Attualita - Dicembre 2024

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Attualità

La rotta NATO nella Berna federale: Si ripropongono vecchie domande!
«Sacrificare i figli svizzeri a favore del commercio con l'estero?»

Il 6 dicembre 1992

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«La ricetta del successo svizzero: forti senza sottomissione all’UE»

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«È nostro dovere mantenere una neutralità permanente e armata.»

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Diventare membri di Pro Svizzera

La parola al presidente

Sfruttare i punti di forza della Svizzera - subito!

Cari membri, sostenitori e simpatizzanti,

gli importanti avvenimenti del 2024 ci offrono una chiara posizione di partenza:

• negoziati UE

• presentazione dell'iniziativa sulla neutralità

• avvicinamento alla NATO della presidente della Confederazione

• elezioni nell’UE e negli USA

• crollo industriale della Germania

• comportamento fiducioso degli Stati BRICS.

ISSN 2234-9723

Redazione Pro Svizzera

Casella postale 3822 Lauterbrunnen Tel. 031 356 27 27 redazione@prosvizzera.ch

LEGATI

Con un testamento si stabilisce cosa si vuole che accada ai propri risparmi, ai propri titoli e ai propri beni immobili. Se apprezzate Pro Svizzera, sostenete il nostro lavoro per preservare una Svizzera libera e neutrale. Grazie di cuore!

Le richieste di Bruxelles si fanno sempre più sfrontate: nelle università svizzere gli studenti dell'UE dovrebbero avere gli stessi requisiti di ammissione dei cittadini svizzeri. Le nostre autorità fiscali dovrebbero raccogliere denaro per gli Stati dell'UE. Finora c'è stato uno scambio regolamentato di informazioni sulla situazione patrimoniale dei cittadini. L'UE vorrebbe ora rompere gli accordi e utilizzare la Svizzera come agente esecutivo diretto. Dietro le quinte le pretese si intensificano, mentre l'ingenuo Consiglio federale, come un allievo modello, negozia un trattato di sottomissione. L'UE ne ha già imposto l'esito prima ancora dei negoziati: ripresa dinamica, risp. automatica, del diritto UE, decisione definitiva sulle controversie da parte di giudici UE e pagamenti miliardari periodici, nonostante il fatto che la Svizzera, con un'eccedenza commerciale di oltre 20 miliardi di franchi, sia un ottimo cliente dell'UE e che sarebbe quest'ultima ad essere in realtà debitrice nei nostri confronti. La nuova amministrazione statunitense apre sicuramente delle opportunità per la Svizzera. Nonostante tutte le critiche e le malignità sull'elezione di Trump, ora si tratta di trarne il meglio per i nostri interessi. In materia

di accordi di libero scambio e di neutralità, avremo di nuovo la possibilità di dialogare più seriamente con Washington. L'ambasciatore statunitense sotto la prima amministrazione Trump, Edward McMullen, ha dichiarato alla NZZ l'11/11/2024: «Mi sembra che l'attuale amministrazione statunitense abbia una comprensione assolutamente lacunosa della neutralità svizzera e della sua importanza. Trattare la Svizzera come se fosse un membro della NATO o dell'UE dimostra che non si capisce la neutralità svizzera e il valore che essa ha per gli USA. Ho sperimentato personalmente questo valore quando collaborammo con la Svizzera per riportare a casa gli ostaggi dall'Iran. Sono convinto che la neutralità svizzera aiuti la causa della pace e della libertà in tutto il mondo. Se dovessimo negoziare la pace tra Ucraina e Russia, dovremmo andare in Svizzera per farlo.»

La Berna federale farebbe bene a sfruttare i punti di forza della Svizzera come paese europeo: un ordinamento libero, una credibile neutralità e un chiaro smarcamento dalla burocrazia normativa dell'UE. La prosperità, la forza innovativa e la sicurezza del paese dipendono dall'apertura al mondo. Ciò include una diplomazia economica attiva, anche con i Paesi BRICS come Brasile, India, Cina, ecc. Perdersi nel vicolo cieco UE-NATO non ci farà progredire.

Auguro a Voi e alle Vostre famiglie delle buone feste e tutto il meglio per il nuovo anno. A nome del Comitato di Pro Svizzera, Vi ringrazio per il Vostro fedele e prezioso sostegno.

Il 6 dicembre 1992!

32 anni fa, il 6 dicembre 1992, il popolo e i cantoni svizzeri respingevano l'adesione allo Spazio economico europeo (SEE) con un'affluenza alle urne del 78,3%, la più alta dal 1947. La Svizzera si espresse così a favore della libertà, dell'autodeterminazione, della neutralità e della democrazia diretta.

Lo SEE era stato creato per legare maggiormente gli Stati dell' AELS - tra cui la Svizzera - alla CE, ora Unione Europea, di cui non facevano parte, in particolare per quanto riguarda il diritto e la legislazione. L'accordo SEE avrebbe obbligato la Svizzera ad adottare, risp. introdurre, il diritto esistente e futuro della CE/UE senza diritto di veto. In questo senso, l'accordo SEE era un trattato coloniale, addirittura «un'egemonia legalizzata».

Appena dopo la firma dell'accordo, i governi degli Stati firmatari dichiararono che - a causa della mancanza di diritti di codecisione e di veto - l'accordo SEE non poteva essere una soluzione permanente. L'accordo SEE era solo una soluzione provvisoria fino all'adesione all'UE. Di conseguenza, il 18 maggio 1992, il Consiglio federale decise di presentare a Bruxelles la domanda di adesione all'UE, cosa che avvenne il 20.05.1992. Fu così chiaro che chiunque volesse preservare la libertà della Svizzeracioè, il diritto di vivere secondo la propria volontà, di emanare le proprie leggi e di nominare i propri giudicidoveva rifiutare l'accordo SEE. I sostenitori dell'accordo promettevano che l'armonizzazione con il diritto dell'UE avrebbe soprattutto facilitato l'attraversamento delle frontiere e portato alcuni vantaggi economici, il che avrebbe giustificato la limitazione della libertà, della sovranità e della democrazia diretta. Gli oppositori allo SEE sottolineavano non solo la limitazione della libertà, ma anche la messa a rischio dei tradizionali vantaggi

economici della Svizzera e la perdita di benessere e competitività.

