilità di incrementare del 5% la volumetria preesistente, qualora vengano realizzati interventi riguardanti interi edifici che ne migliorino l’efficienza energetica in misura superiore al 50 per cento del loro precedente valore limite, e che al contempo garantiscano una prestazione energetica non inferiore al valore limite previsto dalla delibera della Giunta regionale n. 5018/ 2007. La sostituzione del patrimonio edilizio esistente L’Articolo 5 della Legge Regionale 4/2012 ha esteso fino al 31 dicembre 2013 la facoltà di presentare le richieste di permesso di costruire o le denunce di inizio di attività per realizzare, anche in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici ed ai regolamenti edilizi, gli interventi di sostituzione con eventuale incremento volumetrico degli edifici esistenti. Al terzo comma esso ha specificato che la sostituzione può avvenire anche “a mezzo di totale demolizione e ricostruzione dell’edificio e con diversa allocazione entro il lotto di riferimento”, ma al contempo ha stabilito che la ricostruzione può contemplare solo le modifiche della sagoma “necessarie per

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l’armonizzazione architettonica con gli organismi edilizi esistenti”. Il secondo comma ha previsto la facoltà di sostituire, con edifici interamente residenziali, i fabbricati preesistenti parzialmente residenziali o non residenziali ubicati “in zone dove è ammessa la destinazione residenziale”, ancorché non in modo prevalente, ma al contempo ha disposto che in più tali zone devono essere “caratterizzate da idonee dotazioni di servizi”. Il successivo quarto comma ha stabilito che i benefici previsti per il calcolo del volume degli edifici dall’Articolo 2, comma 1-ter, della Legge Regionale 26/1995 vanno applicati a tutti gli “interventi di cui al presente Articolo”, e non ai soli incrementi volumetrici, come invece prevedeva l’Articolo 3 della Legge 13/2009. In più, il sesto comma ha attribuito un ulteriore bonus volumetrico del 10 per cento, nel caso in cui gli interventi dallo stesso previsti forniscano, mediante impianti alimentati da fonti rinnovabili, almeno il 30 per cento dell’energia necessaria per produrre l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento

ed il raffrescamento. Ai sensi del settimo comma, inoltre, gli interventi di sostituzione che non comportino la demolizione totale e la ricostruzione e che usufruiscano dei benefici previsti dai precedenti quarto e sesto comma, possono derogare fino a venti centimetri alle distanze minime dalle strade, alle distanze dai confini di proprietà, ed alle distanze minime tra fabbricati. In ogni caso, i progetti di sostituzione edilizia che prevedano la totale demolizione e la ricostruzione e che vengano presentati a partire dal 31 maggio 2012, devono prevedere che almeno il 20 per cento dell’energia necessaria per produrre l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento ed il raffrescamento, sia fornito mediante impianti alimentati da fonti rinnovabili, senza che sia riconosciuto alcun bonus volumetrico. Ed infine il quarto comma ha attribuito ai comuni la possibilità di assegnare un premio volumetrico non superiore al 5 per cento del volume esistente, commisurandolo al grado di incidenza paesistica del progetto. Walter Fumagalli


DOPO UN LUNGO ITER MILANO HA UN NUOVO STRUMENTO PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO

APPROVAZIONE DEL PGT

Il nuovo Piano modifica le precedenti previsioni di espansione, in una logica di contenimento dell’edificazione e di revisione degli indici di edificabilità con 4 milioni di metri cubi in meno

Il PGT di Milano è stato approvato nella seduta del Consiglio comunale di martedì 22 maggio, dopo una fase di gestazione controversa che aveva visto come tappe salienti una prima approvazione, nel febbraio 2011, da parte della precedente amministrazione comunale presieduta dal sindaco Letizia Moratti, e la revoca, nel luglio 2011, di tale delibera di approvazione del PGT, da parte della nuova amministrazione comunale presieduta dal sindaco Giuliano Pisapia. Ora, dopo un lungo iter di revisione del Piano con l’esame di innumerevoli osservazioni, Milano ha un nuovo strumento per il governo del territorio. Come dichiarato dal sindaco Pisapia e dall’assessore De Cesaris, in sede di conferenza stampa di presentazione del PGT (vedi: T. Monestiroli, Approvato il PGT, la città cambia, “la Repubblica”

del 23.5.2012; M. Giannattasio, PGT, più ristrutturazioni e meno grattacieli. L’assessore De Cesaris: ora la città è al centro, “Corriere della Sera” del 24.5.2012) questa riformulazione del Piano modificherebbe le precedenti previsioni di espansione, in una logica di contenimento dell’edificazione e di revisione degli indici di edificabilità. Il Piano conterrebbe infatti “4 milioni di metri cubi di costruzioni in meno”, cancellerebbe il meccanismo della perequazione nel Parco Sud e introdurrebbe l’obbligo di costruire case a basso costo (housing sociale) in tutte le aree con superficie territoriale superiore a 10 mila metri quadrati (A. Pozzi, Approvazione, (Ri-) Approvazione!, www.chiamamilano.it del 25.5.2012). Eppure la riedizione del Piano non ha convinto tutti, molte perplessità rimangono sull’effettivo futuro del Parco

agricolo sud, sulle aree dismesse degli ex scali ferroviari e sulla mancanza di una prospettiva metropolitana della pianificazione (G. Boatti, PGT, Urbanistica: Milano, Italia, www. arcipelagomilano.org del 22.5.2012). Per poter consultare direttamente la documentazione, occorrerà attendere la pubblicazione del Piano. In attesa, può essere utile, per definire il quadro delle problematiche, riprendere il dibattito che si è svolto a partire dal Seminario promosso dal Politecnico di Milano e dall’INU nel gennaio 2011, i cui materiali (pubblicati in rete in www.dpa.polimi. it) sono stati anche raccolti nel volume PGT di Milano: rifare, conservare o correggere? edito da Maggioli, con scritti di Acuto, Boschetti, De Carli, De Maio, Fiorese, Goggi, Macchi Cassia, Micelli, Oliva, Pareglio, Roccatagliata, Russi, Torricelli, Vitillo. Manuela Oglialoro

CRESCE L’INTERESSE PER LA VALORIZZAZIONE DEI NAVIGLI MILANESI

UN PROGETTO PER RIAPRIRE I NAVIGLI

In seguito al quinto quesito del referendum consultivo, che richiedeva la riapertura del sistema dei Navigli milanesi, iniziano a circolare diversi studi e ipotesi progettuali di fattibilità

Dalla fine degli anni ’90 è tornato a crescere l’interesse per la valorizzazione dell’insieme dei Navigli lombardi determinando importanti iniziative di studio e di pianificazione. Recentemente l’attenzione di ricercatori e amministratori si è concentrata sull’ambizioso progetto di riaprire la cerchia dei Navigli milanesi, la cui copertura iniziò negli anni Trenta, nel periodo del regime fascista, e continuò fino agli anni Sessanta. Si tratta di prevedere concretamente la possibilità per la città di tornare ad essere la magnifica città d’acqua già celebrata da Bonvesin da La Riva nel XIII secolo. Oggi, occorre dare attuazione all’ipotesi di riattivare i Navigli a Milano, soprattutto in seguito alla positiva risposta data dalla città al quinto quesito referendario consultivo di indirizzo che richiedeva

specificatamente la riapertura del sistema dei Navigli milanesi. Per questo, sono in fase di definizione diverse ipotesi progettuali, tra queste si segnala la proposta di Roberto Biscardini e Andrea Cassone, illustrata nel volume Riaprire i Navigli si può. Un grande progetto per Milano, presentato nel mese di aprile 2012 presso l’Urban Center di Milano. Il progetto esposto è frutto del lavoro di studio e di approfondimento svolto nel corso di progettazione urbanistica Teoria urbanistica e qualità urbana del Politecnico di Milano negli a.a. 2008-10. Lo studio prevede la riapertura totale dei Navigli, partendo dalla Cassina de’ Pom, fino alla Darsena. Le ipotesi di fattibilità sono state verificate dal punto di vista urbanistico, sotto il profilo della realizzazione ingegneristica ed

economica, in quanto il progetto è autofinanziabile con il coinvolgimento di risorse private. M.O.

