RIMBOSCHIAMOCI DOSSIER - Copia

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LICEO SCIENTIFICO E LINGUISTICO

Federico II di Svevia – Altamura

Dirigente Scolastico prof.ssa Sabina Piscopo

Marzo2025

Raccolta di documentiprodottinell’ambito del progetto PCTO dal titolo«RIMBOSCHIAMOCI»

Classipartecipanti

5E - 5G (a.s. 24/25)

5I (a.s. 23/24)

Docenti tutor interni

Prof.ssa Elisabetta Falagario

Prof.ssa Grazia Ciccimarra

Prof.ssa Lucia Pennacchia

Prof. Raffaele Popolizio

Docenti tutor esterni

Prof.ssa Marianna Calia

Collaborazioni

Docenti UNIBAS: Chiara Rizzi, Alba Mininni, Antonio Conte

Dottorandi: Vincenzo Pace, Emanuela Borsci, Roberto Di Biase

Docenti Liceo Federico: Prof. Cesare Pentasuglia

Troverai più nei boschi che nei libri.

Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà.

San Bernardino di Chiaravalle

Indice

Introduzione

Disegnare il paesaggio per conoscere e far ri-vivere il Bosco della Pace

Presentazione del progetto

• Come nasce il «Rimboschiamoci»progetto

Il Bosco della Pace

• Descrizione del contesto

• Storia e origini del nostro giardino:

• La Guerra Fredda

• Le Basi Jupiter

• Il Liceo Federico II

• Schede della sezione storica della mostra

• Il Bosco della Pace

• Ambiente flora e fauna

• Studiare la vegetazione

• Le schede botaniche

Il verde delle città: Matera

• Sopralluogo al quartiere Lanera

Giugno 2023: una mostra

Progetti e prospettive

• Considerazioni finali

Disegnare il paesaggio per conoscere e far ri-vivere il Bosco della Pace

Calia, tutor esterno e docente DIUSS Università degli studi della Basilicata - Matera

Quando la Collega Elisabetta Falagario mi ha parlato della sua idea d’impostare un laboratorio progettuale di conoscenzae valorizzazione dello spazio verde, chiamato “Bosco della Pace”, adiacente al Liceo Federico II descrivendo le peculiarità e il valore, sia storico sia paesaggistico, di questo luogo, mi sono accorta subito che si trattava di una interessante e preziosa occasione di collaborazione tra le nostre due Istituzioni, nell’ambito di un progetto PCTO. Oltre alla motivazione storico-culturale, si è anche evidenziata l’esigenza di creare spazi didattici alternativi per offrire a studenti e docenti luoghi di aggregazione e fruizione del verde urbano.

I Corsi di Studio del nostro Dipartimento con sede a Matera si occupano per loro vocazione sia di patrimoni e beni culturali, sia di fenomeni urbani, architettonici e paesaggistici e hanno tra gli obiettivi quello di fornire le basi conoscitive teoriche della rappresentazione e del progetto dell’Architettura, della città e del paesaggio e di formare delle figure capaci di agire nel territorio del nostro tempo, con coscienza storico-critica e competenzatecnicoscientifica sul Patrimonio, per ideare e realizzare anche progetti di rigenerazione in ambito urbano e rurale.

Insieme alla Collega Falagario abbiamo scelto di denominare il progetto “R-Imboschiamo-ci”, nell’ottica di avviare un processo triennale, che è stato poi condiviso con gli altri tutor interni e rinnovato fino a oggi, di lenta sedimentazione di conoscenzasullo stato dei luoghi, sia dal punto di vista storico, sia spaziale e botanico, di questo prezioso spazio aperto.

Nell’ottica del raggiungimento del duplice obiettivo formativo tipico delle discipline tecnico-progettuali, il “sapere” e il “saper fare”, con il sostegno di Colleghi e Dottorandi del DIUSS (ex DiCEM), ci siamo occupati di organizzare attività di conoscenzaattraverso lezioni frontali, sopralluoghi, rilievo in situ e disegno dal vero per accompagnare i ragazzi in questa esperienza di sperimentazione progettuale, che ha trovato esito nella realizzazione e allestimento di una mostra aperta alla comunità scolastica e locale.

Tra i propositi del progetto c’è anche quello, a lungo termine, di promuovere la risistemazione delle specie arboree, dei percorsi tematici e del sistema di muretti a secco all’interno del Bosco della pace e di ideare un prototipo di arredo urbano in legno o materiali di riciclo per attrezzare gli spazi come luoghi di sosta, potenzialmente fruibili in ambito extrascolastico, anche dalla cittadinanza.

15 aprile 2025

Presentazione del progetto

I docenti tutor interni

Come

nasce «RIMBOSCHIAMOCI»

Un fazzoletto di Murgia sotto casa o, se preferite, appena fuori dall’aula, non capita a tutti. A noi del Federico II di Altamura è capitato. All’interno dei confini della nostra scuola, un’area verde ricca di vegetazione spontanea tipica del nostro territorio, ferule, orchidee, asparagi, spesso funghi cardoncelli, crocus e borragine e tant’altro, ha convinto da sempre a preservare e curare questo ‘tomolo’ di terra, che riposa in inverno ma che fiorisce in modo spettacolare in primavera, esattamente come gran parte del nostro Parco Nazionale dell’Alta Murgia a pochi chilometri dalla città.

