Attualità
«Argomentazioni inattaccabili!»
«Argomentazioni inattaccabili!»
non cedo il mio diritto di voto all'UE
non accetto che la mia libertà sia soggetta al controllo di giudici stranieri
«Argomentazioni inattaccabili!»
non guadagno i miei soldi per pagare miliardi all'UE
non intendo sacrificare la mia prosperità a favore di un'immigrazione senza frontiere dall'UE
Nr. 4 | GIUGNO 2024
«Sveglia»
Pagina 3
voglio che prestiamo aiuti umanitari!
voglio una diplomazia svizzera di pace!
non voglio alcuna adesione alla NATO!
non voglio sacrificare i nostri figli e nipoti in guerre all’estero!
«CEDU …» = «La Corte europea dei diritti dell'uomo si prende la libertà di fare politica.»
Pagina 8
Politica di neutralità fuorviante
Pagina 14
ISSN 2234-9723
Redazione Pro Svizzera
Casella postale 3822 Lauterbrunnen Tel. 031 356 27 27 redaktion@proschweiz.ch
LEGATI
Con un testamento si stabilisce cosa si vuole che accada ai propri risparmi, ai propri titoli e ai propri beni immobili. Se apprezzate Pro Svizzera, sostenete il nostro lavoro per preservare una Svizzera libera e neutrale. Grazie di cuore!
L'Assemblea generale di Pro Svizzera, tenutasi a Berna il 25 maggio 2024, ha riunito più di 850 membri. L'incontro è stato un'urgente «sveglia» per passare all'azione. Abbiamo tutti lasciato la sala multiuso della caserma di Berna con la ferma volontà di lottare senza compromessi per i pilastri del nostro paese. Mettiamoci al lavoro.
Unione Europea - libertà contro dittatura dei tribunali!
Le posizioni pro e contro sono chiare. La «classe politique», gli alti funzionari della diplomazia e dell'amministrazione federale come pure quelli delle associazioni economiche, vogliono trasferire all'UE la legislazione federale in settori chiave del nostro commercio indipendente. Sono persino disposti a far sì che la Corte di giustizia dell'UE (CGUE) controlli il legislatore svizzero per assicurarsi che applichi correttamente il diritto comunitario. In caso contrario, c'è la minaccia di dolorose sanzioni. L'Ungheria è stata recentemente multata per 200 milioni di euro dalla CGUE per la sua politica indipendente e coerente in materia di rifugiati (NZZ, 13.6.24).
Gli euroturbo, fomentati da ex professori [si veda l'articolo della NZZ «Kein Plebiszit bei Staatsverträgen» (Nessun plebiscito sui trattati internazionali) dei professori René Rhinow e Georg Müller, 11.6.2024)], stanno combattendo con le unghie e con i denti contro il referendum obbligatorio su un nuovo accordo con l'UE. Sebbene sia chiaro che questa esige dalla Svizzera un vincolo istituzionale che riguarda i cantoni, il diritto dei cantoni di avere voce in capitolo viene abolito. La NZZ sceglie deliberatamente il termine «plebiscito» inteso probabilmente in senso spregiativo, una decisione della plebe, una «massa di persone non istruite, dal pensiero basso e meschino e rozzo.» (Duden).
La neutralità: una scelta dei giovani e non degli «affermati»!
Sulla neutralità, la maggioranza di quei navigati signori ha anche scritto un «Manifesto per la neutralità nel XXI secolo». Niente di nuovo. Il corso di cancellazione della politica di neutralità nella Berna federale deve essere portato avanti: «Neutralità flop - UE e NATO top». L'iniziativa sulla neutralità è andata in porto con successo. Il sovrano elvetico voterà sull'orientamento fondamentale della politica estera svizzera. Anche in questo caso, ci stiamo impegnando a fondo per preparare la campagna di voto. Per noi è importante che soprattutto i giovani cittadini, che sono stati deliberatamente trascurati nella loro formazione scolastica in materia di storia, possano nuovamente essere sensibilizzati sulla questione della neutralità della Svizzera. Fortunatamente, il Consiglio nazionale si è espresso contro un'ampia partecipazione delle truppe svizzere alle esercitazioni di combattimento della NATO (13 giugno 2024). Il fatto che la maggioranza sia stata raggiunta grazie al PS, ai Verdi e all'UDC dimostra che la neutralità è un valore largamente condiviso e non un gioco per sognatori di una grande potenza.
Conclusione: sappiamo cosa dobbiamo fare. Impediamo che la Svizzera venga abbandonata e che si rinunci al nostro diritto di voto e di elezione.
Vi ringraziamo molto per il vostro fedele e straordinario sostegno. A presto.
Vostro Stephan Rietiker
2a Assemblea generale di Pro Svizzera al motto:
Sabato 25 maggio 2024, oltre 850 membri e ospiti si sono riuniti alla caserma di Berna per la seconda Assemblea generale ordinaria di Pro Svizzera.
