Attualita – Settembre 2024

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Attualità

Bruxelles comanda, la Berna federale capitola

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Evento pubblico sul tema

«La ricetta del successo di una Svizzera forte senza sottomissione all'UE»

Martedì 29 ottobre 2024 19.00, Casinò di Berna

Sottomissione all'UE

Chi fa le leggi? Pagina 3

In caso di crisi, non potremo mai contare sugli altri, ma sempre e solo su noi stessi Pagina 8

85 anni fa: un anno cruciale per la Svizzera. Pagina 14

Diventare membri di Pro Svizzera

La parola al presidente Cari membri, sostenitori e simpatizzanti

Gessler! Noi conosciamo questo asburgico arrogante, corrotto, vanitoso, egoista e brutale. Noi? In effetti, ci chiediamo se le giovani generazioni, che vengono lentamente ma inesorabilmente «de-elvetizzate» grazie a «programmi di insegnamento mainstream» e a una parte di intellettuali «antisvizzeri», sappiano ancora rapportarsi a Gessler.

Le cronache attestano che la famiglia asburgica dei Gessler esercitava un dominio oppressivo e arbitrario nei Waldstätten. Il popolo doveva obbedire, pagare e rimanere in silenzio.

Chi non lo faceva veniva punito.

ISSN 2234-9723

Redazione Pro Svizzera Casella postale 3822 Lauterbrunnen Tel. 031 356 27 27 redazione@prosvizzera.ch

LEGATI

Con un testamento si stabilisce cosa si vuole che accada ai propri risparmi, ai propri titoli e ai propri beni immobili. Se apprezzate Pro Svizzera, sostenete il nostro lavoro per preservare una Svizzera libera e neutrale. Grazie di cuore!

Gessler fece mettere un suo cappello su un palo ad Altdorf. Il popolo era costretto a dimostrare la propria obbedienza al balivo salutando questo cappello. Un tale Guglielmo Tell non lo fece e il risultato fu un tiro alla mela e la susseguente eliminazione di Gessler («hohle Gasse»). Il cappello di Gessler è il simbolo di un'istituzione il cui scopo è imporre pubblicamente un comportamento di sottomissione. Simboleggia il dominio straniero e l'influenza straniera.

Tell è l'eroe leggendario dei miti di fondazione della Svizzera. Che Tell «à la Schiller» sia esistito o no è irrilevante. Il fatto è che la resistenza dei Confederati, alimentata dalla sete di libertà, cacciò i balivi stranieri e da questa resistenza nacque una Svizzera libera, indipendente e sovrana..

Il nostro membro di comitato Adrian Amstutz, responsabile della campagna «No al trattato di sottomissione all'UE», ha riassunto il contenuto centrale del «trattato UE» previsto dal Consiglio federale: si tratta di un «Gessler

2.0»! Questo dice tutto: «Bruxelles impone, il Consiglio federale capitola e il popolo svizzero deve rimanere in silenzio e pagare». È nostro compito far conoscere ovunque il contenuto essenziale del progetto di sottomissione dell'UE e, nel contempo, far capire ai «non addetti ai lavori» che «Gessler 2.0 incombe!».

29 ottobre 2024: si va a Berna!

Martedì 29 ottobre 2024, alle ore 19.00 (le porte si aprono alle 18.00), terremo un evento al Casinò di Berna sul tema «La ricetta del successo di una Svizzera, forte senza sottomissione all'UE». L'economista, giornalista economico ed ex segretario sindacale Beat Kappeler introdurrà l'argomento. Sotto la direzione di Reto Brennwald, insieme a personalità di alto livello, discuterò le opportunità di una Svizzera extra UE dal punto di vista delle imprese. In seguito, l'ex Consigliere nazionale ed ex Consigliere agli Stati Adrian Amstutz presenterà i punti salienti della nostra campagna contro l'UE. Siate numerosi e venite a Berna accompagnati da amici e familiari.

Grazie per il vostro instancabile impegno a favore di Pro Svizzera e, come suggerisce il nostro nome, della nostra Svizzera libera, sovrana e neutrale.

Vostro Dr. Med. Stephan Rietiker Presidente Pro Svizzera

Chi fa le leggi?

