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NERO PERUGINO/BURRI

PALAZZO BALDESCHI - PERUGIA

Dal 21 giugno al 2 ottobre 2023

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Sarà inaugurata a Perugia il 21 giugno, “Nero Perugino/Burri”, una interessante mostra che pone a confronto le opere degli artisti Pietro Vannucci (detto il Perugino) e Alberto Burri, entrambi di origine umbra. Saranno esposte una ventina di opere, accuratamente selezionate dai due curatori che fino al prossimo 2 ottobre si potranno ammirare a Palazzo Baldeschi. Fortemente voluta da Fondazione Perugia nell’ambito delle attività pro - mosse per le celebrazioni per il cinquecentenario dalla scomparsa di Vannucci, la mostra è a cura di Bruno Corà - presidente della Fondazione Burri - e della storica dell’arte Vittoria Garibaldi.

È realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Burri, che ha messo a disposizione le opere del maestro tifernate, e agli importanti prestiti di prestigiosi musei quali la Galleria Nazionale dell’Umbria, la Galleria degli Uffizi e il Museo del Louvre.

Più che a una semplice esposizione, si assiste a un dialogo che parte dal nero, un colore ma anche “moto dell’anima” che ha affascinato entrambi gli artisti, per andare oltre e rendere evidente il legame che, a distanza di quasi 500 anni, unisce idealmente l’arte del Perugino con l’opera di Burri. «L’Intuizione di mettere a confronto i due mae-

A sinistra: Alberto Burri, Rosso Plastica, 1962, plastica, acrilico, combustione su cellotex, cm. 53,5x79. Fondazione Palazzo Albizzini. Collezione Burri, Città di Castello; a destra: Madonna col bambino e due cherubini

Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve 1450 ca.Fontignano 1523); in basso a sinistra: Alberto Burri stri - ha spiegato la Presidente di Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo - si è sviluppata a partire dal desiderio di valorizzare, in occasione del cinquecentenario, il gioiello più prezioso della collezione d’arte di proprietà della Fondazione: la tavoletta del Perugino “Madonna con il Bambino e due cherubini”. Da qui ha avuto origine il percorso, che inizialmente doveva essere dedicato al solo Pietro Vannucci e che, successivamente, ci ha condotto, grazie alla competenza dei curatori, a una mostra originale che rappresenta una vera novità nel panorama espositivo». Il suggestivo percorso espositivo evidenzia i tratti comuni di due artisti pari per grandezza e solo apparentemente distanti. Le opere dei maestri rinascimentali e del Perugino in particolare hanno infatti rappresentato per Burri una fondamentale fonte di ispirazione, come hanno sottolineato i due curatori. L’elemento più evidente che accomuna le ope- per niente banale, è lo sfondo nero, privato quindi delle ambientazioni paesaggistiche e architettoniche, che rappresenta una grande innovazione per l’epoca del Perugino e uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri.

«Le affinità da cogliere in questo episodio espositivo con il Perugino - ha commentato il presidente Corà - così come avvenuto nel 2015 in occasione del confronto di Burri con Piero della Francesca e perfino col Signorelli, risiedono nel rapporto tra le loro opere che Brandi ha definito “allotropico”, cioè di creazioni che pur avendo aspetti diversi sono accomunate

- da, infatti, oltre il colore nero, l’esigenza irrinunciabile di forma, spazio ed equilibrio nell’opera». Ma gli aspetti comuni non finiscono qui come ha spiegato Vittoria Garibaldi che ha curato la grande mostra sul Perugino del 2004: «Ho avuto l’onore di conoscere ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni Ottanta. Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dell’Italia centrale insieme ai suoi più cari amici come Nemo Sarteanesi. È questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilità cromatiche che uniscono i due grandi artisti».

Ugo Mulas. Le opere degli artisti pop trasportate in laguna, XXXII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, Venezia, 1964. © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano –Galleria Lia Rumma, Milano / Napoli

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