Fulvia Degl’Innocenti
Giuliana Facchini
Un attimo tutta la vita Orlando vide l’asfalto farsi piÚ vicino, maledettamente vicino...
La vita raccontata agli adulti di domani
Editor: Patrizia Ceccarelli Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini Progetto grafico: Mauro Aquilanti Impaginazione: Enzo Bocchini Copertina: Mauro Aquilanti Ufficio stampa: Francesca Vici I Edizione 2019 Ristampa 5 4 3 2 1 0 2024 2023 2022 2021 2020 2019 Tutti i diritti sono riservati © 2019 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 - 60037 - Monte San Vito (AN) info@grupporaffaello.it www.grupporaffaello.it info@raffaelloragazzi.it www.raffaelloragazzi.it Printed in Italy È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
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Fulvia Degl’Innocenti Giuliana Facchini
Un attimo, tutta la vita
capitolo uno
Da mesi attendeva quel momento. Aveva superato al primo colpo l’esame per la patente A1, aveva girato per concessionari con suo padre, aveva visto e rivisto i modelli, si era fatto fare dei preventivi, ben attento a non superare il budget previsto di quattromila euro. E finalmente ce l’aveva davanti, ne conosceva tutte le caratteristiche tecniche: il motore da 125 cc a 4 tempi, il doppio ammortizzatore posteriore, l’ABS di serie con freni a disco anteriore e posteriore. E un comodo sedile, dove, ora che aveva 16 anni, poteva accomodarsi un passeggero. Era solo uno scooter, ma a Orlando sembrava la moto di Batman, un grintoso modello nero dalla struttura compatta e insieme elegante e aerodinamica. E stava per diventare suo. Al confronto, il vecchio scooter comprato usato quando aveva 14 anni, impallidiva. Eppure se la cavava ancora bene, tanto che erano persino riusciti a piazzarlo e a racimolare qualche centinaia di euro. – Posso andare? Il padre aveva appena firmato l’assegno, il commesso della concessionaria aveva finito di elencargli funzioni e
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prestazioni. Prima tappa, il benzinaio per il pieno. E poi un giro in totale libertà, senza meta, tra le colline intorno al paese in cui viveva. Montò in sella, avvertendo subito il peso non indifferente del veicolo. Prese bene le misure e quando si sentì saldo sulle gambe e con il manubrio stretto tra le mani, girò la chiavetta dell’accensione, e ascoltò, come fosse una musica, il rombo del motore. – Ciao papà, io allora vado. Ci vediamo dopo a casa. – Stai attento che ancora devi farci l’abitudine. – Tranquillo pa’. Suo padre era tranquillo. Non solo Orlando guidava da due anni, ma era un ragazzo responsabile in ogni cosa che faceva. A scuola mai un problema, determinato nello sport, rispettoso in famiglia. Un gran bravo figlio che si era davvero meritato quel regalo. E poi a lui lo scooter era sempre servito. Abitavano in una villetta un po’ isolata, lontana dalla fermata dei mezzi pubblici, e, per raggiungere la scuola e la palestra, senza un suo mezzo a due ruote sarebbe dovuto dipendere dai genitori. Poiché lavoravano entrambi sarebbe stato molto complicato assicurargli i quotidiani passaggi pomeridiani. Orlando, mentre macinava chilometri con il volto protetto dal casco integrale, era impegnato in un dialogo muto con il nuovo acquisto. – Saremo inseparabili. Sento già che non potrò fare a meno di te. Insieme cavalcheremo un pezzetto di mondo e respireremo aria di libertà. Si inerpicò su una collina fiancheggiata da un bosco che
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mostrava i colori dell’autunno che avanzava. L’aria era ancora tiepida e il cielo, in quel sabato pomeriggio di ottobre, aveva il colore di una tela dipinta con polvere di lapislazzuli. Prossima tappa: la piazza del paese, dove a quell’ora dovevano essersi già radunati gli amici. Non voleva tirarsela, ma gli faceva piacere mostrare il suo nuovo compagno di vita; faceva parte di lui, era il prolungamento dei suoi arti, voleva condividere la sua soddisfazione. “Ciao cavaliere! Cavallo nuovo eh?” Era soprattutto Davide a insistere con quell’appellativo, che era saltato fuori quando qualcuno aveva messo insieme il suo nome da paladino di Francia, il fatto che praticasse la scherma e che stesse in sella al suo scooter quasi fosse un cavallo. Senza contare la sua sensibilità, che lo portava spesso a prendere le difese dei più deboli e a schierarsi contro quelle che considerava delle ingiustizie. Non erano prese in giro cattive, anzi, in quel nomignolo c’erano stima e affetto. Orlando andò a parcheggiare sopra il marciapiede. Tolto il casco, impiegò qualche secondo a dare un aspetto decente alla sua folta capigliatura, capelli quasi sulle spalle, scalati, castano chiaro. Incorniciavano un viso affilato, una lieve peluria incolta sulle guance, occhi grandi e scuri con un’espressione di costante meraviglia. Alto quasi 1,90, fisico asciutto ma non magro, aveva un portamento elegante e fiero e si muoveva con un andamento un po’ oscillante. Subito si riunì un capannello di ragazzi intorno a lui: rendevano il doveroso omaggio alla novità, che lui decantava con ostentato orgoglio.
