LA SPEZIA - Campionato di Giornalismo

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CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Scuola Media

«C. Cattaneo» LA LA SPEZIA SPEZIA

Per una scuola ’alunnocentrica’ Metodo Gordon: efficacia educativa in uno scenario di sterile tecnocentrismo RIFLESSIONI

«Formazione» tra motivazione e apprendimento HO CONOSCIUTO il metodo Gordon nella scuola “Carlo Cattaneo” che frequento da due anni. All’inizio ero alquanto scettico, sono piuttosto chiuso di carattere, ma sono bastati i primi incontri per ricredermi. Ho provato molta serenità nel parlare delle mie emozioni durante il problem-solving e il brain-storming perché gli altri non potevano giudicarmi per quello che dicevo. A volte era più semplice, altre più difficile e nel confronto ho compreso di non essere “solo”. Questo mio pensiero è condiviso dai tutti i compagni di classe; ora affrontiamo serenamente le interrogazioni, le verifiche e partecipiamo con gioia ai successi di ognuno di noi. Il fatto di conoscere meglio me stesso mi da più sicurezza nell’affrontare i miei coetanei; rispetto all’anno scorso sono in grado di esprimermi meglio e questo facilita la comunicazione e rafforza il rapporto di amicizia: se riesco ad esprimere la mia gioia, ma anche il mio disagio, chi mi sta di fronte è in grado di conoscere i miei bisogni, e viceversa, per empatia. Penso che un mondo più sincero e onesto inizi da questo. Sarebbe un peccato interrompere proprio adesso questo percorso appena iniziato perché grazie al metodo Gordon siamo meno inibiti e non temiamo più il giudizio dei nostri amici: la consapevolezza delle nostre potenzialità ci fa capire su cosa “puntare” per valorizzare le nostre capacità e superare le nostre debolezze.

RIPERCORRENDO le tappe della nostra storia abbiamo compreso che l’uomo ha compiuto progressi sorprendenti in ogni campo. L’umanità “bambina”, desiderosa di crescere, si è aperta al mondo attraverso i miti, le fiabe e le favole, acquisendo una graduale consapevolezza di sé. L’Occidente europeo, dopo una visione oscurantista di teocentrismo, “monopolio” di un Medioevo clericale, è passato ad un maturo e consapevole antropocentrismo a partire dall’Umanesimo-Rinascimento. L’uomo ha così cominciato ad avere fiducia nelle proprie capacità e a “costruire” se stesso, diventando artefice del proprio destino. Oggi strumenti “sopraffini” e un certo tecnologismo idolatrato hanno finito per aprire il varco alla grande era tecnocentrica, impoverendo quell’humanitas che nella scuola dovrebbe essere il vero motore. L’efficentismo frenetico che dilaga ormai in ogni ambito ( anche educativo!) spesso crea sfiducia in noi giovani e soprattutto non stimola la motivazione allo “studio”.

LABORATORIO Spazio di interazione di gruppo

Thomas Gordon (1918-2002), psicologo americano di orientamento umanistico, consapevole di questi “vuoti” (nonostante le speranzose nuove tecnologie!), recupera il materiale più prezioso: quello umano! Lo sviluppo della persona nella sua “unicità” e il suo processo di maturazione diventano

l’obiettivo primario: solo così si può ottimizzare l’apprendimento, rendendolo piacevole e stimolante. Il cosiddetto “metodo Gordon” rappresenta proprio una valida opportunità per recuperare il senso dell’azione educativa nonché della sua efficacia, puntando i riflettori sul nostro ruolo di alun-

ni e sulla paritetica centralità della relazione educando-educatore. Esso garantisce uno spazio scolastico “non giudicante”, aperto al dialogo, alla comunicazione, all’ascolto, alla nostra crescita in termini di autenticità e trasparenza. Partendo da una serie di “esercizi psico-pedagogici”, che hanno coinvolto l’intero gruppo-classe con l’uso di “carte speciali”, siamo riusciti a vivere e a gestire il tempo scuola in modo armonico, imparando a collaborare e a sanare eventuali conflitti. Queste carte esprimono, attraverso le parole e le immagini, sensazioni, emozioni, desideri e bisogni ed invitano noi studenti alla riflessione, alla comunicazione “senza filtri” e alla condivisione della nostra storia. Il recupero di sé e della dimensione valoriale permette di accrescere la motivazione allo studio nonché la propria fondamentale autostima. Ogni alunno, infatti, nella centralità (e qualità!) della relazione educativa sente finalmente di poter esistere per quello che “è” e non soltanto per quello che “fa”.

PROGETTO DI CRESCITA STRUMENTI DI LAVORO “SUI GENERIS” TRA PIRAMIDI (DEI BISOGNI) ED EMPATIA

Psicologia “applicata” e conoscenza di sé

IL METODO La Piramide di Maslow

IL METODO Gordon ci ha offerto la possibilità di lavorare con strumenti decisamente “sui generis”: non vanno al di là del cartaceo (ad esempio le “carte emozionando”, le “carte chi sono io”, le carte dei “bisogni”) ma sono capaci di sollevare “montagne”, di superare ostacoli che a prima vista risultano insormontabili. In un clima di autentica cooperazione e con il sostegno dei nostri docenti siamo riusciti a prendere atto dell’importanza di aspetti del nostro vivere quotidiano che forse, per distrazione o superficialità, ci risultavano quasi estranei. Si è trattato di prendere atto di “concetti” nuovi, dai nomi nuovi ma che abitavano segretamente in noi! Il loro risveglio ci ha permesso di sentirci più “grandi” e dunque più forti per seguire un percorso (anche scolastico!) più stimolante e

motivante! E allora ecco che la parola magica “empatia”(mettersi nei panni dell’altro, condividendone le esperienze) è stata un colpo di fulmine: abbiamo imparato a uscire dal nostro piccolo mondo, a guardare con occhi nuovi e a capire che è costruttivo (per noi e per gli altri) condividere emotivamente le esperienze. Dunque il dare agli altri, ascoltandoli e comprendendoli, è automaticamente anche un ricevere con gli interessi! Un certo signor Maslow, psicologo umanista e “maestro”di Gordon, è stato davvero illuminante con la sua “piramide dei bisogni”, il cui soddisfacimento, tappa dopo tappa, è fondamentale per progettare il nostro cammino di crescita. Dai bisogni fisiologici a quelli di sicurezza, dai bisogni sociali a quelli di stima verso la nostra realizzazione!

LA REDAZIONE LA PAGINA é stata realizzata dagli alunni di 1˚ C Adumitroaei Sergiu, Biggio Nicole, Campagni Federico, Carignani Silvio, Dibenedetto Cristian, Dughetti Chiara, El Alloui Hamza, Evangelisti Luca, Fossati Gaia, Gritti Melba, Ilardi Maria, Masini Mat-

teo, Morelli Irene, Paoletti Micol, Vinciguerra Gaia, Zeuli Emanuel e di 2˚ C: Borzani Greta, Cantini Rossella, Cutugno Cinzia, De Marinis Luca, D’Este Giulia, Dibenedetto Gabriel, Di Biasi Francesco, Frunza Mihaela, Grassi Elisa, Isernia Giuseppe,

Lago Greta, Lagomarsni Giacomo, Millhaj Klevisa, Moreni Sara, Paolucci Chiara, Pioli Camilla, Saia Leonardo, Salamina Samuele, Salvemini Alessia, Sejdovic Mirsad, Zucchello Lorenzo. Il Dirigente è Felice Biassoni, i prof tutor sono Aurora Ceccarini e Paolo Mignani.