Quindi il nostro Bosco della Pace nel 2021 è diventato oggetto di un progetto PCTO, uno dei tanti percorsi di esperienze che guardano al mondo del lavoro e che la scuola cura e gestisce per tutte le classi degli ultimi tre anni di corso del nostro liceo. L’idea originaria è stata quella di immaginare, e far immaginare ai ragazzi, un intervento di salvaguardia e valorizzazione del giardino, e quindi un processo di riqualificazione dell’area verde che desse opportunità di sottolineare i valori della Pace (in quanto sito storico, un tempo sede di base militare nel periodo della Guerra Fredda degli anni ‘60 del 1900) ma anche di riscoprire il valore del Verde Urbano, luogo privilegiato di incontri, di lettura, magari di studio e di sperimentazione.

Tutto ciò ha fatto incontrare i docenti Tutor interni del progetto (Elisabetta Falagario, Grazia Ciccimarra, Raffaele Popolizio, Lucia Pennacchia) con il DICEM di Matera (oggi DIUSS), dipartimento dell’Università della Basilicata che si occupa di Architettura, Paesaggio, Verde Urbano e Beni Culturali, rappresentato dalla Tutor esterna prof.ssa Marianna Calia, con il supporto dei colleghi Chiara Rizzi, Alba Mininni, Antonio Conte e dei dottorandi Emanuela Borsci, Roberto Di Biase e Vincenzo Pace. Una collaborazione molto proficua e costruttiva soprattutto nell’anno scolastico 2022/23, anno in cui sono state realizzate le principali esperienze raccontate in questo dossier.

Certo un giardino ‘attrezzato’ e completo di tutti gli arredi che permetta momenti di didattica a 360 gradi magari è lungi da venire, ma noi abbiamo il dovere, nei confronti dei nostri studenti, di mostrare loro anche come si immaginano cose nuove, idee da sviluppare e, perché no, anche sogni di mondi diversi da inseguire.

Descrizione del contesto

Protagonista dell’evento dal titolo “La Murgia ritrovata-luogo di memorie e di prospettive future” tenutosi il 08/06/’23, è il “Bosco della pace” (Fig. 1), creato alle spalle della sede del liceo scientifico, su viale Padre Pio. Si tratta di un’area verde di circa 6700 mq, adiacente alla nostra scuola, utilizzata in maniera saltuaria da noi studenti poiché non completamente accessibile a causa di uno stato di incuria, ma che vorremmo fosse valorizzata per una didattica outdoor. Vi si accede dall’atrio interno del liceo ed è caratterizzata prevalentemente da elementi naturali, come piante e alberi sia autoctoni che piantati dagli studenti nel corso degli anni.

Appena all’ingresso del bosco, sulla destra, possiamo ammirare l’imponente scultura dal titolo “Monumento alla Pace” (Fig. 02), che rappresentala distruzione del muro di Berlino, circondato dalla “Rotonda dell’Europa” (Fig. 03), panchine disposte in cerchio su ciascuna delle quali è stata applicata la sagoma metallica di una nazione europea (Fig. 04), con cui la scuola ha voluto rendere omaggio a valori come l’unione e la pace fra i popoli. Ideata dall’artista Angelo Monitillo e realizzata con l’assemblaggio e il riutilizzo di materiali e pezzi recuperati dai cantieri di demolizione con cui la scuola ha voluto rendere omaggio a valori come l’unione e la pace fra i popoli. Ideata dall’artista Angelo Monitillo e realizzata con l’assemblaggio e il riutilizzo di materiali e pezzi recuperati dai cantieri di demolizione. Inizialmente perfettamente funzionante, ormai da tempo, non lo è più. Continuando il percorso possiamo scorgere dei muretti a secco che circoscrivono alcune aree entro le quali gli studenti del primo anno, accompagnati dai docenti di Scienze Naturali, hanno piantato alberi e arbusti che sarebbero cresciuti con loro e gli alunni futuri.

Il bosco è un vero e proprio laboratorio didattico che consente agli studenti di conoscere più nel dettaglio l’habitat naturalistico murgiano e di consolidare il senso di appartenenza al territorio. L’idea di allestire l’ambiente con le essenze arboree locali si deve alla ex Preside Bianca Tragni, che a partire dal 2002 ha trasferito in questo progetto la sua sensibilità alle tematiche ambientali e alla valorizzazione della cultura dell’Alta Murgia. La Dirigente Giovanna Cancellara, ha promosso un ulteriore sviluppo delle aree verdi a disposizione della scuola. Il risultato avrebbe dovuto rappresentare un vero e proprio ambiente in cui gli studenti potessero approcciarsi alla lettura e allo studio, godendo dell’ambiente naturale circostante. Ad oggi le condizioni del bosco non rispecchiano gli ideali iniziali del progetto per mancata manutenzione nel corso degli anni, ma noi ragazzi ci siamo adoperati per sensibilizzare la collettività sull’importanzadel nostro bosco, affinché in futuro se ne possa meglio usufruire.

Storia e origini del nostro giardino

Gli alunni Valeria Aruanno, Marina Cassano, Angelo Creanza, Domenico Cristallo, Melisa Lluca

Il tempo della Guerra Fredda

Il Bosco della Pace è legato alla Guerra Fredda per il suo valoresimbolico di promozione della pace in contrasto con i numerosiconflitti che hanno caratterizzatoquel periodo storico. Ancora oggi, considerata la drammaticità delle guerrein atto e i loro effetti devastanti, il Bosco rappresentaun simbolo di educazione alla pace e alla convivenza pacifica. Esploriamo,quindi, i diversi aspetti della lunga e complessa rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, conosciuta come Guerra Fredda.

