«C'è urgentemente bisogno di una dottrina di difesa globale»
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I giudici dell'UE sono «estranei» alla Svizzera
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La maggioranza del Consiglio degli Stati favorevole alla NATO
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Diventare membri di Pro Svizzera
La parola al presidente
Il 29 ottobre 2024 ci troviamo a Berna!
Pro Svizzera Vi raccomanda, cari membri, sostenitori e simpatizzanti, di firmare rapidamente l'iniziativa popolare federale «Per la democrazia diretta e la competitività del nostro paese – No a una Svizzera membro passivo dell’UE (Iniziativa Bussola)». E di raccogliere altre firme nel Vostro vicinato.
L'iniziativa popolare dell'organizzazione Bussola/Europa è in linea con le richieste di Pro Svizzera per gli attuali negoziati con l'UE:
1. Nessuna ripresa dinamico del diritto UE.
2. Nessun controllo sulla democrazia diretta da parte della Corte di giustizia UE.
3. Nessuna risoluzione definitiva delle controversie, con minaccia di misure punitive, da parte della Corte di giustizia UE.
Il 29 ottobre 2024: venite a Berna e fatevi valere!
ISSN 2234-9723
Redazione Pro Svizzera Casella postale 3822 Lauterbrunnen Tel. 031 356 27 27 redazione@prosvizzera.ch
LEGATI
Con un testamento si stabilisce cosa si vuole che accada ai propri risparmi, ai propri titoli e ai propri beni immobili. Se apprezzate Pro Svizzera, sostenete il nostro lavoro per preservare una Svizzera libera e neutrale. Grazie di cuore!
Senza una sufficiente base democratica, il Consiglio federale e la Commissione europea hanno già fissato questi obiettivi in anticipo in una dichiarazione congiunta, il cosiddetto «Common understanding». I vincoli giuridici dell'UE richiesti da Bruxelles per la nostra legislazione e i nostri tribunali ci vengono imposti in settori importanti come l'immigrazione, il mercato del lavoro, i trasporti terrestri, l'agricoltura, la sicurezza alimentare e l'energia. La Corte di giustizia UE, l'effettivo motore della centralizzazione e della regolamentazione dell'Unione, deve forzare la nostra legislazione e quindi anche la democrazia diretta, all'interpretazione uniforme del diritto dell'UE. Dobbiamo essere rieducati per metterci docilmente in riga.
Il successo della Svizzera, vale a dire la nostra prosperità e la nostra forte piazza economica e di ricerca, è garantito se manteniamo la nostra democrazia diretta, l'indipendenza, il federalismo e l'apertura al mondo - e una neutralità credibile! - e se in nessun caso ci adegueremo alla crescente regolamentazione dell'UE, che distruggerà i nostri vantaggi competitivi.
Martedì 29 ottobre 2024, alle ore 19.00 (apertura porte alle 18.00), vi invitiamo al Casinò di Berna. L'evento pubblico è intitolato «La ricetta del successo della Svizzera: forte senza lasciarsi soggiogare l'UE». Vi spiegheremo cosa comporta la ricetta per il successo della Svizzera e cosa occorre fare. L'economista Beat Kappeler introdurrà l'argomento. Nella successiva tavola rotonda, insieme alla consigliera nazionale Katja Riem, al consigliere nazionale Franz Grüter, a Beat Kappeler e all'imprenditore Hans-Ueli Lehmann, discuterò su come portare avanti la ricetta del successo della Svizzera. L'ex consigliere nazionale e già consigliere agli Stati Adrian Amstutz spiegherà perché il fuorviante termine «Bilaterali III» usato dagli euroturbo è del tutto ingannevole, se non addirittura truffaldino, e come Pro Svizzera impedirà che venga imboccata questa strada sbagliata. Venite numerosi a Berna, portate con voi la famiglia, gli amici e soprattutto i giovani. Grazie per il vostro instancabile impegno.
Vostro Dr. med. Stephan Rietiker
Presidente Pro Svizzera
Registrazione
L'evento del 29 ottobre 2024 al Casinò di Berna si terrà in tedesco. Pro Svizzera ha in programma degli eventi analoghi in Svizzera romanda e in Ticino. (A Berna non è prevista la traduzione simultanea).
« C'è urgentemente bisogno di una dottrina di difesa globale»
A colloquio con il consigliere agli Stati Werner Salzmann, colonnello, membro della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati
La responsabile del Dipartimento federale della difesa (DDPS), la consigliera federale Viola Amherd, ha istituito nel 2023 una commissione di studio che, al di fuori dell'Amministrazione federale, dovrebbe fornire diverse competenze e punti di vista sulla futura politica di sicurezza della Svizzera. La commissione ha pubblicato il suo rapporto il 29 agosto 2024. Le sue raccomandazioni sono destinate a servire da base per la strategia di politica di sicurezza prevista per il 2025.
Consigliere agli Stati Salzmann, Lei è favorevole alla scelta della responsabile del DDPS di porre le basi della politica di sicurezza della Svizzera ricorrendo, per così dire, a un gruppo di studio esterno?
