Quiquotidiano settimanale 29 giugno

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29 giugno 2013 Anno 10 - N.6

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Sicurezza sulle spiagge c’Ê ma va estesa


29 giugno

sommario

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Direttore Responsabile Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n.102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n.1 Vasto Tel & Fax 0873.362742 mail: redazione@quiquotidiano.it

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Sicurezza sulle spiagge Estate senza rischi p.4 Intervista al T.V. Giuliano D’Urso p.6 Presentazione del libro Totemà jje p.11

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Editoriale

Sicurezza sulle spiagge, c’é ma va estesa Anche quest’anno la stagione balneare vastese ha dovuto registrare una luttuosa notizia: la morte di un giovane 39enne che, per la verità, non ha perso la vita per annegamento ma per un malore che lo ha colto sulla spiaggia ma che poteva capitare anche in piazza Rossetti. Non possiamo però esimerci dal rimarcare come non tutti i 18 chilometri di costa vastese siano adeguatamente sorvegliati. La spiaggia cosiddetta “centrale” è certamente presidiata ed anche diversi altri tratti, soprattutto in corrispondenza delle strutture ricettive: diversa è la situazione in altri ampi tratti di litorale come ad esempio in corrispondenza delle innumerevoli calette che caratterizzano la costa vastese: altresì caratterizzate da scarsa o nulla sorveglianza il litorale nord di Vasto, soprattutto la spiaggia di Punta Penna e la zona della Riserva ancora più a nord, divenute ormai meta non solo di turisti ma anche e soprattutto di vastesi che preferiscono la spiaggia libera. A

questo punto diventa necessario ed obbligatorio, comunque, per l’amministrazione comunale provvedere alla sorveglianza di quei tratti di costa che costituiscono la meta di tanti bagnanti. Le ordinanze della Capitaneria di Porto e le “bandiere rosse” di divieto di balneazione non mettono completamente a riparo. Durante le mareggiate o comunque con il mare mosso, l’esposizione della bandiera rossa non indica il pericolo “solo” per i bagnanti ma lo indicano anche per i

“bagnini” che sono comunque tenuti ad attuare quanto nelle loro possibilità per salvare gli incoscienti. E non crediamo di esagerare se, nell’ambito dei presidi sanitari, sia opportuno prevedere dei defibrillatori con personale in grado di utilizzarli.Tutti coloro che frequentano a diverso titolo le spiagge di Vasto hanno il diritto di vedersi tutelare anche a dispetto di se stessi e Vasto ha il diritto/ dovere di assolvere al proprio ruolo di Città turistica. Elio Bitritto


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Estate senza rischi Regole per una corretta balneazione Trascorrere del tempo in spiaggia, per rinfrescarsi in acqua o crogiolarsi al sole, all’apparenza sembrerebbe un’attività del tutto innocua. Ben pochi sono i pericoli che si potrebbero immaginare, vista la famigliarità che molti hanno con il nuoto e . I fatti di cronaca che ogni estate si ripresentano, con la loro crudezza, ci portano invece a considerare “la giornata al mare” come un passatempo che implica un’attenzione particolare, visto che molto spesso proprio durante le vacanze aumenta il rischio di incidenti e infortuni. Martedì 25 aprile a Vasto Marina si è verificata una triste scomparsa: un uomo, di soli 39 anni, è deceduto a causa di un malore sopraggiunto mentre era sulla spiaggia. La notizia naturalmente ha scosso tutta la città, perché è difficile accettare un decesso durante una giornata di sole e di mare, l’uomo soffriva di diverse patologie e purtroppo il caldo o qualche altro fattore gli sono stati fatali. L’anno scorso un 53enne di Foggia è morto a Vasto Marina mentre era in compagnia di suo figlio e due anni fa un 80enne di Campobasso è morto accasciandosi a riva. Tutte queste tragedie portano ancora una volta a considerare attentamente una serie di regole da seguire al mare, che

