di Simone Berti
Darsi una mano e correre rischi
editoriale
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A volte osservo mio figlio nei suoi ancora goffi tentativi di avanzare verso una posizione più autonoma e più responsabile. Anche semplicemente guardarlo riserva spesso una certa fatica, come se il mio sguardo finisse per assorbire la sua stessa instabilità. Possiamo in effetti sentirci privare del nostro equilibrio semplicemente osservando il movimento ondivago dei nostri ragazzi, come accade quando da un punto fermo osserviamo la risacca di un mare agitato, una via vai interminabile che finisce, alla lunga, per ipnotizzarci portandoci dentro al nostro stesso sguardo. La loro instabilità ci mette però anche in movimento, un movimento che ci spinge verso di loro e ci vincola in passi intrecciati, che a un tempo assecondano e sbilanciano per poi trovare almeno un tratto di equilibrio e saldezza. Mi viene in mente l’immagine di uno scatto fotografico in cui sto correndo dietro a mio figlio sorreggendo il sellino della bicicletta. Lui pedala, abbiamo appena preso la decisione storica di eliminare le rotelline, quelle rotelline che gli avevano conferito a lungo l’illusione di un equilibrio che ancora non possedeva. Io corro dietro a lui per prolungare quell’illusione ancora per un tratto, fino a che mi deciderò a lasciarlo andare a trovare finalmente il proprio equilibrio e così, senza quasi accorgersene, lui continuerà la sua corsa da solo, sostenuto solo dal mio sguardo. So tuttavia che in quel momento lo reggo anche per trattenerlo e per controllarne ancora la direzione. Certe volte mi chiedo per quanto ancora continuerò a reggere quel sellino correndo dietro alla bicicletta su cui mio figlio corre a rotta di collo. Altre volte temo che finirò per correre dietro a un sellino dove lui non è più seduto, senza accorgermi che ormai è altrove, su altri mezzi con altri equilibri. Quando si tolgono le rotelline alla bicicletta sappiamo che in qualche modo stiamo compiendo un atto irreversibile, qualcosa che segna un confine immaginario tra due momenti: un prima e un dopo. Momenti di frontiera che determinano una svolta: ci sono ciucci da buttare, pannolini