Sono rimasto piuttosto sorpreso quando ho saputo che il gruppo era stato creato. Per me i fatti erano evidenti. La minaccia di un attacco militare è una realtà e il nostro esercito non è più in grado di difendersi. Non c'era bisogno di un gruppo di studio per arrivare a questa conclusione.
Per quanto riguarda la composizione della commissione, si nota che non vi erano presenti giovani quadri attivi dell'esercito e che i cosiddetti esperti erano politicamente di parte.
Per me, è la partecipazione a questo gruppo di parlamentari attivi, il problema più grande. Nel loro giudizio dovrebbero essere indipendenti dal risultato. Ma questo è ormai quasi impossibile per i membri in questione.
Quello che è ormai noto a chiunque, è stato riconosciuto anche dalla commissione di studio: «L'esercito manca di personale, di equipaggiamento, di strutture per l'addestramento e di approvvigionamenti». Non sarebbe ora che il DDPS colmasse finalmente queste lacune? E perché manca ancora l'equipaggiamento? Manca tuttora una dottrina generale della difesa approvata dal Consiglio federale. La base per questo l'avrebbe posta l'Esercito, con il libro nero «Rafforzare le capacità di difesa - obiettivi e strategia per una crescita». Abbiamo già esercitato pressioni più volte in Consiglio degli Stati e ci auguriamo che il Consiglio nazionale finalmente agisca analogamente. Nonostante la battaglia per la distribuzione, il Consiglio federale deve riassegnare rapidamente le finanze all'esercito.
Secondo la Commissione, in termini di politica di sicurezza, la Svizzera è attualmente una «free rider» (scroccona, NdT.) in Europa. È ora che la Svizzera si
avvicini alla NATO e all'UE e offra «servizi» militari. Siamo «free rider»? E presto i giovani membri dell'esercito svizzero dovranno prestare servizio all'estero?
No. In quanto Stato neutrale e armato, siamo noi stessi responsabili della nostra sicurezza. Dobbiamo quindi garantire rapidamente la nostra capacità di difesa. Va da sé che dobbiamo stringere accordi in caso di guerra e garantire l'interoperabilità con gli Stati che condividono i nostri valori. Per fare questo, non abbiamo bisogno niente più di quello che abbiamo già con il Partenariato per la pace.
Il DDPS non perde occasione per sottolineare che la Svizzera può garantire la propria difesa solo con la cooperazione internazionale. Durante la guerra fredda, gli enormi eserciti dell'ex Unione Sovietica erano pronti ad agire in Europa. L'esercito svizzero si preparò a fondo. Perché ora stiamo cadendo in un atteggiamento così sfiduciato, quasi «depressivo»? Quale deve essere la risposta politica?
Queste affermazioni indeboliscono la volontà di difesa del nostro paese. Siamo perfettamente in grado di difenderci se stanziamo risorse finanziarie sufficienti per la difesa.
Ci sono settori in cui la Svizzera dipende dalla cooperazione. Per esempio, nel caso di attacchi da parte di missili ad alta quota a guida satellitare e dell'acquisizione di informazioni nel contesto della sicurezza. Dobbiamo coprire questi ambiti attraverso la cooperazione, senza violare la nostra neutralità. La nostra controprestazione è la difesa della Svizzera e la prevenzione di un attacco ai fianchi degli Stati confinanti.
Il 18 settembre 2024, la maggioranza del Consiglio degli Stati ha respinto la mozione della Commissione per la politica di sicurezza del Consiglio nazionale che chiedeva di impedire le esercitazioni in ambito NATO. Questo significa un ulteriore avvicinamento alla NATO?
Temo che, in questo modo, si cerchi un ulteriore avvicinamento alla NATO. Poiché la neutralità è anche una questione di percezione, questo danneggerà il nostro paese. Noi continueremo a batterci per la nostra difesa.
La maggioranza della commissione di studio vuole stravolgere completamente la politica di neutralità. Questa dovrebbe essere solo uno strumento del Consiglio federale e non un fine di per sè stesso per il Paese. Dovrebbe orientarsi sulla Carta delle Nazioni Unite e distinguere tra aggressore e vittima, il che è in contraddizione con la posizione di neutralità. Secondo lei, quale dovrebbe essere la linea di condotta della politica di neutralità?
Dobbiamo assolutamente attenerci alla nostra neutralità, così come fu stabilita nel 1992. Questa scelta è sostenuta anche da circa il 90% della popolazione ed è la cosa migliore per il nostro paese e per le organizzazioni internazionali in Svizzera - e, in ultima analisi, per la pace.
Nella sua carriera di colonnello ha dovuto fare molte valutazioni al riguardo. In conclusione: che cosa dobbiamo fare con urgenza?
1. Il Consiglio Federale deve adottare rapidamente una dottrina di difesa complessiva.
2. L'esercito deve essere finanziato in modo adeguato e dotato di un nuovo ed efficace modello di servizio (servizio di sicurezza).
