di Luigi Bulotta
Quel meraviglioso effetto collaterale
editoriale
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Una delle frasi tipiche che le famiglie adottive spesso si sentono rivolgere è: “Che bella cosa che avete fatto…” , una frase che in genere infastidisce, perché chi adotta non ha, in genere, in animo di fare una buona azione, vuole solo creare una famiglia e l’adozione è stato solo uno dei modi per costruirla. È innegabile, però, che diventare famiglia per adozione, oltre alla dimensione strettamente privata, comune a tutte le famiglie, riveste una dimensione pubblica ed ha una ricaduta sociale perché realizza il diritto fondamentale di ogni minore di crescere in una famiglia. Quindi in fondo è vero: le famiglie adottive compiono realmente una buona azione, una funzione sociale, e riparano a dei torti sociali, quelli subiti dai loro futuri figli, nonostante questa non sia stata generalmente la molla che li ha spinti, ma rappresenta solo un effetto collaterale. Un meraviglioso effetto collaterale, diciamolo pure. Quello che sarebbe logico aspettarsi, alla luce di tutto ciò, è che le famiglie che si rendono disponibili all’adozione siano supportate nella realizzazione di questa loro volontà, ma questo purtroppo non è quello che avviene. Quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni è invece una crisi complessiva del sistema adozioni, con un crollo nelle adozioni internazionali e un calo consistente del numero di richieste di decreti di idoneità. Quali sono le difficoltà che incontrano le famiglie nel loro percorso? Quali sono i loro bisogni? Per una coppia che si avvicina all’adozione i costi sono il primo forte deterrente, quello che può fare la differenza e spingere a desistere dall’intraprendere questa strada.