Il 1° agosto di quest'anno sono intervenuto a Saas Almagell in occasione della festa nazionale. Sono stato felice di farlo, soprattutto perché la Valle di Saas è stata duramente colpita dalle recenti intemperie. Ma non sarei andato durante le operazioni di soccorso. Dalla mia esperienza militare e politica, so che i politici che si precipitano con un entourage mediatico per farsi fotografare e fingere di essere d'aiuto, sono soprattutto d'intralcio. I soccorritori devono poi occuparsi di questi politici e del soggetto da fotografare, invece di occuparsi delle macerie. Nel 1291 non c' eravamo, né i Vallesani né noi Zurighesi, ma proprio come Uri, Svitto e Untervaldo, i Vallesani si sono battuti per la loro indipendenza e la loro libertà. A Saas Almagell ho ricordato che il Patto

Dr. Christoph Blocher imprenditore, già consigliere federale e ex consigliere nazionale

federale del 1291 risponde alla domanda più importante della nostra coesistenza: chi stabilisce le leggi nello Stato? Per noi Svizzeri, questa domanda ha trovato una risposta fin dal 1291: è il popolo della Confederazione, è il sovrano. I cittadini sono i padroni di questo paese! Ma alla maggior parte dei politici e dell'amministrazione questo non piace. Non vogliono una Svizzera indipendente, democratica e neutrale. No, la pressione costante di referendum e iniziative è per loro noiosa e fastidiosa. Temono la decisione del popolo! Per questo vogliono entrare a far parte dell'UE, della NATO e di organizzazioni internazionali nelle quali siano altri, e non il popolo svizzero, a comandare. Vogliono che Bruxelles sia il legislatore e che dei giudici stranieri dell'UE decidano in ultima istanza. Grazie al principio della sovranità popolare, la Svizzera è passata da «poverella» d'Europa a uno dei paesi più prosperi del mondo. Grazie alla neutralità, non ci sono state guerre per oltre 200 anni. Speriamo che la Svizzera rimanga fedele allo spirito del 1291!

«I cittadini sono i padroni di questo paese! »

Museo federale della
Carta di Svitto

New Kia Picanto

Scoprire di più.

«Penso che la Svizzera debba rimanere la Svizzera.»

In qualità di Presidente della Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-CS), può dirci come procedono i negoziati con l'Unione europea (UE)? Nel giugno 2024, il Consiglio federale ha fatto il punto sui negoziati con l’Unione europea e sull’attuazione del pacchetto di accordi in discussione, il cui obiettivo, a suo dire, sarebbe quello di stabilizzare e sviluppare la via bilaterale. Il Consiglio federale ha comunicato di aver riscontrato dei progressi concreti in diversi settori interessati dai negoziati in corso con l’UE.

Dove ci sono problemi?

In particolare, per quanto riguarda l’immigrazione e la protezione dei salari, le posizioni delle delegazioni sono ancora divergenti. È ciò non può sorprendere. Il Consiglio federale non può sottoporre al popolo delle proposte che limitino la nostra democrazia diretta, impongano dei giudici stranieri, determinino la ripresa automatica del diritto europeo e introducano delle misure di ritorsione per il nostro paese mortificando la nostra sovranità.

Questi fattori chiave sono, tra l’altro, i punti per i quali, in passato, sono già state interrotte le negoziazioni e la sottoscrizione di un accordo. Oggi la consapevolezza che l’immigrazione di massa incontrollata impatta sulla nostra qualità di vita e sul benessere individuale, con la diminuzione del prodotto interno lordo pro capite, si sta sviluppando. Ritengo che ogni concessione in questo ambito, non solo non sia nell’interesse del nostro paese ma addirittura decisamente allarmante per le prossime generazioni.

Cosa succede se i negoziati falliscono?

È realistica una conclusione dei negoziati entro la fine dell'anno?

Sono certo che ci troveremo ben presto confrontati, verosimilmente ancora quest’anno, con degli accordi paragonabili a del vino nuovo in botti vecchie. La democrazia diretta svizzera, l’autodeterminazione del nostro paese e il suo federalismo non si sposano con accordi istituzionali che prevedono la nostra sottomissione.

Il nostro paese ha sottoscritto da tempo una base di accordi solida e duratura con l’UE. Basti pensare che l’accordo di libero scambio data addirittura degli anni 70. Alcuni accordi bilaterali, molto più recenti, sono tra l’altro particolarmente favorevoli all’Unione europea. Ulteriori accordi economici e aggiornamenti sono certamente benvenuti se si possono stipulare senza trasformare la Svizzera in una colonia dell’Unione europea. Al contrario, lo status quo è da preferire. Penso che la Svizzera debba rimanere la Svizzera.

Marco Chiesa Consigliere agli Stati e Municipale di Lugano

Attuali negoziati fra la Svizzera e l’UE

L'Ufficio federale di giustizia quale esperto di cortesia?

Il 22 giugno 2024, Fabian Schäfer ha posto le seguenti domande alla NZZ: «Abbiamo bisogno di una maggioranza dei cantoni per i trattati con l'UE? Il Consiglio federale sta dibattendo - e si trova in una situazione impossibile. Diversi consiglieri federali sono insoddisfatti del parere legale dell'Ufficio federale di giustizia (UFG). E adesso? Declasseranno quest' ultimo a Ufficio dei pareri compiacenti?»

