Lira&Lira nr. 745

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Agorà ◆ [ 31 ]

Il percorso vecchio (in alto) e quello che attualmente, a cantiere in corso, occorre fare per raggiungere il centro del quartiere dalle zone di Rio-Macchiavella-Vanzi

un intero Consiglio Comunale, il quale dovrebbe anzi essere il maggior garante della voce dei cittadini, libera e ragionata. Ma soprattutto, non contento e soddi-

sfatto nel volerci tutelare, lasciaci liberi di rivolgerti un ultimo e sincero • GRAZIE, per l’averci, come ultimo tuo grande regalo, privati del “lusso” rappresentato dall’appartenere al nostro stesso Quartiere, di certo non più il tuo, l’oramai bruscamente diviso Giavenale. Una sola domanda ci sentiamo di rivolgerti in modo chiaro e diretto come fossimo quei vecchi amici, conoscenti o semplici compaesani di cui ancora dovresti aver ricordo: precisamente, quand’è che hai scelto di tradire la tua gente? Sai, qui se lo chiedono in molti. Probabilmente non avremo mai una tua sincera risposta, anche perché purtroppo è tagliando nastri che si vincono le elezioni, non di certo parlando con chi come noi sa guardare solo “all’orticello di casa propria”, del resto l’imperativo è apparire, non chiarire. Ma noi sappiamo aspettare. Tra qualche giorno saremo tutti chiamati a riporre nuovamente le nostre speranze e convinzioni su colui che guiderà la Città per gli anni a venire, proprio come successe con te tempo fa. Ma tu stavolta non ci sarai, la tua parte a Schio per ben due volte l’hai già saputa fare, anche con il consenso che astutamente ci hai saputo strappare. Ad ogni modo, chiunque sia il tuo successore è solo grazie a te che ora sappiamo con certezza cosa fare.

Ora tocca a noi, questa è l’occasione per scegliere cosa vogliamo essere. Noi tutti, semplici cittadini di Rio, Macchiavella e Vanzi, o come ci piace definirci, cittadini di Giavenale. Cordialmente. Comitato “Rio, Macchiavella e Vanzi sono quartiere di Giavenale”

La protesta manifestata in questi anni dal Comitato è legittima, per carità, e su questo giornale le abbiamo dato spazio perché, al di là delle ragioni dell’una parte e dell’altra, la faccenda interessa centinaia di persone. Però ci si fa del male da soli e si finisce per perdere di vista le proprie tesi tecniche se si passa alle “maniere forti” facendone una questione così personale. Qui non si tratta di difendere il sindaco, che se vorrà risponderà da sé; si tratta però di far notare che domande come “quand’è che hai scelto di tradire la tua gente” sono del tutto fuori luogo e autolesionistiche. Ci mancherebbe soltanto che un sindaco sentisse che, dentro il suo comune, la “sua gente” non è tutta la cittadinanza, ma una sua parte, solo perché in quella parte è nato. (S.T.)


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