Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare

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G1 X82.96 Y-68.111 E2.69621 G1 X83.762 Y-67.997 E2.72316 G1 X84.293 Y-67.912 E2.74104 G1 X84.853 Y-67.804 E2.76001 G1 X85.34 Y-67.669 E2.77682 G1 X85.8 Y-67.46 E2.79363 G1 X86.186 Y-67.208 E2.80896 G1 X86.761 Y-66.769 E2.83302 G1 X90.377 Y-63.937 E2.98578 G1 X90.923 Y-63.496 E3.00913 G1 X91.29 Y-63.149 E3.02592 G1 X91.597 Y-62.747 E3.04275 G1 X91.838 Y-62.303 E3.05955 G1 X92.024 Y-61.77 E3.07833 G1 X92.15 Y-61.325 E3.09371 G1 X92.925 Y-58.443 E3.19297 G1 X93.084 Y-57.818 E3.21442 G1 X93.182 Y-57.087 E3.23895 G1 X93.2 Y-56.095 E3.27195 G1 X93.199 Y56.098 E7.00351 G1 X93.172 Y57.535 E7.05131 G1 X93.106 Y58.257 E7.07542 G1 X92.964 Y58.854 E7.09583 G1 X92.741 Y59.476 E7.11781 Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare

Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare

Un evento culturale co-organizzato da Prossimi Impresa Sociale e Centro Culturale Candiani

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Prossimi è nata con la visione, e anche la sfda, di portare le tecnologie di fabbricazione digitale, che erano prerogativa del mondo produttivo-tecnico-industriale, in un contesto di produzione culturale e innovazione sociale. Abbiamo deciso di tradurre questi mezzi tecnologici in strumenti fondamentali per progettare e realizzare nuovo valore collettivo, nuovi modi di raccontare il patrimonio, nuove forme di formazione e partecipazione inclusiva per le persone con fragilità e disabilità.

Questo evento culturale è stato un primo grande esempio della capacità della tecnologia di creare inclusione e conoscenza per tutti e tutte. Abbiamo proposto un’esposizione multimediale nel senso stretto del termine, che utilizza cioè diversi supporti e media per rappresentare il patrimonio ambientale con modalità che siano inclusive, innovative, contemporanee. Si tratta di una mostra in cui per la prima volta non è vietato toccare e che anzi è progettata secondo una logica di universal design, incorporando le diverse necessità ed esperienze possibili che si possono fare del contenuto.

La mostra permette quindi a tutti di conoscere per la prima volta in modo totalmente nuovo il paesaggio e la morfologia delle nostre vette alpine, utilizzando dispositivi e supporti fondamentali per le persone con disabilità visiva, o cognitiva, ma interessanti per tutti, giovani e curiosi. Il valore del manufatto tridimensionale, infatti, risiede anche nella capacità di coinvolgere ed essere veramente stimolante e prezioso per tutti.

L’esposizione riesce a unire diversi temi: oltre al fondamentale valore della partecipazione alla fruizione del patrimonio si parla dell’utilizzo degli open data, dati aperti che diventano strumento d’informazione per il cittadino solo se, da incomprensibili numeri vengono trasformati in supporti di più facile lettura così da restituire valore e conoscenza alla comunità; della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale; del rapporto tra tradizione e innovazione che, declinato in nuovi modi e processi, insegna come saperi artigianali e digitali possano e anzi debbano parlarsi, e dal loro dialogo nascano nuove spinte creative per costruire il futuro della manifattura.

Siamo molto feri di questo evento culturale, anche per la sua capacità di aver portato allo stesso tavolo diversi interlocutori, stakeholder ed enti locali, in un contesto cooperativo di estremo valore collettivo. Ci auguriamo sia un punto di partenza per un dialogo e collaborazione sistematica con le istituzioni e le realtà del territorio, necessari per creare progetti di vero impatto.

Vogliamo sia un invito a tutte le istituzioni culturali a rifettere sulla direzione da prendere per la divulgazione della cultura e del patrimonio e sulle potenzialità, e la bellezza, che si possono generare attraverso un uso consapevole e responsabile della tecnologia.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

Stefano Cecchetto

Storico dell’arte e curatore

Il progetto Territoriotipo è la formula innovativa di un percorso mirato a fruire – attraverso i cinque sensi – di un’esperienza visiva, tattile e olfattiva che supera il concetto di mostra, così come è stato inteso fno ad oggi.

Attraverso le nuove tecnologie siamo ora in grado di rendere visibile una rappresentazione multipla dei luoghi in un percorso che collega i diversi sistemi: open data, fruizione e partecipazione inclusiva, per la conoscenza a 360° del territorio. Attraverso i dati, rigorosamente dettagliati, delle mappature efettuate dal Ministero dell’Ambiente e poi rielaborati in modelli tridimensionali grazie alle più innovative tecniche della stampa 3d, il progetto diventa così un supporto prezioso di riscoperta, approfondimento e studio del nostro territorio.

Abbiamo cominciato questa nuova esperienza partendo dalle montagne del Veneto perché lo spirito della montagna si apre ai grandi spazi, alla vastità dei cieli, alla solennità di un paesaggio che si rigenera nella serenità e nella quiete dei luoghi d’afezione.

Qui lo spettatore ritrova se stesso nella contemplazione dell’infnito: la montagna è la casa dell’anima è l’oasi tranquilla della mente, è il silenzio che rivela il verbo incessante della natura.

La montagna rimane quindi un simbolo, un emblema, un viatico per altre dimensioni possibili che il progetto. Territoriotipo riuscirà a veicolare attraverso le diverse competenze professionali che gli appartengono. Il supremo confne tra l’universo visibile e quello invisibile, viene così defnito in quell’atmosfera di silenzio, in quel distacco che la montagna segna come un muro invalicabile e davanti al quale si aferma ogni nostra incertezza. Perché la montagna tende ad esaltare l’espressione del sensibile, in un clima di sospensione e di attesa che determina: da una parte la bellezza dei luoghi e dall’altra, l’assenza di ogni artifcio estetico.

La sacralità della montagna diventa così emblema e viatico per una rifessione più ampia dentro alla quale la defnizione di paesaggio si oppone sostanzialmente a quello di ‘località’, e il luogo della rappresentazione appartiene totalmente alla sua poetica.

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Alessandro Trovato

Presidente Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti

ONLUS APS - Sezione Territoriale di Venezia

Il coinvolgimento della nostra associazione, nell’ambito del progetto Territoriotipo, per noi è stata una grandissima opportunità.

