PRATO - Campionato di Giornalismo

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12 CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011

Scuola

Convenevole Prato

A casa di Nonno Giorgio La visita al Quirinale, una giornata meravigliosa RIFLESSIONI

Le lettere al presidente Napolitano LE LETTERE inviate al Presidente della Repubblica dagli alunni della 3F. Javed A. , Martini F. , Chiti C. , Mocarini V. e Di Santo S. desiderano chiedere al Presidente della Repubblica: - una maggior sicurezza nelle nostre città; - una migliore sicurezza del patrimonio; - un impiego per tutti i giovani che cercano un futuro sereno. Vorrebbero, inoltre fare i complimenti al Presidente per tutto ciò che ha fatto e che farà per la nostra Italia. Claps L. ,Cartei N. e Carli S. hanno chiesto al Presidente della Repubblica di realizzare alcuni loro desideri : - sconfiggere la crisi con vari progetti; - diminuire il numero dei parlamentari; diminuire i costi superflui da parte dei cittadini convogliando la spesa su altri fronti. Sara, Emma, Tommaso, Erika, Bernardo e Mattia hanno chiesto al Presidente della Repubblica di: - indirizzare la maggior parte del patrimonio statale alla scuola per migliorare alcune cose come la mancanza di sussidi didattici; - la mancanza di personale addetto all’igiene e alla pulizia dell’edificio. Ciuffatelli L., Amoroso G.,Luccarelli A., Tosa S., hanno chiesto al Presidente della Repubblica, nella sua autorevolezza d’intercedere per indirizzare i giovani d’oggi verso una passione che li accomuna: la musica passata. Potrebbe essere un progetto interessante, attraverso anche oggetti pratici ( libri, portaoggetti...). Ciò avvicinerebbe i giovani d’oggi a entrare nei panni di coloro che hanno vissuto in quest’epoca straordinaria.

IL 6 DICEMBRE la 3ª F è stata a visitare la nostra Capitale. Alle 4:45 era prevista la partenza per la Città; vista l’ora molti di noi sono stati vinti dal sonno. Circa alle 9:00 siamo arrivati a destinazione. Lì abbiamo incontrato il Preside, e ci siamo ritrovati circondati da un rettangolo di importanza storica: le mura del Quirinale. La guida, molto cortese, ci ha condotti all’ interno dell’edificio. Il Palazzo del Quirinale sorge sull’omonimo colle, il più alto. E’ la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica italiana ed uno dei simboli dello Stato. Costruito a partire dal 1583, è uno dei più imponenti palazzi della capitale, sia dal punto di vista artistico che da quello turistico. L’attuale inquilino del Quirinale è Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica dal 15 Maggio 2006. Il palazzo è composto dal corpo centrale, e si sviluppa attorno al masteoso cortile d’Onore. Abbiamo visitato le varie sale del Palazzo. Decorate da lampadari di cri-

GRUPPO I ragazzi della III F durante la visita a Roma

stallo (Boemia) e specchi antichi, le sale mostravano “orgogliose” l’incontro di due stili: il barocco e il rococò. Poi, con gli occhi che ancora non credevano alle mille bellezze dinnanzi a loro, abbiamo visitato il museo interno, allestito in onore dei 150 anni d’italia. Qui vi erano i ricordi dei personaggi

che hanno fatto la nostra storia: dai testamenti ai ritratti, dalle gesta ai gioielli, dalle curiosità ai busti... insomma, un posto magico. Dopo la visita al Palazzo del Quirinale abbiamo continuato la gita per le strade di Roma. Siamo andati a Piazza Trevi, dove abbiamo visto la famosissima fontana. Do-

podichè ci siamo incamminati verso il Pantheon dove ci siamo fermati per una pausa. Già pronti per ripartire, siamo andati verso gli altri palazzi dell’Istituzione. Dopo la visita al tempio ed il pranzo a base di pizza e patatine,ci siamo recati in un altro luogo di grande importanza, ossia Piazza Navona. Qui abbiamo trovato decine di bancarelle e venditori ambulanti; alcuni vendevano oggetti natalizi o comunque delle festività, altri invece mostravano giocattoli, fischietti o modellini e altri ancora le classiche calamite con la Fontana di Trevi. Come ultima tappa, stremati dalla fatica e con i piedi dolenti, abbiamo ammirato, qualcuno per la prima volta, il segno della grandezza di Roma: il Colosseo. Nel percorso fatto per raggiungere tale monumento, siamo passati proprio accanto all’ Altare della Patria, il quale custodisce il Milite Ignoto, simbolo di tutti i soldati morti nella Prima Guerra Mondiale.

L’INIZIATIVA TANTA FATICA MA BUONI RISULTATI ALLA CORSA CAMPESTRE PER LE SCUOLE

La «Convenevole» si mette in gioco

RAGAZZI Un gruppo di ragazzini alla corsa campestre

NONOSTANTE la gita a Roma, un gruppo di ragazzi della classe 3 F il giorno seguente si è recato ad una corsa campestre, organizzata dal Comune. I ragazzi partecipano ogni anno alle gare che vengono proposte dai professori perchè ritengono che sia un ottimo modo per avvicinarsi al mondo dello sport, il quale ripaga a piene mani. La gara si è svolta dietro il campo da calcio della Zenith; essa si organizzava in più mandate. Prima correvano le classi superiori alternandosi ragazzi e ragazze. Successivamente hanno cominciato a correre le prime medie, seguite dalle seconde fino alle terze dove hanno gareggiato i nostri compagni. Gli alunni che hanno partecipato alla campestre sono: Bernardo Goti (schermitore) e Lorenzo Ciuffatelli (calciatore); entrambi campioni regionali delle loro rispettive attività sportive. Il primo ha avu-

to una buona partenza, infatti per i primi cinquecento metri si trovava in testa, poi, sfortunatamente, una caduta gli ha impedito di vincere la gara, ma è riuscito a qualificarsi nelle prime dieci posizioni. Il secondo, alla partenza si trovava invece nelle ultime posizioni per il blocco postogli dagli avversari. Con spinte e gomitate, è riuscito a qualificarsi nelle prime cinquanta posizioni. Purtroppo Tommaso Porporini non ha potuto partecipare per un infortunio al piede destro. Lo ringraziamo ugualmente per il supporto dato ai compagni. Le due professoresse di educazione fisica si sono ritenute soddisfatte dei propri alunni, che saranno premiati con un incremento della valutazione finale. (Redazione: Bernardo Goti, Lorenzo Ciuffatelli, Gaetano Amoroso, Marco Sautariello e Mattia Brienza).

REDATTORI IN CLASSE LA REDAZIONE: Gaetano Amoroso, Mattia Brienza, Clarissa Capobianco, Simone Carli, Niccolò Cartei, Giulia Chen, Chiara Chiti, Rebecca Cirilli, Lorenzo Ciuffatelli, Loren-

zo Claps, Giada Craparo, Sara Di Santo, Mariafrancesca Gabino, Bernardo Goti, Abroo Javed, Sara Lanni, Andrea Luccarelli, William Mancini, Francesca Martini, Va-

lentina Mocarini, Tommaso Porporini, Emma Quiriconi, Marco Sautariello, Beatrice Sulas, Samuele Tosa, Erika Zampieri. L’insegnante tutor professoressa Caterina Cafarelli. Preside: Valerio Bandini.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011

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Scuola

Pier Cironi Prato

Le distanze si accorciano Il mondo è sempre più unito grazie al fenomeno della globalizzazione PENSATE davvero di sapere che cos’è la globalizzazione? Basta guardare la televisione, navigare su internet o leggere un quotidiano per incontrare questa parola. Ma cosa significa veramente? Il termine globalizzazione deriva dall’unione di “economia globale” e “integrazione” ed è stato introdotto per riferirsi ai cambiamenti che stava subendo l’economia a livello mondiale. Col tempo il suo significato si è ampliato e oggi si riferisce ad un fenomeno che ha cambiato molti aspetti della nostra vita. A determinare i nostri cambiamenti sono le multinazionali, grandi aziende che producono e vendono prodotti e servizi in tutto il mondo. La vita di noi tutti oggi sta subendo un processo di omologazione. Molti aspetti della nostra esistenza si stanno uniformando, come se in ogni paese del mondo si seguisse uno stesso modello: in ogni posto vanno di moda le stesse cose, si sentono le stesse canzoni, troviamo gli stessi cibi, ci piacciono gli stessi passatempi. Così si può dire che una persona che viaggia oggi si senta dappertutto a

PANGEA Quando i continenti erano tutti uniti

casa sua, perché ovunque trova gli stessi prodotti. Col miglioramento delle vie di comunicazione e grazie alle nuove tecnologie, le distanze si sono accorciate: il globo è diventato un unico grande mercato e perciò tutti ci assomigliamo sempre di più. Il mondo, in qualche modo, è diventato più unito.

Ma la globalizzazione è un fenomeno positivo o negativo? Le multinazionali stabiliscono le loro sedi in zone povere del mondo. Spesso lì trovano materie prime a buon prezzo, governi che offrono vantaggi e la manodopera costa meno. Le persone che sono a favore della globalizzazione pensano che così si creino posti di la-

voro nei paesi in via di sviluppo facendo diminuire la povertà e che, grazie alla circolazione di idee e informazioni, la globalizzazione metta i popoli di fronte a nuove realtà e favorisca cambiamenti culturali positivi. Altre persone attribuiscono alla globalizzazione responsabilità di molte conseguenze negative. Sono nati così gruppi e associazioni che nel loro insieme formano il movimento no-global e che in molte occasioni manifestano con iniziative di protesta contro le multinazionali e ciò che è legato ai processi di globalizzazione dell’economia. Questi movimenti sostengono che la globalizzazione stia facendo arricchire ancora di più i paesi già ricchi, mentre i paesi poveri non ne ricavano occasioni di sviluppo: le multinazionali sfruttano luoghi e popolazioni, creando benefici apparenti e non duraturi, e spesso danni all’ambiente. La globalizzazione dunque, fa ormai parte della nostra società, ma non tutti apprezzano la sua compagnia.

L’INTERVISTA NONNO GIOVANNI, 88 ANNI, RACCONTA COME SI VIVEVA QUANDO ERA RAGAZZO

Quando i pantaloni alla zuava erano di moda

LATESTIMONIANZA Giovanni Gistri, classe 1923

COME vivevano i nostri nonni? Che abitudini e che aspirazioni avevano? Noi della III C ci siamo posti queste domande e per questo abbiamo fatto un’intervista al “nonno” Giovanni Gistri, carabiniere in pensione, nato nel 1923. Come trascorreva il suo tempo libero e che abiti si portavano quando era un ragazzo? «Quando avevo la vostra età trascorrevo il mio tempo libero con gli amici del mio paese; i giochi preferiti erano il pallone, con il quale giocavamo nell’aia del contadino, e le carte. D’estate invece passavamo il tempo a fare il bagno nell’Arno. Il sabato andavamo alla casa del fascio per l’addestramento da carabiniere. Vestivamo con i pantaloni alla moda, cioè alla zuava». Come faceva a mettersi in contatto con i suoi amici?

