Speciale Cesena serie A

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Cesena

Lunedì - 31 maggio 2010

La maglia rosa Ivan Basso (Ap)

Ciclismo

Formula Uno

Basso conquista il Giro d’Italia: vittoria sul doping

Autoscontro Red Bull E Hamilton ringrazia La Ferrari arranca

Il trionfo arriva dopo una squalifica di due anni Sul podio con i figli: «Presto arriverà il terzo»

Scintille in pista, ne fa le spese Vettel Doppietta McLaren. Massa 7˚, Alonso 8˚

COSTA · ALL’INTERNO

Lewis Hamilton (LaPresse)

GALLI E TURRINI · ALL’INTERNO


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il Resto del Carlino LUNEDÌ 31 MAGGIO 2010

DOPPIO SALTO IN DUE STAGIONI DOPO 19 ANNI LA ROMAGNA TORNA IN PARADISO

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CESEN

Piacenza Cesena

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PIACENZA (4-3-3): Puggioni (15’ st Bianchi); Avogadri, Rincon (43’ pt Iorio), Tonucci (10’ st Capogrosso), Bini; Sambugaro, Amodio, Greco; Guerra, Cani, Guzman. A disp. Parfait, Piccolo, Foti, Simon. All. Ficcadenti. CESENA (4-3-1-2): Antonioli; Ceccarelli, Volta, Piangerelli, Lauro; Segarelli, Parolo (35’ st Djuric), Giaccherini; Colucci; Malonga (13’ st Schelotto), Do Prado (46’ pt G. Greco). A disp. Tardioli, Biasi, Franceschini, Bucchi. All. Bisoli. Arbitro: Banti di Livorno. Reti: 2’ st Parolo. Note: spettatori 6.000 circa. Ammoniti: Lauro (C), Guerra (P). Angoli: 0-10. Recuperi: pt 3’, st 3’.

dall’inviato Luca Serafini · Piacenza

DISPIACE solo per San Giovanni: ora non è più il solo patrono di Cesena. A braccetto con lui c’è Sant’Antonio di Padova con tanto di benedizione popolare del tifo bianconero. Ed è stato sancito

Un’attesa lunga 97 minuti Di Nardo segna subito al Brescia, ma la certezza arriva solo dopo il recupero al volo in tribuna dove diversi supporter romagnoli hanno mostrato l’effigie del santo, confermandogli tutta la propria devozione e gratitudine. Per la seconda volta consecutiva il Padova si è infatti rivelato alleato prezioso e decisivo nel catapultare la Romagna bianonera nella gloria. Lo scorso anno i veneti, sempre all’ultima giornata, bloccarono la Pro Patria e per il clan di Bisoli fu serie B, Ora si sono superati, magia vera. Battendo il Brescia hanno infatti permesso al Cesena di riabbracciare la serie A dopo 19 anni e addirittura dopo 8342 giorni da quando ‘Maciste’ Bolchi (8 luglio 1987) aveva portato i bianconeri

nella massima serie l’ultima volta. Ieri l’apoteosi è scattata alle 17.01: ben sei minuti dopo il termine del match del ‘Garilli’. Infatti a Padova si è continuato a giocare un pugno di minuti in più, ma è sembrato uan vita. E per oltre seimila tifosi romagnoli si è chiuso il cerchio di una stagione straripante, con la freccia innestata e relativo sorpasso sulle rondinelle proprio sul filo di lana. Sia chiaro, il supporto del Padova è stato determinante (i bianconeri infatti seguivano il Brescia a un punto) ma il Cesena è stato bravo e lesto nel liberarsi di un Piacenza (già salvo) che ha giocato senza furore ma con diligenza. La paura ha

bloccato gli ospiti per tutto il primo tempo, anche se dopo appena due minuti dalla curva bianconera è arrivato un urlo, meglio un

Tra cabale e preghiere Tifosi allo stadio con l’immagine di Sant’Antonio: come un anno fa, arriva da Padova l’aiuto decisivo boato: veneti in vantaggio, Brescia in angoscia, Cesena in quel momento. Ma c’era ancora una vita. Così nella prima frazione il 4-3-1-2 (diventato in corsa un 4-2-3-1 per tornare poi alla versio-

ne originale) di Bisoli non riusciva a sfondare marcato dalla tensione. Questo Cesena comunque è da sempre abituato a metterci anche tanto del suo: di forza, di rabbia, di tenacia pure quando è dura. Così centoventi secondi dopo l’alba della ripresa, eccola stampata e incorniciata una pagina già da storia del club bianconero. Il maldestro difensore di casa (2’ st.) Avogadri scarabocchia un disimpegno difensivo di capoccia, la palla è al limite dell’area e Marco Parolo al volo trova la ‘botta’ secca. Puggioni resta sorpreso, la sfera s’infila tra le sue gambe entrando nella leggenda.

DA QUEL MOMENTO il Cesena ha avuto capacità e lucidità di pensare sia al campo che alle notizie che tambureggiavano da Padova. Così i ragazzi di Bisoli, sempre più in odore di ‘santità calcistica’, hanno sciolto il muscolo comandando l’avversario e facendolo barcollare con un paio di blitz sciuponi di Greco e Giaccherini. Sì, a match concluso, l’attesa in campo è stata snervante, da visi pallidi. Il timore di una beffa clamorosa aleggiava su tutti quando dal Veneto ha ‘galoppato’ la notizia che restavano ancora sei-sette minuti da giocare causa degli idranti irriverenti (match sospeso per un po’). Poi un esplosivo urlo


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LUNEDÌ 31 MAGGIO 2010 il Resto del Carlino

30 MAGGIO 2010: E’ STORIA

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Una promozione vissuta minuto per minuto

ORE 15,07 Padova-Brescia 1-0 3’ primo tempo Di Nardo Classifica Lecce 75, Cesena 72, Brescia 72 Con questi risultati, Cesena promosso direttamente

ORE 15,50 Padova-Brescia 2-0 46’ primo tempo Cuffa Classifica Lecce 75, Cesena 72, Brescia 72

ORE 16,11 Piacenza-Cesena 0-1 2’ secondo tempo Parolo Classifica Lecce 75, Cesena 74, Brescia 72

ORE16,41Padova-Brescia2-1

MEMORABILE Marco Parolo ha appena segnato il gol al Piacenza che dà la certezza della serie A al Cesena, grazie al contemporaneo successo del Padova ai danni del Brescia I compagni circondano il centrocampista bianconero: il suo nome resterà scritto nella storia della società per sempre (Ravaglia)

di gioia tenuto in gola 19 anni. E il Garilli si è confermato stadio ‘galantuomo’ e portafortuna: due anni fa qui ha conquistato la mas-

L’impresa vale una fortuna Il salto nella massima serie porterà 22 milioni di euro nelle casse della società sima serie il Livorno, dodici mesi fa il Bari, ora un Cesena che ha meritato tutto e di più. Minato da questa avversa cabala il Brescia non poteva avere scampo. Forse non lo sapeva, ora lo sa benissi-

mo. Bisoli ha dovuto cambiare anche il programnma di giornata (e non ne vedeva l’ora...), aveva infatti già predisposto un allenamento (nel dopo gara) per avvicinarsi ai play off. Intanto una generazione di tifosi bianconeri potrà vedere quella serie A che ha sempre sentito solo raccontare da babbi e nonni. Ma soprattutto la società avrà ‘plasma’ fresco per 22 milioni di euro e potrà curare bene l’anemia delle proprie casse. In cambio di tutto questo Sant’Antonio da Padova è diventato il copatrono di Cesena. San Giovanni ha già dato il proprio assenso: per amore della città.

31’ secondo tempo rigore di Caracciolo Classifica Lecce 75, Cesena 74, Brescia 72 Lecce e Cesena promosse in serie A

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Il commento di LUCA SERAFINI

Un gruppo d’acciaio fino alla fine MAI IL CESENA era saltato dalla terza serie a quella più importante in due sole stagioni e mai come questa volta l’imprimatur bianconero è stato tanto netto e limpido. E nell’abbraccio, condito da una fontana di lacrime, di fine gara tra il presidente Igor Campedelli e suo fratello Nicola c’è la faccia pulita e genuina di un gruppo sbarazzino che ha sorpreso chiunque, anche se stesso. Una squadra di cemento armato, che ha sconvolto due campionati. La scorsa stagione in Prima Divisione non era la più forte ma lo è diventata. Quest’anno invece, spendendo in estate 150mila euro, la società, l’allenatore e Antonio Recchi (il ds salutato a settembre a mercato concluso) hanno costruito un team che ha meritato quello che ha ottenuto. Il Cesena è stato sempre in zona play off: difesa d’acciaio, tanti carneadi diventati protagonisti nel nome di una collettività totale, umile ed esplosiva. Con una virtù innata e fondamentale: quella di sapersi rialzare con scatto felino ogni volta che è caduto. Muscolo e mentalità non hanno mai vacillato in una Romagna bianconera che poi ha collezionato cinque successi di fila nelle ultime giornate. Sei punti sottratti al Lecce capolista, altrettanti al Brescia che la A credeva di averla in cassaforte. NEGLI ULTIMI vent’anni a Cesena mai un allenatore ha inciso in modo così netto sulla squadra come Bisoli. E se ora dovesse decidere di salutare per altre mete (adesso un po’ in imbarazzo lo è) sarebbe una grave perdita ma l’uomo e il professionista andranno rispettati per la scelta. Del resto anche gli artefici delle tre precedenti promozioni in A (Radice, Bagnoli e Bolchi) per vari motivi decisero di non continuare in Romagna. E nel giorno del tripudio tanto affetto va anche al presidente onorario Edmeo Lugaresi, 82 anni. Alla vigilia aveva detto: «Cesena fammi scoppiare il cuore dalla felicità. Io prego per l’impresa». Non vogliamo passare per blasfemi, ma si vede che le sue orazioni godono ancora di un certo credito.


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BISOLI L’allenatore: Daniele Zandoli · Piacenza

STAVOLTA il ‘Condottiero’ e la sua banda l’hanno combinata davvero grossa, di quelle che resteranno per sempre scritte nella piccola, grande storia del Cesena. Pierpaolo Bisoli da Porretta in due anni, in assoluto i più felici della storia recente della società bianconera, ha portato il Cesena dall’inferno della terza serie alla serie A. Un’impresa che ha del miracoloso e che deve essere accreditata a lui e ai suoi metodi. A volte spartani, ma vincenti. Pierpaolo Bisoli ha vinto contro tutti e contro tutto. Ha anche delle chiare capacità predittive, segno inequivocabile di una conoscenza del calcio rara. Aveva detto che il Padova non avrebbe perso col Brescia e ‘ad abbundantiam’ c’è scappata anche la vittoria. Quanta fatica, però. Anche l’impianto d’irrigazione dello stadio dell’Euganeo ci si è messo di mezzo per allungare la nervosissima attesa dei 6000 bianconeri al ‘Garilli’.

