I sindaci e le città intese come comunità hanno un enorme potenziale per creare ambienti vivibili e sani per i propri cittadini. Sono motori dell'innovazione economica, sociale e tecnologica, e ormai sempre di più le persone scelgono di vivere nelle città, attratte dalla possibilità di lavoro, di poter avere servizi in termini sanitari e di istruzione per i giovani. Ma nelle città gli ecosistemi non sono sempre favorevoli o si coniugano alla buona salute. Il benessere e la vita di città possono portare a disuguaglianze di salute, con alcune persone che hanno meno opportunità di mantenersi in salute, che diventano più vulnerabili e fragili e con maggiori rischi di sviluppare patologie croniche.
La pandemia di COVID-19 ha evidenziato ad esempio l'importanza di affrontare le malattie croniche non trasmissibili (NCD) in generale e in particolare l'obesità e il diabete di tipo 2, perché le stesse rappresentano delle zone di vulnerabilità sociale e clinica. L’evoluzione pandemica ci ha evidenziato in maniera chiara, che le persone che convivono con le NCD hanno maggiori probabilità di avere forme gravi di COVID-19 e spesso con conseguenze gravi in termini di salute, ma ha anche rivelato le nette diseguaglianze in termini di salute tra le varie fasce di popolazione e tra i vari livelli culturali, sociali, economici anche nell’ambito della stessa comunità. La pandemia ha dimostrato in maniera chiara che alcuni gruppi sono più vulnerabili e questo in ragione di dove vivono.
Periferie e le zone suburbane hanno mostrato maggiori problemi in termini di accesso alle informazioni, alle cure e alla prevenzione.
Cities Changing Diabetes è un programma globale che da dieci anni guida il cambiamento attraverso partenariati locali per promuovere la salute come priorità nelle agende cittadine e co-creare iniziative che mirino a migliorare la salute della popolazione, attraverso lo studio dei determinanti sulla salute relativamente al diabete e all’obesità. Dal suo lancio nel 2014 con cinque città partner, le dimensioni e la portata della rete è cresciuta fino a raggiungere oltre 200 partner in 47 città e in 24 Paesi, con una popolazione complessiva di più di 250 milioni di abitanti coinvolti.
Una rete unica che vuole affrontare in maniera sinergica lo stretto legame tra urbanizzazione e malattie croniche non trasmissibili
In questo l’Italia ha voluto giocare un ruolo chiave coinvolgendo con vari livelli di impegno ben 21 città, di cui 8 partner del progetto globale, e una regione, con l’idea di attivare un network nazionale in grado di studiare una parte significativa della popolazione con diabete che vive nelle città italiane.
Una forte alleanza costruita con il Parlamento, il Ministero della Salute, l’ANCI, le Regioni, le Province, il Comitato per la Biosicurezza, le Biotecnologie, le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Istituto Superiore di Sanità, il CONI, Sport e Salute, Cities+, la Fondazione SportCity, l’Osservatorio perma-
Roberto Pella
Presidente ANCI, Deputato e Presidente Intergruppo “Qualità di Vita nelle Città”
Angelo Avogaro
nente sullo sport e ben 21 Università italiane.
Un primato all’interno del progetto globale del quale siamo orgogliosi.
Di pari passo con la crescita del progetto è aumentata anche la sfida, ma abbiamo compreso che solo coinvolgendo nelle città non solo le amministrazioni comunali, ma anche le università, le aziende sanitarie locali, i centri di ricerca, le strutture diabetologiche, le associazioni pazienti, la società civile e gli esperti, che il progetto potesse avere una forte identità sociale e culturale e dare risposte concrete ai cittadini. Globalmente, la prevalenza dell'obesità e del diabete di tipo 2 continua aumentare e avere un impatto su milioni di vite ogni anno, questo avviene soprattutto nelle aree urbane e anche l’Italia riflette questa situazione. I dati ci dicono che è solo bloccando la curva di crescita di malattie come il diabete di tipo 2 e l'obesità, che si possono raggiungere risultati significativi in tema di prevenzione del rischio clinico e di riduzione dei costi sanitari dovuti alle complicanze.
Oggi anticipare il problema è essenziale, e questo significa puntare sulla prevenzione, sulla corretta informazione e sulla promozione di stili di vita salutari, fattori che necessitano di ampie sinergie e il superamento di silos organizzativi e culturali.
Le città sono in prima linea per sviluppare l'azione necessaria per contrastare l’evoluzione pandemica del diabete a livello urbano e i sindaci, i leader delle comunità scientifiche e accademiche delle città hanno una posizione privilegiata per poter apportare quei cambiamenti che possono migliorare in maniera significativa la salute e il benessere della popolazione. Migliorare la salute e raggiungere i vari settori della società civile e i cittadini a più alto rischio di sviluppare obesità e diabete, ma questo richiede collaborazione, conoscenza e coordinamento.
Nessuno può affrontare questa sfida da solo, e crediamo che le partnership, la raccolta e condivisione dei dati e le azioni concrete, create all'interno della nostra rete, e che sono profilate in questo report, serviranno come ispirazione per chiunque sia desideroso di unirsi a noi nel contribuire a creare quel cambiamento di cui abbiamo bisogno per città più sane e comunità più consapevoli di investire sulla salute come bene primario.
Dopo dieci anni, Cities Changing Diabetes sta intensificando il suo impegno per promuovere la salute urbana sotto una nuova bandiera: Cities for Better Health
Come promotori del progetto Cities Changing Diabetes e di Cities for Better Health ci auguriamo che il nostro appello venga accolto da un numero sempre maggiore di amministratori locali, di clinici, di accademici, di sociologi, di economisti e di esperti per costruire assieme un futuro migliore per le nostre città.
Daniela Sbrollini
Mario Occhi uto Presidenti Intergruppo Parlamentare qualità di vita nelle città
Andrea Lenzi
Presidente SID Presidente Health City Institute
Alfredo Galletti, Corporate Vice President e General Manager Novo Nordisk Italia
Riccardo Candido Presidente AMD
PLANETARY HEALTH E URBAN HEALTH
a cura dell’Health City Institute e del Planetary Health Inner Circle
«Ciò che hai ereditato dai padri riconquistalo, se vuoi possederlo
Johann Wolfgang von Goethe
La salute planetaria (Planetary Health) si pone l’ambizioso compito di comprendere le relazioni dinamiche e sistemiche tra i cambiamenti ambientali globali, i loro effetti sui sistemi naturali e il modo in cui i cambiamenti nei sistemi naturali influenzano la salute e il benessere umano a più livelli: globale-il pianeta (p.es., clima), nazionale-gli stati (p.es., ambiente). e locale-le città (p.es., inquinamento ). Ponendo l’accento sulle interconnessioni tra la salute umana e i cambiamenti ambientali e consentendo un pensiero olistico sulle sfide che si sovrappongono e sulle soluzioni integrate per le generazioni presenti e future, il concetto di salute planetaria offre l’opportunità di far progredire l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, compresa l’identificazione dei benefici collaterali tra gli obiettivi, on l’incoraggiamento di azioni e partenariati intersettoriali efficaci e la garanzia della coerenza delle politiche. A sua volta, l’agenda degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) offre opportunità sostanziali per far progredire la salute del pianeta. Man mano che le prove scientifiche si rafforzano e aumenta l’apprezzamento pubblico della dipendenza dell’umanità dallo stato dei sistemi naturali, ora è il momento di passare dall’idea all’azione decisiva per proteggere la salute del pianeta.
«Siamo la prima generazione a sapere che stiamo distruggendo la Terra e l’ultima che può fare ancora qualcosa»
Tanya Steel, direttrice del WWF
Andare oltre un approccio concettuale per far progredire le azioni per la salute del pianeta e per gli SDG, richiede il monitoraggio e la rendicontazione puntuale di indicatori rilevanti per la salute del pianeta che catturino la portata del problema , le dimensioni spaziali e temporali dei cambiamenti nei sistemi naturali che vanno ad influenzare la salute e il benessere umano e per poi valutare gli effetti di potenziali soluzioni. Una base di prove rafforzata sulle soluzioni per la salute planetaria, compresi i loro costi, e gli effetti sui gruppi più vulnerabili ed emarginati, potrebbe accelerare lo sviluppo, la definizione delle priorità, il coordinamento e l’attuazione di azioni politiche chiave per proteggere la salute del pianeta a livello locale, nazionale, regionale e globale. Il monitoraggio della salute del pianeta può basarsi sugli indicatori esistenti, anche per gli SDG, per consentire di affrontare ulteriori questioni, ad esempio la misura in cui il progresso sociale ed economico in un determinato paese si basa sullo sfruttamento insostenibile dei sistemi naturali e se gruppi specifici sono influenzati nega-
tivamente in modo sproporzionato. Saranno necessari una governance efficace, strumenti e capacità istituzionali per portare le prove prodotte attraverso il monitoraggio della salute planetaria nei processi decisionali.
Ci sono esempi consolidati ed emergenti dell’uso efficace del monitoraggio su cui si può basare, tra cui le indagini demografiche e sanitarie. Il monitoraggio ambientale include il telerilevamento della copertura del suolo, dell’inquinamento e di altri aerosol e il monitoraggio scientifico della biodiversità e degli habitat. L’integrazione dei dati sullo stato dei sistemi naturali e dei relativi risultati sulla salute umana, insieme a risposte politiche efficaci su livelli spaziali e temporali simili, sono previste da The Lancet Countdown on health and climate change e l’iniziativa in via di sviluppo Planetary Health Watch. Entrambi sono esempi di monitoraggio che saranno cruciali per le analisi integrate e per lo sviluppo di strumenti necessari per rispondere a specifiche esigenze politiche (panel). Importanti esigenze politiche che includono l’uso di indicatori per monitorare le tendenze ambientali e sanitarie nel tempo e l’individuazione di segnali di instabilità del sistema naturale che fanno presagire rischi per la salute. Le realizzazioni e i risultati del monitoraggio e della rendicontazione possono contribuire a garantire la progettazione di politiche, obiettivi e azioni efficaci. Ad esempio, la relazione ben studiata tra l’esposizione al PM2·5 e la salute consente di quantificare gli effetti sulla salute dell’esposizione al PM2·5 dovute ad emissioni di incendi associati al disboscamento. Una comprensione della salute planetaria potrebbe informare gli interventi che insieme possono proteggere, o almeno ridurre al minimo i danni, alla salute, e alla biodiversità minacciate dalla crescente urbanizzazione, riducendo al contempo le emissioni di gas serra e sostenendo le città in una crescita armonica e salutare.
Valutare sia i benefici dell’azione che i costi dell’inazione: le strategie per l’approvvigionamento di energia pulita e l’efficienza energetica possono portare a un miglioramento della qualità dell’aria e a una riduzione delle malattie legate all’inquinamento atmosferico6
Valutazione delle città in ottica di Planetary Health
• Valutare la vulnerabilità sociale ed ambientale delle città: agire con un’azione mirata per affrontare gli aspetti di equità del legame ambiente-salute in base al sesso, all’età, all’ubicazione, al gradiente culturale e al reddito:
• Valutazione dell’efficacia delle politiche di adattamento e mitigazione degli interventi nelle città: i piani na-
zionali di adattamento o le azioni di mitigazione appropriate a livello nazionale dovrebbero disporre dei dati necessari per selezionare obiettivi e indicatori, compresi quelli pertinenti per la salute con riferimento alle città;
• Quantificare gli impatti sulla salute e sui sistemi naturali: prendere decisioni di investimento informate per migliorare la salute e ridurre i rischi ambientali legati alla crescente urbanizzazione;
Migliore la comprensione del problema
• Sensibilizzazione: aumentare la pressione pubblica per l’azione, informare un comportamento più responsabile da parte delle parti interessate e migliorare la fattibilità delle soluzioni a vantaggio del benessere della comunità;
• Analisi delle tendenze, comprese le previsioni e gli interventi fatti e preparazione di un piano per la l’attribuzione di obiettivi individuali e collettivi riguardo gli effetti dei cambiamenti ambientali sulla salute;
Passare all’azione
• Progettare, indirizzare, implementare e valutare interventi appropriati al contesto cittadino , riducendo al minimo il potenziale di conseguenze negative indesiderate;
• Sostenere gli sforzi di monitoraggio esistenti a livello locale, coinvolgendo università, fondazioni, comunità sociali ed esperti
La disponibilità e la generazione di dati a livello locale sono sfide persistenti, in particolare i dati disaggregati per età, sesso, sociale e altre variabili rilevanti che potrebbero supportare analisi più informate sull’attribuzione, sugli effetti distributivi e sugli utili strumenti di supporto decisionale basati sull’evidenza.
Inoltre, poiché la salute e la sostenibilità dipendono da politiche, tecnologie e azioni in una serie di settori, e poiché le parti interessate tendono quindi a essere frammentate, isolate e poco sinergiche, il modo in cui le prove vengono presentate alle diverse parti interessate ed è importante la condivisione e il tutto deve essere calibrato attentamente in base alle esigenze di una comunità locale. È importante sottolineare che le parti interessate a livello nazionale e locale devono accettare i dati e fidarsi di essi. I ricercatori e i professionisti del Planetary Health dovrebbero lavorare a stretto contatto con gli uffici statistici nazionali e locali e con istituti ed entità simili, costruendo al contempo capacità di ricerca locali sul Planetary Health e sull’Urban Health.
Gli SDG, come la salute planetaria, richiedono una leadership globale e una cooperazione intersettoriale per le azioni a livello nazionale e cittadino, nonché una considerazione esplicita dei molteplici benefici per la salute, l’ambiente, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Esiste un urgente bisogno che tutte le principali parti interessate rico-
noscano e partecipino alla salute del pianeta e delle città. La salute del pianeta e delle città è un tema unificante per promuovere un’azione integrata SDG per i governi, il sistema delle Nazioni Unite, i Sindaci e altre parti interessate, anche con l’impegno di non lasciare indietro nessuno. La salute del pianeta può spostare la considerazione di molteplici benefici, compromessi e conseguenze indesiderate oltre i confini nazionali, il che è necessario anche per raggiungere gli SDG a livello globale. Una comprensione della salute planetaria può favorire lo sviluppo precoce di azioni e strategie di mitigazione per valutare l’attuazione delle politiche con particolare attenzione alle comunità più vulnerabili e meno resilienti agli effetti negativi sulla salute e sul benessere.
L’identificazione e l’attuazione di interventi per proteggere la salute del pianeta richiede una comprensione sistemica delle loro interconnessioni e feedback. La salute planetaria può essere resa operativa attraverso l’identificazione esplicita di molteplici benefici e compromessi per la salute umana e i sistemi naturali delle decisioni che influenzano il cambiamento ambientale, in linea con gli SDG. La sensibilizzazione attiva sulla salute planetaria rivolta al pubblico in generale e ai responsabili politici deve essere intensificata per ampliare la comprensione dell’importanza delle questioni legate all’ambiente e alla salute, comprese le considerazioni sui diritti umani e sull’equità, per co-progettare un’agenda di ricerca con i decisori per informare lo sviluppo e l’attuazione delle politiche e per promuovere condizioni di governance favorevoli all’uso di dati e strumenti integrati per proteggere la salute del pianeta e delle nostre città.
«Non ci sono passeggeri sulla nave Terra. Siamo tutti parte dell’equipaggio»
Marshall McLuhan
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, fornisce un progetto condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, ora e in futuro. Al centro ci sono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), che sono un appello urgente all’azione da parte di tutti i paesi - sviluppati e in via di sviluppo - in un partenariato globale. Riconoscono che porre fine alla povertà e ad altre privazioni deve andare di pari passo con strategie che migliorino la salute e l’istruzione, riducano le disuguaglianze e stimolino la crescita economica, il tutto affrontando il cambiamento climatico e lavorando per preservare i nostri oceani e le nostre foreste.
L’obiettivo 11 è quello di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili.
Le città rappresentano il futuro della vita globale. La popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi nel 2022, oltre la metà vive in aree urbane. Questa cifra è destinata ad aumentare, con il 70% delle persone che dovrebbe vivere in città entro il 2050. Circa 1,1 miliardi di persone vivono attualmente in baraccopoli o in condizioni simili a baraccopoli nelle città, con altri 2 miliardi previsti nei prossimi 30 anni.
Tuttavia, molte di queste città non sono pronte per questa rapida urbanizzazione, che supera lo sviluppo di abitazioni, infrastrutture e servizi, il che ha portato a un aumento delle baraccopoli o di condizioni simili a quelle delle baraccopoli.
L’espansione urbana incontrollata, l’inquinamento atmosferico e gli spazi pubblici aperti limitati persistono nelle città come fonte di vulnerabilità e fragilità sociale delle comunità.
TUTTO QUESTO INCIDE SULLA SALUTE A LIVELLO PLANETARIO (PLANETARY HEALTH)
Dall’attuazione degli SDG nel 2015 sono stati compiuti buoni progressi e ora il numero di Paesi con strategie nazionali e locali di riduzione del rischio di catastrofi ambientali è raddoppiato. Ma i problemi permangono e nel 2022 solo la metà della popolazione urbana aveva un comodo accesso ai trasporti pubblici e ai servizi sanitari.
Lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto senza trasformare in modo significativo il modo in cui gli spazi urbani sono costruiti e gestiti.
Perché le città non sono ancora a prova di futuro?
La maggior parte della crescita urbana sta avvenendo nelle piccole città e nei paesi in via di sviluppo, esacerbando le disuguaglianze e la povertà urbana.
Nel 2020, si stima che 1,1 miliardi di residenti urbani vivessero in baraccopoli o in condizioni simili a baraccopoli e, nei prossimi 30 anni, si prevede che altri 2 miliardi di persone vivranno in tali insediamenti, per lo più nei paesi in via di sviluppo.
Quali sono alcune delle sfide più urgenti che le città si trovano ad affrontare?
Le disuguaglianze, i livelli di consumo energetico urbano e di inquinamento sono alcune delle sfide. Le città occupano solo il 3% del territorio terrestre, ma rappresentano il 6080% del consumo energetico e il 75% delle emissioni di carbonio.
Molte città sono anche più vulnerabili ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali a causa della loro elevata concentrazione di persone e della loro posizione, quindi costruire la resilienza urbana è fondamentale per evitare perdite umane, sociali ed economiche.
Che effetto ha su di noi?
Tutti questi problemi finiranno per interessare tutti i cittadini. La disuguaglianza può portare a disordini e insicurezza, l’inquinamento deteriora la salute di tutti e influisce sulla produttività dei lavoratori e quindi sull’economia, e i disastri naturali hanno il potenziale per sconvolgere gli stili di vita di tutti. L’inquinamento atmosferico che colpisce la salute di milioni di persone non è solo un problema urbano, ma colpisce anche le città e le aree rurali.
Cosa succede se le città vengono lasciate crescere in modo non organico?
Il costo di un’urbanizzazione mal pianificata può essere visto in alcune delle enormi baraccopoli, nel traffico cittadino, nelle emissioni di gas serra e nelle periferie di tutto il mondo.
Scegliendo di agire in modo sostenibile, scegliamo di costruire città in cui tutti i cittadini vivano una qualità di vita dignitosa e facciano parte della dinamica produttiva della città, creando prosperità condivisa e stabilità sociale senza danneggiare l’ambiente.
È costoso mettere in atto pratiche sostenibili?
Il costo è minimo rispetto ai benefici. Ad esempio, la creazione di una rete di trasporto pubblico funzionale comporta un costo, ma i benefici sono enormi in termini di attività economica, qualità della vita, ambiente e successo complessivo di una città interconnessa.
Cosa tu puoi fare per contribuire al raggiungimento di questo obiettivo?
Interessatevi attivamente alla governance e alla gestione della vostra città. Difendi il tipo di città di cui credi di aver bisogno per il futuro tuo e della tua famiglia.
Sviluppa una visione per la tua abitazione, la tua strada e il tuo quartiere e agisci in base a quella visione. Ci sono abbastanza posti di lavoro? I tuoi figli possono andare a scuola a piedi in sicurezza? Puoi camminare in sicurezza con la tua famiglia di notte? Quanto dista il trasporto pubblico più vicino? Com’è la qualità dell’aria? Come sono i vostri spazi pubblici condivisi? Migliori sono le condizioni che crei nella tua comunità, maggiore è l’effetto sulla qualità della vita.
Dall’attuazione degli SDG nel 2015 sono stati compiuti buoni progressi e ora il numero di Paesi con strategie nazionali e locali di riduzione del rischio di catastrofi ambientali è raddoppiato. Ma i problemi permangono e nel 2022 solo la metà della popolazione urbana aveva un comodo accesso ai trasporti pubblici.
Lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto senza trasformare in modo significativo il modo in cui gli spazi urbani sono costruiti e gestiti.
Una salute migliore è un bene comune fondamentale per la felicità e il benessere umano, per le nazioni, le comunità locali, per le famiglie e per ogni singolo individuo . Fornisce inoltre un importante contributo al progresso sociale ed economico, poiché le popolazioni sane vivono più a lungo, sono più produttive e rendono più sostenibile in nostro pianeta.
Costruendo sinergie reali sulla salute, di fatto si rafforzano le politiche in tutti i settori dell’azione pubblica e si garantisce benessere e un futuro migliore alle nuove generazioni.
Health City Institute fundamentals
CITIES FOR BETTER HEALTH
Cities for Better Health è un partenariato pubblico-privato globale si impegnano ad accelerare il cambiamento della salute urbana attraverso le generazioni la creazione di partenariati locali efficaci per promuovere la promozione e la prevenzione della salute.
UN APPROCCIO OLISTICO
Cities for Better Health adotta una visione olistica della salute dare priorità alla prevenzione e promuovere l’equità sanitaria. Creare spazi urbani è una responsabilità condivisa.
L’ambizione è affrontare le cause profonde delle malattie croniche in modo olistico riunendo attori motivati di tutti i settori e discipline.
Al centro delle iniziative di Cities for Better Health vi sono le prospettive e le esperienze di comunità. Comprendere la loro vita quotidiana e le sfide per vivere in modo sano è fondamentale per generare buone pratiche e consapevolezza sulla prevenzione delle malattie croniche.
UN IMPEGNO PER MIGLIORARE EQUITÀ E INCLUSIONE IN AMBITO SANITARIO
Impegno costante a colmare il divario di equità sanitaria nelle città, Cities for Better Health si concentra sulla la salute e il benessere delle comunità vulnerabili e dei bambini.
Cities for Better Health affronta gli ostacoli alla buona salute e all’inclusione per le persone più svantaggiate e per le comunità a rischio per spezzare intervenire sulle malattie croniche attraverso l’intervento e la prevenzione dell’obesità infantile nelle comunità più vulnerabili.
LE
CITTÀ INFLUENZANO NOTEVOLMENTE IL MODO IN CUI LE PERSONE VIVONO
Non tutti possono accedere ad alimenti salutari e convenienti o trovare luoghi sicuri dove camminare, fare attività fisica e giocare. Cities for Better Health affronta quattro temi fondamentali per promuovere l’equità sanitaria e consentire ai cittadini di fare scelte sane:
1. Prevenire l’obesità infantile
I bambini crescono in ambienti urbani obesogeni, con un impatto le loro opportunità di condurre una vita sana. Con obesità infantile che interessa 1 bambino su 5, Cities for Better Health sta avviando progetti su larga scala incentrati sull’intervento precoce e sull’infanzia prevenzione dell’obesità. Collaborando per pilotare e scalare strategie innovative ed efficaci per i bambini nelle zone urbane vulnerabili Cities for Better Health si impegna a promuovere l’equità sanitaria lungo tutto il corso della vita.
I bambini e gli adolescenti crescono in città senza accesso a cibo sano o spazi sicuri per giocare. La mancanza di disponibilità, l’accessibilità economica e l’attrattiva di cibi sani e spazi di gioco e per l’attività fisica aumenta il rischio di un bambino di vivere con sovrappeso o obesità.
L’obesità infantile è un problema complesso, con un’ampia gamma di fattori biologici, ambientali e socioeconomici. I bambini che convivono con l’obesità hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie non trasmissibili, come il diabete di tipo 2 in tenera età, aumentando il rischio di problemi di salute a lungo termine.
Cities for Better Health promuove iniziative di grande impatto e scalabilità , con interventi di prossimità per la prevenzione dell’obesità infantile. Insieme agli stakeholder locali, si punta a migliorare la salute a lungo termine dei bambini nelle comunità vulnerabili Interventi approfonditi sull’obesità in tutto il Paese.
2. Creare alimentazione più sana nelle città
Le città sono messe alla prova dalla mancanza di accesso a cibi sani e a prezzi accessibili invece della sovrabbondanza di alimenti malsani, che costituiscono fattori delle chiave malattie per l’insorgenza croniche non trasmissibili. Cities for Better Health sta lavorando con i suoi partner in tutto il mondo per garantire che gli alimenti sani siano accessibili e a prezzi abbordabili per le popolazioni vulnerabili e i bambini.
Cities for Better Health si concentra sulla creazione di un cambiamento sostenibile a livello a livello delle comunità locali, consentendo scelte più sane e rimuovendo le barriere che impediscono alle comunità di accedere a cibo sano e fornendo nel contempo approfondimenti sulle potenziali soluzioni per superare questi problemi.
Una dieta nutriente ed equilibrata può aiutare a proteggere le persone affette da malattie croniche, da complicanze di grande impatto clinico. Plasmare sistemi alimentari urbani più sani e creare un accesso equo a cibo sano nelle città è fondamentale per consentire scelte alimentari consapevoli e salutari.
Cities for Better Health lavora con città e portatori di interessi della comunità per individuare e affrontare gli ostacoli alla parità di accesso a diete salutari. Attraverso partenariati radicati a livello locale e specifici progetti , vengono promosse iniziative a livello di quartiere e di comunità
3. Rendere l’attività fisica accessibile e piacevole
I residenti della città spesso incontrano ostacoli per muoversi, fare attività fisica e giocare in sicurezza. Ciascuno dovrebbe beneficiare di una vita fisicamente attiva e coinvolgente, indipendentemente da età, sesso, abilità o status socioeconomico. Cities for Better Health si vuole attivare per rendere gli spazi verdi e attivi più accessibili e divertenti e creare migliori opportunità per essere fisicamente attivi, con particolare attenzione alle popolazioni vulnerabili e bambini.
Un’attività fisica accessibile, sicura e piacevole è la base per comunità resilienti e sane. Le città sono il cuore per promuovere l’attività fisica, con il loro potenziale in grado di facilitare mo-
bilità attiva e creare spazi sicuri, verdi e permettere attività fisica e ricreativa a livello dei singoli quartieri.
Cities for Better Health adotta un approccio attivo per affrontare l’ inattività fisica. Gli sforzi si concentrano sul miglioramento degli ambienti di mobilità, ricreativi, sportivi e scolastici, in particolare per popolazioni vulnerabili e per i bambini.
Cities for Better Health promuove iniziative di attività fisica in collaborazione con partner locali e con attraverso l’impegno inclusivo e guidare un cambiamento sostenibile.
4. Finanziamenti sostenibili per la prevenzione dell’obesità
Solo una piccola parte dei bilanci sanitari pubblici e privati sono dedicati alla prevenzione e alla promozione della salute, al finanziamento sostenibile. Sono necessarie soluzioni soprattutto per prevenire l’obesità. Cities for Better Health sta collaborando con potenziali investitori a trovare strategie di finanziamento innovative per sviluppare azioni volte a ridurre le disuguaglianze sanitarie e che le stesse siano finanziate a lungo termine.
Cities for Better Health stimola e promuove il dibattito all’interno delle città per costruire piani di finanziamento pubblico e privato per sostenere la prevenzione, individuando le priorità d’intervento e i partner con i quali interagire.
La creazione di network e di collaborazioni a livello istituzionale e governativo, aumenta la sensibilizzazione su obesità, diabete e malattie croniche no trasmissibili, eliminando quelle disparità di accesso a informazioni, prevenzione, cure e trattamenti.
Cities for Better Health è volano di iniziative a livello delle comunità locali per individuare le forme più idonee per favorire la prevenzione come strumento non solo sanitario, ma anche culturale e urbanistico, rendendo meno obesogene le città.
HEALTHY CITIES CHALLENGES
La Healthy Cities Challenge è una sfida di innovazione aperta e globale lanciato in collaborazione con C40 a livello globale e con Health City Institute, ANCI e Cities+ in Italia. L’obiettivo è quello di identificare e supportare iniziative concrete e sinergie nazionali e locali per plasmare gli ambienti urbani in modo di promuovere e sostenere la salute e il benessere delle comunità locali.
Questi potrebbero essere progetti che creano cibo più sano, urbanistica che promuova l’attività fisica e la salute mentale, o altre iniziative cittadine che facilitano la salute nelle comunità locali.
La prevenzione delle malattie croniche nelle città inizia con l’identificazione e la ricerca di nuove soluzioni a queste grandi sfide sanitarie. Novo Nordisk ha guidato una serie di sfide per l’innovazione e, ora, Cities for Better Health sta portando avanti questa eredità di innovazione a livello di sostenibilità e delle comunità locali.
‘Healthy Cities Challenge è un invito globale a promuovere Idee pronte per l’implementazione che danno forma a un’economia urbana sana, verde e fiorente lanciato da Novo Nordisk in collaborazione con C40.
La sfida è aperta a qualsiasi organizzazione no-profit o università in tutto il mondo. Globe di presentare proposte tramite la piattaforma online di Novo Nordisk The Healthy Cities Challenge
I vincitori saranno ricevono una sovvenzione di 100.000 dollari USA per implementare il loro progetto. La sfida tra le città si è svolta da aprile a giugno 2024, attraverso le seguenti fasi:
1. Invito aperto in cui i partecipanti possono presentare proposte di iniziative che creino ambienti più sani nelle comunità urbane, con particolare attenzione all’equità sanitaria. Ciò può includere progetti che migliorare l’accesso a cibo sano e a prezzi accessibili, modellare gli spazi urbani promuovere l’attività fisica e il benessere mentale, o iniziative che facilitino una vita sana nelle città.
2. Tutte le idee presentate sono state sottoposte a un processo di un gruppo di esperti in salute pubblica, sostenibilità, progettazione urbana, coinvolgimento della comunità e altro ancora.
3. Dieci I finalisti saranno invitati a perfezionare le loro idee e a sviluppare un Proposta con budget, lettere di intenti di partenariato e risultati struttura.
4. Le idee sviluppate sono riproposte nella piattaforma e presentati.
5. Saranno proclamati tre vincitori assegnati ai quali verranno dati i finanziamenti per l’attuazione dei loro progetti.
Le città stanno affrontando una crisi di disuguaglianza climatica e sanitaria a causa di modelli di pianificazione obsoleti, che portano a sistemi alimentari frammentati, ambenti inquinati, stili di vita sedentari e scarso accesso alle risorse naturali, nonché la mancanza di servizi, di strutture di coesione sociale, tutti fattori che contribuiscono a l’aumento globale delle malattie croniche non trasmissibili. Oggi sappiamo che gli ambienti di quartiere influenzano pesantemente le cattive abitudini alimentari per i residenti nelle aree urbane, mentre gli spazi urbani hanno un impatto sull’attività fisica.
È necessario trasformare questi ambienti per promuovere la salute e dotare le persone delle competenze e delle risorse necessarie fondamentale per promuovere stili di vita sani.