«Mi mettevo in contatto con amici e parenti andando a piedi alle loro case. Poi mi hanno comprato la bicicletta e mi spostavo con questo mezzo». Senza apparecchi elettronici, come faceva ad informarsi su ciò che succedeva nel mondo? «L’unico modo per informarmi su ciò che accadeva era andare al circolo del paese e ascoltare la radio che trasmetteva le notizie; oppure leggere il giornale che il bottegaio metteva a disposizione di tutti». Si allontanava spesso dalla sua città? E con quali mezzi? «Per spostarmi da un paese all’altro utilizzavo, a seconda della distanza, la bicicletta o la carrozza con i cavalli. L’allontanamento dal mio paese comunque avveniva raramente: mi spostavo solo in caso di visite a parenti o amici oppure per andare al cinema».

REDATTORI IN CLASSE ECCO i nomi degli alunni della classe III C della scuola secondaria di primo grado Pier Cironi che hanno partecipato alla realizzazione della pagina. Giancarlo Aidara, Giulio Bardazzi, Cristia-

no Biacchessi, Monique Bianco, Irene Cammelli, Liyi Chen, Andrea Cirillo, Laura Cirillo, Simone De Feo, Francesca Giannelli, Fransi Hamolli, Darko Kocev, Francesco Lucianò, Cosimo Lunetti, Giulia Marino,

Francesca Nencetti, Simona Russo, Luca Scatizzi, Manuel Sesti, Xhesi Skota, Lucia Pia Stirparo, Serena Zhao, Rachele Zizzamia. Professoressa tutor Barbara Duccini.

APPROFONDIMENTO

Internet: un’arma a doppio taglio INTERNET è molto importante nel mondo odierno e nel fenomeno della globalizzazione. Può avere infatti vari scopi: chi lavora in borsa lo usa per comprare e vendere azioni da paesi lontani e uno studente può approfondire le proprie conoscenze sentendo le opinioni di persone che non conosce. Ma la rete può essere usata anche per il divertimento, giocando con gente che vive in posti lontani del mondo. Un ruolo fondamentale per le comunicazioni via internet lo ha Facebook. Grazie a questo social network riusciamo a rimanere in contatto con più persone nello stesso momento, sentendoci più vicini anche con chi si trova a chilometri e chilometri di distanza. Inoltre le nuove tecnologie permettono di fare una videochiamata tramite la webcam con altra gente, in modo da poter parlare con una persona e vederla nello stesso tempo. Internet ha vari pro e contro. Un vantaggio può essere il fatto che ci fornisce informazioni di ogni tipo, con la possibilità però che queste ultime possano essere false, dato che non sempre si può verificare l’autenticità delle fonti. Inoltre uno dei maggiori rischi di internet è il fatto che crei dipendenza: spesso i giovani preferiscono rimanere chiusi in casa e navigare nel web piuttosto che uscire all’aria aperta. Così internet è una grande invenzione, che però va saputa usare nella maniera corretta. E allora? Navigare sì, ma con moderazione.

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MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011

Scuola media

Alighieri Vernio Vernio

Vernio, la scuola del benessere Stretching in classe prima delle lezioni e fumo fuori dai cancelli FORMAZIONE

Studenti-tutor con la peer education ALUNNI in cattedra per insegnare ai coetanei l’educazione alla salute. Ricomincia la peer education, il progetto dell’Usl di Prato in collaborazione con l’Istituto comprensivo Sandro Pertini. Questa iniziativa nasce dall’esigenza di prevenire in modo diverso i comportamenti a rischio degli adolescenti: fumo, alcol, droghe e cattiva alimentazione. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a riconoscere i condizionamenti sociali che spingono ad adottare stili di vita dannosi per la salute, quali il tabagismo. I maggiori fattori di influenza per gli adolescenti sono rappresentati dalle amicizie, dai modelli familiari e dalla pubblicità. Ed è proprio sulla forza persuasiva del gruppo dei coetanei che il progetto si propone di agire: infatti non sono professori o esperti a guidare l’attività ma studenti delle classi terze chiamati appunto “peers” (pari). Gli studenti prescelti svolgeranno a gennaio un corso formativo con il dr. Luciano Gheri e Lucia Tronconi, formatrice dei progetti di Educazione alla Salute dell’Usl. UNA VOLTA formati, i peers svolgeranno nelle classi seconde tre lezioni durante le quali verrà redatto un decalogo sui sani comportamenti e saranno prodotti alcuni materiali come cartelloni e slogan. Il progetto terminerà con un campus, un’uscita di due giorni in collaborazione con l’Altavia Trekking di Prato. Qui i ragazzi saranno coinvolti in diversi giochi di squadra. Il pranzo, sarà costituito da cibi freschi e genuini, per educare ad una corretta alimentazione.

A CHI, seduto da diverse ore ad un banco o ad una scrivania, non è mai capitato di sentire un’immensa voglia di sgranchire le gambe e allungare i muscoli? A Vernio si sta cercando di dare una risposta a questa naturale esigenza fisica: pochi minuti di stretching in classe due volte al giorno, tutti i giorni; questa è l’iniziativa presa dall’Usl 4 di Prato e dall’Istituto Comprensivo Sandro Pertini di Vernio dove dodici classi (tra elementari e medie) stanno sperimentando questa nuova “materia” rivolta a correggere la scorretta postura che si assume passando molto tempo chinati sul banco. Il modo migliore, infatti, per evitare l’insorgere di malattie legate alla scorretta postura è appunto la prevenzione. A questo scopo i docenti, dopo un’adeguata formazione e, servendosi di cartelloni che illustrano i vari esercizi, fanno fare agli alunni pochi minuti di stretching. Questo, oltre a correggere la postura, dovrebbe anche rilassare i ragazzi e permettere loro di sciogliere la tensione accumula-

VIGNETTA Il fumo è tenuto rigorosamente alla larga

ta durante la lezione. Inoltre il progetto di «educazione alla salute» sempre in collaborazione con la Usl 4 promuove un’altra iniziativa che mira ad insegnare ai ragazzi corretti stili di vita: la Sandro Pertini sarà la prima scuola nel comprensorio Vernio-Prato a potersi presto definire «scuola li-

bera dal fumo». A SEGNALARLO a studenti, genitori e visitatori sarà una targa affissa fuori dal cancello, frutto della creatività di alcuni alunni della scuola media: una nuvoletta bianca intenta a scacciare una nube nera, simbolo sia del fumo di sigaret-

ta sia in generale di tutti gli atteggiamenti negativi che danneggiano la nostra salute. L’insegna inviterà tutte le persone a non fumare all’interno del perimetro scolastico, compreso il giardino circostante l’edificio. Questa iniziativa mira a dissuadere gli adulti dal fumare in quanto essi sono modelli importanti per i ragazzi sia nei loro punti di forza che in quelli di debolezza. Il messaggio che si intende far passare, secondo il dottor Luciano Gheri, psicologo della scuola, è questo: «Un corretto stile di vita e il non uso di sostanze come il fumo ci fa stare meglio con noi stessi e con gli altri». Gheri inoltre aggiunge: «La Usl organizza questi progetti per tutelare la vita dei cittadini, soprattutto dei più giovani: infatti se il vizio del fumo viene preso da ragazzi perderlo è molto difficile. Inoltre iniziare a fumare in giovane età rende più vulnerabili anche alla dipendenza da droghe e alcol». Queste iniziative non sono che tentativi per far si che nelle scuole vi sia uno stato di massimo benessere fisico, mentale e sociale.

LA STATISTICA INDAGINE SU UN CAMPIONE DI 316 PERSONE: COME È COMINCIATO IL RAPPORTO CON LE “BIONDE”?

Sigaretta, il vizio inizia in casa e con gli amici

DISTRIBUTORE Un self service di sigarette

QUANDO si è accesa la prima sigaretta? Perchè si è deciso di provare il gusto del fumo? Quanti genitori in casa fumano? Le classi terze dell’ Istituto Comprensivo Statale Sandro Pertini di Vernio hanno effettuato un’indagine per approfondire il rapporto dei membri della propria famiglia col fumo. Da queste interviste è stato possibile stilare una piccola statistica. Le persone attualmente prese come campione sono 316 tra i quali 80 (il 25.50%) sono risultati fumatori e 55 sono ex fumatori. Si è smesso di fumare per tutelare la salute, perchè sempre più luoghi pubblici lo vietano e anche perchè il vizio del fumo può incidere anche sul budget familiare. Oltre al numero di fumatori ed ex-fumatori l’indagine ha voluto individuare l’età in cui si è iniziato a fumare e i motivi che hanno spinto verso questa scelta.

E’ STATO riscontrato che l’età media in cui queste persone hanno iniziato a fumare è 17 anni, ma non manca chi ha cominciato anche in tenera età (10/12 anni). Fra i motivi principali che spingono un giovane ad accendere la sigaretta vi sono il desiderio di “sentirsi più grandi”, essere al centro dell’attenzione, omologarsi al gruppo di amici e non venire emarginati, dimenticare i problemi personali ma anche la semplice curiosità di provare sensazioni nuove. Infine, anche le fiction televisive e il cinema mostrano personaggi con la sigaretta fra le dita e soprattutto sul pubblico giovanile, il desiderio di immedesimarsi in quel personaggio può portare a voler provare il fumo.

