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FELICITÀ? NO GRAZIE!

Si può aver paura di essere felici? Sembra paradossale, eppure questa paura esiste e porta il nome di cherofobia, un timore irrazionale che fa sì che chi ne soffre nutra un’avversione patologica verso tutte quelle emozioni comunemente considerate positive. Il termine ha etimologia greca e deriva da “kairós”

(ciò che rallegra) e “fóbos” (paura): letteralmente quindi è “la paura di essere felici”. In sostanza si tratta di una tendenza a evitare le circostanze positive e le emozioni che ne conseguono. La dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online e Società Benefit Unobravo, descrive così la cherofobia: «Si tratta di una forma di ansia anticipatoria che nasce dalla paura che la serenità possa in qualche modo renderci vulne- rabili. Dietro questa fobia c’è, in fatti, la convinzione che la felicità sia uno stato volatile e passeggero e che a un momento gioioso debbano necessariamente seguire disgrazie, traumi o eventi negativi. Vedendo la felicità come una minaccia, il cherofobico attiva inconsciamente un meccanismo di difesa che, solitamente, si manifesta con l’autosabotaggio e l’evitamento di qualsiasi tipo di situazione che potrebbe generare contentezza, divertimento o euforia».

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La Cherofobia

Ad oggi i professionisti della salute mentale hanno individuato un corpus di sintomi e atteggiamenti comuni a molti cherofobici quali, per esempio, la tendenza a evitare opportunità che potrebbero condurre a cambiamenti di vita positivi o il rifiuto di prendere parte ad attività divertenti. Chi soffre di cherofobia prova, inoltre, ansia se invitato a partecipare a un’occasione sociale. La felicità è poi spesso percepita dal cherofobico come un “frutto proibito”, qualcosa da non mostrare agli altri e per cui sentirsi in colpa, e a cui, sicuramente, seguirà una punizione. Il cherofobico crede anche che la felicità possa renderlo un individuo peggiore e non ben visto e ritiene che perseguirla sia una perdita di tempo e uno sforzo inutile.

Paura della felicità: da cosa ha origine?

Le cause della cherofobia possono risiedere in esperienze negative precedentemente vissute dal soggetto ed eventi, più o meno traumatici, che hanno minato il senso di ottimismo, fiducia e sicurezza verso gli altri e l’esterno. La paura di essere felici spesso è legata a uno o più momenti gioiosi vissuti durante l’infanzia a cui ha fatto seguito un evento traumatico come una punizione, una delusione o anche una perdita importante. Questa esperienza negativa, in cui emozioni come la rabbia, l’umiliazione, il dolore hanno ottenebrato ogni sensazione positiva, ha fatto sì che si venisse a creare un’associazione distorta della relazione causale tra felicità e dolore. Oltre ai traumi infantili, anche il contesto e la cultura in cui si vive, così come l’educazione ricevuta, possono contribuire all’insorgere di questo disturbo. Per alcuni soggetti la cherofobia potrebbe, per esempio, esprimere il timore di un conflitto con una persona significativa, come un genitore o un familiare.

Indipendentemente dalle cause che hanno portato all’insorgere di questa fobia, i soggetti che ne sono affetti sono accomunati da un meccanismo difensivo che li porta a sfuggire alla felicità nel tentativo di ripararsi dal dolore e dalla sofferenza che ne conseguiranno. Superare la paura della felicità è possibile

«Chi soffre di cherofobia non è necessariamente un soggetto sempre triste, ma è sicuramente qualcuno che evita determinati eventi per il timore che questi possano successivamente tramutarsi in una fonte di infelicità. Un nuovo lavoro, amore, amicizia o interesse viene percepito dal cherofobico come una minaccia al proprio status quo e, quindi, come qualcosa da evitare. Questo atteggiamento ha evidenti ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa e sentimentale, inoltre costituisce un forte limite al processo di crescita, sviluppo e realizzazione personale dell’individuo», spiega la dott.ssa Perris. «Accorgersi di soffrire di questo disturbo è sicuramente un buon primo passo. È inoltre importante che l’individuo comprenda, attraverso un lavoro di autoriflessione, l’origine e le cause delle sue ansie e preoccupazioni, così da poterle affrontare. In questo processo, è essenziale non sottovalutare mai l’appoggio che possono darci coloro che ci sono vicini e ci vogliono bene. Oltre ad infonderci amore e sicurezza, il partner, gli amici e i familiari possono offrirci spunti e punti di vista molto preziosi per aiutarci a gestire meglio e superare le nostre fobie. Non essendo la cherofobia riconosciuta a livello diagnostico, non esiste ancora una vera e propria cura o terapia. Tuttavia, come per ogni altra fobia, la psicoterapia può risultare estremamente efficace». «È, infine, fondamentale - conclude la dottoressa - tenere a mente che non è possibile essere sempre felici o esserlo per tutto. Possiamo, però, godere appieno e senza paura di ogni momento di felicità e imparare ad accogliere e abbracciare ogni emozione per vivere liberamente e con pienezza la vita!».