Gli ambienti malsani hanno un impatto sproporzionato su popolazioni emarginate, che hanno un accesso limitato ad alimenti nutrienti e opportunità di attività fisica. Disparità socioeconomiche esacerbare tali sfide, sottolineando la necessità di un’azione sociale creare ambienti inclusivi e di supporto affinché tutti possano condurre una vita sana.
I cinque principi guida che guidano l’azione
Una serie di principi guida sono stati creati sulla base di intuizioni e apprendimenti raccolti dal programma Cities Changing Diabetes. I cinque principi guida sono in linea con le raccomandazioni delle principali organizzazioni sanitarie a livello mondiale
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INVESTIRE NELLA PROMOZIONE DELLA SALUTE E DEL BENESSERE
Le città hanno un grande potenziale: diventare dei luoghi di promozione della salute. Ciò richiede un cambiamento, ossia quello di considerare la prevenzione del diabete e delle sue complicanze come un investimento a lungo termine, invece che come un costo a breve termine. Pertanto, è necessario dare la priorità alle politiche e agli interventi di promozione sanitaria, per migliorare la salute e il benessere di tutti.
AFFRONTARE I FATTORI SOCIALI E CULTURALI DETERMINANTI E LOTTARE PER L’EQUITÀ SANITARIA
I fattori sociali e culturali determinanti sono alla radice di una vita sana per i cittadini. È essenziale lottare per l’equità sanitaria per offrire a tutti la possibilità di stare bene. Pertanto, è necessario affrontare i fattori sociali e culturali determinanti, così che la scelta della salute rappresenti la scelta più facile.
INTEGRARE LA SANITÀ IN TUTTE LE POLITICHE
La salute si collega ad altri programmi politici, tra cui politiche sociali, occupazionali, abitative e ambientali. Per migliorare la salute e il benessere dei cittadini, è necessario integrare la sanità nei processi decisionali dei vari settori, sulla scia di obiettivi politici condivisi. Pertanto, è necessario coordinare le azioni dei settori, per integrare la sanità in tutte le politiche.
COINVOLGERE LE COMUNITÀ PER OTTENERE SOLUZIONI SOSTENIBILI PER LA SALUTE
La salute si determina in gran parte fuori dal settore sanitario, vale a dire nei contesti comunitari in cui le persone vivono quotidianamente. Gli interventi sulla salute devono andare oltre il livello individuale per includere i contesti comunitari in cui nascono le regole sociali che determinano i comportamenti. Pertanto, è necessario coinvolgere attivamente le comunità per rafforzare la coesione sociale e favorire azioni sostenibili di promozione della salute.
CREARE SOLUZIONI IN PARTNERSHIP TRA I DIVERSI SETTORI
La salute è una responsabilità comune. Per creare soluzioni sostenibili è necessario che tutti i membri della società riconoscano l’impatto delle proprie azioni sulla salute. Unendo le competenze e mettendo insieme risorse e reti, si possono creare soluzioni innovative, efficaci e sostenibili. Pertanto, è necessario lavorare insieme per condividere il compito di creare soluzioni, poiché nessuna singola entità può affrontare la sfida da sola
GUIDARE IL CAMBIAMENTO ATTRAVERSO LA PARTNERSHIP
LA PARTNERSHIP
Sfide come la crescente prevalenza di diabete e obesità richiedono un approccio collaborativo dell’intera società. Sono sfide troppo grandi e troppo complesse per il solo settore pubblico o per il settore privato, sfide che non possono essere affrontate da soli. È essenziale che i settori pubblici e privati li affrontano insieme, combinando capacità complementari e sinergie attraverso partenariati pubblico– privati, per ottenere progressi e risultati concreti.Attraverso Cities Changing Diabetes, il programma lanciato da Novo Nordisk assieme all’UCL (University College of London) e allo Steno Center di Copenaghen, coordinato in Italia dall’Health City Institute, tutti i partner lavorano insieme nei settori della società pubblica e nelle discipline scientifiche, sociali ed urbanistiche per co-creare e pilotare quelle idee che possono raggiungere risultati efficaci e avere un impatto trasversale nella comunità.
I PARTNER GLOBALI
C40 Cities: benefici per la salute delle azioni per il clima urbano
C40 Cities è una rete globale di città impegnate ad affrontare la sfida del cambiamento climatico guidando l’azione urbana che riduce le emissioni di gas serra e rischi climatici.
C40 Cities and Cities Changing Diabetes vogliono lavorare insieme per affrontare la salute e il cambiamento climatico a livello cittadino.
Dall’inizio della partnership nel 2015, Cities Changing Diabete e C40 si sono concentrati sui benefici per la salute di azioni per il clima urbano in relazione al trasporto attivo.
Ciò è culminato nella realizzazione di camminate e attività in bicicletta quali strumenti di beneficio per la salute che è stato applicato in più di 20 città.
La collaborazione si è ulteriormente evoluta nell’esplorazione del benefici per la salute del concetto di città di 15 minuti, dove è stato condotto un lavoro sinergico con i maggiori esperti del settore per aiutare le città a utilizzare tale concetto nella progettazione di nuove azioni di mobilità con benefici per la salute e il clima.
EAT Foundation: creare un sistema di cibo equo e sostenibile
Fondata come organizzazione senza scopo di lucro nel 2014, EAT è un piattaforma scientifica globale dedicata alla creazione di un sistema alimentare equo e sostenibile per persone e pianeti sani senza lasciare indietro nessuno. La missione di EAT è quella di trasformare il sistema alimentare globale attraverso una scienza solida e partnership inedite.
Cities Changing Diabetes ha sostenuto il lavoro svolto a Copenaghen in relazione al cambiamento delle diete urbane, e alla comprensione di come i bambini interagiscono con il contesto alimentare locale Cities Changing Diabetes e EAT continuano a esplorare modi per promuovere un’alimentazione più sana e più sostenibile per tutti.
UNICEF: prevenire il sovrappeso infantile e l’obesità
Novo Nordisk e UNICEF stanno collaborando per contribuire alla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità infantile –principale fattore di rischio per il diabete e problema che colpisce i bambini di età compresa tra i 5 anni e i 19, con dati raddoppiati negli ultimi 15 anni. Le due organizzazioni stanno unendo gli sforzi per migliorare la conoscenza e la consapevolezza di come prevenire il sovrappeso e l’obesità e affrontarne le cause profonde del problema . Con un focus iniziale su interventi in America Latina e Caraibi, il partenariato mira ad essere un catalizzatore per una più ampia attività globale a livello dei vari Paesi.
Nel 2022, la Healthy Childhood Challenge è stata avviata da Novo Nordisk in collaborazione con UNICEF. Il Childhood Challenge è alla ricerca di grandi idee che lo faranno migliorare e sostenere gli ambienti in cui vivono i bambini e consentire loro di mangiare bene, essere attivi e mantenere un peso ottimale
BLOXHUB: a favore dello sviluppo di aree urbane più sane
BLOXHUB è una comunità di organizzazioni, aziende e altri soggetti che lavorano con la sostenibilità urbana.
Il programma Bloxhub Urban Partnerships è una piattaforma di condivisione delle conoscenze che collega le persone con la stessa passione per risolvere le sfide urbane.
La collaborazione con Cities Changing Diabetes si concentra sulla promozione di uno sviluppo urbano più sano attraverso workshop, webinar, eventi con relatori e reti. Questi eventi assicurano una dinamica collaborazione che colmi i bisogni e i desideri reciproci tra le organizzazioni
BLOXHUB e Cities Changing Diabetes.
Gehl: creare attivamente il futuro in cui vogliamo vivere
Gehl si impegna a creare attivamente il futuro nel quale noi vogliamo vivere. Gehl si basa continuamente sul nostro grado di comprensione della vita e della forma e dei sistemi condivisi che ci aiutano ad avere un impatto ancora maggiore sulla salute, sul clima e sull’equità.
Gehl è stato partner di Cities Changing Diabetes sin dall’inizio, apportando preziose conoscenze e competenze nei campi dell’urbanistica, del design e dei collegamenti al comportamento umano. Di recente, ha preso il comando dello sviluppo del concetto di foodscape, per capire e affrontare le disuguaglianze nell’accesso a un’alimentazione sana in ambienti urbani. Questo lavoro ha coinvolto diverse Cities Changing Diabetes ed è ora disponibile come toolkit Foodscape che può essere applicato in qualsiasi città interessata a indagare e migliorare il locale ambiente alimentare.
Dalberg: nuovi modelli per finanziare la prevenzione del diabete
Dalberg è un gruppo globale di responsabili del cambiamento che lavorano per costruire un mondo più inclusivo e sostenibile – collabora con governi, fondazioni filantropiche, imprese e comunità per risolvere alcuni dei problemi più gravi al mondo e le sfide più pressanti. Dalberg ha competenze importanti ed esperienza nella progettazione di modelli finanziari innovativi per lo sviluppo globale, compresa la salute.
Nel contesto di Cities Changing Diabetes, Dalberg ha
svolto un ruolo centrale nello sviluppo del diabete di Aarhus impact bond per finanziare un’espansione immediata del supporto servizi ai cittadini con nuova diagnosi di diabete di tipo 2
Nei prossimi anni la collaborazione con Dalberg punta a sostenere lo sviluppo di casi più esemplari di finanziamenti innovativi per la prevenzione dell’obesità e del diabete.
A tal fine, è stata sviluppata una guida pratica. Alla fine del 2022, alcuni progetti promettenti hanno contribuito ad accellerare lo sviluppo dei loro casi di investimento in una masterclass in un processo co-ospitato con la World Diabetes Foundation.
University College London
L’University College London (UCL) è uno dei soci fondatori di Cities Changing Diabetes In qualità di leader accademico globale, l’UCL ha collaborato con le città locali coinvolte in Cities Changing Diabetes e con i ricercatori sulla progettazione e l’implementazione delle strategie sul diabete a livello urbano, attraverso le valutazioni di vulnerabilità. Le valutazioni esplorano il contesto urbano di vulnerabilità al diabete di tipo 2 e contribuiscono ad identificare fattori sociali e i determinanti culturali rilevanti alla salute, al benessere e alla lotta al diabete. UCL è un esperto globale nella comprensione della complessità della vulnerabilità del diabete e ha contribuito a ripensare i driver del diabete globalmente.
I PARTNER NAZIONALI
Health City Institute: promuovere nell’agenda politica e nella ricerca l’Urban Health
Health City Institute è un think tank e un istituto di ricerca indipendente, apartitico e no profit, nato come risposta civica all’urgente necessità di studiare i determinanti della salute nelle città.
Health City Institute è costituito da un gruppo di professionisti e ricercatori distintisi nel proprio campo di appartenenza, che lavorano a titolo puramente personale e pro bono per elaborare proposte attuali, fattive e d’impatto e per individuare le priorità sulle quali agire in tema di salute nelle città.
Health City Institute aggrega persone di massima integrità, motivate da una forte passione civica e provenienti dai mondi delle professioni, dell’industria, della finanza, dell’imprenditoria, dell’innovazione, della consulenza, dell’accademia, della pubblica amministrazione, della magistratura, della cultura, della scienza e dei media, le quali mettono le proprie competenze al servizio del Paese, delle Istituzioni e dei Comuni.
Health City Institute conta su un network di livello internazionale, presente nelle 14 Città Metropolitane, coinvolgendo18 università e più di 300 esperti nelle maggiori città italiane e coordina le attività di Cities Changing Diabetes e Cities for Better Health di a livello italiano.
Cities+: un network delle città italiane sulla salute, il benessere, l’ambiente e lo sport
Cities+ è un Osservatorio permanente sui determinanti di salute nelle nelle città italiane. L’obiettivo dell’Osservatorio è aggregare competenze, trasversali e multidisciplinari, a livello locale, quali il Comune, le Università, le Aziende Sanitarie, gli Istituti di ricerca o altri partner istituzionali, pubblici o privati, al fine di produrre analisi specifiche del territorio di competenza e consentire ai decisori di attivare soluzioni migliorative per la salute e il benessere nei contesti urbani più densamente popolati e antropizzati.
Cities+ realizza eventi e report per attivare il confronto sui temi espressi dai dieci punti del Manifesto “Salute nelle città: bene comune” e promuovere Cities Changing Diabetes e Cities for Better Health nelle maggiori città italiane e in tutti i contesti urbani e cittadini del Paese
ANCI-Associazione Italiana dei Comuni d’Italia: promuovere nuove figure professionali per la salute e il benessere delle città italiane
I numeri dell’Associazione dei Comuni Italiani dicono già molto sulle sue caratteristiche. Oltre 100 anni di attività raccontano una storia che affonda le sue radici in quella del Paese, e insieme a questa cresce. Sono 7.134 i Comuni aderenti all’Associazione, dati aggiornati al 1 gennaio 2022, rappresentativi del 94,7% della popolazione, numeri che parlano con chiarezza di un radicamento assai saldo nel tessuto sociale, geografico e culturale italiano. In tutto questo tempo, e con questa straordinaria quantità di interlocutori, l’Anci ha lavorato con passione e continuità al servizio delle istituzioni e al fianco di chi giorno dopo giorno è impegnato a favorire sviluppo e competitività dei territori. Lungo questo percorso l’Associazione ha saputo interpretare, e qualche volta ha anticipato, i mutamenti socio-economici, politici e culturali che hanno contribuito all’innovazione del mondo delle Autonomie locali, sempre accompagnata dalla consapevolezza che rappresentare i Comuni significa farsi carico di necessità e istanze dei cittadini stessi. Con la stessa passione oggi si dedica ai temi della salute e del benessere dei cittadini, promuovendo attività di sensibilizzazione e formative come quella diretta alla creazione degli Health City Manager , che ha visto coinvolte le città aderenti a Cities
Changing Diabetes
Intergruppo parlamentare qualità di vita nelle città: iniziative legislative sulla salute e il benessere nelle città: promuovere iniziative legislative sull’urban health
Costituito all’interno della XIX Legislatura l’Intergruppo Parlamentare “Qualità di vita nelle Città – Sport, Salute e Benessere in ambito urbano”, come spazio di dialogo e confronto parlamentare permanente sui temi della Qualità di Vita nelle Città, per promuovere e attivare azioni mirate nel campo dello Sport, della Salute del Benessere.
L’Intergruppo Parlamentare “Qualità di vita nelle Città –Sport, Salute e Benessere in ambito urbano” è organismo transcamerale formato da deputati e senatori eletti nella XIX legislatura e nasce dall’interesse bipartisan di voler portare avanti progetti di legge in modo coesivo e coordinato.
L’Intergruppo Parlamentare “Qualità di vita nelle Città –Sport, Salute e Benessere in ambito urbano” intende affrontare questioni trasversali con l’obiettivo di coinvolgere il Par-
lamento, il Governo e le Istituzioni sui temi propri del mandato costitutivo e rendere partecipi i cittadini del processo decisionale su argomenti di ampio interesse per il Paese.
Le attività dell’Intergruppo Parlamentare “Qualità di vita nelle Città – Sport, Salute e Benessere in ambito urbano” sono regolamentate da apposito dispositivo e mirano a promuovere azioni legislative e di sensibilizzazione politica e governativa sul tema dell’Urban Health.
COMITATO NAZIONALE PER LA BIOSICUREZZA, LE BIOTECNOLOGIE E LE SCIENZE
DELLA VITA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI: tavoli di lavoro tematici sull’Urban Health
Il CNBBSV è un organismo di supporto del Governo per l’elaborazione di linee di indirizzo scientifico, produttivo, di sicurezza sociale e di consulenza in ambito nazionale e comunitario sulle problematiche più attuali riguardanti la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita. Supporta attività di programmazione sull’Urban Health attraverso tavoli di lavoro tematici organizzando eventi con esperti nazionali ed internazionali sul tema della sostenibilità delle città.
CONI- Comitato Olimpico Nazionale Italiano: lo sport come strumento di benessere e promozione della salute
Il CONI, regolato dal D.lgs. 23 luglio 1999, n. 242, e successive modificazioni ed integrazioni, e dalla Carta Olimpica, è autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive, intese come elemento essenziale della formazione fisica e morale dell’individuo e parte integrante dell’educazione e della cultura nazionale e, pertanto, mira a promuovere la pratica sportiva quale elemento essenziale alla lotta alle malattie croniche quali diabete e obesità. Collabora attivamente attraverso un protocollo d’intesa con ANCI, con le Società Scientifiche e l’Intergruppo Parlamentare per la prevenzione del diabete anche nell’ambito di Cities Changing Diabetes.
FeSDI: assieme per lo studio dell’Urban Diabetes
La FESDI è la Federazione delle Società Scientifiche di diabetologia costituita dalla SID e l’AMD, società scientifiche di riferimento in ambito nazionale nell’ambito della prevenzione e della cura del diabete e dell’obesità. La FESDI, la SID e l’AMD danno grande importanza alla prevenzione del diabete e dell’obesità anche attraverso la pratica sportiva e l’attività fisica e motoria, nel ridurre l’incidenza di tali patologie. La FESDI , la SID e l’AMD ritengono che si possa prevenire la morbidità e la mortalità legate a queste patologie, attraverso campagne di sensibilizzazione, screening, informazione e prevenzione evidenziando l’importanza della prevenzione nel mantenere il cittadino in buona salute. FESDI da particolare importanza agli studi sull’Urban Health e sull’Urban Diabetes e
in particolare sull’esposoma e promuove con Cities Changing Diabetes l’Urban Diabetes Declaration e la Carta Italiana sul diabete in ambito urbano,
IBDO FOUNDATION : analizzare i dati sul diabete e sull’obesità
Italian Barometer Diabetes Observatory FoundationIBDO nasce come modello di modern Think Tank e spin off dell’Università di Roma Tor Vergata sul diabete, sull’obesità e sui non communicable disease-NCD nella certezza che queste patologie oggi debbano essere affrontate attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie.
Il confronto strutturato, l’analisi e il monitoraggio continuo dei dati permettono di valutare una varietà di indicatori per giungere a individuare strategie a breve, medio e lungo termine in grado di determinare reali cambiamenti gestionali. Attraverso analisi sistematiche dei dati presenti in Italia fornisce periodici report sul burden of disease del diabete e dell’obesità, importanti strumenti per Cities Changing Diabetes.
SPORT E SALUTE: promuovere i corretti stili di vita Sport e Salute è una società per azioni governativa, che tra le sue attività istituzionali ha quella di fornire servizi e svolgere attività nel campo dello sport, inclusa a titolo esemplificativo la promozione e l’organizzazione di eventi, la gestione di centri e impianti sportivi, a favore dei soggetti pubblici o privati che operano nel campo dello sport e della salute e provvede a sviluppare e sostenere la pratica sportiva, i progetti e le altre iniziative finalizzati allo svolgimento di attività a favore dello sport, della salute e dello sviluppo della cultura sportiva. Nell’ambito di Sport e Salute opera l’Istituto di Medicina dello Sport la struttura sanitaria e scientifica di Sport e Salute che effettua visite specialistiche, esami strumentali e attività di fisioterapia per riabilitazione e prevenzione anche in favore di privati. L’istituto collabora attivamente assieme agli altri partner in virtù di un protocollo d’intesa sottoscritto per sviluppare attività di screening, prevenzione e promozione dei corretti stili di vita nelle varie realtà cittadine.
FEDERSANITÀ: programmi nelle aziende sanitarie e nei comuni per la prevenzione
Federsanità è la Confederazione delle Federsanità Anci regionali che associa dal 1995 le Aziende Sanitarie Locali, Ospedaliere e gli Irccs insieme ai rappresentanti dei Comuni associati alle Anci regionali di riferimento, per favorire azioni e politiche finalizzate alla promozione di percorsi di integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale fortemente orientate ad una nuova concezione della “presa in carico” dei pazienti basata su prossimità, proattività, personalizzazione, partecipazione. Assieme agli altri partner sviluppa iniziative nell’ambito di un programma di cooperazione finalizzato all’elaborazione ed all’avvio di progetti specifici, che diano ampia attenzione e applicazione all’importanza
dell’attività sportiva, fisica e motoria come strumento di prevenzione e sensibilizzazione delle malattie croniche quali il diabete e l’obesità e dare visibilità pubblico-istituzionale alla promozione di stili di vita sani e attivi nei contesti urbani e accademici italiani e promuovere iniziative comuni volte allo studio e alla formazione nell’ambito della salute in ambito dei Comuni italiani.
Fondazione Longevitas ETS è un’organizzazione no-profit che mira a promuovere la cultura della longevità attiva e inclusiva, a contrastare l’ageismo in ogni ambito e forma e a rafforzare il legame tra generazioni attraverso attività di sensibilizzazione, formazione e advocacy. La Fondazione si impegna a lavorare per un mondo in cui tutti possano arrivare a un invecchiamento di successo, continuando ad apprendere e a partecipare attivamente alla vita sociale, a esplorare nuove opportunità, senza subire discriminazioni legate all’età. A tal fine la Fondazione Longevitas collabora con diversi attori sociali, tra cui governo, imprese, organizzazioni non-profit e associazioni di cittadini per promuovere buone pratiche e si impegna ad agire come voce rappresentativa delle esigenze e dei diritti delle persone nella società longeva e sviluppa con Cities Changing Diabtes programmi sull’invecchiamento attivo.
CITTADINANZATTIVA: coinvolgere i cittadini in una partecipazione attiva sulla salute
Cittadinanzattiva è un’organizzazione, fondata nel 1978, che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza.
Cittadinanzattiva persegue finalità di solidarietà sociale. Promuove e sostiene azioni individuali o - collettive dirette a prevenire, a limitare o a rimuovere posizioni di soggezione e di sudditanza, situazioni di sofferenza, di disagio e di discriminazione, pericoli per le libertà personali e collettive, attentati all’integrità fisica e psichica e alla dignità delle persone, che si producono, in particolare, negli ambiti dei servizi pubblici e sociali, dell’informazione, dei consumi privati, dei rischi civili e del territorio, nelle aree urbane, nell’ambiente, nel mondo del lavoro e nelle regioni meridionali del paese che patiscono i limiti e le carenze di uno sviluppo diseguale. Collabora attivamente sin dal 2016 con Cities Changing Diabetes per promuovere sensibilizzazione individuale e coscienza cittadina sui temi della salute.
FONDAZIONE CENSIS : studiare le vulnerabilità
La Fondazione CENSIS dalla sua fondazione svolge attività di studio, ricerca, consulenza e assistenza tecnica. La maggior parte delle attività dell’istituto è incentrata sulla realizzazione di studi sul sociale, l’economia e l’evoluzione territoriale o su programmi d’intervento e iniziative culturali nei settori vitali della realtà sociale: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, l’economia, i media e la comunicazione, il governo
pubblico, la sicurezza e la cittadinanza. A partire dal 1967 ogni anno le attività e gli spunti di analisi dell’istituto vengono condensati nel Rapporto sulla situazione Sociale del Paese, nato dalla volontà di fornire una narrazione puntuale dei mutamenti socio-economici in corso. Il Rapporto è introdotto dalle Considerazioni Generali cui fa seguito un capitolo riepilogativo dei fenomeni emersi con maggior evidenza nell’anno in corso. Nelle parti terza e quarta, il testo si sofferma sull’analisi settoriale.
Le sue pubblicazioni sono molto autorevoli e vengono prese in considerazione per la stesura di programmi di sviluppo a lunga scadenza. La sua committenza è composta da apparati centrali e periferici dello Stato (Ministeri), enti locali (Comuni, Province e Regioni), ma anche da grandi aziende sia private che pubbliche e da organismi nazionali e internazionali. Collabora con il progetto Cities Changing Diabetes sviluppando le analisi di vulnerabilità sociali delle città coinvolte.
ISTAT: i dati socio-demografici
L’Istituto nazionale di statistica (conosciuto anche come Istat) è un ente pubblico di ricerca italiano che si occupa dei censimenti generali della popolazione, dei servizi e dell’industria, dell’agricoltura, di indagini campionarie sulle famiglie e di indagini economiche generali a livello nazionale.
L’operato dell’istituto è supervisionato dalla Commissione per la garanzia dell’informazione statistica della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha il compito di garantire l’imparzialità e la completezza dei dati raccolti e pubblicati.
L’Istat è un membro del Sistema statistico europeo.
L’Istat è il produttore di statistica ufficiale in Italia. Per statuto, la realizzazione di indagini, studi e analisi è finalizzata alla produzione di statistica ufficiale e a soddisfare il bisogno informativo espresso dalla collettività. Le rilevazioni di pubblico interesse sono stabilite dal Programma statistico nazionale, il documento che regola l’attività di produzione statistica.
L’Istat svolge un ruolo di indirizzo, coordinamento, assistenza tecnica e formazione all’interno del Sistema statistico nazionale (Sistan), istituito con il decreto legislativo 322/89 per razionalizzare la produzione e diffusione delle informazioni e ottimizzare le risorse destinate alla statistica ufficiale. Del Sistan fanno parte oltre l’Istat, gli uffici di statistica centrali e periferici delle amministrazioni dello Stato, degli enti locali e territoriali, delle Camere di Commercio, di altri enti e amministrazioni pubbliche, e altri enti e organismi pubblici di informazione statistica. Il lavoro di preparazione del Programma statistico nazionale è effettuato da circoli di qualità composti da esperti provenienti dagli uffici statistici di tutto il Sistan. Elabora numerosi dati sulle città italiane e sul sistema salute con report periodici e collabora con Città Cities Changing Diabetes nell’elaborazione dei report delle città coinvolte.
CORESEACH: le analisi epidemiologiche
In CORESEARCH si integrano molteplici background ed una solida esperienza in Medicina, Farmacia e Farmacologia, Biotecnologie, Statistica, Informatica.
La multidisciplinarietà che caratterizza le attività del gruppo contente di tradurre la complessità di sofisticati approcci metodologico-statistici in messaggi di immediata fruibilità clinica.
CORESEACH collabora con Cities Changimg Diabetes nell’elaborazione e validazione dei dati clinico-epidemiologici
I-COM : stimolare il dibattito
L’Istituto per la Competitività (I-Com) è un think tank fondato nel 2005 da un gruppo di studiosi, professionisti e manager con sede a Roma e a Bruxelles. L’obiettivo di ICom è promuovere temi e analisi sulla competitività in chiave innovativa all’interno del quadro politico-economico italiano, europeo e internazionale. I principali settori di interesse di I-Com sono: digitale, energia, innovazione, salute e istituzioni. Nel luglio 2017 l’Istituto per la Competitività ha aderito al Global Trade and Innovation Policy Alliance, una rete internazionale di think tank attivi sui temi dell’innovazione. Collabora attivamente con il progetto Cities Changing Diabetes come cabina di regia per animare il dibattito tra gli esperti.
FONDAZIONE SPORTCITY: animare le città con il movimento e l’attività fisica
La Fondazione SportCity è un think tank indipendente, apartitico e no profit: una risposta civica per analizzare le determinanti sociali e sportive con focus su benessere cittadino e qualità della vita.
La Fondazione SportCity fornisce know-how e supporto per stimolare un cambiamento culturale nella visione dello sport italiano, attraverso pratiche di impatto e progetti sportivi in contesti urbani.
Ogni anno organizza lo SportCity Day con il coinvolgimento delle Cities Chnaging Diabetes
BHAVE: analisi e ricerche sulla qualità di vita nelle città attraverso il sentiment dei cittadini
Bhave è una digital startup nata per portare innovazione nel settore della Salute, nei processi di decision making e nel marketing strategico, attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti delle persone, dei medici e degli stakeholder, sfruttando le incredibili potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning per integrare ed elaborare big e small data. Collabora con Cities Chnaging Diabetes per sviluppare analisi e ricerche sulla qualità di vita nelle città attraverso il sentiment dei cittadini.
L’Istituto Piepoli è leader nel campo delle ricerche di marketing e di opinione pubblica e del pensiero politico, Come avviene quel complesso e solo apparentemente «normale» processo attraverso cui le opinioni diventano Opinione pubblica, volontà nazionale, mente collettiva, fine sociale? Come «l’opinione pubblica» costruisce i propri miti, i propri eroi, i propri nemici, strappandoli alla storia e catapultandoli in una leggenda paradossalmente effimera? Collabora attivamente con Cities Changing Diabetes nell’analisi dei contesti nazionali delle città e dei sindaci sui temi della salute, il benessere e lo sport.
TO WALK IN THE CITY LAB: l’arte del camminare nelle città
TO WALK IN THE CITY LAB nasce come laboratorio per implementare soluzioni di mobilità attiva come il cammino, come spin off della Scuola del Cammino e dell’Associazione Fitwalking.
WALKin è il programma salute del Fitwalking, un programma specifico per il mondo della salute, innanzitutto perché il Fitwalking, come disciplina sportiva, è ormai attività conosciuta e molto utilizzata in progetti di attività e di esercizio fisico nel campo della salute e del benessere, con Istruttori che hanno esperienza e formazione nel proporre programmi di attività e conduzione tecnica che li qualifica in modo molto speciale. Parlare di utilizzo del Fitwalking in progetti di salute significa parlare anche del concetto del “CAMMINARE BENE”, aggiungere cioè al semplice camminare l’idea di farlo correttamente dal punto di vista motorio. Camminare bene significa non solo miglior efficienza ed efficacia nella camminata è anche la via per evitare infortuni, problemi di postura e cattivo utilizzo dell’esercizio.TO WALK IN THE CITY LAB collabora attivamente sin dall’inizio con Cities Changing Diabetes nella costruzione di percorsi di tracking urbano, nella realizzazione dei passaporti del cammino delle CCD Italiane e nella formazione dei WALKin trainer e dei WALKin leader attraverso corsi specifici per le persone con diabete.
