Simon[1]

Page 1

SIMONŽ brand of Design d’Autore srl via della Resistenza sc 61030 Calcinelli di Saltara (PU) Italy

Collezione Gli autori

t. +39 0721 878511 f. +39 0721 878545 www.simoncollezione.com info@simoncollezione.com

Collezione Gli autori Catalogue

Catalogue


Collezione Gli autori Catalogue


Indice Index

Introduzione di Alberto Bassi Foreword by Alberto Bassi

page 4

1922-2007 Dino Gavina

page 8

1968. Ultrarazionale

page 10

Tavoli e scrivanie Tables and desks

page 12

Antella Delfi

22

30

Doge Febo

14

24

Loop Orseolo

40

34

Pecs Pitagora

46

44

Samo

32

Sarpi Valmarana

18

20

Sedie e poltroncine Chairs and armchairs

page 50

Eraclea Gaja/Gaja Bar

68

Jano/Jano BR Kazuki Ljin

Divani e poltrone Upholstery

page 108

Canaletto

110

Cornaro Mantilla Savoldo Siviglia Viscontea/Sforzesca

118

120

122

124

126

Tavolini Coffee tables/side tables

page 130

137

Djuna Florian

132

136

Marcel T Specchi/Mirrors

134

Defino

144

Generoso

146

Iseo

148

Moebius

142

Otero

149

140

62

Zeus Letti/Beds

58

Toledo

152

70

154

66

Vanessa 1971. Ultramobile

Montebello

72

Altabella

158

Saghi Tomasa

74

Paravento Balla

170

52

160

Tulu

54

161

Laccature/Lacquering

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Costantin Fausto Le Temoin

162

Mobili/Furniture

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Les grands trans-Parents

164

Bramante Deco Opus Rialto

80

166

84

Magritta Muro

168

90

Ron Ron

167

102

Traccia

172

Victori

98

1974. Metamobile

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Burano

page 138

page 150

page 156


Introduzione

Nel panorama del design italiano e internazionale Simon si caratterizza per una precisa identità e riconoscibilità. Qualità certo da ricondurre in primis al carattere unico di Dino Gavina, l’imprenditore che l’ha ideata nel 1968. Fin dal principio degli anni Cinquanta aveva iniziato a lavorare con architetti e designer – come Luigi Caccia Dominioni, Pier Giacomo e Achille Castiglioni, Ignazio Gardella, Carlo e Tobia Scarpa, Kazuhide Takahama o Marco Zanuso – e nel 1960 aveva fondato l’azienda che portava il suo nome, presieduta proprio da Carlo Scarpa. Per primo Gavina riporta l’attenzione sul lavoro dei Maestri del design: nel 1962 è a New York per incontrare Marcel Breuer e successivamente mette in produzione i pezzi del Bauhaus anni Venti in metallo curvato (la poltrona Wassily, la sedia Cesca, il tavolino Laccio) che pur essendo già delle icone della modernità non avevano conosciuto che la piccolissima serie. Sempre nel 1962, con Cesare Cassina, dà vita a Flos coinvolgendo Pier Giacomo e Achille Castiglioni, autori proprio nell’anno di fondazione di alcuni modelli di lampade divenute presto dei “classici”, come Arco, Toio e Taccia. Ancora negli stessi anni Gavina intensifica i suoi rapporti con il mondo dell’arte e gli artisti – da Lucio Fontana a Gianni Colombo, a Man Ray – culminati nel 1969 nella costituzione del Centro Duchamp. Nonostante tale iniziativa sia principalmente rivolta a produrre i prototipi sperimentali degli artisti, ben presto le proposte si moltiplicano facendone un centro di vero e proprio mecenatismo: eventi, mostre e pubblicazioni. Tra le realizzazioni del Centro troviamo, fra l’altro, le lampade di Man Ray e i fiori futuristi di Giacomo Balla. Gavina da una parte è attento alle direzioni più avanzate delle ricerche del design e dei suoi protagonisti – che nel corso del decennio sessanta si andavano indirizzando anche a riflessioni critiche rispetto al progetto funzionalista –; dall’altra è sensibile agli stimoli che arrivano dalla creatività artistica. Punto d’incontro fra questa duplice tensione è certo costituita dall’esperienza di Simon e delle sue collezioni Ultrarazionale (1968), Ultramobile (1971) e Metamobile (1974), progressivo scandaglio di possibili indirizzi di indagine e sperimentazione. Ultrarazionale presenta pezzi “scultorei”, disegnati da Scarpa (come i monumentali tavoli

Doge, Valmarana e Delfi), frutto di estrema cura nella scelta dei materiali, nelle soluzioni di dettaglio e nelle lavorazioni. Pur rimanendo in sostanza all’interno di una concezione non radicale o di rottura del design, intendono proporre una complessità di linguaggio volta a fornire concreta alternativa a un certo razionalismo di maniera. Qualche anno dopo le “opere d’arte funzionale” di Ultramobile guardano al dialogo fra ricerca artistica e produzione per l’ambiente domestico con esiti ispirati e di forte impatto visivo. Oggetti tratti dalla poetica surrealista diventano mobili-opere d’arte dalle forti valenze simboliche, rendendo omaggio ad artisti come René Magritte, Constantin Brancusi, Man Ray, Sebastian Matta e Meret Oppenheim. Le sedute pop di Matta, lo specchio Les grands trans-Parents di Ray o il tavolino dorato con le zampe della Oppenheim sono riusciti a ritagliarsi, assieme all’attenzione critica, interessanti e in parte inaspettati spazi di mercato. Ultramobile ha aperto un filone che ancora oggi si presenta di grande attualità, con l’esplorazioni di direzioni “altre” volte ad allargare a territori laterali e di confine rispetto alla cultura del progetto e al tempo stesso arricchirla e liberarla dai vincoli stretti imposti dai modelli culturali, dai metodi produttivi e dal mercato. Metamobile infine è una precisa proposta di mobili semplici e a basso prezzo, addirittura autoprodotti. Come i progetti di Enzo Mari – provocatoriamente emblematici dell’intera collezione – per l’autocostruzione nell’arredamento, sfida alle regole del mercato e della distribuzione. Dentro la sua storia e il suo presente, Simon contiene elementi di grande interesse e vitalità dal punto di vista del “contenuto” e significato sotteso alle proprie scelte culturali e imprenditoriali; inoltre vanta un patrimonio di progetti e prodotti che hanno esplorato strade innovative e al tempo stesso sono stati capaci di imporsi, presso critica e pubblico, come icone del design. Alberto Bassi Storico e critico del design

4– 5


Foreword

Simon has always had a strong instantly recognisable identity in the design world both in Italy and abroad. Thanks to the unique input of its founder Dino Gavina, the man who came up with the idea for the company in 1968. Already in the early fifties he had begun working with designers and architects– such as Luigi Caccia Dominioni, Pier Giacomo and Achille Castiglioni, Ignazio Gardella, Carlo and Tobia Scarpa, Kazuhide Takahama and Marco Zanuso– and in 1960 he founded a company in his own name, with Carlo Scarpa as its president. At first Gavina concentrated on the work of Masters of design: flying to New York in 1962 to meet with Marcel Breuer and subsequently putting a series of curved tubular steel twenties Bauhaus pieces into production (the Wassily armchair, the Cesca chair, and the Laccio table) which, while they had already become icons of modernity, had so far only been manufactured in very limited editions. Together with Cesare Cassina, 1962 was also the year in which he founded Flos, calling upon the help of Pier Giacomo and Achille Castiglioni, who were to design, in that very same year, some of the company’s most wellknown lamps: Arco, Toio and Taccia, all of which were soon to become design classics. Over that same period Gavina also came into contact more and more frequently with a great many figures from the art world – from Lucio Fontana and Gianni Colombo, to Man Ray – building relationships which culminated in 1969 with the constitution of the Centro Duchamp. Even though this centre’s main aim was that of manufacturing the artists’ experimental prototypes, soon offers came rolling in and the centre became an important arts base, hosting events, exhibitions and publications. Among the many pieces manufactured at the centre are examples of lamps by Man Ray as well as Giacomo Balla’s futurist flowers. Whilst on the one hand Gavina followed carefully the advanced design research his artists were drawn to– which in the sixties meant heading increasingly towards a critical response to functionalist design–; on the other hand he could not ignore the many stimuli resulting from this artistic creativity. Somewhere in the middle of this dual tension, doubtlessly also influenced by these experiences, came Simon and its collections Ultrarazionale (1968), Ultramobile (1971) and Metamobile (1974), which acted as progressive testing pieces, experimenting and exploring in every possible way. Ultrarazionale was a collection of “sculptural”