Il Salmo svizzero, accompagnato dall'Orchestra di Pro Svizzera sotto la direzione di Willy Walter, e l'ambientazione della Croce Svizzera, realizzata dall'artista della luce e produttore cinematografico di fama mondiale Gerry Hofstetter, hanno creato l'atmosfera per i presenti. Il Consigliere di Stato Norman Gobbi ha portato i saluti del Canton Ticino e la giovane notaia friburghese Laure Haldimann quelli della Svizzera romanda. All'inizio, l'artista della luce ha presentato un suggestivo videoclip su Guglielmo Tell, simbolo dei valori della Svizzera nel mondo.
Il presidente Stephan Rietiker ha aperto la sua valutazione della situazione al motto «Sveglia». Pro Svizzera si impegna per una Svizzera sovrana, neutrale, a democrazia diretta e autonoma, nella prosperità e nella pace. Dopo un'analisi generale, il presidente ha spiegato che il compito principale di Pro Svizzera è quello di posizionare la Svizzera sovrana nei confronti dell'UE e di ripristinare una politica credibile di neutralità. Stephan Rietiker è riuscito a «svegliare» l'assemblea. Pro Svizzera - come richiede il nome! - è pronta a guidare la lotta per una Svizzera libera.
Fuochi d'artificio politici nel pomeriggio!
Il pomeriggio è stato incentrato sulla domanda «Svizzera - UE: cosa succederà». Il Segretario di Stato Alexandre Fasel, responsabile dei negoziati in corso con l'UE, e il presidente fondatore di Pro Svizzera Christoph Blocher hanno introdotto l'argomento ai presenti. È seguita un'animata tavola rotonda, presieduta da Reto Brennwald,
sui «pro e contro» del previsto allacciamento all'UE. È apparso subito chiaro che l'adozione automatica del diritto dell'UE e il ruolo della Corte di giustizia dell'UE nella risoluzione delle controversie sono le questioni chiave per la sovranità e la democrazia della Svizzera.
Il previsto trattato-pacchetto con l'UE: un'analisi critica
Stephan Rietiker: «La base dei negoziati, il cosiddetto "Common Understanding", tra la Svizzera e l'UE, evidenzia chiaramente che l'UE si attiene alle sue richieste principali e che nulla è cambiato rispetto all'accordo-quadro che è stato bloccato nel 2021. L'UE vuole costringere la Svizzera a rinunciare alla sua legislazione e quindi anche al diritto di referendum dei cittadini svizzeri, nonché alla competenza federale in settori centrali della vita quotidiana svizzera».
«Di alberi e boschi...»
Il Segretario di Stato Alexandre Fasel, convinto sostenitore degli imminenti negoziati tra la Svizzera e l'UE, ha illustrato al pubblico la storia dello sviluppo dell'Unione europea con l'ausilio dei tradizionali lucidi di proiezione. In Svizzera c'è il rischio che per guardare gli alberi non si riesca a vedere il bosco. Siamo troppo presi dai dettagli e non riusciamo a vedere il quadro generale. Ci aspettavamo letteralmente che il Segretario di Stato dicesse che la Svizzera sia semplicemente parte di un «tutto, e che l'adesione all'UE sia un passo logico»... Una spettacolare diapositiva mostrava quali organismi amministrativi stiano «negoziando» su quali argomenti... Come la mettiamo allora con la storia degli alberi...?
La slide di presentazione del Segretario di Stato Fasel (solo in tedesco).
«Affinché la Svizzera non scompaia»
Il dott. Christoph Blocher è andato subito al nocciolo della questione: 1992, 2021, 2024: è sempre la stessa storia. A Palazzo federale e nell'Amministrazione federale ci si vuole costantemente adeguare all'UE, rinunciando all'indipendenza, alla neutralità e alla democrazia diretta della Svizzera, per poi finalmente aderire all'Unione europea.
Questa stupidità e questo comportamento traditore sono ancora più incomprensibili oggi di quanto non lo fossero all'epoca dello SEE, nel 1992. Oggi è dimostrato che la Svizzera sta meglio dell'UE, come confermano regolarmente numerose classifiche nazionali.
Christoph Blocher: “È particolarmente deludente l'atteggiamento dei governi cantonali nel nostro paese. Già prima dei negoziati della Svizzera con l'UE, hanno affermato che - cito - «non c'è modo di evitare la ripresa dinamica del diritto dell'UE». I governi cantonali sono disposti in linea di principio - cito - «ad approvare questa ripresa del diritto nei negoziati». I governi cantonali accettano anche - cito - «una soluzione in cui la Corte di giustizia dell'UE abbia il compito di garantire un'interpretazione coerente del diritto comunitario in questione». Signore e signori, anche nei cantoni voi, in quanto cittadini, dovete badare a che sia fatta la cosa giusta.”