Questo periodo di tensione, iniziato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, influenzò profondamente la società e la cultura di entrambe le superpotenze, con effetti che si sono propagati fino ai giorni nostri. La Guerra Fredda non fu solo un confronto politico e militare, ma ebbe anche un impatto significativosulla cultura popolare, infatti si rifletté nei film, nei libri, nei programmi televisivi, nella musica e persino nello sport. Tuttavia, l'aggressioneall'Ucrainada parte della Russia, iniziata il 24 febbraio 2022, ha risvegliato vecchie paure e riportato in auge il clima e il linguaggiodella Guerra Fredda. Questo nuovo conflitto ha fatto emergere interrogativisu quanto lontano sia realmente il passato e se ci sia il rischio di una rinnovata divisione del mondo. I valoridi speranza e rinnovamentoche testimoniano la forza umana e l’importanzadella diversità,sono scolpiti nel “Monumento della pace” e nelle panchine che la circondano, che hanno lo scopo di trasmettereai visitatoriun senso di libertà, capace di emergereanche nei momenti più bui della storia, come la Guerra Fredda.

Gli alunni Antonio Giacomo Maria Barone, Alberto Carlo Biandolino, Gabriele Dentamaro, Giuseppe Ferrulli, Nicola Monitillo, Angelantonio Pignatelli, Daniele Quattromini

Le

basi JUPITER

La prima fase della Guerra Fredda iniziò poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale quando gli Stati Uniti e i loro alleati d’Europa ricorsero alla politica di contenimento contro l’influenza sovietica. Questo conflitto non fu caratterizzato da scontri diretti tra le due potenze ma da una serie di confronti indiretti, come la propaganda, la corsa agli armamenti e la competizione per l’influenza globale. Durante il conflitto entrambe le superpotenze fecero enormi progressi nella ricerca e nello sviluppo di armi nucleari, alcune delle principali invenzioni nucleari includono i missili balistici intercontinentali.

Durante il conflitto entrambe le superpotenze fecero enormi progressi nella ricerca e nello sviluppo di armi nucleari, alcune delle principali invenzioni nucleari includono i missili balistici intercontinentali. Questi erano missili a lungo raggio capaci di trasportare testate nucleari e colpire obiettivi situati su continenti diversi. Sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica investirono massicciamente nello sviluppo di queste armi che divennero un pilastro della dissuasione nucleare.

Durante la Guerra Fredda si verificò inoltre la cosiddetta “Crisi dei missili di Cuba” (Fig. 08), ovvero uno stato di grave tensione politica e diplomatica tra Stati Uniti e Unione Sovietica, provocato dal dispiegamento di missili balistici sovietici in territorio cubano. Furono elaborati dei progetti per lo sviluppo di un programma nucleare militare italiano tra il 1960 e il 1970 includendo la sperimentazione di un missile balistico. Fu deciso, quindi, di installare dieci basi di missili nucleari in Puglia (Fig. 09) e questa decisione venne confermata formalmente con l’accordo del 25 marzo 1959 fra Stati Uniti e Italia. La prima base missilistica fu costruita a Gioia del Colle nel 1963, in Puglia. Dopo la crisi di Cuba, venne meno la loro utilità e furono tutte smantellate.

Storia della nostra scuola

Il nostro liceo è nato nell’anno 1959-60 da due passioni di un Preside: la cultura tedesca e la scienza. Raffaele Difonzo, professore di matematica e fisica, ha dato il via allo sviluppo del nuovo liceo. Inizialmente c’era solo una sezione, la A, il secondo corso ,B, fu inaugurato nell’anno 1967-68Il professore fu molto autorevole, infatti si adoperò per far diventare il liceo una scuola superiore per tutti, non come privilegio, ma come diritto. La scuola era frequentata non solo dai figli della vecchia borghesia, ma anche da figli di operai e contadini; questo portò alla mescolanza dei ceti sociali.

Nel 1971 il Preside De Gennaro istituì un’aula di disegno. Nel corso del tempo si svolsero anche viaggi, spettacoli e incontri. In questo modo cresceva lentamente, ma costantemente. Gli alunni provenivano anche dai territori circostanti come Poggiorsini, Gravina e Spinazzola, facendo aumentare anche le sezioniIntanto la sede diventava sempre più stretta e insufficiente a contenere le nuove iscrizioni; il liceo scientifico meritava una sede tutta sua. Inizialmente la nostra scuola era affiliata con il liceo Cagnazzi in piazza Zanardelli (Fig. 10), ma successivamente, a causa dell’elevato numero di studenti, si decise di scindere le due scuole e trasferire provvisoriamente il nostro liceo nella sede dell’istituto Viti Maino (Fig. 11). Anni dopo, sotto richiesta del Comune, venne costruito il Polivalente (Fig. 12), struttura messa a disposizione per le scuole, il quale ospiterà l’attuale sede del liceo. Oggi il polivalente non è solo occupato dalla nostra scuola ma anche dall’Istituto tecnico e dall’ITIS. Il trasferimento fu rapido e avvenne nell’estate 1983, nel grande edificio di cemento giallo-rosso-blu con le sue ampie vetrate e le ampie palestre, scoperta e coperta.