3. Il Consiglio federale e il parlamento devono riorientare urgentemente i flussi finanziari della Confederazione in modo che le forze armate possano essere rese idonee alla difesa nel più breve tempo possibile.
4. Non possiamo permetterci di intaccare la neutralità armata della Svizzera.
Egregio Consigliere agli Stati, grazie per l'intervista.
Giudici dell'UE
Giudici dell'UE
Cittadini
I giudici dell'UE sono «estranei» alla Svizzera
Nella NZZ del 18 settembre 2024, Fabian Schäfer si scaglia senza ritegno contro i critici di una sottomissione istituzionale della Svizzera all'UE e minimizza i fatti.
A titolo «La Svizzera può ancora sempre dire no», Fabian Schäfer commenta: «Anche la composizione delle controversie non è così assurda e pericolosa come sostengono i suoi oppositori. Non c'è dubbio: il coinvolgimento formale della CGUE è difficile da digerire. Allo stesso tempo, però, la giuridificazione offre anche delle opportunità. Oggi i conflitti bilaterali vengono combattuti politicamente. L'UE può decidere liberamente di mettere sotto pressione la Svizzera con punzecchiature e vessazioni»
È semplicemente antisvizzero sottoporre la nostra democrazia a una giuridificazione - una giuridificazione straniera! - e credere che questo protegga i nostri diritti democratici. Il dibattito di fondo è vecchio, ma di grande attualità: il rapporto conflittuale tra democrazia e Stato di diritto. I conflitti storici nell'evoluzione della Svizzera sono stati spesso risolti con successo perché si è trovato un compromesso politico - non esisteva una «corte federale né una legge di riferimento». La Svizzera ha finora anche rinunciato alla giurisdizione costituzionale perché il dibattito parlamentare di compromesso deve trovare soluzioni ampiamente accettate e il popolo, in quanto sovrano, ha l'ultima parola - non una corte. La Corte di giustizia dell'UE interpreterà sempre nell'ottica dell'integrazione dell'UE e dell'applicazione del diritto del mercato interno dell'UE. Questo ruolo le è chiaramente
assegnato dall'articolo 19 del Trattato sull'Unione europea (TUE). Pertanto, il nostro diritto svizzero viene sempre più integrato nel diritto UE e le eccezioni esistenti negli accordi UE vengono «cancellate».
È davvero così «assurdo e pericoloso» per la democrazia svizzera?
Schäfer commenta inoltre: la Svizzera può continuare a rifiutare l'adozione del diritto dell'UE - il che confuta anche l'assurdità della «ripresa automatica del diritto». I sostenitori dell'UE parlano di «ripresa dinamica del diritto». Il punto è che non c'è alcuna differenza dall'a-
«Rimane un'assurdità geostrategica la presenza di questa macchia bianca sulla mappa europea» L'ex presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sulla Svizzera, 2010, ZEIT
Werner Gartenmann Direttore Pro Svizzera
ESATTAMENTE LA SCELTA GIUSTA.
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«I conflitti storici nell'evoluzione della Svizzera sono stati spesso risolti con successo perché si è trovato un compromesso politico - non esisteva una «corte federale né una legge di riferimento».
dozione «automatica». La «dinamica» consente alla Svizzera di indire un referendum entro un certo periodo di tempo. Se il popolo svizzero e, a seconda della situazione, i Cantoni dicono no, entra in gioco il meccanismo di risoluzione delle controversie in stile Bruxelles, con l'interpretazione definitiva della legge da parte dei giudici UE. Lo abbiamo già sperimentato: le nostre battaglie referendarie saranno caratterizzate dal ricatto «mangia la minestra o salta dalla finestra». L'abbiamo già vissuto: estensione della libera circolazione delle persone, direttiva UE sulle armi..., mancata attuazione dell'iniziativa sull'immigrazione di massa.
Le cittadine e i cittadini non potranno più esprimere la loro volontà politica in modo libero e privo di condizionamenti. Infatti, il timore di misure punitive e multe milionarie, compresa la cancellazione degli accordi, distoglierà l'attenzione dall'effettiva questione in votazione. La clausola ghigliottina rimane in vigore per i Bilaterali 1. Sostanzialmente, la Commissione UE vuole mantenere il principio della «ghigliottina» anche nel nuovo accordo. Inoltre, nel «Common understanding» (punto 12) si afferma che l'UE considera tutti gli accordi sul mercato interno come un insieme «coerente». Tutto
(Fonte: « The existing provisions on termination linking the EU-Switzerland agreements concluded in April 2002 should be maintained »
Più informazioni
rimane quindi collegato. Il potere arbitrario dell'UE ha libero corso e prevarrà. L'adozione automatica della legislazione avviene per mezzo di minacce, ricatti e paura. Si tratta di un'assurdità argomentativa?
Bilancio
«Bruxelles comanda, la Berna federale capitola e il popolo svizzero dovrebbe tacere e pagare».
Questo è il contenuto centrale del nuovo trattato con l'UE voluto dal Consiglio federale. Tutti i dettagli che vengono ora enfatizzati, come il cosiddetto tribunale arbitrale o il regolamento sulle spese, servono solo a distogliere l'attenzione dai punti veramente cruciali dell'accordo.