REDATTORI IN CLASSE GLI STUDENTI cronisti: La pagina è stata realizzata per la 3B: Amicucci, Bartoloni, Biagioli, Cangioli, Carmagnini, Cauteruccio, Cecconi, Chiaramonti, Corsi, Erizma, Ferrarello, Ghrairi, Gori, Gualtieri, Gurie-

ri, Lena, Maglione, Marinaccio, Mensurati, Minelli, Peroni, Pieratti, Pieri, Querci, Stefan, Timpano. Per la 3A: Bagni, Baldini, Ballini, Bartolini, Bertucci, Biagi, Bogani, Bolognesi, Brachi, Corriere, De Biasi, Do-

ti, Elmi, Gaeta, Gurieri, Logli, Morganti, Muka, Pelagatti, Pucci, Saidi, Salvatore, Silvestri, Toccafondi, Venuto, Volpe, Zulfanelli. I docenti tutor sono Sara Galantucci e Vincenzo Mauro.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011

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Scuola media

San Niccolò Prato

Chi si prende cura di loro? Una giornata al canile: tante emozioni, tra lacrime e sorrisi AVETE mai provato a guardare negli occhi dei cani in gabbia? Noi sì, e vi assicuriamo che nessuno ha resistito con gli occhi asciutti. E c’è da dire che il canile di Prato è davvero ben tenuto; ospita un centinaio di cani, accuditi e controllati da volontari. La struttura, esistente da circa trent’anni, è comunale ed è gestita dall’associazione “Qua la zampa”. Quello che colpisce quando si entra nel canile è l’impegno dei volontari e degli addetti, che mantengono la struttura sicura e adatta per ogni tipo di animale. Le gabbie sono capienti e i cani hanno a disposizione un giardinetto in cui correre. Inoltre il canile si appoggia ad un gruppo di veterinari esterni, che tengono sotto controllo la salute delle bestiole e le curano se malate. All’interno del canile possiamo trovare vari tipi di cani, che aspettano con ansia di essere adottati da un padrone che si prenda veramente cura di loro. Gli ostacoli maggiori per questi amici sono la vecchiaia, ma soprat-

UMORISMO Chissà cosa farebbero gli animali al posto nostro

tutto la gente che li abbandona per la strada o davanti al cancello del canile. I fondi sono sufficienti per mandare avanti la struttura senza troppi problemi e la maggior parte delle sovvenzioni viene dal Comune, a cui si aggiungono donazioni da altre associazioni. Tutti possono contribuire, portan-

do cibo come scatolette oppure oggetti utili come coperte e ciotole, donando soldi via internet e comprando il loro calendario. L’adozione dentro il canile è fatta da persone di tutte le età e gli ospiti che sono scelti più facilmente sono i più giovani e i meno ingombranti. Ogni anno sul nostro terri-

torio vengono adottati circa cento cani, ma purtroppo ne vengono abbandonati altrettanti. Chi trova un cane abbandonato, può chiamare direttamente il canile. I volontari controllano se l’esemplare ha il microchip, che permette di risalire al padrone attraverso gli archivi dell’Asl e lo ospitano per sessanta giorni; se entro quel limite di tempo il proprietario non si presenta, il cucciolo rimane nel canile e può essere adottato. Nel dare in adozione i cani, i volontari scelgono l’animale giusto in base al carattere delle persone e, per evitare il fenomeno del riabbandono, consigliano ai futuri padroni di “pensarci dieci volte prima invece che una dopo!”. Per chi è interessato il canile è aperto tutti i giorni, anche la domenica, dalle otto alle tredici e dalle quattordici e trenta alle diciassette e trenta. I volontari sono sempre disponibili e per informazioni è possibile consultare il sito:www.canilerifugioprato.it, dove compaiono tutte le indicazioni utili e i numeri dei volontari.

IL PROGETTO PRESTO AL VIA IL NUOVO CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI DI CANILE

’Gabbie aperte’, il cane giusto per ogni famiglia

ADOZIONE Uno degli amici a quattro zampe del canile di Prato

DAVVERO innovativa è l’idea dell’associazione “Una Uomo-Natura-Animali” di istituire un corso di formazione per i volontari del canile, promosso dal Cesvot, che si chiamerà «Gabbie Aperte». Il corso, come ci spiega Francesca Gheri, psicologa coinvolta nel progetto, vuole approfondire la conoscenza dei cani in tutti i loro aspetti per una gestione più corretta all’interno del canile e per diminuire il fenomeno sempre più frequente del riabbandono dopo l’adozione.

le di vita, il contesto domestico, le relazioni familiari che coinvolgeranno appieno la diade cane-padrone».

In base a cosa avviene la scelta di un cane da parte del padrone?

«Il corso vuole insegnare i metodi e le tecniche per diminuire lo stress dei cani in gabbia e aumentare il loro benessere. Allo stesso tempo intende fornire le competenze basilari per gestire l’incontro con i futuri proprietari, capire cosa cerchino esattamente e comunicare efficacemente come affrontare i possibili problemi post-adozione».

«La scelta di un cane è spesso poco razionale: la persona è pervasa da moti emotivi (la vista di un cucciolo o il ricordo di un vecchio amico a quattro zampe che non c’è più) e a volte sono lasciati in secondo piano dati di realtà importanti, quali lo sti-

Queste considerazioni come possono influenzare il lavoro dei volontari?

«E’ importante che i volontari del canile imparino a indagare le caratteristiche emotive e di vita delle persone intenzionate ad adottare un cane, così da poter consigliare l’amico più adeguato al fine di una convivenza serena per entrambi». Quali sono gli obiettivi specifici del corso?

REDATTORI IN CLASSE ECCO I redattori in classe della III A di San Niccolò: Francesco Agostini, Niccolò Balli, Clarissa Bardazzi, Lorenzo Bini, Mario Bonechi, Rebecca Cecconi, Emanuele Corti, Lisa Delle Rose, Filippo Giagnoni, Ludovi-

ca Gori, Margherita Iannelli, Riccardo Innocenti, Rachele Mariotti, Viola Melani, Alessandro Mercantelli, Beatrice Pacini, Alessia Panerai, Virginia Passini, Mattia Pierozzi, Caterina Tatti, Virginia Ucchino.

I docenti tutor che seguono il progetto sono Francesca Galli e Paolo Puggelli, sotto la supervisione del dirigente scolastico Alessandra Bardazzi.

LE STORIE

Veterani o matricole A voi la scelta AL CANILE si trovano cani di ogni età. Menta, un cane da caccia abbandonato a causa di una zampa ferita che non gli avrebbe permesso di essere un abile cacciatore, è stato avvistato in provincia di Prato pochi giorni fa, che gironzolava solo per i campi. Un uomo si è preso cura di lui per quindici giorni, però, non potendosi assumere la responsabilità di tenerlo, lo ha portato al canile di Prato proprio mentre lo visitiamo. Ora il cane cercherà di crearsi una nuova vita; per il momento si è ritrovato in una gabbia senza capirne il motivo. E’ confuso, sente abbaiare centinaia di cani intorno a sé. Fa molta pena e tenerezza. Speriamo solo che un giorno riesca a trovare un padrone onesto che si prenda veramente cura di lui e gli voglia bene. «Lasciare Menta è stato molto difficile, mi è venuto anche da piangere, ma purtroppo non posso tenerlo, nonostante mi abbia fatto molta compagnia» racconta il signore che l’ ha accudito in questi quindici giorni. Tilda, al contrario di Menta, vive nel canile da diciotto anni. La nostra amica a quattro zampe, vista l’età avanzata, sta in una casetta per i cani più anziani. Nessuno ha voluto adottarla perché è un cane di grande taglia ed ora è inferma e non può muoversi dalla sua cuccia, tanto che i volontari devono imboccarla per farla mangiare.

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10 CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

Convitto nazionale

Cicognini Prato Prato

Elena e Leonetto: due cuori, un’arca L’amore per l’arte legava quei personaggi dai caratteri opposti IL PERSONAGGIO

Lady Berruti una musa con personalità «LA PITTURA scorre nel sangue di Elena sempre. Seduta scomoda su uno scoglio davanti al mare e immersa nei cespugli del bosco. Goccia fra le onde delle sue marine, fronda nel bosco, fiore tra i fiori effonde in esaltata contemplazione quanto raccoglie nel suo abbandono». Leonetto Tintori usa amabili parole per descrivere la moglie. Nata il 23 maggio 1909 a Montevarchi, la Berruti si trasferisce a Prato per seguire il padre, professore di francese al Convitto Cicognini. Soggetto frequente nei suoi quadri, che firmava T. Elena, è la natura morta (in particolare i fiori). Era infatti appassionata di giardinaggio: i suoi fiori preferiti erano i giaggioli. Dipingeva su falsite con pittura ad olio e impiegava solo tre minuti a raffigurare i fiori, che chiamava “ripulitura di pennello”. L’amore per i fiori emerge anche dalla scultura che le ha dedicato Tintori, ora all’interno dell’Arca. Era una donna molto bella e le piaceva vestirsi in modo normale per noi, ma particolare per quell’epoca: infatti portava volentieri i pantaloni, un abbigliamento non consono per una donna della prima metà del Novecento. La sua estrosità si manifestava anche in alcune occasioni ufficiali: si racconta che alla presentazione di una mostra indossasse un turbante. Talvolta scappava di casa senza preavviso per rifugiarsi nell’adorata residenza marina di Quercianella, dove maggiore era l’ispirazione per via della quiete. Forse l’unico suo sogno, mai condiviso da Leonetto, è stato quello di trascorrere la vita interamente al mare, la sua vera passione.

GLI ARTISTI spesso vengono considerati come figure perfette anziché come uomini. Leonetto Tintori, pittore e scultore, ne era la prova vivente, conoscendo l’amore che lui provava per la moglie. Un amore esemplificato in una frase da lui stesso pronunciata con grande trasporto: «In tutte le luci, con tutte le materie possibili ho cercato me stesso in Elena». Siamo entrati nella sua vita l’anno scorso tramite la partecipazione ad un progetto offerto dal comune di Prato. Non sapevamo che oltre quel cancello, che delimitava una villa di campagna, ci fosse tutto un mondo da esplorare. Il giardino caratterizzato da dune, è disseminato da sculture in ceramica e in bronzo, tra le quali un maestoso elefante. Tintori, prima di diventare l’artista noto a Prato, era un semplice garzone ingaggiato da un fattore, poi apprendista in una modesta filanda e dopo commesso fattorino di merceria. Alla sera frequentava la scuola d’arte “Leonardo”, dove incontrò Elena Berruti, la futura moglie. L’amore per l’arte legava i due, anche se i loro caratteri era-

ULTIMA OPERA L’arca dove sono conservate le ceneri dei due coniugi

no diversi. Lui schivo e silenzioso: non che fosse scorbutico, ma era un uomo di poche parole; lei estroversa, le piaceva conoscere nuove persone, che spesso invitava a cena. Tutto cominciò nel 1935 quando, durante una passeggiata a Vainella, rimasero affascinati da una casupola piccola e diroccata con un po’ di terreno cir-

costante. Era da tutti definita «la casa delle buche» poiché situata in una zona nella quale precedentemente era attiva la Fabbrica Felici che estraeva l’argilla per fabbricare le stufe in cotto. Ma come comprare quella casa? Per un colpo di fortuna a Leonetto vennero offerti 1200 lire per restaurare gli affreschi in Duomo di Filippo

Lippi: un lavoro importante che lo rese famoso nella città, portandolo anche a restaurare la casa di Filippino Lippi (all’inizio di via Magnolfi) e di molte sue opere, alcune delle quali visibili al Museo di Pittura Murale. Grazie alla nuova attività, i coniugi arredarono la casa con gusto artistico ma anche con alcuni “vizi” come un’ampia piscina rettangolare, ora sostituita dall’attuale Laboratorio per affreschi. Negli ultimi anni della sua vita, Leonetto costruì un’arca nel giardino, non una scultura qualunque, bensì una tomba nella quale avrebbero trovato riposo le sue ceneri e quelle di Elena. Leonetto realizzò due sculture che li raffiguravano, vuote all’interno e con uno squarcio sotto lo sterno, a rappresentare le anime libere: Elena tiene in mano un mazzo di fiori, segno della sua passione per il giardinaggio. Probabilmente Leonetto costruì un’arca perché ad Elena piaceva molto il mare, o perché l’arca è simbolo della vita, che continua anche dopo la morte. Oggi la casa è diventata un museo, visitabile su appuntamento contattando l’ Associazione “Laboratorio per Affresco Elena e Leonetto Tintori”di Vainella.