6– works designed by Scarpa (such as his 7 monumental tables Doge, Valmarana and Delfi), which were the result of carefully chosen materials, combined with well planned attention to detail and execution. At the same time these were substantially still within the confines of a non Radical conception, not breaking away from design, but rather, proposing a complexity of language which offered a solid alternative to a certain type of mannered Rationalism. A few years later Ultramobile’s “functional works of art” aimed to create a dialogue between artistic research and manufacturing for the home, achieving inspired eye-catching results. The pieces drew on poetic surrealist inspiration to create furniture -cum- works of art with a strong symbolic presence, paying homage to artists like René Magritte, Constantin Brancusi, Man Ray, Sebastian Matta and Meret Oppenheim. Matta’s pop chairs, Man Ray’s mirror Les grands trans-Parents or Oppenheim’s golden birdfoot table all caught the imagination of the critics, as well as, somewhat unexpectedly, gaining ground in the marketplace. Ultramobile started a trend which, even today, is still right up to date, by exploring “other” directions with the aim of widening territories normally pushed to one side by design culture, at the same time enriching that very same culture, freeing it from the narrow confines imposed on it by cultural models, methods of production and market demands. Finally came Metamobile which offered straightforward sets of low cost furniture, pieces which could be assembled at home. Like the designs by Enzo Mari – provocative emblems of the whole collection– for ready to assemble furniture parts, a challenge to the rules of marketing and distribution. From its past right up until this current day Simon has many elements of great interest and vitality, both in its “content” and its actual meaning, all of which are coloured by the choices that were taken in terms of both business and culture; what is more, it hosts a collection of designs and products which have explored many innovative routes, whilst at the same time making their marks as true design icons, with critics and members of the public alike.

Alberto Bassi Design Historian and Critic


1922-2007 Dino Gavina

Le informazioni contenute nelle pagine seguenti hanno lo scopo di fornire un quadro dell’attuale produzione SIMON e allo stesso tempo vogliono rendere omaggio al suo fondatore, Dino Gavina, per l’enorme influenza che ha avuto nell’affermazione dell’Italian design. Gavina è stato fonte di ispirazione culturale per intere generazioni di architetti e designer, tra cui gli artefici delle collezioni Ultrarazionale, Ultramobile e Metamobile. SIMON è tuttora un marchio di riferimento nel panorama del design internazionale, indubbiamente grazie a lui e alla sua energica passione per il design, per l’arte e per le forme poetiche che hanno arricchito le nostre vite.

The information given in the pages of the following catalogue refers to goods currently in production at SIMON. At the same time we are also honoured to pay tribute to the enormous influence which its founder Dino Gavina had. Dino Gavina was a constant source of inspiration to a whole generation of designers and architects, his ideas and culture touching not only those who worked to create successful collections for him, but, arguably, the whole of Italy’s industrial design scene up until this present day. Today SIMON is a leading company in the design world, thanks undoubtedly to its founder Dino Gavina and his boundless energy and passion for design, art, and the many poetic forms that enrich our lives.

8– 9


1968. Ultrarazionale collection

Ultrarazionale è un programma preciso: il termine stesso ne definisce le intenzioni, la volontà. Gavina, già tra gli artefici dell’industrial design a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, aveva intuito, subito dopo, il limite del razionalismo e la necessità del suo superamento a tutto campo. La sua idea per una linea di mobili “ultrarazionale” aveva un programma preciso: la volontà dell’“oltre” come necessità di liberarsi dai limiti del movimento moderno. E’ proprio Dino Gavina che, giudicando senza riserve l’opera magistrale di Carlo Scarpa in architettura, ne rintraccia i germi di assoluta modernità anche per la produzione seriale e, surrogandone la genialità inventiva, lascia che si depositi come prodotto finito solo l’essenza dell’idea. Il primo passo lungo questo sentiero ricco di tappe è la realizzazione del tavolo Doge. Dino Gavina scopriva, in un’opera minore di Scarpa, il primo segno tangibile di confluenza con i suoi progetti ultrarazionali, rintracciandovi segnali profetici di ormai maturo superamento del freddo razionalismo. La nuova regola è principalmente l’esaltazione dei parametri progettuali. Fanno parte della collezione Ultrazionale: Doge, Sarpi, Orseolo, Valmarana, Delfi, Cornaro, Pitagora... tuttora in produzione, ma anche Gritti, Gonzaga, Tiepolo e Novalis.

Ultrarazionale is a collection that had a specific aim: even its name was a declaration of intent. Gavina, who was already a leading figure in the world of design in the period from the fifties to the sixties, was one of the first to realise that Rationalism had its limits, and saw the need to overcome these, coming up with something that went a little further. What he came up with was a line of furniture which he named “ultrarazionale” with a precise idea in mind: the aim of taking things “further” liberating his pieces from the strict confines of the Modern Movement. It was Dino Gavina who realised the full potential of Carlo Scarpa on seeing his architecture, taking from this work its total modernity and applying it to the manufacturing processes, taking full advantage of his inventive genius, allowing only a hint of the original ideas to show through in the finished products. The first step in a long series of products was the production of the Doge table. Dino Gavina uncovered in one of Scarpa’s lesser works, the first tangible signs of compatibility with his “ultraRational” designs, finding in his work prophetic signals that the time was now ripe for going beyond the stringency of cold Rationalism. In this new regime all design parameters were now pushed to their limits. The Ultrazionale Collection includes: Doge, Sarpi, Orseolo, Valmarana, Delfi, Cornaro, Pitagora... still currently in production, products now no longer available include Gritti, Gonzaga, Tiepolo and Novalis.

10– 11


Tavoli e scrivanie Tables and desks

12– 13


Doge design Carlo Scarpa

Tavolo con struttura in metallo trafilato collegata per mezzo di viti brunite a vista. Inserti distanziatori in ottone. Piano in vetro float.

Table with drawn metal frame held together with visible burnished screws. Decorative brass inserts. Float glass table top.

1968 Ultrarazionale collection

Simon inizia la propria attività produttiva nel 1968 con questo tavolo: il primo segno tangibile dell’operazione “Ultrarazionale”, nato con l’intenzione precisa di superare con rigorosa coerenza i limiti del razionalismo, ormai ridotto soltanto a fenomeno di maniera in cui persistevano tendenze di recupero e rielaborazione di un movimento storicamente e poeticamente esaurito.

In 1968 this was the first piece manufactured by Simon: the first solid piece in the “Ultrarazionale” collection, which came into being with the aim of breaking away from the strict limits of Rationalism, which by now had become nothing more than a mannered phenomenon still rehashing the same tired trends of a movement past its prime both in historical and poetical terms.

Carlo Scarpa. Dalle architetture ai vetri, dai progetti di design agli allestimenti museali, l’opera di Carlo Scarpa si distingue sempre per l’inconfondibile tratto con cui riesce a coniugare l’amore per i materiali, l’attenzione al dettaglio e la sapiente elaborazione delle poetiche wrightiane e organiche. Architetto, progettista, artista, Scarpa lascia l’Accademia d’Arte di Venezia nel 1926 e inizia l’attività come professionista, mantenendo contemporaneamente la frequentazione con le botteghe artigiane e con i maestri vetrai veneziani. Per venti anni, fino oltre la metà degli anni quaranta, riceve numerosi incarichi per la progettazione di edifici, per ristrutturazioni ed allestimenti.

Carlo Scarpa. From architecture to works in glass, from design projects to preparing museum exhibitions, the work of Carlo Scarpa has always stood out in the unmistakable way in which it manages to bring together his love for materials, his attention to detail and his masterly elaboration of organic and Wrightian poetics. Architect, designer,and artist,Scarpa left the Venice Academy of Art in 1926 and began professional work, but continued to visit craftsmen’s’ workshops and Venetian master glassworkers. For twenty years, right up until the second half of the Forties, he received numerous commissions to design, convert prepare buildings.

14– 15


16– 17


Sarpi design Carlo Scarpa

1974 Ultrarazionale collection

La struttura in piatto trafilato d’acciaio a forte spessore satinato, viene valorizzata dalla trasparenza del piano in vetro float. Le dimensioni più contenute rispetto al modello Doge, lo rendono adatto agli ambienti più diversi.

Tavolo con struttura in metallo trafilato satinato protetta con vernice trasparente e collegata per mezzo di viti brunite a vista. Piano in vetro float in appoggio di forma ottagonale o rettangolare.

