Etica del dolore tutte le facce della medaglia

Page 4

Piemmerre Produzioni Diffusione creativa indipendente

Però, adesso, fermiamoci un attimo ed assumiamo un atteggiamento critico, poniamoci qualche domanda scomoda, magari strizzando un po' l'occhio all'etica. Come si fa a valutare il successo di un trattamento del cancro? Come meglio affrontare la residua durata di vita? E la qualità della vita? La sensazione di benessere e di dolore; la capacità di autosufficienza normalmente su una base quotidiana? E l'accanimento terapeutico, è eticamente accettabile? La presenza in Italia di ‘Santa romana Chiesa’, influenza la nostra morale etica? E questa ‘etica del dolore’, è giusto estenderla anche quando ad ammalarsi sono dei bambini? Oppure oggi è più etica l'eutanasia, magari estesa a tutte le età? Io personalmente non sono pronto a dare risposte a tali domande e me ne guardo bene dal pontificare. Però, a mio avviso, sono questi i veri temi da affiancare alla lotta contro il cancro; sono questi i veri interrogativi su cui ciascuno deve elaborare una propria coscienza esistenziale e senza mai permettere, ai più disparati e inquinanti credo religiosi, di offuscare le nostre capacità di giudizio. Penso che le soluzioni siano dentro di noi. Dobbiamo solo aver coraggio a farle emergere, evitando i pregiudizi. Passando, poi, dalla filosofia alla prammatica, penso sia anche il caso di chiedersi: ma è giusto rischiare con cure alternative? E' giusto dare credito a chi, scegliendo di rappresentare una ‘medicina non ufficiale’, ha rinunciato a innumerevoli benefici? E' credibile la possibilità di curarsi in Natura, bypassando le più titolate, ma invasive, cure tradizionali? E qui arriviamo alla domanda più scomoda: nel mondo, c'è davvero interesse a trovare una soluzione definitiva all'insorgere dei tumori? Non ce lo nascondiamo: l’oncologia e la prassi della chemioterapia, rappresentano, per un pool di società farmaceutiche mondiali, un business multimiliardario su scala planetaria. Le cosiddette ‘big Pharma’ (in prevalenza americane), sono davvero disposte a cancellare il problema? Quanto costerebbe loro ammettere che, forse, il metodo suggerito da “Second opinion underground” sia la giusta strada da percorrere? Badate che ho usato apposta una formula ipotetica. A tal uopo, però, va ricordato che, proprio negli Stati Uniti, intorno agli anni '70, cominciò ad affermarsi un movimento di medici, molto riservato, che prese il nome di “second opinion underground”, denominazione voluta per distinguersi dalla conformità, con la quale l'elite del mondo sanitario affrontava certi dogmi della medicina. Furono proprio loro infatti, grazie ai loro metodi di ricerca ‘innovativi’ (è un eufemismo ovviamente) e rivoluzionari, a scoprire che in Natura erano disponibili risorse miracolose, oltre che infinite e a costo zero. Furono sempre loro che, per un lungo periodo di tempo, e con notevoli successi, scelsero di curare il cancro con un farmaco denominato “laetrile”, ricavato dai semi delle albicocche, ingaggiando una battaglia


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.