la Capitaneria di Porto giustamente ha ricordato dopo il decesso avvenuto nei giorni scorsi, per evitare che tutto ciò accada. Vero è che quando si è in vacanza, magari anche un solo giorno, il desiderio di rilassarsi e “non pensare” è così accentuato che pensare anche in quei momenti alle regole può essere fastidioso, ma è altrettanto giusto cercare di prestare attenzione a questi consigli che Innanzitutto occorre valutare bene le proprie condizioni fisiche, prima di immergersi in acqua; anche un nuotatore esperto dovrebbe sapere quali

sono i limiti del proprio corpo ed evitare di sforzarlo troppo. Lasciar passare almeno tre ore dall’ultimo pasto prima di fare il bagno, per essere sicuri di aver completato la digestione: in spiaggia, dopo un pasto veloce, spesso non si desidera altro che un bel bagno fresco, proprio per questa leggerezza che si può diventare vittime di spiacevoli incidenti. In riva al mare sventola sempre una bandiera che serve a indicare il grado di pericolosità delle acque, quando questa è rossa significa che il mare è molto agitato ed è quindi sconsigliato fare il bagno; occorre dunque prestare atten-


5 zione anche a questo tipo di avviso. Chi non sa nuotare o non ha molta dimestichezza in mare dovrebbe evitare di spingersi troppo lontano, preferendo acque molto basse e bisognerebbe evitare di nuotare oltre i gavitelli che delimitano la zona di sicurezza per la balneazione. Tutte queste regole, se seguite con attenzione, limiterebbero al massimo i rischi che una normale nuotata può rappresentare. Ogni estate purtroppo c’è chi pensa che siano soltanto dei noiosi divieti e spesso si affida alla propria convinzione di saper muoversi in acqua e contrastare qualsiasi pericolo; niente di più sbagliato, il mare può essere fatale se si sottovalutano questi aspetti.


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In prima linea per garantire la sicurezza in mare Intervista al Tenente di Vascello Giuliano D’Urso, comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Vasto Lasciato alle spalle il lungo e freddo inverno, con la bella stagione gli amanti del mare possono finalmente tornare al loro hobby preferito, che sia semplicemente sdraiarsi al sole, pescare oppure fare sport. Ma per evitare che svago e divertimento si traducano in un incubo o comunque in episodi spiacevoli, anche al mare, è opportuno rispettare le normali regole di prudenza, evitando comportamenti irresponsabili e pericolosi per gli altri o per l’ambiente marino. La Capitanerie di Porto, oltre a monitorare i litorali italiani con attenti e costanti controlli, intensificanti nei giorni “più caldi”, svolgono in via preventiva un’attività di informazione e divulgazione delle “regole del mare” che tutti devono rispettare. Sulle problematiche relative alla balneazione abbiamo rivolto qualche domanda al Tenente di Vascello Giuliano D’Urso della Capitaneria di Porto di Vasto. Qual è il tratto di competenza della Capitaneria del Porto di Vasto (Ufficio Circondariale Marittimo di Vasto)? Il territorio di giurisdizione dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Vasto si estende dal fosso formale del Molino a sud fino alla foce del fiume Sangro a nord, per un’ ampiezza totale di circa 35 Km. Comprende pertanto per quanto concerne il litorale i Comuni di San Salvo, Vasto, Casalbordino e Torino di Sangro. Con riferimento ad esempio alla filiera della pesca ed alle competenze in materia ambientale del Corpo delle Capitanerie di porto invece la giurisdizione si estende anche

nell’entroterra sul territorio della Provincia di Chieti rientrante nei predetti limiti del Circondario. In questo tratto di competenza la balneazione è sicura ovunque? Premetto che ai sensi di quan-

to previsto dall’Ordinanza di sicurezza balneare la zona di mare riservata alla balneazione è quella che si estende fino al limite di 300 metri dalla battigia. Laddove vi siano degli stabilimenti balneari questi ultimi hanno l’obbligo di predisporre in prossimità della battigia prospiciente l’area di propria competenza almeno una postazione di salvamento per ogni area in concessione, con il limite massimo di 150 metri di fronte mare per ciascun assistente bagnante. Qualora il servizio venga garantito in forma associata, la postazione di salvamento può essere utilizzata da più soggetti o enti gestori fra loro associati, fermo restando il limite massimo di 150 metri di fronte mare per ciascun assistente bagnante. Per quanto riguarda le spiagge libere spetterebbe alle ammi-