La «storia» si ripete. Con l'accordo-quadro dell'UE, bloccato nel 2021, di nuovo la Svizzera sarebbe stata costretta ad accettare il diritto straniero e i giudici stranieri dell'UE. Gli attuali negoziati con Bruxelles riguardano ancora una volta una dinamica, leggi automatica, ripresa del diritto, di nuovo l'interpretazione finale del diritto da parte della Corte di giustizia dell'UE (...controparte!) e di nuovo pagamenti ricorrenti miliardari. Come sempre: diffidate del Morgarten!

Werner Gartenmann
Direttore Pro Svizzera
La storia si ripete

Eccellente evento di Pro Svizzera il 29 ottobre 2024

«La ricetta del successo svizzero: forti senza sottomissione all’UE»

L'associazione «Pro Svizzera» esiste da circa due anni. Martedì 29 ottobre 2024, ha organizzato un grande evento dedicato all'«Accordo quadro 2.0», che il Consiglio federale vuole discutere in modo più approfondito, rispettivamente concludere con l'UE.

Il Consiglio federale ha presentato una bozza di negoziato con l'UE, un «common understanding», a seguito dei colloqui esplorativi con l'UE (da marzo 2022 a ottobre 2022). In occasione dell'evento del 29 ottobre 2024, si è discusso in che misura la prevista «ripresa dinamica del diritto», l'«inserimento della Corte di giustizia europea» (CGUE) e le possibili «contromisure in caso di violazione dei trattati» comportino dei rischi per la Svizzera.

L'evento è stato estremamente suggestivo. Più di 500 spettatori hanno partecipato alla manifestazione presso il Casinò di Berna, e questo in un normale martedì. È stato addirittura difficile trovare ancora dei posti liberi! Dopo il discorso introduttivo del noto economista svizzero Beat Kappeler, le questioni sollevate sono state discusse sul palco - sotto la direzione del moderatore Reto Brennwald - dal consigliere nazionale Franz Grüter, dalla consigliera nazionale Katja Riem, dal presidente di Pro Svizzera e imprenditore Stephan Rietiker, dall'imprenditore Hans-Ueli Lehmann e dall'economista Beat

Kappeler. Adrian Amstutz, ex capogruppo parlamentare dell'UDC, ha tenuto il discorso di chiusura.

Anche gli imprenditori che hanno partecipato alla discussione sono stati dell'opinione che questo Accordo quadro 2.0. sia praticamente un trattato di sottomissione che non porta alcun beneficio alla Svizzera, nemmeno dal punto di vista economico; al contrario, la burocrazia esasperata sta quasi soffocando l’attuazione delle incombenti regole dell'UE.

Con questo evento, l'associazione «Pro Svizzera» ha, per così dire, superato il suo battesimo del fuoco. L'evento non era assolutamente «politicamente di estrema destra», bensì molto moderato. Anche gli ambienti di sinistra hanno un enorme interesse a garantire che la nostra democrazia diretta, unica al mondo, non venga distrutta (ad esempio nel campo della protezione dell'ambiente o della protezione degli animali).

Tutti nel nostro paese lo capiscono: quando Bruxelles decide, il nostro popolo non ha più voce in capitolo alle urne. Il grande applauso alla fine dell'evento è stato un messaggio chiaro: continua così, «Pro Svizzera»; il viaggio a Berna è valso la pena!

Luzi Stamm, Ex Consigliere nazionale

Voci dei relatori

Hans-Ueli Lehmann, imprenditore:

«Non abbiamo bisogno di un trattato di sottomissione con pagamenti annuali di coesione, per poter commerciare con l'UE. L'America, la Cina e l'India commerciano con l'UE anche senza tali trattati. Il Partners Group ha condotto uno studio sui benefici di questo trattato in termini di prosperità e ha scoperto che, rinunciando alla sovranità, si otterrebbero una pizza e una Coca Cola per abitante.»

Franz Grüter, consigliere nazionale e imprenditore:

«L'UE è un moloch normativo, distrugge l'innovazione e porta a un'economia stagnante. Nel settore IT, sono innovativi gli Americani e i Cinesi.»

Stephan Rietiker, medico, imprenditore:

«Non abbiamo bisogno di un accesso “privilegiato” al mercato, per milioni di franchi. In particolare, nel settore della tecnologia medica, la nostra qualità è di gran lunga superiore a quella dell'UE.»

«Come procedere, quindi, con i negoziati con l'UE?»

Hans-Ueli Lehmann, imprenditore: «Esercizio annullato. Basta. Non succederà nulla.»

Stephan Rietiker, medico, imprenditore: «Diamo all'UE un ultimatum: se le nostre richieste non saranno soddisfatte entro il 15 dicembre, interromperemo l'esercizio. Potremmo anche considerare delle contromisure, per esempio nel settore energetico o con un massiccio aumento dei costi per gli studenti provenienti dall'UE.»

Franz Grüter, consigliere nazionale e imprenditore: «Purtroppo, il Consiglio federale non interromperà questo esercizio. Alla fine di dicembre o a gennaio, tenterà di ingannarci con annunci di successi su questioni secondarie poco importanti. La questione arriverà in parlamento e, con questo trattato, ci verranno presentati ancora 39 emendamenti alla legge. E su questi potremo poi votare. Sarà la madre di tutte le votazioni; se verrà accettata, il modello svizzero di successo scomparirà.»

Katja Riem, consigliera nazionale, viticoltrice, agricoltrice e agronoma: «Questo trattato di sottomissione deve essere fermato. Per questo è importante che popolo e cantoni abbiano l'ultima parola. Sosteniamo l'Iniziativa Bussola.»

Beat Kappeler, economista:

«L'accesso privilegiato non è di importanza esistenziale. Abbiamo l'Accordo di libero scambio del 1972 e vari accordi bilaterali. Inoltre, valgono le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio. Il trattato proposto con l'UE non è un accordo commerciale, bensì di integrazione alle condizioni dell'UE. Le aziende nell'UE non solo devono adeguarsi tecnicamente, ma ricevono anche regole comportamentali che soffocano ogni forma di vita.

La Corte di giustizia europea è nell'UE un elemento di potere che non può più essere contestato.»

Katja Riem, consigliera nazionale, viticoltrice, agricoltrice e agronoma:

«La frenesia normativa dell'UE colpirà tutte le PMI svizzere, causando burocrazia e costi aggiuntivi elevati.»