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UNA NUOVA RUBRICA PER “AL”

PROFESSIONE NEL MONDO Le chance dell’architetto italiano: come esportare architetti e architettura

La professione dell’architetto in Italia sconta oggi criticità riconducibili alla stagnazione economica, ma non solo: pensiamo al numero di architetti che si affaccia sul mercato e alla conflittualità con le altre professioni tecniche; alla scarsa offerta di occasioni progettuali che la società produce; all’apparato di leggi e burocrazie; più in generale, allo scarso riconoscimento sociale dell’architetto e dell’architettura con quella che potremmo chiamare una recessione culturale in atto che coinvolge le città italiane. Una situazione tale da mettere in crisi la sopravvivenza, materiale e culturale, di numerosi colleghi e, in definitiva, del nostro stesso mestiere. Diventa allora interessante, tra le tante ipotesi di riforma della professione, guardare anche alle opportunità di mercato nei Paesi europei e, soprattutto, in via di sviluppo. Un fermento che si registra sia nella sfera universitaria (dalla ventennale esperienza Erasmus fino ai contestati corsi in inglese obbligatori per la laurea magistrale dal 2014 del Politecnico di Milano) sia nel mondo professionale (con le esperienze dell’Union

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI LOMBARDI

NOVEMBRE-DICEMBRE | 2011

COSTRUIRE NEL MONDO

COSTRUIRE NEL MONDO 13 ARCHITETTI ITALIANI LE LORO ESPERIENZE INTERNAZIONALI

ORDINI DEGLI ARCHITETTI P.P.C. DELLE PROVINCE DI BERGAMO, BRESCIA, COMO, CREMONA, LECCO, LODI, MANTOVA, MILANO, MONZA E DELLA BRIANZA, PAVIA, SONDRIO, VARESE CONSULTA REGIONALE LOMBARDA DEGLI ORDINI DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI - VIA SOLFERINO 19, 20121 MILANO - ISSN 1825-8182

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Internationale des Architectes, i concorsi internazionali, i colleghi che emigrano per trovare lavoro e soddisfazione culturale). “AL”, con il n. 486 “Costruire nel mondo”, ha promosso un primo passo in questa direzione, registrando vantaggi e criticità che l’architetto italiano può mettere in gioco sul fronte della cosiddetta internazionalizzazione: si tratta ora di approfondire le tematiche e le opportunità. La sfida principale, crediamo, è dimostrare come il mercato estero, o la tematizzazione della propria attività professionale in quella direzione, non sia affare delle sole archistar quanto il campo d’azione di un numero ben più esteso di professionisti, riguardando tutti noi. In tale prospettiva, “AL” ha dunque deciso, a partire da questo numero, di dedicare una rubrica alla professione nel mondo, ovvero alle diverse forme possibili di lavoro all’estero. Con quali obiettivi? Dare spazio alle opportunità e alle esperienze in atto; dialogare con i colleghi che lavorano all’estero, i quali possono svolgere un ruolo di network; costruire banche dati a partire dalle best practices; rendere note le politiche del Consiglio Nazionale degli Architetti, delle organizzazioni internazionali, delle istituzioni e degli Ordini provinciali. E tante altre ne potranno nascere anche grazie al contributo che i colleghi in Italia o all’estero vorranno segnalare a chi scrive, il quale sarà il curatore della rubrica. Un luogo, dunque, per riflettere sulle chance dell’architetto italiano nel mondo, cercando soprattutto di attrezzarsi al meglio per affrontare la sfida in termini competitivi. Si tratta di un programma possibile? Crediamo di sì, a patto di muoversi, come la rubrica cercherà di argomentare, verso due prospettive complementari. La prima richiede di generare nuovi modelli di sviluppo culturale nel nostro Paese a fronte delle esigenze della società del nostro tempo: senza questa innovativa expertise sarà difficile esportare architetture, cultura urbana

e architetti, oltre che, naturalmente, invertire la recessione culturale del nostro Paese. Guardare all’estero è, in altre parole, l’occasione per definire nuovi ruoli per l’architetto in Italia andando così, con un po’ di ottimismo, nella direzione di eliminare le criticità del nostro mercato interno. La seconda, più direttamente riconducibile all’internazionalizzazione, vuole che sia tentato ogni sforzo per alimentare il confronto con l’estero, dunque promuovendo i diversi modi possibili per lavorare all’estero: con scambi internazionali, soprattutto nel periodo post-laurea quando è più facile muoversi; trasferendosi all’estero (vedi la tavola rotonda su “AL” 486); mantenendo la propria attività in Italia, ma con continue collaborazioni con reti all’estero; partecipando a progetti o concorsi puntuali all’estero, ecc. In entrambi i casi il punto pare essere qualificare le specificità dell’architetto italiano a partire dal suo background tecnico-culturale tradizionale, rendendolo ancora più competitivo nelle tecnologie, nella struttura organizzativa e nel marketing. Tenendo però a mente che non basterà il mercato da solo a garantirgli l’accesso alla professione nel mondo perché, cosi facendo, ci sarà probabilmente qualche collega americano o cinese meglio attrezzato di lui. Occorre al contrario tenere insieme cultura, innovazione e mercato. Vito Redaelli Inviate le vostre segnalazioni o proposte di argomenti a: professionenelmondo@consulta-al.it


PROFESSIONE l NEWS

DIRETTIVE UE

Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica degli edifici Il quadro normativo italiano ed europeo relativo alla problematica del rendimento energetico nell’edilizia è complesso ed eterogeneo. Attualmente si segnala la nuova Direttiva 2010/31/ UE in tema di prestazione energetica nell’edilizia, entrata in vigore a livello Europeo l’8 luglio 2010, che abroga la precedente 2002/91/CE (con effetto dal 1° febbraio 2012). La Direttiva 2010/31/UE stabilisce che entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere “a energia quasi zero”, cioè, edifici ad altissima prestazione energetica, in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo deve essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili. Per gli edifici pubblici questa scadenza è anticipata al 31 dicembre 2018. Queste disposizioni devono essere recepite dallo Stato italiano entro la scadenza fissata (9 luglio 2012). M.O. LETTURE

Bernard Lassus in Cilento Baia dei Pini è un parco residenziale situato tra Agnone e Acciaroli, sulla costa del Cilento. “Il suo agglomerato di case bianche, visto dal mare, si presenta come una grande macchia chiara che interrompe, insieme a quasi tutte le altre costruzioni della costa, i colori tipici della flora e delle rocce locali”. Bernard Lassus incontra per la prima volta questi luoghi nel 2004, durante una veloce escursione in barca che lo porta ad osservare la costa di Acciaroli e Punta Licosa in due diversi momenti della giornata, all’alba e la tramonto. “È il colpo di sguardo” dice Lassus quello che permette la comprensione di un luogo, e questo luogo dovrà essere letto dal mare. Da quella prima volta Lassus tornerà più volte nel Cilento e proprio da questa sua frequentazione deriverà il progetto per il Complesso immobiliare “Parco Baia dei Pini” a San Mauro del Cilento articolato su due diversi livelli: il recupero architettonico dell’aspetto esterno degli edifici e dell’ambiente naturale eliminando tutte le superfetazioni e tutto ciò che

arrechi disturbo visivo, e il recupero paesaggistico inteso “come insieme di opere in grado di fornire un’immagine complessiva del Parco in armonia con il paesaggio circostante”. Il libro di Paola Capone, storica dell’arte coinvolta nel progetto per volere dello stesso Lassus, ripercorre la storia del progetto dimostrando come l’interdisciplinarietà rappresenti una nuova possibilità per affrontare il progetto di architettura e del paesaggio.