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Presto, però, la conversazione si concentrò sull’avvenimento della serata: la festa a casa di Sara, una delle compagne di classe di Orlando, III liceo delle Scienze Applicate. – Ha invitato il mondo – dettagliava Davide, incurante del fatto che il suddetto mondo non includesse tutti i presenti. Ma alle feste succedeva sempre così, qualcuno rimaneva fuori per forza. Tra paesani, amici degli amici e compagni di scuola, il gruppo si dilatava a dismisura. Orlando era tra gli eletti. – Andiamo insieme? – fece a Davide. – Intendi dire su questo bestione? – Certo, non l’ho comprato per lasciarlo nel box! – Wow, quale onore, stretto stretto al cavaliere sul suo destriero. – Piantala! – Ok, la smetto. Mi passi a prendere alle 21? – Visto che è il suo compleanno, dobbiamo prenderle qualcosa – fece Orlando. – Meno male che ci hai pensato tu. Io mi sarei presentato a mani vuote. – Tipico. Chi altri di voi viene? Saltò fuori che erano in quattro a essere stati invitati. Decisero per un regalo collettivo, e cominciarono a dibattere su che cosa comprarle: si accordarono per una borsa di panno lenci a tascapane, molto colorata, acquistata nella bottega del commercio equo e solidale. Si adattava allo stile un po’ alternativo di Sara.
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A casa Orlando trovò ad attenderlo il fratello: undici anni, anch’egli super sportivo, era ancora fresco di doccia dopo la partita di basket. – Vinto 84 a 72, e indovina quanti punti ha segnato il tuo fratellino? – Spara! – 25! Non ho sbagliato neppure un tiro libero. Dì che non sono un mostro! – In tutti i sensi. Guarda come ti sei conciato i capelli. Niccolò aveva un’insana passione per il phon. Stava anche mezz’ora sotto il getto di aria calda sparato sui capelli mentre leggeva giornalini, incurante delle pieghe bizzarre che prendeva la sua capigliatura. Aveva la chioma dritta su un lato, con una sorta di vuoto sulla sommità. – Poi tornano a posto… – fece Niccolò alzando le spalle. – Dacci un taglio con quei fumetti che devi fare i compiti… – lo esortò sua madre dalla cucina. – Manga, mamma, quante volte te l’ho detto, non sono fumetti! – Poche storie, resta il fatto che devi tirare fuori i libri. Avevamo fatto un patto: dopo la partita si studia. Niccolò si faceva sempre pregare per mettersi al lavoro. Soprattutto quando si trattava di matematica, materia cui era allergico. – Se ti metti sotto poi ti porto a fare un giro con lo scooter nuovo – lo incoraggiò Orlando. – Però mi aiuti. – Per il giro ormai dovete rimandare a domani – ribatté la
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donna. – Tra un’ora si cena e non credo che Niccolò sbrighi i compiti di matematica in così poco tempo. – Facciamo così, mamma, ora lui inizia, vero Niccolò? E se gli vengono le prime due espressioni, ci facciamo il giretto e il resto lo fa dopo cena. Da solo però, che io esco. Niccolò, motivato dall’alleanza con il fratello maggiore, staccò il phon e si mise alla scrivania. Sotto la guida di Orlando riuscì a non fare errori, tanto che allo scoccare della mezz’ora le espressioni giuste furono tre. Casco alla mano, i due ragazzi uscirono correndo. – Mi fai guidare? – Calma, ragazzino, che non hai l’età né la patente. Devi accontentarti di stare dietro. E poi devo ancora prenderci la mano… Gli piaceva sentire le braccia del fratello che lo stringevano alla vita. Gli dava un senso di fierezza condividere con lui il sellino e far zigzagare il suo bestione sull’asfalto liscio della strada provinciale, con i fari accesi che rischiaravano la campagna su cui il sole era appena tramontato. La cena del sabato sera rappresentava da anni un appuntamento fisso con la pizza fatta in casa e cotta nel forno a legna. Un piatto nato dalla collaborazione di mamma e papà. Una coppia molto unita, anche nelle piccole cose come quella. A mamma piaceva sbizzarrirsi con gli ingredienti, papà si ingegnava con gli impasti. Quella sera il menù prevedeva una pizza con farina di kamut, condita con rucola, pomodorini e mozzarella di bufala, e una pizza con aggiunta di zafferano all’impasto, un esperimento inedito che all’aspetto