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Scuola Media

«D. Alighieri» CASTELNUOVO CASTELNUOVO MAGRA MAGRA

Lavoro minorile, lavoro sempre In classe si parla di sfruttamento e della «Dichiarazione sui diritti del fanciullo» SIAMO i ragazzi della 3B della scuola media “Dante Alighieri” di Castelnuovo Magra e quest’anno abbiamo deciso di proporre un argomento che ci sta particolarmente a cuore, ossia lo sfruttamento dei minori. Quest’idea è nata dopo aver letto un brano in classe con la nostra professoressa di lettere la quale, piacevolmente stupita per il nostro interesse, ci ha divisi in gruppi di ricerca per approfondire l’argomento. Una delle nostre fonti di documentazione è stata la «Dichiarazione sui diritti del fanciullo», in particolare l’Articolo n˚ 32 paragrafo 1: «Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e qualsiasi tipo di lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale». E’ assurdo quindi che ancora oggi lo sfruttamento nei confronti dei ragazzi persista: esso non solo si manifesta nei paesi più poveri, ma anche negli stati più industrializzati e moderni come la Cina popolare ecc. La schiavitù consiste nell’imposizione della proprietà non di un bene, ma di una persona che è sem-

ATTIVITA’ Ragazze e ragazzi devono prima di tutto studiare

pre considerata un oggetto facente parte del patrimonio del padrone. Egli crede di avere diritto di sfruttare il lavoro dello schiavo, sino ad arrivare a poterlo uccidere. I bambini vengono impiegati nelle più ignobili mansioni, ad esempio nell’ambito della prostituzione, come operai nelle fabbriche di scarpe e palloni, nelle industrie tessili (sono molto utili perché hanno le mani talmente piccole che riescono a cucire ogni mini-

mo particolare). I bambini schiavi sono costretti a lavorare per più di 12 ore al giorno senza nessuna pausa per riposare e nutrirsi. Da non dimenticare sono, inoltre, i bambini soldato: essi vengono allontanati dalle loro famiglie all’età di 4 anni, privati del gioco e dell’istruzione, quindi dell’infanzia che non conosceranno mai. I fanciulli vengono inoltre utilizzati per scavare fosse nelle quali metteranno degli ordigni

esplosivi. Questa è una delle forme di sfruttamento più atroci. I ragazzi sono in costante pericolo di fronte a sostanze tossiche, con situazioni di igiene e sanità pari a zero, senza ottenere ovviamente quasi nulla in cambio. I bambini non hanno nemmeno i soldi per nutrirsi, e quindi sono costretti a saccheggiare villaggi, per poi rivendere gli oggetti rubati a prezzi stracciati e poter finalmente mangiare. Le bambine sono utilizzate anche come domestiche nelle case dei padroni. Altre invece lavorano nei campi da mattina a sera. Un inferno senza uscita. Per fortuna nel 1948 con la «Dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo» la schiavitù è stata definita una condizione illegale in tutto il mondo occidentale. Solo dopo aver affrontato questo argomento abbiamo compreso che ciò che noi consideriamo «scontato» come vivere una vita serena, giocare, studiare e imparare è un privilegio riservato a pochi. Dobbiamo quindi smetterla di lamentarci per le cose più futili e apprezzare ogni gioia che la vita ci offre.

LAVORO APPELLO DI UNA ONG AMERICANA PER DIFENDERE QUESTI RAGAZZI SFRUTTATI E MALPAGATI

In Cina tanti adolescenti «Schiavi di Topolino»

TEMPO LIBERO C’è chi gioca alla guerra e chi lavora in fabbrica

A VOLTE sui mass media alcune notizie hanno meno risalto rispetto ad altre. Quando si tratta del nome di una grande multinazionale le informazioni negative ci arrivano maggiormente attraverso la rete. Negli anni ‘90 era scoppiato il caso Nike: bambini che cucivano palloni di cuoio destinati ai mercati occidentali .Dopo lo scandalo e l’indignazione dell’opinione pubblica tutto sembrava risolto ma negli ultimi anni un’altra grande multinazionale è implicata in un episodio simile. Sapete chi sono gli «schiavi di Topolino»? Noi lo abbiamo scoperto navigando su internet: sono adolescenti cinesi con un’età variabile dai 13 ai 16 anni che lavorano 12 ore al giorno per confezionare i pupazzi con cui giocheranno i loro quasi coetanei di tutto il mon-

do e con i quali, forse, abbiamo giocato anche noi. A lanciare l’allarme è stata una ong americana contro lo sfruttamento minorile: sotto accusa sono finiti soprattutto gli orari insostenibili per qualunque lavoratore, figurarsi per un ragazzo di 14 anni. Secondo l’ong i baby-operai restano in fabbrica 76 ore alla settimana per uno stipendio di soli 1100 yuan (121 euro) al mese, circa 11 centesimi all’ora. Siamo rimasti colpiti anche dalle disumane condizioni dell’ambiente di lavoro e dalla pericolosità dei materiali chimici che devono maneggiare. L’azienda, da parte sua, ha risposto alle accuse sostenendo di aver avviato un’inchiesta e noi speriamo di leggere presto che questo caso si sia risolto, come quello della Nike.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della classe III B della scuola media «D. Alighieri» di Castelnuovo Magra. Sono Bertini Sally, Bianchi Mattia, Bogazzi Andrea, Borotto Elia, Bosco Greta, Coloretti

Camilla, Di Pasquale Francesca, Luchesini Lorenzo, Malloggi Giacomo, Manfredi Alessandro, Marzari Sofia, Moussaddak Ronaldo, Musetti Ginevra, Orlando Alessio, Petacchi Giulia, Petacco Sean Valerio,

Petrolo Daniele, Ponzanelli Marco, Raiti Gabriele, Salini Patrick, Simonelli Luca, Tinfena Francesco, Tonelli Giada, Villano Diego. I docenti «tutor» sono i professori Logli Veronica e Giorgi Maria Luisa.

DRAMMA

La storia di Khaehdr soldato bambino «…È QUASI buio e sto guardando tra le foglie: al di là del fiume c’è un villaggio. Perfetto, questa sera mangerò dopo tre giorni di digiuno! Il Padrone mi ha minacciato anche oggi, non ne posso più di queste continue pressioni. Hamel, il mio compagno, è morto ieri dopo l’ennesima serie di calci e pugni del Padrone e non posso permettergli di mietere altre vittime. Noi ragazzi siamo una squadra, ci proteggiamo a vicenda, e ogni persona è come l’anello di una catena: morto uno, morti tutti. Sappiamo che le possibilità del Padrone di sopravvivere senza di noi sono pari a zero. Siamo noi che reggiamo la baracca! Per ora siamo in sei ragazzi, ma presto il Padrone andrà a comprare altri innocenti. Kajheda ha 5 anni, è la più piccolina del gruppo eppure combatte ogni giorno come tutti noi. È da poco che l’ha comprata, ma è come se fosse la nostra sorellina minore da sempre. Quando “vivi” qui impari ad amare il prossimo come fosse te stesso: può sembrare impossibile, ma l’odio dell’uno nei confronti dell’altro non c’è. Fra di noi c’è solo il sentimento di fratellanza che ci unisce e ci rende forti. Forti nel mondo, ma non contro il Padrone, perché l’ultimo compagno che ha provato a ribellarsi è stato picchiato a morte. Adesso sono qui, ho 21 anni e sono riuscito a fuggire da quell’inferno. Racconto la mia storia con la speranza che il futuro sia migliore, perché non si può continuare con questo terribile massacro». Ci siamo immedesimati in Khaehdr, “immaginario” bambinosoldato.