Table with drawn brushed metal frame lacquered over with protective transparent gloss and held together with visible burnished screws. A float glass top rests over the base and is available in either octagonal or rectangular versions.

The thickly brushed drawn steel base is highlighted by the transparency of the float glass table top. This is a smaller model than Doge, meaning that it can fit into a variety of spaces.

18– 19


Valmarana design Carlo Scarpa

Struttura e piano impiallacciati rovere chiaro o scuro; pertica e giunzioni ad incastro in legno massello. Finitura acrilica opaca a poro semi-aperto.

Light or dark oak veneered frame; solid wood circular section and joints. Semi-open pore acrylic matt finish.

1971/1972 Ultrarazionale collection

Un tavolo dall’indiscutibile solidità ed essenzialità.

Solid reliable table you can count on to look good wherever you put it.

20– 21


Antella design Kazuhide Takahama

…in caso di necessità si trasforma in un comodo ed ampio tavolo.

…whenever you need to this opens out into a handy full sized table.

1975

Consolle verniciata poliestere con finitura lucida specchiante o opaca. Struttura e piani con bordo frontale a sezione semicircolare composta da elementi incernierati, bloccati tra loro per mezzo di un magnete, e da due piani semiellittici.

Polyester lacquered table available with gloss or matt finish. Frame and top with rounded front edge made of two hinged elements held together by a magnet, and the two halves of the elliptical table top panels.

22– 23


Febo design Giampiero Pistacchi

Tavolo con struttura in metallo trafilato cromato, distanziatori in nylon e piano in vetro float dalla forma ellittica, rettangolare o rotonda.

Table with drawn chrome metal structure, nylon spacer inserts and oval, rectangular or round float glass top.

2007

Di ispirazione International Style, è un progetto per tornare a riflettere sulla necessità di semplificazione e di solidità costruttiva, senza rinunciare all’eleganza e senza abbandonarsi a minimalismi puramente stilistici.

Inspired by the International Style, this design highlights the need to go back to simpler more concrete ideas, without sacrificing elegance or giving in to the needless application of purely stylistic minimalism.

24– 25


26– 27


28– 29


Delfi

Tavolo in marmo composto da due basi monolitiche e da un piano fissato ad esse con boccole in ottone e perni in nylon.

Marble table with two monolithic bases topped with a marble slab held in place by brass axle boxes and nylon supports.

design 1969 Marcel Breuer & Carlo Scarpa Ultrarazionale collection Rielaborazione di un modello di tavolo razionalista degli anni ’30 progettato da Marcel Breuer, su cui Carlo Scarpa nel 1968 apportò alcune variazioni condivise con lo stesso Breuer.

Re-elaboration of a 1930’s Rationalist table by Marcel Breuer, which Carlo Scarpa worked on in 1968 changing it with the help of Breuer himself.

30– 31


Samo design Studio Simon

Tavolo in marmo composto da due basi monolitiche e da un piano fissato ad esse con boccole in ottone e perni in nylon.

Marble table with two monolithic bases topped with a marble slab held in place by brass axle boxes and nylon supports.

1973 Ultrarazionale collection

32– 33


Orseolo design Carlo Scarpa

1972/1973 Ultrarazionale collection

Un capolavoro assoluto, un insuperato modello di bellezza formale da una grande intuizione di Carlo Scarpa.

Tavolo, verniciato poliestere con finitura lucida specchiata o opaca, realizzato per assemblaggio di pannelli geometrici elementari a forte spessore con giunzioni in fusione di alluminio satinato.

Polyester lacquered table available with gloss or matt finish, made joining thick geometrically shaped panels together with extruded brushed aluminium.

A true work of art, its classic formal beauty highlights Carlo Scarpa’s strong feel for design.

34– 35


36– 37


38– 39


Loop design Kazuhide Takahama

1977

Loop, che prende il nome dal quartiere degli affari di Chicago downtown, ci indica una sua ipotetica collocazione in un ufficio direzionale.

Struttura composta da elementi verniciati poliestere con finitura lucida specchiante o opaca, con giunzione piano-fianchi realizzata con taglio a 45°. La superficie d’uso del piano è rivestita in pelle.

Polyester lacquered base and frame available with gloss or matt finish, with 45° angle joining sides to top. Leather covered table top.

Loop, takes its name Chicago’s downtown business area, as if to suggest that it should be placed in an executive boardroom.

40– 41


42– 43


Pitagora design Luigi Caccia Dominioni

Piede in profilato e lamiera di alluminio. Appoggio a terra regolabile. Piano in legno laccato.

Base in lacquered profiled aluminium with adjustable feet. Lacquered table top.

1991 Ultrarazionale collection

Una serie di tavoli concepiti per grandi dimensioni con una pluralità di impiego e tante possibilità di utilizzo per studi direzionali di assoluto prestigio e per il pranzo. Pitagora è il risultato estetico del recupero e rielaborazione di valori classici riconoscibili e derivati dalle grandi tradizioni del passato.

This series of tables was made for use in large spaces, and can be used in various places from prestigious executive boardrooms to formal dining rooms. Pitagora is the result of going back to the classics and reworking the great traditions of the past to create a fresh new look.

Luigi Caccia Diminioni. Architetto di grande rigore espressivo, sensibile alle componenti tecnologiche dell’architettura, si è espresso con una eccentrica e antiaccademica produzione in tutti i campi dell’architettura. Il recupero e la reinterpretazione di temi e oggetti legati alla tradizione, distingue, con eleganza classica mai disgiunta da un intimo modernismo e da un sapiente approccio progettuale, i tanti arredi e progetti da lui disegnati per la casa.

Luigi Caccia Diminioni. Caccia Dominioni is a highly expressive architect, with a great understanding of even the most technological aspects of architecture. In every area of his work he has often taken an approach which could be seen as both eccentric and anti-academic. Much of his furniture and designs for the home reinterprets traditional themes and objects, bringing them back from the past. What truly makes his knowingly well-designed work stand out, is its Classical Elegance which at the same time is always imbued with an intimate Modernism.

44– 45


Pecs design Marcel Breuer

1951/1962

Gavina, ospite di Breuer nella sua casa di campagna a New Canaan, trova questo suo capolavoro e decide di produrlo in serie. La purezza delle linee ricorda il periodo razionalista ma il risultato è un modello senza tempo.

Scrivania con doppia cassettiera incorporata nella struttura, impiallacciata in legno di rovere chiaro o scuro, finitura acrilica opaca a poro aperto.

Desk with double drawer units built into its frame, with dark or light oak veneer and open pore acrylic matt finish.

Gavina was staying in Breuer’s country house in New Canaan, when he saw this piece and decided to put it into production. The purity of its lines bears witness to its strongly Rationalist origins and the piece is still a timeless classic.

Marcel Breuer. Designer e architetto tedesco, di origine ungherese, si iscrisse a 18 anni alla scuola del Bauhaus della quale, quattro anni dopo, divenne uno dei principali collaboratori. Direttore della sezione mobili, Breuer indirizzò la ricerca verso la progettazione di mobili e oggetti d ’arredamento da prodursi industrialmente e in serie, affrontando con metodologia rigorosa i relativi problemi tecnologici e stilistici. L’incontro con Marcel Breuer rappresenta una delle pagine più belle della vita di Gavina.

Marcel Breuer. This German designer and architect who was originally from Hungary, enrolled at the Bauhaus School when he was just 18. Four years later he had become one of its main teachers. In charge of its furniture section, Breuer encouraged students to look at how furniture and furnishing could be industrially manufactured, tackling the relative technological and stylistic problems with a thorough and methodological approach. Meeting with Marcel Breuer was one of the most important moments in Gavina’s life.

46– 47


48– 49


Sedie e poltroncine Chairs and armchairs

50– 51


Tomasa Design Ignoto. Omaggio a Paolo Uccello Anonymous. Homage to Paolo Uccello

1983

La sedia Tomasa è un preciso esempio di ridisegno, un modello appena modificato nelle curvature e ridotto nel numero degli elementi lignei. Si tratta, inoltre, di un perfetto esempio di come, ancora oggi sia possibile produrre modelli appartenenti ad altre epoche, alla condizione che siano industrializzabili.

Sedia pieghevole con schienale e seduta in listelli di rovere massello curvato. Finitura a cera.

Slatted folding chair with solid curved beeswax oak seat and back.