BANDIERA AZZURRA DELLA FEDERAZIONE ITALIANA ATLETICA LEGGERA- FIDAL: creare le città del cammino e della corsa
Il progetto si pone l’obiettivo di promuovere la pratica sportiva e quella dell’atletica leggera, del cammino e della corsa, con l’obiettivo di avvicinare sempre più persone di qualsiasi fascia di età alla pratica di esercizio fisico e sportivo, aumentandole palestre a cielo aperto, promuovendo così stili di vita salutari e un’attività motoria a costo zero in ambiente urbano. Una missione, quella della lotta alla sedentarietà, che trova di nuovo fianco a fianco la Federazione Italiana di Atletica Leggera e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). Cities Changing Diabetes ha sposato l’iniziativa “Bandiera azzurra”, per creare le città della corsa e del cammino ma anche della salute
ISTITUTO PIEPOLI: capire meglio le dinamiche sociali delle nostre città
LE CITTÀ METROPOLITANE
BARI, BOLOGNA, CAGLIARI, GENOVA, MILANO, NAPOLI, PALERMO, ROMA, TORINO, VENEZIA
LE REGIONI, LE AZIENDE SANITARIE E I SERVIZI EPIDEMIOLOGICI
REGIONE CALABRIA, REGIONE CAMPANIA,REGIONE EMILIA ROMAGNA REGIONE MARCHE, REGIONE LAZIO, REGIONE LIGURIA, REGIONE LOMBARDIA, REGIONE PIEMONTE
LE UNIVERSITÀ
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “GABRIELE D’ANNUNZIO”, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL’AQUILA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI MAGNA
GRÆCIA DI CATANZARO, UNIVERSITÀ DELLA
CALABRIA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “MEDITERRANEA” DI REGGIO CALABRIA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II”, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA
LUIGI VANVITELLI, ALMA MATER STUDIORUMUNIVERSITÀ DI BOLOGNA, UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI ROMA “FORO ITALICO”, UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” , UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA
- ROMA, CASSINO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
ROMA TRE, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA, POLITECNICO DI MILANO, UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI MILANO, UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI MILANO-BICOCCA, UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DELL’INSUBRIA, UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE, UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE
“AMEDEO AVOGADRO, UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI TORINO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO, UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI FIRENZE, UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI SIENA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO
CUORE, UNIVERSITÀ COMMERCIALE LUIGI
BOCCONI, UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE , HUMANITAS UNIVERSITY, UNIVERSITÀ
CAMPUS BIO-MEDICO, ISTITUTO UNIVERSITARIO DI LINGUE MODERNE -IULM
I POLI MUSEALI
MUSEO DELLA SCIENZA E TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI DI MILANO
LE CATTEDRE UNESCO
UNIVERSITÀ FEDERICO II DI NAPOLI “HEALTH EDUCATION AND SUSTAINABLE DEVELOPMENT”
UNIVERSITÀ ROMA LA SAPIENZA “ EDUCATION AND RESEARCH FOR IMPROVED URBAN HEALTH AND WELLBEING IN CITIES”
LE SOCIETÀ SCIENTIFICHE, LE FONDAZIONI, LE FEDERAZIONI, GLI
ORDINI PROFESSIONALI E GLI ISTITUTI DI RICERCA
ITALIAN OBESITY NETWORK-IONET , SOCIETÀ ITALIANA DELL’OBESITÀ -SIO, SOCIETÀ ITALIANA DI ENDOCRINOLOGIA E DIABETOLOGIA PEDIATRICA- SIEDP , ASSOCIAZIONE ITALIANA
DI DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA-ADI, SOCIETÀ ITALIANA DI ENDOCRINOLOGIA-SIE, SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA INTERNA-SIMI, SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA GENERALESIMG, SOCIETÀ ITALIANA DI CHIRURGIA BARIATRICA-SICOB, FEDERSANITÀ, FEDERAZIONE DELL’ORDINE DEI FARMACISTI ITALIANO-FOFI, CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ORDINE DEI PSICOLOGI -CNOP, FEDERAZIONE ITALIANA AZIENDE SANITARIE E OSPEDALIERE- FIASO, FONDAZIONE AMD, FONDAZIONE DIABETE E RICERCA DELLA SID, FONDAZIONE ADI, FONDAZIONE SIE, EUROPEAN DIABETES FORUM- EUDF ITALIA, FONDAZIONE THE BRIDGE, FONDAZIONE VISENTINI, CREA SANITÀ, CENTRE FOR ECONOMIC AND INTERNATIONAL STUDIES- CEIS, ALTA SCUOLA DI ECONOMIA E MANAGEMENT DEI SISTEMI SANITARI – ALTEMS, CENTRO STUDI E RICERCHE SULL’OBESITÀ DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO, OPERATORI SANITARI DI DIABETOLOGIA ITALIANI-OSDI, AGENZIA INTERNAZIONALE PER LA PREVENZIONE -IAPB ITALIA
ASSOCIAZIONI PAZIENTI E I LORO COORDINAMNETI LOCALI
AMICI OBESI ASSOCIAZIONE ITALIANA DIABETICI-AID, ASSOCIAZIONE NAZIONALE ITALIANA ATLETI DIABETICI,-ANIAD, ASSOCIAZIONE ITALIANA GIOVANI DIABETICI – AGD ITALIA , DIABETE ITALIA, FEDRAZIONE ITALIANA DIABETE GIOVANILE-FDG ITALIA , FEDERAZIONE ASSOCIAZIONI ITALIANA DIABETICI- FAND , MEDIA PARTNERS
URBES, OBESITY MONITOR, DIABETES MONITOR, ITALIAN HEALTH POLICY BRIEF, HEALTH POLICY IN NON COMMUNICABLE DISEASES, SPORT CITY JOURNAL
Novo Nordisk
Novo Nordisk è in prima linea nella scoperta, sviluppo e produzione di farmaci di prossima generazione per il tra琀amento del diabete e dell’obesità e si impegna per renderli accessibili ovunque siano necessari.
Convivere con una mala a cronica va anche oltre la cura, mo琀vo per cui Novo Nordisk aiuta le persone a raggiungere i gius琀 risulta琀 a琀raverso il miglioramento della ges琀one mala a e l’impegno nella prevenzione e promozione della salute urbana, dei corre s琀li di vita e della sostenibilità ambientale.
Novo Nordisk si impegna a comba琀ere diabete e obesità su tu i fron琀 e Ci琀es Changing Diabetes è l’esempio di questo impegno.
Steno Diabetes Center Copenaghen
Lo Steno Diabetes Center Copenhagen è leader mondiale nella cura e nell’assistenza ospedaliera per il diabete e offre cure di livello mondiale alle persone con il diabete. Il centro riunisce le competenze rela琀vi al tra琀amento, alla ricerca clinica, all'istruzione e alla ricerca sulla promozione della salute. Steno Diabetes Center Copenhagen è un partner fondatore globale di Ci琀es Changing Diabetes e ha contribuito con intervento e a琀raverso la ricerca con azioni sinergiche con le varie realtà. Sta guidando Tingbjer Changing Diabetes , che è un programma di ricerca azione comunitaria a lungo termine sviluppato a Copenaghen.
Per ulteriori informazioni, visitare sdcc.dk e 琀ngbjergchangingdiabetes.dk
IMPEGNATI NEL GUIDARE IL CAMBIAMENTO
Cities Changing Diabetes è un impegno tangibile nel guidare l’azione contro il diabete di tipo 2 e l’obesità nelle città di tutto il mondo.
Il partenariato pubblico- privato è uno strumento concreto per affrontare i problemi sistemici che sono alla base dell’aumento dell’obesità e del diabete di tipo 2 a livello globale, nazionale e nelle città, e mira a ridurre le disuguaglianze di salute.
Il programma si fonda su tre elementi interconnessi che consentono alle città di mappare i fattori associati a obe-
IN ITALIA
sità e diabete, condividere approfondimenti e aspetti chiave e fornire strumenti in grado di accelerare l’ azione locale territoriale.
Oggi il programma globale include di più di 47 città, con più di 250 partnership e organizzazioni locali coinvolte. Questo include città, sindaci , autorità sanitarie, mondo accademico, associazioni per il diabete, operatori sanitari, società scientifiche e associazioni pazienti e gruppi di comunità, d’ affari, fondazioni e corporazioni locali.
Il Progetto in Italia viene sviluppato all’interno delle attività di Urban Health e Urban Diabetes promosso dall’Health City Institute, dal Network C14+, dall’ANCI, dalle Società Scientifiche AMD e SID e dall’Intergruppo Parlamentare Qualità di vita nelle città e supportato da Novo Nordisk.
L’Italia è un Paese guida nel cambiamento a livello globale con 8 città coinvolte come partner - Bari, Bologna, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia- 13 città quali advocate – Brescia, Brindisi, Cagliari, Cremona, L’Aquila, Livorno, Novara, Palermo, Pescara, Ravenna, Reggio Calabria, Siena, Varese- sei quali follower - Catania, Cremona, Empoli, Firenze, Messina, Varese, la rete dell’hinterland milanese e torinese- e una regione in focus on – Marche
23 milioni di cittadini, 40% della popolazione italiana
1,5 milioni di persone con diabete oltre 200 partner nazionali e locali
14 città metropolitane coinvolte
1.300 comuni coinvolti
oltre 50 Urban Diabetes Declaration sottoscritte
IL NETWORK
Dal lancio di Cities Changing Diabetes nel 2014, il programma globale è cresciuto fino a raggiungere quasi 50 città.
AMERICA
Nel continete americano si stimano circa 83 milioni di persone che vivono con il diabete.1
Questo numero potrebbe raggiungere i 97 milioni di persone se non si interviene con urgenza.1
Gli Stati Uniti sono il Paese nella regione con il maggior numero di persone con diabete pari a 32,2 milioni.1
La partnership Cities Changing Diabetes per il diabete nelle Americhe hanno fornito interventi pionieristici e una ricerca originale, esplorando i sistemi alimentari a Bogotá, sfruttando gli approcci di supersetting attraverso comunità di fede negli Stati Uniti e interventi a abbattere le barriere socioeconomiche incontrate comunità vulnerabili in Messico.
Città coinvolte
Barranquilla, Colombia
Barranquilla lavorerà in partnership con i settori sanitario pubblico e privato per promuovere un’agenda coesa di prevenzione ed educazione.
Bogotà, Colombia
Bogotá sviluppa una strategia alimentare innovativa
Buenos Aires, Argentina
Buenos Aires si impegna ad affrontare obesità infantile
Campinas, Brasile
L’amministrazione di Campinas è ad adottare un approccio intersettoriale alla prevenzione primaria e la promozione della salute, sostenuta da un gruppo eterogeneo di partner.
Houston, Stati Uniti
Houston ripone la sua fiducia nella comunità locale con interventi mirati nella popolazione più vulnerabile
Mérida, Messico
Mérida si concentra sulla prevenzione del diabete e le complicanze correlate 16
Città del Messico, Messico
Città del Messico continua accettare la sfida alla pandemia sul diabete
Mississauga, Canada
Mississauga intende costruire un design specifico per sviluppare un approccio sano
Philadelphia , Stati Uniti
Philadelphia sta lavorando con le organizzazioni locali per raggiungere le comunità più vulnerabili
*specifiche informazioni sulle attività di queste città su https://www.citiesforbetterhealth.com/network/our-cities.html
Conta oltre 296 milioni di persone e più della metà di tutte le persone con il diabete nel mondo vive in Asia e nel Pacifico occidentale.1
Solo in Cina ci sono più di 140 milioni di persone con diabete.1
La metà di tutte le persone con il diabete in queste regioni non sanno che di convivere con questa patologia e di essere ad alto rischio di sviluppare serie complicanze peraltro molto costose.1
Entro il 2045, altri 115 milioni di persone nella regione si stima conviveranno con il diabete, portando il numero totale a 411 milioni se non viene intrapresa un’azione urgente di contrasto .1
All’interno della rete, c’è stato un terreno comune esplorato sulla gestione del diabete nell’invecchiamento delle popolazioni in Cina, Giappone e Corea. Miglioramenti nelle cure primarie e i driver socioeconomici di obesità e diabete sono sotto i riflettori in tutte le Città asiatiche coinvolte.
Città coinvolte
Asahi, Giappone
Asahi adotta un approccio intersettoriale nell’attuazione delle politiche sanitarie
Chongqing, Cina
Chongqing introduce un “doppio”sistema di prescrizione
Hangzhou, Cina
Hangzhou riesce a piegare la curva sul diabete con azioni di prevenzione
Jakarta, Indonesia
Jakarta lavora per aumentare il tasso di diagnosi del diabete
Koriyama, Giappone
Koriyama esplora le ragioni di interruzione del trattamento
Pechino, Cina
Pechino si batte per una gestione appropriata e standardizzata nella diagnosi e cura del diabete
Seul, Corea del Sud
I tempi di inattività durante la pandemia sono sati utilizzati per imparare e prepararsi per azioni future a Seoul
Shanghai, Cina
Shanghai continua a puntare sulla prevenzione, diagnosi precoce e migliore gestione
Tianjin, Cina
Tianjin sposta l’attenzione dalla quantità alla qualità della cura del diabete
Xiamen, Cina
Xiamen è determinata a mantenere un livello basso di prevalenza del diabete
China National Diabetes Declaration
La Cina ha una declaration nazionale apposita che identifica gli obiettivida raggiungere con il programma Cities Changing diabetes
*specifiche informazioni sulle attività di queste città su https://www.citiesforbetterhealth.com/network/our-cities.html
AFRICA E MEDIO ORIENTE
Ci sono più di 97 milioni di persone che vivono con il diabete in Africa e in Medio Oriente, e più della metà non sono diagnosticati e non sono a conoscenza delle complicazioni legate al diabete.1
Con l’aumento dell’urbanizzazione e l’invecchiamento della popolazione, il diabete di tipo 2 sarà una sfida sempre crescente. Africa e Medio Oriente si prevede avranno il più alto aumento percentuale futuro di persone con diabete rispetto ad altre parti del mondo.1
Entro il 2045, ci saranno quasi 191 milioni di persone affette da diabete in questa regione – quasi il doppio della cifra attuale.1
Entrambe le città partner, Johannesburg e Beirut, hanno popolazioni relativamente giovani e stanno assistendo a un aumento della prevalenza dell’obesità e diabete. Azioni per intervenire sui più giovani attraverso la promozione della salute e attraverso programmi di educazione ad uno stile di vita sanosono stati promossi attraverso iniziative pubblicoprivate
Città coinvolte
Beirut, Libano
Beirut è determinato a piegare la curva sul diabete lavorando con il governo locale, creando consapevolezza pubblica e avviando progetti per migliorare gli spazi pubblici.
Johannesburg, Sudafrica
Johannesburg punta a rafforzare la rete dei propri stakeholder
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OCEANIA
Il diabete e l’obesità sono le patologie croniche più importante e in più rapida crescita in Australia con una concentrazione particolare nella parte occidentale di Sydney. Western Sydney Diabetes stima che il 12% dei residenti della zona abbia il diabete di tipo 2 e un ulteriore 38% abbia fattori di rischio significativi e ad alto rischio di sviluppare il diabete di tipo 21. Gli aborigeni e gli abitanti delle isole dello Stretto di Torres, che sono fortemente rappresentati nella demografia di Western Sydney, hanno quasi 3 volte più probabilità di avere il diabete rispetto alle loro controparti non indigene.2
Città coinvolte
Sidney - Oceania
La città di Sidney si concentrerà inizialmente sul sostegno a due popolazioni con un alto rischio di diabete e obesità: Sydney occidentale e aborigeni e Popoli isolani dello Stretto di Torres.
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EUROPA
Quasi 61 milioni di persone vivono con il diabete in Europa, e più di un terzo non sono diagnosticate.1
Il numero di adulti che nella regione conviveranno con il diabete nel 2045 si stima essere69 milioniconsiderando che la prevalenza del diabete 9,2% cresce del del 13% 1
Con 23 città coinvolte (metà nel 2022), l’espansione e l’innovazione continua a far fiorire in Europa la rete Cities
Changing Diabetes . I partner hanno aperto la strada al primo progetto finanziario per migliorare la vitadei pazienti diabetici vulnerabili ad Aarhus, in Danimarca, e uno studio condotto a Varsavia e Cracovia in Polonia si pone l’obiettivo di generare consapevolezza nel settore dell’istruzione con concrete proposte di intervento.
L’Italia continua a essere leader nel coinvolgimento dei sindaci attraverso l’Urban Diabetes Declaration con l’ingresso dell’ottava città nel 2022 e più sindaci a livello nazionale si stanno impegnando per i suoi principi come primo passo per entrare a far parte della rete.
Città coinvolte
Århus, Danimarca
Aarhus sostiene i cittadini vulnerabili utilizzando finanziamenti innovativi
Belgrado, Serbia
Belgrado espande il suo progetto Open Blue Circle
Berlino, Germania
Berlino adotta un nuovo approccio per migliorare l’ alfabetizzazione sanitaria individuale
Copenhagen, Danimarca
Copenaghen si impegna nuovamente ad affrontare vulnerabilità con un nuovo piano d’azione
Istambul, Turchia
Istanbul si impegna a combattere l’obesità infantile
Cracovia, Polonia
Cracovia si concentra sui bambini con speciali esigenze dietetiche 43
Kiev, Ucraina
Kiev utilizza il sistema di trasporto per diffondere la consapevolezza sul diabete
Lisbona, Portogallo
Lisbona si concentra sul legame tra obesità, diabete, cibo e ambiente
Leicester, Regno Unito
Leicester prende di mira le disuguaglianze sanitarie all’interno della sua variegata popolazione
Madrid, Spagna
Madrid si basa su solide fondamenta sugli interventi sanitari
Magonza, Germania
Magonza pone le basi per la pianificazione di interventi sul diabete
Malmo, Svezia
Malmö adotta un approccio di sistema completo alla lotta al diabete
Manchester, Regno Unito
Manchester identifica l’importanza di interventi su misura di comunità
Norimberga
Grandi disparità di prevalenza di diabete tipo 2 tra i vari quartieri della città
Strasburgo, Francia
Strasburgo dimostra l’efficacia della collaborazione pubblico-privato
Varsavia, Polonia
Varsavia dà la priorità a un intervento tempestivo nelle scuole locali
*specifiche informazioni sulle attività di queste città su https://www.citiesforbetterhealth.com/network/our-cities.html
ITALIA
In Italia, secondo i dati Istat, sono circa 3,9 milioni le persone con diabete nel 2022, ovvero il 6,6 per cento della popolazione, con un aumento di 400mila casi dopo i due anni di pandemia da Covid-19. Si stima, infatti, che la prevalenza del diabete sia cresciuta del 14 per cento tra il 2019 e il 2022, aumento attribuibile al continuo invecchiamento della popolazione solo per il 50 per cento, mentre per l’altra metà è ipotizzabile sia correlato da un lato al peggioramento di alcuni fattori di rischio nel periodo della pandemia, come l’aumento di eccesso di peso e la riduzione dell’attività fisica, e dall’altro all’aumentodi diagnosi precoci di diabete.
In linea con gli anni passati, anche nel 2022 sono emerse importanti differenze tra le regioni del nord e del sud per quanto riguarda la percentuale di persone con diabete; si passa, infatti, dal 4,7 per cento nel nord-est al 6,9 per cento al sud. Il sud Italia è il territorio con la maggior percentuale di persone con diabete, dove il triste primato lo detiene la Calabria con l’8,5 per cento di popolazione con la malattia. Se confrontiamo però i dati prima e dopo la pandemia da Covid-19, a parità di età, il maggior aumento di persone con diabete è stato registrato per il Nord-Ovest in Piemonte, che è passato dal 4,5 per cento al 5,7 per cento della popolazione colpita, mentre per il sud in Campania che è passato dal 6,3 per cento al 7,8 per cento. Un aumento importante in questi anni si è registrato anche nella PA di Trento, che nel 2019 aveva il 3,8 per cento della popolazione con diabete e nel 2022 il 5,5 per cento
Negli anni della pandemia, la patologia diabetica ha comportato complicanze per molte persone, con un aumento significativo della fragilità degli individui e un aumento del rischio di decesso. Nel primo anno (2020) sono stati oltre 97 mila i decessi in cui il diabete è presente come causa iniziale o come concausa, il 13 per cento del totale. L’incremento rispetto al 2010 è stato del 33 per cento e molto significativo (+25 per cento) anche rispetto al 2019. Gli ultimi dati di mortalità per causa, diffusi di recente, testimoniano le notevoli evidenze del legame tra Covid-19 e diabete, rendendo sempre più urgente la messa in campo di interventi per prevenire e contrastare la diffusione della malattia.
La sfida maggiore si registra nelle città metropolitane dove le persone con diabete sono circa 1,3 milioni di persone.
L’Italia ha adottato una strategia governativa sull’Urban Diabetes evidenziata dalla “Relazione annuale 2021al parlamento sul diabete” https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3229_ allegato.pdf e dal “Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di Salute Pubblica “ https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3125_
allegato.pdf da parte del Ministero della Salute, che ha come obiettivo quello di individuare i criteri che possano aiutare gli operatori e i decisori nella valutazione della pianificazione urbanistica finalizzata alla promozione della salute e dei corretti stili di vita e nell’ottica della Urban Health, Inoltre documenti sono stati prodotti in occasione del G7 del 2017 a presidenza italiana con la Roma Urban Health Declaration e con la G20 Roma Leaders Declaration.
L’Health City Institute, l’ANCI- Associazione Italiana Comuni d’Italia, la rete C14+ e l’Intergruppo Parlamentare qualità di vita nelle città hanno sviluppato assieme ai partner il “Manifesto della salute nelle città come bene comune”
L’Associazione Medici Diabetologi, la Società Italiana di Diabetologia, l’Health City Institute, l’ANCI e C14+hanno sottoscritto la “CARTA ITALIANA SULL’URBAN DIABETES” che identifica i punti di azione da sviluppare per il contrasto del diabete tipo 2 in Italia
È stata sviluppata anche la CARTA DI MILANO SULL’URBAN OBESITY , sottoscritta da tutte le società scientifiche e associazioni di pazienti dell’obesità e adottata e pubblicata dall’European Association for the Study of Obesity (EASO)
Inoltre la rete delle città Cities Changing Diabetes è stata coinvolta nel corso di Alta formazione sulla figura dell’Health City Manager promosso da ANCI con un finanziamento del Ministero delle politiche giovanili, che ha permesso di conseguire il titolo a circa 240 giovani laureati sotto i 35 anni.
Una particolare attenzione è stata posta all’attività motoria con il coinvolgimento di 120 città nello SPORTCITY day organizzato dalla Fondazione SPORTCITY e con la creazione della Rete delle città del cammino, attraverso il TO WALK IN THE CITY LAB con la realizzazione di 200 percorsi urbani con 2500 Km
Italia Global Partners Cities
Bari
Bologna
Genova
Napoli
Roma
Venezia
Milano
Torino
BARI
Costruire forti partnership per promuovere la salute nella città
Cities Changing Diabetes a Bari ha stretto una forte partnership con una rete di farmacie locali per diffondere informazioni sulla salute, stili di vita della popolazione, con un approccio integrato e multidisciplinare
Questo approccio utilizza partenariati pubblico-privati per aiutare la città ad invertire la tendenza sul diabete nell’area urbana
L’incidenza del diabete a Bari è in aumento passando dal 3,3% al 7,7% in soli 17 anni, e il 70-80% delle risorse per l’assistenza sanitaria della città vengono attualmente spese per gestire malattie croniche come il diabete. La città sta cercando di agire sul piano sociale, culturale ed economico sui determinanti del diabete di tipo 2 e sta lavorando per rimuovere quegli ostacoli alla prevenzione, l’accesso alle cure e poter usufruire degli spazi cittadini.
Utilizzare a pieno il potenziale ambientale della città
Bari, è la città italiana più a sud che aderisce al progetto Cities Changing Diabetes , ed è situata sul mare adriatico come porta dell’Europa orientale.
La città ha alcune caratteristiche naturali che possono essere utilizzate per promuovere stili di vita sani tra i suoi residenti. Per garantire un’attenzione maggiore sulla natura della città, Cities Changing Diabetes ha creato un forte sodalizio con le farmacie locali per la distribuzione di informazioni contenenti consigli sulla nutrizione e il ruolo che può svolgere un’alimentazione sana per prevenire malattie come l’obesità e il diabete tipo 2 Nel prosieguo, Cities Changing Diabetes a Bari valuterà come sia possibile utilizzare la rete delle farmacie per misurare alcuni parametri, come la circonferenza della vita e valutare l’impatto delle informazioni distribuite.
Formare gli Health City Manager
Come è avvenuto in altre città italiane nelCities Changing Diabetes network , Bari ha ospitato un corso di alta formazione per Health City Manager con il sostegno dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Il corso ha formato un gruppo di dirigenti sanitari delle città che siano in grado di sostenere gli enti locali nei loro sforzi per integrare la salute in tutte le politiche cittadine.
Sviluppare un progetto scolastico sulla sana alimentazione
Il team Cities Changing Diabetes di Bari prevede di sviluppare e implementare un progetto educativo scolastico per insegnare ai giovani lla sana alimentazione. Durante il progetto, i bambini scatteranno fotografie per rappresentare una corretto stile di alimentazione– dall’acquisto di prodotti freschi al mercato, agli ingredienti per la preparazione del cibo e impareranno come condividere l’esperienza con le loro famiglie. Per comprendere meglio la situazione del diabete in città, Cities Chan-
ging Diabetrs a Bari raccoglierà nuovi dati su obesità, diabete e sui determinanti socioculturali di vulnerabilità. Questa informazione sarà analizzata e presentata in un ATLAS che sarà condiviso con tutti i partner della città e servirà come roadmap per arrivare ad un ACTION PLAN
Presidente Comitato promotore
Vito Leccese, Sindaco di Bari
Presidenti Comitato esecutivo e del Comitato scientifico
Francesco Giorgino, Università di Bari e Luigi D’Ambrosio
Lettieri, Ordine dei farmacisti di Bari
Popolazione della città metropolitana di Genova : 813.626 in 63 comuni
Circa il 5,5% degli adulti a Genova convive con il diabete
“Il concetto di salute, come dice da anni l’Oms, è sempre di più legato a fattori sociali, ambientali, abitativi, climatici, lavorativi e culturali. Per questo il sindaco non è più solo la massima autorità in materia di igiene pubblica ed emergenza sanitaria previsto dalla normativa. A lui spetta il compito di accompagnare la propria città verso il futuro, adoperandosi perché i cittadini cambino il loro stile di vita e vivano in condizioni di maggior benessere e Bari vuole lavorare per migliorare la salute dei propri cittadini ” Vito Leccese, Sindaco di Bari
“Il rafforzare e accelerare azioni finalizzate a prevenire il diabete e le sue complicanze, così come a contrastare la diffusione del sovrappeso e dell’obesità è fondamentale. In questo contesto la urbanizzazione può rappresentare un pericoloso fattore di rischio, che favorisce lo sviluppo di diabete e obesità e peggiora gli esiti di queste patologie. In particolare, alcuni dati recenti dimostrano che il basso livello socioeconomico presente in alcune aree metropolitane può favorire la comparsa del diabete: questo dovrebbe essere motivo di attenta riflessione nelle politiche sanitarie per assicurare un reale miglioramento dello stato di benessere della collettività in genere e anche nella città di Bari”
Francesco Giorgino, Presidente Comitato promotore e scientifico Bari Cities Changing Diabetes
Luigi D’Ambrosio Lettieri, Presidente Comitato promotore e scientifico Bari Cities Changing Diabetes
BOLOGNA
Bologna riparte dopo il COVID 19 per migliorare la salute dei propri cittadini
Anche quando la pandemia di COVID 19 ha fermato molte attività a Bologna, il programma Cities Changing Diabetes ha continuato a lavorare per consentire una attenta mappatura del diabete.
Cities Changing Diabetes ha collaborato con i partner per mappare il peso del diabete di tipo 2 nelle aree metropolitane e comunali nelle diverse zone della città.
La fase di mapping in base alla prevalenza del diabete tipo 2 ha rivelato disuguaglianze tra aree ad alto e basso reddito, spingendo le città a cambiare le strategie di prevenzione sul diabete, avviando a Bologna un processo basato sull’evidenza degli interventi nelle aree più colpite da obesità e diabete.
Maggiore prevalenza di diabete tipo 2 nelle persone a basso reddito
I dati raccolti durante il processo di mappatura ha mostrato un’associazione inversa tra prevalenza del diabete e reddito.
La prevalenza era più bassa in aree ad alto reddito e più elevata nei quartieri a basso reddito. Per esempio, la prevalenza del diabete tra adulti dell’area sud bolognese , area ad alto reddito è inferiore (3,2%) tra gli adulti rispetto alla regione nord-occidentale a basso reddito della città (6,5%).
La raccolta dati durante la pandemia ha rappresentato anche un’opportunità unica per il dipartimento epidemiologico per analizzare i dati relativi al diabete e COVID-19. I ricercatori hanno stabilito che durante il primo anno della pandemia, il 4,4% delle persone con diabete di tipo 2 sono stati infettati con CoV-2, rispetto al 3,7% della popolazione generale. Il tasso di mortalità era quasi tre volte superiore tra persone con diabete di tipo 2 (19,6%) rispetto a alla popolazione generale (6,6%).
Coinvolgimento nelle rete delle Healthy Cities
Il fatto che la città di Bologna sia membro attivo della rete delle Healthy Cities (Città Sane) mostra come esistessero già basi solide che ne hanno facilitato l’ingresso in Cities Changng Diabetes
Le associazioni civiche sociali e dei pazienti erano già abituate lavorare insieme per soddisfare le esigenze della città riguardo gli obiettivi di salute.
Cities Changing Diabetes a Bologna ad esempio ha sfruttato questa solida base per collaborare con i suoi partner per condurre la mappatura durante l’emergenza della pandemia COVID-19. Le informazioni e i risultati della mappatura erano condivise anche con l’Asl, le autorità comunali, l’università e la rete civica delle associazioni, per definire le attività future, per rilevare le criticità tra i residenti della città e sostenere una vita sana a Bologna.
Aumentare l’attività fisica rendendola accessibile ai cittadini
Cities Changing Diabetes a Bologna ha prodotto materiali sull’attività fisica, indicando dove e quando i residenti possono esercitarsi con l’aiuto di gruppi civici indipendenti di sostegno.
Una collaborazione con le farmacie locali e le associazioni sportive hanno favorito la diffusione e la distribuzione di questo materiale.
Nel 2021, anche Bologna e i suoi partner hanno organizzato un corso di alta formazione per gli Health City Manager con l’obiettivo di formare un gruppo di professionisti in grado di supportare gli amministratori della città per far si che la salute sia in tutte le politiche cittadine.
Un nuovo ATLAS che include una mappa della fragilità
Tutti i nuovi dati riguardanti il diabete tipo 2 diabete a Bologna, comprese le correlazioni con il COVID-19, saranno raccolti in un ATLAS che sarà condiviso con i partner cittadini e regionali oltre alle parti interessate.
Una caratteristica interessante di questo nuovo ATLAS sarà l’inclusione di una mappa che dettaglia le fragilità sociali e i determinanti culturali della vulnerabilità
Presidente Comitato promotore
Matteo Lepore, Sindaco di Bologna
Presidenti Comitato esecutivo e del Comitato scientifico
Uberto Pagotto, Università di Bologna e Giulio Marchesini, Università di Bologna
Popolazione della città metropolitana di Genova : 813.626 in 63 comuni
Circa il 5,5% degli adulti a Genova convive con il diabete
“A Bologna il diritto alla salute viene prima di tutto. La salute e il benessere delle persone sono tra i beni più preziosi che una comunità deve preservare, realizzare e promuovere. Per questo Bologna intende porsi all’avanguardia nella sperimentazione e nello sviluppo di un nuovo welfare di prossimità, che acceleri l’integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie, a vantaggio di una concezione più ampia di promozione del benessere e della salute a livello metropolitano, dell’assistenza e della cura, che richiede un coordinamento tra le politiche sanitarie e sociali con quelle abitative, quelle dell ’istruzione e persino quelle della mobilità e dell’urbanistica. Un approccio e una visione necessari per affrontare i bisogni di oggi e del dopo pandemia.”
Matteo Lepore, Sindaco di Bologna
« Una consolidata e ricca esperienza di analisi permette alla città di Bologna di affrontare le tematiche che riguardano il diabete urbano e le fragilità con un approccio multidisciplinare. Ne sono chiaro esempio la lunga tradizione di studio sul diabete ed i migranti – ARNO Migranti, prodotto dal CINECA oltre 10 hai fa –, e lo studio recente sulla prevalenza ed incidenza del diabete quartiere per quartiere di Bologna ed area metropolitana, ancora con riferimento al peso dell’immigrazione (Programma del Ministero della Salute EASY-NET). In linea con questi temi, da qualche anno è attiva una cabina di regia che, riunendo in un unico tavolo il Comune di Bologna, l’Ufficio Scolastico Emilia-Romagna, l’Università Alma Mater e le due Aziende sanitarie bolognesi sta sviluppando studi e iniziative congiunte che racchiudano e sfruttino tutti i saperi e le vocazioni della comunità urbana»
Uberto Pagotto e Giulio Marchesini, Presidenti Comitato Esecutivo e scientifico Bologna Cities Changing Diabetes
GENOVA
Un programma di screening per la popolazione di Genova
La città di Genova ospita un gran numero di immigrati e anziani residenti. Poiché questi gruppi di popolazione tendono ad essere maggiormente a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, Cities Changing Diabetes a Genova lavora con il comune per avviare un programma di screening del diabete rivolto a gruppi di popolazione a rischio.
