ARCH 8 Luglio 2012

Page 59

61

comparativo scelto dall’autore per risalire a problematiche e casistiche. Una parte è dedicata alla Storia del giardino, proposta come un atlante delle opere più significative della tradizione e del Novecento, mentre particolare spazio è dedicato al valore e l’importanza della conoscenza del contesto, che F. Zagari individua come un momento fondativo per il buon esito del progetto. Questo specifico approccio dell’autore è evidente nella strutturazione del volume, nel quale sono illustrati e descritti puntigliosamente i procedimenti e le tecniche che consentono una diagnosi del sito, della sua fisionomia, della sua matericità e anche di tutti quei valori e aspetti immateriali che vengono colti solo dalla sensibilità di un paesaggista attento che Zagari definisce neoumanista, sottolineando la duttilità di una figura che coniuga l’espressione artistica alla conoscenza delle scienze naturali, alla competenza tecnica con “una grande passione, un adeguato talento, studi mirati e una lunga esperienza”. Nella fase di conoscenza del luogo l’autore assegna un particolare ruolo alla fotografia non intesa come strumento di analisi e documentazione piuttosto come momento interpretativo e d’indirizzo indispensabile al progetto. Notevole è il contributo proposto nell’estesa e accurata parte dedicata alla fisiologia del giardino che illustra l’idea di un ecosistema con caratteristiche specifiche per struttura, clima ecc., aprendo al mondo ctonio del suolo e a tutti quegli impianti indispensabili alla vita delle piante. Attraverso un’ampia rassegna di progetti, tra i quali spiccano quelli dell’autore, vengono specificate le due anime della progettazione dei giardini la soft landscape e la hard landscape, difficile distinzione tra il paesaggio dolce degli elementi naturali come la vegetazione, l’acqua, il suolo e quello infrastrutturale degli impianti e degli arredi. La dicotomia tra temi artificiali ed elementi naturali configura la singolarità e contemporaneamente la complessità di questa particolare dimensione del progetto della quale F. Zagari espone le differenti tendenze, illustrando i numerosi approcci e le contrastanti modalità.

La ricerca di un contatto più intenso con il luogo accompagna il volume di Marcello Séstito Fata Morgana o la città riflessa (Rubettino, 2010) che è un’immersione nel racconto di un luogo geografico quale lo Stretto di Messina, ancora capace di porsi come centro del Mediterraneo o comunque centro di un viaggio catartico in cui ritrovare categorie quali utopico, fantastico, surreale, sublime. Questo è per Marcello Sestito, questo comunica la sequenza di immagini e

di riflessioni contenute nel suo libro. Un viaggio in cui si avverte il senso di una ricerca (e di una passione) rivelata come continuo contrasto tra soggettivo e oggettivo, reale ed irreale, scientifico e fantastico. Alla sequenza delle iconografie storiche che connotano ormai Morgana – Minasi, Fortyum – si aggiungono le nuove iconografie di Sestito con nuovi punti di vista, alcuni impossibili, nel tentativo di perpetuare l’apparire e scomparire di un fenomeno capace di identificare il luogo nei suoi aspetti più profondi e più ’veri’. Un territorio rappresentato nei suoi limiti geografici naturali e artificiali – capo Peloro, Scilla, Capo d’Armi, il pilone – ma con la propensione a travalicare nell’ambito dell’incommensurabile, quindi dell’infinito. Ciò senza perdere di vista i dati conoscitivi e storici della ricerca. Il libro infatti contiene una lunga


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.