Paola Capone Il restauro “impossibile”. Un progetto di Bernard Lassus per il Cilento Areablu Ed., Cava de’ Tirreni (SA) pp. 136 con 16 tav. all., € 25,00

Energy Europe (SEE) in Italia. Sono previste 3 sezioni: A (piani urbanistici per l’uso sostenibile dell’energia); B (progetti urbani energeticamente sostenibili); C (Urbanpromo Sustainable Energy), quest’ultima riservata al giudizio del pubblico rispetto alle proposte presentate nell’ambito dell’evento annuale di marketing urbano e territoriale promosso dall’INU. L’iscrizione alle sezioni A e B deve effettuarsi entro il 21 settembre 2012, con una domanda in carta semplice allegata al bando di concorso (scaricabile dai siti www. inu.it - www.urbanpromo.it - www. campagnaSEEitalia.it - www.aniem.it), da inviare all’INU. I progetti saranno giudicati da una commissione di esperti dei due Enti. Per ognuna delle prime due sezioni saranno scelti un massimo di 3 finalisti, tra i quali decretare i vincitori. I candidati della sezione C saranno invece selezionati tramite referendum, in occasione della manifestazione che si svolgerà a Bologna dal 7 al 10 novembre prossimi, presso Palazzo D’Accursio. Le premiazioni avranno luogo nel corso di Urbanpromo 2012.

CONVEGNO CONCORSI

Energia sostenibile nelle città

Il Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) prosegue per il quinto anno consecutivo la promozione delle buone pratiche in materia energetica e ambientale, applicata all’urbanistica e all’edilizia. L’edizione 2012 del concorso nazionale “Energia sostenibile nelle città”, aperto ai soggetti pubblici e privati che si sono distinti nell’elaborazione di piani e progetti urbanistici attenti alle problematiche della sostenibilità energetica, si inserisce nell’ambito di attuazione della campagna Sustainable

Il paesaggio nella pianificazione lombarda Nella giornata del 31 maggio 2012, presso la Sala Conferenze dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Milano, si è svolto un Convegno sul tema “Il paesaggio lombardo nella pianificazione territoriale e provinciale”, organizzato dalla Commissione Urbanistica e Territorio della Consulta con il patrocinio di Regione Lombardia. L’incontro ha permesso un utile scambio di esperienze ai vari livelli della pianificazione nella delicata fase di adeguamento dei PTCP alla LR 12/2005. Gli interventi hanno riportato brevi sintesi sullo stato dell’arte degli strumenti di pianificazione vigenti o in itinere. Gli estratti del convegno saranno pubblicati nel numero 491 di “AL” in uscita a settembre-ottobre.

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PROFESSIONE | CONCORSI

ASSOCIAZIONE CULTURALE “MARTIRI DI BRESCIA” via Giovanni XXIII, 12 Lentate sul Seveso (MB) http://concorsoideelentate.wordpress.com Concorso di idee per giovani progettisti novembre 2011 - febbraio 2012 RIQUALIFICAZIONE URBANA DELL’AREA EX SCHIATTI A LENTATE SUL SEVESO (MB) Commissione giudicatrice: prof. arch. Roberto Fusari (presidente); arch. Armando Caimi, dott. pian. Marco Cappelletti (membri tecnici); Mario Somaschini, presidente, Franco Borin (membri rappresentanti dell’associazione “Martiri di Brescia”) 1° premio € 5.000,00 2° premio € 2.000,00 3° premio € 1.000,00

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P E R U N NUOVO CENTRO C ITTAD INO La brianzola Lentate sorge lungo la statale Comasina, strada punteggiata da mobilifici e officine. A soli 200 metri dal suo nucleo storico, sorge compatta la ex Schiatti, un’ampia area di archeologia industriale, oggi satura di edifici abbandonati, la cui cortina continua la cinge sul perimetro stradale e la rende affascinante, città nella città. L’intenso sviluppo che verrà innescato in questo territorio con la costruzione dell’autostrada “Pedemontana”, impone alle comunità locali controlli e approfondimenti sulle trasformazioni urbane attuabili e sulla conservazione degli edifici architettonicamente più rappresentativi della memoria dell’ambiente originario. Per questi motivi l’associazione culturale “Martiri di Brescia”, costituita nel 2008 e intitolata alle vittime della strage di

piazza della Loggia, si è fatta promotrice di questo Concorso di idee, con l’obiettivo di individuare una valida proposta di riqualificazione dell’area, da proporre all’amministrazione comunale. L’iniziativa, promossa per innescare un dibattito tecnico e sociale, potrà consentire alla cittadinanza e agli organi amministrativi, che dovranno determinare la destinazione di un’area così importante per lo sviluppo cittadino, di disporre di una pluralità di idee, che servano almeno da modello per i futuri costruttori. Per questo motivo il concorso, bandito “volontariamente” da un ente non di diritto pubblico, è stato riservato a progettisti con meno di 45 anni, e si dimostra esemplificativo di un procedimento pianificatorio razionale e scientifico, che sempre dovrebbe essere adottato per rendere condivisibile e


1° classificato Maurizio Pino, Francesca Pastore (Rende - Cosenza)

rapidamente attuabile il processo di trasformazione. Su ben 49 partecipanti, sono risultati vincitori gli architetti Maurizio Pino e Francesca Pastore, titolari di uno studio a Rende (in provincia di Cosenza) ove si sono distinti, in diverse occasioni concorsuali con i loro progetti primi classificati (Europan 9 a Catania, 2008; riqualificazione della piazza Vittorio Veneto a Tropea, 2010). Il progetto di Lentate mira innanzitutto all’inclusione dell’area nella città e a garantire, con un mix funzionale, la permeabilità tra spazi pubblici e privati. Persegue tale obiettivo mantenendo come testimonianza del passato industriale solo alcune preesistenze: la cortina edificata con copertura a shed, sulla via Matteotti e la ciminiera trasformata in faro luminoso. Affida la riconfigurazione dell’area a un disegno unitario, introducendo una regola compositiva, a cui rispondono gli edifici “nuovi”, (residenze, auditorium e uffici comunali) e una lunga stecca, sospesa da terra e ortogonale alla via, che diviene elemento di mediazione con l’esistente.