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prometteva assai bene: un letto giallo su cui fumavano salsicce e gorgonzola fuso. – Volevo aiutarvi anche io a fare la pizza – si lagnò Niccolò, che amava mettere le mani in pasta. – Dovevi pensarci prima. Ora dovrai accontentarti di mangiarla! – rispose sorridente la mamma. Dalla sua camera sbucò anche Enea, l’altro fratello. A parte il nome epico, non aveva molto in comune con Orlando. Era molto più basso di lui, capelli cortissimi scuri e un filo di barba. Faceva il primo anno di Fisica all’Università, era allergico ai mezzi a due ruote, e non aveva ancora preso la patente. Rimaneva per lo più chiuso in camera a studiare, e si vedeva con pochi amici selezionati. Uno di loro sarebbe passato a prenderlo per una tranquilla serata al cinema. La famiglia rese omaggio alle due specialità gettandosi con entusiasmo sui piatti di pizza. Orlando teneva l’occhio all’orologio e appena spazzolata la sua dose, si alzò per andare a cambiarsi. Divisa di ordinanza da festa: jeans neri attillati e camicia bianca, con le maniche arrotolate, fuori dai pantaloni. – Copriti bene che comincia a fare freddo. Infagottato in un piumino invernale, prima di uscire Orlando tornò a raccomandare al fratello di finire i compiti di matematica: – Abbiamo dato la nostra parola… – Ok, ma domani mi fai guidare… – Vedremo – fece sibillino.
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Era già stato un’altra volta a casa di Sara. Una villa più che una casa, con una taverna allestita per l’occasione come una discoteca. La maggior parte degli invitati erano facce note, ma c’erano anche volti sconosciuti, amici di amici. Su un grande tavolo erano sistemate le bibite. Troneggiava un cocktail di frutta rigorosamente analcolico collocato in uno scenografico recipiente di vetro da cui ci si poteva servire con un mestolo d’acciaio. Come rinforzo c’erano patatine, minuscole tartine assortite, pizzette e pistacchi. Il locale era in penombra, illuminato da lampade a stelo che emanavano una luce soffusa. Il volume della musica non impediva di fare conversazione, e al contempo incoraggiava i più temerari che si muovevano nella parte centrale della stanza, circondata da divanetti e sedie. Un’atmosfera accogliente e rilassata, dove Orlando si sentiva a suo agio, chiacchierando con gli amici di sempre. Sara girava tra i gruppi a fare gli onori di casa. Quando scorse Orlando accelerò il passò con un sorriso stampato sul viso. – Devi assolutamente conoscere una persona! Sembrava particolarmente eccitata. – Prontissimo. Chi sarebbe? – Seguimi, che te la presento. È un’amica di una mia compagna delle medie. Vanno a scuola insieme. – E che cosa avrebbe di così speciale? Non c’era tempo per una risposta perché erano già davanti a un gruppo di ragazze, tra cui Orlando riconobbe solo l’amica di Sara, che aveva già visto in qualche altra occasione.
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Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
La vita raccontata agli adulti di domani
Un attimo tutta la vita Orlando ha 16 anni e adora spostarsi in scooter, per lui è più di un mezzo di trasporto, è quasi una parte di sé. A una festa conosce Angelica e, dopo qualche schermaglia, i due ragazzi si innamorano. Tutto sembra andare bene fino a quando arrivano i primi litigi. Dopo uno di questi, Orlando parte con lo scooter: ha il cuore in subbuglio e presta meno attenzione alla guida. Eppure sa che per rischiare tutto, persino la vita stessa, basta un attimo. E Orlando vivrà sulla sua pelle proprio ciò che in quell’attimo accade.
Fulvia Degl’Innocenti vive a Milano, dove lavora come giornalista al settimanale Famiglia Cristiana. Ha pubblicato oltre novanta libri, molti dei quali tradotti all’estero, ricevendo anche diversi premi. È presidente di ICWA, Italian Children’s Writers Association. Giuliana Facchini, nata a Roma, vive vicino Verona. Ha seguito corsi di recitazione e cinematografia e pubblicato vari romanzi per ragazzi e adolescenti. Le piace leggere, scrivere e camminare, e si occupa di educazione alla lettura.
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