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CASALMAGGIORE
Sabato 20 Ottobre 2012
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Teatro da demolire, il Comune ricorre
La sentenza del Tribunale di Cremona sarà ridiscussa in Appello a Brescia. Si allungano i tempi della vicenda
Damini, avvocato dei privati: «Intanto i miei clienti devono essere risarciti»
L
di Giovanni Gardani
a patata bollente da Cremona passa a Brescia. La causa civile per il teatro e il padiglione del parco di via Corsica-via delle Poste va in appello: il comune ha infatti preannunciato ricorso, dando mandato all’avvocato storico del municipio casalese Cesare Nicolini, coadiuvato dall’avvocato Antonietta Giannone, di preparare la contro-offensiva. Tempi lunghi. Secondo Nicolini c’è lo spazio per ribaltare la sentenza di primo grado, emessa a Cremona: si gioca su qualche tecnicismo sulle modalità di demolizione, su una deroga che la Regione avrebbe concesso al comune in fase di costruzione, su presunti abusi edilizi per quanto concerne una costruzione esterna ad una delle tre abitazioni confinanti con il teatro e il padiglione. L’avvocato Paolo Damini del Foro di Parma, che difende i tre privati usciti vincitori in primo grado, rimanda al mittente le accuse: «Mi pare che si provi a fare confusione tra il merito della sentenza e la sua esecuzione. Se parliamo dell’esecuzione in senso pratico, allora è opportuno riferirsi al giudice apposito, trovando un accordo. La sentenza in sé, invece, è per conto mio perfetta: i principi stavolta non si discutono». Anche sulle modalità, comunque, Damini ha le idee chiare. «La sentenza non è così oscura come si vuole far credere. Arretrare gli edifici significa demolirli, almeno nelle parti che non
L'immagine sopra illustra la lieve distanza tra la costruzione comunale e la proprietà privata
mantengono la distanza minima di legge». Sentenza che resta per ora esecutiva. «Deve essere la corte d’appello a sospendere l’esecutività. Preciso che per il momento il comune non ha ancora risarcito i miei clienti. Io sono abituato a ragionare nel presente, secondo le sentenze emesse. Dopo di che la volontà di conciliare c’era e c’è tuttora, ma il comune ha scelto di esercitare un suo diritto, sapendo che
Oggi inaugura la mostra “I Federici di Fossacaprara” Inaugura oggi, alle ore 17, presso il Museo Diotti di Casalmaggiore, la mostra “I Federici di Fossacaprara – Una famiglia di artisti e artigiani”. Promossa dal comune e dall’Associazione OltreFossa (presidente Roberto Sarzi Braga), l’esposizione è cura di Valter Rosa e Chiara Federici. La mostra è realizzata nell’ambito delle iniziative del Distretto Culturale della Provincia di Cremona. I visitatori troveranno esposti disegni, dipinti, mobili e strumenti musicali dei vari Lorenzo, Ugo Chiarino, Eva, Renzo, Enea, Chiara, Andrea, Ugo, Paolo e Mario Federici. La mostra sarà aperta fino al 18 novembre, dal martedì al venerdì (ore 8-13), il sabato e la domenica (15,30-18,30).
in appello i tempi si protrarranno». Sui presunti abusi edilizi, riferiti al garage staccato dall’abitazione di uno dei privati cittadini, Damini è sicuro. «Questa è stata solo un’azione di disturbo. In realtà si tratta di una costruzione già condonata anni fa, che non ha nulla a che vedere con la nostra causa. Il Tribunale di Cremona, infatti, l’ha già rigettata, sostenendo che non ha valore in merito».
