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Il punto

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Contaminanti Idrocarburi degli oli minerali: a che punto siamo?

Francesca Leone

Con Elisa Bissacco, responsabile del Laboratorio di Epta Nord srl, azienda specializzata in analisi e consulenza nel settore agroalimentare, abbiamo fatto il punto sulle classi di maggior interesse in relazione alla sicurezza alimentare, di idrocarburi degli oli minerali (MOH), cioè i MOSH e i MOAH. Scarse informazioni tossicologiche, assenza di limiti massimi stabiliti per la normativa nazionale ed europea, dati di contaminazioni degli alimenti ancora incompleti, sono tutti aspetti che rendono complessa la valutazione e gestione di questi contaminanti alimentari. Abbiamo quindi passato in rassegna le criticità ancora da risolvere sia dal punto di vista normativo sia da quello delle tecniche analitiche, provando a dare alle aziende, dei criteri di valutazione per gestire questo aspetto della sicurezza alimentare.

MOSH, MOAH: perché la loro migrazione preoccupa?

L’esposizione ai MOAH attraverso gli alimenti è considerata fonte di potenziale preoccupazione a causa del possibile rischio cancerogeno, mentre alcuni MOSH posso-

ELISA BISSACCO Responsabile del Laboratorio di Epta Nord Srl

no accumularsi nei tessuti umani e fungere da promotori di tumore ad alte dosi. Va detto che ad oggi manca una valutazione tossicologica conclusiva.

Quali sono le principali vie di contaminazione?

Si tratta di una presenza che deriva dall’impatto ambientale e dalla vasta gamma di utilizzi industriali e domestici di prodotti contenenti MOH tra cui additivi alimentari e di processo, lubrificanti, coadiuvanti tecnologici, agenti antiagglomeranti, pesticidi, cere e paraffine contenenti queste sostanze, oltre che dalla loro origine endogena in materie prime vegetali.

Quali sono i pack più a rischio nella cessione di MOSH e MOAH all’alimento?

Tra gli imballaggi più a rischio ci sono i materiali in carta e cartone da riciclo stampati con inchiostro, ma la migrazione può avvenire anche da materiali di primo impiego quali i materiali plastici, essendo alcuni oli minerali autorizzati come additivi nelle materie plastiche, la carta paraffinata, gli adesivi termoplastici, i sigillanti e i sacchi di juta e sisal trattati con oli di ensimaggio.

Quali sono le condizioni e i fattori di rischio che favoriscono la cessione ?

La contaminazione da MOH è di fatto uno degli aspetti critici nel settore dei MOCA. La migrazione è correlata all’imballaggio di confezionamento (forma, tipologia e composizione), alle sue modalità di produzione

CARTA D'IDENTITÀ

Gli idrocarburi degli oli minerali (MOH, Mineral oil hydrocarbons) comprendono un gruppo eterogeneo di miscele di idrocarburi contenenti migliaia di composti chimici con ampia variabilità di struttura e dimensioni. Derivano principalmente dalla raffinazione del petrolio greggio, hanno una composizione determinata dall’olio minerale grezzo di partenza, dal processo di produzione e di raffinazione e dall’aggiunta di idrocarburi da altre fonti ma sono anche prodotti sinteticamente da carbone, gas naturale e biomasse. I MOSH (Mineral oil saturated hydrocarbons) e MOAH (Mineral oil aromatic hydrocarbons) sono composti noti da qualche decennio, ma l’attenzione su queste classi di contaminanti è diventata significativa a partire dal 2008 a seguito del numero elevato di notifiche del sistema di allerta rapido (RASFF) conseguenti all’importazione dall’Ucraina di olio di semi di girasole contaminato e delle conclusioni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) riportate nel parere scientifico del 2012 sull’esposizione umana agli idrocarburi degli oli minerali attraverso l’alimentazione.

e al grado di contaminazione dello stesso, ma è funzione anche della natura dell’alimento, della sua affinità per queste classi di contaminanti, del rapporto tra la superficie di contatto e la quantità di alimento, delle condizioni tempo/ temperatura di contatto. Tra l’altro il trasferimento non richiede necessariamente il contatto diretto tra l’alimento e il materiale in cui sono presenti i MOH, ma può avvenire anche tramite la migrazione di sostanze volatili in fase gassosa; la possibile contaminazione indiretta rende quindi più difficile l’individuazione della fonte di contaminazione e coinvolge quindi gli imballi secondari. Non essendo ancora definito completamente il possibile impatto sulla salute, le indicazioni fornite dalla comunità scientifica,

prevedono che la presenza e la migrazione di queste sostanze dagli imballaggi debba essere ridotta al minimo per quanto è tecnicamente possibile. La riduzione della contaminazione può avvenire grazie all’uso di barriere funzionali nei MOCA, quali ad es. PET, PA.

Venendo alla normativa cogente, quali sono i limiti di sicurezza di queste sostanze?

Ad oggi non sono stabiliti limiti massimi ammessi a livello nazionale ed europeo relativi alla contaminazione da idrocarburi di oli minerali su alimenti.

LA CONTAMINAZIONE DA MOH È UBIQUITARIA E INTERESSA TUTTA LA FILIERA CASEARIA DALLE MATERIE PRIME, COINVOLGENDO LA PRODUZIONE, IL CONFEZIONAMENTO FINO ALLA CONSERVAZIONE DELL’ALIMENTO

Fatta eccezione per i composti di oli minerali listati nel Reg. europeo n. 10/2011 sulle materie plastiche e le disposizioni su alcuni additivi contenenti MOH food-grade, attualmente in Europa non esiste una regolamentazione cogente. Per creare una banca dati aggiornata, da sottoporre ad EFSA per una valutazione dell’esposizione e del rischio, la Commissione Europea ha prodotto la Raccomandazione n. 84/2017 in cui è stato richiesto agli Stati membri di svolgere un’attività di monitoraggio nel biennio 2017-2018 sulla presenza di MOH negli alimenti e nei MOCA, coinvolgendo attivamente gli operatori del settore alimentare e i produttori.