Nell'ambito dei trattati esistenti e futuri con l'UE, la Svizzera dovrebbe accettare quanto segue:
• che l'UE detti e controlli le leggi e i regolamenti della Svizzera. In questo modo si distrugge la nostra democrazia diretta e si esautora il popolo svizzero;
• che, in caso di controversie, la Corte di giustizia dell'UE decida in modo unilaterale e definitivo. Ciò significa che anche i referendum democratici svizzeri possono essere annullati;
• che l'UE imponga arbitrariamente sanzioni alla Svizzera in caso di non ottemperanza. Le note punzecchiature dell'UE nei confronti della Svizzera diventeranno ancora più frequenti;
• che la Svizzera paghi costantemente e regolarmente miliardi all'UE. Questi miliardi mancheranno poi alla Svizzera per coprire i nostri propri impegni.
Ciò significherebbe per la Svizzera: UBBIDIRE, SOPPORTARE, PAGARE E TACERE PRO SVIZZERA si opporrà con tutte le sue forze contro una tale sottomissione.
Ami Bossard Gartenmann a colloquio con il Prof. Dr. Nicolas Szita, membro del comitato di Pro Svizzera, Londra
L'UE ha superato da tempo il suo apogeo, quindi vale quanto segue:
« Scambio su un piano di parità sì, sottomissione no».
Lei è originario di Zurigo, ha studiato al Politecnico di Zurigo, è professore allo University College di Londra e vive con la sua famiglia vicino a Londra. I suoi legami con la Svizzera sembrano essere importanti per lei, visto che è politicamente attivo per la Svizzera anche da lontano. Nel 2019 è stato eletto nel comitato direttivo dell'ASNI. Nel 2022, si è detto disposto a continuare il suo impegno nel Consiglio dell'organizzazione che le è succeduta, Pro Svizzera. Perché?
La Svizzera deve rimanere indipendente, affinché possiamo continuare ad avere una partecipazione democratica diretta. Ciò richiede una neutralità armata e una distanza dall'UE. Se perdiamo la nostra indipendenza, la Svizzera inizierà a dissolversi come una zolletta di zucchero nell'acqua: lentamente ma inesorabilmente. Non vorrei dover vivere questa esperienza.
Il 31 gennaio 2020 abbiamo festeggiato insieme la Brexit a Londra. Ora gli originari oppositori della Brexit, provenienti dal Labour, sono al governo. Ci sarà una ri-Brexit?
Una ri-Brexit certamente no, perché già troppi fatti sono accaduti. Per esempio, il Regno Unito entrerà presto a far parte del CPTPP, un accordo di libero scambio trans-Pacifico. Tuttavia, i laburisti puntano a un cosiddetto «re-set» dei rapporti. Si parla di un accordo sulla difesa e sulla sicurezza nel 2025. Un trucchetto da dietro le quinte?
Nel Regno Unito c'è un po' di agitazione in questo momento. Quali sono, secondo Lei, le ragioni di questa situazione?
La violenza e gli appelli alla violenza sono da condannare. Possibili ragioni: l'elevata immigrazione, che non è distribuita in modo omogeneo in tutto il paese bensì in alcuni luoghi è molto alta, ha portato alla scissione delle minoranze etniche, come già menzionato nel rapporto
Nicolas Szita, Membro del comitato di Pro Svizzera, Londra
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del 2016 di Dame Casey (baronessa della Camera dei Lord, apartitica); un gran numero di Britannici guadagna poco e c'è una tendenza generale al surriscaldamento degli animi.
Nel 2021, il Consiglio federale ha interrotto i negoziati per un accordo quadro istituzionale con l'UE. Temeva che l'accordo sarebbe fallito di fronte al sovrano. Ha avuto senso dal punto di vista degli Svizzeri all'estero? L'UE ha superato da tempo il suo apogeo, quindi vale quanto segue: scambio su un piano di parità sì, sottomissione no. È incomprensibile che la politica svizzera voglia ancora vincolarsi all'UE, nonostante che a tutti i paesi circostanti la Svizzera vada molto peggio. Degli accordi di libero scambio come quello con l'India sono la strada giusta da seguire. Bravo CF Parmelin.
Lei lavora nel settore della ricerca. In che modo il Regno Unito è collegato al programma Horizon dell'UE? E Horizon è così importante per la nostra piazza di ricerca scientifica?
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La Gran Bretagna è da quest'anno di nuovo associata a Horizon. L'UE sta tormentando la Svizzera con questo programma, perché gli Stati dell'AELS sono di norma ammessi a partecipare. Perché non aumentare i programmi con il Regno Unito? Il Regno Unito e la Svizzera hanno le migliori università. Il denaro sarebbe meglio investito lì!
Cosa significa la Svizzera per i Suoi figli, cosa insegna loro?