Il comune di Genova è determinato a rendere la città più sana, dare spazi a per favorire uno stile di vita migliore a tutti i suoi abitanti e Cities Changing Diabetes è risultato essere il partner migliore per supportare questo processo di cambiamento.
Cambiamenti demografici della città
Storicamente, la città di Genova ha rappresentato un punto di incontro tra culture diverse e
diversi flussi migratori. Alla fine del 2020 gli immigrati erano il 9,5% della popolazione di Genova.
La città metropolitana di Genova ha assistito ad una progressiva riduzione della sua popolazione residente, ed oggi riporta una forte prevalenza di anziani.
Degli 823.000 abitanti di Genova, circa il 30% ha più di 65anni I cambiamenti demografici influenzano entrambi la prevalenza del diabete e la natura degli interventi sul diabete, che devono essere culturalmente studiati al fine di essere efficaci.
Si è sulla buona strada per una città più sana
Negli ultimi anni, il comune di Genova ha compiuto passi importanti per migliorare la salute della città. Per esempio, la città ha introdotto una pista ciclabile lungo il lungomare, che si inserisce nel progetto di riqualificazione del Waterfront, per contribuire ad aumentare l’attività fisica tra i residenti.
Gli obiettivi del comune sono a incoraggiare stili di vita sani, promuovere una sana cultura del cibo, migliorare l’accesso alle strutture sportive e di esercizio, sviluppare trasporto urbano orientato alla sostenibilità politiche sulla salute e aumentare l’accesso alle cure, il tutto perfettamente in linea con le aspettative della Città
Figure professionali a supporto delle politiche sulla salute
Il comune di Genova è stato il primo in Italia a dotarsi di un Health City Manager, per migliorare stili di vita, benessere della comunità , città orientata alla sostenibilità, aree verdi, mobilità, cura delle zone degradate.
Una figura professionale “ponte” che possa rientrare, idealmente, all’interno dell’ufficio del sindaco e maturare quelle competenze e quelle abilità, comunque circoscritte e funzionali agli obiettivi di mandato espressi dal documento di programmazione dell’amministrazione comunale, coordinando tutti gli assessorati e le relazioni esterne che interessino l’ambito della salute pubblica nella città.
Screening tra i soggetti a rischio
Basato su dati sociodemografici raccolti e dati epidemiologici, la Città di Genova ha avviato un programma di screening nell’area metropolitana, per identificare i residenti a rischio di sviluppare il diabete e la sindrome metabolica. Il programma viene implementato in collaborazione con farmacisti locali e i medici di medicina generale. Inoltre per incoraggiare l’attività fisica tra le persone
identificate a rischio tra i residenti, con il progetto Cities Changing Diabetes a Genova è in fase di mappatura la disponibilità di piscine e palestre per promuovere la facilità di accesso da parte della popolazione
Presidente Comitato promotore
Marco Bucci, Sindaco di Genova
Presidenti Comitato esecutivo e del Comitato scientifico
Diego Ferone, Università di Genova, Luciano Grasso, Comune di Genova, Enrico Torre, ASL3-Liguria
Popolazione della città metropolitana di Genova : 813.626 in 63 comuni
Circa il 5,5% degli adulti a Genova convive con il diabete
“Con il progetto Cities Changing Diabetes Genova vuole favorire stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie, promuovendo un’adeguata cultura alimentare, migliorando l’accesso allo sport e alle pratiche di esercizio fisico per tutte le età e sviluppando politiche di trasporto urbano orientate alla sostenibilità e attenzione all’accesso alle cure per la popolazione” Marco Bucci, Sindaco di Genova
«L’ingresso di Genova nel network mondiale delle città del programma di studio Cities Changing Diabetes è stata un’opportunità unica per la nostra città, che oggi sta vivendo una grande rinascita e un importante sviluppo urbanistico, attraverso soluzioni che mirano ad un progressivo miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini. L’impegno di Genova nel progetto internazionale Cities Changing Diabetes, manifestato con la firma del Sindaco Marco Bucci alla Urban Diabetes Declaration, di fatto ha fatto entrare il capoluogo ligure tra le città che a livello internazionale si impegneranno sulle sfide al diabete correlate all’urbanizzazione. Le città che sottoscrivono questo documento si impegnano a rispettare cinque principi guida per rispondere alla sfida del diabete urbano: investire nella promozione della salute e del benessere a lungo termine, agire sui determinanti sociali e culturali che sono le cause profonde che determinano le opportunità di una vita sana per i cittadini, integrare la salute in tutte le politiche, coinvolgere attivamente le comunità e creare soluzioni di partenariato con altri settori in modo trasversale»
Diego Ferone, Presidente Comitato Esecutivo Genova Cities Changing Diabetes
Luciano Grasso, Presidente Comitato Esecutivo di Genova Cities Changing Diabetes
Enrico Torre, Presidente Comitato Scientifico Genova Cities Changing Diabetes
MILANO
Milano ha creato una rete di Comuni dell’hinterland per affrontare assieme la sfida del diabete e dell’obesità
Da quando Milano ha aderito alla rete Cities Changing Diabetes nel 2018, 40 dei principali comuni dell’hinterland cittadino, che rappresentano il 65% della popolazione, hanno firmato il Manifesto sull’Urban Health e hanno aderito a Cities Changing Diabetes creando una rete unica e diffusa sul territorio.
Attraverso questa rete, i vari comuni dell’area metropolitana di Milano possono condividere progetti e buone pratiche in merito alla pianificazione e agli interventi urbanistici per migliorare la salute dei residenti.
Milano lancia un action plan per contrastare le disuguaglianze
Più di un quarto (27,7%) della popolazione adulta di Milano è in sovrappeso e il 7,8% convive con l’obesità. La prevalenza del diabete è del 5,75% a Milano ed è probabile che aumenti se non si interverrà efficacemente sul problema del sovrappeso e dell’obesità.
All’inizio del 2020, Cities Changing Diabetes a Milano ha lanciato il Milano Diabetes Atlas, che contiene l’analisi quantitativa delle ricerche raccolte durante la fase di mappatura del progetto.
Una analisi per affrontare concretamente la problematica del diabete, basato su una ricerca realizzata in collaborazione con la Regione, il Comune di Milano, l’Università di Milano, l’ATS di Milano e più di 80 esperti, creando il piano d’azione 2022–2025.
Questo piano d’azione delinea proposte per orientare l’azione congiunta nell’affrontare la sfida del diabete e alle delle disuguaglianze sanitarie nelle aree urbane.
Integrare la salute nelle politiche cittadine
Per sostenere gli enti locali in nei loro sforzi per incorporare la salute nella formulazione delle politiche, Cities Changing Diabetes , con il sostegno dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha organizzato uno corso di alta formazione per Health City Manager.
L’obiettivo di questo corso è stato quello di potenziare le competenze di gruppo di professionisti in modo che siano in grado di aiutare le autorità locali nell’ integrare la salute nelle politiche della città, elaborando proposte per migliorare la qualità di vita delle città.
Fare di Milano un’Olympic Active City
Ispirato dalla capitale Roma, Milano ha realizzato 34 percorsi di tracking urbano per incoraggiare i cittadini sulla mobilità attiva.. Questi percorsi si sviluppano su 175 chilometri, e comprendono molti spazi verdi che in questa maniera vengono fruiti dalla comunità.
Milano punta a diventare la prima Olympic Active City quando ospiterà i XXV Giochi Olimpici Invernali del 2026.
Il progetto prevede la creazione di altri 133 percorsi a piedi (uno per ogni comune dell’hinterland metropolitano) per far si che le Olimpiadi siano non solo una festa di sport ma anche un momento di promozione della salute.
Presidente Comitato promotore
Giuseppe Sala, Sindaco di Milano
Presidenti Comitato esecutivo e scientifico
Michele Carruba, Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università di Milano
Livio Luzi, Università di Milano
“Aderiamo fortemente, come a amministrazione comunale, al programma internazionale Cities Changing Diabetes . Siamo consapevoli che una risposta collettiva è necessaria all’aumento allarmante del diabete nelle città
“Cities Changing Diabetes è stato promosso dalla Città di Milano per migliorare la prevenzione delle malattie croniche, in particolare il diabete, causato dall’impatto dell’urbanizzazione. È necessario che i politici siano più consapevoli della salute urbana, identificando progetti e politiche per una migliore prevenzione a favore della salute dei cittadini
Giuseppe Sala Sindaco di Milano
“Tra i casi accertati e quelli che non sanno di averlo, si stima siano oltre 240.000 le persone con diabete nell’area metropolitana di Milano, con un forte impatto sulla sanità della Regione. Basti pensare che il costo diretto medio annuo stimato da ATS Città Metropolitana di Milano per ciascun paziente con diabete adulto è di 2912 euro, dove i ricoveri rappresentano la maggioranza dei costi. L’obesità è uno dei principali fattori di rischio per il diabete e rappresenta un problema sempre più importante, soprattutto nelle grandi città come Milano, a causa dei profondi cambiamenti che l’urbanizzazione comporta nello stile di vita, come lavori sedentari, scarsa attività fisica, alimentazione scorretta. Fattori che necessitano programmazione, interventi e sinergie e che Milano Cities Changing Diabetes vuole affrontare”
Michele Carruba, Presidente del Comitato Esecutivo di Milano Cities Changing Diabetes
Livio Luzi, Presidente del Comitato Scientifico di Milano Cities Changing Diabetes
NAPOLI
Napoli è fortemente motivata ad affrontare il diabete e l’obesità come priorità
L’alta densità di popolazione nella città di Napoli aggrava le disuguaglianze sulla salute e mette a rischio lo sviluppo soprattutto nelle comunità socialmente vulnerabili
Napoli è stata la settima città italiana ad aderire al progetto Cities Changing Diabetes , collaborando sin da subito con il Comune e con i partner accademici per raccogliere nuovi dati e mappare il diabete e l’obesità nella città. Mentre alcuni dati già esistono per il diabete in città, i dati sull’obesità sono frammentati.
L’espansione urbanistica e la forte urbanizzazione a Napoli tendono ad aumentare le disuguaglianze sociali
Mentre Napoli ha il più basso costo della vita delle 14 città metropolitane italiane, ha la terza popolazione più numerosa. La città ha la più alta densità di popolazione delle città metropolitane italiane, e questa densità crea forti squilibri socioeconomici soprattutto in alcune comunità più vulnerabili alle malattie croniche non trasmissibili (NCD) come obesità e diabete di tipo 2.
La prevalenza del diabete è pari al 6,7%, più alta del media nazionale del 5,8%,. questa cifra si traduce in circa 200.000 persone che vivono con il diabete a Napoli.
Napoli si conferma una città viva culturalmente e socialmente vulnerabile, con determinanti culturali, sociali ed economici che finiscono per incidere sui determinati della salute.
Una fotografia della città
Cities Changing Diabetes a Napoli ha collaborato con la Regione, il comune, le due università locali e le autorità sanitarie per fare una fotografia socio-demografica ed epidemiologica-clinica su diabete e obesità, analizzando nel contempo i fattori socioeconomici o culturali che influenzano la vulnerabilità
Cities Changing Diabetes a Napoli per consolidare il sostegno delle parti interessate ha coinvolto il Comune e il sindaco nell’Urban Diabetes Declaration, quale documento guida all’azione.
In collaborazione con un gruppo di medici di medicina generale di Napoli, Cities Changing Diabetes ha lanciato un programma di screening sull’obesità, affinchè possano essere avviati programmi di prevenzione primaria
Presidente Comitato promotore
Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli
Presidenti Comitato esecutivo e scientifico
Annamaria Colao, Università di Napoli Federico II
Katherine Esposito, Università della Campania Luigi Vanvitelli
“Aderiamo fortemente, come a amministrazione comunale, al programma internazionale Cities Changing Diabetes . Siamo consapevoli che una risposta collettiva è necessaria all’aumento allarmante del diabete nelle città
Da questo punto di vista, gli enti locali possono fare a lungo e a breve termine sforzi pratici. In effetti, siamo già al lavoro per rendere la nostra città più vivibile e sostenibile.
La salute è un bene comune e abbiamo il dovere di tutelarlo e gli ultimi anni lo hanno dimostrato”. Gaetano Manfredi ,Sindaco di Napoli
«La Campania ha il tasso di mortalità per diabete più alto d’Italia, 5,3 decessi per 10.000 abitanti, a Napoli in particolare il tasso è del 4,9 per 10.000 abitanti. È necessario uno sforzo congiunto che promuova la consapevolezza del valore della salute pubblica per prevenire i rischi per la salute delle nostre comunità. Napoli è la terza città metropolitana d’Italia per popolazione, con più di tre milioni di abitanti, ed è senz’altro una delle realtà più complesse in relazione al fenomeno di sovraffollamento che ha creato un forte squilibrio demografico con inevitabili ripercussioni sulla qualità di vita»
Annamaria Colao, Presidente Comitato Esecutivo Napoli Cities Changing Diabetes
Katherine Esposito, Presidente Comitato Scientifico Napoli Cities Changing Diabetes
ROMA
Roma ha avviato un percorso innovativo di mobilità attiva per migliorare la salute dei propri cittadini
Cities Changing Diabetes a Roma ha condotto una mappatura triennale del progetto, rivelando che il 40% dei romani si considera “fisicamente inattivo”. Per risolvere questo problema, la città ha collaborato con i suoi partner per creare 74 percorsi pedonali che coprono circa 460 km nell’area metropolitana di Roma.
I percorsi pedonali potenzialmente utilizzati da circa 1.500.000 persone, consentono ai residenti di impegnarsi in attività fisica gratuite accessibili
Sono state adottate misure speciali per garantire che le persone che vivono con il diabete siano incoraggiate a fare uso dei percorsi a piedi. Diverse altre città in Italia sono state ispirate da Roma per replicare questo semplice ma efficace intervento.
Progettati dalla medaglia d’oro olimpica di marcia Maurizio Damilano, sono stati sviluppati percorsi che includono aspetti urbani, turistici, ambientali e sportivi. Ogni percorso include informazioni sui luoghi di interesse, strutture e servizi. Le informazioni sono accessibili tramite app per smartphone che consente agli utenti di tenere traccia della distanza che hanno camminato e interagire con altri utenti.
Valutazione completa del problema e action plan
Dopo aver aderito a Cities Changing Diabetes, Roma ha mappato la prevalenza del diabete e dell’obesità nella città. Questa mappatura è durata tre anni. Più di 130 tra esperti e ricercatori sono staticoinvolti nell’esame dell’impatto dell’urbanizzazione sul diabete di tipo 2 nell’area metropolitana più grande d’Italia.
I dati raccolti durante questo processo sono stati utilizzati per sviluppare l’Atlas, il report e un action plan che fornisce informazioni su prevalenza del diabete e contiene informazioni relative alle politiche di promozione della salute, alla pianificazione urbana e salute della comunità.
Formare gli Health City Manager per migliorare la salute della città
Con Cities Changing Diabetes le comunità richiedono che la salute sia al centro del processo decisionale politico. Un percorso credibile verso l’acquisizione delle competenze e delle conoscenze necessarie per creare politiche incentrate sulla salute per fare di Roma la città principale di Cities Changing Diabetes a livello internazionale
Cities Changing Diabetes ha lavorato assieme all’ Health City Institute per creare il Core Curriculum dell’Health City Manager.
In sinergia con l’Università Sapienza di Roma, che è l’unica al mondo ad avere una cattedra Unesco sull’urban health, Roma mette a disposizione degli studenti le competenze e le conoscenze per gestire la salute della città in modo efficace, in grado di collaborare con le autorità competenti nel campo della salute pubblica per garantire la promozione degli stili di vita salutari e la prevenzione delle malattie croniche.
Presidente Comitato promotore
Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma
Presidente Comitato esecutivo Andrea Lenzi, Università di Roma Sapienza, Health City Institute
Presidenti Comitato Scientifico Lelio Morviducci ASL Roma 1, Paolo Sbraccia, Università Roma Tor Vergata
“Salute: la città che si prende cura. Vogliamo cambiare il volto della assistenza sanitaria a Roma, avviandoci a passo deciso verso la sanità del futuro, per migliorare cura e assistenza, per sfruttare le nuove tecnologie e portare i servizi più vicini alle persone. Ma vogliamo anche fare di Roma la capitale europea del biomedicale, con la candidatura a sede della HERA(Health Emergency Response Authority). Nelle strutture e nei servizi sanitari, investiremo 400 milioni su aziende ospedaliere e ricerca e faremo di Roma una best practice della «salute diffusa», con servizi sanitari più vicini alle persone grazie anche a 60 Case e 15 Ospedali di Comunità, nonché 15 centrali operative per la telemedicina e il tele monitoraggio.“
Roberto Gualtieri Sindaco di Roma Capitale e della Città metropolitana di Roma Capitale
«Nel 2016, Roma è stata inserita, quale prima città italiana, nel programma Cities Changing Diabetes, diventando, insieme alle principali metropoli mondiali, oggetto di studi internazionali sul tema del rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2 e nello stesso tempo città simbolo mondiale nella lotta a questa importante patologia. Negli anni abbiamo realizzato una fondamentale mappatura dei dati quantitativi demografici, clinico-epidemiologici e sulla percezione della salute nell’area di Roma Città metropolitana, dati che forniscono spunti di analisi, osservazione e confronto. Dati che fotografano puntualmente la situazione di Roma e ci consegnano un contesto da cui emerge la grande differenza di prevalenza del diabete tra periferie e centro cittadino. Una fotografia che impone una seria riflessione dal punto di visto sanitario, clinico e sociale su come affrontare le difformità cliniche, epidemiologiche e sociali che vi sono nell’area metropolitana della Capitale»
Andrea Lenzi, Presidente Comitato promotore ed esecutivo Roma Cities Changing Diabetes
TORINO
Torino ha un focus specifico sui determinanti socioeconomici della salute tra i residenti
Esiste una notevole variabilità nei fattori socioeconomici e culturali nella città di Torino, e questo si riflette nella prevalenza del diabete e dell’obesità, che varia da un quartiere all’altro
Attraverso Cities Changing Diabetres, Torino sta mappando l’obesità e il diabete di tipo 2 in tutti i quartieri della città, come strumento di promozione sociale e per trovare interventi appropriati per migliorare la salute dei suoi residenti.
Una città metropolitana frammentata
La prevalenza del diabete a Torino è aumentata dal 3,8% nel 2003 al 6,8% nel 2018. Una persona su quattro di età compresa tra 18 e 69 anni è in sovrappeso e il7% convive con l’obesità.
La fase di mapping del programma Cities Changing Diabetes a Torino ha rivelato che la prevalenza più alta del diabete di tipo 2 è stata riscontrata nei quartieri del nord e ovest della città. La prevalenza più bassa è stata registrata nei quartieri circostanti il fiume Po e nel centro storico.
Queste differenze sono correlate con variazioni dello status socioeconomico. Ad esempio, la ricerca indica che la prevalenza di sovrappeso e obesità è 35% più alta tra le persone con un valore di livello di istruzione inferiore.
Benchmarking con le iniziative sul cammino e sulla mobilità attiva promosse a Roma
Torino vanta molti vantaggi dal punto di vista naturalistico e ambientale , grazie a una città con 21 chilometri quadrati di spazi verdi, 320 chilometri di viali alberati e 207 chilometri di piste ciclabili. Prendendo spunto da Roma, un’altra città italiana nelle
Cities Chaging Diabetes, Torino ha prodotto un itinerario di percorsi pedonali attraverso l’area metropolitana della città. Si tratta di percorsi, che coprono quasi 100 km di percorsi pedonali urbani e vengono raccolti in una guida tascabile chiamata Passaporto di Torino Città del Cammino . Attraverso questa iniziativa, Cities
Changing Diabetes a Torino mira a promuovere la cultura dell’attività fisica nella città.
Formazione degli Health City manager
Come è avvenuto in altre città italiane presenti nella rete Cities
Chaging Diabetes è stata organizzato anche a Torino un corso di alta formazione per Health City Manager con il sostegno dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Questo corso è stato progettato per dare ai partecipanti le competenze necessarie per supportare le autorità locali nei loro sforzi per incorporare la salute nella formulazione delle politiche urbane .
Attivare le relazioni sociali per combattere il diabete
Cities Chaging Diabetes a Torino sta portando avanti un progetto pilota alle Vallette che si concentra sull’attivazione di relazioni sociali per migliorare la salute. Il sostegno delle comunità e delle associazioni svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie attraverso la diffusione di informazioni accurate e attraverso la condivisione tra pari sui comportamenti e le scelte salutari.
Per condividere una conoscenza accurata del diabete, uno stand informativo mobile sul diabete chiamato Dirittibus è stato creato
per diffondere informazioni sulla condizione e aumentare la consapevolezza dei vantaggi di una alimentazione sana e di fare attività fisica.
Presidente Comitato promotore
Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino
Presidente Comitato esecutivo
Ezio Ghigo , Università di Torno
Il profilo demografico di Torino e � marcato da un significativo invecchiamento della popolazione. L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza come la salute sia un bene pubblico primario e ha reso evidente il ruolo che deve tornare ad assumere l’Amministrazione comunale nella co-progettazione dell’offerta di salute dei cittadini. La città deve esser infatti portatrice di un disegno sanitario e sociale e deve relazionarsi con gli altri enti che hanno funzioni complementari in questo campo” Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino «Nell’area della città metropolitana di Torino risiedono, secondo le elaborazioni di Health City Institute su dati ISTAT, circa 135 mila persone con diabete, 52 mila nel solo capoluogo. Torino occupa, in termini assoluti, la quarta piazza nella graduatoria della città metropolitane italiane per popolazione residente colpita dalla malattia – dopo Roma, Napoli e Milano. Tuttavia, è al primo posto tra quelle del Nord Italia in termini percentuali. Paragonandola, ad esempio, alla vicina Milano, che la precede nella classifica con circa 180 mila residenti, pari al 5,6 per cento della popolazione, le persone con diabete dell’area metropolitana torinese corrispondono al 6 per cento dei residenti. Le malattie metaboliche, in particolare il diabete e l’obesità, rappresentano un elevato rischio per la salute, determinando molto spesso complicanze cardiovascolari. Prevenire e curare queste malattie a livello urbano è possibile anche attraverso molteplici progetti che ispirino stili di vita più sana»
Ezio Ghigo, presidente del comitato esecutivo di Torino Cities Changing Diabetes.
VENEZIA
Venezia comincia a lavorare sull’urban health per diventare hub internazionale
La città di Venezia ha una storia d’impegno internazionale sulla salute nelle città, in quanto sede dell’ ufficio OMS per gli investimenti in salute e per lo sviluppo
L’ ufficio OMS di Venezia si occupa di studi e ricerche sui determinanti, sociali ed economici, della salute della popolazione, nonché di investimenti in salute e per lo sviluppo. Fornisce, inoltre, servizi, assistenza tecnica e collaborazione agli Stati Membri per aumentare la loro capacità di agire sui determinanti socio-economici della salute. Ora Venezia vuole cominciare a lavorare anche sull’Urban Health, mappando la popolazione lagunare e quella sulla terra ferma, che hanno caratteristiche demografiche e stili di vita differenti per diventare riferimento internazionale sul tema.
Venezia Capitale mondiale della sostenibilità
La Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità/ Venice Sustainability Foundation persegue l’obiettivo di creare un modello integrato (ambientale, economico, sociale) di sviluppo sostenibile per la Città di Venezia ed il suo territorio metropolitano, che possa rivitalizzare la socioeconomia locale garantendo contestualmente la protezione e conservazione del patrimonio ambientale, storico e culturale, nonché il rafforzamento e la coesione della comunità locale. La Fondazione diventa lo strumento con il quale Cities Changing Diabetes intende cooperare per rendere la Città di Venezia un riferimento per la qualità della vita urbana anche sui temi della salute, che possa essere di ispirazione per altre realtà nazionali ed estere, in questo senso come Capitale Mondiale della Sostenibilità.
Venezia aderisce a Cities Changing Diabetes e alla rete C14+ per affrontare la sfida sul diabete
Nel 2022 con la firma dell’Urban Diabetes Declaration e del Manifesto sulla salute nelle città bene comune e con l’adesione al C14+ e Cities Changing Diabetes, Venezia ha dato un chiaro segno di interesse pubblico alle tematiche inerenti l’urban health e all’urban diabetes
A Venezia il 5,7% della popolazione secondo Istat autodichiara di avere il diabete, e i tassi di ricovero per il diabete non controllato e le complicanze correlate al diabete sono più elevate rispetto alla media nazionale. La città metropolitana è composta da 44 comuni, e ha la più grande ASL della regione Veneto.
Inoltre la città metropolitana ha cinque strutture ospedaliere con reparti endocrinologici e diabetologici
Rigenerare gli spazi urbani per la salute
Venezia ha varato un programma di promozione di sinergie e alleanze tra i decisori politici e gli altri promotori di salute, facilitando lo scambio di informazioni e di esperienze per delineare strategie intersettoriali di rete, al fine di favorire la rigenerazione urbana e ambientale, determinando un impatto positivo di salute sui cittadini e sulle comunità.
È allo studio un progetto di conservazione, ma soprattutto di rigenerazione urbana che riguarda l’ex Ospedale al Mare del Lido di Venezia per trasformarlo in un polo tecnologico del settore medico. Un campus che sorgerà su un’area di 48.000 mq nel rispetto dell’ecosistema, della sostenibilità e dei criteri di conservazione, destinato a ospitare quasi 1.000 tra ricercatori e addetti al suo fun-
zionamento, con tanto di strutture residenziali, ristoranti, un centro fitness e un asilo e con una prospettiva sulle malattie croniche non trasmissibili.
Presidente Comitato promotore
Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia
Presidente Comitato esecutivo
Angelo Avogaro, Università di Padova
“ Insieme alle istituzioni pubbliche locali, regionali e nazionali, ad importanti istituzioni culturali e a imprese private dobbiamo fare squadra, metterci in gioco e trovare soluzioni concrete ai problemi attuali attraverso la scienza, la cultura, la tecnica e l’innovazione. Venezia, oltre a essere la città più bella del mondo, è anche molto fragile come dimostrano gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici in corso, primo fra tutti l’innalzamento dei mari” Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia
«Abbiamo scoperto che le città sono un “fattore di rischio” per lo sviluppo di diabete, dobbiamo quindi concentrarci nel progettare ambienti che favoriscano l’investimento in prevenzione. Tenendo conto che circa metà della popolazione mondiale vive nelle città, gli ambienti urbani devono essere ripensati come luoghi dove ‘coltivare’ la salute e non solo trovare le migliori cure quando il danno è fatto. Venezia si candida a diventare Centro di rilevanza internazionale per lo studio e la ricerca delle correlazioni tra malattie non trasmissibili, urbanizzazione e determinanti della salute, attraverso una partnership pubblico-privato»
Angelo Avogaro, Presidente Comitato promotore ed esecutivo Venezia Cities Changing Diabetes
REGION FOCUS ON
MARCHE
iI diabete asset prioritario del Piano strategico regionale della Regione e del Piano Socio Sanitario per applicare misure di prevenzione delle malattie croniche.
Presidente Comitato promotore
Francesco Acquaroli, Presidente Regione Marche
Presidente Comitato esecutivo
Gianmarco Revel, Giancarlo Balercia Politecnico delle Marche e Presidente Comitato scientifico Massimiliano Petrelli, Regione Marche
La rete diabetologica marchigiana, con un unico database clinico, epidemiologico, un’unica cartella clinica all ’interno della rete, elementi che garantiscono al cittadino un’equità della cura e la possibilità di muoversi tra i centri senza portare documentazione cartacea, ha un sistema che permette alla Regione di avere a disposizione tutti i dati inerenti al diabete , raccolti in maniera omogenea e standardizzata. Queste peculiarità rendono le Marche una regione unica nel suo genere”
Gian Marco Revel, Giancarlo Balercia presidente del Comitato esecutivo Marche Cities Changing Diabetes
Massimiliano Petrelli, Presidente Comitato scientifico Marche Cities Changing Diabetes
Popolazione della Regione Marche : 1.487.150 abitanti
ITALIA ADVOCATE CITIES
BRESCIA
Presidente Comitato promotore
Laura Castelletti, Sindaco di Brescia
Popolazione della città di Brescia: 189.902
La prevalenza di diabete è pari 5,75% della popolazione adulta.
Giuseppe Marchionna, Sindaco di Brindisi
Popolazione della città di Brindisi: 87.820
La prevalenza di diabete è del 7,7 % della popolazione adulta.
Gianluca Galimberti, Sindaco di Cremona
Popolazione della città di Cremona: 70.637
la prevalenza del diabete è del 5,9% della popolazione adulta.
Il diabete priorità sanitaria in Sardegna
Presidente Comitato promotore
Paolo Truzzu, Sindaco di Cagliari
Presidente Comitato esecutivo
Andrea Loviselli, Università di Cagliari
Popolazione della città metropolitana di Cagliari : 419.553 abitanti in 17 comuni
La Sardegna, assieme alla Finlandia, è l’ambito geografico con la più alta incidenza al mondo di DM1
L’AQUILA
Sviluppare attività di prevenzione e tutela della salute dei cittadini
Presidente Comitato promotore
Pierluigi Biondi, Sindaco dell’Aquila
Presidente Comitato esecutivo
Marco Giorgio Baroni, Università dell’Aquila
Popolazione della città dell’Aquila : 66.964
In Abruzzo la prevalenza del diabete è del 6,4% con un territorio con forte presenza di aree interne marginali
LIVORNO
La promozione di sani e corretti stili di vita
Presidente Comitato promotore
Luca Salvetti, Sindaco di Livorno
Presidente Comitato esecutivo
Graziano Di Cianni, ASL toscana
Popolazione della città di Livorno : 152.914 abitanti
La prevalenza del diabete in Toscana è del 5,6%
NOVARA
Obiettivo: modificare l’impatto del diabete e delle malattie croniche nel territorio
Presidente Comitato promotore
Alessandro Canelli, Sindaco di Cagliari
Presidente Comitato esecutivo
Gianluca Aimaretti, Università del Piemonte
Popolazione della città di Novara : 101.257abitanti nel territorio dell'Asl di Novara quasi 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale: il 30%
PALERMO
Una forte alleanza tra Università e Comune sul diabete e l’obesità.
Presidente Comitato promotore
Roberto Lagalla, Sindaco di Palermo
Presidente Comitato esecutivo
Carla Giordano, Università di Palermo
Popolazione della città metropolitana di Palermo : 1.200.957 abitanti in 82 comuni
A Palermo la prevalenza del diabete è del 7,6%
PESCARA
Rendere la città sempre più salutare, disegnando per essa percorsi di urbanizzazione sostenibile e valorizzando le tante risorse naturali disponibili
Presidente Comitato promotore
Carlo Masci, Sindaco di Pescara
Presidente Comitato esecutivo
Agostino Consoli, Università di Chieti e Pescara
Popolazione della città di Pescara : 118.657
In Abruzzo la prevalenza del diabete è del 6,4% con un territorio con forte presenza di aree interne marginali
RAVENNA
Garantire ai cittadini e alle cittadine un miglioramento della qualità della vita non solo individuale, ma anche come comunità.