7 nistrazioni Comunali garantire il servizio di assistenza e salvamento. Al riguardo comunque la predetta ordinanza specificamente prevede che le amministrazioni comunali, con proprio provvedimento adeguatamente motivato, attestino, sotto la propria responsabilità, di non poter in nessun modo garantire il servizio di assistenza e salvamento sui tratti di spiaggia libera di propria competenza. Tale provvedimento deve essere tempestivamente trasmesso all'Autorità marittima, alla Prefettura e alle altre istituzioni deputate allo svolgimento di compiti di vigilanza o di soccorso. Sulle spiagge libere lasciate prive del prescritto servizio di assistenza e salvamento devono essere apposti i cartelli monitori con la dicitura “balneazione non sicura

per mancanza del servizio di salvamento”, e con un elenco di numeri di emergenza (numero blu per emergenza a mare 1530, emergenza sanitaria 118, Polizia di Stato 113, Carabinieri 112 e Vigli del Fuoco 115). Nella nostra giurisdizione tutte le Amministrazioni Comunali, a causa delle note dinamiche di spending review, sono risultate impossibilitate a garantire tale servizio di assistenza. Mi preme precisare che questo non vuol significare che la balneazione sia “pericolosa” ma che, consapevoli della mancanza di un apposito servizio di assistenza alla balneazione, coloro che decidono di fruire del mare nelle spiagge libere devono prestare ancor più attenzione a quelle norme prudenziali di sicurezza, apparentemente scontate ma da tenere sempre a mente se

si desidera trascorrere una vacanza serena. Nell’ambito della Operazione Mare Sicuro organizzata dal Corpo delle capitanerie di porto tra l’altro viene diffuso proprio il decalogo del bagnante facilmente consultabile on line al link http://www. guardiacostiera.it/maresicuro/ it/ildecalogodelbagnante.cfm. Per quanto riguarda la balneabilità, in cosa consistono i controlli della Capitaneria di Porto? L’Ente istituzionalmente preposto è l’Agenzia Regionale per la tutela dell’Ambiente (ARTA Abruzzo). La Capitaneria di porto concorre nelle attività di controllo sia di iniziativa che su delega della Procura nell’ambito delle Competenze previste dal Codice dell’Ambiente e dalla Legge di difesa del mare 979/1982.


8 Nel caso in cui un bagnante accusi un malore in mare, come si comporta la Capitaneria di Porto? Il D.P.R. 28.9.94 n. 662, regolamento di attuazione nazionale della Convenzione di Amburgo '79, affidando al Comando Generale delle Capitanerie di Porto il compito di assicurare l’organizzazione efficiente dei servizi di ricerca e salvataggio nell’ambito dell’intera regione di interesse sul mare, che si estende ben oltre i confini delle acque territoriali Il citato decreto 662/94 conferisce alle Direzioni Marittime le funzioni di Centri Secondari di soccorso marittimo (M.R.S.C. Maritime Rescue Sub Center) che assicurano il coordinamento delle operazioni marittime di ricerca e salvataggio, ciascuna nella propria giurisdizione, secondo le direttive specifiche o le deleghe del Centro Nazionale (I.M.R.C.C.). I Comandi di Porto (Capitanerie di Porto, Uffici Circondariali Marittimi e Delegazioni di Spiaggia) sono individuati come Unità Costiere di Guardia (U.C.G.). Queste ultime dispongono l'intervento dei mezzi aeronavali di soccorso dislocati nella propria giurisdizione e ne mantengono il controllo operativo, salvo che l'I.M.R.C.C. disponga diversamente. I Centri Secondari di Soccorso e le U.C.G. hanno la facoltà di richiedere, in caso di necessità, il concorso dei mezzi navali ed aerei appartenenti a tutte le Amministrazioni dello Stato o di privati. Nel caso specifico ricevuta la chiamata di emergenza (che