L'ultima domanda implica che l'UFG sia praticamente infallibile. Questo è già di per sé assurdo, perché la giurisprudenza non è una disciplina esatta, ma una scienza del giudizio.

• Secondo il parere dell'UFG, il pacchetto di trattati con l'UE dovrebbe sottostare al referendum facoltativo.

• Il consenso della maggioranza di cantoni non solo non sarebbe necessario, ma sarebbe anche escluso dalla Costituzione.

Prof. Dr iur. Dr rer. Pol. h.c. Carl Baudenbacher è stato giudice della Corte AELS dal 1995 al 2018. Dal 1987 al 2013 è stato professore ordinario presso l'Università di San Gallo (HSG). Dal 2018 è arbitro e consulente indipendente. Tiene conferenze in tutto il mondo sull'integrazione europea e sulle relazioni UE-Svizzera.

I sostenitori dell'«Accordo quadro 2.0» (AQ 2.0) non sono ancora arrivati a tanto. Hanno sostenuto che il testo della Costituzione federale prevede un referendum obbligatorio con la maggioranza dei cantoni su trattati internazionali solo quando si tratta di aderire a una «comunità sovrannazionale» come l'UE o a una «organizzazione di sicurezza collettiva» come l'ONU. Poiché l'AQ 2.0 non soddisfa questi presupposti, è sufficiente la maggioranza popolare.

Secondo un altro punto di vista, il Consiglio federale e il parlamento sono liberi, basandosi su un diritto costituzionale non scritto, di ordinare il referendum obbligatorio per i trattati internazionali di particolare importanza e per quelli che regolano questioni di carattere costituzionale.

In opposizione, si sostiene che il parlamento ha tentato nel 2021 di concretizzare questa prassi - che ha portato a sottoporre a referendum obbligatorio l'accordo di libero scambio («AELS») nel 1972 e l'accordo SEE nel 1992 - ma non è riuscito a farlo. Pertanto, la precedente legge non scritta sarebbe stata abolita. Questa sembra essere anche la posizione dell'UFG.

Il contenuto del trattato è determinante

Secondo l'opinione espressa in questa sede, tale esercizio di ginnastica giuridica nel corso della procedura parlamentare non è convincente. Determinante deve essere il contenuto di un trattato internazionale. Nel presente caso, si deve tenere conto della volontà della maggioranza dei cantoni per aderire a una comunità sovrannazionale - cioè, come detto, all'UE. È quindi necessario un referendum obbligatorio, perché la democrazia e la sovranità ne sarebbero condizionate in larga misura. Di fatto, se la Svizzera aderisse all'UE, gli organi sovrannazionali - la Commissione e la Corte di giustizia dell'UE

(CGUE) - sarebbero neutrali nei confronti della Svizzera e il paese sarebbe rappresentato in entrambi gli organi.

• Con un AQ 2.0, invece, la democrazia e la sovranità verrebbero limitate in misura molto maggiore.

• La Svizzera sarebbe di fatto soggetta alla sorveglianza e al monopolio interpretativo di istituzioni della controparte - la Commissione e la CGCE - che per definizione non sono neutrali e nelle quali non sarebbe rappresentata.

• Inoltre, il Tribunale federale verrebbe completamente rimosso o subordinato alla Corte di giustizia dell'UE. Nessuna corte suprema di uno Stato dell'UE o dello SEE/AELS è trattata così male.

L' AELS non ha creato alcuna istituzione. L'accordo SEE avrebbe creato un'autorità di vigilanza e un tribunale sovrannazionali, che però sarebbero stati neutrali nei confronti della Svizzera. La Svizzera avrebbe potuto nominare un membro in ciascuno di questi organi. La tesi secondo la quale il trattato con le istituzioni della controparte - di gran lunga il più unilaterale nella storia dei trattati svizzeri - non richieda la maggioranza dei cantoni, è quindi del tutto insostenibile. Il modello con il «Tribunale arbitrale» proforma e la CGUE deriva dagli accordi di associazione dell'UE con quattro ex repubbliche sovietiche che dipendono dal finanziamento dell'UE. L'AQ 2.0 dovrebbe quindi ottenere la maggioranza dei cantoni a fortiori (n.d.r.: «a maggior ragione»).

L'azione della Berna federale nella NZZ

Il rapporto dell'UFG non ha quindi bisogno di essere riscritto. Il governo e il parlamento non devono semplicemente prenderlo in considerazione. Gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che l'UFG non solo non è infallibile, bensì che è altamente fallibile. Pochi giorni prima che il contenuto del documento fosse reso noto, la NZZ ha pubblicato un articolo non retribuito dei professori emeriti Georg Müller (Università di Zurigo) e René Rhinow (Università di Basilea), che sostenevano esattamente la stessa tesi, in anticipo dunque sull'attacco dell'UFG.