Una opportunità che vorremmo fosse la normalità.

La progettazione inclusiva e accessibile, ha dimostrato in questa iniziativa, tutta la sua efcaciaedhariscossoilmeritatosuccesso.

In questa occasione, il bello è stato, che non si è dovuto pensare a come rendere un’opera accessibile a chi non vede, ma l’opera è nata già tattile. Anzi, forse, in questo caso, la collaborazione con il mondo dei non vedenti ed ipovedenti, ha dato un valore aggiunto, all’esplorazione da parte di chi, la vista può usarla bene.

In molte occasioni, abbiamo suggerito di esplorare non solo con gli occhi, ma anche utilizzando il tatto, perché in questo modo si osserva meglio. Il riscontro è stato positivo, a dimostrazione che, pensare accessibile, non è solo utile a chi non vede, ma ad ogni tipo di visitatore.

Il feedback raccolto, da parte dei nostri soci, che hanno potuto visitare la mostra, è stato assolutamente entusiasmante.

Non capita molto spesso purtroppo di poter “vedere”, come se si fosse su un aereo, un panorama montano.

Le esplorazioni dei plastici, ci hanno dato la possibilità di avere una “memoria fotografca”, del territorio montano della nostra regione.

Che bello sarebbe, poter avere la stessa possibilità per esplorare Venezia, le sue costruzioni storiche, le sue isole, oppure scoprire le altre importanti città venete con le proprie meraviglie, che milioni di persone vengono a visitare, da ogni parte del mondo, e che invece restano misteriosamente segrete al tatto dei ciechi.

La speranza, ovviamente, è quella che questo genere di iniziative, possano emularsi al fne di poter diventare sempre più frequenti e ordinarie.

Per ora non possiamo far altro che ringraziare Prossimi per aver segnato la strada in maniera straordinaria.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

Il Museo del Paesaggio nel Paesaggio.

Nell’ambito dell’indagine promossa dalla mostra: TerritorioTipo mi è sembrato doveroso segnalare il lavoro efettuato dal Museo del Paesaggio di Torre di Mosto in merito alla ricognizione efettuata dallo stesso per quanto riguarda gli aspetti di documentazione pittorica e fotografca del territorio di bonifca.

Dal 2007, il Museo del Paesaggio ofre una stabile piattaforma regionale e, per certi aspetti nazionale, degli artisti storici e contemporanei che hanno operato e operano nel Veneto sul tema del paesaggio.

L’attività espositiva del Museo si muove lungo due direzioni di ricerca:

1. La pittura di paesaggio nel Veneto tra fne Ottocento e gli anni ’60 del Novecento, con particolare attenzione a Venezia e Treviso; ma con dialoghi e confronti con le opere, movimenti e linguaggi artistici sviluppatesi nello stesso periodo nel territorio nazionale.

2. La documentazione visiva della metamorfosi del paesaggio stesso.

L’approfondimento privilegia la ricerca artistica che avviene nella Regione Veneto dove il Museo opera, ma sempre cercando in ogni esposizione di collegare relazioni e infussi “altri” che provengono dal dialogo con diferenti realtà a livello nazionale.

Il Museo del Paesaggio, dentro al Paesaggio, è un percorso che intercetta un susseguirsi di visioni tra terra e acqua percepibili dagli argini sopraelevati attraverso la mobilità lenta (sistemi dei camminamenti arginali, delle piste ciclabili e della via d’acqua) che permette la vista di nature e segni della civiltà contadina maturata in seguito alla Bonifca Integrale.

Seguendo gli sviluppi artistici della Land Art, a cominciare dagli “spazi aperti” che hanno caratterizzato gli anni dalla seconda metà del Novecento ad oggi, possiamo distinguere i principali floni lungo i quali essa si è mossa: arte negli spazi dei grandi aperti naturali (land art negli spazi del “sublime e poi deserti, catene montuose, canyon, gole, spazi “selvaggi” soprattutto del Nord America), arte “rigenerativa” nei grandi spazi degradati dallo sviluppo industriale (distretti della Ruhr e simili), arte “rigenerativa” nei grandi spazi degradati dagli sversamenti industriali e urbani (Terzo paesaggio) e arte negli spazi urbani, negli spazi “naturali” e rurali.

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Giampaolo Toso

Ufcio Categorie Confartigianato Venezia

L’artigianato ha sempre interpretato una ricerca estrema della perfezione e per questo un tempo si poteva e si doveva aspettare il prodotto artigianale per mesi se non per anni.

La società attuale non ha più questi tempi; siamo tutti consapevoli che comunque il prodotto artigianale e l’artigiano ha i suoi tempi dettati dalla ricerca e dall’esecuzione del prodotto, ma questi non possono più essere dilatati più di tanto. I clienti voglio essere seguiti, capiti e soprattutto vogliono risposte veloci e tecnicamente adeguate. Come Associazione, abbiamo sempre guardato con grande interesse all’innovazione di processo come ad uno strumento che può supportare l’artigiano nella sfda della competitività. La tecnologia e l’innovazione ad essa collegata può aiutare l’artigianato ad adattarsi ai molti cambiamenti e può essere integrata a più livelli all’interno delle attività artigiane.

Il nostro compito, come Confartigianato Venezia, è quello di far comprendere questo approccio agli artigiani, collegarci a partner che possano trasmettere e far digerire all’artigianato questo percorso di innovazione così da poter reinterpretare i valori intrinseci dell’artigianato attraverso le nuove lenti di un mondo moderno e molto più frenetico.

La partnership con realtà locali di innovatori è uno strumento prezioso e necessario per far emergere, risolvendole al meglio, le criticità di una maturazione digitale delle nostre aziende.

La speranza è quella di continuare a lavorare e intensifcare la stretta collaborazione di questi anni.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

Il progetto tecnico di Territoriotipo mette a sistema alcuni valori e modi di lavoro abilitati dalle nuove tecnologie di rilevamento e trattamento dei dati: opportunità che fno a qualche anno fa non esistevano e che oggi si trasformano in possibilità innovative di rappresentazione e conoscenza.

I dati da cui siamo partiti per l’elaborazione dei modelli sono informazioni gratuite e pubbliche, elaborate dal Ministero dell’Ambiente. Si tratta di scansioni e mappature del territorio efettuate tramite la tecnologia Lidar, un sistema laser che riesce a rilevare con estrema precisione il territorio, restituendo una nuvola di punti ad alta defnizione, che riproduce la morfologia del terreno.