La consigliera nazionale Sibel Arslan: «Dobbiamo sostenere il concetto di UE. Lo status quo non è più sostenibile. Il 50% del volume degli scambi commerciali è diretto verso l'UE, e così possiamo eliminare gli ostacoli burocratici. Possiamo sviluppare ulteriormente i programmi di ricerca».
Dr. med. Stephan Rietiker: «L'UE non è omogenea, bensì una società eterogenea con democrazie rappresentative. Noi siamo una democrazia diretta. È meglio risparmiare che investire nella ricerca di terza categoria. La Svizzera non deve livellarsi verso il basso, ma deve misurarsi con i migliori, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Asia».
Roland Meyer: «È da 15 anni che cerchiamo con l'UE di risolvere i problemi della ripresa dinamica del diritto e della gestione delle controversie, ma non ci riusciamo. Se si è contrari a fare qualcosa del genere, bisogna smettere di negoziare, quindi ci ritiriamo nel nostro guscio e non facciamo più nulla».
Dr. Christoph Blocher: «L'interesse dell'UE
è quello di integrare la Svizzera. Kohl disse già a proposito dello SEE: ''Saremmo lieti di accogliere qualcuno che paga". Se il forte si armonizza con il debole, diventa più debole. La Svizzera con la democrazia diretta non è negoziabile».
Prof. Dr. iur. Christa Tobler: «Con gli accordi su temi specifici non ci integriamo in alcun modo. Questi trattati sono un sistema tagliato su misura per la Svizzera. La questione è se vogliamo conservare questo sistema o buttarlo a mare. Io sono a favore della conservazione».
Prof. Dr iur. Andreas Glaser: «Si tratta di bilanciare gli interessi. Se dovessero entrare in vigore questi accordi, potrebbe verificarsi uno spostamento del nostro equilibrio dei poteri politici, lontano dagli elettori, dal parlamento, dal parlamento verso il Consiglio federale e forse, più tardi, attraverso la commissione mista, verso la Corte di giustizia dell'UE...
Inoltre, le campagne di voto si concentreranno ancora di più sulla questione relativa a ciò che accadrebbe se dicessimo di no. Non si discuterà più dei contenuti di una votazione».
Il nuovo accordo con l'UE dovrebbe essere sottoposto a un referendum obbligatorio o facoltativo?
La consigliera nazionale Arslan: «Il Consiglio federale dovrebbe fare una proposta in merito».
Roland Meyer: «È una decisione politica».
Prof. Dr. Christa Tobler: «La Costituzione federale stabilisce quando è opportuno un referendum obbligatorio o facoltativo».
Dr. Stephan Rietiker: «Non può essere deciso alle spalle del popolo, richiede un referendum obbligatorio».
Dr. Christoph Blocher: «La sovranità dei Cantoni e il diritto di voto del legislatore supremo, il popolo, non sono negoziabili! È necessario un referendum obbligatorio».
Prof. Dr. Andreas Glaser: «Il parlamento potrebbe senza problemi sottoporlo al referendum obbligatorio».
Dopo le dimissioni del membro di lunga data e tesoriere Christoph Kunz, l'assemblea generale del 25 maggio 2024 ha eletto due nuovi membri del comitato: il consigliere nazionale Rémy Wyssmann e il Consigliere cantonale Lukas-Fritz Hüppin. L'intervista al Consigliere nazionale Wyssmann sarà pubblicata nel numero 5 di ATTUALITÀ.
«Per me, la neutralità armata e consapevole è la ricetta del successo della Svizzera.»
Ami Bossard Gartenmann osserva da vicino il nuovo membro del comitato Lukas-Fritz
Hüppin:
Lukas, sono lieta di poterti intervistare come nuovo tesoriere di Pro Svizzera. Ci siamo conosciuti nel 2020, quando eri un funzionario attivo e membro dei GUDC. Insegnavo a degli apprendisti gestori di alberghi e cercavo dei giovani politici per il mio progetto relativo alla votazione sull'acquisto dei jet da combattimento. Il Tuo sostegno agli apprendisti portò a una straordinaria presentazione. Qual è il Tuo impegno nell'esercito? E cosa pensi della neutralità e dell'attuale conferenza di pace?
Il progetto delle scolaresche mi è piaciuto molto. In qualità di segretario generale dei Giovani UDC Svizzera, ho partecipato alla «Campagna Giovani Pro», che sottolineava l'importanza degli aerei da combattimento per i giovani.
Sì, sono ancora attivo nell'esercito e attualmente sono il comandante di una batteria di difesa antiaerea di media grandezza con circa 180 militi. Il nostro compito principale è la protezione della proprietà e siamo regolarmente impiegati in occasione di conferenze internazionali economiche e di pace.