Gli

Negli anni ’90, con la nuova Preside Bianca Tragni, si ottenne la prima sperimentazione del liceo scientifico: il bilinguismo Inglese-tedesco, esperimento che andò a buon fine. Così il liceo scientifico si caratterizzava anche per la lingua straniera, mentre i corsi aumentavano. Il polivalente era diventato così accogliente che si decise di dargli un nome e, tra le varie proposte prevalse quella della docente Rosa Difonzo. Il nome scelto fu “Federico II di Svevia” per le varie caratteristiche della scuola. Il riferimento a Federico II di Svevia è legato al fatto che lo stesso era interessato a discipline come la scienza e la matematica e appassionato alle varietà linguistiche. L’imperatore si circondava di intellettuali e fu anche il primo a interessarsi della scuola superiore e dell’importanza della cultura. Ricordiamo che l’Imperatore Federico II ebbe un impatto fondamentale per lo sviluppo culturale della nostra città per aver fondato la sua cattedrale.

ALCUNE DELLE TAVOLE CREATE DAI RAGAZZI ED

ESPOSTE NELLA SEZIONE STORICA DELLA MOSTRA

Il Bosco della Pace

Gli alunni Filippo Ferrulli, Michele Fumarulo, Angela Loiudice, Eda Muca

Il Bosco della Pace nasce come uno spazio attrezzato, un vero e proprio laboratorio didattico che consente agli studenti di conoscere più nel dettaglio l’habitat naturalistico murgiano e di consolidare il senso di appartenenza al territorioIl progetto iniziale del bosco della pace, ideato dall'arch. Pietro Portoghese, docente di storia dell’arte del Liceo Scientifico Federico di Svevia, non è stato mai portato a compimento. Esso si ispirava a un mappamondo di cui si voleva proporre uno spicchio ideale, con meridiani e paralleli segnati da siepi e muretti. L’idea di allestire l’ambiente con le essenze arboree locali si deve alla ex Preside Bianca Tragni che, a partire dal 2002, ha trasferito in questo progetto la sua sensibilità alle tematiche ambientali e alla valorizzazione della cultura dell’Alta Murgia. Altri valori espressi in quest'opera sono quelli contenuti nei grandi alberi simbolici come la quercia, che rappresenta la Giustizia; l'ulivo che rappresenta la Pace; il leccio che rappresenta il Sacrificio perché da esso fu ricavato il legno della Croce di Cristo; il lauro, il cipresso e il mirto che rappresentano la divinità, come diceva Pitagora; il cedro che rappresenta L’Eternità e il Pino l’Immortalità. La presenza di questi elementi naturali invitano il visitatore a respirare aria pulita nella natura circostante. La funzione iniziale di questo progetto era quello di esporre i ragazzi alla natura attraverso la cultura infatti, si proponeva di svolgere attività curriculari nei luoghi specializzati o trascorrere il tempo libero tra una lezione e l’altra respirando aria fresca. Anche se per diversi anni non è stato possibile svolgere attività di questo tipo, tranne alcune esperienze con i docenti di scienze, oggi qualche passo in più lo si è compiuto grazie ai fondi del PNRR; sono infatti stati acquistati due orti sferici (Fig. ) e due serre (Fig. ) di modeste dimensioni che sono state collocate all’interno del bosco per poter essere utilizzate da noi studenti. Inoltre è stato presentato un progetto per la riqualificazione completa dell’area che prevede la realizzazione di rampe, un anfiteatro e percorsi, nonchè arredi per consentire lezioni all’aperto, ma tutto questo non ha una copertura finanziaria, pertanto si spera nell’intervento volontario di imprese private. Nel frattempo una ditta si è occupata gratuitamente della pulizia dell’area che però necessita di una continua manutenzione e cura delle piante.

Ambiente flora e fauna

Le Murge sono una regione piuttosto estesa e sono un altopiano carsico situato tra la Puglia e la Basilicata. Il territorio dell'altopiano è compreso tra la città metropolitana di Bari e la provincia di Barletta-AndriaTrani estendendosi ad occidente fin nella provincia di Matera. È uno tra i parchi più vasti d’Italia con i suoi 68.077 ettari. Per via della sua natura calcarea, il territorio è caratterizzato da numerose rocce, doline, inghiottitoi e cavità carsiche L'elevato numero di rocce fa sì che non possano esserci alberi di grosse dimensioni, pertanto la vegetazione è formata principalmente da arbusti e piante erbacee. L’altopiano, oggi conosciuto come parco nazionale dell’alta Murgia, è il risultato di un lungo processo avvenuto circa 130 milioni di anni fa durante il periodo Cretaceo. Nel corso di questi anni si è venuto a sviluppare uno dei fenomeni più importanti e particolari di tutta la Puglia: il carsismo. Esso consiste nello scioglimento del carbonato di calcio presente nelle rocce da parte dell’anidride carbonica presente nell’acqua piovana; l’erosione ha portato alla formazione di voragini, grotte e doline. Un esempio è il Pulo di Altamura con i suoi 92 metri di profondità e i suoi 550 metri di diametro. Oggi tuttavia le necessità di contadini e di pastori hanno portato una notevole trasformazione del paesaggio. Fenomeni come quello dello spietramento e del disboscamento hanno determinato un radicale cambiamento del paesaggio murgiano che non è più come quello di un tempo.