Presidente Comitato promotore
Michele De Pascale, Sindaco di Ravenna
Presidente Comitato esecutivo
Paolo Di Bartolo, AUSL Romagna
Popolazione della città di Ravenna : 155.751abitanti in 82 co-
muni
Nell’AUSL Romagna dal 2009 a oggi vi è stato un incremento del 35% del numero di soggetti
REGGIO CALABRIA
Considerare il diabete una priorità nell’agenda sanitaria regionale.
Presidente Comitato promotore
Giovanbattista De Sarro, Università Magna Grecia
Presidente Comitato esecutivo
Francesco Andreozzi, Università Magna Grecia e Domenico Mannino, Past President AMD
Popolazione della città di Reggio Calabria : 170.951 abitanti
La Regione Calabria con 8,5% è quella con più alto tasso di prevalenza in Italia
SIENA
Tutta la città in prima linea nella lotta al diabete urbano.
Presidente Comitato promotore
Nicoletta Fabio, Sindaco di Siena
Presidente Comitato esecutivo
Francesco Dotta, Università di Siena
Popolazione della città di Siena : 52.812 abitanti
La prevalenza del diabete in Toscana è del 5,6%
VARESE
Una città sempre più improntata sul benessere, valorizzando le risorse che possono favorire la prevenzione e le buone abitudini.
Presidente Comitato promotore
Davide Galimberti, Sindaco di Varese
Presidente Comitato esecutivo
Cistina Romano, ASST Sette Laghi, Livio Luzi Università di Milano
Popolazione della città di Varese : 78.409 abitanti
Il numero di persone oltre i 65 anni è del 27% e la prevalenza del diabete in Lombardia è del 5,9%
FOLLOWER CITIES
Catania
1.071.914 abitanti nella città metropolitana in 58 comuni, la prevalenza del diabete è del 7,6%
Empoli
48.397 abitanti, la prevalenza del diabete è del 5,6%
Firenze
984.991 abitanti nella città metropolitana in 41 comuni, la prevalenza del diabete è del 5,6%
Messina
598.811 abitanti nella città metropolitana in 108 comuni, la prevalenza del diabete è del 7,6%
La rete di Comuni dell’hinterland milanese, con una prevalenza del diabete è del 5,75%
San Donato Milanese, 32.664 abitanti
Segrate, 35.016 abitanti
Garbagnate Milanese, 27.155 abitanti
San Giuliano Milanese, 38.174 abitanti
Melegnano, 18.101 abitanti
Senago, 21.500 abitanti
Parabiago, 27.842 abitanti
Paderno Dugnano, 50.471 abitanti
Cernusco sul Naviglio, 34.341 abitanti
Peschiera Borromeo, 23.485 abitanti
Cisliano, 4.868 abitanti
Buccinasco, 27.171 abitanti
Trezzano sul Naviglio, 20.956 abitanti
Rho, 50.558 abitanti
Pioltello, 39.960 abitanti
Vimodrone, 17.072 abitanti
Cinisello Balsamo, 75.723 abitanti
Bresso, 26.259 abitanti
Cerro al Lambro, 5.124 abitanti
Carpiano, 4.172 abitanti
Vizzolo Predabissi , 4.012 abitanti
Cusano Milanino, 18.797 abitanti
Cormano, 20.031 abitanti
Cornaredo, 20.534 abitanti
Vanzago, 9.224 abitanti
Pero, 10.378 abitanti
Pogliano Milanese, 8.379 abitanti
Pregnana Milanese, 7.306 abitanti
Lainate, 25.763 abitanti
Vaprio d’Adda, 9.114 abitanti
Basiglio ,7.926 abitanti
Rozzano,42.442 abitanti
Trezzo sull’Adda, 12.090 abitanti
Cusago, 4.000 abitanti
Cesano Boscone, 23.568 abitanti
Arese, 19.347 abitanti
Assago, 9.096 abitanti
Corsico, 34.189 abitanti
Opera, 13.858 abitanti
Trezzano Rosa, 3.992 abitanti
La rete di Comuni dell’hinterland torinese, con una prevalenza del diabete è del 6,8%
Borgaro Torinese, 11.723 abitanti
Brandizzo, 8707 abitanti
Cambiano, 5904 abitanti
Caselle Torinese, 13858 abitanti
Chieri, 36742 abitanti
Chivasso, 26215 abitanti
Collegno, 49674 abitanti
Druento, 8695 abitanti
Grugliasco, 37194 abitanti
Leinì, 16478 abitanti
Moncalieri, 56117 abitanti
San Mauro Torinese, 19074 abitanti
Venaria Reale, 32 234 abitanti
Villarbasse, 3323 abitanti
Volpiano 15230 abitanti
BETTER PRACTICES
DURRE IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE, L’OBESITÀ E IL DIABETE ATTRAVERSO LA MOBILITÀ ATTIVA
Cento anni fa solo due persone su dieci della popolazione mondiale vivevano nelle aree urbane. Nella metà del 21° secolo questo numero arriverà a sette. La popolazione urbana, pertanto, è in crescita costante: ogni anno aumenta di circa 60 milioni di persone, soprattutto nei Paesi a medio reddito. Proiezioni di popolazione mostrano che nei prossimi 30 anni la crescita globale avverrà virtualmente soltanto nelle aree urbane. Tuttavia, secondo quanto riportato dall’UNICEF, circa un terzo della popolazione urbana mondiale vive nei bassifondi, dove si concentrano povertà, emarginazione e discriminazione; entro il 2020 le persone che vivranno in insediamenti non ufficiali e negli slum saranno quasi 1,4 miliardi. Quasi il 10% della popolazione urbana, inoltre, vive in megalopoli, città con oltre 10 milioni di abitanti che si sono moltiplicate in tutto il pianeta, ma la quota maggiore dell’incremento in ambiente urbano si sta verificando non nelle megalopoli ma in città più piccole. Il notevole incremento della popolazione nelle aree urbane è legato anche ai fenomeni migratori; le regioni urbane dell’Unione europea, fatta eccezione per la Francia, tendono a registrare, infatti, gli incrementi demografici più elevati a causa del saldo migratorio.
La migrazione della popolazione verso le aree urbane si accompagna anche a modifiche sostanziali degli stili di vita rispetto al passato. Cambiano le abitudini, cambia il modo di vivere, i lavori sono sempre più sedentari, il tempo per pranzare si riduce spesso a un frugale pasto in mensa o al bar vicino all’ufficio e l’attività fisica diventa praticamente inesistente.
Appare evidente come, sebbene recentemente sia stata data grande enfasi all’epidemia della cronicità, che affonda le sue origini nella diffusione di pochi fattori di rischio legati a stili di vita non salutari, ancora tanto c’è da fare per diffondere una cultura della prevenzione che miri a sviluppare consapevolezza nelle scelte di salute delle persone.
Le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori cronici, rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano.
Il piano d’azione dell’OMS evidenzia come sia indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di tutti i paesi, investire nella prevenzione di queste malattie, e come questa sia una responsabilità di tutti i governi.
Il WHO stima che il 63% della mortalità globale, circa 36 milioni di morti all’anno, sia dovuto a malattie non trasmissibili (NCD). Una buona parte di questi decessi è attribuibile a rischi legati all’urbanizzazione.
Questi rischi includono: inattività fisica e obesità, malattie cardiovascolari e polmonari da inquinamento atmosferico urbano generato dai trasporti, cardiopatia ischemica e tumori derivati dal cattivo riscaldamento casalingo, asma da inquinamento atmosferico interno e ictus e malattie legati
al riscaldamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico da solo è responsabile di 3,7 milioni di morti all’anno, principalmente attribuiti alle malattie non trasmissibili. Inoltre, l’inattività fisica è responsabile di 3,2 milioni di morti ogni anno, e gli incidenti stradali causano circa 1,3 milioni di morti all’anno - entrambi i rischi per la salute sono probabilmente molto più elevati tra le popolazioni urbane.
Le malattie trasmissibili sono anche esse associate a un ambiente urbano malsano. Includono tubercolosi e malattie infettive malattie trasmesse da vettori connessi alla non fluoridificazione dall’acqua potabile.
È importante sottolineare inoltre che le città sono responsabili di una grande quantità di emissioni di inquinanti atmosferici, come CO2, carbone e metano e che queste emissioni giocano un ruolo importante nell’aumento dei tumori.
Bisogna considerare come l’ambiente obesogeno creato dall’urbanizzazione ha un impatto diretto sugli indici di mortalità come alcuni dati consolidati confermano:
• L’inattività fisica causa 5,3 milioni di morti annue
• L’ipertensione causa 0,4 milioni di morti annue e 208 milioni di DALYs (Disability-adjusted life year è una misura della gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura.)
• L’obesità causa 4,4 milioni di morti annue e 134 milioni di DALYs
• Le polveri sottili nell’aria causano 5,5 milioni di morti annue e 142 milioni di DALYs
Questi dati indicano come 2/3 del burden of disease è correlato a comportamenti individuali e solo 1/3 all’inquinamento atmosferico.
Tutti dati epidemiologici correlati all’urbanizzazione e che finiscono per avere un impatto reale sui sistemi sanitari in termini economici.
• L’inattività fisica: costa $ 67,5 miliardi nel 2013 (tra spese sanitarie e perdita di produttività)
• Nel diabete la spesa sanitaria è aumentata negli ultimi dieci anni da 612 a 1099 miliardi di dollari
• Il cattivo controllo della pressione sanguigna costa circa 100 miliardi di dollari all’anno
• L’inquinamento atmosferico si stima che abbia avuto un’ impatto di 21 miliardi di dollari nel 2015 sulla spesa sanitaria
Sicuramente il diabete tipo 2 è uno degli oggetti di maggiore evidenza e studio a livello globale correlato all’urbanizzazione.
Il diabete sta aumentando a un ritmo allarmante in tutto il mondo
La prevalenza globale del diabete è quasi raddoppiata negli ultimi 16 anni, dal 4,6% nel 2000 a oltre il 9% nel 2017.
La curva epidemiologica attuale è insostenibile per i nostri cittadini, per le loro famiglie, per il sistema sanitario e per le economie di città e nazioni.
La conseguenza, se non agiamo ora su questa tendenza allarmante, è che - più di 1 adulto su 9 avrà il diabete entro 30 anni .
Questo per un totale di 736 milioni di persone con diabete - che è di 300 milioni in più rispetto ad oggi. Bisogna riflettere su questo. 300 milioni di persone - che è quasi equivalente alla popolazione degli Stati Uniti!
Questo aumento della prevalenza del diabete ha anche un costo economico che è semplicemente insostenibile per i nostri sistemi sanitari e società. La spesa sanitaria supererebbe 1 trilione di dollari.
Il diabete è una malattia complessa con molti fattori di rischio e paradigma delle mattie croniche in generale. La crescente prevalenza del diabete di tipo 2 è associata a livelli più elevati di urbanizzazione, invecchiamento della popolazione, stili di vita più sedentari, attività fisica insufficiente e un consumo più elevato di cibi malsani, gli ultimi tre dei quali alimentano l’epidemia di obesità.
Sebbene fattori come l’invecchiamento della popolazione non possano essere modificati, è fondamentale non considerare la portata del diabete come inevitabile
Per ridurre la curva del diabete, dobbiamo impegnarci ad affrontare la causa modificabile più significativa: l’obesità.
Nel 2014, l’ultimo anno per il quale sono disponibili stime globali, più di 1 su 3 adulti di età superiore ai 18 anni era in sovrappeso e più di 1 su 10 aveva obesità.
I dati dell’OMS ci indicano come nel 2035 il 70% le persone con diabete vivrà nelle città: 347 milioni rispetto ai 147 milioni che abiteranno fuori dai grandi centri abitati.
Pare quindi che le città siano “catalizzatrici” per il diabete: chi si sposta in città ha infatti maggior probabilità di sviluppare la malattia rispetto a chi rimane fuori dai grandi centri.
A livello globale nel 2014 il 65% delle persone con diabete viveva in aree urbane, un numero che nel 2040 le stime indicano che arriverà al 74%.
In Italia il 37% delle persone con diabete vive nelle 14 città metropolitane ad indicare un fenomeno in ampia espansione clinico-epidemiologico che oggi viene studiato attraverso il progetto internazionale cities changing diabetes che vede coinvolta Roma tra le 14 città coinvolte a livello globale.
Evidenze scientifiche dimostrano come luogo nel quale si vive influenzi il controllo del diabete. Da uno studio studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology condotto sugli abitanti di New York. che esamina direttamente questa relazione.
Il Dipartimento di salute e igiene mentale della città di New York ha introdotto la segnalazione obbligatoria dei livelli di emoglobina glicata della popolazione in un apposito registro di salute pubblica. I ricercatori della Mailman School of Public Health della Columbia University hanno analizzato questi dati nell’arco di 7 anni (dal 2007 al 2013)
in 182.756 adulti di diverse etnie. Ne è emerso che chi viveva in quartieri residenziali aveva una probabilità due volte e mezzo maggiore di avere buon controllo glicemico (sotto il 7%) rispetto alle persone che vivevano nei quartieri con condizioni socio-economiche più svantaggiate. Tali dati vengono anche confermati dai primi studi condotti a Roma dal team di Cities Changing Diabetes, dove si è evidenziata una differenza di prevalenza che va dal 5,88% della Roma A (quartiere residenziale del centro) al 7,31% della Roma D (quartiere periferico) e da quelli realizzati a Torino all’interno del rapporto L’equità nella salute in Italia, dove viene evidenziato che chi nasce nella zona precollinare di Torino, ha un’aspettativa di vita di quasi quattro anni superiore (82,1) rispetto a chi viene al mondo nella circoscrizione operaia delle Vallette (77,8).
La maggior presenza di punti vendita alimentari salutari e una maggiore presenza di aree pedonali e per il walking urbano possono favorire un miglioramento delle condizioni di salute.
I risultati di uno studio condotto dall’INRS di Montreal, pubblicato su Preventive Medicine, dimostra come i bambini che vivono in quartieri più walkable hanno un BMI inferiore e livelli di sovrappeso minori dei coetanei che vivono nei quartieri dove l’urbanizzazione non consente una attività motoria adeguata. dove una misurazione della vita migliore e (indice di massa corporea). Questi dati dimostrano come il design urbano è un fattore importante nello sviluppo dell’obesità infantile. Lo studio canadese identifica nello sviluppo di infrastrutture che rendano i quartieri più walkable per ridurre l’obesità infantile. Progettare quartieri con aree pedonali dedicate nei quartieri ad alta densità abitativa, strade più sicure con l’impiego di semafori e indicazioni di attraversamento, possono anche incoraggiare i bambini all’utilizzo di biciclette, giocare all’aperto, e impegnarsi in attività motorie che portano a ridurre l’impatto del sovrappeso Anche in questo caso gli autori evidenziano come vi sia un BMI più basso nei quartieri con maggiore pedonabilità, con negozi alimentari di qualità .
Altri studi dimostrano come andare in bicicletta al lavoro riduce il rischio di cancro. Andare a piedi per le vie cittadine o nei parchi urbani (se ci sono) abbassa la pressione e il rischio cardiovascolare. Due recenti mega studi sul ruolo dell’attività fisica, anche moderata ma quotidiana, sulla buona salute, soprattutto per chi vive in città, lo confermano con risultati tali da consigliare d’ora in poi una progettualità urbana che tenga conto di quanto la scienza medica ha verificato.
Rendere le città modelli di promozione della salute: le walkable cities
Il primo studio, il più grande mai realizzato sul legame tra la possibilità di camminare in città (il che riguarda la pedonabilità di strade e marciapiedi in salute e sicurezza) e la pressione sanguigna è stato considerato dai ricercatori come una prova del valore del “design urbano” nel migliorare i risultati a lungo termine sulla salute.
Lo studio ha considerato circa 430.000 persone di età compresa tra i 38 e i 73 anni, residenti in 22 città del Regno Unito. Ed ha rilevato associazioni significative tra la migliore
e aumentata pedonabilità di un quartiere, la pressione sanguigna più bassa e il rischio ridotto di ipertensione tra i residenti. I risultati sono rimasti coerenti anche dopo aggiustamenti per variabili socio-demografiche, stile di vita e ambiente fisico, sebbene gli effetti protettivi fossero particolarmente pronunciati tra i partecipanti di età compresa tra i 50 e i 60 anni, le donne e coloro che risiedono in quartieri più disagiati. Il lavoro è stato pubblicato da International Journal of Hygiene and Environmental Health. Per misurare il potenziale di promozione dell’attività pedonale di un quartiere, i ricercatori hanno sviluppato un indice di walkability comprendente parametri urbani rilevanti, tra cui densità residenziale, trasporto pubblico, movimento a livello stradale e vicinanza a destinazioni di pubblico interesse.
Gli spazi progettati in modo inadeguato generalmente inibivano la camminata e l’attività fisica, promuovendo stili di vita sedentari, e rivelandosi dannosi per le interazioni sociali, con conseguenze negative anche per la salute mentale e il benessere dei più poveri.
Studiando solo l’ipertensione, importante fattore di rischio per le malattie croniche e cardiovascolari, i ricercatori dell’Università di Hong Kong e dell’Università di Oxford hanno, quindi, dimostrato la necessità di interventi di sanità pubblica come fattore di progettazione urbana. “Con il ritmo crescente dell’urbanizzazione e dei cambiamenti demografici verso un invecchiamento della popolazione, diventiamo più vulnerabili alle malattie croniche”, dice Chinmoy Sarkar, docente presso il laboratorio di Healthy High Density Cities dell’Università di Hong Kong e primo autore dello studio. Che aggiunge: “Gli interventi di sanità pubblica devono considerare il valore intangibile della pianificazione urbana e del design. Stiamo spendendo miliardi di sterline per prevenire e curare le malattie cardiovascolari, ma se saremo in grado di investire nella creazione di città sane attraverso piccoli accorgimenti nella progettazione dei nostri quartieri, per renderli più adatti alle attività fisiche e calpestabili, allora probabilmente avremmo significativi risparmi nelle spese sanitarie future”.
Le città dovrebbero perciò essere modificate o progettate per incoraggiare l’attività fisica, a cominciare dalle semplici passeggiate per rilassarsi o per lavoro. Il pensiero di Sarkar: “Investimenti in un design che tenga conto della salute possono portare a guadagni a lungo termine”. Nel solo Regno Unito si stima che oltre 7 milioni di persone siano affette da malattie cardiovascolari, che rappresentano circa 160.000 morti ogni anno e 19 miliardi di sterline (circa 21 miliardi e mezzo di euro) in costi sanitari.
Ampio e diversificato in analisi e verifiche, lo studio ha anche consentito di esaminare gli effetti della pedonabilità sulla pressione sanguigna di specifici sottogruppi di residenti che, secondo Sarkar, potrebbero fornire preziose informazioni su come gestire i cambiamenti demografici. Rammentando che l’urbanizzazione della crescente popolazione mondiale è un dato di fatto: già oggi oltre la metà (54,5%) della popolazione totale vive nelle città e si prevede che tale cifra salirà al 60% entro il 2030, con una persona su tre che vivrà in città con minimo mezzo milione di abitanti.
“La progettazione e l’ammodernamento delle città per promuovere stili di vita attivi potrebbero, quindi, avere ripercussioni significative sulla salute delle popolazioni urbane e sulla spesa relativa dei governi in tutto il mondo - conclude Sarkar -. Le città ben progettate di oggi saranno città sane di domani”.
Il secondo grande studio sul tema attività fisica in città proviene anch’esso dalla Gran Bretagna, in particolare dalla Scozia, ed è stato pubblicato sull’autorevole British Medical Journal. È particolarmente interessante in quanto basato su un ampio numero di pazienti (più di 250mila) che sono stati seguiti a lungo, per più di 5 anni. In particolare, è stato preso in considerazione il modo in cui queste persone si recano al lavoro. È stata rilevata una grande differenza in termini di salute fra coloro che vanno al lavoro con modalità di spostamento attive (a piedi o in bici) e coloro che invece si spostano passivamente (con i mezzi pubblici o in automobile).
Ed ecco cosa è risultato: chi va in bici al lavoro ha il 45% di probabilità in meno di ammalarsi di cancro e il 46% di probabilità in meno di ammalarsi di malattie cardiovascolari. I lettori più a proprio agio con la statistica staranno pensando che chi pedala può solitamente avere in generale uno stile di vita più salutare (per esempio per quanto riguarda l’alimentazione o il fumo), e anche questo può influire. In realtà l’effetto benefico della bici è presente anche dopo aver eliminato con metodi statistici l’influenza di questi altri fattori nocivi.
Un effetto simile è stato misurato su chi camminava per andare al lavoro, ma in questo caso la correlazione fra attività fisica e ridotto rischio di malattie è meno evidente. Questo perché l’attività è meno intensa. In media, i ciclisti del campione studiato pedalavano per 48 chilometri a settimana. All’aumentare di questa cifra diminuiva la probabilità di sviluppare malattie. Per quanto riguarda i camminatori, erano necessari almeno 10 chilometri a settimana per avere benefici. Molto interessante una considerazione fatta dagli studiosi: una volta che l’andare in bici al lavoro diventa una abitudine, farlo non richiede più alcuna “spesa” in termini di forza di volontà; al contrario ad esempio dell’andare in palestra dopo una giornata di lavoro, cosa che richiede ogni volta uno sforzo mentale importante – con il conseguente rischio di abbandono. Insomma, includere la bici nella propria routine quotidiana non è un peso, dopo un primo periodo di adattamento, mentre altre attività sportive possono esserlo.
In sintesi, questi due studi scientifici hanno messo il dito nella piaga del Terzo Millennio: la sedentarietà ha innescato una vera e propria emergenza sociale; in tutto il mondo, l’obesità e le conseguenze dell’inattività fisica peggiorano, infatti, la qualità di vita quotidiana delle persone, fanno impennare i costi della sanità pubblica e causano milioni di morti ogni anno. Non servivano certo questi due studi per comprendere la situazione malsana, ma è importante avere conferme scientifiche per smuovere le acque, convergere le intelligenze, smuovere la pigrizia politica.
Qualcosa comunque stava già cambiando. Dai caffè di New York alle stradine di Melbourne fino alle mura di Fes elBali, questi paradisi pedonali uniscono sicurezza, bellezza e comfort. Mentre Copenaghen ed Amsterdam sono a mi-
sura di ciclisti. Ora gli urbanisti illuminati stanno prendendo appunti visitando queste città per cercare di restituire le città a pedoni e ciclisti. Per renderle adatte all’attività fisica. E questo dopo decenni nei quali si è pianificato il contrario, agendo contro il semplice atto del camminare. Complicandolo, a favore di auto e trasporti di vario tipo. Solo di recente, alcune città hanno fatto passi da gigante nel cambiamento concettuale a favore della pedonabilità: dagli ambiziosi programmi delle piazze pubbliche di New York e Parigi alla pedonalizzazione delle strade principali, realizzato nel caso di Strøget a Copenaghen, proposto nel caso di Oxford Street a Londra e della Gran Vía a Madrid. Ultimo atto significativo, il Passaporto di Roma (Città per camminare e della salute) che, attraverso percorsi urbani e turistici, promuove il cammino come attività di prevenzione primaria e a basso costo per malattie quali l’obesità, il diabete e quelle cardiovascolari. Non un punto di arrivo, ma solo l’inizio di una nuova politica favorita dall’azione pressante e qualificata dell’Health City Institute e di Cities Changing Diabetes Italia.
Il quotidiano britannico The Guardian ha dedicato un’inchiesta giornalistica alle città sane e a misura di pedoni, partendo da alcuni recenti libri in materia. Come Walkable City di Jeff Speck dove si codifica la Theory of Walkability e si afferma che un viaggio a piedi dovrebbe soddisfare quattro condizioni principali: essere utile, sicuro, confortevole e interessante.
Speck nel suo libro sostiene che “l’America si può salvare un passo alla volta” e che “la struttura della città - la varietà di edifici, facciate e spazi aperti – ne è la chiave”. Le città del Nord America, dell’Australia e del Canada, costruite per le automobili, hanno oggi la sfida di adeguare le infrastrutture per una società che va a piedi. Che deve andare a piedi, innanzitutto per il suo benessere.
Le città europee più vecchie sono state costruite per essere percorse a piedi, quindi hanno già una buona base strutturale per tornare a essere pedonabili, “anche se mancano marciapiedi, incroci e altre infrastrutture per i pedoni, come nel caso di Roma”, dice Speck, che però ancora non sa del Passaporto. “Roma, a prima vista, sembra orribilmente inospitale per i pedoni – osserva -. In metà delle strade mancano i marciapiedi, la maggior parte delle intersezioni non ha incroci, i marciapiedi sono irregolari e solcati, le rampe per disabili sono in gran parte assenti. Ma nonostante tutto questo, i suoi 7 colli e il traffico aggressivo, il percorso ad ostacoli anarchico che offre Roma è in qualche modo una calamita per gli escursionisti. Perché? Perché il suo tessuto urbanistico è superbo, il suo passato è l’optimum per la pedonabilità”. La sfida di ridare la città ai pedoni quindi, secondo Speck, per Roma sarebbe più facile. Basta volerlo. Il Guardian ci parla anche del Walk Score, che consente a potenziali acquirenti e a potenziali locatari di scegliere case in base alla pedonabilità. Esiste una classifica delle città in tal senso. Riguarda per ora Stati Uniti, Canada e Australia. New York è in cima alla lista negli Stati Uniti per il 2017, con un totale di 89 voti su 100, con Little Italy e Union Square che hanno ottenuto il massimo dei voti. San Francisco si è classificata seconda, seguita da Boston. Vancouver, Toronto e Montreal si classificano prima, seconda e terza in Canada; mentre le città australiane più percorribili a piedi
(casa-lavoro, casa-negozi) sono Sydney, Melbourne e Adelaide.
New York non è una sorpresa. Ha iniziato il suo programma di trasformazione urbana nel 2007, con il fiore all’occhiello della pedonalizzazione di Times Square nel 2009. L’allora commissario dei trasporti di New York, Janette SadikKhan, dichiara dopo dieci anni: “Abbiamo cambiato la città. Luoghi in cui la gente voleva solo parcheggiare oggi sono posti dove la gente vuole essere, passeggiare, sedersi. Lo spazio stradale è diventato spazio per sedersi piacevolmente. Sulla 23ma, dove tre strade si incontrano, abbiamo creato 20.000 metri quadrati di spazio pubblico. Le persone oggi scelgono di sedersi per strada piuttosto che nel parco”.
Ma New York City è ben lungi dall’essere perfetta, detenendo il terzo peggior score in un’analisi sulla congestione da traffico urbano ed extra-urbano effettuata da Inrix su 1.064 città di 38 Paesi. I pendolari di New York passano in media 89,4 ore all’anno bloccati nel traffico. Nonostante questo ciò che è stato realizzato a New York, con percorsi pedonabili tra vetrine, panchine e fioriere, ha aperto gli occhi della cittadinanza, non più disponibile a tornare indietro. Le aree pedonali sono gradite e altamente frequentate. E le abitazioni in queste aree sono aumentate di valore.
Janette Sadik-Khan oggi lavora con i sindaci delle città di tutto il mondo tramite Nacto (l’Associazione Nazionale degli Ufficiali di Trasporto Urbano) e di recente ha pubblicato un manuale di strategia urbanistica, “Street Fight: manuale per una rivoluzione urbana”, per aiutare altri pianificatori a imparare dalla sua esperienza. Il lavoro di Nacto e Sadik-Khan sul programma Paris Pietons si basa chiaramente sull’esempio di New York. Entro il 2020, sette piazze parigine saranno ridisegnate, offrendo il 50% di spazio in più a chi va in bici e a piedi. La Place de la République è stata trasformata secondo questi parametri nel 2013. Da trafficata rotonda a spazio a misura pedonale e ciclistico. “I contrari hanno detto che sarebbe stato il caos, ma non è così - dice Christophe Najdovski, il vice sindaco di Parigi con competenze per i trasporti che ha realizzato la trasformazione -. Ora è un posto dove le persone possono riposare, dove vanno le famiglie con bambini e gli anziani”. Nell’ambito del progetto Paris-Plages, poi, un ex spazio stradale sulla Senna e il bacino del canale La Villette vengono trasformati in un resort “balneare” ogni estate. Parigi è stata fatta per camminare, in seguito le macchine hanno preso il sopravvento e ora la sfida è recuperare il passato. Dice Najdovski: “Puoi camminare da un’estremità di Parigi all’altra in meno di due ore, ma storicamente la città ha dovuto adattarsi alle auto. Il risultato: inquinamento e congestione. Oggi è camminare la principale sfida politica”. Perfino lo slogan del movimento del presidente Emmanuel Macron, “En marche”, è risultato vincente.
Le città di tutto il mondo stanno prendendo provvedimenti. Madrid ha introdotto fontane d’acqua per aiutare i pedoni a far fronte alle calde estati. Medellín, in Colombia, ha costruito funivie per collegare i quartieri poveri con le aree impiegatizie e lavorative, ha istituito parchi con biblioteche e allargato i marciapiedi per incoraggiare la pedonabilità. Melbourne, in Australia, ha trasformato vicoli malfamati e utilizzati come discariche nei suoi ormai famosi “vicoli”, con posti a sedere all’aperto per caffetterie e ristoranti.
Guangzhou, in Cina, ha il maggior numero di percorsi per passeggiare al mondo. La riqualificazione delle rive del fiume Perla per creare un corridoio ecologico ha collegato sei percorsi, per un totale di quasi 100 chilometri di greenways, che collegano le attrazioni turistiche e le strutture sportive utilizzate da sette milioni di persone. Cercare di combattere l’inquinamento e ridare salubrità alle megalopoli è una delle sfide dei sindaci cinesi.
Ed eccoci alla Corea del Sud. A maggio 2017, Seoul ha aperto la sua versione della High Line. Uno “sky garden” di mezzo miglio creato da un ex cavalcavia dell’autostrada degli anni ‘70. È l’ultimo atto di un audace progetto per trasformare la città a misura di pedoni. E solo un decennio fa, una grande superstrada sopraelevata a quattro corsie fu abbattuta per riportare alla luce del sole il torrente sottostante e ridare le sue sponde agli escursionisti.
A Londra sta andando avanti la trasformazione di Oxford Street, dove i pedoni sono stati stipati in stretti marciapiedi tra code di autobus per decenni. L’anno prossimo, la strada diventerà quella che Val Shawcross, vice sindaco e assessore ai trasporti, definisce uno “spazio pedonale di livello mondiale”, con autobus e taxi banditi. L’idea è quella di tagliare il traffico nel centro di Londra e incoraggiare a camminare e andare in bicicletta nella zona, prima dell’apertura di Crossrail alla fine del 2018.
Mario Alves, della Federazione Internazionale dei Pedoni, commenta: “Oltre alle città in cui uno sforzo consapevole è stato fatto per migliorare le condizioni di pedonabilità, altre sono già da anni percorribili a piedi per la loro storia e a causa dei loro centri storici. C’è Firenze in Italia, Vientiane in Laos, Kyoto in Giappone. Ma la più sorprendente è forse Fes el-Bali, l’area difesa da antiche mura di Fes, la seconda città più grande del Marocco”. Fes el-Bali fu originariamente fondata come capitale della dinastia degli Idrisidi tra il 789 e l’808. Oltre ad essere famosa per ospitare la più antica università del mondo, Fes el-Bali, con 156 000 persone che vivono in uno spazio di 3,5 chilometri quadrati, è la più grande area urbana del mondo in cui è vietato da sempre il transito delle automobili.