Visita l'evento

Negoziati UE:

Il Consiglio

federale ripresenta del «vecchio vino in bottiglie nuove»

La presa di posizione odierna del Consiglio federale sui negoziati in corso con l'UE non contiene alcun miglioramento significativo per la nostra democrazia diretta e per il comprovato diritto decisionale del popolo e dei cantoni.

Pro Svizzera respinge fermamente il progetto del Consiglio federale di assoggettare la Svizzera all’UE at traverso la ripresa dinamica (ossia automatica) del diritto, la subordinazione alla Corte di giustizia dell’UE in caso di controversie e il nuovo pagamento di tributi annuali ricorrenti preteso dall’UE. Questi pagamenti sono privi di qualsiasi fondamento, razionalità o logica. In nessun’altra parte del commercio globale la Svizzera paga tali tasse di ingresso al mercato. La richiesta dell’UE è assurda se

si considera che la bilancia commerciale è di oltre 20 miliardi di franchi a favore dell’UE. Di conseguenza, sarebbe semmai quest’ultima a dover effettuare un pagamento compensativo alla Svizzera.

I «successi negoziali» citati oggi dal Consiglio federale sono solo fumo negli occhi e non rivestono un ruolo essenziale per la Svizzera. Inoltre, tali concessioni saranno prima o poi annullate nell’interesse dell’UE, non da ultimo dai giudici dell’UE. Con le sue rassicurazioni, il Consiglio federale vuole distogliere l’attenzione dalle reali pretese di sottomissione. Per il nostro paese, il trattato di sottomissione significa ancora che Bruxelles impone, il Consiglio federale capitola e il popolo svizzero deve tacere, obbedire e pagare.

Parte 5 Politica di neutralità fuorviante

Da subito, elencheremo ogni scorrettezza della «classe politique» in materia di politica di neutralità.

La Svizzera firma la dichiarazione di adesione alla «European Sky Shield Initiative (ESSI)»

Dopo che gli Stati membri del programma europeo di difesa aerea «European Sky Shield Initiative (ESSI)», il 17 ottobre 2024, hanno approvato la richiesta di adesione della Svizzera, il Capo dell’armamento Urs Loher ha firmato il memorandum d'intesa (Memorandum of Understanding) e la dichiarazione unilaterale (unilaterale!) di adesione della Svizzera. Il DDPS politico - la Consigliera federale Amherd - afferma, come sempre accade in occasione delle sue gite alla NATO, che la neutralità non è a rischio. È chiaro a tutti che questa «iniziativa di difesa europea», come viene chiamata, dipende dalle strutture della NATO e quindi è sotto il comando di quest'ultima. Un ulteriore atto nella distruzione della credibilità della politica di neutralità svizzera.

Il Capo dell’armamento partecipa alla Conferenza dei Direttori nazionali degli armamenti della NATO

Il 24 ottobre 2024, il Capo dell’armamento Urs Loher ha partecipato alla Conferenza annuale dei Direttori nazionali degli armamenti (CNAD) della NATO, che si svolge a Bruxelles con gli Stati partner della NATO. Quest'anno, l'attenzione si è concentrata sul tema di un possibile maggiore impegno degli Stati partner con la NATO. Sul lato UE, il Capo degli armamenti ha inoltre partecipato alla riunione dell'Agenzia europea per la difesa e della Direzione generale per l'industria della difesa e lo spazio.

Il Capo dell’armamento in visita di lavoro presso la NSPA in Lussemburgo

Il 29 ottobre 2024, una delegazione svizzera, guidata dal Capo dell' armamento, Urs Loher, si è incontrata per una riunione di lavoro con la leadership della NATO «Support and Procurement Agency (NSPA»), l'agenzia della NATO per il supporto logistico e le attività di approvvigionamento, presso la sua sede a Capellen, in Lussemburgo. L'incontro si è incentrato sullo stato della possibile cooperazione futura tra la Svizzera e la NSPA. Ulteriori informazioni: https://www.nspa.nato.int/

«Top Gun sopra la Svizzera»

Le Forze aeree svizzere e l'U.S. Air Force Europe hanno effettuato un volo di addestramento congiunto nello spazio aereo svizzero dal 28 al 30 ottobre 2024. All'esercitazione hanno partecipato aerei da combattimento F/A-18 delle Forze aeree svizzere e F-16 della U.S. Air Force. L'obiettivo dell'addestramento era quello di rafforzare le capacità di difesa dell'Esercito svizzero attraverso la cooperazione internazionale. In altre parole, la maggioranza del Consiglio federale vuole delegare la propria difesa nazionale alla NATO, distruggendo così la neutralità. Invece di procedere finalmente all'equipaggiamento dell'Esercito svizzero, si gioca a fare i «Top Gun».

Leggete il comunicato stampa sul sito web del DDPS e potrete seguire l'agenda NATO-UE «da vicino»

Fonte: US Air Force Europa

«Gessler 2.0»: Trattato di sottomissione all’UE

Egregio ex-consigliere nazionale Amstutz, il comitato di Pro Svizzera l'ha nominata responsabile del progetto per la campagna contro un nuovo accordo con l'UE. Cosa la spinge a condurre questa lotta in prima linea dopo la sua lunga e intensa attività politica a Palazzo federale?

Molto semplice: l'amore per la Svizzera. Voglio che i miei figli e nipoti e i loro discendenti possano vivere in una Svizzera indipendente. Una Svizzera in cui, grazie alla sua peculiare democrazia diretta, il popolo è e rimane il capo supremo. Questo collaudato modello di successo verrebbe distrutto dal previsto trattato di sottomissione dell'UE, ed è per questo che anch'io sono deciso a oppormi attivamente.

Perché il Consiglio federale negozia di nuovo con Bruxelles? Siamo sotto pressione?

La pressione è innanzitutto frutto di una propria scelta. Sono delle cerchie ben note in Svizzera che vogliono assoggettare il nostro Paese all'UE. Sono a favore di questa aberrazione i partiti di sinistra per motivi ideologici e l'associazione imprenditoriale «economiesuisse» con le sue grandi aziende, molte delle quali gestite da manager stranieri, per motivi finanziari. Il fatto che molti a Berna siano favorevoli ad abbandonare i nostri consolidati valori ha a che fare con la voglia di molti politici e funzionari pubblici di godersi il «dolce miele» dell'UE. Stipendi elevati, molti viaggi, vanagloria internazionale e sentirsi a proprio agio nel sistema di irresponsabilità organizzata dell'UE.

