Magazine Gennaio 2014

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di Alina Margolis-Edelman

al muro, per la prima volta nella vita mi sentii veramente ti, ai gassati nei rifugi, a coloro che avevano combattuto ed

217 pagg - 14 euro Le memorie di Alina Margolis-Edelman (1922-2008) sono uniche nella grazia della loro semplicità. La sua testimonianza di bambina e di adolescente, scritta cinquant’anni dopo, ci porta da Lódź, sua città natale, a Varsavia dentro e fuori le mura del ghetto, e ci parla del tragico eroismo quotidiano di uomini e donne destinati alla più crudele delle morti e che lei salva così dall’oblio. Dopo la guerra, Alina si è laureata in medicina, ha sposato Marek Edelman, il leggendario vicecomandante dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, e come pediatra si è dedicata per tutta la vita ai bambini più disagiati. da una ringhiera, un lenzuolo è buttato per terra, l’acqua gelata in un bicchiere su un tavolo. Dov’è la mia mamma? Corro al primo piano. Lo stesso. Di colpo mi irrigidisco. C’è qualcuno. Tedeschi? In fondo alla stanza, fra i letti vuoti, una giovane donna aveva partorito. Senza una parola, senza un lamento. I capelli neri incollati dal sudore le cadevano sulla fronte. Accanto al letto stava una ragazzina col vestito rosa delle allieve della Scuola Infermiere. Una mia compagna del gruppo delle adulte. Vicino a lei un medico. Lo conoscevo, abitavamo nella stessa ala del caseggiato. Era giovane, allegro, fischiettava e quando mi passava accanto mi ripeteva sempre: «Come te la passi, collega?». Mi fermai, rimasi acquattata.

Non fecero caso a me. Un attimo dopo udii un vagito lacerante. Nelle grandi mani del dottore, con la testa in basso, si inarcava un neonato rossastro, ricoperto di muco. Gridava! Vidi tutto come sotto una luce più intensa. Vidi lo sguardo interrogativo rivolto dal dottore alla madre. Vidi lei fare un cenno quasi impercettibile del capo. Vidi un secondo sguardo rivolto in direzione dell’abito rosa dell’infermiera. E subito dopo il gesto di lei: afferrò un cuscino dal letto accanto e lo premette sul neonato. Il vagitoad esso si sentiva appena. L’azione era finita. Da lontano rimbombavano ancora gli spari.


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