

SchioMese
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino anno XIV n. 134 - giugno 2025
La rinascita di Malga Davanti - p.6 ◆ “Basta allagamenti a Ss. Trinità” - p.8

Il primo anno di Marigo
In questa intervista di bilancio del primo anno da sindaca, Cristina Marigo racconta l’impatto della carica, i rapporti con i cittadini e quelli con le opposizioni e parla dei temi di maggiore attualità in città, dal bacino delle Aste allo scontro con Ava sull’impianto di smaltimento dei rifiuti alle “pietre d’inciampo”.

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È ora di superare il 7 luglio così come lo conosciamo
FStefano Tomasoni
ra pochi giorni ricorrerà l’80° anniversario dell’eccidio di Schio. Complice anche il numero tondo, si potrebbe facilmente prevedere che nella fatidica giornata del 7 luglio il centro di Schio sarà ancora una volta presidiato da decine di poliziotti e dalla Digos, impegnati a tenere distanti e sotto controllo le diverse fazioni ideologiche che regolarmente si contrappongono fra atti simbolici alle carceri e manifestazioni di piazza. Un copione che si ripete da anni più puntuale di Ferragosto. Da qualche settimana, però, sembra che qualcosa stia finalmente cambiando nel clima generale che a ogni inizio d’estate avvicina appunto all’anniversario dell’Eccidio.
Di recente a rendere d’attualità il tema è stato un altro anniversario: il ventennale della firma del “Patto di concordia civica”, sottoscritto nel 2005 da Comune, Anpi, Avl e dall’associazione dei famigliari delle vittime dell’eccidio. Quell’evento è stato ricordato a palazzo Toaldi Capra in un incontro voluto per ribadire il valore di quell’atto, che in questi vent’anni ha raggiunto qualche buon risultato in termini di condivisione di un percorso di sedimentazione storica ed emotiva, ma che su altri aspetti si è perso lentamente per strada. Si è poi inserito nel dibattito il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale, Alex Cioni, con alcune dichiarazioni che sembrano favorire l’avvio di un cammino diverso da quello che si è vissuto fino a oggi. “La vera concordia e pacificazione si fondano sull’accettazione del pluralismo, anche verso chi ha idee politiche diametralmente opposte - ha detto -. È tempo che il 7 luglio diventi un momento sobrio, civile e istituzionale, vissuto a nome dell’intera città, non di una sola fazione. Possiamo e dobbiamo impegnarci affinché il rispetto reciproco, l’ascolto e la volontà di costruire insie-
me una comunità più unita e consapevole della propria storia diventino un’occasione di crescita civile e non di divisione”. In linea con questa premessa, Cioni e l’altro consigliere comunale di FdI Gianmario Munari hanno presentato all’amministrazione comunale la proposta di un’iniziativa istituzionale articolata in tre punti. Il primo è la convocazione di una seduta straordinaria del consiglio comunale per lunedì 7 luglio interamente dedicata alla memoria delle vittime dell’eccidio. Il secondo è il conferimento, in quell’occasione, della cittadinanza onoraria a Anna Vescovi, “per il suo impegno autentico nella costruzione di una memoria pacificata e condivisa”. Il terzo punto proponeva di invitare, sempre in quel contesto, Paolo Mieli, giornalista e storico tra i più noti, per una relazione che offra “una riflessione lucida, documentata e priva di steccati ideologici. Un’occasione per ridare centralità alla lettura storica dei fatti e dare significato a un percorso di maturazione civile che si completerà con un momento commemorativo ufficiale alle ex carceri mandamentali, con la deposizione di una corona da parte dell’amministrazione. Un gesto sobrio, rispettoso e autenticamente inclusivo”.
“Non diciamo che il Patto va messo nel cassetto – ha concluso Cioni -. Sosteniamo che dopo vent’anni è necessario andare oltre quel Patto, aprendo a un nuovo percorso che veda il Comune esercitare non solo il ruolo di mediatore, ma di principale interprete di questa vicenda”.
Il Comune, dal canto suo, si sta in effetti muovendo. In questa direzione vanno alcune iniziative alle quali l’amministrazione sta pensando, a partire dalla promozione di un momento istituzionale che cerchi di tenere insieme le parti.
“Abbiamo cercato di dialogare sia con i Familiari delle vittime sia con l’Anpi, che con gli anni si erano allontanati – dice la sindaca Cristina Marigo -. Superare il problema
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vuol dire parlare con entrambe le parti, per fare questo ci vuole la volontà di tutti”. L’idea di Palazzo Garbin è quella di promuovere un momento di condivisione che porti alla deposizione di una corona di fiori sul luogo dell’Eccidio, in biblioteca, con il coinvolgimento e la partecipazione di tutti: Comune, Anpi e Familiari delle vittime. Intanto, è stata definita la data del 4 luglio per l’organizzazione di un concerto in ricordo di tutti i caduti della Seconda guerra mondiale. E su due delle proposte di Cioni – il consiglio comunale dedicato e la cittadinanza onoraria a Anna Vescovi - Marigo conferma apertura e disponibilità: “Il consiglio comunale straordinario è una cosa fattibile. Tra l’altro il 7 luglio è un lunedì, giorno di norma deputato ai consigli. È un’iniziativa che va portata al tavolo dei capigruppo prima di poter procedere”.
Una cosa è certa: è arrivato il momento di lasciare alle spalle una volta per tutte il 7 luglio così come lo conosciamo. Come un giorno di tensioni e di presidio poliziesco del centro cittadino. Far diventare quella data un momento “sobrio, civile e istituzionale”, però, vuol dire anche mettersi tutti in discussione, accettare tutti che i propri gesti – siano una deposizione di fiori o una sfilata antagonista in piazza – possano es-
sere letti dalla controparte come provocazioni. E dunque metterli da parte. Non si tratta di dimenticare nulla, né i soprusi e le atrocità commesse negli anni del regime fascista, né il crimine orrendo ed efferato commesso da quei partigiani che si resero colpevoli dell’eccidio. Si tratta di diventare, per davvero, sobri, civili e istituzionali.
E allora non sarebbe male, in futuro, andare anche oltre la ventilata cerimonia comune di posa dei fiori da parte di tutti in biblioteca. Idea lodevolissima e si spera realizzabile. In futuro, però, sarebbe ancora meglio, ci sembra, vedere tutti i firmatari del Patto di Concordia andare - insieme - a posare una corona di fiori sotto quello che potrebbe essere un nuovo e davvero ecumenico monumento a tutte le vittime scledensi della Seconda guerra mondiale, rendendo chiaro in questo modo che nel ricordo non si lascia fuori nessuno. Forse la faccenda del monumento da installare in piazza Statuto potrebbe perfino cadere a fagiolo e tornare utile a questo scopo pacificatorio.
Ottant’anni dopo possiamo farcela a chiudere con le contrapposizioni ideologiche, le provocazioni, le risse politiche, i reciproci rancori intorno all’Eccidio. Di problemi ne
Lo Schiocco
Meglio Tari che mai
Un amico ieri al bar si lamentava che la Tari ancora non arrivava: quando il Comune la mandava settimane prima lui la trovava.
È vero, una volta non capitava: alla scadenza la tassa non latitava. Il postino per tempo la imbucava e ognun lesto alla cassetta andava.
L’amico oggi ancora aspettava ma con in mano una grossa clava: “Basta, vado in Comune”, urlava e dalla bocca parea uscisse bava.
L’ho fermato, perché ignorava che la Tari ora la manda Ava
troviamo già tanti se guardiamo davanti, figuriamoci se serve andare a cercarne altri guardando indietro. È davvero tempo per tutti di andare oltre e pensare al futuro. Sennò, ragazzi, qui non ne usciamo più. ◆