Questi dati grezzi, però, non sono comprensibili e direttamente utilizzabili in questa forma: è stato necessario rielaborarli attraverso software di modellazione tridimensionale e parametrica per renderli dei modelli 3d veri e propri.

Il lavoro che abbiamo fatto è particolarmente importante perché dimostra il potenziale delle tecnologie di fabbricazione digitale di rendere fsici, comprensibili e interessanti informazioni che altrimenti rimarrebbero nascoste e prive di valore informativo per i cittadini.

Allo stesso tempo, la produzione di questi modelli è stata una sfda tecnica e un esempio di processo altamente tecnologico e avanzato: ciascuna modellazione parte da decine di milioni di punti, che vengono elaborati e trattati per costruire modelli unitari, eliminare eventuali errori e gestire la forma fnale.

Siamo riusciti a trasformare una risorsa potenziale in un efettivo strumento di conoscenza, anche inclusiva.

La gestione dei dati e la produzione di infografche bidimensionali è una prassi ormai consolidata per spiegare e comunicare set di dati complessi, la rappresentazione fsica del dato aggiunge un nuovo orizzonte di possibilità per rendere fruibili anche alle persone con disabilità, visiva o cognitiva, queste informazioni.

La trasformazione del dato in oggetto tangibile permette a tutti di entrare in una

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Indice ESPOSIZIONE

Concept pag. 12

I modelli 3d pag. 14

Le montagne pag. 16

Artigiani digitali pag. 27

Videomapping pag. 28

ATTIVITÀ CULTURALI

Tavole rotonde pag. 34

Laboratori didattici pag. 37

Scuole primarie pag. 38

Scuole secondarie pag. 40

Visite tattili pag. 42

INFORMAZIONI

Colophon pag. 44

Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE

Concept

Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare è un evento culturale mette per la prima volta in dialogo temi quali gli open data, la conoscenza dell’ambiente e del territorio e l’innovazione museale, proponendo nuove modalità di partecipazione culturale attraverso l’uso delle tecnologie digitali.

L’esposizione ofre un’esperienza di conoscenza innovativa e inclusiva del patrimonio ambientale attraverso più di dieci modelli fsici 3d di grande formato di vette iconiche alpine e dolomitiche: dalle Tre Cime di Lavaredo al Cervino, dal Massiccio del Civetta alla Valle di Cortina, in un percorso inedito di scoperta del paesaggio montano.

Realizzati grazie a complessi processi di elaborazione degli ‘open data’ territoriali, alla modellazione 3d e all’utilizzo di stampanti 3d e polimeri biodegradabili, i modelli sono esempi di un nuovo paradigma per la valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e ambientale, che può avvalersi di supporti tecnologicamente avanzati ed coinvolgenti per tutti stabilendo nuove modalità di relazione con l’arte e la cultura. In particolare, i modelli 3d possono essere fondamentali per un’esperienza di conoscenza da parte di persone con disabilità visive e cognitive, ma anche per i più giovani e i curiosi di tutte le età.

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Il cuore del percorso espositivo sono i modelli tridimensionali che sono afancatidaunfocus di spiegazione del processo produttivo e da riproduzioni artistiche realizzate in collaborazione con i maestri artigiani e imprese locali: rappresentazioni uniche in vetro, metallo, foglia d’oro, realizzate a partire da modelli stampati in 3d e che dimostrano l’importanza e la ricchezza di un dialogo possibile tra tradizione e innovazione. Completano l’esposizione due serie fotografche e alcune installazioni multimediali tra cui un’esperienza di videomapping fruibile anche da persone con disabilità percettive. La mostra è accompagnata da un corollario di attività, fnalizzate al confronto e alla divulgazione sull’importanza dei supporti tridimensionali e delle tecnologie digitali per progettare una fruizione realmente inclusiva e contemporanea.

Vengono proposti dei percorsi di visita tattili in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e una serie di laboratori didattici per le scuole al fne di mostrare agli studenti i percorsi logici che uniscono dati e bit immateriali agli oggetti fsici che ci circondano, dimostrando come le tecnologie possano essere ottimo mezzo di conoscenza e tutela del territorio.

Infne, una serie di tavole rotonde è l’occasione per mettere in dialogo rappresentanti delle istituzioni locali ed esperti su quattro temi di particolare signifcato nel contesto attuale: la tecnologia come strumento abilitante per nuove forme di inclusione sociale e culturale; l’interessante dialogo tra artigianato e innovazione tecnologica e le possibili nuove pratiche; il territorio come valore collettivo da tutelare e valorizzare anche grazie ai supporti digitali.

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ESPOSIZIONE

I modelli 3d

I modelli esposti sono stampati in 3d con tecnologia FFF (a deposizione fusa) in materiale PLA, un biopolimero derivato dagli scarti di lavorazione del mais. I fle virtuali sono elaborati a partire da dati aperti delle amministrazioni locali e del Ministero, utilizzando programmi di modellazione tridimensionale e processi parametrici. La messa a punto di ciascun modello ha richiesto fno a 7 giorni di lavoro, dal reperimento e interpretazione dei dati grezzi alla defnizione dell’area da rappresentare e la modellazione defnitiva delle superfci.

I monti e i gruppi montuosi sono presentati a due scale specifche (1:10.000 e 1:25.000) per permettere di fare dei confronti e valutare le reali dimensioni delle vette più famose: si scopre così che le iconiche Tre Cime di Lavaredo sono molto piccole in confronto al grande Massiccio del Civetta o alla Marmolada.

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare efettua rilevamenti periodici di controllo del territorio attraverso la tecnologia LIDAR.

Il LIDAR è un sensore laser che viene installato su un aeroplano ed emette dei raggi: attraverso la misurazione del tempo che intercorre tra l’emissione del fascio laser, l’urto con una superfcie solida e il ritorno si può calcolare la posizione di un punto nello spazio. Questo strumento sofsticato permette di misurare migliaia di punti al secondo con grandissima precisione, rilevando la forma del terreno anche oltre la vegetazione, grazie a diverse frequenze di lavoro.

I risultati di queste campagne di rilevamento sono delle grandissime nuvole di punti

che arrivano ad un’accuratezza di 30 cm in piano e 15 cm in altezza, e vengono suddivise per facilità d’uso in quadranti. I dati sono “immagazzinati” come fle di testo, all’interno dei quali ogni punto è descritto dalle sue coordinate XYZ nello spazio (un esempio di descrizione di un punto:718754.25, 5146437.75, 3226.9599609375)

Queste lunghe liste di coordinate costituiscono i cosiddetti “dati grezzi”. Per riuscire a trasformare queste informazioni in modelli sono necessari programmi specifci, che riescono a ricostruire le posizioni nello spazio e a ricreare la nuvola. Grazie ad appositi software è possibile partire dagli insiemi di punti per creare delle “mesh”: delle specie di reti che uniscono tutti i punti attraverso piccolissime superfci triangolari.