Nel 2021, il Consiglio federale ha interrotto i negoziati per un cosiddetto accordo-quadro. Ora ci aspetta qualcosa di meglio?

No, è vino vecchio in bottiglie nuove. I punti chiave per noi, come la cosiddetta ripresa dinamica - ossia l'adozione automatica - del diritto UE, la subordinazione alla Corte di giustizia dell'UE - ossia il tribunale della controparte - nelle controversie, e l'obbligo di effettuare pagamenti miliardari ricorrenti all'UE, rimangono invariati anche nel nuovo trattato.

Il Consiglio federale parla di un approccio a pacchetto. Che cosa dobbiamo aspettarci?

A colloquio con Adrian Amstutz, già consigliere agli Stati ed ex-consigliere nazionale, UDC, Sigriswil BE

Un trattato di sottomissione all'UE! È solo un nuovo nome per ingannare l'elettorato svizzero e fargli credere che si tratta di qualcosa di diverso dall'accordo-quadro respinto dal Consiglio federale.

Colpisce la grande varietà di termini utilizzati per il nuovo accordo: Accordo-quadro 2.0, Accordo di stabilizzazione, Bilaterali III, ecc. Questa è la strategia dei sostenitori del trattato di sottomissione all'UE. In primo luogo, non si conosce ancora il nome ufficiale del trattato, il che vale quindi anche per la domanda da mettere in votazione e, in secondo luogo, qualunque sia il suo nome, è e rimane un trattato di sottomissione all'UE. Il termine Bilaterali III, adottato acriticamente dai sostenitori del trattato e dai media, è decisamente fuorviante. Il trattato di sottomissione dell'UE non ha nulla di bilaterale e certamente non ha niente a che fare con un accordo su base paritaria. Questo trattato distruggerebbe la collaudata democrazia diretta, esautorerebbe il popolo svizzero e aprirebbe la strada alla piena adesione all'UE.

I sostenitori di questo trattato di sottomissione affermano che senza di esso le imprese svizzere perderebbero l'accesso al mercato interno dell'UE e che non riceveremmo più manodopera qualificata dall'UE. Come nel 1992 con l'adesione allo SEE, si tratterebbe ancora una volta di una questione di importanza esistenziale per il nostro Paese.

È una sciocchezza! Nel 2022, gli Stati dell'UE hanno importato dalla Cina beni e servizi per un valore di oltre 600 miliardi di euro. La Cina ha firmato un simile trattato di sottomissione all'UE? No! Perché la Svizzera dovrebbe farlo, anche se importa beni e servizi dall'UE per un importo superiore a quello che vi esporta. I fattori decisivi per le esportazioni svizzere sono la qualità a buon prezzo e il rispetto dei contratti. La Svizzera può assumere manodopera qualificata dall'UE quanto vuole, anche senza un accordo di sottomissione. Tuttavia, dovrebbe finalmente farlo nel modo deciso da popolo e cantoni nel 2014 con il loro «Sì all'iniziativa sull'immigrazione di massa». L'immigrazione di massa che si accompagna alla libera circolazione delle persone, con tutte le sue conseguenze ben visibili come la carenza

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di alloggi nonostante la cementificazione del paese, l'aumento degli affitti, il sovraffollamento di strade e treni e il sovraccarico di scuole e ospedali, deve essere fermata. Con il previsto trattato di sottomissione all'UE, questa immigrazione di massa continuerebbe senza alcun controllo.

Pro Svizzera non parla solo di un accordo di sottomissione, ma anche di un NO a «Gessler 2.0», cosa significa questa espressione?

All'epoca la Svizzera interna era sotto il giogo degli Asburgo, che nominarono il Landfogto Gessler per costringere la popolazione dei territori assoggettati a sottostare alle leggi asburgiche, sotto la minaccia di punizioni. Chiunque, come Guglielmo Tell, sfidasse la legge stabilita da Gessler veniva punito. Inoltre, dovevano consegnare ripetutamente denaro a Gessler per conto degli Asburgo. Che la storia del mito di Tell sia vera, mezza vera o inventata è irrilevante. Essa, comunque, presenta spaventose somiglianze con il contenuto sostanziale del previsto trattato di sottomissione all'UE. Bruxelles impone, il governo svizzero capitola e il popolo svizzero deve rimanere in silenzio, sopportare e pagare. Si richiede quindi l'atteggiamento di Tell, che sfidò la sottomissione e lottò per la libertà anche di fronte alle avversità. Alcuni esponenti della Berna federale potrebbero prendere esempio da lui.

La Berna federale è ancora riluttante a sottoporre il nuovo accordo a un referendum obbligatorio, cioè ai cittadini e ai cantoni. L'organizzazione Bussola Europa ha lanciato un'iniziativa popolare affinché accordi così importanti siano sottoposti a referendum obbligatorio.

Come giudica l'iniziativa in considerazione dei negoziati in corso con l'UE?

L'iniziativa è buona e merita grande sostegno. La Berna federale ha ovviamente paura del popolo e dei cantoni e vorrebbe quindi eliminare l'ostacolo della maggioranza dei cantoni con un sotterfugio legale. Non è ammissibile che il popolo e i cantoni possano votare sulle corna delle mucche, ma non su un simile trattato di sottomissione dell'UE.

L'esito dei negoziati dovrebbe essere reso noto ancora quest'autunno. Come si procederà allora?

La Berna federale fa finta di negoziare con l'UE giorno e notte. Si tratta di un teatrino messo in scena per il popolo. Il nucleo fondamentale del trattato di sottomissione all'UE è chiaro da tempo: la ripresa del diritto UE, l'assoggettamento alla Corte di giustizia dell'UE e i pagamenti miliardari all'UE. Il resto è irrilevante nell'ambito di questo regime di sottomissione e serve principalmente ad abbellire e a confondere la questione.

Qual è il compito principale di noi membri di Pro Svizzera?

Opporre resistenza. Informate la vostra famiglia, i vostri amici e conoscenti, scrivete lettere ai giornali e, se potete, sostenete finanziariamente Pro Svizzera affinché la prossima e costosa campagna referendaria possa essere vinta contro quasi tutti i partiti di Palazzo federale, contro economiesuisse e contro gli euroturbo.

Egregio ex-consigliere nazionale, grazie per questo colloquio.