Per me, la neutralità armata e consapevole è la ricetta
del successo della Svizzera. Preserva la nostra indipendenza e ci permette di agire come mediatori neutrali nei grandi conflitti. Sono critico nei confronti della «conferenza di pace» sul Bürgenstock, perché un vero negoziato di pace può avere luogo solo se entrambe le parti in conflitto siedono al tavolo. Questa conferenza unilaterale è quindi uno spreco di denaro dei contribuenti e di risorse della polizia e dell'esercito.
Come 31enne, hai già alle spalle un'impressionante carriera politica. Cosa Ti spinge a dedicare il tuo tempo libero alla politica?
Nella mia famiglia si è sempre discusso di politica. A 14 anni mi iscrissi alla sessione federale dei giovani a Berna e vi partecipai diverse volte. Per me era chiaro: il cambiamento passa attraverso l'impegno. Oltre alle mie attività politiche, trovo il tempo per gli amici, la famiglia e gli hobby, come il club di tiro a 300 metri e un gruppo che pratica la marcia.
Professionalmente lavori nell'azienda dei tuoi genitori. Com'è nata questa scelta e che ruolo svolgi al suo interno?
Dopo il mio tirocinio quale impiegato di banca, ho proseguito la mia formazione professionale e militare. Ho quindi conseguito una laurea in economia aziendale (HF). Nell'azienda di famiglia ho assunto presto molte responsabilità e ho ricevuto pieno sostegno per il mio impegno nell’esercito, sia dal punto di vista politico che militare. Attualmente sono project manager e responsabile delle vendite e del servizio esterno. Non ho rimpianto nemmeno per un giorno il cambiamento dal settore bancario: è risaputo che l'artigianato ha una solida base.
Dal 2018 sei «Säckelmeister» (tesoriere) a Wangen, nel Canton Svitto. Puoi spiegarci brevemente cosa significa e quali sono i tuoi compiti?
Säckel = borsellino. Il termine «Säckelmeister» è utilizzato solo nei cantoni di Appenzello Interno e Svitto. Sono responsabile delle finanze e delle imposte nel nostro esecutivo comunale. È un grande onore per me ricoprire questa carica per il settimo anno e apprezzo la fiducia dei cittadini di Wangen, che mi hanno affidato questa importante carica già a 25 anni.
Come sei arrivato a ricoprire ora il ruolo di tesoriere di Pro Svizzera?
Sono membro fin dalla fondazione e mi è stato chiesto di tenere un discorso con Stephi in occasione della celebrazione di Pro Svizzera dello scorso anno: un momento politico indimenticabile. È stato un onore ricevere la richiesta di far parte del comitato. Sono lieto di mettere a disposizione la mia esperienza finanziaria in banca, i miei studi e la mia esperienza politica.
Molte grazie per l'interessante intervista e per il Tuo impegno a favore di Pro Svizzera! I migliori auguri per il Tuo futuro.
politica.»
Intervista a Daniel Jositsch, consigliere agli Stati zurighese PS e professore di diritto penale all'Università di Zurigo, sulla sentenza del 9 aprile 2024 in materia di politica climatica.
Il 9 aprile2024, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha stabilito che la politica climatica della Svizzera è carente. La legge sul CO2 è stata respinta dalla popolazione e ora Greenpeace, insieme alle «anziane per il clima», ha scelto la via del tribunale per raggiungere il suo obiettivo. Su quale base giuridica è stata condannata la Svizzera?
A mio parere, non c'è alcuna base giuridica. La Corte europea dei diritti dell'uomo si è basata sull'articolo «Diritto alla vita privata» della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e ha dichiarato che anche il clima ne fa parte. In assenza di una base giuridica, la Corte di giustizia europea si arroga il potere di legiferare, violando a mio avviso la separazione dei poteri.
I gruppi di interesse che perdono nei referendum sceglieranno in futuro la strada della CEDU? Cosa significa questa sentenza per la politica svizzera e in particolare per la nostra legislazione con la democrazia diretta? Come già detto, ciò viola la separazione dei poteri. Posso fare un altro esempio, e non sono sicuro che ai Verdi
piacerebbe molto. Un gruppo potrebbe portare la Svizzera davanti alla CEDU se la percentuale di stranieri supera un certo livello, sostenendo che si tratta di una restrizione della sfera privata dei cittadini svizzeri. La Corte europea dei diritti dell'uomo potrebbe concordare e fissare un limite massimo alla percentuale di stranieri. La Corte europea dei diritti dell'uomo si prende la libertà di fare politica. Questo non è compito della Corte, ma del parlamento.