• Entrambi questi anziani signori hanno parlato in modo tendenzioso dell'indesiderabilità di «plebisciti».

• Ovviamente, si è trattato di un'azione concertata con la partecipazione della Berna federale.

• Il Consiglio federale non deve lasciarsi abbindolare.

Per restare all'immagine citata all'inizio: non va che il Consiglio federale «degradi» l'UFG a Ufficio dei pareri compiacenti. La questione è piuttosto se questo ufficio, con il suo «modus operandi» (cioè il suo approccio), non si sia essa stessa degradata a tale funzione.

«Bruxelles comanda, la Berna federale capitola e il popolo svizzero dovrebbe tacere e pagare.»

Questo è il contenuto centrale del nuovo trattato con l'UE voluto dal Consiglio federale. Tutti i dettagli che vengono ora enfatizzati, come il cosiddetto tribunale arbitrale o il regolamento sulle spese, servono solo a distogliere l'attenzione dai punti veramente cruciali dell'accordo.

Nell'ambito dei trattati esistenti e futuri con l'UE, la Svizzera dovrebbe accettare quanto segue:

• che l'UE detti e controlli le leggi e i regolamenti della Svizzera. In questo modo si distrugge la nostra democrazia diretta e si esautora il popolo svizzero;

• che, in caso di controversie, la Corte di giustizia dell'UE decida in modo unilaterale e definitivo. Ciò significa

che anche i referendum democratici svizzeri possono essere annullati;

• che l'UE imponga arbitrariamente sanzioni alla Svizzera in caso di non ottemperanza. Le note punzecchiature dell'UE nei confronti della Svizzera diventeranno ancora più frequenti;

• che la Svizzera paghi costantemente e regolarmente miliardi all'UE.

Questi miliardi mancheranno poi alla Svizzera per coprire i nostri propri impegni.

Ciò significherebbe per la Svizzera: UBBIDIRE, PAGARE E TACERE

PRO SVIZZERA si opporrà con tutte le sue forze contro una tale sottomissione.

In caso di crisi, non potremo mai contare sugli altri, ma sempre e solo su noi stessi.

Signor Addor, Lei è membro della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-CN): è cambiata «l'atmosfera» in seno alla CPS-CN dallo scoppio della guerra in Ucraina?

All’inizio sì, come nel resto del parlamento. Ma una volta superato lo shock, il mondo politico svizzero è tornato al confortevole tran tran quotidiano. Senza rendersi conto dei rischi che la Svizzera corre, la stragrande maggioranza dei parlamentari continua a credere di poter garantire la sicurezza del paese senza stabilire delle vere priorità nei vari preventivi e senza toccare il freno all'indebitamento. Ma la sicurezza non ha prezzo.

Qual è la posizione dell'esercito svizzero all'interno della commissione? La carenza di equipaggiamento delle nostre truppe è una questione prioritaria?

Per me, sì. Per altri, anche tra le fila dell' UDC, il freno all'indebitamento sembra più importante della rapida modernizzazione delle nostre forze armate. Quanto ai socialisti e ai verdi, per i quali l'abolizione dell'esercito rimane l'obiettivo, non parliamone...

Circa un anno fa, Pro Svizzera si è chiesta se la direttrice del DDPS, la consigliera federale Amherd, avesse perso la testa perché aveva firmato, senza legittimità democratica, un accordo di partecipazione allo scudo aereo europeo «European Sky Shield». Alcuni si sono indignati per questo. Eppure, l'avvicinamento alla NATO

A colloquio con Jean-Luc Addor, Consigliere nazionale, Sion VS

e ora all'UE (PESCO) prosegue «allegramente» ormai da un anno. Ma cosa sta succedendo? Manca una decisione politica e democratica?

La signora Amherd non ha perso la testa. Insieme al suo entourage ha un obiettivo: avvicinare sempre di più la Svizzera alla NATO e all'UE. Non è esagerato parlare di una strategia di adesione strisciante a queste istituzioni. La CPS-CN ha chiesto l'approvazione parlamentare per qualsiasi adesione allo «European Sky Shield». Prima ancora che il Consiglio nazionale discutesse questa mozione, il Consiglio federale ha ordinato al capo degli armamenti di aderirvi! Che si parli ancora di partecipare alle esercitazioni per i meccanismi di mutuo soccorso dei paesi della NATO o di sbarazzarsi del settore spaziale della RUAG (Beyond Gravity), è del tutto in sintonia: la signora Amherd si prende gioco del parlamento! La domanda è se il Consiglio federale continuerà a coprirla ancora a lungo, rendendosi così complice di quello che è un vero e proprio colpo di Stato. Si tratta anche di capire fino a quando i parlamentari accetteranno di essere costantemente messi in disparte in questo modo. Per il momento, nessuno osa chiedere le dimissioni della signora Amherd...

