Il Piccolo Giornale di Cremona

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Cremona

Mercoledì 29 Febbraio 2012

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BENEDETTO LAMPRIDIO

Continua il nostro viaggio alla scoperta dei personaggi cremonesi ai quali sono intitolate le strade cittadine

Letterato umanista Insigne studioso di Pindaro e di Cicerone si dedicò all’insegnamento

Via Lampridio è una delle strade laterali a via Ottolini. È interessante però sapere che a questo illustre personaggio cremonese, Giovanni Benedetto Lampridio, sono state intitolate ben tre dif-

G

di Laura Bosio

iovanni Benedetto Lampridio nacque a Cremona nel 1478 dal notaio Leonardo Bellintendi, assumendo poi il cognome di Lampridio, già usato in famiglia dallo zio Bartolomeo, umanista ospite a Roma della famiglia

ferenti strade, nel corso degli anni: nel 1931 accadde con via Eridania (oggi via Bella rocca), nel 1963 con la seconda strada a destra di via Novati, divenuta poi via Aeronautica, e infine quella attuale.

Cortesi intorno al 1480. Probabilmente per tradizione di famiglia, fu presto indirizzato agli studi classici, sotto la guida dell'umanista cremonese Niccolò Lugari. Pare fosse a Padova già nei primi anni del Cinquecento: Giovanni Piero Dalle Fosse (Pierio Valeriano) lo menziona tra i "sodales Patavii", ma

sicuramente dal 1515 si trovava a Roma, dove, negli anni di straordinaria promozione culturale del pontificato di Leone X, si affermò, come già lo zio, come poeta e classicista "litteris Graecis doctus". Nell'edizione greca delle odi di Pindaro (Roma, agosto 1515) eseguita da Zaccaria Calliergi e finanziata dal viterbese Cornelio Benigno, infatti, compariva un suo epigramma greco in lode di quest'ultimo. La testimonianza consente di far risalire già a questa fase l'interesse del Lampridio per la poesia di Pindaro, di cui sarebbe stato grande cultore nella sua produzione lirica latina, destinato a guadagnarsi la fama, non soltanto italiana, di primo iniziatore del pindarismo nella poesia moderna. In questo contesto culturale Lampridio avviò il rapporto di stima e consuetudine che lo avrebbe legato nel tempo a Pietro Bembo. Tra il 1522 e il 1523 egli soggiornò a Firenze, come attesta in una lettera a Pietro Vettori del 21 febbraio 1523. Con il filologo e classicista fiorentino, Lampridio avrebbe inaugurato in questo periodo un cospicuo scambio epistolare legato al comune interesse per i classici, soprattutto per le opere di Cicerone. Il carteggio superstite, conservato alla British Library, si compone di tredici lettere indirizzate a Vettori tra il 21 febbraio 1523 e il 4 gennaio. 1537, ricche di informazioni di interesse biografico. Nel 1523 il poeta tornò a Roma, trovandosi a dover fronteggiare una situazione piuttosto

La sua vita fu caratterizzata da un’intensa occupazione come insegnante privato, ma non si impegnò mai nella didattica pubblica difficile, per problemi di salute e per difficoltà economiche. Nell’impossibilità di avere una sistemazione stabile nella città capitolina, accettò l'incarico di maestro personale di lettere classiche dell'abate Lorenzo Bartolini, al cui seguito si spostò tra Toscana e Romagna. Nella Pasqua del 1526 fu a Dovandola, nei pressi di Forlì, e tra l'autunno e l'inverno si trasferì a Padova, sempre al servizio di Bartolini. Qui, grazie a un’intensa attività di precettore privato, consolidò la sua posizione economica e poté inserirsi nell'ambiente umanistico padovano, all'ombra della prestigiosa tradizione universitaria, con la stima e la protezione di Bembo. Ebbe quindi un’intensa carriera magistrale, testimo-

niata da una «Expositio in Theocritum», che raccoglie cinque lezioni (datate a partire dal 2 maggio 1533) sui primi versi del I idillio teocriteo. Questa intensa occupazione come insegnante privato, tuttavia, non si affiancò mai a un impegno didattico pubblico, nonostante ne avesse più volte avuta l’opportunità. In quegli stessi anni, peraltro, l'ambiente padovano dovette sollecitare nel Lampridio interessi filosofici e speculativi, rivolti in specie all'opera di Aristotele. Il poeta se ne andò da Padova nei primi mesi del 1536, forse a seguito della morte di Bartolini, per trasferirsi il 27 marzo a Mantova, al servizio del duca Federico II Gonzaga come precettore del figlio Francesco per