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Le residenze (circa 7.500 mq) sono collocate in 4 edifici in linea e in 3 di forma puntuale; hanno le facciate caratterizzate da un rivestimento in legno e i piani terra costituiti dai soli vani scala, per lasciare libero e permeabile lo spazio intorno. Nell’edificio esistente, completamente svuotato, reso attraversabile lungo un portico a piano terra e ripopolato ai piani superiori con box prefabbricati, capaci di garantire la massima flessibilità distributiva, sono ospitate piccole attività commerciali e gli spazi legati alla creatività e all’innovazione, come incubatori di impresa. Un auditorium per 500 posti, che si integra formalmente con l’edificio destinato a uffici comunali, viene posto al limite della piazza urbana, per rappresentare la funzione pubblica. Lo spazio compreso tra il municipio, l’auditorium e le residenze diventa una piazza, che, in continuità con una vasta area a verde, crea il vero connettivo tra la ex Schiatti e la città. Roberto Gamba

GLI ALTRI CLASSIFICATI

2° classificato Roberto Adami (Sulbiate - MB), Chiara Cortinovis, Dan Vavassori

3° classificato Chiara Becciu (Venezia), Matteo Basso, Alessandro Cavazza, Paolo Angelozzi, Eleonora Zacchini

Progetti menzionati Paolo Molteni, Emanuele Colombo, Alessandro Pizzolato, Laura Frasson

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ALTRI CONCORSI RIQUALIFICAZIONE DI UN VIALETTO PEDONALE A CAPRIOLO (BRESCIA) APRILE 2011 – NOVEMBRE 2011

Concorso di idee per la riqualificazione del vialetto pedonale che si trova al margine della via Palazzolo (sp 469), nel tratto compreso tra piazzale Marconi e via Magri. L’intento è promuovere la rivalutazione di una zona nevralgica per il paese, con particolare riguardo a architettura, estetica e funzionalità, garantendo gli indispensabili elementi divisori, atti a proteggere il vialetto pedonale dal pesante, continuo traffico urbano, che circola sulla strada provinciale; il tutto nel rispetto delle normative vigenti.

1° classificato Piergiorgio Romano (Benevento), Cosimo Masone, Gianluca Francesca, Antonella Bozzi, Francesca Taddeo

2° classificato Chetti Maria Tamà (S. Teresa di Riva - ME)

3° classificato Giovanni Marucci (Camerino - MC), Federica Ciapanna, Francesca Guidoni, Emanuele Piccioni, Timothy Daniel Brownlee collaboratori: Eleonora Tesauri, Carlo Francalancia

RIQUALIFICAZIONE DI PIAZZA SAN MAURIZIO A VEDANO OLONA (VARESE) LUGLIO 2011 – NOVEMBRE 2011

Concorso di idee per la riqualificazione della piazza San Maurizio, posta nel nucleo centrale di Vedano Olona. La forma urbana del paese presenta una sua specificità di tessuto insediativo e ha nella piazza un luogo centrale di riconoscibilità e di identità. Obiettivo è la valorizzazione dell’identità dei singoli luoghi, mediante una serie di interventi alla scala piccola, in grado di generare una nuova riconoscibilità degli spazi, di definirne nuove possibilità d’uso, di incrementarne la fruibilità, valorizzandone gli edifici significativi, con un nuovo sistema di pavimentazioni, di illuminazione, con la qualificazione degli spazi aperti e con il potenziamento del ruolo del commercio. L’area è costituita dallo slargo posto lateralmente alla chiesa parrocchiale, il cui fronte affaccia direttamente su una strada di attraversamento a medio traffico veicolare. Il concorso era riservato a professionisti con meno di 40 anni.

1° classificato Cesare Ventura - VAPP architettura (Milano) collaboratori: Andrea Morstabilini

2° classificato Valentina Gadda (Tradate - VA), Sara Canavesi

3° classificato Andrea Ariazzi (Milano)

CIMITERO DI SOLTO COLLINA (BERGAMO): PROGETTAZIONE DI TOMBE DI FAMIGLIA AGOSTO 2012 – NOVEMBRE 2011

Concorso di idee per la progettazione di tombe di famiglia e loculi nel cimitero di Solto Collina. Il paese di origine millenaria era imperniato su un ampio sistema fortificato, di cui rimangono significativi elementi, come il Castello, le torri, la casa torre, la ex casa Sagrista e i resti di possenti muraglie. Il bando richiedeva l’impiego di materiali tipici del luogo o, se di ultima generazione, particolarmente armonizzati con quelli dell’architettura del paese e di sistemi costruttivi tipici o comunque consoni al luogo.

1° classificato Massimiliano Bellinzoni (Voghera - PV), Paolo Battegazzore

2° classificato Marco Melillo (Lovere - BS), Gabriele Scalvinoni

3° classificato Danilo Gobbi (Botticino - BS), Stefano Bordoli, Andrea Piu, Gianfausto Guerrini

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OMNIBUS

Un omaggio ai tre maestri milanesi dell’arredo allegro La mostra, a cura di Vanni Pasca, è un omaggio al gruppo storico di De Pas, D’Urbino e Lomazzi, attraverso una selezione di pezzi divenuti icone del design italiano. Un corridoio di 15 metri suddiviso in tre anticamere rivestite da wallcovering di Janelli&Volpi, su progetto grafico di Italo Lupi, introduce il visitatore alla sala espositiva, sintonizzandolo sulle frequenze dei tre designer: una serie di linguacce colorate, che fuoriescono dalla parete, mettono subito in chiaro le regole del gioco. Jonathan De Pas (1932-1991), Donato D’Urbino (1935) e Paolo Lomazzi (1936) fondano il loro Studio nel 1966, anno in cui partecipano al concorso per arredi indetto dalla Selettiva del mobile di Cantù. In questa occasione escono dalle idee del concorso stesso, negando l’impostazione dell’arredamento per ambienti, colpevole di staticità, e introducono le tematiche chiave della loro poetica, come il recupero di un “rapporto attivo” di continua reinvenzione tra uomini, oggetti e spazi, l’attenzione ai costi e all’accessibilità. Negli anni Sessanta il trio si distingue per un approccio progettuale fuori dagli schemi e un design ludico e ironico, che fa della semplicità il punto di arrivo di un ingegnoso lavoro di squadra, fresco come le coeve tendenze pop e mai ovvio. La componente visionaria, evidente nelle coperture pressostatiche presentate nel 1968 all’Expo di Osaka e nel tunnel gonfiabile collocato nel

De Pas, D’Urbino, Lomazzi. Il gioco e le regole Triennale Design Museum Milano, viale Alemagna 6 17 aprile - 9 settembre 2012

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Parco Sempione lo stesso anno, per la XIV Triennale, è lontana dalle utopie dell’architettura radicale: i loro progetti si concretizzano grazie alle ricerche sulle tecnologie industriali e alla collaborazione di imprenditori aperti alla sperimentazione. L’allestimento in corso al Triennale Design Museum, ideato dallo studio D’Urbino Lomazzi, si svolge in un unico ambiente, che si concede “tutto insieme” al visitatore, con la stessa immediatezza di cui i loro progetti si servono per comunicare la l’idea di base, sia essa formale, costruttiva o logica. L’esposizione utilizza tutte le superfici, compreso il soffitto, al quale sono sospesi le poltrone gonfiabili Blow (1967, per Zanotta) e gli annaffiatoi Kiwi (2008, per Alessi), a suggerire la leggerezza del vivere quotidiano, ma anche a ricordo delle parole di D’Urbino sulla creatività: “il designer ha la testa in cielo e i piedi per terra”. Sul pavimento altri oggetti si ritrovano come “spiaggiati” su grandi cuscini bianchi che riportano stampe di cartografie marine: un arcipelago che omaggia la comune passione per il mare e la barca a vela.

