READER'S BENCH magazine - giugno 2014

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favola di Cenerentola, quando la fanciulla se ne va di corsa ad un ballo con delle scarpette di cristallo. Immaginate le espressioni sognanti delle donne che, come me, si sono soffermate davanti a questo disegno su carta, in inchiostro, stagnola e foglia d’oro. Ho veramente sognato di indossarla, quella scarpetta. La fantasia è andata ben oltre. Ma non vi starò a tediare ulteriormente! La mostra si apre così: una scarpetta dorata affiancata da una

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sequenza di esempi di blotted line, riconoscibili dai più grazie a quel segno fine e non sempre continuativo che permetteva a Warhol di “eliminare” le tracce dell’intervento manuale dell’artista e, soprattutto, di ottenere numerose copie successive partendo da uno stesso originale. Il mio viso sognante si è poi trasformato in un grosso punto interrogativo quando, invece, mi sono ritrovata davanti le prime prove della Campbell’s Soup e Coke, nonostante la notorietà dei soggetti. Come sempre, dietro un’opera c’è sempre un perché, una motivazione profonda. Nel caso della scatoletta di zuppa pronta e della Coca-Cola, il discorso si fa molto “articolato”: cercherò, quindi, di andare con ordine. Abbiamo accennato qualche riga fa come Warhol è entrato, subito dopo gli studi, nel mondo del lavoro: ha iniziato la carriera come disegnatore pubblicitario. Ma l’attenzione dell’artista fu catturata da un ben preciso tipo di pubblicità: quella di massa, che gli permise di riflettere in maniera accurata su quanto accadeva intorno a sé. Le immagini, gli slogan, i fumetti di Dick Tracy e le confezioni di detersivi e cibi in scatola stimolarono l’estro creativo di questo giovane, il quale, in poco meno di trent’anni (dal 1960 al 1987) arrivò ad essere la personalità di spicco della Pop Art americana. I suoi dipinti e le sue sculture hanno come oggetto prodotti di largo consumo carpiti indifferentemente dagli scaffali di un supermercato (le scatole della zuppa Campbell, le bottiglie di Coca Cola e le scatole del sapone Brillo), dalle pagine di cronaca nera di un quotidiano (incidenti stradali o le immagini di una sedia elettrica), dal mondo del cinema (Marilyn Monroe) o della politica (Che Guevara). L’impianto serigrafico della produzione artistica fu il suo cavallo di battaglia: la ripetizione di uno stesso soggetto su vasta scala gli permetteva

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