può avvenire in varie forme e modalità) la Sala Operativa del Circomare, attiva 24 ore al giorno, provvede a coordinare le operazioni di soccorso, disponendo l’immediata uscita dell’unità SAR (search and rescue) appositamente adibita alle operazioni di ricerca e soccorso, inviando immediatamente una pattuglia a terra, allertando il 118 Pronto soccorso ed avvalendosi di tutte le risorse presenti sul territorio prontamente reperibili ed utilmente impiegabili ai fini della buona riuscita delle operazioni. Ogni

evento ha la sua peculiarità ed è fondamentale la capacità di ridurre al minimo i tempi di intervento. E’ per questo motivo che è importante ricordare che il numero blu 1530 per le emergenze in mare è sempre attivo su tutto il territorio nazionale, servizio gratuito a conferma dell’impegno del Corpo profuso per la salvaguardia della vita umana in mare.

Ringraziamo il Tenente di Vascello D’Urso e auguriamo a lui e agli uomini della Capitaneria di Porto buon lavoro. R.M.

FOTO: Giuliano D’Urso, alla sua prima esperienza di comando,

è reduce dall'attività portata avanti, negli ultimi anni, alla Capitaneria di Porto di Civitavecchia. D’Urso è il più giovane ufficiale in capo nella storia del Circomare di Vasto.


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Mangiare e fare il bagno

Cosa accade al fisico e cosa evitare Una delle regole all’apparenza più scontate, ma non sempre rispettate, è quella di aspettare dopo il pasto almeno tre ore prima di tuffarsi in acqua. È altrettanto risaputo che proprio a causa del sorvolamento di questa direttiva che molti arrivano persino a perdere la vita. Eppure spesso è molto vago il motivo esatto per cui è sconsigliato immergersi dopo pranzo o cena. Perché fare il bagno dopo mangiato può essere pericoloso e provocare un malore? Il fattore principale da tenere in considerazione è la temperatura dell'acqua: immergersi nell'acqua fredda può essere la causa di uno shock termico, cioè il raffreddamento dello stomaco impegnato nella digestione e conseguente vasocostrizione (diminuito afflusso di sangue). Durante la digestione avviene una forte ridistribuzione di sangue (circa 1-2 litri), che viene dirottato da alcune zone del nostro

corpo verso l'apparato digerente. Una brusca immersione in acqua non tiepida potrebbe determinare allora uno spostamento di sangue, ma non avendo il corpo abbastanza sangue per soddisfare tutte le richieste, allora si assisterà a una caduta della pressione arteriosa, una diminuzione dell'afflusso di sangue al cervello, e quindi perdita di conoscenza, oppure riduzione dell'afflusso di sangue ai muscoli, e quindi crampi muscolari; in entrambi i casi i rischi sono quelli dell'annegamento. Per evitare la congestione o qualunque malore in acqua secondo gli esperti è sufficiente aspettare due ore di tempo, anche dopo un pasto abbondante. E' buona regola non entrare immediatamente in acqua se si è stati a lungo al sole o se si è appena terminato di fare attività fisica; in questi casi si deve entrare in acqua gradualmente bagnando i polsi, la nuca, lo stomaco e poi immergendosi lentamente. Un pranzo leggero