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Il primo anno di Marigo
In questa intervista di bilancio del primo anno da sindaca, Cristina Marigo racconta l’impatto della carica, i rapporti con i cittadini e quelli con le opposizioni e parla dei temi di maggiore attualità in città, dal bacino delle Aste allo scontro con Ava sull’impianto di smaltimento dei rifiuti alle “pietre d’inciampo”.
SStefano Tomasoni
e incontrate Cristina Marigo al bar, non pagatele il caffè. Va bene la cortesia e magari l’amicizia, il sindaco è sempre il sindaco, va bene che fa sempre piacere incontrare cittadini gentili che mostrano di apprezzarti, ma alla fine magari uno si può anche imbarazzare. Se lo dice lei stessa, qui sotto, che non riesce più a pagarsi un caffè, vuol dire che la cosa la colpisce. Si può non condividerne certe decisioni o essere del tutto alternativi rispetto agli indirizzi della sua giunta, ma va riconosciuto che una cosa che non manca a Cristina Marigo è la sensibilità, dote del resto più facilmente femminile che maschile. Non le manca nemmeno la capacità di assorbire carichi di lavoro raddoppiati, visto che anche all’intervista di bilancio del primo anno di mandato arriva tranquilla e rilassata come dieci anni fa alla prima intervista da assessore. Forse, vien da pensare, avrà limitato i caffè.
Prima domanda di rito: com’è stato questo primo anno? Meglio o peggio del previsto?
“Ricordo chiaramente i primi anni da assessore al sociale: per me è stato un treno in corsa che mi è venuto addosso. Da allora ho continuato a correre come una matta, perché c’era tantissimo da studiare e da capire, c’erano tutte le realtà del territorio da conoscere. Questo primo anno da sindaco non è stato da meno. Ho avuto la fortuna di avere già confidenza con il sistema comunale, però ora mi trovo a occuparmi di materie che prima non conoscevo in dettaglio, è stato ed è tuttora un continuo studio e approfondimento su tutto”.
Alla luce di questo maggiore impegno, sceglierebbe ancora di tenersi anche un assessorato “pesante” come quello ai servizi sociali, o si è pentita?
“No non mi sono assolutamente pentita, mi sto rendendo conto anzi che è stata la scelta corretta. È certamente impegnativo, però questo è un momento di grandi cambiamenti: con l’Ambito territoriale sociale, tutto il sociale dovrà essere gestito in maniera associata tra i Comuni del nostro distretto, questo presuppone che si sia a conoscenza di tutto quello che è questo
settore, e io in questi anni mi sono dedicata anima e corpo a questo tema. La struttura comunale, poi, è ben rodata e organizzata, basta una parola per capirsi. Quindi no, non ho nessun pentimento”.
In ogni caso, un anno complesso… “Sì, senza dubbio. Anche perché ci siamo trovati ad affrontare varie emergenze, non ultima quella del maltempo dell’anno scorso, che ha portato con sé tutta una serie di conseguenze su cui mettere mano. C’è stata anche la vicenda legata alla richiesta di revisione del canone Api Rete Gas, che ci ha fortemente condizionato il bilancio preventivo di quest’anno”.
Facendo mancare delle entrate?
“Eh sì, a fronte di un canone per l’utilizzo di quelle reti pari a 1,9 milioni, loro volevano riconoscercene solo 650 mila, perciò abbiamo dovuto necessariamente prevedere a ‘fondo rischi’ un importo di 880 mila euro, che per la parte corrente è una cifra abbastanza importante. Contavamo su quei soldi. Determinate cose, dunque, non abbiamo potuto mandarle avanti. Anche questo, insomma, ci ha condizionato”.
E qual è, invece, il bilancio del suo rapporto con i cittadini? Lei, personalmente, che percezione ha del gradimento esterno suo e dell’amministrazione, dopo questo primo anno?
“Posso dire, con grande umiltà, che ho sempre grande soddisfazione a girare per la città, i cittadini mi fanno festa tuttora, mi salutano per strada”.
Bè, ci mancherebbe…
“Uno potrebbe anche non farlo, non è che conosca tutti. Invece, persone per me totalmente sconosciute ci tengono a fermarmi o a salutarmi, non riesco a pagarmi un caffè se vado al bar. Queste sono buone sensazioni. Poi, sicuramente, ci sono dei temi e dei problemi sul territorio che possono accendere gli animi”.
Ecco, un tema che li ha accesi, quest’anno, è stato quello che ha citato prima, gli allagamenti per il maltempo che hanno messo in ginocchio tante famiglie, in particolare a SS.Trinità. Qui c’è in ballo la necessità di realizzare il bacino di laminazione delle Aste, e altre opere complementari, per impedire che alla prossima ondata di piogge si ripeta l’emergenza di allora. Ne parliamo in altra parte del giornale con un articolo specifico, ma la domanda è d’obbligo anche al sindaco: cos’è che rende difficile, a tutt’oggi, intervenire per mettere in sicurezza il quartiere?
“Capisco bene che chi vive nel territorio e non ci vede là a lavorare può pensare che non ci pensiamo, o che non siamo preoccupati, ma questo è quanto di più sbagliato si possa credere. A me piacerebbe portare lì una ruspa e cominciare subito a scavare. Se c’è un’opera che ho in mente in questo momento, è il bacino delle Aste. Il fatto è che ci siamo trovati con un progetto originario importante che non potevamo avviare perché non avevamo i soldi, era stato pensato troppo in grande, non si riusciva dunque a farlo partire. Perciò abbiamo chiesto agli stessi progettisti di realizzare un progetto diverso, ma ci hanno messo un sacco di tempo, nonostante tutti i solleciti possibili, e alla fine quello che hanno prodotto come secondo progetto non si è nemmeno avvicinato alle nostre indicazioni. Risultato: abbiamo dovuto revocare l’incarico, adesso si tratta di darlo a un altro progettista. E purtroppo nel farlo abbiamo le solite procedure da dover rispettare, e questo va a procrastinare le cose.
È questo, in effetti, che i residenti chiedono, un’accelerata nei tempi delle procedure.
“C’è una normale difficoltà da parte dei cittadini a comprendere che per fare qualsiasi cosa noi abbiamo necessità di seguire tutta una serie di passaggi, che possono essere anche lenti. Va detto, però, che in tutti i casi quel bacino non sarebbe potuto essere realizzato quest’anno, proprio per una questione di tempistiche generali. Io conto di riuscire a farlo entro l’anno prossimo, anche se non è così semplice. Ma posso assicurare che siamo impegnatissimi per riuscire a realizzare quell’opera il più presto possibile”.
C’è stato un altro tema “caldo” in quest’anno, quello legato all’impianto di smaltimento di Ca’ Capretta da ampliare o meno. Schio dice di no,
tutti gli altri Comuni dicono sì, per dirla in soldoni. Come si chiuderà questa vicenda e lo scontro con Ava?
“È difficile dire. Ma come è andata si sa: mi ero insediata da qualche giorno e c’è stata quella famosa assemblea in cui è stato presentato il masterplan che prevedeva l’ampliamento dell’impianto. Non avevo scelta, dovevo dire se mi andava bene o no. E sinceramente, con tutte le proposte che abbiamo fatto negli anni alternative all’ampliamento, ho detto che non mi andava bene”. Ma alla fine Schio rimarrà sola, e quindi sconfitta?
“Mah, io non penso mai in questi termini. È giusto portare avanti gli interessi dei cittadini, perciò a mio parere la sconfitta non ci sta. Il piano strategico dei rifiuti regionale dice chiaramente che nessun ampliamento è previsto. Sto cercando di ragionare con gli altri sindaci per trovare la quadra. Anche perché tutto questo si inserisce in un discorso molto più ampio, relativo al fatto che nel ’29 dovremo avere un unico gestore del sistema di raccolta, nell’intero bacino di Vicenza. Adesso ci sono più enti gestori e dobbiamo capire come arrivare per allora a una fusione. Visto che nel nostro caso abbiamo non soltanto la raccolta dei rifiuti ma anche un impianto di smaltimento, abbiamo detto: benissimo la fusione, ma scorporiamo l’impianto, così i nostri Comuni ne rimangono proprietari e non rischiamo di parcellizzare questo patrimonio”.
Perché il rischio è che arrivi una società esterna privata e alla fine si “comperi” l’impianto?
“Il problema grosso è che, dopo, a decidere sulle sorti dell’impianto ci sarebbe un capitale sociale più frammentato: anziché i 32 soci attuali, dopo la fusione ne avremmo ovviamente molti di più. Ho cercato di far comprendere la delicatezza della questione”.
Una novità interessante, nei mesi scorsi, lei l’ha data sulla vicenda delle “pietre d’inciampo”, è arrivato un cambio di passo rispetto alla chiusura espressa qualche anno fa. Avete maturato un’idea diversa?
“Va chiarito che a suo tempo non c’era stata nessuna presa di posizione aprioristica da parte del sindaco Orsi. Il fatto è che, all’epoca, quando era stata avanzata la proposta legata alle pietre d’inciampo, Cioni aveva affiancato una mozione in tema di eccidio. Allora per evitare le strumentalizzazioni politiche era stata presa quella strada, ma non eravamo contrari a priori alle pietre. Io ci tenevo a portare avanti questo argomento, soprattutto quest’anno che ricorre l’80° della Liberazione e l’80° dell’eccidio”. Con che tempi si concretizzerà qualcosa?
“Siamo agli inizi, è difficile dare una data. La commissione si è riunita un paio di
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volte. Ma è tutto il tema delle pietre d’inciampo che, di per sé, deve seguire una sua procedura ben canalizzata. Comunque succederà”.
Senta, parliamo di rapporti politici locali. Cristiano Eberle nell’intervista di tre mesi al nostro giornale ha detto di notare nell’amministrazione un’opposizione aprioristica alle loro posizioni; come un muro, una mancanza di ascolto, l’idea che quello che propone la minoranza è sempre sbagliato. Cosa risponde?
“Ho sempre detto: se c’è un progetto, un’idea, parliamone insieme, ma facciamolo prima. Se si presenta una mozione una settimana prima del consiglio comunale, vuol dire che sul tema di quella mozione non è stato condiviso nessun percorso, nessuna progettualità. A fronte di attacchi che ci dipingono come degli sprovveduti diventa difficile dialogare. Per me un dialogo può essere aperto su qualsiasi tema, ma purché ci si possa confrontare. Se un tema lo porti ‘freddo’ in consiglio comunale, magari con una premessa che critica tutto e tutti, finisce che ci si irrigidisce tutti sulle proprie posizioni”.
Qual è l’opposizione che ha trovato più “tosta”? Quella del centrosinistra o quella di Cioni, che sembra non risparmiargliene una?
“Penso che sia corretto e normale che le opposizioni facciamo le opposizioni, esponendo i loro progetti politici in sede di consiglio comunale. Certo Cioni è molto attivo, anche in tema di interpellanze e interrogazioni scritte. Però io la vivo come una cosa fisiologica, non mi impermalosisco. Ci sono certi comportamenti che non mi piacciono: non mi piace quando vengo apostrofata in certi modi, non mi piacciono certi post sui social e penso che una cosa puoi dirla anche in modo diverso. Però fa parte della politica, questo lo capisco benissimo”. ◆
MAttualità
Camilla Mantella
alga Davanti, sul Monte Novegno, diventerà presto autosufficiente dal punto di vista energetico, termico e idrico. Un progetto ambizioso, reso possibile dall’accesso a un finanziamento regionale proveniente dai fondi del Next Generation EU. I gestori, Filippo Broccardo e Valeria Ricci, sono pronti a dare avvio ai lavori, con l’obiettivo di trasformare questo luogo speciale senza snaturarne l’unicità. “Gli interventi previsti non stravolgeranno l’identità del luogo, anzi, la rafforzeranno - spiega Filippo Broccardo -. Rifaremo il tetto, arriveranno due bacini per la raccolta dell’acqua piovana, fondamentali per i nuovi bagni e per il lavaggio delle stoviglie, perché quassù l’acqua non è un comfort, è un bene raro. Installeremo un sistema fotovoltaico con batterie d’accumulo che sarà il nuovo cuore energetico del rifugio. Ci sarà un nuovo fuoco, più efficiente, che andrà a sostituire il vecchio camino a cui siamo affezionati, ma che ormai ha fatto la sua storia. Anche i pavimenti saranno rinnovati, senza perdere il contatto con la terra che ci sostiene. Non sarà l’abbondanza a salvarci, ma l’equilibrio: anche queste nuove risorse dovranno essere gestite con intelligenza. Questo è il passo più importante verso un’idea di montagna viva, essenziale e sostenibile”.
Il finanziamento regionale è un contributo a fondo perduto all’80% ed è nato da un progetto che Broccardo ha personalmente scritto per conto dell’Associazione Provinciale Allevatori (APA), che è la proprietaria della malga e preziosa compagna di viaggio dei gestori.
“Tutto è iniziato un paio d’anni fa, al termine di un corso di progettazione legata alla finanza agevolata - prosegue Broccardo -. Alcuni amici mi avevano segnalato l’uscita di un’opportunità importante e abbiamo subito interpellato APA che ci ha sostenuti con coraggio, anche per la parte non finanziata dal contributo. Abbiamo poi atteso quasi due anni per una risposta, ma continuavamo a crederci: decidere di non fare altri lavori nel frattempo e risparmiare risorse è stata una scelta saggia che oggi ci ripaga”.
La malga rimarrà aperta anche durante i lavori. “Non ci fermeremo, perché la montagna insegna a resistere alle intemperie. I lavori si svolgeranno nei giorni feriali, lasciando i weekend liberi per l’accoglienza. L’unica vera criticità è data dai bagni,