Aderite a Pro Svizzera

Dottor Rietiker, dal 2022 lei è presidente di Pro Svizzera, l'organizzazione subentrata all'ASNI. Pro Svizzera si impegna per una Svizzera indipendente, neutrale, a democrazia diretta e aperta al mondo. A che punto è oggi Pro Svizzera e dove vede la sua «efficacia sull'obiettivo»?

Pro Svizzera è nata da tre associazioni già esistenti, tra cui l'ASNI. La fusione ha richiesto un po' di tempo ed è stata portata a termine con successo. Ci concentriamo su due temi fondamentali, ossia l'accordo quadro con l'UE e la neutralità armata permanente. Con i nostri messaggi regolari e chiari, siamo riusciti a rivolgerci non solo al nostro pubblico di riferimento, ma anche ad altre persone preoccupate per la Svizzera. Inoltre, grazie al successo di una petizione, siamo riusciti a far sì che la questione dei trattati dell'OMS non fosse lasciata al solo Consiglio federale, bensì trattata dal parlamento. Il sostegno di molti membri e simpatizzanti è molto gratificante.

La vita politica quotidiana dimostra che le autorità si stanno muovendo nella direzione opposta: il nucleo della neutralità viene minato, si partecipa alle sanzioni dell'UE contro la Russia e si cerca sempre più sicurezza in un avvicinamento senza precedenti alla NATO. Come si pone Pro Svizzera?

Pro Svizzera non permetterà che la neutralità venga compromessa in modo così superficiale. Svolgeremo un massiccio lavoro esplicativo attraverso tutti i canali e porteremo la discussione a un vasto pubblico. Anche qui, notiamo che persone di altri colori politici condividono le nostre preoccupazioni e ci sostengono efficacemente nei loro gruppi di riferimento.

I diritti della democrazia diretta dei cittadini e l'autodeterminazione dei cantoni dovrebbero essere sacrificati

per un presunto «accesso privilegiato» al mercato interno UE. Gli attuali negoziati con l'UE non sono forse una logica conseguenza del NO allo SEE del 1992?

Così come il popolo rifiutò l'adesione allo SEE nel 1992, noi rifiutiamo categoricamente il ridimensionamento della sovranità e dei nostri diritti democratici. Chiunque abbia familiarità con le direttive dell'UE capisce che l'accesso privilegiato al mercato non è necessario. Altri paesi hanno successo anche senza questo accesso privilegiato al mercato. Ciò che preoccupa tutti gli attori del mercato, tuttavia, è l'esplosione dei requisiti normativi, che sta avendo un impatto sull'innovazione in tutta l'UE. Dobbiamo quindi assumere una posizione ferma nei confronti dell'UE, avanzare le nostre richieste e, se del caso, interrompere i negoziati.

Perché si dovrebbe aderire a Pro Svizzera? Qual è il valore aggiunto?

Pro Svizzera si impegna per una Svizzera sovrana, neutrale, libera e prospera. L'obiettivo è offrire, in particola-

re alle nostre giovani generazioni, le buone opportunità che abbiamo avuto noi da giovani nel lungo periodo: libertà, una buona istruzione e reddito sicuro. Pro Svizzera vuole fare da apripista e puntare sulla solidarietà tra le generazioni. Il nucleo della società è la famiglia che va rafforzata, rifiutando però chiaramente le tendenze all'ingerenza da parte dello Stato.

Quali sono le priorità di Pro Svizzera per il 2025?

Nel 2025, l'attenzione si concentrerà sulla preparazione e, se necessario, sull'attuazione delle campagne sui temi UE e neutralità. Tutto dipende dal calendario stabilito dal Consiglio federale e dal parlamento. Un compito fondamentale e che ci impegnerà molto è il reperimento dei fondi necessari. Se si voterà sull'accordo quadro con l'UE, tutti devono rendersi conto che questa sarà la madre di tutte le battaglie, e che la dovremo vincere a tutti i costi! E ciò richiederà enormi risorse.

Che cosa chiede ai membri di Pro Svizzera?

Siamo orgogliosi dei nostri membri e simpatizzanti. Dove possono aiutarci ancora di più è nell'avvicinamento e nell' acquisizione di nuovi membri. Se ogni membro ne portasse uno solo nuovo, saremmo pronti per la riuscita autonoma di un referendum, e se ogni membro ne portasse altri tre, saremmo addirittura in grado di lanciare da soli un'iniziativa. Questo dovrebbe essere realizzabile!

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Trattati internazionali contrari alla neutralità

La ministra della Difesa Viola Amherd si è messa a sottoscrivere – senza coinvolgere né informare il parlamento – trattati internazionali contrari alla neutralità, e pure alla sovranità elvetica. Esse sono, infatti, due facce della stessa medaglia. La perdita dell’una comporta anche la perdita dell’altra.

Il Consiglio federale ha di recente firmato un patto militare con l’UE, che prevede la partecipazione a due progetti PESCO, che è l’abbreviazione di «Permantent Structured Cooperation». Da chi partecipa a questi accordi, Bruxelles pretende che condivida la politica estera e di sicurezza dell’UE. Ma la politica estera e di sicurezza di un paese neutrale come la Svizzera non può coprirsi con quella dell’UE, la quale è legata a doppio filo con la NATO.

Lo stesso discorso vale per altre collaborazioni internazionali nel campo della difesa, come l’adesione all’European Sky Shield (ESSI), anch’essa da poco sottoscritta dal CF.

Lo scorso giugno, il Dipartimento Amherd ha creato una «Commissione di studio per la politica di sicurezza». Quest’ultima, nel suo rapporto, ha fornito la risposta voluta dal committente: ovvero che bisogna «cooperare» con la NATO e «ripensare» la neutralità. Nel caso concreto, ripensare significa abbandonare: non è infatti possibile cooperare, quindi essere schierati, con l’Alleanza atlantica, rimanendo nel contempo neutrali. Una simile neutralità sarebbe solo autoproclamata. Nessun

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la strisciante adesione all’UE va di pari passo con la strisciante adesione alla NATO.

paese straniero la prenderebbe sul serio. Ma una neutralità non riconosciuta non ha valore.

È inoltre inaccettabile che il Consiglio federale sottoscriva trattati come quello sulla partecipazione a PESCO e ad ESSI senza coinvolgere il parlamento. In questo modo anche i diritti popolari vengono elusi, non essendoci la possibilità di lanciare un referendum.