richiede un tempo di digestione minore rispetto a un pasto abbondante o con alimenti grassi (che rendono la digestione lenta e complessa). Frutta e verdura sono gli alimenti che si digeriscono più velocemente. Da evitare, se si vuole fare il bagno presto, le bevande ghiacciate e gli alimenti ghiacciati (anguria, ghiaccioli ecc.). Se si fa merenda, si mangia un panino, un succo di frutta, lo stomaco è molto meno impegnato nel processo digestivo e si può giocare in acqua (dove si tocca) bagnarsi moderatamente, è meglio però evitare di fare una nuotata, di sforzarsi eccessivamente. Distinguere tra il gioco in acqua (dove si tocca), e il bagno vero e proprio, facendo magari una nuotata, tuffi e immersioni; in questo caso sempre meglio aspettare due ore, indipendentemente dalla leggerezza del pasto. Lo sforzo fisico intenso deve avvenire solo a digestione completata. (tratto da informagiovani-italia.com)


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“Cercare sempre di prevenire” Il parere del Bagnino Giordano Di Marco ha 23 anni ed è bagnino e istruttore di nuoto. Lavora da 8 anni a stretto contatto con il mare, piscine e stabilimenti balneari, insomma tutti luoghi in cui le persone fanno regolarmente il bagno, talvolta trovandosi in situazioni in cui bisogna adoperarsi e ricordare le regole da rispettare sulla spiaggia. Il mestiere di bagnino comporta la capacità di saper intervenire immediatamente, qualora si verificasse un pericolo in acqua, ma preziosa è anche il controllo della spiaggia e la prevenzione di qualsiasi tipo di emergenza . Come si deve comportare il bagnino quando accadono situazioni al limite, come un arresto cardiaco, che mettono a repentaglio la vita di un bagnante?

Il bagnino deve conoscere tutta la procedura del BLS (Basic Life Support ndr) che consiste

in una tecnica di primo soccorso che serve a mantenere ossigenati il cervello e muscolo cardiaco, si applica quando la persona perde i sensi o accusa un arresto cardiaco. Ti è mai capitato di dover ricorrere a questa tecnica?

La tecnica del BLS si applica in casi estremi e può essere determinante per la salvare la vita di una persona, a me personalmente fino ad ora non è mai capitato di trovarmi di fronte a un caso simile. Durante le giornate estive al mare o in piscina quali sono le situazioni più “complicate” da gestire per un bagnino?

Beh i bambini, data la loro vivacità, spesso sono molto imprevedibili. Ad esempio pochi giorni fa sono intervenuto perché una bambina, giocando col fratellino rischiava di farlo annegare.

E gli adulti? Gli anziani di solito sono più guardinghi, ma gli adolescenti molto spesso assumono atteggiamenti che mettono in pericolo la loro vita, come tuffarsi dopo aver mangiato e Quindi il bagnino non si limita a guardare la spiaggia…

È sempre meglio prevenire gli incidenti, piuttosto che correre quando questi si fanno gravi. Il bagnino infatti ha il compito di sorvegliare che tutto sia sicuro. Penso che fondamentale sia usare il pattino per muoversi anche in acqua, in questo modo il controllo è più efficace e totale.

Stefano Lanzano


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“Totemàjje due” il libro di Emiliano Giancristofaro

Viaggio nella cultura popolare abruzzese

Venerdì pomeriggio, nella splendida cornice della Pinacoteca di Palazzo D’Avalos, si è svolto un importante appuntamento culturale: l’incontro con Emiliano Giancristofaro-docente-ricercatore-antropologo, autore del libro “Totemajje due. Cultura popolare abruzzese”. All’incontro, organizzato dall’editoriale QuiQuotidiano, dall’Associazione culturale l’Argonauta in collaborazione con l’Ammini-

strazione comunale, erano presenti il giornalista Pino Jubatti e Giuseppe Tagliente, direttore di Qui. Totemajje porta il titolo del volume che l’autore ha pubblicato dalla sede regionale RAI e dalla Casa Editrice Carabba, in cui raccoglieva i risultati di inchieste sul folklore abruzzese. “E’ la prosecuzione di un viaggio nella cultura popolare a completamento di un discorso in cui la documentazione folk