L’INTERVISTA ECCO I RICORDI DI IVA TOCCAFONDI, “FIGLIA ADOTTIVA” DEL GRANDE ARTISTA

Un tuffo nel passato con il genio di Tintori ABBIAMO incontrato Iva Toccafondi, minuta e distinta signora, orgogliosa di raccontarci i suoi aneddoti sull’artista. Quanti anni aveva quando ha conosciuto Tintori?

MEMORIE La piccola Iva con Elena sulla porta di casa Tintori

«Vivevo in una casa comunicante con quella di Tintori e di Elena Berruti. Ho dei ricordi vaghi che iniziano nel 1945, all’età di tre anni. I tedeschi avevano messo una contraerea dietro casa, che allora era la sede delle Belle Arti, e i miei nonni ne erano i custodi. Poi arrivarono gli americani e Tintori tornò a lavorare nel suo studio, sopra la mia cameretta. Ogni tanto scendeva e mi diceva: “Puoi cantare più piano per favore? Sto creando”. Elena e Leonetto, dopo che la luce tornò (durante la guerra era stata tolta), iniziarono ad invitarmi a cena e ricordo che, vicino a Natale, Leonetto mi regalò delle statuine per il presepe che aveva fatto qualche giorno prima».

L’ha mai visto lavorare? Cosa ha provato?

«Quando lavorava non volevo disturbarlo, era come un secondo padre per me. Spesso mi capitava di vedere le sculture plasmate dalle sue mani posizionate nel giardino. Mi piaceva osservarlo mentre creava. A volte provò ad insegnarmi a disegnare o a fare piccole sculture: mi sento fortunata ad averlo conosciuto». Quando è tornata nella casa, che emozioni ha provato?

«Trovarmi lì dentro è stato come fare un tuffo nel passato, mi sembrava di rivedere Leonetto che passeggiava in giardino con sua moglie e io che invece giocavo con l’erba, dove ora si trova l’arca. Tutti i ricordi sono tornati a galla, come se fossi rimasta quella piccola bambina che ascoltava con attenzione i Tintori raccontare dei loro viaggi all’estero o delle loro opere. E’ stato magico».

REDATTORI IN CLASSE ECCO i redattori in classe della III B del Convitto Cicognini che si sono occupati della stesura della pagina: Eleonora Bartolini, Allegra Bechi, Edoardo Biagini, Alessia Bresci, Elena Cartei, Carlotta Colzi, Simo-

ne Corti, Edoardo De Luca, Simone Ding, Marco Dipace, Gaia Fanti, Maria Vittoria Laneve, Ylenia Levanto, Francesco Mancantelli, Doriana Moretti, Giovanni Lorenzo Ottanelli, Alessio Palmieri, Matilde Perini,

Sara Pierattini, Marco Pierozzi, Francesco Pratesi, Giulia Videtta, Angelo Zhan, Zhu Zhiwei, Hao Fu Zheng. La docente tutor del progetto è Paola Puppo, il rettore della scuola è il professor Daniele Santagati.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

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Scuola media

Zipoli Gandhi Prato

Quando la moda fa epoca Il punto di vista degli adolescenti: pregi e difetti di un mondo complesso PRATO, 30 novembre 2011: nei laboratori della NTT (Next Technology Tecnotessile) viene presentato il progetto Otir 2020, il nuovo Polo dell’Innovazione regionale della moda, nato per ridare competitività alle aziende toscane del settore. Questa notizia, trovata in rete, ci ha inorgogliti, in quanto pratesi, e ci ha fatto riflettere su un tema, che, forse, solo apparentemente è effimero e futile: la moda, appunto. Ci siamo chiesti che funzione abbia per noi giovani la moda e ci siamo resi conto che, forse, il modo in cui la intendiamo oggi non è un concetto tanto “nuovo”. DI CERTO, l’uomo primitivo non la conosceva: coprirsi, per ripararsi dal freddo, era solo un bisogno primario. Ma, ben presto, la moda ha distinto e rappresentato ogni società, in ogni epoca, con gli abiti ricamati degli Egizi, i chitoni e i pepli dei Greci, le tuniche e le toghe dei Romani, dalla cui lingua, il latino, deriva la parola stessa, “modo, maniera”, le teben-

& Gabbana e Versace, per gli anni Ottanta; stile sobrio, vicino a quello attuale, comodo ed elegante, ma sempre “firmato”, negli anni Novanta. Insomma, ogni epoca si riconosce anche per lo stile della “sua” moda! E questo ci riporta alla domanda iniziale: che funzione ha la moda? E’ espressione, creatività e libertà o, al contrario, condizionamento, trappola, omologazione, segnale di conformismo? Forse, non è del tutto né l’una, né l’altra cosa.

VIGNETTA La moda vista con gli occhi degli adolescenti

ne degli Etruschi, gli abiti economici della Rivoluzione Industriale, quando anche i ceti più bassi possono permettersi di “essere alla moda” e la moda diventa accessibile a tutti. E così via, fino al nostro secolo: abiti da uomo per le donne che, durante la Prima Guerra Mondiale, restano sole e

svolgono anche lavori maschili; abbigliamenti “uniformanti”, come jeans, minigonna, bikini, per l’ideale di uguaglianza degli anni Sessanta; abiti colorati e bizzarri, tuniche e camicioni multicolori, fiori sgargianti, per gli Hippy degli anni Settanta; “made in Italy”, con stilisti come Armani, Dolce

E’ VERO che, per noi ragazzi, essere alla moda è spesso un modo per sentirci uguali agli altri, per non essere “diversi”, per giocare a diventare, attraverso il look, anche chi non siamo e veramente vorremmo essere, ma, forse, ci dà anche qualcosa in cambio. E’ la prima forma d’arte che conosciamo da vicino e ci aiuta a nascondere o mostrare “pezzi” di noi e della nostra identità, ogni volta che facciamo una scelta, ogni volta che, tra i tanti stili proposti, ne preferiamo e adottiamo proprio uno, e non un altro!

APPROFONDIMENTO IL PERFEZIONISMO UNA SPINTA PER RIUSCIRE, SE ECCESSIVO DIVENTA PERICOLOSO

Belle a tutti i costi: rischi e conseguenze

RISCHI Una statua «anoressica»

SOS emergenza peso. Nella vita quotidiana bisogna impegnarsi per raggiungere il massimo dei risultati. Ma è giusto mettere a rischio la salute pur di essere alla moda? Qual è il prezzo che le modelle pagano per essere perfette? Non è un segreto che sono disposte a privazioni enormi. Ne è un esempio il cake sniffing cioè annusare le torte: una tecnica in uso per ‘saziarsi’ in maniera virtuale. La spasmodica ricerca di corrispondere a certi canoni di perfezione, ha causato il sorgere nel settore moda e nell’intera società di gravi patologie: anoressia e bulimia. E, purtroppo, è facile trovare sul web racconti di adolescenti che considerando l’anoressia un’amica, da difendere. Vengono dati pericolosi consigli per dimagrire velocemente, si esortano le ragazze e i ragazzi a rifiutare il cibo, minimizzando

le conseguenze. Per fronteggiare questi problemi, alla vigilia della settimana della moda è uscita la campagna “100% fashion, 100% salute” in collaborazione con l’Aba, che aiuta persone affette dalle malattie alimentari. Tra le tante associazioni ne è nata una formata da parenti delle vittime: la ‘Looking glass fondation’, che esamina l’influenza che può avere lo specchio sulla vita delle persone. La moda pretende modelle magrissime: stereotipi e non persone, perciò il modello da seguire è “magro e bello”. Ciò genera un eccesso di perfezionismo sia verso se stessi come desiderio di eccellere, sia un disagio sociale nella convinzione di essere accettati dagli altri solo se perfetti. Il nostro vuole essere un urlo di aiuto: la moda quando crea dipendenza mette in pericolo la vita, un dono prezioso. Non cercate nella magrezza estrema la perfezione!

REDATTORI IN CLASSE LA PAGINA è stata realizzata da: Alessia Angiolini, Yessica Benfari, Filippo Bocchicchio, Matteo Cappelli, Chiara Fioravanti, Francesco Ghelardini, Lavinia Guarducci,

Guendalina Guasti, Camilla Legnini, Ginevra Limberti, Alessia Lombardi, Bianca Lucarelli, Matilde Magni, Edoardo Marchi, Lorenzo Mazzanti, Chiara Menici, Noemi Nie-

ri, Virginia Pelagatti, Lucreazia Pifferi, Beatrice Preziuso, Daria Reali, Antea Scrocco e Lorenzo Stabile. Gli insegnanti tutor sono i professori Cocchi, D’Ambrosio, Ferrante. La Dirigente è Daniela Mammini.

IL SONDAGGIO

Felpe e jeans sul podio dei ‘preferiti’ A SCUOLA abbiamo condotto un sondaggio sul rapporto di noi ragazzi con la moda, a cui hanno partecipato le classi terze. Cosa è emerso? Non è una sorpresa che i capi d’abbigliamento preferiti sono le felpe e gli immancabili jeans (60%). Nel guardaroba dei ragazzi non possono mancare gli accessori: 25% orecchini, 10% collane, 25% sciarpe, 10% borse, 15% cinture, 5% cappelli, 10% occhiali. I colori che prevalgono sono il blu e il nero. Il 40% ha dichiarato che, per un acquisto-investimento, sceglie le scarpe, a costo di rinunciare alla paghetta per un mese. Inoltre, alla domanda se si è soliti vestire con abiti firmati, il 40% ha detto di sì. Ma per quanto riguarda lo stile personale nessuno si è dichiarato ‘truzzo’ o ‘alternativo’: il 65% ritiene di avere uno stile sportivo, il 35% uno stile casual. Il sondaggio ha messo in evidenza che i nostri compagni si considerano “modaioli”, ma con uno stile del tutto personale: decidono gli abbinamenti da fare, mescolano i capi, sono interessati, ma non si sentono schiavi dei dettami del fashion system (85%), solo il 15%segue la moda perché sente di dover piacere agli altri. La metà degli intervistati ha ammesso sì di passare ore davanti allo specchio prima di decidere cosa indossare, ma solo per sentirsi più sicuri. Balza, infatti, agli occhi la crescente ricerca della consapevolezza di sé: per il 49% dei ragazzi, l’abito migliore è quello che ti fa sentire “te stesso” durante il giorno.