La Svizzera è una seconda patria che i miei figli conoscono soprattutto grazie alle loro vacanze, visto che da oltre 20 anni le trascorriamo esclusivamente in Svizzera. Oltre allo svizzero tedesco e al francese, diamo importanza al fatto che si impegnino nella responsabilità personale e che sappiano interrogarsi criticamente sullo Stato, ma anche apprezzarlo.
Restiamo al timone della nostra neutralità
Va detto chiaramente: l’avvicinamento della Svizzera a NATO, UE e a iniziative come la PESCO rappresenta una minaccia concreta per la sicurezza e l’autonomia del nostro paese. Il recente rapporto della Commissione di studio del Consiglio federale sulla politica di sicurezza, presentato a fine agosto, spinge verso una maggiore cooperazione militare della Svizzera con potenze straniere allineate. Un’eventualità che sancirebbe la fine del nostro principio storico di neutralità integrale, armata e permanente. Come un capitano che abbandona il timone della sua nave, rischiamo di perdere il controllo sul nostro destino, diventando una semplice pedina sullo scacchiere internazionale.
La Svizzera ha sempre rappresentato una forza stabilizzatrice nel mondo grazie ai suoi «buoni uffici», facilitando la risoluzione dei conflitti e agendo da mediatore imparziale. Tuttavia, con questo nuovo corso, rischiamo di compromettere irrimediabilmente la nostra reputazione e la nostra posizione a livello internazionale. Come possiamo essere mediatori credibili se veniamo percepiti come parte di uno schieramento geopolitico, come nel contesto dell'attuale crisi in Ucraina?
Il rapporto degli esperti suggerisce di migliorare la cooperazione con l'UE e la NATO. Un'eventualità che minerebbe alle fondamenta tutto ciò che la Svizzera rappresenta oggi, o meglio, che rap-
Deputato in Gran
presentava prima di quel famigerato 22 febbraio 2022. Giorno in cui il Consiglio federale ha deciso di gettare alle ortiche la nostra secolare neutralità. Qualcuno in Consiglio federale sogna ruoli di rilievo a livello internazionale dimenticandosi però che chi si siede a tavola con i potenti, solitamente mangia le briciole. Accettando di partecipare a progetti militari esterni, perderemo inesorabilmente la nostra indipendenza, la nostra sovranità e la capacità di agire secondo i nostri interessi senza di fatto ottenere vantaggi concreti per il paese e la popolazione svizzera. Anzi, il rischio di diventare un bersaglio aumenta esponenzialmente.
La neutralità non è solo un retaggio del passato, che ci ha garantito 200 anni di pace e stabilità, ma una strategia futura per la Svizzera. Solo una Svizzera armata autonomamente e neutrale può continuare a rappresentare quel porto sicuro e autorevole che il mondo ha sempre riconosciuto e di cui ha ancora bisogno. Non possiamo permettere che il nostro paese si allinei a interessi che non ci appartengono, difendiamo quindi la nostra neutralità sostenendo l’iniziativa «Sì alla neutralità svizzera» al momento opportuno.
Alain Bühler
Consiglio UDC, Lugano (TI)
Attenzione ai venditori di tappeti
Prestiamo attenzione alla subdola retorica utilizzata dai soliti Euroturbo, che come i venditori di tappeti più spregiudicati, cercano di rendere l’accordo-quadro oggetto del mandato negoziale con l’Unione Europea, come la miglior soluzione per salvaguardare e rafforzare la neutralità e sovranità della Svizzera.
Il contenuto del mandato negoziale in discussione tra i negoziatori bernesi e quelli di Bruxelles, prevede che la Svizzera adotti dinamicamente - in realtà significa automaticamente - il diritto europeo. Nella pratica, le leggi che adotteranno le istituzioni europee dovremo farle nostre e questo senza aver diritto di proferire parola. Nell’eventualità nemmeno troppo remota che, a seguito della sottoscrizione dell’accordo-quadro, dovessero nascere delle divergenze tra la Svizzera e l’UE, a dirimere le questioni ci penserà un tribunale europeo. È come se litigando con il nostro vicino di casa chiedessimo a sua moglie di chi è la ragione.
Ma perché sostengo che dobbiamo prestare attenzione alla subdola retorica di chi sponsorizza questo Accordo quadro con l’UE?
Il primo venditore di tappeti è il Consigliere federale Beat Jans, il quale sostiene che l’accordo-quadro contribuirà a rafforzare la sovranità della Svizzera. Mi spaventa che una persona che giornalmente affronta temi importantissimi per il nostro paese possa dichiarare pubblicamente che l’adozione automatica del diritto europeo e il riconoscere i tribunali europei produrranno maggiore sovranità. Sovranità per chi? Certamente non per il popolo svizzero.
C’è poi chi, come alcune associazioni economiche e partiti come il PLR, hanno facilmente «ribattezzato» l’accordo-quadro con la denominazione Bilaterali III. I pacchetti bilaterali precedenti sono accordi che non prevedono l’adozione del diritto europeo né tantomeno il riconoscimento di tribunali stranieri. Ma ovviamente, per cercare di vendere il tappeto di scarsa qualità, lo si presenta come il pezzo da collezione a cui è impossibile rinunciare.