Per fortuna, grazie all’iniziativa popolare sulla neutralità, i cittadini svizzeri potranno esprimersi sul ritorno – quanto mai necessario - alla neutralità integrale.

Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi

A colloquio con Vroni Thalmann-Bieri, consigliera nazionale UDC, Flühli LU

«È nostro dovere mantenere una neutralità permanente e armata.»

Signora Thalmann, lei è favorevole alla neutralità permanente e armata. Quali sono le sue motivazioni?

Per me conta ciò che ha sempre funzionato bene nella storia. Ciò significa essere armati e pronti a difendere il nostro paese e il nostro popolo in caso di emergenza. Questo significa non prendere posizione a favore di una delle parti in guerra. Solo così si può essere una mediatrice affidabile. Per me, questo significa anche

che una guerra non deve essere necessariamente vinta, bensì che bisogna mediare tra le parti affinché le guerre possano terminare.

Lei è agricoltrice, madre di tre figli e ha due nipotini. È membro del Consiglio nazionale dal 2023. Il suo impegno per la neutralità della Svizzera è anche un'assunzione di responsabilità nei confronti delle giovani generazioni?

Esattamente. Ho sempre cercato di dare l'esempio di ciò che è necessario nella vita. E ci vuole quanto segue: una famiglia il più possibile unita, con tutti gli alti e i bassi, il rispetto e l'apprezzamento reciproco. Ognuno prende sul serio le proprie responsabilità e non cerca sempre qualcuno da incolpare per la propria situazione. Man mano che la famiglia si allarga con figli e nipoti, diventa più difficile riuscire a essere giusti con tutti. Tuttavia, non mi intrometto dappertutto, divento invece una mediatrice alla tavola rotonda se le cose si bloccano da qualche parte. Mi aspetto lo stesso da una Svizzera neutrale.

Il famoso poeta bernese Jeremias Gotthelf disse una volta: «Nella casa deve iniziare ciò che deve risplendere nella patria». In casa, nella famiglia, impariamo a comportarci come esseri umani, a scuola, al lavoro e nello Stato.

La consigliera federale Amherd sta cercando di utilizzare tutti i mezzi e le manovre possibili per trasferire le truppe svizzere all'estero a scopo di addestramento e farle partecipare alle esercitazioni della NATO. Quali pericoli nasconde questo progetto?

Per la Consigliera federale Amherd è più facile nuotare con la corrente che usare le proprie forze per mediare. È un errore molto grave, perché la neutralità della Svizzera è sancita dalla nostra Costituzione. La Svizzera deve rimanere una macchia bianca e neutrale sulla mappa del

Il corso NATO a Berna solleva «vecchie questioni». (Manifesto elettorale del 2001 Copyright by GOAL AG)

Una Svizzera credibilmente neutrale deve fornire aiuti umanitari in tutto il mondo e non «giocare alla guerra» all'estero. (Foto: Cartolina commemorativa del 1916, VBS-Mediathek)

mondo. Questo ci permette di essere riconosciuti come un partner affidabile dalle parti in guerra e in conflitto e di essere invitati a mediare.

La Commissione della politica estera del Consiglio degli

Stati vuole un'intensificazione delle missioni militari del nostro esercito all'estero. Finora abbiamo collaborato solo in missioni di pace civili. Il membro UDC della commissione, Hannes German, descrive questa proposta come una politica simbolica e dice: «Allora tanto vale entrare nella NATO». Cosa ne pensa?

Sono dello stesso parere. Qualsiasi avvicinamento ad alleanze internazionali diminuisce la nostra neutralità e comporta il rischio di essere trascinati unilateralmente in conflitti. Perché è così difficile per il Consiglio federale agire in conformità con la Costituzione? È necessaria la perseveranza; noi non ci lasciamo trascinare in altri conflitti e siamo quindi disponibili alla mediazione. PUNTO! La sicurezza del paese è fondamentale, e non il desiderio dei nostri ufficiali di poter giocare in un ambiente internazionale.

Perché è allora importante che le donne, soprattutto le madri e le nonne, si battano per la neutralità?

Noi donne siamo molto importanti per la neutralità. Le nostre nonne gestivano la fattoria, allevavano i bambini e superavano molte difficoltà per i mariti e i figli che do-

vevano prestare servizio attivo. In questo modo, davano un contributo importante affinché la Svizzera potesse mantenere la sua missione fondamentale di neutralità e di protezione armata della popolazione.

Anche noi abbiamo il dovere di sostenere con fermezza la neutralità di oggi per la nostra prossima generazione. Sarà difficile, perché altre pretese di potere globaliste e ideologie moraliste stanno rendendo più difficile la convivenza.

«Gring ache und seckle!» (Testa bassa e pedalare!, NdT) - Questo è ciò che vorrei dire ora!

Indipendenza, libertà e neutralità meritano di essere sostenute con un chiaro SÌ a questa iniziativa.

Il famoso poeta bernese Jeremias Gotthelf disse una volta: «Nella casa deve iniziare ciò che deve risplendere nella patria». In casa, nella famiglia, impariamo a comportarci come esseri umani, a scuola, al lavoro e nello Stato.

Chiacchiere o deterrenza?

A novembre di ogni anno, nel Regno Unito, si celebra il Giorno della Memoria per onorare i caduti delle guerre mondiali, il «Remembrance Day». Nelle partite di calcio viene osservato un minuto di silenzio prima del fischio d'inizio. In tutto il paese, civili, giovani cadetti e veterani celebrano la giornata con parate e servizi commemorativi. L'intero paese si ferma puntualmente per due minuti alle 11.00 dell'11 novembre Oggi non ci rendiamo conto di quanto fosse precaria la situazione alla fine degli anni '30. L'Europa, in preda alla paura della guerra, si trovava sull'orlo dell'abisso.