Alcuni paesi tuttavia hanno tentato di definire dei valori limite. Possiamo prenderli a riferimento, in particolare per il settore lattiero caseario?

Ci sono alcune proposte di limiti e livelli di azione da parte di singoli Stati membri quali Germania e Belgio. Già nel 2014 la Germania ha proposto valori limite per la somma di MOSH e per la somma di MOAH nel caso di prodotti alimentari contenuti in imballaggi fabbricati con fibra riciclata sia per il materiale sia per l’alimento a contatto; i limiti sono stati successivamente aggiornati nel 2017 e siamo ora in attesa di un’ulteriore revisione entro il 2020. Sono però limiti applicati genericamente a tutti gli alimenti e comunque da ritenersi troppo restrittivi per poter essere considerati come limiti di MOSH e MOAH, essendo riferiti alla migrazione da una sola fonte di contaminazione ovvero dai materiali da imballaggio realizzati con fibre riciclate. Nel 2019 i rappresentanti tedeschi LAV (Uff. statale per la tutela dei consumatori e la sicurezza alimentare) e BLL (Federazione per la legislazione alimentare e scienze dell’alimentazione) hanno raccomandato congiuntamente valori di riferimento per la

somma di MOSH e loro analoghi e di MOAH derivati da un vasto gruppo di dati in modo indifferenziato e indipendentemente dalle potenziali fonti di contaminazione; non sono comunque inclusi livelli di riferimento per latte e prodotti lattiero-caseari. Anche l’autorità per la sicurezza alimentare belga (FAVV) nel 2017 ha proposto livelli di azione per alcuni MOSH per diversi gruppi alimentari inclusi il latte e i prodotti lattierocaseari per i quali è stato stabilito un livello di azione pari a 5 mg MOSH/kg. Una delle principali difficoltà nello stabilire valori guida di tutela della salute e/o di accettabilità è la mancanza di studi tossicologici approfonditi correlata anche alla complessità delle miscele di idrocarburi e alle informazioni lacunose sulla loro composizione. Resta comunque inteso che i MOAH sono sostanze indesiderabili che devono avere valori inferiori al limite di quantificazione del metodo.

E qui arriviamo agli aspetti analitici…

La determinazione di MOSH e MOAH è un’analisi piuttosto complessa, impegnativa per un laboratorio in termini di campionamento, metodologia, strumentazione, capacità di esecuzione ed interpretazione dei risultati. Questo è un aspetto rilevante, che va tenuto in particolare considerazione. Nell’ultimo decennio sono stati proposti diversi approcci analitici per la determinazione in packaging e alimenti, tra cui rivestono particolare importanza i lavori scientifici pubblicati da Biedermann M. e Grob K. negli anni tra 2009 e 2012, in particolare per la fase di preparazione del campione. Nel 2012 il parere scientifico EFSA ha indicato quale metodo più efficiente per la determinazione di MOSH e MOAH la tecnica cromatografica accoppiata LC e GC on-line abbinata al rivelatore FID (LC-GC-FID). Per l’analisi dei MOH è stato rilevante il contributo delle linee guida pubblicate nel 2019 dal Joint Research Centre (JRC), da utilizzare come base comune da parte dei laboratori per il campionamento, i requisiti di prestazione e l’approccio analitico. Nel 2017 è stato pubblicato per la prima volta un metodo europeo normalizzato, EN 16995:2017, da applicare agli oli vegetali e agli alimenti a base di oli vegetali mediante tecnica on-line HPLC-GC-FID. Poiché il campo di applicazione del metodo è limitato, l’analisi degli altri alimenti, inclusi prodotti di origine animale, viene pertanto attualmente effettuata dai laboratori solo mediante l’utilizzo di metodi interni, spesso messi a punto a partire da questo metodo. Il sistema HPLC-GC-FID accoppiato on-line fornisce elevata sensibilità, è automatizzato ed evita manipolazioni che rischiano l’introduzione di contaminanti. La tecnica HPLC separa le frazioni di MOSH da MOAH, la tecnica GC abbinata al detector FID permette di quantificarli mediante il metodo dello standard interno aggiunto prima dell’analisi. Considerato il numero elevato di analiti, l’analisi cromatografia non fornisce picchi distinti, i componenti individuali non possono essere separati ma si ottengono ampi segnali, miscele complesse non risolte, definite “gobbe” cromatografiche.

In riferimento alla gestione della contaminazione da idrocarburi di oli minerali, quali sono le prospettive?

Devono essere risolte alcune criticità che riguardano sia gli aspetti regolatori sia quelli tecnici e analitici. In attesa della definizione di limiti di legge o di limiti di azione armonizzati a livello europeo, oltre che della disponibilità di dati attendibili su un numero esteso di gruppi alimentari, resta per i laboratori di prova e per le aziende interessate il problema di valutare i risultati ottenuti sui campioni analizzati in caso di positività di uno o più gruppi di composti. L’esigenza è quella di poter disporre quanto prima di metodi armonizzati ufficiali e convalidati per ridurre la variabilità talvolta abbastanza significativa dei risultati di analisi tra diversi laboratori con protocolli confrontabili di preparazione dei campioni e caratteristiche prestazionali in linea e affidabilità soprattutto per le basse concentrazioni.

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