Tra questi, la poltrona Joe (1970, per Poltronova), enorme guantone in pelle dedicato al campione di baseball Joe di Maggio, l’appendiabiti richiudibile Sciangai (1973, per Zanotta, Compasso d’oro nel 1979), l’appendiabiti Octopus (1998, per Zerodisegno) e il tavolino Saturno (2008, per De Padova). Immagini e parole impresse sulle pareti e due vetrine d’angolo, con oggetti firmati Alessi da una parte e maquette di progetto dall’altra, completano la sintesi della loro avventura. Il racconto completo include oltre 2.000 progetti, esposti nei più importanti musei del mondo. X Daniela Villa


Sopravvivere in città “Urban Survivors” è un progetto multimediale di Medici Senza Frontiere (MSF) insieme all’agenzia fotografica Noor e alla società di produzione cinematografica Darjeeling Productions; composto da interviste, brevi filmati e fotografie (visionabili al sito www.urbansurvivors.org), mette in mostra e pone all’attenzione degli spettatori le condizioni di vita dei sopravvissuti – e dei “sopravviventi” – di alcune delle aree urbane più degradate del mondo. Attraverso gli scatti di Stanley Greene, Jon Lowenstein, Pep Bonet, Alixandra Fazzina e Francesco Zizola ci si immerge nella realtà, difficile e straziante, di coloro che, non abitanti, non cittadini, cercano gli strumenti per la loro sopravvivenza in città. Gli slum di Dacca, Port-au-Prince, Johannesburg, Karachi e Nairobi sono presentati come gli emblemi, tra i tanti, di quelle aree in cui i “consumatori difettosi” di Zygmunt Bauman cercano un piccolo, angusto e malsano spazio. La popolazione urbana mondiale ha superato nel 2009, per la prima volta nella storia, la popolazione rurale: enormi masse di persone, attratte dal meraviglioso miraggio urbano, si riversano quotidianamente, dalle campagne o dai centri urbani minori, nelle strade delle grandi città e delle capitali del sud del mondo in cerca di fortuna e di condizioni di vita più vantaggiose. Questo fenomeno, che accompagna, seppur a momenti alterni, la vita e la crescita della città a partire dalla Rivoluzione Industriale, ha determinato, e sta determinando, un cambiamento d’orizzonte nella comprensione del fenomeno urbano: dalle metropoli degli anni passati si parla oggi di megacities, veri e propri “territori urbani” in cui si concentrano decine di milioni di persone. Alla luce di questi dati si pongono necessariamente almeno due ordini di domande: è giusto ripensare alla struttura delle città in maniera che queste siano in grado di accogliere nuovi cittadini – e non nuovi “sopravviventi” – ricercando nuove regole? O è giusto imporre un freno all’esodo dalle campagne? Le risposte alle questioni sollevate non sono, per forza di cose, univoche: un’unica,

ferma, risposta sarebbe un’imposizione dall’alto – in sé non necessariamente corretta o sbagliata. Il lavoro che MSF, insieme a molte altre organizzazioni umanitarie, conduce da anni in queste aree ai margini – urbani, politici, sociali, materiali o immateriali – tenta di fornire una risposta: si dirige verso la ricerca, paziente e quotidiana, di un modus non morendi, e non di quel minimum vivendi che vedeva impegnati gli architetti e i politici europei della metà del ‘900. Ed è proprio un modus non morendi quello che i migranti urbani cercano nei loro spostamenti: la città è vista da sempre infatti come l’unico spazio della sopravvivenza, sebbene contraddittorio. I documentari presentati da MSF si pongono allo stesso tempo dunque, come un elogio e una condanna della città. Al di là di qualsiasi giudizio di tipo morale occorre tener presente l’Articolo 25 della Dichiarazione dei Diritti

dell’Uomo: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari”. X Cecilia Fumagalli Urban Survivors Milano, Foyer Spazio Oberdan viale Vittorio Veneto 2 8 – 24 giugno 2012

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Visitando l’Expo 2012 di Yeosu Abbiamo visitato l’Expo 2012 di Yeosu, in Corea del Sud (12 maggio - 12 agosto 2012). La galleria centrale - EDG Expo Digital Gallery - che accoglie e orienta il visitatore, è coperta da una volta rivestita da pannelli LED su cui scorrono immagini legate al tema: The Living Ocean and Coast. Ma, ci sono anche immagini che, annunciando l’Expo di Milano 2015, propongono rappresentazioni di un’Italia agreste e del buon vivere. Nello spazio espositivo italiano, una piccola parte è dedicata a Expo 2015. Il visitatore italiano a Yeosu – soprattutto se milanese e architetto – si sente particolarmente coinvolto perché sa che fra meno di tre anni a Milano si terrà una manifestazione simile: si chiede a che punto sono i lavori e “se ce la faremo”. Proprio in questi giorni sui giornali, si legge di problemi legati all’erogazione di fondi, alle modalità decisionali e di assegnazione degli incarichi di progetto e di esecuzione, a Commissari straordinari, a dimissioni, a deleghe, e un po’ ci si preoccupa. Per arrivare da Seoul a Yeosu, sulla costa meridionale della Corea, occorre circa un’ora di volo; in treno, con il KTX, il treno ad alta velocità, ne sono necessarie tre. I collegamenti dall’aeroporto al sito espositivo sono solo automobilistici. La stazione del KTX è invece sul luogo dell’Expo. La visita in giornata richiede un certo impegno. In un giorno feriale abbiamo visto molti visitatori, soprattutto del luogo, scolaresche e gruppi organizzati; molte code anche se l’organizzazione per la

visita ai padiglioni prevede la preventiva iscrizione via web. In rapporto con i dibattiti svoltisi in questi anni su Expo 2015 - anche con il contributo di AL con il convegno “Expo 2015 e Lombardia” e la programmazione sui temi Expo - il visitatore di Expo 2012 può individuare alcuni utili spunti di riflessione. La realizzazione L’Expo di Yoesu, secondo l’attuale organizzazione del BIE (“AL” n. 12/2009, pp. 12-13), è un’Esposizione di secondo livello, “internazionale”, con una durata di tre mesi e si svolge tra due Expo maggiori, distanziate fra loro di cinque anni e con durata di sei mesi, dette “universali”: Shanghai 2010 e Milano 2015. A Yeosu è evidente lo sforzo costruttivo e di realizzazione. I lavori hanno riguardato la trasformazione di un porto industriale sito in una bella baia: un luogo espositivo con padiglioni, un acquario, lunghe promenade. Anche in Corea, considerando le spese di realizzazione, ci s’interroga sul destino del sito espositivo. La vocazione sembra essere quella turistica ma, attualmente, non ci sono strutture ricettive. I visitatori Yeosu è lontana da Seoul. La domanda anche in Corea non riguarda, quindi, quanti visitatori arriveranno (si parla di milioni) ma da dove giungeranno: l’impressione è che si tratterà in larga parte di visitatori locali o provenienti da aree limitrofe (Cina e Giappone).