Fu una scelta estremamente difficile per la Gran Bretagna. Lo Zeitgeist pacifista era così forte negli anni '30 che il futuro Primo Ministro conservatore, Stanley Baldwin, non poteva garantire agli Inglesi prospero avvenire. Baldwin sapeva che la Germania di Hitler si stava riarmando in modo massiccio; ma sapeva anche, che con l'argomento del riarmo, rischiava di perdere le elezioni, perdendo così anche ogni possibilità di prepararsi alla difesa. Il Partito Laburista, infatti, aveva sposato la causa del disarmo unilaterale. Baldwin vinse le elezioni e gli Inglesi costruirono aerei da combattimento (Spitfire). Grazie a questi aerei e agli appelli di Churchill alla «forza interiore» dell'Inghilterra, i Britannici si sottrassero all'invasione e all'occupazione da parte della Germania nazista nel 1940 («Battaglia d'Inghilterra»). Tuttavia, dovevano passare altri 2 anni (!) prima che gli alleati vincessero per la prima volta contro la Germania. È tutt'altro che certo che gli Inglesi avrebbero ottenuto questo risultato, se la sinistra e gli intellettuali che ruotavano intorno al Labour avessero vinto le elezioni del 1935.

Per la Svizzera si trattò di una decisione estremamente combattuta. Analogamente alla Gran Bretagna, negli anni '30 le capacità di difesa militare erano state trascu-

Nicolas Szita, Membro del comitato di Pro Svizzera, Londra

rate. Per rimediare a questa situazione, all'inizio della guerra fu lanciato un programma di armamenti di 4 miliardi di franchi svizzeri. In cifre odierne, si tratterebbe come minimo di 40 miliardi. Per fare un confronto: il budget dell'esercito per il 2024 è inferiore a 6 miliardi. Il generale Guisan si appellò alla volontà di combattere davanti agli ufficiali riuniti sul prato del Grütli («Quando le munizioni saranno finite, continueremo a combattere con le baionette») e il 1° agosto parlò direttamente al popolo svizzero. Per ottenere un deterrente credibile, fu attuata la strategia del ridotto (non c'era altra possibilità). Ma solo 1-2 anni dopo (!) la Svizzera fu veramente pronta per la difesa. Tuttavia, i Tedeschi sapevano fin dall'inizio della volontà di difesa a oltranza degli Svizzeri. È tutt'altro che sicuro che la Svizzera sarebbe stata risparmiata dalla guerra senza il deterrente del ridotto

e questa indomita volontà di difesa. Se non ci credete, confrontate la Svizzera di allora con il Belgio del 1914. Per guidare il destino di uno Stato con coraggio e lungimiranza, è necessaria un'approfondita formazione storica e la conoscenza dei proverbi che racchiudono l'antica saggezza dell'umanità. In questo contesto, viene inevitabilmente in mente l'espressione latina «si vis pacem, para bellum»: se vuoi la pace, preparati alla guerra. In un momento in cui l'Europa è di nuovo in preda alla paura della guerra (Ucraina) e noi, grazie agli intellettuali, abbiamo di nuovo trascurato il potenziamento dell'esercito («tanto in Europa non ci saranno più guerre»), questo proverbio è più che mai attuale. Non ha senso, egregia consigliera federale Viola Amherd, correre dalla NATO a chiedere sostegno. Non dobbiamo nemmeno fare affidamento sui nostri «alleati europei»; non è nemmeno sicuro che abbiano abbastanza caschi per i propri soldati. Impariamo dalla storia, facciamo tesoro delle intuizioni della generazione del servizio attivo e riportiamo il

«Se

nostro esercito a una reale prontezza di difesa il prima possibile. Perché se ci sarà una guerra di grandi proporzioni, sicuramente questa volta non avremo anni di tempo per prepararci. Abbiamo quindi bisogno di politici coraggiosi e lungimiranti per attuare il «para bellum». La deterrenza senza se e senza ma - basta chiacchiere. Non voglio che in futuro ci sia un «Remembrance Day» anche per i soldati svizzeri caduti in guerra. E non credo di essere l'unico a desiderarlo.

In difesa dei diritti popolari

Per Pro Svizzera è chiaro: non permetteremo mai che i diritti popolari vengano revocati! In Svizzera, il popolo è sovrano e deve decidere liberamente quali politiche accettare. Il Consiglio federale, invece, non sembra comprendere appieno questo messaggio, concentrandosi sul mandato negoziale con l'UE anziché difendere gli interessi della Svizzera. Quando nel 2021 i negoziati sull'accordo quadro sono stati interrotti, il Consiglio federale non ha chiarito all'UE che la Svizzera non accetterà mai una sudditanza istituzionale. Il governo svizzero continua a confondere la popolazione, mentre noi chiediamo che faccia chiarezza, sia verso l'UE che verso il popolo svizzero. I diritti popolari sono non negoziabili. Il Consiglio federale deve fermare l'egocentrismo e agire in difesa della Svizzera, non in favore dell'UE. Un accordo quadro sarebbe un trattato di sottomissione, che

La forza di una città non è data dalle sue navi o dalle sue mura, ma dalla sua gente. Tucidide

priverebbe il popolo svizzero di ogni potere decisionale su questioni fondamentali. Infatti, secondo il mandato negoziale, la Svizzera dovrebbe adottare il diritto dell'UE e accettare i suoi giudici, mettendo a rischio la nostra democrazia diretta e il nostro modello politico di successo.

L’impressione è che i partiti che sostengono in modo acritico il mandato negoziale con l’UE siano gli stessi che fanno di tutto per posticipare decisioni fondamentali per il paese, come il controllo dell’immigrazione e delle frontiere, proprio perché non vogliono assumere alcuna iniziativa che potrebbe dispiacere all’UE. A questo riguardo ricordo a questi euroturbo che sono stati eletti dai cittadini svizzeri per fare gli interessi di questi ultimi e non per promuovere le istanze di Bruxelles.

Piero Marchesi, Consigliere nazionale UDC

Le forze oscure di ieri, oggi e domani!

«Il giorno in cui non crederemo più nella democrazia, la perderemo». Quella che sembra la citazione di un politico intelligente e responsabile è in realtà una frase tratta dalla saga fantascientifica hollywoodiana Star Wars. La citazione proviene dalla regina Jamilla, che governa il popolo libero di Naboo e accoglie molti ribelli che combattono contro un impero ostile alla libertà.

Come in molti romanzi, racconti, saghe e fiabe, in Star Wars si parla di libertà. Un potente imperatore vuole sottomettere l'universo, ottenere il controllo delle materie prime e del commercio, creare una sorta di mercato unico intergalattico. E l'imperatore, che ama indossare una toga rossa, dice: «Per garantire la sicurezza e la stabilità generale, la repubblica sarà riorganizzata. E diventerà il primo Impero Galattico!». I combattenti per la libertà sotto la guida dei cosiddetti Cavalieri Jedi, che combattono per il bene, si oppongono all'impero e mettono la libertà al di sopra di tutto. Sì, le toghe rosse le vediamo anche in Lussemburgo, alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Non voglio esagerare con il paragone. Ma non è forse vero che ciò che scorre sullo schermo o viene tramandato in leggende, fiabe e miti, ha un contenuto più profondo e spesso diventa realtà?