La neutralità è ancora un tema di discussione all'interno della CPS-CN? Nell'UDC, sì, naturalmente. Paradossalmente (ma per altri motivi), anche tra i molto antimilitaristi Verdi. Per il

resto, tutti parlano di neutralità, ma nessuno (o quasi) ci crede più o vede fino a che punto sia nell'interesse della Svizzera, per la nostra sicurezza, ritornarci. E quando la maggior parte dei miei colleghi parla di neutralità, è per dare a questa parola un significato diverso da quello che, ragionevolmente, essa significhi.

Si constata che, rapidamente, la signora Amherd si sta separando da persone competenti della Svizzera romanda (i divisionari Mathias Tüscher, Guy Vallat e Claude Meier, il segretario di Stato Jean-Daniel Ruch, il direttore dei servizi di informazione Jean-Philippe Gaudin). Allo «Stammtisch» si parla di «purghe staliniane». Perché questa instabilità nel personale?

Non conosco i dettagli di alcune di queste situazioni personali. Ma un'impressione è chiara: nel DDPS di Viola Amherd, le voci dissenzienti non sono ben accette. Soprattutto se si rifiutano di svendere la Svizzera all'UE o alla NATO. Per quanto riguarda i controlli di sicurezza personali sugli alti ufficiali, prevale una sensazione: senza portare una maggiore sicurezza al paese, sembrano essere strumentalizzati per effettuare epurazioni che stanno decapitando il nostro esercito e minando la fiducia che gli Svizzeri dovrebbero poter avere in esso. Sorge quindi la domanda: questi controlli di sicurezza, sfocianti in questo tipo di purghe, non sono forse diventati un fattore di... insicurezza.

La Commissione ha respinto il decreto federale sul tetto massimo di spesa per l'esercito di diversi miliardi di franchi per il periodo 2025-2028. La Commissione è contraria al riarmo dell'esercito?

No, non la sua maggioranza. Il problema (ed è un vero e proprio nodo gordiano) è che, allo stato attuale delle cose, per garantire la sicurezza degli Svizzeri, non c'è una maggioranza né per ridurre alcuni budget che vanno a beneficio degli stranieri (asilo, aiuto allo sviluppo, il miliardo di «coesione» all'UE, ecc.) né per applicare il principio del freno all'indebitamento, che la nostra Costituzione autorizza in circostanze eccezionali. Il rischio è che questo blocco impedisca non solo la modernizzazione del nostro esercito, ma semplicemente il mantenimento delle sue capacità operative attuali.

La consigliera federale Amherd e il capo dell'esercito Süessli non perdono occasione per ripetere, come un mantra, che l'esercito può garantire la capacità di difesa della Svizzera solo attraverso la cooperazione internazionale. Cosa ne pensa? Entrambi hanno perso la rotta. Diamo loro una bussola, la bussola della neutralità, che mette al primo posto gli interessi della Svizzera e degli Svizzeri! È nel nostro interesse cercare sempre la massima autonomia possibile.

Perché in caso di crisi, non potremo mai contare sugli altri, ma sempre e solo su noi stessi.

Nella sessione di giugno, il Consiglio nazionale ha deciso che l'esercito non deve partecipare ad alcuna esercitazione della NATO che simuli il caso di difesa collettiva innescato dal dovere di alleanza. Eppure, il DDPS comunica internamente ed esternamente che tali esercitazioni NATO sono di «interesse essenziale» per la Svizzera. Quale principio si applica ora? I capi del DDPS possono negoziare con la NATO in barba al parlamento?

Secondo me no. Altrimenti non è esagerato parlare di colpo di Stato.

Come sarà gestita l'arma personale dell'esercito nel prossimo futuro? È probabile che si assista a un inasprimento della Direttiva europea sulle armi o a una campagna interna di disarmo del DDPS?

È un rischio che evidenzia i legami tra la legge sulle armi e il nostro esercito di milizia. Con PROTELL, che ho l'onore di presiedere, stiamo lavorando per impedire un ulteriore irrigidimento, purtroppo sancito dall'accordo di Schengen. A tal fine, riteniamo fondamentale coltivare i legami con organizzazioni come Pro Svizzera, su cui sappiamo di poter contare qualora dovessimo difendere ancora una volta i nostri diritti e le nostre libertà.