La rinascita di Malga Davanti
Grazie alla passione e allo spirito di intraprendenza di Filippo Broccardo e Valeria Ricci, che hanno preso in gestione la struttura sulla cima del Novegno, Malga Davanti sta diventando un punto di riferimento su come si possa rilanciare la montagna e valorizzarla in modo sostenibile.
che saranno in costruzione, ma abbiamo già noleggiato due wc chimici per garantire il servizio minimo. Il ristoro sarà più semplice del solito: chiediamo a tutti un po’ di pazienza e di spirito d’adattamento. Le porte resteranno aperte, perché Davanti è sempre stata prima di tutto un luogo d’incontro”.
A luglio Malga Davanti inaugurerà questa nuova pagina della sua storia con un evento speciale. La data è ancora in fase di definizione. “Ospiteremo un intervento artistico a cura di un caro amico, l’artista Alessandro “Nero” Neretti, che realizzerà un’opera diffusa attorno alla malga - dice Broccardo -. Parlerà di erbe, di territorio, di saperi antichi e bellezza contemporanea. Un progetto in cui arte, natura e scienza si intrecciano: a sostenerci infatti ci sono anche l’Unione Montana e Veneto Agricoltura, che hanno fornito la consulenza botanica per individuare le piante giuste da raccontare. Un’alleanza tra cultura e territorio che ci rende molto fieri. E questo è solo l’inizio. Con ‘Nero’ stiamo lavorando anche a un prodotto ‘pop’ che porterà con sé l’anima di questo progetto, sarà pronto verso fine anno. A luglio rifaremo anche il muretto a secco alla base del plateatico: re-
cupereremo un segno distintivo della nostra cultura montana e rurale, un gesto antico che parla di equilibrio tra uomo e natura. Lo realizzeremo insieme a Tommaso Saggiorato, artigiano esperto nell’arte della pietra a secco. Sarà un lavoro manuale e lento, come vuole la tradizione: stiamo pensando di dedicare una giornata speciale per mostrare e raccontare questa tecnica millenaria”.
Malga Davanti, solo cinque anni fa, era chiusa e spenta. “Ci siamo messi in testa di farla rivivere”, conclude con emozione Broccardo. “Non ci sono state scorciatoie, solo passi lenti, come richiede la montagna. Abbiamo organizzato più di cento eventi culturali: musica, danza, teatro, poesia, fotografia, libri… e abbiamo ospitato quasi cento artisti da tutta Italia dall’estero, tutti accomunati dall’amore per la natura e per l’espressione libera. Nel frattempo è cresciuta attorno a noi una comunità viva, una grande famiglia. Io ho cercato di dare un’identità e una visione al progetto, raccontarlo, farlo conoscere, mentre Valeria ha fatto sbocciare l’accoglienza, il calore umano. Con questo grande intervento, sento di lasciare un segno, un ‘lascito’ alla mia città e alle montagne che amo”. ◆
Filippo Broccardo e Valeria Ricci, seduti sui ceppi, insieme con i volontari che si sono spesi per la rinascita della malga