The Tomasa chair is a clear example of re-design that works, this model has been only slightly modified by changing its curves and reducing the number of slats. It exemplifies how the re-styling of pieces from the past can be justified where these can be brought to life using industrial manufacturing processes. 52– 53


Tulu design Kazuhide Takahama

1968

Uno dei primissimi modelli che hanno aperto la strada all’uso del tondino. Un’evoluzione rispetto alla piegatura del tubo. Il tondino permette una curva strettissima e l’uso di saldatrici automatiche multiple che possono realizzare le strutture in un solo colpo.

Sedia impilabile con struttura in tondino metallico piegato, elettrosaldato a induzione e cromato. Rivestimento in tessuto o vera pelle. Completamente sfoderabile.

Stackable armchair with resistance welded chrome plated steel bar frame. Fully removable covers available in fabric or real leather.

One of the first chairs to begin using steel bars. This was a revolutionary step up from bent metal tubes. The use of steel bars made it possible to tighten the curves and could also be welded in more than one place so that the frames could be made in one single sitting.

Kazuhide Takahama. Compie a Tokyo gli studi di architettura e inizia a lavorare nello studio di Kazuo Fuioka. Viene in Italia nel 1957 in occasione della Triennale di Milanoe qui conosce Dino Gavina con cui collabora lungamente. In contatto con i più attivi designers italiani, riprende in questo clima vivo di scambi culturali, a elaborare un suo lessico stilistico che diventerà sempre più definito. I mobili da lui progettati si distinguono per rigore, pulizia formale e un linguaggio di poetica essenzialità nel quale si sovrappongono segni appartenenti alla cultura orientale, nella quale si è formato, e a quella occidentale, nella quale si è immerso.

Kazuhide Takahama. Kazuhide Takahama completed his architectural studies in Tokyo and began working in the studio of Kazuo Fujoka. When he came to Italy in 1957 for the Milan Triennial, he met Dino Gavina and began to work with him. As he came into contact with many of Italy’s most important designers, he began to elaborate his own stylistic lexicon in this lively climate of cultural exchange, this then progressively defined itself over time. The furniture he designs stands out for its rigour and the clean lines of its forms, as well as having its own language of poetic essentiality in which the signs from the Oriental Culture of his original training blend with those of the Western Culture in which he has since become immersed.

54– 55


56– 57


Jano/Jano BR design Kazuhide Takahama

1969

Sedia impilabile con struttura in tondino metallico piegato, elettrosaldato a induzione e cromato. Rivestimento in tessuto o vera pelle. Completamente sfoderabile. Disponibile anche con braccioli in legno massello tinto iroko scuro. Finitura acrilica opaca.

Stackable chair with resistance welded chrome plated steel bar frame. Fully removable covers available in fabric or real leather. Also available with dark stained solid iroko wood arms with acrylic matt finish.

58– 59


60– 61


Gaja/Gaja bar design Kazuhide Takahama

1974

Leggera, aerea, impilabile. Della famiglia di sedie realizzate in tondino d’acciaio. Nata per un piccolo ristorante e riuscita così bene da essere inserita nella collezione Simon. Aperta o con il piccolo schienale imbottito, in versione più alta per il bar.

Sedia in tondino d’acciaio elettrosaldato a induzione e cromato e sfoderabile. Disponibile nella versione con inserto schienale imbottito in resina espansa tappezzata oppure nella versione sgabello.

Chair with resistance welded chrome plated steel bar frame and removable cover, available with upholstered foam resin backrest, or as a stool.

Light, stackable. Part of a collection steel bar framed chairs. Originally made for a small restaurant this chair was so successful that it was added to the Simon collection. With or without padded backrest, or in a high bar stool version.

62– 63


64– 65


Ljin design Kazuhide Takahama

Sedia con struttura in tondino metallico piegato, elettrosaldato a induzione e cromato. Rivestimento in tessuto o vera pelle. Completamente sfoderabile.

Chair with resistance welded chrome plated steel bar frame. Fully removable covers available in fabric or real leather.

1971

Concepita sulla stessa seduta della Jano. Risolta con braccioli completamente imbottiti per dare un’immagine “alata” a questa comoda poltroncina dai piedi aerei.

Based on the same idea as the Jano chair. Finished off with fully upholstered armrests to give a winged look to this comfortable armchair with extra light feet.

66– 67


Eraclea design Giampiero Pistacchi

2007

Comoda sedia imbottita con rivestimento in tessuto o vera pelle, facilmente sfoderabile a zip e velcro. La base è in trafilato metallico e la struttura interna in tondino elettrosaldato a induzione e cromato.

Comfortable upholstered chair available with easily removable zip and Velcro fastened cover in leather or fabric. Base with square section in drawn metal, inner frame with resistance welded chrome plated steel bar.

68– 69


Kazuki design Kazuhide Takahama

Struttura verniciata poliestere con finitura lucida a specchio o opaca, con copertura sedile in feltro bianco.

Polyester lacquered chair frame available in gloss or matt finish, seat cover in white felt.

1969

Uno stupendo esempio di assoluto razionalismo, con in piÚ l’applicazione della lacca lucida, usata per la prima volta in un mobile moderno di serie.

A great example of a totally Rationalist chair with just the addition of a gloss lacquer finish, which was used for the first time in this industrially manufactured modern version of the chair.

70– 71


Montebello design Kazuhide Takahama

1987

Poltroncina in resina espansa. Fianchi in legno multistrati rivestito in tessuto o vera pelle oppure verniciati poliestere con finitura lucida a specchio o opaca. Disponibile con ruote pivotanti o con piedini.

Armchair with foam resin seat and back. Sides in fabric or leather veneered plywood or with polyester lacquer finish available in gloss or matt versions. Available with castor wheels or moulded nylon stoppers.

72– 73


Saghi design Kazuhide Takahama

1971

Poltroncina impilabile con struttura in tondino metallico piegato, elettrosaldato a induzione e cromato. Rivestimento in tessuto o vera pelle. Completamente sfoderabile.

Stackable chair with resistance welded chrome plated steel bar frame. Fully removable covers available in fabric or real leather.

74– 75


Laccatura

Lacquering

L’identità della SIMON è stata da sempre caratterizzata dalla presenza della laccatura dall’ineguagliabile lucentezza e dalla qualità ancora oggi incomparabile sul mercato. Ripresa dall’antichissima tradizione artigianale cinese o giapponese le cui prime applicazioni si dice risalgano al 7000 a.C., (e portata in Europa da Christopher Dresser dopo suo soggiorno in Giappone verso la fine del XIX secolo), la laccatura, che richiedeva maestria e grande impegno artigianale, si otteneva all’epoca sovrapponendo strati di vernice su materiali poveri e fragili, e spazzolando successivamente ogni livello di applicazione, fino a raggiungere il massimo splendore e produrre un indurimento della superficie esterna tale da rendere il prodotto più durevole nel tempo. Tutto ciò non poteva che essere realizzato sapientemente e pazientemente “a mano”. Dino Gavina, ispirato dalla vista di 2 ciotole laccate…, alla fine degli anni ’60 pensò di applicare questa pregiata finitura per nobilitare il banale pannello in agglomerato ligneo che era l’unico semilavorato disponibile per la produzione di mobili in serie. Ma la maggior difficoltà per concretizzare l’idea consisteva nell’adeguarla alla rigorosità industriale: trasformare in modo seriale un processo tipicamente artigianale nato appunto per essere realizzato manualmente.

Since it was first founded SIMON has always been famous for its lacquered finishes with their characteristic bright polished sheen, so that even today they are still highly distinctive pieces. With the earliest known lacquering techniques reputedly dating back to 7000 B.C. in China or Japan, the technique was later popularised in Europe towards the end of the nineteenth century, by the likes of Christopher Dresser following a trip he took to Japan. At that time lacquering was still essentially a painstaking technique requiring much skill and patience as craftsmen painted layer after layer of lacquer by hand onto the delicate and often fragile surfaces of the different pieces in order to fortify them and decorate them with the characteristic shine that made the work so popular. Towards the end of the 1960’s Dino Gavina, inspired by the sight of 2 lacquered bowls, realised that he could take this technique a step further and use it to give a far richer look to the humble panels of semi-finished wooden chipboard he found himself working with in those days. He set himself a challenge, how could he keep this sophisticated look and still find a way to manufacture his furniture, taking a manually applied finish and turning it into an industrial process.