Prepariamoci dunque nei prossimi mesi a una campagna di disinformazione perenne, che ha come unico obiettivo quello di cercare di rendere digeribile un accordo che in realtà, qualora venisse approvato, si rivelerà un incubo per la democrazia diretta e per la sovranità del nostro paese.
Prestiamo attenzione alla subdola retorica utilizzata dai soliti Euroturbo, che come i venditori di tappeti più spregiudicati, cercano di rendere l’accordo-quadro oggetto del mandato negoziale con l’Unione Europea, come la miglior soluzione per salvaguardare e rafforzare la neutralità e sovranità della Svizzera.
Piero Marchesi, Consigliere nazionale UDC
Accordo quadro con l’UE:
Osservatore
Campionessa europea nei finanziamenti statali alla ricerca
Nel 2023 nessun altro paese europeo ha speso tanto denaro pro capite per la ricerca e lo sviluppo quanto la Svizzera. Si tratta di quasi 915 euro di finanziamenti statali per la ricerca.
L'anno scorso la Svizzera ha depositato presso l'Ufficio europeo dei brevetti (UEB) un numero di domande di brevetto mai raggiunto prima. Con 9.410 domande depositate, il nostro paese si colloca al settimo posto nel mondo. Su base pro capite, occupiamo addirittura il primo posto. [watson.ch, 12.09.2024]
E, secondo uno studio delle Nazioni Unite, la Svizzera è ancora una volta il paese più innovativo del mondo. Ha difeso ancora una volta la sua posizione di vertice nel confronto tra i paesi innovativi del 2024, davanti a Svezia e Stati Uniti. La Svizzera rimane quindi stabilmente la campionessa del mondo. Ha raggiunto il primo posto per la 14a volta consecutiva. Lo ha annunciato giovedì l'Organizzazione delle Nazioni Unite per la Proprietà Intellettuale (OMPI) a Ginevra. I primi 3 paesi rimangono gli stessi dell'anno scorso. [www.nau.ch, 26.09.2024]
Commento: la piazza svizzera di ricerca lavora anche senza i costosi e burocratici programmi di ricerca dell'UE - HORIZON! La Svizzera rimane al vertice.
Pagamenti di coesione a determinati Stati membri dell'UE:
La Svizzera fornisce un contributo alla riduzione delle disparità economiche e sociali e sostiene le misure in materia di migrazione per gli Stati dell'UE Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria, Cipro, Romania, Bulgaria e Croazia. Dal 2008 al 2017: circa 1,302 Miliardi CHF. Previsti, dal 2021 per dieci anni: circa 1,302 Miliardi
CHF. Inoltre, la Svizzera sostiene le infrastrutture di trasporto dei paesi limitrofi (Francia, Germania, Italia) con 150,129 milioni di franchi. [Fonte: DFAE, 28.08.2024]
Commento: e la Svizzera farebbe il cherry-picking ...? Bruxelles impone, la Berna federale capitola e il popolo svizzero deve rimanere in silenzio e pagare.
[Fonte: Eurostat, Ufficio
Contributi della Svizzera all’UE in franchi svizzeri
Nella sua interpellanza al Consiglio federale, il consigliere nazionale De Courten (UDC) ha chiesto di comunicare quali contributi finanziari la Svizzera ha fornito all’UE tra il 2019 e il 2023:
Programmi di ricerca Horizon, ITER*, EURATOM*
1'116,00 Mio. CHF
Ostacoli tecnici al commercio 1,53 Mio. CHF
Trasporti aerei 7,43 Mio. CHF
Trasporti terrestri 0,38 Mio. CHF
Schengen-Dublino
389,33 Mio. CHF
Ambiente 9,25 Mio. CHF
Statistik
Programma navigazione satellitare GALILEO/EGNOS
Agenzia asilo UE
29,00 Mio. CHF
267,51 Mio. CHF
28,38 Mio. CHF
Agevolazioni doganali e sicurezza 2,25 Mio. CHF
Totale 1’851,06 Mio. CHF
* ITER = Progetto di ricerca con l'obiettivo di generare elettricità dall'energia di fusione
*EURATOM = Organizzazione per il coordinamento e la supervisione dell'uso civile dell'energia nucleare e della ricerca nucleare in Europa
Commento: È interessante notare come certi ambienti in Svizzera gridino allo scandalo quando il Consiglio federale vuole eliminare il divieto tecnologico sull'energia nucleare, mentre noi finanziamo senza problemi questa tecnologia nell' UE.
Accordo di libero scambio con l’India
Il 4 settembre 2024, il Consiglio federale ha licenziato il messaggio relativo all'accordo di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e l'India. L'accordo rafforza la competitività delle esportazioni svizzere nel paese più popoloso del mondo. La conclusione di un accordo globale di libero scambio (ALS) tra gli Stati dell'Associazione europea di libero scambio AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera) e l'India rappresenta una pietra miliare nella politica commerciale svizzera. [Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), 5.9.2024]
Ottimizzazione dell'accordo di libero scambio tra Svizzera e Cina
Nella riunione del 13 settembre 2024, il Consiglio federale è stato informato sull'esito delle consultazioni per migliorare l'accordo di libero scambio (ALS) tra Svizzera e Cina. I negoziati dovrebbero iniziare quest'autunno.