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GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Scuole Medie

«Di Giona-Signorini» LE LE GRAZIE-RIOMAGGIORE GRAZIE-RIOMAGGIORE

Fango e acqua: la paura di chi c’era Testimonianze inedite di chi ha vissuto la tragedia di Vernazza sulla sua pelle RIFLESSIONI

Bomba d’acqua Solo fatalità? UNA bomba d’acqua quella del 25 ottobre; una bomba d’acqua che da sola non spiega ciò che è accaduto, ma che indubbiamente ha le sue origini nella particolare situazione climatica che sta interessando anche le nostre zone. Si deve partire da lunedì 24 ottobre quando un vasto fronte freddo, favorendo il formarsi di una sacca nel golfo del Leone, ha richiamato un flusso di corrente più calda. Questo fiume di aria calda, arricchito di vapore nel suo tragitto, ha posto le basi per precipitazioni intense. Nella notte hanno cominciato a formarsi delle linee temporalesche e nella giornata del 25 si era in presenza di una situazione di blocco: un fronte freddo esteso sul golfo del Leone e un fronte caldo sul mar Ligure. La notevole differenza di pressione tra la pianura Padana e il mar Ligure ha poi causato una persistente ventilazione dalla terra verso il mare: l’aria più fredda, a contatto con l’acqua più calda ha incrementato l’evaporazione creando una zona di bassa pressione, e spinta contro le Prealpi ha facilitato la generazione della pioggia. Il primo temporale, nato sul mare e scaricatosi nell’interno, ha creato un flusso di aria fredda che ritornando al mare (molto caldo per la stagione) ha creato i presupposti per la formazione di un’altra cella temporalesca e così di seguito. Questa l’origine del sistema multi cella che si è autoalimentato insistendo ore sulla stessa area geografica. La natura ci ha messo del suo, ma forse, sui cambiamenti climatici (come un mare di stagione troppo caldo) qualche responsabilità è da attribuire anche all’uomo.

LE TESTIMONIANZE inedite di chi ha vissuto la tragedia di Vernazza sulla propria pelle. La signora S. lavorava nel bar vicino alla stazione. Veniva una pioggia fortissima e c’era molto vento. “All’inizio eravamo tranquilli” ci ha raccontato “poi quando abbiamo sentito l’odore del gas e l’acqua che arrivava alle ginocchia abbiamo sbarrato le porte con tavoli. Oltre a noi c’erano molti turisti e due bambini. Proprio uno di loro ha chiesto al proprietario se non c’erano altre vie di fuga e allora lui si è ricordato di una porta murata che portava in un locale con accesso al piano alto. Con un martello abbiamo aperto un buco sufficientemente largo per passarci uno alla volta. Io sono passata quasi per ultima e ho fatto in tempo a vedere un albero enorme che veniva trascinato via come se fosse una foglia. Quando l’acqua ha iniziato a scendere i vigili ci hanno raggiunti e ci hanno portato in municipio dove abbiamo passato la notte”. La signora G. R. era invece nella sua pizzeria in fondo al paese: “Ho iniziato a preoccuparmi

TIZIANO RACCONTA I pesci del mare incontrano quelli del fiume

quando il tombino si è alzato di mezzo metro. Nonostante mi avessero detto che era impossibile raggiungere casa mia, sono comunque andata alla macchina e sono riuscita a arrivarci. Da lì ho visto il disastro che era successo e ho pensato che i cittadini di Vernazza erano tutti morti. Il mio vicino non riusciva a contattare la fi-

glia che era a scuola. Quando sono arrivati i soccorsi ci hanno detto che il paese era diviso a metà. Dove ero io c’era ancora la luce ma non potevamo raggiungere quelli che stavano dall’altra parte dove non c’era più né luce né gas. Il giorno seguente nella pizzeria ho trovato un disastro: pezzi di macchine, alberi e tanto fango. A

volte non mi sembra vero quello che è successo…è troppo” Antonella, una nostra compagna racconta: “Ha iniziato a piovere verso le 10.30 e fino a sera questa pioggia non si è fermata mai. Dopo pranzo ho sentito molte urla provenienti dalla via principale, ma da casa non potevo vedere quello che succedeva. Mio padre è sceso e io sono rimasta sola. Poco dopo due miei amici mi hanno detto di andare in municipio e li ho seguiti salendo le scale il più velocemente possibile. Non ho visto subito quello che è successo ma vedere il mio paese ridotto così è stato tremendo. Camminavo nel fango e piangevo”. Ancora più forte è il racconto di Tiziano, un alunno della prima: “Ero con mio padre chiuso nel ristorante quando abbiamo visto l’acqua salire, siamo riusciti a telefonare ai nostri vicini che ci hanno calato una corda dal terrazzo e ci hanno aiutato a salire. Il giorno dopo ho visto che il paese era diviso da un fiume in piena. La terra si era fermata e arrivava alle finestre del primo piano”.

TESTIMONIANZE A TRE MESI DI DISTANZA I VIGILI DEL FUOCO RACCONTANO L’INFERNO DI VERNAZZA

Via mare, via cielo, via terra: difficile anche arrivare

LA VIGNETTA L’acqua ci dà la vita ma a volte ce la toglie

NON era un film sull’apocalisse quello che si è presentato agli occhi dei soccorritori accorsi a Vernazza ma una realtà assurda anche per chi è abituato a intervenire nelle emergenze. Non paura per ciò che si doveva affrontare, ma sgomento per non poter essere subito presenti ovunque. Questo lo stato d’animo, come emerge dal racconto dei vigili del fuoco Andrea Stretti e Nicola Donno, di chi si è trovato lì il 25 ottobre. Dalle parole dei due Capi Squadra appare chiaro come una serie di concause abbiano reso difficilissimi i soccorsi a Vernazza, dove è saltato ogni tipo di collegamento e dove i primi soccorsi sono potuti giungere con un carrello ferroviario agganciato a un vagone procedendo a passo d’uomo grazie a chi spalava la terra dai binari. All’alba, i vigili del fuoco si sono calati

dall’elicottero su Vernazza. Impossibile elencare tutti gli interventi, si citano solo il salvataggio dei due giovani intrappolati in banca, tirati fuori in apnea, e dei due anziani coniugi recuperati nei propri letti e calati dal loro appartamento in un clima di dignitosa compostezza. Compostezza di tutti gli abitanti che ha contribuito a facilitare le operazioni. Gestire una tale emergenza non era facile, ma le fasi (soccorso, messa in sicurezza delle strutture, recupero dei beni) si sono succedute puntualmente. Come ricordato da Donno e Stretti, lavorare con personale di Comandi diversi, ma con la sensazione di trovarsi con colleghi di sempre, è la prova che, anche quando si scende all’inferno, la professionalità non viene meno. E questo in una società dove si insegue il facile successo è bene ricordarlo.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata da Berghich Gloria, Dabroja Sabina,D’Aprile Micol, Faietti Marco, Giunti Alice, Giusti Giulio, Maniscalco Lorenzo, Martino Lucrezia, Mori Emma, Myftaraj Mimosa, Palmas Leonardo, Pirone Chiara, Pisano Costanza, Polani Elia,Sadlej Damian, Selimi Sauro, Turano