Attualità
DElia Cucovaz
a qualche settimana è nato il comitato Ba.S.T.A., composto da cittadini che chiedono risposte la problema degli allagamenti nel quartiere di Ss. Trinità. L’acronimo scelto per il nome del comitato dice già tutto, perché sta per “Basta Santissima Trinità Allagata”. Dopo ben quattro episodi negli ultimi dieci anni, con danni alle proprietà stimati in milioni di euro, i cittadini sono stanchi e così si sono organizzati, individuando le criticità del territorio e formulando delle richieste da portare all’amministrazione comunale. “Il nostro intento non è polemizzare - spiega il portavoce Renato Pietrobelli - bensì collaborare con l’amministrazione per avere risposte concrete e precise: non si può più aspettare, ne va della sicurezza delle persone e si rischia nuovamente di andare incontro a danni ingenti come le precedenti volte e per i quali i cittadini non hanno ancora ricevuto un euro di ristoro”.
La conta dei danni
L’ultimo episodio di allagamenti gravi a Ss. Trinità si è verificato nella notte tra il 15 e il 16 maggio 2024, quando Schio, come tutto il resto del Vicentino, è stata investita da una vera e propria valanga di pioggia: 230 mm in poche ore, che ha causato straripamenti e allagamenti diffusi. «Nel solo complesso di via Giarette, che ospita 39 famiglie 4 attività commerciali - spiega il portavoce dei residenti - l’interrato è stato sommerso da oltre 2,3 milioni di litri d’acqua fangosa che ha raggiunto l’altezza di un metro, invaso i 53 garage e 43 cantine, danneggiando spesso irreparabilmente i beni e le auto e arrivando anche ai quadri dei contatori, causando un black out e gravi rischi per l’incolumità dei residenti. La conta dei danni si aggira sui 500 mila euro, ma se estendiamo la stima a tutte le vie circostanti il computo lieviterebbe facilmente a diversi milioni”.
In altri complessi residenziali della stessa zona si sono registrate in effetti situazioni ancora più gravi, con il livello dell’acqua negli interrati salito fino a 2,4 metri e oltre 10 auto rottamate. Il tutto senza contare i costi per liberare le strade e i piazzali invasi dal fango, che non ha risparmiato nemmeno il vicino sottochiesa. Una situazione simile si era presentata anche nel 2019 e i residenti temono che questi eventi calamitosi saranno sempre più frequenti.

“Basta allagamenti a Santissima Trinità”
Dopo quattro emergenze negli ultimi dieci anni, con danni alle proprietà stimati in milioni di euro, i residenti del quartiere si sono organizzati in un comitato, individuando le criticità del territorio e formulando delle richieste da portare all’amministrazione comunale.
Le cause del problema e le proposte
Il problema degli allagamenti di Ss. Trinità ha ragioni in parte fisiche, ascrivibili alla conformazione del suolo, e in parte umane, dovute all’urbanizzazione dell’area. «Viale Ss. Trinità, in corrispondenza del quadrilatero racchiuso tra le vie Giarette, Malpighi, Pacinotti, si trova a una quota altimetrica di circa 197 metri - spiega il portavoce dei residenti -. Lì confluiscono le acque meteoriche provenienti da un vasto bacino che inizia in località San Martino a ovest, e comprende le vie della Potara, Boldù, dei Vigna, spingendosi poi verso la zona dei Masi”.
Durante la prima urbanizzazione negli anni ‘60 era stata prevista una condotta per scaricare le acque meteoriche nel torrente Boldoro. “In seguito, man mano che si continuava a costruire verso monte, il volume d’acqua convogliato dai tombini è aumentato, ma la condotta di scarico è rimasta sempre la stessa: insufficiente in caso di forti piogge, quando l’acqua emerge dai tombini e allaga viale Ss. Trinità e da lì si propaga nelle vie adiacenti inondando scantinati e garage”. A questo è da aggiungersi anche la problematica relativa al rivo Caussa, che scende da località San Martino e che è stato tombinato in corrispondenza di via Fermi. “Tuttavia ormai da anni non
viene più eseguita una regolare ispezione e pulizia delle condotte, con le conseguenti esondazioni che si sono ripetute negli ultimi anni e che aggiungono un ulteriore carico d’acqua”.
Pietrobelli usa un’immagine semplice, ma efficace per descrivere la situazione: “Siamo sul fondo di una vasca da bagno con lo scarico chiuso. Dobbiamo levare il tappo per far defluire l’acqua”. Per riuscirci servono una serie di interventi volti alla regimentazione delle acque meteoriche. “Il primo e più ovvio è il potenziamento della condotta che da viale Ss. Trinità scarica nel Boldoro. Attualmente dovranno essere eseguiti dei lavori sulla strada per consentire la realizzazione della rotonda per il nuovo supermercato Famila: quale occasione migliore per realizzare anche questo intervento? Il secondo intervento è una regolare pulizia delle caditoie, che nella zona, nonostante tutto, lascia molto a desiderare, e soprattutto del rivo tombato, eventualmente aprendo nuovi pozzetti per consentire una regolare ispezione e pulizia. Infine, per risolvere il problema a monte bisogna realizzare dei bacini di laminazione che consentano di fermare l’acqua piovana prima che si riversi nel centro abitato: sappiamo che ci sono due → segue a pag. 10