Possiamo scegliere se utilizzare tutti i punti che provengono dalle rilevazioni o “alleggerire” la nuvola conservandone solo una parte. Il numero di punti da cui partiamo determina l’accuratezza e la precisione del modello fnale.

Dopo aver creato la mesh è importante controllare ed eventualmente sistemare i possibili glitch creati da errori di rilevamento o punti fuori posto. Il risultato è un modello tridimensionale che rafgura precisamente le nostre montagne, si può quindi procedere a defnire l’area precisa da riprodurre e la scala fnale del nostro modello 3d. Per essere adatto alla stampa 3d il modello deve essere un oggetto unico, senza buchi, sovrapposizioni di facce ed errori.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.
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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE

Le montagne

TRE CIME DI LAVAREDO

Dati Gruppo

2.999 m.sl.m. quota della cima Grande 21 agosto 1869, prima ascensione di Paul Grohmann con le guide Innerkofer e Salcher II/C-31.I-A.4, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Provincia autonoma di Bolzano

Licenza: CC0 1.0 Universal (CC0 1.0)

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo LiDAR - densità scansione 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 624.992

Durata stampa: 12hr

Filo usato: 73.01m

Scala: 1:10.000

Le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen in tedesco; Tré Thìme in ladino cadorino) sono le cime più famose delle Dolomiti, simbolo del patrimonio UNESCO. Si trovano al confne tra il territorio del Comune di Auronzo di Cadore e quello delle Dolomiti di Sesto nel comune di Dobbiaco, considerate tra le meraviglie naturali più note nel mondo dell’alpinismo, con la Cima Grande che rappresenta una delle classiche pareti nord delle Alpi.

Fra il 1915 e il 1917 le vette di Lavaredo diventano parte del fronte di guerra. Di questo periodo rimangono ancora evidenti resti (trincee, gallerie, baraccamenti) sul massiccio e sul vicino monte Paterno.

I punti panoramici più conosciuti sono quelli che si possono ottenere dalla val di Landro, presso il vecchio paese dove si ha un proflo laterale delle Tre Cime, dal rifugio Auronzo o dal rifugio Antonio Locatelli. Ma forse la vista migliore delle Tre Cime si ha dal monte Piana e dalla cima di alcune vette, che si ergono nelle sue vicinanze, come la Torre di Toblin o il monte Paterno.

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GRUPPO DEL SASSOLUNGO

Dati Gruppo

3.181 m.sl.m. quota della cima

II/C-31.III-A.2.b, codice SOIUSA

13 agosto 1869, prima ascensione di Paul Grohmann con le guide Innerkofer e Salcher

Dati scansione territoriale

Fonte: Provincia autonoma di Bolzano

Licenza: CC0 1.0 Universal (CC0 1.0)

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo

LiDAR - densità scansione 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 1.865.476

Durata stampa: 51hr

Filo usato: 403.206m

Scala: 1:10.000

Narra la leggenda che il gigante Sassolungo fosse un incorreggibile briccone e bugiardo e venne per questo condannato a sprofondare nel terreno.

Di lui rimase visibile solo una mano: le cosiddette Cinque Dita, visibili tra il Sassolungo e la Punta Grohmann.

Il Sassolungo (Langkofel, pietra lunga, in tedesco, Saslonch in ladino) è la vetta principale del massiccio omonimo, collocato tra la Val Gardena e la Val di Fassa, nelle Dolomiti.

Il Sassolungo vanta una gran quantità di torri e contraforti che sono stati oggetto di grandi imprese nella storia dell’alpinismo.

La parete nord del Sassolungo è una delle grandi pareti delle Alpi con più di 1000 m di altezza. Nel

1936 Gino Soldà e Franco Bertoldi salgono in 2 riprese l’imponente muro settentrionale del Campanile nord del Sassolungo con difcoltàdiVeVIUIAAedunosvilupp odi1200m.

Il Sassolungo ospita anche il primo bivacco costruito nelle Dolomiti, inaugurato nel 1935 a quota 3.100 metri.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE Le montagne

MARMOLADA

Dati Montagna

3.348 m.sl.m. quota della cima di Punta Penia

Prominenza: 2.131 m

28 settembre 1864, prima ascensione di Paul Grohmann con le due guide, Angelo e Fulgenzio

Dimai.

II/C-31.III-B.9, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonti: Ministero dell’Ambiente - Licenza CC

BY-SA 3.0 IT; Provincia autonoma di Trento

Licenza: CC BY 2.5 IT

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo

LiDAR - densità scansione griglia 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 3.509.386

Durata stampa: 74hr

Filo usato: 729.076m

Scala: 1:10.000

La Marmolada (Marmolèda in ladino e Marmolata in tedesco), detta anche la Regina delle Dolomiti, è il gruppo montuoso più alto delle Alpi orientali (Dolomiti) al confne tra la provincia di Trento e la provincia di Belluno; raggiunge la sua quota massima con Punta Penia (3.348 m).

La montagna non è costituita da dolomia bensì per lo più da calcari grigi molto compatti derivati da scogliere coralline con inserti di materiale vulcanico. Ospita il più grande ghiacciaio delle Dolomiti, il Ghiacciaio della Marmolada, le sue dimensioni nell’arco di un secolo si sono più che dimezzate: nel 1910 misurava 450 ettari, nel 2013 solamente 190 ettari. Durante la Prima Guerra Mondiale gli austriaci scavarono un ricco sistema di gallerie di difesa e protezione contro le bassissime temperature all’interno del ghiacciaio: la “città di ghiaccio”, 12 km di spazi e cunicoli con infermerie, una cappella e una centrale telefonica. Il Museo della Marmolada, inaugurato nel 1990 e situato a quota 2.950 metri è il più alto d’Europa.

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VALLE D’AMPEZZO

Dati Gruppo

3.244 m sl.m., quota della cima più elevata, la Tofana di Mezzo.

Tra il 1863 ed il 1865 l’alpinista austriaco Paul Grohmann conquistò le Tofane. Nel 1901, Ilona e Rolanda von Eötvös scalarono per prime la parete sud della Tofana di Rozes.