Commento: la Svizzera non deve concentrarsi solo sull'UE, ma in quanto paese neutrale e aperto al mondo, deve mantenere solide relazioni commerciali con altri mercati. Gli accordi di libero scambio sono il modo per raggiungere questo obiettivo, a condizione che tengano sufficientemente conto degli interessi della Svizzera. Per inciso, con l'adesione all'UE, la Svizzera non potrebbe più concludere accordi di libero scambio autonomamente!
La grande menzogna dell'UE
L'ex primo ministro italiano ed ex presidente della Banca centrale europea (BCE), Mario Draghi, ha analizzato la competitività dell'UE per conto della Commissione europea. Le sue conclusioni sono allarmanti. E si dovrebbe intervenire immediatamente. Draghi riassume in poche parole: «Nel 2019, l'UE ha approvato circa 13 000 leggi, mentre gli USA hanno approvato 3 000 leggi e 2 000 risoluzioni. Questo dato dà da pensare: non possiamo fare un po' meno ed essere un po' più mirati?». Fin qui tutto chiaro. Poi Draghi si cala nella ormai nota modalità UE. Propone che con l'aiuto del debito comune - cioè, l'UE prende in prestito per conto degli Stati membri - dovrebbero essere erogati circa 800 miliardi di euro per la competitività, l'innovazione, le infrastrutture e la difesa militare dell'UE. Draghi chiede anche una maggiore centralizzazione del potere a Bruxelles. Chiede l'abolizione dei veti nazionali, ossia di bandire una volta per tutte la sovranità degli Stati europei - una pretesa di potere a lungo coltivata dall'élite dell'UE.
Nel frattempo, anche gli irriducibili euroturbo nostrani, come il capo dell'azienda di tecnologia medica Ypsomed e il consigliere nazionale del PLR Simon Michel, si sono resi conto che l'UE ha raggiunto un livello di regolamentazione enorme: «Quello che Bruxelles sta producendo è un disastro». (Feusi Fédéral, Ed. 151, 15.8.2024). Visioni come il Green Deal (168 leggi dell'UE al riguardo sono in arrivo!) e il rapido divieto dei motori a combustione, dimostrano che i burocrati, i protettori troppo zelanti dei consumatori e gli attivisti ecoclimatici stanno danneggiando la competitività del continente. Non dimentichiamo che le conseguenze negative si ripercuotono anche sulla piazza economica svizzera.
Noi non siamo più necessariamente il grande modello di azione libera e indipendente. Ma stiamo comunque facendo meglio. Il 28 settembre 2024, il quotidiano Blick ha pubblicato il seguente titolo: «Molto meglio della Germania e dell'UE: l'industria svizzera lascia tutti indietro!». Ecco perché dovremmo stare lontani dalla piovra
Stéphanie Gartenmann B law, Presidente ESiP.info, Segretaria generale GUDC Svizzera, Matten b. Interlaken
UE e dire no a un nuovo trattato che assoggetterebbe la nostra legislazione indipendente - soprattutto in materia di diritto economico e di lavoro - e la nostra giurisprudenza all'UE. E l'UE farebbe bene - se posso dirlo da giovane cittadina svizzera - a lasciar galoppare le persone e la loro energia creativa, a creare libertà e sufficiente spazio di manovra. Noi giovani Svizzere e Svizzeri vogliamo ottenere buoni risultati, sia ai campionati mondiali di formazione professionale che all'università. Sarebbe auspicabile che certi ambienti politici che corrono dietro all'UE prendessero sul serio noi giovani, invece di limitarsi a raccontare storie di giovani tiratori dal grilletto facile a favore dell'adesione all'UE.
«Nel 2019, l'UE ha approvato circa 13 000 leggi, mentre gli USA hanno approvato 3 000 leggi e 2 000 risoluzioni.
La maggioranza del Consiglio degli Stati è favorevole alla NATO
La maggioranza del Consiglio degli Stati dice sì alla partecipazione alle esercitazioni dell'alleanza NATO e respinge la relativa mozione della Commissione per la politica di sicurezza del Consiglio nazionale, che voleva impedire tali esercitazioni. La consigliera federale Amherd può così accelerare un po' il suo percorso segreto verso l'adesione alla NATO. Nel dibattito al Consiglio degli Stati del 17 settembre 2024, la consigliera agli Stati urana Heidi Z'graggen (Centro) ha tenuto un eccellente discorso a favore di una coerente politica di neutralità.
La consigliera agli Stati Z'graggen ha criticato nel suo intervento la strategia di avvicinamento alla NATO del Consiglio federale, che potrebbe portare la Svizzera a essere considerata dalla comunità internazionale come facente parte della NATO. L'articolo 5 del trattato nordatlantico prevede che gli Stati membri forniscano una difesa comune in caso di attacco a uno Stato membro.