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MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Ist. comprensivo

Salvemini La Pira Montemurlo

I pirati non conoscono crisi Il fenomeno (vecchio di secoli) cresce a un ritmo allarmante STORIA

Il colonialismo italiano in Africa IL CORNO d’Africa è una penisola a Est del continente che si affaccia sul golfo di Aden a sud della penisola araba. Il vertice nord-orientale è rappresentato dal Capo Guardafui. Questa regione è famosa in tutto il mondo per la sua estrema povertà ed instabilità politica, tanto da occupare gli ultimi posti nel continente e nel mondo nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano. La storia coloniale del Corno d’Africa ha inizio negli ultimi decenni del XIX secolo quando anche l’Italia, come le altre grandi Potenze europee, cercò di conquistare possedimenti coloniali fuori d’Europa, sia per dirigere in territori di sua appartenenza la manodopera in esubero, che già si avviava all’emigrazione transoceanica, sia per aprire nuovi sbocchi al suo commercio. Prima Depretis, poi il governo Crispi conquistarono Eritrea e Somalia. Quando le truppe italiane tentarono di conquistare anche l’Etiopia, furono duramente sconfitte nella battaglia di Adua. Anni dopo Mussolini mirò alla conquista dell’Etiopia per mostrare a livello mondiale la solidità del suo regime e l’efficiente capacità militare. Nel 1935 le truppe italiane invasero l’Etiopia usando anche i gas iprite. Il 5 maggio del 1936 il corpo italiano di spedizione guidato da Badoglio entrò ad Addis Abeba, la capitale. Il 9 maggio dal balcone del Palazzo Venezia, Mussolini annunciò al popolo italiano che i territori (1.149.000 kmq) e le genti (8 milioni di abitanti) già appartenenti all’Impero Etiopico venivano posti sotto la sovranità piena ed intera del Re d’Italia, il quale assumeva anche il titolo di Imperatore.

CRESCE, a un ritmo allarmante, il fenomeno della pirateria al largo delle coste della Somalia. Il numero degli attacchi è passato dai 7 del 2004 ai 354 del 2011, quasi uno al giorno. Poco prima di Natale, il 21 dicembre, è stata liberata la petroliera Savina Caylyn, battente bandiera italiana, ostaggio dei pirati per 11 mesi. La nave, con 5 italiani fra i membri dell’equipaggio, era stata attaccata all’alba dell’8 febbraio mentre navigava nelle acque dell’Oceano Indiano. Solo una settimana più tardi, la petroliera italiana Enrico Ievoli della Marnavi è stata sequestrata nelle acque del Golfo dell’Oman. La tecnica di attacco è sempre la stessa: una nave madre “sgancia” barchini carichi di pirati che si avvicinano al mercantile sparando raffiche di Kalashnikov e lanciando sul ponte granate incendiarie. A nulla servono i tentativi dell’equipaggio di allontanare i bucanieri aumentando la velocità o lanciando getti d’acqua con gli idranti. Le navi più vulnerabili sono quelle più lente e con le fiancate più basse, ma i “corsari del 2000” hanno attaccato e sequestrato anche grandi petroliere. Lo sco-

ASSALTO Militari italiani coi pirati assalitori del cargo Valdarno

po non è tanto quello di impossessarsi del carico, ma di rapire l’equipaggio e tenerlo in ostaggio per chiedere poi un riscatto all’armatore. Le richieste aumentano di anno in anno: all’inizio, i riscatti si aggiravano in media intorno alle decine di migliaia di dollari, mentre per la liberazione della Savina Caylyn son stati pagati 11,5

milioni di dollari. LE ORIGINI di questo fenomeno si perdono nella notte dei tempi: nel I secolo a. C i pirati divennero un vero flagello per le navi mercantili nel Mediterraneo; il giovane Giulio Cesare, nel 75 a. C, fu catturato mentre si stava recando a Rodi per studiare e rimase

prigioniero su un’isola greca per più di 5 settimane, fu liberato solo dopo il pagamento di un riscatto. E anche oggi la pirateria è un vero e proprio business: un pirata può guadagnare fino a 10.000 dollari a settimana, a fronte di un prodotto interno lordo pro capite in Somalia di circa 600 dollari. Le cause di questo fenomeno vanno ricercate nell’instabilità politica della Somalia: lo scoppio della guerra civile e la conseguente mancanza di governo effettivo dal 1991 hanno reso insicure alcune regioni del paese, creando una situazione favorevole alla pirateria e ad altre forme di attività criminale. Diverse le conseguenze per il commercio marittimo: un aumento delle spese, sia per la sicurezza – alcuni armatori ingaggiano compagnie di sicurezza private con squadre a bordo armate mentre altri preferiscono fortificare la nave e installare a bordo casseforti – sia per l’assicurazione per il trasporto commerciale via mare. Inoltre la pirateria potrebbe portare a un cambio di rotta navale dal Canale di Suez alla circumnavigazione dell’Africa con il conseguente aumento dei prezzi a carico dei consumatori europei.

FOCUS DOPO MESI ALL’ASCIUTTO, FINALMENTE LA PIOGGIA E’ TORNATA NELLE ZONE PIU’ POVERE

Siccità e carestia nel corno d’Africa

RICERCA A caccia del bene più prezioso

DOPO mesi di siccità, da novembre, piove in abbondanza nella regione del Corno d’Africa. Il cambiamento delle condizioni meteorologiche e una maggiore assistenza umanitaria hanno ridotto così la malnutrizione e i livelli di mortalità, che pur restano allarmanti. La crisi alimentare è iniziata in luglio per la più grave siccità degli ultimi 60 anni che ha provocato la morte di molti animali e danneggiato molte coltivazioni. La carestia ha interessato circa 12 milioni di persone fra Etiopia, Kenya e Somalia. Molta gente è stata costretta a vendere il poco cibo disponibile per comprare acqua e le madri a scegliere quali figli nutrire e quali lasciare al loro destino: per questo oltre 2 milioni di bambini sono malnutriti. Sono in tanti a dover lasciare i loro villaggi per raggiungere il campo profughi di Dabaad, in Kenya, il più grande e il più affollato del mondo che ospita

450 mila persone (ha una capienza di 90 mila) dove però trovano la salvezza. Tutti hanno una storia drammatica da raccontare e a raccoglierle ci sono gli operatori umanitari. Christopher Tidey, Unicef, è uno di loro: «Mi ha colpito molto la storia di Adbile. Con la moglie, quattro figli e la nonna ha lasciato la casa in Somalia per cercare acqua e cibo: la siccità ha distrutto i loro raccolti e ucciso il bestiame. Hanno affrontato 25 giorni di viaggio, durante i quali sua moglie è morta per la debolezza. Ma il viaggio verso la salvezza è dovuto continuare. Così Adbile ha caricato tre dei suoi quattro figli sulle spalle ed è arrivato a Dabaad. Il figlio minore ha tre anni e si chiama Aden. Pesava solo cinque chili. Era talmente malnutrito che non riusciva più ad alzare la testa per deglutire. Ora Aden sta però recuperando. Dopo una settimana di trattamento qui al campo aveva già raggiunto i 6 chili».

REDATTORI IN CLASSE Classe III C: Jacopo Bartolini, Mattia Boeddu, Ylenia Bozzi, Asia Falteri, Francesco Ferri, Aldo Gega, Martina Giampaolo, Marco Gianassi, Maikol Giunta, Giulia Grallo, Serena Hazbardhi,

Simone Iacovone, Ilias Iljazi, Imran Khalid, Rigers Kukaj, Rachid Lamrabete, Martina Lastrucci, Serena Moroni, Luca Oloferne, Giada Orobello, Sara Pastacaldi, Luigi Rangino, Salvatore

Turco, Isabella Zhang, Giulia Yang. Tutor: professoressa Alessandra Piccioli. Dirigente Scolastico Stefano Papini.


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MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Scuola media

Lapo Mazzei Prato

Sport giovanile a Prato Tanti centri d’eccellenza e discipline bellissime, non ci resta che scegliere SPORT giovanile a Prato? La curiosità ci è balenata grazie al nostro prof di educazione fisica, Andrea Nuti, che regolarmente organizza incontri con campioni di ogni sport nella palestra della Ser Lapo Mazzei, invitando atleti nazionali, campioni internazionali e nazionali di ogni sport, dal pattinaggio artistico, al rugby, al calcio, all’hokey: questi campioni perché e dove da bambini hanno iniziato la loro attività sportiva? Ognuno di loro ci ha raccontato il suo percorso personale che lo ha portato a scegliere lo sport, ma la risposta di tutti è stata che fin da giovanissimi sono la passione e il divertimento che li spinge a praticare la disciplina che hanno scelto, e non solo il denaro e il successo che sono arrivati dopo. ASCOLTANDO le loro storie di vita, ci siamo molto appassionati al mondo dello sport, soprattutto a quello praticato dai giovani e

molto belli per i quali i giovani pratesi sembrano avere una grande passione: sono rugby, ginnastica artistica, hockey, judo, i più praticati. Tra le realtà d’eccellenza per lo sport giovanile a Prato c’è il Cgfs, Centro Giovanile di Formazione Sportiva, unico esempio italiano di associazione sportiva partecipata da amministrazioni pubbliche e da privati, che si occupa di educare bambini e adolescenti a discipline come la pallavolo, pallacanestro, baseball, judo, ginnastica, scherma, mini rugby. DUE VOLTE CAMPIONE Christian Giagnoni nella nostra scuola

giovanissimi e abbiamo cercato di capire a Prato cosa si muove. Ne è venuto fuori un quadro interessante e vivace di società sportive su tutto il territorio cittadino che curano lo sport giovanile. Prato eccelle con centri di alto livello per lo sport giovanile, che hanno insegnato

diverse discipline sportive e fatto divertire generazioni di ragazzi, ma anche creato diversi campioni nazionali, internazionali e olimpionici. La maggior parte dei ragazzi pratesi praticano sport come calcio danza e basket, ma ci sono altri sport «minori» davvero

LA MITICA e ultracentenaria Etruria che ha allevato tanti campioni, tra cui il grande olimpionico Yuri Chechi. La Asd, associazione sportiva dilettantistica Paisan di Prato Volley. Il Gispi rugby che ha dato i natali sportivi al bravo nazionale Edoardo Gori. E allora scegliamo uno sport, non importa quale purché ci divertiamo!