In Italia con il progetto Cities Changing Diabetes si è realizzata una prima rete di walkable cities con 523 percorsi suddivisi tra tutte le regioni ed in 217 città diverse: per un totale complessivo di 2.666 km.
CONTEXT ROMA
Roma è la città in Italia che registra il più alto numero di turisti, la città più estesa e la città con il più alto numero di abitanti; è stata una sfida l’inserimento nelle WALKABLE CITIES, una sfida vinta.
E’ infatti la città in cui è stato proposto il maggior numero di percorsi pedonali, sono presenti sull’applicazione oltre 60 percorsi 22 dei quali presenti anche sul Passaporto e 18 sulla Mappa, per complessivi 360 Km circa che fanno di Roma la prima walkable city in Europa.
Sono percorsi pensati appositamente per il cammino, uniscono le diverse anime di Roma, coinvolgono infatti l’intera città metropolitana con proposte diversificate che vanno dall’itinerario storico teso alla scoperta dell’immenso patrimonio architettonico ed artistico a quello naturalistico più
inaspettato tra pinete e parchi secolari a pochi passi dal centro. Sono tutti ideali da percorre a piedi e sono “per tutti i piedi”, ci sono infatti i percorsi più sportivi che meglio si prestano al cammino veloce e ad un approccio più allenante e quelli in grado di ritemprare la mente e lo spirito grazie alla bellezza nella quale sono immersi.
CONTEXT BARI
La città di Bari ben si presta ad una fruizione pedonale, è un centro urbano a misura d’uomo che ha nell’affaccio sul mare il suo punto di forza. La maggior parte dei percorsi proposti ha infatti questo denominatore comune, o si sviluppano sul lungo mare oppure collegano centro e mare in un costante dialogo tra i due elementi, tra città nuova e città vecchia.
Il lungomare di Bari, tra i più vasti di Europa con i suoi 16 Km, attraversa la città fiancheggiando tutta la costa, è stato recuperato recentemente alla piena fruizione dei cittadini per la pratica di esercizio fisico e sport, è un punto di incontro importante per tanti sportivi e meta prediletta dei podisti cittadini, ben si presta alla pratica del cammino sia veloce che sotto forma di passeggiata quotidiana.
CONTEXT MILANO
Milano è la città italiana che più guarda alle grandi metropoli internazionali, attenta e ricettiva verso gli stimoli nuovi ha ben saputo cogliere l’opportunità di proporsi come città “per e da camminare” proponendo itinerari nell’intera città metropolitana.
I percorsi proposti spaziano infatti dal centro cittadino, ai parchi più conosciuti e frequentati come l’Idroscalo ed il Parco Sempione, ai nuovi quartieri ridisegnati grazie all’impulso dell’Expo 2015 come City Life e Porta Nuova, sino ai comuni dall’Alto Milanese al Magentino Abbiatense, da Nord a Sud della città sino alla Martesana. L’elemento che li collega tutti è il cammino inteso sia come mezzo per muoversi all’interno della città in combinazione magari con l’auto o con i mezzi pubblici che come strumento alla portata di tutti per tenersi attivi. Milano sarà città olimpica nel 2026 e punto di riferimento ideale per sviluppare un progetto di maggiore sostenibilità dell’eredità olimpica attraverso l’ideazione delle “OLYMPIC ROADS FOR HEALTH”, percorsi inseriti nel contesto delle aree olimpiche perché divengano patrimonio della città per l’esercizio fisico, sportivo e salutistico dei cittadini.
CONTEXT TORINO
Torino per la sua storia industriale è la città dell’auto per definizione questo non le ha però impedito di essere una delle città con più aree verdi a livello nazionale. Questa apparente dicotomia ha rappresentato la base di partenza per la proposta dei percorsi individuati inizialmente nei grandi parchi cittadini come il Valentino, le Vallere, il Parco Pellerina, il Parco Dora, il Parco della Tesoriera ed il Parco di Piazza d’Armi e successivamente in tutta l’area non solo urbana. E’ stata infatti coinvolta anche in questo caso l’intera città metropolitana dal centro, con un connubio tra storia, tradizione e leggenda che vuole Torino una città esoterica,
sino ai comuni suburbani che lambiscono le valli montane a nord ovest e la pianura a sud est.
Torino conferma inoltre la sua vocazione di città dell’innovazione e laboratorio, è infatti il riferimento, tanto da essere inserita nel nome di “TO Walk in the City Lab”. Anche Torino come Milano e Roma è città olimpica in Italia, e come per le altre sedi di Giochi Olimpici nel Paese si identifica come riferimento per lo sviluppo del progetto “Olympic Roads for Health” pensato dal TO Walk in the City Lab”.
OUTCOMES & ACTIONS ROMA
In sinergia con il Comune di Roma sono stati progettati 52 percorsi di walking urbano e di percorsi nei parchi urbani, arrivando a una rete di più di 300 Km utilizzabili per attività motoria a costo zero, che pongono Roma la prima walkable city europea. I percorsi sono stati scelti pensando ai cittadini e alla quotidianità di utilizzo, ma anche rivolti ai turisti, dedicati alla visita della Città, dei suoi luoghi simbolo, così come di parti meno note ma che presentano altrettanto fascino e bellezza e percorsi di tipo naturalistico, ambientale o più decisamente sportivo. Una parte importante è dedicata ai percorsi delle periferie per favorire lo sviluppo sociale delle stesse. In totale i percorsi coinvolgono cica 1,5 milioni di cittadini e 1,2 milioni di popolazione insistente quali lavoratori temporanei, studenti fuori sede e city user
OUTCOMES & ACTIONS BARI
In collaborazione con il Comune di Bari e della Città Metropolitana sono stati sviluppati 15 percorsi per un totale di 44 Km che si sviluppano non solo nella valorizzazione del lungomare e del centro storico, ma anche delle periferie e dei quartieri a più alta densità abitativa. Il progetto trova un forte link con la progettualità del Comune di Bari che rende fruibili 43 impianti sportivi per la promozione della salute in tutte le fasce della popolazione.
OUTCOMES & ACTIONS MILANO
Sono stati realizzati 43 percorsi urbani per uno sviluppo di 210 km per promuovere il movimento dei cittadini e in particolare la camminata come sana abitudine nella prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, come diabete e obesità.
Entro il 2026 (anno delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina) entreranno nel passaporto e nel progetto “OLYMPIC ROADS FOR HEALTH” tutti i 103 comuni dell’hinterland milanese con almeno un percorso per camminare in ciascuno.
OUTCOMES & ACTIONS TORINO
Il progetto nasce in Piemonte nel 2008 in Piemonte dall’esperienza del campione olimpico di marcia Maurizio Damilano. Per testarlo al meglio si è svolta nel triennio 2009 – 2011 una fase pilota in Piemonte che ha visto coinvolte 47 città e la partecipazione di circa 500 mila cittadini. Oggi solo nella città di Torino sono stati sviluppati 20 percorsi per un totale di 90 Km, che si sviluppano nei contesti verdi della città.
Grazie agli sforzi delle Associazioni pazienti e delle autorità sanitarie locali, attualmente utilizzano i percorsi circa 32
gruppi di camminatori (circa 600 persone con diabete).
CONTEXT TORINO
Torino per la sua storia industriale è la città dell’auto per definizione questo non le ha però impedito di essere una delle città con più aree verdi a livello nazionale. Questa apparente dicotomia ha rappresentato la base di partenza per la proposta dei percorsi individuati inizialmente nei grandi parchi cittadini come il Valentino, le Vallere, il Parco Pellerina, il Parco Dora, il Parco della Tesoriera ed il Parco di Piazza d’Armi e successivamente in tutta l’area non solo urbana. E’ stata infatti coinvolta anche in questo caso l’intera città metropolitana dal centro, con un connubio tra storia, tradizione e leggenda che vuole Torino una città esoterica, sino ai comuni suburbani che lambiscono le valli montane a nord ovest e la pianura a sud est.
Torino conferma inoltre la sua vocazione di città dell’innovazione e laboratorio, è infatti il riferimento, tanto da essere inserita nel nome di “TO Walk in the City Lab”. Anche Torino come Milano e Roma è città olimpica in Italia, e come per le altre sedi di Giochi Olimpici nel Paese si identifica come riferimento per lo sviluppo del progetto “Olympic Roads for Health” pensato dal TO Walk in the City Lab”.
STRUMENTI DI CONNESSIONE TRA LE CITTA’
- IL LABORATORIO “TO WALK IN THE CITY LAB” è la realizzazione dell’idea di mettere insieme specialisti della salute, del movimento fisico, dell’urbanistica, dell’organizzazione cittadina, dello sport per sviluppare proposte e suggerimenti per come muoversi nella direzione di città più attive e in salute.
Il Laboratorio vuole poter sostenere il lavoro degli amministratori cittadini e di chi lavora nel mondo della salute e delle attività motorio e sportive, fornendo idee, studi e progettualità legate al sistema camminare all’interno delle città, e alla città che diviene luogo per camminare. Tra le prime proposte suggerite dal laboratorio vi è l’ampio lavoro da realizzare sul tema della mobilità sostenibile a piedi nelle città. Un caposaldo nel sistema che guarda alla città del futuro, una città a dimensione di cittadino e che unisce in una nuova stretta alleanza le esigenze di innovazione urbanistica e di ricerca di una miglior qualità dell’ambiente urbano e del suo sviluppo green, con quelle di benessere e di salute delle persone.
- L’APPLICAZIONE “CITTÀ PER CAMMINARE E DELLA SALUTE” è lo strumento che propone itinerari adatti al cammino indicandone le caratteristiche, i punti di interesse presenti e le informazioni utili. E’ lo strumento, insieme alle mappe, che “fa vivere il percorso” passando dalla proposta alla pratica. Attivando l’applicazione viene indicato il risparmio in termini di CO2 un ulteriore elemento di attenzione verso i temi della sostenibilità ambientale e dello spirito green che pervade le nuove città ed oggi al centro delle politiche di tutte le istituzioni, nazionali, regionali e mondiali.
- LE MAPPE E I PASSAPORTI insieme all’applicazione, sono lo strumento che rende immediatamente fruibili i percorsi localizzandoli all’interno della città e dandone
una descrizione breve ed efficace.
I passaporti permettono di identificare le caratteristiche dei percorsi, le difficoltà degli stessi, la fruibilità, le facilties (parcheggi, presenza di fontanelle dell’acqua, trasporti…) e i luoghi di interesse turistico e pubblico
- I GRUPPI DI CAMMINO “WALKING FRIEND GROUPS” nascono come elemento operativo ed attivo per una maggiore fruibilità regolare di uno o più percorsi proposti e suggeriti. I gruppi sono condotti da un Walking Friend Chief specificatamente formato che conduce il gruppo di cammino con costanza e determinazione con l’obiettivo di rendere l’esercizio fisico ed il cammino una costante, una salutare abitudine da praticarsi con continuità. Nato per facilitare lo sviluppo dell’attività fisica in pazienti diabetici e per la prevenzione della malattia ha nelle Associazioni pazienti e nelle strutture sanitarie specialistiche gli alleati principali.
In conclusione, le parole di Enrique Peñalosa, sindaco di Bogotá in Colombia: “Dio ci ha fatto pedoni. Come un pesce ha bisogno di nuotare, un uccello di volare, un cervo di correre, noi uomini dobbiamo camminare; non per sopravvivere, ma per essere felici”. Lui, in quanto sindaco, ha chiuso il centro di Bogotà alle auto una volta a settimana. Un giorno in cui ci si muove solo a piedi e in bici.
In fin dei conti, l’uomo è stato creato per camminare e tutti gli eventi della vita grandi e piccoli si sviluppano quando camminiamo tra le altre persone, in contatto diretto con chi ci cammina intorno.
HEALTH CITY MANAGER: LA PROPOSTA ITALIANA SULLE NUOVE COMPETENZE E FRAMEWORK OPERATIVO NELLA GESTIONE DELL’URBAN HEALTH
È facile dire che scelte salutari portano a vivere una vita in buona salute. L’affermazione è di per sé vera ma va inquadrata in un contesto più ampio. La capacità di fare scelte salutari è dettata dalle opportunità e dalle possibilità e motivazioni personali, tutte variabili fortemente determinate da fattori esterni. Alcuni cittadini, contrariamente ad altri, hanno un buon accesso a cibi salutari e freschi, a buon mercato. Alcuni cittadini, contrariamente ad altri, hanno accesso a posti sicuri per camminare, correre, andare in bicicletta o giocare. E così via. La disuguaglianza implica che alcune popolazioni hanno maggiori opportunità rispetto ad altre di compiere scelte salutari. Significa anche che, quando gruppi vulnerabili subiscono gli effetti di una malattia, l’impatto è maggiore e le conseguenze sono notevolmente peggiori.
Se non riusciamo ad elaborare soluzioni che siano inclusive, accessibili ed eque, il divario creato dalla disuguaglianza negli esiti sanitari e di salute pubblica continuerà ad allargarsi.
La questione della disuguaglianza sociosanitaria è stata messa ancora più in rilievo a livello globale dalla pandemia da Covid-19. Il nuovo coronavirus ha colpito in maniera sproporzionata le popolazioni che già combattevano con malattie prevenibili quali obesità, diabete, patologie cardiovascolari e tumori. Ciò ha evidenziato la forte esigenza di
stabilire collaborazioni trasversali fra settori per fermare l’aumento delle malattie prevenibili.
Le soluzioni si conoscono. Se si offrono supporto alle capacità e incentivi adeguati, si possono plasmare i contesti socioeconomici che influiscono sui fattori di rischio e colmare in misura crescente le disuguaglianze di salute. Le città hanno una responsabilità importante – oltre che la possibilità – di assumere un ruolo di leadership nella promozione di soluzioni innovative che creano spazi e comunità salutari e sostenibili per aiutare i cittadini a fare scelte salutari.
Ma tutto ciò potrebbe essere non sufficiente se non viene costruita una cabina di regia affidata a professionisti in grado di sviluppare piani interdisciplinari e intersettoriali e rapportarsi con i differenti livelli che operano sul sistema socio-sanitario di una città.
In questo contesto, nuove competenze professionali quali l’Health City Manager, in grado di elaborare un Urban Health Framework (UHF) appaiono indispensabili per consentire di tradurre la teoria in pratica e per incentivare i professionisti impegnati in prima linea a collaborare con gli interventi di salute e sanità pubblica in grado di promuove salute e benessere, prevenire malattie e ridurre le disuguaglianze.
L’Health City Management approach consente, quindi, di analizzare l’intreccio dei determinanti di salute nei contesti urbani per fare sì che i decision- maker e taker, pubblici e privati, specie a livello locale, possano agire per rendere le città luoghi sempre più salutari, sostenibili ed equi.
Introduzione
L’urbanizzazione rappresenta una delle principali tendenze globali del 21° secolo che ha un impatto significativo sulla salute. Oltre il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane, una percentuale che dovrebbe aumentare fino al 68% entro il 2050. La maggior parte dei futuri scenari legati alla crescita urbana avrà luogo nei paesi in via di sviluppo. Il mondo oggi ha un’opportunità unica di guidare l’urbanizzazione e altre importanti tendenze di sviluppo urbano in un modo che protegga e promuova la salute. Questo è importante, non da ultimo perché la salute e il benessere dei cittadini sono forse il bene più importante da tutelare e promuovere in una città.
Tuttavia, la maggior parte dei 4,2 miliardi di persone che vivono nelle città usufruisce di alloggi e trasporti inadeguati, di scarse condizioni igienico-sanitarie e di gestione dei rifiuti e di una qualità dell’aria che non rispetta le linee guida dell’OMS. Altre forme di inquinamento, come il rumore o l’eccesso di illuminazione, la contaminazione dell’acqua e del suolo, le cosiddette isole di calore urbane e la mancanza di spazio per gli spostamenti a piedi, in bicicletta e per una vita attiva si combinano ulteriormente per rendere le città epicentri non solo di malattie infettive, ma anche di malattie non trasmissibili e acceleratori (negativi) del cambiamento climatico.
Le malattie croniche non trasmissibili (NCDs), come le malattie cardiache, i tumori, l’asma, il cancro e il diabete sono aggravate da condizioni di vita e di lavoro malsane,
spazi verdi inadeguati, inquinamento atmosferico e ambientale come il rumore, la contaminazione dell’acqua e del suolo, l’innalzamento delle temperature e mancanza di spazio per vivere in modo attivo. Il diabete è legato all’obesità e all’inattività fisica soprattutto nelle città prive di buone infrastrutture di trasporto e di mobilità attiva sia a piedi che in bicicletta. L’urbanizzazione è anche legata ad alti tassi di depressione, ansia e malattie mentali e alle malattie neurodegenerative.
Le risposte delle città alle sfide sanitarie devono tenere conto di molteplici minacce: l’aumento dei livelli di disuguaglianza, le malattie croniche non trasmissibili, le malattie trasmissibili come il COVID-19, i tassi di incidenti stradali persistentemente elevati e l’impatto dei cambiamenti climatici. È necessario che tali risposte siano multisettoriali, garantendo che le politiche in materia di edilizia abitativa urbana, occupazione, cibo, trasporti, ecc. lavorino insieme per avere un impatto positivo.
Alcune città stanno reagendo in modo rapido e innovativo alle minacce per la salute pubblica, basandosi sulle reti cittadine esistenti e sui partenariati con le comunità per rispondere al meglio alle esigenze delle loro popolazioni, condividendo le loro esperienze e imparando dagli altri. Molte di queste iniziative stanno rafforzando la resilienza e saranno importanti per definire la futura politica in materia di salute urbana, grazie anche ai dati di cui possono disporre e sulla base dei quali possono intervenire, grazie anche a modelli predittivi come il gemello digitale o altri ancora.
L’urban health è la scienza che studia le correlazioni tra urbanizzazione e salute, attraverso interventi multidisciplinari in grado di analizzare e monitorare i determinanti della salute per aiutare i decisori locali a quantificare l’impatto dei rischi per la salute urbana e a stimare i risparmi derivanti dall’investimento in politiche urbane che promuovono la salute; sostenere le politiche urbane che promuovano la salute come bene comune, che possano prevenire le malattie e favorire la collaborazione tra le città.
Lo sviluppo e la formazione di nuove competenze professionali, quali l’Health City Manager, ha l’obiettivo di poter gestire e coordinare gli interventi in tema di salute urbana e promuovere l’ottica della salute come bene comune.
Al fine di promuovere tale visione a tutti i livelli istituzionali e decisionali perchè possa maturare una consapevolezza maggiore dell’urgenza che il tema della salute nelle aree urbane impone, potrebbe rivelarsi utile proprio la figura dell’Health City Manager, un profilo professionale la cui istituzione è stata proposta anche in sede europea nel contesto del parere d’iniziativa “Salute nelle città: bene comune” (Comitato delle Regioni UE, maggio 2017). Tale figura, che dovrebbe avere capacità professionali di gestione della sanità pubblica, di sociologia e psico-sociologia delle comunità, di architettura urbana e di controllo nella riduzione delle disuguaglianze sociali e di salute, potrebbe contribuire ad aumentare la capacità amministrativa degli Enti e a elaborare soluzioni innovative e inclusive in risposta alle istanze di salute e benessere espresse dai cittadini, guidando le città verso un modello di Healthy City.
L’istituzione di un percorso formativo per “Health City Manager”, promosso nel 2022 dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), che raggruppa i circa 8000 comuni italiani e dall’Health City Institute (HCI), nasce all’interno della più ampia riflessione avviata sul tema della salute nelle città; sull’impatto, e la sua misurazione, del fenomeno dell’urbanizzazione sui determinanti della salute; sulla necessità dell’adozione di un nuovo paradigma interpretativo che tenga conto di un approccio multidisciplinare rispetto al tema e di un pieno coinvolgimento del livello istituzionale locale, rappresentato da Amministrazioni e Aziende sanitarie locali, soggetti in grado di incidere più rapidamente e profondamente sulla qualità e sugli stili di vita dei cittadini attraverso politiche pubbliche mirate.
Il parere di iniziativa che prendeva spunto dal “Manifesto sulla salute nelle città come bene comune” redatto nel 2016 da Health City Institute, con il coinvolgimento di 120 esperti, e siglato dal Ministero della Salute e da ANCI. Già il Manifesto identificava come punto qualificante la necessità di creare a livello delle amministrazioni comunali e delle ASL, capacità professionali e amministrative, di gestione della sanità pubblica, riconducibili alla figura dell’Health City Manager, quale professionista con competenze definite, in grado di operare in sinergia con il sindaco e con gli amministratori locali per coordinare e implementare le azioni riguardanti la salute pubblica, elaborando soluzioni innovative e inclusive in risposta alle istanze espresse dai cittadini. Si tratta di un punto che è stato ripreso interamente dal documento Roma Urban Health Declaration firmato in occasione del G7 a presidenza italiana l’11 dicembre del 2017.
La creazione di un core curriculum formativo ha permesso di individuare le conoscenze, le competenze e le abilità attinenti il profilo su dieci obiettivi di processo gestionale.
Si tratta quindi di una figura professionale la cui istituzione ha beneficiato di un solido percorso di validazione a livello sia politico-istituzionale sia accademico-scientifico, per confluire, infine, a partire dal 2021, in un percorso di alta formazione realizzato da ANCI in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e con il coordinamento scientifico di Health City Institute e della Sapienza Università di Roma e che ha portato all’inserimento di tale figura professionale in alcune città metropolitane, come ad esempio Genova e Palermo, ma anche la realizzazione di alcune esperienze gestionali nelle città di Bari, Bergamo, Imola, Sanluri, Milano, Torino, con l’inserimento dell’Health City Manager nelle strutture gestionali delle città coinvolte..
Questi professionisti necessitano di strumenti di pianificazione operativa in grado di sistematizzare gli interventi da operare in collaborazione con altre figure professionali e con i vari dipartimenti dell’amministrazione comunale.
Già nel 2021 il Ministero della Salute nel “Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di Salute Pubblica”, documento sviluppato con l’obiettivo di individuare i criteri che possano aiutare gli operatori e i decisori nella valutazione della pianificazione urbanistica finalizzata alla promozione della salute e dei corretti stili di vita e nell’ottica della Urban Health, identificava la figura professionale dell’Health City Manager, come professionista che si colloca a stretto contatto con il Sindaco, gli Assessori e i decisori politici che già
operano nei Comuni (Mobility / Disability / Smart City Manager) e nei Territori, quali, ad esempio, i medici e gli epidemiologi che lavorano nelle agenzie sanitarie locali (ASL, ATS, ecc.). Il dibattito contemporaneo, peraltro, si orienta e si concentra proprio sulla necessità improrogabile di ripristinare la stessa collaborazione tra la componente progettuale (architettonica e urbanistica) e le professioni sanitarie, come fu caratterizzante per il XIX Secolo quando le più importanti metropoli europee subirono profonde trasformazioni urbane per scopi di Igiene Ambientale e Salute Pubblica, ancor prima della sostenibilità ambientale, che all’epoca non rappresentava un obiettivo prioritario.
In occasione della Presidenza italiana del G20, nel bridge event del 21 Giugno 2021 “Health in the cities: key priorities for the italian G20 2021: global health for the future of people, planet, prosperity” viene redatto, da un gruppo di esperti, l’Italian urban health declaration, documento che raccomanda che i Governi dei Paesi del G20 si impegnino a sviluppare politiche e azioni in grado di:
- Investire nella promozione della salute e del benessere delle città;
- Affrontare i determinanti sociali e culturali per una salute equa per tutti i cittadini;
- Integrare la salute in tutte le politiche urbane;
- Coinvolgere e impegnare le comunità locali nell’assicurare soluzioni sostenibili per la salute;
- Creare soluzioni in partenariato con altri settori in modo trasversale per creare un nuovo concetto di città; Il documento finale evidenzia come la città possano diventare modelli di ambienti salutogenici, in cui la figura dell’Health City Manager coordini la governance e il monitoraggio, di processo e di esito, delle politiche pubbliche per la qualità della vita, stabilendo obiettivi specifici sostenibili, raggiungibili e valutabili.
Le raccomandazioni del documento vengono riprese dalla G20 Roma Leaders Declaration che al punto n°20 “Cities and Circular Economy”, enuncia: We commit to increase resource efficiency, including through the G20 Resource Efficiency Dialogue and recognize the importance of cities as enablers of sustainable development and the need to improve sustainability, health, resilience and well-being in urban contexts as underlined by the Habitat III New Urban Agenda. With the involvement of businesses, citizens, academia and civil society organizations ….
In questo contesto, inoltre, la pandemia COVID-19 ha fatto emergere la necessità di un nuovo concetto di benessere delle comunità, in relazione all’ambiente costruito, e di Salute Pubblica, passando da un modello medico, focalizzato sull’individuo, a un modello sociale, in cui la salute è considerata come la risultante dell’interazione tra vari elementi socio-economici, culturali e ambientali, i cosidetti determinanti distali di salute e malattia. Si rivela, quindi, necessario fortificare la collaborazione multidisciplinare tra progettisti (urbanisti, architetti, trasportisti, ecc.), esperti di Salute Pubblica (igienisti e professionisti sanitari) e Policy Makers, sviluppando abilità operative sistemiche in grado di affrontare la complessità della gestione dei contesti urbani. Occorre rendere le città contemporanee maggior-
mente resistenti alle emergenze sanitarie e ambientali, garantendo una prima risposta efficace da parte del territorio e delle infrastrutture sanitarie, per affrontare al meglio possibili emergenze sanitarie future. La città e il welfare sanitario sono, infatti, strettamente correlati e diventano, insieme, l’ambito su cui si giocano le sfide del nostro tempo. Ma questo necessita di pianificatori della salute urbana. Gli Health City Manager quali pianificatori di intervento sulla salute urbana, insieme ai Policy Makers, dovranno tuttavia tendere alla promozione collegiale della digitalizzazione del contesto urbano, promuovendo la concretizzazione delle Smart Communities non per meri scopi di monitoraggio della popolazione, ma a fini di divulgazione rapida e sistemica delle informazioni, con particolare riferimento a quelle di carattere ambientale e sanitario. L’uso dei sistemi IoT (Internet of Things) consentirebbe, infatti, rapide e cospicue azioni di raccolta dei dati. Un esempio potrebbe essere rappresentato dalle stazioni di rilevamento integrato, dotate di sensori in grado di rilevare e valutare la presenza di diversi agenti atmosferici, tra cui gli inquinanti, parametri fisici, quali la pressione sonora, e meteorologici, come temperatura, umidità dell’aria, velocità e direzione del vento.
I dati raccolti potrebbero essere utilizzati in modo aggregato, consentendo di testare l’efficacia dei progetti urbani temporanei e sperimentali (Tactical Urbanism) e, se necessario, di riconfigurare gli stessi in modo appropriato. A tale proposito le attuali reti di monitoraggio urbano, finalizzate al controllo della qualità dell’aria e dell’acqua, potrebbero rappresentare un utile punto di partenza per la realizzazione di questi sistemi.
Framework operativo sull’urban health
Lo sviluppo di un framework operativo si rende necessario per guidare coloro che lavorano sull’urban health nelle città e in stretto contatto con gli amministratori comunali e con quelli sanitari, per capire cosa ci vuole per sviluppare piani specifici riguardanti la prevenzione e programmare successivi interventi di programmazione e promozione sanitaria.
L’utilizzo di un framework operativo, già studiato dall’UCL e dalla Steno Center di Copenaghen, offre un approccio articolato in sei step lungo il percorso fra la definizione del problema e la messa in atto e valutazione di una soluzione, prendendo spunto e incorporando i principi base dello sviluppo nel promuovere salute e benessere a livello delle città, affrontando i fattori sociali e culturali e impegnarsi per l’equità sanitaria, Integrando la salute e la sanità in tutte le politiche, per coinvolgere le comunità nell’elaborazione di soluzioni che mirino alla promozione della salute come bene comune, attraverso lo sviluppo di sinergie fattuali e partnership fra differenti attori del sistema e intersettoriale.
L’Urban health framework (UHF) deve essere visto come piattaforma dinamica a livello delle singole realtà urbane e non come modello che possa andare bene per tutte le città, un modello che si svilupperà nel tempo, in base allo sviluppo del contesto socio-demografico-urbanistico e delle nuove evidenze scientifiche, che sarà aggiornata periodicamente con nuovi strumenti, casi e altri contenuti richiesti all’evoluzione di nuovi scenari, ed è stato sviluppato per gli Health City Manager quali leader di progetto, i team e comunque
per tutti coloro che sono interessati a creare interventi pubblici sostenibili di prevenzione sanitaria.
Esso è stato inoltre sviluppato per una varietà di utilizzatori in diversi campi e si propone di creare un fronte comune fra tutte le parti in causa per favorire la promozione della salute a livello urbano e accrescere il benessere nelle città.
L’Urban health framework (UHF) offre un approccio strutturato concreto allo sviluppo, alla pianificazione, alla verifica e alla valutazione degli interventi, fornendo strumenti per ognuno dei processi e dei casi portati ad esempio che illustrano buone pratiche messe in atto in vari contesti del tessuto sociale e urbano il tutto attraverso successivi step operativi in grado di creare un percorso e un piano per strutturare un intervento per affrontare un problema di salute e sanità pubblica.
L’Urban health framework (UHF) attraverso una “cassetta degli attrezzi” fornisce a ogni step gli strumenti necessari a sostenere lo sviluppo di interventi di salute e sanità pubblica nell’ottica del bene comune
Inoltre l’Urban health framework (UHF) attraverso un catalogo dei casi e delle buone pratiche, vuole fornire spunti ai quali è possibile ispirarsi alle migliori pratiche che hanno consentito di portare a termine interventi con successo. Questi casi vogliono dare un’idea concreta di quello che ci vuole per sviluppare e mettere in atto un intervento.
Indipendentemente dalla motivazione iniziale per cui si intraprende un intervento, dovranno sempre essere prese in considerazione da parte dell’Health City Manager le seguenti priorità sulle quali agire:
- Formazione di un urban health core team
- Valutazione della necessità dell’intervento e mappatura del contesto
- Esame del tempo e delle risorse disponibili
- Definizione delle proprie aspettative, e del relativo percorso per il loro perseguimento
- Individuazione e coinvolgimento di tutti i portatori d’interesse che insistono sulla realtà individuata
L’urban health core team, che dovrebbe composto da persone con competenze ed esperienze diverse in relazione all’intervento, si occuperà della gestione dell’operatività. È opportuno creare un team interdisciplinare che possa adottare un approccio olistico alla soluzione dei problemi.