La vegetazione del parco è molto varia, troviamo diverse specie di piante arboree come il leccio, il cerro e la quercia spinosa di Palestina, il farnetto ecc. La flora tipicamente mediterranea, povera di alberi, è dotata di un ricco sottobosco nel quale si possono rinvenire piantagioni come il biancospino, il cisto, il mirto e il pungitopo;in prossimità delle rocce nascono piante di cappero o essenze aromatiche quali origano e timo. Nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia è presente inoltre una grande varietà di fiori, come il ciclamino, la rosa canina e la peonia. L’Alta Murgia offre alla vista del visitatore una diversificata fauna, con numerose specie di volatili quali allodole, calandrelle e soprattutto falchi grillai, una specie di rapaci che nidifica prevalentemente nei centri storici dei paesi dell’Alta Murgia. Tra gli animali che si muovono sulla terraferma si può incontrare il tritone italiano o il ramarro e mammiferi quali la volpe rossa, la donnola, la faina, il tasso e, da alcuni anni, soprattutto il cinghiale.

Studiare la vegetazione

Le schede botaniche sono uno strumento essenziale per gli amantidelle piante e dei fiori, in quanto forniscono informazionidettagliatesu ogni specie vegetale, come per esempio il nome scientifico, la famigliadi appartenenza, le caratteristichemorfologiche, le esigenze di coltivazione e tanto altro.

Per realizzareuna scheda botanica completa si seguono vari step:

1. Ricerca delle informazioni:innanzitutto è necessario raccoglieretutte le informazionisulla pianta di cui si vuole redigere la scheda, consultando libri di botanica, siti web specializzatio riviste del settore. È importanteverificarel'affidabilitàdelle fonti utilizzate.

2. Nome scientifico e classificazione: una volta individuata la pianta di interesse, riportareil suo nome scientifico completo (genere e specie) e la famiglia di appartenenza. Inoltre è utile indicareeventuali sinonimi o nomi comuni utilizzati.

3. Descrizione morfologica: descriverele caratteristichemorfologichedella pianta: le dimensioni, la forma delle foglie, i fiori, i frutti e le radici. È importanteincludere anche informazionisulla consistenza, il colore e la disposizione degli organi vegetali.

4. Habitat e distribuzione geografica:indicarele condizioni ambientaliidealiper il suo sviluppo, come la temperatura,l'esposizione alla luce solare, il terreno e l'umidità. Inoltre specificarela distribuzione geografica naturaledella specie.

5. Cura e coltivazione: fornire consiglipratici sulla cura e la coltivazione della pianta, come ad esempio le operazioni di potatura, l'irrigazione, la concimazione e la protezione dalle malattiee parassiti. È importante specificareeventuali esigenze particolaridella specie.

6. Utilizzi e curiosità: se la pianta ha particolariproprietà o utilizzi, è possibile includere queste informazioninella scheda. Alcune piante possono essere utilizzate in cucina, in fitoterapia o per la produzione di profumi o coloranti.

7. Fotografiee disegni: per rendere la scheda botanica più completa, è consigliabileinserire fotografie della pianta in diverse fasi di crescita e dettagli, così come disegni o schemi che ne illustrino le caratteristicheprincipali.

Ultimatala scheda botanica, è possibile conservarlain un apposito archivioo inserirla in un album dedicato alle piante, il cosiddetto erbario. In questo modo, avremo a disposizione tutte le informazioni necessarieper prenderci cura delle nostre piante in modo accuratoe consapevole.

Presentiamonelle pagineseguenti alcuni esempi delle schede che siamo riuscitia realizzareall’interno del progetto, relativealle principaliessenze vegetali dell’areadel “Bosco della Pace”

Cidonia Vulgaris

DOMINIO: Eukaryota

REGNO: Plantae

CLASSE: magnoliopsida

ORDINE: rosales

FAMIGLIA: Rosaceae

GENERE: cydonia

SPECIE: Cydonia vulgaris

AREA GEOGRAFICA: E' originaria dell'Asia Minore e attualmente è molto diffusa in Cina e nell'area occidentale del Mar Mediterraneo.

PORTAMENTO: Eretto

FOGLIE: Le foglie sono alterne, ovoidali, lunghe fino ai 10 cm e hanno la faccia inferiore tomentosa con un verde intenso.

FIORI: I fiori sono di color bianco rosati, molto profumati e hanno un ovario a cinque carpelli.

RADICI: Le radici si sviluppano in superficie e sono quindi superficiali

E' un albero o arbusto dalle Rosacee e ha un'altezza che va dai 3 ai 5 metri dal quale nascono frutti (cotogne o mele cotogne) di circa 15 cm che sono di color giallo pallido dalla polpa dura, profumata e allo stesso tempo aspra e viene utilizzato per la preparazione di confetture e dolci. Ha un fusto tortuoso con dei rami deboli ,bruni, inermi e pelosi. La fioritura la si ha intorno a fine aprile e alle prime due settimane di maggio e l'impollinazione è entomofila, in quanto operata dalle api. Il cotogno è molto sterile e proprio per questo motivo necessita di impollinatori, ma esistono anche delle specie autofertili.

Calendula officinalis

DOMINIO: eukaryota.

REGNO: plantae

CLASSE: magnoliopsida

ORDINE: asterales

FAMIGLIA: Asteraceae

GENERE: calendula

SPECIE: Calendula officinalis

AREA GEOGRAFICA: Europa, Nord Africa, Medio Oriente

PORTAMENTO: eretto

FOGLIE: oblunghe, spesse, lanceolate con margine intero o leggermente dentato

FIORI: sono gialli o talvolta arancioni, emanano profumo; fioriscono dalla fine della stagione invernale fino all’inizio dell’autunno. Crescono formando un infiorescenza.

RADICI: fittonanti (costituite da una radice diritta più importante e radici secondarie laterali ramificate in radichette); lunghe 20-30 cm e con diametro di circa 1-2 cm; il loro colore che va dal biancogiallognolo al bruno chiaro.