Cosa pensa dello scioglimento della Patrouille Suisse?

Con il gruppo UDC, mi sono opposto.

Quali raccomandazioni ha per i giovani Svizzeri e le giovani Svizzere che svolgono coscienziosamente il loro servizio militare?

Cittadine, cittadini svizzeri, siete i custodi dei diritti e delle libertà che i nostri antenati ci hanno tramandato. La fiaccola, oggi, è nelle vostre mani. Mantenete accesa la fiamma! Per questa Svizzera che amiamo.

Egregio consigliere nazionale Addor, la ringraziamo per il colloquio.

INIZIATIVA PER LA NEUTRALITÀ

SÌ ALLA NEUTRALITÀ SVIZZERA

Parte 3

Politica di neutralità fuorviante

Da subito, elencheremo ogni scorrettezza della «classe politique» in materia di politica di neutralità. 11

Collaborazione militare con la NATO e con l’UE:

La maggioranza del Consiglio federale vuole distruggere la neutralità!

Lauterbrunnen, 22 agosto 2024 – La direzione politica del Dipartimento federale della difesa (DDPS) sta portando avanti a ritmo serrato la cooperazione militare con la NATO e con l'UE. Su richiesta della responsabile del DDPS, la consigliera federale Viola Amherd, la maggioranza del Consiglio federale ha deciso questa settimana di partecipare a due programmi del progetto di difesa dell'UE PESCO (Permanent Structured Cooperation). Con la maggioranza del Consiglio federale, la consigliera federale Amherd ha fatto deragliare la politica di sicurezza e di neutralità.

Senza consultazione parlamentare e senza alcuna legittimazione democratica da parte del popolo svizzero, la difesa nazionale svizzera viene inserita nelle strutture della NATO e dell'UE in modo incompatibile con la neutralità. L'affermazione della signora Amherd secondo cui la cooperazione internazionale garantirà la capacità di difesa della Svizzera è del tutto inverosimile. L'obiettivo primario deve essere invece quello di ripristinare la volontà di difesa della Svizzera. Questo aumenterà la disponibilità del popolo svizzero a fare sacrifici finanziari e personali per riportare l'esercito svizzero a un livello credibile. In altre parole: prima di discutere di alleanze, la Svizzera deve fare i compiti a casa. Delegare la difesa ad altri è un errore pericoloso!

Nonostante l'ulteriore affermazione, del tutto insostenibile, che la cooperazione militare con le alleanze militari sarebbe compatibile con la neutralità, la Svizzera si sta rendendo inaffidabile in termini di politica estera e sta distruggendo il suo ruolo di mediatrice di pace e di promotrice dell'aiuto umanitario. La Svizzera perde sicurezza e rischia di essere percepita come parte in causa in guerre. Pro Svizzera è sorpresa che la sinistra di tutti i partiti, che fino a poco tempo fa voleva abolire l'esercito svizzero mediante un «affamamento finanzia -

rio», sostenga la guerra collettiva con l'estero. Pro Svizzera si aspetta che i parlamentari e gli alti quadri dell'esercito si esprimano a favore di un aumento degli effettivi e di un equipaggiamento completo dell'esercito. È finito ormai il tempo dei tentennamenti da parte dei responsabili della sicurezza della Svizzera. Inoltre, Pro Svizzera è convinta che solo un SÌ all'iniziativa sulla neutralità possa fermare l'andazzo antidemocratico e pericoloso della politica militare della Berna federale.

«Schengen delle forze armate»

Un programma Pesco-UE approvato dalla maggioranza del Consiglio federale si chiama «Military Mobility», noto anche come «Schengen delle forze armate». L'obiettivo è quello di semplificare l'attraversamento delle frontiere per il personale e le attrezzature militari. Naturalmente, il governo svizzero ci rassicura che il programma riguarda le possibilità di trasporto per scopi di addestramento, promovimento della pace e soccorso in caso di calamità. Ma chi ci crede? È ovvio cosa c'è in gioco: i carri armati della NATO circoleranno... E questo non è certo compatibile con la legge sulla neutralità (diritto internazionale). Quando si tratta di catastrofi, sono gli operatori del settore a dover decidere, non i consiglieri federali, dopodiché si lavorerà anche oltre confine, e per questo non abbiamo bisogno deli maghi della «Military-Mobility».

www.andreaboesiger.ch

Andrea Bösiger ist eine Zuger Künstlerin.

Ihre Arbeiten sind als Originale und Prints erhältlich.

