Ravenna Festival Magazine 2011

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78 danza Ravenna Festival Magazine 2011

esotismo di gesti

In scena l’

antichi e avvolgenti Una vocazione al viaggio profonda, quella di Monica Casadei e della sua Compagnia Artemis Danza: dalla Francia al Belgio, alla Svizzera, all’Albania, alla Colombia l’esigenza di guardare fuori dagli spazi consueti verso orizzonti artistici “altri” ha assunto una fisionomia di “manifesto” poetico, concretizzatasi, dal 2005, nel progetto Artemis incontra Culture Altre, ovvero residenze artistiche pluriennali in diversi paesi del mondo, per conoscere, scambiare, confrontarsi. Laureata in Filosofia all’università di Bologna con una tesi su Platone e la danza, insegnante di aikido e vocata all’eclettismo e all’internazionalità fin dalle esperienze formative, Monica Casadei ha acquisito una solida preparazione nelle tecniche di danza contemporanea occidentale in Italia, Francia e Inghilterra. Nel 1994 fonda in Francia Artemis Danza, inaugurando la sua carriera di coreografa e legando sempre di più al viaggio la sua fonte di ispirazione. Dopo

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aver sondato il continente latinoamericano (dal 2005 al 2007), concludendo l’esperienza con I Bislacchi, nel triennio 2008-2009 la Compagnia muove ad Est, toccando Turchia, India e Giappone, contaminando il proprio lavoro con danza del ventre e tradizione Butoh. Nel 2010 il progetto si è arricchito ulteriormente: un affondo nel Sudest asiatico ha infatti visto la Casadei residente in Indonesia, Singapore, Filippine e Malesia. E proprio guardando al profondo oriente, si comincia con la prima assoluta di CorpOmbra. Indonesia (il 10 giugno alle Artificerie Almagià), una produzione immersa nelle ombre del Teatro Gioco Vita, con le musiche originali di Luca Vianini. Realizzato in coproduzione con Ravenna Festival, il lavoro nasce dal contatto con la tradizione indonesiana, dal Ramayana (uno dei più grandi poemi epici della mitologia induista), agli antichi codici gestuali del teatro danza giavanese (il Wayang Orang), la registacoreografa rielabora cifre e stilemi per sei corpi, sei sagome e ombre. Fino a confluire in una corale rappresentazione contemporanea che trascina con sé elementi lontani nel tempo e nello spazio. Un coro polifonico di linguaggi esotici e avvolgenti che porterà a Ravenna l’atmosfera e il sapore di Jakarta. Monica, qual è il suo concetto di

«Umanamente e artisticamente a Jakarta abbiamo dato vita a un intreccio di codici e di movimenti tra la tradizione indonesiana e il nostro linguaggio» residenza artistica? Oggi viene interpretato in accezioni differenti… Quali sono in particolare i suoi obiettivi? «Mi interessa soprattutto la concezione di “incontro” e scambio nell’accezione più profonda. Sono affascinata dalla ricchezza umana legata alla danza e le produzioni che scaturiscono dalle residenze sono un grande regalo che rivolgiamo a noi in prima persona per rivivere queste esperienze meravigliose». Come si concretizza oggi e dove arriverà nel prossimo futuro questo viaggio? «È straordinario come esperienze molto lontane trovino un ponte in realtà a noi molto vicine: per CorpOmbra, ad esempio, è successo che l’antico teatro danza

indonesiano riportasse al Teatro Gioco Vita di Piacenza. Umanamente e artisticamente le collaborazioni instaurate a Jakarta hanno dato vita a una contaminazione ricchissima di codici e di movimenti tra la tradizione indonesiana e il nostro linguaggio contemporaneo, tra due diversi rigori che si sono uniti in questa esperienza: quello scritto nella storia e messo al servizio dei grandi poemi indiani, e quello attraversato da emozioni che partono dal nostro presente per diventare universali. Il prossimo anno andremo in Russia, sempre con questo spirito di “missione profonda” che contraddistingue la compagnia». ❍ LI. LA.


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