Matteo, Agrifogli Noemi, Barbati Serena, Bello Manuele, Bertano Arianna, Blandino Mattia, Carassale Mattia, Coluccia Giacomo, Consoli Veronica, Danese Martina, Fonzi Sara, Giunti Elisabetta, Intorcia Marika, Malvolti Luca, Matana Zeno, Mercole Stefano, Mora Silvio, Nuzzello Nicolò, San-

venero Aurora, Stradini Marlena, Azzaro Giacomo, Barberotti Matilde, Cappellini Luca, Cataldi Marco, Daniello Noemi, Donelli Greta, Franceschetti Leonardo, Mazzitelli Antonella, Pasini Pietro, Vesigna Marco. Tutor Natale Gloria, Ghio Tiziana, Colla Marta. Dirigente Beretta Giancarlo.


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GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

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Scuola Media

«Fratelli Incerti» FABIANO FABIANO

Quale territorio, per quali cittadini? Le colline di Fabiano: esempio per una riflessione generale QUALE territorio, per quali cittadini? Questa la domanda che ci siamo posti da giovanissimi cronisti della classe. E abbiamo scelto le colline della nostra Fabiano per proporre sul tema una riflessione generale. Le colline di Fabiano, come tutta la zona occidentale dei promontori del golfo, rientrano nell’area dei SIC (siti di interesse comunitario). Vi sono habitat particolari legati alle caratteristiche geologico-carsiche (campi a massi, doline), vi vivono molte specie animali e botaniche di generale interesse (piante... volatili, mammiferi e roditori), tuttavia, per chi percorra uno dei bei sentieri fino al monte Santa Croce, o nei dintorni del paese alto, risulta evidente lo stato di abbandono dei manufatti, la presenza di cave e spesso di discariche abusive, per non parlare del generalizzato disordine edilizio. In Liguria il 98 per cento dei comuni sono esposti a frane e alluvioni, 470 chilometri quadrati (kmq) sono ad elevato rischio idrogeologico e i tragici avvenimenti dell’ottobre scorso, anche se eccezionale è stata la quantità

PRATICA I ragazzi al loro secondo anno di orto scolastico

di pioggia caduta in poco tempo (500 ml d’acqua in poche ore, gli stessi raggiunti in media in 6 mesi), ci devono far riflettere sul valore, sulla vulnerabilità e sulla cura del nostro territorio. Sappiamo che l’uomo ha sempre più abbandonato gli antichi per-

corsi insieme alle attività per cui erano stati costruiti, così pure le zone boschive o coltivate non sono più sfruttate, molti muri a secco tendono a cadere, mulattiere e gradinate sono invase dalle erbacce, danneggiate dai cinghiali o da smottamenti del terreno, quando

addirittura l’uomo non interviene depositando abusivamente rifiuti di ogni genere. Sul monte Santa Croce e lungo tutta la Litoranea, ben visibili da diversi punti, esistono zone di cava di portorino e di materiale per l’edilizia, vecchie e nuove, che feriscono il paesaggio e aumentano i rischi idrogeologici, come risulta chiaramente anche da una recente interrogazione parlamentare dei “Verdi” sull’argomento. La valorizzazione dei sentieri (con l’attività di mappatura e censitoria del Comune della Spezia, quella didattica del LabTer, quella delle associazioni di volontariato, del CAI, e così via) e le iniziative come l’ «orto in condotta» mirano a sensibilizzare alla conoscenza e alla salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico. Nel corso di questi anni, proprio grazie a queste iniziative di cui siamo stati protagonisti, abbiamo preso coscienza dell’importanza e della fragilità del nostro territorio e abbiamo imparato ad osservare, a riflettere e a giudicare, acquisendo un crescente senso di responsabilità individuale, che è il primo passo verso un impegno condiviso.

PENSIERO E AZIONE IMPEGNO: ESSERE RESPONSABILI VUOL DIRE DARE UNA RISPOSTA

La cronaca di un dibattito in classe

LA VIGNETTA Non tutte le catastrofi sono inevitabili

PARLIAMO di catastrofi: non tutte, lo abbiamo capito insieme, sono inevitabili. Spesso nascono da incuria. Siamo chiamati ad essere responsabili, tutti, del nostro pianeta nella sua complessità (geosfera, idrosfera, atmosfera e soprattutto zooosfera: creature a due zampe, quattro, con le ali, le pinne e striscianti). I gravi fatti legati all’alluvione in Liguria hanno qualcosa in comune con il naufragio della Costa. L’uomo si comporta in modo irresponsabile verso il pianeta e verso i suoi simili. Nella discussione abbiamo trovato tante possibili azioni positive e abbiamo contribuito ad esprimerle: Nicholas: fare del pianeta un unico grande par-

co internazionale; Niccolò: non disboscare, ridurre le emissioni che portano alle piogge acide; Martina: non versare petrolio in mare; Giulio: abolire le guerre che sono il massimo della distruzione; Yang: pulire i fiumi; Claudio: aumentare le aree protette e poi proteggerle davvero; Greta e Cassandra: smettere di fumare e di bere (per partire da noi stessi); Davide: sostituire i combustibili fossili con le energie alternative; Alice e Sara: fare raccolta differenziata fino alla eliminazione delle discariche; Oussam: proteggere gli animali e lasciarli liberi; Michele e Lisa: innalzare gli argini e non costruire vicino ai fiumi. Aspettiamo di diventare adulti per concretizzare.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Di Prisa, Cozzani, Ginesi, Miotti (della classe III B), Milone, Tinto, D’Aprile, Di Mauro, Telara, Gavini (della classe II B) e

dalle classi I e II A della Scuola Secondaria di primo grado “Walter e Riccardo Incerti “ a Fabiano. Il dirigente scolastico è Professoressa Ro-

saria Micheloni e le insegnanti tutor che hanno seguito i ragazzi nel lavoro di ideazione e di redazione di questa pagina sono Silvia Pellegrottti, Paola Faleni e Paola Di Capua.

RIFLESSIONE

Agricivismo e riffa con lattuga e basilico LA RIFLESSIONE che proponiamo è su «Agricivismo e riffa con lattuga e basilico». E vi spieghiamo sinteticamente il perché attraverso due semplici passaggi. Comiciamo con «agricivismo». Con il termine agricivismo si definisce un nuovo movimento, spontaneo, attraverso il quale singoli o gruppi di persone recuperano spazi verdi per coltivare i propri ortaggi. Sembra peraltro che il fenomeno sia internazionale: da New York, al Regno Unito (terrace garden); e, ovviamente, anche in Italia, prolificano orti urbani e suburbani, in case e spazi privati o pubblici, che coinvolgono un crescente numero di persone di diverse età. La prima esperienza, quella avviata a Bologna, risale già a diversi anni fa, mentre noi siamo solo al nostro secondo anno di orto scolastico. Tuttavia, tra la semina e il raccolto, abbiamo scoperto la pazienza, l’attenzione a quelli che sono i ritmi naturali e ai fenomeni climatici, il rapporto con gli anziani che ci hanno trasmesso con le loro conoscenze, anche le storie e i ricordi. Poi, con la «Riffa dello zuccone» (il primo premio consiste in uno zucchino enorme che per sbaglio non era stato raccolto) sono in molti che hanno potuto godere del premio di un ortaggio freschissimo e biologico.


