Non l'ho fatto APPosta

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Non l’ho fatto APPosta

EMANUELA DA ROS Alpha

Editor: Patrizia Ceccarelli

Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini

Coordinamento grafico: Mauro Aquilanti

Team grafico: Mauda Cantarini

Illustrazione di copertina: Anna Godeassi

I Edizione 2024

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EMANUELA DA ROS

Non l’ho fatto APPosta

PARTE PRIMA

Si comincia

Primo giorno di scuola? Nessun problema. Non capisco perché nonna Pa si dia tutta questa pena per me. Sono giorni che entra di soppiatto nella mia stanza per darmi consigli. Secondo nonna, la scuola media “è un salto di qualità, e va preso con le pinze”.

A parte il fatto che prendere con le pinze un salto è impossibile, la scuola media che frequenterò non richiede nessuna prova atletica: è un edificio basso, a un piano, di color vomito di canguro, con le finestre dalle palpebre abbassate che sembrano dire Fateci dormire ancora un po’, non vogliamo urla né schiamazzi per almeno un altro mese.

Nonna però, come tutti i grandi-si-fa per-dire, non ascolta una virgola, e poiché usa sempre luoghi comuni se ne esce con un bambina mia, lo vedrai a tue spese.

E qui è chiaro che ha un torto marcio.

Primo, la scuola non è un supermercato e quindi lì non si fanno le spese.

Secondo, non sono una bambina: ho 11 anni quasi 12 e quindi sono una pre-adolescente nell’età della pubertà.

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Ho usato una parola tecnica. Nessun problema: la mia APParole conosce tutte le parole del mondo. In italiano, in inglese, in francese, in coreano, in basco, in hausa, yoruba e oromo (che sono lingue africane molto etniche, molto alternative, molto trendy).

Pubertà è il periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta in cui si attuano trasformazioni fisiche e psicologiche fino al conseguimento della maturazione sessuale e della capacità di procreare.

Nei maschi la pubertà comincia, in media, all’età di 11 anni e mezzo, quando il corpo registra diverse trasformazioni: dalla crescita dei peli all’abbassamento del tono della voce.

Nelle femmine la pubertà inizia tra gli 8 e i 13 anni, con lo sviluppo della ghiandola mammaria che dopo due anni porta alla prima mestruazione.

Con la mia APParole, le parole per me non hanno segreti. Solo significati. Quasi sempre chiari.

Io ho un’app per ogni circostanza.

L’APPena sveglia mi dice se ho riposato a sufficienza. Quanta energia ho in corpo, quante calorie mi servono per affrontare la giornata, quanta pazienza mi servirà per chiudere uno o entrambi gli occhi di fronte alle situazioni critiche.

A colazione, pranzo e cena, apro l’APPetito che mi dice quante proteine, zuccheri, carboidrati, grassi devo consumare per il mio equilibrio fisico.

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Ho anche un’app che mi dice quale app aprire se ho un problema. Ma tanto io, grazie alle app, problemi non ne ho.

Ebbene, per andare a scuola, l’APPunti mi ha fatto un elenco puntuale di tutto quello che mi serve:

• uno zaino

• un quaderno a righe

• un quaderno a quadretti

• un album da disegno

• un notes a spirale

• un diario

• un astuccio contenente: penna blu, penna nera, penna rossa, matita HB, matita 2B, gomma per cancellare l’inchiostro, gommapane per cancellare la matita, temperino con serbatoio portatrucioli, evidenziatori quattro colori, graffette, pinzatrice, colla stick, righello, memotac.

• un laptop

• un carica laptop

• una salvietta puliscischermo

• una borraccia per l’acqua

• uno snack bio senza zuccheri aggiunti e/o una mela.

Lo zaino che ho scelto è verde-via-libera. A dirla tutta, lo avrei preferito giallo-estate-rimani con me tutto l’anno, ma quella versione non era supertecnologica.

Il mio zaino si collega all’APPunti e ogni volta che inserisco un oggetto fa plinplin.

È anche ergonomico - un’altra parola tecnica (vuol dire “adeguato alle esigenze, alle attività e alle

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caratteristiche di chi lo usa”) - e quindi si adatta perfettamente alla mia schiena, consentendo libertà e scioltezza di movimento: il suo peso non deve superare il 15 per cento del mio. Se oltrepassa questa soglia fa plonplon e si illumina di rosso. Come un semaforo.

Ho anche un’APPendiabiti. È fondamentale. Mi dice cosa indossare in base a:

• temperatura esterna

• temperatura interna all’edificio dove sosterò

• vento

• pioggia

• nebbia

• solleone ruggente

• instabilità atmosferica

• broncio meteorologico

Non solo.

Mi dice se devo scegliere abiti fashion, sportivi o casual, a seconda dell’attività che devo praticare o dell’ambiente da frequentare.

Infine posso contare sull’APProfilo. Collegata allo specchio scannerizza la mia immagine e mette in evidenza caratteristiche ottimali e dettagli da migliorare:

• capelli a caschetto: in

• cerchietto con le margherite: molto bon ton, adatto ai primi giorni di scuola

• lucidalabbra color pesca: in

• fondotinta: out

• fard: out

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• ombretto, eye liner, mascara: out, out, out

• tatuaggio removibile quasi invisibile all’interno del polso: in

• brufoletto sul mento: in & out (chissà che vuol dire in&out: lo coprirò con della farina di riso).

Quindi sono pronta, prontissima per andare alle medie.

– Che portafortuna ti porterai, Consu?