II/C-31.I-D, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Regione Veneto

Licenza: Creative Commons (CC BY 4.0)

Dati grezzi: GeoTIFF - DTM 10 - densità griglia 10m x 10m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 3.732.662

Durata stampa: 62hr

Filo usato: 1020.66m

Scala: 1:25.000

La Valle d’Ampezzo (altrimenti detta Conca Ampezzana, Anpezo in ladino, Haydental o zum Heiden in tedesco) è una vallata dolomitica compresa nella provincia di Belluno. Un’ampia e aperta conca dolomitica formatasi come bacino terminale di un antico ghiacciaio quaternario, si ritiene che i primi insediamenti nella zona risalgano a prima del 7500 a.C.

La popolazione autoctona è di madrelingua ladina.

La prima testimonianza scritta in cui appare il nome di Ampezzo è su un documento custodito nell’archivio di San Vito di Cadore, che riguarda un atto notarile di acquisto di un terreno che si trova in “Ampitium Cadubri” datato 15 giugno 1156.

A partire dal 1420, anno in cui cessa il potere temporale del Patriarcato di Aquileia, l’intero Cadore, incluso “Anpezo”, entra a far parte della Repubblica di Venezia.

Tra i grandi estimatori della Valle d’Ampezzo c’era Hemingway, che ambienta a Cortina uno dei suoi 49 racconti, “Fuori stagione”.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE Le montagne

MONTE CERVINO

Dati Montagna

4.478 m.sl.m. quota della cima

Prominenza: 1.031 m

Isolamento: 13,8 km

I/B-9.II-A.2.b, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonti: Regione Autonoma Valle d’Aosta

Licenza: CC0 1.0 Universal (CC0 1.0)

UfciofederaleditopografaSwisstopo

utilizzo libero con attribuzione della fonte

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite voli

LiDAR - densità scansione 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 4.950.300

Durata stampa: 32hr

Filo usato: 229.047m

Scala: 1:10.000

Il Cervino (Cervin in francese - Matterhorn in tedesco; Matterhòre in Greschòneytitsch) è una montagna delle Alpi alta 4478 m s.l.m., settima vetta italiana per altitudine, situata nelle Alpi

Occidentali. Il suo nome deriva forse da Mons Silvanus, ovvero monte boscoso, per la ricca vegetazione che un tempo popolava le sue pendici. Il toponimo tedesco, invece, trova origine nei termini “Matt”, prato, e “Horn”, corno. La sua forma caratteristica è frutto dell’erosione glaciale.

Narra la leggenda che il curioso gigante Gargantua, desideroso di conoscere cosa si celasse oltre le grandi vette, decise un giorno di sedersi in cima alle Alpi, per avere una visuale migliore. La roccia però iniziò a frantumarsi sotto il suo grande peso, rimase intatta solo la parte che si trovava sotto le sue gambe. Nacque cosi una montagna dalla peculiare forma piramidale, un picco che ha segnato in modo signifcativo la storia dell’alpinismo: la sua parete nord rimane una delle classiche sfde alpinistiche.

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MONTE CIVETTA

Dati Montagna

3.220 m.sl.m. quota della cima

Prominenza: 1.447 m

II/C-31.II-A.3.b, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Ministero dell’Ambiente

Licenza: CC BY-SA 3.0 IT

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo

LiDAR - densità scansione 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 4.278.830

Durata stampa: 75hr

Filo usato: 1269,85m

Scala: 1:10.000

Il Civetta (El Zuìta in ladino) è un gruppo montuoso appartenente alle Dolomiti di Zoldo, situato in provincia di Belluno, che separa la Val di Zoldo dall’Agordino, facendo da cornice al paese di Alleghe.

L’origine del nome è stata a lungo discussa: secondo alcuni rimanda al rapace notturno, forse perché in passato la montagna era ritenuta portatrice di disgrazie o maledetta, secondo altri deriva dal latino “civitas” perchè il versante verso Alleghe assomiglia ad una città ricca di torri.

Nel 1855 si registra la prima ascesa del Civetta ad opera di Simeone De Silvestro detto “Piovanel”, cacciatore di Pecol. Il fronte nord-ovest è caratterizzato da un’impressionante parete verticale con un dislivello di più di 1000 metri ed una lunghezza di circa 4 km. Chiamata nell’ambiente alpinistico “la parete delle pareti”, ospita alcune famosissime vie di elevata difcoltàalpinistica.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE Le montagne

MONTE PELMO

Dati Montagna

3.168 m.sl.m. quota della cima

Prominenza: 1.191 m

19 settembre 1857, prima ascensione di Jhon Ball

II/C-31.II-A.1.a, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Ministero dell’Ambiente -

Licenza: CC BY-SA 3.0 IT

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo

LiDAR - densità scansione griglia 1m x1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 4.237.872

Durata stampa: 41hr

Filo usato: 323,476m

Scala: 1:10.000

Una leggenda locale narra che il Padreterno, dopo aver creato l’Antelao, le Marmarole, il Sorapiss, il Cristallo, le Tofane e le altre cime del Cadore, stanco, creò il Pelmo per potersi riposare. Di qui il soprannome in veneto “Caregón de ‘l Padreterno”.

Il Pelmo (Pelf in ladino-veneto, Pelego in cadorino) è una montagna delle Dolomiti di Zoldo (provincia di Belluno) che raggiunge i 3.168 m s.l.m.; posta ad est del passo Staulanza, separa la val di Zoldo e la val Fiorentina dalla valle del Boite.

La montagna è molto peculiare perché si articola in due massicci principali che sono il Pelmo vero e proprio, al centro, e il Pelmetto (2.994 m), a ovest, conosciuto anche per le sue orme di dinosauri. Tra loro si trova la Fessura, un canalone che culmina in una stretta forcella (2.726 m).

La sua sommità è stata la prima cima dolomitica ad essere conquistata.

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MONTE GRAPPA

Dati Montagna

1775 m s.l.m, vetta in località Cima Grappa. Sulla cima più elevata sorge un sacrario militare, progettato dall’architetto Giovanni Greppi in collaborazione con lo scultore Giannino Castiglioni e inaugurato il 22 settembre 1935.

II/C-32.II-A, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Regione Veneto

Licenza: Creative Commons (CC BY 4.0)

Dati grezzi: GeoTIFF - DTM 10 - densità griglia 10mx10m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 3.067.236

Durata stampa: 62hr

Filo usato: 1075.73m

Scala: 1:25.000

Il Massiccio del Grappa è un gruppo montuoso delle Prealpi Venete, posto tra le provincie di Vicenza, Belluno e Treviso, la cui cima principale è il Monte Grappa. Deve forse il suo nome al prelatino Krapp, ‘roccia’.