Secondo quanto riportato dai media, lei e la Commissione giuridica del Consiglio degli Stati raccomandate di ignorare questa sentenza. In qualità di presidente, rappresento il parere della commissione giuridica e lo sostengo anche io. Non ignoriamo la sentenza, ma riteniamo che abbiamo già fatto tutto il possibile nella nostro iter politico e non faremo nulla di più.
Anche il Consiglio nazionale sostiene la vostra richiesta. Che ne sarà di questa sentenza se le Commissioni giuridiche del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati proporranno di non tenerne conto?
La richiesta sarà trattata dal Consiglio degli Stati la prossima settimana e dal Consiglio nazionale in qualche momento di questa sessione. Se sarà adottata, sarà una raccomandazione per il Consiglio federale affinché si rivolga al Consiglio dei ministri (garante di questa istituzione). Il Consiglio Federale dovrebbe dichiarare che non saranno intraprese ulteriori azioni in merito a questa sentenza e sottolineare che la Corte europea non dovrebbe interferire a livello legislativo.
Non sarebbe più coerente revocare l'adesione al Consiglio d'Europa e alla CEDU?
La Convenzione europea dei diritti dell'uomo è un capolavoro di civiltà. Vi si trovano alcuni diritti fondamentali, come la protezione dalla tortura, la protezione dall'arbitrio e la tutela della libertà di espressione. Dopo le esperienze della Seconda guerra mondiale, l'obiettivo era quello di consentire alla popolazione, in caso di condanna ingiusta da parte del proprio Stato, di rivolgersi a
un'istituzione europea non governativa.
Non si dovrebbe rinunciare alla CEDU, ma piuttosto impegnarsi per garantire che la Corte non svolga il ruolo di legislatore. La Corte - che di per sé è una buona cosa e può aiutare le persone trattate ingiustamente dal proprio Stato a ottenere i propri diritti - in questo caso pretende di svolgere il ruolo di legislatore, mettendo così a repentaglio gli importanti principi della Convenzione dei diritti dell'uomo. È necessario adoperarsi affinché la Corte europea torni a svolgere il suo mandato originario. C'è una proposta che prevede di cambiare il modo con cui vengono eletti i giudici. Invece del governo, dovrebbe essere il parlamento a eleggerli. Un'altra proposta chiede che una sentenza della Corte europea venga prima sottoposta al parlamento e che venga applicata solo se questo è d'accordo.
Egregio consigliere agli Stati, la ringraziamo per l’intervista.
Nel Regno Unito alcune cose sono diverse rispetto all'Europa continentale. Per esempio, si circola sul lato sinistro della strada, su auto con il volante a destra. E mentre in Svizzera insegniamo ai nostri bambini a guardare prima a sinistra quando attraversano la strada, qui nel Regno Unito è esattamente il contrario. Bisogna guardare prima a destra per evitare di essere investiti da Range Rover e Jaguar in arrivo. Per risparmiare ai turisti esperienze così spiacevoli, accanto a ogni attraversamento pedonale nel centro di Londra è scritto chiaramente «Look Right». Il che significa «Guarda a destra». Attualmente esiste un'altra differenza tra il Regno Unito e il resto dell'Europa. Mentre i partiti di destra stanno vincendo le elezioni in Europa, nel Regno Unito ci sono segnali di uno spostamento a sinistra nelle elezioni del 4 luglio. Secondo i pronostici, Keir Starmer, il candidato
6 giugno 2024: 80 anni dallo sbarco alleato in Normandia.
La nave da guerra britannica HMS «Belfast» svolse un ruolo fondamentale nello sbarco alleato in Normandia nel giugno 1944. La «classe politique» britannica di oggi avrà il coraggio di difendere la libertà?
laburista, ha un vantaggio tra il 12% e il 27% sul primo ministro conservatore in carica, Rishi Sunak. Il problema dei conservatori? Per anni, loro stessi non sono stati così precisi con il «Look Right» e hanno guardato più a sinistra che a destra.
Boris Johnson voleva essere «verde» e ha imposto al paese una politica a zero emissioni, la quale prescrive quali auto i cittadini possono acquistare (dal 2035 solo auto elettriche). Contrariamente alle promesse elettorali, con ogni governo conservatore l'immigrazione (legale e illegale) è aumentata, non diminuita. Dal 2019, l'immigrazione netta annuale è più che raddoppiata; nonostante la Brexit e la preoccupazione dei cittadini.
Ma non è solo sull'immigrazione che la promessa della Brexit non è stata mantenuta. I conservatori hanno promesso di abrogare la maggior parte delle leggi dell'UE, salvo poi fare marcia indietro a sei mesi dalla scadenza.
E quando Liz Truss, succeduta a Boris Johnson, ha proposto un programma di riduzione delle tasse per lasciare più soldi nei portafogli dei cittadini, persino il suo stesso partito l'ha pugnalata alle spalle. Più si allontanava la vittoria alle elezioni del 2019, più l'ala sinistra dei conservatori prendeva il sopravvento. Credere nella forza della responsabilità personale? Più sovranità? Più libertà? Nemmeno per sogno.