IN TRIONFO Pierpaolo Bisoli esulta per la promozione: «Alcuni dei miei ragazzi non si rendono conto di cosa hanno combinato: all’inizio sono stati sottovalutati, ma è tutta gente che meritava la A» (Ravaglia)

«SOLO a venti minuti dalla fine ho concesso ai miei di sapere come stessero le cose». Poi snocciola i record: «Mai successo che il Cesena conquistasse due promozioni consecutive, dalla serie C alla A — comincia il ‘Condottiero’ — , è il Cesena che ha fatto più punti in cadetteria, 74. Ha subito il minor numero di gol (29, un record assoluto). Record anche di vittorie in campionato, ben 20. Questo gruppo ha dato tutto. Pensate che ieri era pronto a fare l’allenamento, defatigante per chi aveva giocato e normale per gli altri in preparazione dei playoff se non fossimo riusciti a centrare la promozione. Lo ringrazierò per sempre». Poi abbassa per un attimo la scorza del ‘macho’ e confessa: «Era da tanto che non piangevo. Mi sono

lasciato andare con mia moglie e con Treossi. A proposito del quale spero che si sia ripreso perché ha avuto un malessere per cui è stato necessario un paio di pastiglie». IN CONFERENZA è un fiume in piena, l’adrenalina gli arrossa il viso, è cosciente di essere sulla bocca di tutti a livello nazionale. Qualcuno osa sussurrare se gli risulta che i giocatori del Cagliari hanno chiamato Cellino chiedendo di non assumerlo. Capisce lo scherzo, ma non tentenna. «Può essere vero, so che sono un tipo pedante, non sono mai contento, voglio sempre il massimo da me e dagli altri. Quando non ci riesco mi arrabbio. Per questo dedico la promozione alla mia famiglia. Quando perdo, in casa non si deve fiatare. Così come quando devo guardare le partite degli avversari. Ma la dedico anche a tutti i tifosi, alla società, ai giocatori e anche a voi giornalisti per come ci

Presente da record «E’ il Cesena che ha fatto più punti in serie B: abbiamo dato tutto» siamo sopportati in questi due anni». Nel podio delle massime soddisfazioni della sua vita dove metterebbe questa promozione? «La metto dopo la nascita dei miei figli, assieme alla conquista della semifinale in Coppa Uefa col Cagliari». Un piccolo spicchio anche per chiedere della partita. Innanzitutto Do Prado come sta? «Purtroppo è dovuto uscire, era in lacrime, l’ho rincuorato. Conoscendolo bene, per uscire deve avere sentito un gran dolore, sarebbe stato in campo anche con le stampelle. Penso che abbia avuto un problema alla

Giaccherini tritatutto, Parolo è nella storia

Le pagelle della partita Volta guida con disinvoltura una difesa serena come sempre. Colucci assicura quantità e qualità Antonioli ng Inoperoso. Ceccarelli 7 E’ contratto inizialmente, però sgomita come un matto e ci dà da serie A. Volta 7 Spazza via sempre con la concentrazione incorporata. E’ super fino alla fine. Piangerelli 6.5 Dà equilibrio e testa a una difesa tranquilla. Lauro 7 E’ tosto, di sostanza, si scontra con un cartellino giallo e va in squalifica.

Segarelli 6.5 Gli sfuggono un po’ di palle ma ne recupera tante altre, anzi di più. Parolo 7.5 Subito un po’ impreciso, ma ha la pressione altissima per la buona volontà e segna al volo una rete immensa (2’st.). Il suo facciotto è già nella storia. Djuric ng Giaccherini 7.5 Svaria a destra e a sinistra, porta avanti palloni a tonnellate, dà a Greco una palla d’oro (11’st.) trasformata però in zucca. Lui stesso spreca poi un’opportu-

nità da uomo grande (27’). Ma è un tritatutto che massacra i biancorossi. Colucci 7 Prova a dare ritmo ma non è semplice, si fa trovare spesso anche nelle difficoltà. Carismatico e presente. Malonga 6 Si muove largo, fatica nelle accelerazioni: dà tanto sudore e fatica. Schelotto ng Do Prado 6.5 Agisce da punta vera, Rincon gli tarpa spesso i guizzi, il fuorigioco pure però è l’unico che ci prova nel primo

tempo. Un pestone lo spedisce in infermeria. Greco 6 Gli resta nel piede un gol che pareva già scritto: a porta vuota (11’ st.) riesce nella prodezza di trasformare in ferro l’oro che gli aveva donato Giaccherini: incredibilmente mette fuori. Condisce però con sale e pepe un’occasionissima (27’ st.) per il volante Giaccherini che la spedisce alle ortiche. Luca Serafini


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IN LACRIME «Gruppo di supereroi» IN CAMPO Pierpaolo Bisoli saluta i tifosi bianconeri dopo il match contro il Piacenza: vittoria e Serie A per il Cesena. L’allenatore: «Era da tanto che non piangevo. Non mi sono trattenuto davanti a mia moglie». Aggiunge: «Come promesso, adesso mi tocca andare in bicicletta fino a Bellaria, ma quando sono là la butto via quella bici e me ne torno in macchina» (Alive)

caviglia, spero non sia niente di grave perchè merita un grande futuro». I suoi ragazzi l’hanno portata in trionfo. «Sabato ho parlato di eroi, oggi devo parlare di supereroi. Questo gruppo di ragazzi ha dato tutto, alcuni non si rendono ancora conto di cosa hanno combinato. All’inizio sono stati sottovalutati, leggevo a inizio campionato certi giornali di livello nazionale che mettevano il Cesena non a fine classifica, ma addirittura dopo la safety car. Invece se sai tirare fuori da loro ciò che hanno dentro è tutta gente che meritava la serie A a prescindere da questa

È L’ORA GIUSTA Pierpaolo Bisoli guarda l’orologio, da Padova non arriva mai la notizia che la gara è terminata e il Brescia ha perso. Poi alle 17.01 la ‘spia’ in Veneto, Davor Jozic, comunica che la serie A è tornata a Cesena (Ravaglia)

promozione. Gli devo tanto». Sa che qui danno tutti Ficcadenti, attuale allenatore del Piacenza, prossimo al Cesena? Lei cosa decide?

Serie A da disegnare «Fosse per il cuore resterei qui a vita. Non ho deciso nulla, lo farò insieme con la società» «Per oggi voglio godermi questo momento, per il resto ancora non lo so. Se do retta al cuore sto qui tutta la vita. All’inizio ero erroneamente passato da presuntuoso. So-

no solo ambizioso , non mi accontento mai. A volte ho bisticciato con la società, coi giornalisti, coi giocatori ma non ho mai offeso nessuno. Ripeto, fosse per il mio cuore resterei a Cesena a vita perché qui sto bene, io e la mia famiglia. Confesso che in questo momento non ho deciso nulla, nei prossimi giorni ci metteremo a sedere con la società e vedremo. Vi confesso che una settimana fa potevo firmare per un’altra società che non vi dirò mai (probabile che si riferisse al Chievo, ndr). Nei prossimi giorni deciderò assieme alla società che ha tutto il

diritto di sapere per cominciare a pianificare il futuro». ANCHE quest’anno come da sua previsione il Padova ha regalato la promozione al Cesena. «Avevo detto che il Padova non avrebbe perso con il Brescia, a questo punto faccio un tifo accanito per il Padova nei play out perché davvero gli dobbiamo tanto». Al fioretto non si sfugge e non lo vuole neanche fare. «Mi tocca andare in bicicletta fino a Bellaria, ma quando sono là la butto via quella bici e me ne torno in macchina».

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Il commento di FRANCO CANIATO

Ora il futuro, un bivio che non fa paura C’È TANTO di Pierpaolo Bisoli in questa promozione del Cesena. Un uomo di carattere che ha preso le redini della squadra del presidente Campedelli in Lega Pro e in due soli anni l’ha trascinata, è proprio il caso di dirlo, in serie A. Quella A che allo stadio Manuzzi manca da 19 lunghi anni. Bene. Complimenti a Bisoli, doverosi per come ha saputo districarsi in queste lunghe ed estenuanti 42 partite di serie B, riuscendo sempre a tenere alta la concentrazione dei suoi ragazzi. Complimenti fatti anche col cuore per la schiettezza con cui l’allenatore si è sempre mostrato in pubblico, alla stampa e ai tifosi. La stessa schiettezza con cui ha affrontato le voci provenienti dalla Sardegna che la danno, per il prossimo campionato, seduto sulla panchina del Cagliari. SI È MESSO a lavorare sul campo ancora di più fino a dimostrare con i fatti che la sua professionalità va ben oltre qualsiasi diceria di mercato, che nel nostro calcio, si sa, sono all’ordine del giorno. Tagliato il traguardo, adesso bisogna costruire il futuro, perché questa seria A non duri lo spazio di una chimera. Sarebbe bello vedere ancora seduto sulla panchina del Cesena Pierpaolo Bisoli, quando in Romagna caleranno con simpatia e sorpresa squadroni come l’Inter, la Juve e il Milan. Sarebbe bello pensare che un altro miracolo si possa compiere dopo queste bellissime promozioni. Ci faccia sognare. Ma resti sereno e faccia tranquillamente le sue scelte. Se il richiamo della Sardegna e del Cagliari fosse uno di quelli a cui non si può dire di no e la sua strada si dovesse dividere da quella del Cesena, non si preoccupi: anche in questo caso un grazie enorme e di cuore, grande come la serie A che ci ha regalato. E in bocca al lupo.


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LA LIBERAZIONE

Il Garilli come il Bernabeu La Romagna in trionfo centra la sua Champions dall’inviato Stefano Biondi · Piacenza

PREZIOSO Giuseppe Colucci contrastato da Filippo Sambugaro del Piacenza. Il centrocampista è stato fondamentale nel rush finale (LaPresse)

ALLE CINQUE della sera il mondo bianconero si è fermato. I cuori hanno smesso di battere, le gole hanno smesso di urlare, le mani di applaudire, le bandiere di sventolare. Strega Impalata. Una specie di sortilegio: settemila addormentati nel bosco della serie B. Campedelli, Bisoli e i giocatori erano a centrocampo: i cavalieri avevano appena fatto l’impresa, e che razza d’impresa, due promozioni in un anno, Lecce e Brescia battute per due volte, in casa e a domicilio e il Piacenza, come da copione, era appena crollato senza rompersi neppure un’unghia. Ma ancora non bastava. Questione di idranti. Quelli che bagnano il campo di Padova erano scattati all’improvviso, mentre il Brescia tentava la rimonta. Sette minuti di stop, sette minuti di ritardo rispetto a Piacenza. Un attimo una vita, come quel film di Lelouche. Che paura, ragazzi. E quanta dietrologia: non sarà che il Padova ne approfitta per capire se

vittoria o sconfitta pari son, tanto finisce comunque diritto ai playout? Non sarà che in quei sette minuti il Brescia ne fa due, vince la partita e la festa scivola dalla Romagna alla Val Trompia. Vedi ’sto calcio come ci ha ridotti: tutti sospettosi, tutti dietrologi, tutti sicuri che qualunque cosa, anche quella più incredibile, dentro

Capolavoro Cesena Coesione, efficienza, umiltà: la squadra ha sempre mostrato il suo volto migliore uno stadio possa diventare norma. Alle cinque e sette minuti finisce anche a Padova. Sono spenti gli idranti, è spento il Brescia che va al playoff per il terzo anni di fila e il sangue bianconero riprende a scorrere nelle vene. Evviva la Romagna, evviva il Sangiovese: può scattare il Gp della Curva. Una volata di tutti i giocatori fra le braccia dei settemila che cantavano «Romagna Mia» e «Bologna stiamo arrivando». E che pregavano:

resta con noi, Pierpaolo Bisolinho, l’uomo della doppietta che se ne vuole andare a Cagliari. Che andrà a Cagliari. Hai visto che il portoghese Josè non ha inventato niente: se hai fatto il massimo, regola numero, dattela a gambe. Perché d’ora in avanti puoi solo peggiorare. Questo è il «mestiere»: i professionisti non lo mescolano mai con i sentimenti, così Mourinho va a Madrid e Bisolone va da Cellino. DEI SETTANT’ANNI di storia del Cesena, questo è uno dei più belli, ma in fondo ricalca gli altri trionfi. Bagnoli vinse in serie B e se ne andò subito. Bolchi idem. Era l’87, l’anno dell’ultima promozione in serie A. E’ curiosa questa storia: tre dei quattro allenatori che hanno vinto il campionato cadetto a Cesena iniziano con la lettera B: Bagnoli, Bolchi e adesso Bisoli. Fa eccezione solo Radice, ma sono passati quasi quarant’anni. E’ un attimo, in questo mondo, diventare superstiziosi: adesso, per la serie A, parlano (anche) di Arrigoni e di Atzori. Ma Bisolinho, accidenti, ha lascia-