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CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Scuola Media

«Silvio Pellico» LA SPEZIA

La prima vera scelta della nostra vita Su materne, elementari, medie decidono i genitori, ma ora per le superiori... LICEO MUSICALE

Nuova offerta dell’Istituto Cardarelli MOLTE nella nostra città sono le interessanti e valide offerte di studio, ma una novità di quest anno è il Liceo Musicale, che va a coprire una lacuna avvertita ormai da molto tempo. Noi alunni di una classe a indirizzo musicale della scuola media Silvio Pellico abbiamo accolto con grande interesse la notizia e quindi ci è parso naturale porla all’attenzione dei nostri coetanei. A partire dall’anno scolastico 2012-2013 il liceo Vincenzo Cardarelli aprirà la sezione musicale, presso la sede del liceo Artistico in via Montepertico 1. Il corso di studio prevede l’insegnamento di due strumenti e l’approfondimento della musica in tutti i suoi vari aspetti: espressivi, culturali, interdisciplinari, tecnologici, interattivi… A queste attività viene affiancato, inoltre, il tradizionale monte ore delle materie comuni: Lingua e Letteratura italiana, Storia e Geografia, Filosofia, Lingua straniera, Matematica, Fisica e Scienze. La dirigente scolastica dell’Istituto Cardarelli, Sonia Carletti, dopo essersi recata in varie scuole medie della nostra provincia, ed essersi scusata per il ritardo con il quale è stata presentata la nuova offerta,invita noi possibili futuri alunni a seguire le nostre passioni e a scegliere liberi, sulla base di quello per cui ci sentiamo davvero portati, senza farci influenzare dai giudizi e dalle critiche altrui.

«DA BAMBINO volevo diventare archeologo» dice, con aria nostalgica Filippo «ed io un calciatore dell’Inter» riprende Marco. «Io sognavo di fare la modella» ricorda Lucrezia «ed io la cantante» aggiunge Michelle. Un breve silenzio, sono passati non molti anni dal dolce fantasticare dell’infanzia, eppure a tredici anni la realtà s’impone e, non senza timore e incertezze, noi alunni di terza media dobbiamo affrontare per la prima volta nella nostra vita un problema serio e da «grandi» che, in qualche misura, impegnerà il nostro futuro: la scelta della scuola superiore, finito il ciclo delle elementari e delle medie. E’ forse la prima percezione concreta che abbiamo di non essere più dei bambini. Un pò dispiace lasciare il rassicurante universo delle decisioni prese dagli altri, ma, allo stesso tempo, è come salire su una barchetta e per la prima volta remare oltre le acque tranquille del porticciolo: timore ma anche aspettativa. E’ con questo spirito che molti di noi affrontano il duro tema della scelta scolastica. Mancano solo pochi giorni alla scadenza della

VIGNETTA Emblematica ironia di una decisione importante

data di consegna della domanda d’iscrizione ed è ormai arrivata l’ora di chiarirsi le idee. Dal Classico al Linguistico, dallo Scientifico all’Alberghiero… le possibilità sono molte, ma l’indecisione non è da meno, ed è in parte dovuta anche alla nostra età: quella della preadolescenza. Infatti, nella fase della vita che stiamo vivendo ci

poniamo domande come: chi sono davvero? Per cosa sono portato? Chi voglio diventare?...e quasi mai riusciamo a darci una risposta. Un giorno ci sentiamo in un modo, il giorno dopo in un altro. Gli adulti dicono che la preadolescenza è un’età felice e spensierata, eppure alla fine della terza media tutti noi ci troviamo di fronte

ad una scelta che potrà condizionare la nostra vita; scegliamo quasi ad occhi chiusi perché non ci conosciamo abbastanza. Ma chi può consigliarci seriamente? Fidarci ciecamente dei nostri genitori i quali pretendono di conoscerci? Quanti aspetti di noi ignorano! E i nostri insegnanti, che cosa sanno di noi? Vedono soltanto i risultati scolastici, la punta di un iceberg. Di certo sappiamo che sarebbe sbagliato lasciare la scuola a sedici anni: senza un apprendistato è impossibile trovare lavoro. Agli Open Day, i giorni in cui le superiori aprono le porte ai loro futuri alunni, le scuole sembrano dei paradisi dove si studia poco e si socializza molto, dove tutto il corpo docente è formato da angeli. –Iscriviti da noi- ti dicono- ed avrai un futuro assicurato. Però le voci di corridoio dicono ben altro. E i giornali ricordano che anche i migliori neolaureati hanno difficoltà a trovare un impiego. A chi dare ascolto? Sbagliare scuola significa perdere un anno di studi, ricevere frustrazioni e far spendere inutilmente soldi ai genitori.

SONDAGGIO INDAGINE NELLA NOSTRA CLASSE RIGUARDO ALLE PREFERENZE E ALLE DIFFICOLTÀ

Responsabilità: che cosa ne pensano i ragazzi? ABBIAMO svolto un sondaggio nella nostra classe riguardo alle preferenze e alle difficoltà incontrate nella scelta. È emerso che la maggior parte dei ragazzi di oggi preferiscono un liceo Classico o Scientifico, in quanto credono che apra maggiore possibilità per il futuro, sono sempre di meno, invece coloro che scelgono istituti tecnici o professionali, pensando di non essere dotati per una scuola più impegnativa. Molti intervistati si sono basati sui consigli dei genitori e degli amici più grandi che ci sono già passati, ma trovano difficile individuare le loro attitudini. Emma: “Ero molto indecisa dato che mi piacLA CLASSE Gli allievi della Media Silvio Pellico, ciono sia le materie letterarie che quelle sciensezione musicale, che formano la redazione tifiche e ho buoni voti in entrambe, così ho

scelto la scuola che secondo me offre più possibilità di lavoro in futuro: il liceo Scientifico”. Enrico: “Io, invece, non ho trovato grandi difficoltà, infatti, sono portato per le materie umanistiche, mentre la matematica non è il mio forte”. Federico: “A me appassionano le lingue e le culture straniere quindi ho scelto con una certa sicurezza il liceo Linguistico”. Luca: “ Io ho deciso di iscrivermi all’Alberghiero perché non sono un grande studioso e vorrei imparare a cucinare”. Angelo: “Io sono un appassionato di musica, adoro suonare la chitarra e quindi ho scelto il nuovo Liceo Musicale che mi consente di seguire il mio sogno e di diventare un musicista famoso”.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dalla classe 3 C della Scuola Media «Silvio Pellico»: Abbione Priscilla, Bianchi Edoardo, Brescia Marco, Brignolo Andrea, Canese Filippo, Capobianco Gilda, Chilosi Chiara, Cornetto Angelo, Corradino Margherita, Costa Edoardo, De Hoffer Filippo, Di Sacco

Eleonora, Farina Emma, Fazio Enrico, Gagetti Emanuele, Greco Federico, Landi Lucrezia, Milella Alessia, Moran Gustavo, Moricca Arianna,Orlando Federica, Pietra Matteo, Pispisa Michelle, Pucci Emanuele, Quaranta Mattia, Schiffini Celeste, Sebastiani Diego e Tavilla Federico. Il cuore

della redazione in classe è stato formato da Priscilla Abbione, Eleonora Di Sacco, Lucrezia Landi, Michelle Pispisa e Celeste Schiffini. Dirigente scolastico professor Giuseppe Sciacca, insegnante tutor il professor Umberto Monti.