I problemi dei conservatori britannici sono un campanello d'allarme per l' odierno PLR svizzero. Anch'esso non riesce a formulare una narrativa borghese e a riportare la propria ala sinistra su di essa: la PLR Petra Gössi si è data una patina verde; il PLR non ha sostenuto l'iniziativa per la limitazione dell'UDC (e dell'ex ASNI); una chiara smarcatura dall'UE è mancata per decenni; e non sembra più esistere nemmeno un chiaro impegno a favore di un basso livello di tassazione. Sono finiti i tempi in cui il PLR sapeva ancora cosa significasse una politica borghese. È passato molto tempo da quando in Svizzera abbiamo potuto leggere slogan intelligenti e pertinenti come «Più libertà, meno Stato». È un vero peccato, perché questo slogan riassume esattamente l'espressione dei valori borghesi: ci si fida dei cittadini. Affinché in Svizzera si realizzi di nuovo una politica autenticamente
borghese, avremmo bisogno di un PLR con una narrazione di questo tipo. Un partito che riconosca ancora una volta che uno Stato prospera quando ha dei cittadini che si assumono le proprie responsabilità e che renda possibile questa autoresponsabilità. Dovremmo quindi chiedere al presidente del PLR Svizzera, oggi, con britannica cordialità: «Thierry, guarda a destra!» Farebbe molto bene non solo al PLR, ma anche alla Svizzera.
UE:
La Commissione europea non pubblica più ufficialmente informazioni su quali paesi versano nel «pentolone dell'UE» (pagatori netti) e quali ricevono (beneficiari). Il motivo? Bruxelles teme che i cittadini dei paesi pagatori netti siano ancora più critici nei confronti della politica dell'UE! Una vera e propria comunità di valori quando si devono nascondere i fatti alla propria gente. Ma grazie
a diversi resoconti dei media, è chiaro chi sta finanziando la «bottega». In base alla sua forza economica, la Svizzera dovrebbe versare tra i 3 e i 5 miliardi di franchi netti l'anno. A questi si aggiungerebbe l'aumento dell'IVA, ulteriori pagamenti di contributi per progetti inutili e senza senso...
150 anni di Costituzione federale 1874
Discorso alla cerimonia pubblica del 1° giugno 2024 nel Municipio di Winterthur di Christoph Blocher, già consigliere nazionale e consigliere federale
Il 175° anniversario della nostra Costituzione federale è stato giustamente celebrato lo scorso anno e ampiamente onorato dal Consiglio federale e dal parlamento.
Costituzione del 1874
Tuttavia, ancora più significativa, importante e duratura per il futuro successo della Svizzera fu la totale revisione della Costituzione federale del 29 maggio 1874, che ha celebrato il suo 150° anniversario esattamente tre giorni fa. È stata la Costituzione federale del 1874 a portarci la democrazia diretta con il diritto di referendum – e quindi la piena sovranità popolare. Da 150 anni, il Popolo non solo ha potuto eleggere i propri rappresentanti al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati, ma anche decidere su questioni sostanziali. Gli elettori sono diventati i legislatori supremi. Il 29 maggio 1874 fu una sorta di big bang della democrazia. Ma a Berna nessuno vuole festeggiare questo importante e felice evento. Perché nessuno è entusiasta del fatto che il Popolo abbia l'ultima parola su tutte le leggi? Perché si festeggiano i 175 anni quando il 150° anniversario sarebbe stato un anniversario più rotondo? Lascio a voi la risposta!
La mia opinione al riguardo è chiara: i membri del Parlamento federale preferirebbero abolire la democrazia diretta piuttosto che onorare la sua l'introduzione.
Mancata cancellazione della Costituzione federale del 1874 da parte dello SEE
Nel 1992, il Consiglio federale e il Parlamento, il mondo economico, quasi tutti i media e le persone di cultura volevano che la Svizzera aderisse allo Spazio economico europeo (SEE). La Svizzera avrebbe così adottato l'Unione europea come legislatore al posto del Popolo e dei Cantoni. All'epoca, tuttavia, il Sovrano ebbe la forza di resistere al potere concentrato dei sostenitori e di dire no. La Costituzione federale del 1874 resistette!
Secondo tentativo nel 2021 – accordo quadro fallito Lo stesso è avvenuto il 26 maggio 2021, allorché il Consiglio federale ebbe la forza di inviare a Bruxelles il presidente della Confederazione Guy Parmelin. In quell'occasione, il viticoltore vodese dichiarò che la Svizzera non era disposta a firmare l'accordo quadro con l'UE. La Costituzione federale del 1874 prevalse. Sebbene sia stata modernizzata e aggiornata nel 1999, è stata fondamentalmente preservata.