Fu molto legato al cardinale scrittore Pietro Bembo

300 scudi annui, più spese di vitto e alloggio. Il nuovo incarico giunse a seguito di una trattativa condotta dal benedettino Gregorio Cortese. La nomina ufficiale a "praeceptor perpetuus", insieme con il conferimento della cittadinanza onoraria di Mantova, si ebbe il 12 aprile. La fama di Lampridio come precettore di lettere classiche si era ormai consolidata, tanto che lo stesso Bembo decise di affidargli il figlio dodicenne, Torquato. Ad angustiare la vita di Lampridio a Mantova, condotta tra studi e insegnamento, sopraggiunsero, nell'aprile 1539, una lite verbale con Paride Mondino, procuratore fiscale e membro della corte, quindi, dall'ottobre dello stesso anno, una malattia che lo costrinse a letto e a sospendere le lezioni per un mese. La malattia lo colse di nuovo e stavolta lo portò alla morte, a Mantova, nel 1540.

2 MARZO: ESUMAZIONE DELLA SALMA DI PADRE PIO Oggetto di venerazione popolare, ma anche di sospetti. Gli si attribuiscono poteri taumaturgici Nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2008 fu riaperta la bara in cui riposavano le spoglie di san Pio da Pietrelcina. Scopo di questa decisione, una ricognizione canonica. con l'esposizione alla pubblica venerazione sino al mese di settembre 2009 in vista del quarantesimo anniversario della morte. Quindi, dal 24 aprile 2008 al 23 settembre 2009, a San Giovanni Rotondo, fu esposta la salma di Padre Pio, all'interno di una teca di cristallo costruita appositamente. Il 19 aprile 2010, le spoglie furono trasferite nella cripta della nuova Chiesa di Padre Pio, decorata con i mosaici del sacerdote gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik e con il soffitto ricoperto di foglia oro, ricavato dalla fusione degli ex voto che i fedeli negli anni avevano donato a San Pio. San Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (Pietrelcina, 25 maggio 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968), è stato un religioso cattolico italiano appartenente all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Questo sacerdote, divenuto santo in tempo molto breve, è stato oggetto, ancora in vita, di una venerazione popolare di imponenti proporzioni, anche in seguito alla fama di taumaturgo da

lui acquisita, derivante da presunte capacità soprannaturali attribuitegli dai seguaci, così come è stato oggetto di forti critiche e di sospetti, in ambienti ecclesiastici e non. Particolarità di Padre Pio, che lo rese così noto e venerato, era la presenza delle stigmate. Nell'agosto del 1918 fra Pio affermò di aver avuto visioni che riguardavano un personaggio che lo avrebbe trafitto con una lancia, lasciandogli una ferita costantemente aperta. Poco tempo dopo, in seguito ad una ulteriore visione, da lui asserita, fra Pio affermò che avrebbe ricevuto delle stigmate. Tali lesioni vennero variamente interpretate: come segno di una particolare santità, o come una patologia della cute, o come auto-inflitte. L'inizio del manifestarsi delle stigmate risalirebbe al 1910, quando per la sua malattia il religioso aveva avuto il permesso di lasciare il convento e di vivere nella sua casa natale a Pietrelcina. Non distante dal paese, tutti i giorni dopo aver celebrato la messa, si recava in una località detta Piana Romana, dove il fratello Michele aveva costruito per lui una capanna e dove aveva la possibilità di pregare e meditare all'aria aperta. Il fenomeno delle stigmate, ri-

velò al suo confessore, cominciò a manifestarsi proprio in quel luogo, nel pomeriggio del 7 settembre 1910, e si manifestò con maggior intensità un anno dopo, nel settembre 1911. La voce della comparsa delle stigmate fece il giro del mondo in poco tempo, e San Giovanni Rotondo divenne meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere grazie. I pellegrini gli attribuirono il merito di alcune conversioni e guarigioni "inaspettate", grazie alla sua intercessione presso Dio. La popolarità di padre Pio e di San Giovanni Rotondo crebbe ancora grazie al passa-parola e la località dovette cominciare ad attrezzarsi per l'accoglienza di un numero di visitatori sempre maggiore.


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