I PERSONAGGI UNO HA VINTO TRE VOLTE IL TITOLO ITALIANO. L’ALTRO FA L’ALLENATORE

Gabriele e Leonardo, fratelli nella ginnastica

FRA DI NOI Leonardo e Gabriele Mattei nostri ospiti

LA LORO società, la gloriosa Etruria che ha compiuto 110 anni nel 2007, ha sede proprio a due passi da quella della scuola primaria del comprensivo Marco Polo. Loro sono due grandi atleti, Gabriele e Leonardo Mattei, che abbiamo invitato alla Ser Lapo Mazzei, il 20 dicembre. Ci hanno parlato di uno sport stupendo che richiede sacrificio, coraggio, forza, concentrazione e passione. Leonardo ha vinto il campionato italiano tre volte nel 2005, nel 2006 e nel 2010 e ora punta ancora più in alto. Gabriele si dedica a fare l’allenatore. Insegna anche ai più piccoli, bambini di quattro o cinque anni. «La ginnastica artistica dei grandi - ci spiega Gabriele - non è quella dei piccoli. I bambini iniziano giocando. Fanno esercizi per abituarsi a poco a poco all’equilibro, ad avere coraggio, a con-

servare la scioltezza muscolare. Infine si passa agli attrezzi, sotto forma di gioco, in modo che loro imparino senza nemmeno accorgersene». Mentre gli adulti fanno anche tre ore di allenamento al giorno, come Leonardo che sta preparandosi ai campionati nazionali di ginnastica, i più piccoli si allenano solo sei ore a settimana in tre giorni diversi. L’Etruria è certo una dei vivai della Ginnastica pratese e toscana. E oltre a praticare ginnastica, cosa fanno i nostri due campioni? Hanno le fidanzate, ovviamente ginnaste pure loro, però impegnate nella ritmica. Altre passioni: il calcio (tutti e due sono milanisti) e una divertente partita di riscaldamento all’interno della palestra dell’Etruria non manca mai prima dell’allenamento alle parallele, agli anelli o al corpo libero.

REDATTORI IN CLASSE GLI ALUNNI CRONISTI: Allmeta Mehmet, Assunta Ciardi, Ahmed Elmrabti, Lucrezia Fantacci, Andrea Giachin, Alice Guan, Elena Huang, Linda Huang, Cai Xiang Yun, Jin Kai, Lorela

Keka, Esmerald Mehmetay, Valentina Mo, Alessio Piccioli, Weng Rouxue, Shen Zi Wei, Eglis Struga, Anna Turyak, Lucilla Zauli, Melissa Zekaj, Maria Elena

Zenobio di Fusco, SIlvia Zhou. Tutor scolastico: professoressa Giovanna Vitrano. Dirigente: Cristina Magelli.

LA STORIA

Campione nell’hockey e nella vita SI CHIAMA Christian Giagnoni ed è stato per cinque anni e fino al 2010 scorso il «centravanti» e il capitano della Mgs, che milita nella serie A1 di hockey a rotelle dopo varie vicissitudini, dalla retrocessione al ritorno nella massima serie dopo tre anni. A 5 anni prese i primi contatti con l’hockey, che da allora non ha mai lasciato. La passione lo ha fatto diventare un campione, capace di segnare 32 reti in una stagione, più 5 in nazionale con la quale ha affrontato le più importanti squadre europee. «La gara più emozionante - racconta - fu contro i campioni del Portogallo». CHRISTIAN è un grande campione anche nella vita. Il pomeriggio 22 dicembre 2010, giorno del 35˚ compleanno, mentre era in moto una macchina l’ha investito, lasciandolo in coma. «Quando mi sono svegliato ho capito subito che avevo perso l’uso delle gambe». Ma non si è mai arreso. Ha continuato a praticare lo sport che gli ha consentito di avere salva la vita: «Grazie al fatto che sono uno sportivo e non fumo, sono riuscito a sopravvivere quando i miei polmoni sono risultati per un certo periodo gravemente compromessi per l’incidente». Adesso continua a seguire la sua squadra da allenatore. Cura anche i bambini principianti. Ha iniziato a praticare tennis e fra poco comincerà l’agonismo nel tennis in carrozzina e noi, avendolo conosciuto, siamo sicuri che riuscirà a raggiungere obiettivi da campione anche in questo settore.

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Scuola media

Enrico Fermi Prato Prato

Il cuore di Prato non batte più Il centro storico viene disertato da giovani e non più giovani APPROFONDIMENTO

E’ il fulcro di cultura e bellezza LA CULTURA fa centro. Il centro culturale della nostra città ha visto in questi anni un declino economico, ma non culturale. La bellezza delle opere che costituiscono l’attrazione e il vanto dei pratesi risiede: negli affreschi del Lippi, in Palazzo Pretorio, nel suggestivo Castello dell’Imperatore, nelle case torri. Che creano un vero museo all’aperto, accessibile a tutti. Nonostante Prato non vanta una fiorente tradizione turistica, negli ultimi anni è aumentato il numero di visitatori anche stranieri che hanno fatto tappa in città. Non ci sono solo opere e beni artistici da visitare, ma anche punti di aggregazione. Ci sono luoghi storici, da sempre centri di socialità, come i circoli ricreativi oppure spazi di studio e aggregazione come le biblioteche, i musei e i teatri. Uno dei fiori all’occhiello della città è la biblioteca Lazzerini creata per aprire, ai cittadini di ogni provenienza, una finestra su: cultura, formazione, tempo libero. Molto importante è la sezione ragazzi dove si trovano oltre 17.000, che rappresenta uno degli spazi più grandi e importanti della biblioteca. L’offerta della biblioteca nata dal recupero dell’ex Campolmi, storica fabbrica pratese, è davvero vasta: ci sono libri anche in albanese, arabo, cinese, russo e varie altre lingue. I numeri della Lazzerini sono davvero da record: 250mila volumi, di cui 120mila ad accesso libero, 450 sedute per la lettura, 110 postazioni con computer, 6mila titoli multimediali, 700 quotidiani on line da tutto il mondo, giusto per citare qualche cifra.

MOLTI SONO stati i tentativi di ravvivare il centro di Prato, sia il pomeriggio sia la sera. L’affluenza di giovani sta diminuendo radicalmente. Il pericolo aumenta, le risse sono sempre più frequenti. «Alcuni mesi fa – dicono alcuni intervistati – hanno aggredito alcuni ragazzi senza motivo». Ma la sicurezza non è l’unica causa di quello che molti residenti definiscono aun abbandono in costante». I ragazzi dai sedici ai venticinque anni non vanno più in centro perché si annoiano. Girare per i negozi è divertente, ma fino ad un certo punto. Ecco perché c’è poca affluenza: andresti in un posto per non fare niente? Allora i ragazzi si organizzano e si riuniscono in pub, discoteche e feste organizzate da coetanei. Valutando attentamente le notizie che siamo riusciti a raccogliere, siamo arrivati alla conclusione che i ragazzi preferiscono andare altrove. FORSE TUTTO nasce da un cambiamento sociale, i luoghi e

propri figli, soprattutto di sera. La mancanza di giovani in alcune ore del giorno sta andando di pari passo alla crisi economica, che negli ultimi anni ha peggiorato la vita dei negozianti.

LA VIGNETTA Così gli alunni della Fermi interpretano il tema

gli interessi sono cambiati, noi siamo l’epoca dei centri commerciali. La nuova società ha bisogno di centri di aggregazione, una necessità che ha creato spazi economici condivisi. Infatti, documentandoci, abbiamo appreso che questi centri commerciali, come Parco

Prato, creano eventi che coinvolgono sempre più giovani, accompagnandosi a strutture legate puramente allo svago e al divertimento. Da questa analisi possiamo capire che è avvenuto un decentramento. Inoltre il centro storico non è più ritenuto un luogo affidabile e i genitori non hanno piacere di mandare i

GIRANDO per il centro, solo nella zona di Piazza Mercatale, si vedono trentacinque saracinesche di negozi abbassate con su scritto «Affittasi». Nonostante in centro si vedano negozi chiudere uno dopo l’altro, il comune non la vede così, dice che i negozi che chiudono stanno diminuendo rispetto agli anni passati. Riguardo agli eventi l’assessore di Prato ha detto che «Il comune organizza circa 150 eventi l’anno divisi in mostre ed eventi culturali». Il fatto sta, che, i ragazzi comunque preferiscono andare altrove invece di partecipare attivamente a tali attività. E’ un problema di cultura o sono eventi davvero poco interessanti?

L’INTERVISTA LUCI E OMBRE ENTRO LE MURA: L’ANALISI DEL VICESINDACO BORCHI

«La città si riscopre anche grazie agli eventi»

AMMINISTRATORE Il vicesindaco Goffredo Borchi

IL CENTRO di Prato secondo l’assessore Goffredo Borchi che affronta gli aspetti economici, culturali e sociali che hanno caratterizzato Prato negli ultimi anni. «Nelle ultime settimane, ho notato un aumento di frequentazione, del centro storico da parte dei pratesi, soprattutto nel fine settimana — spiega l’assessore Borchi — Penso che Prato si stia riscoprendo. Gli eventi non mancano, un esempio recente è quello del Palazzo Pretorio e la filatrice di Bartolini, che spero diventi il simbolo della nostra città». Riguardo alle inziative per i ragazzi , aggiunge l’assessore «la fascia d’età tra i tredici e i diciotto anni è tuttavia la più difficile da soddisfare nel campo delle iniziative, poiché spesso sono poco conosciute e l’interesse deve nascere dai ragazzi. Un nostro progetto è però quello di far avere a tutte le scuole degli opuscoli con i vari eventi». «Riguardo ai punti di ritrovo per i giovani— conti-

nua l’assessore — potrebbero appunto essere i luoghi legati ad eventi culturali o le biblioteche, ma dal punto di vista dei locali ce ne sono pochi». Parlando della sicurezza della nostra città, il vicesindaco afferma «sono convinto che il monitoraggio più efficace è quello da parte dei cittadini, poiché abbiamo cercato di militarizzare, ma è difficile perché ci sono poche pattuglie ed è impossibile controllare tutte le parti di Prato». Riguardo alla salute economica del centro l’assessore Borchi elenca una serie di cambiamenti «la tassa per far collocare, sul suolo antistante, i tavoli dei bar, è stata diminuita del 90%; è stato permesso ai negozi di acquistare anche i piani superiori, vista la necessità di alcune grandi catene; infine, ci siamo occupati del rifacimento delle facciate imbrattate dai graffiti. Negli ultimi tempi le aperture dei negozi superano le chiusure e si ha un saldo positivo di circa quaranta negozi».

