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Estetica del divenire Ravenna Festival Magazine 2017
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di Savini Francesca Giovanna
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gli anni si dissolvono fuggendo via a tradimento e la pietà non riuscirà a ritardare le rughe e la vecchiaia che incombe e la morte indomabile. E ancora, nello stesso carme, per rafforzare questa idea con un’immagine viva e dunque di intensa drammaticità, il poeta riprende: Il tuo erede, più degno di te, si prenderà le anfore di Cecubo che cento chiavi proteggono e di vino superbo colorerà il pavimento, un vino migliore di quello delle cene dei pontefici. E a conclusione il suggerimento che, almeno in parte, allevia l’angoscia: Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso : cogli il giorno, fidandoti il meno possibile del domani. Così ha affidato ai posteri i suoi versi nella speranza che la sua poesia potesse superare il rumore del tempo. Rotolano velocemente i secoli, l’uomo conquista agi e poteri ma il sentimento che tormentava i filosofi e i poeti del tempo antico resta e crea profondo disagio nell’animo umano confermando l’incertezza di un grande pensatore come Sant’Agostino che in un famoso passo dell’XI libro delle Confessioni si chiedeva: «Cos’è dunque il tempo?», e con umiltà rispondeva: «Se nessuno m’interroga lo so; se volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so». Giuseppe Ungaretti ha vissuto tutti i disagi dell’uomo del suo tempo, passando dall’Egitto alla Francia, all’Italia, vivendo l’orrore della Grande Guerra e concludendo che spesso era sommerso dagli eventi, imprigionato come in un canneto che lo rendeva immobile, mentre il tempo, muto, non dava risposte e speranze per il futuro. Ecco i versi de Il tempo è muto. Il tempo è muto fra canneti immoti… / lungi d’approdi errava una canoa… / stremato, inerte il rematore… I cieli / già decaduti a baratri di fiumi… / Proteso invano all’orlo dei ricordi, / cadere forse fu mercé… / Non seppe / Ch’è la stessa illusione mondo e mente, / che nel mistero delle proprie onde / ogni terrena voce fa naufragio. È la voce di uno dei grandi poeti del ‘900 ma non è solo a rammaricarsi di un tempo che percorre la sua pista senza guardare, senza fermarsi, senza ascoltare la protesta dell’uomo. Vincenzo Cardarelli ne centellinava i minuti, le ore, seduto quasi ad attendere la fine.Ora la mia giornata non è più / che uno sterile avvicendarsi / di rovinose abitudini / e vorrei evadere dal nero cer-
chio... / E sogno partenze assurde, / liberazioni impossibili... / Io annego nel tempo. E ci ritorna alla mente l’altra poesia dove il tempo che passa e distrugge vive nei versi di Autunno. Autunno. Già lo sentimmo venire / nel vento d’agosto, / nelle piogge di settembre / torrenziali e piangenti / e un brivido percorse la terra / che ora, nuda e triste, / accoglie un sole smarrito. / Ora che passa e declina, / in quest’autunno che incede / con lentezza indicibile, / il miglior tempo della nostra vita / e lungamente ci dice addio. Uno dei temi principali della poesia di Cardarelli è proprio lo scorrere del tempo. Questa poesia quindi, mette in correlazione le stagioni con la vita dell’uomo. L’estate, cioè la giovinezza, è la migliore stagione della
nostra vita. Nella seconda parte dell’opera, il poeta riflette sulla propria esistenza e si appresta ad avvicinarsi alla vecchiaia. Il tempo ha un ricco corredo di parole che lo identificano, non sempre di significato positivo: “fluisce”, “fugge”, “inganna”; è “mago”, è “ladro”, è “tessitore”, è “cacciatore”. Avverbi e aggettivi usati da Ungaretti a Cardarelli, a Cesare Pavese, a Giorgio Caproni, Mario Luzi, Alda Merini (Tempo perduto in vorticosi pensieri / assiepati dietro le sbarre / come rondini nude (in Vicino al Giordano). In musica, nella splendida canzone Valzer per un amore, Fabrizio De Andrè ci ricorda che: Vola il tempo lo sai che vola e va / Forse non ce ne accorgiamo / Ma più ancora del tempo che non ha età / Siamo noi che ce ne andiamo.