Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso”
RUBRICA
Digitalizzato Flora alpina tascabile, testo del 1907 per i “touristi” della montagna
F
requentemente le richieste di scansioni di opere conservate nella Biblioteca di storia e cultura del Piemonte Giuseppe Grosso che giungono dal pubblico stupiscono anche gli addetti ai lavori, e consentono di portare alla luce testi inaspettati e sorprendenti. È il caso di Flora alpina tascabile per i touristi delle Alpi e degli Appennini, di cui già solo il frontespizio è ricchissimo di informazioni. Per cominciare, veniamo informati che il volume che abbiamo in mano è la seconda edizione italiana della Flore alpine de poche, di Henry Correvon, “interamente modificata ed accresciuta dal Prof. Lino Vaccari, con 193 Tavole colorate”. L’opera è edita a Torino, nel 1907, per i tipi di Carlo Clausen Hans Rinck Succ., nientemeno che “Libraio delle LL. MM. (Loro Maestà, n.d.r.) il Re e la Regina. Imperdibile l’incipit dell’introduzione, che in poche righe, sotto il titolo “Piante alpine e piante polari” ci conduce là dove vuole l’autore: “Se volete venire al Polo Nord, abbiate la bontà di seguirmi. Vi accompagnerò in poche ore o almeno vi metterò nelle condizioni di vedere tutto ciò che avreste incontrato nel lungo viaggio per quelle lontane regioni. Alpenstock (letteralmente: bastone alpino, vale a dire in italiano pistocco, n.d.r.) alla mano! Prendiamo la strada
che conduce alla montagna. La sua alta vetta sarà il nostro Polo”. L’autore rappresenta l’ascesa nelle altitudini come un viaggio verso il Polo Nord, attraverso la Francia e la Scandinavia, mettendo in evidenza le similitudini climatiche: salire in alto è come muoversi verso settentrione. “Lo credereste? Siamo giunti al Nord della Penisola Scandinava, tanto è vero che sul-
la sponde del mare di quelle lontane regioni noi potremmo raccogliere le belle violette di montagna e le soldanelle che da noi vivono sui pascoli immediatamente sovrapposti al limite superiore delle foreste. Siamo ad un’altitudine media di 1800-2000 m. oppure in certe vallate ben riparate a 2000-2200 m. Più si sale e più ci si sente vicini al Polo”.
CRONACHE DA PALAZZO CISTERNA
35