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il commento di STEFANO BIONDI GIOIA IMMENSA I giocatori del Cesena festeggiano la conquista della serie A. Tutte le emozioni si liberano dopo i sette lunghi minuti d’attesa del risultato definitivo della partita fra il Padova e il Brescia. Così tutti i bianconeri sono finiti sotto la curva che intonava ‘Romagna mia’ e ‘Bologna stiamo arrivando’. Dai tifosi è anche giunto l’immancabile appello all’allenatore Bisoli, artefice del trionfo. «Resta con noi», supplicano tutti. Ma lui ormai pare destinato al Cagliari (Ravaglia)

to il segno. Due stagioni, due bersagli centrati. E di bello c’è che il secondo non glielo aveva chiesto nessuno. Chi lo avesse fatto avrebbe rischiato di essere internato. C’erano pochi quattrini e la ricetta poteva essere una sola: misceliamo vecchi affezionati alla maglia e giovani di belle speranze, spendiamo poco e speriamo in bene. Ma fra i vecchi è arrivato Antonioli, fra i giovani si è fatto largo Volta e la difesa ha fatto il record del mondo: 29 gol subiti in 38 partite, roba da Inter, roba comunque molto speciale. Francesco Antonioli, menzione d’onore: 40 anni, una serie di parate, rigori compresi, che al Cesena hanno fruttato almeno

dieci punti. Un solo errore con l’Empoli, che poteva costare caro. Sarebbe stata un’ingiustizia, se a questo campione fosse rimasto sul gozzo proprio quel gol: per fortuna gli dei del pallone hanno aggiu-

Bisoli segue Mourinho I professionisti non mescolano il ‘mestiere’ con i sentimenti e dopo la vittoria se ne vanno stato tutto. Il Garilli non è il Bernabeu, ma ci assomiglia se a riempirlo sono la speranza, la gioia e la passione. Il Cesena ha vissuto il suo trionfo, ha

potuto mostrare a tutti il suo capolavoro di coesione, di efficenza, di umiltà e di bravura: per tutta la stagione ha mostrato il suo volto migliore, isolandosi anche da una situazione societaria che qualche preoccupazione l’ha creata e così facendo ha trascinato al suo seguito un pubblico da Champions più che da serie A. NON ESISTONO fortuna e sfortuna, non esiste il destino favorevole né quello cinico e baro: esiste una squadra che ha fatto meglio delle altre. La promozione del Cesena vale l’esodo, il boato e le lacrime, perché nasce inaspettata e cresce nutrendosi di tenacia e di una dato

evidente: non c’è giocatore che abbia reso meno di quanto ci si potesse immaginare. Hanno fatto tutti qualcosa in più del loro meglio, Bisoli per primo, Parolo (gol da tre punti contro il Piacenza) per ulti-

La leggenda della lettera B Sulla scia di Bagnoli e Bolchi: il cognome che inizia per B porta bene nel torneo cadetto mo. Come nella miglior tradizione del Cesena: se i tecnici e i giocatori sono bravi, li mette sempre nelle condizioni migliori per dimostrarlo.

Settant’anni di vita sempre di corsa La storia L’apice col sesto posto che valse l’Uefa, impresa firmata da Pippo Marchioro · Cesena

SONO PASSATI 19 anni da quella ‘buia’ primavera in cui il Cesena perse la serie A e non la vide più. Tanti, se si pensa che delle precedenti 18 stagioni, dal 1973 appunto al ’91, ben dieci le aveva vissute nella massima serie. Un miracolo sportivo di provincia, che torna a ripetersi. Dunque, anche nel calcio di oggi, quello dei paperoni, il Cesena si ritroverà a banchettare al tavolo dei grandi. Uno splendido, straordinario regalo arrivato proprio nell’anno del settantesimo compleanno della società, fondata dal conte Alberto Rognoni assieme a un manipolo di fidati amici, quando i rumori della Seconda Guerra Mondiale erano tambureggianti. poi, archiviati i tragici eventi bellici, il Cesena assaggiò subito la B nell’ambito della riorganizzazione dei campionati, ma la perse subito alla fine del 1946-47 e vi tornò soltanto nel 1968-’69. Era il trampolino per le imprese future, in cabina di regia Dino Manuzzi.

IL PROSSIMO sarà l’undicesimo campionato in serie A dei bianconeri. Nella massima divisione vi salirono per la prima volta al termine del torneo 1972-’73, guidati da Gigi Radice. Furono quattro stagioni di fila, la prima con il sergente di ferro Eugenio Bersellini alla guida. L’apice nel 1975-76 quando il Cesena, arrivando sesto con Pippo Marchioro in panchi-

Grande tradizione Un decennio nella massima serie in tre fasi, l’ultima volta con tanto di esonero di Lippi na (e battendo pure la Juventus 2-1), si qualificò per la Coppa Uefa. L’anno dopo ne uscirà subito, sconfitto dal Magdeburgo, e poi finirà ultimo in campionato, ma nel frattempo un’altra pagina di storia era stata scritta. SERVIRANNO quattro anni in B prima del ritorno in A: il tripudio è nella stagione 1980-’81, il primo dopo lo scandalo del toto-nero,

tanto che in quel torneo i bianconeri di Romagna si ritrovarono squadre del calibro di Milan (alla fine primo) e Lazio, ma anche altre nobili decadute quali Genoa e Sampdoria, tutte guarda caso finite nei primi cinque posti. Un’impresa firmata in società da Edmeo Lugaresi, al debutto da presidente, e alla guida della squadra da Osvaldo Bagnoli. UN SOGNO, il ritorno nell’olimpo: durerà stavolta solo per due annate, la prima iniziata da Gb Fabbri e terminata dal ‘mago’ di casa Lucchi, con una salvezza sudata, arpionata in rimonta, e la seconda invece finita senza miracoli con un Bruno Bolchi timoniere sfortunato. ‘Maciste’ si rifarà: sarà lui infatti a riportare quattro anni dopo il Cesena in A e la regola del 4 si ripeterà: altrettanti campionati, con salvezze tutte strappate coi denti prima del crollo nel 1990-91, l’anno dell’esonero di Lippi. Da allora tanta B, ma anche tanta C, dove i bianconeri piombano tre volte. Ma ora sembrano passati anni luce.

IL CONTE Alberto Rognoni, fondatore del Cesena (Sirotti)

Il primato del calcio di casa nostra NON PUÒ esserci dibattito sulla secessione: la Romagna sta con l’Emilia e viceversa. Insieme, come sempre, possono festeggiare un dato quasi eccezionale: contano tre squadre in serie A. Non è una novità, in assoluto: nel 2003-04 toccò a Bologna, Modena e Parma e dieci anni prima c’erano Parma, Modena e Reggiana. Questa volta le tre regine sono Bologna, Cesena e Parma, ma potrebbe non finire qui. Ai playoff c’è anche il Sassuolo: se vincesse, il tris diventerebbe un poker. Memorabile. Ma anche se rimanessero quelle tre, andrebbe benone: servirebbe un’alleanza «politica» per andare in Federazione e in Lega e appoggiare con decisione questo bel dato sul tavolo di chi a questa regione non ha mai dato tanto peso e tanta attenzione. In questa Italia che pencola urta sbalza e prende poco vento, fa sensazione l’Emilia Romagna ai vertici del calcio nazionale. Di soldi ce ne sono pochini qui come altrove, di questi tempi. Però, se in tre sono arrivate al traguardo remando controcorrente, è il segno che a livello organizzativo e a livello professionale le cose qui funzionano meglio che altrove. IL CONFRONTO non era affatto facile da reggere. Con la laboriosa e ricca Lombardia, con il produttivo Nordest, con il rilanciato Piemonte. La nostra regione è in testa alla classifica. Una speciale classifica che indica la capacità di tenere la barra diritta mentre il paese ammaina la bandiera dell’ottimismo a oltranza. Non è granché: lo scudetto e la Champions non si fermeranno né in Emilia né in Romagna. Ma non è neppure poco scoprire che il calcio di casa nostra sa stabilire un primato. Servirà, nel suo piccolo, a far entrare un po’ di soldi, a scuotere qualche anima scettica, a muovere l’economia. Magari anche a far nascere il «voglino» di qualche facoltoso imprenditore deciso a coltivare quello che di buono cresce sulla nostra terra.


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ESULTANZA DA NUMERO UNO A destra e sotto, il presidente del Cesena Igor Campedelli che ha traghettato i bianconeri dalla C1 alla serie A in tre anni: «A inizio stagione sapevamo di avere una squadra forte, poi man mano che vincevamo abbiamo cominciato a crederci. Queste sono le cose che possono succedere in Romagna» (Ravaglia)

CAMPEDELLI «Un’impresa arrivare in Paradiso

Ora il volo bianconero non si ferma più» Nicola Marcatelli · Piacenza

«IGOR!». Il piccolo Luca Campedelli, 2 anni e una bellissima maglia del Cesena addosso, in cima alla tribuna chiama il papà che sta risalendo le scale dopo aver festeggiato in campo e aver abbracciato mezzo stadio. «E andiamo!», gli risponde, commosso e frastornato, il papà presidente. Sembra un quadretto di famiglia. C’è il fratello Nicola che, avvolto in una bandiera bianconera, lo prende da una parte: «Hey bomber», si rivolge al fratello. Lo abbraccia e lo porta verso la tribuna laterale. Loro due soli, si guardano in faccia due secondi, poi esplodono in un urlo liberatorio e in un abbraccio letteralmente fraterno. Pochi istanti dopo in sala stampa, il numero uno bianconero svela: «MI HA DETTO: ti ricordi quando tutto iniziò? Quando il Cesena perse a Rimini nel 2007 e la settimana dopo comprasti il Cesena?». Il volo è cominciato da lì, verso il basso. Perché arrivò subito la retrocessione in C1. Poi il Cesena è decollato verso la B e ieri è atterrato in Paradiso: «Nessuno aveva mai fatto due promozioni di fila nella nostra storia — afferma compiaciuto —: noi ci siamo riusciti subito. A inizio stagione sapevamo di avere una squadra forte, passavano le domeniche e vedevamo che nessun avversario ci metteva sotto. Abbiamo iniziato a crederci, giocando anche più offensivi in trasferta. Che impresa: queste sono le cose che possono succedere in Romagna». Un pensiero al Padova, l’alleato fe-

dele del Cavalluccio per il secondo campionato consecutivo: «Li ringrazio perché hanno giocato onorando il campionato come hanno fatto tutte le squadre che ci hanno affrontato. Già un anno fa ci diedero una mano, fermando il Pro Patria, peccato non siano in A con noi il prossimo anno».

Passato e presente «Nessuno qui aveva fatto due promozioni di seguito Noi ci siamo riusciti subito»

dano. La risposta lascia intendere che non ci sono certezze, anzi l’addio viene annoverato tra le possibilità concrete: «Il mister è stato 7 anni in rossoblù da giocatore e capitano; sette anni non si dimenticano. Ma credo che non dimenticherà neanche i due anni qua». Si fa il nome di Massimo Ficcadenti, l’allenatore proprio del Piacenza, come eventuale sostituto: «Non lo so, non ho nessun nome in testa. Posso solo dire che è un bravissimo tecnico».