REDATTORI IN CLASSE GLI STUDENTI della classe III B che hanno collaborato alla stesura della pagina del campionato di giornalismo. Adele Cecconi, Alessia Bracale, Aziz Charage, Clarissa Cini, Essalhi Soukaina, Federico Lepore,

Francesca Paoletti, Gianluca Boscolo, Giulia Piperato, Ilaria Nigro, Isabella Chemeri, Laura Scala, Lorenzo Lanzini, Lorenzo Roberti, Lucrezia Gori, Margherita Tesi, Matteo Vannucci, Noemi Fabbri, Pietro Bia-

gi, Raul Romeo Fulco, Riccardo Ciulli, Ronaldo Riska, Tommaso Golfieri, Viviana Manasci, Yang Minghuang. La professoressa che ha collaborato per coordinare la pagina è Filomena Del Guacchio.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

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Scuola media

S. Caterina Prato

Caccia: passione o ingiustizia? Per alcuni è un hobby divertente, per altri un’attività barbara da abolire UNA STORIA lunga quanto quella dell’uomo. La caccia ha rappresentato fin dalla notte dei tempi una importante fonte di sostentamento, ancor prima dell’invenzione della lancia e degli archi. Oggi, in gran parte del mondo, non rappresenta più un’attività indispensabile per ottenere del cibo, ma in alcune società ancora non del tutto evolute ricopre ancora una funzione importante. Nei paesi industrializzati invece ha assunto una funzione ricreativa. Negli ultimi anni però l’arte venatoria vive una fase di lento declino. In Italia il numero dei cacciatori è in progressiva diminuzione, si è passati infatti dai 1.701.853 del 1980 ai 751.876 del 2007. E a Prato? Anche la nostra provincia conferma questo dato. Secondo quanto riportato dagli esperti del settore, si tratta di un’usanza praticata dalle persone più anziane. Circa 3600 persone vi si dedicano ancora, ma pochi anni fa questo numero era all’incirca il triplo. Questi i dati forniti da un membro dell’associazione WWF(Fondo Mondiale per la Natura), Ranieri Ghiardi, il quale ha spiegato

UMORISMO Per fortuna gli animali non sanno usare armi da fuoco

che «la gente caccia generalmente o per divertimento, o per continuare una tradizione di famiglia. Una realtà a parte è quella dei cacciatori di frodo, ovvero quei cacciatori privi di documentazione, anche se non numerosi come una volta, e i bracconieri, cioè quegli uomini che cacciano animali protetti, o per proprio tornaconto per-

sonale, cioè per guadagnare denaro o per usare le prede come trofeo, o perché non hanno alcun rispetto per essi. Coloro che vengono colti a praticare questo tipo di caccia, vengono per fortuna puniti penalmente». Le regole comunque ci sono, a partire dalla delimitazione delle zone in cui questa attività si può

praticare. Nella provincia di Prato si trovano nella Val di Bisenzio, in particolare nella zona dei laghi artificiali di Vernio e Vaiano. In queste macrozone si cacciano soprattutto lepri, molti cinghiali, fagiani e daini, spesso con l’ausilio dei cani da caccia. La cosa che, purtroppo, fa da rovescio della medaglia a questa tradizione millenaria è il fatto che, secondo attente stime, molti animali, un tempo numerosissimi, stanno scomparendo, come i lupi nell’Appennino toscano. Nella vallata, invece, gli animali in via di estinzione sono alcune specie di uccelli. «La caccia è una cosa buona e giusta soltanto se gli animali cacciati sono troppi e minacciano la vita e la sopravvivenza delle altre specie, ma — conclude Ghiardi — se le ragioni sono altre, è un’usanza “neolitica”, perché non ci si può divertire sulla pelle di essere viventi innocenti. Molti sono comunque i ragazzi che oggi trovano la caccia un’attività barbara da abolire». Per fortuna, aggiungiamo.

L’INTERVISTA LA STORIA DELLE ATTIVITÀ VENATORIE ATTRAVERSO I RACCONTI DELLA FAMIGLIA BALDI

Di padre in figlio, una tradizione interrotta ALTRO che barbarie da abolire. A sentir loro si tratta di un’attività tutt’altro che ingiusta, anzi l’amore e il rispetto della natura sono i valori che gli appassionati di caccia riconoscono come tra i più importanti. Allora per comprendere meglio il loro mondo e le motivazioni dei suoi sostenitori abbiamo deciso di intervistare il padre di un nostro compagno di classe, Ettore Baldi. La famiglia Baldi vanta una lunga tradizione venatoria, interrotta dal figlio Cosimo, che per il momento non vuole saperne di imbracciare il fucile. Perché ha iniziato a cacciare?

«E’ una tradizione che nella mia famiglia persiste da generazioni. Ho cominciato all’età di 18 anni e ho imparato presto a cacciare ogni tipo di animale». IN AZIONE Ettore Baldi al termine di una battuta di caccia

Quali sono i luoghi più frequentati da voi cacciatori?

«Solitamente le nostre mete preferite sono l’Appen-

nino tosco-emiliano e le zone circostanti, perché lì la fauna è più concentrata. A me, come a molti altri, piace molto cacciare cinghiali, fagiani e beccacce». Preferisce cacciare da solo o in compagnia?

«Dipende. Io preferisco stare in compagnia perché la caccia non è solo uno sport ma è anche un momento per stare insieme. Inoltre, porto con me il mio cane, con il quale c’è un rapporto molto stretto». Perché pensa che quello che fa sia giusto?

«Io penso che mantenere un equilibrio tra la fauna selvatica e la natura sia giusto, la crescita eccessiva di un certo tipo di animali danneggerebbe tutto il resto». Cosa pensa del fenomeno del bracconaggio?

«I bracconieri sono una piccola parte di cacciatori, che mettono in cattiva luce tutta la nostra categoria, ed è giusto che vengano puniti penalmente».

REDATTORI IN CLASSE ECCO l’elenco completo dei ragazzi della III B di Santa Caterina che si sono impegnati nella stesura di tutti gli articoli della pagina: Adrian Aguilar, Cosimo Baldi,

Leonardo Cavigli, Sofia Ceccatelli, Alessandro Cianchi, Lorenzo Conti, Edoardo Corrieri, Sara Gensale, Andrea Guida, Giulia Guidotti, Massimo Hu, Ester Maria

Megera, Camilla Nencetti, Giulia Valente, Ilaria Wu. La professoressa che ha seguito e consigliato la classe durante il progetto è Nadia Vinciprova.

LA CURIOSITA’

Doppiette rosa Un fenomeno in aumento BASTA dare un’ occhiata alla mitologia classica per rendersi conto di quanto il binomio caccia e donna abbia radici profonde. Artemide era la divinità femminile che proteggeva la caccia, la selvaggina e i boschi; le Amazzoni erano donne guerriere alle quali piaceva cacciare. Nella realtà di oggi non mancano esempi di donne alle prese con le doppiette. Circa il 5% degli amanti della caccia in Italia è rappresentato da loro. E’ il Comitato Nazionale Caccia e Natura ad aver stimato a 30 mila le donne italiane che ad oggi amano tanto quanto gli uomini l’ arte venatoria e la svolgono con tutta la passione, la professionalità ed il rispetto richiesto. Ma che cosa spinge le donne ad imbracciare il fucile? Testardaggine, passione per la natura e adrenalina. A volte non è facile essere accettate dai cacciatori, ma, come affermano tutte quelle che sono state intervistate: “Appena i cacciatori, soprattutto quelli più anziani, capiscono che sai perfettamente quel che fai e quel che dici, ti accolgono nel gruppo di caccia senza riserve. E il vincolo di amicizia che si crea, è sincero e semplice.” Alla base resta una passione smisurata per i boschi, per le sfide, per la natura, per i cani che sono amici e ottimi compagni di caccia. Nel bel paese è comunque certo che la maggior concentrazione di donne che imbracciano un fucile si trovi al nord e nel centro, ma sono in aumento anche nel sud.

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Sem Benelli Prato

Noi e il tempo libero Cosa preferiscono i ragazzi di oggi: scelte obbligate o consapevoli? IL PASSATO

Ritorno al tempo dei nonni È CAMBIATO il modo di impiegare il proprio tempo libero. I nostri genitori e i nostri nonni stavano molto più all’ aria aperta, a contatto con la natura. Si ingegnavano molto più di noi per divertirsi: costruivano giochi e mettevano insieme giochi. Invece noi oggi stiamo molto in luoghi chiusi, seduti davanti al computer. Si è perso il piacere di stare all’aria aperta e di giocare in compagnia. I nostri nonni nel tempo libero giocavano a palla, andavano in bici, costruivano le altalene agli alberi con le corde, stavano nei campi, giocavano a biliardo e uscivano con gli amici. I nostri genitori facevano più o meno le stesse cose: giocavano molto in gruppo ma passavano anche tanto tempo davanti alla Tv e ascoltavano musica. Spesso i nostri genitori e soprattutto i nonni aiutavano in casa, nel lavoro e nelle faccende domestiche. Chi viveva in campagna andava nei campi o portava fuori gli animali. In tante situazioni dovevano imparare a cavarsela da soli e a crescere senza l’aiuto di nessuno erano stimolati nella creatività e nella manualità per costruire i propri giochi. Una costante del nostro tempo libero e di quello dei genitori e dei nostri nonni è cercare la compagnia degli amici. Oggi siamo certamente aiutati a frequentare gli amici anche lontano attraverso internet. Questo sembra rendere più stabili e durature le nostre amicizie, ma anche vero che tra i nostri coetanei un uso smodato dei mezzi tecnologici ha distratto molti di noi rendendoci ignoranti su alcuni aspetti importanti della vita.

NON POSSIAMO lavorare sempre e per tante ore di seguito, occorre un tempo di riposo, cioè il tempo libero, che comprende anche il tempo dedicato agli svaghi, agli amici e altre attività scelte da noi. In classe abbiamo discusso su cosa pensiamo del nostro tempo libero e come lo trascorriamo, e abbiamo fatto un sondaggio sul tempo libero del giorno d’oggi e del passato, intervistando i coetanei, i genitori e i nonni. Alcuni sostengono che il tempo libero è come un tempo perso perché è improduttivo, ma quasi tutti siamo concordi nell’affermare che il tempo libero non è necessariamente il tempo del non fare nulla o tempo del vuoto: il vero tempo libero è legato al piacere e allo svago. La sensazione per molti di noi è quella di non averne molto perché spesso le nostre giornate sono scandite da un susseguirsi di attività che a volte sono scelte da noi e altre volte sono decise dagli adulti. Non è raro sentirsi dire, con aria di rimprovero, che passiamo troppo tempo in compagnia del nostro computer. Chi lo dice afferma una sicura verità. Dal computer si possono scaricare una grande varietà di video-

DISEGNO Una vignetta dei ragazzi dedicata al tempo libero

giochi che facciamo anche alla play, oppure giochiamo alla Wii davanti allo schermo. Oggi il computer è diventato un mezzo potente di comunicazione che ha surclassato di gran lunga il cellulare, il quale, a sua volta, ha tante funzioni simili allo stesso computer. Facebook, Twitter, Messenger e i vari social network sono tra i no-

stri passatempi più gettonati. Attraverso di essi entriamo in contatto con i nostri amici all’istante risparmiandoci il tempo degli spostamenti per incontrarci, possiamo immediatamente soddisfare le nostre curiosità in fatto di musica, di sport, di qualche notizia dell’ultima ora, oppure consultiamo il pc per approfondire certi

contenuti di scuola. Certo l’uso smodato di questo strumento ci rende pigri perchè incollati al video per ogni questione, abituati al tutto e subito senza sentire tanto la fatica della conquista di cose ottenute con pazienza e con l’esercizio nel tempo. Per fortuna tanti di noi, almeno in base al campione da noi scelto, si dedicano allo sport durante il tempo libero e lì è più possibile misurarsi con se stessi e con gli altri. Pochi ragazzi scelgono la lettura e sempre meno si incollano davanti alla TV ingozzandosi di patatine e sorseggiando Coca Cola. Comunque ci riteniamo fortunati. Prato, con la sua periferia, è una città che offre tante opportunità per il tempo libero. Ci sono cinema, centri commerciali, sale giochi, pizzerie, pub, palestre, centri sportivi, scuole di ballo e altri luoghi dove trascorrere il nostro tempo libero. E non mancano i vari luoghi in cui ci incontriamo: l’Omniacenter, il Parco Prato, Wee-meet. Il tempo libero infine è anche il tempo della gratuità, possiamo scegliere di fare qualcosa di piacevole e di interessante per noi stessi ma anche con gli altri.