Cosa si vede In manifestazioni di questo tipo prende inevitabilmente il sopravvento l’architettura e l’organizzazione dello spazio che finisce per auto-rappresentarsi in rapporto alla talvolta elementare esposizione stessa. Nell’epoca della virtualità, delle immagini, dei collegamenti elettronici, cosa si espone realmente? Forse, solo l’architettura. Ne è un esempio il Padiglione tematico realizzato a seguito di un concorso internazionale: un grande oggetto simbolico, riconoscibile, stagliato sull’orizzonte della baia di Yeosu. Vi è, infine, un interessante contrasto fra la talvolta imbarazzante ingenuità dei padiglioni nazionali, in cui spesso vince la stereotipata proposizione dell’immagine di un paese, e la sofisticata qualità dei padiglioni privati delle aziende: i padiglioni della Samsung, della Hyundai, della Posco e di altri colossi coreani, con allestimenti in cui il messaggio pubblicitario è subliminale, propongono realizzazioni di elevata qualità, con interessanti rapporti fra architettura e arte contemporanea. Cosa resta Immagini, suoni, stand, bandiere, orgogli nazionali, gadget: ciò che resta sono le sintetiche sensazioni dei visitatori, ma soprattutto quello che si è realizzato e che rimarrà per chi abiterà quei luoghi. X Maurizio Carones

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Gli slum di carta Quasi un miliardo di persone nel mondo (una su sei) vive attualmente negli slum - le baraccopoli che crescono alla periferia di grandi agglomerati urbani. È stimato che il numero raddoppi nei prossimi trent’anni in mancanza di opportune contromisure per arrestare questa tendenza. In città dell’Africa, Asia e America Latina, gli abitanti degli slum comprendono già oltre il 50% della popolazione totale. Ma se non si arresterà il fenomeno, potrà forse cambiare l’aspetto di queste aree suburbane. Un nuovo concetto di casa prefabbricata potrebbe sostituire le capanne con il tetto di metallo confinate ai margini della metropoli. Il progetto è stato sviluppato da una società svizzera, la The Wall AG, in

collaborazione con l’università di Bauhaus nella città tedesca di Weimar. La nuova abitazione – denominata “Universal World House” – è di carta, robusta ed economica (36 metri quadri calpestabili per un costo di circa 4000 euro). Il materiale, brevettato da Gerd Niemöller, è fatto di cellulosa e imita il modello del nido d’ape impiegato nella fabbricazione degli aerei e in altri prodotti in cui il peso e la forza sono fattori essenziali. Invece di impiegare alluminio o altre leghe viene utilizzata della carta imbevuta di resina, trasformata in sottili, leggeri e resistenti pannelli. Il materiale è isolante e la sua flessibilità lo rende adatto alle zone a rischio sismico; queste “abitazioni universali” possono essere utilizzate anche in situazioni di emergenza come quelle colpite da catastrofi naturali.

L’efficacia dell’invenzione deriva inoltre dal fatto che la società fornirà anche i macchinari e i materiali per realizzare i pannelli, che verranno fabbricati sul posto, vicino a dove le case andranno sistemate. Uno dei primi insediamenti costruito con queste case sarà edificato nello Zimbawe con l’aiuto dell’ONG tedesca “world vision”; altre 2400 case sono state già ordinate in Nigeria. X Irina Casali

Case di riciclo Il concorso promosso da Architecture Foundation of British Columbia era aperto a progetti di case per 4 persone con una superficie massima di 111 metri quadrati; il vincolo era utilizzare solo

materiali e sistemi creati/prodotti/ riciclati entro 100 miglia (poco più di 160 km) dal centro di Vancouver, città scelta come riferimento della competizione. Il concorso si è concluso lo scorso 19 maggio con 5 progetti selezionati su 57, provenienti da 17 Paesi (premiati i primi 3 classificati, più 2 menzioni speciali: una per l’innovazione e una proposta degli studenti). Il primo premio è stato assegnato a MYCO HOME di Tony Hosbom (Vancouver, Canada), che ha trasformato prodotti di scarto in un sistema per la costruzione di muri a partire dalla colonizzazione della fibra di legno riciclata con micelio di fungo. Il prodotto finale è un blocco edilizio resistente al fuoco, alla muffa e altamente isolante. Durante il ciclo produttivo, inoltre, questo sistema permette la nascita di due colture di funghi commestibili. Il secondo premio è stato assegnato a “Zero E House” schema ad alta efficienza, che ha utilizzato tecnologie ambientali sia attive che passive per raggiungere emissioni zero. Il rivestimento esterno antipioggia è stato disegnato per essere intercambiabile ed adattarsi a

diversi contesti, vincoli legislativi e disponibilità di materiali. Il terzo premio è andato a “Won Jin Park”, un alloggio economico di piccole dimensioni, semplice nella forma, che utilizza strategie sostenibili: pannelli solari, riscaldamento geotermico, pavimento radiante, raffreddamento passivo, tetto giardino, parete verde e pavimentazione permeabile. La casa risponde inoltre al contesto e al clima con l’uso di mattoni di calcestruzzo manufatti localmente. X I.C.

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Perugia: Festarch 2012 Dal 7 al 10 giugno Perugia è stata animata dalla 4a edizione del Festival Internazionale di Architettura, promosso dalla rivista “ABITARE”.

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L’apertura ufficiale ha visto la presenza, oltre che delle autorità locali anche quella dei membri del Comitato Scientifico: Leopoldo Freyrie, Presidente del CNAPPC – Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori - Barbara Cadeddu, docente presso la Facoltà di Architettura di Cagliari e Stefano Boeri, Direttore Scientifico del Festival. 20 mostre sono state allestite in città e 80 eventi si sono svolti permettendo ai circa 200 ospiti di confrontarsi fra di loro e con il pubblico. Presentando l’edizione di quest’anno, intitolata Le città nelle città, Stefano Boeri ha sottolineato la rilevanza socio-politica dell’evento che, in un anno particolarmente delicato dal punto di vista economico, ha visto la partecipazione di urbanisti, sociologi, scrittori e intellettuali provenienti da tutto il mondo. “Sono molti i casi in cui l’espansione fuori controllo delle nostre città ha consentito a un tessuto informale anarchico di diramarsi senza un disegno sotto la pelle della città consolidata. Baraccopoli, favelas, bidonville, slum: nomi che identificano l’altra faccia – la più oscura – della vita urbana, spesso ignorata dall’urbanistica politica. È un fenomeno che non possiamo fingere di non vedere, né dobbiamo combattere. Certamente dobbiamo però analizzarlo e provare a capirlo. Queste città informali che nascono e proliferano in tutto il mondo, sono spesso il primo punto di accoglienza per i grandi flussi migratori e, certamente, sono anche una risorsa: luoghi dinamici dove, ad esempio, si recupera e cresce la produzione artigianale, spazi a volte fragili nella progettazione e nei materiali, ma molto forti nella loro identità, spesso con capacità di influenzare voti politici e dinamiche sociali. Allo stesso tempo, in altri luoghi, consistenti aree della città consolidata si vanno conformando come parti autonome dalla sostanza urbana che le circonda: aeroporti, grattacieli, musei, campus, ospedali, distretti culturali, insediamenti altamente organizzati, grandi progetti urbani,

centri pulsanti della finanza o della sanità. Non meno evidenti sono i fenomeni di dismissione o abbandono dei nostri centri storici, grandi “città nella città”, che richiedono riflessioni adeguate che possano orientarne il futuro. Ancora, nuove città prendono forma fuori dai confini di quella esistente, per assecondare una volontà di decentramento piuttosto che di estensione incontrollata. Tutti questi fenomeni costituiscono temi imprescindibili per l’agenda politica di ogni Paese”, ha detto Stefano Boeri illustrando gli obiettivi e il tema della 4° edizione del Festival. L’inaugurazione è stata completata dalla Lectio Magistralis dell’architetto coreano Minsuk Cho che ha illustrato il progetto appena concluso per la nuova sede della società coreana di Information Technology Daum. Nel tentativo di allontanarsi dal tessuto urbano, ormai saturo, di Seul per fondare ex novo una comunità creativa del lavoro, la Daum ha scelto di trasferire la propria sede operativa nella provincia di Jeju, un’isola autonoma situata al largo della costa meridionale della Corea, affidando a Minsuk Cho il progetto. Inaugurato pochi giorni fa, il primo edificio del polo ospita 350 dipendenti e rappresenta un tentativo di invertire la tendenza migratoria da un’area metropolitana a una regione rurale dalla forte vocazione turistica con il duplice obiettivo da un lato rallentare la crescita della popolazione urbana della Corea, dall’altro esplorare il tema della forma dei luoghi del lavoro. X Martina Landsberger