Tanto dovrà pagare il Comune
Un costo di quasi mezzo milione
464mila euro: tanto graverà, salvo riforma in appello, la sentenza emessa dal Tribunale di Cremona sulle casse del comune. La cifra emerge dal documento pubblicato nell’albo pretorio e comprende i 30mila euro di risarcimento per la controparte, i 37mila euro di spese legali e le spese per “obbligo di fare”, ovvero i costi di demolizione veri e propri. Il comune ha già stanziato poco più di 7mila euro dal fondo di riserva: serviranno a pagare la prima tranche (una sorta di acconto) di spese legali per l’appello, in particolare saranno impegnate per la fase giudiziale di studio. Altri 13mila euro circa saranno poi investiti per le successive fasi (introduttiva, istruttoria, decisoria; in parte rimborsati solo in caso di vittoria). Il recente decreto sviluppo prevede poi il cosiddetto “filtro in appello”: significa che il ricorso, prima di essere accettato e dunque discusso in appello, verrà giudicato dalla corte, e rigettato solo nel caso in cui non vi sia la ragionevole probabilità che l’appello venga accolto. Poiché si tratta di una sentenza da 464mila euro, è probabile che il “filtro” in questo caso venga superato e si vada al dibattimento vero e proprio, anche se questo non cambierebbe la sostanza: la strada cioè resterebbe in salita per il comune, in quanto la corte potrebbe lasciare passare il ricorso anche solo per l’importanza della cifra in bilico. Infine si può valutare la possibilità che venga o meno sospesa l’esecutività della sentenza. L’articolo 283 del Codice di Procedura Civile dice che la sospensione si ha o in caso di gravi e fondati motivi per non applicarla oppure se la controparte è a rischio insolvenza (in sostanza se il cittadino non fosse in grado di restituire il risarcimento incassato in caso di annullamento della sentenza di primo grado). Possibile la prima strada: il grave e fondato motivo si rintraccerebbe nel fatto che, trattandosi di una demolizione, sarebbe poi difficile, in caso di vittoria del comune in appello, ricostruire.
Marcegaglia, a Casalmaggiore solo assunzioni L’azienda intenzionata a cedere il ramo Engeneering, ma i sindacati tranquillizzano i dipendenti
Il Gruppo Marcegaglia ha dato mandato all’advisor BNP Paribas di sondare il mercato per un’operazione che vedrebbe la cessione, in toto o di una quota (partnership), dell’intero ramo Engineering dell’azienda. Un settore specifico in cui lavorano 260 operai, suddivisi in quattro aziende che, stante l’allarme lanciato dalla segreteria regionale della Fiom Cigl, sarebbero a forte rischio occupazionale. «I dipendenti dello stabilimento Marcegaglia di Casalmaggiore potranno però stare tranquilli»: convergono entrambi su questa teoria, Massimiliano Bosio e Mirco Rota, segretari Fiom rispettivamente a livello provinciale e regionale. Nonostante tre delle quattro fabbriche invischiate nell’operazione siano non distanti dallo stabilimento maggiorino (due sono reggiane, una mantovana, la quarta vicentina), per i dipendenti casalaschi non vi saranno conseguenze. Anzi: «A Casalmaggiore, nonostante le difficoltà condivise a livello globale, non hanno ragione d’esistere elementi di preoccupazione», spiega Bosio. Che aggiunge: «L’azienda sta facendo ancora colloqui d’assunzione per far partire la nuova linea di produzione». Quel che accade dunque sfiora solo geograficamente lo stabilimento di via Vanoni: «Il rischio – spiega il responsabile Fiom Cgil
dei rapporti con Marcegaglia nonché segretario generale Fiom Lombardia, Mirco Rota – è concreto solo per il ramo Engineering che peraltro non è assolutamente in crisi. I dati di fatturato e ordinativi di quel particolare settore sono buoni. Le quattro aziende invischiate godono di buona salute». Perché quindi il Gruppo Marcegaglia dovrebbe privarsene? «Per una questione di liquidità, verrebbe da pensare. I bilanci del gruppo non sono floridi e questo potrebbe indurre l’azienda a vendere un ramo sano per ricapitalizzare»: spiega Rota. «Il 29 ottobre abbiamo in programma un incontro coi vertici industriali per avere informazioni precise sui dati relativi ai carichi di lavoro e al fatturato. Sarà l’occasione buona per chiedere delucidazioni in merito a quest’operazione, visto che finora il Gruppo Marcegaglia non ha informato i sindacati, a nessun livello». «Un atteggiamento preoccupante – secondo Rota – sintomatico dell’importanza che il colosso industriale darebbe alle relazioni sindacali». «I passaggi informativi dovranno essere garantiti, perché la notizia dell’operazione è stata appresa da fonti esterne all’azienda. L’incontro del 29 sarà utile anche per capire quali potranno essere le eventuali ricadute occupazionali. La possibile ces-
sione del ramo coinvolgerebbe un numero considerevole di dipendenti e non c’è ancora chiarezza sulle prospettive industriali degli stabilimenti coinvolti. Nell’ultima riunione, a giugno, si era al contrario parlato di cinquanta assunzioni». Tendenza verificatasi a Casalmaggiore, dove «si è continuato ad assumere e tuttora sono in corso colloqui per la selezione del personale che lavorerà alla nuova linea produttiva», approfondisce Bosio. «Di recente non è stato fatto alcun utilizzo di ammortizzatori sociali, nonostante la stagnazione del mercato: un altro segnale della salute dello stabilimento casalese». Simone Arrighi