Per quanto riguarda la valutazione della necessità dell’intervento, bisogna considerare se l’intervento è stato commissionato per affrontare una sfida chiaramente definita, e in che contesto all’interno delle priorità politiche-amministrative dell’amministrazione cittadina la stessa si pone. Tuttavia, se ci sono già interventi in atto per affrontare la sfida, è opportuno essere sicuri che quanto si vuole intraprendere migliori ciò che già esiste e si coniughi con le stesse in ottica di continuità
L’esame del tempo e delle risorse disponibili, deve rendere atto delle richieste e dei limiti stabiliti dai finanziatori e/o dai committenti dell’intervento circa lo sviluppo e l’ambito di applicazione, per esempio l’uso di strumenti digitali, di
risorse umane e finanziarie, di cronoprogrammi e di altri elementi indispensabili per lo sviluppo e il successo di quanto da mettere in atto. Prima di avviare una fase di sviluppo, è opportuno valutare anche in maniera approssimativa se saranno necessarie altre risorse per realizzare il livello minimo accettabile di successo, nel qual caso si dovrebbe sapere dove reperire tali ulteriori risorse
Importante è la definizione delle proprie aspettative, assicurandosi che prima di cominciare il core team e i potenziali partner, finanziatori e committenti siano allineati agli obiettivi e alla tempistica necessaria per realizzarli e se il progetto si può sviluppare su scala o ampliandolo rispetto alle proposte originarie, creando sin dall’inizio un allineamento tra le proprie aspettative e quelle del contesto nel quale si opera e degli stakeholder coinvolti. Solo attraverso una corretta individuazione e il pieno coinvolgimento di tutti i portatori di interessi, si arriverà a definire un percorso di perseguimento delle aspettative co-programmato e co-deciso, in grado di assicurare il massimo impatto delle azioni generate.
Gli step che guidano l’azione
L’Urban Health Framework (UHF), non può prescindere da una pianificazione strategica degli interventi e delle fasi del piano che si intende sviluppare e guidino l’azione partendo come primo step dalla definizione del problema, attraverso l’identificazione dei dati ad esso relativi, l’analisi dei dati e del contesto, per arrivare alla produzione di un enunciato del problema.
Il prodotto finale di questo step comprenderà un enunciato del problema e un obiettivo dell’intervento enunciato che riassume il problema e delinea:
- Cosa si deve cambiare
- Chi sarà impattato dal cambiamento
- Dove si verificherà il cambiamento
- Quando si verificherà il cambiamento e per quanto tempo è stimata la transizione
Questo enunciato deve essere utilizzato nel successivo step o per determinare come si realizzerà l’obiettivo dell’intervento realizzando traguardi specifici.
Come secondo step va considerato il riscontro del commitment, attraverso lo svolgimento di un’indagine fra gli stakeholder, la formazione di una partnership e di un network, che porti allo sviluppo di un modello logico.
Il prodotto finale di questo step è un modello logico che è alla base della progettazione delle attività dell’intervento. Il modello logico sarà anche la base di futuri passaggi durante il ciclo di vita dell’intervento e che in base all’obiettivo dell’intervento, permetta di identificare dei traguardi di cambiamento comportamentale e ambientale che aiuteranno a realizzare l’obiettivo
Segue la fase di progettazione dell’intervento, attraverso la verifica delle possibili attività, l’analisi e attribuzione di priorità alle attività previste sull’intervento, per arrivare alla finalizzazione della progettazione dell’intervento stesso.
Il prodotto finale di questo step è la progettazione dell’intervento con un modello logico progettuale aggiornato con le attività descritte. La descrizione dovrebbe illustrare in
dettaglio il modo in cui l’intervento determinerà il cambiamento auspicato.
Dovrebbe essere chiaro qual è il contenuto dell’intervento, dato che è alla base del piano d’azione per realizzare l’intervento nel prossimo step che consiste nell’elaborazione di un piano.
Questi tre primo step permettono di arrivare all’elaborazione di un piano, che partendo dalla valutazione delle risorse e delle capacità disponibili, generi la creazione di un piano d’azione e la progettazione di un sistema di monitoraggio e valutazione.
Un piano d’azione e un sistema per il monitoraggio e la valutazione che serva da guida per mettere in atto e realizzare l’intervento nonché per indicare come tale intervento debba essere monitorato e successivamente valutato, con una attenta valutazione delle risorse e delle capacità disponibili, cioè budget, tempi e competenze per realizzare l’intervento.
Quest’ultimo elemento è importante e basilare per permettere di implementare strategie di attuazione e monitoraggio, che permetta e la messa in atto dell’intervento, attraverso l’interazione con gli stakeholder per migliorare la messa in atto a garanzia di adeguamenti e comunicazioni costanti tra le parti.
Si tratta dunque di un intervento messo in atto secondo il piano e che è monitorato, valutato e adattato in corso d’opera, che veda il coinvolgimento degli stakeholder.
L’intervento o il progetto pilota dovrebbe essere testato e affinato, se lo scopo è la scalabilità dello stesso.
Segue e completa la fase di valutazione e sostenibilità, con uno svolgimento di un percorso di valutazione, informativa, condivisione e discussione sulle conclusioni per arrivare a condividere la decisione di sostenere, scalare o arrestare il progetto stesso.
Una valutazione fatta per documentare i rilievi sull’intervento e il rapporto da fornire agli stakeholder di rilievo per arrivare alla redazione di un piano che permetta all’Health City Manager di coordinare percorsi integrati sull’urban health.
Considerazioni conclusive
L’esperienza dei percorsi formativi per Health City Manager, dedicati agli under 35, e delle comunità di pratica all’interno dei contesti urbani citati dimostrano come l’Health City Management Framework possa rappresentare una risposta concreta, innovativa e moderna alle sfide che l’Urban Health pone, accompagnando decisori e cittadini in un percorso di consapevolezza, partecipazione e miglioramento della qualità della vita nei contesti urbani a livello globale.
MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ BENE COMUNE
La roadmap italiana per guidare il cambiamento sulla salute nelle città
“Ci impegniamo ad aumentare l’efficienza delle risorse, anche attraverso il Dialogo sull’efficienza delle risorse del G20 e riconoscere l’importanza delle città come facilitatori di sostenibilità sviluppo e la necessità di migliorare la sostenibilità, la salute, la resilienza e il benessere nei contesti urbani come sottolineato dalla Nuova Agenda Urbana di Habitat III. Con il coinvolgimento di imprese, cittadini, il mondo accademico e le organizzazioni della società civile, intensificheremo i nostri sforzi per raggiungere obiettivi sostenibili”
G20 ROME LEADERS’ DECLARATION 2022
“ Nel 2016 la comunità internazionale ha adottato la New Urban Agenda per sfruttare il potenziale di una urbanizzazione sostenibile, per poter raggiungere gli obiettivi globali di avere società pacifiche e prospere in un pianeta sano.
Nonostante i progressi compiuti da allora, la pandemia di COVID-19 e altre crisi hanno posto enormi sfide. Le aree urbane sono state particolarmente colpite dalla pandemia – sottolineando l’importanza di intensificare gli sforzi per costruire un mondo più sostenibile e un futuro urbano equo.
Le Città possono guidare le innovazioni per colmare le lacune esistenti sulle disuguaglianze e attuare azioni per il clima e garantire un ambiente verde e inclusivo e una ripresa dopo la pandemia”
António Guterres, Secretary-General of the United Nations World Cities Report 2022
“L’URBAN HEALTH ROME DECLARATION considera la salute non come bene individuale ma quale bene comune, che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, e a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco”
Roma Urban Health Declaration 2017
“Il Comitato delle Regioni dell’Unione Europea invita gli enti locali ad avvalersi delle azioni innovative urbane (Urban Innovative Actions - UIA), per fornire alle zone urbane le risorse necessarie a sperimentare soluzioni nuove e non ancora esplorate alle sfide urbane, e per riflettere su azioni innovative che potrebbero rispondere anche ad alcune delle sfide delle aree urbane nel campo della salute”
Comitato delle Regioni dell’Unione Europea – 121 Sessione Plenaria Parere La salute nelle città: bene comune 2017
Human Development Report 2011
UN
MANIFESTO PER L’IMPEGNO SULLA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1948 definiva la salute come “ …uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità” e invitava i governi ad adoperarsi responsabilmente, attraverso un programma di educazione alla salute, al fine di promuovere uno stile di vita sano e di garantire ai cittadini un alto livello di benessere.
Questo nuovo concetto di salute, dunque, non si riferisce meramente alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia ma si amplia, comprendendo gli aspetti psicologici, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Nel considerare ciò, non è più possibile trascurare il ruolo delle città come promotrici di salute.
A tal proposito l’OMS ha coniato il termine “healthy city”, che non descrive una città che ha raggiunto un particolare livello di salute pubblica, piuttosto una città che è conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e che, quindi, mette in atto delle politiche chiare per tutelarla e migliorarla.
La salute non risulta essere più solo un “bene individuale” ma un “bene comune” che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco. Il bene comune è dunque un obiettivo da perseguire da parte dei cittadini,dei sindaci e degli amministratori locali, che devono proporsi come garanti di una sanità equa, facendo sì che la salute della collettività sia considerata un investimento e una risorsa, non solo un costo.
L’organizzazione della città e, più in generale, dei contesti sociali e ambientali, è in grado di condizionare e modificare i bisogni emergenti, gli stili di vita e le aspettative dell’individuo, fattori che dovrebbero, dunque, essere considerati nella definizione ed orientamento delle politiche pubbliche.
Si stima che nei prossimi decenni la popolazione urbana rappresenterà il 70% della popolazione globale. In Italia il 37% della popolazione risiede nelle 14 Città Metropolitane e il tema della salute non può che diventare una priorità da parte dei Sindaci.
“Salvaguardare il futuro del pianeta e il diritto delle generazioni future del mondo intero a vivere esistenze prospere e appaganti è la grande sfida per lo sviluppo del 21° secolo.
Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale ed equità è essenziale se vogliamo espandere le libertà umane per le generazioni attuali e future”
L’urbanizzazione e la configurazione attuale delle città offrono per la salute pubblica e individuale tanti rischi quante opportunità. Se le città sono pianificate, ben organizzate e amministrate coscientemente, le opportunità possono superare i rischi.
Già la 1° Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute, riunita a Ottawa il 21 novembre 1986, invitava i vari livelli di governo (sovranazionale, nazionale, territoriale) ad intervenire a supporto di strategie e programmi di promozione della salute nei diversi paesi, nella consapevolezza che
la promozione della salute richiede un’azione coordinata da parte di tutti i soggetti coinvolti, e non solo dei sistemi sanitari.
Attualmente i problemi più critici possono essere compresi e risolti solo se si effettua un’analisi dei determinanti sociali, economici, psicosociali e ambientali e dei fattori di rischio che hanno un impatto sulla salute. Il rapporto tra salute, qualità della vita e ambiente è ormai un tema di centrale interesse per le scienze sociali, ambientali e mediche. L’aumento a livello globale dell’incidenza di malattie non trasmissibili quali il diabete è infatti da attribuire ai maggiori livelli di urbanizzazione, all’invecchiamento della popolazione, agli stili di vita più sedentari e alle diete non salutari.
L’Agenda 2030 racchiude 17 obiettivi globali in un grande piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, per un totale di 169 target che danno particolare attenzione alla voce dei più poveri e dei più vulnerabili.
Oggi, bisogna chiedersi: nei prossimi decenni che aspetto avrà il Pianeta Terra? Sarà in grado di sostenere un incremento di oltre due miliardi di abitanti? Le nostre città come si evolveranno?
Saranno i governi in grado di essere resilienti e gestire le emergenze sanitarie, rischio in aumento nel mondo sempre più globalizzata e di rispondere alla crescente domanda di salute? Partendo dal presupposto che i margini di azione esistono e che il futuro non è già stato stabilito, occorre un approccio integrato per affrontare i problemi di salute pubblica.
La città può offrire grandi opportunità di integrazione tra servizi sanitari, servizi sociali, servizi culturali, sportivi e ricreativi e tra diversi livelli di governance dei servizi a tutela della salute dei cittadini: nazionali, regionali, locali.
L’esponenziale sviluppo urbano, cui il mondo ha assistito, ha modificato profondamente lo stile di vita della popolazione ed è seguito da una rapida trasformazione del contesto ambientale e sociale nel quale viviamo.
L’urbanizzazione crea opportunità ma anche nuovi problemi: riduce l’equità, genera tensioni sociali e introduce minacce per la salute delle persone.
Città la cui espansione sia ben pianificata, organizzata e amministrata coscientemente, secondo il principio del bene comune,possono dare vita ad una sinergia tra istituzioni, cittadini e professionisti in grado di migliorare le condizioni di vita e la salute della popolazione.
Le dimensioni dei problemi derivanti dalla crescente urbanizzazione non sono solo produttive ma anche economiche, sociali, educative, culturali, e soprattutto nel campo della salute, della qualità e dell’aspettativa di vita. Ci sono ingiustificabili disuguaglianze nelle possibilità, nelle capacità e nelle opportunità tra varie zone abitative della stessa città.
Ingiustificabili sono anche le disuguaglianze nell’accesso al cibo, alle cure, all’informazione, ai servizi socio-sanitari e alla pratica sportiva.
Anche l’ecosistema globale è minacciato: mari e foreste, il cuore vivo della nostra terra, vengono sfruttati a una velocità tale per cui stiamo irrimediabilmente perdendo gran parte della biodiversità, sia per quanto riguarda gli animali che le piante, con un impatto non trascurabile sul nostro habitat e sulle città.
Molti dei determinanti della salute si verificano al di fuori del settore della salute umana e sono multifattoriali: coinvolgono, ad esempio, la salute degli animali, i cambiamenti climatici, l’impatto antropogenico, l’inquinamento, l’uso del suolo e delle acque, la perdita di biodiversità, le disuguaglianze sociali, i conflitti, la sempre crescente urbanizzazione ecc. Ciò richiede la collaborazione di tutti i settori interessati per costruire una risposta integrata ed efficace attraverso strategie di prevenzione e attività concrete per ridurre l’impatto dei rischi attuali ed emergenti per la salute individuale e collettiva.
ONE HEALTH è un approccio intersettoriale, che guarda alle molteplici connessioni tra salute umana, animale e ambientale al fine di valutare e gestire la complessità dei rischi per la salute.
La pandemia dovuta a COVID-19 ha messo a fuoco la questione in modo più nitido, ed evidenziato come sia una priorità agire subito assieme e concretamente,per la promozione del concetto olistico di salute umana, animale e ambientale in quanto determinanti del nostro stato fisico e del nostro benessere, e che richiedono lo sviluppo di un contesto urbano quale habitat salutogenico e non patogeno.
L’obiettivo di consentire lo sviluppo delle nostre città, con una popolazione in costante crescita e fortemente urbanizzata, senza danneggiare irreversibilmente la salute individuale e di comunità , è quindi una delle maggiori sfide per il nostro futuro.
Il MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE delinea i punti chiave che possono guidare le città a studiare ed approfondire i determinanti della salute nei propri contesti urbani, e a fare leva su di essi per implementare strategie per migliorare gli stili di vita e lo stato di salute del cittadino e delle comunità.
Ogni punto del Manifesto contiene le azioni prioritarie per il raggiungimento degli obiettivi che rendano le città volano di salute e benessere, in maniera sostenibile, equa ed inclusiva.
Firmare ed adottare il MANIFESTO serve a sensibilizzare ed educare ogni cittadino a considerare la propria città come un bene comune dove costruire il benessere attuale e delle generazioni future.
Il MANIFESTO è rivolto a quattro identità diverse: ai cittadini che devono fare la differenza con le loro azioni quotidiane, alle associazioni che raccolgono le esigenze e le necessità della società, agli esperti ed accademici che si occupano di ricerca per rendere l’ambiente dove viviamo più sostenibile e ai sindaci e alle istituzioni che devono indirizzare i cittadini e le singole persone verso scelte salutari.
I sindaci, gli amministratori, le associazioni, gli esperti e i cittadini si impegnano a essere responsabili, per lasciare alle generazioni future città sane e sostenibili. Per farlo ognuno deve avere cura del contesto urbano dove si vive; deve rendere le proprie città eque ed inclusive, considerando la salute un bene comune sul quale investire; deve promuovere l’educazione civica, alimentare e ambientale per costruire città sostenibili.
Le persone e gli enti, firmando il MANIFESTO, si impegnano anche a sostenere e spingere governo, istituzioni, regioni, città, università, associazioni, imprese e organizzazioni nazionali ad impegnarsi a loro volta per approvare e sviluppare soluzioni nel futuro a sostegno del miglioramento della qualità di vita delle città e degli ambienti urbane, abbattendo ogni forma di diseguaglianza, riducendo lo spreco di cibo, promuovendo stili di vita salutari, incoraggiando l’attività motoria, rispettando l’ambiente naturale.
IMPEGNO DEI FIRMATARI DEL MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE
Noi donne e uomini, amministratori, esperti, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ
COME BENE COMUNE, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto ad avere le città e gli ambienti urbani dove viviamo inclusivi e sostenibili, abbattendo ogni forma di diseguaglianza sociale e garantendo salute e benessere della comunità dive viviamo.
Consideriamo infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso alla sanità., un cibo sano, sufficiente e nutriente, ad avere acqua ed energia pulita, alla mancanza di verde e a un ambiente malsano.
Riteniamo che solo l’azione collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme ai sindaci, alla società civile, al mondo della ricerca, alla scuola, all’università, al mondo dello sport alle imprese e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali potrà consentire di vincere le grandi sfide connesse alla salute nelle città.
Poiché crediamo che avere città sostenibili ed eque, dove la salute e il benessere sia un bene comune e primario, sia possibile e sia un fatto di dignità umana, noi ci impegniamo ad adottare i principi e le pratiche esposte in questo MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE, coerenti con la strategie che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno elaborato. Sottoscrivendo questo MANIFESTO noi dichiariamo di portare la nostra adesione concreta e fattiva agli Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite entro il 2030 e specificatamente all’obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
Il futuro che vogliamo include città e ambienti urbani che offrano opportunità per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai traspor ti, alla sanità, alla pratica sportiva e alla salute e molto altro.
Un futuro sostenibile e giusto nelle città nelle quali viviamo
è anche una nostra responsabilità
I DIECI PUNTI CHE GUIDANO L’AZIONE
1. OGNI CITTADINO HA DIRITTO AD UNA VITA SANA ED INTEGRATA NEL PROPRIO CONTESTO URBANO. BISOGNA RENDERE LA SALUTE DEI CITTADINI IL FULCRO DI TUTTE LE POLITICHE URBANE
Migliorare la qualità dell’ambiente urbano è uno dei principali obiettivi delle Istituzioni Internazionali (come Nazioni Unite, World Health Organization e Unione Europea), che stabiliscono misure di cooperazione e linee direttive, rivolte agli Stati membri e alle autorità locali, per rendere le città luoghi di vita, lavoro e investimento più attraenti, più verdi, più inclusivi e più sani. In Italia alcuni standard normativi per la protezione della salute umana non sono ancora rispettati in un largo numero di aree urbane.
1.1 Il miglioramento del contesto urbano deve essere l’obiettivo prioritario delle amministrazioni locali ed i cittadini devono essere coinvolti attivamente nelle scelte politiche;
1.2 Le amministrazioni devono impegnarsi nella promozione della salute e del benessere psicologico dei cittadini studiando e monitorando i determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano, facendo leva sui punti di forza delle città e riducendo drasticamente i rischi per la salute;
1.3 Promuovere momenti di scambio tra gli enti deputati per un monitoraggio comune dei determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano;
1.4 Prevedere modalità di partenariato pubblico – privato per la realizzazione delle politiche volte alla promozione della salute urbana;
1.5 Prevedere modalità di accesso ai servizi sanitari indipendentemente da genere, condizioni socioeconomiche e nazionalità;
1.6 Garantire equità all’accesso non solo ai punti di cura, ma ai servizi ecosistemici e quindi alle aree verdi come luoghi che li forniscono;
1.7 Promuovere politiche urbane che possano garantire l’equo accesso alla salute a livello urbano, studiarne l’impatto e monitorarne i risultati;
1.8 Contrastare il degrado delle periferie urbane, delle aree abbandonate e la privazione sociale, culturale edeconomica;
1.9 Superare la compartimentazione delle politiche pubbliche introducendo la salute come tema trasversale di tutti i piani e i programmi adottati dalle amministrazioni.
2. ASSICURARE UN ALTO LIVELLO DI ALFABETIZZAZIONE E DI ACCESSIBILITÀ ALL’INFORMAZIONE SANITARIA PER TUTTI I CITTADINI E INSERIRE L’EDUCAZIONE SA-
L’alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy) è “la capacità di ottenere, elaborare e capire informazioni sanitarie di base e accedere a servizi necessari per effettuare scelte consapevoli”. Non tutti i cittadini però hanno lo stesso livello di alfabetizzazione sanitaria e ciò crea disuguaglianze. Per questo l’educazione sanitaria è uno strumento fondamentale nella promozione alla salute ed è fattore cruciale per il miglioramento dello stato di salute della popolazione. Numerosi studi evidenziano come un’educazione alla salute svolta nelle scuole risulti capace di ridurre la prevalenza di comportamenti rischiosi per la salute dei giovani. La scuola, più di qualsiasi altra istituzione, può aiutare a vivere in modo sano, contribuendo a far acquisire le conoscenze e le abilità necessarie ad evitare comportamenti rischiosi (alimentazione non salutare, attività fisica inadeguata, ecc.).
2.1 Promuovere percorsi formativi a livello regionale o locale indirizzati agli operatori sanitari e alle associazioni dei pazienti per permettere loro di valutare il grado di comprensione del cittadino ed esprimersi di conseguenza con linguaggio compatibile ed efficace;
2.2 Incentivare la formazione degli amministratori e dei tecnici delle amministrazioni locali per promuovere l’integrazione della salute come tema trasversale in tutte le politiche e le azioni del comune;
2.3 Permettere ai cittadini, ai pazienti e alle loro associazioni di comunicare agevolmente e tempestivamente con il sistema sanitario, potendo trovare, comprendere e valutare le informazioni di volta in volta più appropriate per soddisfare i propri bisogni assistenziali, anche attraverso lo sfruttamento delle potenzialità offerte dalle tecnologie digitali, tramite piattaforme digitali istituzionali;
2.4 Favorire l’empowerment delle associazioni, nell’organizzazione delle città, per fare in modo che sviluppino il loro potenziale in grado di promuovere un lavoro di animazione territoriale per essere diventino di riferimento per le comunità e garantire una informazione diffusa e capillare;
2.5 Promuovere e consolidare la collaborazione tra il mondo sanitario, quello dell’istruzione e delle comunità locali. In particolare realizzare una rete di operatori della salute di ASL e AO, scuole e Case della Comunità per definire precise linee di indirizzo per una corretta informazione sanitaria;
2.6 Promuovere lo sviluppo di un nuovo modello di medicina scolastica, servizio essenziale ormai quasi scomparso dalle scuole italiane, quale strumento di informazione e prevenzione;
2.7 Formare competenze professionali per lo sviluppo dell’approccio ONE HEALTH e diffondere la consapevolezza sul tema tra i giovani e la popolazione;
2.1 Contrastare le fake news sulla salute attraverso campagne di informazione nelle farmacie e via social;
3. INCORAGGIARE STILI DI VITA SANI NEI LUOGHI DI LAVORO, NELLE
COMUNITÀ E NEI CONTESTI FAMILIARI
La promozione della salute nei luoghi di lavoro rappresenta oggi una strategia di frontiera che tiene conto degli effetti sinergici, sulla salute umana, dei rischi legati agli stili di vita e dei rischi professionali. Essa è fortemente raccomandata rispetto a diverse problematiche della sfera individuale e collettiva, quali fumo, attività motoria, corretta alimentazione.
3.1 Promuovere buone pratiche per la promozione della salute nei luoghi di lavoro e rafforzare il sistema di incentivi rivolto alle imprese socialmente responsabili che investono in sicurezza e prevenzione;
3.2 Pensare a forme di lavoro agili come lo “smart work” quale possibile strategia di miglioramento della salute e della sostenibilità nelle città, rompendo la dicotomia tra casa e lavoro, riducendo i tempi morti del trasporto al luogo di lavoro e favorendo la conciliazione tra vita di lavoro e vita di relazione;
3.3 Introdurre strumenti atti al controllo del rispetto delle norme sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro in coerenza alle caratteristiche di tali contesti;
3.4 Incentivare attività tese al miglioramento della qualità di vita nelle comunità sociali e amministrative di riferimento (es. municipi, distretti, quartieri…) attraverso la promozione di stili di vita sani;
3.5 Incoraggiare i contesti familiari a migliorare il proprio stile di vita attraverso la sana alimentazione e la lotta alla sedentarietà.
4. PROMUOVERE UNA CULTURA ALIMENTARE E LA LOTTA ALLA POVERTÀ ALIMENTARE
4.1 Una sana alimentazione, assieme all’attività fisica, ha un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’obesità. Secondo l’OMS l’obesità rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza delle malattie cardiovascolari, del diabete di tipo 2, di alcuni tumori, dell’artrosi, dell’osteoporosi ed strettamente correlata a diseguaglianze economiche, culturali e di accesso alle informazioni legate all’ambiente e al contesto urbano nel quale si vive .
4.1 Delineare linee guida precise che tengano conto dei diversi contesti e dei diversi target della popolazione (es. menu scolastici anche in considerazione delle diversità culturali e religiose);
4.2 Organizzare eventi divulgativi e progetti di educazione alimentare sul territorio con particolare riferimento alla
prevenzione dell’obesità e al sovrappeso a livello infanto-giovanile;
4.3 Favorire la presenza e la diffusione nel territorio cittadino di iniziative commerciali a catena ;
4.4 Corta, incentivando la disponibilità e la reperibilità di cibi salutari e freschi e prevenendo il fenomeno della desertificazione alimentare dei quartieri urbani.
4.5 Promuovere iniziative contro lo spreco alimentare.
5. AMPLIARE E MIGLIORARE L’ACCESSO ALLE PRATICHE SPORTIVE E MOTORIE PER TUTTI I CITTADINI, FAVORENDO LO SVILUPPO PSICOFISICO DEI GIOVANI E L’INVECCHIAMENTO ATTIVO
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’ OCSE indicano nella sedentarietà una delle maggiori cause delle malattie croniche non trasmissibili.
Affrontare il peso dell’insufficiente attività fisica potrebbe prevenire migliaia di morti premature nell’UE e risparmiare miliardi nella spesa sanitaria.
Inoltre, l’UE e più in generale i paesi avanzati si trovano ad affrontare un rapido cambiamento della struttura demografica, e devono affrontare le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione sulle finanze pubbliche e sulle politiche di protezione sociale.
Il prolungamento della vita attiva in vecchiaia deve contribuire ad affrontare tali sfide.
5.1 Garantire a tutti i cittadini il libero ed equo accesso alle infrastrutture sportive e agli spazi verdi, con particolare attenzione alle persone in difficoltà socio-economica e in condizione di fragilità psicofisica e disabilità, secondo il principio dello “Sport di Cittadinanza”;
5.2 Eliminare le disuguaglianze territoriali soprattutto nelle periferie e nei quartieri con grande disagio socioeconomico;
5.3 Favorire l’invecchiamento attivo attraverso la pratica sportiva e motoria;
5.4 Incentivare l’attività sportiva e motoria per i bambini e per i giovani anche tramite il coinvolgimento attivo delle famiglie, dei nonni e delle comunità abitative (condomini, centri di aggregazione sociale, parrocchie, società sportive…), delle scuole, dei pediatri, dei medici di medicina generale e, inoltre, delle campionesse e dei campioni sportivi, quali testimonial, con l’obiettivo di generare un virtuoso spirito emulativo, dal punto di vista non solo agonistico e dei valori che lo sport promuove.
Gli scarsi investimenti nei trasporti pubblici urbani e nelle infrastrutture che consentano modalità attive di trasporto (consentire di muoversi in sicurezza in bicicletta o a piedi) costituiscono una delle principali barriere nel promuovere efficacemente uno stile di vita sano e attivo. Il trasporto attivo è correlato alla riduzione delle malattie respiratorie e cardiovascolari e l’incremento dell’attività fisica riduce il rischio di obesità, diabete, cancro e infarto.
6.1 Incoraggiare l’utilizzo delle modalità attive di trasporto tramite l’apposita creazione di strade, piste ciclabili sicure e ben collegate, nonché un efficiente sistema di trasporto pubblico locale;
6.2 Prevedere attività di sensibilizzazione dei cittadini verso scelte più efficienti (da un punto di vista economico, ambientale e di impatto sulla propria salute) di mobilità urbana.
7. CREARE INIZIATIVE LOCALI PER PROMUOVERE L’ADESIONE DEI CITTADINI AI PROGRAMMI DI PREVENZIONE PRIMARIA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE MALATTIE CRONICHE, TRASMISSIBILI E NON TRASMISSIBILI
Le malattie croniche non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori cronici, continuano a rappresentare il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano. Il PIANO D’AZIONE dell’OMS evidenzia come sia indispensabile, per lo sviluppo sociale ed economico di tutte le Nazioni, investire nella prevenzione di queste malattie, e come si tratti di una responsabilità di tutti i governi.
7.1 Collaborare con l’autorità sanitaria locale nello sviluppo di percorsi sociosanitari e di programmi di informazione sulla prevenzione;
7.2 Studiare i contesti urbani più idonei ad avvicinare il cittadino nello svolgimento delle sue attività quotidiane (luoghi di cura, luoghi di lavoro, luoghi ricreativi, strutture sportive, Case della Comunità, luoghi virtuali come siti internet di riferimento delle amministrazioni stesse) in cui veicolare - attraverso materiale cartaceo o virtuale – messaggi chiave per la prevenzione;
7.3 Attivare campagne di informazione e marketing sociale sulla prevenzione attraverso l’utilizzo delle piattaforme digitali;
7.4 Promuove la medicina di prossimità con il coinvolgimento dei medicini di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, delle case di comunità e dei farmacisti per garantire accesso all’informazione, alla prevenzione e alla cura.
6. SVILUPPARE POLITICHE LOCALI DI TRASPORTO URBANO ORIENTATE ALLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E ALLA CREAZIONE
DI UNA VITA SALUTARE
8. INTERVENIRE PER PREVENIRE E CONTENERE L’IMPATTO DELLE MALATTIE TRASMISSIBILI INFETTIVE E DIFFUSIVE, PROMUOVENDO E INCENTIVANDO I PIANI DI VACCINAZIONE, LE PROFILASSI E LA CA-
COINVOLTE, CON LA COLLABORAZIONE DEI CITTADINI.
L’emergenza COVID-19 ha evidenziato le enormi difficoltà del mondo globalizzato nel prevenire le emergenze derivanti dall’epidemia, rispondere rapidamente alla minaccia e mitigarne gli effetti. La ROME DECLARATION del Global Health Summit dei Paesi del G20 ha sottolineato la necessità di impegni sinergici a tutti i livelli. Evidenze epidemiologiche mostrano che le epidemie sono eventi ciclici: intensificare gli sforzi nel momento della minaccia e dimenticarsene una volta passato il pericolo non è una strada che si possa continuare a percorrere. È necessario che le amministrazioni comunali intervengano a:
8.1 Sviluppare, in collaborazione con le autorità sanitarie locali e le Regioni, programmi di sorveglianza sulla prevenzione della diffusione delle malattie trasmissibili infettive e diffusive causate da virus, batteri, funghi o altri agenti patogeni;
8.2 Creare e implementare a livello locale e cittadino, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, le Regioni e il Governo, programmi di sorveglianza sulle questioni relative alla biosicurezza che vanno intesi come un controllo dei fattori inquinanti e dannosi rilasciati nell’ambiente in modo volontario ed involontario (biosafety), fino alla prevenzione del rilascio volontario e malevolo nell’ambiente cittadino di agenti inquinanti, agenti pericolosi per la salute, agenti radioattivi e agenti patogeni;
8.3 Creare forti collaborazioni continue tra Istituzioni governative, regionali, cittadine, università, autorità sanitarie, istituti di ricerca pubblici e privati, professionisti della salute, imprese per studiare in maniera sinergica fenomeni quali la resistenza antibiotica, il contatto con la fauna selvatica in ambito urbano, i cambiamenti climatici e le pressioni sulla biodiversità, per individuare e controllare all’origine ogni possibile insorgenza e diffusione di nuovi agenti infettivi;
8.4 Ricoprire un ruolo attivo nella definizione preventiva di Piani di contenimento delle malattie trasmissibili infettive e diffusive, redatti da Stato e Regioni, con la collaborazione delle tecnostrutture del Servizio Sanitario Nazionale.