Futuro incerto del diritto popolare
Il Popolo svizzero avrà ancora la forza di difendere in futuro i propri diritti democratici e di rimanere il legislatore supremo? Lo speriamo, perché sarebbe l'eredità della Costituzione del 1874 e di 150 anni di democrazia diretta. Una cosa è certa: questi diritti popolari e queste libertà non devono in nessun caso essere minacciati da paesi stranieri. Solo noi Svizzeri possiamo rinunciarvi.
La perseveranza paga
Ma se resteremo fermi e difenderemo i nostri diritti civili, continueranno a valere le grandi parole dello storico della cultura di Basilea Jacob Burckhardt: «Il piccolo Stato esiste affinché ci sia un luogo nel mondo in cui la maggior parte possibile dei cittadini lo possano essere a tutti gli effetti».
Per questo è fondamentale mantenere una Svizzera sovrana con una democrazia diretta.
Facciamo in modo che ciò rimanga così!
L'iniziativa sulla neutralità è stata presentata alla Cancelleria federale l'11 aprile 2024. Il deposito dell'iniziativa è avvenuto circa un mese prima della scadenza per la raccolta delle firme fissato dalla legge.
L’iniziativa popolare federale «Salvaguardia della neutralità svizzera (iniziativa sulla neutralità)» è stata ufficialmente approvata. Il 28 maggio 2024, la Cancelleria federale svizzera ha decretato che l’iniziativa soddisfa tutti i requisiti legali, con 129.806 firme valide.
Il comitato d’iniziativa è lieto che l’iniziativa sulla neutralità abbia ricevuto un così forte sostegno. La sua riuscita è una forte risposta al gruppo «Neutralità nel XXI secolo», che oggi ha adottato un manifesto per la distruzione della neutralità.
Il gruppo guidato dal professore emerito Thomas Cottier – meglio conosciuto come UE-Turbo – lancia oggi un manifesto sulla «Neutralità nel XXI secolo». In realtà, il documento è un’agenda della «classe politique», di un’autoproclamata élite e degli internazionalisti. Il contenuto del manifesto mira a minare la neutralità – tuttora uno dei pilastri più importanti della concezione svizzera dello Stato – fino a farla scomparire: metaforicamente parlando, «l’uovo viene succhiato finché non rimane solo il guscio vuoto». Il Comitato dell’Iniziativa sulla neutralità è convinto che le Svizzere e gli Svizzeri vogliano una neutralità permanente, armata e integrale, come l’Iniziativa chiede sia sancita nella Costituzione federale.
Con una replica argomentata, Pro Svizzera dimostrerà che gli eterni UE-NATO-Turbo sono sulla strada sbagliata.
Materiale dell'esercito francese attraversa la Svizzera
Un treno con veicoli militari dell'esercito francese ha attraversato la Svizzera. I veicoli sono destinati alla «Strategic Reserve Force» (SRF), che sostiene la missione EUFOR ALTHEA dell'UE in Bosnia-Erzegovina. [DDPS, 08.04.2024]
Il Consiglio federale decide l'adesione alla «European Sky Shield Initiative».
Primo passo! La difesa aerea svizzera passa sotto il comando della NATO e degli USA. Secondo il Consiglio federale, la partecipazione della Svizzera alla European Sky Shield Initiative (ESSI) mira ad ampliare le opportunità di cooperazione internazionale. Al centro della cooperazione vi è un migliore coordinamento dei progetti di approvvigionamento, della formazione e degli aspetti logistici nel settore della difesa aerea terrestre. Grazie alle risorse tecniche (radar, early warning, ecc.), ai sistemi d'armamento e alla dottrina operativa, è chiaro che la NATO, risp. gli USA, hanno in mano le redini della situazione. [Consiglio federale, 10.04.2024]
Pro Svizzera: Oggi argomenti morbidi come «migliori forniture, manutenzione più efficiente» ... Domani: spiegamento in combattimenti contrario alla neutralità! Si chiama «tattica della fetta di salame», per aggirare alla grande il popolo svizzero.