Nonna Pa si è materializzata dietro lo zaino. Ho avvertito il suo profumo, prima che la sua voce. Adora le essenze agrumate e al mattino se ne spruzza una quantità industriale. Mamma Viola dice che se tutti facessero come lei, bergamotti e cedri sarebbero già estinti, evaporati. Nonna risponde che una donna dovrebbe sempre lasciare una scia di profumo dietro di sé. Mamma replica che la sua scia è corposa quanto quella di un motoscafo.

– Non mi serve un portafortuna, nonna: ho le app.

– Parli sempre di queste app, ma che sono? A che servono? La saggezza, bambina mia, viene dalla conoscenza e dall’esperienza, che sono peculiarità umane, mica si possono concentrare in un APParecchietto.

– Si chiama smartphone, nonna. E dentro ci sta il mondo.

(sospiro di disapprovazione di nonna).

Nonna Pa ha un rapporto conflittuale con la tecnologia. In ordine frequentativo litiga con:

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• la lavatrice, che a suo dire più che un elettrodomestico è un complotto ordito dalle aziende tessili per distruggere la biancheria in tempi brevi e costringere i consumatori ad acquisti continui

• il microonde, che riscalda i cibi in modo arbitrario

• la lavastoviglie che lascia gli aloni sui bicchieri

• il phon che le danneggia i capelli.

• il telecomando, che in effetti si sottrae alle sue sfuriate nascondendosi nei posti più impensabili, tipo dentro il congelatore (dove peraltro l’avevo messo io per evitare che nonna guardasse l’ennesima puntata di “Sotto la luna piena si alza la marea dell’amore”).

Soprattutto nonna ce l’ha con “quel-cavolo-ditelefonino” che mamma Viola le ha regalato “per stare tranquilla”, ricevendone in cambio uno degli aforismi di nonna: Per stare tranquilla, ci vuole la camomilla.

Le mie app, secondo nonna, sono quindi “un’inutile APPendice”. Niente di più sbagliato ovviamente, ma come suggerisce l’APPernonni non sempre adolescenti e anziani si comprendono vista la differenza anagrafica.

Nonna Pa ha 70 anni e quando andava a scuola usava il pennino con l’inchiostro. Entrambi strumenti pericolosi: il pennino può pungere, ferire, spezzarsi, col rischio che una scheggia s’infili in un occhio; l’inchiostro contiene sostanze tossiche.

– La più grande rivoluzione della mia vita di

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studentessa – ripete nonna – è stato l’arrivo, quand’ero alle medie, della penna biro (che sarebbe la penna che usiamo noi, quella dalla punta arrotondata che contiene una minuscolissima pallina che fa fuoriuscire l’inchiostro nella giusta dose). La penna biro mi ha cambiato la vita: ho buttato la carta assorbente e finalmente i quaderni non avevano più quelle invadenti macchie di inchiostro.

– Certo che come rivoluzione mi pare un po’ moscia. Voglio dire: se la paragoniamo alla Rivoluzione francese, alla Rivoluzione americana, alla Rivoluzione industriale, la rivoluzione della penna biro ci fa una figuraccia.

– E perché si dovrebbero paragonare le rivoluzioni? Ciascuna ha avuto le sue cause e i suoi effetti: la mia ha avuto come conseguenza mani e abiti più puliti.

I dialoghi con nonna Pa a volte finiscono con la questione “pulizie”, un argomento, dice, su cui tutti dovrebbero essere ferrati.

A parte il fatto che apparteniamo alla razza umana e non equina e non essendo cavalli, asini o muli non abbiamo bisogno di essere ferrati - una zeppa sotto i sandali mi è sufficiente per crescere di qualche centimetro, - credo che la mia infanzia non sarebbe stata la stessa se anziché leggere Harry Potter e la camera dei segreti avessi letto Harry Spazzolone e i segreti per pulire l’argenteria.

– Non mi hai detto del portafortuna, Consu.

– Non ne ho bisogno, nonna. Vado alle medie, mica a una gara di canottaggio.

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– Che c’entra? Se vuoi essere baciata dalla fortuna, dalle un aiutino.

– Preferisco essere baciata da un ragazzo con l’alito profumato.

– È anche per questo che ti serve un amuleto.

– Nonna, non insistere. Nel mio zaino c’è tutto l’occorrente.

– Come vuoi, bambina mia. Ma è meglio prevenire che curare.

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Incontri e padelle

Ho fatto il mio ingresso in aula per prima.

Era ovvio: mi chiamo Consuelo Alberobello e sono sempre stata in cima all’elenco.

I miei nuovi compagni sono entrati dopo di me sgomitando come se l’aula fosse la curva di uno stadio e dovessero assistere al campionato dell’anno scolastico.

Si sono fiondati dentro la classe che parevano tallonati dal Mostro del Registro Elettronico e, soprattutto i maschi, si sono accasciati sulle seggiole come cocomeri. Una scena abbastanza disgustosa, ma tutto sommato prevedibile.

Mentre cercavo un dignitoso posto a sedere ho rischiato di venire schiacciata dalla calca. Per fortuna il mio zaino mi ha protetto le spalle. È ben imbottito e attutisce i colpi. Anche se pensavo che pesasse meno.

Mi sono salvata raggiungendo la cattedra.

Visto che la sedia della prof non era ancora occupata, mi ci sono seduta in attesa che la perturbazione passasse.

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Io ho un’App per ogni circostanza.

L’APPena sveglia mi dice se ho riposato a sufficienza; a colazione pranzo e cena, apro l’APPetito; per andare a scuola, l’APPunti mi fa un elenco puntuale di tutto quello che mi serve; con l’APParole il linguaggio non ha più segreti per me...

Ho anche un’APP che mi dice quale APP aprire se ho un problema.

Ma io, grazie alle APP, problemi non ne ho.

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