Il fume Brenta lo divide ad ovest dall’altopiano di Asiago, mentre ad est è il fume Piave a tracciarne il confne e a separarlo dal gruppo Cesen-Visentin.

Il Massiccio, un tempo noto come Alpe Madre, è suddiviso fra tre province: Vicenza ad ovest, Treviso a sud e Belluno a nord-est. La sua vetta, in località Cima Grappa, misura 1775 m s.l.m. ma il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di molte altre cime Teatro di scontri decisivi nel corso della Prima guerra mondiale e alcuni avvenimenti della Seconda guerra mondiale, è conosciuto a molti per il suo sacrario militare, che contiene resti di militari italiani e austroungarici assieme ad un museo della Grande Guerra. Dal 2021 è internazionalmente riconosciuto come Riserva della Biosfera.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE Le montagne

DOLOMITI DI BRENTA

Dati Gruppo

3.151 m.sl.m. quota della Cima Brenta

Prominenza: 1.871 m

Agosto 1871, prima ascensione di Freshfeld, Tuckett, Devouassoud

II/C-31.I-A.4, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Ministero dell’Ambiente

Licenza: CC BY-SA 3.0 IT

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo

LiDAR - densità scansione griglia 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 5.458.318

Durata stampa: 16hr

Filo usato: 234.228m

Scala: 1:25.000

Le Dolomiti (o gruppo) di Brenta sono una sottosezione delle Alpi Retiche meridionali, nella provincia autonoma di Trento, l’unico gruppo dolomitico che si erge a occidente del fume Adige.

Il gruppo si estende per circa 40 chilometri in direzione nord – sud, e per circa 12 km da est ad ovest. Ha come confni naturali a nord la Val di Sole, ad est la Val di Non, il Lago di Molveno e la Paganella, a sud le Valli Giudicarie, e ad ovest la Valle Rendena con la famosa località di Madonna di Campiglio. Tutelate come nono sistema delle Dolomiti Unesco, si connotano per i suggestivi torrioni di roccia, che all’alba e al tramonto si tingono del caratteristico colore rosa, e per l’imponenza degli scenari naturali. Nel Gruppo si trovano molti laghi alpini, il più esteso dei quali è il lago di Molveno, seguito dal Tovel, le cui acque fno al 1964 si tingevano di rosso in estate per la presenza di un microrganismo. Oggi non succede più, forse a causa dell’inquinamento.

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PALE DI SAN MARTINO

Dati Gruppo

3.192, Cima della Vezzana, la più elevata

240 km2, Superfcie indicativa

49,6 C nella Fradusta (10 febbraio 2013), temperatura più bassa mai registrata in Italia

II/C-31.IV-A.1, codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonte: Ministero dell’Ambiente

Licenza: CC BY-SA 3.0 IT

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo

LiDAR - densità scansione griglia 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 4.565.208

Durata stampa: 24hr

Filo usato: 366.921m

Scala: 1:25.000

Guardale bene, ma non seguirle mai! Passeggiando per i boschi ai piedi delle Pale può capitare di incontrare delle piccole impronte di piedi, ma attenzione: la leggenda dice che chiunque segua queste orme fnisca col perdere la memoria e si ritrovi misteriosamente nella grotta del Mazaròl, un omino piccolo piccolo che lavora instancabilmente ed è sempre alla ricerca di aiutanti. Le Pale di San Martino (dette anche “Gruppo delle Pale”) sono il gruppo montuoso più esteso delle Dolomiti, con circa 240 km2 di superfcie. Nel settore centrale del gruppo, si estende l’altopiano delle Pale, una superfcie di circa 50 km2, un enorme tavolato vuoto, roccioso e quasi lunare che oscilla tra i 2500 e i 2800 metri di altitudine. L’area è stata scoperta dal marchese Déodat de Dolomieu nel 1788, cui la roccia dolomia deve il nome. I terreni fertili alla base delle Pale ospitano la ricca Foresta di Paneveggio, con abeti rossi particolarmente apprezzati per la produzione di strumenti ad arco.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE Le montagne

GRUPPO DEL SELLA

Dati Gruppo

3.152 m.sl.m. quota della cima del Piz Boè

II/C-31.III-A.1., codice SOIUSA

Dati scansione territoriale

Fonti: Provincia autonoma di Bolzano

Licenza: CC0 1.0 Universal (CC0 1.0);

Provincia autonoma di Trento - Licenza CC

Dati grezzi: nuvola di punti .xyz tramite volo LiDAR - densità scansione 1mx1m

Dati modello 3D

Poligoni mesh: 1.444.480

Durata stampa: 96hr

Filo usato: 1410.67m

Scala: 1:10.000

l Gruppo del Sella (in tedesco Sellagruppe) è un gruppo montuoso delle Dolomiti, posizionato tra le valli Gardena e Badia (Provincia autonoma di Bolzano), Fassa (Provincia autonoma di Trento) e Livinallongo (Provincia di Belluno).

La sommità è costituita da un altopiano, dal quale emerge il suo punto più alto (Piz Boè, 3.152 m s.l.m.), frequentemente indicato come uno dei punti più panoramici delle Dolomiti.

La caratteristica forma è stata modellata dall’incessante attività vulcanica che caratterizzava la zona 235 milioni di anni fa.

La zona del Sella è una rinomata meta turistica per escursionisti, ciclisti e sciatori, che hanno la possibilità di efettuare il giro del massiccio chiamato Sellaronda, che attraversa 4 passi e ofre straordinarie viste panoramiche.

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ESPOSIZIONE

Arigiani digitali

Una sezione della mostra è dedicata agli esiti del dialogo tra tradizione e innovazione, una collaborazione dagli esiti creativi molto interessanti e frutto di un percorso di consapevolezza e formazione intrapreso da artigiani locali. Le tecnologie di fabbricazione digitale sono uno strumento prezioso per supportare la manifattura tradizionale e artistica e consentono agli artigiani di ottenere più facilmente e in modo preciso, sostenibile ed economico supporti che agevolano i loro processi lavorativi (ad esempio stampi, sagome, negativi per la produzione). All’interno dell’esposizione sono presentate alcune rappresentazioni tridimensionali di montagne fatti in vetro, metallo, con fniture in foglia d’oro, con laminatura metallica, create partendo da modelli stampati in 3d.