lorica è supportata dalla riflessione sul suo passato e sui residui ancora vivi, nella prospettiva della mutazione culturale e dei profondi cambiamenti avvenuti in Abruzzo e Molise nel “modus vivendi” e nelle strutture mentali. Tra gli argomenti affrontati ci sono state le tradizioni del ciclo calendariale e del ciclo della vita umana, il cibo, gli ex voto, la transumanza, i proverbi, le superstizioni, i canti, le novelle.


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Nella foto in alto. Da sinistra l’autore Emiliano Giancristofaro , Pino Jubatti e Giuseppe Tagliente


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L’autore

Emiliano Giancristofaro Inquadrare Emiliano Giancristoforo in una asettica elencazione dei suoi titoli culturali, docente di Storia e Filosofia e giornalista, significherebbe limitare lo spessore di quest’uomo e paragonarlo ai tanti docenti e giornalisti che si sono succeduti nel tempo in questo nostro Abruzzo. Così non è e bisogna inquadrare il personaggio, che di personaggio si tratta, nel contesto più ampio dello studioso degli usi e costumi abruzzesi e della loro salvaguardia. Tra i maggiori studiosi della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, caporedattore della Rivista Abruzzese oltre che direttore della stessa per trentasette anni, cofondatore della sezione abruzzese di Italia Nostra, difensore della Abbazia di San Giovanni in Venere, strenuo oppositore all’insediamento di una industria petrolifera lungo la valle del Sangro e tante altre collaborazioni di prestigio, Emiliano Giancristoforo rappresenta una eccellenza nella pur vasta platea della Cultura etnografica abruzzese.Tra i suoi

Emiliano Giancristoforo a Palazzo d’Avalos durante la presentazione del libro Totemàjje due

lavori, sempre sul filone del folklore abruzzese, “Il mangia favole” (Olschki, 1971), “Totemaje (Carabba – Rai, 1978), “Tradizioni Popolari d’Abruzzo” (Newton Com-

pton, 1997), “Cara Moglia” del 1984 dedicato all’emigrazione abruzzese , oltre che inchieste e documentari sulle comunità abruzzesi presenti all’estero.


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Scheda del libro Nel 1978 Emiliano Giancristoforo pubblicò, per le edizioni Carabba – Rai, il volume Totemàjje un viaggio nella tradizione e nella cultura popolare abruzzese. A distanza di oltre trenta anni, quel viaggio, mai interrotto, riprende con rinnovata lena e si arricchisce di nuove ricerche, delle passate esperienze, delle inevitabili variazioni folkloriche che comunque mostrano ancora viva le “radici”; radici egregiamente rappresentate dal vignettista Luciano Trojano che nella copertina “disegna” con vividezza le tradizioni popolari abruzzesi, rappresentate dall’arcobaleno che entra in questo pentolone e in esso, da esso ramifica a rappresentare l’attaccamento e la perpetuazione di tradizioni e culture che grazie a personaggi come Giancristoforo sono destinate, fortunatamente, a resistere all’avanzare della modernità. Totemajje rappresenta dunque la tradizione, quella tradizione in cui, nella “pignata di maggio” venivano cucinati insieme sette o nove tipi di legumi che venivano poi mangiati e, se avanzati, sparsi nei campi a scopo propiziatorio. Ma la pignata con i legumi è solo il contenitore, popolano e popolare delle diverse testimonianze che caratterizzano la cultura popolare abruzzese: si va dunque dai rituali che caratterizzavano il trascorrere delle stagioni, alle “formule magiche” in una sorta di religione in cui sacro e profano