Attualità
progetti allo studio: in località Aste e dietro la pizzeria La Botte, ma dopo tanti anni sono ancora tutti sulla carta e anche qualora ci fosse la volontà di realizzarli davvero, richiederanno anni per essere completati. E noi a questo punto abbiamo bisogno di risposte immediate”.
Cosa dice l’amministrazione
I residenti hanno esposto questi i problemi all’amministrazione comunale nel corso di un incontro cui hanno partecipato l’assessore all’urbanistica Giorgio Marchioro e il dirigente comunale del settore lavori pubblici e ambiente, Alessio Basilisco, i quali hanno dovuto far presente ai cittadini preoccupati che le soluzioni proposte presentano in realtà varie complicazioni di carattere normativo e finanziario.
«Per quanto riguarda l’ampliamento della condotta di scarico nel Boldoro - spiega l’assessore Marchioro - anche qualora si riuscisse a trovare una soluzione per realizzarla in una strada già piena di sottoservizi come viale Ss. Trinità, il problema è che il Consorzio di bonifica, che regola gli scarichi nei corsi d’acqua di propria competen-
za, normalmente non autorizza ulteriori immissioni. Per quanto concerne invece la pulizia della parte tombata della Caussa, si sta valutando l’offerta di una ditta di Bari specializzata in questi interventi. Per quanto concerne il bacino di laminazione delle Aste, anche il secondo progetto consegnato non presenta le caratteristiche di economicità e di metodo che l’amministrazione aveva espressamente richiesto, per abbreviare i tempi e ridurre il costo, rendendolo finalmente sostenibile. Si è pertanto incaricato un altro studio professionale specializzato di redigere il progetto di fattibilità tecnico economica. Analogo progetto di fattibilità è stato concordato per la realizzazione di un ulteriore bacino in via Maso dalla Vecchia e anche per una vasca sghiaiatrice in via dei Vigna che impedisca l’ulteriore ingresso di ghiaia e detriti nella Caussa. Comprensibilmente i residenti vorrebbero che il Comune accendesse un mutuo o facesse ricorso a fantomatici “tesoretti” per risolvere il loro problema, ma la realtà è che la strada per mantenere gli equilibri di bilancio è stretta e gli interventi da fare in tutta la città molto numerosi: la soluzione è di ridurre il costo del bacino per renderlo sostenibile. Per prevenire e limitare ulteriori danni da alluvione, sono stati stanziati 127.783 euro per erogare contributi ai residenti che sostengano spese
VISTO DAL CASTELLO / 24
Pissade de can
UMariano Castello
na volta per dire di uno che continuava a fermarsi e che non veniva mai ‘vanti, si diceva: “El se ferma a ogni pissada de can”.
E in effetti il can, a differenza dell’uomo, tende per sua natura a farla un po’ qua e un po’ là sui muri e sui portoni. Il brutto è che se non butti subito acqua, l’orina tende a essere assorbita dal muro o dal legno della porta. E quando è penetrata bene, addio, non la cavi più via neanche con l’ojo fumante.
Questa verità è stata affrontata e approfondita, a quanto si legge sul Giornale di Vicenza del 16.5.25, anche dal Consiglio comunale, in una riunione piuttosto accesa. E in effetti, almeno per quanto riguarda via Mazzini, posso testimoniare personalmente, che il problema è piuttosto sentito. Tem-
po fa si potevano leggere cartelli più o meno di questo tenore: “Fate pisciare i vostri cani davanti a casa vostra, no qua”. Per di più il can tende a pisciare dove l’ha già fatto un altro (è il modo canino di dialogare), rendendo la macchia sempre più grande e più gialla. E allora ecco la proposta: il padrone di can, se va a passeggio, deve portare con sé una bottiglia di acqua, per lavare subito, in modo da scongiurare la formazione di brutte macchie giallo-pisso. O i padroni di case del centro e di via Mazzini in particolare, devono essere sempre lì pronti con la canna dell’acqua in mano, per tirar via il pissin che ha fatto il tuo cane? E insomma, a quanto sembra, in Consiglio comunale è sorta una mezza baruffetta.
L’ex sindaco Orsi (presidente del Consiglio) ha detto che per approvare il rendiconto finanziario, l’assemblea ha impiegato 15 mi-

per installare paratie o sistemi di svuotamento (si rimborsa il 50% della spesa, fino a un massimo di 800 euro)”.
I cittadini del comitato Ba.S.T.A. hanno però giudicato insoddisfacenti le risposte giunte finora. “In particolare, i progetti per nuovi bacini sono ancora in fase preliminare e senza copertura finanziaria definitiva. Il Comune non vuole accendere mutui, eppure molti cittadini hanno dovuto indebitarsi per ricomprare quanto distrutto dalle alluvioni”.
Per questo il comitato ha chiesto un incontro urgente con il sindaco. “È nostra intenzione svolgere anche un’assemblea pubblica con la richiesta di intervento da parte dell’amministrazione, per dare risposte concrete alle richieste dei cittadini. Siamo determinati a continuare la mobilitazione fino a ottenere risposte certe”. ◆
nuti, mentre per le pissade di can (ma Orsi non ha usato questo termine popolaresco), ha discusso e litigato per 40 minuti di orologio. Alla fine la proposta non è passata. Sembrerebbe una cosa da rìdere, ma prova tu ad avere un cane neanche tuo, che ogni giorno viene a farla sulla tua porta di entrata! Un omo di via Mazzini mi ha mostrato che la sua porta in basso stava per diventare marcia per colpa del pisso di can. Neanche quello di omo sarebbe così potente. In fondo non costerebbe niente a uno che va a spasso con il can, partire da casa con un bottiglione di acqua sotto il braccio. “Pitosto do via el can e anca par ninte” mi ha detto uno. “Na volta zera i òmini a pissare dapartuto e nissuni diseva gninte”. Come sempre dalle nostre parti si formano due squadre, una contro l’altra, come nel calcio anche su questioni minori come queste. ◆



Pietro Sottoriva con il direttore generale dell’Ulss Carlo Bramezza alla consegna di un mezzo donato dalla Fondazione. Sotto, un altro momento che sigilla la consegna di attrezzature mediche all’ospedale
AAttualità
Camilla Mantella
maggio 2023, per volontà di un gruppo di imprenditori dell’Alto Vicentino, è nata la Fondazione FabbricareSalute, con l’obiettivo di sostenere la rete sanitaria e assistenziale del territorio, in particolar modo l’ospedale di Santorso. Insieme a Pietro Sottoriva, tra i soci fondatori, facciamo il punto su quanto finora realizzato da questa nuova realtà. Com’è nata l’idea di creare questa fondazione?
“Era il 2020, in quel momento ero presidente del Raggruppamento Alto Vicentino di Confindustria Vicenza. Era l’anno del Covid e ho sentito il dovere di attivarmi per dare supporto alla sanità pubblica locale, in quel frangente in grosse difficoltà. Il consiglio direttivo di Confindustria ha supportato fin da subito questa mia proposta. Con il tempo ci siamo attivati per coinvolgere altri imprenditori e il 21 marzo 2023 è stata costituita FabbricareSalute. Marcello Cestaro, Massimo Comin, Sante Faresin, Daniele Grotto, Silvia Marta, Vania Sperotto, Roberto Spezzapria e Marco Zuccato sono i soci fondatori, oltre ovviamente al sottoscritto”.
Quali sono le principali attrezzature o strumenti sanitari che avete già donato all’ospedale di Santorso?
“Ci è voluto del tempo per capire come funziona il nostro ospedale e trovare il modo più adeguato di supportarlo. Determinante è stato il dialogo costruttivo che abbiamo sempre avuto con la direzione dell’Ulss guidata da Carlo Bramezza, che ringrazio per la fiducia che ha riposto nella Fondazione. Ci siamo messi al loro fianco, in ascolto, e insieme abbiamo attivato servizi che hanno contribuito a creare un valore aggiunto nella struttura ospedaliera. Per citare alcuni interventi, abbiamo dotato il reparto di Urologia di due nuove tecnologie d’avanguardia per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna da affiancare ai laser tradizionali; abbiamo donato un’automedica a supporto del Pronto soccorso,