Il domani «Per il dopo Bisoli si pensa a Ficcadenti? Ora non ho alcun nome in testa»

AL FUTURO ci si penserà da domani, nel dopo partita Campedelli ha voglia solo di festeggiare e scaricare la tensione. Lui, il presidente giovane e rampante è pronto per l’ingresso nel grande calcio: «L’anno prossimo non sarò il presidente più giovane della A — dice fingendo di provare un grande dispiacere — : Andrea Agnelli e Tommaso Ghirardi hanno meno anni di me. Che ci devo fare, salendo di categoria finisco per invecchiare anch’io». Passa Marco Parolo, il match winner: «Presidente, l’anno prossimo puntiamo minimo alla Champions», scherza il centrocampista.

provengono da gente poco seria». Era stato il patron del Cagliari Massimo Cellino a dichiarare che la trasferta di Lecce era stata pagata da Bisoli: «Cosa dico a Cellino? Che ci vediamo per Cesena-Cagliari, nel prossimo campionato, in A». Arriva la domanda proprio sul futuro di Pierpaolo Bisoli, deus ex machina di questo doppio miracolo. «Andrà a Cagliari?», gli doman-

IL TELEFONO presidenziale suona inarrestabile: «Voglio solo festeggiare — sorride beato Igor — e spegnere questo aggeggio; dedico tutto questo alla mia famiglia e alla squadra. Come tutte le cose belle e brutte quando accadono non ci credi: mi serve una settimana per metabolizzare che il Cesena è in serie A». Perché il volo bianconero continua. In paradiso. E a ben guardare, questo volo non finirà mai.

IL CONTO economico del Cavalluccio avrà grande beneficio da questa promozione: «L’anno scorso abbiamo chiuso con 4.5 milioni di euro di perdita, in A avremo un attivo importante, anche se i costi aumenteranno. Noi abbiamo sempre pagato nei termini e certi discorsi di queste settimane sulla nostra solidità economica


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Il commento di UGO RAVAIOLI ‘UBRIACO’ DI FELICITÀ A sinistra e sotto Luca Mancini, vicepresidente e direttore generale dei bianconeri, festeggia la promozione al Garilli. Commercialista, ex calciatore delle giovanili bianconere (giocava insieme al ‘Condor’ Agostini), è stato coinvolto da Campedelli in società da un anno e mezzo. Da tre mesi ha assunto un ruolo più operativo e di rilievo (Ravaglia)

MANCINI «Un rush finale da vincenti Che gioia il doppio salto» Claudio Castellucci · Piacenza

LA GIORNATA era iniziata come l’anno scorso per il direttore generale del Cesena Calcio Luca Mancini. Anche a Verona per l’ultima partita di Lega Pro, come ieri a Piacenza, il cesenate Mancini si è presentato in campo, ma stavolta non è andato fino sotto la curva della tifoseria bianconera ad incitare e festeg-

Questione mister «La società vuole confermarlo, ma affinché il matrimonio continui dobbiamo essere tutti d’accordo» giare prima dell’incontro. L’istinto, forse, l’ha trattenuto, consapevole che la promozione nella massima serie non dipendeva solo dalla vittoria allo stadio ‘Garilli’: era necesserio lo stop del Brescia sul campo di Padova. «In questa occasione — chiarisce il dg Mancini — mi sono frenato. Stavo andando verso la curva dei nostri tifosi con una bandiera in mano, ma poi ci ho ripensato: sono una persona che segue sempre il proprio istinto. E’ stata una soddisfazione enorme, indimenticabile, gioiosa e meritata da tutti noi: squadra, allenatore, società e anche i tifosi bianconeri». A chi dedica questa promozione? «Al primo posto la mia famiglia, poi agli amici e alla città. E’ un successo di ognuno di noi. Una bellissima soddisfazione vedere tutta questa gente emozionata e coinvolta in una promozione nella serie A che a Cesena mancava da ben ventitrè anni». SERIE A meritata dalla squadra bianconera: una stagione condotta alla grande, con un rush finale vincente come le forti formazioni sanno fare.

«Nessuno può dire nulla sul nostro splendido campionato: meritato. Dico di più: con la vittoria conquistata a Piacenza, ne abbiamo realizzate cinque consecutive e abbiamo dimostrato di essere una squadra forte, compatta e convinta di potercela fare con le proprie forze. Inoltre — continua Mancini — abbiamo chiuso a 74 punti secondi in classifica, ottenendo la promozione diretta senza dover passare dai playoff. Siamo arrivati solamente ad un punto dal Lecce, che fra l’altro abbiamo battuto due volte come contro il Brescia, che lottava come noi per la massima serie. La felicità è davvero tanta anche perché siamo riusciti nell’impresa di fare il doppio salto: dalla Lega Pro alla serie A, una cosa mai successa nella storia di questa società». ORA appena conclusi i festeggiamenti ci sono già alcuni aspetti da considerare, in primis, la questione di mister Bisoli. «Bisoli? Come abbiamo sempre detto parleremo con il mister a breve, la nostra intenzione è confermarlo ma non dipende solo dalla società: per proseguire il matrimonio dobbiamo essere

Coppia affiatata «I risultati hanno dato ragione a me e al presidente: in serie A dovremo solo essere più oculati» d’accordo entrambi, abbiamo tutti e due un’ottima opportunità». Il ruolo del dg Mancini cambierà? «No, rimane lo stesso, io e il presidente abbiamo formato una coppia affiatata, ognuno con le sue competenze e i risultati ci danno ragione. Ora abbiamo la società in serie A: dobbiamo essere oculati e non farci prendere la mano. Non siamo spaventati anzi, siamo onorati di guidare questa macchina nella massima serie».

Una scarica che galvanizza tutta la città A SAN PIETROBURGO, poco meno di un anno fa, mi capitò di essere avvicinato da un giovanotto russo che parlava un buon italiano. Era uno studente in architettura e vendeva acquarelli per raggranellare qualche soldino con cui mantenersi agli studi. Ad un certo punto, inevitabilmente, mi chiese da dove venivo. Provai a buttar là Romagna e lo vidi scuotere il capo. Allora citai Bologna e poi Rimini, convinto che di offrire due eccellenti riferimenti geografici. Macché. Azzardai Cesena e come d’incanto gli occhi del mio interlocutore si illuminarono. «Cesena? Weiss Schwarz Brigaden!» esultò. Era un tifoso dello Zenit San Pietroburgo, la squadra allenata oggi da Spalletti, e la sapeva anche più lunga di me sulle Wsb 1981, lo storico club della tifoseria bianconera. Forse niente più del calcio, mi trovai a riflettere, ha determinato quel fenomeno che chiamiamo globalizzazione. Fuor di dubbio che Cesena debba un bel po’ della sua notorietà al calcio, tant’è che non è infrequente imbattersi in chi scambia la sigla CE come identificativo di Cesena piuttosto che di Caserta, giusto per capire cos’è che viene prima in mente. Ma la sensazione è che Cesena al Cesena debba molto di più. Perché qui siamo di fronte al fatto straordinario di una squadra che ha letteralmente galvanizzato una città e i suoi cittadini, dandole una sorta di consapevolezza del “no limits”. Che insomma, sgobbando duro e con qualche sforzo di inventiva, anche partendo da un paesone che passava per contadino, si poteva spaccare il mondo. A farci caso, la prima storica promozione in Serie A — campionato 1972-’73, i tempi di Gigi Radice e di Dino Manuzzi — ha agito su Cesena come una scarica di adrenalina. E su quella scia la loro Serie A se la sono via via conquistata un certo Francesco Amadori (trasformando un pollaio in un gruppo leader in Europa nella produzione di carni bianche), un certo Nerio Alessandri (che partendo da un marchingegno costruito in garage oggi è l’assoluto numero uno per gli attrezzi da palestra) e i tre fratelli Trevisani (che di un’aziendina di palificazioni hanno fatto il colosso mondiale dell’ingegneria del sottosuolo).


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ESPLODE LA La felicità di Parolo:

Il segreto «Per quel tiro ho rischiato di farmi rimproverare Nicola Marcatelli · Piacenza

NELLA STORIA L’esultanza di Parolo dopo la rete (Ravaglia)

BENVENUTI in paradiso. Anzi, bentornati. Ma come lo dici ‘bentornato’ a quelli come Marco Parolo ed Emanuele Giaccherini che hanno appena 25 anni e nel lontano 1991 ne avevano appena 6? «E’ semplicemente fantastico», dicono all’unisono. Il magico Cesena è tornato in serie A. Felicità sfrenata, con tante grazie a tutti i partecipanti e soprattutto a chi ha messo la firma nella giornata che passerà alla storia. Proprio lui, Parolo, che al Garilli ha segnato l’1-0: «E ho pure ri-

schiato di farmi rimproverare dal mister per quel tiro — dice l’ex Verona —. Nell’intervallo mi ha detto: ‘Tu calci sempre da fuori e non prendi mai la porta’. Però in quel

Emozione «Volevo fare tre giri di campo, so solo che ho abbracciato Volta E’ stata un’annata strepitosa» frangente non ho resistito ed è andata come doveva». L’esultanza è stato un concentrato di emozioni che è quasi indescrivibile: «Volevo fare tre giri di campo, non ricor-

do più nulla. Solo che ho abbracciato forte Volta: in ritiro ieri ci eravamo detti che uno dei noi due avrebbe segnato». E vai col quinto sigillo stagionale, qua la mano Marco, altro emblema di una fantastica avventura. E MENO MALE che i gol li hanno fatti i ragazzi biancorossi che giocavano all’Euganeo: «Il Padova è diventato la mia seconda squadra. Tiferò per sempre per i veneti. Forza Padova!», grida. Il resto sono emozioni difficili da esprimere: «Sono la persona più felice della terra: segnare il gol promozione è stato un onore. E’ stata un’annata strepitosa, non ho parole. Questa


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IN DELIRIO Al centro, la corsa dei giocatori sotto la curva dello stadio Garilli di Piacenza dopo il finale di Padova che ha consegnato al Cesena la Serie A. Oltre seimila tifosi hanno seguito la squadra in trasferta per questo appuntamento storico. A fianco Volta, rimasto letteralmente in mutande (Ravaglia)

FESTA BIANCONERA «Questo è un sogno» dal mister, ma non ho resistito. Poi non ricordo nulla» promozione era un sogno nel cassetto e non smetterò più di godermelo». L’apoteosi 23 anni dopo. Quanto tempo è passato. Emanuele Giaccherini, una delle tante rivelazioni della stagione, ancora non ci crede che presto sfiderà il suo idolo Diego Milito: «Sono interista — spiega il folletto di Talla —, è vero. Se penso che nel prossimo campionato giocherò a San Siro mi vengono i brividi. Ma essere tifoso dell’Inter non potrà mai darmi quello che mi ha regalato stavolta il Cesena». Oggi è festa grande, ma non dimentica i periodi bui. Ce ne sono stati tanti nella sua carriera e rivela: «Dopo la brutta stagione a

Bellaria avevo quasi pensato di smettere. Vedevo che tutti i miei sacrifici non erano ripagati, e poi il Cesena non mi voleva, ero sempre costretto a cercarmi una squa-

Rivelazione Giaccherini: «Sono interista e il pensiero di sfidare Milito a San Siro mi mette i brividi» dra dove andare in prestito. Poi però è arrivata la svolta, devo dire grazie a mister Bisoli: mi ha dato tutto». La gioia di ieri è arrivata dopo due ore di sofferenza: «Sapeva-

mo del Padova in vantaggio grazie al boato dei nostri tifosi, poi dalla panchina ci informavano. Un clima proprio strano, ma in campo dovevamo pensare alla nostra partita e a vincerla». E adesso si va nel Paese delle Meraviglie: «E’ una soddisfazione irripetibile, mi vengono i brividi a pensare che la gente di Cesena si ricorderà sempre di noi e di questa giornata. Non mi rendo ancora conto di quello che abbiamo fatto». Invece è davvero ora di rendersene conto. Anche per quelli come “Giack” che durante l’ultima serie A erano appena nati è giunta l’ora di diventare grandi. Scusa Serie B, eravamo solo di passaggio.