È una pianta erbacea pelosa annua o perenne con fusto carnoso e ramificato. Durante tutta l'estate, una volta al mese, appaiono grandi fiori color arancione, raggruppati in capolini; periferici ligulati, quelli centrali ermafroditi e tubulosi. Evidente l'etimologia dalle calendae romane, che indicano per antonomasia una ricorrenza mensile. Secondo alcuni autori ciò è dovuto alla fioritura regolare della pianta, secondo altri alle proprietà emmenagoghe. L'origine della Calendula officinalis è oscura, non è mai stata sicuramente individuata allo stato spontaneo; si ritiene che provenga dal Marocco o sia derivata da una specie diffusa nell'Europa meridionale e che giunge sino alla Persia e all'Arabia: la Calendula arvensis. Largamente coltivata ovunque, da tempi remoti; se ne possono trovare però esemplari inselvatichiti in ambiente mediterraneo fra i 0 e 600 m sul livello del mare.

Echium Vulgare

DOMINIO: Eukaryota

REGNO: Plantae

CLASSE: Magnoliopsida

ORDINE: Lamiales

FAMIGLIA: Boraginaceae

GENERE: Echium

SPECIE: Echium. vulgare

AREA GEOGRAFICA: La viperina azzurra è diffusa in tutto il continente europeo. La si ritrova anche in Asia ed in America settentrionale ed in Cile. Il suo habitat naturale è rappresentato da terreni incolti e pascoli ad altitudini comprese tra 0 e 1.200 metri.

PORTAMENTO: Il fusto si presenta eretto e ramificato, con un’altezza compresa tra i 20 e gli 80 centimetri. È ricoperto da fitti peli rigidi

FOGLIE: Le foglie sono organizzate in rosetta basale, di forma lineare, lunghe tra i 6 ed 10 centimetri e larghe tra 1 e 2 centimetri. Sono ricoperte da setole e da una morbida peluria.

FIORI: I fiori sono prodotti in infiorescenze a spiga, con la corolla lunga 1 o 2 centimetri e di colore variabile dal blu al rosso-rosaceo e con striature blu o rosse e rosa. Gli stami variano da 3 a 5 e sporgono dalla corolla. La fioritura avviene nel periodo compreso tra i mesi di giugno e ottobre.

L'erba viperina è una pianta mellifera, i fiori sono molto bottinati dalle api grazie alla lunga fioritura, si può produrre del miele, anche monoflorale, ma solo nelle poche zone dove se ne trova in quantità sufficiente. Tradizionalmente la viperina è utilizzata per le proprietà sedative, antinfiammatorie, antiossidanti e ansiolitiche. E' stata impiegata anche come rimedio per lesioni cutanee e abrasioni, per il trattamento di contusioni, distorsioni, distensioni muscolari e lesioni o strappi. Foglie e fiori sono impiegati come diuretico e come rimedio contro la tosse.

Borago officinalis borragine

DOMINIO: Eukaryota

REGNO: Plantae

CLASSE: Magnoliopsida

ORDINE: Boraginales

FAMIGLIA: Boraginaceae

GENERE: Borago

SPECIE: Borago officinalis

AREA GEOGRAFICA: bacino del Mediterraneo

PORTAMENTO: eretto

FOGLIE: ovali ellittiche, picciolate, verdi-scure, che presentano una ruvida peluria, raccolte a rosetta basale, lunghe 10–15 cm.

FIORI: presentano cinque petali, disposti a stella, di colore blu-viola

RADICI: radice a fittone; grosso cono che scende dritto nel terreno e da cui partono delle sottilissime radici secondarie

Pianta annua, erbacea, fusti eretti, ramosi in alto, sovente venati di rosso. Tutta la pianta è caratterizzata dalla presenza di lunghe setole subspinose patenti o riflesse, bianche, che la rendono ispida, alta sino a 70 cm. I frutti sono tetracheni marrone chiaro di forma ovale, molto duri che contengono al loro interno diversi semi di piccole dimensioni. Ha proprietà diuretiche, sudorifere e antinfiammatorie.

Ranunculus ficaria

DOMINIO: Eukaryota

REGNO: Plantae

CLASSE: Magnoliopsida

ORDINE: Ranunculales

FAMIGLIA: Ranunculaceae

GENERE: Ranunculus

SPECIE: Ranunculus ficaria

AREA GEOGRAFICA: La pianta è originaria dell’Europa, Asia occidentale e Africa settentrionale ma è presente anche in alcune aree del Nord America.

PORTAMENTO: Robusto.

FOGLIE: Le foglie sono a forma di cuore con un colore verde brillante. Le foglie sono lucide, carnose e dentate lungo i bordi. Le piante di ficaria formano densi tappeti di foglie dalle dimensioni di 2,5 cm di lunghezza per 2 cm di larghezza.

FIORI: I fiori di colore giallo giallo brillante hanno dai 7 ai 12 petali da con un diametro di 1-2 centimetri.

I fiori sbocciano in primavera solitamente tra Marzo e Maggio.

RADICI: Le radici filiformi sono secondarie e sono posizionate nella parte superiori dei tuberi. Hanno un colore biancastro.

Si tratta di piante con un’altezza variabile dai 6 ai 30 cm , lucenti e di aspetto un po' cespitoso. Sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati tuberi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori.