Torino: architettura in città

Dal 30 maggio al 2 giugno scorso a Torino si è svolta la seconda edizione del Festival “Architettura in Città”. Promosso dall’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Torino (OAT) e dalla Fondazione OAT, il Festival si configura come occasione per avvicinare all’architettura altre forme progettuali e artistiche. Nove sono stati i temi in cui si è articolata l’iniziativa: architettura e design, città e paesaggio, arte, teatro e cinema, musica, libri, smart, radical

ed educational. Patrocinato, fra gli altri, dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte, il Festival si è svolto parallelamente, e in collaborazione, con il Festival “Le città visibili” promosso dalla Fondazione Torino Smart City. Il contributo del Festival “Architettura in Città” a quello dedicato a “Le città visibili” è consistito nella realizzazione della città di Fedora descritta da Italo Calvino attraverso la realizzazione di un palazzo in metallo nelle stanze

del quale la città si rappresenta per quello che potrebbe essere. Mostrare, dunque, la città reale e quella possibile, questo il tema del Festival. All’ambito della categoria tematica smart hanno fatto riferimento le iniziative riguardanti la città intelligente e l’abitare sostenibile, problematiche che contraddistinguono gli interessi dell’Ordine degli Architetti di Torino e della Fondazione che hanno attivamente partecipato e sostenuto il progetto del Festival. Sul tema smart anche il Politecnico di Torino ha voluto proporre un proprio punto di vista attraverso l’organizzazione di numerosi eventi. Svoltisi per lo più al Castello del Valentino. All’interno del tema radical va, infine, ricordata la mostra della Fondazione OAT Radical City all’Archivio di Stato di Torino. L’esposizione ha affrontato il tema della città come spazio di sperimentazione delle teorie espresse dall’architettura radicale italiana, attiva dal 1963 al 1973, ad opera di Archizoom, Superstudio, UFO, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Pietro Derossi/ Strum, 9999, Zziggurat. Curata dal critico Emanuele Piccardo, la mostra si è posta l’obiettivo di riscrivere e documentare una pagina importante dell’architettura italiana. X M.L.

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OMNIBUS l NEWS

PROGETTI

Scuola ecologica in Palestina

Il progetto “Gaza Green School”, firmato da Mario Cucinella, è un edificio scolastico energeticamente autosufficiente grazie all’utilizzo di energia solare e geotermica; per Gaza ciò è una cosa rara. I ragazzi che durante i mesi estivi frequentano la scuola, normalmente sono costretti a stare in aule dove si superano i 40 gradi, non hanno possibilità di sciacquarsi il viso perché l’acqua scarseggia e non beneficiano di corrente elettrica durante l’intera giornata. Il nuovo istituto risolverà il tutto. Il progetto prevede la raccolta delle acque piovane, l’installazione di un letto di pietre, sotto la fondazione di cemento, che agirà da primo moderatore bioclimatico e la copertura del tetto con dei pannelli fotovoltaici (integrati in silicio) che immagazzineranno energia e calore. La forma e la pendenza della copertura favoriranno la circolazione dell’aria. La costruzione prevede l’utilizzo di materiali disponibili in loco per limitare i costi e facilitare le operazioni di cantiere. L’edificio sarà anche bello da guardare. La scuola ecosostenibile è strutturata su due piani e copre un territorio di 3 mila metri quadri. Destinato ad ospitare 600 bambini, l’istituto sarà il primo dei 100 edifici scolastici del progetto “Green School”. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione di l’UNRWA (The United Nations Relief and Works Agency for Palesatine Refugees in the Near East), l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino Oriente ed è finanziato dalla Islamic Development Bank.

CONVEGNO

Media/City: new spaces, new aesthetics Grandi nomi del mondo accademico internazionale, studiosi di media, architettura e urbanistica si sono

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incontrati alla Triennale di Milano in una tregiorni (7-9 giugno) che ha indagato le trasformazioni in atto nelle città, rispetto alla presenza sempre più estesa e capillare dei media. Che tipo di bisogni stanno generando i nuovi supporti tecnologici? I media possono aiutare la città a diventare smart? Quali forme di estetica introducono schermi digitali e facciate multimediali? Quali nuove pratiche sociali si stanno diffondendo? Quali altre forme assumono gli spazi pubblici e privati? Il seminario, coordinato per la Triennale da Francesco Casetti – Yale University–, ha cercato di rispondere a queste domande, attraverso gli interventi di un guru dei media come Henry Jenkins, architetti affermati come Kurt W. Forster, Mirko Zardini e Pierluigi Nicolin, studiosi di media e contesti urbani come Vinzenz Hediger e Will Straw, tecnologi come Alfonso Fuggetta, studiosi di organizzazione urbana come Giuliano Noci e di estetica come Mauro Carbone.

e del suo entroterra. Le zone oggetto di concorso a Venezia erano quelle del Ponte dell’Accademia, del Mercato di Rialto, di Ca’ Venier dei Leoni; quelle nell’entroterra invece erano la Piazza di Badoere, la Piazza d’Este, Villa Farsetti, le Piazze di Palmanova, i Castelli di Giulietta e Romeo, la Rocca di Noale e Prato della Valle. A “Progetto Venezia” parteciparono circa 1.500 architetti da tutto il mondo. Una giuria internazionale premiò con i “Leoni di pietra”, fra gli altri, Robert Venturi, Manuel Pascal Schupp, COPRAT, Franco Purini (Ponte dell’Accademia), Raimund Abraham, Raimund Fein, Peter Nigst, Giangiacomo D’Ardia (Ca’ Venier dei Leoni), Alberto Ferlenga (Piazza di Este), Daniel Liebeskind (Piazze di Palmanova), Peter Eisenman (Castelli di Giulietta e Romeo a Montecchio Maggiore). Attribuiti i premi, Rossi selezionò altri progetti significativi e per ognuno di essi realizzò un manifesto con cui furono rivestiti gli “archi” sistemati all’ingresso dei Giardini della Biennale. Lunedì 11 giugno 2012 a Venezia si è inaugurata una mostra che, con il contributo dell’ASAC – Archivio Storico delle Arti Contemporanee – in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia, presenta i 70 manifesti (vedi immagine, Courtesy ASAC) realizzati per quell’occasione.

Quattro le sessioni tematiche scelte: Smart City/Media Town; Flussi, siti, facciate, Mobilità, interazione, interfacce; Un nuovo senso del bello?