Processi di produzione artigianali dei modelli alpini

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ESPOSIZIONE

Video mapping

Installazione di Alessandro Vangi e Alessandro Cian

Il videomapping è una tecnica in grado di trasformare superfci e oggetti in display dinamici attraverso l’uso di sistemi di proiezione, permettendo la visualizzazione di grafche e informazioni. Si può considerare come una forma di realtà aumentata o realtà mista, poiché la percezione sensoriale che si ha degli oggetti viene alterata e arricchita attraverso queste proiezioni.

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L’installazione proposta all’interno dell’esposizione crea un’esperienza di interazione tattile, visiva e sonora con un modello in scala della valle di Cortina. Si è utilizzato il videomapping e dei sensori per poter permettere ai visitatori di esplorare in modalità interattiva il modello. Avvicinando la mano ad una delle quattro aree evidenziate, una voce ci racconta in quale parte della valle ci troviamo e quali sono le sue caratteristiche e peculiarità. La voce è accompagnata da alcune animazioni che vengono proiettate nell’area con cui si è interagito. Una seconda proiezione sulla parete frontale al modello permette invece di vedere materiale fotografco e video delle montagne di cui si sta parlando.

L’esperienza multimediale va quindi oltre l’interazione visuale, rendendo l’installazione fruibile attraverso più sensi, anche per persone con disabilità visiva. Si tratta di un esempio avanzato di come la progettazione artistica possa perseguire delle logiche di universal design e dare luogo ad opere innovative, inclusive e stimolanti per tutti.

L’unione di un modello site-specifc fabbricato digitalmente con delle proiezioni accuratamente studiate dimostra le grandissime potenzialità di un dialogo tra fsico e digitale in ottica contemporanea e futuribile, l’inserimento di sensori aggiunge ulteriori possibilità e signifcati all’opera rendendola un vero sistema di conoscenza per tutte le persone.

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ATTIVITÀ CULTURALI

Tavole rotonde

I dialoghi si sviluppano attorno ai temi della tecnologia come strumento abilitante a nuove forme di partecipazione sociale e culturale, per sostenere l’artigianato e le tradizioni locali, per formare i cittadini e i lavoratori di domani. Sono intervenuti esperti e professionisti del settore in dialogo con le istituzioni.

1: Data Democrazia: risorse open per comunità più smart

La possibilità di accedere a dati aperti e pubblici è una grandissima risorsa per i cittadini e le amministrazioni. La condivisione delle informazioni ha impatti positivi sia sui sistemi produttivi (open innovation, nuovi strumenti analitici e potenzialità creative) che sulla partecipazione sociale dei cittadini (aumento della consapevolezza civica, della capacità decisionale e dell’interesse nelle vicende politiche e sociali). Quali applicazioni, indirizzi e buone pratiche si prospettano per rendere attuabili queste potenzialità?

Interventi di:

Alberta Menegaldo - Presidente e Leonidas Paterakis - Membro del CDA di Prossimi

Luca De Pietro - direttore UO Strategia ICT, Agenda digitale e sistemi di comunicazione Regione del Veneto

Duccio Schiavon, Nicola Ianuale - Quantitas

Piergiorgio Volpago - Servizio Sistemi Informativi Comune di Venezia

2: Tecnologia come strumento per l’inclusione

Le nuove tecnologie sono uno strumento fondamentale per costruire percorsi di conoscenza e fruizione più inclusiva dei patrimoni. Quali sono le necessità dei diversi utenti, come possono trovare risposta nelle tecnologie digitali e quali sono le sinergie da attivare per costruire percorsi di valore e partecipazione sociale e culturale?

Interventi di:

Alberta Menegaldo - Presidente e Andrea Boscolo - Membro del CDA di Prossimi

Enrico Bassi - Coordinatore OpenDot Milano

Alessandro Trovato - Presidente Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS

- Sezione Territoriale di Venezia

Alessandro Busana - Designer e atleta di Obiettivo 3

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“Dati aperti, tecnologia, fruizione e partecipazione sociale”
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ATTIVITÀ CULTURALI

Tavole rotonde

3:

Strumenti avanzati permettono di mappare in modo completo e articolato il territorio. Quale valore assume la restituzione di queste mappature alla collettività? Come rappresentare il paesaggio in modo comprensibile e interessante e in che modo la conoscenza abilitata da supporti interattivi può portare ad una maggiore consapevolezza e desiderio di tutela del territorio da parte dei cittadini?

Interventi di:

Alberta Menegaldo - Presidente e Andrea Boscolo - Membro del CDA di Prossimi

Stefano Munarin - Professore associato di urbanistica, Università Iuav di Venezia

Paolo Paoletti - CEO Lanifcio Paoletti

Damiano Geppini - Casa Editrice Tabacco

Giorgio Baldo - Direttore del MUPA - Museo del Paesaggio di Torre di Mosto

Quali le sfde e quali le potenzialità del dialogo tra sapere artigianale e nuove tecnologie? In che modo gli strumenti digitali possono contribuire alla valorizzazione delle eccellenze manifatturiere tradizionali e all’ideazione di nuovi prodotti artistici e creativi?

Interventi di:

Andrea Boscolo, Leonidas Paterakis - co-fondatori di Fablab Venezia Fabrizio Panozzoprofessore associato, dipartimento di Management, Università Ca’ Foscari

Gianpaolo Toso - Confartigianato Venezia

Marco Bettiol - professore associato, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali

“Marco Fanno”, Università degli Studi di Padova

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Rappresentare per conoscere: Territorio come valore collettivo 4: Il “flo rosso” dell’artigianato, tradizione come innovazione
“Dati aperti, tecnologia, fruizione e partecipazione sociale”

ATTIVITÀ CULTURALI

Laboratori didattici

Le attività educative sono parte integrante della proposta culturale dell’evento. I percorsi proposti, rivolti a bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni e declinati secondo le età, hanno lo scopo di avvicinare i giovani ai contenuti della mostra ma anche ai temi e alla proposta di valore dell’evento. Il percorso di visita anche tattile, di scoperta della morfologia delle montagne e del loro percorso di produzione viene afancatoadincursionitrasversalisultemadeimaterialiedeirelativi processi artigianali e tecnici, della diferenza tra rappresentazione 2d e 3d, sul concetto di dato e di trasformazione da virtuale a fsico.

I format prevedono un primo momento teorico e di ascolto e una seconda fase pratica: una dicotomia necessaria per coinvolgere i partecipanti e spiegare la relazione presenta tra il digitale e il mondo fsico.