Dopo anni di lavoro, grazie anche alla collaborazione di varie industrie di vernici e di impianti che crebbero nell’idea, questa particolare attività venne per la prima volta industrializzata dalla Simon, raggiungendo in serie una laccatura molto simile, nel risultato formale, a quella orientale antica. Tuttora, a distanza di quarant’anni, nonostante i processi siano stati adeguati alle attuali normative, grazie alle basi di poliestere, ai diversi tipi di levigatura, alle diverse mani di vernice pigmentata e alle continue spazzolature, la finitura finale continua a garantire una alta resistenza agli urti ed ai graffi, ed una completa inalterabilità del colore alla luce.

After years of research, and with the help and input from various experts in the paint and varnish trade, he came up with a way of adding a new process to his manufacturing so that Simon, with its new lacquers, became one of the first companies to find an industrial solution for the creation of this ancient oriental look. Today, forty years on, the processes have been updated to take account of testing to meet exacting modern standards, from the new polyester based coatings and different sanding processes, to extra layers of pigmented lacquer and extra polishing, all of which afford maximum resistance to bumps and scratches as well as ensuring total colour fastness in strong light.

76– 77


Mobili Furniture

78– 79


Bramante design Kazuhide Takahama

Mobile formato da elementi centrali ed elementi angolari componibili verniciati poliestere con finitura lucida specchiante o opaca.

Two angled units flank the central section of this modular cupboard unit, its bright polyester lacquer finish comes in gloss or matt versions.

1974/1975

Un mobile modernissimo, dai riferimenti classici, studiato per dare massimo risalto alla lacca. Come tutti i grandi classici è destinato a rimanere per l’eternità. Il mobile laccato, più di ogni altro, si accorda perfettamente con l’antico.

This stylish modern unit has strong classic overtones, and has been designed to make the most of its bright lacquer finish. Like all great classics it has been built to last forever. Unlike other pieces of furniture, this lacquered cupboard, looks right at home even when placed side by side with antiques. 80– 81


82– 83


Deco design Hiroyuki Tsugawa

1971

Mobile componibile e sovrapponibile verniciato poliestere con finitura lucida specchiante o opaca. Disponibile in diverse dimensioni, nelle versioni a giorno oppure con ante, con due o tre cassetti.

Stackable modular unit with polyester lacquer finish available in gloss or matt versions. Comes in three different sizes, with or without doors, or with two or three drawers.

84– 85


86– 87


88– 89


Opus design Giampiero Pistacchi

2007

Sistema di contenitori posizionabili a centrostanza, verniciati poliestere con finitura lucida specchiante o opaca. Estrema versatilità. Composto da elementi, a cassettoni o con ante, posizionabili sulla base anch’essa verniciata poliestere con piede in metallo anticorodal trafilato satinato. L’insieme di elementi è mantenuto aggregato grazie al top che permette di modificare anche successivamente la configurazione del mobile. Sono disponibili inoltre pensili a giorno oppure con anta battente e una mensola con cassettini.

Freestanding storage unit, with polyester lacquer finish available in gloss or matt versions. This highly versatile unit comes with drawer units or cupboards with doors, which can be positioned to rest on its base, which also has a polyester lacquer finish and drawn brushed anticorodal metal feet; the units are held together by its counter top, meaning that you can change the positions of the unit parts whenever you want to. The unit is also available with matching wall cupboards, with or without doors, and a shelf with thin drawers.

90– 91


92– 93


94– 95


96– 97


Victori design Studio Simon

Sola e in compagnia – a parete o al centro – infinite combinazioni – componibile – scomponibile – versatile. Per uno spazio ideale nella casa e nell’ufficio. 1972

Strutture accostabili e componibili composte da montanti con bordo frontale semicircolare e ripiani verniciati poliestere con finitura lucida specchiante oppure opaca. Disponibili con schienale nella larghezza di 120 cm o 81 cm, a giorno o semiaperte, o con ante in cristallo trasparente temprato. E’ prevista una versione senza schienale (Victori/S), interamente componibile, con modularità 108 cm oppure 77 cm, integrabile con contentori DECO.

On its own or accompanied by other parts – against the wall or freestanding – there are infinite ways to put this piece together– it can be put together– taken apart – this highly versatile shelf unit is ideal for the home or office.

Modular units which may be placed side by side, with rounded front edged vertical bars and shelves in polyester lacquer finish available in gloss or matt versions; available with back panels, 120 cms or 81 cms wide in the open front versions, or with partly covered versions or even with doors in transparent tempered glass; or without back panel, fully modular version available with 108 cm or 77 cm units which may be integrated with the relative DECO containers.

98– 99


100– 101


Rialto/Rialto CH design Carlo Scarpa*

1974

Elementi componibili mediante un distanziale, impiallacciati rovere chiaro o scuro, con ripiani regolabili. Disponibili a giorno nella profondità 22 cm corredati di blocco centrale e di 2 cassetti verniciati in finitura opaca, oppure nella profondità 33 cm nella versione a giorno o semiaperta o completa di ante in rovere o in cristallo trasparente temprato. *Rialto CH: con l’intervento di Carlo Bagnoli.

Questo modello fu realizzato inizialmente da Carlo Scarpa negli anni ’70 per la sua casa e successivamente ridisegnato per Gavina, rendendolo compatibile con la produzione seriale.

Carlo Scarpa designed this in the 70’s for his own house, it was later re-designed by Gavina to make it more suitable for industrial production.

Modular shelf system with units that link using spacer inserts, available with dark or light oak veneer finish, and with adjustable shelves. 22 cm deep open shelves are anchored to a central block with 2 lacquered drawers in matt finish, also available with 33 cm deep open shelves or in part open, part closed- version, or, alternatively, with transparent tempered glass or oak doors. *Rialto CH: added designs by Carlo Bagnoli. 102– 103


104– 105


106– 107


Divani e poltrone Upholstery

108– 109


Canaletto System

Shaped foam couch, armchairs and pouf with chrome plated steel feet and fully removable covers.

2007

Il design del divano e della poltrona sono caratterizzati da un incavo posto tra seduta e schienale, funzionale non solo per innestare e posizionare a piacere il bracciolo mobile o il cuscino lombare (opzionali), ma anche per accogliere telecomandi, cellulari, libri …e tutto ciò di cui ci circondiamo nelle nostre lunghe o brevi sieste.

The design of the couch and armchair has a characteristic dip between the seat and back, this is handy not only for inserting and positioning the mobile armrest and back cushion (both optional) but also makes a great place to keep remote controls, mobile phones, books and the many other things that usually surround us when we take a break whether this is long or short.

Ph. Barbara Bonomelli

design Giulio Iacchetti

Divano, poltrone e pouf in resina espansa sagomata con piedi in acciaio cromato e rivestimento interamente sfoderabile.

Giulio Iacchetti. Giulio Iacchetti si occupa di industrial design dal 1992. All’attività di progettista alterna l’insegnamento presso numerose università e scuole di design, in Italia e all’estero.È stato insignito con diversi premi internazionali. Con Matteo Ragni nel 2001 si aggiudica il Compasso d’oro con la posata multiuso biodegradabile “Moscardino”, oggi parte dell’esposizione permanente del design al MOMA di New York. Per Coop ha ideato il progetto Design alla Coop e attualmente è incaricato del coordinamentio del progetto Coop Eureka. Tra i suoi clienti: Bialetti, Casamania, Caimi Brevetti, Desalto, De Vecchi, Ferrero, F.lli Guzzini, Mandarina Duck, Meritalia, Sambonet, Pandora Design, Thonet Vienna.

Giulio Iacchetti. Giulio Iacchetti has worked as an industrial designer since 1992. He teaches at several universities and design schools, holding numerous courses both in Italy and abroad. He has received a number of international awards. In 2001 his design for a disposable fork “Moscardino” (designed together with Matteo Ragni) won the ADI Compasso d’Oro and is now housed in the permanent design collection at the New York MOMA. Some of the companies he has worked for include: Bialetti, Casamania, Caimi Brevetti, Desalto, De Vecchi, Ferrero, F.lli Guzzini, Mandarina Duck, Meritalia, Sambonet, Pandora Design, Thonet Vienna.

110– 111


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Cornaro design Carlo Scarpa

1973/1974 Ultrarazionale collection

Divani e poltrona con struttura smontabile in legno massiccio iroko scuro tornito, con finitura opaca a poro semiaperto. Imbottitura in resina espansa e fibra sintetica, rivestita in tessuto o pelle a scelta.

Couch and armchair with sectioned frame in solid dark lathe turned Iroko wood, with matt semi-open pore finish. Foam resin and synthetic fibre padding, cover in either fabric or leather of choice.