De Feudis: «Che sofferenza in tribuna»

Il capitano Squalificato ma accanto ai compagni: «Mi hanno regalato una gioia indimenticabile» Elisabetta Zandoli · Piacenza

ERA SQUALIFICATO, ma c’è sempre stato. Nel ritiro di Piacenza, dove è rimasto con la squadra dal sabato, e sugli spalti, dove virtualmente al fianco dei suoi compagni ha sofferto come un matto. Benvenuto in serie A, capitan De Feudis, chi l’avrebbe mai detto 7 anni fa in quella partenza del ritiro di Acquapartita col Cesena in C1 e Castori in panchina? «Ho sofferto davvero tantissimo — racconta il centrocampista —, che dispiacere non potere dare fisicamente una mano alla mia squadra. Però mi hanno regalato una gioia grandissima, una soddisfazione indimenticabile e al tempo stesso un momento bellissimo perché abbiamo ottenuto un doppio salto: dalla Lega Pro alla serie A». L’emozione lo coinvolge anche davanti ai giornalisti, mentre all’esterno i clacson delle auto dei tifosi suonano già impazziti: «Sono un giocatore di

serie A, non ci credo ancora, davvero un grande miracolo. All’inizio nessuno ci credeva ma noi eravamo consapevoli della nostra forza e ce la siamo meritati perché, comunque, in ogni partita ce la siamo giocata: siamo stati davvero grandi». Riavvolge un attimo il film del campionato, quanta stra-

La panchina Ficcadenti al posto di Bisoli? «Prima di fare progetti devo parlare con la mia società» da hanno fatto lui e i ragazzi bianconeri: «Tutte le partite ci hanno impegnati. Sicuramente prima la vittoria di Brescia nel ritorno e poi quella a Lecce ci hanno dato la spinta decisiva verso il tragurado della promozione diretta». Dominique Malonga, l’arma in più di questo finale di campionato, è fuori dallo stadio Garilli che parla con un amico: «Il Piacenza ha lottato — spiega —, non è stato

facile per noi stavolta. Ma ce la siamo meritata questa promozione. Ora il mio obiettivo è giocare il prossimo anno in serie A. La squadra però non dipende da me», dice, alludendo al fatto di essere in prestito dal Torino. MASSIMO Ficcadenti, sino a ieri allenatore del Piacenza, non ha voluto sbilanciarsi più di tanto in merito al suo destino futuro. Fonti locali l’accostano in maniera decisa al Cesena nel caso del probabile addio di Bisoli. Lui glissa, ma non nega: «Nei primi giorni della settimana — afferma il mister degli emiliani — parlo con la società e quindi non posso fare progetti finché non avviene questo colloquio. Ho un ottimo rapporto col presidente del Piacenza, ma non escluso altre offerte». I cronisti lo interrogano: cosa pensa di questa promozione del Cesena? Si lascia andare a un largo sorriso, più chiaro di una dichiarazione: «Parlo solo della partita, non fatemi dire altro».

BRINDISI Dopo il trionfale giro di campo, i festeggiamenti sono proseguiti nello spogliatoio tra spumante e foto-ricordo (Ravaglia)


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«EIl sindaco ORA

AMORE SENZA FINE Eccolo il popolo bianconero che urla in una domenica storica. I supporter bianconeri ieri erano oltre 6.000. A Verona lo scorso anno furono 4.000 nel salto dalla Prima Divisione alla B. Nella promozione in A del 1987 a San Benedetto del Tronto furono oltre 7.000 i fedelissimi bianconeri

Nicola Marcatelli · Piacenza

In seimila e scatenati Allo stadio ‘Garilli’ Invasione romagnola sugli spalti, cominciata con un serpentone in autostrada. I boati ai due gol del Padova re questa stagione alla grandissima.

Claudio Castellucci · Piacenza

ESODO da serie A. La città sentiva nella pelle questa promozione e ha partecipato in massa alla trasferta a Piacenza: oltre seimila romagnoli presenti sugli spalti dello stadio ‘Garilli’. Invasione bianconera iniziata molto presto: le prime auto di tifosi si sono messe in moto verso le otto e trenta. Davanti al Manuzzi il ritrovo dei tifosi della curva Mare per la partenza con i pullman: totale diciotto torpedoni pieni di supporter bianconeri. Tutti quanti avevano acquistato il cappellino di paglia con la scritta ‘curva mare’, scenografia ideata per questo evento. Conteporanememente si è svolto l’assalto da parte di tanti tifosi bianconeri alle edicole della città e delle zone limitrofe per comprare il Carlino che regalava la maglietta «Forza CesenA» a sostegno dell’impresa intrapresa dal Cesena per chiude-

Ancona Mantova

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ANCONA (4-4-2): Da Costa; Milani, Thackray, Cristante, Zavagno; Surraco, Catinali, De Falco, Schiattarella (47’ st Mustacchio); Colacone (27’ st Gerardi), Mastronunzio. A disp. Schena, Camillucci, Gerbo, Piccoli, Mirchev. All. Di Stefano. MANTOVA (4-3-1-2): Bellodi; Lanzoni (16’ st Nassi), Notari, Gervasoni, Lambrughi; Tarana, Spinale, Grauso; Carrus; Pellicori (30’ st Malatesta), Abate (4’ st Locatelli). A disp. Iacobucci, Fissore, Rizzi, Salviato. All. Serena. Arbitro: Bergonzi di Genova. Reti: 8’ pt Bellodi (aut.), 30’ pt e 20’ st Pellicori, 24’ st Mastronunzio. Note: spettatori 7.040, paganti 2.197 per un incasso di 11.370 euro, abbonati 4.520 per un incasso di 17.607 euro. Calci d’angolo 8-6. Recupero: pt 1’, st 6’.

IL TRAGITTO verso Piacenza è stato davvero uno spettacolo, una marea bianconera. In autostrada pullman, minivan, auto bardate con i colori sociali, sciarpe, bandiere, magliette, di tutto e di più. Le soste agli autogrill sono state l’occasione per fare co-

Malati d’amore Gli spettatori bianconeri indossavano cappellini con la scritta ‘curva mare’ ri, darsi dei ‘cinque’ e, soprattutto, un modo per caricarsi ancor meglio, in vista di questo sogno chiamato serie A. L’arrivo a Piacenza è avvenuto molto prima dell’inizio della parita. Alle tredici dentro al ‘Garilli’ c’erano già oltre duemila tifosi e presto la curva cesenate si è riempita: soprattutto di entusiasmo e incitamento senza freni.

Crotone Ascoli

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CROTONE (4-3-3): Farelli; Zito, Legati, Viviani, Grillo (35’ st Mercurio); Beati, Galardo, Perpetuini (14’ st Cutolo); Degano, Mendicino, Russotto (28’ st Gabionetta). A disp. Castelli, De Martino, Petrilli, Bonvissuto. All. Lerda. ASCOLI (4-4-2): Frezzolini; Ciofani (30’ st Silvestri), Portin, Micolucci, Giallombardo; Sommese, Ilari, Hable, Pesce; Bernacci (30’ st Luppoli) Antenucci (40’ st Margarita). A disp: Lenzi, Marino, Mattila, Tiboni. All.: Pillon. Arbitro: Nasca di Bari. Reti: 26’ pt Russotto, 29’ pt Bernacci, 21’ st Ilari. Note: spettatori circa 4.000, 3.086 abbonati per una quota partita di 22.436 euro. Ammoniti: Giallombardo, Russotto. Angoli: 4-3 per il Crotone. Recupero: pt 2’, st 3’.

ALL’INGRESSO in campo dei giocatori per il riscaldamento ecco un vero boato, con tanti cori per tutti. E il solito immarcescibile motivetto di fondo: «Eravamo qui, con il Cesena in C, ora siamo qua per portare in A, tutta la città». A inizio gara esplode subito l’urlo bianconero al primo gol del Padova contro il Brescia. La curva è in estasi: bandiere al vento e sventolio di sciarpe bianconere in serie. Verso la fine del primo tempo, il secondo tripudio: il raddoppio dei veneti manda tutti quanti in delirio. Nonostante il punteggio a Piacenza non si sblocchi, è pur sempre un bel passo avanti verso la meta. Si va all’intervallo, occasione per ritrovare le energie con una sosta al bar, ma che si esauriscono immediatamente, complice il gol di Marco Parolo al 3’ della ripresa. La sofferenza si protrae perché il Brescia ha accorciato le distanze, ma è ormai tardi. E’ l’apoteosi bianconera ha la forza di 19 anni di oblio.

Empoli Grosseto

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EMPOLI (4-3-1-2): Pelagotti, Vinci, Angella, Stovini, Tosto (15’ st Mori); Marianini (27’ st Mancosu), Musacci, D’Amic; Vannucchi (40’ st Cupi), Eder, Coralli. A disposizione: Bassi, Valdifiori, De Giorgio, Cesaretti. Allenatore: Campilongo. GROSSETO (4-3-3): Acerbis; Fautario, Federici (14’st Maraucci), Conteh (1’ st Crescenzi), Turat; Yaw, Carobbio, Job; Joelson, Alfageme (21’ st D’Alessandro), Esposito. A disposizione: Aldegani, Vitiello, Pichlmann, Vitofrancesco. Allenatore: Sarri. Arbitro: Giancola di Vasto. Reti: 16’ Tosto, 30’ Esposito, 32’ Carobbio, 20’ st Eder. Note: spettatori paganti 602, 2.238 abbonati, incasso 13.604 euro. Ammoniti: Musacci, Conteh. Angoli: 7 a 4 per il Grosseto. Recupero 0’ + 0’.

TUTTI in piedi, con le mani davanti agli occhi, con lo sguardo perso nel vuoto. Come un anno fa si aspetta, perché a Padova la partita del Brescia ha 7 minuti di recupero per un idrante che si acceso all’improvviso. In curva scende il silenzio. In tribuna Henning, il tifoso tedesco, abbraccia il suo pupazzo portafortuna. Marietto Ragazzini, l’irriducibile tifoso, maledice un telecronista che a suo dire sta portando rogna e poi aizza la folla all’eterno grido di battaglia: ‘Cesena!’. La gente bianconera non ce la fa più, i seimila tifosi sono stremati. Anche stavolta bisogna soffrire fino all’ultimo? «Perché dobbiamo stare male per una squadra di calcio?», dice esausto un uomo sulla cinquantina con la sciarpa bianconera. Poi il grido «A Padova è fini-

ta!» e un’attesa lunga 19 anni, quando internet non esisteva ed Ezequiel Schelotto aveva appena 2 anni, si chiude alle 17.01. In campo i giocatori, che aspettavano riuniti il responso via radio, iniziano la corsa più pazza del mondo verso la curva in delirio.