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dati, da

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ATTIVITÀ CULTURALI

Scuole primarie

I laboratori per i più giovani si suddividono in due fasi. Durante un primo momento di racconto ed esplorazione tattile i bambini vengono guidati alla scoperta della forma delle montagne, delle storie e leggende che si legano al territorio e degli strumenti e tecnologie che hanno reso possibile la loro rappresentazione in scala. Nella seconda parte i partecipanti sono invitati a mettere in relazione i modelli 3d con le carte topografche e alcuni profli 2d tagliati a laser; infne ciascuno realizza il suo paesaggio tridimensionale assemblando sagome di cartone dalle forme diverse.

MOMENTO DI RACCONTO

Dai numeri agli oggetti: esplorazione tattile della mostra e dei modelli, racconto di come nasce un modello 3d, scoperta delle stampanti in funzione.

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MOMENTO LABORATORIALE

Impara a riconoscere le montagn e costruisci il tuo paesaggio 3d assemblando sagome tagliate a laser come in un diorama.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

ATTIVITÀ CULTURALI

Scuole

secondarie

I laboratori per le scuole secondarie propongono un’esperienza più indipendente della mostra, che può essere visitata in modo guidato o meno, per poi concentrarsi tutti insieme sulle potenzialità delle nuove tecnologie, anche in relazione ai materiali e al fare manuale/ digitale.

La parte più operativa del laboratorio è dedicata al tema degli open data e alla traduzione dei dati in oggetti fsici. I ragazzi erano invitati a trasformare un dataset in una rappresentazione tridimensioanle, utilizzando materiali di scarto in modo creativo per creare dei modelli fsici.

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in
Dataset
rappresentazioni tridimensionali

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ATTIVITÀ CULTURALI

Visite tattili

La mostra è progettata per essere fruita e compresa nella sua totalità anche attraverso il tatto con una specifca attenzione per le persone con disabilità visiva. Le esperienze di visita tattile hanno confermato l’assoluta importanza e ricchezza di un approccio universale e partecipativo alla progettazione museale, dimostrando che la possibilità di usare anche altri sensi, oltre a quello della vista, nell’approccio al patriomio e alla conoscenza, costituisce un’occasione di valore per tutte le persone, con disabilità o normodotate.

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Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

INFORMAZIONI

Colophon

Territoriotipo. Montagne di dati, da toccare.

Prima edizione: 29 aprile - 29 maggio 2022

Un evento promosso da Prossimi Impresa Sociale ETS co-organizzato con Centro Culturale Candiani

P.le Luigi Candiani, 7, 30174 Venezia VE Sala Costantini.

Patrocini

Regione del Veneto

CAI Club Alpino Italiano

Confartigianato Venezia

Università Iuav di Venezia

Università Ca’ Foscari

Curatore

Stefano Cecchetto

Progetto allestimento

Andrea Boscolo

Partner

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS APS - Sezione Territoriale di Venezia

Università Popolare di Mestre

Mountain Wilderness

Mupa, Museo del paesaggio di Torre di Mosto

Fablab Venezia

Ufciostampa

3parentesi

Per informazioni

PROSSIMI Impresa Sociale

www.prossimi-ets.it info@prossimi-ets.it tel. 0415094362

PROSSIMI^ nasce dalla volontà di contribuire a creare nuovo capitale umano per i cittadini del futuro attraverso la formazione e la diffusione di conoscenza nell’ambito del digitale e delle nuove tecnologie.

PROSSIMI^ immagina una società all’interno della quale la tecnologia è uno strumento abilitante per nuovi ecosistemi produttivi e culturali, all’interno dei quali ciascuno abbia la possibilità di operare in modo consapevole e di avere accesso a servizi e conoscenze grazie a strumenti digitali.

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Installazione di video-mapping

Alessandro Vangi e Alessandro Cian

Fotografe esposte

- Paesaggi alpini - Alberto Campanile

- “Le Alpi in un palmo di Mano” - serie di Fabio Morassutto

Opere in mostra

- Stampe 3d Biopolimero: Territoriotipo (Fablab Venezia)

- Stampa 3d Nylon: Weerg

- Modello in Vetro - Ideazione: Fablab Venezia e Bruno Barovier, realizzazione: Vetreria Seguso Gianni

- Post-Produzione metallica: Materica luxury coating

- Post-Produzione artigianato artistico: Carlos Travaini

Pagina web della mostra prossimi-ets.it/montagne-di-dati-da-toccare

Crediti fotografci catalogo

foto pagg. 15-25: Alberto Campanile

foto pag. 28 in alto, 29, 30, 31 in basso: Fabio Morassutto tutte le altre fotografe e immagini: Prossimi Impresa Sociale

Organizzatori Partnership

Il progetto è stato cofnanziato dall’Unione europea – Fondo Sociale Europeo, nell’ambito del Programma Operativo Città metropolitane 2014-2020. Iniziativa del Comune di Venezia La Città Sicura di sé, Bando Innovazione di Comunità.

VENEZIA Patrocini

Un sentito ringraziamento al nostro team, a tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione e alla buona riucita del progetto e a:

Nicola Callegaro, Simone Aldegani, Paolo Carisi, Andrea Benesso, Rossana Loiacono, Marianna Longo, Margherita Vendramini, Francesco Marchiori.

© 2022 Prossimi srl Impresa Sociale
G1 X82.96 Y-68.111 E2.69621 G1 X83.762 Y-67.997 E2.72316 G1 X84.293 Y-67.912 E2.74104 G1 X84.853 Y-67.804 E2.76001 G1 X85.34 Y-67.669 E2.77682 G1 X85.8 Y-67.46 E2.79363 G1 X86.186 Y-67.208 E2.80896 G1 X86.761 Y-66.769 E2.83302 G1 X90.377 Y-63.937 E2.98578 G1 X90.923 Y-63.496 E3.00913 G1 X91.29 Y-63.149 E3.02592 G1 X91.597 Y-62.747 E3.04275 G1 X91.838 Y-62.303 E3.05955 G1 X92.024 Y-61.77 E3.07833 G1 X92.15 Y-61.325 E3.09371 G1 X92.925 Y-58.443 E3.19297 G1 X93.084 Y-57.818 E3.21442 G1 X93.182 Y-57.087 E3.23895 G1 X93.2 Y-56.095 E3.27195 G1 X93.199 Y56.098 E7.00351 G1 X93.172 Y57.535 E7.05131 G1 X93.106 Y58.257 E7.07542 G1 X92.964 Y58.854 E7.09583 G1 X92.741 Y59.476 E7.11781 9 791221 017922 ISBN 979-12-210-1792-2

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