118– 119


Mantilla design Kazuhide Takahama

1974

Si veste di silenzio e di sobria eleganza per la luce del mattino e della sera in grandi ambienti o in una piccola stanza. Così mutevole e perfetto da cambiare abito in un baleno, può essere vestito a festa per una cena e facilmente cambiato se si è macchiato… Ogni giorno in una nuova veste. Un mantello diverso per ogni occasione.

Divano e poltrona con struttura in resina espansa. Mantello in tessuto intercambiabile fissato alla struttura per mezzo di velcro e bottoni a pressione.

Foam resin couch and armchair. Cloak cover fixes to the foam with Velcro and poppers for handy swaps with spare covers.

A serious yet elegant look swathes this couch whether it is first thing in the morning or late at night, it also looks great in both large and small rooms. With just a quick change it can dress or undress in a flash, ready for a party, or for dinner, or to strip off if it gets dirty, it can wear something different every day. With a different cloak for every event. 120– 121


Savoldo design Studio Simon

1971

Divani e poltrona con struttura in legno verniciato poliestere con finitura lucida specchiante o opaca. Seduta e schienale imbottiti con resina espansa e fibra sintetica, rivestiti in tessuto o pelle, completamente sfoderabili.

Couch and available with foam available

armchair have frame with polyester lacquer finish in gloss or matt versions. Seats and backs padded resin and synthetic fibre, fully removable covers in fabric or leather.

122– 123


Siviglia design Kazuhide Takahama

Divano e poltrona con struttura in resina espansa. Mantello in tessuto intercambiabile fissato alla struttura per mezzo di velcro.

Foam resin couch and armchair. Cloak cover fixes to the foam with Velcro for handy swaps with spare covers.

1974

124– 125


Viscontea/Sforzesca design Studio Simon Omaggio ai fratelli Castiglioni. Homage to the Castiglioni brothers

1987

Fra i grandi modelli che i fratelli Castiglioni progettarono c’è la “Sanluca”. Fu prodotta da Gavina nel 1960 in modo artigianale, sia perché prevedeva tecnologie allora troppo avanzate, sia perché i costi della manodopera erano tollerabili. Nel 1987 è rinata dopo un lungo lavoro di ridisegno e di ingegnerizzazione. La scelta di rivisitarla ha imposto modifiche tali da non poter essere fatte senza il progettista; giusto motivo per cambiare il modello, la forma ed il nome, pur conservandone lo spirito e l’immagine. Potentissima e al tempo stesso morbida ed accogliente.

Poltrone in poliuretano espanso sagomato rivestite in tessuto o pelle. Sgabello con piede in lamiera d’acciaio piegato e verniciato con polveri epossidiche.

Shaped polyurethane foam armchairs with fabric or leather covers. Stool with feet in bent epoxy coated steel.

Of all many great models… designed by the Castiglioni brothers…, one of the greatest is “Sanluca”. Gavina was already making handcrafted versions of it in 1960, both as it needed technologies which were too advanced and because the cost of manual labour was still affordable. In 1987 he brought it out once again, having worked on its design and re-engineered it at length, something which could not be done without the help of one of its designers, which is why the model changed both its original name and shape in spite of the fact that it had essentially the same spirit as well as a strong yet soft inviting look to it.

126– 127


128– 129


Tavolini Coffee tables/side tables

130– 131


Djuna design Kazuhide Takahama

1983

Questo piccolo tavolo è dedicato, per il suo equilibrio, la sua “gentilezza” e la sua eleganza alle delicate pagine di Djuna Barnes.

Tavolino con struttura in tondino d’acciaio piegato e cromato, disponibile con piano ellittico in marmo marquinia oppure con piano verniciato poliestere con finitura lucida specchiante oppure opaca.

Table with bent resistance welded chrome plated steel bar frame available with elliptical table top in either marquin marble or with matt or gloss polyester lacquer finish.

With its poised “polite” and delicate look this coffee table is dedicated to the pages of Djuna Barnes.

132– 133


Marcel T design Kazuhide Takahama

1974

Trittico di tavolini sovrapponibili in tondino d’acciaio cromato, disponibili con piani in vetro float trasparente o sabbiato oppure con piani verniciati poliestere con finitura lucida specchiante oppure opaca.

Three nesting tables with bent resistance welded chrome plated steel bar frames, table tops available in transparent or sandblasted float glass or come with gloss or matt polyester lacquered finish.

134– 135


Florian design Carlo Scarpa

1973 Ultrarazionale collection

Tavolo basso con struttura in metallo trafilato satinato protetta con vernice trasparente e collegata per mezzodi viti brunite a vista. Piano in vetro float in appoggio.

Coffee table with drawn brushed metal frame lacquered over with protective transparent gloss and held together with visible burnished screws. A float glass top rests over the base.

Burano design Hiroyuki Toyoda

1981

Tavolo basso in vetro float. Piano sagomato “a botte”, parzialmente incassato nei fianchi, distanziati da tubi d’acciaio cromato e fissati da tappi in ottone. Disponibile in due dimensioni.

Coffee table in thick float glass, with “barrel” shaped glass top, partially builtin at sides, with brass stoppers on its chrome plated steel bars. Available in two sizes.

136– 137


Specchi Mirrors

138– 139


Zeus design Marco Brunori

Specchi angolari sagomati con medesimo disegno e uniti verticalmente a 90° in maniera asimmetrica. 1998/2006

Shaped corner mirrors with matching design linked vertically and asymmetrically at 90°.

Marco Brunori appena laureatosi in architettura sceglie di frequentare a Bologna lo studio Gavina dove riceve lezioni sulla misura e l’equilibrio. Lì capisce che “l’architettura è niente che dia fastidio” e che “il classico è lo stato costante della mente artistica”. Attratto dai misteri delle superfici riflettenti, disegna alcuni pezzi per Dino Gavina prodotti dalle aziende Simon e Ultramobile. Lavora nel campo dell’architettura e del design. La sua ricerca tra progettazione e didattica è stata pubblicata su differenti riviste di architettura.

Marco Brunori. As soon as he finished his degree Marco Brunori decided to go to work in Gavina’s Bologna studio where he learned important lessons in measure and equilibrium. This is where he came to understand that “architecture means making nothing out of place” and that “the Classical is a constant state of mind for the true artist”. His obsession with anything that had reflective surface led him to design several pieces for Dino Gavina which were manufactured by Simon and Ultramobile. He now works as both architect and designer. His designs and teaching research have been published in many different architectural magazines.

140– 141


Moebius design Marco Brunori

Specchi angolari semicircolari di due diametri diversi uniti alternatamente in verticale a 90° e accostabili verticalmente.

Large and small semicircular corner mirrors fit together alternately at 90°. May be positioned vertically.

1998/2006

142– 143


Delfino design Marco Brunori

Specchio a parete sagomato con mensola, accostabile in orizzontale a completare virtualmente immagini compiute.

Shaped wall mirror with shelf, for full virtual images mirror may be positioned horizontally.

1998/2006

144– 145


Generoso design Marco Brunori

Specchi semi-circolari uniti verticalmente con apertura a 170° che sdoppia l’immagine riflessa.

Vertically linked semicircular mirrors open at 170° angle to give double reflected image.

1998/2006

146– 147


Iseo design Hiroyuki Toyoda

1982

Specchio ellittico in due parti applicato su supporto in ABS con parte superiore inclinata per regalare un diverso punto di vista. Disponibile in due dimensioni.

Elliptical mirror divided into two parts resting on ABS stand with tilttop feature allowing for regulated viewpoint. Available in two sizes.

Otero design Studio Simon

Specchio molato su un lato verticale. Supporto verniciato poliestere con finitura lucida specchiante.

Mirror with bevelled edge along vertical side, with matt or gloss polyester lacquered stand.

1980

Simula una feritoria, un taglio di luce nel muro. Un lungo rettangolo che riflette ciò che ci circonda.

Like an arrow-loop letting light peep through the wall. This elongated rectangle reflects back all that surrounds it.

148– 149


Letti Beds

150– 151


Toledo design Carlo Scarpa

1975

Letto in massello tornito di padouk in finitura opaca. Testata rivestita in cuoio, collegata alla struttura con inserti in bronzo, che permettono di adeguare la posizione della schiena. Rete a doghe di faggio.

Bed with solid lathed Padouk with matt or semi-open pore finish. Headboard covered in leather, fitted to frame with bronze inserts, making it easy to adjust the back rest. Slatted Beech wood base.

152– 153


Vanessa design Tobia Scarpa

Struttura, pediera e testiera in metallo verniciato. Disponibile nel colore rosso cina, oppure in bianco, o in nero. 1959/2005

Lacquered metal frame, headboard and foot rest. Available in China red, white or black.