L’urlo liberatorio I supporter bianconeri a frotte si sono riversati in campo, con loro il consigliere Vernocchi Ci sono tutti, pure capitan De Feudis (squalificato) raggiunge i compagni: lanciano le maglie e i pantaloncini ai tifosi, Bisoli è portato in trionfo, sotto la curva e lo spicchio di gradinata bianconera. Arriva Igor Campedelli col figlio, i cancelli restano aperti e 50 tifosi bianconeri, impazziti come schegge, si riversano in campo grazie

UN SUCCESSO LA MAGLIA DEL CARLINO Sono andate a ruba le maglie «Forza CesenA» che il nostro giornale ha regalato ai lettori di Cesena e Forlì. In tanti la indossavano come si vede a sinistra. Al centro il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi in campo. A destra un tifoso in bilico, ma per la A si fa questo e altro (Ravaglia)

Frosinone Triestina

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FROSINONE (4-4-2): Sicignano; Guidi, Maietta, Scarlato, Bocchetti; Troianiello, Bolzoni, Basha (29’ pt Caremi), Cariello (27’ st Del Prete); Mazzeo, Stellone. A disp.: Frattali, Ascoli, Giubilato, Basso, Calil. All.: Carboni. TRIESTINA (4-4-1-1): Calderoni; Nef (27’ st Pasquato), Scurto, Cottafava, Sabato (15’ st Godeas); Colombo, Gorgone, D’Aversa, Testini; Volpe (15’ st Siligardi); Della Rocca. A disp.: Dei, Tabbiani,Gissi, Princivalli. All.: Arrigoni. Arbitro: Damato di Barletta. Reti: 11’pt Troianiello, 19’ pt Testini, 11’ st Stellone, 45’ st Siligardi. Note: spettatori 7.000 circa. Ammoniti: Stellone, Bolzoni e Nef. Angoli 4-3 per la Triestina. Recupero: pt 2’; st 5’.

Lecce Sassuolo

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LECCE (4-3-2-1): Rosati; Angelo, Fabiano, Ferrario, Mazzotta; Munari, Vives (33’ st Schiavi), Giacomazzi; Defendi (16’ st Bertolacci), Di Michele; Marilungo (20’ st Bergougnoux). A disp.: Petrachi, Belleri, Baclet, Terranova. All. De Canio. SASSUOLO (4-3-3): Pomini; Rea, Piccioni, Minelli, Bianco; Riccio, Schiavini (26’ st Jirasek), Gorzegno; Titone, Zampagna (35’ st Martinetti), Quadrini (1’ st Noselli). A disp.: Gallinetta, Martinetti, Polenghi, Fusani, Rossini. All. Pioli. Arbitro: Rocchi di Firenze. Note: spettatori paganti 21.952 con 15 tifosi ospiti, abbonati 2503, per un incasso di 245.110,39 euro. Angoli: 8-1 per il Lecce. Recupero: pt 0’, st 2’.


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LUNEDÌ 31 MAGGIO 2010 il Resto del Carlino

LA JUVENTUS» guida l’esultanza dei tifosi agli steward disattenti, malati d’amore per la maglia bianconera, con in testa il consigliere Marino Vernocchi che abbraccia tutti, Sergio Aletti che in testa ha il cappellino della curva e Luca Mancini che agita in mano una bandiera, mentre dalla curva risuonano i cori più belli della storia del Cesena. SPETTACOLO commovente, il Cavalluccio e la sua gente felici in serie A. I rappresentanti delle istituzioni si stropicciano gli occhi: «Mi ha appena chiamato il sindaco di Padova — dice il sindaco Paolo Lucchi —: ‘Abbiamo giocato per voi’, mi ha detto. La prima partita che vorrei giocare in A? Cesena-Juventus, e voglio vincerla». Il presidente della Provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi ha una borsa a tracolla con la scritta ‘Made in Romagna’ e sfoggia una maglietta personalizzata bianconera: «Quella del Carlino mi

stava troppo stretta», scherza. In campo la festa continua. Il team manager Fiorenzo Treossi è accerchiato dai giocatori che gli riservano un mega gavettone. Luca Ceccarelli ha tra le mani uno stendardo con la scritta ‘A’ e la maglietta Kdk, la linea da lui lanciata, che

Il primo cittadino Lucchi «Sogno di debuttare in A giocando contro la Signora Ma sia chiaro, voglio vincere» anche Bisoli indossa in mezzo al campo mentre Sky lo intervista. Piangono i tifosi, piange chi era a San Benedetto e chi non c’era perché era appena nato o nemmeno lo era. Le lacrime offuscano la vista. Quando si asciugheranno vedranno De Feudis duellare con Totti, Lauro fermare Milito e Giaccherini fare gol a Buffon. E non sarà più solo un sogno.

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Il commento di ETTORE MORINI

La passione, un’onda travolgente UN’ONDA bianconera, travolgente, inarrestabile. Chi poteva dirlo, due anni fa, quando la squadra scivolava mestamente in Prima Divisione, che da quel tonfo la marea bianconera si sarebbe subito rialzata alta, altissima? Eppure Cesena proprio questo ha di unico, nel panorama calcistico romagnolo: la città palpita per la sua squadra, se ne parla sempre e in ogni dove. Così anche in quei giorni in cui la cenere pareva seppellire la brace, in realtà il fuoco non si è mai spento. Non c’è bisogno di scomodare le cifre, di parlare di un numero di abbonati che fa impallidire anche realtà di serie A, di ricordare ancora una volta quella curva da brividi e così via. TUTTA questa attenzione, tutto questo amore sono benzina per chi deve reggere i timoni della società e per chi deve scendere in campo. A Cesena quindi si può mettere il turbo e questo è successo. E poi questa squadra, al di là delle inevitabili rivalità, sa farsi amare anche al di fuori dei confini cittadini, raccogliendo passione, simpatie, consensi. Ecco così che l’onda bianconera, inseguendo un sogno, è arrivata fragorosa, con l’impeto stesso della squadra. Inarrestabili entrambe.

Modena Gallipoli

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MODENA (3-5-2): Narciso; Gozzi, Rickler, Perna; Bianco (29’ pt Giampà), Colucci (27’ st Spezzani), Luisi, Pinardi, Tamburini (1’st Cortellini); Catellani, Bruno. A disposizione: Alfonso, Ricchi, Girardi, Napoli. Allenatore: Apolloni. GALLIPOLI (4-3-3): Garavano, Sosa, Tagliani, Galeotti, Taurino; Leggiero (15’ st Cota), Filkor, Viana; Della Penna, Artistico, Paez (19’ pt Selvaggio ). A disposizione: Koprivec, Apollonio, Musaldo, Depretis, Tarantino. Allenatore: Rossi. Arbitro: De Marco di Chiavari. Reti: 9’ pt Della Penna, 3’ st Artistico, 4’ st Bruno, 37’ Giampà, 39’ st Spezzani . Note: spettatori 6.754 per un incasso di 45.003 euro. Ammoniti: Perna, Rickler, Taurino, Colucci, Garavano, Giampà. Angoli 5-1 per il Modena, recuperi 3’ pt, 3’ st.

Padova Brescia

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PADOVA (3-5-2): Agliardi; Cesar, Faìsca, Trevisan; Darmian, Bovo (30’ st Rabito), Italiano, Cuffa (26’ st Morosini), Renzetti; Soncin (19’ st Bonaventura), Di Nardo. A disp. Cano, Gasparetto D.,Gasparetto M., Vantaggiato. All. Sabatini. BRESCIA (4-4-2): Arcari; De Maio, Bega, Berardi, Zambelli (1’ st Rispoli); Baiocco (1’ st Taddei), Budel, Saumel (25’ st Cordova), Dallamano; Possanzini, Caracciolo. A disp. Viotti, Martinez, Vass, Kozak. All. Iachini. Arbitro: Tagliavento di Terni. Reti: 3’ pt Di Nardo, 46’ pt Cuffa, 30’ st Caracciolo su rig. Note: spettatori paganti 9564, abbonati 4.169, per un incasso di 40.230 euro. Ammoniti: Soncin, Trevisan, Faìsca, Baiocco, Berardi, Saumel. Angoli: 4-9. Recuperi: 2’ pt, 7’st..

Reggina Albinoleffe

3 1

REGGINA (3-5-2): Marino (44’ st Kovacsik); Adejo, Valdez, Lanzaro; Vigiani , Viola (37’ st Rizzo), Tedesco, Missiroli, Rizzato; Pagano, Bonazzoli (1’ st Montiel). A disp.: Camilleri, Cascione, Cacia, Brienza. All. Breda. ALBINOLEFFE (3-5-2): Offredi, Ciuffi, Maino, Piccini; Foglio (34’ st Poloni), Hetemaj, Passoni, Geroni (38’ st Beduschi), Cristiano; Disabato (4’ st Morosini), Torri. A disp.: Layeni, Guarisa, Beduschi, Sala, Cellini. All. Mondonico. Arbitro: Giannoccaro di Lecce. Reti: 6’ pt Pagano, 23’ pt Missiroli, 34’ pt Pagano, 43’ pt Torri. Note: spettatori 6.000 circa, per un incasso totale di 45.902 euro. 5.184. Ammoniti: Maino. Angoli 7-3 per la Reggina. Recupero: pt 1’; st 3’.

Salernitana Vicenza

0 1

SALERNITANA (4-3-2-1): Iuliano; Balestri (1 st Pastore), Peccarisi, Pepe E., Pippa; Galasso, Tricarico (21 st Franco), Soligo; Merino, Pepe V. (8 st Siano); Dionisi. A disp. Robertiello, Cartone, Agresta, Cirillo. All. Cerone 4. VICENZA (4-4-2): Russo; Martinelli, Di Cesare, Giani, Brivio; Di Matteo (40 st Ferri), Rigoni (28 st Braiati), Botta, Gavazzi; Bjelanovic, Sgrigna (20 st Pavonessa). A disp. Fortin, Minieri, Margiotta, Gatti. All. Maran. Arbitro: Brighi di Bari. Reti: 8’ pt Gavazzi. Note: spettatori 4.100 circa per un incasso di 42.114 euro. Espulso Dionisi al 13’ pt per proteste. Ammoniti: Botta, Di Cesare. Angoli 3-3. Recupero: pt 2’, st 4’.

Torino Cittadella

1 0

TORINO (4-4-1-1): Morello; D’Aiello, Zoboli, Benedetti (27’ st Garofalo), Rivalta; Statella, Coppola (27’ Antonelli), Gorobsov, Scaglia; Belingheri; Salgado (7’ st Arma). A disp.: Gomis, Loria, Genevier, Comi. All. Colantuono. CITTADELLA (4-4-2): Pierobon; Pisani, Nocentini (4’ st Gorini), Manucci, Marchesan (17’ Teoldi); Volpe, Dalla Bona, Magallanes, Oliveira; De Gasperi (27’ st Pettinari), Iunco. A disp.: Villanova, Battaglia, Vaccari, Ardemagni. All. Foscarini. Arbitro: Romeo di Verona. Reti: 18’ pt Belingheri. Note: spettatori paganti 3.539, abbonati 9.434, per un incasso di 136.775 euro. Ammoniti: Coppola, Manucci, Nocentini, Marchesan, Zoboli. Angoli 6-4 per il Torino. Recupero: pt 1’, st 9’.