Ausstellung in der Zuger Altstadt-Halle: 31.Oktober - 3.November 2024

L’osservatore

Forte crescita demografica in Svizzera nel 2023

Il 31 dicembre 2023 la popolazione residente permanente della Svizzera contava 8 962 300 persone, ovvero l'1,7% in più del 2022. Si tratta dell'incremento demografico più marcato registrato dall'inizio degli anni '60. Tra il 2022 e il 2023, l'andamento delle immigrazioni è stato in forte rialzo, soprattutto a causa dell'inclusione nel conteggio delle persone provenienti dall'Ucraina con statuto di protezione S. Nel contempo l'invecchiamento demografico ha proseguito il suo corso.

Alla fine del 2023, la popolazione residente permanente in Svizzera ammontava a oltre 8,9 milioni. Nel corso dell'anno è aumentata di 146 900 persone (+1,7%), quasi del doppio rispetto al 2022 (+0,9%). Questo netto aumento si spiega in parte con l'inclusione nella popolazione residente permanente delle persone provenienti dall'Ucraina con lo statuto di protezione S, dopo un anno di residenza in Svizzera.

La Svizzera conta 8 962 300 abitanti, 6 545 000 dei quali sono di nazionalità svizzera (73%) e 2 417 300 di nazionalità straniera (27%)..[Comunicato stampa UST, 22.08.2024]

Percentuale di popolazione straniera residente

L'immigrazione riduce il benessere

in Svizzera:

L'anno scorso il paese ha registrato un calo del prodotto interno lordo pro capite, cosa che in passato era accaduta solo in caso di gravi crisi. Ciò sta alimentando il dibattito sulla migrazione.

Commento: il prodotto interno lordo pro capite è aumentato dell' 1,3% nel 2023, mentre la popolazione è aumentata dell' 1,7%. Ciò significa che il benessere in Svizzera diminuisce. Se la torta (il prodotto interno lordo) cresce di poco e il numero delle persone che la mangiano aumenta di più, le fette di torta si riducono per tutti. Lo constatiamo tutti nei nostri portafogli alla fine del mese. Vogliamo continuare ad assistere al declino della nostra prosperità a causa dell'eccessiva immigrazione?

Il prodotto interno lordo PIL pro capite misura la produzione economica media di un paese per abitante ed è una misura utilizzata a livello internazionale che indica il tenore di vita effettivo. [Seco, 2024]

La Vostra inserzione

nelle «Attualità» di Pro Svizzera

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1939 - 85 anni fa: un anno cruciale per la Svizzera

30 agosto 1939: nomina del generale –1° settembre

1939: mobilitazione generale

Le nostre autorità e i loro quadri si comportano come se il nostro paese si trovasse in una situazione straordinaria senza precedenti. Si comportano come se la guerra in Ucraina avesse cambiato completamente la storia dell'umanità. I nostri antenati hanno dovuto superare molte sfide. Le minacce contro il nostro paese non sono nuove. Anche la rassegnazione, il disfattismo («non avere prospettive di successo e la conseguente forte tendenza ad arrendersi»), la ricerca del «grande e moderno» non sono nuovi modelli di comportamento. La Svizzera non potrebbe più difendersi da sola. L’ingraziarsi potenze militari straniere crea sicurezza, mentre l'intrufolarsi nei palazzi della Commissione europea e della Corte di giustizia dell'UE dà alla Svizzera un nuovo smalto di sovranità. La storia dimostra che tutte le decisioni che si allontanavano da una Svizzera libera, indipendente e neutrale hanno dovuto essere prima o poi corrette. Se nel 1939 le nostre autorità avessero agito con la politica di «splendore e gloria» in atto oggi a Berna, allora...

Alle 4.45 del 1° settembre 1939, la Wehrmacht tedesca attaccò l'esercito polacco sulla Westerplatte, vicino a Danzica. Con una brutale retorica bellica e per volere di Hitler, la Germania nazista inizia una guerra criminale di proporzioni inimmaginabili: la Seconda guerra mondiale. Diamo uno sguardo all'anno 1939 nei verbali dell'Assemblea federale.

Assemblea federale riunita, sessione di agosto 1939Ordine del giorno: nomina del generale. Con 204 voti validi su 227, Henri Guisan viene eletto generale. Il generale presta giuramento secondo la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Confederazione Svizzera, di proteggere e difendere l'onore, l'indipendenza e la neutralità della patria con le truppe a me affidate con tutte le mie forze, a costo della mia vita e della mia incolumità, e di attenermi scrupolosamente alle istruzioni del Consiglio federale in merito allo scopo ultimo da raggiungere con l'impiego delle truppe».

