QF numero 5 - marzo 2008

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TAVOLA ROTONDA le fra aziende perché veramente la pressione è molto elevata (basta frequentare le strutture sanitarie per accorgersene). Se pensiamo al nodo cruciale della qualità dell’informazione, alla necessità di spingere verso una pluralità delle fonti di informazione dei medici, penso che lo strumento sia completamente spuntato e, per questa strada, non arriveremo all’appropriatezza prescrittiva.

minceremo anche un’informazione itinerante sul territorio regionale.

Ida Fortino

... va stabilito un rapporto più civile fra aziende perché veramente la pressione propagandistica è molto elevata...

La regione Lombardia, riprendendo quello che era il concetto di elenco degli informatori che era già presente nel d.lgs. 219, ha inserito in delibera la questione del “tesserino”: i nominativi degli informatori devono essere comunicati alla Regione, che in seguito li trasmette alle proprie strutture a titolo informativo per le proprie funzioni di controllo. Il tesserino non deve essere vidimato e questa è la differenza tra altre Regioni e la Lombardia, che ha fatto questa scelta per evitare appesantimenti burocratici. Purtroppo, si sta creando confusione fra le stesse aziende farmaceutiche, perché si trovano con 21 regolamenti differenti e quindi sono costrette a dover seguire procedure diverse. Dal regolamento, le linee di indirizzo della regione Lombardia hanno ripreso anche il concetto di visite collegiali presso le proprie strutture ospedaliere e la necessità di un regolamento all’interno delle strutture ospedaliere stesse. Per quanto riguarda invece le sanzioni, la regione Lombardia fa riferimento al d.lgs. 219, che già regolamenta questo aspetto a carico dell’industria relativamente al campo della pubblicità. Quindi, non si è voluto innovare ciò che è già stato regolamentato. Una domanda che viene spesso rivolta a chi appartiene al settore è se questo regolamento riguarda solo l’informazione sui medicinali, perché il d.lgs. 219 si riferisce solo a questi e non interviene su tutto il resto (dispositivi medici, integratori e quant’altro). Il regolamento previsto dal documento Stato-Regioni prevedeva la possibilità di intervenire sulla normativa dei dispositivi, ma sappiamo che questi hanno un’altra normativa che non è il d.lgs. 219 e quindi si è ritenuto di non poter superare tali limiti di indirizzo.

Luigi Patregnani Io non salverei niente del regolamento anche perché è un lavoro svolto due anni fa; ci sono stati cambiamenti e aggiornamenti e alcune parti che naturalmente sono aperte al confronto con le realtà locali e regionali (a tal proposito potrei citare il numero delle visite, il fatto che l’informazione possa essere in un certo modo vincolata per esaltare soprattutto la qualità dell’informazione, la necessità di un confronto reale e la possibilità di non favorire una concorrenza sleale fra industrie). L’altro aspetto che dobbiamo considerare è il confronto con i destinatari dell’informazione, medici e farmacisti, al fine di sviluppare e rimodulare regole precise in ambito sanitario regionale. Il numero delle visite (3 o 4 o 10) non è indicativo. E’ importante invece individuare un numero di visite ottimali nel rapporto tra medici e industria, così come ordini provinciali o regionali avevano già stabilito con decisione o regolamento proprio. Ci sono altri aspetti importanti circa la possibilità di fornire all’informatore scientifico notizie sui prescrittori, come i dati di vendita: questo è espressamente vietato, come afferma il regolamento, mentre a tutt’oggi non esiste nessun atto normativo che affermi questo divieto (anche se è ovvio che lo sia per logica). Con il regolamento, è la prima volta che troviamo un documento in cui è scritto chiaramente che l’ASL, l’azienda ospedaliera, così come le farmacie convenzionate non devono fornire alle aziende farmaceutiche i dati di vendita o di quel prodotto o di quella ditta.

Riccardo Roni La mancata adozione di un regolamento da parte della realtà che rappresento (P.A. di Trento) rende più semplice esprimere la mia opinione. Si possono trovare aspetti positivi nel censimento e mappatura degli informatori per valutare quale correlazione possa esserci con i profili e le dinamiche prescrittive sul proprio territorio, unitamente alla relazioni di attività semestrale che le varie aziende farmaceutiche dovrebbero farci pervenire. Sugli aspetti organizzativi ho già chiarito che, a mio parere, va stabilito un rapporto più civi-

QUALI SONO GLI ASPETTI DELL’ACCORDO STATO-REGIONI CHE VI SEMBRANO PIÙ INATTUABILI PER NON DIRE INUTILI?

Ida Fortino Per riassumere gli aspetti non presenti nella delibera regionale, la Lombardia non ha fatto propri, come già detto, gli aspetti sanzionatori perché già definiti da una norma così come il numero delle visite non è stato recepito. 26

Quaderni di Farmacoeconomia 5 - marzo 2008


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