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GIACCHERINI E I Le pagelle della stagione: brilla Luca Serafini Antonioli 9. A quarant’anni urla a tutti che il mondo può essere dei matusa, ma quelli freschi e tutto sprint. E’ il testimonial autentico del Gerovital: zero parole, una valanga di fatti, due rigori parati nella stessa gara (a Mantova), una dote consistente di punti è racchiusa nei suoi guanti. Un’unica distrazione, quella con l’Empoli. Ma ha voluto dimostrare che anche lui è umano. Tardioli 6.5. E’ il vice vecchietto (38 anni) tra i pali, tiene calda la maglia di Antonioli e alza la bandiera di coloro che yuppie non lo sono più da un pezzo. Ceccarelli 7.5 Torna dopo uno di quegli incidenti che una volta ti avrebbero fatto passare al volo da calciatore a pensionato. Dopo un po’ di rodaggio ritrova l’antico mor-

so, e pure il suo primo fondamentale gol in cadetteria: quello del pari a Torino. Cusaro 6.5. L’oscar della sfortuna, fa crack per generosità a inizio campionato contro il Cittadella. Cesena aspetta con affetto un esempio di tenacia come lui. Petras 7. In fretta adotta la mentalità Cesena, una certa compattezza di testa. Spostato da centrale a terzino firma una sostanziosa prima parte del torneo, poi dopo un infortunio stenta. Volta 8,5 Un muro di cemento ma in… movimento. Imperioso, autoritario, in cielo non concede neanche le briciole, in terra pure. L’unico difetto: non è del Cesena. E’ pronto per grandi livelli, Parma e Sampdoria lo hanno in comproprietà. Beate loro. Franceschini 6 Rinforzo di primo inverno, va in fretta in infermeria. Quando torna dà una mano di cuore, arrangiandosi. Biasi 7.5. Con autorità si integra e dà forma alla difesa di ferro del

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L’esperienza e l’entusiasmo Il portiere a quarant’anni fa da chioccia, Schelotto porta la sua freschezza campionato: a volte non riesce a togliersi di dosso certe superficialità, provoca qualche punizione dal limite di troppo. Lauro 8 Finalmente ha mandato a casa a quell’impostore di suo cugino che due anni fa (nell’anno della retrocessione) arrivò a Cesena e giocò (malissimo) al posto suo. Sor-

prendente, disinvolto, blindato in copertura, vigoroso nell’infilarsi nella corsia giusta per terrorizzare gli altri. E’ un’icona del miracolo bianconero. Do Prado 8 Squillante, creativo, delizioso: tutto fosforo ma anche voglia di far parte di un gruppo dove è sempre stato in sintonia con la testa. E’ da massima serie in tutto e per tutto: soprattutto se la salute non lo lascerà solo come nell’ultima parte del torneo. De Feudis 8. Il Conte conta, tanto, tantissimo. Corre di più della palla, dà razionalità ed equilibrio. E’ un punto di riferimento, un saggio in movimento. Ora ha anche il fisico del ruolo per essere un capitano da A. Matute 6 Inizia con forza e rabbia, esulta contro la Salernitana, poi l’infermeria lo fa prigioniero per una mezza vita. E quando torna è arrugginito. Parolo 8. Dà equilibrio,

praticità, intelligenza e alcuni gol importanti. Ha quantità e qualità, acuto negli inserimenti, dinamico nel far muovere gambe e cervello. Pedrelli 6. Un sinistro calibrato, scarsa attitudine a chiudere. Un infortunio poi lo immobilizza. Piangerelli 6.5 Risponde obbedisco agli ordini di scuderia, rimbalza tra vari ruoli a centrocampo, come centrale difensivo ed esterno di retroguardia; anche in posizioni che non ha nel dna e si vede con qualche errore. Schelotto 8.5 A tratti devastante, imperioso, in progressione fa a fette le difese avversarie. Sa chiudere, ripartire e segnare: l’imprecisione è anche con lui ma ci prova sempre. Era convinto di andare a gennaio in A, non ci riesce e accusa il colpo. Con Bisoli c’è anche un po’ di maretta. Se migliora certi atteggiamenti ha le potenzialità per diven-

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SUOI FRATELLI l’eterno Antonioli tare un big e non solo da under 21. Prima parte esaltante, seconda più cauta. Segarelli 6.5. Non sarà mai da prima pagina ma fa quelle pagine indispensabili nel giornale del campionato con onestà e volontà. Colucci 7.5 Riesce a uscire dall’infermeria nel momento giusto e si rivela un rinforzo azzeccato. Ha tecnica e testa: risolve finalmente il problema di battere le punizioni. Una pepita nel rush finale. Bucchi 6. Quan-

Conferme di lusso In difesa Volta, Biasi e Ceccarelli hanno dato sostanza e sicurezza Do Prado tutto fosforo e umiltà do c’è qualcosina fa, reti importanti, un paio di rigori procurati. Ma purtoppo milita soprattutto nella squadra dell’infermeria. Djuric 6.5. E’ il perno ideale del 4-2-3-1 che tatticamente spadroneggia nella prima parte del campionato. Poi si spacca, e via libera all’intervento chirurgico e al ritorno confermando che con la porta non ha proprio feeling. Se lo troverà sarà una manna per lui e per il Cesena. Giaccherini 9.5. Chiamatelo Giaccherinho, coloratelo di nero e diventerà internazionale. Così mi-

gnon è un capolavoro della natura, di resistenza, velocità, continuità. Spesso non è solo doppio ma triplo. Greco 6. Catapultato nel mondo bianconero a gennaio, parte bene con colpi da gol di spessore. Poi si smarrisce, stonando in un certo contesto tattico. Malonga 8. Il ragazzone con Bisoli è cresciuto. Per lunghi tratti viaggia a fari spenti, poi li accende e abbaglia l’avversario facendolo sbandare. Gli altri: Sinigaglia, Erba, Fonte, Petti, Bonura, Castiglia, Giunchi, Righini, Sinigaglia, Tattini, Espinal, Ferri.

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DI CORSA Il film di un anno Nicola Marcatelli · Cesena

UN CAMPIONATO, una corsa. Senza quasi mai fermarsi, magari rallentando a volte, ma senza perdere mai di vista la meta. Il Cesena ha corso per 42 giornate e con lui Ezequiel Matias Schelotto. Due stagioni in parallelo. Piccoli piccoli all’inizio, il Cesena ed Ezequiel. Grandi grandi alla fine. Ecco come hanno accompagnato con le loro sgroppate, sulla fascia e in classifica, i sogni di tutta la Romagna, dalla partenza a fari spenti ad un arrivo incredibile per molti osservatori. Non per la truppa bianconera e per il suo cavallo di razza. DUE ‘SIGNOR NESSUNO’ ai nastri di partenza sono diventati nobili dell’alta classifica strada facendo, e pensare che il debutto nella società cadetta era

LE PERLE DI SCHELOTTO Ecco cinque delle sei reti messe a segno da Ezequiel Schelotto in questo campionato: dall’alto, il gol segnato al Frosinone, quello del vantaggio sull’Empoli, il destro che ha completato il poker ai danni della Triestina e infine, nelle due foto in basso, la doppietta ai danni della Salernitana (Ravaglia)

Daniele Zandoli

QUARTA VOLTA IN A

Adesso Bisoli è nella storia del Cavalluccio con Radice, Bagnoli e Bolchi

QUELLA DEL CESENA è una cavalcata memorabile, lunga settanta anni, con tre momenti indimenticabili, le tre promozioni in serie A. La prima arrivò nella lontana stagione 1972/73 e fu Gigi Radice a dare la sferzata importante a un ambiente che sino ad allora viveva senza particolari ambizioni. Il lavoro dell’allenatore lombardo fu importante anche

per far crescere la mentalità di un intera piazza e non solo di una formazione partita per centrare ancora la salvezza. Invece la squadra, imperniata su una difesa granitica (Mantovani, portiere saracinseca, subì solo 21 gol), sfornò un micidiale girone di andata conquistando 27 punti. Il ritorno fu più dimesso (22 punti), il Genoa vinse il campionato, il Cesena arrivò secondo e fu promosso. La seconda promozione al termine della stagione 1980/81. Il nuo-

vo presidente Edmeo Lugaresi, nipote di Dino Manuzzi, al suo primo anno centra subito la promozione in A. Ancora secondo posto col Genoa in testa. Alla guida dei bianconeri un altro allenatore emergente, Osvaldo Bagnoli, il mago della Bovisa. Di quell’anno resistono alcuni record del Cesena in serie B: 14 vittorie casalinghe, maggior numero di spettatori in una singola gara interna (oltre 28.000 in Cesena-Milan, 0-0 del 17 maggio


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IN PARADISO indimenticabile stato negativo: ai commensali del Manuzzi contro la Reggina erano piaciuti, ma erano stati bocciati negli ultimi minuti del galà del debutto da un gol di Viola. Oggi si ricorda quel posticipo come un semplice incidente di percorso, perché la settimana successiva è iniziata immediatamente la scalata alle posizioni migliori dell’alta società di serie B: a Lecce, contro il Gallipoli. Proprio Schelotto entrando a gara in corso ha dato la svolta, dando più brio coi suoi coast to coast lungo la fascia. E’ INIZIATA COSÌ la cavalcata bianconera e dell’italo argentino, con un 2-0 felice in una sera di fine estate, e ben 14 risultati utili consecutivi. Il Cesena praticamente è stato lassù dall’inizio, stregando critica e avversari. Come Schelotto, che ha gonfiato la rete per la prima volta in B alla quinta giornata, nel 4-1 con la

Sulle ali dell’entusiasmo Falsa partenza con la Reggina, poi i bianconeri infilano una serie positiva inebriante Triestina. Un gol, un’emozione per sempre, col dito al cielo indicando in tribuna i genitori e i fratelli, i suoi primi tifosi. E’ solo l’inizio: anche le grandi iniziano ad accorgersi del Cesena e dell’italo argentino. Per un soffio i bianconeri non vincono ad Ascoli nell’infrasettimanale e in casa del Sassuolo tengono testa ai collaudati neroverdi. Poi tornano al Manuzzi e in quel periodo quel prato è terra di Schelotto: la derelitta Salernitana crolla 3-0, lui firma la prima doppietta della carriera e prenota un po-

1981) e nell’insieme delle partite interne (media gara 12.639). Inoltre l’allora Fiorita restò inviolata per l’intero campionato. LA TERZA promozione è stata la più sofferta e combattuta, arrivò al termine di una prolungata e sofferta serie di spareggi. Stagione 1986/87, allenatore “Maciste” Bolchi. Si parte male, con tre pareggi e altrettante sconfitte e la tifoseria che chiede la testa di Bolchi. E’ ancora nella memoria la

sto in Under 21. IL CT CASIRAGHI il 24 ottobre si siede in tribuna vip alla Fiorita: l’azzurro chiama, Schelotto risponde, con un altro gol al Grosseto. Impazza la Schelotto-mania. Tra i tifosi. E sui giornali, dove fioccano i soprannomi: Antilope, Cavallo, Levriero. Il Cesena parla ancora di salvezza, ma è sempre nei primi posti della classifica, ha battuto il blasonato Brescia e si accinge ad andare ad Ancona, scontro ad alta quota: in campo è battaglia, il gaucho coglie una traversa, ma il Cavalluccio non passa. Conferma però proprie alcune peculiarità: su tutte la difesa, di ferro, con appena 6 gol incassati nelle prime 14 partite. NUMERI DA GRANDE, anche perché in porta c’è un grandissimo: Francesco Antonioli, che a Mantova compie due miracoli, parando due rigori e blindando un 1-0 che lancia in orbita la sua squadra, in affanno quel giorno anche per l’assenza di Schelotto, che ha convinto Casiraghi dal quale è stato convocato. Intanto arriva il Torino in Romagna e l’ex Malonga lo blocca sull’1-1. A Empoli arriva il secondo flop della stagione, ma l’amarezza dura poco: col Frosinone in casa è di nuovo festa, grazie a Giaccherini e Schelotto. Prima di Natale c’è anche tempo per dare una lezione alla capolista Lecce, ubriacata al Manuzzi dai colpi di Do Prado e Giaccherini. COMINCIA IL 2010 e il compito più tosto: confermarsi e provare ad andare fino in fondo. Il Cesena parte male a Modena ma si riprende battendo Piacenza e Reg-

scena di Cuttone e Cavasin che al termine di una partita corrono a staccare uno striscione esposto in gradinata “Bolchi vattene”. Con l’arrivo di Aselli e Bordin acquistati a ottobre e la crescita dei giovani Rossi, Rizzitelli e Cucchi la squadra cambia volto. La sconfitta di Bologna nella penultima di campionato parve cancellare ogni velleità di promozione ma la vittoria sul Catania nella gara di chiusura permise al Cesena di giungere terzo alle spalle di Pe-

gina, Schelotto c’è sempre, ma non segna più, mentre impazza il mercato. Inizia per lui la dieta del gol, non quella del Cavalluccio che continua la sua marcia inarrestabile con tanto di imbattibilità esterna per tutto il girone di ritorno. Ci sono però anche i momenti difficili, perché arrivano 4 inattese batoste in casa (Crotone, Sassuolo, Ancona e Empoli). Ma da una neopromossa non ci si poteva aspettare che andasse diversamente, che i problemi non si presentassero mai.