La Svizzera assume la vicepresidenza del gruppo di esperti NATO sui sistemi anticollisione dei droni All'interno dell'organismo della NATO responsabile per i droni, lo svizzero Xavier Comby è stato nominato vicepresidente dell'«Expert Group on Sense-and-Avoid Systems» nel settembre 2023. L'Autorità militare svizzera per l'aviazione (MAA) ha acquisito una competenza unica in questo settore, riconosciuta a livello internazionale e in particolare all'interno della NATO. [DDPS, 16.04.2024]
Le Forze aeree svizzere si addestrano con unità di elicotteri dell'esercito americano a Payerne
Dal 13 al 17 maggio 2024, membri delle Forze aeree svizzere si sono addestrati insieme all'esercito americano. Due unità di elicotteri del «1-214th Aviation Regiment»
di stanza in Germania hanno trasportato tre UH-60 «Blackhawk» e tre CH-47 «Chinook» all'aeroporto militare di Payerne. L'obiettivo è quello di promuovere la cooperazione militare tra la Svizzera e gli Stati Uniti ... [DDPS, 13.05.2024]
Forze aeree danesi si esercitano nella Simmental L'esercito svizzero e l’aeronautica militare danese si sono esercitati insieme all'aeroporto di St. Stephan, nella Simmental, nell'Oberland bernese. Per l'esercitazione è stato utilizzato un aereo da trasporto militare «Herkules C-130J» delle forze aeree danesi. [nau.ch, 15.04.2024]
Dopo tanta NATO: «Qualcosa di svizzero!»
Finalmente si parla in patria e all'estero della nostra difesa militare nazionale!
Il quotidiano tedesco «Welt» titola: «Esercitazione in caso di guerra: i caccia svizzeri atterrano sull'autostrada». E commenta: «Alla luce della situazione mondiale tesa, le forze aeree svizzere hanno testato le loro capacità in caso di guerra: i piloti dei jet da combattimento si sono esercitati ad atterrare sull'autostrada a Payerne, a sud del lago di Neuchâtel.» [welt.de, 06/06/2024]
Pro Svizzera: chiediamo al governo nazionale di riprendere rapidamente il riequipaggiamento dell'esercito svizzero e di porre fine alla strisciante adesione alla NATO.
Patto pandemico: dopo dure trattative, gli Stati membri dell'OMS non sono riusciti a raggiungere un accordo, motivo per cui la firma del patto pandemico è stata rinviata. Una prima analisi dei documenti mostra che, sebbene siano stati apportati degli aggiustamenti a nostro favore, l'accordo è ancora un chiaro «NO GO» su alcuni punti chiave. È importante garantire che il testo finale sia disponibile integralmente in tempo utile e che le scadenze prescritte per la consultazione siano rispettate scrupolosamente. Noi forniremo ai nostri politici le relative informazioni necessarie. Abbiamo appena appreso che la nostra petizione, con quasi 40.000 firme, sarà iscritta all'ordine del giorno del parlamento e sarà quindi discussa questo mese.
Per quanto riguarda il regolamento sanitario internazionale, il 1° giugno 2024 è stato firmato un documento a tarda notte - in un'operazione di facciata e sotto la pressione degli Stati Uniti - dopo che alcuni Stati membri avevano abbandonato la sala in segno di protesta. La legalità della procedura e in particolare se il quorum fosse stato raggiunto devono essere chiarite. Abbiamo preparato delle domande critiche da sottoporre al Consiglio federale da parte di alcuni parlamentari durante l'ora delle domande, che riceveranno una risposta la prossima settimana. Anche in questo caso è importante leggere i dettagli, comprese le scritte in piccolo.
In questo contesto, va sottolineata la grande responsabilità dei parlamentari. Facciamo appello a tutti loro, affinché prendano sul serio il loro mandato costituzionale e impediscano che la nostra libertà e la nostra sovranità vengano danneggiate, in modo inammissibile e in palese violazione della nostra Costituzione federale, da un'organizzazione esterna non eletta e quindi non legittimata!
Il trattato OMS sulle pandemie deve passare dal parlamento
Con 37‘637 firme è stata presentata oggi ai servizi parlamentari la petizione «Trattato OMS sulle pandemie - no grazie». La petizione è indirizzata ai membri del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. Essa mira a far sì che l'accordo dell'OMS sulle pandemie venga sottoposto al parlamento e non venga firmato. Ai promotori è già stato assicurato il sostegno apartitico all’interno dell'Assemblea federale.
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Tra i «Signori» che hanno redatto un manifesto per la «neutralità nel XXI secolo» - vedi pagina 13 - c'è l'ex consigliere federale UDC-PBD Samuel Schmid. Questi era a capo del DDPS ed è stato responsabile della criminalizzazione dei membri dell'esercito svizzero sulla base del minimo sospetto. Dopo il tragico omicidio di una giovane donna con un'arma d'ordinanza, il «colonnello borghese» e «ministro della difesa» decise di requisire le cosiddette munizioni da tasca. L'opportunismo e il mainstream ebbero la meglio. Oggi, l'ex consigliere federale e altri «Signori» si lamentano che la Svizzera non sia più in grado di difendersi autonomamente. L'arma personale dell'esercito e le munizioni da tasca (protezione nella prima ora!), insieme alla nostra topografia, sarebbero un mezzo di difesa efficace per una Svizzera libera. Per riconoscere questa realtà non sono necessari concetti intellettuali di strategia e di dottrina. Uno sguardo all'Ucraina... Eh sì, signor ex consigliere federale...
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