CAMPIONATO GIORNALISMO

MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

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Scuola Media

«D. Alighieri» CASTELNUOVO MAGRA

Svizzero? No, Castelnovese! Ciocco-lezione: una classe con tanti piccoli ‘Maître Chocolatiers’ PERCHÉ concludere una pesante settimana di scuola con una lezione di aritmetica o una lettura dei Promessi Sposi?! Visto che siamo una classe ‘all’avanguardia’, abbiamo pensato di fare una lezione alternativa all’insegna del cioccolato. Questa divertente ma anche istruttiva esperienza si è svolta un sabato mattina, con un cielo uggioso ed un vento freddo. Il professor Mario Vangeli, docente di cucina all’Istituto Alberghiero di La Spezia, ha tenuto per noi una lezione sul cacao e il cioccolato. Dapprima ci ha illustrato le origini, le varietà, le proprietà e le modalità di lavorazione di questo pregiato prodotto tramite diapositive, poi ci ha fatto assaggiare, partendo dalla fava del cacao, diversi tipi di cioccolato per farci capire la differenza dei sapori: fondente in percentuali varie e al latte. Qualche ‘eroe’ è riuscito anche a mangiare il fondente al 90%, che è un po’ amaro ma non fa ingrassare e non causa quegli sfoghi cutanei che noi adolescenti tanto odia-

MESTIERI Gli studenti che hanno lavorato per fare i cioccolatini

mo perché contiene pochissimi zuccheri e grassi! Abbiamo poi annusato e toccato il burro di cacao puro, che ha un profumo davvero delizioso, e alcuni di noi se lo sono spalmato sulle mani e sulle labbra! Dopo questa prima degustazione ci siamo messi ai fornelli per creare favolosi cioccolatini ri-

pieni di una notissima crema di nocciole spalmabile (che tecnicamente si definisce una ‘ganache’, termine che interessava molto al nostro compagno Alessio, che è un fanatico di programmi televisivi sulla cucina ma talvolta non capisce il linguaggio del settore!). Dopo aver sciolto a bagnomaria

del cioccolato fondente e averlo temperato mettendo la pentola sul ghiaccio (non avendo a disposizione una lastra di marmo), lo abbiamo colato nelle apposite formine, lasciandolo raffreddare. Nel frattempo abbiamo ammorbidito la crema alla nocciola, che con il sac-a-poche è stata poi versata nelle ‘camicie’. Per finire, abbiamo ripetuto le prime operazioni per richiudere i cioccolatini. Quando abbiamo visto il risultato del nostro lavoro ci siamo sentiti dei veri ‘maître chocolatiers’ e forse abbiamo provato lo stesso orgoglio dello svizzero Suchard, che nel 1913 produsse i primi cioccolatini ripieni! Non ci è voluto tanto tempo a farli ma ne abbiamo impiegato ancora meno a mangiarli! Il professore ci ha spiegato che il cioccolato aiuta il cervello a produrre le endorfine, sostanze chimiche che influiscono positivamente sull’umore: sarà per questa ragione che siamo usciti da scuola così euforici e pieni di energie o forse solo perché era sabato?!

LAVORO MINORILE LO SFRUTTAMENTO DEI RAGAZZI NELLE PIANTAGIONI IN AFRICA

Il cioccolato non è sempre dolce per tutti

SFRUTTAMENTO Nel mondo il lavoro minorile è una triste realtà

IL CACAO si ricava dai semi di un albero originario dell’America centrale, il Theobroma cacao, oggi coltivato anche in Africa e in numerose isole tropicali. A partire dal Cinquecento i coloni europei portarono nel Vecchio Continente questi semi, che sollevarono subito un grande interesse. Dapprima il cacao era consumato come bevanda, ma nell’Ottocento si cominciò a produrre il cioccolato in forma solida e secondo varie ricette. Dai tempi di Montezuma, quando i semi servivano anche come moneta, ai nostri giorni i progressi tecnici sono stati notevoli, ma c’è un aspetto di questo mondo che sembra rimasto ai tempi del colonialismo: il lavoro nelle piantagioni. Purtroppo le modalità di raccolta della materia prima sono ancora basate sullo sfruttamento del lavoro in Paesi poveri e arre-

trati. I più colpiti da questo fenomeno sono i bambini tra i 10 e i 16 anni, venduti per poche decine di dollari dalle loro famiglie a persone senza scrupoli che li portano nelle piantagioni e li costringono a lavorare anche 18 ore al giorno tra fatiche e abusi. Le Organizzazioni internazionali e le associazioni umanitarie, negli ultimi anni, hanno condotto indagini nell’Africa occidentale e subsahariana, segnalando il dramma di alcuni Stati dove la schiavitù infantile sembra ormai inestirpabile e continua ad essere praticata apertamente. Questa situazione ci tocca molto da vicino perché nostri coetanei vengono maltrattati e sfruttati nel lavoro nero e ci sentiamo impotenti di fronte ad un problema così importante; ma il fatto di essere consapevoli di questa terribile realtà ci renderà forse più determinati, da adulti, a cambiare le cose.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni della classe III C della scuola «Dante Alighieri» di Castelmnuovo Magra. Ecc i loro nomi: Amorfini Eleonora, Antognetti Elena, Bacci Adamo, Bertelloni Lorenzo, Ber-

tolini Alessio, Bonvini Ilaria, Bussini Matteo, Cagnoli Elisa, Daino Erika, Filattiera Malfanti Anna Lucia, Filippi Beatrice, Gianfranceschi Alessia, Guglielmotti Nicolò, Imberti Lorenzo, Paone Veronica, Pelli-

stri Emanuela, Petacco Martina, Poli Federica, Presti Luana Ailen, Pupuleku Majlinda, Ricci Federico, Suffer Kelly, Tempesta Nicola, Valenti Umberto e Veschi Eros. La docente tutor è la prof. Silvia Scaglione

STORIA

Lo sapevate che aiuta i soldati? NELL’universo del cacao e del cioccolato si possono trovare tante notizie curiose! Sembra, ad esempio, che nel regno degli Aztechi esistessero già i falsari che utilizzavano come moneta, al posto delle fave di cacao, palline di creta di aspetto molto simile alle ‘monete’ originali. Nel 1569 l’intransigente papa Pio V fece scalpore consentendo nei periodi di digiuno la consumazione di una tazza di cioccolata al giorno, sostenendo che fosse un liquido. Prima dell’Ottocento in Europa il consumo del cacao era riservato agli adulti perché considerato altamente afrodisiaco; Giacomo Casanova, infatti, ne era un grande consumatore. Manzoni amava molto i dolci, in particolare il panettone e la cioccolata. Alcuni cronisti riportano che Giuseppe Mazzini durante l’esilio in Francia fosse solito dire: “Il cioccolato ha mille pregi: consola i fallimenti, i tradimenti, le ingiurie della vita, le malinconie per le passioni perdute e per quelle mai avute.” In epoca più recente, a partire dal 1937, il governo americano inserì il cioccolato nelle razioni standard delle forze armate affinché i soldati avessero sempre a disposizione una buona risorsa energetica di formato tascabile e allo stesso tempo una piccola ‘gratificazione’ morale. In occasione della Guerra del Golfo, lo stesso governo americano mise a punto un nuovo impasto di cioccolato in grado di resistere alle alte temperature (fino a 60˚C), ma le truppe non lo accolsero con entusiasmo!