Estratto dell'intervento della consigliera agli Stati Z’graggen:
«L'articolo 58, capoverso 2, della Costituzione federale stabilisce che l'esercito contribuisce a preservare la pace, difende il paese e la sua popolazione e sostiene le autorità civili nella difesa da gravi minacce alla sicurezza interna. L'esercito protegge il paese e la sua popolazione all'interno e all'esterno della Svizzera e non alle frontiere esterne della NATO. Deve potersi concentrare sui suoi compiti costituzionali e non partecipare a esercitazioni di difesa ai confini esterni di un'alleanza difensiva...
La partecipazione della Svizzera alle esercitazioni di difesa della NATO in tempo di pace rischia di far apparire la Svizzera come facente parte della NATO, il che le toglie ogni credibilità in caso di neutralità e potrebbe renderla di fatto partecipe alla guerra....
Non posso fare a meno di pensare che il graduale avvicinamento alla NATO auspicato dal Consiglio federale sia una tattica deliberata delle fette di salame, che mantiene aperta l'opzione della piena integrazione senza dichiararlo apertamente. Non vedo come si possa intensificare la cooperazione militare con la NATO e allo stesso tempo garantire gli obblighi di neutralità.
Consigliera agli Stati Heidi
La partecipazione dell'esercito svizzero alle esercitazioni dell'articolo 5 della NATO rappresenta, perlomeno nella percezione esterna, un pericoloso passo di allontanamento dalla neutralità e di avvicinamento alla NATO, e questo in un momento di incertezza e complessità della situazione in materia di politica di sicurezza in Europa...»
Trovate il testo integrale dell'intervento sul sito web di Pro Svizzera, alla voce Attualità del 18 settembre 2024.
Tre esempi al riguardo:
1. In futuro, nell'ambito del progetto Pesco, le forze NATO dovranno poter essere trasportate attraverso la Svizzera in modo più semplice e senza autorizzazione.
2. Il Consiglio federale ha deciso di aderire all'iniziativa European Sky Shield. L'European Sky Shield è un progetto (prevalentemente di Stati della NATO) di difesa aerea, che prevede l'acquisto congiunto di nuovi sistemi di armamento che saranno poi collegati in rete il più possibile. Con ciò la Svizzera aumenta notevolmente la sua dipendenza politica e tecnologica dalla NATO.
3. Nel «Blick» del 12 maggio 2024 si leggeva che l'ambasciatore svizzero presso la NATO a Bruxelles, Philippe Brandt, ha firmato una lettera dal contenuto esplosivo nel dicembre 2023. Come riportato dal quotidiano austriaco «Die Presse», la lettera definisce un piano in cinque punti su come i paesi neutrali di Svizzera, Austria, Malta e Irlanda possano collaborare ancora più strettamente con la NATO. Ciò include anche esercitazioni di scenari militari complessi. Secondo il «Blick», la lettera si legge come una dichiarazione d'amore alla NATO.
Da subito, elencheremo ogni scorrettezza della «classe politique» in materia di politica di neutralità.
Z’graggen
Albicocche del Vallese troppo
mature?
In occasione del dibattito generale delle Nazioni Unite, tenutosi a New York il 24 settembre 2024, la presidente della Confederazione Viola Amherd ha pronunciato un discorso. Il testo contava oltre 1.100 parole. La parola «pace» vi compare 11 volte. «Neutralità, neutrale» mai. Ora sappiamo che la consigliera federale Amherd vuole creare la pace con l'alleanza militare della NATO. La sua «Commissione di studio sulla politica di sicurezza» chiede che la Svizzera orienti la sua politica di neutralità in modo che si faccia una distinzione tra «aggressore e vittima». Non c'è bisogno di essere una filosofa di origine vallesana (la filosofa Katja Gentinetta è una delle portavoce della «Commissione di studio Amherd»; allo stesso tempo, siede anche nel Consiglio dell'Assemblea del CICR) per rendersi conto che questa distinzione non permette di svolgere un ruolo di mediazione neutrale, nemmeno in una zuffa al parco giochi.
Nello stesso discorso alle Nazioni Unite, la presidente vallesana della Confederazione ha dichiarato: «Il mio paese è caratterizzato da regolari dibattiti democratici a tutti i livelli statali - nei comuni, nelle regioni e nella
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Confederazione». Questo è ciò che dice a New York, a oltre 6.200 chilometri di distanza. Suona bene. In patria, Viola Amherd non si mostra così favorevole alla democrazia; infatti, ignora il parlamento e il sovrano a favore del suo legame segreto con la NATO. Dulcis in fundo, ha accolto e difeso il Patto per il futuro dell'ONU. Di cosa si tratta? Influenza sulla nostra democrazia? Non si sa. Sarà solo una «soft law»...
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«La ricetta del successo della Svizzera: forte senza lasciarsi soggiogare dall’UE»
L’economista e giornalista economico Beat Kappeler introdurrà l’argomento. Sotto la direzione di Reto Brennwald, personalità di alto livello discuteranno le opportunità di una Svizzera libera dall’UE dal punto di vista delle aziende.
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