Tobia Scarpa. Opera nel campo dell’architettura e del design. Nel 1969 si laurea in architettura all’Università di Venezia e vince nello stesso anno il “Compasso d’Oro” con la seduta Soriana. Per il suo lavoro come designer riceve molti altri riconoscimenti. Inoltre alcuni suoi oggetti sono esposti nei più importanti musei del mondo tra cui la sedia Libertà al Louvre di Parigi. Nel campo dell’architettura, lavora con committenti pubblici e privati come la Benetton group per la quale progetta l’intero complesso dell’area industriale di Castrette di Villorba (Treviso). I progetti realizzati per Benetton sono a tutt’oggi considerati un paradigma estetico-funzionale ed un lavoro esemplare di architettura industriale.

Tobia Scarpa. Architect and designer Tobia Scarpa graduated in 1969 at the University of Venice and in the same year won a ‘Compasso d’Oro’ prize for his ‘Soriana’ chair. He has since been awarded many other design prizes and many of his designs can also be found on show in some of the world’s key museums, including his ‘Libertà’ chair on show at the Louvre. As an architect he has worked for both public and private clients including the Benetton Group for whom he famously designed the industrial area and production plants in Castrette di Villorba (Treviso). Even today, the Benetton facilities are still held up as an example of aesthetic-functional excellence, one of the world’s most exciting pieces of industrial architecture.

154– 155


1971. Ultramobile collection

Nel 1971 Dino Gavina, con una sferzante operazione di rottura, introduce l’opera d’arte “funzionale” nell’arredamento, creando all’interno di Simon una nuova collezione denominata Ultramobile, adattando in modo sorprendente all’uso quotidiano l’oggetto surrealista. Con i suoi ormai celebri pezzi Magritta, Le Temoin, Ron Ron, Les grands trans-Parents, Fausto, Traccia, Costantin, Margarita, Saccoalato, Lorenz – Ultramobile era dalla parte dell’immaginazione: non in polemica con la razionalità euclidea di un’immagine della casa compiutamente circoscritta nell’area razionale funzionale, ...bensì voleva completare l’intelligenza con la meraviglia, fare interagire la geometria con la fantasia, scoprire al di là della scansione rigorosa, il lampo vitale e sempre un po’ abbagliante della sorpresa...

In 1971 Dino Gavina, daringly broke away from the confines of previous trends by taking works of art and making them into “functional” pieces of furniture, creating a whole new line of furniture for Simon called Ultramobile, and finding surprising new ways to adapt Surrealist pieces, converting them into everyday household objects. With pieces which are now known by all - Magritta, Le Temoin, Ron Ron, Les grands trans-Parents, Fausto, Traccia, Costantin, Margarita, Saccoalato, Lorenz – Ultramobile was on the side of people’s imagination: not getting into a debate with the Euclidean geometry with the image of houses offered by functional Rationalism,...but rather, offering an intelligent answer as to how to fill spaces, adding fantasy to geometric lines, finding something that went beyond this strict obedience to rules, like a flash of lightning, finding a surprising new way to light up the room...

156– 157


Altabella design Alan Irvine

Seduta in ceramica luminiscente color blu elettrico.

Luminescent electric blue ceramic seat.

1986

Alan Irvine, omaggia Carlo Scarpa, riprendendo il disegno della vetrina del negozio di via Altabella a Bologna, progettato dal maestro.

Alan Irvine, after Carlo Scarpa, taking as inspiration the round windows of the shop Scarpa designed for Gavina in Bologna’s via Altabella.

Alain Irvine. Architetto e designer, Alan Irvine si è laureato al Royal College of Art e al Politecnico di Londra. Ha lavorato a Milano col gruppo BBPR dal 1954 al 1955. Da allora ha sede a Londra e si è specializzato in interni, musei ed esposizioni culturali. Fra le sue collaborazioni si annoverano Olivetti, Fiat e molti musei europei. Le mostre hanno incluso I Cavalli di San Marco, i Vetri dei Cesari; il Leone di Venezia; i disegni di Leonardo a Milano e i disegni di Michelangelo al Louvre. Ha collaborato con Carlo Scarpa su “Frescoes from Florence”, e alle mostre di Giorgio Morandi a Londra. In particolare, i mobili commissionati per queste mostre sono stati successivamente prodotti da Simon Gavina, Italia.

Alain Irvine. Architect and designer. Graduate of the Royal College of Art, and the Polytechnic London. Worked in Milan with BBPR Group 1954 – 5. Since then based in London, specialising in interiors, museums, and cultural exhibitions world wide. Clients have included Olivetti, Fiat, and many European museums. Exhibitions have included Horses of San Marco; Glass of the Caesars; Lion of Venice; Leonardo Drawings in Milan; and Michelangelo Drawings at the Louvre. Collaborated with Carlo Scarpa on the Frescoes from Florence, and the Giorgio Morandi exhibitions in London. Furniture specially commissioned for these exhibitions has subsequently been produced by Simon Gavina, Italy.

158– 159


Costantin Omaggio a Constantin Brancusi Homage to Constantin Brancusi

1971 Ultramobile collection

Dall’universo del lavoro di Brancusi sono stati presi due elementi riproducibili in serie e messi insieme.

Tavolino realizzato con una base in legno massiccio di rovere, finitura a cera. Piano circolare in lamina di ottone.

Table with base in solid waxed oak. Round sheet brass table top.

Fausto design Novello Finotti

Sgabello in fusione di bronzo lucidato. Seduta ricoperta con pelliccia d’agnello.

Polished cast bronze stool. Sheepskin seat.

1972 Ultramobile collection

Paying tribute to the work of Brancusi two elements which could be easily manufactured industrially have been put together to create this piece.

160– 161


Le Témoin design Man Ray

Divanetto con struttura in multistrato imbottita di resina espansa rivestita con similpelle color bianco. Pannello frontale in metacrilato serigrafato.

Couch with padded plywood frame covered with white synthetic leather. Front panel in silk-screened methacrylate.

1971 Ultramobile collection

Questo grande occhio, opera surrealista di Man Ray, si trasforma all’occorrenza, semplicemente rovesciandolo, in un innoquo divanetto.

This great all-seeing eye by Surrealist Man Ray, can easily be flipped over to make it into an innocent couch.

Man Ray. Pittore, fotografo, film-maker americano fu uno dei più radicali e poliedrici rappresentanti del dadaismo e del surrealismo. Negli anni ‘20 e ’30 lavorò a Parigi fondamentalmente come fotografo. Con Moholy-Nagy iniziò a sviluppare il gusto per la sperimentazione di forme nuove, raggiungendo risultati innovativi con l’aerografo, con la pellicola fotografica e con la manipolazione di oggetti d’uso comune. Realizza i suoi primi rayogrammes,una delle invenzioni più straordinarie del XX secolo. Una scoperta casuale: “Un foglio di carta sensibile era finito inavvertitamente nel bagno di sviluppo”, racconterà lo stesso Man Ray nell’autobiografia del 1963.

Man Ray. U.S. painter, photographer, film maker; one of the founders of the new York Dada movement, long associated with Surrealism, was, by temperament an eclectic. In the 1920s and 1930s he worked in Paris, mainly as a photographer: he and Moholy-Nagy explored the principles of space and motion in a type of photography that bypassed the camera and concerned itself with forms produced directly on photographic printing paper. He wrote an autobiography, Self Portrait (1963).

162– 163


Les grands trans-Parents design Man Ray

Specchio ellittico serigrafato con supporto in poliuretano rigido.

Silk-screened elliptical mirror with hard polyurethane backing.

1938/1971 Ultramobile collection

Derivato da una famosa opera di Man Ray, il quale ha rifatto la stessa scritta su uno specchio piĂš grande.

A re-working of Man Ray’s famous piece, where he wrote this same phrase on a larger mirror.

164– 165


Magritta design Sebastian Matta

1971 Ultramobile collection

Omaggio a René Magritte. La mela ed il cappello a “bombetta”, elementi figurativi ricorrenti nelle opere magrittiane, sono qui aggregate in un surrealistico traguardo funzionale.

Poltroncina con struttura in polistirolo antiurto rivestita in tessuto elasticizzato colore nero. Imbottitura in resina espansa rivestita con tessuto elasticizzato color verde mela.

Seat with strengthened polystyrene covered in black stretch fabric. Foam resin padded cushion is covered with apple green stretch fabric.