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CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Scuola Media

«C.Ceccardi» ORTONOVO

Da grande farò il calciatore! Alessandro Cesarini: «Ho trovato la mia faccia sulle figurine Panini» RIFLESSIONI

Lo sport non esclude nessuno CALCIATORI, tennisti, piloti sono tra gli idoli di noi ragazzi. Lo sport è divertimento, passione, movimento, sfidare continuamente se stessi e vincere. Ci siamo chiesti qual è la vera forza dello sport e la risposta l’abbiamo trovato in due campioni: Alex Zanardi e Oscar Pistorius. Sì, proprio Alex,il pilota senza gambe che continua a correre in macchina e a vincere azionando contemporaneamente acceleratore al volante, frizione con un pulsante sul cambio e il cambio stesso. Oscar Pistorius, l’atleta che ha subito da bambino l’amputazione delle gambe sotto il ginocchio e corre i 100 metri con le protesi. Sono solo due fra i tanti esempi di persone che, con il corpo oltraggiato da protesi o legato ad una carrozzina, hanno costretto lo sport a guardare quello che restava e non quello che non c’era. La loro storia rischiava di finire nella nebbia della compassione, ma loro hanno continuato a divertirsi, , a seguire la loro passione, a muoversi aiutati dalle protesi, a sfidare se stessi e a vincere. Ci piace ricordare un nome: Mattia. A molti non dirà nulla ma per noi, ragazzi della scuola media di Ortonovo, vuol dire un compagno costretto su una carrozzina da una rara malattia che gioca a ping-pong con noi, si diverte, si muove, ci sfida e vince. Questa è per noi la vera forza dello sport: non escludere nessuno e riportare dentro la vita chi ne è stato sbattuto fuori dal destino

IL TALENTO innato unito ad una volontà tenace hanno portato Alessandro Cesarini, 22 anni, 34 reti segnate, ad indossare la maglia con il numero 10 nel Viareggio, squadra di Prima Divisione. Ecco cosa ci ha raccontato durante una lunga «intervista».

Ti dà più soddisfazione un goal o un assist?

«Il goal è il massimo. Un assist è bello per condividere con il gruppo il successo». Buttiamola sulla cucina: pastasciutta o panigacci?

Alessandro ride: «Panigacci!Mangio sempre pastasciutta per la mia forma».

Si parte con la Sarzanese, no?

«Ero un bambino e non mi separavo mai dal mio pallone. Poi sono arrivare le squadre: Castelnuovo, Follo e la Sarzanese. Sì, la svolta è iniziata dalla Sarzanese».

Hai mai sognato di trovare la tua faccia sulle figurine Panini?

«Oh, sì! Ho sempre fatto gli album dei calciatori, che soddisfazione quando ho trovato la mia figurina! C’è qualcuno che la vuole scambiare?» Scherza Alessandro con noi ragazzi.

Dove un giorno arriva un bel regalo

«Dall’allenatore Sottili, che mi dà fiducia, ero un ragazzino, e mi butta in Prima squadra. Il destino cominciava a muoversi». Nel 2010 l’esordio in prima squadra nello Spezia.

«L’esordio più bello. Fin da bambino sognavo di poter giocare con la squadra del cuore: lo Spezia». E poi arriva il Viareggio...

DIBATTITO Alessandro Cesarini durante l’incontro con gli alunni

Alessandro sorride sornione: «Per tutte e tre, ma se proprio dovessi scegliere: Inter».

«Ascoltare la canzone di Morandi Uno su mille…»

Cosa vorresti migliorare nel tuo bagaglio tecnico?

«L’allenatore Sottili e la mia famiglia, che mi è sempre stata vicino nei momenti belli e nei brutti».

A chi chiederesti consiglio?

«Finale play-off Legnano Spezia, fondamentale per la promozione in C1, lo stadio pieno, un pallonetto fuori area e il goal decisivo. Ricorderò sempre quel goal!».

«Qualche difficoltà di ambientamento, meno tifosi alle partite. Questa squadra è una buona occasione per crescere calcisticamente. Voglio andare oltre».

«Devo riuscire a sbagliare il meno possibile».

Faresti le valigie domani per la Juventus, il Milan o l’Inter?

Cosa ti aiuta prima di una partita?

«A Ibrahimovic per gestire al meglio una partita importante».

Chi ti ha dato di più?

Qual è il tuo goal più bello?

«Che ne pensi degli episodi di violenza che sconvolgono il calcio?»

Alessandro si fa serio: «Il calcio deve essere divertimento, passione. Se noi calciatori riusciremo a far venire allo stadio più bambini e famiglie sarà una grande festa. Dobbiamo lasciare fuori le forze del male travestite da tifosi. Questo è anche vostro compito, siete voi il pubblico del futuro, non lasciate che la violenza infanghi il calcio». Alessandro ci saluta. La sua storia continua sui campi da calcio.

EDUCAZIONE FISICA IL VALORE DELLO SPORT PER LO SVILUPPO FISICO E MENTALE

Praticare discipline sportive ci fa crescere forti

CALCIO Alessandro Cesarini durante una partita

DOPO AVER intervistato Alessandro Cesarini abbiamo parlato a lungo dell’importanza dello sport non solo per mantenersi in salute ma anche per scaricare le tensioni emotive e per maturare. A seguito di questa discussione abbiamo svolto una piccola indagine per rilevare quali fossero gli sport più praticati: il calcio rimane lo sport preferito dai maschi anche se non è l’unico. Piacciono molto anche il tennis, la canoa, il ciclismo, l’atletica e il nuoto; tra le femmine sono diffusi specialmente il nuoto, la pallavolo, l’aerobica, la danza, la ginnastica artistica, lo sci e l’atletica. Fare sport mantiene in forma, aumenta la concentrazione, insegna a lavorare insieme favorendo il rispetto nei confronti degli altri. Misurarsi quotidianamente con i propri limiti è molto importante an-

che perchè oltre alle gioie della vittoria s’impara ad accettare la sconfitta. La cosa che più ci ha fatto riflettere è stato constatare che i ragazzi più sportivi ottengono spesso i risultati scolastici migliori, non sottraggono tempo allo studio ma alla televisione e ai giochi elettronici. La nostra scuola fortunatamente riconosce il valore aggregante dell’attività sportiva ed organizza tornei interni di calcio, sci, atletica, pallavolo e ping pong. Ogni anno partecipiamo alle competizioni sportive interscolastiche, qualche volta ci qualifichiamo bene… qualche volta no! L’importante non è vincere, è sentirsi una squadra; lavorare tutti insieme per conseguire un obiettivo comune; vivere l’esperienza sportiva come una palestra di vita; darsi una mano quando c’è bisogno, gioire insieme, soffrire insieme, crescere insieme.

LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata realizzata dagli alunni delle classi prima, seconda e terza «C» della sezione strumentale della Scuo-

la Media «Ceccardo Ceccardi» di Ortonovo. Gli insegnanti che hanno svolto il ruolo di

«tutor» sono i professori: Francesca Bassani, Paola Macchiarini e Lucio Cesarini.


CAMPIONATO GIORNALISMO

GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

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Scuola Media

«2 Giugno» LA LA SPEZIA SPEZIA

Un Santuario... in Paradiso L’importanza della riserva per i cetacei nel Mar Tirreno Settentrionale LA SERA del 13 gennaio 2012, mentre la nave Costa Concordia stava effettuando una crociera nel Mediterraneo, ha urtato, tra le 21:20 e le 21:40, gli scogli situati a 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo e causando morti, dispersi, numerosi feriti, sul totale delle 4.229 persone a bordo della nave tra equipaggio e passeggeri. La notizia si è diffusa velocemente ed è accorso un gran numero di soccorritori e volontari, in tutto più di 300 secondo vari telegiornali nazionali. Il gravissimo incidente coinvolge una zona particolarmente pregiata del nostro mare. Infatti le acque dell’Isola del Giglio sono inserite in una zona marina protetta: il Santuario dei Cetacei. Il primo progetto di monitoraggio del tratto di mare interessato dalla presenza di cetacei a livello nazionale è del 1978. Il 29 settembre 1998 il Santuario del Mar Ligure è più vicino alla sua realizzazione, grazie alla presa di posizione del Governo Italiano che si impegna ufficialmente a promuoverne la causa con il go-

AREA PROTETTA Si estende su 100mila chilometri quadrati

verno francese e quello monegasco. Nel novembre 1999 si arriva all’accordo definitivo tra i rappresentanti di Francia, Italia e Principa-

to di Monaco che sancisce l’istituzione del Santuario. Dopo la firma dei Ministri dei tre Stati, che rende realtà l’idea proposta dall’Istituto Tethys (Orga-

nizzazione non-profit per lo studio e la tutela dell’ambiente marino, ndr) 10 anni fa, la presidente dell’ente Margherita Zanardelli ha dichiarato: «Questo è un passo molto importante per la conservazione dell’ambiente marino mediterraneo. Speriamo che rappresenti un modello da imitare in altre zone del bacino del Mare Nostrum». L’area, che è di circa 100.000 chilometri quadrati, comprende le acque tra Tolone (costa francese), Capo Falcone (Sardegna occidentale), Capo Ferro (Sardegna orientale) e Fosso Chiarone (Toscana). Il tratto di mare interessato dal Santuario è una porzione del Mediterraneo estremamente ricca di vita pelagica e senz’altro la più importante dell’intero bacino per via delle popolazioni di cetacei che ospita. Anche nel nostro Mar Ligure si possono incontrare gruppi di cetacei, tra cui: i delfini, le balenottere, i capodogli e altri. Noi crediamo che i cetacei siano un simbolo della energia del mare molto importante, perché sono animali che ci ricordano il nostro legame preistorico con l’acqua, che dà la vita.

LA MAPPA TUTTI GLI SPLENDIDI ANIMALI CHE SI INCONTRANO NELLA GRANDE AREA MARINA

Ecco le nostre meravigliose ricchezze

AVVISTAMENTI La piacevole sorpresa di vedere da vicino balenottere, delfini, capodogli...

I CETACEI più diffusi tra la Francia e l’Italia, nella riserva marina a loro dedicata, il Santuario dei Cetacei, sono: la balenottera, il secondo animale più grande mai esistito sulla terra, avendo una lunghezza del corpo che, nelle femmine, leggermente più grosse dei maschi, può arrivare a 24 metri; il capodoglio, il più grande odontocete esistente, caratterizzato da un capo enorme di forma squadrata; il globicefalo, odontocete di mole media, con evidente dimorfismo sessuale, il cui nome deriva dalla forma globosa del capo; maschi e femmine differiscono anche per la forma della pinna dorsale che, bassa e con base allungata, nei primi è maggiormente ricurva. A queste specie si aggiungono

la Stenella striata, che è provvista di una pinna dorsale piccola e arretrata e assomiglia a un piccolo delfino dalla forma slanciata e dalla lunghezza massima di un paio di metri, con un peso intorno ai 100 chilogrammi; il delfino comune, che ha dimensioni e morfologia simili a quelle della stenella striata eccetto che per il rostro, leggermente più sottile e allungato; lo zifio, unico cetaceo bifide presente nel Mar Ligure, che misura dai 5 ai 7 metri di lunghezza e può pesare fino a 5 tonnellate e il tursiope, di corporatura possente e muscolosa, il cui capo presenta un melone pronunciato e un rostro corto e tozzo. Tutti questi splendidi animali fanno parte delle meravigliose ricchezze del nostro mare.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Chiara Cositore, Justin Quezada Jiminian, Kevin Monaco, Juan Cortorreal Lopez Ignazio, Fabrizio Condotti , Ibrahim Ak-

nouch, Angie Ivette Escudero Montoya, Erick William Fernandéz Chavez delle classi 1˚ e 2˚ D della Scuola media «2 Giugno», Istituto comprensivo ISA 2. Il dirigente

scolastico è la dottoressa Antonella Minucci e l’insegnante tutor che ha seguito i ragazzi nella raccolta delle notizie e nella realizzazione del lavoro è la professoressa Liana Locatelli.

COMMENTO

Inquinamento del mare: rischi e tutela IL NAUFRAGIO della Concordia continua a preoccupare anche per il riaschio inquinamento: la nave si è incagliata in uno scoglio dell’Isola del Giglio, che appartiene alla zona protetta Santuario dei Cetacei. La biodiversità, la fauna e la flora marina, oltre alla gravissima fuoriuscita di olio combustibile, rischiano di essere aggredite dalle sostanze tossiche e dai materiali presenti nella nave: vernici, solventi, oli lubrificanti, detersivi, reflui sanitari,composti del cloro, metalli pesanti oltre alle enormi quantità di derrate alimentari in putrefazione. Ma l’inquinamento del mare consiste in diversi fenomeni: l’invasione biologica delle zone vicine ai porti e alle lagune per i cambiamenti del microclima dell’area, con il deterioramento degli ecosistemi locali invasi da nuove specie esotiche; le attività e i ritmi di pesca insostenibile accompagnati da nuove forme di acquacultura, pratica di allevamento che modifica gli equilibri biologici con l’introduzione di nuove specie e alghe pericolose. Inoltre, si deve tenere conto anche della fioritura delle alghe, che provoca episodi di mortalità in massa di pesci e di mammiferi marini e abbassamento dei livelli d’ossigeno nei fondali; dell’urbanizzazione, che altera la struttura del territorio anche con la produzione di rifiuti e, infine, l’inquinamento dovuto all’uso e al trasporto di petrolio, che purtroppo finisce nel nostro mare, con gravissimi danni.

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