La Svizzera dovrebbe infine essere integrata nelle istituzioni dell'UE. In cambio di un accesso un po' più ampio al mercato interno dell'UE, dovremmo adottare il diritto attuale e futuro del mercato interno - in modo dinamico. Ciò significa che ci verrebbe concessa la «grazia» di indire un referendum sulle nuove leggi dell'UE ma che, se dicessimo NO, addio, entrerebbe in gioco un meccanismo di risoluzione delle controversie.

Un tribunale arbitrale con rappresentanza paritaria sarebbe ancora accettabile, è molto vicino alla tradizione svizzera di risoluzione dei conflitti. Ma il fatto che le questioni gravi debbano essere sottoposte alla Corte di giustizia europea, che prende una decisione definitiva e vincolante, è un tabù per noi.

Stéphanie Gartenmann

B law, Presidente ESiP. Segretaria generale GUDC Svizzera, Matten b. Interlaken

Sono convinta che il nuovo accordo UE danneggerà i nostri punti di forza - democrazia diretta, competitività e prosperità. Gli sviluppi in Germania, Francia e Austria, per esempio, dimostrano che, per la gente, le cose si stanno facendo difficili dal punto di vista economico. L'accordo previsto dall'UE, erroneamente chiamato «Bilaterali 3», toglie a noi giovani qualsiasi prospettiva, ossia le opportunità e la libertà di plasmare la nostra vita quotidiana, il nostro spazio vitale, il nostro lavoro, la nostra creatività e la nostra apertura al mondo. Noi giovani abbiamo il diritto di vivere il più liberamente possibile. Non bastano abbonamenti economici al cellulare e bottiglie in pet con tappo obbligatorio. Vogliamo anche essere partner su un piano di parità con l'UE, con l'Europa e con il mondo. Vogliamo il commercio con il mercato interno dell'UE, ma non a qualsiasi prezzo.

La Svizzera è così efficiente proprio per il suo distanziamento dall'UE e non ha bisogno di un trattato di sottomissione.

In questo senso, vorrei concludere con le parole di Obi-Wan-Kenobi, l'istruttore degli apprendisti Cavalieri Jedi, che dice al suo allievo Ankain Skywalker: «La mia lealtà va alla democrazia!»

A noi giovani il previsto accordo con l'UE toglie ogni prospettiva

Il valore profondo della democrazia diretta

La democrazia diretta non è solo un sistema politico che si basa su regole formali e che si ispira a una dottrina che evolve nel tempo. La partecipazione popolare alle decisioni politiche – in un paese come il nostro –assume una dimensione profonda, concreta e preziosa.

Con il proprio voto, i cittadini si esprimono e determinano molte decisioni. La nostra Costituzione federale predispone così un sistema di controllo sia nei confronti del parlamento sia del governo, che non possono chiudersi in una bolla decisionale poiché un referendum la farebbe scoppiare.

La democrazia diretta contribuisce sensibilmente alla pace sociale. Mi viene in mente l’esempio della pan demia. Il fatto che la popolazione si sia espressa tre volte sulla famosa Legge COVID-19, ha costituito una valvola di sfogo e ha chiarito a tutti che le misure fossero accettate da una larga maggioranza dei cittadini (oltre il 60%), contribuendo a evitare proteste di piazza che altrove invece si ripetevano – anche violentemente. In una prospettiva liberale, la demo crazia diretta è uno stimolo per raf forzare i diritti individuali e le libertà personali, ma anche la responsabilità individuale di esercitare il proprio voto e di informarsi. Vero, il nostro sistema è anche rappresentativo, dove molte de cisioni sono prese da eletti; tuttavia, la de mocrazia diretta (nel caso svizzero, dunque, semi-diretta) avvicina necessariamente l’eletto al rappresentante. La politica deve impegnarsi a essere aderente al territorio e difendere – benché in crisi – il sistema di milizia, senza chiudersi nelle torri d’avorio. La democrazia diretta, dunque, non è solo un diritto, ma un dovere civico che rafforza la società civile e pungola la classe politica.

Sul piano dei valori e della tradizione, la democrazia diretta aiuta a custodirle e ad accompagnarle nella loro evoluzione. Infatti, per governo e parlamento non è possibile adottare indisturbati scelte e decisioni che sovvertono le strutture sociali, anche di pensiero. La democrazia diretta agisce come «freno» naturale di mutamenti sociali improvvisi o imposti dall’élite politica (come l’ondata woke negli USA).

Non dobbiamo però abusare della democrazia diretta se la conseguenza è un dibattito politico che si infiamma cronicamente. Ci spingeremmo verso una polarizzazione sociale nociva, in un paese che nella sua diversità ha saputo costruire (non senza fatica) una coesione nazionale invidia-

Consapevole di tutto ciò, il nostro paese deve custodire gelosamente i diritti popolari. La democrazia diretta non è retorica, ma un valore che impregna l’identità di cittadino e ci aiuta a essere responsabili verso il territorio e le istituzioni.

Con il proprio voto i cittadini si esprimono e determinano molte decisioni. La nostra Costituzione federale predispone così un sistema di controllo sia nei confronti del parlamento sia del governo, che non possono chiudersi in una bolla decisionale poiché un referendum la farebbe scoppiare.

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Nano malefico … Abracadabra

La rivista militare generale svizzera ASMZ (in lingua tedesca) è pubblicata dalla Società Svizzera degli Ufficiali (SSU). Lo spirito NATO della velenosa ricetta della Gran Maestra Viola predomina nell'ASMZ. Nella periodica rubrica «La capacità di difesa spiegata», il capo dell'esercito, il comandante di corpo Thomas Süssli, parla come un mantra della necessità di cooperazione internazionale.

L'apprendista stregone Süssli ci illumina nella sua attuale rubrica: «La cooperazione internazionale rafforza la nostra capacità di difesa autonoma». Mi dispiace, ma nella terra dei nani questi incantesimi fuorvianti non hanno alcun fondamento logico.»

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