Werner Gartenmann
Direttore Pro Svizzera

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Mobilitazione

Nel 1937 furono create delle stazioni di mobilitazione che, oltre ai membri dell'esercito e delle riserve, comprendevano anche arsenali, parchi di veicoli a motore e servizi ferroviari. Il 28 agosto 1939, il Consiglio federale ordinò, tramite manifesti, la mobilitazione delle guardie di confine (80.000 uomini) e il 1° settembre 1939 la mobilitazione generale per il giorno successivo. I distaccamenti per l' approntamento del materiale entrarono immediatamente in azione, seguiti il giorno successivo da 430.000 soldati delle truppe da combattimento e da 200.000 del servizio ausiliario. Una seconda mobilitazione generale ebbe luogo il 10 maggio 1940. Hervé de Weck: «Mobilitazione», in: Dizionario storico della Svizzera (HLS), versione del 19.01.2010

Consiglio degli Stati: seduta del 18 settembre 1939 Il Presidente del Consiglio degli Stati, Ernst Löpfe-Benz, PLR del canton San Gallo, apre la sessione federale con le seguenti parole (estratto dal verbale): «La nostra sessione straordinaria del 30 agosto si è svolta sotto il grave segno della mobilitazione a difesa delle nostre frontiere. La nostra sessione autunnale di una settimana, che inizia oggi, è sotto il segno tempestoso della guerra e della mobilitazione del nostro esercito svizzero. L'elezione al momento giusto del signor Guisan a generale è stata accolta con soddisfazione dal popolo e dall'esercito. È stato accolto con grande fiducia e i Bernesi lo hanno acclamato con particolare calore il giorno della sua elezione. ... Dal Lago di Ginevra al Lago di Costanza, da Basilea alla Val Bregaglia, c'è un'unanime volontà di proteggere l'inviolabilità della nostra patria e di mantenere la sua piena neutralità su tutti i fronti. ...

La neutralità politica e militare della Svizzera è stata formalmente riconosciuta da tutti gli Stati belligeranti. La guerra economica ha esposto la neutralità a nuove interpretazioni. Il Consiglio federale risolverà sicuramente questo difficile compito in modo da non violare la nostra dignità né di mettere a repentaglio la sicurezza

alimentare della nostra popolazione. ... Qualunque sia il destino a cui la patria va incontro, noi vogliamo affrontarlo senza paura. Verso l'esterno, l'esercito, maturato dalle esperienze del 1914-1918, sta fedelmente di guardia; verso l'interno, vogliamo mantenere la pace e cercare la comprensione seguendo l'esempio di leale cameratismo dei soldati e attenendoci al consiglio ancora valido del grande confederato Nicolao della Flüe, che, secondo la tradizione, una volta scrisse ai Bernesi: “O cari amici, non allargate troppo il recinto, affinché possiate me-

«Ordigni inesplosi»

Nel 2023, l'esercito svizzero ha rimosso 280 ordigni inesplosi - comunicato del 06.08.2024.

Gli specialisti del Servizio per l'eliminazione di ordigni esplosivi e lo sminamento, sotto la direzione del Centro di segnalazione degli ordigni inesplosi dell'esercito svizzero, hanno reso innocui 280 ordigni inesplosi, a seguito di 1122 segnalazioni. Una buona cosa. Ora è il momento di eliminare gli ordigni inesplosi e le bombe inesplose nella direzione politica dell'esercito. Sarebbe estremamente urgente per la sicurezza del paese e della sua popolazione. Perché i responsabili del Dipartimento della Difesa, con il loro flirtare con la NATO e l'UE, ci portano direttamente in strutture operative straniere e in esercitazioni di combattimento, distruggendo completamente la credibilità della neutralità e rendendoci parte in causa in conflitti armati. A quando un Servizio per l'eliminazione dei burattini della NATO-UE?

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glio rimanere in pace, tranquillità e unità, e possiate rimanere con la vostra lodevole libertà faticosamente conquistata. Non lasciatevi coinvolgere in cose estranee. Non associatevi a un dominio straniero. Guardatevi dalla discordia e dall'egoismo. Proteggete la vostra patria e restate fedeli ad essa. Non lasciatevi desiderare e non prendetevi la responsabilità di conquistare. Ma nel caso in cui qualcuno voglia attaccarvi, combattete con coraggio per la vostra libertà e la vostra patria.”»

Data importante!

Martedì 29 ottobre 2024 ore 19.00 (apertura porte ore 18.00) Casinò di Berna, Casinoplatz 1, 3011 Berna, Sala Grande Evento pubblico sul tema «La ricetta del successo della Svizzera: forte senza soggiogare l’UE». L’economista e giornalista economico Beat Kappeler introdurrà l’argomento. Sotto la direzione di Reto Brennwald, personalità di alto livello discuteranno le opportunità di una Svizzera libera dall’UE dal punto di vista delle aziende.

Assicuratevi una grande partecipazione e venite a Berna in compagnia.

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Il nano malefico dice …

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