Il carattere del gruppo Dopo le batoste contro Sassuolo ed Empoli i bianconeri trovano la forza per rialzarsi Delicati sono i giorni che seguono il ko nei surreali 16’ col Sassuolo (il match era stato sospeso per neve sullo 0-0) come quelli dopo la sconfitta nell’anticipo con l’Empoli, nonostante nel secondo tempo tutto sembrasse mettersi nel verso giusto, anche perché proprio Schelotto aveva ritrovato il gol 4 mesi e mezzo dopo l’ultima rete. MA COME è sempre successo quest’anno, dopo il ko la Bisoli band ha rialzato subito la cresta: dopo i neroverdi ha steso il Vicenza ed emozionato espugnando Brescia giocando da grande. Nelle settimane dopo l’Empoli non ha sbagliato più nulla, rovinando pure la festa promozione al Lecce con una notte memorabile in Salento. Il resto è storia di ieri, col Cesena e la sua Antilope scatenata che hanno alzato le braccia vittoriosi, come centometristi al traguardo, finalmente, dopo 19 anni, nel paese delle merAviglie.

scara e Pisa (promosse) ex aequo con Cremonese e Lecce. Si andò agli spareggi. A Pescara CesenaLecce finì 0 a 0, a Modena il Cesena battè la Cremonese per 1 a 0 (Rizzitelli) ed eliminò i lombardi. Restava la pratica Lecce. A San Benedetto del Tronto l’8 luglio 1987, in uno stadio pavesato in maggioranza di colori giallorossi, arbitro Casarin, il Cesena battè il Lecce di Mazzone con due capolavori di Bordin e Cuttone. E fu la terza volta.

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TRA LA A di Antonioli e la B di Bisoli è racchiuso tutto l’alfabeto della promozione del Cesena. Una promozione nata grazie ad un ambiente che ha saputo rispondere alle sollecitazioni di un allenatore che si merita un 10 per come ha saputo gestire la stagione. Pierpaolo Bisoli è sicuramente tra i tecnici che hanno inciso di più sulla squadra bianconera negli ultimi trent’anni. Il gruppo è figlio suo, ha la sua stessa faccia, il medesimo carattere mai domo, le identiche motivazioni. E’ svelto durante la gara a cambiare moduli e azzecca spesso la mossa giusta. La sua dote migliore è

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quella di ottenere il massimo da ciascuno dei suoi ragazzi. Sa utilizzare nel momento giusto anche quelli tenuti fino a quel momento un po’ in disparte. Ha grande credibilità nello spogliatoio, non ha nè figli nè figliastri per questo i giocatori lo seguono ciecamente. Magari ha il difetto di andare un po’ fuori dalle righe in certe esternazioni, andando a volte anche contro l’evidenza. Ma un po’ lo fa per fare da scudo al gruppo, un po’ lo è: sanguigno, direttissimo, focoso. Due promozioni in due anni e sempre lontano da qualsiasi pronostico. La Curva lo ha beatificato e lui si è commosso.


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ANCHE IN A SARA’ Ballardini favorito per il dopo-Bisoli. Piacciono Nicola Marcatelli · Cesena

PASSATA la notte di festeggiamenti, è già ora di pensare al domani. Perché per fare bella figura e quindi salvarsi in serie A occorrerà allestire ovviamente una squadra all’altezza della situazione, senza lasciare possibilmente

nulla al caso. Igor Campedelli e Luca Mancini imposteranno quindi le linee generali del Cesena che sarà. Davide Ballardini

DOPO UN’ANNATA così formidabile la tentazione è forte: verrebbe voglia infatti di confermare in blocco il gruppo che ha regalato la A al Cavalluccio. Le dinamiche di mercato provocheranno però inevitabilmente degli addii, come già avvenne dopo la cavalcata di un anno fa, quando proprio il bomber Simone Motta, decisivo per l’approdo in serie B, lasciò la

IL TOTO-PANCHINA

Se Bisoli parte per Cagliari le alternative all’ex Lazio si chiamano Ficcadenti, Lerda o Calori

Romagna destinazione Novara. Anche stavolta fra l’altro c’è già chi ha la valigia in mano: il difensore Massimo Volta, in comproprietà tra Sampdoria e Parma, è richiesto dalla Fiorentina, squadra a cui arriverebbe tramite uno scambio di giocatori col Parma: inoltre, se Bisoli finirà davvero al Cagliari (in tal caso la prima alternativa è Ballardini), proprio i sardi lo vorrebbero prenotare; prima però se la vedranno per l’appunto Samp e Parma e non si esclude che i blucerchiati, per l’esigenza di avere una rosa ampia dopo la qualifi-

Sul piede di partenza Schelotto piace alla Fiorentina Volta diviso tra Parma e Samp: potrebbe fare la Champions cazione in Champions League, decidano di portarlo a Bogliasco. LA FIORENTINA invece segue anche Ezequiel Schelotto, una delle rivelazioni dell’annata bianconera dopo lo spicchio di campiona-

to, pur decisivo, in Prima Divisione: l’italo-argentino, a metà con l’Atalanta, è corteggiato anche da Roma, Genoa e Udinese. Per lui, che già era dato in partenza lo scorso gennaio e poi rimase in Romagna solo per l’indisponibilità del club bergamasco a lasciarlo andare, non si esclude comunque che il Cesena tenti anche un’operazione per trattenerlo. SONO DUNQUE il difensore e il centrocampista i due giocatori con alte probabilità di partire, mentre gli altri principali protagonisti di questa magnifica avventura dovrebbero restare nel Cesena che verrà: soprattutto Emanuele Giaccherini e Guilherme Do Prado. Entrambi sono legati al club bianconero da un contratto pluriennale, ma comunque hanno offerte: sul primo ci sono Chievo e Cagliari, il secondo piace a Brescia e Livorno che già un

LA VOLONTÀ bianconera, in particolare quella del vicepresidente e direttore generale Luca Mancini, è quella di convincere il tecnico Bisoli, anche sull’onda dell’emozione popolare e di una curva che lo invoca in continuazione, a non migrare al Cagliari. Ma i margini di manovra per il ribaltamento della situazione sono davvero minimi. L’allenatore, che in due sole stagioni ha inserito la sesta marcia nel cammino bianconero con la salita dalla Prima Divisione alla massima serie, è infatti destinato all’isola dove il suo approdo viene considerato scontato. E tutto per lui porta lì dove è stato molto apprezzato come calciatore e dove è atteso da un contratto annuale da 350mila euro e una cifra analoga come premio

Salvatore Mastronunzio

salvezza. Insomma pure il mister di Porretta è quindi destinato a proseguire la ‘maledizione’ bianconera dell’abbandono da panchina subito dopo aver conquistato la A. E’ puntualmente accaduto nelle tre precedenti promozioni. Radice infatti lasciò i bianconeri per la Fiorentina, Bagnoli al Verona (anche se i motivi furono di famiglia), Bolchi addirittura preferì restare in B ad Arezzo e venne esonerato pochi mesi dopo. Ora è ai saluti Bisoli ed è un peccato più grande di una casa anche se ci può stare in una logica di carriera. LA SOCIETÀ BIANCONERA comunque ha già effettuato alcuni sondaggi, è vietato infatti farsi trovare impreparati. Un nome quotato è quello del ravennate


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GENTE DA CESENA il bomber Mastronunzio, Gorobsov e Plasmati Le nuove scommesse Da definire le comproprietà di Parolo e Malonga, Teodorani nel mirino di Inter e Palermo anno fa lo cercarono, ma l’allora diesse Antonio Recchi aveva fatto già firmare coi romagnoli il talentuoso brasiliano. CI SONO POI due prestiti con diritto di riscatto, che il Cesena sarebbe pronto a esercitare: si tratta di Marco Parolo e Dominique Malonga. Il riscatto del primo è fissato col Chievo a 300mila euro, quello del secondo col Torino a 750mila. Proprio il francese avrebbe espresso il desiderio di restare in Romagna, dove oltre ad essere esploso si trova alla grande e dove aveva scelto di rimanere anche durante il mercato di gennaio, quando il Gallipoli gli offriva una maglia da titolare e il Cesena no. E’ pur vero che sullesue piste si sono messi alcuni club della sua terra, la Francia, e il Cesena potrebbe anche riscattarlo per poi ceder-

lo proficuamente. Non fosse così, potrebbe essere uno dei punti fermi della squadra. Destinato poi al progetto serie A anche il cesenate Luca Ceccarelli, così come Milan Djuric, pure lui tuttavia sempre appetito sul mercato. TRA I GIOCATORI che rientreranno dai prestiti c’è il portiere Nicola Ravaglia, in questa stagione a Viareggio in Prima Divisione: potrebbe fare il dodicesimo, ma potrebbe avere mercato in serie B. Intanto un altro portiere, il baby Alex Teodorani (classe ’91), è nel mirino dell’Inter e del Palermo. IN ENTRATA gli scenari, che sono quelli poi più appetitosi, si delineeranno nei prossimi giorni. Di certo serviranno elementi di categoria in tutti i reparti. Intanto per quello offensivo piace Gianvito Plasmati, classe ’83, da due stagioni al Catania. Potrebbe anche esserci un ritorno di fiamma su Salvatore Mastronunzio, il 31enne bomber dell’Ancona che lascerà i dorici: già in passato il Cavalluccio l’aveva corteggiato e il giocatore sembra assolutamente pronto per il massimo palcoscenico, do-

Davide Ballardini (46 anni: sarebbe però anche nel libro del Catania) che proprio nel settore giovanile cesenate ha iniziato ad allenare. Quest’anno è stato esonerato dalla Lazio, è ancora contratualizzato con il club biancoceleste e percepisce un milione di euro annui. Cifra fuori orbita dal mondo bianconero ma che potrebbe trovare invece un senso con una nutrita compartecipazione del club romano. Come alternative spiccano Massimo Ficcadenti (43 anni, nella foto Prisma) che ha preso in corsa il Piacenza e l’ha salvato e Gianluca Atzori (39 anni: piace anche a Livorno e Reggina)) che ha fallito a Catania. Due nomi questi molto cari a Lorenzo Minotti, il ds bianconero della promozione in B, sempre molto vicino al presidente Igor Campedelli. E non è detto che non possa tornare

po una stagione a suon di gol in una squadra tutt’altro che eccezionale. A centrocampo infine i bianconeri puntano su un giovane argentino di origini russe e di belle speranze, in forza al Torino: Nicolas Martin Gorobsov, classe ’89. Siamo già nel Cesena del futuro.

Nicolas Martin Gorobsov

in società anche lui insieme all’ex amministratore delegato Luca Dalla Vedova. Un’ipotesi che non va sottovalutata. Altri due nomi papabili per sostituire Bisoli, e che avrebbero le caratteristiche giuste per una piazza come Cesena, sono quelli di Alessandro Calori (44 anni) autore del capolavoro Portogruaro in serie B (è seguito anche da Chievo e Reggina) e di Franco Lerda (43 anni) che ha appena firmato uno splendido campionato a Crotone e a Cesena è già stato come giocatore. Sostituire Bisoli non sarà semplice: puntare su un tecnico che abbia caratteristiche simili come la grande capacità di guidare il gruppo e la forte personalità potrebbe essere un buon inizio. l. s.

Gianvito Plasmati


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