Ron Ron design Marion Baruch

1971 Ultramobile collection

Sedile sferico in resina espansa, che assume la forma di chi vi si siede, semplicemente col peso del corpo. Rivestito con pelliccia sintetica colore nero.

Foam resin ball seat, anyone sitting down finds their body enveloped by this soft seat. Covered with black synthetic leather.

After the work of René Magritte. An apple nestling in a bowler hat, two of Magritte’s most well-known leitmotifs are put together to lend Surrealism a new functional dimension.

166– 167


Muro design Sebastian Matta

Blocchi sovrapponibili in resina espansa sagomata rivestita con tessuto sfilabile.

Shaped stackable foam resin blocks with removable covers.

1965

Una delle prime organiche e compiute esperienze della corretta utilizzazione del poliuretano espanso tagliato a grossi blocchi. Una scultura alla parete o come un “muro” che divide una stanza, che al momento giusto si trasforma in un comodo salotto.

One of the first examples of Organic Design using giant blocks of foam resin. A wall sculpture like a “partition” to divide up the room, which, whenever you feel like it can be set down and made into a comfy set of living room seats.

Sebastian Matta è nato a Santiago de Cile nel 1911. Laureato in architettura, nel 1934 inizia a lavorare con Le Corbusier e conosce Garcia Lorca, quindi, nei due anni successivi entra in contatto con Aalto, Gropius, Moholy-Nagy e Magritte. Nel 1937 è Dalì a indirizzarlo da Breton che acquista subito una delle sue prime tele. E sono di questo periodo le prime morfologie psicologiche, equivalenze visuali per i diversi stati della coscienza che tentano cioè sulla tela l’automatismo e la sperimentazione di tecniche radicalmente nuove propria della scrittura surrealista. Nella sua attività poliforma, Matta invoca una visione galattica per suggerire l’infinito e il mistero umano.

Sebastian Matta was born in Santiago in Chile in 1911. After graduating in architecture, in 1934 he began working with Le Corbusier and also met Garcia Lorca, and, over the next two years also began to mix with the likes of Aalto, Gropius, Moholy-Nagy and Magritte. In 1937 it was Dalì who was to send him to Breton who immediately bought one of his first pictures. This is the period which was to give birth to his first psychological morphologies, visual equivalances for the many different states of mind with which he experimented on canvas in an automatism and experimentation into different radical techniques which were to build the language of Surrealism. Matta’s multifaceted activities meant that he invoked a galactic vision of both infinity and the mystery of humanity itself.

168– 169


Paravento Balla progetto originale Giacomo Balla del 1916 design by Giacomo Balla dating back to 1916

1971

Prima in oriente e poi più tardi in occidente il paravento è da secoli un elemento decoratore e separatore. La funzionalità e la poesia concorrono di pari passo, legate da un accordo perfetto. La sua presenza è determinante nell’arredare l’ambiente, perchè un paravento modifica lo spazio e decora come un quadro. Il paravento è un’architettura, una scultura, uno spazio poetico.

Pannelli in legno tamburato serigrafati su due lati a sei colori con fondo bianco o arancio, con cerniere pieghevoli.

Silk-screened honeycomb wooden panels on screen with patterns on both sides with six colours on a white or orange background, flexible fold-away hinges.

Originally found in the East and later in the West, screens have always been used to divide up rooms and add an ornamental touch. Functionality and poetry work together harmoniously. They make all the difference to any interior decor, like good paintings, screens can change the aspect of any space; they are at once architecture, sculpture, the most poetic of all pieces. 170– 171


Traccia design Meret Oppenheim

1939/1972 Ultramobile collection

Riprodotto dal modello surrealista del 1939 con modifica delle orme sul piano.

Tavolo con gambe in fusione di bronzo lucidato e con piano ellittico in multistrati rivestito di foglia d’oro zecchino 24 carati sulla superficie superiore.

Table with polished cast bronze bird’s legs with finish on upper side of plywood table top in 24 carat gold leaf.

Reproduction copy of original 1939 Surrealist model with less bird prints on its top surface.

172– 173


174– 175


1974. Manifesto Metamobile

“La Simon ed Enzo Mari autorizzano ogni persona (che non ne faccia oggetto di produzione per fini commerciali) a fabbricarsi i modelli qui presentati per uso proprio. Con l’aiuto del progetto e del solo martello chiunque è in grado di costruire il mobile…” Con queste parole la Simon inizia l’operazione Metamobile, comunicando una nuova rivoluzione: l’idea che ogni persona era autorizzata a fabbricarsi i mobili per uso proprio, ed i cui disegni venivano spediti gratuitamente su richiesta a chi era in grado di farsi il modello da sé: era una autentica azione sociale, …in contrapposizione alle insinuazioni fatte su Gavina, di aver prodotto e venduto la Wassily di Marcel Breuer ai ricchi borghesi, quando invece era stata “progettata per essere destinata al popolo”. Metamobile, oltre che una proposta di mobili semplici a basso prezzo, era un preciso esempio di vendita diretta al pubblico, al di fuori delle tipiche strutture distributive. All’operazione, che era anche un modo per ironizzare sul mito design “super-star” degli anni sessanta, parteciparono oltre al già menzionato Enzo Mari, anche Carlo Scarpa, Ignazio Gardella e Kazuhide Takahama… Nonostante si trattasse volutamente di un’operazione simbolica, Metamobile non era un gioco intellettuale e snobbistico, ma una concreta risposta ai bisogni e un’idea propulsiva di nuovi valori civili. Il manifesto concludeva così: “La vera felicità è non avere mai nulla di più di quello che ti serve veramente”.

“Simon and Enzo Mari hereby authorise all those (with the exception of companies commercially manufacturing goods for sale) to assemble their own copies of the furniture presented here. With this design and nothing more than a hammer anyone can make this furniture …” These are the words of the declaration made by Simon to present the Metamobile project, words advertising a totally new concept: the idea that people could assemble their own pieces of furniture for themselves, with designs being sent free of charge on request so that they could even make their own copies of the models: this was a true act of social levelling, … which proved a just answer to the accusations so often levelled at Gavina, that he had manufactured Marcel Breuer’s Wassily selling it off the well-to-do, here instead was something “designed for the people”. Not only did Metamobile offer a range of simple low cost furniture but it also represented something of a break-through in its distribution, going against traditional channels and selling directly to the public. As well as Enzo Mari, the collection, which also challenged the notion of design “superstars” of the sixties, also invited other designers to take part, including Carlo Scarpa, Ignazio Gardella and Kazuhide Takahama… Although this was a deliberately symbolic operation, Metamobile was no mere intellectual snobs’ game, but rather, it gave a concrete answer to real needs and was the starting point for a whole new set of civil values, in its opening manifesto it concluded: “True happiness is never having anything more than that which you truly need”.

176– 177


Campionario colori

Colours and materials

Laccature/Lacquering LP 301

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LP 312

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LP 302

—>

LP 308

—> 178– 179

LP 320

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LP 313

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LP 304

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LP 314

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LP 321

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Impiallacciatura/Veneer finishes LP 303

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Rovere chiaro/ —> Light Oak

LP 305

—>

Rovere scuro/ Dark Oak

LP 307

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LP 306

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Bianco Carrara —>

LP 322

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Marquinia

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Marmo/Marble

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Colophon

SIMON® brand of Design d’Autore srl via della Resistenza sc 61030 Calcinelli di Saltara (PU) Italy t. +39 0721 878511 f. +39 0721 878545 www.simoncollezione.com info@simoncollezione.com Graphic Design: HEADS Collective Concept: Alceo Serafini Photography: Mauro Marzocchi Stefano Stagni Miro Zagnoli Foreward: Alberto Bassi English texts: Alison Bron First published: April 2007 3000 copies printed Reissued: February 2009 1000 copies printed by Grafiche Antiga, TV Special thanks: we should particularly like to thank Maria Simoncini, Andrea Colella, Mauro Marzocchi and all of the Simon International team in Bologna for kindly giving access to documents in their archives.

La ditta si riserva di apportare, senza alcun preavviso, eventuali modifiche ritenute necessarie per un miglioramento tecnico e produttivo. The company reserves the right, without prior notice, to make any modifications necessary to the technical and productive melioration. La maison se reserve d’apporter, sans aucun préavis, d’eventuelles modifications, considerées nécessaires pour l’amélioration technique ou de production. Die Firma behält sich das Recht vor, eventuelle Änderungen, die sich auf Grund technischer oder produktionsmässiger Weiterenwichlung für nötig erweisen, ohne vorherige Ankündingung vorzunehmen.


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