Fabbricano salute per l’ospedale di Santorso
Da due anni è attiva la Fondazione FabbricareSalute, fonata da un gruppo di industriali del territorio con l’obiettivo di raccogliere donazioni per acquistare attrezzature mediche a favore dell’ospedale di Santorso e per consentire l’avvio di servizi sanitari che migliorino la qualità della diagnosi e della cura.
cosa che ha migliorato in modo concreto la capacità di intervento; abbiamo contribuito ad attivare un servizio di consulenza nutrizionale per i pazienti delle unità di Oncologia ed Endoscopia digestiva; in Ortopedia stiamo supportando la chirurgia robotica per favorire procedure meno invasive nel trattamento della protesica del ginocchio. Nell’ultimo periodo abbiamo attivato un servizio che amplia l’intervento neuropsicologico all’interno del Centro geriatrico per i disturbi cognitivi e le demenze, migliorando la qualità dei servizi di diagnosi e cura destinati ai pazienti con disturbo neurocognitivo precoce e ai loro familiari.
Per l’immediato futuro desideriamo istituire un fondo per finanziare la formazione del personale medico e infermieristico, a integrazione di quella già prevista nell’ambito del Piano formativo aziendale. Il nostro obiettivo è quello di mettere in relazione virtuosa una pluralità di soggetti, così da contribuire a migliorare le capacità diagnostiche, la qualità dei trattamenti verso i pazienti e gli approcci terapeutici mirati”.
Come scegliete quali attrezzature finanziare?
C’è un dialogo diretto con il personale medico?
“C’è un costante confronto con la direzione generale dell’Ulss, ma non solo: cerchiamo di coinvolgere periodicamente tutti i primari per capire meglio progetti ed esigenze. FabbricareSalute non si sostituisce alla Regione e ai progetti già avviati su cui non
ha competenza, ma lavora per migliorare il livello già buono di assistenza sanitaria, facendo arrivare a Santorso strumenti e servizi unici nel territorio. Tutti i progetti vengono condivisi e monitorati per verificare che si crei un vero valore aggiunto”. In che modo si può contribuire alla vostra “missione”?
“Abbiamo bisogno del supporto di tutti: imprese, cittadini, istituzioni. Investire sulla sanità, nel rispetto delle procedure aziendali, è cruciale per favorire il benessere e la sicurezza sanitaria del territorio. Contribuendo alla nostra causa si sostengono progetti di ricerca medica, formazione del personale sanitario, iniziative di prevenzione. FabbricareSalute è iscritta al registro unico del terzo settore e si può sostenere tramite il 5x1000 o attraverso donazioni liberali”.
Quali sono i vostri obiettivi a medio-lungo termine?
“Stiamo lavorando a un progetto ambizioso nell’area critica del Pronto soccorso per l’adeguamento con apparecchiature di ultima generazione. Si tratta di un investimento importante, che permetterebbe di avere un Pronto soccorso all’avanguardia dotato di un sistema di telemetria in grado di fornire in tempo reale, 24 ore su 24, i parametri vitali del paziente critico o potenzialmente critico. L’obiettivo è di far diventare la struttura ospedaliera di Santorso un fiore all’occhiello della sanità regionale”. ◆

LAttualità
Mirella Dal Zotto
o scorso marzo hanno cantato “The Time of my Life” a “The Voice Senior”, ottenendo un ottimo consenso da parte del pubblico e dei coach (sono stati scelti da Clementino). A riflettori spenti, con il ritorno alla normalità, incontriamo Marina Bicego e Andrea Bottene, pronti a raccontarsi professionalmente e umanamente.
Marina canta da quando aveva un anno e mezzo, e allora lo faceva in cambio di caramelle; ha fatto parte di cori in chiesa e, una volta diventata maggiorenne, ha iniziato ad animare varie feste con la sua voce pulita e suadente. Per una decina d’anni è stata la vocalist della Scledum Jazz Band, con cui si è esibita anche nella gemellata Kaposvar. Dopo un incontro all’allora Andy Bar con Andrea Bottene, gli ha proposto un sodalizio artistico di cui fa tuttora parte pure Marta Pavan. Autodidatta nella musica, ex modellista della Henry Cotton’s e ora assistente dentale, Marina Bicego è quel che si dice un talento poliedrico. Andrea Bottene, titolare di un magazzino di ricambistica industriale, è anche lui autodidatta, musicalmente parlando; formatosi al ritmo dei Beatles e dei Rolling Stones, suona il basso da quando aveva quattordici anni e ha fatto parte de “Gli Angeli”, gruppo che in quel di Schio, alla fine degli anni sessanta, rivaleggiava con “I Draghi”; ha suonato anche con “I Lord” in Germania e in Svizzera. Agli inizi degli anni settanta ha accompagnato Delia Gualtiero, ex moglie di Red Canzian dei Pooh, nella sua esibizione sanremese.Alla fine degli anni ottanta, dopo essersi dotato di una buona strumentazione, ha deciso di incidere un disco in collaborazione con i Blue Wind, ottenendo lusinghieri riscontri. Nel 1994, con Marina, ha partecipato a Sanremo Autori, presentando un suo pezzo. Ha il rimpianto di essere stato costretto a rifiutare l’offerta di entrare a far parte dei musicisti del Piper di Roma, ma all’epoca era minorenne e suo padre lo voleva in ditta a Schio; a quei tempi, per i figli, andava così.
Marina e Andrea hanno anche una storia personale particolare: sono sempre stati amici, ma dal giugno del ‘23 sono diventati marito e moglie, su preciso suggerimento dell’ex signora Bottene, strappata alla vita da un male inesorabile. È stata lei ad “affidare” Andrea a Marina, consapevole che il sodalizio professionale avrebbe potuto trasformarsi anche in una relazione sentimentale.

Bicego & Bottene, due voci da “Voice”
Marina Bicego e Andrea Bottene, 61 e 75 anni, sono oggi coppia nella vita e anche sui palchi dove si esibiscono sui generi più diveris, dal pop al rock, dal melodico alla disco al funky. Insieme sono arrivati di recente tra i 60 finalisti dell’edizione del talent “The Voice Senior”.
“A The Voice Senior” – ci dice Marina – abbiamo partecipato su forte sollecitazione di mia sorella Franca che, con altri familiari e amici, ci ha sempre sostenuto. Potevamo iscriverci solo singolarmente, però in un secondo momento ci hanno fatto esibire come duo. Il livello dei partecipanti alla trasmissione è veramente molto elevato ed è stata una grande soddisfazione, tra migliaia di domande, entrare nei provinati e poi nei 60 scelti per partecipare alle selezioni finali. Non abbiamo vinto, ma è stata un’esperienza memorabile, che ricorderemo per tutta la vita, specialmente per i legami che siamo riusciti a instaurare con più partecipanti. Ad esempio, ai primi di maggio siamo andati con alcuni di loro nella casa romana del figlio di Jimmy Fontana, concorrente come noi”.
“Ci piacciono tutti i generi – tiene a precisare Andrea – e spaziamo dal pop al rock, dal melodico alla disco al funky. Per noi due la musica è necessaria come l’aria che respiriamo, è dentro l’anima. Le nostre voci, la mia bassa e roca, la sua più alta e argentina, formano un mix che è sempre piaciuto, fatto da opposte caratteristiche: è per questo che Clementino ci ha voluto nel suo team. Sarebbe stata
proprio opportuna una zoomata sul pubblico presente in sala, tutto in piedi a ballare quando ci siamo esibiti! È stato molto emozionante”.
La troupe di “The Voice Senior”, per il promo, ha visitato Schio e i dintorni, innamorandosi della città e delle nostre montagne. “Noi invece non rimpiangiamo la grande città e i ritmi che le produzioni televisive impongono – precisa Marina. - Sarà che non siamo più giovanissimi, ma non fanno per noi. Per questo posso tranquillamente dire che siamo tornati nella nostra Schio ricchi di un’ulteriore esperienza, ma continueremo le nostre esibizioni in feste private o laddove ci chiameranno per sentirci cantare”.
“Ad esempio, il 29 giugno ci esibiremo in piazza per la festa del patrono – conclude Andrea – e sarà proprio un bel momento. Marina concorda con me nel dire che il palcoscenico, una volta che lo provi, ti manca, però va bene così: abbiamo avuto la nostra occasione e soprattutto abbiamo conosciuto gente simpatica, in primis Clementino e Antonella Clerici, che con noi è stata molto cordiale e alla mano. Ci è piaciuto vivere l’esperienza, ma non chiediamo di più”. ◆