LA PAROLA AI GIOVANI LE ESPERIENZE DEI COMPAGNI: UNA VIENE DALLA CINA E UNO DAL PAKISTAN

«Io mi dedico a...»: i racconti degli studenti

STUDIO Gli alunni si sono divertiti anche a fare statistiche

Da meno di un anno a Prato. La nostra compagna cinese racconta... Nel tempo libero potrei essere sia contenta che triste. Contenta quando c’è qualcuno che mi tiene compagna, triste quando sono sola. Di solito, quando ho tempo, guardo i libri scaricati da internet nel mio cellulare o se no accompagno Francesca a fare shopping, vado su internet e chatto, ascolto musica, riposo, e certe volte mi reco anche a casa di Elisa a giocare a Badminto. Anni prima, in Cina, i giovani andavano in montagna a raccogliere l’erba per gli animali, aiutavano i genitori nelle faccende domestiche, portavano a pascolo le pecore. Secondo me i ragazzi di 15 anni che lavorano sono più responsabili di quelli che non lavorano, dico che sono più responsabili perché hanno provato in prima persona la fatica e sanno cosa significa sacrificare del tempo per essere utili agli altri.

Il nostro compagno pakistano racconta alla classe... Il tempo libero dei miei genitori e dei miei nonni era molto, molto diverso. In quel tempo i nostri facevano le cose diverse: mio nonno diceva che giocava con le bambole e lavorava in età di 13 anni. Il mio babbo diceva che quando aveva 16 anni era andato in Cina, poi in Turchia e dopo alla fine era arrivato in Italia. Noi invece fino a 17 o 18 anni non possiamo lavorare. Questa è una cosa diversa. Noi nel tempo libero si gioca con i computer, alcuni stanno molto sul facebook. Quando ero in Pakistan nell’estate i ragazzi della mia età lavoravano sulle strade quando non erano sulle strade lavoravano nelle fabbriche. Quando io li guardo a me viene da piangere perché sono ragazzi di mia età e spesso mi chiedono aiuto. Non riesco a parlare davanti a loro.

I REDATTORI IN CLASSE I REDATTORI della II C: Achak Mehdi, Adamski Dominik, Annunziata Fortunato, Serena Bogani, Lucrezia Borgianni, Margot Brescia, Alessia Carrante, Giulia Clementini, Valentina D’Agosta, Alì Ehtisham,

Nohaila Fadil, Alex Giaquinta, Matteo Gouessey, Elisa Hu, Matteo Hu, Qing Qing Hu, Francesca Hu, Christian Maione, Michele Moccia, Elisa Poli, Khadija Rayyad, Steven Suffer, Emanuele Terpini, Giulia

Vargiu, Marisa Wu, Marco Xia. Tutor: profesoressa Maria Laura Cheli. Dirigente scolastico istituto comprensivo Don Milani: Maria Grazia Ciambellotti.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

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Scuola Media

Bartolini Vaiano

La crisi? Si vince col volontariato Valbisenzio, un fiume di solidarietà ma le forze non bastano mai SONO DAVVERO tante e svolgono un ruolo importante nella vita sociale della nostra cittadina. La solidarietà, il volontariato, l’associazionismo hanno delle radici antiche sul territorio. Alcune associazioni svolgono un’attività di assistenza sociale, oltre che di solidarietà, come la Pubblica Assistenza e la Misericordia; ve ne sono altre che si occupano dei problemi degli anziani, sia per aiutarli nella cura delle malattie che per mantenere la loro vita ancora attiva ed utile per la comunità. Ci sono poi quelle che operano per far conoscere e valorizzare la cultura, l’arte e le bellezze della Val Bisenzio, e quelle impegnate nel settore sportivo. La solidarietà, l’aiuto reciproco, l’unione delle persone all’interno di questi organismi, è certamente una risorsa che può diventare ancora più importante per affrontare il periodo di grave crisi che stiamo vivendo, quando un numero sempre maggiore di persone si trova in difficoltà ed hanno bisogno di sostegno economico, certamente, ma anche di non sentirsi sole ed avere l’attenzione e l’aiuto “morale” dei loro

LA VIGNETTA Lungo il fiume Bisenzio scorre la solidarietà

concittadini. Molti dei soldi ricavati dalle tante iniziative organizzate appositamente, vengono utilizzati per aiutare le popolazioni, soprattutto bambini, che vivono in zone del mondo meno ricche e fortunate delle nostre; un sostegno che può essere offerto anche raccogliendo indumenti, medicinali, cibo, come fa l’associazione

“Mato Grosso”, dedicandosi ai paesi dell’America latina. E tra le associazioni che operano nel settore dell’educazione, la Don Lorenzo Milani, oltre al sostegno dato ai ragazzi con difficoltà scolastiche, aiuta numerosi giovani stranieri a conoscere ed integrarsi meglio nella nostra società e nella nostra cultura. Il volontariato femmini-

le, con l’associazione “Dora – forum delle donne onlus”, ha aperto uno sportello di “Ascolto-Aiuto”, un nome che ben riassume il significato del’impegno sociale delle volontarie: gli anziani, ma anche tutte le persone sole e in difficoltà, possono trovare chi le ascolta e si occupa di loro; spesso questo aiuto è l’unico modo che hanno per ritrovare un po’ di speranza e di serenità. Un sondaggio effettuato a scuola, ha mostrato che il volontariato è ancora poco diffuso tra i giovani. Alcuni ragazzi intervistati hanno riferito quanto sia positiva la loro esperienza nel campo della solidarietà e quanto possa essere importante conoscere i problemi delle persone e maturare quindi anche noi stessi. E’ certo più importante dare un aiuto concreto ad una persona che trascorrere le ore davanti al computer o alla playstation. La solidarietà può essere per tutti una buona “maestra di vita”. La crisi è certamente un problema, ma se provassimo a staccarci di più dalle cose materiali, forse riusciremmo a comprendere che l’aiuto e la solidarietà sono le chiavi per aprire le nostre menti e i nostri cuori.

L’INTERVISTA IL SINDACO DI VAIANO ANNALISA MARCHI FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SULL’ASSOCIAZIONISMO LOCALE

Un Comitato per aiutare chi è in difficoltà COME NASCE a Vaiano la solidarietà e cosa si fa di concreto per gli altri. Lo spiega il sindaco Annalisa Marchi. Facendo riferimento anche ad un libro, tra i tanti, che ha scritto proprio assieme ai ragazzi della scuola Bartolini. Quale situazione c’è oggi nell’ambito delle associazioni e del volontariato?

«In questo periodo di crisi il ruolo delle associazioni è anche più importante. E’necessario utilizzare nel miglior modo possibile le risorse che abbiamo, evitando gli sprechi. Il Comune ha creato un “Albo delle associazioni” e nel territorio ve ne sono ben 65, di tutti i tipi. Il volontariato e la solidarietà contano molto. Ma essere solidali dovrebbe anche voler dire che chi ha più ricchezza è disposto ad aiutare chi ne ha di meno». SINDACO Annalisa Marchi durante l’intervista in classe

Nella sua vita ha partecipato a qualche associazione od alla loro creazione?

«Come forse sapete, un tempo vi era la “Settimana vaianese”. Fu poi deciso di fare una grande manifestazione che raggruppasse tutte le associazioni interessate. Nacque “Vaiano a tavola”. Su proposta dei membri delle associazioni, già nel mese di maggio viene stabilito come utilizzare i guadagni. Un anno fu deciso di destinare tutto il ricavato al Comitato di solidarietà; in altri anni il ricavato è stato destinato a più organismi e progetti benefici». Ci può parlare del Comitato di solidarietà?

«Il Comitato ha un regolamento molto preciso e vengono valutate con cura le situazioni di maggiore difficoltà, come quelle di chi ha perso il lavoro. Viene quindi deciso un aiuto, cercando di soddisfare i bisogni, quelli più urgenti, una volta soltanto, in modo da non creare una “dipendenza”, per dare insomma “una spinta” alla persona, in modo che possa poi risollevarsi da sola».

I REDATTORI IN CLASSE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti della II D della scuola media dell’istituto comprensivo Lorenzo Bartolini di Vaiano. Redattori in classe: Beatrice Barfucci, Federico Barsaglini, Simone Brachi, Bianca

Cecconi, Cosimo Fabbri, Sara Fabiani, Sara Farinacci, Giada Fioretti, Giulia Francalanci, Davide Giarrè, Alessia Guidoni, Scian Tang Gui, Samuel Montesi, Elena Nuti, Andrea Parisi, Gabriele Pecchioli, Marti-

na Pescari, Enrico Pini, Munir Raza, Giada Rocco, Carmen Rosati, Ginevra Russillo, Mattia Russillo, Daniele Vekony. Dirigente scolastico Sandra Bolognesi e docente tutor il professor Leonello Rabatti.

IDEE LOW COST

Il risparmio dalla farmacia alla sartoria ERA GIÀ attiva la Società di Mutuo Soccorso quando la Farmacia Cooperativa fu inaugurata: era il 21 febbraio 1909. Non c’era un proprietario unico ma tutti i soci avevano una piccola fetta di proprietà e questo permetteva di vendere i medicinali ad un prezzo più basso. Questa forma cooperativa è rimasta fino ad oggi e la Farmacia di Vaiano è l’unica in Italia ad avere questo tipo di gestione; per Statuto utilizza i guadagni a beneficio di tutti gli abitanti. Un’altra “invenzione” vaianese è “La sartoria”, che è nata circa 20 anni fa su iniziativa della “mitica” Licia, una rammendatrice pensionata, la quale propose ad alcune donne sue colleghe di cucire, ricamare e creare “pigotte” (le bambole di pezza) nel suo garage. Aumentate di numero, le donne sono state ospitate in un locale più grande. Il ricavato del loro lavoro è ancora oggi utilizzato a scopo benefico. Dal 2009 è attivo un Comitato che fornisce un sostegno economico, “una tantum”, alle persone e alle famiglie in particolare difficoltà, provvedendo talvolta anche al pagamento delle bollette, delle rate del mutuo e delle spese per il riscaldamento. Ed infine, “Vaiano a tavola” è il festival delle associazioni locali e si svolge agli inizi di Luglio. E’ una grande manifestazione durante la quale si possono gustare, a prezzo modico, vari tipi di piatti, da quelli tradizionali a quelli etnici e vi sono molti intrattenimenti per grandi e piccini. Tutte le associazioni contribuiscono all’organizzazione ed il ricavato è destinato anche a vari scopi benefici.

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