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La macchia nera
Verso mezzogiorno, andai nella camera del Capitano a portagli le medicine. Era molto debole.
– Jim, sono sempre stato gentile con te. Portami un bicchiere di rum.
– Ma il dottore ha detto…
– Al diavolo il dottore! Che ne sa lui della gente di mare? Sono stato in luoghi maledetti, dove la febbre gialla faceva cadere gli uomini come mosche e io vivevo di rum. Il rum mi ha salvato la vita tante volte. Un bicchiere non mi farà male, ti darò due ghinee se me ne porti uno.
– Non voglio i vostri soldi, piuttosto pagate quanto dovete a mio padre. Vi porterò un bicchiere solo.
Così feci e lui bevve il rum tutto d’un fiato.
– Aha! Adesso va meglio però mi sento ancora debole. Quanto dovrò rimanere a letto? – Almeno una settimana. Così ha detto il dottore.
– Maledizione, una settimana! E mi stanno dando la caccia. Hai visto quel marinaio?
– Cane Nero?
– Un brutto tipo. E ne arriveranno di peggiori. Stanno cercando la mia cassetta. Sai, ero il secondo del vecchio capitano Flint.
– Il famoso pirata Flint?
– Sì, il pirata. Io sono il solo a conoscere il suo segreto. La sua ciurma di tagliagole mi sta cercando. Mi vogliono dare la macchia nera.
– Che cos’è?
– Un avvertimento. Se terrai gli occhi aperti, dividerò a metà con te parecchio denaro. Te lo prometto –disse con una voce sempre più fievole. Poi cadde in un sonno pesante.
Se le cose fossero andate diversamente, avrei raccontato tutto al dottore. Invece, quella stessa notte il mio povero papà morì e non ebbi più tempo per pensare al Capitano. Fra l’organizzazione del funerale e le visite degli amici e dei parenti, fui molto indaffarato.
La mia povera mamma soffriva e io cercavo di aiutarla il più possibile.
Il giorno successivo al funerale, uscii dalla porta di casa. Faceva freddo e il vento soffiava con violenza. Mi sentivo triste e pensavo a mio padre, quando vidi sulla strada qualcuno avvicinarsi.