MOSTRE / 1

“I salvati” da Aldo Rossi Intitolata “Progetto Venezia”, la 3. Mostra Internazionale di Architettura del 1985 comprendeva un concorso internazionale cui Aldo Rossi aveva invitato architetti già affermati e giovani meno famosi, affinché presentassero le loro idee per la riqualificazione o la trasformazione di specifiche zone della città lagunare

Gli “Archi” di Aldo Rossi per la 3. Mostra Internazionale di Architettura 1985 Progetti, manifesti e carte d’archivio Mostra dalle collezioni ASAC - Archivio Storico delle Arti Contemporanee Venezia, Ca’ Giustinian (Portego) 11 giugno - 25 novembre 2012


MOSTRE / 2

L’Italia in Albania

A partire dal 2005 la Facoltà di Architettura e il Dipartimento ICAR del Politecnico di Bari, nell’ambito del processo di cooperazione che ha visto collaborare dal punto di vista scientifico e culturale Italia e Albania, hanno avviato, insieme alle istituzioni politiche ed universitarie albanesi e insieme all’Ambasciata d’Italia, numerose attività di ricerca rivolte alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio architettonico italiano in Albania. Di intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica di Albania e L’istituto italiano di Cultura di Tirana, il giorno 15 giugno si è aperta nella capitale albanese, una mostra tesa a documentare il lavoro di ricerca sulla documentazione e riqualificazione dell’asse monumentale di Tirana, svolto all’interno dei Laboratori di Laurea e dal Dottorato di Ricerca della Facoltà di Architettura di Bari.

trent’anni per un grattacielo alto 52 piani. Le loro idee sono state selezionate dai redattori di Casabella (Federico Bucci, Nicola Braghieri, Massimo Ferrari e Enrico Molteni) tra i 160 architetti under 30 che hanno risposto all’invito diffuso dalla rivista. La richiesta consisteva nel progettare una torre alta 52 piani; non era specificato né il luogo per il quale avrebbe dovuto essere pensata, né la funzione. Sono stati scelti e presentati i progetti di Bam!, Stefano Belingardi Clusoni, Luca Bosco & Fabio Zampese, Paolo Didonè, Francesco Di Gregorio & Vanni Meozzi, Stefano Larotonda, Filippo Nassetti, Angelo Renna. Per ognuno dei progetti, del tutto teorici, è stato realizzato un grande modello alto circa due metri.

Architettura moderna italiana a Tirana Tirana, Museo Storico Nazionale 15-18 giugno 2012

MOSTRE / 3

8 Grattacieli. 8 Giovani idee “Giovani architetti grattano il cielo” è una mostra che, negli spazi milanesi di Casabellalaboratorio in via Marco Polo, ospita otto progetti elaborati da altrettanti architetti di meno di

progettate da architetti italiani e stranieri, alla ricerca del senso di una città che negli ultimi anni è profondamente cambiata ed è ormai alle porte di Expo 2015. Due testi introduttivi fanno luce su importanti aspetti: Luca Molinari racconta una Milano che “cambia tra le pieghe”, fatta di iniziative comunitarie che cercano di dare forma e contenuti a una città condivisa, solidale e problematica, e che assumono il progetto di architettura come strumento di partecipazione politica al cambiamento; Maria Vittoria Capitanucci segnala come la crisi abbia portato a un ripensamento in termini critici ed etici di ogni nuovo intervento, nonostante il permanere di alcune contraddizioni che fanno di Milano sia la città dell’ “edilizia urlata”, accattivante e autopromozionale, sia dell’ “architettura sussurrata”, che ricerca relazioni con il contesto ritrovando la sua dignità. Maria Vittoria Capitanucci Milano. Le nuove architetture Skira, Milano, 2012 pp. 224, € 32,00

Giovani architetti grattano il cielo Milano, Casbellalaboratorio 29 maggio - 12 giugno 2012

LETTURE

Milano che cambia Un percorso attraverso 68 opere concluse o in cantiere, dal centro storico ai confini metropolitani,

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BREVI DAGLI ORDINI

Î LODI

“Segni & Sogni. Architetture & Architetti del lodigiano 1997-2012” In occasione dei quindici anni di attività, l’Ordine degli Architetti PPC di Lodi organizza una serie di eventi culturali e divulgativi legati all’Architettura: “l’interrogativo che ci poniamo è volto a scoprire come si sia operato sul territorio e come questo si sia trasformato attraverso il nostro agire”. Le risposte saranno raccolte in “Segni & Sogni”, titolo dell’iniziativa prevista da qui al mese di ottobre 2012. Se il cuore dell’evento saranno alcune giornate autunnali di convegni, con ospiti di rilievo quali Luca Molinari e Renzo Piano, l’iniziativa prevede anche la pubblicazione di un catalogo con i migliori progetti di architettura nel lodigiano (realizzati e non), per il quale commissione e progettisti interessati sono all’opera fin da ora. Una grande esposizione presso la Biblioteca Laudense, da poco riaperta dopo il restauro firmato Michele De Lucchi, racconterà i contributi migliori, tra i segni lasciati sul luogo dall’Architettura e i sogni che questa intende ancora realizzare. Info: http://nuke.ordinearchitettilodi.org/ http://nuke.ordinearchitettilodi.org/ QUINDICESIMOANNIVERSARIO/ tabid/575/Default.aspx

Î VA R ESE

Cinquantesimo: la festa continua Il secondo semestre di incontri a Villa Panza per il 50° Ordine degli APPC di Varese si apre il 17 luglio 2012 con Paola Antonelli, senior curator, Architecture and Design, The Museum of Modern Art, MoMA New York e Luisa Bocchietto, Presidente Nazionale ADI (Associazione per il Disegno Industriale), incontro sul tema “Design e Territorio”.

Î MONZA

E BRIAN ZA

“La vida es sueño. Gio Ponti l’uomo che visse due volte” Il 5 giugno è stata effettuata, organizzata dalla Fondazione OAPPC di Monza e Brianza, la proiezione del film dossier di Marco Poma “La vida es sueño. Gio Ponti l’uomo che visse due volte” in cui sono emerse tutte le sfaccettature della poliedrica produzione del noto architetto anche attraverso la testimonianza dei suoi figli e dei collaboratori più stretti come Cesare Casati e Alessandro Mendini; il regista ed il figlio dell’architetto, Giulio, hanno introdotto la proiezione. Info: http://www.ordinearchitetti.mb.it/NEWS_pagina. asp?ID=1661

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Î PAVIA

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Log-on: informa-concorsi In collaborazione con Europaconcorsi, l’Ordine degli Architetti PPC di Pavia ha stretto un accordo che consente a tutti gli iscritti, che ne faranno richiesta, di usufruire gratuitamente di Log-on: un servizio d’informazione professionale dalle caratteristiche innovative. Si tratta di un pacchetto di servizi diversificato che, oltre fornire i bandi integrali dei concorsi e delle gare di progettazione bandite in Italia e all’estero (in media 1200 bandi al mese), informa su nuove possibilità di lavoro in università e pubblica amministrazione, nuovi corsi di formazione professionale e post laurea, risultati dei concorsi di progettazione. Per maggiori informazioni e per richiedere l’attivazione di un account gratuito Log-on: http://europaconcorsi.com/albo/129/subscription

Î PAV I A

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Al via la ristrutturazione della sede Il 9 maggio, per una durata presunta di 3 mesi, sono iniziati i lavori di sistemazione degli spazi interni della sede di via Matteotti. Sulla base di un concorso di idee interno svoltosi lo scorso anno, il progetto è stato assegnato al gruppo RovidaVerbena Ricotti al quale la Giuria ha attribuito il maggior punteggio e quindi meritevole di Segnalazione. Il progetto, che parte da una riflessione sul rapporto fra passato e presente, è caratterizzato da un grande “arredo” in cui il nuovo si inserisce nell’esistente secondo un approccio leggero e rimovibile, per rispettare la struttura del luogo conservandone l’atmosfera, ma connotandolo in maniera rilevante. L’intervento si concentrerà su: ridisegno della Segreteria; nuova collocazione della Presidenza; aumento della superficie della sala corsi; gli spazi di transito saranno valorizzati dalla presenza di un mobile archivio a tutta altezza realizzato con pannelli in multistrato di betulla. Servizi igienici e impianti saranno oggetto di una radicale ristrutturazione.

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