convivevano e tutt’ora convivono, fino ai riti che caratterizzano i tempi dei raccolti, Dalle usanze, le più varie sui cibi, agli ex voto, dai proverbi alle superstizioni, dai canti alle novelle all’insieme delle usanze nate con la transumanza. Un excursus temporale che affianca alle tradizioni che sono rimaste quasi immutate, i cambiamenti, anche profondi, che hanno ca-

ratterizzato la civiltà essenzialmente contadina delle genti d’Abruzzo nella mentalità, nella famiglia in cui all’uomo “patriarca” si è sostituita la famiglia intera che lavora e che ha pari dignità, nelle abitudini e, in molti casi ancora nella nostalgia di un passato che, seppure lentamente, è destinato ad essere solo ricordato e non più vissuto.


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Rena d’estate

Pubblico e privato: indecorosamente alla Marina Della mia serie “Abitare l’Ambiente. Ovvero, del come e quando si può e si deve, nel rispetto della natura e non meno dell’uomo, insediarsi e vivere godibilmente in un luogo. Sovente si ritiene che ambiente naturalistico e contesto urbano siano di per sé antitetici. Nulla di più sbagliato. E’ un’aberrazione culturale, un idealizzare in maniera massimalistica la natura e, allo stesso tempo, il precostituirsi un alibi per sentirsi giustificati a tenere in termini indecorosi, quando non nel deleterio degrado, città e territorio. Per subito intenderci: ricorderò ancora una volta, forse noiosamente per qualcuno, come esempio di sciatteria e pubblica sinecura, quello stemma di Vasto su tondo metallico, che posto in cima ad un tabellone mappa della Marina (Piazza Fiume), da anni ruota su se stesso a capriccio dei venti e che generalmente lo si vede posizionato, come ora, alla sghimbescia o sottosopra: …a la capicule! Basterebbe poco, notandolo e volendo, una vite, una punta di silicone, per ‘curare’ il suo giusto e rispettoso posizionamento. Immaginate se qualcuno ponesse e/o tenesse in tale maniera l’emblema comunale nella Sala del Consiglio cittadino! Ma portiamoci in Piazza

Rodi, alla Marina di Vasto. Il centro del Centro di una “stazione balneo-turistica” che molti ci invidiano, e che, generalmente e per assurdità, le Amministrazioni comunali vastesi non curano nella sua peculiarità di prezioso binomio ambiente-città, nonché per il suo turistico valore aggiunto. Qui …altra “chicca”, in questi giorni, si aggiunge ad un significativo quanto dequalificante aspetto dell’arredo cittadino. Un chiosco di ristorazione estiva, nel suo ristrutturarsi e …darsi immagine (!), si offre alla vista di chi vi accede e lì transita nella sua passeggiata con delle basi per la sua tettoia costituiti da casse in

legno, chiuse da pezzi di tavola di risulta e tagliate alla menopeggio. Roba da “stalletto” delle galline, in campagna. Incultura, inciviltà, menefreghismo, lassismo, o cosa? Guardare (su foto o di persona) per credere… Sarò un ‘formalista’, ma non mi pare proprio che tale particolare strutturale possa dare qualità d’immagine al luogo. D’altra parte, se questo è il modo privato di farsi “i fatti propri” (e fortunatamente non tutti hanno stesso comportamento alla Marina), anche “il pubblico” non si comporta diversamente. Si veda, infatti, lì proprio nei pressi delle


16 rustiche e…arte-fatte (!) basi del chiosco, due vecchie e corrose “fioriere” d’arredo pubblico che in realtà contengono, in bellavista anch’esse, solo terra, cicche, erbacce e solo un timido germoglio di quella che era un tempo la specie vegetale un tempo lì posizionata. Una vera raffinatezza ambientale! Cose di poco conto, …quisquilie - si dirà - per le quali un Sindaco, un Assessore all’ambiente e al turismo (…quale che sia quello di turno), sia pure un Consigliere comunale, non hanno motivo sufficiente per un loro intervento e interessamento? Evidentemente, è quel che si ha da pensare. O da dover disperare? GFP


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