Sport

Dieci anni, con oltre 400 iscritti, migliaia di chilometri percorsi insieme e tanti sorrisi condivisi. Potrebbe essere questo il riassunto dei primi due lustri di vita dell’associazione SportRace, che riunisce a Schio gli appassionati di corsa di ogni età.
Il gruppo sportivo ha ufficialmente festeggiato il decimo anno di vita con una festa in grande stile. Durante l’evento, al quale
Arriva la Sportrace
Vertical
Si corre domenica 22 giugno la quinta edizione dello SportRace Vertical, una delle più celebri corse in montagna della nostra zona. Con un percorso di 7,8 km. ma con un dislivello di oltre 1.200 metri, il Vertical si conferma una prova impegnativa, ma indimenticabile. Con gli ultimissimi pettorali ancora disponibili, l’edizione di quest’anno si annuncia ricca di novità. Il percorso resta il medesimo, ma sarà possibile partecipare anche in staffetta. Ovvero una coppia di runner si dividerà il percorso: il primo correrà da Poleo a Contrà Rossi e il secondo volerà verso il traguardo di Malga Davanti. Inoltre sarà stilata una speciale classifica di combinata per chi oltre al Vertical avrà corso anche la Maistrak. Dulcis in fundo: premiazioni e terzo tempo torneranno a svolgersi sul Novegno.
Sportrace, di corsa da dieci anni
ha preso parte anche l’assessore allo sport di Schio Aldo Munarini, non sono mancati momenti di ringraziamento per chi ha dato il via a SportRace, come il primo presidente Stefano Triches e gli ex membri del direttivo: Carla Vitella, Stefano Dettin e Mirko Dalla Vecchia.
In occasione del decennale, Sportrace s’è regalata un nuovo logo e la prima divisa sociale.
“Il nuovo logo attinge le proprie radici nel passato, ma guarda avanti - spiega il presidente Massimo Dalla Costa –. Se nel vecchio logo il profilo delle nostre splendide montagne faceva da sfondo, in questo nuovo diventa il simbolo stesso del nostro gruppo. Ma lo diventa in una forma più stilizzata, con un forte impatto visivo. Inoltre, giocando con gli aspetti grafici, abbiamo fatto in modo che le due montagne del nuovo logo altro non siano che una rappresentazione delle iniziali del nostro nome: Esse ed Erre”.
Logo nuovo e divisa nuova.
“A dire il vero – gli fa eco Dario Dettin, vicepresidente dell’associazione - questa è la prima divisa ufficiale SportRace. Negli
anni precedenti, donne e uomini hanno sempre avuto colori distinti e pure diversi nel corso delle stagioni. Con l’avvento del decimo anno abbiamo deciso che era il momento di dar vita a una divisa ufficiale, uguale per tutti, in modo da rendere facile il riconoscimento dei nostri soci durante le varie manifestazioni. Essendo una società scledense abbiamo fuso nella divisa i colori istituzionali del nostro comune, il rosso e il giallo, dando vita a una divisa che sfumi da un arancione intenso a uno più chiaro”. Tante dunque le novità in casa SportRace, ma Dalla Costa tiene a sottolineare che i valori fondanti restano sempre gli stessi: “Siamo una società inclusiva. Da noi sono i benvenuti gli appassionati della corsa di ogni ordine a grado. Anzi, abbiamo persino un gruppo di camminata veloce e nel corso degli anni abbiamo dato vita a una miriade di iniziative: dall’ormai celebre preparazione atletica invernale ai corsi di stretching, dalle sessioni sulla tecnica di corsa, alla ginnastica di potenziamento. Senza dimenticare la nostra gara: SportRace Vertical che quest’anno celebra la quinta edizione con un bel po’ di novità”. ◆
Lo Schiocco
Non camminate sul marciapiede
Girate alla larga dal marciapiedi porfidato che in via Brolo del Conte sale dalla Valletta al Castello! Ci è capitato di vedere una persona disabile in carrozzina scendere in strada per schivare le buche, con grave pericolo per la sua incolumità. In Comune ci è stato detto che la manutenzione ordinaria spetta all’ente pubblico, ma quella straordinaria (come in questo caso) no, anche perché il marciapiedi sarebbe privato (ma chi ha risposto ha usato il condizionale).
Pubblico, privato, ordinario o straordinario… lì intanto i pedoni corrono seri rischi e il bizzarro segnale stradale di pericolo generico, con la raccomandazione di stare attenti ai dossi, sembra più un modo per salvaguardarsi in caso di incidenti. Dunque, non fatevi male in quel tratto,


non sapreste a chi rivolgervi per un risarcimento: cadendo a causa delle buche, per tutelarvi poi non cavereste un ragno dal buco.[M.D.Z.]

Sport e spettacoli


Raffaella Masciadri, l’assessore Munarini, Pavan del Cittadella e alcuni dirigenti organizzatori posano con la compagine della Juventus vincitrice del torneo, e con la Concordia, squadra ospitante.
Con una kermesse di tutto riguardo svoltasi all’oratorio salesiano “don Bosco”, l’Asd PGS Concordia ha portato a termine la sesta annata di calcio giovanile femminile. Una tappa del percorso iniziato nel 2019-20. Oggi questa frizzante realtà sportiva dell’oratorio, con 6 squadre e oltre 120 ragazze giocatrici, vanta uno dei più affollati vivai del vicentino.
La caratura delle squadre che hanno partecipato al torneo di calcio, ospiti della PGS Concordia (FC Juventus, Sassuolo Calcio Femminile e Women Hellas Verona) e la qualifica, stabilita dalla Figc Settore giova-
Cresce il calcio femminile del Concordia
Mentre si è chiusa con numeri sempre migliori la sesta stagione del calcio giovanile femminile, si è svolto all’oratorio il 9° torneo “Calcio in Concordia”, un quadrangolare che ha visto partecipare le squadre dell’FC Juventus, Sassuolo Calcio Femminile e Women Hellas Verona.
nile e scolastico, di “Torneo nazionale femminile di calcio” nella categoria di pertinenza, la dicono lunga sul successo della scelta operata nel 2019, avviata in salita a causa della pandemia e poi definitivamente affermatasi.
Il quadrangolare, tenutosi il 2 giugno, è il “trait d’union” ideale tra il lungo passato di calcio maschile della Concordia, alle soglie del 120° anno da festeggiare nel 2026, e un futuro che vuol essere disegnato in risposta alla crescente domanda femminile sul territorio.
Le giovanissime giocatrici delle quattro squadre hanno dato vita a gare combattute con agonismo ed eleganza, gettando sul nuovo campo da calcio in erba sintetica tutta la bravura e l’entusiasmo dei loro 1213 anni. La mattinata ha visto avvicendarsi quattro incontri di due tempi di 18 minuti, definendo la classifica per le due partite pomeridiane di finale, ciascuna giocata in tre tempi. Alla fine il torneo è stato vinto dalla Juventus sul Sassuolo per 3 – 0, al terzo posto l’Hellas Verona. La “padrona di casa” Concordia, forse anche per… dovere di ospitalità, s’è accontentata del quarto posto.
Al momento della premiazione, introdotta dal presidente della Concordia Adriano
Un Leone d’argento a Schio