Malva silvestris

DOMINIO: Eukaryota

REGNO: Plantae

CLASSE: Malvindi

ORDINE: Malvales

FAMIGLIA: Malvaceae

GENERE: Malva

SPECIE: M. sylvestris

AREA GEOGRAFICA: Originaria Originaria dell’Europa e dell’Asia temperata, è presente nei prati e nei luoghi incolti di pianura.

PORTAMENTO: prostrato

FOGLIE: Foglie con picciolo di 3-7 cm e lamina a contorno circolare o pentagonale (diametro 2-4 cm)

FIORI: Sono di colore roseo-lilla, con particolari venature longitudinali color porpora. La fioritura avviene nel periodo compreso tra maggio e settembre ed essendo una pianta mellifera è un'ottima riserva di nettare per le api.

RADICI: radice a fittone e il fusto può essere alto fino a un metro e coperto di peli.

E’ stata scoperta in Grecia già nel VIII sec. a.C. quando i germogli venivano presentati sulle mense dei ricchi signori. Dalle foglie di questa pianta si può ottenere un infuso utilizzabile come tisana che ha diversi effetti benefici sul nostro organismo. Questa tisana è utile per alleviare le irritazioni e agire per contrastare bronchiti, tosse e infiammazioni delle mucose.

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giugno 2023: una mostra

L’8 giugno, a fine anno scolastico, si è tenuta una mostra scolastica, durante la quale gli alunni del progetto pcto hanno avuto modo di mostrare il lavoro svolto durante l’anno, accompagnati dai professori partecipanti all’iniziativa. L’esperienza ha coinvolto anche spettatori esterni, pertanto è stato possibile spiegar loro in modo più approfondito lo scopo del progetto e le metodologie lavorative utilizzate per realizzarlo. Alcuni di noi si sono occupati della scrittura delle schede botaniche relative alle piante che abbiamo individuato come più tipiche e caratteristiche di questo ambiente boschivo.

Durante le prime giornate di pcto, infatti, ci siamo recati sul posto con l’intento di raccoglierle per poi studiarne le fattezze e le caratteristiche. Ogni scheda botanica è caratterizzata dall’immagine della pianta in questione, il nome e le informazioni fondamentali quali dominio, regno, classe, ordine, famiglia, genere e specie di appartenenza. Sono presenti poi approfondimenti sull’area geografica e sulle fattezze della pianta, ad esempio quelle riguardanti fiori, foglie, radici e fusto. L’8 giugno 2023 abbiamo presentato queste schede botaniche durante una mostra nel nostro istituto. L’evento si è aperto con un convegno, durante il quale alcuni alunni del progetto e professori hanno interloquito con i visitatori circa il lavoro svolto fino a quel momento. Abbiamo posto le schede botaniche su un tavolo al centro della stanza che precede l’auditorium ed era possibile girarci attorno in modo da osservare tutte le schede e leggerne il contenuto. Accanto alle schede abbiamo posizionato i campioni essiccati delle piante raccolte dal bosco della pace così da poter svolgere un gioco che consisteva nell’abbinare la scheda con il relativo campione.

Inoltre abbiamo addobbato la stanza con delle ferule poste ai lati della porta dell’auditorium e delle fotografie della flora del bosco affisse. C’erano anche i disegni delle piante appese al soffitto tramite fili di nylon. Questi disegni volevano riprodurre le antiche schede di natura del 1600 e 1700

Sulla sinistra della stanza c’era il plastico del bosco e dei dipinti che lo raffigurano, mentre a destra della stanza era stato posto un proiettore per mostrare al pubblico l’intervista fatta all’ex preside dell’istituto Bianca Tragni.

La mostra è stata un’esperienza di allestimento e di esposizione del lavoro svolto e ci ha permesso di spiegare agli spettatori in modo approfondito l’esperienza del PCTO

Sopralluogo al quartiere Lanera

Nell'incantevole città di Matera, si celava un’area dimenticata, l’ex lanificio Lanera. Abbandonato e silenzioso, questo spazio urbano dismesso ha attirato l’attenzione delle autorità locali desiderose di ridare vita a un’area che un tempo brulicava di attività tessili. Così, a partire dagli anni ’50, dopo lo sfollamento dei Sassi, è iniziato un ambizioso progetto di riqualificazione, un’opportunitàper promuovere la rigenerazione urbana e la valorizzazione del patrimonio storico-industriale della città. Noi studenti di 5E e 5G, lo scorso anno scolastico, abbiamo avuto modo di visitare, con la guida di alcuni docenti dell’Università di Matera, Facoltà di Architettura, il quartiere Lanera e passeggiando per le sue strade abbiamo apprezzato la struttura urbanistica del luogo caratterizzata da edifici non troppo alti, della stessa tipologia edilizia, articolati per facilitare la socializzazione e dotati numerosi servizi. La scelta dei mattoni faccia vista per interrompere la monotoniadell’intonaco bianco delle facciate, rappresenta, a nostro avviso, un elemento di integrazione tra edifici e contesto. Abbiamo avuto modo di apprendere che il disegno del quartiere ha seguito un criterio ben preciso per facilitare l’inserimento sociale dei nuovi abitanti: ai tempi dell’elaborazione del Piano Regolatore si tenne conto dei risultati dell’indagine sociale, pratica metodologica innovativa per la città, dalla quale emerse che la popolazione avrebbe voluto ritrovare nel nuovo quartiere i caratteri di socialità e coesione comunitaria dei Sassi. Gli urbanisti pertanto progettarono gli spazi comuni a simulare gli spazi comunitari dei Sassi.