9. CONSIDERARE LA SALUTE DELLE FASCE PIÙ DEBOLI E A RISCHIO QUALE PRIORITÀ PER L’INCLUSIONE SOCIALE NEL CONTESTO URBANO
Il diritto all’istruzione e alla salute sono diritti fondamentali dell’individuo, costituzionalmente garantiti e devono essere assicurati indipendentemente dalle condizioni personali, sociali ed economiche o di qualunque altra natura. Il persistere di condizioni peggiori dello stato di salute in aree svantaggiate delle città o l’emarginazione sociale delle fasce di popolazione più debole o disagiata, se da un lato è la manifestazione dell’effetto della povertà e del disagio sociale, dall’altro mina la coesione sociale dell’intera popolazione
9.1 Adottare politiche tese a migliorare le condizioni sociali, economiche ed ambientali dei quartieri disagiati, sia con interventi “mean–tested”, che con interventi volti a migliorare il contesto urbano di riferimento;
9.2 Promuovere misure economiche e sociali mirate a migliorare l’inclusione sociale di tutte le categorie di popolazione considerate svantaggiate per condizioni economico-sociali, o per condizioni di salute come malattia e disabilità, promuovendo la loro partecipazione anche nelle attività sportive e ricreative;
9.3 Ogni città deve allinearsi agli standard più elevati di accessibilità e fruibilità dei servizi urbani per persone disabili, adeguando le infrastrutture sanitarie, la viabilità, l’accesso ai servizi pubblici, agli impianti sportivi e agli spazi ricreativi di qualsiasi tipo;
9.4 Promuovere politiche di prevenzione e inserimento socio – sanitario per le popolazioni di migranti anche ricorrendo a figure di mediatori culturali per arrivare ad un’integrazione a pieno titolo delle popolazioni migranti nella vita cittadina come priorità impellente per favorire la Salute nelle Città;
10. STUDIARE E MONITORARE A LIVELLO URBANO I DETERMINANTI DELLA SALUTE DEI CITTADINI, ATTRAVERSO UNA FORTE ALLEANZA TRA COMUNI, UNIVERSITÀ, AZIENDE SANITARIE, CENTRI DI RICERCA, INDUSTRIA E PROFESSIONISTI
I determinanti della salute sono elementi di rischio, che interagiscono nell’impostare, mantenere e alterare le condizioni di salute dei cittadini nel corso della loro vita. Tali determinanti possono riguardare l’ambiente, gli stili di vita, le condizioni socio-economiche, la genetica o la possibilità di accedere ai servizi.
10.1 Creare cabine di regia per lo studio e il monitoraggio dell’impatto dei determinanti della salute nel contesto urbano, prevedendo il coinvolgimento congiunto delle Amministrazioni Comunali, delle Autorità Sanitarie, delle Università e dei Centri di Ricerca;
10.2 Creare a livello delle amministrazioni comunali e delle ASL, capacità professionali e amministrative, di gestione della sanità pubblica, riconducibili alla figura dell’Health City Manager, quale professionista con competenze definite, che operi in sinergia con il sindaco e gli amministratori locali per coordinare e implementare le azioni riguardanti la salute pubblica, elaborando soluzioni innovative e inclusive in risposta alle istanze espresse dai cittadini;
10.3 Promuovere partnership multistakeholder per dare vita a politiche urbane che, sulla base degli studi sull’impatto dei determinanti della salute nelle città, possano dare vita a interventi “intelligenti” volti a ridurre i rischi per la salute e a promuovere un ambiente urbano sano e inclusivo;
10.4 Creare una conferenza permanente delle Aziende
Ospedaliere delle Aree Metropolitane delegandole significative competenze e poteri decisionali in tema di pianificazione (piani obiettivo) e di erogazione di servizi sanitari ospedalieri.
Alla stesura e revisione del MANIFESTO SULLA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE hanno contribuito 208 esperti e 36 tra Istituzioni, enti, università, società scientifiche, associazioni pubbliche e private.
Il Manifesto è stata la base ed ha ispirato, il parere del Comitto delle Regioni dell’Unione Europea, NAT-VI/016 ap-
provato nella 123° sessione plenaria dell’11 e 12 maggio 2017 “La salute nelle città: bene comun”, la risoluzione Roma Urban Health Declaration presentata e firmata in occasione del G7 il 11 Dicembre 2017, l’Urban Diabetes Declaration, adottata da 46 città a livello mondiale e documenti governativi, ministeriali e di riferimento per le amministrazioni comunali.
Il Manifesto è stato edito nel luglio del 2016, con una prima revisione febbraio 2021 e una seconda revisione marzo 2023
Roma, li 14 Marzo 2023, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica
Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città
Mario Occhiuto, Roberto Pella, Daniela Sbrollini
Health City Institute
Andrea Lenzi
URBAN OBESITY MILANO LA CARTA DI
CARTA DI MILANO SULL’URBAN
NOBESITY
el 1999, in occasione del Congresso Europeo sull’Obesità tenutosi a Milano, veniva presentata la “EASO Milan Declaration”, ribadita in occasione dell’EXPO 2015.
Una call-to-action degli esperti europei perchè l’obesità venisse riconosciuta il prima possibile come malattia e come tale trattata con le terapie più opportune e aggiornate. Si è stabilito che ridurre l’incidenza e la prevalenza di questa malattia di 1 punto percentuale può evitare da 1 a 3 milioni di casi di diabete e ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, tumori, tra i cittadini europei – una stima che aumenta a 2-9 milioni se la riduzione è del 5 %.
L’organizzazione della città e, più in generale, dei contesti sociali e ambientali, è in grado di condizionare e modificare i bisogni emergenti, gli stili di vita e le aspettative dell’individuo, fattori che dovrebbero, dunque, essere considerati nella definizione e orientamento delle politiche pubbliche.
Il rapporto tra salute, qualità della vita e ambiente è ormai un tema di centrale interesse per le scienze sociali, ambientali e mediche. L’aumento a livello globale dell’incidenza di malattie non trasmissibili, in particolare l’obesità e il diabete, è infatti da attribuire ai sempre maggiori livelli di urbanizzazione, oltre che all’invecchiamento della popolazione, a stili di vita più sedentari e al consumo di cibi non salutari. Tutto questo è stato ben descritto e ribadito in molteplici documenti ufficiali, sia nazionali che internazionali.
Nel 2015 in occasione dell’EXPO di Milano è stata firmata la “Carta di Milano”, un documento che elenca i principi della nutrizione salutare, dello sviluppo sostenibile e della sostenibilità ambientale, oltre che della promozione dei diritti umani. Tradotta in 19 lingue, la Carta di Milano è stata consegnata il 16 ottobre 2015 al Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) Ban Ki-moon. La “carta” richiede ai firmatari l’assunzione di precisi impegni in relazione al diritto al cibo – uno dei diritti umani fondamentali sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, all’acqua e all’energia pulita, viene considerata una violazione della dignità umana.
Nel 2016 è stato firmato il “Manifesto sulla salute nelle Città: bene comune”, promosso dall’Health City Institute, documento che elenca i punti chiave utili a guidare le città nello studiare e approfondire i determinanti della salute nei propri contesti urbani
e a fare leva su di essi per individuare strategie che promuovano l’assunzione di stili di vita sani, oltre che il miglioramento dello stato di salute del cittadino.
Nel 2017, in occasione del G7, è stato firmato dal Ministero della Salute e dall’ANCI la “Roma Urban Health Declaration”, un documento che definisce gli aspetti strategici di azione per migliorare la salute nelle città attraverso un approccio di tipo olistico, per quanto riguarda l’individuo, e di tipo multisettoriale, per quanto attiene alle politiche di promozione della salute nel contesto urbano.
Nel 2018 è stato firmato il “Manifesto sull’Obesità” promosso dall’Italian Obesity Network (IO.NET) che identifica una roadmap sulla quale agire per migliorare la qualità di vita delle persone con obesità.
Nel 2019 è stata firmata la “Carta dei diritti e doveri della persona con obesità”, promossa da IONET che ribadisce come i diritti di tali soggetti sono gli stessi diritti umani e sociali delle persone senza obesità. I diritti comprendono la parità di accesso all’informazione, all’educazione terapeutica, al trattamento dell’obesità e alla diagnosi e cura delle sue complicanze.
Nel 2019 la Camera dei Deputati, ha approvato all’unanimità una “Mozione sull’obesità”, che impegna il Governo su diverse azioni per la prevenzione e la cura dell’obesità; tra i diversi impegni anche un piano nazionale che armonizzi le attività nel campo della prevenzione e della lotta all’obesità, il pieno accesso agli iter diagnostici per le comorbidità, alle cure e ai trattamenti dietetico-alimentari, e, nei casi più gravi, l’accesso a centri di secondo livello per valutare approcci, psicologici, farmacologici e chirurgici.
Ognuno di questi documenti è di ispirazione alla elaborazione di un patto per la sostenibilità delle nostre città, nell’affrontare le sfide correlate all’obesità e alla sua complessa gestione nel mondo contemporaneo.
Questo patto prende il nome di CARTA DI MILANO SULL’URBAN OBESITY, promossa dal Centro di Studio e Ricerche sull’Obesità (CSRO) dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano, la Regione Lombardia, l’ANCI, l’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, l’Health City Institute, la rete Cities Changing Diabetes, IO-NET, la rete OPEN (Obesity Policy Engagement Network), la SIO (Società Italiana dell’Obesità), la SIP (Società Italiana di Pediatria), la SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), l’ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica), la IBDO Foundation, la SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), l’associazione Amici Obesi e l’organizzazione Cittadinanzattiva.
“Insieme per combattere una nuova malattia: L’Obesità”
NOI DONNE E UOMINI, AMMINISTRATORI, MEDICI, ESPERTI E CITTADINI, sottoscriviamo questo documento, denominato Carta di Milano sull’Urban Obesity, per assumerci impegni precisi su come affrontare in maniera sinergica l’Obesità come malattia, garantendo una migliore qualità di vita delle persone con obesità che vivono nei grandi centri urbani. Siamo, infatti, convinti che si debbano compiere sforzi congiunti per rendere l’ambiente e il tessuto urbano meno obesogeni e orientati alla qualità di vita dei soggetti con obesità, eliminando quelle barriere sociali, architettoniche, strutturali e culturali che ne impediscono di fatto una vita normale.
Riteniamo che solo il lavoro sinergico di molte figure (stakeholders) potrà sortire sforzi realmente innovativi e creativi che diano inizio a processi capaci di vincere le grandi sfide legate all’obesità, quale l’accesso alle cure e la lotta allo stigma sociale particolarmente rilevante nei contesti di elevato impatto socio-demografico e nelle grandi aree urbane e metropolitane.
Sottoscrivendo la Carta di Milano sull’Urban Obesity
AFFERMIAMO l’assunzione di responsabilità da parte nostra di mettere in atto azioni e scelte quotidane che tutelino il diritto alla salute delle persone con obesità;
CI IMPEGNIAMO a sollecitare decisioni politiche, a tutti i livelli, che garantiscano il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di un equo accesso alle cure, di avviare progetti di prevenzione primaria, di far fronte allo stigma sociale di rendere le nostre città ambienti più salutari e meno obesogeni.
Noi crediamo sia necessario
GARANTIRE alle persone con obesità il pieno accesso alle informazioni scientifiche e sanitarie, all’assistenza, ai trattamenti innovativi, in tutto il territorio cittadino;
SOSTENERE le persone con obesità e i loro familiari nel superare gli ostacoli, i pregiudizi, le diffidenze e le discriminazioni;
STIMOLARE le Istituzioni dell’urgenza a considerare l’obesità come una vera e propria malattia fortemente invalidante, che necessita di strumenti legislativi e normativi specifici;
RIMUOVERE le barriere architettoniche che nelle città, nei luoghi di cura, nei trasporti, nella mobilità, nei posti di lavoro, nelle scuole e nei luoghi di aggregazione sociale, impediscono alle persone con obesità di vivere appieno la propria vita;
ATTUARE politiche che riducano la diffusione di alimenti e bevande che promuovono l’obesità, migliorando la disponibilità e l’accesso al cibo sano;
PROMUOVERE l’educazione alimentare, sia nella scuola che sulla stampa;
DIFFONDERE informazioni corrette, bilanciate e non di parte, scientificamente provate con la buona pratica della pubblicità e della pubblicità progresso da parte dei ministeri interessati;
INTRODURRE politiche e protocolli di pianificazione urbana che migliorino gli ambienti della città con maggiori spazi verdi dove sia possibile attuare attività fisica come parte integrante della vita quotidiana, assicurando la loro attuabilità;
SOSTENERE un pieno accesso alle cure per migliorare la qualità di vita delle persone con obesità, per la riduzione del rischio di complicanze invalidanti e/o mortali;
CONSIDERARE la prevenzione dell’obesità come obiettivo di tutte le politiche cittadine, per garantire che l’azione sia intrapresa in tutti i settori: dalla sanità, all’istruzione, ai media e alla cultura, allo sviluppo e ai servizi sociali;
AUMENTARE il coinvolgimento delle istituzioni, dei medici di medicina generale oltre agli specialisti, dei cittadini e dei media, incoraggiando l’impegno a riconoscere la gravità che l’obesità come malattia può rappresentare;
IMPLEMENTARE politiche che proteggano le persone, i dipendenti e gli studenti, con rispetto per l’individuo indipendentemente dal peso, evitando discriminazioni nella società, nella scuola e nell’università, nei colloqui di selezione del personale, nei luoghi di lavoro, contrastando forme di bullismo e di disparità sociale;
CONSIDERARE l’obeso come persona e non solo come paziente, usando il termine “le persone con obesità” e non le “persone obese”, evitando da parte dei media stereotipi falsi e imprecisi sull’obesità, oltre che immagini che ne ledano la dignità e ne svalutino la personalità.
Noi riteniamo inaccettabile che
LA PERSONA CON OBESITÀ sia spesso vittima di pregiudizi e soggetta a discriminazioni;
LA PERSONA CON OBESITÀ sia vittima di stereotipi culturali, alimentati in molti modi nei diversi contesti sociali; le immagini che spesso accompagnano le notizie che riguardano l’obesità, sia nei diversi social media che nelle campagne pubblicitarie con affissioni nelle città, ritraggano negativamente LE PERSONE CON OBESITÀ; in molti contesti di vita cittadina LA PERSONA CON OBESITÀ non riceva attenzioni adeguate relative alla sua malattia.
Vogliamo nel contempo contribuire a lasciare un mondo più sano, più equo e sostenibile alle future generazioni e in quanto cittadine e cittadini noi ci impegniamo a:
CONSUMARE solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno, assicurandoci che il cibo sia consumato prima che deperisca, donato qualora in eccesso e conservato in modo tale che non si deteriori;
ADOTTARE stili di vita più salutari;
EVITARE lo spreco di cibo e acqua in tutte le attività quotidiane, domestiche e produttive;
ADOTTARE comportamenti responsabili e pratiche virtuose, al fine di proteggere l’ambiente;
PROMUOVERE l’educazione alimentare e ambientale in ambito familiare per una crescita consapevole delle nuove generazioni;
SCEGLIERE consapevolmente gli alimenti, considerando l’impatto della loro produzione sull’ambiente;
ESSERE parte attiva nella costruzione di città più sostenibili, anche attraverso soluzioni innovative, frutto del nostro lavoro, della nostra creatività e ingegno.
In quanto membri della società civile e della collettività, noi ci impegniamo a:
FAR SENTIRE la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di avere città più vivibili;
RAPPRESENTARE le istanze della società civile nei dibattiti e nei processi di formazione delle politiche pubbliche nella lotta all’obesità;
DENUNCIARE tutte le forme di discriminazione e stigma per le persone con obesità;
LAVORARE con le istituzioni cittadine e sanitarie per l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche, negli edifici pubblici, nei mezzi pubblici, negli impianti sportivi, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei luoghi di cura;
PROMUOVERE l’educazione alimentare e ambientale perchè vi sia una consapevolezza collettiva della loro importanza per il futuro dell’umanità.
Noi donne e uomini, amministratori, medici, esperti e cittadini, sottoscrivendo questa Carta di Milano sull’Urban Obesity, chiediamo con forza al governo e ai sindaci di impegnarsi a:
ADOTTARE misure e normative di legge per garantire e rendere effettivo il diritto alle cure per la persona con obesità;
RAFFORZARE le leggi in favore della persona con obesità e delle loro famiglie;
PROMUOVERE il tema dell’obesità e dei sani stili di vita in tutti gli ambiti culturali;
SOSTENERE e diffondere la cultura della sana alimentazione come strumento di salute globale;
PROMUOVERE un patto che riguardi le strategie alimentari, sia urbane che rurali, in relazione all’accesso al cibo sano;
AUMENTARE le risorse destinate alla ricerca sulle malattie del metabolismo che comprendano obesità e diabete, oltre alle malattie a queste associate, al trasferimento dei suoi risultati, alla formazione e alla comunicazione;
INTRODURRE o rafforzare nelle scuole e nelle mense scolastiche i programmi di educazione alimentare, fisica e ambientale come strumenti di salute e prevenzione, valorizzando in particolare la conoscenza e lo scambio di culture alimentari, a partire dai prodotti tipici, biologici e locali;
SVILUPPARE misure e politiche nei sistemi sanitari nazionali e regionali che promuovano un’alimentazione sana e sostenibile e riducano lo squilibrio alimentare;
PROMUOVERE campagne di informazione ai cittadini riguardo la rilevanza e i rischi correlati al sovrappeso e all’obesità;
INVESTIRE nella costruzione di un ambiente e di un tessuto sociale urbano meno obesogeni, più salutari, sviluppando politiche e infrastrutture in tal senso.
Poichè crediamo che dalle città possa partire un efficace contrasto all’obesità e alla sua diffusione, noi ci impegniamo a adottare i principi e le pratiche esposte in questa Carta di Milano sull’Urban Health, facendola diventare parte attiva del nostro impegno per il futuro dell’umanità e del pianeta.
Un futuro giusto e sostenibile per le persone con obesità è anche una nostra responsabilità.
LA CARTA DI MILANO SULL’URBAN OBESITY è promossa dal Centro di Studio e Ricerche sull’Obesità (www.csro.it) dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano, la Regione Lombardia, l’ANCI, l’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, l’Health City Institute, la rete Cities Changing Diabetes, IO-NET, la rete OPEN (Obesity Policy Engagement Network), la SIO (Società Italiana dell’Obesità), la SIP (Società Italiana di Pediatria), la SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica),l’ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica), la IBDO FOUNDATION, la SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), l’associazione Amici Obesi e l’organizzazione Cittadinanzattiva.
URBAN HEALTH ROME DECLARATION
L’URBAN HEALTH ROME DECLARATION definisce gli aspetti strategici di azione per migliorare la salute nelle città attraverso un approccio di tipo olistico, per quanto riguarda la persona, e di tipo multisettoriale, per quanto attiene alle politiche di promozione della salute nell’ambito del contesto urbano.
L’URBAN HEALTH ROME DECLARATION riconosce che il concetto di salute è un elemento imprescindibile per il benessere di una società e non si riferisce meramente alla sopravvivenza fisica o all'assenza di malattia, ma comprende gli aspetti psicologici, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale – così come definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanit (OMS).
L’URBAN HEALTH ROME DECLARATION considera la salute non come “bene individuale” ma quale “bene comune” che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco.
Il bene comune è dunque un obiettivo da perseguire sia da parte dei cittadini, sia dei sindaci e degli amministratori locali, che devono proporsi come garanti di una sanità equa, facendo sì che la salute della collettività sia considerata un investimento e non solo un costo.
Il ruolo delle città nella promozione della salute nei prossimi decenni sarà potenziato dal fenomeno dell'urbanizzazione, con una concentrazione del 70% della popolazione globale sul proprio territorio.
L’URBAN HEALTH ROME DECLARATION, in linea con le raccomandazioni dell’ OMS:
1. Riconosce a ogni cittadino il diritto ad una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano e la salute dei cittadini come fulcro di tutte le politiche urbane.
2. Evidenzia che le amministrazioni devono impegnarsi nella promozione della salute dei cittadini, studiando e monitorando i determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano, facendo leva sui punti di forza delle città e riducendo drasticamente i rischi per la salute.
3. Invita le Istituzioni sanitarie e i Sindaci ad assicurare un alto livello di alfabetizzazione (Health Literacy) e di accessibilit all’informazione sanitaria per tutti i cittadini, aumentando il grado di autoconsapevolezza.
4. Rileva la necessit di inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici, con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano.
5. Incoraggia ad attuare strategie per assicurare la promozione di stili di vita sani nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie.
6. Propone l’attuazione di politiche d'incentivazione rivolte alle imprese socialmente responsabili che investano in sicurezza e prevenzione e che promuovano la salute negli ambienti di lavoro.
7. Esorta a promuovere una cultura alimentare appropriata, attraverso programmi dietetici mirati, prevenendo l’obesit , le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2.
8. Incoraggia la creazione di iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili.
9. Richiama l’attenzione sulla necessit di ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo.
10. Accoglie con estremo favore e incoraggia la condivisione di buone pratiche a livello locale, come la creazione di percorsi ciclo-pedonali per attività di running e walking, e l'utilizzazione degli spazi verdi pubblici attrezzati come "palestre a cielo aperto".
11. Sollecita le amministrazioni locali a sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare.
12. Sottolinea l’urgenza di agire direttamente sui fattori ambientali e climatici per ridurre i rischi legati allo sviluppo di malattie correlate all’inquinamento atmosferico e ambientale.
13. Ribadisce l’esigenza di considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio, quale priorit per l’inclusione sociale nel contesto urbano .
14. Auspica una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende sanitarie, Centri di ricerca, industria e professionisti per studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadini.
15. Suggerisce la creazione della figura dell'Health City Manager, in grado di guidare il processo di miglioramento della salute in ambito urbano, in sinergia con le amministrazioni locali e sanitarie.
Roma, 11 dicembre 2017
Antonio Decaro Beatrice Lorenzin
Presidente, ANCI Ministro della Salute
THE URBAN DIABETES CONSENSUS
URBAN DIABETES
CITIES ARE THE FRONT LINE FOR BENDING THE CURVE ON TYPE 2 DIABETES
1 COLLABORATE
The scope of the challenge means that the fight against urban diabetes can only be won if we forge strong alliances between cities, universities, health centers, community leaders, industry and professionals. Establishing mechanisms for collaboration through partnerships are a prerequisite for bending the curve on urban diabetes.
2 UNDERSTAND THE CHALLENGE
To fully understand the situation and identify opportunities for building resilience, cities must study and monitor the specific health determinants that impact health in their urban context including social factors, cultural determinants and the urban environment.
3 RAISE AWARENESS
Cities must ensure a high-level of health literacy through health education, campaigns and easily accessible health information for all people of all ages.
4 BUILD A HEALTH PROMOTING ENVIRONMENT
Cities must strive to make the city environment an enabler for living a healthy life by supporting active transportation, access to healthy food, and creating sports and exercise facilities close to where people live.
5 PARTNERSHIPS
The challenge of urban diabetes is not unique to one country or city. As cities in the Cities Changing Diabetes partnership, we encourage more cities to join the fight against urban diabetes and share their best practises with cities around the world. Together we can bend the curve on urban diabetes.
Diabetes is rising at an alarming rate around the world. By 2045, an astounding 736 million people could be living with diabetes. Given the devastating human and economic cost that diabetes and its complications have on individuals, families and communities, this growth is simply unsustainable. We must change the trajectory of the rise in diabetes, which is why the Cities Changing Diabetes partnership set a bold ambition that no more than 1 in 10 adults globally has diabetes in 2045.
Rapid, global urbanization is changing both where people live, and the way people live. City planning, policy, and culture have a direct impact on people’s health. Already today 2/3 of people living with diabetes live in cities. The Cities Changing Diabetes partnership aim to improve understanding of the principal factors behind the rise of diabetes in urban settings, then share and apply that knowledge to real world solutions for people to live healthier lives. Cities are where the fight against diabetes must be fought and won.
A BOLD AMBITION
The Urban Diabetes Consensus is an agreement between four partner cities of the global Cities Changing Diabetes Programme:
HOUSTON, SHANGHAI, ROME AND MILAN
Houston and Shanghai were among the first five cities to start the programme in 2014. Rome joined the programme in 2017, followed by Milan in 2019. All four cities have demonstrated their commitment to improving health through policies and actions.
The Urban Diabetes Consensus defines the strategic aspects of actions to improve health in cities through a holistic and multisectoral approach.
ROME
Andrea Lenzi
Full Professor of Endocrinology University of Rome Sapienza, President Health City Institute and President National Committee for Biosafety, Biotechnology, Life Science of Prime Minister Council
SHANGHAI
Cai Chun
Msc, MPH. Executive Deputy Director of Hospital Management Research Center Shanghai Jiaotong University
Affiliated Sixth People’s Hospital
HOUSTON
Faith E. Foreman-Hays
Dr.P.H., MPH, BA, LVN. Assistant Director of Office of Chronic Disease, Health Education and Wellness Houston Health Department
MILAN
Michele Carruba
Full Professor of Pharmacology and President of Obesity Centre Department of Milan University
HCI IDENTITY
PRINCIPI ISPIRATORI DELL’HEALTH CITY INSTITUTE : LA SALUTE NELLE CITTA’ BENE COMUNE
L’esponenziale sviluppo urbano, cui il mondo ha assistito ha modificato profondamente lo stile di vita della popolazione e seguita a trasformare il contesto ambientale e sociale in cui viviamo molto rapidamente.
L’urbanizzazione crea nuovi problemi: riduce l’equità, genera tensioni sociali e introduce minacce per la salute delle persone. La configurazione attuale delle città e, più in generale l’urbanizzazione, presentano per la salute pubblica e individuale tanti rischi ma anche molte opportunità.
Se infatti le città sono pianificate, ben organizzate e amministrate coscientemente, si può dare vita ad una sinergia tra istituzioni, cittadini e professionisti in grado di migliorare le condizioni di vita e la salute della popolazione.
COSA E’ L’HEALTH CITY INSTITUTE
L’Health City Institute è un centro di ricerca sulla salute urbana ed un “ Think Tank” indipendente, apartitico e no profit, nato come risposta civica all’urgente necessità di studiare i determinanti della salute nelle città;
Health City Institute è costituito da un gruppo di professionisti che si sono distinti nel proprio campo di appartenenza e che lavorano a titolo puramente personale e pro bono per fare proposte attuali, pratiche e d’impatto che permettano di individuare le priorità sulle quali agire in tema di salute nelle città;
Health City Institute vuole aggregare persone di massima integrità e motivate da una forte passione civica provenienti dai mondi delle professioni, dell’industria, della finanza, dell’imprenditoria, dell’innovazione, della consulenza, dell’accademia, della pubblica amministrazione, della magistratura, della cultura, della scienza e dei media, met-
tendo queste competenze al servizio dl Paese, delle Istituzioni e dei Comuni;
Alle Istituzioni Health City Insitute offre: un confronto con competenze diversificate (orizzontali, verticali e di sistema) ed accesso a best practices comparate e globali; una controparte professionale animata da senso civico, credibile ed indipendente disposta a lavorare su specifici progetti e azioni mirati la promozione della salute nel nostro Paese.
Health City Institute offre alle migliori energie intellettuali del Paese un’efficace piattaforma d’impatto sullo studio dei determinati della salute nella città;
Health City Institute conta su un network di persone a livello internazionale, nelle 14 città metropolitane e nelle maggiori città italiane;
Health City Institute persegue: Valore, Indipendenza, Confronto, Impatto.
VALORE
Health City Institute vuole aggregare persone di riconosciuta integrità e di comprovato merito che si uniscano all’organizzazione per un sentimento civico comune di contributo al miglioramento della salute nel nostro Paese;
I nostri gruppi di lavoro sono composti da esperti della materia di provata e profonda esperienza pratica. Le soluzioni che vogliamo proporre rispondono alle priorità di salute del Paese e delle Città e non a quelle di singoli gruppi o di specifici interessi;
Il processo di elaborazione delle soluzioni è disegnato raccogliendo diversi punti di vista e, per quanto possibile, il parere delle istituzioni. Le soluzioni sono e saranno pratiche, attuabili e di impatto, coerenti con il risultato dei diversi gruppi di lavoro e con i valori di dell’Health City Institute.
Health City Institute vuole attivare partnership nazionali ed internazionali, con soggetti pubblici e/o privati su progetti riguardanti la salute nelle Città, promuovendo le buone pratiche alla salute nei contesti urbani dichiarate nel manifesto per la salute nelle città.
INDIPENDENZA
Health City Institute è apartitico ed indipendente e non persegue particolari dottrine economico-sociali o scuole di pensiero politico, economico, sociale e clinico: l’obiettivo è fare proposte per migliorare la salute in Italia e partendo dalle Città come aggregazione delle esigenze locali dei cittadini in tema di salute;
L’Health City Institute persegue gli obiettivi dichiarati dall’OMS che definisce la salute “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità «;
L’Health City Institute persegue gli obiettivi del WHO, della Carta di Ottawa, per la promozione della salute in generale e nei contesti urbani in particolare, che indicano quali priorità: la creazione di ambienti che consentano di offrire un adeguato supporto alle persone per il perseguimento della salute negli ambienti di vita e di lavoro, attraverso condizioni di maggiore sicurezza e gratificazione;
il rafforzamento dell’azione delle comunità che devono essere adeguatamente sostenute per poter operare autonome scelte per quanto riguarda i problemi relativi alla salute dei cittadini che vi appartengono;
il riorientamento dei servizi sanitari nella logica di renderli più adeguati ad interagire con gli altri settori, in modo tale da svolgere un’azione comune per la salute della comunità di riferimento.
L’Health City Institute vuole lavorare in modo sinergico con i mondi dell’accademia e associazioni che possano condividere in tutto o in parte la propria missione e/o i propri valori.
CONFRONTO
I principali interlocutori di Health City Institute sono il WHO, le istituzioni nazionali, internazionali e locali, le Università e i centri di ricerca e la collaborazione deve avvenire attraverso il dialogo e confronto e la creazione di una partnership culturale, scientifica e operativa;
Health City Institute, intende coinvolgere la società civile traducendo in un linguaggio comprensibile l’impatto sociale delle proprie proposte in tema di miglioramento della salute negli ambienti urbani;
Il dialogo e confronto di Health City Institute con le Istituzioni è leale, trasparente, coinvolgente, aperto e costruttivo.
IMPATTO
I membri dell’Health City Institute dedicano il proprio tempo e mettono le proprie competenze a servizio del Paese e delle Città per ottenere un impatto tangibile sulla società, declinato come consapevolezza sociale, proposta di legge, sensibilizzazione politica, ricerca e studio o riforma vera e propria;
Health City Institute lavora su diversi livelli affinché le proprie proposte siano condivise e recepite, impegnandosi a creare consenso e a monitorarne l’impatto, attraverso un Osservatorio permanente sulla salute nelle Città.