Gli studenti della 4AF-indirizzo artistico dei licei di Schio “Tron Zanella Martini” hanno ricevuto il prestigioso premio “Leone d’argento per la creatività” assegnato dalla Biennale di Ve-
nezia. Questo riconoscimento, riservato alle scuole di ogni ordine e grado, promuove la creatività applicata nelle arti, invitando le scuole stesse a sviluppare progetti di sperimentazione laboratoriale in ambito artistico, teatrale, musicale, coreutico e digitale. Il progetto vincitore, dal titolo “Corpo Chiuso/Corpo Diffuso: Body Art e Artivismo”, è nato dalla collaborazione con “Dance Well Ricerca e Movimento per il Parkinson”, una pratica artistica di movimento promossa dalla Fondazione Teatro Civico in collaborazione con Opera Estate Festival. ◆
Martinello e dagli altri dirigenti organizzatori, ha preso la parola l’assessore allo sport Aldo Munarini, sottolineando la vivacità sportiva di Schio e la funzione sociale ed educativa dello sport. Presente alle premiazioni in rappresentanza del Cittadella Calcio, società con la quale la Concordia mantiene un intenso rapporto nel settore femminile, il giocatore Nicola Pavan ha premiato la capocannoniere e la migliore giocatrice del torneo.
In chiusura il saluto della madrina della manifestazione, Raffaella Masciadri, dal 2022 team manager della Juventus Women, squadra fresca vincitrice del suo sesto scudetto e quarta Coppa Italia. Una testimonianza, quella di “Mascia”, di come lo sport svolto nell’età giovanile con applicazione, passione e serietà, può diventare l’avventura della vita. ◆
I primi 50 anni di Orizzonte Danza

Orizzonte Danza di Ornella Pegoraro ha festeggiato i 50 anni di attività con due serate speciali al Teatro Civico, proponendo al pubblico “Over the Rainbow”, liberamente ispirato al Mago di Oz, e “Il tempo sospeso”, performance degli allievi dei corsi più avanzati. La lunga storia della scuola è stata celebrata mettendo in evidenza la ricchezza e la varietà delle tecniche artistiche, unite all’opportunità di esplorare e condividere diversi linguaggi espressivi. Dopo mezzo secolo, Orizzonte Danza rimane per Schio un presidio culturale vivo, che coniuga impegno educativo, ricerca artistica e legame con il territorio. [M.D.Z.]
Tra gli appuntamenti clou del festival anche il concerto di Ron, qui sul palco con i suoi strumentisti
The best of Sacrofest

Le canzoni di Ron, la testimonianza di Gad Lerner e le storie di Stefano Massini. Dei tanti protagonisti che anche quest’anno hanno arricchito il programma del Sacrofest abbiamo scelto questi tre, tra i più seguiti dal pubblico.
MMirella Dal Zotto
olteplici le occasioni, nella prima settimana di giugno, per divertirsi, riflettere, imparare. Abbiamo scelto di seguire i “Best of Sacrofest”, i nomi di richiamo che sono arrivati a Schio per la manifestazione, arrivata al suo decimo anno, senza nulla togliere a tutti gli altri incontri, che hanno trattato importanti tematiche.
Ron, il cantautore raffinato al centro della musica
Il pubblico ha riempito la platea dell’Astra, ma poche erano le presenze in galleria: peccato, perché il concerto di Ron, “Nel centro esatto della musica”, è stato un momento di spettacolo raffinato, elegante ed ha ufficialmente aperto il tour estivo del cantautore, premio della critica “Mia Martini” e Premio Tenco alla carriera. Ron non si è risparmiato, cantando per due ore filate brani ormai nella storia della musica, come “Una città per cantare”, “Il mondo avrà una grande anima”, “Piazza Grande”, “Il gigante e la bambina”, “Joe il Temerario”…, ma anche pezzi meno noti e comunque di alta poesia. Ha raccontato svariati aneddoti legati alla grande amicizia con Lucio Dalla, ha spiegato la sua passione per i concerti a teatro e per il contatto col pubblico: a settantuno anni, rimane il ragazzo di sempre, semplice e diretto, con una visione musicale profonda e intima. Professionista preparato e attento, spazia dalla chitarra al pianoforte con naturalezza, cantando i suoi pezzi con una punta di nostalgia, guardando però anche al futuro e soprattutto ai giovani. In scena, con lui, tre musicisti e la cantante Stefania Tasca,
splendida voce che ha accompagnato Ron per tutta la serata e che è stata alquanto applaudita nella canzone “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, con cui Ron ha vinto il Sanremo del ‘96 insieme a Tosca.
Gad Lerner, l’ebreo errante che spiega Gaza
Teatro Pasubio gremito per “Fanatismo da importazione”, con Gad Lerner. Sul palco, a intervistarlo, il giornalista Lauro Pauletto. Lerner, giornalista, scrittore, opinionista, traendo spunto dal suo ultimo libro, “Gaza – Odio e amore per Israele”, si è valso anche della sua storia personale per far capire il dramma di oggi. Sostiene che “Israele si è cacciato in un vicolo cieco e l’identità ebraica rischia di andare in frantumi con il governo Nethanyau”. Ha ritenuto necessario fare un excursus sugli errori storici che hanno portato alla situazione odierna, dalla spartizione della Palestina nel ‘47 all’annessione di territori con la guerra-lampo del ‘67, che ha permesso la conquista di luoghi sacri per gli Ebrei, che allora hanno pensato anche a un miracolo divino. identifica Hamas come “movimento di resistenza islamica”, “serpe in seno al popolo palestinese” e vede nei “due popoli, due Stati”, l’unica soluzione possibile. Ritiene

che si arriverà a ciò, non si sa in quanto tempo, ma il bisogno di pace è ora alquanto pressante. Cosa si può fare in Italia e in Europa? “Aiutare i giusti, sia Ebrei che Palestinesi, sviluppando l’idea della loro convivenza pacifica”.
In apertura Alberto Vitella, anima del Sacrofest, ha voluto far sapere che lui e gli altri organizzatori sono stati accusati di essere “di parte”. “Noi invitiamo al Sacrofest chi ha idee e sa confrontarsi, rendendo stimolanti, critici e profondi gli interventi, per capire la realtà in cui viviamo” ha tenuto a precisare, con un pizzico di amarezza.
Stefano Massini, il narratorattore Pienone, sempre al Teatro Pasubio, anche per Stefano Massini, scrittore, drammaturgo, ma soprattutto narratorattore, come ci piace definirlo; nei racconti che scrive, e nel come li presenta, sta infatti la sua sostanza. È conosciuto ai più grazie alla televisione, in primis per la sua partecipazione del giovedì a Piazza Pulita e poi per Riserva Indiana, ma è ascoltando un suo monologo che si comprende appieno perché sia lo scrittore italiano maggiormente rappresentato nel mondo, tradotto in ventiquattro lingue e vincitore del prestigioso Tony Award.
Ha conquistato ovviamente anche il pubblico del Sacrofest, che l’ha applaudito ascoltandolo con la massima attenzione. Massini ha narrato storie di mafia, passando poi ad aneddoti legati a Freud, D’Azeglio, Alfieri, Casanova... Ha dimostrato come si vive di immagini e di come queste si possano trasformare in storie, quanto sia importante esprimere le proprie emozioni, come il racconto che stupisce e spiazza sia quello migliore e di quanto ci sia bisogno, soprattutto oggi, di arte e bellezza. Sul palco si è espresso con scioltezza, ma anche con un sapiente e consumato uso del tono di voce, della pausa, della ripetizione. Il Massini teatrale è simpatico, spiritoso, meno serio di quello televisivo: sa fare del palco casa sua. ◆

Gad Lerner con Alberto Vitella, anima del Sacrofest
Stefano Massini