Attraverso una sinergia di visione e impegno, l’area Lanera è stata trasformata in un’oasi vivibile, ricca di vegetazione, grazie anche alla presenza di un parco pubblico destinato a diventare il cuore pulsante di una comunità rinnovata.

Il parco, con i suoi prati verdi e alberi rigogliosi rappresenta molto più di un semplice spazio ricreativo. È diventato, infatti, un luogo di incontro e socializzazione, dove i residenti di Matera possono riunirsi, condividere momenti di relax e riscoprire il piacere di vivere in armonia con la natura. Il parco, con i suoi prati verdi e alberi rigogliosi rappresenta molto più di un semplice spazio ricreativo. È diventato, infatti, un luogo di incontro e socializzazione, dove i residenti di Matera possono riunirsi, condividere momenti di relax e riscoprire il piacere di vivere in armonia con la natura. La riqualificazione dell’area Lanera non ha solo trasformato un’area in disuso, ma è diventato un simbolo di speranza e possibilità, un monumento vivente alla resilienza e all’ingegno umano.

Negli ultimi anni, Matera ha intrapreso iniziative per diventare una “città verde” e sostenibile, con progetti che mirano a migliorare la qualità della vita e a preservare l’ambiente. Alcuni degli sforzi di Matera verso la sostenibilità includono:1) La riqualificazione energetica degli edifici che sono stati ristrutturati utilizzando tecnologie moderne per il risparmio energetico, riducendo così l’impatto ambientale. 2) La mobilità sostenibile, infatti Matera sta promuovendo l’uso di mezzi di trasporto ecologici, come biciclette e veicoli elettrici; inoltre la città sta implementando piste ciclabili e stazioni di ricarica per auto elettriche. 3) La gestione dei rifiuti migliorando il sistema di raccolta differenziata e investendo in programmi di educazione ambientale per sensibilizzare la popolazione sull’importanza del riciclo.

4) La realizzazione di nuovi parchi e giardini, per promuovere l’agricoltura urbana, migliorare la biodiversità e fornire cibo a chilometro zero. 5) Il turismo sostenibile per lo sviluppo di un modello di turismo che rispetti l’ambiente e il patrimonio culturale, incoraggiando i visitatori ad adottare comportamenti ecologicamente responsabili (Matera è stata anche nominata Capitale Europea della Cultura nel 2019, un riconoscimento che ha ulteriormente stimolato l’impegno della città verso la sostenibilità e l’innovazione culturale).

Nuovi progetti e prospettive

Il progetto “Rimboschiamoci” nasce con l’obiettivo di dare un nuovo volto al nostro “Bosco della Pace”. Tale progetto dà la possibilità di poter svolgere diverse attività didattiche all’aperto, quali studi botanici e colture sperimentali, studio dell’ambiente, come l’ecosistema tipicamente murgiano del territorio, lezioni en plein air, espressioni artistiche o estemporanee di pittura. Ovviamente queste prospettive future rappresentano solo una piccola porzione del potenziale di cui questo disegno è dotato.

Le lezioni en plein air sono tradizionalmente definite “outdoor learning”, o tradotto apprendimento all'aperto. Si tratta di un approccio educativo che si basa sull'utilizzo degli spazi esterni come ambiente di apprendimento. Questo tipo di approccio offre numerosi benefici per gli studenti, tra cui un maggiore coinvolgimento, motivazione e apprendimento pratico La ricerca sull'outdoor learning ha dimostrato che gli studenti che partecipano a esperienze di apprendimento all'aperto hanno migliori risultati accademici, maggiore fiducia in sé stessi e una maggiore capacità di risoluzione dei problemi. Inoltre, l'outdoor learning può favorire lo sviluppo delle abilità sociali, della creatività e della capacità di collaborare. Tra i disegni proposti abbiamo elencato anche gli studi botanici; di fatto il progetto “Rimboschiamoci” ha permesso di aprire le porte ad un nuovo mondo, che va al di là delle limitanti pareti del nostro attuale laboratorio scolastico. Inizialmente, infatti, la scuola era dotata solo del laboratorio di scienze, molti studi botanici erano pressoché improponibili, ma ora grazie all’installazione di nuove serre sarà possibile impiantare colture sperimentali e approfondire quelle esperienze che in laboratorio venivano svolte solo in maniera limitata e superficiale per la mancanza di strumenti e spazi adeguati.

Alla luce di queste considerazioni, che riteniamo importanti per gli ambienti scolastici, nel 2023 è stato redatto un progetto mirato all’intervento sull’area del bosco che ha immaginato diverse installazioni e interventi di adeguamento e che prende il nome di “Bosco Vivo”. Di seguito alleghiamo le immagini riguardo le diverse attrezzature che sono state pensate per questo territorio:

• serre per le colture

• diverse sedute per gli studenti e il personale scolastico

• un piccolo anfiteatro per attività di interesse culturale

Tutto ciò permetterebbe anche una più consapevole conoscenza del nostro territorio murgiano, ad esempio le specie vegetali e le specie animali che sono lì presenti spontaneamente e che mettono in luce quello che è davvero la flora e la fauna di questo tipo di territorio. Con questo progetto dobbiamo salvaguardare l’ambiente che naturalmente si è creato nel tempo, ma dobbiamo tenere in considerazione che con il nostro intervento diretto vi saranno delle inevitabili modificazioni a livello di quella flora e fauna.

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RIMBOSCHIAMOCI DOSSIER - Copia by Raffaele Popolizio - Issuu